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#47
“Largo ai giovani e meno stranieri”
ABBIAMO CHIESTO AGLI ITALIANI CHE COSA PENSANO DELLE PROPOSTE DI GAZZETTA
PER RIPARTIRE DOPO LA GRANDE DELUSIONE E LORO CI HANNO RISPOSTO:
ABBIAMO CHIESTO AGLI ITALIANI CHE COSA PENSANO DELLE PROPOSTE DIABBIAMO CHIESTO AGLI ITALIANI CHE COSA PENSANO DELLE PROPOSTE DIABBIAMO CHIESTO AGLI ITALIANI CHE COSA PENSANO DELLE PROPOSTE DIABBIAMO CHIESTO AGLI ITALIANI CHE COSA PENSANO DELLE PROPOSTE DI GAZZETTA
Il calcioche vogliamo
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58 /SPORTWEEK / 25NOVEMBRE 2017
Lara Gut
Arrivo da un’estatediversa dal solito.Nove mesi fa misono fatta male alginocchioequindiho passato più
tempo inTicino in fisioterapiaemenoingiroper ilmondoa sciare.Ho sem-pre creduto che l’importante fossefaredelpropriomeglio conquello chesi ha, quindi sì, sono cosciente che seavessi potuto pianificare l’estate “amodomio”avrei sciatodipiùe rinun-ciato aqualcheora sul lettinodi fisio-terapia. Sölden è stato un ritorno asorpresa, solo il giornoprimamisonoresa conto di sentirmi già nelle con-dizioni di gareggiarema sono felicis-simadi averlo fatto.Perunavoltanoncontava il risultatoma solo il fatto diesserci edi realizzarechesonodinuo-vo nelle condizioni di gareggiare.Ora la Coppa del mondo continua aKillington negli Usa e lì ricominciaper davvero la mia stagione... nonvedo l’ora! Comunque non ho presoquest’estate diversa come un handi-cap,ma comeun’occasione di scopri-re altre cose, sviluppare nuove capa-cità e capirmiunpo’meglio.Eadessoche ho le idee più chiare sume stessa
RIPARTITA
La svizzera
Lara Gut,
26 anni, nel
gigante
di Sölden
(Austria)
che ha aperto
la nuova
stagione di sci.
La sciatrice svizzera scrive a SportWeek e racconta
come grazie all’infortunio dello scorso anno ha ritrovato
se stessa: «Ero una bimba che sorrideva sempre,
poi la vita d’atleta mi ha cambiato. Ora ho capito che
a volte ho bisogno di rallentare. E di tornare bambina»
Quel “crac”chemi ha fattocapire chi sono
di Lara Gut foto di Yves Bachmann
ALEXANDER
HASSENSTEIN
AUTORITRATTO
SPORTWEEK /25NOVEMBRE2017/ 59
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Lara Gut è nata
a Sorengo, in Svizzera,
il 27 aprile 1991. Ha
esordito in Coppa del mondo
di sci alpino nel 2008,
conquistando quella
generale nel 2016.
Specialista di discesa e
superG, in carriera è salita
sul podio di Coppa per 42
volte, con 23 successi.
Ha vinto tre argenti e due
bronzi mondiali e la
medaglia di bronzo
all’Olimpiade invernale
di Sochi 2014 in discesa.
IDENTIKIT
vi voglio raccontare chi sono vera-mente. Cominciando dall’inizio.Dabambinamichiamavano sunshine.Ero una bimba sorridente che parla-va tutto il tempo, passavo le giornatea leggere e rompevo le scatole a tuttiperché ero curiosa. Mi ricordo le va-canzealmaree i giri per l’Europaconimiei genitori emio fratello, le ore suibanchi di scuola dove potevo saziarelamiacuriositàmadove tuttoandavacomunque troppo piano per i mieigusti e ovviamentemi ricordo lo sci.Sono cresciuta sciando ed era unacosa normale perme, come il fatto diandareascuola.Si facevaebasta.Nonmi sonomai chiesta se fosseundove-re, un piacere, una passione. Sciavo,ridevo e tutto andava bene.Ho sempre amato le sfide e tutto ciòche fa andare sempre più veloce. Sesi giocava a pallone,meglio con ima-schi; sugli sci, meglio con i più gran-di e via dicendo.A16anniperòho ingranato lamarciasuperiore emi sono scaraventata nelmondo degli adulti. Ho iniziato a ga-reggiare in Coppa del mondo e allamia prima discesa a St. Moritz nelfebbraio 2008 ho centrato il podioperdendouno sci aunaportadal tra-guardo. È stato l’inizio folle di unpe-riodo folle. La vita d’atleta è qualcosadi decisamente fuori dagli schemi;vogliamo raggiungere traguardi piùalti, vincere di più, essere piùperfor-manti, migliorarci costantemente elavoriamo sempre e solo in una dire-zione: l’eccellenza.Maavolte dimen-tichiamocosaquestocomporta. Ioperanniho scordatodi essereunaperso-
na: quella bimba sorridente e felice siè rintanata in un angolino dentro dime per lasciar spazio alle necessitàsempremaggiori dell’atleta che stavodiventando.Nonmi accontentavomai, la vittoriadi oggimi serviva soloda trampolinodi lancio per scaraventarminella ga-radidomaniederoaffamata, sempre.Davo la priorità alle emozioni legateal mio essere atleta e non notavo chequelle legate alla persona si stavanospegnendo. Spingevo, sopportavo,stringevo i denti, combattevo e anda-voavanti risolutaperché le sensazio-ni che provavo in pista, l’adrenalinanellevene, lagrintaanimale cheusci-va in quei momenti e rendeva tutto
AUTORITRATTO
INFORTUNIO
A febbraio, Lara
si è infortunata
ai legamenti
del ginocchio,
chiudendo così
in anticipo
la stagione.
62 /SPORTWEEK / 25NOVEMBRE 2017
facile bastava a farmi andare benetutto. Nel 2016 ho vinto la Coppa delmondo generale. Significa che perquella stagioneero lapiù fortealmon-do.Ma ricordo di aver pensato, men-tre tenevo la coppa inmanosulpodio,che in fin dei conti ero semplicemen-te stata l’atleta che era sopravvissutameglio alla stagione.A febbraio 2017 questa corsa scavez-zacollo fattadivittorie, sconfitte, gestiatletici di altissimo livello, emozioniintense e momenti di smarrimentototale si è interrotta bruscamente.Misono rotta il legamento crociato delginocchio sinistro e per 6 mesi misono ritrovata a vivere una vita chemi era totalmente estranea.Niente cronometri, niente libertà su-gli sci, seimesi fermanello stessopo-sto, settimane bloccata a letto e in fi-sioterapia, nessun riflettore puntatoaddosso, assenza assolutadi emozio-ni legate allo sport. È stato incredibi-le, traumatico, terrorizzante, stranoma è stata una grande opportunità emi sono ritrovata.
Ho riscoperto il mio amore per lo sciehoconosciutopersonestraordinarieche erano già lì da tempo ma che ionemmeno ero riuscita a vedere. Hocapito che ho bisogno di equilibrio eche voglio decidere le mie priorità.Voglio andare a cento all’ora in pistama ho anche bisogno di rallentare,nonvoglio contare i giorni chepassa-nomafarcontareogni singologiorno.Mi sono resa conto che girare ilmon-docomeuna trottolamipiaceproprioe che pure tutto il freddo che prendoin pista, se mi permette di vivere lamia passione, mi piace. Proprio io,quella che ama il caldo e il mare!AiniziocarrieraTinaMaze,unagran-dissima atleta e donna stratosferica,mi disse: “Rimani sempre bambina”.Alloranonavevo capito tutto il signi-ficato delle sue parole, ora sì. Perchétutti noi, in mezzo alle nostre corsequotidiane, lemille preoccupazioni eresponsabilità, dovremmoricordarcidi essere un po’ bambini. Perché dabambini non cerchiamo la feli-cità, la siamo!
AUTORITRATTO
SUL PODIO
La vittoria del 2016 nel
superG di Lake Louise
(Canada) davanti a Tina
Weirather (Liechtenstein).
“Non vogliocontare i giorniche passano mafar contare ognisingolo giorno
CHRIS
TOPHE
PALLOT