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Partecipazione alla vita politica in Italia: da dove ripartire Cinque strade da seguire, tra democrazia interna, ruolo di Internet e comunicazione politica di Dino Amenduni Roma Stati Generali della Comunicazione Politica 29 Maggio 2013

Partecipazione alla vita politica in Italia: da dove ripartire

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1. Non trattare gli iscritti ai partiti come un gruppo di idioti 2. Accettare la complessità: si è in campagna elettorale tutti i giorni, volenti o nolenti 3. Iniziare (finalmente!) a considerare Internet come il luogo del dialogo e non del monologo 4. Aggiornare il significato delle parole sinistra e destra 5. Rinunciare all’alibi preferito di chi non vuole iniziare mai: “su Internet ci vanno solo i giovani” (slideshow presentato agli Stati Generali della Comunicazione Politica, LUISS - Roma, 29 maggio 2013)

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Partecipazione alla vita politica in Italia: da dove ripartire

Partecipazione alla vita politica in Italia: da dove ripartire

Cinque strade da seguire, tra democrazia interna, ruolo di Internet e comunicazione politica

Cinque strade da seguire, tra democrazia interna, ruolo di Internet e comunicazione politica

di Dino Amenduni

Roma Stati Generali della Comunicazione Politica 29 Maggio 2013

di Dino Amenduni

Roma Stati Generali della Comunicazione Politica 29 Maggio 2013

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Proforma / Un blog aziendale: perché?

Chi sonoMi chiamo Dino Amenduni([email protected] - http://about.me/dinoamenduni)

Sono il responsabile dei nuovi media e consulente per la comunicazione politica per l’agenzia Proforma di Bari (www.proformaweb.it)

Sono collaboratore e blogger per Finegil-Gruppo Espresso e formatore (su social media marketing e comunicazione politica)

Tutte le mie presentazioni sono disponibili gratuitamente (sia consultazione che download) all’indirizzo: www.slideshare.net/doonie

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Sommario: cinque idee

1. Non trattare gli iscritti ai partiti come un gruppo di idioti

2. Accettare la complessità: si è in campagna elettorale tutti i giorni, volenti o nolenti

3. Iniziare (finalmente!) a considerare Internet come il luogo del dialogo e non del monologo

4. Aggiornare il significato delle parole sinistra e destra

5. Rinunciare all’alibi preferito di chi non vuole iniziare mai: “su Internet ci vanno solo i giovani”

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0. Premessa

L’equazione più tecnologia = più democrazianon è automatica.

Molto dipende da una variabile indispensabile:la volontà politica di allargare i processi democratici, prima di tutto nei partiti e nelle istituzioni.

Se manca questa volontà, la tecnologia porterà all’aumento della sfiducia dei cittadini (la frustrazione del parlare senza essere ascoltati) e, in alcuni casi,ai tentativi della politica di ridurre gli spazi di democrazia attraverso la tecnologia.

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1. Non trattare gli iscrittiai partiti come un gruppo

di idioti

1. Ripartire dalla democrazia interna2. Dare un senso alla partecipazione3. Non aspettare e competere

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Gli iscritti non sono idioti1.Il dato: 5.6% (percentuale di fiducia nei partiti)

Dati Aprile 2013 – Demos – Associazione Etica ed Economia: qui l’indagine completa

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Gli iscritti non sono idioti1.Il dato: 3 (le istituzioni che in Italia

superano il 50% di fiducia)

Dicembre 2012, Demos: qui l’indagine completa

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Gli iscritti non sono idioti1.Soluzioni

a.La vita politica (nei partiti) deve essere animata dalla costante necessità di rispondere alla domanda: perché una persona dovrebbe iscriversi a un partito?

b.Ricomporre il rapporto tra partecipazione e decisione (in tutte le organizzazioni): o i dirigenti ascoltano, elaborano, fanno sintesi di ciò che la base pensa, dice, decide, o la crisi di fiducia non passerà mai.

c.L’aumento della democrazia interna deve poter passare attraverso consultazioni costanti (anche per via elettronica) su decisioni che riguardano la linea politica, per ridurre le barriere all’accesso alla vita politica.

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Gli iscritti non sono idioti1

Tecnologia vs politica

I mezzi tecnologici sono maturi, ma non basta.

Per ricostruire l’equivalenza più tecnologia = più democrazia sono necessari:

1.Volontà politica del gruppo dirigente: se il gruppo dirigente non è democratico, non lo sarà né online né offline -> combattere i signori delle tessere e i congressi blindati.

2.Sostegno a chi allarga i processi di partecipazione. Democrazia interna come nuovo fattore identitario.

3.Il coraggio delle candidature: se nessuno si candida nei partiti (e rischia, anche di perdere) governeranno sempre gli stessi.

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2. Accettare la complessità: la campagna elettorale è

permanente (volenti o nolenti)

A. Non è antipolitica, è antipartiticaB. La tattica è un lavoro quotidianoC. È impossibile non comunicare

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Accettare la complessità2.Il dato: +1.8% (italiani che “fanno” politica)

Confronto 2006-2012, Demos: qui l’indagine completa

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Accettare la complessità2.Scenario

a.Scende la fiducia, aumenta la partecipazione = volontà frustrata di aiutare. La rabbia (e le decisioni di voto conseguenti) non sono “antipolitica”, sono “antipartitica”.

b.Monti: -50% di fiducia in 12 mesi (novembre 2011-novembre 2012). Altissima volatilità del consenso in intervalli brevi: le elezioni si vincono e si perdono tutti i giorni.

c.Facebook in Italia: da 600mila iscritti (2008) a 23 milioni (2013). Al +3200% di tasso di crescitadegli iscritti corrisponde un’equivalente crescita dell’impegno di comunicazione sui social media? Certamente no.

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Accettare la complessità2.Soluzioni

a.Rimettere al centro le organizzazioni politiche (i partiti) come luoghi della decisione. Gli italiani chiedono solo di poter dare una mano.

b.Organizzare gruppi di lavoro permanenti che si occupino della gestione scientifica della comunicazione politica. Ogni azione pubblica deve essere studiata nel dettaglio. La tattica politica è un lavoro quotidiano. L’improvvisazione è vietata.

c.Integrare comunicazione online e offline in un unico gruppo di lavoro, trasformare gli staff in organizzazioni capaci di produrre contenuti in tempi rapidi, entrare nella logica “digital first” (pensare prima ai contenuti web, poi alle loro declinazioni sui mezzi tradizionali)

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Accettare la complessità2.Non ci sono alternative

Se partiti e politici non vorranno riadattare il loro modo di lavorare accettando la complessità del sistema dei media italiano, l’importanza crescente dei social network, la necessità di essere in campagna elettorale permanente, aggiornando processi organizzativi e modelli di produzione dei contenuti, non potranno comunque pensare di essere esenti dalle conseguenze di questo cambio di paradigma.

“È impossibile non comunicare” (primo assioma della scuola di Palo Alto, 1971) vale anche per la gestione quotidiana del consenso, soprattutto sui social media.

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3. Entrare (finalmente!) nella stagione del dialogo

1. Crisi di fiducia dei media tradizionali2. Crisi della comunicazione top-down3. Disintermediazione vera, senza furbizia

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La stagione del dialogo3.Il dato: +17.8% (tasso di “libertà” di Internet rispetto alla

televisione secondo gli italiani: era +10.2% nel 2009)

Dati Dicembre 2012 – Demos Repubblica: qui l’indagine completa

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La stagione del dialogo3.Scenario

a.Quasi un italiano su due considera Internet (e dunque i social media) come il “luogo mediatico della fiducia” -> opinione pubblica diffusa.

b.Scendono tutti i mezzi di comunicazione dove, invece, la comunicazione è necessariamente unidirezionale. Il feedback, il commento, è un’opzione considerata sempre più “naturale” per gli italiani (e in generale, per gli utenti di Internet).

c.Nuove regole d’ingaggio: più passa il tempo, più il dialogo (elemento che caratterizza la regolare identità degli utenti dei social media) diventa una variabile politica che ridefinisce il concetto di fiducia: più rispondi, più sei credibile.

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La stagione del dialogo3.Soluzioni

a.Abbandonare l’idea (attuale) di comunicazione sui social media che, salvo alcune virtuose eccezioni, assomiglia alla riproduzione dei comunicati stampa su mezzi “nuovi” e personali, senza alcuna cura delle risposte e del feedback.

b.Organizzare la politica, i partiti, gli staff, come un servizio di “assistenza elettori” sette giorni su sette, 24 ore su 24. I cittadini/consumatori sono sempre più abituati a questo tipo di interazione quando acquistano prodotti/servizi.

c.I politici (e i loro staff) devono considerare le interazioni online di pari dignità a quelle offline. Finché i commenti FB saranno considerati “di serie B”, ci sarà un’aspettativa frustrata, dunque sfiducia.

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4. Aggiornare il significatodelle parole “sinistra”

e “destra”

1. Voto sempre meno “ideologico”2. Non sono tutti uguali, ma cambiano le differenze3. Ideali senza prassi = perdita di fiducia

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Risemantizzare sinistra e destra

4.Il dato: -11.6% (voto orientato politicamente per

appartenenza, -23% nell’elettorato 25-34)

Dati comparati 2006-2013 – Demos – Associazione Etica ed Economia: qui l’indagine completa

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Risemantizzare sinistra e destra

4.Scenario

a.Il sentimento di appartenenza sinistra-destra, anche se è ancora maggioritario, è sempre meno esplicativo delle preferenze di voto (soprattutto tra i più giovani).

b.La formazione del governo Monti prima, del governo Letta ora, insieme all’opposizione del Movimento5Stelle (“né di destra né di sinistra”) mette a dura prova il bipolarismo politico e culturale.

c.Nel frattempo in tutta Italia (ad esempio alle elezioni locali) destra e sinistra sono in opposizione, ed esistono inoltre argomenti tabù (nel dibattito nazionale), che in realtà nascondono le vere differenze contemporanee sinistra-destra.

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Risemantizzare sinistra e destra

4.Soluzioni (ammesso che si vogliano trovare)

a.Rinnovare il concetto di “ideale”, creando un collegamento sistematico tra “ideale” (orientamento culturale), proposta di legge, coerenza della biografia del proponente (valore della competenza), realizzazione concreta e ricaduta sulla vita quotidiana dei cittadini

Esempio: parlare di “trasporto pubblico locale” è un conto, proporre l’acquisto di mille treni per i pendolari (con un primo firmatario esperto di trasporti) vuol dire unire ideali e prassi legandolo a un miglioramento immediato

b. Ricomporre la mobilitazione finalizzandola a obiettivi pragmatici (e raggiungibili), come è accaduto al referendum 2011

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5. “Su Internet si raggiungono solo i giovani:” falso!

1. Rinunciare agli alibi2. Rinunciare alla metafora del “popolo della rete”3. Usare soluzioni tecnologiche moderne, per tutti

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Il popolo della Rete non esiste5.Il dato: 78.8% (italiani di età compresa tra i 55 e i 64

anni che usano Internet)

Gennaio 2013 – Indagine annuale Demos-Coop:

qui l’indagine completa

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Il popolo della Rete non esiste5.

Scenario

a.Il segmento socio-demografico 45-64 scarica più applicazioni per smartphone rispetto al segmento 14-29 anni (Censis, ottobre 2012).

b.Il segmento socio-demografico con i tassi più alti di nuovi iscritti a Facebook in Italia è di età compresa tra i 45 e i 64 anni.

c.La situazione cambia radicalmente dopo i 64 anni, ma la frattura nell’accesso a Internet appare più “cultural” che “digital”, almeno nelle grandi città, anche grazie alla diffusione della connettività da dispositivi mobili.

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Il popolo della Rete non esiste5.Soluzioni

a.Chi teorizza che comunicare sui social media impedisce di raggiungere “gli italiani” sta mentendo. Probabilmente ha più paura di perdere il controllo del processo decisionale che di fallire come comunicatore. Facebook è il primo “mercato” in Italia per numero di utenti che è possibile raggiungere, dunque partiti e singoli politici devono utilizzare i social media in modo professionale se vogliono comunicare e ricostruire un rapporto di fiducia consolidato con gli italiani.

b.Nessuna timidezza anche nelle soluzioni tecnologiche utilizzate per comunicare (ad esempio applicazioni per smartphone). Come per il punto uno (democrazia interna), bisogna smetterla di considerare gli italiani come un gruppo di idioti.

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0. Conclusione(scettica ma non pessimistica)

C'è ancora un abisso tra la nostra ipertrofia tecnologica

e il nostro sottosviluppo sociale.

(Manuel Castells)

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Grazie!Dino Amenduni

http://about.me/[email protected]