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CAPITOLO II CRISTO SACERDOTE E BUON PASTORE PROLUNGATO NELLA CHIESA Sommario: 1. Presentazione.- 2. Il Buon Pastore.- 3. Cristo Mediatore, Sacerdote e Vittima.- 4. Gesù prolungato nella sua Chiesa, popolo sacerdotale.- 5. Il sacerdozio comune dei fedeli.- 6. Guida pastorale.- 7. Orientamento bibliografico. 1. PRESENTAZIONE Il mistero dell'Incarnazione (Gv 1,14) lascia intravedere la realtà sponsale di Gesù (cfr. GS 22; TMA 9-10), come «Sposo» (Mt 9,15), protagonista, fratello, consorte. Il suo amore verso la Chiesa sposa è di donazione totale (cfr. Ef 5,25-32; 2Cor 11,2). Il punto di riferimento della «vita apostolica» è la figura del Buon Pastore che da la sua vita dando sé stesso, come «Sposo» («consorte») e secondo la volontà del Padre. Appunto, è la carità pastorale che illumina la vita di ogni apostolo, specialmente nella vita consacrata e sacerdotale. La Chiesa è la comunità di fratelli convocata (ecclesia) dalla presenza e la parola di Cristo risuscitato. Ogni credente, come risposta a questa chiamata, decide di condividere tutta la sua vita con Cristo. Il Signore si prolunga «nei suoi» (Gv 13,1), come nel proprio «complemento» (Ef 1,23), per inserirsi nella realtà sociologica e storica. In ogni momento storico la Chiesa rivede, rinnova e approfondisce il suo rapporto con Cristo come punto di riferimento e ragion d'essere del suo esistere. I dati sociologici e storici cambieranno continuamente. Cristo risuscitato è e sarà sempre il medesimo, «colui che è, colui che era, colui che viene» (Ap 1,8; Eb 13,8), colui che comunica alla sua Chiesa luce e grazie nuove affinché risponda alle nuove situazioni.

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CAPITOLO II

CRISTO SACERDOTE E BUON PASTOREPROLUNGATO NELLA CHIESA

Sommario: 1. Presentazione.- 2. Il Buon Pastore.- 3. Cristo Mediatore, Sacerdote e Vittima.- 4. Gesù prolungato nella sua Chiesa, popolo sacerdotale.- 5. Il sacerdozio comune dei fedeli.- 6. Guida pastorale.- 7. Orientamento bibliografico.

1. PRESENTAZIONE

Il mistero dell'Incarnazione (Gv 1,14) lascia intravedere la realtà sponsale di Gesù (cfr. GS 22; TMA 9-10), come «Sposo» (Mt 9,15), protagonista, fratello, consorte. Il suo amore verso la Chiesa sposa è di donazione totale (cfr. Ef 5,25-32; 2Cor 11,2).

Il punto di riferimento della «vita apostolica» è la figura del Buon Pastore che da la sua vita dando sé stesso, come «Sposo» («consorte») e secondo la volontà del Padre. Appunto, è la carità pastorale che illumina la vita di ogni apostolo, specialmente nella vita consacrata e sacerdotale.

La Chiesa è la comunità di fratelli convocata (ecclesia) dalla presenza e la parola di Cristo risuscitato. Ogni credente, come risposta a questa chiamata, decide di condividere tutta la sua vita con Cristo. Il Signore si prolunga «nei suoi» (Gv 13,1), come nel proprio «complemento» (Ef 1,23), per inserirsi nella realtà sociologica e storica.

In ogni momento storico la Chiesa rivede, rinnova e approfondisce il suo rapporto con Cristo come punto di riferimento e ragion d'essere del suo esistere. I dati sociologici e storici cambieranno continuamente. Cristo risuscitato è e sarà sempre il medesimo, «colui che è, colui che era, colui che viene» (Ap 1,8; Eb 13,8), colui che comunica alla sua Chiesa luce e grazie nuove affinché risponda alle nuove situazioni.

Cristo, con tutto ciò che è e ha, si comunica alla Chiesa: «dalla sua pienezza tutti riceviamo grazia su grazia» (Gv 1,16). È Figlio di Dio e Mediatore. Nella Chiesa tutti siamo figli di Dio per partecipazione (Gv 1,12) e tutto è «mediazio-ne», come la partecipazione nell'essere, nell'operare, nei vissuti di Cristo (Col 1,19-29). Il Signore è vissuto e continua a vivere la sua realtà di fratello che condivide la vita, di Mediatore e protagonista che assume la nostra

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esistenza come parte della sua, per introdurla nel passaggio (pasqua) verso il Padre nell'amore dello Spirito Santo.

La sua vita diventa immolazione, dedizione totale di Buon Pastore. È Sacerdote e Vittima, cioè, Mediatore e sposo (consorte, che offre la sua vita in sacrificio per salvare i fratelli).

Questa realtà di Cristo si prolunga in tutta la Chiesa, secondo i doni, le vocazioni, i ministeri e i diversi carismi. La spiritualità sacerdotale di tutta la Chiesa si traduce in «solidarietà» di comunione con tutta l'umanità (cfr. GS 1). Nel Sacerdote ministro e nella vita consacrata, questa spiritualità avrà delle speciali sfumature che riflettono una speciale partecipazione alla realtà sacerdotale di Cristo (cfr. cap. III e segg.). Non sarebbe possibile capire la spiritualità sacerdotale ministeriale se fosse vissuta al margine della Chiesa popolo sacerdotale.

«Il sacerdote è chiamato ad essere imagine viva di Gesù Cristo Sposo della Chiesa... È chiamato, pertanto, nella sua vita spirituale a rivivere l'amore di Cristo sposo nei riguardi della Chiesa sposa... questo tratto sponsale, che gli chiede di essere testimone dell'amore sponsale di Cristo» (PDV 22). «La vita consacrata diventa un'espressione particolarmente profonda della Chiesa Sposa, la quale, condotta dallo Spirito a riprodurre in sé i lineamenti dello Sposo, Gli compare davanti «tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata» (Ef 5,27)» (VC 19).

2. IL BUON PASTORE

Nell'Antico Testamento, Dio appare come «pastore» (Is 40,11) e promette un futuro pastore (cfr. Ger 23,1-6) che farà superare la realtà di un ovile e delle pecore senza pastore (cfr. Num 27,17; Zac 10,2; Ez 34,1-31).

Più delle parole e della terminologia conta la realtà. Dal momento dell'incarnazione, Gesù (il Verbo fatto uomo) è, opera e vive come protagonista e partecipe di tutta la storia umana. Le diverse analogie usate da Lui per indicare la propria realtà (sposo, fratello, amico...) possono essere riassunte in quella di Buon Pastore. Il suo essere, il suo operare e la sua dedizione corrispondono alla sua realtà profonda.

-- È il Buon Pastore: «Io sono il Buon Pastore» (Gv 10,11). Quel «io sono», spesso ripetuto nel vangelo di Giovanni, indica il suo essere più profondo di Figlio di Dio fatto uomo, «unto» e «inviato» dal Padre (Gv 10,36) e dallo Spirito Santo per

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«evangelizzare i poveri» (Lc 4,18) e cercare la pecorella smarrita (cfr. Lc 15,4-7).

-- Agisce come Buon Pastore: chiama, guida, conduce ai buoni pascoli, difende (Gv 10,3 ss.), cioè, annuncia la buona novella, si avvicina a ogni essere umano per camminare con lui e per salvarlo totalmente.

-- Vive profondamente lo stile di vita del Buon Pastore, che «sente compassione» (Mt 9,36), che «conosce amando» e che «dà la vita per le pecore» (Gv 10,11ss.), come dedizione sacrificale, secondo la missione e il mandato ricevuto dal Padre (Gv 10,17-18 e 36).1

Gli atteggiamenti interni di Cristo Buon Pastore hanno origine dal suo essere e si esprimono nel suo agire impegnato. La sua interiorità (spirito o spiritualità) è un cammino o vita di dedizione totale: «camminate nell'amore, come Cristo ci ha amato e si è dato per noi in dono e sacrificio» (Ef 5,2). L'amore affettivo ed effettivo di Cristo ha una triplice dimensione: amore al Padre nello Spirito Santo, amore ai fratelli, dando se stesso in sacrificio.

L'amore di Cristo al Padre nello Spirito Santo corrisponde

1    ? P. XARDEL, La flamme qui dévore le berger, Cerf, Paris 1969. Vedere il tema della carità pastorale nel capitolo 5. Nei commnenti al vangelo di San Giovanni (cap. 10) si trova questa linea di «Buon Pastore». Cfr. L. BOUYER, Le quatrième évangile, Tournai, Paris 1965; R. E. BROWN, Giovanni. Commento al vangelo spirituale, Cittadella, Assisi 1979; Idem, La comunità del discepolo prediletto, Cittadella, Assisi 1982; The community of the Beloved Disciple, Paulist Press, New York 1979; V.M. CAPDEVILLA e MONTANER Liberación y divinización del hombre. La teología de la gracia en el evangelo y en las cartas de San Juan, Secr. Trinitario, Salamanca 1984; J. ESQUERDA BIFET, Hemos visto su gloria, Paulinas, Madrid 1986; A. FEUILLET, ll prologo del quarto vangelo. Studio sulla teologia giovannea, Cittadella, Assisi l97l; Idem, Le mystère del'amour divin dans la théologie johanique, Gabalda, Paris 1972; L.F. GARCIA-VIANA, El cuarto evangelio. Historia, teología y relato, San Pablo, Madrid 1997); M.J. LAGRANGE, Evangile selon saint Jean, Paris 1948; D. MOLLAT, Giovanni maestro spirituale, Torino l984; Idem, Etudes johaniques, Seuil, Paris 1979; S.A. PANIMOLLE, Lettura pastorale del vangelo di Giovanni, Dehoniane, Bologna 1978, R. SCHNACKENBURG, ll vangelo di Giovanni, I-III, Paideia, Brescia 1973-1981; O. TUÑÍ, X. ALEGRE, Escritos joánicos y Cartas Católicas Verbo Divino, Estella 1995); S. VERGES, Dios es amor. El amor de Dios revelado en Cristo según Juan, Sec. Trinitario, Salamanca 1982; A. WIKENHAUSER, El evangelio según San Juan, Herder, Barcelona 1978.

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alla sintonia con la sua volontà, per dargli gloria e condurre a termine i suoi progetti di salvezza. Questo amore riempie tutta l'esistenza di Gesù, fin dall'incarnazione: «Ecco io vengo per compiere la tua volontà» (Eb 10,5-7, cfr. Sal 39,7-9).

La sua vita è un «sì» al progetto del Padre (Lc 20,21) per compiere la sua missione salvifica universale (Gv 10,28; 17,4; 19,30; Lc 23,46). Quello è il suo «cibo» o atteggiamento permanente (Gv 4,34; Mt 3,15; Lc 2,49), come garanzia dell'autenticità della sua missione (Gv 5,30; 8,29).

Tutta la sua vita è una «pasqua» o passaggio verso «l'ora» voluta dal Padre, di umiliazione, morte e risurrezione (Gv 2,4; 13,1; 14,31; Fil 2,5-10). Questo «passaggio» pasquale continua nella Chiesa fino alla restaurazione finale di tutte le cose in Cristo (Ef 1,10; 1 Cor 11,26). In tal modo Gesù si manifesta anche attraverso la Chiesa, come «lo splendore della gloria» del Padre e «immagine della sua sostanza» (Eb 1,3), in armonia e unità con Lui (cfr. Gv 10,30; 14,9).

L'amore per gli uomini ha in Cristo un senso «sponsale», come di un fratello (Col 1,13), dei quali fa propria e sopporta, come consorte, (Lc 22,20) la realtà umana nel suo aspetto di miseria e di peccato (Mt 8,17; 1 Pt 2,24; Is 53,4) e nel suo dinamismo verso la vittoria finale (1 Cor 15,24-28).2

L'incarnazione nel seno di Maria costituisce il momento iniziale di questa sintonia impegnata di Cristo con tutta l'umanità e con ogni essere umano in particolare. Il passaggio pasquale di Gesù si rende concreto in una sensibilità respon-sabile: «passò facendo del bene» (At 10,38). È sintonia di compassione (Mt 15,32; Lc 6,19), di ricerca (Lc 8,1; 15,4), di vicinanza a coloro che soffrono e ai più poveri (Lc 4,18; 7,22; Mt 11,28), di desiderio d'incontro (Gv 10,16; 19,28) e di unione per sempre (Gv 14,2-3). L'amore del Buon Pastore riguarda tutta la persona umana e tutta l'umanità, perché Lui è «il pane di vita... per la vita del mondo» (Gv 6,48-51). È lui che continua ad invitare: «venite a me tutti» (Mt 11,28).

Questo amore al Padre e ai fratelli diventa dedizione

2    ? La dottrina del documento di Puebla su Cristo Sacerdote e Mediatore sviluppa questa dimensione pastorale a partire dall'incarnazione del Verbo (Puebla 188-197). La vicinanza di Gesù all'uomo concreto, fino ad assumere come protagonista tutta l'esistenza e la storia umana, e a giungere fino alla morte e risurrezione per trasmettere una vita nuova e annunciare la vittoria totale di Cristo sul peccato e la morte. La realtà umana viene illuminata dal mistero pasquale di Cristo e impegnata ad associarsi con Lui.

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sacrificale e totale. È il modo di amare proprio di Dio fatto uomo. Non possiede nulla (Lc 9,59), né insegue i propri interessi (Gv 13,14-16), per potersi dare completamente (Gv 10,11-18; 15,13), come riscatto o redenzione (liberazione) di tutti (Mt 20,28). Per poterci rendere partecipi della «vita eterna» (Gv 10,10.28) si sacrifica per noi «nelle mani» o secondo la volontà del Padre (Lc 23,46; Mt 26,28).

La sua «pasqua» verso il Padre si compie attraverso questo dono sacrificale (Ef 5,25; At 20,28) che è un patto d'amore o Alleanza sigillata con il proprio sangue (Lc 22,20; Eb 9,11-14), come massima manifestazione dell'amore di Dio per tutti gli uomini (Gv 3,16; 12,32). Gesù compie la redenzione per mezzo di questa dedizione di carità pastorale d'immolazione: «per questo il Padre mi ama, perché do la mia vita per prenderla di nuovo... questo è il mandato che ho ricevuto dal Padre» (Gv 10,17-18).

Tutta la comunità ecclesiale, rappresentata da Maria «la donna», rimane legata a «l'ora» (Gv 2,4; 19,25-27) e alla «sorte» di Cristo (Mc 10,38). Gli apostoli saranno servitori o ministri speciali di questo annuncio o celebrazione (Lc 20,19; 1 Cor 11,24).

Questa realtà di Cristo Buon Pastore continua ad essere attuale, non solamente per alcuni fatti e un messaggio che sono sempre validi, ma principalmente per la presenza di Cristo risuscitato nella Chiesa e nel mondo. Cristo è stato e continua a essere responsabile degli interessi del Padre e dei problemi degli uomini come protagonista e partecipe della loro storia. Gesù è il Figlio di Dio fatto nostro fratello, capo del suo corpo mistico, Mediatore per tutti gli uomini, Buon Pastore, Sacerdote e Vittima, «fonte di ogni sacerdozio» (San Tommaso, III, q.22, a.4). In Cristo si svela il mistero di Dio amore, dell'uomo e del mondo amato da Lui. In tal modo, Cristo manifesta pienamente l'uomo allo stesso uomo e gli rivela la sublimità della sua vocazione» (GS 22).

Cristo, Pastore e custode (1Pe 2,25), Principe dei pastori (1Pe 5,1-4), è la via e diventa protagonista del cammino umano con la sua carità di Buon Pastore:

-- non si appartiene perché la sua vita si realizza in piena libertà, secondo il piano salvifico del Padre (obbedienza),

-- dona tutto se stesso, senza appoggiarsi a nessuna sicurezza umana, anche se usa i doni di Dio per servire (povertà),

-- ama come uno sposo, come consorte della vita di ogni persona, facendo sì che ogni essere umano si possa realizzare,

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sentendosi amato e reso capace di amare in pienezza (verginità).3

3. CRISTO MEDIATORE, SACERDOTE E VITTIMA

La realtà di Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, nostro redentore, è assai difficile da esprimere con le parole. La terminologia umana è sempre limitata di fronte al mistero di Dio amore. Le parole sono segni convenzionali. Quando diciamo che Cristo è Sacerdote e Vittima vogliamo indicare che è Mediatore presso il Padre e protagonista della storia umana, fino a fare della propria vita un dono totale.

Mediatore :

- dinanzi al Padre,- nell'amore dello Spirito,- dando la vita in sacrificio,- per tutti gli uomini.

L'essere e l'esistenza di Cristo appartengono totalmente al progetto salvifico di Dio nei riguardi dell'uomo. È l'«unto e mandato (inviato)» (Lc 4,18; Gv 10,36) per la redenzione o

3    ? Vedere PDV 21-22,29,49,57,82. Il tema della carità pastorale sarà sviluppato nel capitolo quinto. La dotttina paolina offre questa prospettiva apostolica e sacerdotale. Vedere la dottrina e spiritualità sacerdotale e apostolica secondo san Paolo: AA.VV., Paul de Tarse, Apôtre de notre temps, Abbaye S. Paul, Roma 1979; M. BAUZA, «Ut resuscites gratiam Dei» (II Tm 1, 6), in: El Sacerdocio de Cristo, Cons. Sup. Investigaciones Científicas, Madrid 1969, 55-66; A. COUSINEAU, Le sens de «presbyteros» dans les Pastorales, «Science et Esprit» 28 (1976) 147-162- J. DUPONT, Le discours de Milet, Testament pastoral de Saint Paul (At 20,18-26), Cerf, Paris 1962; P. GRELOT, Le lettere di Paolo: la missione apostolica, in: J. DELORME (a cura di), Il ministero e i ministeri secondo il Nuovo Testamento, Paoline, Roma 1977, 47-79; G.TH. KENNEDY, St. Paul s conception of the priesthood of Melchisedech: an historico-exegetical investigation, Washington 1951; St. LYONNET, Etudes su l'epître aux romains, Pont. Ist. Biblico, Roma 1989; J.P. MEIER, Presbyteros in the Pastoral Epistles, «Catholic Biblical Quarterly» 35, 1973, 323-345; J. SÁNCHEZ BOSCH, Le charisme des pasteurs dans le corps paulinien, in: Paul de Tarse... I, o.c., 363-397; C. SPICQ, Spiritualità sacerdotale in S. Paolo, Ed. Paoline, Alba 1952. Vedere altri autori che studiano la teologia di San Paolo: Benetti, Bonsirven, Bover, Cerfaux, Kuss, Lyonnet, Prat, ecc. Ulteriore bibliografia in: J. ESQUERDA BIFET, Pablo hoy, un nuevo rostro de apóstol, Paulinas, Madrid 1984.

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riscatto di tutti gli uomini (Mc 10,45; Mt 20,28):

-- Unto e consacrato, in quanto la sua natura umana è unita in unione personale (ipostaticamente) con il Verbo Figlio di Dio (Gv 1,14), dal momento del concepimento nel seno di Maria, per opera dello Spirito Santo (Mt 1,18.21; Lc 1,35).

-- Inviato per condurre a termine la missione o incarico del Padre, sotto l'azione dello Spirito Santo (Lc 4,1.14.18; At 10,38), attraverso l'annuncio del vangelo (Mc 1,14-15), la vicinanza ai poveri (Lc 7,22; Mt 4,23; 11,5) e il dono di se stesso.

-- Offerto o immolato in sacrificio, con tutto il suo essere, corpo e sangue (Lc 22,19-20), come servizio di dedizione totale per la redenzione di tutti (Gv 10,17; 17,19; Mc 10,45), fino a morire amando per raggiungere la glorificazione di Dio e la nostra salvezza (Lc 24,26.46; Gv 12,28).

Gesù è, dunque, «l'unico Mediatore tra Dio e gli uomini» (1 Tim 2,5), perché solo Lui è Dio e uomo, con la capacità di fare della sua vita una dedizione totale in beneficio di tutta l'umanità e di tutto l'universo. «Nel suo sacrificio fece pro-prie le miserie e i sacrifici di tutti gli uomini e di tutti i tempi» (Sinodo dei Vescovi 1971: Il sacerdozio ministeriale, principi dottrinali, 1). Solamente Lui può rendere partecipe di questa realtà tutta la Chiesa e soprattutto Maria, figura della Chiesa stessa.

Applicare a Cristo il titolo di Sacerdote («sacra dans», colui che offre doni sacri) e di pontefice («ponte», mediatore) è legittimo, purché si salvi la trascendenza del mistero di Cristo, oltre ogni sacerdozio e culto pagano e, anche, veterotestamentario. Il sacerdote è l'uomo che, a nome della comunità, offre a Dio un atto di culto, espresso di solito con preghiere e sacrifici, per riconoscere Dio come primo principio di tutte le cose.

Nell'Antico Testamento si dà un salto di qualità, visto che gli atti di culto rinnovavano un'alleanza o patto d'amore di Dio, come annuncio di una nuova e definitiva alleanza che si sarebbe realizzata con la venuta del «Messia» (=Cristo).

La lettera agli Ebrei chiama Gesù Sacerdote («hiereus»), con una novità che va oltre l'Antico Testamento, perché si tratta del Figlio di Dio fatto uomo (Eb 4,15-16; 5,1-6).

È l'unico Sacerdote perché è l'unico Mediatore (Eb 9,15; 1 Tim 2,4-6), con la sua morte sacrificale può compiere i progetti salvifici di Dio sugli uomini: «Cristo, costituito

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Sacerdote dei beni futuri ed entrando in un tabernacolo migliore e più perfetto... entrò una volta per sempre nel santuario con il proprio sangue, dopo d'averci ottenuto una redenzione eterna» (Eb 9,11-12). Perciò è chiamato dell'ordine di Melchisedec, cioè, al di là del sacerdozio levitico.4

La mediazione di Cristo è efficace perché si fonda sulla sua realtà divina e umana: «Pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio sommo Sacerdote alla maniera di Melchisedec» (Eb 5,8-10).

La realtà sacerdotale di Cristo è unica e irrepetibile. È la mediazione di Dio fatto uomo, che si esercita attraverso il profetismo (annuncio della parola), la qualità reale o del pastore (Cristo re e Buon Pastore) e il sacrificio di un'offerta o dono totale di sé, fino alla morte di croce (Fil 2,5-11; Ef 5, 1-2). Gesù ha dato la vita «in riscatto (redenzione) per tutti» (Mt 20,28).

La terminologia sacerdotale usata da Cristo (unzione, immolazione, redenzione...) ha un carattere di missione o incarico ricevuto dal Padre. Gli scrittori del Nuovo Testamento (non solamente la lettera agli Ebrei) utilizzarono pure termini sacerdotali, poiché Gesù è il salvatore «che ha dato se stesso in redenzione di tutti» (1 Tim 2,3-6; cfr. Ef 5,2.25-27) e che con il suo sangue versato in sacrificio ci ha redento e ci ha riconciliato con Dio (Rm 5,1- 11; 1 Pt 1,18- 19; 1 Gv 1,7; Eb 9,11-12; At 20,28).

Il sacrificio sacerdotale di Cristo consiste in una carità pastorale permanente, che si traduce in obbedienza al Padre, dal momento dell'incarnazione (Eb 10,5-7), fino alla morte in croce e alla glorificazione (Fil 2,5-11). La sua «umiliazione» («kenosis») dell'incarnazione e della morte si trasforma in

4    ? Cfr. Conc. di Trento, Sess. XXII, cap. I. La lettera agli Ebrei è sempre il punto di riferimento obbligato per ciò che riguarda il tema di Cristo sacerdote. Su di essa si basa San Tommaso (S. Th. III, q. 22 e 26, q. 46-59), il concilio di Trento (sess. XXII, c. 1), le encicliche sul sacerdozio e l'enciclica Meliator Dei. Cfr. J. ESQUERDA BIFET, La vida es un sí (carta a las Hebreos), Sígueme, Salamanca 1986; G. MORA, La carta a los Hebreos como escrito pastoral, Facultad de Teología, Barcelona 1974; R. RABANOS, Sacerdote a semejanza de Melquisedec, Salamanca 1961; L. SABOURIN, Priesthood, a comparative study, Brill, Leiden 1973; C. SPICQ, L'epître aux Hébreux, Gabalda, Paris 1971; A. VANHOYE, Sacerdoti antichi e Nuovo Sacerdote secondo il Nuovo Testamento, ELLE DI CI, Leumann-Torino 1985.

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glorificazione sua e di tutta l'umanità in Lui.

La carità del Buon Pastore è, dunque, sacrificale, rappresentando una donazione totale di sé, per compiere la missione ricevuta dal Padre, che coinvolge tutta la sua esistenza, che continua in cielo come intercessione efficace (Rm 8,34; Eb 7,25) e che si estende nella Chiesa (cfr. SC 7). Il suo sacrificio sacerdotale consiste nel fatto che «essendo ricco, si è fatto povero per amor nostro, affinché voi foste ricchi attraverso la sua povertà» (2 Cor 8,9). Tutta questa realtà sacerdotale di Cristo ha luogo affrontando le circostanze normali di tutti i giorni (Nazaret, Betlemme, vita pubblica, passione, morte...), in una storia umana simile alla nostra, visto che l'essere umano si realizza facendo della vita un dono.

Il sacrificio di Cristo si compie a partire dall'incarnazione e ha il suo culmine nel mistero della sua morte e risurrezione. Così porta a compimento il sacerdozio e il sacrificio di tutte le religioni naturali e, specialmente, dell'Antico Testamento. Cristo è Sacerdote, tempio, altare e Vittima come:

-- Sacrificio di Pasqua (Es 12,1-30); è «nostra Pasqua» (1 Cor 5,7), come «agnello pasquale» che si immola per fare «passare» il popolo verso la salvezza in una nuova terra promessa (Gv 1,29; 13,1).

-- Sacrificio di Alleanza (Es 24,4-8), come «patto» d'amore, suggellato adesso con il sangue del Figlio di Dio (Lc 22,20), per fare di tutta l'umanità un popolo di sua proprietà sponsale (At 20,28; Ef 1,7; 1 Pt 2,9; Ap 5,9).

-- Sacrificio di propiziazione o di perdono e di espiazione (Lv 16,1-6), visto che la sua morte e risurrezione sono sacrificio che libera, riscatta e salva dai peccati (Mt 20,28; 26,28; Rm 3,23-25; 4,25; Eb 9,22; 1 Pt 1,2; 1 Gv 2,2).5

In Cristo troviamo l'epifania, vicinanza, presenza e parola personale di Dio amore (Gal 4,4; Gv 14,9). In Lui Dio ci

5    ? Il sacrificio di Gesù (dare la vita in riscatto per tutti) salva i valori di ogni epoca storica, di ogni popolo e di ogni cultura; però li porta alla pienezza insospettata del mistero dell'incarnazione, della redenzione e della restaurazione finale. L'Antico Testamento è una preparazione immediata a questi progetti salvifici e universali di Dio in Cristo, per questo, la meditazione della parola di Dio porta sempre verso l'armonia di tutta la rivelazione. I sacrifici antichi sono ombra o preparazione della grande luce in Cristo (Col 2,17).

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ha dato tutto (Rm 8,32). Allo stesso tempo, per mezzo di Cristo e nello Spirito Santo che Lui ci manda, noi possiamo rispondere a Dio con un «amen» o «sì» di donazione totale (2 Cor 1,20; Eb 13,15).

«La sua umanità, unita alla persona del Verbo, è stata strumento della nostra salvezza. Per questo, in Cristo si è realizzata completamente la nostra riconciliazione e ci è stata data la pienezza del culto divino» (SC 5; cfr. Puebla 188-197)

L'uomo trova in Cristo la propria realtà di sentirsi amato e reso capace di amare liberamente (cfr. 1 Gv 4,19). Il «mistero» di Cristo Mediatore, Sacerdote e Vittima comprende anche il mistero dell'uomo come strumento e collaboratore libe-ro, per «ricapitolare tutte le cose in Cristo» (Ef 1,10). È mistero di «amore che supera ogni scienza» (Ef 3,19), perché incomincia in Dio e comprende tutta l'umanità, tutto il cosmo e tutta la storia, fino a che sia una realtà in «il cielo nuovo e la terra nuova» (Ap 21,1) dove «avrà stabile dimora la giustizia» (2 Pt 3,13).

Questa realtà sacerdotale di Gesù non può essere rinchiusa in una terminologia umana. Si tratta del mistero del Verbo incarnato, che assume la storia di tutta la comunità umana e di ogni essere umano in particolare come protagonista e come partner. Cristo si manifesta così:

-- con il suo essere sacerdotale di unto e inviato, come Figlio di Dio fatto uomo (Eb 5,1-5),

-- con il suo agire o funzione sacerdotale, come responsabile degli interessi di Dio e degli uomini, fino a dare la propria vita in sacrificio per loro (Eb 9,11-15),

-- con il suo stile di vita o di esperienza sacerdotale di carità pastorale che, insieme al suo essere ed agire, lo rende Sacerdote perfetto, santo, efficace ed eterno (Eb 7,1-28).

Il sacerdozio di Cristo deve essere visto, a partire dall'amore di Dio che vuole salvare l'uomo attraverso l'uomo, e a partire dall'amore di Cristo Buon Pastore. I sentimenti e l'interiorità di Cristo (Fil 2,5 ss.) prendono inizio dal suo essere Figlio di Dio diventato nostro fratello e sono in sintonia con il suo operare. «Il Figlio di Dio con la sua incarnazione si è unito, in un certo senso, con ogni uomo» (GS 22). La carità pastorale di Cristo è il punto di riferimento di tutta la spiritualità sacerdotale e apostolica (cfr. Cap. V). «Formare i futuri sacerdoti nella spiritualità del Cuore del Signore implica condurre una vita che corrisponde all'amore e all'affetto di Cristo Sacerdote e Buon Pastore: al suo amore

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verso il Padre nello Spirito Santo, al suo amore verso gli uomini sino a donare nell'immolazione la sua vita» (PDV 49).

Alla luce del sacerdozio di Cristo, la storia umana riprende il suo significato. «Il Signore è lo scopo della storia umana, punto di riferimento per tutti i desideri della storia e della civiltà, centro dell'umanità, gioia del cuore umano e realizzazione totale delle sue aspirazioni» (GS 45).

Partecipare del sacerdozio di Cristo esige di rendersi, come lui e in lui, responsabili e solidali del cammino storico dell'uomo. «L'autorità di Gesù Cristo Capo coincide dunque con il suo servizio, con il suo dono, con la sua dedizione totale, umile e amorosa nei riguardi della Chiesa. E questo in perfetta obbedienza al Padre: egli è l'unico vero Servo sofferente del Signore, insieme Sacerdote e Vittima» (PDV 21).6

4. GESU' PROLUNGATO NELLA SUA CHIESA,POPOLO SACERDOTALE

La comunità dei seguaci di Cristo si chiama Chiesa («ecclesia») perché è un'assemblea fraterna, convocata dalla presenza e dalla parola di Gesù risuscitato. Ciò vuol dire che in questa comunità si prolunga Gesù Buon Pastore, Mediatore, Sacerdote e Vittima.

La Chiesa, come comunità di credenti, è un insieme di segni della presenza, della parola e dell'azione salvifica di Gesù. Ognuno è chiamato ad una missione che è servizio o ministero a favore dei fratelli. I segni di Gesù nella sua Chiesa si chiamano vocazioni, ministeri (servizi), carismi (grazie speciali per servire).

6    ? Il tema di Cristo Sacerdote (Buon Pastore) illumina tutti i temi di teologia, pastorale e spiritualità sacerdotale, come «sorgente di ogni sacerdozio» (SAN TOMMASO, Summa Theologica, III, q. 22, a. 4). Conviene sottolineare i seguenti temi: il servo di Yahvé che offre la sua vita in riscatto o liberazione di tutta l'umanità (Ez 4,4-8 Is 63,7; Gal 1,5; 1 Pt 1,18 ss.); I'umanità vivificante di Cristo come «sacramento» fontale (è sacerdote in quanto Verbo fatto uomo); l'interiorità o amore di Cristo (che abbiamo descritto nel testo come amore al Padre e agli uomini fino a dar la vita in sacrificio). Cf. AA.VV., Il cuore di Cristo e la formazione sacerdotale oggi, Centro Volontari Sofferenza, Roma 1990; AA.VV., El ministerio y el corazón de Cristo, «Teología del Sacerdocio» 16 (1983); AA.VV., El corazón sacerdotal de Jesucristo, «Teologia del Sacerdocio», 18 (1984); G. FERRARO, Il cuore di Cristo e il ministero liturgico del sacerdozio ministeriale, ibidem, 69-123.

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Gesù prolunga nella Chiesa la sua persona e il suo sacrificio redentore, oltre che la sua parola e la sua azione salvifica e pastorale. «Cristo è presente nella sua Chiesa, soprattutto nell'azione liturgica. È presente nel sacrificio della messa... È presente nella sua parola... È presente quando la Chiesa supplica e canta dei salmi» (SC 7).

La Chiesa è una comunità o popolo sacerdotale, come tempio di Dio, dove si fa presente e si offre il sacrificio di Cristo, pietra angolare e fondamento (1 Cor 3,10-16;2 Cor 6,16-18; Ef 2,14-22; cfr. LG cap. II). Cristo prolunga la sua realtà sacerdotale (il suo essere, il suo agire e la sua esperienza vitale) nella comunità ecclesiale: «Voi, come pietre vive, siete edificati come edificio spirituale per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, accetti a Dio in Gesù Cristo» (1 Pt 2,5; cfr. Es 19,3-6; Lev 26,12; Ap 1,5-6; 5,10).7

Nella comunità ecclesiale Cristo prolunga la sua presenza (Mt 28,20), la sua parola (Mc 16,15), il suo sacrificio redentore (Lc 22,19-20;1 Cor 11,23-26) e la sua azione salvifica e pastorale (Mt 28,19; Gv 20,23). La Chiesa, in quanto segno trasparente e portatore di Gesù e in quanto popolo sacerdotale:

-- annuncia il mistero pasquale della sua morte e risurrezione,

-- lo celebra rendendolo presente,

-- lo vive in comunione di fratelli,

-- lo trasmette e comunica a tutti gli uomini (At 2,32-37; 2,42-47; 4,32-34).

In questo senso, tutta la comunità (a secondo de la propria vocazione e consacrazione) partecipa e vive del sacerdozio di Cristo come profetismo, culto, regalità (pastoralità, apostolato). La Chiesa, grazie alla parola, al sacrificio e all'azione salvifica e pastorale di Cristo, si configura come comunione, che è riflesso della comunione di Dio amore, e costruisce nell'umanità intera una comunione o famiglia di fratelli che sono figli di Dio (cfr. Puebla 211-219; 270-281).

Il sacerdozio di Cristo, prolungato nella Chiesa, la rende «solidale del genere umano e della storia» (GS 1). Cristo Sacerdote, per mezzo della sua Chiesa, giunge «all'uomo totale, corpo e anima, cuore e coscienza, intelligenza e volontà» (GS

7    ? Il tema della chiesa verrà trattato nel capitolo VI.

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3). «Il Figlio di Dio assume l'uomo e il creato, ristabilisce la comunione tra il Padre e gli uomini» (Puebla 188; cfr. LG 1).

La realtà della Chiesa, in quanto prolungamento di Cristo (cfr. Ef 1,23), è realtà sacerdotale ed evangelizzatrice. La Chiesa è consorte e sposa di Cristo (Ef 5,25-27), partecipando così del suo essere sacerdotale che è di consacrazione e di missione.

Il culto che la Chiesa rende a Dio è un'offerta nello Spirito, per mezzo di Cristo, al Padre (cfr. Ef 2,18),il «sacrificio di lode» (Eb 13,15-16), che ha il suo centro nell'eucaristia, ma che deve comprendere tutta l'umanità e tutta la creazione rinnovate da Cristo (Mt 5,13-14.23-24; Mc 9,49-50). È una «vita nascosta con Cristo in Dio» (Col 3,3), che si inserisce nelle realtà umane per restaurarle in Cristo (Ef 1,10).

La Chiesa si fa luce e sale in Gesù, per convertire ogni cuore umano e tutto il cosmo in un'offerta sacrificale a Dio per mezzo del mandato dell'amore.

Tutta l'azione della Chiesa è sacerdotale, poiché in lei si prolunga l'azione sacerdotale di Cristo Buon Pastore; però, in modo speciale, ciò avviene nella celebrazione liturgica: «La sacra liturgia è il culto pubblico che il nostro redentore, come capo della Chiesa, rende al Padre, ed è il culto che la società dei fedeli rende al suo capo e, per mezzo di lui, al Padre eterno; per dirlo in poche parole, è il culto globale del corpo mistico di Gesù Cristo, cioè, del capo e delle membra».8

8    ? PIO XII, Mediator Dei: AAS 39, 1947, 528-529. Il tema della Chiesa sacramento o mistero (come segno chiaro e portatore della presenza e azione di Cristo risuscitato) deve essere studiato in rapporto alla chiesa comunione e missione: AA.VV., Church as Mission, Washington 1984; J. BLAW, The missionary nature of the Church, Grand Rapids 1974; C. BONNIVENTO, Sacramento di unità, la dimensione missionaria fondamento della nuova ecclesiologia, EMI, Bologna 1976, Y. CONGAR, Un popolo messianico, in: La chiesa, sacramento di salvezza. Salvezza e liberazione, Queriniana, Brescia 1976; P. CHARLES, L'Eglise, sacrement du monde, Louvain 1960; J. ESQUERDA BIFET, La maternidad de María y la sacramentalidad de la Iglesia, «Estudios Marianos» 26 (1965) 233-274; R.E. HEDLUND, The mission of the Church in the world: a Biblical theology, Baker Book House, Grand Rapids, 1991; R. LATOURELLE, Cristo e la Chiesa segni di salvezza, Cittadella, Assisi 1971; K. RAHNER, Chiesa e Sacramenti, Morcelliana, Brescia 1965, C. SCANZILLO, La chiesa sacramento di comunione, Ist. Scienze Religiose, Roma 1987; O. SEMMELROTH, La chiesa sacramento di

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«Realmente, in questa opera così grande, attraverso la quale Dio è perfettamente glorificato e gli uomini santificati, Cristo associa sempre a sé la sua amatissima sposa, la Chiesa, che invoca il suo Signore e per mezzo di Lui rende un tributo di culto al Padre eterno. Con ragione, la liturgia è considerata l'esercizio del sacerdozio di Gesù Cristo. In lei i segni sensibili significano, e ognuno a modo suo realizzano, la santificazione dell'uomo, e così il corpo mistico di Gesù Cristo, cioè, il capo e le sue membra, realizza il culto pubblico completo» (SC 7).

La Chiesa, popolo sacerdotale, celebra in atteggiamento d'ascolto e di risposta:

-- la Parola che rende attuale la storia di salvezza, come messaggio e come evento (SC 33,35,52),

-- l'unico sacrificio redentore di Cristo che si fa presente nell'eucaristia (SC 47ss.),

-- l'azione salvifica di Cristo, attraverso i segni sacramentali (SC 59ss.),

-- l'orazione sacerdotale di Cristo (SC 83ss.),

-- l'azione pastorale di Cristo, che vuole fare dell'umanità un'offerta a Dio, attraverso la pratica del comandamento dell'amore (SC 2).

Perciò, «la liturgia è il culmine al quale tende l'azione della Chiesa e, al tempo stesso, la sorgente da dove emana tutta la sua forza. Infatti, le attività apostoliche sono orientate a che, una volta diventati figli di Dio attraverso la fede e il battesimo, tutti si riuniscano, rendano lode a Dio nella Chiesa, partecipino del sacrificio e si cibino alla cena del Signore» (SC 10).

Nella Chiesa si ha una triplice consacrazione sacerdotale, che rende partecipi del sacerdozio di Cristo, in gradi e modi diversi:

-- Il sacramento del battesimo, che unisce a Cristo Sacerdote per potere così intervenire al culto cristiano, partecipando al suo essere e operare all'esperienza di vita sacerdotale.

salvezza, D'Auria, Napoli 1965; P. SMULDERS, La chiesa sacramento della salvezza, in: G. BARAUNA (a cura di), La chiesa del Vaticano II, 363-386; J. VODOPIVEC, La Chiesa mistero di salvezza universale, Pont. Università Urbaniana, Roma 1994.

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-- Il sacramento della confermazione che fa della vita una testimonianza efficace (martirio), specialmente nei momenti di difficoltà (fortezza), di perfezione e di apostolato.

-- Il sacramento dell'ordine che dà la capacità di agire in nome e nella persona di Cristo capo, facendo parte del sacerdozio ministeriale (gerarchico) o ministero apostolico.

-- Il carattere che si trasmette in ognuno di questi tre sacramenti (in grado e in modo diverso) è sigillo o unzione permanente dello Spirito Santo (Ef 1,13-14; 4,30; 2 Cor 1,21-22). È una qualità spirituale, indelebile, come segno configurativo (o di somiglianza) con Cristo Sacerdote e di partecipazione ontologica al suo sacerdozio, che consacra la persona e la fortifica per il culto cristiano.9

Come in ogni sacramento, anche nel battesimo, confermazione e ordine, si riceve una grazia speciale. In questo caso è per potere esercitare degnamente e santamente il sacerdozio partecipato di Cristo. È un dono di Dio che si può perdere (se manca la carità) e che rafforza le virtù cristiane («specialis vigor» secondo san Tommaso) nella linea della carità pastorale di Cristo Sacerdote e Vittima.

Il popolo sacerdotale è differenziato, non a causa della dignità della persona, né a causa di una minore esigenza di perfezione, che per tutti consiste nella carità senza limiti, ma nel fatto di una chiamata o vocazione diversa, per esercitare diversi servizi o ministeri nella Chiesa (cfr. Puebla 220,-281).

9    ? Sul carattere (del battesimo, della confermazione e dell'ordine), gli autori indicano alcuni aspetti fondamentali e complementari tra di loro: segno distintivo e configurativo, potenza cultuale, consacrazione o dedizione, partecipa2ione al sacerdozio di Cristo, capacità per compiere la missione nella comunione di chiesa, ecc. Nel concilio tridentino: ses. XXII, c. 4. Cfr. SAN TOMMASO, Summa Theologica, III, q. 27, a. 5 ad 2; q.-63, a. 1-6, ecc. Vedere: J. ESQUERDA BIFET, Sintesis histórica de la teología sobre el caracter, líneas evolutivas e incidencias en la espiritualidad sacedotal, «Teología del Sacerdocio» 6 (1974) 211-226; J. GALOT, Le caractère sacramen-tel, Desclée, Paris 1958; J.L. LARRABE, Sentido salvifico y eclesial del caràcter sacerdotal, «Estudios eclesiásticos» 46 (1971) 5-33; C. SEPE, Il carattere sacramentale come fondamento teologico dell'unità e della specificità del sacerdozio comune e del sacerdozio ministeriale, «Lateranum» 47 (1981) 94-97. Vedere il tema nei trattati sui sacramenti (battesimo, confermazione, ordine).

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Ogni cristiano è chiamato ad esercitare ministeri profetici, cultuali e sociali (o di organizzazione e di carità) in quanto «i fedeli, incorporati a Cristo nel battesimo, integrati nel popolo di Dio e resi partecipi, a loro modo, della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo, compiono nella Chiesa e nel mondo la missione di tutto il popolo cristiano nell'ambito che corrisponde loro» (LG 31). Le linee fondamentali e alcune forme concrete di questi ministeri sono state indicate da Cristo; però la Chiesa può definirne altre, permettendo o stabilendo nuovi ministeri, di tipo più istituzionale, carismatico o spontaneo, secondo i casi.10

La vocazione al laicato, alla vita consacrata e al sacerdozio ministeriale crea diversità di partecipazione all'essere, all'operare e allo stile di vita di Cristo Sacerdote, soprattutto quando si tratta della vocazione sacerdotale ministeriale, che è nella linea del sacramento dell'ordine.

5. IL SACERDOZIO COMUNE DEI FEDELI

Ogni battezzato è chiamato a partecipare responsabilmente e attivamente alla vita della Chiesa, all'annuncio del vangelo, testimonianza, preghiera, celebrazione liturgica, apostolato, servizio comunitario, ecc. Ognuno compie un servizio peculiare, a seconda della propria vocazione e stato di vita (laicale, di vita consacrata, sacerdotale), a livello di profetismo, culto e regalità o azione pastorale diretta. Tutti sono parte del popolo sacerdotale.

Ogni credente partecipa ontologicamente del sacerdozio di Cristo ed è chiamato ad intervenire nelle celebrazioni liturgiche e in tutta la vita della Chiesa, per trasformare la propria esistenza e quella dell'umanità intera in un prolunga-mento dell'offerta di Cristo al Padre nell'amore dello Spirito

10    ? Sui ministeri in generale e specialmente sui nuovi ministeri: AA.VV., I ministeri ecclesiali oggi, Borla, Roma 1977; AA.VV. Los ministerios en la Iglesia, Sígueme, Salamanca 1985; A. ABATE, I ministeri nella missione e nel governo della Chiesa, Pont. Univ. Urbaniana, Roma 1978; J. LÉCUYER, Ministères, in: Dictionnaire de Spiritualité, 10, 1255-1267, T.P. O'MEARA, Theology of ministry, Paulist Press, New York 1983; F.A. PASTOR, Ministerios laicales y comunidades de base. La renovación pastoral de la Iglesia en América Latina, «Gregorianum» 68 (1987) 267-305; P. TENA, Los ministerios confiados a los laicos, «Teología del Sacerdocio» 20 (1987) 421-450. Vedere Istruzione su alcune questioni circa la collaborazione dei laici al ministero dei sacerdoti (15 agoto 1997).

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Santo. «Con il lavacro del battesimo i fedeli diventano, a titolo comune, membri del corpo mistico di Cristo Sacerdote e, attraverso il carattere che imprime nelle anime, sono delegati al culto divino, partecipando cosi, d'accordo con il loro stato, al sacerdozio di Cristo».11

La vocazione e i ministeri (servizi) sono complementari, per costituire l'unica offerta di Cristo prolungato nel suo corpo che è la Chiesa, e che deve essere l'offerta di tutta l'umanità e di tutto il cosmo.

Il sacerdozio comune dei fedeli o di ogni credente è quello che corrisponde fondamentalmente a ogni vocazione e stato di vita, per avere ricevuto il battesimo e la confermazione. Ogni credente, a seconda della propria vocazione, realizzerà in maniera fondamentale il sacerdozio in rapporto all'eucaristia e al comandamento dell'amore, però con sfumature differenti:

-- di presidenza della comunità (sacerdozio ministeriale)

-- di segno forte o stimolante della carità (vita consacrata)

-- di inserimento nel mondo (laicato).

L'accento sulla vocazione specifica di ognuno non può far dimenticare ciò che è fondamentale e comune a tutti: il sacerdozio di tutti i fedeli. «Non solo fu unto il capo, ma anche il suo corpo, cioè, noi stessi... Ne deriva che noi siamo corpo di Cristo, perché tutti siamo unti e tutti siamo in lui,

11    ? PIO XII, Mediator Dei, AAS 39, 1947, 552ss. Sulla Chiesa popolo sacerdotale: Lumen Gentium c. 2. Cfr. Es 19,3-6; 1 Cor 3,10-16; 2 Cor 6,16-18; Ef 2,14-22; 1 Pt 2,4-10; Ap 1,5-6; 5,9-10; 20,6, ecc. Enc. Mediator Dei, AAS 39 (1947) 552ss. Oltre agli studi indicati nell'orientamento bibliografico, vedere: AA.VV., Sacerdozio comune e sacerdozio ministeriale, unità e specificità, «Lateranum» 47 (1981) n.1; M. ADINOLFI, ll sacerdozio comune dei fedeli, Antonianum, Roma 1983; S. CIPRIANI, Sacerdozio «comune» e «ministeriale» nella la lettera di Pietro, «Lateranum» 47 (1981) 31-43; J. COLSON, Sacerdoti e popolo sacerdotale. Scrittura e Tradizione, Dehoniane, Bologna 1969; P.J. CORDES, ll sacerdozio comune dei fedeli. Richiami biblici per una comprensione, «Lateranum» 47 (1981) 44-52; J. LECUYER, Sacerdozio comune e sacerdozio ministeriale, «Latera-num» 47 (1981) 9-30; F. RAMOS, El sacerdocio de los creyentes (1 Pt 2, 4-10), «Teologia del sacerdocio» 2 (1970) 11-4;; J. RATZINGER, Il nuovo popolo di Dio, Queriniana, Brescia 1971; E. DE SMEDT, Le sacerdoce des fidèls, Bruges 1961; A. VANHOYE, Prêtres anciens, prêtre nuoveau selon le Nouveau Testament, Seuil, Paris 1980.

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essendo Cristo e di Cristo, perché sotto un certo aspetto il Cristo totale è capo e corpo» (S. Agostino, Enarrationes in Ps. 26). «I battezzati sono consacrati dalla rigenerazione e dall'unzione dello Spirito Santo come casa spirituale e sacerdozio santo, perché, attraverso ogni opera del cristiano, siano offerti sacrifici spirituali e sia annunziato il potere di colui che li ha chiamati dalle tenebre alla sua ammirevole luce» (LG 10; cfr. 1 Pt 2,4-10).

La differenza tra le diverse forme di partecipazione al sacerdozio di Cristo indica un mutuo rapporto di servizio e di carità, senza differenza di privilegi e vantaggi umani. «Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, benché essenzialmente differenti, e non solamente in grado, si rapportano, ciò nonostante, l'un l'altro, poiché entrambi partecipano a modo loro dell'unico sacerdozio di Cristo. Il sacerdozio ministeriale, a causa del potere sacro del quale gode, forma e dirige il popolo sacerdotale, compie il sacrificio eucaristico nella persona di Cristo e lo offre a nome di tutto il popolo di Dio. I fedeli, invece, in virtù del loro sacerdozio regale, concorrono all'offerta dell'eucaristia e lo esercitano nel ricevere i sacramenti, nell'orazione e azione di grazie, mediante la testimonianza di una vita santa, nell'abnegazione e nella carità operante» (LG 10).

Possiamo distinguere in questa partecipazione al sacerdozio di Cristo tre aspetti: l'essere, l'operare e lo stile di vita.

Dall'essere deriva l'operare e l'esigenza di una vita santa:

-- In quanto all'essere: è una partecipazione reale al sacerdozio di Cristo (nella sua unzione e missione), per mezzo del carattere del battesimo e della confermazione, a modo di consacrazione, configurazione con Cristo, abilitazione per il culto e la vita cristiana.

-- In quanto all'operare: è capacità per partecipare all'annuncio (profetismo), nella celebrazione (liturgia) e comunicazione del mistero pasquale (regalità), il sacrificio di Cristo e offrendo se stessi, impegnandosi nell'apostolato della Chiesa come inizio ed estensione del regno di Cristo.

-- In quanto allo stile di vita: con una vita santa e impegnata nel servizio ai fratelli, alla luce delle beatitudini, trasformando la vita in un'offerta gradita (sa-porita) a Dio nell'amore (cfr. Mt 5,13 in rapporto a Mt 5,44-48).

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La vita cristiana, per il suo essere, il suo operare e la sua esperienza vitale è, eminentemente, sacerdotale: «Vi prego, fratelli, per la misericordia di Dio, perché offriate i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale» (Rm 12,1). Perciò la vita cristiana ha il suo centro nell'eucaristia, che suppone l'annuncio e l'impegno di carità: «Partecipando al sacrificio eucaristico, sorgente e culmine di tutta la vita cristiana, offrono a Dio la vittima divina e offrono se stessi insieme con essa. E cosi, sia a causa dell'offerta che della sacra comunione, tutti hanno nella celebrazione liturgica un ruolo proprio, non confuso, ma ognuno in modo diverso» (LG 11).

In tal modo, «la condizione sacra e organicamente strutturata della comunità sacerdotale è resa attuale dai sacramenti e dalle virtù» (LG 11). Questa linea sacerdotale armonizza i due livelli della vita cristiana: il personale e il comunitario. È la persona, non massificata, quella che partecipa della realtà di Cristo per compiere una missione insostituibile; però questa persona è membro di una comunità che è comunione («koinonia») di fratelli, come un corpo, un popolo, un tempio di pietre vive, famiglia. La realtà irrepetibile di ognuno (vocazione, carisma) si rende concreta nella costruzione armonica della comunità nell'amore (agape) come riflesso dell'amore di Dio (cfr. 1 Cor 12-13, in rapporto a Gv 3-4).

Tra tutti, e con la fedeltà generosa e personale alla propria vocazione (in quanto differente e complementare), realizziamo l'unica offerta di Cristo, nel suo unico corpo mistico e popolo di Dio, che deve comprendere tutta l'umanità e tutto il creato.

Con questa prospettiva sacerdotale ed ecclesiale bisogna sottolineare l'affermazione che ogni cristiano è chiamato a essere santo e apostolo, in quanto partecipe e responsabile del cammino della Chiesa con tutta l'umanità verso la restaurazione finale in Cristo. Ogni cristiano, a seconda della propria vocazione, partecipa dei misteri ecclesiali e fa parte dei segni della Chiesa «sacramento universale di salvezza» (LG 48; AG 1), segno trasparente e portatore di Cristo dinanzi al Padre e per tutti i popoli. Ognuno si realizza nella sua vocazione e carisma, nella misura in cui apprezza e stima gli altri, collaborando con loro.

Anche se tutti sono membri del popolo di Dio (laici), dediti al servizio di Dio (consacrati) e partecipi dell'unico sacerdozio in Cristo (sacerdoti), si è abituati a qualificare con questi titoli i cristiani che hanno una vocazione speciale di:

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-- Laicato: «Ai laici corrisponde, per la loro vocazione, cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio» (LG 31). Sono, dunque, fermento di spirito evangelico nelle strutture umane, dal di dentro, in co-munione con la Chiesa per compiere una missione propria (cfr. LG 36; AA 2-4; GS 43).12

-- Vita consacrata: è segno forte delle beatitudini e del comandamento dell'amore, come «segnale e stimolo della carità» (LG 42), attraverso la pratica costante dei consigli evangelici (cfr. LG 43, 44; PC 1). Le persone chiamate a questa vocazione «costituiscono un mezzo privilegiato d'evangelizzazione» perché «incarnano la Chiesa desiderosa di assumere il radicalismo delle beatitudini» (EN 69).13

12    ? Vedere l'esortazione apostolica postsinodale Christifideles Laici, di Giovanni Paolo II (30 dicembre 1988). Puebla 777-849. AA.VV., Vocación y misión del laicado en la iglesia y en el mundo, «Teología del Sacerdocio» 20 (1987); AA.VV., Dizionario di spiritualità dei laici, OR, Milano 1981; AA.VV., The Changing Family, Reflections on «Familiaris Consortio», Loyola Univ. Press, Chicago 1982; A. ANTON, Principios fundamentales para una teología del laicado en la eclesiología del Vaticano II, «Gregorianum» 68 (1987) 103-155; J. AUMANN, The role of the Laity in the Church and in the World, «Angelicum» 65 (1988) 157-169; R. BENDER, Christians in Families, Herald Press, Scottdale, PA 1982; R. BERZOSA MARTINEZ, Teología y espiritualidad laical, CCS, Madrid 1995; Y.M. CONGAR, Sacerdoce et laïcat, devant leur tâches d'évangélisation et de civilisation, Cerf, Paris 1965; (Congregazione per l'Educazione Cattolica), ll laico cattolico testimone della fede nella scuola (1982), in Enchiridion Vaticanum, vol. VIII, nn. 298-385; P. COUGHLAN., The hour of the Laity: Their expanding role Exploring «Christifideles Laici», Newton, Australia 1989; G. DURK, S. JOANMARIE, Family Ministry, Winston Press, Minneapolis 1980; B. FORTE, Laicato e laicità, Marietti, Casale Monferrato 1986; P. GIGLIONI, Ministerialità missionaria laicale, in: Chiesa e missione, Pont. Univ. Urbaniana, Roma 1990, 227-268; B. KELLY, Lay Spirituality: Its Theory and Practice, Sheed and Ward, London 1980; C. MURPHY O'CONNOR, The Family of the Church, Darton L. and Todd, London 1984; J. SARAIVA, Ruolo missionario e formazione apostolica dei laici, «Euntes Docete» 40 (1987) 643-663; T. STENICO, I laici nella Chiesa, protagonisti e corresponsabili, Paoline, Milano 1992; W. SARIS, Towards a living Church, Family and Community Catechesis, Collins, London 1980.

13    ? Cfr. Perfectae caritatis (Vaticano II), Evangelica Testificatio (Paolo VI, 1971), Redemptionis donum (Giovanni

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-- Sacerdozio ministeriale: è segno personale di Cristo Sacerdote e Buon Pastore, come «strumento vivo» (PO 12), per agire «in suo nome» (PO 2), e servire nella comunità ecclesiale, come principio di unità di tutte le sue vocazioni, mini steri e carismi (PO 6,9).14

Il sacerdozio comune di ogni credente è sacerdozio «spirituale» e «regale» (1 Pt 2,4-9; Gv 4,23; Rm 12,1), perché si celebra nello Spirito di Cristo (nel quale già si compiono le promesse messianiche) ed è partecipazione e collaborazione nel regno di Cristo.

«I fedeli, incorporati alla Chiesa attraverso il battesimo, rimangono destinati per il carattere, al culto della

Paolo II, 1984), Mutuae Relationes (Congregazione dei vescovi e Congregazione di Istituti di vita consacrata, 1978), Vita consecrata (Giovanni Paolo II, 1996). Studi: AA.VV., La vita religiosa. Il codice del Vaticano II, EDB, Bologna 1983; AA.VV., Storia della ita religiosa, Queriniana, Brescia 1988; AA.VV., L'identità dei consacrati nella missione della Chiesa e il loro rapporto con il mondo, Lib. Edit. Vaticana 1994; AA.VV., «Vita Consecrata». Studi e Riflessioni, Edit. Rogate, Roma 1996; AA.VV., Esortazione Apostolica Post-sinodale di Giovanni Paolo II, Vita Consecrata, Lib. Edit. Vaticana 1996 (testo e commenti); S.Mª ALONSO, La utopía de la vida religiosa, Inst. Teol. Vida Religiosa, Madrid 1982; J. ÁLVAREZ, Historia de la vida religiosa, Inst. Teol. Vida Religiosa, Madrid 1987; M. AUGE, E. SASTRE, L. BORRIELLO, Storia della Vita religiosa, Queriniana, Brescia, 1988; M. AZEVEDO, I religiosi: vocazione e missione, Ancora, Milano 1983; Direttive sulla formazione negli Istituti Religiosi, Roma, Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica («Potissimum Institutioni», 1990); A. BANDERA, Teología de la vida religiosa, Soc. Educ. Atenas, Madrid 1985; T. MATURA, La vita religiosa a una svolta, Cittadella, Assisi 1972; A. MAURO, Vita consacrata e missione pastorale alla luce del concilio, Messaggero, Padova 1984; A. MONTAN, La vita consacrata nel mistero della Chiesa fra tradizione e rinnovamento. Dal concilio Vaticano II al Codice di diritto canonico (1983), «Lateranum» 57 (1991) 515-576; K. RAHNER, The Religious Life Today, Burns and Oates, London 1977; E. SASTRE SANTOS, La vita religiosa nella storia della Chiesa e della società, Ancora, Milano 1997; J.M.R. TILLARD, Davanti a Dio e per il mondo. Il progetto dei religiosi, Paoline, Alba 1976. Vedere: Documenti sulla vita religiosa 1963-1990, ELLE DI CI, Leumann-Torino, 1991.

14    ? Vedere bibliografia sul sacerdozio ministeriale nel capitolo III.

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religione cristiana e, rigenerati come figli di Dio, sono obbligati a confessare davanti agli uomini la fede che hanno ricevuto da Dio mediante la Chiesa. Attraverso il sacramento della confermazione si legano più strettamente alla Chiesa, si arricchiscono con una forza speciale dello Spirito Santo, e con ciò sono maggiormente obbligati a diffondere e difendere la fede, come veri testimoni di Cristo, con la parola e con le opere» (LG 11).

La famiglia, come Chiesa domestica (LG 11), è un luogo privilegiato di questo culto cristiano. In essa si impara la dedizione personale come incontro con Cristo nel segno di ogni fratello. «I coniugi cristiani, in virtù del sacramento del matrimonio, attraverso il quale rappresentano e partecipano del mistero di unità e di amore fecondo tra Cristo e la Chiesa (cfr. Ef 5,32), si aiutano reciprocamente a santificarsi nella vita coniugale e nella procreazione ed educazione della prole, e perciò posseggono il loro proprio dono, dentro al popolo di Dio, nel loro stato e forma di vita» (LG 11). «La Chiesa trova nella famiglia, nata dal sacramento, la sua culla» (FC 15).

L'offerta cristiana che trasforma la vita in dono si realizza attraverso il lavoro come servizio ai fratelli. Proprio perché «l'uomo vale di più per ciò che è che per ciò che ha» (GS 35), «l'uomo come soggetto del lavoro è una persona, indipendentemente dal lavoro che svolge» (LE 12); per questo «il primo fondamento del valore del lavoro è l'uomo stesso come soggetto» (LE 6). Il valore del lavoro consiste nel dono personale a immagine di Dio creatore e di Cristo redentore (cfr. GS, la parte, III)15.

Il sacerdozio ministeriale comunicato dal sacramento del-l'ordine è un servizio speciale per far sì che tutta la comunità ecclesiale, con tutti i suoi componenti e settori, eserciti il proprio sacerdozio comune e si offra in Cristo per il bene di tutta l'umanità. Lo stesso Sacerdote ministro mette in pratica la propria realtà sacerdotale battesimale attraverso questo servizio vissuto con generosa fedeltà.

15    ? Sulla famiglia, vedere nota 12. J. ALFARO, Teologia del progresso umano, Cittadella, Assisi 1969; F. BERRIOS MEDEL, Teología del trabajo hoy. El desafío de un diálogo con la modernidad, Pont. Univ. Católica, Santiago 1994; G. THILS, Théologie des réalités terrestres, 2 vol., Bruges-Paris, 1947 e 1949; M.D. CHENU, Per una teologia lel lavoro, Borla, Torino 1964; A. MARTÍNEZ ALBIACH, Espiritualidad del trabajo, «Burgense» 28/2 (1987) 511-532; E. TESTA, Il lavoro nella Bibbia, nella Tradizione e nel Magistero della Chiesa, «Liber Annuus» (Studium Biblicum Franciscanum) 36 (1986) 183-210.

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6. GUIDA PASTORALE

Riflessione biblica:

-- Sintonia con l'amore del Buon Pastore. Verso il Padre (Lc 20,21; Gv 17,4), verso gli uomini (Mt 8,17; At 10,38), dando la vita in sacrificio (Gv 10,11-18; Lc 23,46).

-- La realtà sacerdotale di Cristo Mediatore: unto o consacrato (Gv 10,36), inviato ad evangelizzare i poveri (Lc 4,18; 7,22), offerto in sacrificio (Lc 22,19-20; Mc 10,45), presente nella Chiesa (Mt 28,20).

-- Il sacrificio totale della carità pastorale: agnello pasquale (Gv 1,29), per stabilire una nuova alleanza o patto di amore (Mt 26,28) e salvare il popolo dai suoi peccati (Mt 20,28).

Studio personale e revisione di vita in gruppo:

-- Cristo Sacerdote, «unico Mediatore» (1 Tim 2,5): per essere Figlio di Dio fatto uomo, per il suo agire o funzione sacerdotale (annuncio, vicinanza, sacrificio d'immolazione), per il suo stile di vita (PO 2; SC 5; Puebla 188-197).

-- Cristo Mediatore, centro della creazione e della storia (GS 22,32,39,45).

-- Il sacerdozio di Cristo prolungato nella Chiesa, popolo sacerdotale (SC 6-7,10; LG 9; Puebla 220-281), specialmente nell'annuncio della Parola (SC 33,35,52), nella celebrazione del sacrificio redentore (SC 47ss.), nell'azione salvifica e pastorale (SC 2,7), nella vicinanza solidale con gli uomini (GS 1,40 ss.).

-- Rapporto armonico tra le diverse partecipazioni al sacerdozio di Cristo (LG 10-11; PO 2) e le diverse vocazioni (LG 31,42; PC 1; PO 2; GS 43).

-- Servizio di unità da parte del sacerdozio ministro (PO 9). «Il sacerdozio, in virtù della sua partecipazione sacramentale con Cristo, capo della Chiesa, è, a causa della Parola e dell'eucaristia, servizio di unità della comunità» (Puebla 661).

7. ORIENTAMENTO BIBLIOGRAFICO

AA.VV., Storia della vita religiosa, Queriniana, Brescia 1988.

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AA.VV., L'identità dei consacrati nella missione della Chiesa e il loro rapporto con il mondo, Lib. Edit. Vaticana 1994.

AA.VV., «Vita Consecrata». Studi e Riflessioni, Edit. Rogate, Roma 1996.

AA.VV., Esortazione Apostolica Post-sinodale di Giovanni Paolo II, Vita Consecrata, Lib. Edit. Vaticana 1996 (Testo e commenti).

AA.VV., El corazón sacerdotal de Jesucristo, «Teologia del Sacerdocio» 18 (1984).

AA.VV, Vocación y misión del laico en la Iglesia y en el mundo, «Teología del Sacerdocio» 20 (1987).

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AZEVEDO M., I religiosi: vocazione e missione, Ancora, Milano 1983.

CERIANI G., Il sacerdozio e la Chiesa, in Enciclopedia del Sacerdozio, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1957, 695-713.

CIPRIANI S., Sacerdozio «comune» e «ministeriale» nella la lettera di Pietro, «Lateranum» 47 (1981) 31-43.

COLSON J., Sacerdoti e popolo sacerdotale. Scrittura e Tradizione, Dehoniane Bologna 1969.

CORDES P.J., ll sacerdozio comune dei fedeli. Richiami biblici per una comprensione, «Lateranum» 47 (1981) 44-52

COUGHLAN P., The hour of the Liaty: Their expanding role Exploring «Christifideles Laici», Australia, Newton 1989.

DILLENSCHNEIDER Cl., Christ the One Priest and We His Priests, London 1964-1965.

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LÉCUYER J., Sacerdozio comune e sacerdozio ministeriale, «Lateranum» 47 (1981) 9-30; Idem, Le sacerdoce du Christ e de ses ministres d'après la prière sacerdotale, Paris 1972; Il sacerdozio di Cristo e della Chiesa, Dehoniane, Bologna 1965.

MATURA T., La vita religiosa a una svolta, Cittadella, Assisi 1972.

POWER D., Gifts that Differ: Lay Ministries established and unestablisched, New York 1985.

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VANHOYE A., Sacerdoti antichi e Nuovo Sacerdote secondo il Nuovo Testamento, LDC, Leumann-Torino 1985.

Cfr. la bibliografia sulla Chiesa nel capitolo 6. Vedere alcuni temi concreti nelle note di questo capitolo: san Giovanni (nota 1), sacerdozio in san Paolo (nota 3), lettera agli Ebrei (nota 4), cuore sacerdotale di Cristo (nota 6), Chiesa sacramento (nota 8), Chiesa popolo di Dio (nota 11), ministeri e nuovi ministeri (nota 10), carattere sacerdotale (nota 9), laicato e famiglia (nota 12), vita consacrata (nota 13), lavoro (nota 15).