89
1 Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette riciclaggio in caso di somme detenute all'estero, frutto di evasione fiscale di decenni precedenti, regolarmente scuciate e poi trasferite sui conti degli interessati. A fornire questa rigorosa interpretazione dell'articolo 648-bis del codice penale è la Cassazione per la quale è irrilevante ai fini della sussistenza del riciclaggio che le singole operazioni poste in essere siano tutte lecite, in quanto occorre far riferimento alla sola finalità del soggetto agente volta a schermare la provenienza delittuosa del denaro o dei beni. Nel caso di specie, si trattava di utilizzo di scudo fiscale, deposito su conti cointestati, donazione delle somme. Per la Suprema corte, in sostanza, la forma libera del reato di riciclaggio implica che l'oscuramento possa essere realizzato anche con una pluralità di atti leciti e anche se il progetto delittuoso non è perseguito dall'agente fin dall'inizio. RITENUTO IN FATTO 1. Con ordinanza in data 8 luglio 2019 (dep. il 10/7/2019), il Tribunale di Genova in funzione di giudice dell'impugnazione, in sede di riesame, ha confermato il decreto del G.i.p. del Tribunale di Genova, che ha disposto, nei confronti di B.E., il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta di somme di denaro e titoli per un importo complessivo pari a Euro 1.871.184,14 o, in via subordinata, il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente di beni mobili o immobili e di qualsiasi altro bene fino alla concorrenza dell'importo già indicato, in relazione al reato di riciclaggio avente quali reati presupposti la truffa e la violazione della L. 7 agosto 1982, n. 516, ossia la violazione della normativa in materia di repressione dell'evasione dell'imposta sui redditi; reati che si assume siano stati commessi da B.G., P.D. e Ba.Gu., ossia padre, madre e fratello dell'odierno ricorrente. Va precisato che l'ordinanza del G.i.p. confermata dal Tribunale oggi impugnata escludeva dal sequestro le somme indicate come profitto del reato di appropriazione indebita pure contestato come reato presupposto. 2. Secondo l'ipotesi d'accusa, la condotta di riciclaggio si è articolata in una pluralità di atti concretizzati in un arco temporale di circa quindici anni e ha a oggetto le somme provento dei reati in materia di violazioni tributarie, contrabbando e truffa riguardante l'importazione della carne bovina congelata (GATT), commessi negli anni 1994 e 1995 e che, come premesso, ha visto

Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

  • Upload
    others

  • View
    12

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

1

Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette riciclaggio in caso di somme detenute all'estero, frutto di evasione fiscale di decenni precedenti, regolarmente scuciate e poi trasferite sui conti degli interessati. A fornire questa rigorosa interpretazione dell'articolo 648-bis del codice penale è la Cassazione per la quale è irrilevante ai fini della sussistenza del riciclaggio che le singole operazioni poste in essere siano tutte lecite, in quanto occorre far riferimento alla sola finalità del soggetto agente volta a schermare la provenienza delittuosa del denaro o dei beni. Nel caso di specie, si trattava di utilizzo di scudo fiscale, deposito su conti cointestati, donazione delle somme. Per la Suprema corte, in sostanza, la forma libera del reato di riciclaggio implica che l'oscuramento possa essere realizzato anche con una pluralità di atti leciti e anche se il progetto delittuoso non è perseguito dall'agente fin dall'inizio.

RITENUTO IN FATTO 1. Con ordinanza in data 8 luglio 2019 (dep. il 10/7/2019), il Tribunale di Genova in funzione di giudice dell'impugnazione, in sede di riesame, ha confermato il decreto del G.i.p. del Tribunale di Genova, che ha disposto, nei confronti di B.E., il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta di somme di denaro e titoli per un importo complessivo pari a Euro 1.871.184,14 o, in via subordinata, il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente di beni mobili o immobili e di qualsiasi altro bene fino alla concorrenza dell'importo già indicato, in relazione al reato di riciclaggio avente quali reati presupposti la truffa e la violazione della L. 7 agosto 1982, n. 516, ossia la violazione della normativa in materia di repressione dell'evasione dell'imposta sui redditi; reati che si assume siano stati commessi da B.G., P.D. e Ba.Gu., ossia padre, madre e fratello dell'odierno ricorrente.

Va precisato che l'ordinanza del G.i.p. confermata dal Tribunale oggi impugnata escludeva dal sequestro le somme indicate come profitto del reato di appropriazione indebita pure contestato come reato presupposto.

2. Secondo l'ipotesi d'accusa, la condotta di riciclaggio si è articolata in una pluralità di atti concretizzati in un arco temporale di circa quindici anni e ha a oggetto le somme provento dei reati in materia di violazioni tributarie, contrabbando e truffa riguardante l'importazione della carne bovina congelata (GATT), commessi negli anni 1994 e 1995 e che, come premesso, ha visto

Page 2: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

2

coinvolti B.G., P.D. e Ba.Gu., congiunti del ricorrente. Tale vicenda si concludeva con sentenza di patteggiamento, depositata il 5/5/1998 e irrevocabile dal 20/06/1998.

2.1. Il primo atto della condotta di riciclaggio oggi in contestazione sarebbe stata commessa da B.E. nel 2000, quando accettò di vestire la qualità di socio della società TAMARA Invest & Trade e in tale veste (il 24.8.2000) rinnovava il mandato alla fiduciaria svizzera FINIMEX s.a. di gestire i fondi depositati sul conto corrente n. (OMISSIS) acceso presso la banca UBS di Zugo e alimentato dalle somme provento dei delitti già indicati, commessi dai propri famigliari e precedentemente custoditi presso altri conti cifrati (denominati "(OMISSIS)", "(OMISSIS)", (OMISSIS)", "(OMISSIS)").

Secondo tale ricostruzione, B.E. alla data del 30/08/2000, nella sua qualità di socio della società Tamara Invest & Trade s.a. era il beneficiario economico del conto corrente sopra menzionato.

2.2. In virtù di ciò, l'odierno ricorrente nel 2003 realizzava il secondo atto della complessa condotta di riciclaggio descritta dall'accusa, aderendo alla procedura di emersione di capitali detenuti all'estero ai sensi della L. 21 febbraio 2003, n. 27 (cd.- Scudo Fiscale) e faceva rientrare in Italia, - su conti correnti a lui intestati, la somma complessiva di Euro 6.827.918,00, attraverso un duplice passaggio: la somma, infatti, in un primo momento veniva trasferita dal già menzionato conto intestato alla Tamara Invest & Trade s.a. al conto n. (OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita da questo conto corrente ad altri conti correnti italiani sempre intestati a B.E. accesi presso banca Esperia e MeliorBAnca.

2.3. Il terzo atto individuato dalla pubblica accusa si concretizzava il 2.2.2010, con il conferimento a B.G. della delega a operare a firma disgiunta sul conto corrente n. (OMISSIS) acceso presso Banca Esperia, dove si trovava depositata parte delle già menzionate somme.

2.4. Analogamente e ancora, nel 2013, B.E. trasferiva il denaro ritenuto di provenienza delittuosa sul conto corrente n. (OMISSIS) di Banca Esperia, a lui intestato ma sul quale aveva conferito a B.G. delega a operare a firma disgiunta, con atto del 7.11.2012.

Page 3: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

3

2.5. Infine, in data 14.9.2015 stipulava atto notarile di donazione per la somma di Euro 4.700.000,00 in favore di Ba.Gu..

La somma in questione veniva di fatto trasferita a quest'ultimo con una serie di operazioni bancarie e finanziarie in favore di conti correnti a lui intestati. L'ultimo di tali atti veniva registrato il 23.9.2015.

3. B.E., a mezzo dei propri difensori, deduce i seguenti vizi:

3.1. Inosservanza della legge penale e della legge processuale e difetto di motivazione con riferimento alla ritenuta sussistenza del fumus boni luris del contestato reato di riciclaggio.

A tal riguardo si sostiene che l'ordinanza impugnata fa rientrare la pluralità di atti compiuti dal 2000 al 2015 in un'unica ipotesi del reato di riciclaggio facendo ricorso alla figura del reato istantaneo a formazione progressiva, pur in assenza dei presupposti a tal fine essenziali, individuabili nella necessità che gli atti successivi a una primigenia e fondamentale condotta decettiva volta a ostacolare l'identificazione della provenienza delittuosa di una determinata provvista, siano immediatamente esecutivi del medesimo progetto iniziale.

Si puntualizza che "ciò che consente la riconduzione di una pluralità di atti o di comportamenti a un medesimo reato è (...) un compatto vincolo di unità cronologica, spaziale, teleologica e, soprattutto, di titolo giuridico tra i differenti atti".

Si sottolinea anche che, in mancanza della "stretta interrelazione fra la condotta di riciclaggio e le successive condotte, di per sè atipiche, ma esecutive del medesimo progetto, lo schema del reato a formazione progressiva è giuridicamente fallace perchè contrasta o con l'istituto della continuazione ovvero con il principio fondamentale della non punibilità dei post facta non punibili privi di un'autonoma tipicità delittuosa".

Secondo la difesa l'enunciato requisito della stretta correlazione manca nel caso concreto, atteso che gli atti compiuti nel 2003, 2010, 2013 e nel 2015 sono slegati dalla condotta originaria di riciclaggio eventualmente commessa nel 2000, sia perchè sono muniti di specifiche e autonome cause giuridiche, sia perchè non hanno un'intrinseca funzione decettiva, così che non possono neanche costituire autonome condotte di riciclaggio eventualmente da riunirsi tra loro con il vincolo della continuazione.

Page 4: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

4

A sostegno dell'assunto si illustrano le ragioni per cui ciascun atto non poteva essere ritenuto collegato e funzionale alla condotta del 2000, osservandosi che: A) con riguardo all'atto del 2003, B. esercitò un diritto riconosciutogli dalla legge aderendo al cd. "scudo fiscale", ossia uno strumento non prevedibile nel 2000 e strutturalmente incompatibile con una condotta decettiva, attesane la natura pubblica a trasparente, autorizzata da una legge dello Stato. B) Con riguardo alle deleghe del 2010 in favore del padre, esse erano giustificate dalla sua lontananza da Genova e dalla conseguente impossibilità a operare sui conti correnti e rese possibili dal miglioramento dello stato di salute di B.G., imprevedibile nel 2000. C) Per quanto riguarda l'atto del 2013, ossia la desecratazione di un conto cifrato e il successivo trasferimento del denaro in un conto corrente presso banca Esperia a sè intestato e sul quale aveva la delega a operare anche il padre, si rimarca come in tal caso erano state rispettate le indicazioni della circolare 29/E dell'Agenzia delle Entrate del 5 luglio 2012, così compiendo un atto ontologicamente opposta alla condotta di riciclaggio. D) Quanto alla donazione della somma di denaro in favore del fratello nel 2015, osserva che essa fu ostesa con atto pubblico e, dunque, con una procedura che rivela la perfetta buona fede del ricorrente, al solo considerare la indefettibile destinazione dell'atto all'Agenzia delle Entrate, dove andava trasmesso per la sua registrazione.

A tale ultimo proposito si aggiunge che "a prescindere dal tema del dolo, che non è qui oggetto di trattazione, è la struttura intrinseca dell'atto a rivelarsi, di per sè, siccome destinata alla pubblica ostensione, incompatibile con una oggettiva funzione decettiva".

Si deduce, dunque, l'erroneità dell'ordinanza impugnata che, senza motivazione riconduce a unità gli atti compiuti dal 2010 al 2015, nonostante siano svincolati tra loro e corrispondenti ciascuno a un'autonoma e specifica ragione fattuale.

3.2. Inosservanza della legge processuale e difetto di motivazione con riferimento alla ritenuta sussistenza del fumus boni iuris: erronea individuazione del reato di appropriazione indebita quale delitto presupposto del riciclaggio (art. 606 c.p.p., comma 1, lett. b) e c).

A tal riguardo si lamenta la totale assenza di un fatto storico capace di costituire il presupposto del riciclaggio e, a sostegno di tale assunto, si osserva

Page 5: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

5

che non è stato individuato un soggetto passivo, mancando indicazioni circa il fatto che le somme di denaro depositate nei conti esteri e mai registrate nel territorio italiano fossero di diretta spettanza della B. s.r.l. e, dunque, siano state effettivamente distratte dalla cassa delle società; che non vengono indicate le operazioni societarie che avrebbero costituito i titoli per l'ingresso del denaro nel patrimonio della B. s.r.l.; che nessun documento o testimonianza è stata addotta in ordine agli importi oggetto di appropriazione; che non è stata fornita alcuna indicazione circa il tempo in cui sarebbe avvenuta l'appropriazione; che non è stata data alcuna indicazione circa la persona o le persone che avrebbero alimentato la provvista dei conti correnti svizzeri.

Si aggiunge che il tribunale ha omesso di confutare gli elementi probatori estremamente rilevanti forniti dalla difesa in ordine alla provenienza della grandissima parte del denaro dalla ricchezza del nonno materno, P.F. e, quindi, pervenuto per via ereditaria a B.E..

3.3. Inosservanza della legge processuale e difetto di motivazione con riferimento alla ritenuta sussistenza del fumus boni iuris degli asseriti delitti presupposti del contestato reato di riciclaggio, quale titolo per l'emissione del sequestro preventivo: illogicità e mancanza assoluta di motivazione (art. 606 c.p.p., comma 1, lett. c) ed e).

In questo caso ci si lamenta della sostanziale mancanza di motivazione nel provvedimento impugnato, in ragione della tecnica di redazione, meramente riproduttiva di altra separata ordinanza (pronunciata a seguito di appello del PM) che, a sua volta, risulta viziata a causa del difetto di autosufficienza rispetto a quanto rappresentato dall'accusa, giacchè - si sostiene - si limita a mutuare le presunte ragioni contenute nell'appello cautelare proposto dal PM, senza dare prova di adeguata e autonoma valutazione.

Sulla base di tale osservazione si deduce l'apparenza della motivazione che, in ragione della descritta tecnica di motivazione, non può aver dato risposta ai motivi di riesame rassegnati dalla difesa.

Vengono altresì dedotti ulteriori vizi della motivazione, con particolare riguardo alla possibilità di estendere l'area del profitto "al di là di quanto emergente- dagli atti del procedimento ormai conclusosi per l'asserito delitto presupposto" e alla impossibilità di considerare i reati fiscali di cui alla L. n.

Page 6: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

6

516 del 1982, art. 1, comma 2, lett. a), quale presupposto del riciclaggio, attesa la loro natura di reati contravvenzionali.

A tal proposito si sostiene che il tribunale con una mera petizione di principio, ipotetica e in assenza di alcun elemento di prova afferma che "l'irrevocabilità di sentenza su alcuni dei reati presupposto non esclude la configurabilità di ulteriori fatti delittuosi (anche eventualmente coevi ed antecedenti), emersi dalle ulteriori indagini aventi diverso e più ampio oggetto".

In sostanza si sostiene che il Tribunale aggira la difficoltà di collegare le somme di denaro a un reato presupposto attraverso l'affermazione secondo cui la mera ipotizzabilità in astratto di una qualunque fattispecie delittuosa tiene in piedi provvisoriamente la fattispecie incriminatrice preliminare a fini cautelari, anche se priva di riscontro fattuale e di adeguato fondamento giuridico e che in forza di tale assunto si avalla -in via del tutto ipotetica- la ricostruibilità della vicenda in termini di frode fiscale.

Si aggiunge che -sempre in violazione di legge- si tenta di colmare il vuoto probatorio circa la possibilità di ricondurre alla cd truffa GATT l'intera somma trasferita con lo scudo fiscale (ossia circa 7.000.000,00 di Euro) con una illegittima inversione dell'onere della prova, attuata nella parte della motivazione in cui si afferma che B.E. si è avvalso della facoltà di non rispondere e che non vi sono state produzioni documentali dimostrative di una fonte alternativa di provenienza legittima dei cespiti, così che poteva essere ritenuta corretta "la parametrazione delle somme da ritenersi provento dei delitti di truffa e di appropriazione indebita continuata a quella fatta rientrare in Italia del 2003".

Si conclude il motivo sostenendosi che il Tribunale non ha svolto il ruolo di controllo e garanzia attribuitogli dal legislatore, per come precisato dalla giurisprudenza costituzionale e da quella di legittimità.

3.4. Inosservanza della legge processuale e difetto di motivazione con riferimento alla ritenuta insussistenza del fumus boni iuris ai fini del sequestro preventivo per essere intervenuta la prescrizione (art. 606 c.p.p., comma 1, lett. b), c) ed e).

Sotto tale profilo si evidenzia che - fatte salve le riserve difensive sul punto - l'unica condotta eventualmente inquadrabile nel reato di riciclaggio secondo

Page 7: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

7

la prospettazione accusatoria, potrebbe essere quella tenuta da B.E. nel 2000 e che ormai dovrebbe considerarsi prescritta già prima dell'esercizio dell'azione penale, con la conseguente illegittimità del sequestro preventivo, alla luce del principio di diritto affermato dalla Cassazione con la sentenza n. 24162 del 6 aprile 2011 (Rv. 250641).

3.5-. Inosservanza della legge penale sostanziale e difetto di motivazione in ordine alla prova del nesso di pertinenzialità fra le somme sequestrate e il reato oggetto dell'imputazione (art. 606 c.p.p., comma 1, lett. b) e c).

Si sostiene l'assenza di un'adeguata motivazione quanto al rapporto di pertinenzialità tra le somme di denaro in sequestro e il reato, mancando la prova che quello costituisca il prodotto, il profitto o il prezzo di questo.

Si precisa che il Tribunale, in accoglimento dell'appello del PM, ha ordinato il sequestro preventivo di somme ulteriori rispetto a quelle considerate provento dei reati accertati con sentenza di patteggiamento n. 275/9 del Tribunale di Genova, mentre il G.i.p. lo aveva limitato a tali somme, ritenendo non sufficientemente provata la loro provenienza delittuosa.

"Il tutto - si aggiunge - nel difetto di qualsiasi adeguato collegamento e senza fornire alcuna adeguata spiegazione circa la sussistenza di un rapporto di derivazione fra il quantum sequestrato, considerato apoditticamente profitto, ed il reato-presupposto del delitto di riciclaggio per cui si procede nei confronti dell'odierno impugnante. (...) Nè, d'altronde, si fornisce alcuna giustificazione circa un eventuale riutilizzo o reinvestimento di quelle somme, tale da accrescerne il valore e giustificare così il vincolo reale".

Si precisa, infine, che l'importo da considerarsi provento delle truffe GATT non può essere superiore a quello quantificato dal giudicante della sentenza di patteggiamento e individuata in 58.898,55 marchi tedeschi alla quale va aggiunta l'ulteriore somma pari a Lire 334.169.735.

3.6. Violazione di legge processuale e difetto di motivazione in ordine all'omesso confronto con le deduzioni difensive (art. 606 c.p.p., comma 1, lett. c).

Ci si duole dell'omesso confronto del Tribunale con le deduzioni difensive esposte nel corso delle indagini preliminari e in sede di appello cautelare, corredate da produzione documentale in ordine a quanto a conoscenza di B.E.

Page 8: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

8

circa la provenienza delle somme detenute all'estero dalla famiglia, con particolare riferimento alla disponibilità di un importo complessivo pari a circa Euro 2.475.612,37 presso i conti "(OMISSIS)" e "(OMISSIS)" oltre che su un conto della Banca Svizzera SBS, già prima che si aprisse la vicenda delle false licenze GATT, in quanto provenienti dall'ingente patrimonio e ricevuti in via ereditaria dal de cuius P.F., suocero di B.G. e padre di P.D..

Secondo la difesa, il Tribunale ha cercato di colmare il vuoto di elementi colto dal G.i.p., che ha limitato il sequestro alle somme che a suo avviso - e fatte salve le riserve difensive - erano il profitto derivante dalle truffe GATT e in relazione alle quali è stata emessa la sentenza di patteggiamento a carico di B.G. e Ba.Gu. e di P.D..

La difesa segnala che il G.i.p. aveva rigettato la richiesta di sequestro delle somme ulteriori osservando che dalle dichiarazioni rese da Ba.Gu. e B.G. nel procedimento che diede luogo alla sentenza di patteggiamento quanto ai versamenti effettuati nei conti correnti denominati "(OMISSIS)", "(OMISSIS)", "(OMISSIS)" e "(OMISSIS)" e avendo riguardo alla documentazione versata in atti dagli indagati a dimostrazione della provenienza delle somme di denaro, non era possibile ritenere che sui menzionati conti correnti cifrati fossero confluiti anche i proventi di attività illecite ulteriori, poste in essere da B.G. e consistenti in atti di evasione fiscale e in attività di appropriazione indebita in danno della B. s.r.l..

Si nega l'esistenza di indizi che possano confortare l'accusa circa l'ipotizzata appropriazione indebita e si osserva che il Tribunale ha superato la motivazione di rigetto del Tribunale sulla base di mere postulazioni e con un provvedimento che si assume non congruamente motivato.

3.7. Violazione di legge ed illegittimità di un sequestro funzionale alla confisca per equivalente, in forza dell'art. 648 quater c.p. (art. 606 c.p.p., comma 1, lett. b).

Si osserva che il sequestro per equivalente previsto dall'art. 648- quater c.p., non può essere applicato alle condotte commesse in data antecedente alla sua entrata in vigore, attesane la natura sanzionatoria.

Da ciò si fa discendere l'inapplicabilità di tale strumento ablatorio al caso in esame, atteso che le uniche condotte astrattamente riconducibili al paradigma

Page 9: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

9

del riciclaggio sono risalenti al 2000 e, perciò, antecedenti all'introduzione dell'art. 648 quater c.p., con il D.Lgs. n. 231 del 2007, art. 63, comma 4.

3.8. "Con particolare riferimento al provvedimento del G.i.p. del 4.06.2019 che aveva limitato l'oggetto del sequestro all'importo di Euro 1.871.184,14 (...) e al provvedimento del Tribunale del riesame dell'8.7.2019" si denuncia la violazione di legge e l'illegittimità di un sequestro determinato in funzione dell'errata individuazione del profitto del reato (art. 606 c.p.p., comma 1, lett. B), e C).

Premessi i risultati dell'appello del PM e la tecnica di redazione dalla motivazione, la difesa sostiene che nel provvedimento del Tribunale del riesame si ha un accoglimento implicito del motivo con cui la difesa lamentava - in sede di riesame - l'individuazione della contravvenzione ex L. n. 516 del 1982, art. 1, comma 2, lett. a), quale reato presupposto del riciclaggio, con la conseguenza che -in caso di rigetto del motivo sub 1 e dell'accoglimento del motivo sub 2- dovrà essere comunque ridotto l'importo oggetto del sequestro disposto dal G.i.p. anzitutto e quanto meno nella misura di Euro 361.610,11 pari al provento dei reati contravvenzionali di presunta evasione fiscale, contestata dal 1991 al 1994.

Si aggiunge che gli importi relativi alle truffe GATT andavano quantomeno ridimensionati, in quanto nella somma complessiva pari a Euro 1.509.574,03 erano state illegittimamente ricomprese anche le utilità ritratte dalla società GESPA di C.G., totalmente estranea alla famiglia B..

Si osserva ancora che lo stesso Giudice della sentenza di patteggiamento spiegava che la società B. s.r.l. era una sorta di tramite tra la società Gespa s.l. e le persone offese e che per tale ruolo percepiva una sorta di provvigione che costituiva il profitto del reato.

Secondo la difesa, pertanto, l'importo da considerarsi provento delle truffe GATT non può essere superiore a quello quantificato dal giudicante della sentenza di patteggiamento e individuata in 58.898,55 marchi tedeschi alla quale va aggiunta l'ulteriore somma pari a Lire 334.169.735.

4. Con memoria depositata in Cancelleria il 28.10.2019, sono stati proposti motivi nuovi con i quali vengono ulteriormente illustrate le ragioni a sostegno del primo motivo di ricorso, con il quale si nega la possibilità di far rientrare il

Page 10: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

10

caso concreto nello schema del reato a formazione progressiva o a consumazione prolungata, ponendo ulteriormente l'accento sulla violazione del principio di legalità e di determinatezza configurabile allorquando venga attribuita rilevanza penale a condotte prive del requisito della tipicità.

A sostegno dell'assunto, vengono passati in rassegna una serie di casi giurisprudenziali in cui è stata riconosciuta la configurazione del reato di riciclaggio a formazione progressiva e si rimarcano le differenze rispetto al caso in giudizio, con particolare riguardo alla mancanza del requisito della intrinseca tipicità illecita di ogni condotta, in tutti i suoi elementi costituitivi.

Si aggiunge che la configurazione del reato a formazione progressiva, così come ritenuto dal Tribunale, comporta la violazione della disciplina della prescrizione, con riguardo alla quale non possono essere considerate le condotte successive a quella compiuta nel 2000, in quanto prive di tipicità normativa.

Si ribadisce, quindi, che il reato deve considerarsi ampiamente prescritto.

Diritto CONSIDERATO IN DIRITTO 1. Il ricorso è infondato.

1.1. Bisogna anzitutto tracciare il perimetro dell'odierna impugnazione, al fine di individuare i motivi che vi rientrano e quelli che, invece, sono estranei a essa.

Tale operazione è resa necessaria in quanto il ricorso in esame - in alcuni tratti - impinge il provvedimento emesso dal Tribunale in - accoglimento dell'appello del PM e in riforma della parte della decisione del G.i.p. che rigettava la richiesta di sequestro preventivo, ritenendo l'insussistenza - tra l'altro - del reato di appropriazione indebita quale presupposto del reato di riciclaggio.

L'ordinanza del Tribunale qui impugnata, invece, è quella che ha rigettato l'istanza di riesame avanzata dall'indagato e che ha confermato la parte della decisione del G.i.p. che accoglieva la richiesta di sequestro preventivo inoltrata dal P.M..

Page 11: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

11

Da ciò discende che non sono riferibili all'odierno esame i motivi sopra sintetizzati ai p.p. 3.2, 3.3., 3.5., 3.6. in quanto riferiti alla (diversa) ordinanza del Tribunale che ha accolto l'appello del PM, per come si evince dal contenuto delle censure, principalmente riferite alla configurabilità del delitto di appropriazione indebita quale reato presupposto, ossia un tema affatto estraneo al provvedimento qui impugnato e oggi in esame, confermativo dell'ordinanza del G.i.p. che aveva escluso la configurabilità di condotte di indebita appropriazione.

Tale mancanza di correlazione emerge in tutta la sua evidenza con riguardo ai motivi sintetizzati ai p.p. 3.2. e 3.6., visto che il primo è specificamente intitolato alla non configurabilità dell'appropriazione indebita come reato presupposto e il secondo si duole della mancata considerazione delle deduzioni difensive esposte in sede di "appello cautelare" e, dunque, necessariamente in relazione alla diversa ordinanza pronunciata all'esito dell'impugnazione del PM.

Con specifico riguardo ai p. 3.3., 3.4. e 3.5. si registra una promiscuità dei motivi, in quanto indistintamente rivolti all'intera vicenda, ma con argomentazioni sempre intese a esporre rilievi critici all'ordinanza impugnata quanto all'estensione del sequestro oltre i limiti delineati dal G.i.p. e, quindi, orientate all'impugnazione dell'ordinanza emessa in accoglimento dell'appello del PM.

Tale puntualizzazione viene confortata e confermata dall'intitolazione del motivo sunteggiato al p. 3.8., che così recita: "Con particolare riferimento al provvedimento del G.i.p. del 4.06.2019 che aveva limitato l'oggetto del sequestro all'importo di Euro 1.871.184,14 (...) e al provvedimento del Tribunale del riesame dell'8.7.2019".

Tale intitolazione chiarisce che il motivo sintetizzato al p. 3.8. è riferito all'ordinanza qui impugnata e, al contempo, lo differenzia dai precedenti motivi che, in assenza della specifica riferibilità all'ordinanza oggetto della presente impugnazione, risultano privi della necessaria correlazione tra ricorso e provvedimento impugnato.

Da quanto esposto consegue che non vengono esaminati i motivi indicati ai p. 3.2., 3.3., 3.4., 3.5., 3.6. e 3.7., in quanto estranei ai temi attinenti al provvedimento del G.i.p. del 4.06.2019 - che aveva limitato l'oggetto del sequestro all'importo di Euro 1.871.184,14 - e al provvedimento del Tribunale

Page 12: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

12

del riesame dell'8.7.2019 che lo confermava rigettando la richiesta di riesame avanzata nell'interesse di B.E..

1.1.1. Il primo motivo di ricorso (sintetizzato al p. 3.1.) è infondato.

Con esso non si dubita della possibilità astratta di configurare il reato di riciclaggio come reato a formazione progressiva ovvero a consumazione prolungata o con condotte frazionate, ma si sostiene che tale schema non può ritenersi configurato nel caso concreto, in ragione dell'autonomia dei singoli atti, della loro autonomia e della loro liceità.

Si sostiene che - a tal fine - è necessario che ogni singolo atto compiuto successivamente alla prima consumazione deve essere conforme alla fattispecie incriminatrice astratta, contenendo in sè tutti gli elementi strutturali necessari alla configurazione tipica del reato.

Si aggiunge che "la giurisprudenza è tassativa nel richiedere la reiterazione in ogni caso degli elementi costitutivi del reato, nonchè la sua progettazione o esecuzione con modalità frammentarie e progressive nel medesimo contesto fattuale".

Si eccepisce, quindi, la violazione del principio di legalità e di determinatezza della fattispecie nel caso in cui i singoli atti non abbiano tutti gli elementi costitutivi della fattispecie.

L'assunto è infondato perchè si scontra con le caratteristiche del riciclaggio che, come la stessa difesa ha sottolineato, è un reato a forma libera, con la conseguente impossibilità di una preventiva tipizzazione delle condotte che - in concreto - vengono strumentalizzate o possono essere strumentalizzate al perseguimento della finalità di occultare la provenienza delittuosa del denaro, dei beni o delle altre utilità.

Proprio l'impossibilità di una preventiva tipizzazione delle condotte astrattamente orientabili verso lo scopo di occultare la provenienza delittuosa del denaro (o dei beni o delle altre utilità) impedisce l'accesso all'assunto difensivo secondo cui il reato di riciclaggio non può essere commesso con atti di disposizione leciti (come il ricorso al cd scudo fiscale ovvero il rispetto del regolamento) ovvero pubblici (come la donazione).

Page 13: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

13

In realtà, ciò che fa ricadere una condotta nel tipo del reato di riciclaggio non è la liceità o l'illiceità in sè dell'atto compiuto, quanto la direzione finalistica che a questo viene impressa dal soggetto agente, che lo usa per schermare la provenienza delittuosa del denaro (del bene o dell'utilità) oggetto dell'atto medesimo.

La forma libera del reato di riciclaggio, nei termini ora evidenziati, implica che quell'effetto di oscuramento- possa essere astrattamente realizzato con i singoli atti leciti, ma anche con una pluralità di distinti atti leciti, anche realizzati a distanza di tempo, purchè siano ricondotti a unità dall'obiettivo comune cui essi sono finalizzati, ossia l'occultamento della provenienza delittuosa del denaro che costituisce il loro oggetto.

Non è essenziale, inoltre, che l'agente individui e preveda fin dall'inizio del proprio progetto delittuoso i singoli atti che andrà a compiere per perseguire la finalità di occultamento, ben potendo accadere che i singoli atti siano individuati nel corso della sua attuazione, in base alle eventuali sopravvenienze ovvero in base allo sviluppo concreto degli eventi che rendono preferibile un atto piuttosto che un altro ovvero mettono a disposizione atti precedentemente non previsti dall'ordinamento giuridico, che possono rendere più efficace l'azione nella prospettiva di rendere definitiva e/o di consolidare l'acquisizione del provento del delitto.

Risultano infondate, perciò, le obiezioni difensive che lamentano l'impossibilità di configurare il riciclaggio in ragione dell'autonomia delle singole condotte, della loro liceità e in quanto non previste e non prevedibili al momento del compimento della primigenia condotta di riciclaggio.

1.1.2. Il secondo e il terzo motivo di ricorso (sintetizzati, rispettivamente, ai p.p. 3.4. e 3.6.) sono infondati.

Tali motivi possono essere esaminati congiuntamente in quanto attengono entrambi alla collocazione temporale del reato, con specifico riferimento al tempo della sua commissione.

Il tema è rilevante in quanto dalla sua soluzione discendono conseguenze in punto di prescrizione e di applicabilità della confisca così come disciplinata dall'art. 648-quater c.p., in quanto norma sanzionatoria sfavorevole e, in quanto tale, soggetta alla disciplina al divieto di irretroattività.

Page 14: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

14

Le censure difensive suppongono che il reato si sia consumato nel 2000, ossia al tempo in cui veniva realizzata la prima condotta di riciclaggio.

Tale assunto è, però, infondato per le ragioni esposte al precedente paragrafo.

Infatti, una volta stabilito che l'ipotesi concreta si è sviluppata lungo più atti compiuti nel tempo, si deve far riferimento all'insegnamento della giurisprudenza di legittimità, là dove chiarisce che "in tema di riciclaggio, ove più siano le condotte consumative del reato, attuate in un medesimo contesto fattuale e con riferimento ad un medesimo oggetto, si configura un unico reato a formazione progressiva, che viene a cessare con l'ultima delle operazioni poste in essere" (Sez. 2, Sentenza n. 29869 del 23/06/2016; Rv. 267856; Sez. 2, Sentenza n. 52645 del 20/11/2014, Rv. 261624).

In tale ipotesi, dunque, il delitto di riciclaggio, si atteggia a reato permanente (Sez. 2, Sentenza n. 29611 del 27/04/2016, Rv. 267511; Sez. 2, Sentenza n. 34511 del 29/04/2009) e, conseguentemente, deve considerarsi consumato con il compimento dell'ultimo della sequenza di atti incriminata.

Nel caso concreto, tale ultimo atto viene individuato nell'atto di donazione del 14 settembre 2015, con la duplice conseguenza che il reato non è prescritto e che esso deve considerarsi commesso nello spazio di vigenza temporale dell'art. 648 quater c.p..

1.1.4. Il quarto motivo di ricorso (sintetizzato al p. 3.8.) attiene alla quantificazione delle somme sequestrabili e implica esclusivamente valutazioni di mero fatto non consentite in sede di legittimità.

Da qui la sua inammissibilità in questa sede.

2. Da quanto esposto consegue il rigetto del ricorso e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.

Progressione criminosa

Rapporto tra ricettazione e riciclaggio

Page 15: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

15

Cassazione penale sez. II, 17/10/2019, n.45858 Non può affermarsi sussistere concorso di reati tra ricettazione e

riciclaggio contestato in altro giudizio, costituendo quest'ultimo una figura di progressione criminosa del reato di cui all'art. 648 c.p., che in esso è assorbito, punendosi con il delitto di cui all'art. 648 bis c.p., più gravemente proprio la condotta di chi dopo avere ricevuto denaro od oggetti di provenienza illecita, compie operazioni dirette a sostituire, trasformare, occultare il profitto del precedente reato presupposto. Così che nell'ipotesi in cui vi sia ricezione prima ed utilizzazione poi di assegni di provenienza furtiva non può contestarsi in diversi procedimenti sia la ricettazione che il riciclaggio, assorbendo quest'ultima condotta anche quella di cui all'art. 648 c.p..

RITENUTO IN FATTO 1.1 Con sentenza in data 29 maggio 2018 la corte di appello di Messina dichiarava la nullità ex art. 604 c.p.p. della pronuncia 10 febbraio 2017 del tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto che aveva condannato S.P.G. alle pene di legge in quanto ritenuto responsabile dell'ipotesi di ricettazione di due assegni circolari. Riteneva la corte di appello la diversità tra fatto accertato in diverso procedimento e quello contestato nel presente giudizio e disponeva la trasmissione degli atti al giudice di primo grado.

1.2 Avverso detta sentenza proponeva ricorso per cassazione lo S., tramite il proprio difensore di fiducia avv.to Salvatore Silvestro, deducendo, con un unico motivo, violazione dell'art. 606 c.p.p., lett. b), c) ed e), posto che nei distinti procedimenti, di cui la corte di appello messinese aveva dato atto, si contestava sempre il medesimo fatto pur diversamente qualificato, così che doveva farsi applicazione della disciplina dettata dall'art. 649 c.p.p. anche nell'interpretazione fornita dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 200 del 2016 secondo cui il divieto di secondo giudizio non richiede un accertamento definitivo.

Diritto CONSIDERATO IN DIRITTO 2.1 Il ricorso è fondato e deve, pertanto, essere accolto.

Preliminarmente, in tema di interesse dell'imputato ad impugnare la sentenza di nullità pronunciata in sede di appello ex art. 604 c.p.p., occorre fare applicazione del principio secondo cui è ammissibile il ricorso per cassazione

Page 16: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

16

proposto avverso la sentenza con la quale il giudice d'appello abbia dichiarato la nullità di quella di primo grado e ordinato la trasmissione degli atti al P.M., sempre che sussista un concreto interesse della parte ad impugnare (Sez. 6, n. 40966 del 01/10/2015, Rv. 265608); e poichè nel caso in esame il ricorrente chiede la declaratoria di nullità e quindi l'eliminazione della sentenza che disponendo la trasmissione degli atti al primo giudice ne determina una nuova sottoposizione a giudizio, certamente sussiste in concreto un preciso interesse.

Difatti, la pronuncia con la quale il giudice di appello dichiarata la diversità del fatto emerso rispetto a quello accertato nel corso del procedimento trasmetta gli atti al p.m. od al giudice per la ripresa del procedimento, costituendo il presupposto di un nuovo giudizio e di una possibile condanna per l'imputato, radica l'interesse di questi alla sua eliminazione in quanto direttamente costituendo un pregiudizio nei suoi confronti.

2.2 Quanto alla doglianza proposta in tema di pluralità di procedimenti nei confronti del medesimo soggetto per lo stesso fatto storico, le Sezioni Unite di questa corte hanno innanzi tutto affermato che ai fini della preclusione connessa al principio "ne bis in idem", l'identità del fatto sussiste quando vi sia corrispondenza storico-naturalistica nella configurazione del reato, considerato in tutti i suoi elementi costitutivi (condotta, evento, nesso causale) e con riguardo alle circostanze di tempo, di luogo e di persona (Sez. U, n. 34655 del 28/06/2005 Rv. 231799).

Successivi interventi giurisprudenziali hanno allargato la nozione di medesimo fatto anche alle ipotesi di reato diversamente qualificato; si è così statuito che per medesimo fatto, ai fini dell'applicazione del principio del "ne bis in idem" di cui all'art. 649 c.p.p., deve intendersi identità degli elementi costitutivi del reato,, con riferimento alla condotta, all'evento e al nesso causale, nonchè alle circostanze di tempo e di luogo, considerati non solo nella loro dimensione storico-naturalistica ma anche in quella giuridica, potendo una medesima condotta violare contemporaneamente più disposizioni di legge (Sez. 2, n. 18376 del 21/03/2013, Rv. 255837).

Inoltre, la stessa pronuncia delle Sezioni Unite in precedenza citata, sganciando il principio della preclusione processuale al secondo giudizio dal giudicato formale, ha pure affermato che non può essere nuovamente promossa l'azione penale per un fatto e contro una persona per i quali un

Page 17: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

17

processo già sia pendente (anche se in fase o grado diversi) nella stessa sede giudiziaria e su iniziativa del medesimo ufficio del P.M., di talchè nel procedimento eventualmente duplicato dev'essere disposta l'archiviazione oppure, se l'azione sia stata esercitata, dev'essere rilevata con sentenza la relativa causa di improcedibilità (Sez. U, n. 34655 del 28/06/2005 cit.).

Tale affermazione risulta confermata anche da numerose pronunce successive secondo le quali in caso di contestuale pendenza presso lo stesso ufficio (o presso uffici diversi della stessa sede giudiziaria), di più procedimenti penali per uno stesso fatto e nei confronti della stessa persona, una volta esercitata l'azione penale nell'ambito di uno di tali procedimenti, deve considerarsi indebita la reiterazione dell'esercizio del potere di promuovere l'azione, assumendo, in assenza di un'espressa disposizione normativa, diretto rilievo il principio di "consumazione" del potere medesimo, correlato a quello di "preclusione", del quale costituisce espressione il divieto di "bis in idem" dopo la formazione del giudicato; ne consegue che, nell'ambito del secondo procedimento, va chiesta e disposta l'archiviazione ovvero, nel caso in cui l'azione penale sia già stata esercitata, ne va dichiarata l'improcedibilità con sentenza (Sez. 4, n. 25640 del 21/05/2008, Rv. 240783).

L'applicazione dei suddetti principi al caso in esame comporta affermare che la corte di appello di Messina non poteva dichiarare la nullità per fatto diverso e trasmettere gli atti al giudice di primo grado pur avendo dato atto della sussistenza di altro procedimento per lo stesso fatto storico, e cioè la ricezione e successiva negoziazione dei medesimi assegni circolari, pur se diversamente qualificato nei distinti procedimenti; viceversa, la corte di appello, rilevato che il presente procedimento porta il numero di R.G.N. R. 2904/12 ed è quindi successivo quello separato, pur a carico dello stesso imputato, citato in entrambe le sentenze di merito con il R.G.N. R. 6953/08 ed, accertato altresì, che il procedimento separato ha ad oggetto contestazioni di riciclaggio dei medesimi assegni che assorbono la condotta di semplice ricettazione contestata nel presente procedimento, doveva dichiarare l'improcedibilità ex art. 649 c.p.p.. Declaratoria che trova fondamento sia nella sussistenza di due distinti procedimenti in relazione alla medesima condotta sia nella accertata sussistenza di altro procedimento per lo stesso fatto diversamente qualificato che assorbe il reato oggetto del presente procedimento perchè meno grave.

Page 18: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

18

Difatti non può affermarsi sussistere concorso di reati tra ricettazione, giudicata nel presente procedimento, e riciclaggio contestato nell'altro giudizio, costituendo quest'ultimo una figura di progressione criminosa del reato di cui all'art. 648 c.p., che in esso è assorbito, punendosi con il delitto di cui all'art. 648 bis c.p., più gravemente proprio la condotta di chi dopo avere ricevuto denaro od oggetti di provenienza illecita, compie operazioni dirette a sostituire, trasformare, occultare il profitto del precedente reato presupposto. Così che nell'ipotesi in cui vi sia ricezione prima ed utilizzazione poi di assegni di provenienza furtiva non può contestarsi in diversi procedimenti sia la ricettazione che il riciclaggio, assorbendo quest'ultima condotta anche quella di cui all'art. 648 c.p..

L'applicazione del principio del divieto di secondo giudizio comporta pertanto affermare che avuto riguardo all'identità del fatto naturalisticamente individuato il divieto va applicato anche in assenza di giudicato formale pur se nel secondo giudizio il fatto sia diversamente contestato con una imputazione di reato che costituisca progressione criminosa del primo.

Ne consegue che la sentenza impugnata deve essere annullata senza rinvio dovendosi pronunciare sentenza di non doversi procedere per ostacolo di precedente giudizio.

Page 19: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

19

Cassazione penale sez. II, 05/04/2019, n.21687 Il prelievo di denaro di provenienza illecita da conto corrente bancario integra autonomo di atto di riciclaggio Sentenza

Documenti correlati Rigetta, CORTE APPELLO MESSINA, 12/02/2018

Integra un autonomo atto di riciclaggio, essendo il delitto di cui all'art. 648-bis c.p. a forma libera ed attuabile anche con modalità frammentarie e progressive, il prelievo di denaro di provenienza delittuosa da un conto corrente bancario. (Fattispecie relativa a prelevamento, in unica soluzione, da parte dell'imputata, di una ingente somma di denaro in contanti a pochi giorni dall'arresto del marito per i reati di associazione a delinquere, riciclaggio di autovetture, concussione e falso).

(Omissis)

1. La CORTE APPELLO di MESSINA, con sentenza in data 12/02/2018, parzialmente riformando la sentenza pronunciata dal TRIBUNALE di MESSINA, in data 30/04/2014, nei confronti delle imputate A.A. e R.M. (rispettivamente madre e figlia), confermava la condanna in relazione al reato, contestato in concorso, di cui all'art. 648 bis c.p.. Ferma la ricostruzione del fatto e l'attribuzione delle responsabilità operate dal primo giudice, la Corte territoriale si limitava a ridurre (da 6 a 5 anni di reclusione) la pena detentiva inflitta alla R. (in considerazione del minore ruolo rivestito nei fatti e della giovane età al momento della commissione del reato), mentre veniva invece integralmente confermata la decisione di primo grado nei confronti della A..

1.1. Dalla ricostruzione della vicenda accolta dalle due conformi sentenze di merito emerge che le imputate sono rispettivamente la moglie e la figlia di R.A., il quale, a seguito di diverse indagini che avevano anche portato al suo arresto (il primo dei quali avvenuto il (OMISSIS), seguito da altro del (OMISSIS)), ha patteggiato una condanna (ad una anno e quattro mesi di reclusione) per associazione a delinquere e riciclaggio di quattro vetture di grossa cilindrata ed è stato condannato alla pena di anni nove di reclusione

Page 20: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

20

perchè ritenuto responsabile dei reati di associazione a delinquere, concussione e falso ideologico in quanto, quale dipendente del Ministero del Tesoro in servizio presso la Commissione medica di verifica di Messina, si è reso partecipe per anni di un sodalizio criminoso finalizzato a far ottenere a terzi aspiranti indebiti benefici pensionistici, o comunque a garantire un iter amministrativo spedito, il tutto dietro pagamento di denaro in favore di sè medesimo e degli altri associati.

Tramite una consulenza contabile a cura del Dott. T.C., disposta dalla pubblica accusa nel procedimento relativo a questi ultimi fatti, è anche emerso che, negli anni interessati dalle indagini (quelli compresi tra il 1994 e il 2004), la famiglia dei coniugi R.- A. era passata da una condizione di difficoltà finanziaria (attestata da scopertura sul conto corrente e revoca di carte di credito, cfr. pag. 10 della sentenza di primo grado) ad un tenore di vita assolutamente sfarzoso (caratterizzato da apertura di numerosi conti correnti e carte di credito, imponenti versamenti di contanti sui conti, viaggi all'estero e spesa media mensile quantificata in circa Euro 6.000 al mese, cfr. pag. 17 della sentenza di primo grado), del tutto incompatibile, e in maniera evidente, con i contenuti redditi stipendiali dei coniugi (che tra il 1994 e il 2004 si sono aggirati tra i 30 e i 45 mila Euro annui complessivi); infatti, l'analisi dei conti e dei movimenti evidenziava una serie di operazioni finanziarie prive di giustificazione, il versamento in entrata (negli anni 1995-2002) di elevati importi di denaro in contanti (per circa il 90% dell'introito complessivo) per un ammontare superiore a 5 miliardi di vecchie lire e spese effettuate dalla famiglia con carte di redito (negli anni 1997-2002) per Euro 438.032,00 (in viaggi, alberghi di lusso, ristoranti, gioielli, ...).

1.2. Quanto alle odierne imputate, con le sentenze di causa è stato loro ascritto il concorso nel riciclaggio di denaro proveniente dai delitti commessi dal R.A., attuato mediante le seguenti condotte: in particolare, alla A. è stato attribuito il prelevamento, in unica soluzione, di denaro contante per Euro 530.000 già in data 6 maggio 2002 (preceduto da ordine di smobilizzo degli investimenti del 30 aprile 2002, impartito dunque solo una settimana dopo l'arresto del marito) e l'acquisto, mediante atto pubblico del 29 marzo 2004, di un immobile in (OMISSIS); alla R.M., invece, è stato ascritto, in concorso con la madre, l'acquisto di un immobile a (OMISSIS), che le veniva intestato con rogito notarile definitivo del 29 ottobre 2003.

Page 21: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

21

2. Hanno proposto ricorso per cassazione le due imputate, con distinti atti redatti dai rispettivi difensori, deducendo i seguenti motivi:

- A.A. lamenta:

2.1. violazione di legge per essere stata formulata la contestazione alternativa di aver effettuato il prelevamento di Euro 530.000 tramite introduzione abusiva nel sistema informatico della banca, in tal senso dovendosi intendere il riferimento all'art. 640 ter c.p. contenuto nel capo d'imputazione;

2.2. Vizio della motivazione in relazione alla qualificazione giuridica, da correggere in auto-riciclaggio dal momento che il prelievo di contante attribuito all'imputata era relativo a somme di denaro giacente su conti cointestati con il marito, dunque di proprietà comune; da tale riqualificazione discende la necessità di assolvere l'imputata, essendo risultato che le somme prelevate sono state destinate a godimento personale. Per giunta, le conclusioni accusatorie si fondano sulla perizia a firma del dottor T.C., consulente del pubblico ministero, atto illegittimamente ritenuto utilizzabile dai giudicanti sulla base di un preteso consenso difensivo alla acquisizione della relazione, consenso in realtà mai rilasciato. Inoltre, nella condotta di prelievo del contante è stata ravvisata una azione volta all'occultamento del denaro senza spiegare in quale modo ciò sia avvenuto e senza dimostrarne il reimpiego nell'acquisto dell'immobile intestato alla figlia M.. Infatti, anche se il rogito notarile risale al 29 ottobre 2003, il pagamento del prezzo era avvenuto antecedentemente, già in data 11 novembre 2000, come attestato dalle fatture emesse tra il novembre 2000 e il gennaio 2001 da parte della venditrice, il cui importo è pari all'intero prezzo della compravendita. Per giunta, la corte territoriale ha trascurato la documentazione difensiva relativa alla dimostrazione della lecita provenienza del denaro impiegato per pagare quelle fatture, omettendo anche di disporre la rinnovazione del dibattimento per la escussione del consulente del P.M. dottor T.. Con riferimento all'acquisto dell'appartamento sito in (OMISSIS), la corte territoriale ha trascurato le risultanze in base alle quali una parte del prezzo è stata pagata mediante permuta di un immobile della A. avvenuta nel maggio 2000 e altra mediante accollo del mutuo avente scadenza nel giugno 2004.

2.3. Vizio della motivazione quanto alla disposta confisca dei due immobili per i quali è in corso ancora il pagamento del mutuo; difetta il nesso di

Page 22: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

22

pertinenzialità tra gli immobili e le somme provenienti esclusivamente da delitto; nè vi è prova di sproporzione tra i redditi dichiarati e il valore economico dei beni acquistati.

2.4. Violazione di legge in relazione alla individuazione del periodo di sospensione della prescrizione, determinato dalla corte territoriale in 735 giorni per rinvii disposti su richiesta della difesa, senza considerare le concomitanti esigenze di natura istruttoria.

2.5. Violazione di legge e - vizio di motivazione quanto all'entità della - pena e alla mancata - concessione delle attenuanti generiche, motivi sbrigativamente affrontati dal giudice d'appello con il solo richiamo del concetto di congruità.

- R.M. lamenta:

2.6. violazione di legge e vizio di motivazione con riferimento alla correlazione tra accusa e condanna; invero all'imputata è stato ascritto di aver sostituito e trasferito il denaro proveniente dai reati commessi dal padre provvedendo la R.M. e la A. ad acquistare immobili. Ciò comporta che all'imputata è stato contestato di aver sostituito e trasferito denaro, non già la condotta residuale di aver compiuto altre operazioni idonee a rendere difficile l'identificazione della provenienza delittuosa; i giudici del merito hanno ritenuto integrato il reato per il solo fatto della intestazione, senza accertare chiaramente che l'acquisto sia avvenuto con il denaro di provenienza delittuosa, così immutando la contestazione; del resto mai la R. ha avuto la disponibilità del denaro di provenienza illecita.

2.7. violazione di legge e vizio della motivazione in relazione agli elementi costitutivi del concorso nel reato di riciclaggio; difetta del tutto l'individuazione della condotta concorsuale della R. nell'acquisto dell'immobile di (OMISSIS); e, quanto all'acquisto di (OMISSIS), è stata erroneamente ritenuta provata la provenienza illecita del denaro impiegato sia affermando che il prezzo pagato fosse superiore a quanto indicato nell'atto pubblico, sia svalutando il dato relativo al prestito di Euro 30.000 nonchè il conteggio del risparmio accumulato negli anni dalla famiglia R.; neppure è stata spiegata la valenza dell'acquisto ai fini dell'occultamento richiesto dal riciclaggio. E comunque, la sostituzione e il trasferimento del denaro di illecita provenienza non sono stati compiuti dall'imputata, ma dal

Page 23: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

23

di lei padre R.A. al momento della stipula del preliminare e del pagamento delle fatture emesse con denaro del quale l'imputata non ha mai avuto la materiale e giuridica disponibilità. Il contributo dell'imputata si è limitato al solo dato della intestazione di un bene che era stato interamente pagato dal padre entro il dicembre 2001,, dunque anteriormente al prelevamento di denaro contante da parte della madre (la coimputata A.). Da tali argomenti discende altresì l'evidente carenza del dolo di riciclaggio.

2.8. Violazione di legge e vizio di motivazione per la mancata riqualificazione della condotta contestata nella fattispecie di cui all'art. 512 bis c.p. (D.L. n. 306 del 1992, ex art. 12 quinquies, comma 1); in difetto di dimostrazione della condotta materiale di sostituzione del denaro da parte della R.M., unica ipotesi configurabile resta quella dell'art. 512 bis cod. pen..

2.9. Violazione di legge e vizio di motivazione per la mancata riqualificazione della condotta ai sensi dell'art. 379 c.p.; non essendo in alcun modo dimostrato che l'imputata abbia compiuto complesse operazioni di investimento o spostamento di denaro, avendo solamente accettato di essere nominata intestataria dell'immobile di (OMISSIS).

2.10. Violazione di legge e vizio di motivazione in relazione alla mancata concessione delle attenuanti generiche e al trattamento sanzionatorio, attesa la particolare condizione dell'imputata che comunque ha partecipato all'azione perchè coinvolta dai genitori.

2.11. Violazione di legge in relazione alla confisca D.L. n. 306 del 1992, ex art. 12 sexies il relativo giudizio di non congruità non ha tenuto conto dei risparmi accumulati negli anni dalla famiglia ed è stato effettuato non con riferimento allo specifico immobile intestato all'imputata, ma all'intero patrimonio della famiglia, così violando le indicazioni della giurisprudenza di legittimità che vogliono legare il giudizio di sproporzione tra reddito dichiarato e attività economiche non con riferimento al momento della misura e rispetto a beni presenti, ma al momento dei singoli acquisti rispetto al valore dei beni di volta in volta acquisiti.

Diritto RITENUTO IN DIRITTO

Page 24: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

24

Il ricorso della A. è inammissibile. Il ricorso della R. è infondato laddove non inammissibile. La trattazione dei rispettivi motivi può essere fatta per la gran parte in maniera congiunta, attesa la stretta correlazione tra gli argomenti.

1. Occorre in principalità esaminare alcune questioni processuali o comunque preliminari che risultano tutte inammissibili perchè generiche o manifestamente infondate.

1.1. E', in primo luogo, il caso dell'argomento relativo alla presunta contestazione alternativa (perchè nel capo A, accanto al richiamo dell'art. 648 bis c.p., figura anche quello dell'art. 640 ter c.p.). Trattasi, invero, di un mero refuso o errore materiale, posto che la contestazione non reca alcun riferimento a condotte alternative (e cioè, di frode informatica); ciò era stato già detto dal primo giudice, ribadito da quello d'appello (il quale aveva evidenziato anche la genericità della doglianza sul punto) e può essere ancora ripetuto in questa sede, unitamente al rilievo della perdurante genericità della questione.

1.2. E' anche il caso della questione sulla utilizzabilità della relazione di perizia redatta per altro procedimento a cura del dottor T.C.; le difese lamentano che la Corte l'avrebbe ritenuta utilizzabile (nel presente procedimento) in forza di un (inesistente) consenso delle parti all'acquisizione; in realtà, come spiegato anche dai giudici d'appello, la consulenza è stata acquisita in primo grado dopo l'esame del perito, nel contraddittorio delle parti. Aspecifico e manifestamente infondato è dunque il rilievo in parola; peraltro, il Collegio condivide l'orientamento giurisprudenziale in materia, secondo cui (Sez. 5, n. 7615 del 20/09/2016, Rv. 2694:74) sono legittimamente utilizzabili in giudizio gli elaborati peritali formati in altro procedimento penale, trattandosi di mezzo di prova sottratto al divieto di cui all'art. 238 c.p.p., comma 2 bis concernente i verbali di dichiarazioni di prove di altro procedimento penale ai quali non può essere ricondotta la perizia.

1.3. E' pure il caso della pretesa violazione dell'art. 521 c.p.p. in relazione alla contestazione mossa a R.M., dal momento che nel capo di imputazione è accusata di aver "sostituito e trasferito" il denaro del padre avente provenienza illecita, mentre nella sentenza di appello si ritiene di poter addebitare con certezza alla R. solamente la condotta di intestazione a sè

Page 25: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

25

medesima dell'appartamento acquistato in (OMISSIS) (condotta, quest'ultima, integrante, eventualmente, "il compimento di altre operazioni" idonee ad ostacolare l'identificazione della provenienza delittuosa della provvista impiegata). Il rilievo è manifestamente infondato. Infatti, in primo luogo occorre considerare che la Corte territoriale, dopo aver ribadito l'infondatezza di ogni tentativo di spiegare l'acquisto con fondi di provenienza - lecita, ha logicamente - individuato il contributo della R. nell'operazione e la consapevolezza della medesima circa la provenienza delittuosa del denaro paterno impiegato per l'acquisto (sul punto si dirà meglio in seguito), così chiarendo che l'imputata, mediante la stipula del relativo rogito notarile e l'intestazione del bene a proprio nome, ha sostanzialmente portato a compimento un'azione di sostituzione già avviata dal padre e messa poi in crisi dalle sopravvenute indagini di cui si è detto sopra. Ciò posto, al fine di apprezzare la eventuale diversità del fatto contestato, occorre considerare che la nozione di "fatto" di cui agli artt. 521 e 522 c.p.p. va intesa quale accadimento di ordine naturale, nelle sue connotazioni oggettive e soggettive; ne consegue che, per aversi "mutamento del fatto", occorre una trasformazione radicale, nei suoi elementi essenziali, della fattispecie concreta, che non consenta di rinvenire, tra il fatto contestato e quello accertato, un nucleo comune identificativo della condotta, riscontrandosi invece un rapporto di incompatibilità ed eterogeneità che si risolve in un vero e proprio stravolgimento dei termini dell'accusa a fronte del quale si verifica un reale pregiudizio dei diritti della difesa (Sez. 2, n. 45993 del 16.10.2007, Rv 239320). Mutamento che, con evidenza, non ricorre nella fattispecie, laddove l'imputata, come detto, è stata giudicata responsabile di aver concorso nella "sostituzione" del denaro paterno di provenienza illecita con un immobile intestato (fittiziamente, a dire delle difese, cfr. atto di appello avv. Carrabba) a se stessa; e dunque, ad avviso del Collegio, evidente è la riconducibilità della condotta ritenuta dalle sentenze di merito nell'alveo della contestazione, il cui nucleo, per la R., consiste proprio nella intestazione (fittizia o reale, poco importa nella vicenda) dell'immobile di (OMISSIS), interamente acquistato mediante il denaro di illecita provenienza paterna, così integrandosi una ipotesi di concorso nella condotta di sostituzione rilevante ex art. 648 bis c.p., esattamente come contestato. Nè può destare perplessità il fatto che nella contestazione non figuri l'apporto materiale proveniente dal R.A., posto che all'epoca alla quale risalgono i fatti, la

Page 26: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

26

condotta di autoriciclaggio non era sanzionata e, rispetto al riciclaggio, vige la clausola di esonero per l'autore del reato presupposto.

1.4. E' anche il caso della questione relativa alla pretesa prescrizione del reato, sostenendosi l'erroneità dei periodi di sospensione della stessa computati da parte della Corte territoriale; invero, nella sentenza impugnata si legge (cfr. pag. 2) che la prescrizione non era maturata in considerazione di gg. 398 di sospensione in primo grado e gg. 337 di sospensione in appello; il ricorso dell'avv. Carrabba lamenta che tali periodi non possano essere interamente computati perchè i rinvii disposti dai giudici del merito per esigenze difensive o delle imputate sarebbero stati anche determinati da concomitanti esigenze di natura istruttoria. Osserva il Collegio che il motivo risulta inammissibile perchè del tutto aspecifico, non indicandosi neppure a quale rinvio si faccia riferimento e quale sarebbe la concomitante esigenza istruttoria.

2. Sgombrato il campo dalle citate questioni preliminari, devesi osservare che i motivi con i quali si contesta l'affermazione di penale responsabilità e/o la sussistenza del necessario elemento soggettivo del reato appaiono tutti infondati laddove non inammissibili.

2.1. Secondo il costante insegnamento di questa Suprema Corte, esula dai poteri della Corte di cassazione quello di una "rilettura" degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione, la cui valutazione è, in via esclusiva, riservata al giudice di merito; senza che possa integrare il vizio di legittimità la mera prospettazione di una diversa, e per il ricorrente più adeguata, valutazione delle risultanze processuali (per tutte: Sez. Un., 30/4-2/7/1997, n. 6402, Dessimone, riv. 207944; successivamente: Sez. 4, n. 4842 del 02/12/2003 - 06/02/2004, Elia, Rv. 229369).

I motivi in parola, invece, tendono a sottoporre al giudizio di legittimità aspetti attinenti alla ricostruzione del fatto e all'apprezzamento del materiale probatorio rimessi alla esclusiva competenza del giudice di merito.

Nel caso in esame, le conclusioni circa la responsabilità delle ricorrenti risultano adeguatamente giustificate dal giudice di merito attraverso una puntuale valutazione delle prove, che ha consentito una ricostruzione del fatto esente da incongruenze logiche e da contraddizioni. Tanto basta per rendere la sentenza impugnata incensurabile in questa sede non essendo il

Page 27: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

27

controllo di legittimità diretto a sindacare direttamente la valutazione dei fatti compiuta dal giudice di merito, ma solo a verificare se questa sia sorretta da validi elementi dimostrativi e sia nel complesso esauriente e plausibile.

Ed infatti, quanto alla condotta di prelevamento del contante da parte della A., le risultanze istruttorie hanno inequivocamente evidenziato la effettività del fatto, la sua collocazione temporale (a pochi giorni di distanza dall'arresto del marito), oltre al conseguente svuotamento del conto corrente acceso presso la BNL che ne è derivato. Evidente è anche l'attitudine di tale condotta al trasferimento e alla sostituzione del denaro.

Quanto alla riconducibilità delle somme impiegate nei due acquisti immobiliari di causa agli illeciti proventi complessivamente derivati dai reati commessi dal R.A., entrambe le sentenze di merito, dopo aver adeguatamente dimostrato la provenienza delittuosa della ingente ricchezza (oltre 5 miliardi di vecchie lire) accumulata sui conti correnti della famiglia R.- A., hanno puntualmente confutato ogni argomento difensivo con il quale si è cercato di sostenere la lecita provenienza del denaro impiegato negli acquisti; ogni singola giustificazione difensiva (redditi da stipendio, ricavato della pretesa vendita dell'appartamento di via Saffi, permuta di appartamento di via Panoramica dello Stretto, accollo di mutuo, indennizzi assicurativi, stipula di nuovo mutuo,....) è stata accuratamente esaminata giungendo però all'affermazione (cfr. pag. 10 e segg. della sentenza di appello) o dell'insussistenza della posta legittima o della insufficienza della stessa a giustificare gli ingenti esborsi. Rispetto a tali argomenti, analitici e logicamente corretti, del tutto generiche sono state le contestazioni mosse in appello e ora pure genericamente ribadite nei due ricorsi.

2.2. Nè sono ravvisabili violazioni di legge nell'aver individuato, nelle condotte ascritte alle imputate, plurimi atti di concorso nel riciclaggio del denaro illecitamente accumulato dal R.A..

Nessun dubbio, come detto, può nutrirsi sulla natura di atto di riciclaggio nel trasferimento di denaro operato da parte della A. mediante l'inusuale prelevamento in contanti di una somma tanto ingente dal conto corrente, così da praticamente svuotarlo. Invero, secondo condivisa e costante giurisprudenza (Sez. 6, n. 13085 del 03/10/2013, Rv. 259487), integra di per sè un autonomo atto di riciclaggio - essendo il delitto in parola, a forma libera e

Page 28: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

28

attuabile anche con modalità frammentarie e progressive - qualsiasi prelievo o trasferimento di fondi successivo a precedenti versamenti (...).

Analogamente deve dirsi per le due condotte di intestazione di beni immobili, acquistati con il provento degli illeciti commessi da R.A., effettuate dalle imputate. Si è infatti già affermato (cfr. Sez. 2, n. 1422 del 14/12/2012, Rv. 254050) che integra il delitto di riciclaggio il compimento di operazioni volte non solo ad impedire in modo definitivo, ma anche a rendere difficile l'accertamento della provenienza del denaro, dei beni o delle altre utilità. Idoneità dissimulatoria indubbiamente insita nel fatto di intestare un bene a soggetto diverso da chi materialmente ne sopporta l'onere.

E, con particolare riferimento al tipo di condotta posto in essere nel caso di specie, questa Corte ha già chiaramente affermato (Sez. 6, n. 24548 del 22/05/2013) che commette il delitto di riciclaggio colui che accetta di essere indicato come beneficiario economico di beni che, nella realtà, appartengono a terzi e sono frutto di attività delittuosa, in quanto detta condotta, pur non concretizzandosi nel compimento di atti dispositivi, è comunque idonea ad ostacolare l'identificazione della provenienza del denaro. Manifestamente infondati sono dunque i motivi al riguardo proposti dalle difese, avendo la Corte territoriale spiegato, con motivazione congrua e logicamente valida, dunque non censurabile in questa sede, che la colpevolezza della R.M. e della A. in ordine al delitto di riciclaggio che è stato loro addebitato fosse stata provata in via logica dal fatto che le stesse - legate da stretto rapporto con l'autore dei delitti presupposto - avessero accettato di essere indicate come beneficiarie economiche, dunque come "reali proprietarie", dell'immobile di (OMISSIS) e di quello di (OMISSIS) acquistati con i proventi di reato: condotte, dunque, pur non integrative di atti dispositivi, comunque poste in essere nell'ambito di operazioni di sostituzione del denaro di provenienza illecita e chiaramente dirette allo scopo di impedire la riferibilità soggettiva degli immobili acquistati a colui che aveva commesso il reato presupposto, in tal modo integrando gli estremi del dolo generico consistente nella mera consapevolezza e volontà di ostacolare la identificazione della provenienza di quel denaro.

2.3. Quest'ultima notazione merita più approfondita trattazione con riferimento alla posizione della R.M. che, tramite gli scritti difensivi,

Page 29: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

29

sostanzialmente lamenta di essere stata un mero strumento inconsapevole di scelte negoziali riconducibili ai suoi genitori, comunque ignara della provenienza delittuosa delle somme impiegate negli acquisti, sempre erogate da parte del padre (o della madre).

Al proposito i giudici del merito hanno ancora una volta offerto motivazione adeguata, che dunque non può essere censurata in questa sede di legittimità; invero, a corredo dell'affermazione di sussistenza del necessario elemento soggettivo (che, si ricorda, nel tipo di reato in esame è costituito dal dolo generico e ben può essere integrato anche nella forma eventuale o indiretta) militano plurimi profili che, oltre al pur significativo dato dell'età non giovanissima al momento del fatto ( R.M. aveva 27 anni al momento dell'acquisto della casa di (OMISSIS)), corroborano l'affermazione di consapevolezza in merito alla provenienza illecita della provvista e all'idoneità dissimulatoria della intestazione a sè medesima dell'acquisto immobiliare: in tal senso si è logicamente valorizzato, al fine dell'acquisizione della consapevolezza di illeciti arricchimenti, l'improvviso e marcato cambiamento di stile di vita dell'intera famiglia R., avvenuto a partire dal 1995, senza che sussistessero lecite ragioni economiche di giustificazione (fenomeno rispetto al quale nessuna estraneità, in capo alla figlia M., risulta rappresentata), l'effettuazione direttamente con carte di credito (anche intestate all'imputata in questione) di buona parte delle ingenti spese per beni di lusso o voluttuari, circostanza chiaramente incompatibile con i redditi da lavoro dei genitori (il cui ammontare, almeno a grandi linee, è irragionevole pensare non fosse noto all'imputata), la vicenda del duplice arresto del padre nel corso del 2002 per fatti relativi ad illecite accumulazioni di ricchezze (e pure di ciò è irragionevole pensare che non se ne sia discusso in famiglia); nè può essere trascurato quanto emerso a proposito della sostituzione del contratto preliminare e delle fatture di pagamento degli acconti per la casa di (OMISSIS), tutti atti originariamente fatti a nome di R.A. e poi, in prossimità del rogito notarile, tutti sostituiti con equivalenti a nome di R.M., la quale ha avuto piena contezza di tali atti (anche laddove non fosse stata proprio lei a sottoscriverli) quanto meno in occasione della stipula dell'atto pubblico nel quale si dichiarava che il prezzo di acquisto della casa era stato interamente già corrisposto proprio in occasione del pagamento di quelle fatture. Evidente è dunque il fatto che, quand'anche la R.M. non abbia direttamente operato

Page 30: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

30

pagamenti (ulteriori rispetto a quelli fatti dal padre) per l'acquisto della casa di (OMISSIS) (utilizzando allo scopo i proventi dei delitti paterni o parte della liquidità prelevata in BNL dalla A.), non di meno la stessa deve essere considerata come pienamente consapevole di aver portato a termine un'operazione economica avviata dal padre e nella quale era confluito quel denaro che, in considerazione degli arresti avvenuti e della mancanza di lecite provviste adeguate, non poteva che provenire dall'illecito arricchimento conseguito mediante la commissione dei reati.

E dunque, adeguata e logica appare la deduzione operata, a proposito dell'elemento soggettivo in capo a R.M., da parte dei giudici del merito; circostanza che consente a quel giudizio di non essere sindacabile in sede di legittimità.

3. Manifestamente infondato è poi l'argomento della difesa A. che vorrebbe vedere nelle condotte di costei la commissione di fatti ora previsti dalla disposizione normativa in tema di autoriciclaggio, con le necessarie ricadute in tema di minor trattamento sanzionatorio.

Invero, la fattispecie di cui all'art. 648-ter.1. sanziona chiunque, avendo commesso o concorso a commettere un delitto non colposo, impiega, sostituisce, trasferisce, in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative, il denaro, i beni o le altre utilità provenienti dalla commissione di tale delitto, in modo da ostacolare concretamente l'identificazione della loro provenienza delittuosa. E la A. neppure deduce o spiega in che modo la stessa abbia concorso nella commissione dei reati che sono stati attribuiti al marito.

4. Manifestamente infondato è pure il motivo che invoca la riqualificazione delle condotte ai sensi dell'art. 512 bis c.p. (D.L. n. 306 del 1992, ex art. 12 quinquies, comma 1) sull'assunto che in causa sia mancata la dimostrazione della condotta materiale di sostituzione del denaro di provenienza illecita da parte di R.M..

Come già evidenziato dalla Corte territoriale (cfr. pag. 15 della sentenza impugnata), la fattispecie del riciclaggio è caratterizzata dall'elemento specializzante (e qui ricorrente) della provenienza illecita del denaro impiegato, elemento invece non richiesto dal D.L. n. 306 del 1992, art. 12 quinquies, comma 1 il quale, peraltro, espressamente esclude la propria

Page 31: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

31

applicabilità nei casi in cui l'intestazione fittizia "...costituisca più grave reato....", come è nella fattispecie atteso il ben più rigoroso trattamento sanzionatorio che caratterizza l'ipotesi delittuosa ex art. 648 bis c.p..

5. Analogamente è a dirsi per il motivo sulla mancata riqualificazione della condotta ai sensi dell'art. 379 c.p., proposto sull'assunto del mancato compimento di complesse operazioni di investimento o spostamento di denaro (avendo la R. solamente accettato di essere nominata intestataria dell'immobile di (OMISSIS)).

Come già chiarito dalla sentenza di appello (cfr. pag. 16), la consolidata giurisprudenza (Sez. 2, n. 16819 del 22/03/2018, Rv. 272793; massime precedenti conformi: n. 11709 del 1994 Rv. 199762; n. 43295 del 2010, Rv. 248949) afferma che il delitto di favoreggiamento reale è una figura criminosa sussidiaria rispetto a quella del riciclaggio di denaro di cui all'art. 648 bis. c.p.; ne consegue che, qualora sussistano gli estremi di questa seconda ipotesi delittuosa, deve essere esclusa la prima.

6. Quanto ai motivi sollevati dalle ricorrenti a proposito della mancata concessione delle attenuanti generiche e del trattamento sanzionatorio, devesi rilevare che il diniego del beneficio ex art. 62 bis c.p. è congruamente motivato con il richiamo all'elevato valore economico delle condotte delittuose di causa; purtuttavia, l'evidente minor ruolo svolto nella vicenda dalla R.M. rispetto alla A. è stato comunque valorizzato dai giudici del merito, mediante una connessa riduzione della pena concretamente applicata.

Ciò consente di richiamare i consolidati orientamenti giurisprudenziali in base ai quali allorchè la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche è giustificata da motivazione esente da manifesta illogicità, è insindacabile in cassazione (Cass., Sez. 6, n. 42688 del 24/9/2008, Rv. 242419). Nè occorre che il giudice di merito, nel motivare il diniego della concessione delle attenuanti generiche, prenda in considerazione tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli dedotti dalle parti o rilevabili dagli atti, ma è sufficiente che egli faccia riferimento a quelli ritenuti decisivi o comunque rilevanti, rimanendo disattesi o superati tutti gli altri da tale valutazione (Sez. 2, n. 3609 del 18/1/2011, Sermone, Rv. 249163; Sez. 6, n. 34364 del 16/6/2010, Giovane, Rv. 248244).

Page 32: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

32

Quanto alla graduazione della pena, la stessa rientra nella discrezionalità del giudice di merito, che la esercita in aderenza ai principi enunciati negli artt. 132 e 133 c.p.; ne discende che è inammissibile la censura che, nel giudizio di cassazione, miri ad una nuova valutazione della congruità della pena la cui determinazione non sia frutto di mero arbitrio o di ragionamento illogico (Sez. 5, n. 5582 del 30/09/2013 - 04/02/2014, Ferrario, Rv. 259142), ciò che - nel caso di specie - non ricorre.

7. Specifica attenzione meritano, infine, i motivi relativi alla disposta confisca dei due immobili intestati alle imputate.

Secondo le stesse, difetta il nesso di pertinenzialità tra gli immobili e le somme provenienti esclusivamente da delitto, non vi è prova di sproporzione tra i redditi dichiarati e il valore economico dei beni acquistati e, comunque, il provvedimento D.L. n. 306 del 1992, ex art. 12 sexies non ha tenuto conto dei risparmi accumulati negli anni dalla famiglia nè è stato effettuato un giudizio di congruità tra lo specifico immobile intestato a ciascuna imputata e l'intero patrimonio della famiglia, così violandosi le indicazioni della giurisprudenza di legittimità che vogliono legare il giudizio di sproporzione tra reddito dichiarato e attività economiche non con riferimento al momento della misura e rispetto a beni presenti, ma al momento dei singoli acquisti rispetto al valore dei beni di volta in volta acquisiti.

Giova ricordare che ai sensi della previsione in parola, ora trasfusa nell'art. 240-bis c.p., "nei casi di condanna (...) per taluno dei delitti previsti dall'art. (...) 648-bis,..... è sempre disposta la confisca del denaro, dei beni o delle altre utilità di cui il condannato non può giustificare la provenienza e di cui, anche per interposta persona fisica o giuridica, risulta essere titolare o avere la disponibilità a qualsiasi titolo in valore sproporzionato al proprio reddito, dichiarato ai fini delle imposte sul reddito, o alla propria attività economica. In ogni caso il condannato non può giustificare la legittima provenienza dei beni sul presupposto che il denaro utilizzato per acquistarli sia provento o reimpiego dell'evasione fiscale, salvo che l'obbligazione tributaria sia stata estinta mediante adempimento nelle forme di legge".

Ciò premesso, nella fattispecie, per le ragioni ampiamente esposte in precedenza, i giudici del merito hanno legittimamente accertato che nessuno dei due acquisti immobiliari di cui si discute ha potuto trovare adeguata

Page 33: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

33

giustificazione economica in lecite fonti di reddito familiare. Del pari, le dichiarazioni dei redditi presentate dai coniugi R.- A. hanno evidenziato (cfr. risultanze della consulenza T.) imponibili fiscali del tutto inadeguati rispetto agli acquisti in questione. Manifestamente infondato è poi il tentativo di giustificare gli acquisti di almeno un immobile con la somma dei redditi familiari di più annualità, senza considerare che quei redditi debbono essere stati principalmente adibiti al sostentamento della famiglia (bisogni primari, quali cibo, medicinali, vestiario,...), oltre che al vorticoso giro di spese voluttuarie ampiamente documentate dagli estratti conto delle numerose carte di credito di cui si è detto (cfr., al riguardo, consulenza T.), anche esse inspiegabili sulla base dei redditi leciti e dichiarati.

8. Al rigetto del ricorso della R. consegue la condanna al pagamento delle spese processuali, mentre alla inammissibilità del ricorso della A. consegue la condanna della stessa al pagamento delle spese processuali, nonchè, ai sensi dell'art. 616 c.p.p., valutati i profili di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità emergenti dai ricorsi (Corte Cost. 13 giugno 2000" n. 186), al versamento della somma, che si ritiene equa, di Euro duemila a favore della Cassa delle Ammende.

Page 34: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

34

Autoriciclaggio Cassazione penale sez. II, 16/07/2019, n.36522 In tema di autoriciclaggio, l'ipotesi di non punibilità di cui all'art. 648-ter.1, comma 4, c.p. è integrata soltanto nel caso in cui l'agente utilizzi o goda dei beni provento del delitto presupposto in modo diretto e senza compiere su di essi alcuna operazione tesa all'impiego, alla sostituzione o al trasferimento dei proventi illeciti in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative, atta ad ostacolare concretamente l'identificazione della provenienza delittuosa dei detti proventi illeciti. La non punibilità, infatti, trova una sua logica e coerente spiegazione nel divieto del ne bis in idem sostanziale (punizione di due volte per lo stesso fatto), ma solamente a condizione che l'agente si limiti al mero utilizzo o godimento dei beni provento del delitto presupposto senza che ponga in essere alcuna attività decettiva al fine di ostacolarne l'identificazione quand'anche la suddetta condotta fosse finalizzata ad utilizzare o meglio godere dei suddetti beni (nella specie, relativa a vicenda cautelare, la Corte ha ritenuto correttamente ravvisato il reato, in relazione al contestato investimento in attività imprenditoriali e speculative di una somma di denaro provento di truffa).

(Omissis)

ITENUTO IN FATTO 1. Con ordinanza del 5/4/2019 il Tribunale di Brescia, in sede di riesame, confermava il provvedimento in data 14/2/2019 con il quale il G.i.p. dello stesso Tribunale aveva applicato ad G.A. la misura cautelare degli arresti domiciliari in ordine al reato di autoriciclaggio commesso a mezzo dell'investimento in attività imprenditoriali e speculative della somma di 204.007,00 Euro, costituente parte dei profitti della truffa continuata consumata dall'indagato, avvocato, in danno di T.L., reato che gli aveva procurato un profitto di oltre 700.000 Euro.

Page 35: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

35

2. Ha proposto ricorso G.A., a mezzo del proprio difensore di fiducia, chiedendo l'annullamento dell'ordinanza impugnata per violazione di legge e vizio motivazionale in ordine a tre distinti profili.

2.1. Il Tribunale ha illegittimamente escluso la sussistenza nel caso di specie della causa di non punibilità prevista dall'art. 648 ter.1 c.p., comma 4, in relazione alla mera utilizzazione ed al godimento personale dei beni provento del delitto presupposto.

Il ricorrente, infatti, ha utilizzato il denaro provento della truffa, in modo trasparente, per avviare un'attività di ristorazione in Polonia, effettuando bonifici su conti correnti agevolmente individuabili, subito dopo avere incassato le somme, come riconosciuto anche nell'ordinanza impugnata.

Il Tribunale ha erroneamente interpretato la suddetta norma, ritenendo che la destinazione del denaro ad un'attività economica non rientri nell'utilizzo personale. Anche i trasferimenti in favore della società Global K.A. e di K.J.Z., legale rappresentante, avevano il medesimo scopo, mentre quelli dei quali fu beneficiaria la terza moglie M.E. furono sempre "proiezione di un uso personale".

2.2. L'ordinanza non ha valutato la doglianza relativa all'applicabilità del disposto dell'art. 275 c.p.p., comma 2-bis, che preclude l'applicazione di una misura di tipo custodiale qualora il giudice ritenga che con la condanna possa essere concesso il beneficio della sospensione condizionale.

Ha ritenuto il Tribunale di non esaminare il punto, rilevando la sussistenza del pericolo di recidiva, non adeguatamente motivato, in quanto non sono state ben valutate la personalità dell'indagato, la concretezza ed attualità del pericolo nonchè l'epoca dei fatti, commessi peraltro in luoghi distanti da quello della sua residenza.

2.3. L'epoca ed il luogo di commissione del reato hanno rilievo anche ai fini della valutazione sulla adeguatezza e proporzionalità della misura in atto, sulle quali l'ordinanza impugnata è priva di motivazione.

CONSIDERATO IN DIRITTO 1. Il ricorso è inammissibile per manifesta infondatezza dei motivi.

Page 36: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

36

2. L'unica doglianza proposta con il ricorso in tema di gravità indiziaria attiene alla- ritenuta operatività -della clausola di esclusione della punibilità prevista dall'art. 648 ter.1 c.p., comma 4.

Sulla destinazione alla terza moglie della somma di 15.000 Euro come "godimento personale" l'impugnazione è del tutto generica, a fronte del rilievo del Tribunale che la stessa era stata presidente del consiglio di amministrazione dell'impresa "Famiglia G.".

Il ricorrente, invece, in questa sede non sostiene più la destinazione della somma di 99.000, versata alla ex convivente e madre dei suoi due figli, al mantenimento della famiglia e riconosce che - come ritenuto dal Tribunale anche le somme bonificate alla stessa erano destinate all'attività d'impresa.

Il Tribunale, dunque, ha ricondotto tutti i versamenti alla "funzione di investimento presso l'impresa sopra menzionata" e quindi a quelle "attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative" richiamate dall'art. 648 ter.1 c.p., comma 1.

Non vi è dubbio che si tratti di attività imprenditoriali: occorre valutare se quell'attività possa essere ricondotta alla "mera utilizzazione o al godimento personale", come sostenuto dalla difesa: la risposta è senz'altro negativa, considerato che nel ricorso - diversamente dalla richiesta di riesame - non si contesta più specificamente l'idoneità ingannatoria dei trasferimenti di denaro, sulla quale vi è stata ampia motivazione del Tribunale.

Questa Corte ha già evidenziato la immediata differenza che si coglie fra la destinazione del denaro, bene od altra utilità alla "mera utilizzazione o al godimento personale" e la condotta prevista dell'art. 648 ter.1 c.p., comma 1, che sanziona, invece, l'impiego, la sostituzione o il trasferimento dei proventi illeciti nelle quattro ampie categorie di attività di cui si è detto, laddove connotati da concreta idoneità di camuffamento.

La non punibilità trova "una sua logica e coerente spiegazione nel divieto del ne bis in idem sostanziale (punizione di due volte per lo stesso fatto) ma solo e solamente a condizione che l'agente si limiti al mero utilizzo o godimento dei beni provento del delitto presupposto senza che ponga in essere alcuna attività decettiva al fine di ostacolarne l'identificazione quand'anche la suddetta condotta fosse finalizzata ad utilizzare o meglio godere dei suddetti beni. La

Page 37: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

37

norma, quindi, è chiara nella sua ratio: limitare la non punibilità ai soli casi in cui i beni proventi del delitto restino cristallizzati - attraverso la mera utilizzazione o il godimento personale - nella disponibilità dell'agente del reato presupposto, perchè solo in tale modo si può realizzare quell'effetto di "sterilizzazione" che impedisce - pena la sanzione penale - la reimmissione nel legale circuito economico" (così, da ultimo, Sez., 2, n. 13795 del 07/03/2019, Sanna, Rv. 275528; in senso conforme cfr., ad es., Sez. 2, n. 30399 del 07/06/2018, Barbieri, non mass.).

3. Con adeguata motivazione il Tribunale ha effettuato un giudizio prognostico sfavorevole, agli effetti di quanto previsto dall'art. 275 c.p.p., comma 2-bis, in ragione del ritenuto pericolo di recidiva, desumibile dalle particolari e specifiche modalità del fatto, oltre che dalla personalità dell'indagato, comunque negativamente valutata nell'ordinanza impugnata, avuto riguardo anche alla spregiudicatezza dimostrata da G. ed alla sua "totale mancanza di revisione critica del reato".

Secondo la costante giurisprudenza di legittimità, l'ultimo periodo dell'art. 274 c.p.p., lett. c), così come modificato dalla L. n. 47 del 2015, impedisce di desumere il pericolo di reiterazione dalla sola gravità del "titolo di reato", astrattamente considerato, ma non già dalla valutazione della gravità del fatto nelle sue concrete manifestazioni, in quanto le modalità e le circostanze del fatto restano elementi imprescindibili di valutazione che, investendo l'analisi di comportamenti concreti, servono a comprendere se la condotta illecita sia occasionale o si collochi in un più ampio sistema di vita, ovvero se la stessa sia sintomatica di una incapacità del soggetto di autolimitarsi nella commissione di ulteriori condotte criminose (Sez. 5, n. 49038 del 14/06/2017, Rv. 271522, Silvestrin; Sez. 4, n. 18802 del 21/03/2017, Semilia, Rv. 269944, in motivazione; Sez. 1, n. 37839 del 02/03/2016, Biondo, Rv. 267798; Sez, 1, n. 45659 del 13/11/2015, Restuccia, Rv. 265168).

Inoltre, condivide il Collegio il principio ripetutamente affermato dalla Suprema Corte, secondo il quale "il requisito dell'attualità, pur non costituendo una mera ripetizione di quello di concretezza, richiama necessariamente l'esigenza di elevata probabilità di suo verificarsi rispetto tuttavia non già all'occasione del delinquere, ma alla sua occasionalità; in questo senso dunque deve ritenersi che il pericolo non è attuale se la condotta criminosa si appalesa

Page 38: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

38

del tutto sporadica ed occasionale, mentre sussiste laddove l'illecito possa ripetersi in ragione delle modalità del suo estrinsecarsi, della personalità del soggetto, indipendentemente dalla imminenza di sua verificazione (Sez. 6, 9894/2016, rv. 266421). Deve dunque affermarsi che il requisito dell'attualità del periculum libertatis può individuarsi a prescindere dalla positiva ricognizione di effettive ed immediate opportunità di ricadute a portata di mano dell'inquisito, essendo necessario e sufficiente formulare un giudizio prognostico che sulla base dei criteri di cui all'art. 133 c.p., sì riconnetta alla realtà emergente dagli atti del procedimento ed alle valutazioni della persistente pericolosità che è dato trarne, dovendosi effettuare una previsione correlata alla situazione esistenziale e socio ambientale in cui verrà a trovarsi l'indagato, nell'ipotesi in cui venga meno lo stato di detenzione" (così Sez. 2, n. 44946 del 13/09/2016, Draghici, Rv. 267965; in senso conforme cfr., ad es., Sez. 5, n. 33004 del 03/05/2017, Cimieri, Rv. 271216; Sez. 2, n. 11511 del 14/12/2016, Verga, dep. 2017, Rv. 269684; Sez. 2, n. 53645 del 08/09/2016, Lucà, Rv. 268977; Sez. 2, n. 47891 del 07/09/2016, Vicini, Rv. 268366; Sez. 2, n. 18744 del 14/04/2016, Foti, Rv. 266421; Sez. 2, n. 26093 del 31/03/2016, Centineo, Rv, 267264).(Omissis)

Cassazione penale sez. V, 05/07/2019, n.38919 Non integra la condotta di autoriciclaggio il mero trasferimento di somme, oggetto di distrazione fallimentare, a favore di imprese operative, occorrendo a tal fine un "quid pluris" che denoti l'attitudine dissimulatoria della condotta rispetto alla provenienza delittuosa del bene. (Fattispecie relativa alla stipulazione di un contratto di affitto d'azienda in previsione del fallimento, nella quale la Corte ha osservato che, in assenza della verifica della concreta idoneità dell'operazione distrattiva ad ostacolare l'identificazione della provenienza delittuosa del bene, si determinerebbe "un'ingiustificata sovrapposizione punitiva tra la norma sulla bancarotta e quella ex art. 648-ter.1 cod. pen.").

(Omissis)

RITENUTO IN FATTO

Page 39: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

39

1. L'ordinanza impugnata è stata pronunziata il 16 aprile 2019 dal Tribunale del riesame di Catanzaro ed ha parzialmente riformato, in seguito a istanza di riesame dell'indagato, quella del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Paola che aveva applicato a D.M.G. la misura cautelare della custodia in carcere per i reati di bancarotta fraudolenta per distrazione e di autoriciclaggio.

La riforma è consistita nell'annullamento dell'ordinanza genetica quanto al reato di autoriciclaggio e nella sostituzione della misura carceraria con gli arresti domiciliari in ordine alla fattispecie superstite.

2. I fatti addebitati provvisoriamente all'indagato riguardano la bancarotta fraudolenta per distrazione consistita nella stipula di un contratto di affitto di ramo di azienda simulato, della durata di otto anni, tra la (OMISSIS) s.r.l. (rappresentata dal padre dell'odierno ricorrente, De.Ma.Gi., società dichiarata fallita nel giugno 2016) e la (OMISSIS) s.r.l., di cui era legale rappresentante D.M.G., contratto cui corrispondeva un canone annuale non congruo e con il quale, secondo l'accusa convalidata dal Tribunale del riesame, erano stati ceduti anche appalti milionari. L'autoriciclaggio consisterebbe - secondo la contestazione del pubblico ministero non avallata dal Tribunale del riesame - nell'utilizzazione dei beni e delle attività del ramo di azienda affittato per l'aggiudicazione di gare di appalto, con conseguente effetto di confusione patrimoniale tra i beni che hanno formato oggetto del predetto contratto e quelli già rientranti nel patrimonio della (OMISSIS) s.r.l..

3. Contro l'ordinanza anzidetta hanno presentato ricorso sia l'indagato che il pubblico ministero.

4. Il ricorso proposto nell'interesse dell'indagato consta di due motivi.

4.1. Il primo motivo lamenta vizio di motivazione e violazione di legge. Secondo la parte, l'assunto del Tribunale del riesame circa la natura distrattiva del contratto di affitto di ramo di azienda - nonchè della cessione delle attestazioni SOA e dei flussi finanziari oggetto del contratto di appalto - alla (OMISSIS) s.r.l. era errato, in quanto la (OMISSIS) s.r.l. non aveva mai avuto la disponibilità materiale e giuridica dell'azienda vendutale dalla ditta individuale De.Ma.Gi. (nè delle attestazioni SOA e dei flussi finanziari oggetto dei contratti di appalto con l'amministrazione provinciale di Cosenza e con il Comune di Lauria), in quanto la ditta aveva affittato detta azienda alla

Page 40: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

40

(OMISSIS) s.r.l. fin dal (OMISSIS). A dispetto di quanto ritenuto dal Tribunale del riesame, il fallimento era stato causato da un consistente debito nei confronti di una società finanziaria risalente ad almeno dieci anni prima. In ogni caso l'affitto del ramo di azienda, inerendo a beni comunque rimasti nella proprietà della società fallita, non aveva comportato la loro sottrazione ai creditori. Era smentito per tabulas che il ramo di azienda in questione costituisse la voce principale della società (OMISSIS) s.r.l. sulla quale i creditori facevano affidamento, giacchè la massa creditoria si era formata ben prima del contratto del 24 maggio 2011. Il reato - sostiene il ricorrente - non sarebbe configurabile nè da un punto di vista oggettivo, nè soggettivo.

4.2. Il secondo motivo investe, denunziando vizio di motivazione e violazione di legge il profilo delle esigenze cautelari e della scelta della misura. Erroneo sarebbe il ragionamento del Tribunale del riesame allorchè aveva ritenuto il pericolo di recidiva nonostante il fallimento della (OMISSIS) s.r.l. fosse stato chiuso nel 2017 e l'altra società della famiglia D.M., la Immobiliare (OMISSIS) s.r.l. non avesse alcuna esposizione debitoria. In mancanza dell'apertura o della pendenza di una procedura fallimentare non sussisterebbe il pericolo di recidiva. Il giudizio circa le esigenze cautelari continua il ricorrente - sarebbe stato tratto o da intercettazioni inutilizzabili perchè effettuate in altro procedimento o da intercettazioni in cui l'indagato non veniva proprio menzionato o da intercettazioni malamente interpretate. Oltre a queste considerazioni, il ricorrente lamenta l'utilizzo di proposizioni congetturali alla base del giudizio cautelare, la già avvenuta elisione delle esigenze cautelari con le misure disposte ex D.Lgs. n. 231 del 2001, nonchè la possibilità di soddisfarle con la meno afflittiva misura cautelare interdittiva. Il Tribunale del riesame sostiene infine il ricorrente - non aveva considerato la personalità concreta dell'indagato - incensurato e privo di altre pendenze giudiziarie.

5. Il ricorso del pubblico ministero si compone di un unico motivo.

La parte contesta la conclusione cui era giunto il Tribunale del riesame in tema di autoriciclaggio, circa l'inesistenza di un quid pluris eloquente di una particolare idoneità dissimulatoria della provenienza delittuosa dei beni nelle condotte integranti la contestazione ex art. 648-ter c.p., comma 1. A seguire, il pubblico ministero ricorrente rievoca i contratti di affitto ed il contratto di vendita di ramo di azienda che avevano coinvolto la ditta individuale D.M.G.,

Page 41: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

41

la (OMISSIS) s.r.l. (già (OMISSIS) s.r.l.) e la (OMISSIS); tali condotte evidenzierebbero l'intenzione di sottrarre beni e utilità finanziarie al fine di reimmetterle nel circuito economico finanziario. Gli indagati - evidentemente il ricorrente si riferisce anche alle altre posizioni non interessate dal provvedimento impugnato - avevano prima distratto come contestato ai capi a), b) e c), e successivamente destinato tali beni e utilità, anzichè al soddisfacimento dei creditori sociali, al conseguimento di remunerativi appalti pubblici, tutti aggiudicati utilizzando il ramo di azienda oggetto dei contratti di affitto/cessione. I beni non erano stati utilizzati e goduti personalmente ma impiegati in attività economiche e finanziarie, nè la circostanza che le operazioni fossero tracciabili escludeva la sussistenza del reato. La confusione tra i patrimoni delle società aveva impedito la soddisfazione dei creditori, giacchè la procedura era stata chiusa per mancanza di attivo.

6. Il 28 giugno 2019 la difesa di D.M.G. ha depositato una memoria in cui ha lamentato l'inammissibilità del ricorso del pubblico ministero, evocando giurisprudenza di questa Corte a supporto della necessità di un quid pluris che, con un'obiettiva idoneità dissimulatoria della provenienza delittuosa dei beni, avrebbe dovuto contraddistinguere la condotta che si vuole ricondurre al reato di autoriciclaggio.

CONSIDERATO IN DIRITTO 1. (Omissis)

2. Anche il ricorso del pubblico ministero è infondato.

Il Collegio intende dare seguito alla giurisprudenza di questa Corte, menzionata anche dal Tribunale del riesame, secondo cui non integra la condotta di autoriciclaggio il mero trasferimento di somme oggetto di distrazione fallimentare a favore di imprese operative, occorrendo a tal fine un quid pluris che denoti l'attitudine dissimulatoria della condotta rispetto alla provenienza delittuosa del bene (Sez. 5, n. 8851 del 01/02/2019, Petricca, Rv. 275495 - 01), giacchè il ragionamento svolto in quest'ultima pronunzia può essere integralmente mutuato nel caso di specie.

A tale riguardo, occorre osservare che, come evincibile dal dato letterale e come sostenuto da Sez. 2, n. 33074 del 14/07/2016, Babuleac e altro, Rv. 267459 - 01 (in motivazione), la norma sull'autoriciclaggio punisce soltanto quelle attività di impiego, sostituzione o trasferimento di beni od altre utilità commesse dallo

Page 42: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

42

stesso autore del delitto presupposto che abbiano però la caratteristica precipua di essere idonee ad "ostacolare concretamente l'identificazione della loro provenienza delittuosa". Il dettato normativo, dunque, induce a ritenere che si tratti di fattispecie di pericolo concreto, dal momento che esso non lascia dubbi circa la necessità che il Giudice penale debba valutare l'idoneità specifica della condotta posta in essere dall'agente ad impedire l'identificazione della provenienza delittuosa dei beni.

Ritiene il Collegio che, a reputare integrata tale idoneità, non basti che i beni aziendali della "(OMISSIS) s.r.l." siano confluiti nella "(OMISSIS)" e che quest'ultima li abbia poi utilizzati nel normale svolgimento dell'attività di impresa; sarebbe stato invece necessario che la condotta specifica fosse connotata da un quid pluris eloquente di una particolare idoneità dissimulatoria rispetto all'origine dei beni anzidetti.

Sostengono detta scelta ermeneutica, da una parte, il dato letterale, laddove il legislatore ha inteso rimarcare non solo l'impiego in attività imprenditoriali - che è l'ipotesi che potrebbe ricorrere nella specie - e l'idoneità dissimulatoria della condotta, ma ha anche preteso, come sopra osservato, che tale idoneità dissimulatoria sia "concreta", il che costituisce un indicatore che la volontà legislativa richieda un contegno che vada oltre la mera ricezione del bene proveniente da reato.

L'altra riflessione che avvalora la tesi della necessità di un quid pluris è incentrata sui rapporti della fattispecie con il reato di bancarotta, laddove ritenere punibile come autoriciclaggio il mero trasferimento di beni distratti verso imprese (sul solo presupposto della fisiologica destinazione delle medesime all'operatività aziendale di queste ultime) finirebbe per sanzionare penalmente due volte la stessa condotta quando le somme sottratte alla garanzia patrimoniale dei creditori sociali siano dirette verso imprenditori, generando, rispetto a tale situazione specifica, un'ingiustificata sovrapposizione punitiva tra la norma sulla bancarotta e quella ex art. 648 ter c.p., comma 1.

Conforta detta interpretazione anche un recente precedente di questa Corte che, sia pure allo scopo di tracciare la differenza tra profitto del reato presupposto e profitto dell'autoriciclaggio ai fini della confisca, ha sancito un principio coerente con un'esegesi che esalta la necessità che la condotta ex art.

Page 43: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

43

648 ter c.p., comma 1, sia fondata su un segmento ulteriore rispetto alla condotta del reato presupposto. Ci si riferisce a Sez. 2, n. 30401 del 07/06/2018, Ceoldo, Rv. 272970 - 01, secondo cui il prodotto, il profitto o il prezzo dell'autoriciclaggio non coincide con il denaro, i beni o le altre utilità provenienti dal reato presupposto, consistendo invece nei proventi conseguiti dall'impiego di questi ultimi in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative.

L'impostazione esegetica fatta propria dal Collegio naturalmente porta con sè un significativo corollario in punto di accertamento probatorio, in quanto il Giudice di merito - proprio come ha fatto il Tribunale di Catanzaro - ha il dovere di verificare la sussistenza di questo quid pluris, verifica che nella specie si è conclusa negativamente e che, per le considerazioni suesposte, appare incensurabile.

Cassazione penale sez. II, 04/07/2019, n.44198 Non commette il reato di autoriciclaggio l'amministratore che distrae l'azienda che apparteneva a una società fallita, reimpiegandola nelle attività economiche di un'altra costituita ad hoc. Ad affermarlo è la Cassazione respingendo il ricorso del Pm, che contestava l'ordinanza con cui il Tribunale del riesame aveva avallato la scelta del Gip. Per la Suprema corte il reato non sussiste in assenza di una concreta idoneità dissimulatoria. Nel caso di specie, la distrazione era stata messa in atto con un contratto di affitto dell'azienda simulato, in favore di una nuova società formalmente amministrata e partecipata dai familiari degli esponenti della fallita. Per i giudici di legittimità, per configurare l'autoriciclaggio è necessaria però una particolare capacità dissimulatoria, tale da dimostrare che l'autore abbia effettivamente voluto occultare l'origine illecita dei beni. Una tale condizione che, nello specifico, non è soddisfatta dalla sola distrazione e dal successivo contratto fittizio, senza ulteriori accorgimenti.

RITENUTO IN FATTO 1. Con provvedimento in data 08/02/2019, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo rigettava la richiesta di sequestro preventivo per equivalente di beni per il valore di Euro 9.154.198,00 nei confronti di V.G. in

Page 44: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

44

relazione al reato di cui all'art. 648-ter. 1 c.p. (capo 2), per ritenuta insussistenza del fumus delicti commissi di tale reato, con conseguenziale rigetto della medesima richiesta nei confronti della persona giuridica (OMISSIS) s.r.l. per l'illecito amministrativo di cui al D.Lgs. n. 231 del 2001, art. 25-octies (capo 4).

2. Secondo l'Accusa, il V., nella qualità di amministratore della (OMISSIS) s.r.l., avendo commesso il delitto di cui all'art. 110 c.p., L. Fall., art. 223 in relazione all'art. 216, comma 1, n. 1, impiegava nelle attività imprenditoriali della predetta società l'azienda distratta in danno della fallita (OMISSIS) s.r.l., in modo concretamente idoneo a celarne la provenienza delittuosa grazie alla conclusione del contratto di affitto di azienda datato 31/10/2013 (in Palermo dal 1 gennaio 2015, con condotta perdurante): in altre parole, al V. viene contestato di aver distratto l'azienda appartenente ad una società fallita e di averla quindi reimpiegata nelle attività economiche di una nuova società appositamente costituita.

3. Avverso detto provvedimento reiettivo, il pubblico ministero proponeva appello avanti al Tribunale di Palermo che, con ordinanza in data 11/03/2019, rigettava il gravame ritenendo in sostanza che la condotta di autoriciclaggio fosse priva di quella concreta idoneità dissimulatoria della provenienza delittuosa del bene riciclato, richiesta dalla norma.

4. Avverso detta ordinanza, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo propone ricorso per cassazione, lamentando l'erronea applicazione di legge. In particolare, si assume che, l'art. 648-ter.1 c.p., nell'utilizzare il predicativo in modo da ostacolare concretamente l'identificazione della loro provenienza delittuosa, non abbia voluto fare riferimento ad un connotato esclusivo della condotta di autoriciclaggio in sè per sè, ma abbia voluto riferirsi al risultato complessivo dell'azione, derivante cioè dal combinato della condotta di autoriciclaggio in senso stretto e del delitto presupposto. Se, dunque, già il delitto presupposto ha in sè l'idoneità ad occultare la provenienza delittuosa del bene, non è necessario che la successiva condotta di autoriciclaggio sia dotata di ulteriori particolari accorgimenti dissimulatori. Ciò varrebbe a maggior ragione allorchè l'ulteriore elemento ingannatorio insito nel delitto presupposto continui a spiegare i propri effetti nel corso della condotta di autoriciclaggio, che di esso si alimenta. Nel caso concreto, la distrazione è avvenuta simulando un contratto di affitto di azienda in favore

Page 45: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

45

di nuova società formalmente amministrata e partecipata dai familiari degli esponenti della fallita: si tratta di un congegno già di per sè idoneo a far apparire una situazione di legittimità del complesso negoziale, e quindi a far apparire l'azienda come di provenienza non delittuosa. Occorre allora evidenziare che i "titoli" che hanno consentito e "legittimato" l'impiego vero e proprio, sono stati sia il contratto di affitto di azienda che la costituzione della nuova società, elementi che hanno "alimentato" la condotta di autoriciclaggio perpetuando l'effetto ingannatorio del delitto presupposto.

Diritto CONSIDERATO IN DIRITTO 1. Il ricorso è infondato e, come tale, immeritevole di accoglimento.

2. La valutazione effettuata dal giudice del provvedimento impugnato, in punto assenza di condotta punibile, è da ritenersi del tutto condivisibile. Invero, la stipula di un simulato contratto d'affitto dell'azienda datato 31.10.2013 dalla (OMISSIS) s.r.l. (successivamente dichiarata fallita) in favore della (OMISSIS) s.r.l., integrando l'atto distrattivo del patrimonio sociale divenuto punibile a seguito della declaratoria di fallimento del 2015, non integra allo stesso tempo la condotta illecita di autoriciclaggio che per la sua punibilità richiede il compimento di ulteriori atti diretti alla dissimulazione dell'oggetto materiale del reato.

Al fine di evitare la doppia punibilità della medesima condotta, infatti, il legislatore, con la introduzione della fattispecie di cui all'art. 648-ter.1 c.p., ha richiesto che a seguito della consumazione del delitto presupposto vengano poste in essere ulteriori condotte aventi natura decettiva, peraltro solo costituite da impiego in attività economiche o finanziarie.

3. Infatti, come si vedrà nel prosieguo, la sola consumazione del delitto presupposto non integra ex se anche la diversa ipotesi dell'autoriciclaggio e quindi l'atto distrattivo non può integrare allo stesso tempo bancarotta per distrazione e autoriciclaggio.

3.1. Nella fattispecie, poichè dalla lettura dell'imputazione del capo 1) dell'incolpazione provvisoria risulta espressamente che viene contestato quale atto distrattivo la concessione in affitto dell'azienda datata 31.10.2013, tale attività non pare idonea anche ad integrare il delitto di autoriciclaggio per la cui configurazione è richiesto che l'autore del delitto presupposto dopo la

Page 46: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

46

consumazione dello stesso compia condotte di dissimulazione sul bene oggetto del precedente illecito, nel caso di specie non individuate: ritenere che il delitto presupposto abbia in sè l'idoneità ad occultare la provenienza delittuosa del bene e, quindi, non necessiti di ulteriori particolari accorgimenti dissimulatori, altro non significa che confondere ed assimilare - facendole coincidere - l'elemento materiale del reato di bancarotta fraudolenta con quella di autoriciclaggio che, però, richiede condotte, logicamente e cronologicamente, differenti rispetto a quella del reato presupposto, oltre che accorgimenti dissimulatori volti ad ostacolare l'identificazione della provenienza dei beni.

3.1.1. Del resto, come evincibile dal dato letterale (e come sostenuto da Sez. 2, n. 33074 del 14/07/2016, Babuleac e altro, Rv. 267459, in motivazione), la norma sull'autoriciclaggio punisce soltanto quelle attività di impiego, sostituzione o trasferimento di beni od altre utilità commesse dallo stesso autore del delitto presupposto che abbiano però la caratteristica precipua di essere idonee ad "ostacolare concretamente l'identificazione della loro provenienza delittuosa".

Il dettato normativo, dunque, induce a ritenere che si tratti di fattispecie di pericolo concreto, dal momento che esso non lascia dubbi circa la necessità che il giudice penale sia costretto a valutare l'idoneità specifica della condotta posta in essere dall'agente ad impedire l'identificazione della provenienza delittuosa dei beni. Ne consegue, che per la configurabilità del reato di autoriciclaggio, si richiede una condotta dotata di particolare capacità dissimulatoria, idonea a provare che l'autore del delitto presupposto abbia effettivamente voluto attuare un impiego finalizzato ad occultare l'origine illecita del denaro o dei beni oggetto del profitto, sicchè vengono in rilievo tutte le condotte di sostituzione che avvengono attraverso la reimmissione nel circuito economico-finanziario ovvero imprenditoriale del denaro o dei beni di provenienza illecita, finalizzate a conseguire un concreto effetto dissimulatorio che sostanzia il quid pluris o "segmento ulteriore" che differenzia la condotta di godimento personale, insuscettibile di sanzione, dell'occultamento del profitto illecito, penalmente rilevante (cfr., Sez. 2, n. 30401 del 07/06/2018, Ceoldo, Rv. 272970).

3.1.2. La riprova della necessità di questo quid pluris si ricava in modo plastico osservando proprio i rapporti tra autoriciclaggio e bancarotta: come già affermato dalla giurisprudenza, il ritenere punibile come autoriciclaggio il

Page 47: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

47

mero trasferimento delle somme distratte verso imprese (sul solo presupposto della fisiologica destinazione delle medesime all'operatività aziendale di queste ultime), finirebbe per sanzionare penalmente due volte la stessa condotta quando le somme sottratte alla garanzia patrimoniale dei creditori sociali siano dirette verso imprenditori, generando, rispetto a tale situazione specifica, un'ingiustificata sovrapposizione punitiva tra la norma sulla bancarotta e quella di cui all'art. 648-ter. 1 c.p. (Sez. 5, n. 8851 del 01/02/2019, Petricca, Rv. 275495).

3.2. Sotto altro profilo, va evidenziato come la condotta di autoriciclaggio descritta dal pubblico ministero, oltre a tradursi in una non consentita operazione di duplicazione del reato presupposto, non appare ossequiosa del disposto dell'art. 2 c.p..

3.2.1. Tale essendo la ricostruzione dei fatti, il reato di autoriciclaggio risulta chiaramente non contestabile nel caso in esame perchè il fatto risulta essere stato compiuto prima della introduzione della previsione normativa che ha codificato la fattispecie penale di cui all'art. 648-ter. 1 c.p. introdotta solo con la L. 15 dicembre 2014 n. 186; invero, posto che l'autoriciclaggio è reato che si consuma nel momento in cui l'autore del reato presupposto pone in essere le condotte di impiego, sostituzione o trasformazione del denaro o dei beni costituenti oggetto materiale del delitto presupposto ed è quindi fattispecie essenzialmente istantanea, nel caso in esame la condotte di impiego dell'azienda oggetto materiale della bancarotta che vengono sempre contestate sotto il profilo dell'art. 648-ter. 1 c.p., sono state commesse prima dell'1 gennaio 2015.

3.2.2. Questa Suprema Corte, in tema di individuazione del momento consumativo della analoga fattispecie di riciclaggio, ha già avuto modo di affermare che il delitto di riciclaggio si consuma con la realizzazione dell'effetto dissimulatorio conseguente alle condotte tipiche previste dall'art. 648-bis c.p., comma 1, (sostituzione, trasferimento o altre operazioni volte ad ostacolare l'identificazione della provenienza delittuosa di denaro, beni o altre utilità), non essendo invece necessario che il compendio "ripulito" sia restituito a chi l'aveva movimentato (Sez. 2, n. 1857 del 16/11/2016, dep. 2017, Ferrari, Rv. 269316).

Page 48: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

48

3.2.3. Nell'affermare tale principio, si è fatta sostanziale applicazione delle regole già dettate in relazione alla fattispecie generale dei delitti contro il patrimonio che punisce la movimentazione del profitto illecito derivante dalla consumazione di un delitto presupposto e cioè la ricettazione. Anche in tema di ricettazione, infatti, si è affermato come il delitto in parola abbia carattere istantaneo e si consumi nel momento in cui l'agente ottenga il possesso della cosa (Sez. 2, n. 19644 del 08/04/2008, Di Gabriele, Rv. 240406).

4. L'applicazione dei sopra esposti principi al caso in esame comporta affermare che ad ogni operazione di impiego dell'azienda di costruzioni ed appalti pubblici attuata dagli autori del reato presupposto di bancarotta fraudolenta sia conseguita una condotta rientrante nella fattispecie dell'autoriciclaggio; tuttavia, quando tali condotte siano state tutte consumate antecedentemente all'introduzione nel dicembre del 2014 della ipotesi criminosa di cui all'art. 648-ter. 1 c.p., le stesse non risultano punibili senza che rilevi la durata dei contratti stipulati ovvero l'aggiudicazione di appalti in capo all'azienda fraudolentemente trasferita. Invero, il pagamento del canone di affitto o del prezzo di vendita dell'azienda ceduta non configura una autonoma ipotesi punibile nè tanto meno lo è l'aggiudicazione degli appalti che sono entrambe condotte rientranti negli effetti del reato già consumato al momento della stipula del contratto con il quale si stabilisce la cessione in affitto od a titolo di vendita. Del resto, anche a voler ritenere che la commissione del reato a monte sia disfunzionale rispetto alla successiva condotta di autoriciclaggio, non può non evidenziarsi che è la stessa condotta di autoriciclaggio che si sarebbe consumata a quella data.

Nè può ritenersi condivisibile la tesi del pubblico ministero secondo cui il reato di cui all'art. 648-ter. 1 c.p. "può avere natura di reato eventualmente di durata", a meno di non voler ritenere che dal momento di entrata in vigore del nuovo reato, ogni attività di impresa precedentemente finanziata mediante proventi di natura illecita, si sarebbe dovuta interrompere: circostanza che, all'evidenza, non è in alcun modo realizzabile.

Nè, infine, a soccorso della tesi del pubblico ministero, può invocarsi l'orientamento giurisprudenziale che ritiene irrilevante ai fini della configurabilità del reato di autoriciclaggio l'epoca di realizzazione del reato presupposto. Invero, nella fattispecie, il reato presupposto (bancarotta

Page 49: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

49

fraudolenta) risulta successivo al delitto di autoriciclaggio, il che non è possibile: infatti, la consumazione del delitto di bancarotta coincide con la pronuncia della sentenza dichiarativa di fallimento, ancorchè la condotta, commissiva od omissiva, si sia esaurita anteriormente, in quanto detta sentenza ha natura di elemento costitutivo del reato (cfr., Sez. 5, n. 40477 del 18/05/2018, Alampi, Rv. 273800; Sez. U, n. 22474 del 31/03/2016, Passarelli e altro).

5. In ogni caso, seppure dovesse ritenersi possibile che le attività distrattive poste in essere da parte dell'imprenditore dichiarato fallito configurino un'ipotesi di concorso dei reati di bancarotta fraudolenta e di autoriciclaggio, allorquando il bene sottratto alla par condicio creditorum venga poi ad essere impiegato nel tessuto economico produttivo con riutilizzazione dell'oggetto materiale del reato presupposto, è però sempre necessario che gli atti di cessione in vendita o concessione di affitto siano successivi alla introduzione della norma incriminatrice (1 gennaio 2015) altrimenti non potendosi contestare le condotte se non - come detto - in violazione del fondamentale canone di cui all'art. 2 c.p..

6. Alla pronuncia non consegue alcuna condanna alle spese e alla sanzione a favore della Cassa delle ammende, attesa la qualità di parte pubblica del ricorrente.

Cassazione penale sez. II, 21/06/2019, n.37606

Page 50: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

50

Ricorre il delitto di autoriciclaggio anche nel caso in cui vengano sostenute spese di gestione di una società al fine di realizzare concretamente il reinvestimento dei proventi illeciti del reato presupposto (nel caso di specie truffe), poiché le spese di gestione sono funzionali alla generazione di ulteriore profitto, derivante dal reimpiego del provento del reato presupposto.

Diritto CONSIDERATO IN DIRITTO Il ricorso è infondato.

1.1. In ordine al primo motivo, che investe la sussistenza del fumus del reato di autoriciclaggio, deve rilevarsi che l'astratta configurabilità di tale reato emerge a chiare lettere dalla imputazione provvisoria e dall'ordinanza del Tribunale.

Nella parte in cui - cfr., per esempio, fg. 18 del provvedimento impugnato - è stato messo in luce come il provento delle truffe perpetrate nel (OMISSIS) fosse stato reinvestito dalla IDB nel (OMISSIS) ed il provento delle truffe del (OMISSIS) fosse stato reinvestito nel (OMISSIS).

Di tal che, non vi è stata nessuna "duplicazione" della condotta incriminata - o, come si sostiene in ricorso - una violazione del ne bis in idem sostanziale, quanto, piuttosto, una normale concatenazione temporale in successione tra la commissione del reato presupposto di truffa di cui al capo 1), l'ottenimento di un profitto da tale reato e la successiva commissione del reato di autoriciclaggio, attraverso il reimpiego del profitto della truffa nelle attività descritte dall'art. 648-ter.1 c.p., comma 1.

Esemplificativamente, IDB - e per essa il ricorrente quale amministratore di fatto - nel (OMISSIS), aveva venduto diamanti ai clienti delle banche, attraverso il meccanismo truffaldino non contestato; aveva ottenuto un profitto illecito che, nel (OMISSIS), aveva reimpiegato nella propria attività imprenditoriale, acquistando altri diamanti (diversi da quelli già venduti) per la loro successiva rivendita, integrando il reato di autoriciclaggio in quanto partecipe del reato presupposto di truffa a monte commesso.

1.2. Che le operazioni di acquisto dei diamanti con il profitto del reato di truffa fossero state tracciabili, in quanto contenute nei bilanci della IDB, non è elemento idoneo ad escludere la sussistenza del reato di autoriciclaggio ed, in

Page 51: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

51

particolare, del requisito della idoneità del reimpiego ad ostacolare concretamente l'identificazione della provenienza delittuosa.

Come ha correttamente ritenuto l'ordinanza impugnata, richiamando pacifica giurisprudenza di legittimità formatasi a proposito del reato di riciclaggio, integra tale ultimo reato il compimento di condotte volte non solo ad impedire in modo definitivo, ma anche a rendere difficile l'accertamento della provenienza del denaro, dei beni o delle altre utilità, e ciò anche attraverso operazioni che risultino tracciabili, in quanto l'accertamento o l'astratta individuabilità dell'origine delittuosa del bene non costituiscono l'evento del reato (Sez. 5, n. 21925 del 17/04/2018, Ratto, Rv. 273183 - 01;Massime precedenti Vedi: N. 3397 del 2013 Rv. 254314 - 01, N. 13085 del 2014 Rv. 259487 - 01, N. 43881 del 2014 Rv. 260694 - 01, N. 46319 del 2016 Rv. 268316 - 01. Vedi anche le motivazioni di Sez. 2, n. 3397 del 16/11/2012, dep. 2013, Anemone, Rv. 254314)-.

Peraltro, deve ribadirsi, in sintonia con Sez. 2, n. 40890 del 2017, non massimata, che le valutazioni del caso debbono essere orientate da un criterio ex ante; è persino ovvio, infatti, che nel momento in cui in qualunque contesto di indagine sia identificata un'operazione finanziaria o imprenditoriale sospetta, si abbia una riemersione dell'attività di occultamento, senza tuttavia che ciò possa escludere, a posteriori, il requisito della concretezza, a meno di non voler ritenere che l'art. 648 ter c.p., comma 1, prefiguri un'incriminazione impossibile.

E proprio il fatto che l'ostacolo alla identificazione della provenienza delittuosa debba essere "concreto" - aggettivo che il legislatore ha aggiunto alla fattispecie di autoriciclaggio rispetto a quella di riciclaggio - è stato ben sottolineato dall'ordinanza impugnata.

Nella parte in cui, a fg. 16, ha messo in luce come le operazioni di acquisto dei diamanti con il profitto della truffa, fossero state effettuate in favore di società di diritto estero, con conseguente maggiore complessità della ricostruzione dei flussi finanziari, con confusione nel patrimonio lecito di queste e con trasformazione della res (il denaro utilizzato per l'acquisto), in diamanti, a loro volta reimmessi nel circuito imprenditoriale facente capo alla IDB.

Page 52: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

52

1.3. Infine, deve escludersi che simili operazioni di reimpiego di beni di provenienza illecita possano essere ricondotti a mera utilizzazione o godimento personali, così da essere scriminati ex art. 648-ter.1. c.p., comma 4.

Neanche il ricorrente contesta che si era trattato di attività imprenditoriale da parte della IDB e del ricorrente che ne era in fatto l'amministratore.

L'esordio contenuto nell'art. 648-ter.1. c.p., comma 4, - "fuori dei casi di cui ai commi precedenti (...), va inteso ed interpretato nel senso fatto palese dal significato proprio delle suddette parole e cioè che la fattispecie ivi prevista non si applica alle condotte descritte nei commi precedenti. Di conseguenza, l'agente può andare esente da responsabilità penale solo e soltanto se utilizzi o goda dei beni proventi del delitto presupposto in modo diretto e senza che compia su di essi alcuna operazione atta ad ostacolare concretamente l'identificazione della loro provenienza delittuosa". La norma, quindi, è chiara nella sua ratio: limitare la non punibilità ai soli casi in cui i beni proventi del delitto restino cristallizzati attraverso la mera utilizzazione o il godimento personale - nella disponibilità dell'agente del reato presupposto, perchè solo in tale modo si può realizzare quell'effetto di "sterilizzazione" che impedisce - pena la sanzione penale - la reimmissione nel legale circuito economico; ma la norma è anche sicuramente opportuna, proprio perchè, con la tassativa indicazione dei casi di non punibilità, contribuisce a delimitare, in negativo, l'area di operatività di cui al comma 1, che, invece, descrive, in positivo, la condotta punibile (cfr. Sez. 2, n. 30399/2018 allo stato non massimata).

Dal combinato disposto delle due suddette norme così come interpretate da questa Corte, consegue, quindi, che non può essere calcolato, ai fini del profitto derivante dall'autoriciclaggio, solo ed esclusivamente quel provento derivante dal reato presupposto e che sia stato utilizzato per beni strettamente personali.

Ove non sia possibile identificare tali beni personali (e, quindi, detrarre dal provento del reato presupposto quella somma destinata ad esigenze personali), ed il provento del reato presupposto sia stato investito "in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative" (comma 1), non vi è spazio alcuno per effettuare detrazioni di alcun genere.

Nel caso di specie, è stato appurato che i proventi del reato presupposto (truffa) venivano reimpiegati per acquistare altri beni (diamanti) che servivano per perpetrare altre truffe: di conseguenza, anche a voler dare per ammesso che

Page 53: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

53

una parte dei proventi dei delitti presupposti (truffe) fosse stato reinvestito per le spese di gestione della società, sta di fatto che non possono essere considerate spese destinate "alla mera utilizzazione o al godimento personale" e, quindi, escluse, ex art. 648-ter.1. c.p., comma 4, dal puro reinvestimento di cui al comma 1: infatti, anche le spese di gestione sostenute per il reinvestimento dei proventi illeciti del reato presupposto sono funzionali alla generazione di ulteriore profitto (derivante dal reimpiego del provento del reato presupposto) e, quindi, vanno calcolate nell'attività di impiego, sostituzione, trasferimento "in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative".(Omissis)

.

Cassazione penale sez. II, 07/03/2019, n.13795 In tema di autoriciclaggio, rientrano nel novero delle attività

speculative contemplate dall'art. 648-ter.1, comma 1, c.p. anche il gioco d'azzardo e le scommesse, in quanto attività idonee a rendere non tracciabili i proventi del delitto presupposto e, dunque, tali da ostacolare l'identificazione della loro provenienza delittuosa. (In motivazione la Corte ha specificato che la portata del sintagma "attività speculativa", da intendersi quale investimento ad alto rischio, può essere estesa anche alle predette attività, considerato che il concetto di alea, caratteristico del gioco o della scommessa, non risulta ontologicamente diverso o inconciliabile con quello di rischio calcolabile).

RITENUTO IN FATTO Diritto CONSIDERATO IN DIRITTO Il ricorso appare fondato.

1. Secondo le previsioni del comma 1 della norma in questione (art. 648 ter.1 - autoriciclaggio -), risponde del reato in parola chiunque, avendo commesso o

Page 54: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

54

concorso a commettere un delitto non colposo, impiega, sostituisce, trasferisce, in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative, il denaro, i beni o le altre utilità provenienti dalla commissione di tale delitto, in modo da ostacolare concretamente l'identificazione della loro provenienza delittuosa.

Il secondo e comma 3 della medesima norma prevedono pene specifiche per le ipotesi in cui il denaro, i beni o le altre utilità provengono dalla commissione di determinati delitti mentre l'art. 648 ter.1 c.p., comma 4 dispone: "Fuori dei casi predetti, non sono punibili le condotte per cui il denaro, i beni o le altre utilità vengono destinate alla mera utilizzazione o al godimento personale" (le sottolineature sono dell'estensore).

1.1. Secondo la prospettazione accusatoria condensata nel capo B della provvisoria rubrica, l'indagato che ha impiegato "nel settore dei giochi e delle scommesse" (nella fattispecie, slot machines, giochi d'azzardo e scommesse sportive on line) una buona parte della provvista accumulata mediante la truffa di cui al capo A, ha posto in essere "attività speculativa" integrativa della richiamata fattispecie astratta.

1.2. Come accennato, il TDL, nell'ordinanza ora impugnata, ha invece ritenuto che le attività di gioco, in quanto caratterizzate da alea, esulino dal concetto di speculazione e, comunque, debbano essere collocate nell'area di non punibilità che caratterizza l'uso o godimento solo personale di beni economici.

1.3. L'assunto del Tribunale milanese, ad avviso del Collegio, non può essere condiviso.

A tale conclusione si perviene, in ossequio a quanto disposto dall'art. 12 disp. gen., in primo luogo attraverso l'accurata ricerca dell'effettivo significato letterale dell'espressione "attività speculativa" (che, come si vedrà, presenta effettiva natura polisensa) e, in secondo luogo, tramite l'individuazione della ratio legis mediante la ricostruzione del percorso legislativo che ha portato il legislatore nazionale ad introdurre nel sistema penale la previsione in esame.

1.3.1. E comunque, anche al fine di evitare conclusioni sostanzialmente abrogative della previsione in parola, o manifestamente illogiche, non possono dimenticarsi i risalenti ed incontrastati insegnamenti di questa Corte, secondo i quali anche le norme penali sono suscettibili di una interpretazione estensiva, cioè rivolta a determinare la portata del precetto secondo il pensiero e la

Page 55: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

55

volontà del legislatore, anche al di là della dizione strettamente letterale, quando sia palese che lo stesso legislatore minus dixit quam voluit: infatti in questo caso, non vale invocare il divieto di applicazione analogica, poichè l'estensione non avviene per similitudine di rapporti o di ragioni, ma per la necessità logica di ricondurre alla previsione normativa ipotesi non completamente delineate e tuttavia configurabili in base alla stessa lettera della legge (in tal senso, si vedano Sez. 3, n. 894 del 25/03/1963, Rv. 098978; Sez. 5, n. 3297 del 08/01/1980, Rv. 144605; Sez. 4, n. 11380 del 27/04/1990 Rv. 185084); l'interpretazione estensiva non amplia il contenuto effettivo della norma, ma impedisce che fattispecie ad essa soggette si sottraggano alla sua disciplina per un ingiustificato rispetto della lettera. Non incontra perciò, come tale, alcuna limitazione nell'art. 14 disp. gen., perchè accerta l'esatto contenuto di una norma attraverso i mezzi consentiti dalla logica e dalla tecnica giuridica (Sez. 3, n. 5182 del 30/10/1975, Rv. 133747).

1.4. Prendendo dunque le mosse dalla ricerca del significato (o dei significati) letteralmente riconducibili all'espressione "attività speculativa", il Collegio rileva che, secondo la definizione contenuta nell'Enciclopedia delle scienze sociali edita da Treccani, alla voce "Speculazione" è dato leggere che il termine ha indubbiamente una portata assai ampia. Infatti (le sottolineature sono dell'estensore), si afferma che "... Nel linguaggio comune con il termine speculazione si definisce una operazione commerciale intesa a conseguire un guadagno in base alla differenza tra i prezzi attuali e quelli futuri previsti;... spesso il termine speculazione viene usato impropriamente come sinonimo di accaparramento, aggiotaggio, dolo, frode - ossia azioni finalizzate a provocare variazioni artificiose del prezzo, per poi sfruttarle;... Nel gergo economico, speculazione è l'attività di acquisto (o vendita) di beni con la prospettiva di vendita (o acquisto) a una data successiva, avendo come motivo l'aspettativa di un cambiamento dei prezzi e non l'aspettativa di guadagno derivante dall'uso dei beni o da qualsiasi tipo di trasformazione..... Sulla base di questa definizione, diffusamente accettata in letteratura, l'attività speculativa individua una categoria economica ampia: può essere considerata speculativa qualsiasi decisione o azione di investimento che si basa sulla previsione di eventi futuri e che - in questo senso - implichi rischio....". Si aggiunge poi: "Il termine speculazione è considerato - in molti contesti - sinonimo di gioco d'azzardo, definito come "lo scommettere su un esito incerto"; entrambi i

Page 56: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

56

termini rientrano nella categoria generale dell'investimento (definito come "impegnare danaro per ottenere un guadagno"). Frequentemente con speculazione si intende che un investimento è ad alto rischio (che può dare grandi guadagni o grandi perdite, rispetto all'importo impiegato); con gioco d'azzardo si caratterizza, talvolta, un'azione altamente speculativa. Dal punto di vista logico - della definizione dell'aspettativa - non c'è differenza tra una scommessa sul prezzo futuro del grano e una scommessa sul risultato di una partita di calcio. La differenza rilevante è nel criterio in base al quale si decide se accettare la scommessa; lo speculatore decide l'azione col criterio del confronto tra rischio e rendimento atteso; il giocatore d'azzardo accetta la scommessa anche se l'aspettativa di guadagno non è tale da compensare il rischio dell'operazione...". Attività speculativa e gioco d'azzardo, dunque, dal punto di vista linguistico, ben possono svolgere il ruolo di sinonimi.

E ciò non è dissimile da quanto accade nel comune parlare, laddove l'investimento in titoli quotati alla Borsa valori viene frequentemente denominato come "giocare in borsa", espressione che evidentemente rispecchia la percepita vicinanza tra investimenti ad alto rischio e gioco d'azzardo (termine, quest'ultimo, con il quale, in senso formale, si indica quell'ampio genere di attività ludiche in cui ricorre il fine di lucro e nel quale la vincita o la perdita è in buona parte aleatoria, avendovi l'abilità del giocatore un'importanza limitata o comunque non decisiva).

Ma anche al di fuori dell'ambito delle Borse valori o delle Borse merci, molte altre attività (compravendite di beni immobiliari, lottizzazione di aree, modalità edificatore, ecc.) si caratterizzano per l'assunzione di posizioni in base ad aspettative sull'andamento futuro di una o più variabili aleatorie.

Appare quindi difficile racchiudere la speculazione nel ristretto ambito della speculazione finanziaria e borsistica, poichè molte attività economiche si fondano su valori attesi di difficile quantificazione, e molti soggetti prendono decisioni strategiche sulla base di aspettative più o meno coerenti riguardo al futuro, non dissimilmente da quanto accade nel fenomeno delle scommesse sportive.

Dunque, già da questa prima disamina dei possibili significati riconducibili all'espressione letterale "attività speculativa", pare al Collegio che nulla osti ad includere, nel novero delle potenziali attività speculative, anche quelle

Page 57: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

57

classificabili come gioco d'azzardo (nozione, quest'ultima, come accennato, evidentemente diversa dal gioco puramente ludico, cioè avulso dal perseguimento di significative finalità economiche) o come scommessa (sia di tipo sportivo che relativa ad eventi incerti, comunque oggetto di quotazione presso gli allibratori).

Nè, come acutamente osservato dalla Procura ricorrente, il concetto di alea, caratteristico del gioco d'azzardo o della scommessa, risulta ontologicamente diverso o assolutamente inconciliabile con quello di rischio calcolabile (elemento che, invece, il TDL reputa insito e tipico della sola speculazione in senso stretto), come dimostrano le moderne evoluzioni in tema di calcolo delle probabilità o altri sistemi matematici (quali gli algoritmi), spesso ampiamente diffusi e facilmente reperibili, capaci di quantificare le percentuali di rischio e, dunque, di controllarlo parzialmente; per non parlare, aggiunge il Collegio, delle specifiche modalità di gioco o scommessa (quali le puntate multiple o quelle su tutti i risultati possibili) che possono addirittura quasi azzerare il rischio di perdita del capitale, assicurandone, invece, la ripulitura (si pensi al giocatore alla roulette che punti la stessa somma sia sui numeri rossi che sui neri, oppure sia sui pari che sui dispari;

o allo scommettitore che faccia puntate su tutti i possibili esiti di una gara sportiva).

E, a quest'ultimo proposito, osserva il Collegio, pare significativo evidenziare che l'impiego di modalità di gioco capaci di "controllare", in qualche modo, l'esito della vincita, così da permettere un almeno parziale ritorno del capitale impiegato, ben può costituire una conveniente metodo di sostituzione del profitto delittuoso, persino più vantaggioso rispetto ai tradizionali "costi" di altri sistemi di riciclaggio o del "prezzo" che generalmente l'autore del reato presupposto riconosce al ricettatore.

1.5. Tanto premesso dal punto di vista del significato linguistico, anche l'esegesi volta alla ricerca dell'effettiva intenzione del legislatore (c.d. interpretazione teleologica) porta a risultati convergenti.

Al fine di una completa verifica della soluzione proposta, giova ripercorrere brevemente il dibattito che ha preceduto l'introduzione della norma in parola (l'art. 648 ter.1 c.p.); deve infatti ricordarsi che il difetto di incriminazione dell'autoriciclaggio è stato per lungo tempo giustificato sulla base del divieto

Page 58: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

58

di bis in idem, ovvero del criterio dell'assorbimento, alla stregua del quale perseguire per riciclaggio l'autore del delitto presupposto avrebbe significato addebitare due volte al medesimo soggetto un accadimento unitariamente valutato dal punto di vista normativo, quindi sanzionare due volte un medesimo fatto. Tuttavia, a seguito di ampio dibattito, ed anche al fine di assecondare varie sollecitazioni internazionali, con L. 15 dicembre 2014, n. 186 (art. 3, comma 3) è stata disposta l'introduzione dell'art. 648 terl c.p., che ha comportato il superamento della tradizionale posizione, determinandosi la punibilità anche della condotta di autoriciclaggio, con la quale, è stato correttamente osservato, si tutela un bene giuridico diverso da quello del reato presupposto (spesso punito meno gravemente del riciclaggio; si pensi, ad esempio, al peculato, alle corruzioni, all'appropriazione indebita, al furto, alla truffa, alle frodi fiscali,...). Dunque, la punizione dei reati contro il patrimonio non può "consumare" anche la condotta di autoriciclaggio, che infatti aggredisce altro bene giuridico, e cioè l'ordine pubblico economico. Con l'introduzione dell'art. 648 ter.1 c.p., il delitto presupposto è dunque destinato, nella pratica, a convivere con questa omnicomprensiva fattispecie, tanto che l'autoriciclaggio ben può diventare la "coda" di ogni altro delitto non colposo che produca proventi, riciclaggio e ricettazione compresi.

1.5.1. Come accennato, alla incriminazione delle condotte di autoriciclaggio si è giunti in Italia dopo molteplici sollecitazioni internazionali (ad esempio, l'OCSE, nel Rapporto sull'Italia del 2011, aveva paventato come la lacuna rischiasse di indebolire la legislazione anticorruzione; analogamente l'FMI, nel Rapporto sull'Italia del 2006, ne raccomandava l'introduzione anche alla luce delle esigenze investigative rappresentate dalle stesse autorità italiane). Nella medesima prospettiva è stato pure osservato come il legislatore abbia anche valorizzato le risultanze delle audizioni del Governatore della Banca d'Italia (del 15 luglio 2008 davanti alle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia del Senato e del 22 luglio 2009 davanti alla Commissione Antimafia), nonchè le indicazioni fornite alla Commissione Antimafia in data 17 marzo 2009 dal Procuratore Nazionale Antimafia.

1.5.2. Dunque, il testo dell'art. 648 ter.1 c.p. adottato dal legislatore italiano rappresenta il frutto della citata evoluzione, e del tutto logicamente deve ritenersi che abbia inteso perseguire, mediante l'utilizzo delle ampie locuzioni citate (attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative),

Page 59: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

59

qualsiasi forma di re-immissione delle disponibilità di provenienza delittuosa all'interno del circuito economico legale; tuttavia, al fine di evitare la violazione di principi fondamentali del diritto penale (ne bis in idem sostanziale), il testo, pur incriminando la condotta di impiego, sostituzione o trasformazione attuata dall'autore del delitto presupposto, l'ha limitata, escludendo la punizione della stessa sotto il profilo oggettivo, e cioè per difetto di offensività rispetto al bene giuridico protetto (ordine pubblico economico), prevedendo che la condotta deve essere tale da "ostacolare concretamente l'identificazione della provenienza delittuosa", nonchè limitandola sotto il profilo soggettivo con l'introduzione della clausola di non punibilità del comma 4.

Come condivisibilmente osservato anche da questa Corte (cfr., Sez. 2, n. 33074 del 14/07/2016), la norma sull'autoriciclaggio punisce soltanto quelle attività di impiego, sostituzione o trasferimento di beni od altre utilità commesse dallo stesso autore del delitto presupposto che abbiano però la caratteristica specifica di essere idonee ad "ostacolare concretamente l'identificazione della loro provenienza delittuosa". Il legislatore ha richiesto pertanto che la condotta sia dotata di particolare capacità dissimulatoria, sia cioè idonea a fare ritenere che l'autore del delitto presupposto abbia effettivamente voluto effettuare un impiego di qualsiasi tipo, ma sempre finalizzato ad occultare l'origine illecita del denaro o dei beni oggetto del profitto, ipotesi questa non ravvisabile nel versamento di una somma in una carta prepagata intestata allo stesso autore del fatto illecito. Va al proposito ricordato come la norma sull'autoriciclaggio nasce dalla necessità di evitare le operazioni di sostituzione ad opera dell'autore del delitto presupposto e che tuttavia il legislatore, raccogliendo le sollecitazioni provenienti dalla dottrina, secondo cui le attività dirette all'investimento dei profitti operate dall'autore del delitto contro il patrimonio costituiscono post factum non punibili, ha limitato la rilevanza penale delle condotte ai soli casi di sostituzione che avvengano attraverso la re-immissione nel circuito economico-finanziario ovvero imprenditoriale del denaro o dei beni di provenienza illecita finalizzate appunto ad ottenere un concreto effetto dissimulatorio che costituisce quel quid pluris che differenzia la semplice condotta di godimento personale (non punibile) da quella di nascondimento del profitto illecito (e perciò punibile) - (le sottolineature sono dell'estensore).

1.5.3. Dunque, attesa l'indicata ratio legis e richiamate le condivisibili osservazioni formulate dalla Procura ricorrente nel primo motivo di ricorso a

Page 60: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

60

proposito dei canali di ripulitura del denaro illecito (cfr., in particolare, i passaggi relativi alla rilevante esposizione del settore del gioco d'azzardo al rischio di riciclaggio nonchè le profonde trasformazioni del settore del gioco d'azzardo e delle scommesse derivanti dall'introduzione di nuove tecnologie telematiche e dall'ingresso nel mercato di nuovi soggetti attratti dagli alti flussi finanziari generati dall'industria del gioco), davvero non è dato cogliere la ragione per la quale il legislatore avrebbe voluto escludere, dall'ambito delle attività contemplate dall'art. 643 ter.1 c.p., comma 1, e in particolare da quelle speculative, il gioco d'azzardo o il settore delle scommesse.

Infatti, l'idea di fondo che giustifica l'incriminazione dell'autoriciclaggio, riposa, come accennato, sulla considerazione di congelare il profitto in mano al soggetto che ha commesso il reato presupposto, in modo da impedirne la sua utilizzazione maggiormente offensiva (e cioè la reimmissione nel mercato), quella che espone a pericolo o addirittura lede l'ordine economico, valorizzando, così, la grave ed autonoma lesività delle ulteriori condotte dell'agente, rispetto a quella insita nel reato presupposto.

Alla luce delle suddette intenzioni punitive, non può logicamente negarsi che, mediante l'impiego di denaro nel gioco d'azzardo o nelle scommesse, si raggiunga proprio il risultato che la norma incriminatrice vuole sanzionare: l'autore dell'illecito presupposto, anzichè tenere per sè il denaro o destinarlo al mero utilizzo o godimento personale, lo impiega, con l'intento di ricavarne un profitto (che talvolta può anche essere molto ingente) accettando, per contro, pure il rischio di una perdita. Ne consegue che, in caso di vincita, il denaro di provenienza illecita (generalmente in contanti e privo di tracciabilità) è pronto per essere immesso nel circuito economico con la "nuova veste" di una legittima provenienza; e, in caso di perdita (parziale o totale), comunque si è avuta una reimmissione di denaro di provenienza delittuosa nel mercato economico. Del resto, il nostro ordinamento riconosce nel gioco e nelle scommesse una fonte lecita di arricchimento (si veda artt. 1933 c.c. e ss.), sebbene non meritevole di tutela mediante apposite azioni giudiziarie.

Di conseguenza, pure in base al criterio ermeneutico teleologico, deve ritenersi che il legislatore abbia inteso ricomprendere, nel concetto di "attività speculativa", anche le tipologie di impiego in questione del denaro proveniente da delitto.

Page 61: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

61

Dunque, la neutralità linguistica funzionale allo sviluppo di una grammatica comune richiede una inferenza logica capace di reificare le norme e rendere concreta l'interpretazione proposta (funzionale rispetto alla finalità di contrasto di ciò che è volto, come dice il legislatore nell'art. 648 ter.1 c.p., comma 1, a "....ostacolare concretamente l'identificazione della loro provenienza delittuosa"). Così l'indirizzo interpretativo può essere capace di inglobare la pratica sociale e ricategorizzare la norma attraverso l'elemento assiologico presente nella legge.

1.6. A sostegno dell'interpretazione qui accolta, da ultimo, va comunque considerato che, quand'anche si volesse dubitare degli esiti ai quali univocamente conducono i richiamati criteri interpretativi letterale e teleologico, l'ulteriore strumento ermeneutico consentito dall'ordinamento, e cioè quello dell'interpretazione estensiva (da intendere nel senso sopra esposto al punto 1.3.1.), imporrebbe di includere il gioco d'azzardo e le scommesse nel concetto di "attività speculativa".

Ciò discende, in primo luogo, dal fatto che il termine polisenso di "speculazione" è usato - in molti contesti - quale sinonimo di gioco d'azzardo, essendo anche definito come "lo scommettere su un esito incerto"; per giunta, entrambe le locuzioni possono rientrare nella categoria generale dell'investimento, inteso come "impegnare danaro per ottenere un guadagno"; e, dal punto di vista logico o sostanziale, già si è detto che non vi è grande differenza tra una scommessa sul prezzo futuro del grano, di una valuta o di un titolo di borsa (pacificamente considerati come forme di speculazione finanziaria) e una scommessa sul risultato di una partita di calcio o altro evento.

Inoltre, una diversa soluzione, come accennato, presenterebbe sia il vizio di apparire gravemente illogica (non perseguendo un canale di riciclaggio diffusamente riconosciuto, quale quello del gioco d'azzardo), sia di risultare sostanzialmente abrogativa della dizione "attività speculativa", posto che le attività riduttivamente considerate dal Tribunale milanese come integrative di quella categoria (investimenti o negozi giuridici caratterizzati da rischio elevato ma gestibile), a ben vedere, già sono incriminate dall'art. 648 ter.1 c.p. allorchè contempla i concetti, indubbiamente assai ampi, di "attività economica" o "finanziaria".

Page 62: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

62

1.7. Alla luce delle considerazioni sopra esposte, in definitiva, il Collegio ritiene che nel concetto di "attività speculativa" di cui all'art. 648 ter.1 c.p. ben possano rientrare anche i giochi o le scommesse caratterizzati da azzardo (intendendosi per tali quelli praticati con fine di lucro e nei quali la vincita o la perdita sia in buona parte aleatoria, avendovi l'abilità del partecipante un'importanza non determinante rispetto all'esito).

1.8. Non ignora il Collegio che questa Sezione, con sentenza resa all'udienza del 13 dicembre 2018 e depositata il 6 marzo 2019 (la n. 9751/2019), ha assunto diverso orientamento in relazione alla riconducibilità delle attività di gioco (nella specie si trattava del gioco del lotto) nel novero delle attività speculative. In quest'ultima pronuncia si è ritenuto che il rigoroso rispetto dei principi di tassatività e determinatezza della norma penale incriminatrice, nonchè del divieto di analogia in malam partem, ostassero alla riconducibilità dell'impiego di denaro nel gioco del lotto in una delle categorie di attività "selezionate" dall'art. 648 ter.1 c.p.. In particolare, in assenza di definizione normativa del concetto di "attività speculative", si è affermato che l'individuazione della portata applicativa della predetta locuzione dovesse basarsi, oltre che sui già richiamati principi di rilievo anche costituzionale che informano il nostro sistema penale, sugli ordinari "strumenti" offerti dalle disp. gen., nonchè su eventuali indicazioni desumibili dall'assetto normativo vigente in altri settori dell'ordinamento. Si è così -ritenuto che "la speculazione ha la propria ragion d'essere nella gestione in modo razionale ed economico del rischio, così da minimizzare le occasioni di perdita e massimizzare quelle di profitto, essendo il fenomeno sempre connotato da una consapevole e lucida analisi dei costi/benefici e di tutte le altre possibili variabili rilevanti, ben diversa è la causa della prestazione patrimoniale nel gioco, che non è riconducibile - almeno in via diretta e in senso oggettivo - ad un interesse prettamente economico, costituendo piuttosto espressione di un intento non patrimoniale, dall'ordinamento indubbiamente riconosciuto come valida fonte di arricchimento ex art. 1933 c.c. ma sprovvisto di tutela giuridica". E riscontro di ciò è stato individuato in primo luogo nell'art. 23 T.U.F., che, nel disciplinare i contratti relativi alla prestazione dei servizi di investimento e accessori, esclude l'applicazione dell'art. 1933 c.c. agli strumenti finanziari derivati nonchè a quelli analoghi individuati ai sensi dell'art. 18, comma 5, lett. a) del

Page 63: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

63

medesimo testo unico (ovvero, a "prodotti dalla portata tipicamente speculativa").

Inoltre, secondo la pronuncia in disamina, le attività ludiche - come quella del lotto - pongono fuori causa la personale abilità del giocatore; dunque "l'iniziativa di un soggetto che decide di recarsi in ricevitoria, e di puntare una somma confidando nell'uscita di un ambo o di un temo, viene giudicata come in alcun caso definibile come "attività speculativa", tantomeno sorretta da scelte e modalità razionali, ecc.: il soggetto in questione, semplicemente, tenta la sorte per ricavare, con il meccanismo casuale delle estrazioni, una somma maggiore di quella di cui dispone". Cosa diversa, dunque, dall'attività speculativa dell'investitore che gestisce il rischio.

Neppure viene giudicata convincente l'affermazione secondo cui l'attività ludica dovrebbe comunque essere equiparata a quella propriamente speculativa nel momento in cui le somme impiegate nella prima non siano di lecita provenienza. Infatti, l'individuazione della portata applicativa di una norma incriminatrice, effettuata con gli ordinari e già richiamati "strumenti" a disposizione dell'interprete (principio di tassatività e determinatezza della fattispecie, divieto di analogia), impone di ricercare il significato della locuzione "attività speculative" in sè considerato: salva ovviamente l'ipotesi - cui si è già accennato, e che non ricorre nella fattispecie in esame - in cui sia lo stesso legislatore a delineare il perimetro applicativo di una parola o di una locuzione, utilizzata nella disposizione incriminatrice, attraverso apposite norme definitorie, che autorizzino conclusioni diverse da quelle cui si perverrebbe all'esito delle ordinarie operazioni ermeneutiche.

Da ultimo, la richiamata sentenza valorizza un riscontro, individuato nella legislazione vigente in un settore considerato -"contiguo", quale quello tributario. Si allude al fatto che "le vincite delle lotterie, dei concorsi a premio, dei giochi e delle scommesse organizzati per il pubblico" sono prese in autonoma considerazione, quali "redditi diversi", dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi (art. 67, lett. d), D.P.R. n. 917), rispetto ai redditi da plusvalenza originati da investimenti speculativi (cfr. le lettere da c a c-quinquies del predetto art. 67: plusvalenze realizzate mediante cessioni a titolo oneroso di azioni, strumenti finanziari, ecc.), e sono disciplinati da disposizioni del tutto distinte anche quanto alla misura e alla modalità di tassazione (per le

Page 64: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

64

vincite al gioco del lotto, cfr. in particolare il D.L. n. 50 del 2017, art. 6; per le plusvalenze, cfr. art. 68 T.U.I.R.).

1.8.1. Detti argomenti tuttavia non convincono.

Già si è detto quale sia, ad avviso di questo Collegio, la corretta ermeneusi, letterale e teleologica, dell'espressione legislativa "attività speculativa".

E già si è detto, comunque, della necessità di intendere anche estensivamente, ove necessario, quella locuzione. Infatti, l'indicazione normativa delle attività (economiche, finanziarie, imprenditoriali e speculative) in cui il denaro, profitto del reato presupposto, può essere impiegato o trasferito, lungi dal rappresentare un elenco formale delle attività suddette, appare piuttosto diretta ad individuare delle macro aree, tutte accomunate dalla caratteristica dell'impiego finalizzato al conseguimento di un utile, con conseguente inquinamento del circuito economico, nel quale, vengono immessi denaro o altre utilità provenienti da delitto e delle quali il reo vuole rendere non più riconoscibile la loro provenienza delittuosa.

Pertanto, come accade anche per i concetti di attività economica ed imprenditoriale, possono essere ricondotte nell'ambito della dizione di "attività speculativa" (della quale il legislatore, non a caso, non offre rigida definizione), molteplici attività e, in particolare, tutte quelle in cui il soggetto ricerca il raggiungimento di un utile, anche assumendosi il rischio di considerevoli perdite. Nè l'alea che caratterizza il gioco d'azzardo è, come detto, molto diversa da quella che caratterizza alcune attività finanziarie altamente speculative o rischiose (quali, a puro titolo di esempio, i c.d. derivati, i futures o tante altre forme di investimento sui mercati delle merci, delle azioni, delle obbligazioni, ecc.); neppure sono impossibili forme di controllo dell'alea; e comunque, la partecipazione al gioco d'azzardo o al sistema delle scommesse, sia che produca vincite, sia in caso contrario, costituisce certamente un impiego idoneo ad ostacolare concretamente l'individuazione della provenienza delittuosa dei capitali impiegati.

Già si è evidenziata l'esistenza, anche nel linguaggio comune, di molteplici accezioni della locuzione "attività speculativa", come "speculazione finanziaria", "speculazione immobiliare", "speculazione edilizia", ecc., circostanza che - ulteriormente rafforza la tesi che l'indicazione fornita dal

Page 65: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

65

legislatore (attività speculativa) non sia nominalistica, ma indicativa di un determinato "genere" di attività.

1.8.2. Neppure convincono gli argomenti incentrati sul peculiare trattamento tributario dei proventi del gioco, che paiono alludere alla prospettiva di fare ricorso, quasi che ci si trovasse in presenza di una norma penale in bianco, alla disciplina contenuta in norme extrapenali, dettate a fini completamente diversi, dalle quali, tra l'altro, non emerge affatto una precisa "definizione" di attività speculativa e dei suoi contenuti, ma soltanto la circostanza che le vincite al gioco e le plusvalenze originate da investimenti finanziari, sono disciplinati da disposizioni distinte quanto a misura e modalità di tassazione (cfr., ad esempio, D.L. n. 50 del 2017, art. 6 e art. 68 T.U.I.R.).

Anzi, a parere del Collegio, la considerazione a fini fiscali delle vincite al gioco rende ancor più evidente il fatto che l'attività in parola ben possa portare alla sostituzione di capitali monetari; e il fatto che i redditi da gioco scontino un regime fiscale peculiare (rispetto ad altre forme di investimento) non è certo una eccezione nel sistema tributario, che frequentemente riserva trattamenti specifici per singole tipologie reddituali.

Nè, comunque, quella in esame sarebbe l'unica ipotesi in cui differenti rami dell'ordinamento attribuiscono significati disomogenei ai medesimi concetti giuridici (si pensi, ad esempio, al concetto di possesso in diritto civile e in diritto penale).

1.9.1. Nè le conclusioni qui accolte appaiono lesive dei principi di determinatezza e tassatività della norma penale incriminatrice. A tale proposito va infatti ricordato che la Corte Costituzionale, e la stessa giurisprudenza della Corte di cassazione, hanno più volte affermato che affinchè i suddetti principi, previsti all'art. 25 Cost., siano rispettati, è sufficiente che la condotta del reato, pur descritta genericamente, consenta al giudice, avuto riguardo anche alla finalità di incriminazione ed al contesto ordinamentale in cui si colloca, di stabilire con precisione il significato delle parole, che isolatamente considerate potrebbero anche apparire non specifiche, ed al destinatario della norma di avere una percezione sufficientemente chiara ed immediata del valore precettivo di essa (cfr., Corte Cost. n. 327 del 2008, Corte Cost. n. 5 del 2004, Corte Cost. n. 34 del 1995; Cass. Sez. 1, n. 42130

Page 66: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

66

del 13/07/2012 Rv. 253801); requisiti che, per quanto sopra esposto, ben possono ritenersi presenti rispetto alle locuzioni in questione.

1.9. Di conseguenza, la riconducibilità, in concreto, dell'attività di impiego, sostituzione o trasferimento di risorse illecite in una delle macro categorie indicate nell'art. 648 ter.1 c.p., comma 1, non può che essere rimessa all'interprete, che, valuterà, caso per caso, in base alla citate coordinate ermeneutiche, se una determinata attività, alla luce delle sue generali caratteristiche, possa ritenersi economica, finanziaria, imprenditoriale o speculativa, nonchè, al fine di integrare l'ulteriore elemento oggettivo previsto dalla norma sull'autoriciclaggio, se l'impiego dei proventi illeciti sia compiuto "in modo da ostacolare concretamente l'identificazione della loro provenienza delittuosa".

1.9.1. Ovviamente, al fine della sussistenza del reato in esame, accanto all'elemento materiale della condotta, deve ricorrere quello psicologico, che nella previsione in parola appare essere costituito dal dolo generico che abbracci l'intera condotta prevista dal comma 1 dell'art. 648 ter.1, e cioè dalla coscienza e volontà di impiegare, sostituire o trasferire proventi delittuosi nelle attività considerate dalla norma medesima "in modo da ostacolare concretamente l'identificazione della loro provenienza delittuosa".

2. Tutto ciò premesso in relazione alla corretta interpretazione dell'espressione "attività speculativa" contenuta nel comma 1 dell'art. 648 ter.1 c.p., neppure può condividersi l'ulteriore argomento utilizzato dal Tribunale milanese per escludere i fatti di causa dall'ambito di operatività della norma sull'autoriciclaggio; ci si riferisce al richiamo, operato dal TDL, alla clausola di non punibilità di cui all'art. 648 ter.1 c.p., comma 4.

Al riguardo, devesi effettivamente considerare che tale previsione, nella sua formulazione letterale, non risulta di agevole interpretazione, come del resto emerge chiaramente dall'ampio dibattito dottrinale registratosi sul punto.

Tuttavia il Collegio, senza ripercorrere le tesi interpretative che da più parti sono state proposte, ritiene di condividere e richiamare l'accurata ricostruzione ermeneutica già operata da questa Corte nella sentenza n. 30399 del 2018, secondo la quale la norma va interpretata in base al significato proprio delle locuzioni utilizzate, e cioè nel senso che la suddetta clausola non si applica a

Page 67: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

67

tutte le condotte descritte nei commi precedenti (e quindi, per quanto di interesse in questa sede, anche a quelle previste dal comma 1).

Dunque, l'espressione "fuori dei casi (...)", a livello semantico, null'altro significa che la fattispecie in essa considerata è diversa ed autonoma rispetto a quelle previste nei "commi precedenti". Con la conseguenza che, una volta che la fattispecie criminosa di cui all'art. 648 ter.1 c.p., comma 1 sia integrata in tutti i suoi requisiti, l'agente è sanzionabile penalmente, restando del tutto indifferente che, alla fine delle operazioni di autoriciclaggio, egli abbia "meramente" utilizzato o goduto personalmente dei suddetti beni a titolo personale.

In definitiva, richiamando per il resto la citata sentenza (Sez. 2, n. 30399 del 2018), in questa sede è sufficiente ribadirne il principio di diritto, secondo il quale-"la clausola di non punibilità prevista nell'art. 648 ter.1 c.p., comma 4 a norma della quale "Fuori dei casi di cui ai commi precedenti (....)" va intesa ed interpretata nel senso fatto palese dal significato proprio delle suddette parole, e cioè che la fattispecie ivi prevista non si applica alle condotte descritte nei commi precedenti. Di conseguenza, l'agente può andare esente da responsabilità penale solo e soltanto se utilizzi o goda dei beni provento del delitto presupposto in modo diretto e senza che compia su di essi alcuna operazione atta ad ostacolare concretamente l'identificazione della loro provenienza delittuosa".

Infatti il comma 4 in esame dispone la non punibilità delle sole condotte "per cui il denaro, i beni o le altre utilità vengono destinate alla mera utilizzazione o al godimento personale".

In modo immediato si coglie la differenza rispetto alla condotta del comma 1, che sanziona, invece, l'impiego, la sostituzione o il trasferimento dei proventi illeciti nelle quattro ampie categorie di attività di cui si è detto, laddove connotati da concreta idoneità di camuffamento; forme di reimmissione della provvista nel circuito economico legale che, ovviamente, debbono anche essere necessariamente corredate dal corrispondente elemento psicologico.

Invece, il comma 4, a differenza del comma 1, prevede la "destinazione" alla "mera utilizzazione o al godimento personale", situazione differente, anche sotto il profilo del corrispondente elemento soggettivo.

Page 68: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

68

2.1. E dunque, concentrando l'attenzione sul caso di specie, evidente appare l'esigenza di ritenere configurabile il reato di cui all'art. 648 ter.1 c.p. anche al caso del gioco d'azzardo o delle scommesse laddove l'autore del delitto presupposto vi impieghi o sostituisca i proventi illeciti in modo da ostacolare concretamente l'identificazione della loro provenienza delittuosa.

Nè pare rilevante, ai fini della integrazione del reato, il fatto che al gioco consegua o meno una qualche vincita. Infatti, il comma 1 dell'art. 648 ter.1 c.p. incrimina, oltre alla condotta di chi "sostituisce" i proventi illeciti, anche quella di chi semplicemente li "impiega" in attività funzionali ad ostacolarne concretamente l'identificazione della provenienza delittuosa (così configurando, ad avviso del Collegio, una ipotesi di reato a consumazione anticipata). Ma il caso che l'impiego speculativo del denaro possa portare a perdite anche totali del capitale investito non è certo una peculiarità del gioco d'azzardo o della scommessa (basti pensare al caso di qualunque impiego su valori, valute, merci, beni o servizi caratterizzato da elevata rischiosità).

E comunque, quand'anche si ritenesse necessario (difformemente da quanto opina il Collegio), per la configurabilità dell'autoriciclaggio, il conseguimento di un qualche risultato economico rispetto alla provvista impiegata (e dunque, nel caso del gioco, la presenza di una vincita seppure parziale), nulla pare escludere che possa anche configurarsi la forma tentata del delitto di cui all'art. 648 ter.1 c.p. per le ipotesi nelle quali il denaro di provenienza delittuosa risultasse integralmente perduto.

2.2. Conseguentemente, attesa l'astratta natura speculativa dell'impiego nel settore del gioco d'azzardo o delle scommesse di denaro proveniente da delitto, laddove ricorra anche l'idoneità di siffatta destinazione rispetto al camuffamento della provenienza della provvista, la clausola di esclusione di cui al comma 4 dell'art. 648 ter.1 c.p. non potrà dirsi operante; potranno invece beneficiare della clausola di esclusione in parola quelle residuali forme di gioco o scommessa che, per le caratteristiche intrinseche, non presentino, sotto il profilo oggettivo o soggettivo, i caratteri costitutivi, più volte richiamati, della fattispecie prevista dall'art. 648 ter.1 c.p., comma 1.

3. In definitiva, il ricorso del P.M. va accolto, disponendosi il rinvio al Tribunale per il riesame di Milano affinchè, alla luce dell'interpretazione qui

Page 69: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

69

affermata dell'art. 648 ter.1 c.p., commi 1 e 4, provveda a nuovo esame della concreta vicenda di specie.

Cassazione penale sez. II, 19/06/2019, n.42052 In tema di riciclaggio ed autoriciclaggio, non è necessario che la

sussistenza del delitto presupposto sia stata accertata da una sentenza di condanna passata in giudicato, essendo sufficiente che il fatto costitutivo di tale delitto non sia stato giudizialmente escluso, nella sua materialità, in modo definitivo, e che il giudice procedente per il riciclaggio ne abbia incidentalmente ritenuto la sussistenza; in difetto, venendo meno uno dei presupposti del delitto di riciclaggio, l'imputato deve essere assolto perché il fatto non sussiste.

Cassazione penale sez. II, 17/01/2018, n.17235 In tema di autoriciclaggio, il soggetto che, non avendo concorso nel delitto-presupposto non colposo, ponga in essere la condotta tipica di autoriciclaggio o contribuisca alla realizzazione da parte dell'autore del reato - presupposto delle condotte indicate dall'art. 648-ter.1 c.p., risponde di riciclaggio e non di concorso nel delitto di autoriciclaggio essendo questo configurabile solo nei confronti dell'intraneus.

Diritto CONSIDERATO IN DIRITTO Il ricorso è, nel suo complesso, infondato.

1. Va preliminarmente rilevato che le memorie depositate nell'interesse dell'imputata presso la Cancelleria della Corte di cassazione il 5 gennaio e l'11 gennaio 2018, non possono essere esaminate, perchè depositate oltre il termine del quindicesimo giorno antecedente l'odierna udienza, fissato dall'art. 611 c.p.p..

1.1. Un orientamento tradizionale ed univoco di questa Corte ritiene, infatti, che il termine di quindici giorni per il deposito delle memorie difensive, previsto dall'art. 611 c.p.p. relativamente al procedimento in camera di

Page 70: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

70

consiglio, è applicabile anche ai procedimenti in udienza pubblica e la sua inosservanza esime la Corte di Cassazione dall'obbligo di prendere in esame le stesse (cfr. Sez. 5, n. 2628 del 01/12/1992, dep. 1993, Boero, Rv. 194321; Sez. 1, n. 853 del 27/11/1995, dep. 1996, Coppolaro; Sez. 1, n. 23809 del 06/05/2009, Vattiata, Rv. 243799; Sez. 6, n. 18453 del 28/02/2012, Cataldo, Rv. 252711; Sez. 1, n. 19925 del 04/04/2014, Cutrì, Rv. 259618; Sez. 3, n. 50200 del 28/04/2015, Ciotti, Rv. 265935), in particolare osservando che la disposizione dell'art. 611 c.p.p. "si applica anche per (il procedimento) in udienza pubblica, ove si considerino la regola della pienezza e dell'effettività del contraddittorio cui si ispira il vigente codice di rito e la necessità per il giudice di conoscere tempestivamente le varie questioni prospettate".

Si è, condivisibilmente, precisato anche che, ai sensi dell'art. 585 c.p.p., comma 4, la presentazione dei motivi nuovi, ma anche delle memorie, deve avvenire nel numero di copie necessarie per tutte le parti (oltre che, ovviamente, per i componenti del collegio giudicante), e che le predette "copie sono in cancelleria, a disposizione delle controparti che, conoscendo i termini, sono in grado di ritirarle tempestivamente, senza che il rispetto del principio del contraddittorio richieda che venga data ad esse specifica comunicazione o notificazione": a detta disposizione va riconosciuto valore generale in tema di impugnazioni, anche in considerazione della piena salvaguardia del contraddittorio, doverosa sia nell'uno, sia nell'altro tipo di procedimento dinanzi alla Corte di cassazione.

2. Ciò premesso, il primo motivo è infondato.

2.1. La Corte di appello, riproponendo legittimamente le considerazioni del primo giudice, condivise perchè suffragate dagli elementi acquisiti, ha incensurabilmente osservato (f. 4 ss. della motivazione della sentenza impugnata) che "l'imputata ha posto in essere plurime operazioni commerciali, finanziarie e societarie, attraverso le quali ha fatto rientrare in Italia ingenti somme (di illecita provenienza) che il B. ( B.L., in atti generalizzato) deteneva all'estero (avvalendosi della normativa del c.d. scudo fiscale), le ha utilizzate per l'acquisto della ANTEY s.r.l. (società della famiglia S. che aveva la proprietà dei quattro appartamenti siti in (OMISSIS)), quindi ha ceduto tali quote alla società belga CODEPAMO, le ha successivamente riacquistate (come quote della riacquistata FOUR SPA s.r.l.), tramite mandato fiduciario

Page 71: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

71

alla MELIOR TRUST, consentendo così al B. il definitivo acquisto del complesso immobiliare sito in via (OMISSIS)".

2.1.1. In ordine a tali operazioni ed alla responsabilità della T. come ispiratrice ed artefice delle operazioni economiche in oggetto, sono state valorizzate le dichiarazioni del B. e del coimputato BO., nonchè gli esiti delle indagini effettuate dalla Guardia di Finanza di S. Giuseppe Vesuviano, veicolate in atti attraverso le dichiarazioni rese in dibattimento dagli operanti: "basti evidenziare che gli intermediari esteri utilizzati per compiere le operazioni descritte sono risultati avere in Italia il medesimo domicilio in Roma, via Gregoriana n. 38, coincidente con quello della TIME SERVICE s.r.l., società direttamente riferibile alla T.; inoltre, la società estera CODEPAMO è risultata essere stata utilizzata dall'imputata anche per compiere operazioni estranee alla vicenda B. (nella specie, operazioni relative alla ENGENEERING s.p.a. degli imprenditori A. e C.)".

2.1.2. La provenienza illecita delle somme utilizzate per compiere le operazioni economiche in precedenza descritte, ed in particolare l'acquisto degli immobili siti in (OMISSIS), è stata incensurabilmente confermata dagli elementi riepilogati a f. 6 della sentenza impugnata, ed in particolare:

- dalla sentenza n. 421/97 della Corte di appello di Milano, "che ha confermato in punto di penale responsabilità la sentenza del Tribunale di Milano, cha ha ritenuto B. (in concorso con G., CU. ed altri coimputati) responsabile del reato di appropriazione indebita continuata e pluriaggravata in relazione alla c.d. provvista BO., accertando che una parte di tale provvista (pari a circa 20 miliardi di lire) è entrata direttamente nella sua disponibilità";

- dagli accertamenti patrimoniali relativi agli anni 1993-2001 svolti a carico del B., "che hanno messo in rilievo la totale esorbitanza tra il flusso dei ricavi conseguiti e dichiarati ed il complesso delle risorse mobilitate dallo stesso B.";

- dalla circostanza che lo stesso B. "non è stato in grado (nè in questo, nè in altro processo) di dimostrare la provenienza delle somme detenute all'estero dalla sua attività professionale. Le sue dichiarazioni sul punto sono state correttamente ritenute inattendibili dal Tribunale, atteso che, diversamente da altre propalazioni, le stesse risultano prive di riscontri e, soprattutto, in contrasto con quanto accertato nel suddetto processo di Milano".

Page 72: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

72

2.1.3. Non appare inopportuno precisare che l'essersi avvalsi della normativa del c.d. "scudo fiscale" per fare rientrare in Italia ingenti somme che il B. deteneva all'estero, non rende priva di rilievo, ai fini de quibus, l'accertata provenienza delittuosa delle somme in tal modo rientrate in Italia, la cui individuazione si aveva perdurante interesse ad occultare attraverso le descritte operazioni.

2.1.4. La consapevolezza dell'imputata della provenienza illecita delle somme utilizzate per compiere le operazioni economiche in precedenza descritte, ed in particolare l'acquisto degli immobili siti in (OMISSIS), è stata incensurabilmente desunta dagli elementi riepilogati a f. 7 s. della sentenza impugnata, ed in particolare:

- dal fatto che il B. e la T. "erano in rapporti di amicizia sin dall'inizio degli anni ‘90 (e, negli anni in esame, i due hanno avuto anche una relazione sentimentale); la T. era perfettamente informata dell'oggetto e dell'esito del processo di Milano (e, dunque, della acclarata appropriazione indebita di rilevanti somme in capo al B.) perchè in esso rimaneva coinvolto anche l'on. D.M., ex marito dell'imputata";

- dal fatto che "la T. era una esperta e competente professionista, come tale in grado di rendersi conto della reale finalità dell'operazione da lei stessa gestita su richiesta del B.".

2.1.5. Con specifico riguardo alle finalità dell'operazione finanziaria in precedenza descritta, la Corte di appello, ed in precedenza il Tribunale, hanno osservato che essa "non poteva che assolvere alla necessità di "ripulitura del reato" anche mediante la "schermatura" dei singoli passaggi e, dunque, la riconducibilità dell'acquisto degli immobili al B.. La complessa operazione gestita dalla T. - puntualmente descritta dal consulente della pubblica accusa e non contestata dai consulenti di parte privata -, per come è stata ideata e gestita, era finanziata ad ostacolare l'identificazione della provenienza illecita delle somme utilizzate per l'acquisto della società titolare del complesso immobiliare ubicato in (OMISSIS): infatti, emerge dagli atti che la T. ha allestito negli anni un complesso intreccio di relazioni commerciali, societarie e finanziare anche tra società residenti in Italia ed all'estero, che non avevano alcuna plausibile ragione se non quella di far disperdere le tracce della provenienza delle somme, sol che si consideri che, dopo il rientro in Italia della

Page 73: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

73

provvista, il B. avrebbe potuto perfezionare personalmente l'acquisto degli immobili con il S. (con il quale già vi erano state pregresse intese) piuttosto che effettuare complessi passaggi che, dopo anni, si concretizzavano nel riacquisto della stessa società che solo qualche anno prima (2001) lo stesso B. aveva ceduto alla CODEPAMO (la ANTEY, poi SUITE 97 s.r.l., poi FOUR SPA s.r.l.), il tutto con notevole dispendio di tempo (ben tre anni) e di denaro (un costo aggiuntivo di circa 350.000 Euro corrisposto alla T.)".

2.1.6. Nè, d'altro canto, è stata convincentemente indicata una diversa finalità dell'intricato groviglio di cessioni e riacquisti, coinvolgenti persone giuridiche sempre diverse, innanzi riepilogato.

3. Il secondo motivo è, nel suo complesso, infondato.

3.1. Il ricorrente lamenta erronea applicazione dell'art. 2 c.p., comma 1 - art. 157 c.p. - art. 110 c.p. / art. 648-ter.1 c.p., commi 2 e 3, poichè la Corte d'appello non ha riqualificato i fatti accertati come concorso nel nuovo delitto di autoriciclaggio e non ha, per l'effetto, dichiarato:

- l'insussistenza del fatto per non essere state impiegate le somme in attività economiche o finanziarie...

-... ovvero la non punibilità delle condotte per essere state le utilità utilizzate a godimento personale...

-... ovvero, che il fatto non era previsto come reato nel momento in cui è stato commesso...

-... ovvero, infine, l'avvenuta estinzione del reato per prescrizione.

3.1.1. Deve, in proposito rilevarsi che, dall'esame degli atti (consentito, ed anzi doveroso, anche in sede di legittimità, quando si tratti di esaminare una questione di natura processuale, quale è, nel caso in esame, quella della possibilità o meno, ex art. 606 c.p.p., comma 3, di dedurre una violazione di legge non dedotta in appello) risulta quanto segue:

- a seguito dell'emissione della sentenza di primo grado, l'estratto contumaciale era stato notificato all'imputata il 10 marzo 2014;

- l'atto di appello era già stato precedentemente depositato il 4 marzo 2014;

- il termine per proporre appello scadeva il 24 aprile 2014;

Page 74: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

74

- la sentenza impugnata è stata deliberata dalla Corte d'appello in data 15 settembre 2016, e la difesa aveva concluso limitandosi a chiedere (cfr. verbale di udienza in atti) l'accoglimento dei motivi di appello.

3.1.2. L'art. 648-ter.1 è stato inserito nel codice penale con L. 15 dicembre 2014, n. 186, pubblicata in GU Serie generale n. 292 del 17 dicembre 2014, ed in vigore dal 1 gennaio 2015;

E', pertanto evidente:

- da un lato, che l'art. 648-ter.1 c.p. non era vigente alla data utile per la presentazione dell'atto di appello;

- dall'altro, che la predetta disposizione era già vigente nel corso del giudizio d'appello, il che avrebbe consentito la formulazione delle odierne doglianze.

Ciononostante, l'imputata ed i suoi difensori non avevano formulato in appello alcuna richiesta quanto alla possibile qualificazione giuridica delle condotte accertate ai sensi dell'art. 648-ter.1 c.p., disposizione sopravvenuta astrattamente più favorevole.

3.1.3. Un orientamento di questa Corte ritiene che la questione della qualificazione giuridica del fatto può essere dedotta per la prima volta in sede di legittimità, quando alla pronuncia eventualmente conseguente il ricorrente abbia un interesse concreto e determinato (come si verifica nel caso di specie, nel quale alla diversa qualificazione giuridica del fatto accertato, ai sensi della disposizione sopravvenuta di cui all'art. 648-ter.1 c.p., potrebbero conseguire gli effetti favorevoli indicati dalla ricorrente), perchè rientra nel novero delle questioni sulle quali la Corte di cassazione può decidere, ex art. 609 c.p.p., comma 2, anche se non siano state dedotte con i motivi di appello, pur se unicamente quando la sua soluzione non necessiti di nuovi accertamenti in punto di fatto (Sez. 2, n. 45583 del 15/11/2005, De Juli, Rv. 232773; Sez. 5, n. 8432 del 10/01/2007, Gualtieri; Sez. 1, n. 13387 del 16/05/2013, dep. 2014, Rossi, Rv. 259730).

3.1.4. Il collegio condivide e ribadisce il predetto orientamento, con la precisazione che l'esercizio dei poteri d'ufficio ex art. 609 c.p.p. presuppone che il ricorso non sia di per sè inammissibile.

Page 75: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

75

Come già autorevolmente chiarito da questa Corte, infatti (cfr. Sez. U, n. 12602 del 17/12/2015, dep. 2016, Rv. 266818, Ricci, che, in applicazione del principio, ha ritenuto che l'inammissibilità del ricorso per cassazione precluda la possibilità di rilevare d'ufficio, ai sensi dell'art. 129 c.p.p. e art. 609 c.p.p., comma 2, l'estinzione del reato per prescrizione maturata in data anteriore alla pronuncia della sentenza di appello, ma non rilevata nè eccepita in quella sede e neppure dedotta con i motivi di ricorso), "Il sistema delle impugnazioni (...) è contraddistinto comunque dal principio dispositivo, nel senso che è nella facoltà delle parti dare ingresso, attraverso un atto conforme ai requisiti di legge richiesti, al procedimento di impugnazione e delimitare i punti del provvedimento da sottoporre al controllo dell'organo giurisdizionale del grado successivo. Ne consegue che il momento di operatività dell'effetto devolutivo ope legis non può che coincidere con la proposizione di una valida impugnazione, che investa l'organo giudicante della cognizione della res iudicanda, con riferimento sia ai motivi di doglianza articolati dalle parti sia a quelli che, inerendo a questioni rilevabili d'ufficio, si affiancano per legge ai primi. Laddove l'impugnazione è inammissibile, non può il giudice ex officio dichiarare l'esistenza di una causa di non punibilità, posto che la verifica negativa di ammissibilità dell'impugnazione, come si è detto, ha valore assorbente e preclusivo rispetto a qualsiasi altra indagine di merito".

Trattasi, invero, di affermazioni di principio formulate con riferimento a diversa fattispecie, ma senz'altro valide anche con riferimento al caso in esame.

3.1.5. Nel caso in esame, peraltro, considerata l'ammissibilità del primo motivo di ricorso (pur, come già rilevato, infondato), la questione in oggetto deve comunque essere esaminata d'ufficio ex art. 609 c.p.p., comma 2.

3.2. La ritenuta necessità di esaminare la predetta questione giuridica impone di precisare, in via ancora preliminare, che la richiesta di rimessione del ricorso alle Sezioni Unite di questa Corte non può essere accolta, poichè sul punto non risulta esistente alcun contrasto giurisprudenziale, trattandosi di questione "nuova", la cui soluzione, d'altro canto, non appare suscettibile di dar luogo ad un contrasto giurisprudenziale.

3.3. Il riciclaggio penalmente rilevante (art. 648-bis c.p.), ed il reimpiego di danaro, beni o altre utilità di provenienza illecita (art. 648-ter c.p.), quali ipotesi particolari di ricettazione (art. 648 c.p.), avevano ed hanno, come presupposto,

Page 76: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

76

l'esclusione della configurabilità del concorso dell'agente nel reato da cui il denaro, i beni e le utilità ricettate, riciclate o reimpiegate derivano.

Per tale ragione la giurisprudenza (Sez. 6, sentenza n. 3390 del 14/07/1994, Maisto, Rv. 201066) aveva, ad esempio, ritenuto che non configura l'attività delittuosa prevista dagli artt. 648-bis e 648-ter c.p. l'impiego nelle proprie attività economiche del danaro ricavato dal traffico di sostanze stupefacenti svolto dal medesimo soggetto, precisando (Sez. 2, sentenza n. 9226 del 23/01/2013, Del Buono, Rv. 255245) che non è punibile a titolo di riciclaggio il soggetto responsabile del reato presupposto che abbia in qualunque modo sostituito o trasferito il provento di esso, anche nel caso in cui abbia fatto ricorso ad un terzo inconsapevole, traendolo in inganno. Questa decisione (emessa in riferimento ad una fattispecie nella quale l'imputato era stato chiamato a rispondere del reato di riciclaggio per avere indotto una terza ignara, in età avanzata, a sottoscrivere una polizza grazie alla quale aveva riciclato denaro proveniente da una bancarotta) aveva, in particolare, osservato che, non essendo all'epoca previsto e punito dalla legge il delitto di autoriciclaggio, risultavano del tutto irrilevanti le modalità con le quali il soggetto agente avesse perseguito il fine di "autoriciclare" le utilità in qualunque modo tratte dalla commissione di un reato, ovvero che il predetto risultato fosse stato conseguito direttamente, oppure, ex art. 48 c.p., per interposta persona, traendo in inganno un terzo inconsapevolmente resosi autore materiale della condotta.

I fatti di "autoriciclaggio" erano ritenuti punibili unicamente in quanto integranti il reato di cui alla L. n. 356 del 1992, art. 12-quinquies, e quindi ricorrendo lo specifico fine di eludere la normativa in tema di misure di prevenzione: in particolare, secondo le Sezioni Unite (sentenza n. 25191 del 07/02/2014, Iavarazzo, Rv. 259590) è configurabile il reato di cui all'art. 12-quinquies in danno dell'autore del delitto presupposto, il quale attribuisca fittiziamente ad altri la titolarità o la disponibilità di denaro, beni o altre utilità, di cui rimanga effettivamente dominus, al fine di agevolare una successiva circolazione nel tessuto finanziario, economico e produttivo, poichè la disposizione di cui all'art. 12-quinquies citato consente di perseguire anche i fatti di "auto" ricettazione, riciclaggio o reimpiego.

Page 77: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

77

3.3.1. Sollecitata in ambito internazionale a prevedere la rilevanza penale dell'autoriciclaggio (in particolare, come ricordato dalla dottrina, "il Fondo monetario internazionale, nel Rapporto sull'Italia del 2006, pur rilevando come la punibilità dell'autoriciclaggio non fosse prevista come necessaria nelle 40 Raccomandazioni del GAFI, ne raccomandava nondimeno l'introduzione, anche alla luce delle esigenze investigative rappresentate dalle stesse autorità italiane"; a sua volta, "l'OCSE, nel Rapporto sull'Italia del 2011, aveva rilevato cime una simile lacuna normativa rischiasse di indebolire la legislazione anticorruzione"), ed al dichiarato scopo di colmare la predetta lacuna, ovvero soltanto per incriminare le condotte lato sensu consistenti nel riciclaggio o reimpiego di beni di provenienza delittuosa, poste in essere dall'autore del (o dal concorrente nel) reato presupposto, la legge 15 dicembre 2014, n. 186 (pubblicata in G.U. n. 292 del 17 dicembre 2014, ed in vigore a partire dal 1 gennaio 2015) ha introdotto nel codice penale il nuovo art. 648-ter.1 (Autoriciclaggio), che sanziona "Chiunque, avendo commesso o concorso a commettere un delitto non colposo, impiega, sostituisce, trasferisce, in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative, il denaro, i beni o le altre utilità provenienti dalla commissione di tale delitto, in modo da ostacolare concretamente l'identificazione della loro provenienza delittuosa".

3.3.2. Che questo, e soltanto questo, fosse lo scopo perseguito dal legislatore attraverso l'introduzione del reato di cui all'art. 648-ter.1 c.p. emerge con chiarezza inequivocabile dai lavori preparatori, estremamente scarni sul punto a riprova del fatto che l'assunto era considerato pacifico.

Ad esempio, nella Scheda di lettura che accompagna la L. 15 dicembre 2014, n. 186 (recante "Disposizioni in materia di emersione e rientro di capitali detenuti all'estero nonchè per il potenziamento della lotta all'evasione fiscale. Disposizioni in materia di autoriciclaggio) si legge che Il comma 3 introduce - mediante l'inserimento di un nuovo art. 648-ter.1 c.p. - il reato di autoriciclaggio. In precedenza, infatti, il codice penale prevedeva, all'art. 648-bis, solo il riciclaggio, che punisce chi ricicla denaro o altre utilità provenienti da un reato commesso da un altro soggetto. Il riciclaggio in prima persona, ovvero la condotta di sostituzione o di trasferimento di denaro, beni o altre utilità ricavate commettendo un altro delitto doloso, non era punito. La norma è volta quindi a sanare tale lacuna nell'ordinamento".

Page 78: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

78

Più o meno nei medesimo termini, nel Dossier n. 23 A.C. 2247, redatto dall'Ufficio studi della Camera dei deputati, esplicativo delle Disposizioni in oggetto, si legge che il "nuovo" reato di auto riciclaggio è "volto a punire chiunque sostituisce o trasferisce denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto non colposo ovvero compie altre operazioni in modo da ostacolare l'identificazione della loro provenienza delittuosa. Attualmente, infatti, il codice penale prevede, all'art. 648-bis, solo il riciclaggio, che punisce chi ricicla denaro o altre utilità provenienti da un reato commesso da un altro soggetto. Chi invece ricicla in prima persona, cioè sostituisce o trasferisce denaro, beni o altre utilità che ha ricavato commettendo egli stesso un altro delitto doloso, non è punito. La norma è volta quindi a sanare tale lacuna nell'ordinamento".

3.3.3. All'esito della predetta modifica normativa:

- se il denaro, i beni o le altre utilità provenienti dalla commissione di un delitto non colposo, vengano impiegati, sostituiti, trasferiti, in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative, in modo da ostacolare concretamente l'identificazione della loro provenienza delittuosa, dal soggetto che abbia commesso o concorso a commettere il delitto presupposto, si applica l'art. 648-ter.1 c.p.;

- se la predetta condotta venga posta in essere da soggetto che non abbia commesso o concorso a commettere il delitto presupposto, si applicano, a seconda dei casi, gli artt. 648,648-bis e 648-ter c.p..

Può, tuttavia, discutersi in ordine alla qualificazione giuridica della condotta posta in essere dal soggetto extraneus (ovvero che non abbia commesso, nè concorso a commettere, il delitto non colposo presupposto), il quale abbia fornito un contributo concorsuale causalmente rilevante alla condotta di autoriciclaggio posta in essere dal soggetto intraneus (ovvero che abbia commesso o concorso a commettere il delitto non colposo presupposto).

3.3.4. Parte della dottrina, pur senza esprimere in proposito certezze (ovvero considerando non risolto il dubbio interpretativo posto), ha ammonito che sarebbe paradossale ammettere che il riciclatore possa rispondere di concorso in autoriciclaggio.

Page 79: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

79

3.3.5. La parte assolutamente dominante della dottrina ha, invece, risolto il dubbio (pur se sulla base di giustificazioni dogmatiche disomogenee) nel senso che l'extraneus che concorre con l'autoriciclatore risponde (non di concorso in autoriciclaggio, bensì) di riciclaggio.

La disamina che segue darà conto degli orientamenti emersi in seno alle dottrine più autorevoli.

3.3.5.1. Un orientamento, premesso che "la limitazione del perimetro della nuova incriminazione corrisponde - sul piano sistematico - al venir meno del c.d. privilegio dell'autoriciclaggio, che trovava la sua fonte nelle clausole di riserva degli artt. 648-bis e 648-ter c.p. (disposizioni che tuttora permangono, inalterate, nell'ordinamento)", e che tale limitazione "segna i confini rispetto alle limitrofe figure degli artt. 648-bis e 648-ter c.p. e permette di risolvere le questioni connesse alle ipotesi di realizzazione in forma plurisoggettiva del reato di autoriciclaggio", ritiene che "colui che, non avendo concorso nel delitto-presupposto, contribuisca alla realizzazione delle condotte tipizzate dall'art. 648-ter c.p., risponderà del reato di riciclaggio ovvero di quello contemplato dall'art. 648-ter c.p.".

Si osserva, in proposito, che "l'insieme costituito dalle condotte tipizzate dall'art. 648-ter.1 c.p. si iscrive completamente in quello disegnato dal combinato disposto delle due disposizioni finitime (artt. 648-bis e 648-ter c.p.): l'elemento specializzante non attiene, infatti, alle condotte quanto invece alla qualificazione soggettiva dell'autore (qualificazione rispetto alla quale gli insiemi in discorso si trovano in una condizione di alternatività reciproca). Considerando per contro il solo fronte delle condotte ricomprese rispettivamente nell'insieme costituito dagli artt. 648-bis e 648-ter c.p. da un lato, e, dall'altro, quelle iscritte nell'insieme disegnato dall'art. 648-ter.1 c.p., è agevole avvedersi che quest'ultimo insieme è minore e completamente compreso nell'altro".

Sulla base di queste considerazioni, ed in particolare tenuto conto del reciproco atteggiarsi delle tre disposizioni in oggetto, troverebbe conferma la conclusione che "la condotta di colui che, non avendo concorso alla commissione del delitto-presupposto, fornisce un contributo causale all'autoriciclatore non integrerà una fattispecie di concorso ex art. 117

Page 80: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

80

c.p. dando bensì luogo - sussistendone i requisiti - a un'ipotesi di riciclaggio (ovvero di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita)".

3.3.5.2. Altro orientamento ritiene che "l'autoriciclaggio può costituire un illecito penale a condizione che sia commesso dall'autore del reato-fonte, la cui qualifica marca il disvalore della fattispecie, tanto da richiedere una stretta connessione tra titolare della stessa ed esecutore del reato"; si sarebbe, pertanto, in presenza, di un c.d. "reato di mano propria", in cui "l'individuazione del soggetto qualificato (...) si presenta (...) come vettore insostituibile di tipicità e componente decisiva del nucleo di disvalore del fatto".

D'altro canto, come risaputo, "nei reati di mano propria, la distribuzione dei ruoli, in caso di esecuzione plurisoggettiva, non ammette deroghe: la personale esecuzione dell'intraneus è condizione essenziale perchè possa consumarsi l'offesa al bene giuridico".

Tre sarebbero, secondo la dottrina in esame, le ricadute in tema di concorso di persone dell'inquadramento dell'autoriciclaggio come reato di mano propria:

- autore della condotta tipica dovrà essere l'autore (o il concorrente) del/nel reato-fonte. Il limite minimo della partecipazione è dato dalle ipotesi di coautoria (o di esecuzione frazionata), nel senso che la fattispecie concorsuale potrà ritenersi integrata anche quando l'autore del reato-fonte abbia posto in essere un frammento costitutivo della "complessa" azione tipica;

- specularmente, il reato di riciclaggio potrà essere commesso da "chiunque" non rivesta la qualità di autore o coautore del reato-fonte;

- il precipitato più rilevante di una simile ricostruzione è che la condotta di mera messa a disposizione del provento nelle mani del terzo, perchè la reimpieghi, sarà destinata a restare penalmente irrilevante (come lo era prima della novella). In una tale evenienza, infatti, sarà il terzo estraneo a realizzare compiutamente l'illecito, del quale risponderà a titolo di riciclaggio o di reimpiego, non anche l'autore (o il concorrente) del/nel reato-fonte, non punibile in forza della clausola di sussidiarietà.

3.3.5.3. Può, al contrario, ritenersi minoritario l'orientamento per il quale, costituendo l'autoriciclaggio un "reato proprio", ed ammettendo i reati propri

Page 81: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

81

la realizzazione anche da parte di un terzo sprovvisto della qualifica soggettiva tipica, sarebbe configurabile il concorso nel reato di autoriciclaggio, a norma degli artt. 110 o 117 c.p., a seconda che il terzo extraneus abbia, o meno, consapevolezza della qualifica posseduta dall'intraneus; in tal modo, peraltro, "colui che ieri era autore di riciclaggio diviene oggi un concorrente in auto riciclaggio, come tale destinatario di una sanzione penale più mite", con la conseguenza che quindi, pur come "conseguenza non voluta dal legislatore", "calerebbe il sipario sulle fattispecie comuni di riciclaggio e reimpiego, a tutto vantaggio della nuova e meno grave incriminazione", poichè "l'extraneus avrà buon gioco nel difendersi affermando che, per poter ripulire il provento illecito, decisivo è stato il contribuito dell'autore del delitto presupposto, suo immancabile concorrente".

3.3.5.4. Una dottrina ha proposto di risolvere il problema in applicazione dei principi (non in tema di concorso di persone nel reato, bensì) in tema di concorso apparente di norme.

Nei casi in cui la condotta del terzo extraneus risulti in astratto sussumibile nell'ambito della fattispecie di riciclaggio, ma integri, al tempo stesso, un contributo causale alla fattispecie di autoriciclaggio posta in essere dall'autore del delitto non colposo-presupposto, "il dilemma tra unicità e pluralità di reati, in capo al terzo extraneus, dovrà (e potrà) essere risolto in base agli ordinari criteri che consentono, se applicabili nel caso di specie, di risolvere nel senso dell'apparenza il concorso di norme"; pur in difetto di un rapporto di specialità strutturale tra le due fattispecie ed in assenza di clausole di sussidiarietà che regolino le reciproche interferenze, dovrebbe ritenersi che l'art. 648-bis c.p., reato più grave che incorpora l'intero disvalore oggettivo e soggettivo del fatto, esaurendolo, assorba, nei confronti del terzo extraneus, il meno grave autoriciclaggio; diversamente, non essendo la condotta dell'autore del reato presupposto neppure astrattamente sussumibile (anche sub specie di concorso) nell'ambito dell'art. 648-bis c.p. (in ragione dell'operare della clausola di riserva "fuori dei casi di concorso nel reato"), egli risponderà di autoriciclaggio, sia che abbia posto in essere in prima persona la condotta tipica, sia che si sia limitato a fornire un contributo concorsuale atipico dotato di efficienza causale alla sua realizzazione da parte del terzo extraneus.

Page 82: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

82

Detto in sintesi: "la condotta del terzo ricade sotto due norme incriminatrici, integrando plurisoggettivamente il reato di autoriciclaggio e monosoggettivamente quello di riciclaggio; sarà però solo quest'ultima norma a prevalere, in applicazione del principio di sussidiarietà. L'autore del reato presupposto resterà invece punibile per il solo reato di autoriciclaggio, non essendo la sua condotta rilevante ai sensi dell'art. 648-bis c.p.".

3.3.6. A parere del collegio, la premessa dalla quale l'interprete deve ineludibilmente muovere, onde districarsi nel ginepraio delle possibili configurazioni del concorso di persone nel nuovo delitto di autoriciclaggio, è che la nuova incriminazione è stata concepita, in ossequio agli obblighi internazionali gravanti pattiziamente sull'Italia, essenzialmente, se non unicamente, al fine di colmare la lacuna riguardante l'irrilevanza penale delle condotte di c.d. "auto riciclaggio", poste in essere dal soggetto autore di (o concorrente in) determinati reati-presupposto, che il legislatore ha ritenuto di individuare nei soli delitti non colposi (art. 648-ter.1 c.p., comma 1), come previsto anche in tema di riciclaggio (ma diversamente rispetto a quanto previsto in tema di ricettazione e reimpiego, che menzionano come reati-presupposto i delitti tout court, ciò a riprova del fatto che la normativa di settore è in più punti viziata da una frammentarietà sulla cui effettiva proficuità sarebbe opportuno avviare una seria riflessione).

3.3.6.1. Da questa ineludibile premessa discende (a fronte di una possibile esegesi alternativa che non si pone in contrasto con la non controversa ratio della nuova incriminazione), l'impossibilità di interpretare la normativa allo stato vigente:

- sia nel senso della attuale previsione di un trattamento sanzionatorio più favorevole di quello precedente, per il soggetto che non abbia preso parte al reato-presupposto, ed abbia successivamente posto in essere una condotta lato sensu riciclatoria (tipica, ex art. 648-ter.1 c.p., od anche atipica), agendo in concorso con l'intraneus chiamato a rispondere di auto riciclaggio: ciò accadrebbe nel caso in cui si ritenesse che la predetta condotta dell'extraneus integra non più - come si riconosceva pacificamente prima dell'introduzione del reato di autoriciclaggio - il delitto di cui all'art. 648-bis c.p., bensì quello di concorso (ex artt. 110 o 117 c.p.) nel delitto di cui all'art. 648-ter.1 c.p., con la

Page 83: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

83

conseguenza, già evidenziata dalla dottrina, della sostanziale abrogazione dell'art. 648-bis c.p.;

- sia nel senso della perdurante irrilevanza penale della condotta dell'intraneus (ovvero del soggetto che abbia preso parte al delitto presupposto non colposo) che si sia limitato a mettere a disposizione il provento del predetto delitto nelle mani del terzo, perchè lo reimpieghi, senza compiere in prima persona la condotta tipica di autoriciclaggio (come risulterebbe necessario ritenere ove si configurasse l'autoriciclaggio come delitto "di mano propria").

3.3.6.2. D'altro canto, in assenza di clausole di sussidiarietà che regolino le reciproche interferenze tra le due fattispecie, ed in difetto di un rapporto di specialità strutturale tra gli artt. 648-bis (e 648-ter) c.p. e l'art. 648-ter.1 c.p., valorizzabile ex art. 15 c.p. (come osservato da altra dottrina, "a ben vedere, tra le due fattispecie vi è una relazione di eterogeneità: l'autoriciclaggio rilascia, rispetto al riciclaggio, un elemento di specialità per aggiunta, atteso che il reimpiego del provento non è un tratto costitutivo del reato di riciclaggio (per la cui punizione è sufficiente la ripulitura); quanto all'autore del reato, si prefigura una relazione di eterogeneità, di natura radicalmente contrappositiva: il soggetto attivo dell'autoriciclaggio è l'autore del reato-fonte (o un concorrente), mentre quest'ultimo non può, ex lege, essere autore del reato di riciclaggio. Viene meno alla radice, perciò, la possibilità di rintracciare una relazione di specialità tra le due norme (...)"), non è possibile risolvere la questione in esame argomentando come se essa ponesse unicamente un problema di concorso apparente tra norme.

3.3.7. Ciò premesso, nel rispetto della ratio che ha ispirato l'inserimento nel codice penale dell'art. 648-ter.1 c.p., ritiene il collegio che il soggetto il quale, non avendo concorso nel delitto-presupposto non colposo, ponga in essere la condotta tipica di autoriciclaggio, o comunque contribuisca alla realizzazione da parte dell'intraneus delle condotte tipizzate dall'art. 648-ter.1 c.p., continui a rispondere del reato di riciclaggio ex art. 648-bis c.p. (ovvero, ricorrendone i presupposti, di quello contemplato dall'art. 648-ter c.p.) e non di concorso (a seconda dei casi, ex artt. 110 o 117 c.p.) nel (meno grave) delitto di autoriciclaggio ex art. 648-ter.1 c.p..

Nel predetto caso, soltanto l'intraneus risponderà del delitto di autoriciclaggio.

Page 84: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

84

3.3.8. La diversificazione dei titoli di reato in relazione a condotte lato sensu concorrenti non deve meravigliare, non costituendo una novità per il sistema penale vigente, che ricorre a questa soluzione in alcuni casi di realizzazione plurisoggettiva di fattispecie definite dalla dottrina "a soggettività ristretta".

3.3.8.1. Ad esempio, con riferimento al delitto di evasione (art. 385 c.p.), costituente, come l'autoriciclaggio, reato proprio, il concorso di terzi estranei non detenuti è autonomamente incriminato a titolo di procurata evasione, ex art. 386 c.p., valorizzando, come osservato dalla dottrina, "il diverso giudizio di colpevolezza che investe la condotta dell'intraneo e dell'estraneo (l'istintiva tendenza alla libertà incide infatti in chiave di attenuazione sulla rimproverabilità soggettiva del recluso, rispetto a chi non si trovi ristretto in carcere".

In argomento, questa Corte (Sez. 1, n. 886 del 05/07/1979, dep. 1980, Donadelli, Rv. 144052), premesso che l'art. 386 c.p. (procurata evasione) prevede un delitto che può concretarsi in due distinte forme di attività (la prima diretta allo svolgimento di un ruolo determinante e di primo piano nella preparazione immediata o nell'esecuzione dell'evasione; la seconda intesa, invece, a favorire la fuga, predisponendo i mezzi opportuni o assicurando gli aiuti necessari allo scopo), e rilevato che, in entrambe le forme, l'attività delittuosa deve essere finalizzata all'evasione della persona arrestata o detenuta, ha concluso, con orientamento tradizionalmente consolidato, perchè mai messo in discussione, che il delitto in questione consiste in un fatto di compartecipazione al reato di evasione, previsto e punito dall'art. 385 c.p., che la legge ha incriminato automaticamente, con la previsione di una specifica figura di reato, allo scopo di punirlo più gravemente - almeno di norma - di quanto non avverrebbe con l'applicazione delle norme sul concorso di persone nel reato.

3.3.8.2. Analogamente, in tema di infanticidio, si prevede un trattamento sanzionatorio diverso per la madre che cagiona la morte del proprio neonato immediatamente dopo il parto, o del feto durante il parto, quando il fatto è determinato da condizioni di abbandono materiale e morale connesse al parto, in quanto tali riferibili soltanto alla madre (art. 578 c.p., comma 1), e per coloro che concorrono nel fatto di cui al comma 1 (art. 578 c.p., comma 2): la dottrina ha, in proposito, osservato che la possibilità del concorso di terzi estranei nel reato proprio c.d. "a soggettività ristretta" commesso dalla madre "è stata si

Page 85: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

85

contemplata, ma sottoposta ad un regime così peculiare da contraddire i canoni basilari della disciplina del concorso nel reato".

3.3.8.3. Ad una differenziazione dei titoli di responsabilità il legislatore ha fatto ricorso anche in tema d'interruzione volontaria della gravidanza in violazione dei limiti di liceità (L. n. 194 del 1978, ex art. 19), prevedendo un'autonoma cornice edittale di pena, significativamente più mite, per la donna, "in ragione della considerazione del giudizio di minore riprovazione morale del fatto della gestante".

3.3.9. Come in sintesi osservato da una dottrina, "schemi di previsioni a soggettività forte autorizzano la diversificazione dei titoli di reato ovvero delle risposte sanzionatorie; in tal senso, rispetto alle qualifiche di tipizzazione della colpevolezza, le indicazioni che emergono dalla parte speciale indicano soluzioni volte a differenziare le posizioni concorsuali. Un modello, questo, che sembra attagliarsi alla fattispecie del riciclaggio dove la diversificazione sanzionatoria (oltre che di titoli di reato) rispetto ai diversi soggetti attivi (...) costituisce un dato esplicito e (...) assai significativo nel senso della sua legittimazione".

3.3.10. Anche la previsione di un trattamento sanzionatorio meno grave per il delitto di autoriciclaggio trova giustificazione unicamente con la considerazione del minor disvalore che anima la condotta incriminata, se posta in essere (non da un extraneus, bensì) dal responsabile del reato presupposto, il quale abbia conseguito disponibilità di beni, denaro ed altre utilità ed abbia inteso giovarsene, pur nei modi oggi vietati dalla predetta norma incriminatrice, risultando responsabile di almeno due delitti (quello non colposo presupposto e l'autoriciclaggio), non necessariamente in concorso ex art. 81 c.p.; di qui, l'ulteriore esigenza di mitigare, almeno in parte, le possibili conseguenze del cumulo materiale tra delitto presupposto ed autoriciclaggio, attraverso la previsione, per quest'ultimo (necessariamente posto in essere per secondo), di limiti edittali meno severi rispetto a quelli previsti il riciclaggio (ascrivibile al soggetto extraneus rispetto alla commissione del delitto-presupposto, e che quindi di esso non sopporta - a livello sanzionatorio - conseguenze, e nei confronti del quale, pertanto, anche per tale ragione, l'estensione del trattamento sanzionatorio favorable previsto in tema di

Page 86: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

86

autoriciclaggio risulterebbe del tutto priva di una valida giustificazione sistematica).

3.3.11. D'altro canto, prima dell'introduzione dell'art. 648-ter.1 c.p. - che, come premesso, non intendeva dettare una nuova disciplina per le condotte alle quali era già attribuito rilievo penale, bensì colmare l'anzidetta lacuna -, nessun dubbio era mai stato nutrito con riferimento alla configurabilità del reato previsto e punito dall'art. 648-bis c.p. in casi nei quali l'autore del delitto-presupposto, pur non punibile, avesse fornito un contributo rilevante alla condotta tipica del riciclatore extraneus; ed, invero, il concorso nell'attività riciclatoria del soggetto responsabile del reato presupposto è, secondo l'id quod plerumque accidit, ordinario (essendo naturale che la predetta attività illecita venga generalmente ordita su impulso e nell'interesse di quest'ultimo).

La novità consiste unicamente nel fatto che, prima dell'introduzione del reato di autoriciclaggio, egli era un concorrente non punibile, mentre oggi è punibile.

3.3.11.1. Ciò premesso, e ribadito che, all'indomani della novella entrata in vigore il 1 gennaio 2015, la diversa condizione dell'intraneus rispetto al passato attiene esclusivamente al profilo della sua punibilità, non esiste alcuna ragione (per la verità, non soltanto non indicata, ma neppure ricercata dagli sparuti sostenitori dell'orientamento qui avversato, a ben vedere fondato su una lettura meramente formalistica delle disposizioni in discorso, che non tiene conto dei beni giuridici tutelati, della pacifica ratio dell'intervento novellatore de quo, oltre che delle implicazioni della dosimetria della pena, da valutare alla luce del parametro costituzionale della finalità rieducativa) per la quale la sopravvenuta incriminazione dell'autoriciclaggio dovrebbe incidere sulla rilevanza penale delle condotte di riciclaggio poste in essere dall'extraneus, sia quanto al titolo, sia quanto al conseguente trattamento sanzionatorio.

Ciò conferma la correttezza dell'affermazione che la considerazione dell'ordinamento penalistico per le condotte poste in essere da chi non abbia preso parte alla commissione del reato presupposto "è invece rimasta immutata, constatata la medesimezza delle dinamiche di realizzazione delle attività riciclatorie".

3.3.12. Sulla base delle predette considerazioni, deve concludersi che l'art. 648-ter.1 c.p. prevede e punisce come reato unicamente le condotte poste in essere

Page 87: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

87

dal soggetto che abbia commesso o concorso a commettere il delitto non colposo-presupposto, in precedenza non previste e punite come reato.

Diversamente, per quanto in questa sede assume rilevanza, le condotte concorsuali poste in essere da terzi extranei per agevolare la condotta di autoriciclaggio posta in essere dal soggetto che abbia commesso o concorso a commettere il delitto non colposo presupposto, titolare del bene di provenienza delittuosa "riciclato", conservano rilevanza penale quale fatto di compartecipazione previsto e punito dall'art. 648-bis c.p. più gravemente di quanto non avverrebbe in applicazione delle norme sul concorso di persone nel reato, ex artt. 110 e 117 c.p. e art. 648-ter.1 c.p..

3.3.12.1. Questa conclusione non trova decisivo ostacolo nella previsione di cui all'art. 648-ter.1 c.p., comma 7, il quale, attraverso il rinvio all'art. 648 c.p., u.c., prevede che le disposizioni in tema di autoriciclaggio, come quelle in tema di ricettazione, si applichino "anche quando l'autore del delitto, da cui il denaro o le cose provengono, non è imputabile o non è punibile ovvero quando manchi una condizione di procedibilità riferita a tale delitto".

Ferma essendo l'applicabilità dell'art. 648-ter.1 c.p. soltanto al soggetto che abbia commesso o concorso a commettere il delitto non colposo presupposto, e non anche a terzi non coinvolti nella commissione del delitto non colposo presupposto, la disciplina dettata dal settimo comma della predetta disposizione comporta unicamente, come già lucidamente posto in evidenza dalla dottrina, che "l'autoriciclaggio sussiste anche se l'autore non sia imputabile per il delitto-presupposto (purchè lo sia per l'autoriciclaggio) oppure non sia punibile per il delitto presupposto (si pensi all'impunità ex art. 649 c.p. del figlio per il furto in danno del padre, allorquando l'autoriciclaggio riguardi i beni sottratti) o, infine, quando manchi una condizione di procedibilità in relazione al delitto-presupposto (in altre parole, l'autoriciclaggio sussiste anche se ha ad oggetto beni provenienti da un delitto per il quale non può procedersi per mancanza di querela".

3.3.13. Deve, pertanto, concludersi che l'odierna imputata, soggetto non concorrente nel delitto-presupposto, che ha riciclato, nell'interesse di B.L., autore del (o comunque, concorrente nel) delitto-presupposto indicato nel capo d'imputazione, denaro proveniente dalla commissione del predetto

Page 88: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

88

delitto, deve rispondere di riciclaggio, ex art. 648-bis c.p., e non di concorso in autoriciclaggio, ex art. 110 c.p. / art. 648-ter.1 c.p..

3.3.13.1. Tale valutazione evidenzia l'infondatezza di tutte le doglianze difensive formulate nell'ambito del secondo motivo.

4. Il terzo motivo risulta assolutamente privo di specificità in tutte le sue articolazioni, del tutto assertivo e, comunque, manifestamente infondato: il ricorrente si duole del fatto che la pena detentiva sia stata commisurata con riferimento alla pena-base di anni quattro e mesi sei di reclusione, superiore al limite edittale minimo, ma non si confronta adeguatamente con la motivazione della Corte di appello: a prescindere dal fatto che il limite edittale minimo per la fattispecie accertata è pari ad anni quattro di reclusione, e quindi la pena ritenuta equa dai giudici del merito è ad esso estremamente prossima (oltre che ben lontana dal massimo edittale consentito, pari ad anni dodici di reclusione), il che rende di per sè la relativa determinazione incensurabile, deve aggiungersi che la Corte di appello ha, comunque, altrettanto incensurabilmente valorizzato, a giustificazione della contestata statuizione, la gravità della condotta, desunta dall'entità della somma riciclata nonchè dalle articolate e sofisticate modalità dell'operazione, che denotano elevata professionalità in materia.

E', infatti, da ritenere correttamente adempiuto l'obbligo della motivazione in ordine alla misura della pena allorchè sia indicato l'elemento, tra quelli di cui all'art. 133 c.p., ritenuto prevalente e di dominante rilievo (Sez. un., n. 5519 del 21/4/1979, Rv. 142252): invero, una specifica e dettagliata motivazione in ordine alla quantità di pena irrogata, in tutte le sue componenti, appare necessaria soltanto nel caso in cui la pena sia di gran lunga superiore alla misura media di quella edittale, potendo altrimenti risultare sufficienti a dare conto del corretto impiego dei criteri di cui all'art. 133 cod. pen. espressioni del tipo "pena congrua", "pena equa" o "congruo aumento", come pure il richiamo alla gravità del reato oppure alla capacità a delinquere (Sez. 2, n. 36245 del 26/6/2009, Rv. 245596; Sez. 4, n. 46412 del 5/11/2015, Rv. 265283).

5. In riferimento ai limiti edittali previsti per il reato accertato, tenuto conto dell'indicata (e non contestata) data di commissione, non risulta tuttora maturato il termine di prescrizione (pari ad anni 15, secondo la disciplina

Page 89: Cassazione penale sez. II, 13/11/2019, n.7257 Si commette ...(OMISSIS) della UBS di Zugo, acceso a tale scopo e intestato a B.E. e - in un secondo momento- veniva nuovamente trasferita

89

sopravvenuta, più favorevole per l'imputata), anche a prescindere dei periodi di sospensione intervenuti (pari, nel complesso, a giorni 89).

6. Il rigetto, nel suo complesso, del ricorso comporta, ai sensi dell'art. 616 c.p.p., la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali.