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CAPITOLO V - UNITA' DI APPRENDIMENTO: "Viaggio in quarta classe" Cristina Maria D’Argenio 1 Questa unità di apprendimento, svolta in una classe quarta della scuola primaria, è nata dall'esigenza, dettata dalla circolare ministeriale n. 3 del 13.02.2015, di attivare tutte le tipologie di prove di valutazione delle competenze: compiti di realtà, osservazioni sistematiche e autobiografie cognitive. Le prove di valutazione presuppongono, però una attività didattica attraverso cui far acquisire agli alunni apprendimenti e competenze che poi vogliono essere valutate. Le attività progettate e poi realizzate sono state finalizzate a far comprendere agli alunni il significato di cittadinanza e di sviluppare un iniziale e progressivo senso di appartenenza al proprio territorio, partendo dalla "scoperta" della propria città, delle sue origini storiche, dei suoi elementi e aspetti caratteristici. Il titolo, scelto dagli alunni, nel confine estremo della creatività, vuole indicare questo “viaggio” compiuto nella propria città da una “quarta classe”. Lesperienza formativa realizzata è stata svolta secondo le idee, gli orientamenti e i principi didattici, facilmente individuabili lungo il percorso, illustrati da Carlo Petracca nelle sue pubblicazioni e in un gruppo di ricerca di cui ho fatto parte. Per decidere quali discipline coinvolgere ho posto al centro di un cerchio la situazione-problema ossia il compito di realtà posto agli alunni e partendo da esso con un movimento centrifugo sono andata a cercare solo quelle discipline che avrebbero potuto fornire una risposta significativa alla risoluzione del problema (Fig. 1). In questo modo ho realizzato una trasversalità pluridisciplinare che, rifuggendo da forzati ed esteriori collegamenti, ha ricercato interconnessioni essenziali più sui processi cognitivi (omologia formale) che sui contenuti di apprendimento (omologia materiale) 2 . Per ciascuna disciplina coinvolta ho indicato poi le competenze da sviluppare, tratte dal Profilo dello studente (Indicazioni nazionali) e riportate nel modello sperimentale di certificazione delle competenze, fornito con la circolare ministeriale sopracitata. Successivamente ho individuato, sempre per ciascuna disciplina coinvolta, i traguardi di competenza (fig.2) ed ho selezionato gli obiettivi di apprendimento (fig.3). 1. Reticolarità e trasversalità didattica In questo modo si creano le terminalità attese che orientano l’attività didattica complessiva e si viene a costituire una rete che rende più coesi e stabili i legami tra Unità di apprendimento, compiti di realtà, competenze da sviluppare e poi da valutare e obiettivi di apprendimento comunque da far conseguire agli alunni. Il legame tra competenze e apprendimenti risulta essenziale in quanto non ci può essere competenza in assenza di conoscenze e abilità. 1 Insegnante presso lIstituto paritario Maestre Pie Filippine di Pescara. 2 Cfr. C. PETRACCA, Sviluppare competenze … ma come?, cit., pp. 45-66

CAPITOLO V - UNITA' DI APPRENDIMENTO: Viaggio in quarta classe Cristina Maria D… · 2016. 11. 22. · CAPITOLO V - UNITA' DI APPRENDIMENTO: "Viaggio in quarta classe" Cristina Maria

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CAPITOLO V - UNITA' DI APPRENDIMENTO: "Viaggio in quarta classe" Cristina Maria D’Argenio1

Questa unità di apprendimento, svolta in una classe quarta della scuola primaria, è nata

dall'esigenza, dettata dalla circolare ministeriale n. 3 del 13.02.2015, di attivare tutte le tipologie di

prove di valutazione delle competenze: compiti di realtà, osservazioni sistematiche e autobiografie

cognitive. Le prove di valutazione presuppongono, però una attività didattica attraverso cui far

acquisire agli alunni apprendimenti e competenze che poi vogliono essere valutate. Le attività

progettate e poi realizzate sono state finalizzate a far comprendere agli alunni il significato di

cittadinanza e di sviluppare un iniziale e progressivo senso di appartenenza al proprio territorio,

partendo dalla "scoperta" della propria città, delle sue origini storiche, dei suoi elementi e aspetti

caratteristici. Il titolo, scelto dagli alunni, nel confine estremo della creatività, vuole indicare questo

“viaggio” compiuto nella propria città da una “quarta classe”.

L’esperienza formativa realizzata è stata svolta secondo le idee, gli orientamenti e i principi

didattici, facilmente individuabili lungo il percorso, illustrati da Carlo Petracca nelle sue

pubblicazioni e in un gruppo di ricerca di cui ho fatto parte.

Per decidere quali discipline coinvolgere ho posto al centro di un cerchio la situazione-problema

ossia il compito di realtà posto agli alunni e partendo da esso con un movimento centrifugo sono

andata a cercare solo quelle discipline che avrebbero potuto fornire una risposta significativa alla

risoluzione del problema (Fig. 1). In questo modo ho realizzato una trasversalità pluridisciplinare

che, rifuggendo da forzati ed esteriori collegamenti, ha ricercato interconnessioni essenziali più sui

processi cognitivi (omologia formale) che sui contenuti di apprendimento (omologia materiale)2.

Per ciascuna disciplina coinvolta ho indicato poi le competenze da sviluppare, tratte dal Profilo

dello studente (Indicazioni nazionali) e riportate nel modello sperimentale di certificazione delle

competenze, fornito con la circolare ministeriale sopracitata. Successivamente ho individuato,

sempre per ciascuna disciplina coinvolta, i traguardi di competenza (fig.2) ed ho selezionato gli

obiettivi di apprendimento (fig.3).

1. Reticolarità e trasversalità didattica

In questo modo si creano le terminalità attese che orientano l’attività didattica complessiva e si

viene a costituire una rete che rende più coesi e stabili i legami tra Unità di apprendimento, compiti

di realtà, competenze da sviluppare e poi da valutare e obiettivi di apprendimento comunque da far

conseguire agli alunni. Il legame tra competenze e apprendimenti risulta essenziale in quanto non

ci può essere competenza in assenza di conoscenze e abilità.

1 Insegnante presso l’Istituto paritario Maestre Pie Filippine di Pescara.

2 Cfr. C. PETRACCA, Sviluppare competenze … ma come?, cit., pp. 45-66

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DISCIPLINE COINVOLTE E COMPETENZE DA SVILUPPARE (Fig.1)

TRAGUARDI DI SVILUPPO DI COMPETENZE (Fig.2)

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OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO (Fig.3)

2. Attività svolte e metodologie didattiche seguite

Per la scelta delle attività, oltre a quelle tradizionali di ricerca e studio delle fonti e alla

programmazione di una serie di visite guidate, ho deciso di utilizzare:

- la problematizzazione/contestualizzazione (conversazione clinica) attraverso cui ho voluto dare

attuazione al principio che ritiene efficace non l’apprendimento che l’alunno riceve

dall’insegnante quasi per travaso di conoscenze, bensì quello che si costruisce ricercando

delle risposte agli interrogativi posti dall’insegnante. Con la problematizzazione gli alunni

assumono fin dall’inizio dell’attività un ruolo attivo fornendo risposte individuali, magari anche

coincidenti con misconcezioni e saperi ingenui, che vengono a costituire la mappa concettuale

da loro posseduta intorno all’argomento (conversazione clinica). Questa attività ha previsto la

problematizzazione iniziale, posta cioè all’inizio con l’illustrazione del compito di realtà, ma

anche la problematizzazione ricorsiva , finalizzata a riaccendere e tenere desta la motivazione

e l’attivismo degli alunni lungo tutto il percorso. Tutte le attività, infatti, hanno avuto inizio da

una serie di interrogativi cui gli alunni hanno fornito le loro risposte, riportate integralmente per

evidenziare la mappa concettuale posseduta;

- il costruttivismo sociale della conoscenza secondo cui il vero apprendimento è quello che

l’alunno si costruisce possibilmente insieme agli altri. Cooperative learning, tutoring, peer

education e tutte le metodologie dialogiche (dialogo, dibattito, discussione, conversazione)

sono stati strumenti portanti del percorso di apprendimento;

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- lo sviluppo di processi cognitivi che consentono di risolvere situazioni problematiche (compiti

di realtà) e di acquisire competenze. in modo particolare sono stati presi in considerazione

processi di astrazione e creativi.

2. Problematizzazione/contestualizzazione iniziale

La problematizzazione iniziale è scaturita dal seguente interrogativo che ho posto agli alunni:

"Secondo voi chi è il cittadino? Come si fa ad essere un buon cittadino?". Si parte dalla parola

"cittadino" che gli alunni riconoscono come termine derivato dalla parola città. Ognuno espone

liberamente il proprio pensiero. Si creano delle associazioni libere di idee che vengono raccolte in

uno schema alla lavagna (mappa concettuale). Le idee sono le più disparate:

Cittadino è chi vive in città; Il cittadino sono io, siamo tutti noi; E' il sindaco, la persona più importante della

città, che si occupa di tante cose, risolve i problemi della città; Anche noi bambini siamo cittadini; Chi rispetta

le leggi; Chi rispetta l'ambiente; Chi non inquina; Chi mantiene pulita la città; Chi rispetta le persone; Chi

rispetta gli animali; Chi lavora; E' anche chi non lavora; Anche chi ruba; E' chi si impegna per renderla più

bella; E' chi conosce bene la sua città.

Inizia una discussione anche a seguito di un ulteriore domanda da me posta: "Conosciamo la

nostra città?"

Secondo me bisogna conoscere la propria città per capire i problemi e poi cercare di risolverli, ma questo lo

fanno i grandi... come il sindaco; Questa è roba da grandi; Come faccio a sapere cosa serve alla mia città,...

io non la conosco!; Se è per questo neanche io; Se andiamo in biblioteca forse troviamo dei libri.....così

scopriamo qualcosa in più della nostra città; Sì! Almeno possiamo conoscere anche la sua storia; Ma sono

libri per grandi... non per bambini; A me piacerebbe andare in giro per la città, così la conoscerei meglio; Io

sono troppo piccolo e non posso uscire da solo... e poi mi perderei!!!; Con i miei genitori esco spesso ma per

andare in chiesa e al parco; Io vado al centro commerciale; Io dai nonni...; Io esco poco perché i miei

genitori sono troppo impegnati.

4. Compito di realtà finale

Il compito di realtà scaturisce dalla prima conversazione clinica avviata con gli alunni circa il

concetto di "buona cittadinanza". Attraverso la problematizzazione e discussione i bambini si sono

resi conto che per “sentirsi cittadino” è necessario prima di tutto conoscere il luogo in cui si vive.

Loro stessi riconoscono di non saperne abbastanza di Pescara, data l'età e le poche occasioni a

disposizione anche per visitarla. Li invito a fare autonomamente ricerche al riguardo utilizzando

internet e/o visionando materiale cartaceo a casa. Così facendo hanno scoperto la scarsità di

materiale informativo adatto alla loro età. Decido di partire proprio da questo per iniziare il lavoro

ed ho proposto loro un compito di realtà per cui chiedo:

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Immaginate di essere dei piccoli scrittori e di dover pubblicare una guida turistica rivolta ai bambini della

vostra età che non sappiano nulla di Pescara. Scegliete gli aspetti che secondo voi sono importanti da

conoscere, utilizzate slogan, disegni, fumetti, fotografie e quanto altro ritenete opportuno. Lo scopo è quello

di orientare bambini come voi a visitare la città di Pescara.

I bambini hanno mostrato subito grande entusiasmo di fronte al compito loro assegnato, in

particolare erano attratti dall’idea di dover assumere una veste diversa dal solito, quella di scrittori.

Come ogni compito di realtà anche questo da me proposto richiede la mobilizzazione di

conoscenze e di procedure in un contesto sicuramente nuovo, inedito. Inoltre, conduce gli alunni a

mettere in atto e nello stesso tempo sviluppare le capacità creative e divergenti.

5. Seconda problematizzazione

Affinchè gli alunni abbiano una certa consapevolezza del lavoro che andranno a svolgere ho

deciso ancora una volta di problematizzare ponendo i seguenti interrogativi: "Cosa contiene una

guida turistica? Se foste voi a consultarla cosa vorreste che ci fosse? E in particolare com'è una

guida per bambini?"

Queste sono state le risposte:

La guida deve parlare della città; Io vorrei trovare le informazioni di ciò che si può vedere a Pescara... le

cose più belle; Secondo me dovrebbe avere anche le foto; Deve essere colorata... sennò è noiosa!;

Potrebbe essere come certi libri che alla fine hanno dei giochini così è anche divertente; Sì, ma le

informazioni dove le prendiamo?; Da internet... facciamo una ricerca e poi mettiamo tutte le notizie e le

immagini; Sì ... possiamo fare la ricerca ma così è noioso; No! Facciamo noi le fotografie... ci facciamo

portare dai nostri genitori...; Non hanno tempo; Allora la maestra ci porta in giro per la città...; Organizziamo

una gita con la classe e invece di andare lontano visitiamo Pescara, facciamo pure le foto; Come ho fatto

quando sono andata a Londra; Possiamo anche raccogliere tutte le foto e metterle dentro; Ma noi dobbiamo

essere dei giornalisti... dobbiamo scrivere una guida turistica; Ma guarda che i giornalisti per raccogliere le

notizie devono viaggiare.

6. Esperienze formative: lo sviluppo dei processi cognitivi

Attraverso questa ulteriore problematizzazione colgo negli alunni la volontà, il desiderio di

conoscere meglio il territorio, il loro ambiente di vita, cosi predispongo una serie di visite didattiche

nei luoghi più caratteristici e importanti della città. In questo modo intendo offrire quelle esperienze

che consentiranno di divenire protagonisti del percorso di apprendimento attraverso la scoperta, la

ricerca di informazioni, di immagini e di fotografie. Ogni visita ha dato loro la possibilità di acquisire

il materiale che è stato conservato da ognuno in apposite cartelle e che è stato poi utilizzato per la

realizzazione della guida turistica.

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Nel corso delle attività propongo esercizi di titolazione, finalizzati a sviluppare i processi di

astrazione o induttivi. L'attività di titolazione ossia dare un titolo a un evento, a un testo scritto, a un

messaggio orale, ecc. rappresenta, come sostiene C. Petracca, una delle strategie più significative

per sviluppare i processi induttivi o di astrazione in quanto il titolo raccoglie e sussume una serie di

informazioni di dettaglio che vengono appunto generalizzate e stimola il passaggio, come già

sosteneva Aristotele, dal particolare all'universale.

Alla domanda se potessi dare un titolo (titolazione) a queste esperienze quale proporreste, i

bambini espongono diverse opzioni tra cui loro stessi ne scelgono tre: Scopro Pescara; Scopriamo

la nostra città; Conosciamo la nostra bella città.

Questi tre titoli presentano dei verbi, come del resto tutti bambini tendono a fare, che donano

concretezza all'idea. Di conseguenza ho chiesto loro, di dare titoli ricorrendo solo ai nomi e di

evitare quindi i verbi in quanto la nominalizzazione, sempre secondo le indicazioni di C. Petracca

rappresenta io massimo livello di astrazione. Ecco il risultato: In giro per Pescara; Alla scoperta di

Pescara; Un giorno da turista; Viaggio in IV classe.

I bambini scelgono "Viaggio in IV classe” riconoscendo questa esperienza come l'inizio di una vera

avventura per la loro classe (IV primaria), una sorta di viaggio che li condurrà alla scoperta della

loro città. Scelgono anche un sottotitolo: "Un giorno da turista" in quanto durante le visite

assumeranno i panni di piccoli turisti armati di macchinetta fotografica, block notes e mappa della

città.

7. Apprendimento situato: le visite

7.1. Visita alla città

La prima uscita didattica avviene in centro tra i luoghi più caratteristici della città. Partendo dal

Comune di Pescara proseguiamo verso il ponte del mare, quindi la Nave di Cascella, Piazza della

Rinascita, Corso Umberto, la vecchia stazione ferroviaria con la presenza di una "antica

locomotiva" e la nuova stazione ferroviaria. In ogni luogo avvio con loro una conversazione per

capire cosa sanno a riguardo, per suscitare l'interesse su ciò che stanno vedendo e invitarli ad

approfondire le notizie con successive ricerche. Durante la visita al comune i bambini incontrano il

sindaco a cui illustrano il loro progetto.

Durante il tragitto ogni bambino consulta la mappa per seguire il percorso, per identificare con

precisione la localizzazione di luoghi ed elementi visitati; ciò consente anche di affinare l' utilizzo

della cartina geografica. Particolarmente entusiasmante è stato per loro girare per le vie cittadine

come veri turisti, utilizzare la macchinetta fotografica, riprendendo i luoghi e gli elementi

caratteristici. Le foto successivamente sviluppate sono servite a produrre un book fotografico della

città, materiale utile a realizzare la guida turistica.

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7.2. Visita didattica a un'azienda di vendita di pesce all'ingrosso e al dettaglio

I bambini visitano l'azienda, un medico veterinario presenta loro le varie specie di pesce, in

particolare quello pescato in Adriatico e risponde alle domande poste da loro.

7.3. Visita didattica alla casa natale di Gabriele D'Annunzio

Arrivati alla Casa di D'Annunzio si assiste alla visione di un video introduttivo e con l'aiuto di una

guida ripercorrono le stanze della casa nativa del poeta scoprendo notizie e aspetti poco noti della

sua vita in generale e della sua fanciullezza in particolare.

7.4. Visita didattica al museo Cascella

Gli alunni visitano il museo e le opere artistiche dei componenti della famiglia Cascella e dopo aver

acquisito informazioni circa l'origine e le caratteristiche dei trabocchi abruzzesi, con l' aiuto di un

operatore del museo realizzano graficamente un trabocco utilizzando colori a cera e ad acquerello.

8. Elaborazione della guida turistica: svolgimento compito di realtà.

Per l'elaborazione e realizzazione della guida turistica, quale compito di realtà, decido di seguire la

modalità dell'apprendimento cooperativo, considerandolo un valido strumento didattico che utilizza

il coinvolgimento cognitivo ed emotivo degli alunni per il raggiungimento dell'obiettivo comune.

Questa modalità didattica si basa sull'interdipendenza positiva, per cui ogni alunno esegue il

compito assegnato collaborando con gli altri componenti del gruppo, realizzando l'interdipendenza

delle risorse, per cui ognuno mette a disposizione il proprio materiale e l'interdipendenza di

compito, per cui ognuno svolge una precisa attività e si adopera attivamente nelle varie fasi del

lavoro.

Una volta raggruppati gli alunni in piccoli gruppi eterogenei mi rendo conto che non è possibile

costringere i componenti del gruppo a collaborare, ma è possibile favorire la loro partecipazione

sviluppando il senso di appartenenza al gruppo, fondamento di relazioni positive e costruttive. Così

invito ogni gruppo a darsi un nome, a creare un logo, a stabilire e rispettare delle regole di

comportamento sociale nei vari momenti di lavoro.

Per svolgere il compito di realtà gli alunni utilizzano materiale informativo e fotografico via via

raccolto attraverso le attività di ricerca e le visite didattiche, poi archiviato individualmente in una

cartellina. In questa fase sono venute fuori le grandi capacità creative dei bambini, soprattutto

nell'elaborazione della struttura della guida stabilendo, ad esempio, di utilizzare talune immagini

colorate e accattivanti adatte al pubblico infantile e decidendo di introdurvi un personaggio-fumetto,

una guida itinerante per il lettore.

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Sulla base delle informazioni raccolte e acquisite attraverso l'attività di ricerca chiedo di elaborare

un testo informativo circa l'origine della città. Alcuni decidono di presentare la storia di Pescara

attraverso un fumetto.

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Per le pagine successive vengono inserite delle immagini di Pescara, ossia le fotografie realizzate

dai bambini durante le visite ai luoghi della città, accompagnate da didascalie. Anche questa risulta

essere una operazione di astrazione in quanto la didascalia racchiude una spiegazione breve di

una immagine, una sorta di microtesto, simile alla titolazione

Chiedo ai gruppi di inserire informazioni relative a D' Annunzio acquisite attraverso la visita alla

sua casa natale e le ricerche autonome, seguendo le modalità che preferiscono. Ogni gruppo

decide autonomamente:

- chi elabora un'intervista impossibile, (è da precisare che in un'altra occasione avevo illustrato

loro le "interviste impossibili ", ossia interviste rivolte a personaggi del passato immaginando di

essere giornalisti di ieri o di oggi);

- chi realizza un testo informativo correlato dalla poesia "Carnevale vecchio e pazzo", studiata

l'anno precedente;

- chi inserisce un testo scritto in dialetto pescarese da D'Annunzio e poi musicato da Tosti che i

bambini hanno appreso con la maestra di musica

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Ricordando che la guida è rivolta ad un pubblico infantile i bambini vanno alla ricerca di elementi

che coinvolgono e che inducono alla lettura. Mutuando l'idea di alcuni libri a loro noti, elaborano

dei giochi da inserire nella parte conclusiva con lo scopo ricreativo e informativo. Vengono

realizzati giochi di parole, acrostici, mesostici e lipogrammi che, come sostiene C. Petracca, sono

utili, rifacendosi a E. Zamboni, per sviluppare i processi creativi.

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9. Compiti di realtà intermedi

Nel proseguo dell’attività decido di sottoporre i bambini a compiti di realtà intermedi che richiedono

un minore spazio temporale di svolgimento, ma presentano comunque una situazione

problematica di ridotta complessità, ma pur sempre nuova. Anche in questo caso ogni compito di

realtà nasce da un problema.

1° compito di realtà intermedio

Immaginate che una classe di quarta primaria di un paese del nostro Abruzzo intenda effettuare una visita di

una giornata nella nostra città. Realizzate in gruppo un itinerario di visita fornendo tutte le indicazioni

necessarie: luogo di arrivo e di parcheggio, itinerario di visita, tempi, luoghi e quanto altro ritenete

necessario.

I gruppi elaborano i loro itinerari dando prova della loro abilità, competenza e creatività, utilizzando

e organizzando quelle informazioni acquisite con le esperienze di apprendimento da loro compiute.

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2° compito di realtà intermedio

Sulla base di un questionario elaborato in classe che abbia come argomento la città di Pescara e

D'Annunzio, intervista i tuoi genitori per rilevare gli aspetti che conoscono e quelli che ignorano.

Successivamente, con i dati acquisiti e lavorando in gruppo elabora un istogramma per

rappresentare le informazioni raccolte.

Ogni gruppo ha elaborato un questionario di 10 domande, successivamente condiviso e

confrontato con gli altri gruppi. Alla fine è stato elaborato un questionario unico per tutti, in

quanto è stato ritenuto importante ottenere un riscontro anche collettivo. Per l'elaborazione

dell'istogramma è stata utilizzata la stessa modalità: ogni componente ha eseguito la

propria intervista, ha portato i risultati all'interno del proprio gruppo arrivando alla

elaborazione di un grafico di gruppo. Successivamente i dati sono stati condivisi con il

resto della classe ed è stato elaborato un istogramma, poi analizzato e commentato

collettivamente.

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10. Educazione alla cittadinanza.

L’unità di apprendimento aveva previsto all’origine anche il perseguimento di competenze e

obiettivi connessi a Cittadinanza e Costituzione. Consapevole che l'apprendimento e

l'interiorizzazione di comportamenti civici positivi avvenga soprattutto all'interno di un

contesto sociale decido di adottare nuovamente le modalità alla base dell'apprendimento

situato.

La cattiva cittadinanza

Affinché gli alunni arrivino a cogliere il significato dell'essere cittadino rivolgo loro una nuova

richiesta: Fai una visita alla città di Pescara con i tuoi genitori e fotografa quei comportamenti che

pensi non siano propriamente da buoni cittadini. L’attività viene svolta da ciascun alunno con i

propri genitori. Dopo aver raccolto le foto, chiedo loro di trascrivere ciò che le immagini

rappresentano così da evidenziare i comportamenti sbagliati: macchine parcheggiate male che

impediscono il passaggio dei pedoni, vetri e muri imbrattati, resti di cibo a terra, tubi sanitari, buste

e contenitori di plastica abbandonati in luoghi non idonei, mozziconi buttati sulla sabbia,

automobilisti che non rispettano la segnaletica stradale e che guidano con il cellulare in mano,

bottiglie di vetro e plastica lasciate fuori i cassonetti, ecc..

Successivamente avvio una discussione invitandoli a riflettere sul concetto di cattiva cittadinanza.

Decidiamo di elaborare alla lavagna uno schema, secondo il modello del Grappolo associativo, in

cui raccogliere le idee da loro maturate attraverso l'esperienza vissuta con i propri genitori. Il

grappolo associativo, oltre a facilitare la memorizzazione, quando lega gli elementi in un rapporto

di inclusione dal particolare al generale e viceversa, rappresenta un’altra modalità per lo sviluppo

dei processi di astrazione.

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Alla fine dell'attività i bambini chiedono di inserire le immagini all'interno della guida ritenendo che

potessero servire da monito, da invito a non compiere quelle azioni ed a rispettare l'ambiente della

città.

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La buona cittadinanza

Aldilà di ogni teoria risulta particolarmente importante e significativo per i bambini il poter fare: in

questo modo i comportamenti attesi e a volte pretesi(!) diventano compresi e interiorizzati. Così in

occasione della giornata mondiale della terra, durante la quale si celebra l'ambiente e la

salvaguardia del pianeta terra, invito i bambini ad operare fattivamente (e dimostrare senso civico)

pulendo una porzione di spiaggia sul litorale pescarese: ambiente a loro familiare, luogo di

divertimento, di gioco e di relazioni, ma pur sempre ambiente naturale da salvaguardare, che

necessita rispetto e cura da parte di tutti.

Il 22 aprile i bambini hanno svolto realmente la pulizia della spiaggia muniti di retino, di guanti e

sacchetti in un clima di festa e condivisione attraverso la partecipazione di altri alunni della scuola,

delle insegnanti, del sindaco di Pescara, del presidente del consiglio comunale, del direttore di

"Attiva", l'azienda preposta allo smaltimento dei rifiuti, e dei giornalisti. L'attività ha concesso ai

bambini di dimostrare sensibilità e responsabilità verso l'ambiente naturale. L'esperienza vissuta in

prima persona ha consentito di comprendere meglio il significato di buona cittadinanza. Tornati a

scuola ho guidato i bambini a rielaborare il grappolo associativo, precedentemente realizzato,

aggiungendo quelle che possono essere considerate le caratteristiche del buon cittadino.

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11. Definizioni di parole

L’unità di apprendimento, come è stato detto, non era finalizzata solo allo svolgimento di compiti di

realtà, ma anche allo sviluppo dei processi di astrazione e creativi. Per completare questo aspetto

ho proposto ai bambini di costruire alcune definizioni di parole che ricercando i legami tra iponimi

(parole piccole) e iperonimi (parole grandi) favoriscono moltissimo lo sviluppo di tali processi. I

bambini, aggregati a coppia, aiutandosi con il vocabolario hanno cercato il significato di cane e

hanno capito che ogni definizione è formata da più parti chiamate sintagmi, ognuna delle quali

offre delle informazioni. Ho spiegato che ogni definizione è così strutturata:

SN1 + voce del verbo essere+ SN2 + SV.

SN1 ( sintagma nominale 1) indica chi o che cosa vogliamo definire ossia l’iponimo o parola

piccola;

SN2 ( sintagma nominale 2) indica la categoria generale a cui la cosa da definire appartiene ossia

l’iperonimo o parola grande;

SV (sintagma verbale) indica le caratteristiche fenomenologiche descrittive (come è fatta) e

funzionali (cosa fa o a che cosa serve) la persona o la cosa che si vuole definire.

La definizione di cane, ripresa dal vocabolario, è stata smontata in questo modo : il cane (SN1) è

un animale (SN2) che può essere di razza e taglia diversa (SV). Con diversi esempi i bambini

hanno capito il seguente schema grafico attraverso cui si può rappresentare una definizione:

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A questo punto ho chiesto loro cosa notavano guardando i tre cerchi dei sintagmi e qualcuno mi ha

risposto che il cerchio del sintagma verbale era più grande. In effetti si tratta di quello che definisce

il cane indicando le sue caratteristiche. Poi ho chiesto la differenza tra il sintagma nominale 1 e il

sintagma nominale 2. Mi è stato risposto che il secondo contiene un significato più ampio del

primo, ossia animale è un termine più ampio di cane. Così hanno compreso la differenza fra

iperonimo ed iponimo. Inoltre cane è iponimo di animale e nello stesso tempo iperonimo di

maltese.

Partendo dall'iponimo maltese sono riusciti a trovare termini sempre più grandi.

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Una volta compresa la differenza fra iponimi e iperonimi ho chiesto loro di collegare questi termini:

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I bambini si sono molto divertiti ed hanno voluto continuare con altre parole. parole.

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11. Le osservazioni sistematiche

Sappiamo che le competenze, come anche è stato precisato dalla C.M. n. 3 del 13.02.2015, si

valutano attraverso compiti di realtà, osservazioni sistematiche e autobiografie cognitive. Durante

tutto il periodo di svolgimento dell’unità di apprendimento ho raccolto le osservazioni sistematiche

su ciascun alunno e per ciascuna voce riportata dalle Linee guida allegate alla suddetta circolare.

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12. Le autobiografie cognitive

Come attività conclusiva ho invitato gli alunni a raccontare l'esperienza compiuta cercando di

ricostruire il cammino cognitivo ed emotivo svolto e attribuendo anche una valutazione

complessiva all’intera esperienza formativa. Ho permesso loro di utilizzare il voto, ma dovendo

ripetere l’esperienza farei usare i quattro livelli previsti per la certificazione delle competenze :

livello iniziale, di base, intermedio, avanzato. Ho così ottenuto le autobiografie cognitive le cui

caratteristiche, come quelle dei compiti di realtà e delle osservazioni sistematiche sono state

illustrate da C. Petracca nel capitolo IV di questo volume. Ne riporto alcune:

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L'unità di apprendimento illustrata ha rappresentato l'occasione per andare oltre la didattica

tradizionale e mi ha permesso di constatare quanto i principi didattici legati all’approccio per

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competenze riescano a creare un ambiente di apprendimento coinvolgente e motivante che risulta

a essenziale per la promozione dei processi cognitivi che permettono lo sviluppo delle

competenze.