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Martedì 6 Ottobre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | POLITICA » 7 LA NUOVA RAI SUPERPOTERI A CDO: POTRÀ CACCIARE I GIORNALISTI P otrebbe arrivare un altro bel regalo al go- verno per assicurar- si il controllo di Viale Maz- zini. Lamministratore de- legato della Rai assume, nomina, pro- muove e sta- bilisce la c o l l o c a- zione a- ziendaledei diri- genti diversi da quelli di pri- mo livello e, su proposta dei direttori di testata e nel rispetto del contratto di la- voro giornalistico, degli al- tri giornalisti. Con questo emendamento, presentato alle commissioni Cultura e Trasporti alla Camera dai relatori del ddl Rai, Loren- za Bonaccorsi e Vinicio Pe- luffo, entrambi del Pd, il dg Antonio Campo dallOrto sarebbe investito di super poteri: per la prima volta potrebbe decidere se assu- mere o licenziare un gior- nalista. La proposta di mo- difica interverrebbe sui compiti dell ad confer- mando che questo prov- vede alla gestione del per- sonale dellazienda e no- mina i dirigenti di primo li- vello, acquisendo per i di- rettori di rete, di canale e di testata, il parere obbligato- rio del cda, che nel caso dei direttori di testata è vinco- lante se è espresso con la maggioranza dei due ter- zi. Lo stesso emendamen- to, inoltre, stabilisce che lad firma gli atti e i contrat- ti aziendali sulla gestione della società, fatto salvo lob bli godi sottoporre all approvazione del cda gli atti e i contratti azienda- li aventi carattere strategi- co, inclusi i piani annuali di trasmissione e di produ- zione e le variazioni rile- vanti degli stessi, nonché gli atti e i contratti che, an- che per effetto di una dura- ta pluriennale, siano di im- porto superiore a 10 milio- ni di euro. Nel testo origi- nale si prevede che gli atti e i contratti aziendali aventi carattere strategico siano proposti allapprovazione del cda. © RIPRODUZIONE RISERVATA » GIAMPIERO CALAPÀ I l Partito democratico è un vero pastrocchio, la sua classe dirigente non ha nulla a che fare con la storia della sinistra. La mi- noranza interna ne prenda atto e venga ad aiutarci nella ricomposizione, difficile e lunga, della nostra parte po- litica . Luciana Castellina di scissioni se ne intende, divorzi dolorosi e dramma- tici, pagati a caro prezzo, hanno segnato la sua vita di militante e dirigente comu- nista. Una storia che comin- cia nel 1947, anno in cui prende la tessera del Partito comunista italiano. Sono stata radiata dal Pci col gruppo del m a n if e s t o nel 1970, fuoriuscita mio mal- grado quindi. Sono rientra- ta nel 1984 dopo la svolta in- compiuta di Berlinguer. Ho aderito a Rifondazione quando il Pci è stato sciolto, per poi andarmene di nuo- vo, questa volta per mia scelta, nel 1996. Questo per dire che dipende da cosa si lascia, ogni scissione, ogni abbandono è molto diverso e andarsene dal Pd per una persona di sinistra oggi do- vrebbe essere molto, molto facile. Perché? Uscire dal Pci era una vicen- da politica e personale mol- to pesante, si abbandonava un grande partito, una co- munità di un milione e mez- zo di persone. Per noi fu un evento drammatico. Uscire da un piccolo partito che co- sa vuole che sia... e, infine, uscire dal Pd non è niental- tro che abbandonare un pa- strocchio ormai interamen- te gestito da ex democristia- ni di destra o comunque da gente che viene da destra. Insomma, non è affatto stupita dalla corrispon- denza damorosi sensi tra il Pd e le truppe di Verdini? È una discussione oziosa. Verdini è coerente, Renzi lo ha detto chiaramente che se vota con la maggioranza per lui va bene, perché non è un mostro. Quello di cui molti non si rendono conto, o di cui fanno finta di non ren- dersi conto, diventando complici, è che non si tratta di un partito moderato. È un nuovo modello pericoloso. Un modello di democrazia post parlamentare dilagan- te in tutta Europa, le cui basi furono gettate dalla Trilate- ral nel 1973, quando David Rockefeller e Henry Kissin- ger decisero che leconomia mondiale era troppo com- plicata per essere affidata ai parlamenti delle democra- zie europee. La nostra Co- stituzione è stata argine a questo disegno, perché, al- meno fino ai cambiamenti in corso dopera, nega quel modello. Quel modello sarebbe il modello del Pd? Certamente. Di Berlusconi prima e del Pd di Renzi ades- so. La dialettica parlamen- tare non deve esistere più. Cè in posizione di comando il capo di un partito che cor- risponde al capo del gover- no, il partito e il Parlamento devono soltanto ratificare. Qualche tempo fa però si parlava di democrazia bloccata, di difficile pro- cesso decisionale, di Paese fermo... Lefficienza o la democra- zia? La domanda è: cosa sce- gliere? Il nostro sistema era certo imperfetto, ma credo che alla lunga la democrazia sia il modello di gran lunga più efficiente per il bene co- mune e la collettività. Mi de- vono ancora convincere del contrario. Lex segretario Pier Luigi Bersani ha scritto di essere svilito dai trasformismi, di non preoccuparsi tanto di Verdini, ma del suo Pd, del- le politiche del governo e dai giochi di potere. Bersani, Gianni Cuperlo, la minoranza interna, devono decidere se rimanere in un partito che con la storia del- la sinistra non centra più nulla. Non capisco come Bersani possa meravigliar- si, sono marginali in una struttura dove chi comanda viene da destra. Vorrei chie- dere allex segretario, anzi, come fa a restare ancora? Lei adesso fa parte della presidenza nazionale di Sel... Invitata da indipendente, spero in un processo di ri- composizione della sini- stra. Che cosa pensa dei Cinque Stelle, la forza di opposi- zione più grande? Più grande in Parlamento è vero, ma inconsistente dai punti di vista progettuale e della presenza nella società. Alcuni sono dei bravi ragaz- zi, ma la democrazia non è soltanto la denuncia di pri- vilegi e ingiustizie. Nella so- cietà italiana, invece, che piaccia o no, la sinistra cè ancora, ci vorrà tempo per convogliare le energie in un nuovo grande partito, per- ché dalle discariche non na- scono i fiumi. E manca la rappresentanza, ma come diceva Pietro Ingrao il voto non è tutto. Traccia un quadro desolan- te, ma è ottimista. Consi- glierebbe a DAlema, Ber- sani, Cuperlo e compagni della minoranza Pd, quin- di, di uscire e aiutarvi nel processo di ricomposizio- ne della sinistra? Assolutamente sì. Appena si renderanno definitivamen- te conto della vera e unica natura del renzismo, ripeto, non potranno che prendere questa decisione. @viabrancaleone © RIPRODUZIONE RISERVATA L INTERVISTA Il Pd: un pastrocchio non di sinistra, la casa naturale per Verdini Luciana Castellina L anatema della storica dirigente comunista Il modello del premier è quello in cui il nostro Parlamento non conta più nulla, uno solo decide per 5 anni Pier Luigi e Cuperlo vengano ad aiutarci nella difficile ricomposi- zione della nostra parte politica dalle parti della maggioranza si fanno sentire i vicesegretari attuali del partito. Per Deborah Serracchiani non serve polemizzare ogni giorno, soprattutto allindomani di una buona prova offerta da tutto il Pd. Occorre che ci attenga a un certo senso del limite: trasformismo e giochi di potere sono parole pesanti, che vanno pronunciate con molta ponderazione. Gli fa eco Lorenzo Guerini: Non credo sia utile che ogni settimana, anche da parte di Bersani, si costruisca una nuova polemica. Il rispetto per il Pd è anche non aprire ogni giorno un fronte interno e non alimentare tensioni che non servono a nessuno. Invece, Vannino Chiti, uno dei protagonisti della guerriglia parlamentare interna al Pd fino alla capitolazione della minoranza, interviene su Radio Radicale, gettando acqua sul fuoco: Cerano due obiettivi indispensabili da raggiungere con la riforma costituzionale: superare il bicameralismo paritario; i cittadini devono mantenere il diritto di scegliere i senatori. Entrambi sono stati raggiunti. OPERE Il deputato : ArchiviamoloBoccia: Non si parli più del Ponte sullo Stretto, è un dibattito ridicoloq UNOPERA DA ARCHIVIARE. France- sco Boccia, presidente (Pd) della commis- sione Bilancio della Camera, prova a mettere un punto allultimo ritorno di fiamma dellipotesi di costruire il Ponte sullo Stretto di Messina. Gli innovatori di Ncd scri- ve Boccia su Twitter pensano al Ponte sullo Stretto ma in Sicilia ser- vono solo investimenti seri. Le priorità, insom- ma, sono altre: La Sicilia è divisa in tre, altro che Ponte sullo Stretto. È ne- cessario accelerare e garantire gli investimenti infrastrutturali di base per consentire ai siciliani di vivere normalmente: è di questo che dovrem- mo discutere quotidianamente nella maggioran- za di governo. Sarebbe il caso di archiviare len- nesimo inutile dibattito sul Ponte sullo Stretto. Compagna Luciana Castellina, nel Pci dal 47 al 1970 e dall84 al 92 Ansa Lo sberleffo UN CANTANTE PER OGNI STAGIONE » FABRIZIO DESPOSITO , CANTARE o recitare poesie clas- siche a memoria sembra essere il cavallo di battaglia del nuovo Verdini de- mocratico di sinistra, cui ora è impossi- bile chiedere conto in tv dei suoi pesanti processi giudiziari. Via quindi al lato simpatica- mente canagliesco di questo ex repubblicano spa- doliniano. Luomo non si concede spesso alle in- terviste ma quando lo fa, lugola verdiniana chiude sempre in bellezza con strofe sugli eroi o sulle vittime del momento. Prima della Lon- tananza di Modugno cantata domenica a SkyTg24 , nellintervista di Maria Latella, e dedicata a Migliavacca e Gotor, icone della minoranza dem che porge sempre laltra guancia, Verdini era già apparso a Un giorno da pecora, mi- tica trasmissione radiofonica della Rai, allepoca condotta da Giorgio Lauro e Claudio Sabelli Fio- retti. Era la fase del governo sobrio di Monti e il cinque volte imputato di Forza Italia, oggi fonda- tore di Ala, dedicò al premier un classico di De An- dré, La canzone di Marinella. Su Berlusconi, invece, un attimo di indecisione: È il mio capo, ce ne vuole una adatta. Così Verdini alla fine intonò Listrione, storico pezzo di Charles Aznavour. Adesso lo sap- piamo con certezza: il patto del Nazareno aveva anche una versione canora. Partito della Nazione La stretta di mano a Luca Lotti il 6/11/2014 LaPresse

Castellina e rai

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Page 1: Castellina e rai

Martedì 6 Ottobre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | POLITICA » 7

LA NUOVA RAI

SUPERP OTERIA CDO: POTRÀC AC C I A R EI GIORNALISTI

P otrebbe arrivare unaltro bel regalo al go-verno per assicurar-

si il controllo di Viale Maz-zini. L’amministratore de-legato della Rai “a ssum e,nomina, pro-muove e sta-bi l isce lac o l l o c a-z i o n e a-ziendale”d e i d i r i-genti diversida quelli di pri-mo livello e, “su propostadei direttori di testata e nelrispetto del contratto di la-voro giornalistico, degli al-tri giornalisti”. Con questoemendamento, presentatoalle commissioni Cultura eTrasporti alla Camera dairelatori del ddl Rai, Loren-za Bonaccorsi e Vinicio Pe-luffo, entrambi del Pd, il dgAntonio Campo dall’O rt osarebbe investito di superpoteri: per la prima voltapotrebbe decidere se assu-mere o licenziare un gior-nalista. La proposta di mo-difica interverrebbe suicompiti dell’ad confer-mando che questo “pr ov-vede alla gestione del per-sonale dell’azienda e no-mina i dirigenti di primo li-vello, acquisendo per i di-rettori di rete, di canale e ditestata, il parere obbligato-rio del cda, che nel caso deidirettori di testata è vinco-lante se è espresso con lamaggioranza dei due ter-zi”. Lo stesso emendamen-to, inoltre, stabilisce chel’ad firma gli atti e i contrat-ti aziendali sulla gestionedella società, “fatto salvol’ob bli go” di sottoporreall ’approvazione del cdagli atti e i contratti azienda-li aventi carattere strategi-co, inclusi i piani annuali ditrasmissione e di produ-zione e le variazioni rile-vanti degli stessi, nonchégli atti e i contratti che, an-che per effetto di una dura-ta pluriennale, siano di im-porto superiore a 10 milio-ni di euro. Nel testo origi-nale si prevede che gli atti ei contratti aziendali aventicarattere strategico sianoproposti all’ap pr ov az io nedel cda.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

» GIAMPIERO CALAPÀ

Il Partito democratico èun vero pastrocchio, lasua classe dirigente nonha nulla a che fare con la

storia della sinistra. La mi-noranza interna ne prendaatto e venga ad aiutarci nellaricomposizione, difficile elunga, della nostra parte po-li ti ca ”. Luciana Castellinadi scissioni se ne intende,divorzi dolorosi e dramma-tici, pagati a caro prezzo,hanno segnato la sua vita dimilitante e dirigente comu-nista. Una storia che comin-cia nel 1947, anno in cuiprende la tessera del Partitocomunista italiano. “Sonostata radiata dal Pci colgruppo del m a n if e s t o nel1970, fuoriuscita mio mal-grado quindi. Sono rientra-ta nel 1984 dopo la svolta in-compiuta di Berlinguer. Hoaderito a Rifondazionequando il Pci è stato sciolto,per poi andarmene di nuo-vo, questa volta per miascelta, nel 1996. Questo perdire che dipende da cosa silascia, ogni scissione, ogniabbandono è molto diversoe andarsene dal Pd per unapersona di sinistra oggi do-vrebbe essere molto, moltofacile”.

Pe rc h é ?Uscire dal Pci era una vicen-da politica e personale mol-to pesante, si abbandonavaun grande partito, una co-munità di un milione e mez-zo di persone. Per noi fu unevento drammatico. Uscireda un piccolo partito che co-sa vuole che sia... e, infine,uscire dal Pd non è nient’a l-tro che abbandonare un pa-strocchio ormai interamen-te gestito da ex democristia-ni di destra o comunque dagente che viene da destra.

Insomma, non è affattostupita dalla corrispon-denza d’amorosi sensi tra ilPd e le truppe di Verdini?

È una discussione oziosa.Verdini è coerente, Renzi loha detto chiaramente che sevota con la maggioranza perlui va bene, perché non è unmostro. Quello di cui moltinon si rendono conto, o dicui fanno finta di non ren-dersi conto, diventandocomplici, è che non si trattadi un partito moderato. È unnuovo modello pericoloso.Un modello di democraziapost parlamentare dilagan-te in tutta Europa, le cui basi

furono gettate dalla Trilate-ral nel 1973, quando DavidRockefeller e Henry Kissin-ger decisero che l’economiamondiale era troppo com-plicata per essere affidata aiparlamenti delle democra-zie europee. La nostra Co-stituzione è stata argine aquesto disegno, perché, al-meno fino ai cambiamentiin corso d’opera, nega quelmodello.

Quel modello sarebbe ilmodello del Pd?

Certamente. Di Berlusconiprima e del Pd di Renzi ades-so. La dialettica parlamen-tare non deve esistere più.C’è in posizione di comandoil capo di un partito che cor-risponde al capo del gover-no, il partito e il Parlamentodevono soltanto ratificare.

Qualche tempo fa però siparlava di democraziabloccata, di difficile pro-cesso decisionale, di Paesefe r m o. . .

L’efficienza o la democra-zia? La domanda è: cosa sce-gliere? Il nostro sistema eracerto imperfetto, ma credoche alla lunga la democraziasia il modello di gran lungapiù efficiente per il bene co-mune e la collettività. Mi de-vono ancora convincere delcontrario.

L’ex segretario Pier LuigiBersani ha scritto di esseresvilito dai trasformismi, dinon preoccuparsi tanto diVerdini, ma del suo Pd, del-le politiche del governo edai giochi di potere.

Bersani, Gianni Cuperlo, laminoranza interna, devonodecidere se rimanere in unpartito che con la storia del-la sinistra non c’entra più

nulla. Non capisco comeBersani possa meravigliar-si, sono marginali in unastruttura dove chi comandaviene da destra. Vorrei chie-dere all’ex segretario, anzi,come fa a restare ancora?

Lei adesso fa parte dellapresidenza nazionale diSel...

Invitata da indipendente,spero in un processo di ri-composizione della sini-stra.

Che cosa pensa dei CinqueStelle, la forza di opposi-zione più grande?

Più grande in Parlamento èvero, ma inconsistente daipunti di vista progettuale edella presenza nella società.Alcuni sono dei bravi ragaz-zi, ma la democrazia non èsoltanto la denuncia di pri-vilegi e ingiustizie. Nella so-cietà italiana, invece, chepiaccia o no, la sinistra c’èancora, ci vorrà tempo perconvogliare le energie in unnuovo grande partito, per-ché dalle discariche non na-scono i fiumi. E manca larappresentanza, ma comediceva Pietro Ingrao il votonon è tutto.

Traccia un quadro desolan-te, ma è ottimista. Consi-glierebbe a D’Alema, Ber-sani, Cuperlo e compagnidella minoranza Pd, quin-di, di uscire e aiutarvi nelprocesso di ricomposizio-ne della sinistra?

Assolutamente sì. Appena sirenderanno definitivamen-te conto della vera e unicanatura del renzismo, ripeto,non potranno che prenderequesta decisione.

@viabrancaleone© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’I N T E RV I STA

“Il Pd: un pastrocchionon di sinistra, la casanaturale per Verdini”

Luciana Castellina L’anatemadella storica dirigente comunista

Il modellodel premierè quelloin cuiil nostroPa rl a m e n t onon contapiù nulla,uno solodec i deper 5 anni

Pier Luigie Cuperlove nga n oad aiutarcin el l ad i ff i c iler i co m p os i -zionedella nostrap a r tep ol i t i c a

dalle parti della maggioranza si fanno sentire ivicesegretari attuali del partito. Per D e b o ra hS e r ra cc h i a n i “non serve polemizzare ogni giorno,soprattutto all’indomani di una buona provaofferta da tutto il Pd. Occorre che ci attenga a uncerto senso del limite: trasformismo e giochi dipotere sono parole pesanti, che vannopronunciate con molta ponderazione”. Gli fa ecoLorenzo Guerini: “Non credo sia utile che ognisettimana, anche da parte di Bersani, si costruiscauna nuova polemica. Il rispetto per il Pd è anchenon aprire ogni giorno un fronte interno e nonalimentare tensioni che non servono a nessuno”.Invece, Vannino Chiti, uno dei protagonisti dellaguerriglia parlamentare interna al Pd fino allacapitolazione della minoranza, interviene su RadioRadicale, gettando acqua sul fuoco: “C’erano dueobiettivi indispensabili da raggiungere con lariforma costituzionale: superare il bicameralismoparitario; i cittadini devono mantenere il diritto discegliere i senatori. Entrambi sono stati raggiunti“.

OPERE Il deputato : “A rch iv i a molo”

Boccia: “Non si parli piùdel Ponte sullo Stretto,è un dibattito ridicolo”

q UN’OPERA DA ARCHIVIARE. France -sco Boccia, presidente (Pd) della commis-

sione Bilancio della Camera, prova a mettere unpunto all’ultimo ritornodi fiamma dell’ipotesi dicostruire il Ponte sulloStretto di Messina. “Gliinnovatori di Ncd – scri -ve Boccia su Tw i t te r –pensano al Ponte sulloStretto ma in Sicilia ser-vono solo investimentiseri”. Le priorità, insom-ma, sono altre: “La Siciliaè divisa in tre, altro che Ponte sullo Stretto. È ne-cessario accelerare e garantire gli investimentiinfrastrutturali di base per consentire ai sicilianidi vivere normalmente: è di questo che dovrem-mo discutere quotidianamente nella maggioran-za di governo. Sarebbe il caso di archiviare l’en -nesimo inutile dibattito sul Ponte sullo Stretto”.

C ompag n aLuc i a n aC a ste l l i n a ,nel Pcidal ’47 al 1970e dall’84 al ’92Ansa

Lo sberleffoUN CANTANTEPER OGNI STAGIONE» FABRIZIO D’E S P OS I TO

, CANTARE o recitare poesie clas-siche a memoria sembra essere il

cavallo di battaglia del nuovo Verdini de-mocratico di sinistra, cui ora è impossi-bile chiedere conto in tv dei suoi pesantiprocessi giudiziari. Via quindi al lato simpatica-mente canagliesco di questo ex repubblicano spa-doliniano. L’uomo non si concede spesso alle in-terviste ma quando lo fa, l’ugola verdiniana chiude

sempre in bellezza con strofe sugli eroi osulle vittime del momento. Prima della Lo n -tananza di Modugno cantata domenica aS ky Tg 24 , nell’intervista di Maria Latella, ededicata a Migliavacca e Gotor, icone della

minoranza dem che porge sempre l’altra guancia,Verdini era già apparso a Un giorno da pecora, mi-tica trasmissione radiofonica della Rai, all’epocacondotta da Giorgio Lauro e Claudio Sabelli Fio-

retti. Era la fase del governo sobrio di Monti e ilcinque volte imputato di Forza Italia, oggi fonda-tore di Ala, dedicò al premier un classico di De An-dré, La canzone di Marinella. Su Berlusconi, invece,un attimo di indecisione: “È il mio capo, ce ne vuoleuna adatta”. Così Verdini alla fine intonò L’istrione,storico pezzo di Charles Aznavour. Adesso lo sap-piamo con certezza: il patto del Nazareno avevaanche una versione canora.

Pa r t itodel l a

Na z ioneLa stretta

di manoa Luca Lotti

il 6/11/2014La Pre ss e