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Periodico di informazione musicale dell’Associazione Amici del Carlo Felice e del Conservatorio N. Paganini Autorizzazione del Tribunale di Genova del 22/1/92 Carlo Felice, quale futuro? T orna a Genova l’Otello di Verdi dopo una pausa di ben 45 anni. L’ultima produzione da parte del Tea- tro dell’Opera risale alla primavera del 1968, di- rettore Franco Capuana (a Giugno scorso in realtà ci fu una recita di Otello prodotta da un altro cir- cuito artistico). Insonda- bile mistero restano i cri- teri di programmazione artistica; assistiamo a volte a raffiche di titoli ri- petuti con frequenza im- barazzante ed altre volte a vuoti decennali franca- mente inaccettabili. Complice l’anniversa- rio verdiano Otello ritor- na e rappresenta senza dubbio la punta di dia- mante della ricca stagio- ne 2013/14. Allestire la penultima opera di Verdi richiede invero una buona dose di coraggio, a partire dalla ricerca di voci (Otello in primis) che abbiano quella natura lirico drammatica propria del ruolo. Un ri- torno atteso e doveroso quindi. L’interesse di Verdi per il teatro shakespeariano risaliva agli anni di studio a Milano, e fu sempre una costante nei suoi pensieri creativi. A que- sto interesse si devono Macbeth, Otello e Falstaff oltre DINO BURLANDO ORAFO Pezzi unici di laboratorio 16121 GENOVA - PIAZZA COLOMBO, 3/10 TEL. E FAX 010 589362 [email protected] Ben tornato, Otello! L a riapertura di un sipario è sempre motivo di festa. Il teatro è luogo troppo importante, sul piano culturale e sociale, perchè non ci si rallegri quando la macchina si rimette in moto. Tanto più nella situazione odierna segnata da una crisi che pare senza soluzione. Il Carlo Felice torna alla stagione lirica con un “Rigoletto” illumi- nato dalla bacchetta di Fabio Luisi. Presenza que- st’ultima, che ci fa dimenticare i tanti, troppi “Ri- goletti”di questi ultimi tempi. Arriverà poi, ben più atteso, l’”Otello” verdiano che non si vede a Geno- va dal 1968. Sarà, quello, l’unico titolo originale di una stagione alquanto ripetitiva nelle proposte. Di questi tempi bisogna accontentarsi, anche se è le- cito chiedersi dove stia andando il nostro Teatro. Il Decreto ministeriale “Salva Fondazioni liriche” approvato alcune settimane fa impone ai Teatri in difficoltà una serie di “doveri” per poter poi recla- mare il “diritto” a un prestito agevolato. Non è, va detto con chiarezza, un procedimento indolore, ma è ormai l’unico possibile per non naufragare. Richiede un piano triennale serio e ben coordina- to, eventuali sacrifici interni in termini di tagli al personale (prepensionamenti?) e la rinuncia a ogni contratto aziendale, in vista del rinnovo del contratto nazionale. C’è molta attesa per il piano di risanamento, non solo perchè sarà la chiave per accedere al prestito, ma anche perchè final- mente potrà chiarire le strategie del vertice del Carlo Felice in ordine a una politica a medio e lun- go termine. n. 108 - Novembre 2013 Lorenzo Costa (continua in seconda pagina) Roberto Iovino Gregory Kunde

Carlo Felice, quale futuro? Ben tornato, Otello! · 2019. 9. 16. · A A A : Da D˜˛e˚ica 29 Dice˛b e 2013 a Gi˜#ed$ 2 Ge˚˚ai˜ 2014 - VIAGGI IN AUTOPULMAN AGA: 685,00 A ˘ˇE

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Periodico di informazione musicale dell’Associazione Amici del Carlo Felice e del Conservatorio N. PaganiniAutorizzazione del Tribunale di Genova del 22/1/92

Carlo Felice, quale futuro?

Torna a Genova l’Otello di Verdi dopo una pausa diben 45 anni. L’ultima produzione da parte del Tea-tro dell’Opera risale alla primavera del 1968, di-

rettore Franco Capuana (a Giugno scorso in realtà cifu una recita di Otelloprodotta da un altro cir-cuito artistico). Insonda-bile mistero restano i cri-teri di programmazioneartistica; assistiamo avolte a raffiche di titoli ri-petuti con frequenza im-barazzante ed altre voltea vuoti decennali franca-mente inaccettabili. Complice l’anniversa-

rio verdiano Otello ritor-na e rappresenta senzadubbio la punta di dia-mante della ricca stagio-ne 2013/14. Allestirela penultima opera diVerdi richiede invero unabuona dose di coraggio,a partire dalla ricerca di voci (Otello in primis) che abbianoquella natura lirico drammatica propria del ruolo. Un ri-torno atteso e doveroso quindi. L’interesse di Verdi per ilteatro shakespeariano risaliva agli anni di studio a Milano,e fu sempre una costante nei suoi pensieri creativi. A que-sto interesse si devono Macbeth, Otello e Falstaff oltre

DINO BURLANDOORAFO

Pezzi unici di laboratorio16121 GENOVA - PIAZZA COLOMBO, 3/10

TEL. E FAX 010 [email protected]

Ben tornato, Otello!

La riapertura di un sipario è sempre motivodi festa. Il teatro è luogo troppo importante,sul piano culturale e sociale, perchè non ci

si rallegri quando la macchina si rimette in moto.Tanto più nella situazione odierna segnata da

una crisi che pare senza soluzione. Il Carlo Felicetorna alla stagione lirica con un “Rigoletto” illumi-nato dalla bacchetta di Fabio Luisi. Presenza que-st’ultima, che ci fa dimenticare i tanti, troppi “Ri-goletti”di questi ultimi tempi. Arriverà poi, ben piùatteso, l’”Otello” verdiano che non si vede a Geno-va dal 1968. Sarà, quello, l’unico titolo originale diuna stagione alquanto ripetitiva nelle proposte. Diquesti tempi bisogna accontentarsi, anche se è le-cito chiedersi dove stia andando il nostro Teatro.

Il Decreto ministeriale “Salva Fondazioni liriche”approvato alcune settimane fa impone ai Teatri indifficoltà una serie di “doveri” per poter poi recla-mare il “diritto” a un prestito agevolato. Non è, vadetto con chiarezza, un procedimento indolore,ma è ormai l’unico possibile per non naufragare.Richiede un piano triennale serio e ben coordina-to, eventuali sacrifici interni in termini di tagli alpersonale (prepensionamenti?) e la rinuncia aogni contratto aziendale, in vista del rinnovo delcontratto nazionale. C’è molta attesa per il pianodi risanamento, non solo perchè sarà la chiaveper accedere al prestito, ma anche perchè final-mente potrà chiarire le strategie del vertice delCarlo Felice in ordine a una politica a medio e lun-go termine.

n. 108 - Novembre 2013

Lorenzo Costa (continua in seconda pagina)

Roberto Iovino

Gregory Kunde

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la lirica

che ad un Re Lear soltanto proget-tato. Coartefice essenziale di Otellofu Arrigo Boito che, dopo gli inizi daribelle scapigliato filo wagneriano,in aperto contrasto con il mondooperistico italiano di allora, si eraconvinto della grandezza di Verdi. Ilriavvicinamento fra i due artisti fupropiziato dall’editore Giulio Ricordi,che si stava adoperando con tuttele sue forze per far recedere ilcompositore dal proposito di ritirar-si dalle scena, manifestato dopo Ai-da. Nel 1880 Boito stese un pro-getto di massima e il libretto fupronto nel 1884. Verdi inizia acomporre nel marzo di quell’anno,e completa la partitura negli ultimigiorni del 1886. La prima rappre-sentazione avvenne alla Scala il Feb-braio 1887. Il New York Times definÏ la prima co-me “il più grande evento nella storiamusicale italiana”. La penultima fati-ca teatrale di Verdi rivela una fre-schezza di inventiva ed un’originalitàstilistica notevoli. La struttura a nu-meri chiusi, già oltrepassata, vienequi superata da quel declamato me-lodico che mira a sottolineare latensione drammatica e le sfumatu-re psicologiche in maniera del tuttoaffrancata dalla convenzione (e con-venienza) formale. Molti commenta-tori (tra cui anche Igor Stravinsky)vorranno vedere in Otello un paral-lelismo con il teatro wagneriano, da-to dal superamento delle formechiuse, dall’unità drammatica ecc.Con tutto il rispetto per chi vede col-legamenti dappertutto, Otello non è

(segue dalla prima pagina)

Ben tornato, Otello!si trascendente e Iago è la personi-ficazione del male, un male reale,quotidiano, Se sia vittima di qualco-sa o semplicemente demoniaco nonè dato sapere anche se nel Credo,Boito e Verdi sembrano far capireche la cattiveria è una reazione piùche vera necessità. Ognuno valuticome vuole. Si ricordino infine alcu-ni particolari: La Tempesta iniziale,(il cui primo accordo è addiritturaun undicesima!!!) brano di ferina ecorrusca violenza, altro non è cheun’introduzione, un quadro d’am-biente, musicalmente non certo trai migliori pezzi di Otello, ma quasiposto ad iniziare un percorso musi-cale che toccherà presto altri verti-ci; nel terzetto Cassio, Iago, Otello(la scena del fazzoletto) Verdi creaun piccolo omaggio al Settecentoitaliano ed a Scarlatti in particolare),mente il duetto Otello Desdemonadeve qualcosa al duetto del terzo at-to del Lohengrin, nel suo progrediremelodico.Per chiudere, per quanto non ami

parlare di versioni di riferimento, ri-corderei la versione del 1976 allaScala con Domingo e Cappuccilli, di-rettore Carlos Kleiber, vista in TV allafine degli anni 70 e mai dimenticata.Kleiber dimostra una compenetrazio-ne della partitura ed un coinvolgi-mento totali, che imprimono alla mu-sica una tensione drammatica col-locando queste rappresentazioni, fis-sate in disco e video per fortuna, co-me riferimento ultimo ed assoluto.

Lorenzo Costa

un tributo a Wagner nè rappresen-ta un lavoro di discendenza wagne-riana. Il fatto che diversi composito-ri avvertano la necessità di supera-re la struttura tradizionale dell’ope-ra in realtà produce, nella storia del-la musica romantica, risultati diver-sissimi e mirabilissimi tra cui il tea-tro wagneriano e l’opera d’artecompleta, il realismo russo di Dar-gomyzhsky e Musorgsky, e l’ultimoVerdi. Punto comune una dimen-sione stilistica e forse un approfon-dimento psicologico mai presenteprima, ma la personalità creativadei tre resta quanto mai diversifica-ta. Oltre tutto in Verdi Otello è unpasso, una tappa ulteriore rispettoai già innovativi Don Carlo e Aida,ma con il successivo Falstaff assi-steremo ad un ulteriore, definitivo esublime traguardo stilistico. Otello eFalstaff non sono uno l’evoluzionedell’altro ma due capolavori impres-sionanti, due monumenti a sè stan-ti. La densità drammatica di Shake-speare naturalmente Ë motivo origi-nante d’eccezione. Otello è perso-naggio dalle mille nature, dalle millecontraddizioni che Verdi (e Boito) ri-prendono in un’alternanza di motipassionali e di momenti più intimisti-ci. Ecco perchè la disagevole tessi-tura del Moro esige protagonisticon adeguato slancio eroico ma an-che con individuale sensibilità all’in-trospezione. Desdemona è figuraangelicata, innocente, vittima ignaradella malvagità altrui (il contrario diLady Macbeth) e la scrittura verdia-na ne sottolinea la dimensione qua-

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l’intervista

- Sta per concludersi l’anno celebrativo per Verdi e perWagner. Possiamo farne un bilancio? Cosa l’ha interessa-ta maggiormente e cosa secondo Lei non è stato fatto?“È stato un anno pieno di rappresentazioni verdiane e

wagneriane, cosa da apprezzare in generale, ma è man-cato generalmente un approccio critico, una riflessione eduna ricerca sulla ricezione di questi due autori ed un’ini-ziativa specifica, soprattutto da parte dei teatri italiani neiconfronti di Verdi”.- Lei dirige in tutti i teatri del mondo, ma in particolare

in questi ultimi tempi, lavora soprattutto al Metropolitansenza dimenticare il Suo teatro genovese. Quali differenzedi lavoro e quindi di atteggiamento fra i due Teatri?“Il Metroplitan si basa su fondamenti finanziari piuttosto

solidi e su uno sponsoring storicamente ben ancorato alTeatro. Ma bisogna ricordare che negli Stati Uniti gli spon-sor vengono fiscalmente incoraggiati, cosa che non avvie-ne in Italia. Lo Stato chiede alle Fondazioni la ricerca deglisponsor, ma senza defiscalizzazione è difficile motivare unosponsor. Al Carlo Felice vedo voglia di far bene, e speroche le nuove iniziative del governo abbiano frutti”.- Cosa ne pensa della situazione attuale del teatro ge-

novese, quali soluzioni per il futuro ritiene siano le mi-gliori?“Non ho ricette, ma in generale credo che il problema

sia intanto strutturale, ed in secondo luogo mi sembra diassistere talvolta ad una mancanza di coesione e di unita-rietá di intenti”.- E’ stato recentemente approvato un Decreto “Salva

Fondazioni” che ha diviso sindacati e osservatori fra favo-

revoli e contrari.- Un Suo parere?“Ne so troppo poco per esprimere un giudizio. Ma giá il

fatto che finalmente un ministro cerchi di prendere in ma-no la situazione mi sembra molto positivo”.- Alla cinquantacinquesima cerimonia dei Grammy

Awards, svoltasi a Los Angeles il 10 Febbraio 2013 e tra-smessa in mondovisione, “L’Anello del Nibelungo” (uscitoper la Deutsche Grammophon in DVD & Blue Ray) ha vin-to il “Best Opera Recording”, con la direzione Sua e di Ja-mes Levine. Ci descrive le sue emozioni di quel momento?“Non ero presente e l’ho saputo tramite i mezzi di infor-

mazione. Tendo a non sopravvalutare i premi, di qualsiasigenere essi siano, ma si è trattato di una conferma di unlavoro svolto bene”.- Quali sono le differenze (pregi e difetti) tra i teatri italia-ni e quelli del resto del mondo?“Il grande pregio nei Teatri italiani è una incredibile ca-

pacitá di reazione e lo scatto d’orgoglio nei momenti di cri-si, uniti ad una qualitá di fondo fortissima da parte dei la-voratori dei teatri stessi.I difetti sono strutture spesso inadeguate, una tenden-

za a parlare molto e fare poco ed il nascondersi dietro aregole e privilegi, spesso anacronistici”.- Tra poco dirigerà il Rigoletto di Giuseppe Verdi nel no-

stro teatro. La regia sarà di Rolando Panerai. Avevate mailavorato insieme, o è la prima volta?“È la prima volta”.- Impegni futuri?“Tornerò a Zurigo per una nuova produzione di “Fidelio”,

avrò concerti a Vienna e con la Filarmonica della Scala, de-butterò con la London Symphony Orchestra. E poi i con-certi al Carlo Felice, un ritorno all’Accademia di Santa Ce-cilia a Roma, concerti con l’orchestra della NHK di Tokyo,una ripresa di “Cenerentola” al Metropolitan di New Yorke un nuovo “Macbeth”, sempre a New York, come inau-gurazione della stagione 2013/2014.

Carolina Pivetta

Luisi, emozioni d’autunnoFabio Luisi è l’artista del momento. E’ Direttore prin-

cipale al Metropolitan, ed è stato recentemente pre-miato all’Abbiati dall’Associazione critici musicali italianiquale miglior bacchetta dell’anno, E il pubblico genove-se, dopo averlo applaudito nella recente “Messa da Re-quiem” verdiana, lo potrà ascoltare nel “Rigoletto”, pri-mo appuntamento lirico di questa stagione operistica.

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l’approfondimento

Q uasi fosse una pestilenza dei tempi moderni, la Cri-si ci attanaglia e sembra di giorno in giorno recla-mare il proprio carico di morte … morte economi-

ca, spirituale, culturale … eppure – quante volte lo si è vi-sto nella storia - proprio quando l’abbruttimento sembrasenza ritorno e lo sconforto sta prendendo il sopravvento,ecco … le energie migliori cominciano a coagularsi, e van-

no ad accrescersi e rafforzarsi fino ad irrompere neltrionfo di un nuovo Rinascimento. È quanto sta avvenendoa Genova, grazie alla straordinaria iniziativa di una nuovagenerazione di artisti, musicisti, intellettuali. Operapolis,Eutopia Ensemble, Italian Sound on the Riviera, inSatura,questi i nomi con cui dovremo presto familiarizzarci, nomiche forse evocano realtà lontane e favolose, perse neltempo e nella storia, ma dietro cui si cela il lavoro tenacedi quanti credono nella possibilità di un riscatto.

Di riscatto, e non solo culturale, parla il Maestro Lo-renzo Tazzieri, direttore d’orchestra e socio fondatore diMovimento Allegro con Fuoco. Ispirandosi alla famosa Or-chestra Sinfonica Simon Bolivar, che recupera i ragazzi daldegrado delle favelas venezuelane, ha dato vita a Operà-polis, progetto assai articolato che prevede ben tre com-plessi giovanili - un’orchestra, un coro e una compagnia li-rica, tutti denominati Simon Boccanegra - e la creazione diun polo culturale, il Centro Civico Buranello, deliberata-mente posizionato a Sampierdarena, una delle zone piùproblematiche della città … luogo destinato alla creazionedegli spettacoli delle Stagioni concertistiche, allo svolgi-mento di percorsi di formazione con orchestre/cori infan-tili, ad un programma di educazione musicale gratuito ri-volto ai bambini … luogo di socializzazione, dunque, di ine-stimabile valore socio-culturale. I protagonisti di Operapolis(ne fanno parte, oltre al Maestro Tazzieri, personalità diprimo piano della cultura musicale genovese, come il mu-sicologo Alberto Macrì) credono nell’auto-imprenditorialitàe puntano a coprire tutte le spese unicamente grazie ai ri-cavi dei biglietti venduti al pubblico, senza il sostegno dei fi-nanziamenti pubblici.

Con Le Strade del Suono e l’Ensemble Eutopia il giova-ne compositore genovese Matteo Manzitti ha invece datovita alla prima programmazione genovese interamente de-dicata ai grandi compositori moderni e contemporanei,una stagione costituita da nove concerti mensili - a partireda Ottobre 2013 - in residenza al Teatro della Tosse.

Un cartellone di altissima qualità, interpretato da gio-

vani musicisti nati o formatisi a Genova … un impiantoformale innovativo - per chi lo volesse è sempre prevista,per rendere immediato e familiare la fruizione di operecomplesse, un’introduzione all’ascolto di mezz’ora nellastessa sala dove si tiene il concerto - … il sogno di por-tare la musica colta fuori dai contesti formali consuetu-dinari e di condividere la riflessione artistica con catego-rie di persone che normalmente non si sentono autoriz-zate a farlo o non vengono chiamate in causa ... propo-siti forti e obbiettivi ambiziosi, come quelli che contraddi-stinguono anche le attività di Italian Sound on the Riviera(ISR). La giovanissima associazione musicale guidata daltenore Marco Borella si propone infatti di promuoverespettacoli settimanali per turisti italiani e stranieri (manon solo), utilizzando la formula “ stesso giorno – stessoorario ”, come avviene da tempo in città come Lucca, Ve-nezia o Firenze. Gli Emiliani di Nervi - il rettore AndreaMarongiu è entusiasta del progetto - appoggeranno le at-tività dell’Italian Sound on the Riviera, offrendo il Teatro,sede principale di una stagione che ha visto il suo de-butto lo scorso 31 agosto con il concerto del Mambo Ita-liano Ensemble (quasi un’emanazione del ISR). Il turistaavrà a disposizione una programmazione legata alla cul-tura classica musicale italiana ed internazionale … pro-grammi musicali di alto livello artistico-professionale, ac-compagnati da mostre fotografiche e pittoriche, oltreche da degustazioni eno-gastronomiche.

Ma non finisce qui … Italian Sound entrerà in sinergiacon la nuova scuola musicale inSatura per una serie di

eventi che avranno come cornice le splendide sale dellostorico Palazzo Stella. Diretta da Carmen Pupillo, inSatu-ra nasce con lo scopo di diffondere la cultura musicalesul territorio ligure. Anche in questo caso l’attività didat-tica, affidata ad artisti noti e amati nel panorama musi-cale italiano e internazionale, non intende semplicemen-te formare nuove generazioni di artisti, ma anche intro-durle alla realtà lavorativa organizzando adeguate stagio-ni concertistiche. Forte impatto sociale, auto-imprendito-rialità, ricerca della qualità, tanto entusiasmo … questigli ingredienti per operare una vera e propria “rivoluzionesociale e culturale” , quella rivoluzione che da troppotempo auspichiamo.

Aureliano Zattoni

Il Rinascimento comincia da Genova

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dischi & libri

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Mascagni e il pianoforte

Ricordato troppo spesso solo per al-cuni titoli operistici (“Cavalleria rusti-

cana” su tutti, ma anche “Iris”, “AmicoFritz”, “Parisina”), Pietro Mascagni, dicui ricorre quest’anno il 150° anniver-sario della nascita, è stato in realtà unautentico protagonista della vita musica-le del suo tempo. Grande direttore d’or-chestra (fu lui il primo interprete della“Patetica” di Cajkovskij in Italia), diretto-re artistico del Teatro Costanzi, diretto-re del Liceo musicale di Pesaro, Masca-gni è stato anche un raffinato pianista.E al pianoforte ha dedicato diverse pagi-ne distanziate nel tempo, a partire dauna “Novellina” composta a 17 anni perarrivare agli ul-timi anni dellacarriera. Unainteressanteantologia dibrani dagli esitiformali edespressivi di-versi che Mar-co Sollini ha re-centemente in-ciso in un CDper la Music-

media (“Concerto Classics”). Pianistaelegante , con una accurata ricerca delsuono, Sollini coglie con intelligenza lospirito mascagnano restituendo l’inno-cente cristallinità della giovanile “Novelli-na”, il lirismo denso dell’Intermezzo “rici-clato” nella “Cavalleria rusticana” o le ar-monie più ricche dal sapore quasi wa-gneriano della “Visione lirica” (originaleper orchestra, poi ridotto pianistica-mente dallo stesso autore). Come acca-deva spesso all’epoca molte pagine sononate per giornali e riviste che all’epocanon regalavano naturalmente CD oDVD, ma spartiti, essendo molti i musi-cisti dilettanti interessati. Così “La piffe-rata di Natale” fu scritta per il “Secolo Il-lustrato”, mentre “Un pensiero a S.Fran-cisco” venne pubblicato dal “San Franci-sco Chronicle”. Il CD propone infine laSinfonia in fa maggiore per pianoforte a4 mani per la quale a Sollini si affiancaSalvatore Barbatano: pagina di impiantohaydniano con un Adagio introduttivoche immette nell’Allegro e un Minuettocome terzo movimento. Opera piacevoleche il duo restituisce con brillanti sono-rità e bell’equilibrio formale.

r.i.

Julian Budden,omaggio a Verdi

Nel bicentenariodella nascita di

Verdi, la bibliogra-fia in italiano sulgrande composito-re si arricchisce diun’opera fonda-mentale. L’editoreDella Porta di Pisaha infatti edito il vo-lume biografico diJulian Budden chela Oxford University

Press aveva stampato postumo nel2008. Il grande musicista e musicologoinglese è ben noto ai lettori italiani per ilsuo fondamentale lavoro su Verdi pubbli-cato in tre volumi già da molti anni dallaEdt. E’ stato inoltre per molto tempo pre-sidente del Centro Studi Giacomo Puccinidi Lucca e al compositore toscano ha de-dicato un altro prezioso volume. Il nuovolibro, come scrive nella bella e affettuosaprefazione Gabriella Biagi Ravenni, era ilsuo “Verdi piccolo”: una pubblicazione agi-le, spigliata nella quale Budden offre unavisione d’insieme dell’uomo e dell’artista ,non rinunciando naturalmente ad acuteconsiderazioni critiche e estetiche che im-preziosiscono il racconto. Un raccontoessenziale, ma anche dettagliato e esau-riente. Basta rileggere l’episodio dellaMessa per Rossini che portò alla rottura(o fu il mezzo scelto da Verdi per arrivarealla rottura) con il direttore Angelo Ma-riani. Emerge “l’uomo” Verdi con le suesimpatie per la giovane Teresa Stolz,amante ufficiale dell’amico suo vicino dicasa a Genova. Il “Verdi piccolo”, “incredibilmente fre-

sco nello stile e nell’approccio” secondoun commento del “Sunday Times” ha in-somma la leggerezza del libro di piace-vole lettura e nello stesso tempo la au-torevolezza che proviene da una delle fir-me più prestigiose in campo musicologi-co di questi ultimi anni.

r.i.

Lo scorso anno nel foyer del Teatro della Corte ho avuto il piacere di presentareil libro “Arie d’opera al cinema” edito da Bastogi e scritto dalla studiosa e lette-

rata Franca Olivo Fusco. Un lavoro originale e approfondito alla ricerca dei legami fra il cinema e l’opera. Una indigestione di film passati al setaccio per ritrovare citazioni liriche, scar-

tando i film-opera, ovvero la trasposizione dell’opera in pellicola e anche le biografiedi grandi compositori. Nell’indice del volume si contavano 100 arie o cori d’operache costituivano altrettante schede. L’autrice infatti ha intitolato ogni scheda noncon il titolo del film, ma dell’aria o del coro o comunque della pagina operistica. Diquesta è riportato il testo e poi citando il film con tutti i riferimenti precisi venivaraccontata la trama e descritto l’inserimento del brano musicale nel contesto nar-rativo. I film citati erano oltre 160, ma l’autrice aveva dichiarato di voler prosegui-re nella ricerca, sicura di trovare altro prezioso materiale. E’ stata di parola. Nellescorse settimane è stato infatti presentato il volume “Arie d’opera al cinema 2” co-struito con la medesima formula e non meno ricco. Sessantanove le opere citate infilm che vanno dal 1933 (“Piccole donne” di George Cukor) al 2012.

r.i.

L’opera nel cinema, parte II

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attualità

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U n’ospite d’eccezione per la no-stra Associazione, in occasio-ne della inaugurazione della

nuova stagione musicale. Il 1° ottobrescorso, infatti, al Circolo Ufficiali è inter-venuta la celebre cantante genoveseCelestina Casapietra. Artista di grandepersonalità, la Casapietra è stata primosoprano del Berlin Staatsoper dal 1965al 1993. Vanta un repertorio estrema-mente ampio che include Wagner,Strauss, ma anche tutta l’opera italiana.L’incontro si è articolato in due parti:nella prima l’artista ha dato vita a unbreve concerto insieme all’elegante so-prano Holly Matyas con il solido e dutti-le supporto pianistico di Giacomo Batta-rino. La Casapietra ha intonato un duet-to dalle “Nozze di Figaro” (“Sull’aria”) epoi una pagina dal “Lohengrin” wagne-riano, esibendo una vocalità straordina-ria per freschezza e tensione emotiva,unita a una classe interpretativa diprim’ordine.Poi, una intervista pubblica, nel cor-

so della quale ha ripercorso i momentisalienti della sua carriera.“Mio padre – ha ricordato l’artista -

era un grande melomane. Aveva una ti-pografia (La Provvidenza) che stampavai biglietti del teatro e non si perdeva unospettacolo. Sono stata abituata sin dapiccola ad ascoltare le opere. Avevo ini-ziato con il pianoforte, ma poi passai alcanto. Fu Angelo Costaguta, celebre di-rettore d’orchestra a farmi entrare nelcoro del Carlo Felice, avevo 15 anni,per un “Requiem” di Verdi”.Oltre a Costaguta, Celestina Casa-

pietra ha avuto due importanti maestri:“Al Paganini studiavo con Gina Cigna.Ogni tanto mi chiamava a Milano e ri-cordo quei terribili viaggi in terza classein treni che trasportavano anche caval-li! Poi su segnalazione di Costaguta an-

dai da Mario Vasquez D’Acuño. Lavora-vo già, lui mi ascoltò e mi disse: “Ma tuvuoi cantare la lirica o le canzonette?”.Mi offesi, scappai via, ma dopo qualchegiorno ritornai. Debbo a lui la tecnicache mi ha permesso poi di fare la car-riera che ho fatto”.Una carriera che l’ha portata presto

in Germania: “Mi ascoltò qui nel “Parsi-fal” il direttore Suitner e mi volle a tutti icosti a Berlino. Con Berlino ho poi av-viato una collaborazione che è duratatutta la vita. Ancora adesso abito là, an-che se ho casa pure qui a Sori”.Con Genova, del resto, la Casapietra

ha mantenuto contatti continui: ha volutoche il figlio (Bjorn Kegel, oggi cantante eattore di successo alla televisione tede-sca) nascesse a Genova. E qui ha canta-

to spesso: “Ricordo “La dama di picche”nel vecchio Carlo Felice, affascinante coni suoi tendoni rossi. E poi, al Margherita,nel 1971, un “Lohengrin” in cui accaddeuna cosa curiosa: i primi due atti furonoeseguiti nell’edizione italiana, ma poi l’o-pera rischiò di essere sospesa per l’indi-sposizione di un tenore. Dal pubblico allo-ra si alzò un sostituto che si offrì di pro-seguire. Cantava in tedesco e così miadeguai cantando in tedesco anch’io congrande sorpresa del pubblico”. L’incontro si è chiuso con una tra-

scrizione pianistica dello stesso Giaco-mo Battarino della “Carmen” di Bizet econ un ultimo regalo della Casapietra,“O mio babbino caro” dal “Gianni Schic-chi” di Puccini.

r.i.

Celestina Casapietra, ospite degli Amici del Carlo Felice

I l foyer principale del Carlo Felicesi è arricchito nelle scorse set-

timane di due nuove opere d’arte.Giovanni Viazzi ha infatti donato allaFondazione due interessanti bozzettidel nonno Cesare (1857 – 1943),pittore alessandrino, matrapiantato a Genova doveha svolto la sua professio-ne creativa e dove ha pu-re insegnato all’Accade-mia Ligustica di Belle Arti.Appassionato di lirica, ilvecchio Viazzi era un fer-vente wagneriano in un’e-poca in cui i frequentatoridel Carlo Felice si divide-vano in fazioni nettamentecontrapposte, verdiani dauna parte, wagneriani,

Due bozzetti di Cesare Viazzi donati al Carlo Felice

appunto, dall’altra. Di tale amore so-no testimonianza i due bozzetti dona-ti, “La cavalcata delle Walkirie” e “Lanotte di Valpurga” ispirata quest’ulti-ma al “Mefistofele” del “wagneriano”Boito.

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i nostri concerti

Martedì 15 ottobre abbiamo ascoltato tre giovani ar-tisti che si sono formati alla Royal Academy of Mu-

sic di Londra e che ci hanno incantato con la loro musi-ca: si tratta di Paola Delucchi (genovese, trapiantata aLondra) violino, Sacha Mc Culloch, violoncello e AlbertLau, pianoforte.Il loro programma comprendeva il Dumky Trio op. 90

di Dvorak e il Trio in Si maggiore op.8 di Brahms. I tre giovani, con grande feeling, si sono fatti apprez-

zare dalla numerosissima platea per le grandi doti musi-cali e per la freschezza delle loro interpretazioni, riscuo-tendo un grandissimo successo. Torneranno!

Dario Bonuccelli, nonostante la giovane età, è nostro “Amico” da molti anni e, a lui,abbiamo affidato il compito di essere il protagonista dei nostri concerti di “Autunno

a Spinola”. Dario ha inciso su due CD l’Integrale Pianistica di Richard Wagner, già pre-sentata in forma ridotta in varie occasioni. Noi abbiamo deciso che una tale musica così poco nota dovesse essere ascol-

tata nella sua interezza. Abbiamo così programmato due incontri (17 e 24 ottobre)presso la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola e abbiamo avuto ragione. I due con-certi sono stati accolti dal numeroso pubblico presente nel Salone di Spinola concalorosissimo successo e Dario Bonuccelli ha ricevuto i meritatissimi applausi perla particolarità della musica eseguita e per la passione posta nell’interpretarla.

S onata Hob XVI 52 di Haydn, Totentanz di Li-szt, Variazioni su Tema di Paganini di Brahms,

Notturno in Do minore di Chopin e Sonata n. 7 diProkofiev. Questo è stato il programma che ab-biamo ascoltato il 29 ottobre e ce lo ha propostoun nuovo nostro “Amico”: Niccolò Ronchi.Niccolò non era inserito nel nostro program-

ma, ma ha sostituito un altro pianista (GiovanniAlvino) impossibilitato a venire a Genova e abbia-mo avuto una bellissima sorpresa: un giovane conun grande curriculum che, una volta tanto, ri-specchia le reali qualità musicali dell’artista. Il gio-vane pianista ha profuso, tecnica, musicalità epassione nello svolgimento di un programma cosìimpegnativo che si sviluppava attraverso tre se-coli di pianismo.

Un successo travolgente ci ha immediatamentesuggerito di confermarlo anche per la prossima sta-gione.

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i nostri appuntamenti

Periodico d’informazione musicaleDirettore responsabile

Roberto IovinoAssociazione

Amici del Carlo Felice e del Conservatorio N. Paganini

Presidente: Giuseppe IsoleriSegreteria: Adriana Caviglia

Maria Grazia RomanoTel. (010) 352122 - (010) 589059

Cell. 3470814676 - Fax (010) 5221808

www.AmiciCarloFeliceConservatorioPaganini.orgcontatti@AmiciCarloFeliceConservatorioPaganini.org

Stampa: Essegraph srl - Genova

Si ringrazia

per la concreta collaborazione

ATTIVITÀ SOCIALE DAL 9 NOVEMBRE AL 1° FEBBRAIO 2014Salone di Rappresentanza del Circolo Unificato - Concerti del Martedì, ore 16,00dell’Esercito - Via S. Vincenzo, 68: - Conferenze Musicali del Martedì e

- Un Palco all’Opera, ore 15,30Auditorium “E. Montale” del Teatro Carlo Felice: - Audizioni discografiche e

Storia della Sinfonia, ore 16,00Concerti nei Musei, ore 16.30

Sabato 9 novembre, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: AUDIZIONI DISCOGRAFICHERIGOLETTO di G. VerdiRelatore Lorenzo Costa,

Martedì 12 novembre, ore 15SINFONIE DALLE OPERA DI GIUSEPPE VERDIA cura di Maria Teresa Marsili,

Sabato 16 novembre, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: STORIA DELLA SINFONIAMICHAIL GLINKA E MILIJ BALAKIREVRelatore Massimo Arduino,

Martedì 19 novembre, ore 16CONCERTO DEL DUO DI MARIO – BASSI, trombone e pianoforteVincitori del Premio Internazionale “Franz Schubert”,

Venerdì 22 novembre, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: MATILDE DI SHABRAN di G. RossiniA cura di Leonardo Paganelli,

Martedì 26 novembre, ore 16CONCERTO DI SABRINA LANZI, pianoforteMusiche di Brahms, Chopin,

Martedì 3 dicembre, ore 15,30IL CINEMA E LA MUSICA: L’ITALIAA cura di Massimo Arduino e Enrico Cinquini,

Sabato 7 dicembre, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: STORIA DELLA SINFONIAANTONIN DVORAKRelatore Alberto Cantù,

MartedÏ 10 dicembre, ore 15,30IL CINEMA E LA MUSICA: L’AMERICAA cura di Massimo Arduino e Enrico Cinquini,

Sabato 14 dicembre, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: AUDIZIONI DISCOGRAFICHEOTELLO di G. VerdiRelatore Lorenzo Costa,

Martedì 17 dicembre, ore 16CONCERTO DI ANDREA PORTA, basso-baritonoROBERTO MINGARINI, pianoforte,

Martedì 7 gennaio 2014, ore 15,30INCONTRO CON IL DIRETTORE D’ORCHESTRA:MARCO ZAMBELLI,

Sabato 11 gennaio, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: STORIA DELLA SINFONIAALEKSANDR GLAZUNOV E SERGHEJ RACHMANINOVRelatore Roberto Iovino,

Martedì 14 gennaio, ore 16CONCERTO DI MAURIZIO MURA, pianoforteMusiche di Glazunov e Chopin,

Venerdì 17 gennaio, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: FRANCESCA DA RIMINI di R. Zandonai,a cura di Athos Tromboni,

Martedì21 gennaio, ore 15,30GIORGIO FEDERICO GHEDINIA cura di Flavio Menardi Noguera,

Martedì 28 gennaio, ore 16CONCERTO DEL DUO SANCASSAN – VIGNOLO, viola e pianoforteMusiche di Rota, Shostakovich, Brahms,

Sabato 1° febbraio, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: AUDIZIONI DISCOGRAFICHESUOR ANGELICA di G. PucciniIL TABARRO di G. PucciniRelatore Lorenzo Costa.

MUSEO E. CHIOSSONE