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Cesare Malvento “…sono ancora in corso le ricerche degli Excubitores volte al ritrovamento della piccola Giulia Malvento. Dopo un assedio durato una notte al cascinale di Moncucco le forze dell’ordine Papali hanno ingaggiato una dura lotta contro i tre fratelli Carboni, la banda responsabile dell’aggressione alla famiglia Malvento nella loro residenza invernale. Durante lo scontro solo uno sembra essere sopravvissuto. Le forze dell’ordine l’hanno immediatamente portato in affido al Santo Uffizio per interrogarlo e scoprire il loco in cui è tenuta prigioniera la bambina, unica superstite della prestigiosa famiglia anche se le possibilità di trovarla ancora in vita sembrano sempre più scarse…" Ottobre 1949 -Che diavolo è questa roba? - Non nominare il diavolo con tanta leggerezza! - Cosa diamine è sta roba? - La verità! La luce nelle lampade ad olio ebbe un leggero tremore donando alla camera in cui il ragazzo e il vecchio sedevano uno di fronte all’altro una consistenza liquida. Il ragazzo puntò di scatto il quotidiano verso l’uomo come fosse un'arma. - Non prendetevi gioco di me. Io so bene cosa é accaduto. C'ero. Ricordo perfettamente le fiamme che lambivano casa mia mentre quei preti portavano via mia sorella. Ero immerso nel sangue dei miei genitori, non posso dimenticarlo. Non c’erano i fratelli Carboni, solo preti e le loro preghiere. E' questa la verità... - No Alessandro, quello è solo ciò che è successo, la verità è quella scritta su quel pezzo di carta. È bene che tu impari la differenza se vuoi sopravvivere… - Sono sopravvissuto…? Alessandro guardava la cenere che copriva le sue mani. Era sveglio da dieci minuti e ne impiegò altrettanti per rimettere le idee in ordine. Dov’era? Sdraiato sulla schiena, concentrò il suo sguardo sul soffitto composto da cielo e nuvole. Ancora stordito si prese il lusso di lasciarsi cullare dal clima etereo che ragnava nella stanza. All’improvviso i ricordi tornarono come un pugno nello stomaco, si ricordò le fiamme, le gole dei suoi genitori sgozzate insieme alla sua, la pozza di sangue bollente in cui era immerso mentre vedeva Giulia venire colpita e trascinata via. Dal suo stomaco salì un conato di vomito ma era a digiuno da troppo tempo per far fuoriuscire qualcosa. Anche se irriconoscibile si trovava senza ombra di dubbio nel salotto in cui li aggredirono. Neanche un centimetro era stato risparmiato dalle fiamme, compreso il tetto che, crollato in diversi punti, aveva attirato il suo sguardo qualche istante prima mostrando l’alba in tutta la sua crudità. Meccanicamente abbassò lo sguardo sui quegli ammassi di carbone che un tempo dovevano essere i suoi genitori. Non poteva in alcun modo distinguerli. Forse se si fosse impegnato li avrebbe riconosciuti dall’altezza ma in fondo che importanza aveva? Non era solo. Girò di scatto la testa ma trovò solo la sua immagine riflessa nella specchiera della nonna che miracolosamente era scampata in diversi punti all’incendio. Una volta di fronte tolse goffamente i vestiti laceri che avvolgevano le sue braccia…niente, neanche il minimo segno di ustione. Preso dal panico si strappò di dosso i restanti stracci, concentrò il suo sguardo sulla gola e come immaginava trovò il sangue ormai secco sgorgato dalla ferita, ma della ferita non vi era traccia. Non era solo. I suoi pensieri vennero interrotti dal vociare dei medici e degli Excubitores venuti per perlustrare la casa. Si aspettavano di trovare tre cadaveri carbonizzati ma al loro sguardo si presentarono solo due corpi e un ragazzo nudo al centro della scena che sembrava nato dalle loro stesse ceneri. Il loro viso deformato dal terrore era identico a quello di sua madre 6 anni prima... - Mamma mamma, Alessandro è guarito! Lo schiaffo non tardò ad arrivare così come le grida del padre. - Giulia, smettila di fare la cretina. Non vedi quanto sta soffrendo tua madre? Non peggiorare la situazione. La voce rotta di Giulia insistette. - Ma ti giuro padre, ha riaperto gli occhi e ha alzato la schiena… Gli schiaffi continuarono accompagnati dalla voce possente dell’uomo. - Perché ci stai facendo questo Giulia? Se solo non vi foste sfidati a salire su quell’albero Alessandro ora potrebbe ancora camminare… Ma Alessandro camminava, dopo aver sentito il freddo tocco della sorella minore aveva Luglio 1949 Marzo 1943

Cesare Malvento - sinerequieadventure.files.wordpress.com · - Gaio Giulio Cesare. L’uomo che da solo fece crollare su sé stesso il più grande impero L’uomo che da solo fece

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Oggi è il 1957 e Milano è tornata ad essere un'importante centro di scambi e crocevia del Sanctum Imperium. La vicinanza con la Svizzera, ormai sotto il controllo del IV Reich, rende i rapporti al confine così tesi da aver portato alla formazione di un presidio della Sancta Militia e dell'Inquisizione oltre a quello

Cesare Malvento“…sono ancora in corso le ricerche degli Excubitores volte al ritrovamento della piccola Giulia Malvento. Dopo un assedio durato una notte al cascinale di Moncucco le forze dell’ordine Papali hanno ingaggiato una dura lotta contro i tre fratelli Carboni, la banda responsabile dell’aggressione alla famiglia Malvento nella loro residenza invernale. Durante lo scontro solo uno sembra essere sopravvissuto. Le forze dell’ordine l’hanno immediatamente portato in affido al Santo Uffizio per interrogarlo e scoprire il loco in cui è tenuta prigioniera la bambina, unica superstite della prestigiosa famiglia anche se le possibilità di trovarla ancora in vita sembrano sempre più scarse…"

Ottobre 1949

-Che diavolo è questa roba?- Non nominare il diavolo con tanta leggerezza! - Cosa diamine è sta roba?- La verità!La luce nelle lampade ad olio ebbe un leggero tremore donando alla camera in cui il ragazzo e il vecchio sedevano uno di fronte all’altro una consistenza liquida. Il ragazzo puntò di scatto il quotidiano verso l’uomo come fosse

un'arma. - Non prendetevi gioco di me. Io so bene cosa é accaduto. C'ero. Ricordo perfettamente le fiamme che lambivano casa mia mentre quei preti portavano via mia sorella. Ero immerso nel sangue dei miei genitori, non posso dimenticarlo. Non c’erano i fratelli Carboni, solo preti e le loro preghiere. E' questa la verità...- No Alessandro, quello è solo ciò che è successo, la verità è quella scritta su quel pezzo di carta. È bene che tu impari la differenza se vuoi sopravvivere…

- Sono sopravvissuto…? Alessandro guardava la cenere che copriva le sue mani. Era sveglio da dieci minuti e ne impiegò altrettanti per rimettere le idee in ordine. Dov’era? Sdraiato sulla schiena, concentrò il suo sguardo sul soffitto composto da cielo e nuvole. Ancora stordito si prese il lusso di lasciarsi cullare dal clima etereo che ragnava nella stanza. All’improvviso i ricordi tornarono come un pugno nello stomaco, si ricordò le fiamme, le gole dei suoi genitori sgozzate insieme alla sua, la pozza di sangue bollente in cui era immerso mentre vedeva Giulia venire colpita e trascinata via. Dal suo stomaco salì un conato di vomito ma era a digiuno da troppo tempo per far fuoriuscire qualcosa. Anche se irriconoscibile si trovava senza ombra di dubbio nel salotto in cui li aggredirono. Neanche un centimetro era stato risparmiato dalle fiamme, compreso il tetto che, crollato in diversi punti, aveva attirato il suo sguardo qualche istante prima mostrando l’alba in tutta la sua crudità. Meccanicamente abbassò lo sguardo sui quegli ammassi di carbone che un tempo dovevano essere i suoi genitori. Non poteva in alcun modo distinguerli. Forse se si fosse impegnato li avrebbe riconosciuti dall’altezza ma in fondo che importanza aveva? Non era solo.Girò di scatto la testa ma trovò solo la sua immagine riflessa nella specchiera della nonna che miracolosamente era scampata in diversi punti all’incendio. Una volta di fronte tolse goffamente i vestiti laceri che avvolgevano le sue braccia…niente, neanche il minimo segno di ustione. Preso dal panico si strappò di dosso i restanti stracci, concentrò il suo sguardo sulla gola e come immaginava trovò il sangue ormai secco sgorgato dalla ferita, ma della ferita non vi era traccia. Non era solo. I suoi pensieri vennero interrotti dal vociare dei medici e degli Excubitores venuti per perlustrare la casa. Si aspettavano di trovare tre cadaveri carbonizzati ma al loro sguardo si presentarono solo due corpi e un ragazzo nudo al centro della scena che sembrava nato dalle loro stesse ceneri. Il loro viso deformato dal terrore era identico a quello di sua madre 6 anni prima...

- Mamma mamma, Alessandro è guarito! Lo schiaffo non tardò ad arrivare così come le grida del padre. - Giulia, smettila di fare la cretina. Non vedi quanto sta soffrendo tua madre? Non peggiorare la situazione. La voce rotta di Giulia insistette. - Ma ti giuro padre, ha riaperto gli occhi e ha alzato la schiena… Gli schiaffi continuarono accompagnati dalla voce possente dell’uomo. - Perché ci stai facendo questo Giulia? Se solo non vi foste sfidati a salire su quell’albero Alessandro ora potrebbe ancora camminare… Ma Alessandro camminava, dopo aver sentito il freddo tocco della sorella minore aveva

Luglio 1949

Marzo 1943

cominciato a sentirsi meglio ma era troppo stordito per scendere rapidamente in salotto e fermare la mano del padre. Un padre iroso che aveva visto il suo unico erede stroncato da una caduta. Ma Alessandro camminava, doveva raggiungere il salotto assolutamente. Sapeva che la sorella sarebbe riuscita a guarirlo ma non aveva mai provato in prima persona gli effetti del suo dono. Ricordò quando nel cortile della loro residenza trovarono un pettirosso con un’ala spezzata. - Provaci tu Alessandro. Giulia saltellava attorno al fratello per vedere meglio le sue mani chiuse attorno al volatile ma nonostante gli sforzi di Alessandro l’unico risultato è stato un flebile battito d’ali. - Ci penso io, imbranato. In pochi secondi le ali dell’uccello nelle mani di Giulia presero vita, saltellava senza logica come un cucchiaino sfuggito alla tazzina. Decisero che non ne avrebbero parlato ai loro genitori. Finalmente raggiunse il salotto e con voce flebile ordinò al padre di fermarsi. Prima di svenire vide le labbra di sua madre boccheggiare come il più stupido dei pesci.Ottobre 1949- Sai, col senno di poi ho ricevuto più di un segnale che indicasse che le cose non andavano per il verso giusto. Mio padre nell’ultimo periodo era molto più teso e litigava sempre più spesso con mia madre. Non che fossero mai andati d’accordo ma un’angoscia lo opprimeva, era chiaro. Anche spostarci in tutta fretta nella nostra dimora invernale, a luglio, era tutt’altro che la prassi. A mio parere sapeva che ci stavano cercando.Il vecchio si accese una pipa ma non distaccò mai gli occhi da Alessandro.- Dopo averti trovato tra i resti dell’incendio…in piena salute, che è successo?- Hanno dato di matto! In pochi secondi si è creato il panico in tutta la zona, erano convinti fossi uno dei morti tornato per ammazzarli…sinceramente non li biasimo. Davano per scontato di trovare un ammasso di carne cotta, era immaginabile per loro che la mattina mi sarei alzato in piedi come se nulla fosse. Paradossalmente fu proprio il trambusto generato a permettermi di scappare prima che mi linciassero. Da quel giorno ho passato i seguenti tre mesi a mendicare e arrangiarmi per sopravvivere…finché non ho trovato voi…- Sì, da qui in poi la storia la conosco. Il vecchio continuò a sbuffare un fumo amaro che in pochi secondi avvolse l’intera stanza, quindi si alzò e recuperò un catino, una brocca d’acqua, un panno e un rasoio. - Sarà meglio renderti il meno riconoscibile possibile. Non sappiamo se al momento ti stanno ancora cercando. Nei loro panni è più probabile pensare che tu sia uno dei morti passati a fil di spada dai templari ma non possiamo esserne certi, rimani un testimone pericoloso. Anche cambiare nome non sarebbe male…Alessandro avvertì i propri capelli venir recisi vicini alla nuca con movimenti rapidi e sicuri.- Perché lo fate? Perché mi state aiutando? - È bene essere curiosi Alessandro, ma non aspettarti una risposta a ogni domanda che porrai. Il ragazzo non insistette, la sua attenzione fu conquistata da uno sguardo marmoreo. - Chi rappresenta il busto sul camino?- Gaio Giulio Cesare. L’uomo che da solo fece crollare su sé stesso il più grande impero della storia per costruirne uno ancora più enorme sulle sue precedenti fondamenta.Alessandro era ipnotizzato da quello sguardo che una volta doveva essere fiero e severo, la vuotezza del marmo non gli rendevano giustizia. Quindi è possibile? È possibile per un uomo fare qualcosa di così grande? La risposta la stava stritolando nella sua mano sinistra.- Vi prego insegnatemi… Mostrò al vecchio il giornale stropicciato che non aveva mai mollato.- …insegnatemi a raccontare la verità. Non poteva vedere il vecchio alle sue spalle ma avvertiva il suo sorriso. Alessandro riprese a fissare il busto. Cesare, pensò, non è affatto un brutto nome.Da qualche parte , 1957- Cesare! La taverna, per essere un giorno settimanale era straordinariamente affollata, Cesare non aveva bisogno di voltarsi per guardare chi stava sbraitando il suo nome, il fatto che l’intero locale ammutolì poteva indicare solo che l’uomo che aspettava non si era preso la briga di levarsi la divisa da Excubitores. Mentre si avvicinava a lui avvertì il passo zoppicante e che non accennava ad abbassare la voce, infine il suo alito diede la conferma definitiva che quella non era la prima taverna che visitava quella sera. - Oste, quanto devo aspettare per una diavolo di birra? - Non nominare il diavolo con tanta leggerezza! - Scusa, scusa…quanto la fai lunga… - In questo stato non mi sei di nessuna utilità. Cesare, visibilmente seccato passò rapidamente una mano sulla fronte del grasso Excubitores. Immediatamente la patina opaca sui suoi occhi dovuta all’alcol sparì insieme al rossore delle sue guance. - Come diav…come hai fatto? - Io non ho fatto niente. Allora Carlo, mi hai portato le informazioni che ti ho chiesto? Il poliziotto papale si incupì. - Senti Cesare, non è che non mi fidi di te, sia chiaro, ma se si viene a sapere che queste informazioni sono uscite da me rischio davvero grosso... Cesare lo interruppe.

- Lo so benissimo Carlo, come tu sai benissimo che è stata proprio grazie alla fiducia che hai riposto in me se durante il caso di comare Martini, nel mio articolo, non è saltato fuori che prendevi mazzette dai Caruso. Probabilmente il Clero avrebbe in ogni caso censurato quella parte ma qualche domanda per via privata ti sarebbe stata comunque posta.- Oh dannazione a te, Cesare. È davvero così che te la vuoi giocare? Va bene, io lo dicevo solo per te. Sono un buon amico, che credi? So cos’è la riconoscenza. Sono solo preoccupato riguardo le tue future azioni.- Non farmi perdere tempo, spara! - Va bene, conosci Mortara?- Mai sentita. - Un piccolo paese lombardo. Devi sapere che ultimamente nonostante l’esiguo numero di anime che la abitano è parecchio affollata. Sia da vivi che da morti. Lo stesso parroco sembra riluttante a voler lasciare la sua comunità.- E allora? Questi sono fatti quasi all’ordine del giorno, Carlo. Perché dovrebbero interessarmi? - È proprio questo il punto. Perché allora scomodare la Santa Inquisizione per un caso tanto quotidiano? E bada bene che non sto parlando di banali Sotium ma di un Magister con tanto di cane da guardia al seguito. Un’ombra calò sullo sguardo di Cesare.- E non è finita qui, anche la Sacra Militia ha inviato sul posto un suo rappresentante, un Crociato Nero. Ammetto di non essere proprio una cima ma non ci vuole un genio per capire che qualcosa di grosso bolle in pentola.esare gettò rapidamente i soldi del suo vino e della birra dell’Excubitores sul bancone e fece per andarsene ma venne trattenuto dal suo compagno di bevuta. - Aspetta, ti ho portato un regalo. Carlo porse una borsa in cuoio in cui si intravedeva un pistola di piccolo calibro. - Sei impazzito? Non ne ho mai usata una in vita mia. - E spero per te che sia sempre così e poi non è troppo diverso dall’usare una macchina fotografica, miri e premi. Credimi Cesare, non mentivo prima quando ti ho detto che ti sono amico. Vedi di uscirne vivo. Dopo un attimo di esitazione Cesare indossò la tracolla della borsa. - Stai tranquillo, da otto anni é la cosa che mi riesce meglio.