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Medicina Mi spieghi dottore Lo specialista Che cos'è la sindrome del tunnel carpale ? Dolore e formicolii alle mani per lo schiacciamento di un nervo Antonella Sparvoli La sindrome del tunnel carpale è uno dei disturbi della mano più comuni dopo la "mezza età", nonché causa frequente di assenza per malattia e di disabilità lavorativa. A soffrirne sono soprattutto le donne e chi esercita una professione che richiede sforzi muscolari e movimenti ripetitivi delle mani oppure l'utilizzo di strumenti vibranti. A che cosa è dovuta? «La sindrome del tunnel carpale è una neuropatia da "intrappolamento", dovuta alla compressione del nervo mediano al suo passaggio all'interno del tunnel carpale, un canale delimitato dalle ossa del polso e da tessuto connettivale (legamento trasverso del carpo) - spiega il professor Giuseppe Sessa, direttore della Clinica ortopedica dell'Università di Catania e Presidente della Società italiana di ortopedia e traumatologia (Siot) -. Non si sa con esattezza che cosa la determini, ma si è visto che numerosi fattori possono causare una riduzione dello spazio all'interno del tunnel carpale e quindi aumentare il rischio di svilupparla. Per esempio, le variazioni di tipo ormonale che si possono avere in gravidanza, con l'arrivo della menopausa o in condizioni come l'obesità, il diabete mellito, l'ipotiroidismo e i tumori. Altro fattore di rischio, i microtraumi che si possono avere in questa area della mano e del polso in seguito a comuni attività quotidiane, come scrivere su una tastiera o utilizzare il mouse del computer». Quali sono i sintomi? «Una prima fase, algico-irritativa , si manifesta con un dolore pungente, soprattutto di notte, a livello del lato palmare delle prime tre dita della mano. In seguito subentra una fase definita compressiva , nella quale il dolore diviene più intenso e può manifestarsi anche nelle ore diurne, associandosi a formicolii e ad alterazioni della sensibilità delle dita. La conseguenza è un peggioramento notevole della qualità della vita, per la difficoltà a compiere numerosi movimenti e per i frequenti risvegli notturni. L'evoluzione finale della sindrome, assolutamente da evitare, è definita atrofica-paralitica , in quanto subentra un deficit di conduzione nervosa, con conseguente riduzione della funzionalità della mano e della capacità di presa degli oggetti. Utilissima per valutare lo stadio della malattia è l'elettromiografia». Quali sono i trattamenti possibili? «Quando la sindrome è ancora in fase iniziale si cerca di contrastarla con una terapia farmacologica a base di antinfiammatori non steroidei per il controllo del dolore e di infiltrazioni locali di corticosteroidi, al fine di ridurre gli edemi (gonfiori) e aumentare lo spazio all'interno del tunnel carpale. Può dare benefici anche un trattamento riabilitativo, con l'utilizzo di laserterapia e ultrasuoni. Quando il paziente non risponde a questo approccio conservativo e tende a peggiorare, si opta per l'intervento chirurgico, che consiste nella sezione del legamento trasverso del carpo in modo da aumentare lo spazio all'interno del tunnel e decomprimere così il nervo mediano. L'operazione può essere eseguita in day hospital, grazie alla bassa incidenza di complicanze». Può servire l'uso di tutori? «Il loro utilizzo, abbinato a stretching muscolare per otto settimane, si è rivelato in grado di determinare una regressione dei sintomi, probabilmente legata al fatto che il paziente non può, con il tutore, assumere posizioni viziate durante le ore di sonno. Tuttavia l'effetto benefico è limitato a un periodo di tempo di circa 05/03/2017 Pag. 57 diffusione:238671 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 06/03/2017 - 06/03/2017 11

Che cos'è la sindrome del tunnel carpale - Impact Dolore · «La sindrome del tunnel carpale è una neuropatia da "intrappolamento", dovuta alla compressione del nervo mediano al

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Medicina Mi spieghi dottore Lo specialista Che cos'è la sindrome del tunnel carpale ? Dolore e formicolii alle mani per lo schiacciamento di un nervo Antonella Sparvoli La sindrome del tunnel carpale è uno dei disturbi della mano più comuni dopo la "mezza età", nonché

causa frequente di assenza per malattia e di disabilità lavorativa. A soffrirne sono soprattutto le donne e chi

esercita una professione che richiede sforzi muscolari e movimenti ripetitivi delle mani oppure l'utilizzo di

strumenti vibranti.

A che cosa è dovuta?

«La sindrome del tunnel carpale è una neuropatia da "intrappolamento", dovuta alla compressione del

nervo mediano al suo passaggio all'interno del tunnel carpale, un canale delimitato dalle ossa del polso e

da tessuto connettivale (legamento trasverso del carpo) - spiega il professor Giuseppe Sessa, direttore

della Clinica ortopedica dell'Università di Catania e Presidente della Società italiana di ortopedia e

traumatologia (Siot) -. Non si sa con esattezza che cosa la determini, ma si è visto che numerosi fattori

possono causare una riduzione dello spazio all'interno del tunnel carpale e quindi aumentare il rischio di

svilupparla.

Per esempio, le variazioni di tipo ormonale che si possono avere in gravidanza, con l'arrivo della

menopausa o in condizioni come l'obesità,

il diabete mellito, l'ipotiroidismo e i tumori. Altro fattore di rischio, i microtraumi che si possono avere in

questa area della mano e del polso in seguito a comuni attività quotidiane, come scrivere su una tastiera o

utilizzare il mouse del computer».

Quali sono i sintomi?

«Una prima fase, algico-irritativa , si manifesta con un dolore pungente, soprattutto di notte, a livello del lato

palmare delle prime tre dita della mano. In seguito subentra una fase definita compressiva , nella quale il

dolore diviene più intenso e può manifestarsi anche nelle ore diurne, associandosi a formicolii e ad

alterazioni della sensibilità delle dita. La conseguenza è un peggioramento notevole della qualità della vita,

per la difficoltà a compiere numerosi movimenti e per i frequenti risvegli notturni. L'evoluzione finale della

sindrome, assolutamente da evitare, è definita atrofica-paralitica , in quanto subentra un deficit di

conduzione nervosa, con conseguente riduzione della funzionalità della mano e della capacità di presa

degli oggetti. Utilissima per valutare lo stadio della malattia

è l'elettromiografia».

Quali sono i trattamenti possibili?

«Quando la sindrome è ancora in fase iniziale si cerca di contrastarla con una terapia farmacologica a base

di antinfiammatori non steroidei per il controllo del dolore e di infiltrazioni locali di corticosteroidi, al fine di

ridurre gli edemi (gonfiori) e aumentare lo spazio all'interno del tunnel carpale. Può dare benefici anche un

trattamento riabilitativo, con l'utilizzo di laserterapia e ultrasuoni. Quando il paziente non risponde a questo

approccio conservativo e tende

a peggiorare, si opta per l'intervento chirurgico, che consiste nella sezione del legamento trasverso del

carpo in modo da aumentare lo spazio all'interno del tunnel e decomprimere così

il nervo mediano. L'operazione può essere eseguita in day hospital, grazie alla bassa incidenza di

complicanze».

Può servire l'uso di tutori?

«Il loro utilizzo, abbinato a stretching muscolare per otto settimane, si è rivelato in grado di determinare una

regressione dei sintomi, probabilmente legata al fatto che il paziente non può, con il tutore, assumere

posizioni viziate durante le ore di sonno. Tuttavia l'effetto benefico è limitato a un periodo di tempo di circa

05/03/2017Pag. 57

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 06/03/2017 - 06/03/2017 11

quattro, sei settimane».

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Tunnel carpale È un canale attraversato da nove tendini (tendini flessori) e dal nervo mediano. Quando lo

spazio carpale subisce un restringimento, il nervo mediano viene compresso e si infiamma, dando alcuni

disturbi I sintomi variano a seconda del grado di compressione del nervo mediano e aumentano in modo

progressivo. I disturbi più tipici sono All'inizio dolore pungente, tipicamente notturno, a livello del lato

palmare delle prime tre dita della mano In un secondo momento, dolore più intenso, anche nelle ore diurne

Formicolii e alterazioni della sensibilità delle dita Riduzione della funzionalità della mano e difficoltà ad

afferrare gli oggetti INSENSIBILITÀ DOLORE La sindrome del tunnel carpale è la «neuropatia da

intrappolamento» più comune degli arti superiori. In questa condizione il nervo mediano viene compresso al

suo passaggio all'interno del tunnel carpale, un canale costituito da osso e tessuto connettivale, delimitato

da un tetto, rappresentato dal legamento trasverso del carpo, e un pavimento, costituito dalle ossa del

polso I SEGNI E I SINTOMI ULNA I FATTORI DI RISCHIO NERVO MEDIANO LEGAMENTO

TRASVERSO DEL CARPO TENDINI RADIO FLESSORI Non si conosce una causa specifica della

sindrome del tunnel carpale. In genere è il risultato di una combinazione di fattori che aumentano la

pressione sul nervo mediano e sui tendini del tunnel carpale I più frequenti fattori di rischio, spesso presenti

nelle donne, sono quelli di tipo ormonale, che, in condizioni come la gravidanza, la menopausa, l'obesità, il

diabete mellito, l'ipotiroidismo, i tumori, determinano un processo infiammatorio a carico delle guaine

tendinee che scorrono all'interno del tunnel carpale Altri fattori di rischio sono i microtraumatismi che

avvengono nelle comuni attività quotidiane, in particolare quelli legati all'uso di tastiera e mouse I

CONSIGLI Alcuni accorgimenti possono aiutare a prevenire, o quanto meno a rallentare, l'evoluzione della

sindrome del tunnel carpale Migliorare l'ergonomia durante l'attività lavorativa, facendo per esempio in

modo di mantenere il polso in posizione neutra, evitando i movimenti ripetitivi in flessione ed estensione

Utilizzare presidi adeguati qualora il proprio lavoro comporti l'esposizione a vibrazioni meccaniche Fare

pause frequenti durante i lavori manuali, specie quelli molto faticosi e stressanti. Ciò permette di alleggerire

la tensione a carico della mano e del polso Nel momento in cui si avverte una ridotta sensibilità delle dita è

indispensabile, il parere dello specialista per intraprendere il trattamento più idoneo Nelle prime fasi per

attenuare i sintomi si può ricorrere ad antinfiammatori non steroidei, infiltrazioni locali di corticosteroidi e a

terapie fisiche (laserterapia e ultrasuoni) e riabilitative La chirurgia è indicata quando il paziente non

risponde al trattamento conservativo, per evitare limitazioni della funzionalità della mano L'intervento

chirurgico per decomprimere il nervo mediano consiste nella sezione del legamento trasverso del carpo,

aumentando lo spazio all'interno del tunnel. L'operazione può essere eseguita sia in «aperto» sia per via

endoscopica LA DIAGNOSI LE CURE Si basa sulla valutazione della storia del paziente e l'esecuzione di

due semplici manovre, il segno di Tinel e il test di Phalen, da parte di uno specialista esperto L'esame

strumentale più utilizzato è l'elettromiografia dell'arto superiore Segno di Tinel La percussione del nervo

mediano evoca dolore e sensazione di scossa elettrica Test di Phalen La flessione del polso per circa un

minuto, come indicato nell'immagine, comporta un aumento dei formicolii Posizione scorretta Posizione

corretta Le persone che soffrono della sindrome del tunnel carpale dopo i 40 anni, in prevalenza donne 5%

Corriere della Sera / Mirco Tangherlini

Foto: I video di Corriere.it sull'ortopedia all'indirizzo http://www. corriere.it/ salute/video

Foto: direttore Clinica ortopedica Università

di Catania; Presidente Società italiana di ortopedia e

traumatologia (Siot)

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 06/03/2017 - 06/03/2017 12

Artrosi del ginocchio? Arrivano le staminali ADIPOA-2 è il nuovo studio sperimentale per l'osteoartrite del ginocchio con cellule staminali che coinvolge

dieci centri di ricerca europei, tra cui l'istituto ortopedico Rizzoli di Bologna. Più comunemente detta artrosi,

ad oggi questa malattia degenerativa della cartilagine che in Italia colpisce il 30% di uomini e donne over 65

ha come unica soluzione la protesi. Ne parliamo con il professore Riccardo Meliconi della Reumatologia del

Rizzoli e coordinatore della sperimentazione clinica. Qual è il fine dello studio? «L'obiettivo è verificare se

cellule staminali multipotenti prelevate dal tessuto adiposo periombelicale, opportunamente trattate e

iniettate nella cavità articolare del ginocchio, possono portare un miglioramento della qualità della vita di chi

soffre di artrosi del ginocchio, sia sulle limitazioni motorie che sul dolore cronico». Cosa sono le staminali

multipotenti? «Le staminali multipotenti sono cellule che possono trasformarsi in tessuto adiposo, osseo,

muscolare e cartilagineo. Si differenziano dalle cellule totipotenti, come quelle embrionali, che sono, invece,

in grado di differenziarsi in ogni tessuto dell'organismo». Chi può partecipare? «Persone con diagnosi

clinica e radiologica di artrosi sintomatica del ginocchio, ovvero con dolore e gonfiore, di età tra 45 e 70

anni. E' escluso chi ha avuto traumi o interventi chirurgici nell'ultimo anno, tra cui protesi di ginocchio o

anca, chi soffre di artriti infiammatorie o ha fatto terapie per la cartilagine e il metabolismo osseo». Come si

svolge lo studio? «La prima fase avviene in Dh presso il nostro Istituto. Il chirurgo plastico fa una

lipoaspirazione dal tessuto adiposo periombelicale e il materiale prelevato viene immediatamente trasferito

alla Cell Factory in Germania, dove sarà lavorato per circa 2 settimane. Bisogna isolare le cellule

mesenchimali e farle moltiplicare in colture apposite tramite adeguati stimoli. Poi le cellule vengono inserite

in una siringa che un corriere riporta al nostro istituto ad orario concordato. Il contenuto della siringa viene

iniettato nel ginocchio del paziente sotto guida ecografica. Queste cellule al momento non si riescono a

congelare e scongelare mantenendo la loro vitalità. Devono essere utilizzate fresche non appena è finita la

loro coltura e la coordinazione con il laboratorio diventa importante». Come agiscono? «Le mesenchimali

hanno un'azione immunosoppressiva e antiinfiammatoria sulla cavità articolare del ginocchio artrosico.

Riducendo il gonfiore diminuisce il dolore e aumenta la funzionalità. E' prevista una visita ogni 1-3 mesi per

2 anni per valutare proprio questi parametri». Un'unica iniezione nel ginocchio potrà evitare la protesi? «Ci

aspettiamo entro il primo anno una riduzione significativa del dolore con una ripresa della funzionalità del

ginocchio e magari anche modificazioni in senso positivo dell'articolazione e della cartilagine che smette di

assottigliarsi. La speranza è che la cartilagine possa rigenerarsi al punto di ritardare il più a lungo possibile

la protesi». Nel frattempo cosa consiglia? «Di tenere sotto controllo il peso corporeo che gravando sul

ginocchio favorisce infiammazione e dolore. E poi di fare attività fisica adeguata. Passeggiate, bicicletta e

nuoto fanno bene perché non danno impatto su piede e caviglia. Corsa o tennis obbligano il piede ad un

tipo di passo che costituisce un trauma ripetuto al ginocchio».

Coinvolti dieci centri di ricerca europei tra i quali l'istituto Rizzoli di Bologna

Cellule prelevate dall'area periombelicale vengono iniettate nella cavità articolare

05/03/2017Pag. 42

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 06/03/2017 - 06/03/2017 18

La sanità Malati terminali, assistenza negata Luella De Ciampis Nel Sannio mancano gli hospice per le cure palliative e la terapia del dolore, necessari a garantire ai malati

terminali un fine vita dignitoso. Il numero dei malati terminali in Campania è pari a circa 20.000, contro le

nove strutture presenti su tutto il territorio, tre a Caserta, tre a Salerno, una a Napoli, due ad Avellino che,

accolgono poco più di 100 persone ricoverate per fine vita, e nessuna nella provincia di Benevento. Sergio

Canzanella, direttore dell'Osservatorio rgionale cure palliative e medicina del dolore, ha intenzione di

presentare, insieme a un pool di esperti, una proposta alle massime cariche dello Stato, per integrare

l'articolo 32 della Costituzione, affinché, in esso, oltre al diritto alla salute si includa anche il diritto a un fine

vita dignitoso. Intanto, il piano regionale della Campania mira alla realizzazione di altri 14 hospice, per

arrivare a 400 posti letto. Per quanto riguarda il nostro territorio, allo stato attuale, non esistono strutture in

cui i malati terminali possono essere accolti per un periodo indeterminato di fine vita, allo scopo di essere

sottoposti alla terapia del dolore e all'assistenza specializzata di cui necessitano, 24 ore su 24. Infatti, solo il

ricovero in hospice può garantire l'assistenza in un ambiente quanto più simile a quello domestico, i cui

spazi sono organizzati per l'accoglienza dei familiari e la loro collaborazione alla cura del malato. A

novembre 2015, il commissario straordinario Asl dell'epoca, Gelsomino Ventucci e lo stesso Sergio

Canzanella, in qualità di delegato dell'associazione House Hospital, in seguito alla sottoscrizione di una

convenzione tra l'azienda sanitaria e la onlus, furono individuati per raggiungere alcuni obiettivi, tra i quali

figurava l'apertura di una struttura di accoglienza per i malati terminali sul territorio, mentre a giugno 2016

l'ente ha appaltato i lavori per la realizzazione di un hospice per le cure palliative al secondo piano del

complesso polifunzionale, creato nell'ex presidio ospedaliero Santa Maria delle Grazie di Cerreto Sannita.

Comunque, poca cosa per soddisfare le esigenze di un'intera provincia. Al momento, l'assistenza è

garantita solo dall'Asl, che eroga il servizio di assistenza domiciliare e ambulatoriale, attraverso la rete

assistenziale coordinata dal Sant'Alfonso Maria de Liguori e dall'ospedale Rummo, che fornisce in day

hospital consulenza ambulatoriale di terapia del dolore e cure palliative, oltre alla consulenza nutrizionale.

Foto: Il vuoto Nove strutture esistenti in Campania ma nessuna nella nostra provincia

Foto: La falla Sannio in ritardo su terapia del dolore e cure palliative

05/03/2017Pag. 33 Ed. Benevento

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 06/03/2017 - 06/03/2017 20

Niente terapia del dolore gravi disagi per i pazienti Servizio chiuso a fine 2016, l'unica possibilità è andareal Businco di Cagliari Eppure ogni anno si registravano incrementi nelle prestazioni pari al 300% Niente terapia del dolore gravi disagi per i pazienti di Angelo Mavuli wTEMPIO Disagi e dolori infiniti per migliaia di pazienti. Una signora tempiese di 81 anni,

con gravi problemi d'alzheimer, sottoposta qualche anno fa, a Tempio, a un intervento chirurgico per

l'impianto di uno stimolatore del midollo spinale (che sino a qualche mese fa le consentiva di alzarsi dal

letto e muoversi, nella sua casa, in autonomia), sarà costretta, nella settimana entrante, ad affrontare un

lungo viaggio a Cagliari per recarsi al Servizio di Terapia del Dolore dell'ospedale Businco. E' lì che dovrà

far controllare l'apparecchio che non sta più funzionando a dovere ed eventualmente dovrà subire un nuovo

reimpianto con ovvio ricovero a Cagliari. Smantellamento. Tutto questo accade a causa dello

smantellamento del Servizio di Terapia del Dolore di Tempio, deciso verso la fine del 2016 dall'Asl di Olbia

che, parlando di direttive regionali improntate al risparmio, non avrebbe fornito alla dottoressa Nella

Manconi (responsabile del servizio e collocatasi immediatamente in pensione), gli stimolatori midollari e il

materiale per le radiofrequenze con cui si riuscivano a distruggere le cellule causa del dolore. Politica

assente. La chiusura del reparto, definito da Edoardo Tocco, durante una sua visita all'ospedale tempiese,

"fiore all'occhiello della sanità sarda", è avvenuta in modo silente "nell'indifferenza della politica cittadina per

la quale, evidentemente, fa più chiasso lo smantellamento delle doppie finestre che le urla di dolore di

centinaia di malati", costretti adesso a vagabondare per la Sardegna alla ricerca di un rimedio al loro dolore

. Situazione inaccettabile. L'imminente doloroso viaggio a Cagliari della signora di 81 anno, è solo la punta

dell'iceberg di una situazione inaccettabileper centinaia di altri pazienti che nel Servizio di Tempio

trovavano allevio ai dolori e che ora devono sottoporsi a lunghi viaggi e ad ardue ricerche. Nella Manconi. Il

Servizio della Terapia del Dolore di Tempio ( che qualcuno ora vorrebbe riaprire ad Olbia), era nato, con

regolare certificazione della Regione Sardegna nel 1984, grazie alla caparbietà dell'anestesista tempiese

Nella Manconi, ufficialmente in pensione per raggiunti limiti di età. Nel breve volgere di pochi mesi, il

Servizio si impose all'attenzione di pazienti e medici in tutta la Sardegna. Diventando, in brevissimo tempo,

assieme al Servizio della Terapia del Dolore del Businco di Cagliari, diretto dal professor Mameli, il secondo

punto di riferimento sanitario dell'Isola nella lotta al dolore. Migliaia di Interventi. Solo dal 1984 al 31

dicembre del 2012, nel Servizio della Terapia del Dolore di Tempio sono state eseguite 135.162

prestazioni. Con un incremento annuale, da quel momento, anno dopo anno, del trecento per cento. Cifre

significative che ora, vorrebbe far sparire dagli annali. Testimoni muti. Ma nonostante i numeri parlino a

favore, restano testimoni muti. Migliaia di pazienti ora si trovano senza assistenza e, nello stesso tempo, il

buon lavoro fatto non viene considerato. Non solo. Come qualcuno, sindacalisti compresi, ha detto più

volte, il servizio è stato chiuso anche per 'indifferenza politica di chi doveva e poteva intervenire e non lo ha

fatto. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

05/03/2017Pag. 24 Ed. Olbia

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 06/03/2017 - 06/03/2017 23

Contro l'overdose Il salvavita introvabile nelle farmacie Gianni Santucci a pagina 9 È il salvavita in caso di overdose da eroina (e oppiacei), le farmacie dovrebbero averlo obbligatoriamente, e

venderlo a prezzo calmierato, senza ricetta. Eppure, non si trova quasi mai. Una carenza, una mancanza

«di sistema»: effetto di una città impreparata al ritorno dell'eroina nelle strade, un fenomeno criminale e

sanitario ormai evidente da anni. Nei giorni scorsi il Corriere ha fatto una serie di verifiche: su dodici

farmacie, due sole avevano il Naloxone, meglio noto con il suo nome di marca, Narcan. Una terza lo teneva

in magazzino, ma scaduto. Nelle altre, dal controllo sul computer, appariva sempre appariva la stessa

risposta, «mancante», anche per il principio generico. «Se questo è il quadro, è molto grave - riflette

Riccardo Gatti, direttore del dipartimento Dipendenze dell'Ats -. Il Naloxone è fondamentale come

antagonista dell'eroina, la sua tempestiva somministrazione inibisce nel giro di pochi secondi gli effetti

dell'intossicazione ed evita il decesso». Ma la medicina è cruciale anche in altri due casi: «Contro il coma

da farmaci, sempre più usati nella terapia del dolore. E poi per escludere velocemente l'overdose da

oppiacei e optare su terapie diverse, quando il Naloxone non funziona», dice Gatti.

Proprio per la sua importanza, il Narcan dovrebbe essere disponibile sempre a scaffale e per legge venduto

senza prescrizione medica, anche se è un farmaco da iniettare endovena. Il costo è di circa 6 euro. È un

argomento delicato, perché secondo qualcuno avere il Narcan pronto all'uso forse potrebbe indurre

(soprattutto i giovani) ad assumere oppiacei con maggior leggerezza. Ma negli Stati Uniti, dove il numero di

overdose ha raggiunto dimensioni allarmanti, è stato lanciato persino in versione spray nasale (facilissimo

da usare) e reso gradualmente disponibile anche nei centri di aggregazione giovanile. Ma qui «facciamo

fatica a reperirlo persino noi - racconta Cristiano Bregamo, educatore da vent'anni e coordinatore dell'unità

mobile attiva intorno al bosco di Rogoredo, con la cooperativa "Lotta contro l'Emarginazione" -. Eppure è

cruciale continuare a distribuirlo, anche come kit salvavita ai tossicodipendenti, nei servizi a bassa soglia e

di drop in ».

Annarosa Racca, presidente di Federfarma, sull'obbligo di tenerlo in magazzino non transige («Dobbiamo

rispettarlo»), ma ammette: «La medicina di marca, come certifica l'Aifa, risulta al momento introvabile e lo

stesso generico non è sempre di facile reperibilità. Può quindi capitare che la farmacia, avendo dispensato

le confezioni che aveva in magazzino, ne sia temporaneamente sprovvista. Deve essere però solo

questione di ore, finché non arriva il rifornimento del grossista». In caso di assoluta emergenza, aggiunge

Racca, «a fronte del bisogno indifferibile di una fiala, la farmacia potrebbe ricorrere al corrispondente

farmaco soggetto all'obbligo di ricetta medica».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La leggeIl naloxone, meglio noto col nome di marca (Narcan),

è un farmaco antagonista dell'eroina

e ne inibisce l'azione molto rapidamente. Per questo

è un farmaco salvavita

in caso

di overdose Per legge, tutte le farmacie dovrebbero tenerlo

in negozio

e venderlo

07/03/2017Pag. 1 Ed. Milano

diffusione:238671tiratura:333841

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017 5

Giovedì in sala Pastrone Il diritto a ricevere terapie anti dolore Fa tappa in sala Pastrone l'evento «NienteMale Roadshow», il percorso di eventi di sensibilizzazione sul

diritto del cittadino ad accedere alla terapia antidolore. Tutto stabilito dalla legge 38 del 15 marzo 2010 che

oltre a definire il dolore come una vera e propria patologia, che interessa 12 milioni di persone pone le basi

e individua gli strumenti e le figure professionali di riferimento per la terapia del dolore. L'incontro

patrocinato dal Ministero della Salute si terrà giovedì, alle 18, alla sala Pastrone. Incontro dibattito che

coinvolgerà esponenti del mondo scientifico, sociale e istituzionale che porteranno la loro testimonianza. A

dare il benvenuto il vescovo di Asti Monsignor Francesco Ravinale e il vicesindaco Davide Arri. Tra i relatori

il sociologo e psichiatra Paolo Crepet, il presidente dell'ordine dei medici di Asti Claudio Lucia, il primario di

anestesia, rianimazione e terapia del dolore dell'ospedale Massaia Silvano Cardellino e il direttore di

Oncologia Franco Testore. Modera Rosanna Lambertucci. [e. sc. ] BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

07/03/2017Pag. 43 Ed. Asti

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017 7

Terapia del dolore , il Comune si mobilita per riaprire il centro Biancareddu: ci muoveremo per far assumereanestesisti Balata: c'è solo un medico, colpa della razionalizzazione Terapia del dolore , il Comune si mobilita per riaprire il centro di Angelo Mavuli wTEMPIO La vicenda della signora tempiese con gravissimi problemi d'Alzheimer,

sottoposta qualche anno fa, a Tempio, nel servizio di terapia del dolore, ad un intervento chirurgico, per

l'impianto di uno stimolatore del midollo spinale edora (in seguito all'istituzione di un unico Hub presso il

Businco), costretta a recarsi, a Cagliari per la sua sostituzione, sta facendo discutere non poco la città. I

suoi abitanti, sempre più spaventati, gli amministratori comunali, le forze politiche, e la Assl di Olbia che

difendere le sue scelte operative "per una sanità migliore". Andrea Biancareddu. «Dopo aver chiesto a suo

tempo alla direzione sanitaria e in commissione regionale alla Sanità durante l'audizione a me riservata, di

non diminuire le competenze del centro antidolore di Tempio - afferma il sindaco - apprendo che il centro

operante al Dettori, dopo l'andata in pensione della titolare Nella Manconi, ha perso praticamente tutte le

sue prerogative, operando a scavalco con un solo anestesista, impossibilitato a soddisfare tutte le richieste.

Praticamente chiuso. Come primo responsabile della Sanità pubblica, assieme ai miei colleghi sindaci, mi

adopererò, subito all'assunzione di nuovi anestesisti e alla loro specializzazione nel campo specifico.

Chiederò con forza che il centro antidolore di Tempio già certificato dalla Regione, torni nel pieno delle sue

competenze evitando così faticosi viaggi a Cagliari come quello appena segnalato». Antonio Balata.

«Sarebbe ingeneroso - dice Antonio Balata di Tempio Libera -, non riconoscere la disponibilità del dottor

Iosto Mannu, succeduto alla dottoressa Manconi. Non potendo più contare però su un medico dedicato solo

all'attività ambulatoriale è chiaro che il numero delle prestazioni risulta in netto calo. Un aspetto questo non

nuovo per quanti lavoriamo nella sanità sarda. Costretti a fare i conti con la razionalizzazione della spesa,

da cui deriva anche la creazione di un unico hub regionale a Cagliari per la terapia del dolore». Nicola

Luciano. «Il sindaco Biancareddu, due anni fa - scrive Nicola Luciano, rappresentante del Popolo dei

Luchetti -, ci chiese di fare un passo indietro e di lasciar fare a lui. I risultati finora ottenuti ci inducono a

chiedergli ora, di fare lui più passi in avanti nella difesa del Paolo Dettori. Al quale, non solo si tolgono

impunemente i servizi ma anche gli stessi presidi medici. Sarebbe ora che il sindaco, in pubbliche

assemblee aperte, mai convocate in due anni, dica cosa vuole fare». La Aasl. Di tutt'altro tenore infine il

comunicato dell'Assl di olbia che una volta di più precisa che »è tutto nella norma».

07/03/2017Pag. 27 Ed. Olbia

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 07/03/2017 - 07/03/2017 14

GIANLUIGI FROZZI: FARMACI ANGELINI, SCELTA SPONTANEA PER LOSTAR BENE QUOTIDIANO a cura di ALFIO PAOLANGELI Angelini realizza, commercializza e distribuisce prodotti per la salute e per il benessere delle persone.

Essere vicino alle persone e soddisfarne le esigenze quotidiane con prodotti efficaci e affidabili, di elevata

qualità, di grande diffusione e accessibilità, garantendo un costante e tangibile benessere, è la missione di

Angelini. Il suo obiettivo si concretizza in una visione chiara: essere un punto di riferimento nell'ambito della

salute, sia quella relativa allo star bene quotidiano che, grazie al forte impegno in R&D, a tutela di patologie

che rappresentano i trend epidemiologici più preoccupanti. Ne parla a Specchio Economico l'ing. Gianluigi

Frozzi, da oltre vent'anni amministratore delegato dell'area farmaceutica di Angelini. Domanda. Dalle radici

farmaceutiche alla diversificazione delle attività, il Gruppo Angelini persegue sempre la stessa missione:

prendersi cura quotidianamente di ogni persona nell'ottica di un costante e tangibile benessere. In che

modo persegue tale scopo e in quale campo medico? Risposta. In Italia, l'offerta di Angelini in ambito

farmaceutico è una delle più qualificate e complete del mercato: medicinali a prescrizione medica, farmaci a

marchio e farmaci generici, farmaci per automedicazione, prodotti per la disinfezione e la medicazione,

prodotti salutistici e fitoterapici e prodotti per la cura e l'igiene personale. I marchi leader di mercato fanno di

Angelini una delle industrie farmaceutiche più note ed affidabili, posizionandola tra le prime aziende per

volumi di vendita. Il nostro impegno si focalizza nel cercare soluzioni innovative per combattere il progredire

di malattie importanti come quelle neuro degenerative in una società che invecchia, le patologie

psichiatriche nelle diverse età evolutive e le infezioni resistenti che possono divenire, in assenza di farmaci

innovativi, la prima causa di decesso nel 2050. D. In che modo vi distinguete dalle altre aziende nel

panorama della farmaceutica? R. Le caratteristiche che ci distinguono dalle altre case farmaceutiche sono

essenzialmente due: la prima è che la nostra Ricerca si focalizza non solo sullo sviluppo di prodotti

innovativi nelle aree emergenziali e nelle aree a più alta incidenza epidemiologica, ma anche sul

miglioramento continuo dei nostri farmaci «well established» già presenti nel nostro listino per offrire

soluzioni sempre più in linea alle esigenze dei pazienti; la seconda peculiarità è che abbiamo la possibilità

di contare su tutti i canali distributivi, non solo su quelli tradizionali dell'industria farmaceutica. Queste sono

singolarità che nel panorama farmaceutico sono uniche. D. Con 104,5 milioni di pezzi prodotti nel 2016,

pari a un incremento del 5,2 per cento rispetto all'anno precedente, la fabbrica farmaceutica Angelini ad

Ancona ha messo a segno un risultato storico, superando il tetto dei 100 milioni di pezzi prodotti in un solo

anno. Qual è il punto di forza di una simile capacità produttiva? R. Tale risultato è un traguardo importante

che ci rende estremamente orgogliosi. Più di un terzo di questa produzione è relativo al nostro prodotto

leader, la Tachipirina, che oggi è il farmaco più venduto in Italia nel canale retail. Un altro 30 per cento della

nostra produzione è destinato all'estero. Anche in questo periodo di recessione e di crisi economica che

ormai dura da molti anni, abbiamo continuato ad investire in Italia non cedendo alla tentazione di trasferire

la produzione in Paesi dove il costo del lavoro è più basso. Il punto di forza di Angelini è infatti il grande

valore del suo capitale umano. Siamo anche particolarmente orgogliosi di essere riusciti ad attrarre talenti

dall'estero, compito abbastanza arduo poiché chi ha trovato occupazione fuori dall'Italia è in genere poco

predisposto a rientrare. D. Dove si trovano gli altri stabilimenti farmaceutici? R. Oltre agli stabilimenti di

Ancona, abbiamo uno stabilimento ad Aprilia (LT) e uno a Casella (GE). La produzione farmaceutica

avviene nello stabilimento di Ancona per i prodotti finiti e ad Aprilia per le materie prime farmaceutiche,

mentre lo stabilimento di Casella è specializzato nella produzione dei disinfettanti a marchio Amuchina.

Tutti gli stabilimenti si avvalgono delle tecnologie più avanzate, con sistemi automatici di controllo e

supervisione. Particolare importanza riveste, in tutto il processo, l'analisi e il controllo qualità, a partire dalle

08/03/2017Pag. 26 N.3 - marzo 2017

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 09/03/2017 - 09/03/2017 26

materie prime. La salvaguardia dell'ambiente e la tutela della salute nel luogo di lavoro sono fattori

irrinunciabili che qualificano ulteriormente le attività produttive di Angelini. D. La R&S di Angelini è

impegnata nello sviluppo di nuovi farmaci, nell'identificazione di nuove indicazioni per farmaci già in

commercio e nell'ampliamento della propria linea di prodotti facendo ricorso a un elevato livello di

innovazione tecnologica. Quali saranno le novità? R. Angelini ha molti anni di esperienza in Ricerca e

Sviluppo nel settore farmaceutico testimoniata dalla presenza delle sue molecole originali in più di 60 Paesi

nel mondo. Il gruppo di ricerca possiede le competenze e i mezzi per sostenere l'intero sviluppo di un

farmaco, dal discovery, allo sviluppo clinico, alla registrazione. Queste attività vengono svolte sia

internamente nei laboratori di S. Palomba (Roma) che mediante la collaborazione con i più importanti centri

di eccellenza scientifica internazionali, sia pubblici che privati. La Ricerca e Sviluppo di Angelini garantisce

un elevato livello di competenza focalizzando le attività su programmi di ricerca allineati con il portafoglio

aziendale. In questi ultimi anni gli investimenti in Ricerca sono aumentati con un tasso di circa 30 per cento

annuo. Attualmente la R&D di Angelini è impegnata nello sviluppo di nuovi farmaci, nell'identificazione di

nuove indicazioni per farmaci già in commercio e nell'ampliamento della sua linea di prodotti facendo anche

ricorso a collaborazioni con altre aziende farmaceutiche con accordi di licensing in/out. I principali progetti

in corso sono attinenti alle aree terapeutiche dolore/infiammazione, sistema nervoso centrale e malattie

infettive. D. Angelini ha creato una cultura aziendale sostenibile e ambientale che considera primo dovere

garantire l'assoluta sicurezza, la salute e il benessere di tutti i lavoratori: in che modo persegue tale fine? R.

Gli stabilimenti Angelini sono all'avanguardia per quanto concerne la salvaguardia ambientale. Da molti

anni la gestione e le politiche di miglioramento dei singoli aspetti ambientali costituiscono un elemento

centrale del processo produttivo. Sicurezza e salute nei luoghi di lavoro rappresentano requisiti

fondamentali irrinunciabili di ogni attività eseguita all'interno degli stabilimenti. Angelini ha creato una

cultura aziendale che considera primo dovere del datore di lavoro garantire l'assoluta sicurezza, la salute e

il benessere di tutti i lavoratori. A tal proposito, sono state elaborate norme comportamentali di sicurezza

sia a livello aziendale che di singolo reparto e un sistema di osservazione dei comportamenti e degli

standard che aiuti a focalizzare l'attenzione sugli aspetti di sicurezza e ad accrescere la cultura dei

collaboratori in materia di prevenzione antinfortunistica. Gli infortuni negli ultimi anni infatti si sono ridotti di

oltre l'80 per cento. La valutazione puntuale dei rischi e il rispetto di tutta la normativa vigente in campo

ambientale, di igiene e sicurezza del lavoro, insieme al pieno coinvolgimento di tutto il personale aziendale,

sono requisiti fondamentali che ci hanno permesso di raggiungere i livelli di produttività che oggi abbiamo

nei nostri stabilimenti. Infine, a testimonianza dell'altro aspetto fondamentale per noi, che è il rispetto per

l'ambiente, nello stabilimento di Ancona abbiamo costruito un cogeneratore e installato un impianto

fotovoltaico che ci rende autonomi per oltre il 60 per cento nella produzione di energia. D. La lotta

all'antibiotico-resistenza impegna Governi, società scientifiche, organizzazioni sanitarie e imprese: il vostro

sforzo dove si concentra? In Italia c'è uno specifico investimento pubblico in questo ambito di ricerca? R.

Purtroppo gli antibiotici esistenti stanno perdendo efficacia più velocemente di quanto si riesca a sostituirli,

e quindi è necessario che il pubblico e il privato si impegnino in una lotta congiunta. Indubbiamente il

contesto in cui ci troviamo si presenta difficile e poco attrattivo per le imprese. Non si può negare che esiste

un gap di innovazione, in parte determinato da una oggettiva difficoltà nell'individuare e sviluppare nuove

molecole e in parte dovuto ad un riconoscimento del valore dell'innovazione non sempre soddisfacente.

Come Angelini, con coraggio, abbiamo deciso, a prescindere dal contesto, di investire in ricerca di

antibiotici innovativi e abbiamo attivato un progetto più ampio che include programmi di controllo delle

infezioni che contempla la disinfezione degli ambienti e l'early discharge e programmi educazionali e di

appropriatezza d'uso. Questi progetti dovrebbero essere incentivati e sostenuti anche dalle istituzioni, dalle

quali l'industria si aspetta nuovi criteri per l'attribuzione del livello di innovatività che valorizzino ad esempio

l'attività antimicrobica sui ceppi resistenti, fondi dedicati all'antibioticoterapia, come il fondo Barda

08/03/2017Pag. 26 N.3 - marzo 2017

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 09/03/2017 - 09/03/2017 27

statunitense, e incentivi ex-ante o ex-post in misura del risparmio generato dal minor sviluppo di resistenze

batteriche nell'ecosistema. Al momento abbiamo già lanciato un nuovo antibiotico ospedaliero, la

dalbavancina, indicato nelle infezioni acute batteriche della pelle e della struttura cutanea (Absssi). D. Fans

(farmaci anti-infiammatori non steroidei) sì, oppiacei no. In Italia c'è una forte resistenza a prescrivere

questi ultimi, farmaci che invece sono molto usati all'estero per combattere i casi di dolore sia cronico sia

acuto. In che modo si sta muovendo Angelini? R. Noi proponiamo alla classe medica sia gli uni che gli altri,

perché entrambi sono presenti nel nostro portafoglio. In Italia l'uso dei farmaci oppiacei è molto inferiore

rispetto agli altri Paesi e questo è poco comprensibile. Noi non solo rendiamo disponibili questi farmaci ma

sosteniamo anche il road show «NienteMale», patrocinato dal Ministero della Salute, che consiste in un

percorso itinerante di incontri nelle province italiane, rivolti all'opinione pubblica, che ha l'obiettivo di

sensibilizzare i cittadini sul diritto ad accedere alla terapia del dolore, come stabilito dalla Legge 38 del 15

marzo 2010, e di informarli dell'esistenza di una rete di assistenza a cui si possono rivolgere per avere

soluzioni contro il dolore. Questa iniziativa è un esempio concreto del valore che può esprimere la

collaborazione tra istituzioni pubbliche e azienda privata nell'interesse comune a diffondere la conoscenza

delle leggi e a sviluppare una cultura sociale della terapia del dolore. Da sempre, la lotta al dolore è una

delle aree di maggiore impegno strategico di Angelini, su cui continuiamo ad investire sia nella ricerca di

farmaci innovativi che con iniziative educazionali e di sensibilizzazione sull'uso corretto ed appropriato dei

farmaci. A questo scopo, come Fondazione Angelini, abbiamo messo a punto un programma, «Addiction

Risk Program», che consenta agli operatori sanitari l'identificazione precoce dei soggetti a rischio di

addiction da farmaci oppioidi, per prevenire fenomeni di abuso attraverso l'uso corretto ed appropriato di

questi farmaci. D. Siete attivi anche nel sociale? R. Angelini è pienamente consapevole che il dovere di

un'azienda farmaceutica non è soltanto ricercare, produrre e rendere disponibili farmaci e prodotti

necessari per la salute e il benessere delle persone, ma anche impegnarsi a fianco dei diversi attori sociali

per innalzare e migliorare la qualità della vita di tutti, soprattutto dei più deboli e svantaggiati. Come esempi

di progetti sostenuti tramite la Fondazione Angelini, ho appena citato il progetto sulla prevenzione della

dipendenza da oppiacei. Un altro interessante progetto sostenuto dalla Fondazione Angelini è dedicato al

complesso mondo delle comunità per minori, al fianco del Cncm (coordinamento nazionale comunità per

minori) per restituire ai bambini con disturbi psico-comportamentali residenti nelle case famiglia il diritto al

benessere e alla felicità. In particolare, siamo di supporto ai coordinatori delle comunità con un servizio di

tele-consultazione specialistica sui casi più complessi e sosteniamo attività di socializzazione tra bambini

provenienti da diverse comunità a livello nazionale. D. Il settore può essere un traino, anche economico,

per il Paese: quali sono le misure necessarie per favorirne lo sviluppo? R. La farmaceutica negli ultimi anni

è stata un traino per l'Italia. L'Italia è infatti seconda alla Germania per presenza industriale, ma per la

produttività pro-capite le sta davanti. Con un Pil che cresce dello 0,8 per cento nel 2016 la farmaceutica è

cresciuta a doppia cifra dimostrando di contribuire in maniera importante allo sviluppo economico del

Paese. I nostri ricercatori sono riconosciuti nel mondo per la qualità della loro ricerca scientifica, anche se

sono molto meno numerosi dei ricercatori che lavorano in Germania. È inoltre fondamentale condividere

nuovi criteri per l'attribuzione del valore del farmaco che riflettano il suo contributo alla migliore sostenibilità

economica della patologia, in tutto il suo complesso percorso terapeutico. D. Quali saranno i nuovi scenari

della medicina e in che modo il Gruppo Angelini coglie le opportunità del mercato farmaceutico del futuro?

R. Angelini è impegnata nello sviluppo della medicina di genere e nello studio di formulazioni adatte a

specifiche fasce di età, con particolare attenzione alle popolazioni fragili. Inoltre, guarda con interesse la

medicina di frontiera come le emergenti terapie geniche e cellulari. Sebbene estremamente all'avanguardia,

queste nuove tecniche di ricerca possono aprire scenari molto promettenti per una medicina personalizzata

che cambierà i paradigmi di cura.

08/03/2017Pag. 26 N.3 - marzo 2017

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 09/03/2017 - 09/03/2017 28

«NienteMale Roadshow» al teatro Alfieri La terapia del dolore come diritto di tutti fa tappa oggi ad Asti elisa schiffo Fa tappa oggi, al teatro Alfieri, l'evento «NienteMale Roadshow», il percorso di sensibilizzazione sul diritto

del cittadino ad accedere alla terapia del dolore. Tutto stabilito dalla legge 38 del 15 marzo 2010 che oltre a

definire il dolore c ome una vera e propria patologia, che interessa 12 milioni di persone, individua gli

strumenti e le figure professionali di riferimento per la terapia del dolore. L'incontro patrocinato dal Ministero

della Salute. L'appuntamento è alle 18, in sala Pastrone. Un incontro dibattito che coinvolge esponenti del

mondo scientifico, sociale e istituzionale. A dare il benvenuto il vescovo di Monsignor Francesco Ravinale e

il vicesindaco Davide Arri. Il tavolo dei relatori

Tra i relatori il sociologo e psichiatra Paolo Crepet, il presidente dell'ordine dei medici di Asti Claudio Lucia

, il consigliere dell'Ordine dei Farmacisti Maurizio Cremasco, il primario di anestesia, rianimazione e

terapia del dolore dell'ospedale Massaia Silvano Cardellino e il direttore di Oncologia Franco Testore. «Il

tema della terapia del dolore è di particolare importanza per i cittadini - interviene Silvano Cardellino - il

nostro servizio offre visite sia ambulatoriali che ai pazienti ricoverati al fine di alleviare tutti i tipi di dolore, da

quello acuto, come il dolore post-operatorio che consegue agli interventi chirurgici a quello cronico. Il nostro

reparto garantisce l'analgesia epidurale per il controllo del dolore del parto a tutte le donne che ne fanno

richiesta. La partoanalgesia è stata tra l'altro recentemente inserita tra i livelli essenziali di assistenza,

oggetto del decreto firmato in queste ultime settimane dal ministro Lorenzin, ma sono ancora pochi gli

ospedali in grado di fornire questo servizio». Modera Rosanna Lambertucci. Nel corso dell'incontro

verranno distribuiti questionari sull'autopercezione del dolore cronico e sulla conoscenza della normativa .

L'indagine, facoltativa, costituirà una fonte di dati da condividere con il Ministero della Salute nella giornata

conclusiva del percorso di eventi in giro per l'Italia, previsto a Roma il prossimo ottobre. [e. sc.] BY NC ND

ALCUNI DIRITTI RISERVATI

09/03/2017Pag. 53 Ed. Asti

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 09/03/2017 - 09/03/2017 5

INIZIATIVE CURE PALLIATIVE La cura del dolore entra nel carcere di Parma Ci sarà anche Guido Fanelli, responsabile scientifico di H.O.P.E. (Hold On, Pain Ends) e professore di

anestesia e terapia del dolore all'università di Parma, all'incontro sulle cure palliative che si tiene questa

mattina nella sala «Caduti di Nassirya» del Senato, a Roma. Un italiano su quattro soffre di dolore, una

emergenza sociale ed economica che costa oltre 70 miliardi di euro annui, per questo nasce il numero

verde dedicato a chi ha dolore: per sapere a chi rivolgersi, dove andare, quali sono i propri diritti garantiti

dalla Legge 38 del 2010 «Disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore».

Diversi i servizi rivolti ai cittadini, in programma eventi e iniziative in tutta Italia. In particolare, a Parma una

iniziativa importante dedicata al sociale, in collaborazione con il carcere di Parma, per portare assistenza ai

detenuti che soffrono di dolore. «Quando parliamo di dolore, oltre al fattore umano, che ovviamente è

centrale, dobbiamo prendere in considerazione anche quello sociale ed economico spiega Fanelli - come

emerge anche da uno studio del Servizio di terapia del dolore del Dipartimento scienze chirurgiche dell '

Università di Parma, che stima che il costo sociale medio annuo del dolore cronico per paziente in Italia sia

di 4.556 euro». u r.c.

09/03/2017Pag. 17

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 09/03/2017 - 09/03/2017 19

YOGA E AGOPUNTURA MEDICINE CONTRO IL DOLORE Quando il mal di schiena ci affligge, la prima cosa che facciamo per liberarcene rapidamente è assumere

un medicinale antidolorifico o antinflammatorio. Una ricerca condotta dall'Ani e r-i e a n College y of

Physicians (l'Associazione d e g l i specialisti di Medicina Interna statunitense) afferma inalternative vece

che ricorrere ai t'armaci non è la soluzione più naturale né la più efficace, e che è consigliabile prendere in

considerazione almeno altre tre strade prima di percorrere quella degli antidolorifici. Nella fattispecie, chi è

afflitto dai dolori alla schiena dovrebbe darsi tre mesi di tempo per combatterli con yoga, massaggi e

agopuntura. Solo dopo, se il dolore diventa cronico, bisognerebbe armarsi anche di antidolorifici. Anche in

quel caso, esistono delle raccomandazioni da seguire: i medici dovrebbero prescrivere solo ibuprofene o

altri tipi di antinfiammatori non steroidei (i cosiddetti farmaci fans) anziché procedere con gli oppioidi (i quali,

appunto, dovrebbero essere considerati solamente come l'ultima spiaggia). Le nuove linee guida promosse

dall'American College of Physicians partono da un presupposto: tali medicinali, oltre a presentare

numerose controindicazioni, spesso finiscono anche col rivelarsi inutili. Al contrario, sono ampiamente

dimostrati i benefici che derivano da discipline capaci di ridurre lo stress attraverso l'attività fisica: tra queste

lo yoga ma anche il tai-chi, la riabilitazione, l'agopuntura, gli esercizi di controllo del movimento, le tecniche

di meditazione e rilassamento e la terapia cognitivo-comportamentale. «•

09/03/2017Pag. 56 N.10 - 16 MARZO 2017 MIO

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 10/03/2017 - 10/03/2017 18

Dolori addio La musica, "droga" buona per il dolore e per lo sport Alza la soglia di resistenza, rende fluidi e diminuisce anche il rischio di incidenti Dario Oscar Archetti Una nuova ricerca, appena pubblicata su Scientific Reports, conferma un antico sospetto: la musica è una

droga. Le neuroscienze avevano già verificato che le note piacevoli hanno la capacità di attivare le stesse

aree cerebrali che si attivano per esempio facendo l'amore, ma ora i ricercatori dell'università canadese

McGill hanno verificato per la prima volta che sono coinvolti gli oppioidi endogeni, le droghe prodotte a

livello cerebrale, per esempio le endorfine analgesiche ed eccitanti. Ma la musica, come l'amore, a parte

casi rarissimi non ha effetti collaterali. Di sicuro non la musica che qui ci interessa, cioè quella utilizzata

mentre si fa sport. I runner di sicuro ricorderanno la mezza rivoluzione che si scatenò nel 2007, quando gli

organizzatori della maratona di New York decisero di proibire cuffiette e auricolari. Per la verità il

provvedimento era stato preso nell'ambito di una lotta a poco sportivi scambi tra atleti e allenatori, e per

motivi di sicurezza, ma qualcuno disse che si vietava la musica appunto in quanto droga. Il massimo

esperto mondiale della faccenda è uno psicologo dello sport, Costas Karageorghis, dell'università londinese

Brunel. Ha da poco riunito le sue considerazioni in un libro, Applying Music in Exercise and Sport ed è

autore di decine di studi, pubblicati su autorevoli riviste. Riassumendo ciò che lui e altri colleghi hanno

verificato, vediamo gli effetti della musica. Il più utile, per chi deve o vuole fare allenamenti ripetitivi e un po'

noiosi, è quello di distrarre la mente dalla sensazione di fatica. Le ricerche hanno verificato che può

addirittura allontanare pensieri depressivi, alzare la soglia del dolore, abbassare la tensione. È importante

la melodia, ma veniamo inuenzati anche dal ritmo, dalle parole e dalle sensazioni associate in passato a

quella musica. Il ritmo è importantissimo, perché tendiamo a muoverci in sincronia, migliorando anche

l'efficienza del gesto tecnico e allontanando la possibilità di errori e infortuni. Stato di grazia. La musica è

capace anche di migliorare la coordinazione, trasportandoci in modo inconsapevole in sequenze

armoniche. Un po' come quando si danza. Poi c'è il cosiddetto flow, quell'estasi sportiva che gli atleti non

sempre raggiungono: una sorta di stato di grazia, di serena concentrazione grazie alla quale ci si immerge

completamente nella prestazione dimenticando persino se stessi e dando il meglio. Bene, la musica è

amica del ow, aiuta a raggiungerlo. Ma se anche non siete atleti e non arriverete all'estasi, una buona

playlist renderà più piacevole il vostro allenamento. Vietato rubare le compilation degli amici: la magia

funziona soltanto se si sceglie la "nostra" musica, tenendo conto anche dei nostri tempi di riscaldamento,

allenamento e defaticamento. SANDRA FRANCHINO

Foto: [email protected]

10/03/2017Pag. 101 N.10 - 10 marzo 2017

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 10/03/2017 - 10/03/2017 8

SALUTE / SISTEMO NERVOSO NERVI IN FIAMME 5 CAUSE Formicolio, dolore , perdita di sensibilità: fastidi passeggeri spesso dovuti a posizioni scorrette. Secompaiono di frequente, possono rivefare un problema più serio Servizio di Cesare Berti. Detta anche neuropatia, la nevrite è un disturbo dei nervi periferici dovuto a lesioni infiammatorie o

degenerative che alterano soprattutto la mielina, la guaina superficiale di rivestimento attraverso cui si

trasmettono gli impulsi nervosi. I fattori in grado di scatenare la malattia sono molti e diversi. Quando il

processo infiammatorio colpisce più nervi contemporaneamente, o a breve distanza di tempo, si può

parlare di polinevrite, mentre l'infiammazione di un solo nervo è detta mononevrite. Solitamente, le

polinevriti interessano i nervi in modo simmetrico. Lo origini del problema Le intossicazioni Molte sostanze,

come benzene e alcuni derivati del petrolio, o minerali (come piombo, mercurio e rame), penetrando

nell'organismo attraverso il contatto, l'inalazione o l'ingestione accidentale, possono provocare polinevriti da

intossicazione. * Spesso si tratta di malattie professionali dovute al continuo uso di queste sostanze

tossiche sul posto di lavoro, di solito in fabbrica. In passato, era frequente il "saturnismo", un'intossicazione

provocata dal piombo usato per costruire tubature idriche o contenuto nelle vernici. Oggi sono più comuni le

intossicazioni da sostanze contenute negli insetticidi o nei diserbanti inalati accidentalmente. * Ci sono, poi,

le polinevriti dovute a farmaci, come alcuni antitumorali, antidepressivi e antibiotici. * Le manifestazioni più

importanti sono debolezza muscolare e alterazioni della sensibilità al tatto. Per l'avvelenamento da piombo

è tipica la debolezza degli avambracci e del polso, la cosiddetta "caduta del polso". Come intervenire La

cura consiste soprattutto nel prevenire il disturbo allontanando la causa che ha scatenato il problema. In

alcuni casi, le polinevriti da metalli pesanti sono curate con agenti "chelanti", cioè sostanze che

impediscono l'assorbimento del metallo a livello cellulare. Le lesioni Per stiramenti o compressioni può

accadere che un nervo subisca danni 0 lesioni. Questa neuropatia è spesso legata a prolungate soste in

posizioni scomode o a ernie al disco in corrispondenza del nervo sciatico (si parla di sciatica). La

conseguenza è un rallentamento nella trasmissione degli impulsi nervosi e la compromissione delle funzioni

motorie e sensitive. * Queste neuropatie colpiscono per lo più i nervi degli arti: l'ulnare, il mediano, il radiale

(i tre nervi del braccio e delle mani) e il tibiale (nella gamba) vicino alle articolazioni. 1 sintomi sono

formicolio, movimenti difficili e paresi temporanea. Come intervenire In alcuni casi, per liberare il nervo ci

vuole un intervento chirurgico. Per il dolore, si può ricorrere agli antidolorifici o a bagni caldi e ginnastica, su

consiglio medico. II diabete Anche il diabete può provocare un danno ai nervi. In questi casi, responsabile

del disturbo è un cattivo funzionamento del sistema circolatorio, in particolare a livello dei vasi sanguigni più

piccoli. * La polinevrite diabetica si manifesta con una progressiva perdita della sensibilità nelle parti del

corpo interessate, con formicolii agli arti, dolori e rallentamento dei movimenti. Come intervenire La cura

prevede il ripristino dei giusti valori di glucosio nel sangue (glicemia) tramite la somministrazione di insulina

o di farmaci da prendere per bocca. PRESCRIVERE ANCHE BACINI CALDI PER ALLEVIARE IL MALE Le

malattie infettive I nervi possono infiammarsi anche durante una malattia infettiva. In alcuni casi, le infezioni

favoriscono la formazione di particolari tossine, chiamate "neurotrope", in grado di aggredire e di

danneggiare le cellule del sistema nervoso. Quando non esisteva il vaccino per la difterite, per esempio, le

polinevriti dovute a questa malattia erano molto frequenti. * Delle polinevriti da malattie infettive fanno parte

anche quella da herpes Zoster (un'infezione virale simile alla varicella, che colpisce gli adulti tra i 40 e i 70

anni) che, oltre a provocare l'irritazione dei nervi, può creare la comparsa di vescicole sierose in

corrispondenza delle superfici cutanee sotto cui scorre il nervo colpito. Come intervenire Per risolvere il

problema occorre curare la malattia infettiva che l'ha provocata: è quindi compito del medico, valutando

caso per caso, decidere che cosa fare. Nel frattempo, per ridurre il dolore, può servire un analgesico o

10/03/2017Pag. 58 N.11 - 10 marzo 2017

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 10/03/2017 - 10/03/2017 21

ricorrere ad altri sistemi (come le cure con il calore), anche in questo caso sempre su consiglio del medico.

Le carenze nutrizionali Rara nei Paesi industrializzati, dove per lo più è limitata a malattie psichiatriche,

come l'anoressia, questo tipo di polinevrite è dovuta nella maggior parte dei casi a un'alimentazione

insufficiente o inadeguata, a problemi di malassorbimento di sostanze da parte dell'organismo e a

mancanza di alcune vitamine. * Tipica è la neuropatia dovuta alla carenza di vitamina B del beri beri, una

malattia diffusa soprattutto nelle zone dove il cibo base dell'alimentazione è il riso brillato, cioè molto

raffinato e quasi impoverito del suo contenuto vitaminico. * Tra le polineuropatie carenziali più frequenti,

oggi c'è quella dovuta all'alcolismo. In questo caso, il danno è provocato dai tanti difetti nutritivi associati

all'abuso di alcol, oltre a un'azione tossica diretta della sostanza. * Questa neuropatia progredisce

lentamente e provoca disturbi motori e sensitivi: dolori intensi, tremori e difficoltà di movimento. Come

intervenire In tutti questi casi, la cura è quasi esclusivamente dietetica, tendente soprattutto a restituire la

giusta dose di vitamine all'organismo e a modificare le abitudini alimentari sbagliate. ALL'INIZIO SI SENTE

UN FORTE DOLORE All'inizio, quando il nervo è soltanto irritato, ma non ancora danneggiato, compaiono i

segni caratteristici della nevrite: parestesie (diminuzione della sensibilità), dolore intenso e continuo lungo il

percorso del nervo, sia spontaneo sia durante i movimenti, o in seguito a pressioni. • In un secondo tempo,

quando la fibra nervosa è ormai lesa, nella zona infiammata compaiono i disturbi della sensibilità, della

motilità e dei riflessi.

IL TUNNEL CARPALE La più frequente neuropatia di origine meccanica è a carico del nervo mediano

della mano, che causa la "sindrome del tunnel carpale". »/ II nervo mediano permette il movimento di tre

dita (pollice, indice, medio) e passa nel polso in un canale avvolto da una membrana che lo tiene unito a

tendini e vene. \/ Se, per un gonfiore delle strutture vicine, il nervo viene compresso, può infiammarsi e

causare una riduzione della motilità e della sensibilità nelle tre dita. 1/ Oltre agli antidolorifici, si usano bagni

caldi e lampade a raggi infrarossi. Per i casi più complessi c'è l'operazione.

Foto: OLTRE ACjU ANTIDOLORIFICI, IL MEDICO PUÒ

Foto: Con la consulenza delprofessor Giovanni Abbruzzese, ordinario all'università degli Studi di Genova e

direttore della scuola di specializzazione in Medicina fisica e riabilitativa all'università degli Studi di Genova.

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TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 10/03/2017 - 10/03/2017 22

BENESSERE TECNICHE ALTERNATIVE MEDITO QUINDI SONO (SANO) Esistono diverse metodiche, ma le prove scientifiche dei loro effetti positivi valgono solo per la mindfulnèss Servizio di Elena Cassiti. La meditazione non è soltanto una pratica utile per rilassarsi e combattere lo stress, ma è efficace * anche

nella cura e nella prevenzione di alcune malattie. Esistono diversi tipi di meditazione, ma negli anni si sono

differenziati. * Quello che, negli ultimi 40 anni, è stato maggiormente studiato e che vanta un buon numero

di evidenze scientifiche è la mindfulness, un programma di meditazione denominato Mbsr (Mindfulness

based stress reduction), che è stato codificato alla fine degli Anni 70 dalla Massachusettstìniversity (Usa). I

benefici sul corpo La mindfulness viene ormai utilizzata in moltissimi ambulatori e ospedali negli Stati Uniti

e in Europa, compresa l'Italia, come supporto alle cure tradizionali, soprattutto per quanto riguarda i

problemi relativi al sistema nervoso centrale, cardiocircolatorio ed endocrino. I Combatte l'ansia Chi

apprende queste tecniche impara a rilassare la mente, ad allontanare i pensieri negativi e a non rimuginare

su cose passate o future, concentrandosi sul presente. * Infatti, tutti i tipi di ansia derivano dalla paura e

dalla preoccupazione del futuro e questi pensieri consumano molte energie in un'attività che, in realtà, è

sterile, perché non si può incidere in modo efficace su delle previsioni. * La mindfulness insegna a

focalizzarsi sul presente e a portare la mente su che cosa sta succedendo ora, riducendo l'ansia. 1 Riduce

il dolore cronico Secondo gli studiosi la mindfulness riduce significativamente (del 40-50%) la sensibilità

soggettiva al dolore. * Ciò perché ognuno ha una tolleranza diversa e, in base agli stati emotivi, questa

sensibilità può variare; di conseguenza a parità di intensità, chi ha 1 Rinforza l'arsenale difensivo Lo stress,

la paura e l'ansia sono strategie di difesa dell'organismo che innescano una serie di reazioni fìsiche, come

l'aumento dei battiti cardiaci, della respirazione e della sudorazione. * La mindfulness migliora il

funzionamento generale del corpo, perché evita che il sistema immunitano "consumi" energie per fare

fronte a situazioni di pericolo che derivano da stati emotivi e ansia. * Inoltre, secondo uno studio effettuato

sul cervello e sulle funzioni immunitarie di un gruppo di impiegati (in stato di salute) in un uno stato d'animo

positivo percepisce in modo meno intenso gli stimoli dolorosi rispetto a chi non riesce a controllare la

propria emotività. * La meditazione lavora proprio su questo e lo fa attraverso esercizi, con i quali insegna a

osservare e a concentrarsi sulla sensazione dolorosa (sede, densità, colore, temperatura, oscillazione nel

tempo) slegandola dalle emozioni che spesso si associano a questa condizione di sofferenza (impazienza,

paura, rabbia, tristezza). ambiente di lavoro, si è osservato che, dopo un certo periodo di tempo, chi fa

meditazione raggiunge livelli maggiori di attivazione nel lato sinistro della regione anteriore del cervello,

dimostrando una maggiore attività del sistema immunitario. DI CHE COSA SI TRATTA «La mindfulness è

chiamata meditazione, ma non è né una filosofia né una tecnica di rilassamento e si differenzia da quella

orientale perché, invece di allontanare la mente dal corpo, ha l'intento di collegarla» spiega il professor

Angelo Compare. f' Letteralmente significa consapevolezza e, a differenza delle terapie cognitivo-

comportamentali, non si basa sulla parola, ma utilizza il corpo e il respiro, uniti ad alcuni esercizi pratici, per

insegnare a prendersi cura di sé, esplorando e comprendendo l'interazione tra mente e corpo. ^ Si tratta di

un percorso codificato, con un numero di incontri fisso (otto appuntamenti di circa due ore e mezza), ai

quali si aggiunge una parte di lavoro a casa, che consiste in una serie di esercizi pratici indicati di volta in

volta. I Contrasta le malattie dellapelle La meditazione coadiuva efficacemente le cure per le malattie della

pelle come psoriasi, alopecia e dermatite allergica, che derivano tutte da uno stato infiammatorio. * Dal

momento che, quando si è stressati, si attivano maggiormente tutti i sistemi di difesa, tra cui anche quello

infiammatorio, se si riesce a controllare lo stress, si diminuiscono le occasioni di riacutizzazione di queste

malattie. * Da questo presupposto sono partiti molti studi che hanno dimostrato come la meditazione riesca

a migliorare la qualità di vita di chi soffre di queste malattie. I Rallenta l'invecchiamento La mindfulness

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aiuta anche a rallentare il decadimento cognitivo tipico della terza età, che consiste nella perdita della

memoria, nella difficoltà di concentrazione e in piccoli stati confusionali. * Attraverso alcuni test strumentali,

infatti, i ricercatori hanno notato che il cervello dei meditatori subisce vere modifiche anatomiche e, in

particolare, si è visto che in queste persone AIUTA I MALATI DI TUMORE La mindfulness è stata adottata

con successo come supporto per aiutare i malati di tumore ad affrontare la malattia e le cure. ^Gli effetti

positivi, in questo caso, riguardano sia il piano psicologico, perché la meditazione aiuta a ridurre l'ansia e gli

stati depressivi, sia quello fisico, perché modifica il livello di cortisolo, aiuta contro le infiammazioni, migliora

la risposta immunitaria e si è dimostrata utile anche nel sopportare le cure chemioterapiche e radiologiche

con una considerevole diminuzione degli effetti collaterali. aumenta il volume della materia grigia, mentre

diminuisce lo spessore dell'amigdala, la regione che è coinvolta nell'elaborazione di emozioni legate alla

paura. * Inoltre, la meditazione aumenta l'attività dell'enzima telomerasi, che ha la funzione di proteggere le

cellule dall'invecchiamento e la cui attività di solito viene ridotta dallo stress. 1 Ha effetti positivi sul cuore

Secondo una ricerca durata nove anni al Medicai college of Wisconsin (Usa)e pubblicata su "Archives of

internai medicine", la meditazione dimezzerebbe il rischio di morte e potrebbe ridurre i casi di infarto e ictus

nelle persone che soffrono di malattie cardiovascolari, in particolare gli ipertesi. * Infatti, secondo i

ricercatori, l'effetto della meditazione potrebbe essere associabile a quello dei farmaci usati per controllare

l'ipertensione, costituendo un valido complemento per gli usuali trattamenti farmacologici. * Ciò perché la

mindfulness abbassa i battiti cardiaci e di conseguenza riduce la pressione sanguigna, che è un importante

fattore di rischio per tutte le malattie cardiovascolari. Inoltre, tra gli effetti secondari contribuisce alla

diminuzione della resistenza all'insulina e del colesterolo Ldl, quello "cattivo". ì Agisce sul sistema ormonale

II sistema endocrino è quello che regola la produzione degli ormoni. Secondo studi effettuati su persone

sane (intese senza disfunzioni ghiandolari), è emerso che la meditazione è in grado riequilibrare gli ormoni.

* In particolare, aiuta a controllare le risposte fisiologiche di base, come la secrezione di cortisolo, che è

l'ormone che viene prodotto quando ci si sente minacciati, si ha paura o si è particolarmente stressati. *

Inoltre, i ricercatori hanno evidenziato come la mindfulness possa aiutare contro l'insonnia: prendendo in

considerazione le persone subito dopo la meditazione si è osservato un significativo incremento dei livelli di

melatonina (l'ormone regolatore del sonno).

Foto: Imparare a vivere nel presente è uno dei principali scopi dell mindfulness: si evita l'ansia pe il futuro o

lo stress del passato. SE SI £ STRESSATI, IL SISTEMA IMMUNITARIO "CONSUMA" ENERCIE CHE

POTREBBE USARE MEGLIO

Foto: La mindfulness è utile anche per il rbo di Crohn, perché questa lattia deriva da un'infiammazione nica

che peggiora con lo stress. Con la consulenza del dottor Angelo Compare, professore di Psicologia clinica

all'università degli Studi di Bergamo e consulente al centro Cam di Manza. UNO STUDIO HA

DIMOSTRATO CHE CHI MEDITA SPESSO HA PIÙ MATERIA CRICIA

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