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Cari Prataioli,
che dire oltre a FINALMENTE E’ ARRIVATA LA BELLA STAGIONE! Speriamo di non essere le
uniche che con gran gioia hanno letteralmente dimenticato cappotti, sciarpe e guanti per passare a
giacchette, ballerine e camicette (tutti questi diminutivi avranno dato alla testa ai maschietti).
Oltre alla bella stagione dobbiamo parlare del fatto che ormai il Prati è diventato FAMOSO, non ve ne
siete accorti che ad inizio Febbraio tutti si chiedevano “Ma cosa sarà mai successo al Prati?” (lo
sappiamo: questa questione è abbastanza vecchia, ma d’altronde non potevamo ignorare la cosa
così come se non fosse successo niente). Ora non abbiamo intenzione di riassumervi tutto quello
che è successo perché ormai sappiamo tutti che a causa di una frase contro la Preside alcuni nostri
coetanei sono stati convocati dalla polizia, ma questo non ci riguarda, di certo noi non ci prendiamo
l’autorità e il diritto di commentare l’accaduto ma vogliamo solo dirvi una cosa.
Da quando lo scorso anno è scoppiata la protesta contro il giornalino definito “censurato” oppure
“della preside”, abbiamo la sensazione che ad ogni numero di Praticantati uscito durante quest’anno
scolastico, ci fosse gente che cercasse sempre l’ago nel pagliaio. Da ottobre a questa parte ne
abbiamo sentite di tutti i colori, da “questo giornalino è un mattone” a “ormai nessuno scrive più
niente di interessante”. Dicendo ciò non abbiamo la minima intenzione di farne una questione di
Stato, poiché ultimamente a scuola stiamo sentendo parlare fin troppo di polemiche, vorremmo
solamente sensibilizzarvi un po’ in proposito. Tutti sono bravi a lamentarsi, peccato che le lamentele
siano statiche e non servano a nessuno. I consigli invece sono costruttivi, aiutano a migliorare e sono
addirittura più apprezzati. In un articolo di Internazionale (giornale settimanale) del mese scorso, De
Mauro scrive che “i giornali sono definiti da quello che decidono di pubblicare, ma soprattutto da
quello che decidono di ignorare”. Praticantati quest’anno non ha mai ignorato nessuna proposta.
Lamentarsi e criticare senza porre rimedi è autodistruttivo: stiamo parlando del liceo di tutti noi.
Suvvia, un po’ di spirito patriottico! Il giornalino che ci rappresenta è quello che state tenendo tra le
mani. Non stiamo parlando del New York Times né di una qualsiasi altra testata internazionale, ma
se non siamo noi a scrivere sul nostro giornalino, chi altro può farlo? Quindi SCR (su con le rece):
invece di lamentarvi, pensate ad un modo per migliorare ciò che non vi piace del nostro giornalino. In
caso contrario siete liberissimi di utilizzare i cinquanta centesimi per una barretta di Kinder Bueno
delle macchinette anziché devolverli a SaveTheChildren comprando il giornalino della scuola.
A proposito di questo: con i primi due numeri abbiamo raccolto un po’ di soldini. Aspetteremo la fine
dell’anno scolastico per mandare il ricavato all’associazione sopra nominata. Nel frattempo
continuiamo così!
Per quanto riguarda questo numero noterete in particolare la partecipazione di studenti del ginnasio,
specialmente del primo anno (neanche mi avessero letto nel pensiero). Troverete articoli con
argomenti che spaziano dalla politica al calcio, e reportage sulla Giornata della creatività e la
cogestione, con tante FOTO per ricordare i momenti più belli trascorsi all’interno del nostro vecchio
Prati.
Buona lettura! Yasmin Zouggari e Giorgia Folgheraiter
EDITORIALE
3
SOMMARIO
REDAZIONE:
DIRETTORE
RESPONSABILE:
Maria Pezzo
CAPOREDATTORI:
Giorgia Folgheraiter
Yasmin Zouggari
REDATTORI:
Maddalena Acler
Giulia Nicoletti
Lorenzo Borga
Paola Banal
Sara Previdi
Alice Dalsass
Alessandra Tomasi
Christoph Thun
Federico Duca
Federico Hannüss
Giorgia Folgheraiter
Ilaria Vetruccio
Maria Giulia Zadra
Matteo Miorelli
Mattia Leone
Silvia Vazzana
Yasmin Zouggari
COPERTINA:
Chiara Sarzi Sartori
GRAFICA e
MESSAGGERIA:
Mattia Leone
Attualità prataiola:
Warning!
Arrivederci Facci
Tirocinio formativo
Reportage cogestione
Intervista teatro
I prataioli e la creatività
Sondaggi facebook
Spettacolo unico?
Autorità ed educazione
Attualità:
Nuove tecnologie: e noi?
I dieci anni dell’euro
Olocausto
Servizi sociali
Praticantati è il giornalino del Liceo Prati n° 3 anno
14 marzo 2012
Rubriche:
Michael Jackson
Amy Winehouse
Whitney Houston
Milan - Juventus
Sport Utility Vehicle
Recensione film - The
Help
Recensione libro - Harry
Potter e i doni della morte
Woodstock
Svago:
Poesia
Ipse dixit
Giochi
Orospoco
Messaggeria
Sommario:
Autorizzazione del Tribunale di Trento
n°1390 del 1 luglio 2009
E-mail: [email protected]
Web: http://praticantationline.wordpress.com
4
CERTIFICAZIONI LINGUISTICHE INGLESE a.s. 2011-12 Prossime scadenze per iscriversi presso la nostra Segreteria alle certificazioni di inglese:
PET 9.03.2012 per sessione 12.05
PET 23.03.2012 per sessione 26.05
PET 2.04.2012 per sessione 19.06
FCE 23.03.2012 per sessione 26.05
CAE 20.03.2012 per sessione 13.06 Si confermano le date dei prossimi esami di certificazione inglese:
PET ORALE 03.03.2012 presso CLM TRENTO
SCRITTO 10.03.2012 ore 9.00-11.25 presso CLM TRENTO
CAE ORALE 16.03.2012 presso CLM TRENTO
SCRITTO 17.03.2012 ore 9.00- 15.10 presso AULA MAGNA DA VINCI con documento di identità valido e 15 minuti di anticipo rispetto all’orario di convocazione Esami ECDL Venerdì 23 marzo 2012 (iscrizione entro sabato 17 marzo) Prossime date verranno comunicate nel sito della scuola: www.liceoprati.it CORSO PROPEDEUTICO ALL’ESAME Zertifikat Deutsch B1 Si ricorda che gli appelli per l’anno 2012 prima delle vacanze estive sono:
il 18.04.2012, iscrizione entro il 18.02.2012
il 14.05.2012, iscrizione entro il 14.03.2012. Per l’iscrizione all’esame inviare i dati: nome, data e luogo di nascita per mail alla professoressa Anna Sala, [email protected] CORSO PROPEDEUTICO ALL’ESAME Zertifikat Deutsch B2 Si ricorda che gli appelli per l’anno 2012 sono:
il 16.05.2012, iscrizione entro il 16.03.2012
il 22.11.2012, iscrizione entro il 22.09.2012. Per l’iscrizione all’esame inviare i dati: nome, data e luogo di nascita per mail alla professoressa Anna Sala, [email protected]
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Caro Prati,
dopo 5 anni, mi trovo oggi a lasciarti, splendida scuola. Mi sento un po’ come quando lasciai il tuo
amico/nemico Galilei, dopo 5 anni, anche se in un altro ruolo.
È stato un percorso non privo di ostacoli: quando arrivai, gli iscritti ai corsi di informatica erano 16.
Oggi sono 182. Non c’erano i computer per gli studenti, i libri ECDL, gli esami si facevano al Galilei, e
si sa… In fondo un po’ di rivalità c’è sempre stata.
Ricordo con curiosità i cartelli appesi nei tuoi laboratori con simpatiche imposizioni: “Vietato usare le
chiavette USB!” oppure “Vietato mangiare, vietato bere!”, “Vietato chattare!”, vietato, vietato, vietato.
Ricordo i computer nella sala insegnanti dove c’era la coda per poter stampare un documento, o gli
studenti che dovevano firmare un registro per poter utilizzare un computer nel laboratorio. Vietare e
controllare, invece che liberare e educare. Ti lascio quindi qualche cartello nuovo, spero ti possa
piacere.
Negli anni siamo riusciti a portare nell’Era Digitale anche te, caro Prati, grazie alla collaborazione di
alcuni insegnanti a cui sono molto grate, grazie alla disponibilità dei dirigenti, in particolare
dell’attuale, prof.ssa Pezzo, ma anche e soprattutto grazie ai tuoi studenti, che hanno capito e
creduto che lo studio dell’informatica non comporta banalmente acquisire una cassetta degli attrezzi
facoltativa o potenzialmente utile per essere sfruttata nel mondo del lavoro. È invece una ben più
ampia disciplina, necessaria per fornire a un cittadino dell’Era Digitale quella Cultura, quelle
consapevolezze e competenze necessarie a una vita sociale, culturale e lavorativa degna di uno
studente, in particolare di un Liceo Classico come te, tra i primi nati in Italia, nel lontano Cinquecento.
Il mio scopo come sai non era quello di tenere semplici corsi ECDL, ma di attuare un ben più ampio
progetto di rinnovamento. In questi anni ho raccolto molte soddisfazioni, da quegli alcuni studenti che
mi portavano i pasticcini a fine anno, a chi mi ha aiutato a rilanciare l’orientamento in entrata, a chi mi
scriveva mail cercando di confutare qualche mia tesi pro-Apple (puntualmente, non riuscendoci).
Certo, non si può piacere a tutti, e mi dispiace per gli studenti a cui non sono riuscito a dare quanto
avrei voluto, mi dispiace se non sono riuscito a capire o a soddisfare le aspettative di qualcuno.
In generale però, con oggi si chiude la mia esperienza nell’insegnamento per dedicarmi a tempo
pieno alla mia professione principale che, come sai, attiene la psicologia, e devo ringraziarti perché
mi hai regalato 5 splendidi anni. Ti ringrazio per il percorso fatto assieme, ti saluto e ti auguro di
continuare così, caro Prati, nel veicolare la cultura Classica anche, e soprattutto, nell’Era Digitale in
cui sei arrivato, finalmente, anche tu.
E dopo questi altri 5 anni di Liceo, nessuna citazione mi sembra più opportuna della seguente, anche
perché diciamocelo, se tu non lo avessi capito, ho una simpatia per il suo autore.
Your time is limited, so don't waste it living someone else's life. Don't be trapped by dogma - which is living with the results of other people's thinking. Don't let the noise of other's opinions drown out your
Di Michele Facci
Caro Prati…
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own inner voice. And most important, have the courage to follow your heart and intuition. They
somehow already know what you truly want to become. Everything else is secondary.[…]
On the back cover of their final issue was a photograph of an early morning country road, the kind you might find yourself hitchhiking on if you were so adventurous. Beneath it were the words: “Stay Hungry. Stay Foolish.” It was their farewell message as they signed off. Stay Hungry. Stay Foolish. And I have always wished that for myself.
And now, as you graduate to begin anew, I wish that for you.
Stay Hungry. Stay Foolish.
Thank you all very much
Con affetto, un caro saluto a tutti.
Michele Facci
Quest'estate, hai qualche settimana (minimo due) per un'esperienza diversa? Hai voglia di vedere
come funziona il mondo del lavoro? Sei interessato ad un tirocinio presso un'azienda,
un'associazione, un ente pubblico?
Tra le varie possibilità, il Liceo ha attivato una convenzione con la Fondazione Mach di San Michele
e c'è inoltre la possibilità di partecipare ad un vero scavo archeologico a Tarquinia.
Contatta la referente del Liceo oppure compila il modulo in segreteria.
prof.ssa LAURA RUBAGOTTI [email protected]
Nell'assemblea d'istituto del 20 MARZO, vieni a sentire come funziona il servizio civile e in quella di
APRILE ci sarà un gruppo di lavoro sul VOLONTARIATO. Non mancare!
7
Di Paola Banal & Sara Previdi
“Non so se funziona come
metodo di cura, ma so solo che
dopo essermi stiracchiata mi sono
rotta il collo!”
Forza Japan Food!
Libri, relax, caffè: letture e
confronto di idee
Processo ai
rappresentanti vecchi e
nuovi: bello tutto,
compreso il leggero
clima da “forum”
8
Sessione di balli latino-americani
bellissima! Poca partecipazione
maschile!
Amori che
nascono tra
le mura del
Prati “Film interessanti, troppi sull’omosessualità”
Un c
ovo
di m
att
i!
9
“Lezione di bonghi stupenda: risate, tanto
divertimento e mani hot!”
All Star Game: che passione!..
..speriamo non diventi di norma, visti i
pazzi partecipanti!
Ragazze che ascoltano:
la lezione di bonghi affascinate dal bonghista
Foto di Caterina Albertini
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Dopo il successo di “Baccanti” dell'anno scorso, quest'anno la compagnia di teatro della scuola, la
Compagnia degli Ipocriti, metterà in scena “Medea”.
Andiamo a conoscere un po' meglio la regista e i suoi tre simpatici attori-collaboratori.
Nome cognome
Elisa Nicolussi Sebastiano Moltrer
Alice Dagostin Nicola Bassetti
Che ruolo hai all’interno del
gruppo?
Pseudoregistaassillanteeansiosa puliscicessi
Mh…stressare la regista?
Quello bello che nei film horror muore
per primo.
….e all’interno della tragedia?
La staccionata Giasone il Marpione
Anselma l’ancella Boh mi pare sia un re di una qualche città...Chiedi alla
regista.
Che cosa provi mentre reciti o mentre spieghi
le parti ai nuovi arrivati?
Prurito Eccitazione =) Penso a cosa mangerò per cena
Attacchi incontrollabili di
aerofagia.
Cosa ne pensi dei nuovi acquisti?
Scontati (ahahaha,
raccapricciante)
Pollastrae sunt et pollastrae
manent!
Sbarbeeeee (vi voglio bene
ragazze)
Carine.
Sei soddisfatto/a
del lavoro svolto finora?
Passo la parola Come un
bambino a cui è stato appena
lavato il culetto=)
Certo!!! (adesso voglio lo
zuccherino Eli)
Devo ancora iniziare.
Quando hai scoperto
questa tua passione?
Mangiando un burrito
Devo ancora scoprirla.
Da piccina al telefono con la
nonna
Domani.
Ti ispiri a qualche
attore/attrice famoso/a?
Ned Flanders vale? Cicciolina! Seba! Me stesso della settimana scorsa.
…e qual è il tuo attore/ tua
attrice preferito/a ?
Nicola Bassetti Edoardo D’Ospina
(eccitazione sessuale)
Si chiama Silvia, va in I D e ora mi
odierà
Me stesso di un mese fa.
Qual è la tua opera teatrale
“Aspettando Godot”, Samuel
“Edo nella vasca da
È banale dire Baccanti?
“Panico durante le interrogazioni di
Intervista alla Compagnia degli Ipocriti
Di Yasmin Zouggari
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preferita ? Beckett bagno” greco”
E perché ? Leggila e capirai :) Eccitazione =) Per Dioniso, il Dio bromio!
Mi piace l'improvvisazione.
Hai mai recitato al di
fuori delle mura
scolastiche?
A volte in giardino A 5 anni ho interpretato la personalità del
culetto indipendente
di un bambino.
Veciota sorda in seconda
elementare
Sì fortunatamente sono riuscito ad
evadere.
Cosa ne pensi della tua regista?
Oddio, con 3 aggettivi la descriverei
meravigliosa, perfetta e sublime
Una gnocca=) Luce dei miei
giorni, faro nelle notti più
buie,spettacolo di eterna bellezza..!!
Va bene?
Aspetta, cosa mi aveva detto di dire? Ah sì: ”Devi dire che
sono la più brava del mondo” Fffatto.
Cosa pensi dei tuoi “allievi”?
(rivolta ad Elisa)
38 modi diversi per liberarmene
facendo passare il tutto per un
incidente. (in realtà li adoro <3 )
Single? Staccionata Amo Cice sulla staccionata
Amo Seba. I'm sexy and I know it.
La tua citazione preferita?
“L'unico posto in cui SUCCESSO viene prima di SUDORE è il dizionario.” (V. Sasoon)
“Con me non devi essere
niente...”
Per aspera ad astra (eddaje col
latino)
Oh dolore senza misura!
Hai progetti per il futuro?
Troppi Popò alle 19.30=)
Dormire Capire se siano più stupide le domande
o le risposte dell'intervista.
Pirati dei Caraibi o Guerre
stellari?
Guerre ai Caraibi tra pirati stellari sdjbvgfsidgfis
Da grande farò il pirata <3
Televendita di materassi.
Nutella o marmellata?
Ma che domanda è? Marmenutellat
a.
Dopo questa domanda mi
ritengo offesa.
Senape.
De Andrè o Guccini? (se dite nessuno
dei due vi capisco)
De Andrè, miseria! Non si può scegliere tra
due geni.
Mh, difficile, passo! De Andrè.
Greco o religione?
Marmellata Religione dei greci
….sempre più difficile
Orge dionisiache.
Ballarò o Spongebob?
Nicola Bassetti o.O Spongebob è
decisamente la mia filosofia di vita
...Orge?
Salutate i lettori prataioli
da perfetti/e sbarbini/e !
No ti prego, capisco le
domande e tutto il resto, ma questo
NO.
Viva la …=) GYdsTsydLh! Perchè la leggono
anche questa roba? :)
12
Fino a quando non si conosce un ragazzo del Prati, si potrebbe pensare che le sue mani siano in
grado solo di sfogliare le pagine dei libri di testo e di dizionari. Beh, non è così.
Si potrebbe partire proprio dalla Giornata della Creatività, che si è svolta il giorno 21 dicembre.
Le decorazione di pasta sono state fatte, ad esempio, da noi studenti con lo scopo di addobbare
l’albero di Natale. Non sempre, però, abbiamo ottenuto i risultati desiderati: stelle trasformatesi in
fiorellini deformi e cuori diventati semplici cerchi di pasta…
L’importante è l’impegno, giusto??
L’attività di pittura, però, si è rivelata veramente divertente: siamo riusciti a trasformare le nostre
facce, stanche e coperte di occhiaie, in fantastiche opere di arte moderna utilizzando soltanto le dita
e le tempere colorate.
La fantasia prataiola non si limita solo a questo: durante la cogestione, infatti, abbiamo abbandonato
le nostre vesti da studenti modello (“abbiamo accantonato il Gi”) per dedicarci alle nostre più
nascoste e ignote passioni. Le lezioni di hip-hop e di balli latino-americani hanno riscosso molto
successo, anche se a dirla tutta, si è sentito la mancanza di qualche “partner”...
La lezione di bonghi, anche se è partita con un velo di imbarazzo da parte di noi studenti, è stata
apprezzata molto. Per questo dobbiamo ringraziare il ragazzo che ci ha pazientemente ripetuto, fino
allo sfinimento, i ritmi e le tecniche per suonare. Pur essendo intelligenti, ce ne abbiamo messo di
tempo a capire!
Proposta: considerando il fatto che la scuola ha un’orchestra personale, perché non aggiungere
anche qualche bongo?
Scherzi a parte, la massima espressione della nostra creatività si manifesta nelle traduzioni da greco
o latino all’italiano. Alcune frasi, non essendo sempre del tutto comprensibili, suscitano in noi una
certa voglia di improvvisazione che spesso , però, ci porta fuori strada.
Pur essendo qui solo da settembre, infatti, ne abbiamo viste di tutti i colori: una mandria di capre che
si getta eroicamente in mare nel tentativo di recuperare una palla per un gruppo di ragazze disperate,
ninfe al posto di giovani pastori, usignoli che si trasformano magicamente in vecchiette e, infine, dèi
che convocano uomini sull’Olimpo per scriversi delle lettere.
Strano, vero?
Ma adesso ecco a voi un piccolo test per calcolare il vostro livello di creatività:
1. Davanti ad una scatola di lego:
a. Classifichi i mattoncini per dimensioni e colore b. Costruisci una casetta c. Riproduci una copia a dimensioni reali di un mostro mitologico come Polifemo
Giulia Nicoletti & Maddalena Acler
13
2. Durante una lezione di greco: a. Prendi appunti senza tralasciare niente b. Schiacci un pisolino sognando “Bear nella casa blu” c. Immagini di essere un generale greco pronto a combattere contro l’esercito nemico
incitando i soldati con un discorso ispirato direttamente dalle muse
3. Sotto la doccia: a. Conti le gocce e calcoli la velocità che impiegano a cadere b. Fai gargarismi e altri versi strani c. Canti a squarciagola adattando il tuo inglese alla canzone originale
4. Al supermercato un tipo ti supera, tu:
a. Gli fai notare gentilmente che sarebbe stato il tuo turno b. Ti innervosisci, ma lasci correre c. Ti inginocchi davanti a lui insultandolo in rime
5. La prima pagina del tuo quaderno di storia:
a. È perfettamente in ordine e ci sono scritti i tuoi dati personali in caso lo smarrissi b. Non esiste c. Nasconde un fumetto da leggere in caso ti annoiassi
6. Un amico ti invita ad una festa: a. Non ci vai, devi ancora finire di studiare b. Ti prepari con cura e decidi di indossare i jeans comprati il giorno prima c. Ti presenti alla festa vestito con un’eccentrica maschera da carnevale, nonostante nessuno ti
abbia detto di farlo 7. Il tuo abbigliamento tipo:
a. Adori indossare camicie e nel tuo armadio ci sono vestiti uguali presi in serie nello stesso negozio
b. Indossi abiti confortevoli, che non danno troppo nell’occhio, solitamente di colori scuri c. Vesti in modo colorato e, a volte, risulti anche un po’ eccentrico
8. Se ti trovassi in mano una scatola vuota del panettone: a. La butteresti nel primo cestino che ti capita a tiro b. Ci faresti un elmetto da riusare a carnevale c. Progetteresti un fantastico erogatore di bicchieri (vedi quello di 4D)
9. È sabato sera e hai la casa libera: a. Trascorri la serata ripassando per le possibili interrogazioni del giorno dopo b. Inviti qualche amico/a per una serata film in compagnia c. Organizzi una festa in stile hawaiano con tanto di ballerini invitando tutta la scuola
Le soluzioni a pagina 46!
14
Fight club 34%
Milk 33%
Tropic thunder 25%
Documentari 8%
1) Che film hai preferito?
Windows vs apple 27%
Processo ai rappresentanti
37%
Dibattito sul calcio storico e
moderno 9%
Aborto e eutanasia
9%
Incontro sull'italianità con OrMe
18%
2) Che dibattito hai preferito?
Studenti! Che ve ne pare? La pagella scolastica che abbiamo provato ad attuare nei primi due
numeri era poco condivisa o comunque poco partecipata. Abbiamo svolto questi sondaggi tramite
facebook: ecco il risultato! Pollice in su se vi piace l’idea e vi piacerebbe trovare altri sondaggi sui
prossimi numeri.
?
Sondaggi sulla giornata
della creatività ?
15
Africa: sviluppo possibile?
12%
Il brasile delle baraccopoli e
la foresta amazzonica
62%
LHC: ricerca della particella
HIGGS 13%
Donna oggetto 13%
3) Che conferenza hai preferito?
Degustazione cibo
giapponese 27%
Libri, caffè e relax:
confronti e letture
5%
Balli latino-americani
36%
Lezione di bonghi 18%
All star game 14%
5) Che attività partecipativa hai
preferito?
4) Che incontro sulla musica hai
preferito?
Viaggio nellamusica celtica
Storia della musicaHouse
Dream theater
16
Sono tempi di sacrifici e toccano a tutti. No, il Prati non è in bancarotta per fortuna. Almeno non per
ora. La situazione è meno critica ma comunque spinosa: dal prossimo anno dovremo arrangiarci in
tutto e per tutto nell’ organizzazione dell’assemblea spettacolo. Una grande occasione e un bene da
un punto di vista, poiché è impensabile che gli attuali referenti del progetto, Gianluca Leonesi e Tullio
Garbari, gli “inventori” dell’assemblea (Dio li benedica!), possano ed abbiano la voglia dopo tanti
anni, di organizzarla. Ma questo comporta una grande forza di volontà nostra il prossimo anno. Ma
da dove cominciare? Noi non abbiamo le competenze tecniche e l’esperienza per riuscirci.
Da questo problema è nata la decisione di mantenere solo la replica serale dello spettacolo. Infatti
oltre a ragioni secondarie, come testare l’interesse degli studenti, il risparmio economico (che va a
vantaggio nostro perché limita la possibilità che si annulli la prossima assemblea spettacolo per il
costo eccessivo) ed evitare l’Auditorium vuoto per metà, che non avevano convinto neanche me, ne
esiste un’ altra. Al posto del primo spettacolo mattutino verrebbero organizzate delle prove generali.
Oltre alla comodità di avere più tempo a disposizione per provare per chi si esibisce e per i tecnici,
c’è un altro vantaggio: durante queste prove i due tecnici ex Prati starebbero in platea e tutto lo
spettacolo, ripeto tutto, sarebbe gestito da noi studenti. Un bel passo avanti. Faccio l’esempio delle
luci poichè è l’unico che ho provato: trovarci in tre ragazzi davanti alla console (quella cosa con i
tastini e le levette) senza la pressione di cinquecento compagni pronti a giudicarci è una bella
occasione per imparare ad arrangiarci, e questo vale anche per i tecnici di palco immagino. Insomma
una scelta di prospettiva. Poi la sera Tullio e Gianluca tornerebbero ai loro compiti abituali per
garantire al pubblico comunque uno spettacolo di qualità. Basta guardare gli altri Licei (quelli con la L
maiuscola) di Trento: Da Vinci e Galilei. Entrambi organizzano un solo spettacolo serale. Certo
dispiace togliere la possibilità agli studenti di assistere al proprio spettacolo di mattina, ma potranno
farlo la sera, magari con i propri genitori. Per chi fosse realmente impossibilitato a venire il sabato
sera perché abita lontano o perché non può essere accompagnato forse ci sarà la possibilità di
venire in teatro la mattina ad assistere alle prove generali, che saranno molto simili allo spettacolo
vero e proprio. Per gli altri studenti la mattina molto probabilmente ci sarà un’assemblea d’istituto
normale; ovviamente non potranno essere i rappresentanti d’istituto ad occuparsene perché
impegnati in Auditorium, ma una soluzione si troverà.
Si può essere d’accordo o no, ma ciò non toglie che l’anno prossimo si potrà tornare sui propri passi,
se non si ottenesse un buon risultato o non c’è ne fosse più la necessità. Fare un sacrificio quest’
anno per poter passare l’esperienza dai vecchi ai nuovi tecnici e garantire l’assemblea spettacolo
anche nei prossimi anni. Perché di questo si tratta: se il prossimo anno non ci sveglieremo per tempo
e non saremo pronti l’assemblea in teatro non si farà, e sarà dura ripristinarla gli anni successivi.
Sono tempi di sacrifici e toccano a tutti.
Spettacolo unico: SI/NO/FORSE
Di Lorenzo Borga
17
C’è speranza se questo accade al Prati. Riprendiamo qui il titolo di un bel libro del grande maestro
delle scuole elementari, Mario Lodi, che ha insegnato al Vho di Piadena, per commentare una lettera
apparsa su un giornale locale a firma di un genitore, a proposito di un evento che si è verificato al
Liceo Prati. La portata della questione va oltre l’evento in sé e riguarda il rapporto tra il valore
dell’autorità e delle regole e l’educazione, non solo contenutistica, ma etica e civile. Un giornalino
realizzato autonomamente da un gruppo di studenti e la pubblicazione su Facebook di una frase
rivolta alla dirigente, che recita: “rompere le p…. alla Pezzo”, ha portato a interventi diversi, dalla
convocazione dei genitori e della Polizia postale a scuola per evidenziare i vincoli connessi all’uso
della comunicazione e un voto in meno in condotta per gli interessati. Questi sinteticamente i fatti. Più
rilevante ci sembra la reazione, per comprendere dove fallisce oggi l’educazione e perché. Per
questo scopo la lettera scritta dal padre di uno degli studenti, proprio perché mostra un elevato livello
di formazione e conoscenza, è un buon indicatore. La vigorosa ed erudita prosa del genitore, infatti,
ha la caratteristica di provare quel che intende smentire: la crisi dell’educazione oggi, a livello
familiare, scolastico e sociale. Con l’aggiunta della pretesa neutralità delle relazioni mediante
tecnologie come Facebook. Al primo posto vi è l’evidente convinzione che ogni forma di intervento
basata sul “no” e sul richiamo alle regole e al valore delle istituzioni è una forma di repressione e
censura. L’utilizzo reiterato delle parole libertà e autonomia rischia di confonderle con l’arbitrio. Non
esiste libertà senza regole. Non esiste crescita senza un buon rapporto autonomia-dipendenza. Non
possiamo parlare del “sì” senza il “no”, né sperimentare la possibilità senza il vincolo. Per molti anni
abbiamo farneticato di una società “senza padri” e abbiamo finito per crearla, generando una faticosa
e spesso disperata necessità di autocontenersi per assenza o carenza di sponde da parte dei
bambini e dei ragazzi. Per quella via si è prodotta non maggiore libertà ma solitudine e fragilità, e una
difficoltà a comprendere il senso e il valore delle istituzioni per la vita individuale e collettiva. La
difficoltà principale che si ritrova nei giovani oggi è la carenza di una base sicura e solo un principio
di autorità può fornirla. La parola autorità, che abbiamo eliminato dal vocabolario, riguarda di fatto la
possibilità di riconoscere il valore del servizio che dà chi è autore di soluzioni valide e necessarie per
crescere ed esistere. L’educazione se è tale esige autonomia e contenimento, diversamente è
abbandono. Non esiste solo la possibilità di dire e fare quello che si vuole, o la repressione e il
dominio. La ricerca educativa ad ogni livello riguarda la pratica della libertà più ampia possibile
dentro le regole e le istituzioni, che certamente possono e devono essere discusse, ma nel rispetto
delle condizioni che consentono la civiltà delle relazioni e il valore della democrazia. C’è speranza se
si apre un confronto su tali questioni e se riconosciamo il giusto equilibrio tra libertà e educazione.
Ugo Morelli è docente di Psicologia del Lavoro e dell’Organizzazione all’Università di Bergamo. Direttore della Trentino School of Management. Il suo ultimo libro è Mente e paesaggio, Bollati Boringhieri, 2011
18
In quest'era tecnologicamente avanzata, riuscire a capire perfettamente ogni aspetto della tecnologia
che circola nelle nostre mani ogni giorno comincia a diventare difficile. Termini come wi-fi, touch-
screen, online, (l'elenco potrebbe essere infinito), sono entrati a far parte del linguaggio comune già
da molto tempo, ma questo non significa che tutti siano pratici di Iphone, Ipad, o molto più
semplicemente di un normale computer. Ma come influisce l'utilizzo di queste tecnologie su di noi?
Bisogna premettere che lo sviluppo di questi gioielli elettronici ed informatici ha fatto passi da
gigante negli ultimi tempi, migliorando nettamente le nostre condizioni di vita e le possibilità di
relazionarci con gli altri.
Prendiamo, come primo esempio, il computer: chi non conosce la famosissima macchina presentata
da Apple per la prima volta nel 1976, che poteva svolgere solo alcune funzioni elementari,
perfezionata nel tempo fino al risultato attuale? Ormai quasi tutti possiedono il supporto che ha
letteralmente rivoluzionato ogni campo e ogni settore; la gestione dei documenti è diventata molto più
semplice e comoda, le comunicazioni, con gli attuali social network, come Twitter o Facebook,
permettono alle persone di mettersi in contatto in ogni parte del mondo e calcoli ed operazioni che
prima neanche si immaginavano sono oggi all'ordine del giorno. A dominare tutto ciò è Internet,
sistema di reti connesse tra di loro, che permette di trovare o mettere online migliaia di file,
documenti, immagini o video e può rappresentare un posto virtuale dove incontrarsi, giocare e
divertirsi … ma attenzione! “Internet, come tutte le cose, ha i suoi pro e i suoi contro - spiega Michele
Facci, psicologo al centro studi Erickson - soprattutto bisogna fare attenzione a quello che si trova in
rete, visti i pochi controlli effettuati sul materiale che viene messo online. Internet può certo essere
utilissimo per trovare dati, elaborarli, divertirsi etc., basta non considerare il mondo virtuale più
importante di quello reale.”
Anche la televisione, datata 1925, pur non essendo proprio una nuova tecnologia, resta comunque in
tema: questa è ormai affollata da programmi che pubblicizzano gli oggetti più disparati, litigi in diretta,
spumeggianti veline, televendite varie e può diventare davvero difficile trovare un programma in cui
non spuntino vestiti scollati da tutte le parti. I film possono sembrare invitanti, ma non si fa in tempo a
leggere i nomi dei personaggi, che sullo schermo cominciano a scorrere spot di merendine, telefoni
cellulari e automobili, che naturalmente non si limitano all'inizio del film, ma continuano
insistentemente fino a che lo spettatore non si ricorda più quello che stava guardando. In un'era in cui
ci si parla dal Brasile al Giappone ma tutto va in tilt per qualche centimetro di neve, la soluzione
migliore per chi di tutti questi schermi con annesse complicazioni non ne vuole sapere resta sempre il
buon, vecchio libro.
Nuove tecnologie: e noi?
Di Andrea Cordin
19
Europa, madre con Zeus di Minosse (re di
Creta), non avrebbe mai pensato che il suo
nome avrebbe coniato oltre che quello di un
satellite Gioviano, quello di un quartiere della
capitale e quello di un'isola dell’Oceano
Indiano, anche quello di una regione
geografica oggi, appunto, nota come “Europa”.
Da “Europa”, infine, deriva anche il nome della
moneta, che usiamo quotidianamente per ogni
nostra azione economica: l’Euro, inizialmente
ECU (European Currency Unit). Il suo nome,
però, doveva essere unico, semplice e privo di
fraintendimenti, e poiché nel significato della
sigla "ECU" ve ne erano diversi (in francese,
écu= barriera, in tedesco, ein ECU suonava
come "una vacca") vennero usate
semplicemente le prime quattro lettere di
Europa. Solo nella scelta del nome della
moneta furono evidenti le numerose diversità
fra i paesi membri.
Dieci anni fa, all’entrata in vigore dell’euro, i
politici italiani e europei erano divisi tra euro-
catastrofisti (Silvio Berlusconi e Umberto
Bossi) e euro-entusiasti (Romano Prodi e Carlo
Azeglio Ciampi) , e gli italiani, forse esaltati dai
media, apparivano nei sondaggi ottimisti,
favorevoli e bendisposti. Tutta questa euforia
svanì trasformandosi, però, poco tempo dopo,
in polemiche, soprattutto contro la mancanza di
un sufficiente monitoraggio nel cambio lira-
euro, che ebbe appunto come conseguenza
un’ altissima inflazione del 29% (dato
pubblicato da Eurispes nel 2002). I membri
della neonata eurozona trovarono, comunque,
dei benefici nella nuova moneta: per esempio
l’Italia, con dei bassi tassi d’interesse sul
debito, riuscì a risparmiare la non modesta
somma di cinquanta miliardi di euro, la
Germania poté, invece, vantare di un export da
record; un eventuale crollo della moneta unica
si rivelerebbe un disastro per tutta l’Europa,
perché non sarebbe più garantibile la
protezione fornitaci dall’euro fino ad oggi nei
confronti delle crisi provenienti
dall’Oltreoceano.
Sulla carta, il principale obbiettivo dell’euro era
quello di garantire all’Europa una certa
competitività a livello internazionale, creando il
pilastro di un nuovo ordine monetario.
Dall’adozione di una nuova moneta unica ci si
aspettava, oltre a questo, anche un sistema più
equo, solido, pluri-centrico e meno vulnerabile
agli shock unilaterali provenienti dall’America,
un incremento dell’interdipendenza economica,
un’agevolazione (liberazione) del commercio
tra stati membri, una riduzione nelle differenze
dei prezzi, una maggiore competizione tra
aziende, una riduzione dell’inflazione, un
abbassamento dei tassi di interesse e, infine,
un armonizzazione dei bonifici. L’euro, inoltre,
avrebbe dovuto dar fine alle svalutazioni
monetarie esageratamente competitive che si
alternavano tra gli stati europei. Una moneta
condivisa da un aggregato economico dalla
portata degli Stati Uniti doveva, infine, avere
una funzione stabilizzante all’interno del
Vecchio continente e di bilanciamento nei
rapporti di forze globali tra valute. Gli equilibri
economici mondiali dovevano essere fondati
su un treppiedi: dollaro, euro e una moneta
Euro? Dieci anni!
Di Federico Duca & Christoph Thun H. W.
20
asiatica come terzo punto di appoggio
(inizialmente si pensò allo yen, più
recentemente allo yuan). Il tutto, però,
possibile solo a una condizione: il pareggio di
bilancio di tutti gli stati membri attraverso
riforme strutturali, che purtroppo ancora
adesso vengono a mancare.
Oggi, dopo dieci anni di circolazione dell’euro,
inutile negarlo, abbiamo avuto dei progressi,
ma purtroppo lenti e parziali. Il dollaro rimane
sempre la moneta più potente e diffusa,
detenuta nelle riserve ufficiali delle banche di
tutto il mondo. Il petrolio e le sue transazioni,
sono ancora, per ricordare l’importanza di
questa valuta, basati sullo “US Dollar”. Quale è
la motivazione della netta superiorità del
dollaro? Dietro a quest’ultimo vi sono sia una
forza militare, che una politica estera unica
(per quanto controversa). Dietro alla moneta
europea, al contrario, non v’è ombra né di un
esercito, né di una flotta armata a guardia delle
principali rotte commerciali (come quelle
petrolifere), né tantomeno di una politica
economica basata su di esso. Mancano a
livello Europeo sia un’unione governativa, sia
un’unità finanziaria e sia una piazza globale
che possa effettivamente competere al colosso
newyorchese di Wall Street. Tutte queste,
però, sono cose che si dovevano fissare fin
dalle origini: si sarebbe dovuto, infatti, prima
stabilire l’unione politica, e solo dopo l’unione
monetaria. Attualmente è assolutamente
necessario che, in qualche modo, il
fondamento democratico delle decisioni
europee venga irrobustito per mezzo di un
governo comune. A proposito di questa
vincolante priorità, vogliamo ricordare che gli
stati più potenti e sviluppati economicamente,
Francia e Germania, hanno preso, finora,
decisioni di propria iniziativa e delegato solo
quelle che necessitavano di legittimazione
democratica. Il derivato negativo della moneta
unica, negli ultimi tempi, è la formazione di
un’accozzaglia di paesi, che fanno ognuno i
propri interessi (questo è anche dovuto
all’intralcio della Gran Bretagna nei processi
d’integrazione europea). Per quanto riguarda il
debito degli stati, invece, esso è stato da
sempre fatalmente trascurato, rivelandosi oggi
un enorme problema. Cosa contribuì a questa
mancanza? Nel trattato di Maastricht i limiti
imposti agli stati erano molto duri e questo
portò, quindi, alla nascita di clausole differenti
da paese a paese. Tali erano, però, più delle
promesse che degli obblighi (come da
obbiettivo iniziale). La Grecia, per esempio,
entrò a far parte dell’unione senza rispettare
alcun criterio del trattato; ancora, Italia e
Belgio, entrarono con un rapporto debito/PIL
molto superiore al 60%. In questi anni, l’Italia,
invece di sforzarsi per cercare di arginare il suo
esagerato debito, ha puntato tutti i suoi
risparmi su welfare e stipendi, e di
conseguenza ora, si trova a dover applicare
misure drastiche e violente che di certo non
agevolano il suo (e nostro..) sviluppo su scala
mondiale. Solo, purtroppo poco tempo fa, è
stato aggiunto alla costituzione un articolo, che
obbliga a estinguere al più presto il debito, si è
iniziato a pensare, inoltre, ad un nuovo trattato
(più severo per i membri e rigido per gli
entranti) e all’istituzione di un organo, che
dovrebbe avere la funzione di monitorare i
debiti dei paesi europei.
Pensare che solo i piani di austerity (politica di
limitazione dei consumi privati e delle spese
pubbliche) siano la soluzione della crisi è
veramente un utopia, è come pensare che
21
l’anestesia curi ogni male per sempre, per
risolvere il problema bisogna salire alla sua
radice. I debiti pubblici dovevavano essere
abbattuti precedentemente e durevolmente:
adesso ci troviamo, infatti, in un Unione
Europea dove non ci sono né barriere tra stati,
né un unione politica e nemmeno i soldi per
realizzarla. E’ palesemente assurdo pensare
che ogni stato riesca a mantenersi da solo, il
futuro dell’Europa non è altro, infatti, che
ancora e più Europa. Un ipotetico futuro
europeo potrebbe svolgersi in svariati modi:
dallo spaccamento in euro nord e euro sud,
alla restituzione di una moneta su misura per
ogni singolo stato o allo scioglimento dell’Ue.
Tutto questo, però, con inimmaginabili
ripercussioni sugli stati (inflazione,
dimezzamento dei beni, flussi di capitale verso
l’estero, corsa agli sportelli etc.). L’unica ipotesi
calzante è quella della formazione degli “Stati
Uniti d’Europa” (un sistema europeo federale e
bicamerale), ipotesi che implicherebbe, però,
un totale pareggio di bilancio prima della
formazione di un governo comune, che non
potrebbe mai essere raggiunto dai Piigs
(Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna);
tutto questo sarebbe possibile solo se i più
virtuosi (Germania, Francia etc.) si
accollassero parte del loro fardello.
Nel salvare l’euro stiamo gettando a mare i
valori comuni e la diversità della storia
europea, come se fossero zavorra (queste
sono parole di Petros Markaris, scrittore
greco).
Fonti: Il giorno in cui l’euro morì di Stefano
Feltri, Limes, Il Sole 24 Ore, La
Stampa, Internazionale, La
Repubblica,Servizio Pubblico, Libero, Corriere
della Sera e Panorama.
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Negli ultimi anni sono sorte molte polemiche che hanno offeso l’Olocausto negando l’esistenza dei
campi di sterminio nazisti. In particolare un docente di Torino, che già nel 2007 era finito sulle pagine
di cronaca per aver offeso le vittime dell’Olocausto, torna alla carica su Facebook ed inserisce nel
suo profilo commenti e messaggi di estrema violenza, frasi antisemite e discriminatorie nei confronti
degli Ebrei immigrati, delle donne e delle persone disabili, minacciando anche una strage nella
sinagoga di Torino a colpi di pistola. Personalmente rinchiuderei in
carcere a vita questo insegnante, perché si è permesso di negare
quanto gli Ebrei e milioni di altre persone sono stati costretti a
patire nei campi di sterminio durante la Seconda Guerra Mondiale
per mano di Hitler e dei Tedeschi nazisti. E’ assolutamente
inconcepibile negare o dimenticare una tragedia simile: sono fatti
che non accadono spesso ma che dovranno essere ricordati per
sempre in tutta la storia dell’umanità affinché gli errori commessi
non si ripetano più. Persino il Supremo Comandante delle Forze
alleate, il Generale Dwight D. Eisenhower, quando incontrò le
vittime dei campi di concentramento, ordinò che fosse fatto il maggior numero di foto possibili, e fece
in modo che i Tedeschi delle città vicine fossero accompagnati fino a quei campi e persino
seppellissero i morti. Ed il motivo lui l’ha spiegato così: “Che si tenga il massimo della
documentazione, che si facciano filmati, che si registrino i testimoni, perché in qualche momento
durante la storia, qualche idiota potrebbe sostenere che tutto questo non è mai successo!”
Negare l’Olocausto è come dire che milioni e milioni di Ebrei non furono uccisi nei campi di sterminio
e bruciati nei forni. Anche gli Ebrei sono persone, e come tali
devono essere rispettate e non giudicate e disprezzate per
“questioni di razza”. Essi hanno patito la fame, il freddo, le
malattie… Sono stati usati per lo svolgimento dei lavori più gravosi
nei campi di concentramento, per la costruzione di miniere, ed
ancora i Tedeschi nazisti non erano soddisfatti; volevano
eliminarli, ma dopo ad averli sfruttati dal momento che risultavano
ancora utili in qualcosa, perché erano oggetto di contaminazione
di quella che chiamavano “razza ariana”. Una vita peggiore credo
che nessuno l’abbia avuta. Ma ciò che mi continuo a domandare è cosa abbiano mai fatto gli Ebrei
per venire uccisi e bruciati nei lager. Eisenhower ha avuto tutte le ragioni del mondo per
documentare con foto, filmati e testimonianze questa tragedia che non si deve assolutamente
ripetere ma soprattutto negare. Come ben sappiamo, la vita è un dono prezioso, che ci rende unici
ed irripetibili e allo stesso tempo tutti uguali tra noi, indipendentemente dal colore della nostra pelle,
la forma dei nostri occhi o la razza a cui apparteniamo. Ora, più che mai, a fronte di qualcuno che
sostiene “l’Olocausto è un mito”, è fondamentale fare in modo che il mondo non dimentichi mai!
Non negate l’olocausto!
Di Chiara Prati
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Chi più di noi giovani intraprendenti potrebbe
arricchirsi e arricchire le persone che gli stanno
attorno con iniziative aperte alla cittadinanza
come quelle che propone Es.Ser.Ci?
Esperienze di Servizio Civile della provincia
autonoma di Trento: progetti, laboratori o
occasioni per riflettere promossi da Enti iscritti
all’Albo che elaborano propri progetti di
servizio civile messi a bando per i giovani tra i
18 e i 28 anni. Questi ultimi hanno la possibilità
di scegliere un progetto e di candidarsi presso
l’Ente proponente. I settori di realizzazione dei
progetti sono Assistenza (ad
anziani, minori, giovani, donne
con minori a carico, soggetti
disagiati di vario tipo,
tossicodipendenti, etilisti,
situazioni di illegalità, ecc.),
protezione civile (per la
prevenzione e interventi per
emergenze ambientali)
ambiente (per prevenzione e
monitoraggio inquinamenti vari)
patrimonio artistico e culturale
(per la cura e la conservazione
di biblioteche, musei, turismo
culturale), educazione e
promozione culturale (per centri di
aggregazione, educazione alla pace, al cibo,
animazione del territorio, sportelli informa, lotta
all'evasione scolastica). A seguito di un
colloquio con il responsabile del progetto,
viene redatta una graduatoria per la copertura
dei posti disponibili. Poi è ovvio, finito il Liceo la
maggior parte dei diplomati al Prati prosegue il
suo percorso con i paraocchi da cavalleria
diretto verso gli studi universitari: per questo ci
sono diverse formule partecipative: 2 mesi per
partecipare ad un progetto o per sperimentare
l’esperienza e capire se è adatta alle proprie
aspettative, oppure un anno per imparare ad
essere cittadini attivi beneficiando di un
percorso di formazione adeguato.
Fare servizio civile rende la gente migliore,
gente che non esita a mettersi a servizio degli
altri “offrendo” il proprio tempo per un’iniziativa
diversa che va al di là dei soliti interessi
personali. Cosicché non si perda
tempo se questi ultimi non
fossero realizzabili oppure se
semplicemente si sentisse il
bisogno di fermarsi un attimo per
prendere il respiro crescendo
grazie alla comunità che ci offre
iniziative, idee per nuovi progetti
specifici che, al termine del
percorso annuale di Es.Ser.Ci, si
possono proporre all’Ente da cui
si è ospitati per valorizzare nuovi
interessi e ciò che si è appreso.
Fotografia, teatro, video e tanti
altri sono i laboratori per contribuire
concretamente a dare corpo a valori quali
solidarietà e condivisione, ad acquisire
competenze utili per le scelte professionali
ricevendo 433,80 euro al mese. Nuove
conoscenze possono aprirci un mondo di
possibilità: possibilità che non solo sono utili
agli altri, ma soprattutto a noi.
(info su www.serviziocivile.provincia.tn.it)
Di Giorgia Folgheraiter
Es.Ser.Ci
24
Assemblea
in pigiama
And the winner is…
Di Maria Giulia Zadra
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9.30 - *DRIIIIIIN*
Le porte di legno di spalancano battendo all’unisono sullo stipite e i prataioli, le bestie al macello, si
precipitano nei corridoi, dove appena un minuti prima regnava la calma.
Ora, parlo con voi, focalizzate l’attenzione su quello studente. No, non quello, quello più a destra con
l’aria stremata da due ore consecutive di greco e latino. Riuscite a leggere nel suo cervello?
“Finalmente sono libero, non ce la facevo più a sentire quello là che blaterava.. Ma a chi è venuta la
brillante idea di mettere due ore di latino e greco attaccate il lunedì? Se lo incontro.. Toh, è uscito il
Praticantati.. dai, predo una copia, se no queste qua rompono! Vediamo.. le solite rubriche, i
cruciverba, questo lo leggo dopo.. articolo lungo eterno su Michael Jackson.. ma chi, quello strano
che cantava con gli zombie? Voglio proprio vedere cosa scriveranno di uno così.. con tutte quelle
cose scandal…”
STOP
Ti riconosci nel prataiolo tipo descritto qua sopra? Hai intenzione di dare a quest’articolo una letta
veloce perché sicuramente sai tutto del tizio che canta Thriller, balla bene ma è uno strano perché
hai letto un articolo su DiPiù di tua nonna? Bene, quest’articolo fa proprio al caso tuo!
Chi non ha mai sentito nominare il Re del Pop alla TV, chi non ha mai canticchiato Billie Jean, e
purtroppo, chi non ha mai almeno sospettato che gli fosse caduto il naso?
Siccome la sottoscritta e tutti quelli che hanno sempre ascoltato la sua musica si sono stufati di tutte
queste dicerie messe in giro e alimentate dai mass media, ho deciso di fare chiarezza almeno dove
mi è consentito, e cercherò di chiarire i principali dubbi che i poco informati nutrono nei confronti di
quest’ uomo che ha fatto sognare generazioni intere e continuerà a farlo, malgrado non sia qui su
questa terra fisicamente.
E’ un’impresa difficile, ma ora come ora voglio provare a scindere la ‘leggenda’, lo show man che tutti
conoscono dall’uomo in carne ed ossa che veramente è stato.
Spero che abbiate pazienza sufficiente per leggere l’articolo a fondo!
Presunto “Sbiancamento”, ovvero VITILIGINE + Chirurgia Plastica
“Just because you read it in a magazine or see it on the TV screen don't make it factual”
Michael Jackson Di Annalisa Cao
26
Molti si chiedono come mai il colore della pelle di MJ sia andato schiarendosi durante il corso degli
anni, spiegandosi questo apparentemente strano fenomeno, con l’ipotesi dello schiarimento
progressivo della pigmentazione, come spesso i tabloid (ndr, giornali scandalistici) hanno affermato,
non avendo altre spiegazioni da parte del diretto interessato.
Era il 10 febbraio 1993, MJ dichiarava davanti alle telecamere del celeberrimo talk show americano
‘Oprah Winfrey Show’ di essere affetto da una malattia della pelle, probabilmente genetica ed
ereditaria abbastanza rara (circa il 2% della popolazione negli USA) chiamata VITILIGINE,
caratterizzata dalla comparsa di chiazze non pigmentate sulla cute.
Benché nel 1993 si notasse già il colore bianco della pelle, MJ aveva perlomeno intuito di avere
questa malattia alla fine degli anni ’70 quando era adolescente e, quella forma di acne che lo
costringeva ad ore di trucco, si rivelò più grave di qualche brufolo. Macchie chiare cominciarono a
spuntare sulla sua pelle, e man mano che s’ingrandivano, principalmente nel corso degli anni ’80,
prendevano una parte sempre più vasta di pelle, costringendo MJ a sedute di trucco eterne e che
coprissero ogni centimetro di pelle esposta, oltre alle cure a cui si stava sottoponendo, che no, non
comprendono la camera iperbarica.
Quando le macchie chiare cominciarono a invadere anche gli ultimi pezzi di pelle ancora neri, optò
per un trucco più chiaro, che costò però la curiosità dei giornali e le speculazioni sul suo conto.
Cominciò a girare la voce che ripudiava la razza nera, che volesse essere bianco; così i tabloid
focalizzarono l’attenzione su quegli atteggiamenti ritenuti strani, che in realtà erano semplici
stratagemmi per nascondere la sua
malattia o non soffrirne le conseguenze.
Per esempio, come mai girava con una
mascherina sanitaria sul volto, gli occhiali
scuri e l’ombrello nero?
No, non era terrorizzato dai germi. La
mascherina e gli occhiali non avevano
alcuno scopo pratico, ma come ha
dichiarato lui stesso nella sua
autobiografia, dopo che gli tolsero i denti
del giudizio la mascherina che gli diedero
gli piacque a tal punto da usarla per
cercare di nascondere una parte di se
stesso alle telecamere, rivendicando
anche con questo piccolo mezzuccio la
sua privacy che da troppo gli era negata.
L’ombrello serviva per proteggere appunto la pelle malata, infatti non tutti sanno che la vitiligine
rende la pelle ultra sensibile ai raggi solari.
Oltre all’aspetto medico, bisogna tenere conto dei risvolti psicologici, soprattutto se il malato è di pelle
scura: immaginate di sembrare una mucca altoatesina e di come vi sentireste in quelle condizioni,
dovendo nascondere la pelle per paura di essere giudicati, senza contare poi la depressione che il
tutto provoca.
1979 e 1996 a confronto
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Come dico sempre, poteva una superstar internazionale della portata di MJ presentarsi al mondo con
la pelle a chiazze?
Sulla presunta chirurgia plastica non c’è molto da aggiungere:
MJ effettuò due operazioni chirurgiche al naso, prima che la vitiligine cominciasse ad espandersi, il
presunto sbiancamento e il naso ‘europeo’ non sono in alcun modo correlati. Tutti gli altri
cambiamenti che i fantasiosi giornalisti si accingono a trovare sul suo viso sono frutto oltre che della
vitiligine, dell’acconciatura dei capelli, dalla vecchiaia, dalla quantità di photoshop.. ehm ehm!
Accuse (infondate) di pedofilia
“Don’t treat me like a criminal, because I’m INNOCENT”
Ebbene sì, Michael Jackson non era un pedofilo come comunemente si crede.
Forse è difficile da credere per chi ha vissuto tutta la vita con i telegiornali che davano del pedofilo al
signor Jackson, ma l’esito del processo non è stato esattamente quello riportato dai giornali e
telegiornali.
Infatti, anche se tra le righe traspare sempre il dubbio, MJ è stato dichiarato NON COLPEVOLE,
NOT GUILTY, SU TUTTI I CAPI D’ ACCUSA.
Siccome questa non sembra essere la versione più accreditata, vorrei spiegare nel dettaglio cosa
probabilmente accadde.
Nei primi anni ’90, quando MJ sollevò la cornetta del telefono per esaudire quello che sarebbe dovuto
essere l’ultimo desiderio di Jordan Chandler, un bambino 13enne malato di tumore. Il piccolo Jordy
non aveva una grande aspettativa di vita a causa della malattia, così gli fu chiesto di esprimere un
desiderio, che fu quello di incontrare il suo mito, Michael Jackson.
MJ, dopo essere stato contattato, accettò volentieri di incontrare Jordy e la sua famiglia, e
successivamente di ospitarli a Neverland, la sua tenuta-parco divertimenti, come faceva spesso con
altre famiglie che lo contattavano per lo stesso motivo dei Chandler, oppure che venivano a passare
una giornata a Neverland.
Il tempo che Jordy trascorse con MJ, in un clima di serenità e riposo, giovò enormemente alla sua
salute, tanto da annullare il pericolo di morte che lo aveva portato a conoscere MJ.
Nel 1993, durante il Dangerous Tour, MJ fu avvisato delle accuse di pedofilia che erano state mosse
nei suoi confronti da Evan Chandler, il padre di Jordy. Per capire interamente la faccenda però,
bisogna andare dietro l’aspetto ufficiale del caso: infatti pochi sanno che il signor Chandler, un ex
dentista di Beverly Hills, approfittando dell’ amicizia di suo figlio con MJ, chiese alla pop star di
finanziare un film su cui stava lavorando. Dopo il rifiuto di MJ, il signor Chandler, mosso
probabilmente anche da ragioni affettive, quali la gelosia per clima amichevole e familiare che si era
creato tra la sua famiglia e MJ, da cui si sentiva tagliato fuori, oltre che ragioni economiche, sporse
denuncia a scopo di vendicarsi.
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Il dipartimento di polizia di Los Angeles quindi, perquisì Neverland da cima a fondo, così come fece
con il corpo di MJ, sottoponendolo ad esami e controlli umilianti su ogni parte del suo corpo, con una
particolare attenzione verso gli organi genitali. La polizia però non trovò nulla imputabile ad un
pedofilo, e nemmeno corrispondenza con i dettagli fisici descritti da Jordy sul suo organo genitale.
Le accuse del 1993 sono meno note rispetto a quelle del 2003 perché il caso fu risolto dalla
compagnia di assicurazione di MJ, che stipulò un accordo con i legali dei Chandler. Le autorità
indagarono fino al 1997 in cerca di prove o aspettando un passo falso del presunto colpevole,
quando fu riscontrata la sua completa
innocenza e la denuncia fu ritirata.
Nel 2003 MJ fu denunciato per molestie
sessuali per la seconda volta dalla famiglia
Arvizo, una famiglia molto particolare: infatti
dopo il caso di MJ, si scoprì che altre
superstar erano state precedentemente
truffate o ricattate dalla famiglia Arvizo.
Ma procediamo con ordine: MJ conobbe
Gavin Arvizo, il presunto molestato, a causa
di una rara forma di cancro che lo affliggeva;
come ben sappiamo, Michael aiutava
spesso economicamente ed emotivamente
le famiglie dei bambini malati, e la cosa non
fu diversa per la famiglia Arvizo.
La famiglia soggiornò spesso a Neverland, sempre nei bungalow riservati agli ospiti, ma la loro
presenza cominciò a sembrare sospetta quando i bambini cominciarono ad attaccarsi morbosamente
a MJ, chiedergli di condividere la stanza da letto.. finchè la famiglia Arvizo formalizzò a Jackson una
richiesta di risarcimento in denaro.
Bisogna però chiarire un punto: la denuncia arrivò dopo la messa in onda dell’intervista documentario
prodotta dal giornalista Britannico Martin Bashir “Living with Michael Jackson”.
Nell’intervista MJ affermava di aver condiviso la stanza da letto con alcuni bambini; come si può
immaginare, quell’ affermazione mise in moto l’immaginazione delle menti più maliziose, che subito
pensarono ad eventuali atti sessuali sui minori. Non fu però mai specificato un particolare: MJ non
aveva mai detto di aver condiviso il letto, bensì la camera da letto, mentre lui, come dichiarato da
Jackson stesso e i suoi conoscenti e/o familiari più intimi, peraltro spesso testimoni, dormiva in un
sacco a pelo adagiato sul pavimento.
Il processo iniziò nel 2005, ma MJ ne uscì innocente, in mancanza di prove sufficienti per imputarlo
colpevole. Successivamente si scoprì che la famiglia Arivzo aveva precedentemente truffato con lo
stesso metodo altre celebrità, di cui però non fu mai fatto il nome.
Ci sarebbero poi molti altri punti su cui dibattere, miti da sfatare, e se qualcuno volesse approfondire,
questo sito (truth4mj.com) è una Bibbia per quanto riguarda Michael Jackson e la sua vita.
Oppure potete sempre venire a rompermi a ricreazione!
Michael Jackson a Neverland
29
La cantante Amy Winehouse nasce ad Enfield
Middlesex (Inghilterra) il 14 settembre 1983.
Già all’età di dieci anni entra in contatto con la
musica. Fonda così il suo primo gruppo rap dal
nome “Sweet 'n' Sour”. A dodici anni comincia
a frequentare la Sylvia Young Theatre School,
ma un anno dopo viene espulsa a causa del
piercing al naso considerato “uno scandalo”.
Amy cresce ascoltando
musica d’ogni genere e a
sedici anni comincia la
sua carriera da solista. Il
suo primo album è
“Frank” pubblicato nel
2003. Il disco presenta
molte influenze jazz che
accompagnano la voce
davvero unica della
cantante. Riuscì a
vendere un milione e
mezzo di copie e la
maggior parte dei testi
erano stati scritti dalla
Winehouse stessa. Lei
diceva, però, di non
riuscire ad ascoltare quel disco a causa dei
limiti che la casa discografica le aveva imposto
nella creazione delle canzoni. Nel 2006 rilascia
un altro grande successo “Back to Black” la cui
prima traccia è “Rehab” che diventò presto un
tormentone. Con questo ritorno, la cantante
entra definitivamente nel mondo delle star e
cominciano a comparire anche i problemi che
ogni vip incontra nella sua carriera verso il
successo. La nostra Amy purtroppo non riuscì
a superare questi ostacoli verso la fama
cominciando ad assumere droga e alcool. Si
può vedere, appunto, nella canzone Rehab
che la cantante mostra il più completo rifiuto
alla disintossicazione da queste sostanze. Amy
Winehouse si sposa
con il cantante Black
Fielder-Civil il 18
maggio 2007. Pur
avendo un gran
successo grazie alla
sua voce melodiosa e
suadente e dopo
essersi sposata, non
riuscì ad allontanarsi
dalla droga
cominciando a
peggiorare la sua
situazione. A distanza
di qualche mese dal
matrimonio, fu
arrestata per il
possesso di 7 g di marijuana, ma venne
rilasciata il giorno seguente dopo un
pagamento di 500€. Molte altre volte è stata
ripresa in situazioni di stato confusionale,
sicuramente per l’assunzione di sostanze
stupefacenti. Ad esempio, durante la
premiazione dei MTV Europe Music Awards, la
Amy Winehouse Di Eleonora Scarcelli
30
cantante inglese si presenta dispersa non
facendo il solito discorso di ringraziamento
dedicato ai fan. Anche durante l’esibizione
mostra alcune difficoltà. Il 6 gennaio 2009 è
annunciato il divorzio di Amy con Black Fielder-
Civil, sposato poco più di un anno prima.
Quest’evento si pensa aver aggravato la
situazione di dipendenza creatosi intorno alla
povera cantante. Fu contattata persino da
Keith Richards (CANTANTE DEI ROLLING
STONES) che mostrava un forte affetto verso
Amy. Infatti, Richards aveva già detto nel 2008
che non avrebbe permesso alla droga di
portare via la vita e la carriera alla Winehouse.
Le parole però non fermarono i fatti. Il 23 luglio
2011 alle ore 15.53 Amy Winehouse se n’andò
lasciando solo il ricordo della sua voce da
diamante. Fu trovata inerme nel letto della
propria abitazione. Dopo molte analisi fatte da
ogni sorta di medico, si arrivò alla causa del
decesso collegata a uno shock alcolico
chiamato “Stop and go”; cioè l’assunzione
d’alcool in dose massiccia dopo un lungo
periodo di astinenza. Amy Winehouse aveva
solo 27 anni, ma la sua breve vita ha portato
grandi emozioni a tutto il mondo.
Personalmente non apprezzo il genere di
musica che Amy invece amava. Molti hanno
criticato la sua vita e chi non l’avrebbe fatto
visto che il suo modo di vivere non ha scuse.
Chissà, però che cosa nascondeva quella
piccola ragazza con una voce capace
d’incantare migliaia di persone e che si è
ritrovata bloccata davanti a difficoltà che tenne
per se cercando conforto in qualcosa di
mortale. Nessuno può giudicare il suo
comportamento e per questo è bene ricordarla
per le sue canzoni che ha condiviso insieme a
noi e per l’amore che dava ai suoi fan più che a
se stessa.
Ciao, Amy!
Per la serie… Ipse dixit!
Cristinelli: Io sto facendo questa spiegazione, ma non la sto compiendo.
Studente: Bene, ma io intanto mi compio la cartella…
Cristinelli: Per favore un registro più alto Federico!
Studente: Ok, quantunque la relativa esistenza…
Cristinellii: Si ma senza sfottere però!
Cristinelli: Siam mica qui a menare il can per l’aria! ahahah questa l’ho rubata a Bersani però.
Ruggio: Eeehh M. lo vedo li attivo a meteorologia e invece in latino e greco…
M.: Ma prof…Non mi piace…
Ruggio: Ma queste cose non le devi dire! Mi fai soffrire…
Carapella: Sì dai facciamo un tema il 20 dicembre sull’esistenza di Babbo Natale!
Stenico: E a Dublino è vietato chiamarmi “Prof.”.
Studente: Mamma!
31
“Il vero successo è essere felici”
Dal coro di una chiesa del New Jersey, dove già da bambina incantava con la sua voce, ad una
vasca da bagno di un hotel di Beverly Hills, in cui annegare il vuoto di una vita da predestinata, il
peso delle schiaccianti responsabilità che il successo aveva portato con sé.
Si è conclusa così la parabola, celebre, di Withney Houston. Una predestinata, figlia di una nota
cantante gospel che annoverava un tour come corista al seguito di Elvis Presley e Aretha Franklin,
che spesso si esibiva in diversi locali notturni, dove portava con sé la figlia, ancora bambina, che a
soli 11 anni divenne solista del coro della chiesa battista di Newark. Withney aveva realizzato il
sogno della madre, contando su quel magico dono
fattole dal destino, quella voce penetrante, calda e
limpida che tanto aveva impressionato quello che
sarebbe divenuto il suo inseparabile manager, Clive
Davis. Fu proprio costui facendole concludere
l'estenuante lavoro di quell'ultimo album, pubblicato
nel 2009, a credere di poterla salvare dal tunnel della
depressione e della droga, convinto che attraverso la
sua voce avrebbe potuto trovare ancora una volta un
rimedio al peso degli anni e del successo,
incontrastato, dirompente, costruito attorno ad una
persona fragile e sola.
Nella sua breve vita aveva battuto ogni record
possibile: 170 milioni di copie vendute fra album, singoli e video, 6 Grammy Awards e 22 American
Music Awards, che la resero, secondo il Guinnes dei Primati, l'artista più premiata e popolare al
mondo, nonché alla posizione 34 nella lista, redatta dalla rivista Rolling Stone, dei 100 cantanti più
grandi di tutti i tempi. Eppure, i riconoscimenti, la fama e la celebrità non avevano colmato quel
bisogno di pace e di serenità. Al di là dei numeri, si nascondeva una persona, con tutte le sue
fragilità, le sue debolezze, che il successo non era riuscito a colmare. Raggiunte la fama e l'assoluta
notorietà, quelle fragilità rimanevano, rimaneva una persona alla ricerca di risposte. A metà degli anni
novanta, infatti, all'immagine della brava ragazza di chiesa, che a lungo Withney aveva rivendicato, si
sostituì quella più drammatica della diva decaduta, avvolta nel dramma della droga. Diversi furono i
tentativi di riabilitazione cui fu sottoposta, terapie intervallate da tour ed esibizioni “obbligate” che le
consentivano di rimanere aggrappata al treno della celebrità, in cui appariva sempre più compassata,
alienata rispetto a un mondo, quello musicale, legato esclusivamente al profitto. La fine di Withney è
un qualcosa di già visto, di già noto. È la fine toccata in sorte a diverse celebrità, che lentamente
Whitney Houston
Di Ilaria Vetruccio
32
scava nell'animo e nel fisico e che nel caso della Houston è culminata con il suicidio. È l'emblema del
supremo inganno cui l'uomo moderno è sottoposto, quella continua ricerca di affermazione, la lotta
spietata per la celebrità, in cui si fa convergere l'ideale di felicità, che però non è un qualcosa che
arriva dall'esterno, è un qualcosa che sorge dentro, è un cammino di crescita che consente di
colmare i vuoti, le mancanze, connaturate alla natura dell'uomo. Un ruolo della musica è proprio
questo, è il riuscire a dare sfogo alle sensazioni, alle paure. È attraverso la condivisione di queste
esperienze che è possibile una maturazione. È ciò che più è mancato a Withney, oppressa dal peso
di quel successo che ne aveva plasmato un immagine così diversa da quella semplice ed innocente
bambina che strappava applausi e lacrime attraverso la sua angelica voce.
Per la serie… Ipse dixit!
Studente 1 si lamenta del voto di tedesco Studente 2: Zitto che hai una mamma tedesca e prendi sotto di tedesco!
Cianciullo: Cosa?
Studente 1: No no niente prof!
Cianciullo: Sbaglio o hai una mamma tedesca e prendi sotto di tedesco? TONF… avete
sentito ragazzi il tonfo? Mi sono cadute le braccia…
Ruggio : Sì sì ho lavorato a Bolzano circa 30 anni fa, ero in una classe differenziale, c’erano
molti bulletti…ma io ero molto rigida sì sì. Poi era quel periodo in cui facevo KARATE…
Carapella: Tristano bevve un filtro d’amore, il viagra del medioevo…
Cristinelli: Si anche io a volte lo faccio, parlo davanti allo specchio e mia moglie mi dice “
Cosa fai?” e io dico “ Eeee che figo, che bello”
Carapella: Petronio era un vecchio marpione…
Rubagotti: Se volete evolvervi dal “the cat is under the table”…
Sorio: I., ma perchè tu e L., siete sempre vicine?
I.: Prof, la sorte…
Sorio: Va beh…interroghiamo… L.! L.: Ma prof, mi hanno appena interrogato di italiano! Sorio: La sorte…
Studente: Quindi Pompeo, nato umile e in un luogo oscuro…
Maurina: Ma per favore! Ma mica è nato in un tombino! Uno studente dice una sciocchezza
Ruggio: Quando sento queste cose mi chiedo perché non vado in una scuola inglese dove si
può usare la frusta…
33
Sabato sera 26 Febbraio è andato in scena a S. Siro quello che è stato lo scontro scudetto tra Milan
e Juventus; uno spettacolo avvincente, circondato da una cornice di spettatori e da una coreografia
degne di una semifinale di Champions League, ma certamente anche da un arbitro non all’altezza
dell’importanza della partita che si è dimostrato incapace di gestire correttamente la gara; senza
alcun dubbio anche il suo assistente ha delle grosse responsabilità e inevitabilmente dopo alcune
decisioni gli animi si sono riscaldati e a fine partita il tutto è sfociato in duri confronti e faccia a faccia.
Il Milan entra in campo con maggiore spirito di iniziativa e grinta rispetto ad una Juventus
insolitamente molle sui palloni e con poca carica agonistica ed è infatti il Milan a passare in vantaggio
grazie ad una rete di Nocerino che ringrazia per ben due volte un’inguardabile Bonucci che prima gli
regala il pallone e poi beffa involontariamente il proprio portiere con una deviazione fortuita; poco
dopo un Milan arrembante e con il pieno controllo del match trova il raddoppio con un rivitalizzato
Muntari che di testa dopo una prima respinta di Buffon riesce ad insaccare, ma il signor Tagliavento e
il suo assistente non ne vogliono sapere di convalidare un gol nettissimo.
Gli animi cominciano a scaldarsi, ma il Milan è nettamente superiore e chiude un primo tempo
impeccabile, eccetto qualche rischio corso nelle ripartenze juventine, in vantaggio per 1 a 0.
Nel secondo tempo Conte decide di dare una svolta alla gara inserendo Vucinic per un Borriello in
serata NO e infatti il montenegrino si muove e lotta più dello statico centravanti napoletano.
Il Milan gioca e anche bene, la squadra è corta, compatta, pressa alto e fa girare bene il pallone, ma
la Juventus alla prima vera occasione pareggia con Matri, anche in questa circostanza la valutazione
del direttore di gara e del suo assistente è erronea, sebbene non sia grave come la svista
precedente, e consente al Milan di mantenere il vantaggio più che meritato.
Ma Matri è in serata di grazia e a 7’ dalla fine, alla seconda palla utile, un cross di Pepe dalla destra,
infila l’incolpevole Abbiati con una girata al volo magistrale. Nel finale viene espulso Vidal per
un’inutile fallo di reazione.
La partita si conclude sull’ 1 a 1 nonostante gli ultimi sforzi di un Milan ormai sulle gambe,ma spinto
dall’orgoglio e dal proprio pubblico.
Al fischio finale accade di tutto, in un parapiglia generale Chiellini dice qualcosa di troppo e Ambrosini
lo insegue per avere un duro confronto, ma viene fermato dai compagni; nel frattempo un Conte
riprovevole ha il coraggio di lamentarsi dell’arbitraggio e giocatori del Milan lo rimproverano
duramente.
Nel post gara gli animi non si placano e le dichiarazioni di Galliani, Conte e Allegri non fanno altro
che aizzare gli spiriti. La Juventus mantiene così la propria imbattibilità stagionale e rimane a un
punto dai rossoneri, ma con una partita in meno. Lo scontro tra le due pretendenti al titolo sarà
riproposto il 21 marzo in occasione della semifinale di ritorno di Coppa Italia allo Juventus Stadium,
certamente l’accoglienza riservata ad Allegri e company sarà molto calda.
Milan
vs.
Juventus
Di Michele Pretti
34
Si levano ultimamente voci sempre più forti
contro l’utilizzo e transito di alcuni particolari
veicoli sulle nostre strade e specialmente nelle
nostre città: si tratta dei cosiddetti “SUV”,
dipinti frequentemente da stampa e altri media
come la piaga della circolazione. Se ci si fa
caso, sembra che essere proprietario di un
veicolo con determinate dimensioni e
caratteristiche getti un’ombra che porta con sé
i poco edificanti e pertinenti attributi di “evasore
fiscale”, “nemico dell’ ambiente”, ”arrogante”,
quando non addirittura di pericolo per gli altri
utenti della strada: tuttavia l’immagine di
ostentazione e inutile opulenza associata ai
SUV è solitamente dettata da considerazioni
affrettate basate spesso sull’ ignoranza in
materia e, purtroppo, sull’ostilità
profondamente radicata nell’invidia che
soprattutto in Italia colpisce i possessori di
automobili di lusso, potenti o semplicemente di
dimensioni ragguardevoli.
Certamente il nostro Paese non è mai stato un
luogo felice per un certo tipo di automobilismo,
a causa principalmente dell’eccessiva
pressione fiscale che ha sempre gravato non
molto giustamente su determinate categorie di
automezzi e sul prezzo dei carburanti, ora più
che mai (misura certo comprensibile in tempi di
crisi economica ma, se l’Italia fosse stata
meglio gestita in passato, potremmo forse ora
godere di un regime di tassazione più vivibile e
meno opprimente): alcune automobili, in altri
paesi accessibili anche alla classe media, sono
perciò diventate in Italia puro appannaggio di
chi, più o meno facoltoso, poteva permettersi di
sostenerne i vari balzelli imposti dallo Stato,
oltre ovviamente al prezzo.
Il SUV è l’ acronimo inglese di Sport Utility
Vehicle, nato negli Stati Uniti come alternativa
alle station wagon: si tratterebbe quindi di un
veicolo pensato per famiglie o lavoratori, non
per i più danarosi: in questo senso la trazione
integrale e le caratteristiche vicine a quelle di
un fuoristrada danno al veicolo una versatilità
riconosciuta quasi unanimemente. La
diffusione rapida dei SUV fu dovuta però al
prezzo più basso rispetto alle automobili
tradizionali, frutto della condivisione di
componenti con i veicoli commerciali leggeri,
incidentalmente soggetti anche ad una minore
tassazione. Infatti i primi SUV apparvero alla
fine degli anni ’70, quando le case
automobilistiche americane dovettero
fronteggiare le norme anti inquinamento e
soprattutto le tasse imposte dal Governo
Federale sul consumo medio dei modelli di
ogni casa produttrice: la vendita dei SUV (ma
anche dei minivan, protagonisti di un successo
paragonabile) come veicoli commerciali, quindi
pressoché ignorati dalle disposizioni del
governo americano, permise ai produttori di
evitarle fino a non molto tempo fa.
Tutto questo diede luogo ad una rapida
diffusione di SUV e fuoristrada nel mercato
fino a poco prima dominato da automobili
tradizionali, e cominciarono a sopraggiungere
le prime e fondate critiche.
La derivazione dei SUV da veicoli commerciali
porta con sé l’impiego di elementi strutturali
Sport Utility Vehicle
Di Mattia Graiff
35
datati e non progettati per garantire la
sicurezza agli occupanti, ma per fornire buone
capacità di carico, traino e spesso di mobilità
su tutti i terreni ad un basso costo: questo
comporta, come esempi principali, l’utilizzo di
una costruzione con telaio e carrozzeria
separati che aumenta drasticamente peso e
rigidità, e l’ impiego di sospensioni certamente
non ottimizzate per la guida su strada
determinando un’inferiore sicurezza
complessiva (è infatti errato ritenere che le
maggiori dimensioni del veicolo, il peso o la
rigidità possano giocare a favore nel caso di un
urto: ciò che nella maggior parte dei casi può
salvare gli occupanti è anche una certa
capacità di deformarsi in modo da assorbire la
maggior quantità di energia possibile ed evitare
che venga trasmessa con conseguenze letali
agli occupanti).
Tuttavia questi problemi sono, eccezion fatta
per i veicoli più specializzati, attualmente
superati: molti SUV di oggi si distinguono da
automobili più convenzionali solo per la
carrozzeria, e su un numero sempre crescente
sta scomparendo persino la trazione integrale,
vero e proprio denominatore comune della
categoria; quanto a sicurezza i risultati sono
ottimi o molto buoni, senza intaccare le
notevoli possibilità e la mobilità superiore
rispetto ad altri veicoli.
Il peggior limite rimane il maggiore consumo di
carburante e le conseguenti emissioni,
difficilmente riducibili perché dettate dalla
natura stessa dei SUV: il peso non
trascurabile e l’ampia superficie frontale (che
influisce negativamente sull’ aerodinamicità
della vettura) possono essere limitatamente
ridotti senza stravolgerne le caratteristiche
fondamentali; negli ultimi anni però si è
assistito alla nascita di una nuova categoria di
SUV, più piccoli e compatti, derivati da vetture
di medie dimensioni secondo una logica oggi
imperante che conduce al ridimensionamento
di motori e veicoli. Si tratta chiaramente del
prodotto di una moda che ha ormai perso ogni
utilità e produce copie in scala delle stesse
automobili con risultati spesso poco originali,
ciò non significa, tuttavia, che debbano essere
guardate con ostilità, poiché non sussiste
alcuna fondata occasione di credere che un
SUV possa essere più pericoloso o possa
ispirare comportamenti più aggressivi di una
normale utilitaria.
36
The Help:
regia di Tate Taylor
con Emma Stone, Viola Davis, Octavia Spencer, Bryce Dallas Howard.
Vincitore di un premio oscar per la miglior attrice non protagonista (Octavia Spencer) e di un Golden
Globe.
Tratto dall'omonimo Best Seller mondiale di Kathryn Stockett.
AMORE, AMICIZIA e CORAGGIO, queste le
parole chiave di “The Help”. L'amore che una
domestica di colore può provare per la
bambina bianca di cui si occupa a Jackson,
Mississipi all'inizio degli anni
60'; cercando di creare per lei
un mondo migliore in cui tutti,
bianchi e neri, abbiano la
stessa dignità e diritti.
L'amicizia e il coraggio di tre
donne costrette a vivere in una
società dove essere neri viene
considerato un marchio di
inferiorità che giustifica la
menzogna e le ingiustizie. Una
di loro, però, è una bianca di
nome Eugenia Phelan detta
“Skeeter” che è tornata da
poco a Jackson dopo aver
frequentato l'università. Sua
madre desidera per lei solo un
buon matrimonio ma la
ragazza ha tutt'altre ambizioni:
sogna di diventare giornalista e di scrivere
riguardo a qualcosa in cui crede. L'unica
persona che sembra credere in lei è
Constantine, la domestica di colore da sempre
al servizio della sua famiglia che è però
misteriosamente scomparsa. Nel frattempo le
migliori amiche di Skeeter, Hilly Holbrook ed
Elizabeth Leefolt, si sono sposate ed hanno
assunto cameriere di colore che trattano con
sufficienza e pagano pochissimo
nonostante crescano i loro figli
che spesso non hanno tempo e
voglia di accudire. Una di
queste domestiche è Aibeleen,
affettuosa e materna con i
bambini che accudisce come un
tempo aveva fatto con il suo
Treelore, morto da poco, a 24
anni a causa di un incidente sul
lavoro. La migliore amica di
Aibeleen è Minny, cuoca
eccezionale, impertinente e
testarda, con una tribù di figli e
un marito violento. Ma qualcosa
sta per cambiare a Jackson,
Skeeter decide di raccogliere in
un libro le opinioni delle
cameriere per far conoscere luci
e ombre di una società in cui neri e bianchi non
possono nemmeno usare lo stesso bagno,
tutto questo raccontato dal punto di vista di chi
subisce tutti giorni questa realtà...
Help the
Di Alessandra Tomasi
37
Ok, lo ammetto sono parecchio di parte! Tanto
per capirci, dopo aver letto il libro e aver
aspettato per tutta l'estate che “The Help”
uscisse nelle sale, sono andata al cinema a
vederlo ben due volte. Inoltre appena ho
scoperto che aveva anche vinto un premio
oscar ho scritto la notizia sulla lavagna a
caratteri cubitali. Penserete che io sia matta
(che è in sostanza quello che mi continuano a
ripetere le mie amiche e che forse non è del
tutto sbagliato:) ma il fatto è che trovo davvero
eccezionale questo film e il libro da cui è tratto,
soprattutto per l'incredibile umorismo di queste
donne che riescono a fare buon viso a cattivo
gioco, anche nei momenti più difficili. Esse
sono mosse da un senso di giustizia e
altruismo che le spinge a correre rischi enormi.
Infatti ciò che le convince ad agire non è la
propria condizione, ma il voler proteggersi l'un
l'altra dalle bugie, i sotterfugi e dall'ipocrisia
delle persone. Vedere le proprie sofferenze
subite anche dalle amiche più care le spinge a
dire basta, a ribellarsi per mettere fine ad una
situazione assurda come la discriminazione
razziale. Secondo me i temi di questo film sono
ancora molto attuali e lo saranno finché l'uomo
non supererà la paura per il diverso che lo ha
portato e lo porta a commettere crimini orribili
di cui spesso nemmeno conosciamo
l'esistenza e spesso ci perdiamo in cose molto
più futili che ci sembrano l'unica cosa
importante della vita. Pensando alla nostra
esperienza personale capiremmo che i
pregiudizi non sono soltanto un argomento di
cui discutere durante le ore di storia ma
qualcosa di concreto, radicato anche dentro di
noi, nonostante non ci piaccia ammetterlo e
che ci impedisce di vedere la ricchezza che
deriva dalle differenze. Le persone vanno
giudicate per ciò che fanno e ciò che sono
veramente e non per il loro aspetto fisico.
Consiglio di vedere “The Help” perché fa
pensare e sorridere allo stesso tempo,
alternando scene divertenti ad altre molto
commoventi; ci si ritrova anche a ridere e
piangere insieme, parlo per esperienza. I
personaggi poi, sono unici e geniali!
Spero di essere riuscita a convincervi a vedere
il film (e a leggere il libro) perché ne vale
davvero la pena, in caso contrario....beh io ci
ho provato!!
Emma Stone in “The Help”
Una scena del film
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Destinato a sbancare tutto lo sbancabile, è fatalmente giunto sugli schermi anche quest’ultimo
capitolo della saga “Harry Potter”, intitolato, come da copione, “Harry Potter e i Doni della Morte –
Parte II”. Proprio così: “Parte II”, giacchè quei geniacci della Warner Bros™ © ® (casa produttrice
della pellicola, nonchè della saga nel suo complesso) hanno ben pensato, nel tentativo di
procacciarsi qualche bel dindo in più dalle tasche dei fan, tutti quanti, ovviamente, cinefili (o, più
probabilmente, cinofili) con la barba bianca e il cervello fino, hanno ben pensato, dicevo, di
suddividere l’ultimo – ovvero il settimo - capitolo della serie di romanzi targata J. K. Rowling in 2 parti,
così da ottenere 8, diversi, magnifici, interessanti, indispensabili, e, soprattutto, lucrosi, film. “Robe da
matti” – si potrebbe chiosare - ma, d’altro canto, così è se vi pare, e visto che così pare alla Warner,
così è, con buona pace di noi comuni mortali.
Ad ogni modo, come financo i Venusiani sanno, l’epopea di Harry Potter – comprensiva di film, libri,
nonché gadget luccicanti quali bacchette magiche per togliersi le caccole dal naso senza usare le
dita, e copri-water autografati da Albus Silente – è incentrata su un certo, giammai l’indovinereste,
Harry Potter, maghetto dotato d’una cicatrice a forma di saetta sulla fronte, e di un tatuaggio a forma
di triceratopo sul didietro, ma questa è un’altra storia. Il suddetto ha, sventuratamente, un nemico
(im)mortale, tal Lord Voldemort, stregone dannatamente oscuro (cioè più nero della Morte Nera),
nonchè ricco di seguaci (i Mangiamorte), il quale già in passato ha tentato d’assassinarlo,
sventuratamente senza successo. Harry può tuttavia contare sull’aiuto di due magici amici come Ron
Weasley (rubicondo individuo più tonto del fratello scemo di Topo Gigio) ed Hermione Granger (una
secchiona esasperante dotata di capelli scarmigliati). E non è tutto: al suo fianco ha anche l’Ordine
della Fenice (un crocchio d’incantatori senza speranza la cui brama più recondita è la definitiva
sconfitta del male supremo), nonché il già citato – e defunto; (ops, ho spoilerato!) - Albus Silente,
Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts (da Harry frequentata fino al sesto anno
compreso), un frizzante ed arzillo vecchietto più barbuto di Babbo Natale, ma privo di slitta rennuta.
Nello specifico, l’ottava pellicola della saga, ovvero quella che questa seriosissima recensione ha
come oggetto, narra le peripezie di Harry, Ron ed Hermione alla ricerca degli Horcrux, i frammenti
d’anima di Lord Voldemort, senza la distruzione dei quali il suddetto cattivone non può essere
accoppato; essa consiste, cioè, nella battaglia finale tra Harry e Voldy, in pratica nel sempiterno
nonché apocalittico scontro tra Bene e Male. Il film inizia là dove terminava quello precedente, del
quale, peraltro, non è ivi fornito un riassunto, cosicchè chi non l’ha visto (o non ha letto il romanzo
donde è tratto) si deve necessariamente attaccare al tram, meglio se in corsa; inizia, dicevo, con la
sepoltura dell’elfo domestico – nonché puffo – Dobby, seguita da un simpatico conciliabolo dal
Harry Potter e i doni della morte
Parte II
Di Federico Hannüss
39
sapore guerresco e complottista cui prendono parte Harry, Ron, Hermione, Unci Unci (un folletto, ex-
impiegato della Gringott, la Banca dei Maghi), ed Olivander (un fabbricante di bacchette a tempo
perso). L’incontro, che avviene in quel di Villa Conchiglia, ovvero la magione di uno degli
innumerevoli fratelli Weasley e della di lui diletta signora, oltre a svolgersi in due tempi, segna la
continuazione del piano di Potter e dei suoi compari per la distruzione dei succitati Horcrux, già
intrapreso nella pellicola precedente a seguito della riforma, eseguita per mano di Voldemort, del
Ministero della Magia, espletatasi in continue stragi di Babbani (“non maghi”) e Mezzosangue, ovvero
in una terribile dittatura delle forze al servizio del Male. I nostri eroi si ritroveranno dunque, ancora
una volta, a vivere avventure che definire picaresche sarebbe quantomeno riduttivo: cavalcheranno
draghi imbufaliti e bufali indraghiti, fuggiranno rocambolescamente, per poi tornare alla carica, armati
di bacchette e più valorosi che mai, si sbaciucchieranno a vicenda (Ron con Hermione, ed Harry con
Ginny, che di Ron è peraltro sorella), ruberanno e custodiranno oggetti leggendari, quali Mantelli
dell’Invisibilità, Bacchette
Magiche di Sambuco e
Pietre della Resurrezione,
addirittura parteciperanno e
risulteranno determinanti
nell’incredibile assedio che
Voldemort e i suoi sgherri
tenteranno di portare a
termine contro il secolare
castello di Hogwarts,
all’interno del quale la
maggior parte degli studenti
si è ribellata alla tirannia del
Signore Oscuro…
“Harry Potter e i Doni della Morte – Parte II” non è un brutto film, ma neppure un capolavoro
indiscutibile il cui nome non è pronunciabile se non dopo essersi prostrati ripetutamente al suolo; è
una pellicola in parte godibile, in parte piatta, banale e scontata come sanno essere soltanto i titoli di
coda della cinquemillesima puntata di Bruttiful. In principio è ben congegnata e discretamente
memorabile, per quanto cupa – specie se raffrontata alla variopinta allegria di “Harry Potter e la
Pietra Filosofale” - e lascia spazio a sequenze visivamente superbe (come quella nella camera
blindata della Gringott), nonché a certe oscure fantasie del regista David Yates (si vedano in
proposito la scena in cui il perfido Voldemort fa strage di tutti coloro che gli capitano tra i piedi,
giacchè s’è avveduto della scomparsa di un Horcrux, o la sequenza, ripresa dall’alto, che vede
protagoniste decine e decine di studenti di Hogwarts, Orwellianamente costretti a marciare, con le
proprie uniforme nero carbone, in ranghi serrati, senza spiccicare parola, pena una punizione
devastante).
Allorchè l’azione si fa più serrata (ovverosia verso il termine della pellicola) il film diviene, invece, più
confusionario e frettoloso, le divergenze con il romanzo originale si fanno più evidenti (ed invadenti),
ed il tutto risulta, specie una manciata di minuti prima dei titoli di coda, degno di un Harmony di
quart’ordine, con pomiciamenti ripetuti e scenette a tratti patetiche ed a tratti esageratamente
drammatiche, nonché incredibilmente inflazionate e banalizzanti.
Da un punto di vista prettamente visivo, la pellicola si difende egregiamente (pochissime risultano le
differenze tra la versione 2D e quella 3D), con effetti speciali superbi (scoppi di luce, scene di
battaglia con mostri giganti, uccisioni e duelli all’ultimo sangue, smembramenti, crolli improvvisi di
edifici, apparizioni e sparizioni repentine), e comparse a tonnellate (in particolar modo nelle sequenze
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contenenti l’assedio al castello di Hogwarts). Tuttavia, sotto il profilo della recitazione, siamo ben
lontani dall’apoteosi della mimetica caratterizzante: Daniel Radcliffe (Harry Potter) è più ingessato di
una mummia egizia, Rupert Grint (Ron Weasley) è esagerato, e carica - al solito - un po’ troppo la
componente tontolona-spiritosa del proprio personaggio, Emma Watson (Hermione Granger) e
Bonnie Wright (Ginny Weasley) risultano entrambe più piatte e dimenticabili di un tappetto appena
spolverato a suon di battipanni, Michael Gambon (Albus Silente) appare eccessivamente controllato
nella manifestazione delle emozioni, e Tom Felton (Draco Malfoy) è più piagnucoloso del Ciccio di
Nonna Papera quando gli fregano la merenda. Buona, al contrario, la componente sonora della
pellicola, irrilevante la sceneggiatura.
E tuttavia, con tutti i suoi limiti, evidenti ma non troppo, “Harry Potter e i Doni della Morte – Parte II” è
pur sempre, cinematograficamente parlando, il capitolo conclusivo (per ora) d’una saga, iniziata
come una magnifica fiaba e proseguita in maniera più adulta ed oscura, la quale ha benignamente
accompagnato l’infanzia e l’adolescenza d’un’intera generazione, e che, in quanto tale, va premiata,
e, perché no, addirittura rispettata…
Per la serie… Ipse dixit!
Malaspina: L’ho sentita con i miei occhi!
Carapella: Federico II poverino era già morto e non poteva rispondere se non in seduta
spiritica.
Uno studente fa ticchettare la penna.
Ruggio: M, smettila con quella penna che disturbi le compagne interrogate. Predi una matita e
mangiatela! O piuttosto datti all’onicofagia che è silenziosa!
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Caro Prati, noi siamo ancora qua -non pensate a Vasco per favore- con tante lettere e -come al solito- tanti problemi di cuore! Siamo tutti in attesa del sole, della primavera e di vacanze, ma a giudicare dalle vostre lettere siete in attesa dell'amore. Questo sentimento che tutti cercano e pochi hanno, che ci fa stare male, ma anche benissimo! È sorprendente la sua forza ed è proprio vero che è la piú potente al mondo (Disney docet)! Dopo questi sentalismi lascio a voi la parola, continuate a scriverci.
A presto Vostra Woodstock Cara Woodstock, sono una quartina follemente innamorata di un ragazzo di terza, il problema è che lui esce con la mia migliore amica da circa due mesi. A lei non ho mai detto nulla, perché ho sempre messo l'amicizia davanti ai ragazzi; ma questa volta penso sia veramente una cosa seria. Ieri ci siamo baciati. Da un lato mi sento in colpa ma dall'altro mi sembra di volare. Sono disperata e non so cosa fare. Secondo te dovrei parlare con lei o lasciar perdere?
Attendo ansiosa una risposta soddisfacente, quartinaindalove.
Cara "quartinaindalove",
posso immaginare la situazione in cui ti trovi. Fossi in te, quindi, prima di parlare con la tua amica, parlerei con Lui. Se pensi veramente che possa nascere qualche cosa di serio, io ci proverei, però l'amicizia è una cosa fondamentale nella vita quindi attenta a non prendere decisioni affrettate che potrebbero far star male sia te che la tua amica.
Ciao Woodstock,
Ti scrivo perché ho un grosso problema: mi sto innamorando! Non mi è mai successo prima d'ora e sia io che le mie amiche siamo tanto preoccupate. E se poi tutto finisce? Se tutto quello che abbiamo costruito assieme viene distrutto? Ho tanta paura di perderlo e sento che ciò mi impedisce di amarlo fino in fondo. Con lui mi sento proprio bene, quasi da toccare il cielo con un dito.
Spero tu mi possa capire, grazie in anticipo.
B.
Cara B.,
Se ci soffermiamo a pensare a cosa potrebbe andare male non concluderemo mai niente nella vita. Io penso che valga la pena tentare, buttarsi, buttarsi in ogni cosa con anima e corpo. Magari scopri che è la storia della vita e buttandoti inizierai a volare, o magari cadrai e ti farai male. Poco importa!
Woodstock
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Fino a quel momento avrai vissuto momenti bellissimi e in ogni caso il tempo cura ogni ferita! Mi viene anche da dirti "e se ti lascia lo sai che si fa? Trovi un altro piú bello!".
Bella vezz,
Com'è? Sono stra intrippato perchè sto uscendo con tre ragazze contemporaneamente e ho realizzato essere un problema! Non so piú gestire la cosa! Nel momento in cui sono con una penso all'altra e magari mi arriva un messaggio della terza! Il punto è che non so con chi chiudere!
Ei vezz, CHE PESO! Non so quanti anni tu abbia ma secondo me siamo ancora troppo giovani per preoccuparci. Cerca però di capire cosa vuoi veramente perché se no rischi di perderle tutte e tre e di ferirle! Magari mollale tutte! Per il resto: CARPE DIEM bro. Carissima Woodstock, è dall'inizio dell'anno che ti seguo ed ho sempre desiderato scriverti una lettera, ed ecco che il momento é finalmente arrivato. Sono una ragazza di prima liceo, timida ed introversa. Suono il pianoforte da circa 7 anni e vorrei tanto esibirmi all'assemblea spettacolo. I miei genitori dicono che dovrei buttarmi e provarci senza paura di fallire ma io ho tanta paura perché tra i miei compagni di scuola c'è anche il ragazzo che mi piace. Secondo te come dovrei comportarmi? Ele Cara Ele, Non posso che appoggiare i tuoi genitori! Dopo sette anni di studio non puoi che essere bravissima,
e se proprio non tela senti di esibirti da sola cerca qualche accompagnatore. La nostra scuola è
piena di giovani talenti musicali! Questa potrebbe pure essere l'occasione di fare colpo sul ragazzo
che ti piace, non esitare!
SOLUZIONI de “I prataioli e la creatività”:
MAGGIORANZA DI RISPOSTE “a”:
Sei poco fantasioso e ti piace andare sempre sul sicuro. Lasciatelo dire, sei proprio serio e impegnato. Consiglio: se mai ti invitassero ad una festa (o ad uscire da qualche parte) dimenticati dei libri, per una volta! Mi raccomando, cerca di migliorare ;)
MAGGIORANZA DI RISPOSTE “b”:
La il tuo livello di creatività non è del tutto un disastro. Sei intelligente, ma preferisci le cose concrete. Potresti fare meglio.
MAGGIORANZA DI RISPOSTE “c”:
Sei molto divertente ma soprattutto creativo. Non hai paura di essere criticato: segui i tuoi gusti personali anche se potresti apparire un po’ strano. Hai tutte le carte il regola per organizzare un’assemblea d’istituto in grande stile. Complimenti, continua così!
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Poesie
Pensiero
Malinconia nei miei passi
forse perché ho capito che la vita non
è una favola:
è la dura realtà,
che non si può cambiare,
la devi attenuare,
fare finta che il dolore non esista
resistere... resistere...
anche quando senti la testa
scoppiare perché non puoi piangere
anche quando senti che non ne puoi
più di ingiustizie
anche quando senti di essere inutile
perché la gente è capace solo di
guardarti e dirti :"è così"
e intanto gli altri vanno avanti
dipingendo le cornici in colori
stupendi
così da distogliere lo sguardo dalla
durezza del quadro;
ma io non ce la faccio,
- fare finta io no-
ho sempre coperto tutto col sorriso,
le lacrime arenate sulle guance
e le ultime trasformate in tintinnanti
gocce di pioggia
s'infilano nel cuore,
diventa pesante
Arriverà forse il sole,
ad asciugarlo e a renderlo per pochi
istanti
leggero, libero di volare?
Oppure arriverà la luna
che gli farà compagnia per l'eternità?
Mare Il futuro è nebbia- per alcuni no. Sembra che sappiano già dove andare- hanno scorciatoie- mentre io arranco per la strada maestra- con difficoltà avanzo- gli altri già navigano a velocità crociera, dolcemente. Mia madre dice che sono dei Titanic- al primo iceberg, giù a picco- mentre io barchetta, senza vele, proseguo lentamente senza affondare. Forse entrerà l’acqua, ma io so come farmi amiche le onde.
S. In questa palude nera catrame cenere umidità vomito nero ci gocciola addosso impregna i vestiti -è tutto da rifare- anime bocche mani minuti continua ad aspettare, illuso intanto tutto (il tutto) correscappamordegrida CREPA tic tac tic tac tic tac queste generazioni un po' troppo malate di assenze carenze deficienze G U A R D A T E C I -tra 10 anni ripenseremo a quanto eravamo fragili- (capirai solo tu, S.) E.
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Have fun!
Di Federico Hannüss
CRUCIVERBA (MEDIO)
ORIZZONTALI 1 – Rapper italiano dalla folta chioma | 8 – Vi sono per il treno e per l’autobus | 9 – Può essere noveau oppure dèco | 10 – La grappa dei Trentini | 13 – Così si chiama un Kennedy | 15 – Nomignolo dell’attuale CT della nazionale irlandese | 16 – Se sei vecchio, è avanzata | 17 – Città italiana… assai religiosa | 19 – Lorenzo… in breve | 20 – E’ alla base della grigliata | 21 – Gli spiriti del Vudù | 22 – L’orco… a Londra | 24 – Il nome del protagonista di Matrix | 26 – Sta assieme all’io ed al super-io | 27 – L’inizio dello Stato | 29 – Segue il Bon | 31 – Annunciare, bandire | 32 – Costruì la biblica arca
VERTICALI 1 – La Paola conduttrice di Zelig | 2 – Il principio dell’arbitrio | 3 – Estremisti iraniani | 4 – Lo dice Zio Paperone irato | 5 – Lo fa la campana | 6 – Lo faccio seduto sul divano, col telecomando | 7 – Altare | 11 – Bruciata, infiammata | 12 – San Francesco lo è d’Italia | 14 – Il Samuel attaccante rimpianto dall’Inter | 18 – L’aria che respirano i poeti | 23 – Stirpe di governanti ferraresi | 25 – Io ero, e tu? | 28 – Trento | 29 – Si beve alle cinque | 30 – Negazione da sms
SUDOKU (FACILE)
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Soluzioni dei giochi:
CRITTOGRAFATO (MEDIO)
A numero uguale corrisponde lettera uguale
CRUCIVERBA (MEDIO) CRITTOGRAFATO (MEDIO)
SUDOKU (FACILE)
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Oh gentil puella, o puello che tu sia
incrocia le dita che un bel mese sia.
Com’è iniziato lo anno novo?
Pronto per gustar lo pasqualizio ovo?
Goditi or dunque le rime antiche
che trovàm passando mille fatiche!
Nelo primo meriggio andrai trovando
l’allegrezza che la stagion vien portando.
Ridon i prati, et ammican le valli
e nulla fa rimembrar li temi sciacalli.
«Deh magistra, hoc è che me ratristava,
che d’italian, a dir lo vero, non so ‘na fava!»
«Lasso discipulo! Che cosa vai narrando?
Bada a studiar, o a fine anno ti rimando!»
S’amor non è quel che te sentirai,
evita di cascar intramezzo gli guai.
Non soffocar li tuoi problemi nelo ciocolato,
sii più tosto in lo ditionario impolverato!
«Per qual sciagurata cagione, o puello,
ti allocasti sì tardi su lo tuo sgabello?»
«Ammetto lo mio ritardo, lo cor me dole,
ma stamane un canin sterco mi si attaccò sotto le sole!»
Sii come li augelli nela rovente stagione
migran di ritorno verso la magione,
deh, non lagrimar, che’l tempo ti consume,
lo tempo delo Amor perverrà a portarti lume.
Lo astrale pronostico
Di Mattia Miorelli Matteo Leone
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Orsù grullo! Emigra da lo tuo massacrante mestiere,
e donati più tosto a più festanti sere.
Lo sabato sera lo dorresti passare
In amicitia d’un divin vino da scolare!
«Neghittoso scolaro, cosa gingilli sotto a lo banco?
Non sarà forse un telefonin quel che sporge da lo tuo fianco?»
«Oh magistra! Chiedo venia per sì tristo annuntio,
ma devo avisar per lo pranzo lo mio caro zio!»
La bella stagion non porta sol sole,
sed etiam la madre che li bei voti vole.
Iunio è men lontan di quel che sembra,
sol poi potrai poggiar le stanche membra.
Nel di stesso che suole il quarto mese aprir,
bada attentamente a sopraviver al pesce d’april.
Non da uno, né da due, bensì da tre agguati ti dovrai dileguar,
ma rammenta che è semper lecito vendicar…
Siam dunque giunti al centro de lo anno
e tra alcuni giorni le pagelline renderanno.
La astrale congiuntura dice di mettersi a studiare
a te che hai trascorso sin'ora il tempo a ronfare.
Ma non obliam il fin di questo orospoco:
quel di far un astral pronostico.
Orbene per te le stelle portan sol sfortuna,
fossi in te mi blinderei ne la dimora cum serratura.
(LICENZA POETICA)
Ad Capricorno dunque siam giunti,
un po’ stufi e anco defunti,
per te caro alce non sapiam che presagire,
per tanto vivi magna cum laetitia e non poltrire.
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Ragazzo biondo di 2c, sei
bellissimo! Ti vedo tutti i giorni
alla fermata…cercami, sono
single ;)