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N. 9 OTTOBRE-NOVEMBRE 2013 - ANNO XXXI - MENSILE - AuTORIzzAzIONE TRIB. PERugIA N° 660 dEL 7/03/1983 AR- DO- RE D I PENTECOSTE

Chiesa Insieme Speciale Visita Papa Francesco

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N. 9 OTTOBRE-NOVEMBRE 2013 - ANNO XXXI - MENSILE - AuTORIzzAzIONE TRIB. PERugIA N° 660 dEL 7/03/1983

AR- D O -RE D I

PENTECOSTE

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2 Chiesa Insieme OTTOBRE/NOVEMBRE - 2013

Riflessione del Vescovo 2La visita di papa Francesco 2Messaggio del vescovo alla diocesi 16Il dopo papa Francesco 17Una chiesa in Sinodo 18

Volume della visita pastorale 19

Famiglie del VangeloUnità pastorale di Fossato di Vico 20

Parrocchia di Cannara 21La Madonna di Pompei in diocesi 22Nuovo diacono 23Nasce l’Ordo Virginum 24Fraternità pellegrina contemplativa 25Il segno della gratitudine 26Agenda di Novembre2013 28

SOMMARIO

IN CAMMINO «Camminare. È una delle parole che prefe-risco quando penso al cristiano e alla Chie-sa». Ricorderemo tutti queste parole che il papa ha pronunciato a San Rufino. Non c’è modo più bello di ringraziare papa France-sco per quanto abbiamo vissuto il 4 otto-bre scorso che quello di riprendere il nostro cammino con uno slancio rinnovato. La vi-sita del Papa ci ha lasciato un patrimonio ideale che dovremo a lungo rimeditare. Una parola venuta al momento giusto: mentre stiamo entrando nel vivo del cammino sinodale, che il papa ha benedetto. «Fare ‘sinodo’ – ci ha spiegato – vuol dire camminare insieme. […] Non siamo isolati, non camminiamo da soli, ma siamo parte dell’unico gregge di Cristo che cam-mina insieme».Gli scorsi mesi sono stati di una intensità straordinaria. Il pro-gramma pastorale è ormai definito. Anche l’iniziativa dello scorso 27 di ottobre ci ha riconsegnato un aspetto non secon-dario della vocazione della nostra Chiesa: lo “spirito di Assisi”. Ora ci tocca onorare, passo dopo passo, gli impegni che ab-biamo assunto. La mia sensazione, quando ascolto il “polso” delle comunità cristiane, è quella di un diffuso bisogno di rinnovamento. Fino a qualche tempo fa dominavano toni di stanchezza e lamente-la. Ora è il nostro popolo stesso che preme. Ricordo alcune voci al passaggio del papa: “Francesco, non mollare!”. Linguaggio fiorito, un po’ da stadio. Ma la dice lunga. Quanto stiamo spe-rimentando da alcuni mesi nella Chiesa è un vero colpo d’ala. Sentiamo un flusso di Grazia che ci spinge a rimboccarci le maniche. La Chiesa, ha ricordato ancora papa Francesco, non cresce per proselitismo, cresce per attrazione. E certamente non prende respiro se si chiude nel guscio, ma se si mette sul-le strade degli uomini, fino alle ultime periferie. Anche questa una parola cara al Papa, che abbiamo fatto totalmente nostra. Buon cammino!

LA PAROLA DEL VESCOVOFRANCISCUS AD FRANCISCI DOMUM

GENESI DI UN INCONTROdi: don Giovanni Raia

«Caro Santo Padre, Papa Francesco! Come dirti la nostra gioia? La Chiesa di Assisi, con tutti i suoi fi-gli, specie i francescani, esulta. Ti vogliamo bene, e ti seguiremo. Ma siamo anche ansiosi di una tua VISITA.Nei luoghi del nostro Santo, ti sen-tirai “di casa”.Tanti papi sono venuti prima di te, ma per te c’è un’attesa speciale. È iscritta nel tuo nome.Non tardare ad accon-tentarci!Chiedendoti di benedirci, ti diciamo fin d’ora “gra-zie”.+ Domenico».Quello sopra riportato, è il testo che mons. Domenico Sorrentino in data 19 marzo 2013 scrisse al neoletto papa Francesco. Questi non tardò a rispondere. Il suc-cessivo 23 marzo, per voce del Sostituto mons. Angelo Becciu arrivò la risposta: «… con lettera del 19 marzo corrente, Ella ha formulato il cordiale invito al Sommo Pontefice a rercarSi in visita in codesta terra, così ric-ca di tradizioni cristiane e particolarmente cara al suo cuore.Il Santo Padre, al Quale mi sono premurato di sottopor-re la devota istanza, ha vivamente apprezzato il corte-se gesto e ringrazia per i nobili sentimenti che l’hanno motivato. Egli mi incarica di comunicare di aver preso visione con spirituale affetto dello scritto da Lei inviato e, mentre esorta a perseverare nella preghiera per la Sua Persona e per il Suo servizio alla Chiesa, assicura che terrà presente il desiderio della Comunità di Assisi, volentieri impartendo a Lei, al Clero e ai fedeli affidati alle Sue premure pastorali l’implorata Benedizione Apo-

Istituto Serafico

Vescovado

S. Maria Maggiore

San Damiano

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3Chiesa Insieme OTTOBRE/NOVEMBRE - 2013

FRANCISCUS AD FRANCISCI DOMUM GENESI DI UN INCONTRO

LUOGHI VISITATI DAL PAPA San Francesco Sup.

San Francesco Inf. Centro Accoglienzapoveri - S.M. Angeli

Eremo delle Carceri

Cattedrale San Rufino

Santa Chiara

Porziuncola

Rivotorto

stolica …». In occasione, poi, della vi-sita Ad Limina Apostolorum,

nell’aprile successivo, alla voce di mons. Sorrentino si

unirono quelle dei vesco-vi umbri. Si fece anche

la proposta della data che il papa accettò. La dioce-si di Assisi ben volentieri ha condiviso la sua gioia con quella dell’intera re-

gione presente per l’offerta dell’olio che arde sulla tomba del santo. E il papa è giunto in Assisi. A visitare la città che fu di France-

sco e Chiara. Fermandosi nei luoghi che ne testimoniano la presenza e offrendo una chiave di lettura per qualsiasi pellegrinaggio in questa terra benedetta: partire dagli ul-timi, sulle orme del figlio di Bernardone che si fece povero alla sequela di Colui che spogliò se stesso per assumere la condizione di servo. Si, perché questa è stata la pri-ma e fondamentale scelta del successore di Pietro nel suo pellegrinaggio assisano: invitare tutti a spogliarsi di ogni mondanità per assumere i sentimenti che furono in Cristo Gesù.E le masse – umbre e di altre regioni d’Italia e del mondo -, convenute in Assisi ad accoglierlo hanno compreso l’invito. Gli si sono strette attorno e ne hanno assorbito lo stile. La stessa Assisi ha mostrato un coinvolgimento vivacemente cordiale nella accoglienza del papa e di quanti sono venuti per incontrarlo su questo lembo di terra dalla speciale vo-cazione.Mons. Sorrentino ha voluto ringraziare il papa con una let-tera del 13 ottobre. Ad essa – sempre a firma del Sostituto

- è giunta risposta il 18 ottobre: «Eccellenza Reverendissi-ma, con la stimata lettera del 13 ottobre corrente, e relativi allegati, Ella ha voluto manifestare al Sommo Pontefice fer-vidi sentimenti di gratitudine per la recente Visita ad Assisi, informandoLo, in pari tempo, dei progetti pastorali connessi a tale evento.Sua Santità, Che ha apprezzato il premuroso gesto, deside-ra esprimere viva riconoscenza e, mentre chiede di perse-verare nella preghiera per Lui e per il Suo servizio alla Chie-sa, di cuore, rinnova la Benedizione Apostolica, estensibile all’intera Comunità diocesana».In futuro sarà importante restituire la visita. Come amici che si ritrovano; come figli e discepoli narranti le meraviglie dell’Amore.

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4 Chiesa Insieme OTTOBRE/NOVEMBRE - 2013

Noi siamo fra le piaghe di Gesù, ha detto lei, signora. Ha anche detto che queste piaghe hanno bisogno di esse-re ascoltate, di essere riconosciute. E mi viene in mente quando il Signore Gesù andava in cammino con quei due discepoli tristi. Il Signore Gesù, alla fine, ha fatto vedere le sue piaghe e loro hanno riconosciuto Lui. Poi il pane, dove Lui era lì. Il mio fratello Domenico mi diceva che qui si fa l’Adorazione. Anche quel pane ha bisogno di essere ascol-tato, perché Gesù è presente e nascosto dietro la semplici-tà e la mitezza di un pane. E qui è Gesù nascosto in questi ragazzi, in questi bambini, in queste persone. Sull’altare adoriamo la Carne di Gesù; in loro troviamo le piaghe di Gesù. Gesù nascosto nell’Eucaristia e Gesù nascosto in queste piaghe. Hanno bi-sogno di essere ascoltate! Forse non tanto sui gior-nali, come notizie; quello è un ascolto che dura uno, due, tre giorni, poi viene un altro, un altro … De-vono essere ascoltate da quelli che si dicono cristia-ni. Il cristiano adora Gesù, il cristiano cerca Gesù, il cristiano sa riconoscere le piaghe di Gesù. E oggi, tutti noi, qui, abbiamo la necessità di dire: “Que-ste piaghe devono essere ascoltate!”. Ma c’è un’altra cosa che ci dà speranza. Gesù è presente nell’Eu-caristia, qui è la Carne di Gesù; Gesù è presente fra voi, è la Carne di Gesù: sono le piaghe di Gesù in queste persone. Ma è interessante: Gesù, quando è Risorto era bel-lissimo. Non aveva nel suo corpo dei lividi, le ferite… niente! Era più bello! Sol-tanto ha voluto conserva-re le piaghe e se le è por-tate in Cielo. Le piaghe di Gesù sono qui e sono in Cielo davanti al Padre. Noi

curiamo le piaghe di Gesù qui e Lui, dal Cielo, ci mostra le sue piaghe e dice a tutti noi, a tutti noi: “Ti sto aspettan-do!”. Così sia Il Signore vi benedica tutti. Che il suo amore scenda su di noi, cammini con noi; che Gesù ci dica che queste piaghe sono di Lui e ci aiuti a dare voce, perché noi cristiani le ascoltiamo.

A seguire le altre parole che Papa Francesco aveva prepa-rato per questa occasione e che ci ha consegnato:

Cari fratelli e sorelle, voglio iniziare la mia visita ad Assisi con voi, vi saluto tut-ti! Oggi è la festa di San Francesco, e io ho scelto, come Vescovo di Roma, di portare il suo nome. Ecco perché oggi sono qui: la mia visita è soprattutto un pellegrinaggio di amore, per pregare sulla tomba di un uomo che si è spo-gliato di se stesso e si è rivestito di Cristo e, sull’esempio

di Cristo, ha amato tutti, spe-cialmente i più poveri e ab-bandonati, ha amato con stu-pore e semplicità la creazione di Dio. Arrivando qui ad Assisi, alle porte della città, si trova questo Istituto, che si chiama proprio “Serafico”, un sopran-nome di san Francesco. Lo fondò un grande francescano, il Beato Ludovico da Casoria. Ed è giusto partire da qui. San Francesco, nel suo Testa-mento, dice: «Il Signore dette a me, frate Francesco, di in-cominciare a fare penitenza così: quando ero nei pecca-ti mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi: e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo» (FF, 110). La società purtroppo è inqui-nata dalla cultura dello “scar-to”, che è opposta alla cultura dell’accoglienza. E le vittime della cultura dello scarto sono proprio le persone più deboli, più fragili. In questa Casa in-vece vedo in azione la cultura dell’accoglienza. Certo, anche

MAGISTERO DEL SANTO PADRE IN ASSISI

1. Incontro con i bambini disabili e ammalati ospiti dell’Istituto Serafico [In risposta all’intervento della dott. Francesca di Maolo, presidente dell’Istituto].

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5Chiesa Insieme OTTOBRE/NOVEMBRE - 2013

qui non sarà tutto perfetto, ma si collabora insieme per la vita dignitosa di persone con gravi difficoltà. Grazie per questo segno di amore che ci offrite: questo è il segno della vera civiltà, umana e cristiana! Mettere al centro dell’attenzione sociale e politica le persone più svantaggiate! A volte invece le famiglie si trovano sole nel farsi carico di loro. Che cosa fare? Da questo luogo in cui si vede l’amore concreto, dico a tutti: moltiplichiamo le opere della cultura dell’accoglienza, opere anzitutto animate da un profondo amore cristiano, amore a Cristo Crocifisso, alla carne di Cristo, opere in cui si uniscano la professionalità, il lavoro qualificato e giustamente retribui-to, con il volontariato, un tesoro prezioso. Servire con amore e con tenerezza le persone che hanno biso-gno di tanto aiuto ci fa crescere in umanità, perché esse sono vere risorse di umanità. San Francesco era un giovane ricco, aveva ideali di gloria, ma Gesù, nella persona di quel lebbro-so, gli ha parlato in silenzio, e lo ha cambiato, gli ha fatto capire ciò che vale veramente nella vita: non le ricchezze, la forza delle armi, la gloria terrena, ma l’umiltà, la misericordia, il perdono. Qui, cari fratelli e sorelle, voglio leggervi qualcosa di perso-nale, una delle più belle lettere che ho ricevuto, un dono di amore di Gesù. Me l’ha scritta Nicolás, un ragazzo di 16 anni, disabile fin dalla nascita, che abita a Buenos Aires. Ve la leg-go: «Caro Francesco: sono Nicolás ed ho 16 anni; siccome non posso scriverti io (perché ancora non parlo, né cammino), ho chiesto ai miei genitori di farlo al posto mio, perché loro sono le persone che mi conoscono di più. Ti voglio raccontare che quando avevo 6 anni, nel mio Collegio che si chiama Ae-din, Padre Pablo mi ha dato la prima Comunione e quest’anno, in novembre, riceverò la Cresima, una cosa che mi dà molta gioia. Tutte le notti, da quando tu me l’hai chiesto, io doman-do al mio Angelo Custode, che si chiama Eusebio e che ha molta pazienza, di custodirti e di aiutarti. Stai sicuro che lo fa

molto bene perché ha cura di me e mi accompagna tutti i giorni!! Ah! E quando non ho sonno … viene a giocare con me!! Mi piacerebbe molto venire a vederti e ricevere la tua benedizione e un bacio: solo questo!! Ti mando tanti saluti e continuo a chiedere ad Eusebio che abbia cura di te e ti dia forza. Baci. NICO». In questa lettera, nel cuore di questo ragazzo c’è la bel-lezza, l’amore, la poesia di Dio. Dio che si rivela a chi ha il cuore semplice, ai piccoli, agli umili, a chi noi spesso consideriamo ultimi, anche a voi, cari amici: quel ragazzo quando non riesce ad addormentarsi gioca con il suo An-gelo Custode; è Dio che scende a giocare con lui. Nella Cappella di questo Istituto, il Vescovo ha voluto che ci sia l’adorazione eucaristica permanente: lo stesso Gesù che adoriamo nel Sacramento, lo incontriamo nel fratello più fragile, dal quale impariamo, senza barriere e compli-cazioni, che Dio ci ama con la semplicità del cuore. Grazie a tutti di questo incontro. Vi porto con me, nell’af-fetto e nella preghiera. Ma anche voi pregate per me! Il Signore vi benedica e la Madonna e san Francesco vi pro-teggano.

Dopo avere lasciato la cappella il Santo Padre, affaccian-dosi ad una finestra, ha rivolto le seguenti parole alle per-sone presenti all’esterno dell’edificio: Buongiorno! Vi saluto. Grazie tante per tutto questo. E pregate per tutti i bambini, i ragazzi, le persone che sono qui, per tutti quelli che lavorano qui. Per loro! Tanto bel-lo! Che il Signore vi benedica! Pregate anche per me! Ma sempre! Pregate a favore, non contro! Il Signore vi bene-dica.

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6 Chiesa Insieme OTTOBRE/NOVEMBRE - 2013

2. Incontro con i poveri assistiti dalla Caritas - sala della spoliazione del vescovado, Assisi

Ha detto il mio fratello Vescovo che è la prima volta, in 800 anni, che un Papa viene qui. In questi giorni, sui giornali, sui mezzi di comunicazione, si facevano fanta-sie. “Il Papa andrà a spogliare la Chiesa, lì!”. “Di che cosa spoglierà la Chiesa?”. “Spoglierà gli abiti dei Vescovi, dei Cardinali; spoglierà se stesso”. Questa è una buona occasione per fare un invito alla Chiesa a spogliarsi. Ma la Chiesa siamo tutti! Tutti! Dal primo bat-tezzato, tutti siamo Chiesa, e tutti dobbiamo andare per la strada di Gesù, che ha percorso una stra-da di spogliazione, Lui stesso. E’ diventato servo, servitore; ha voluto essere umiliato fino alla Croce. E se noi vogliamo essere cristiani, non c’è un’altra strada. Ma non possiamo fare un cristia-nesimo un po’ più umano – dicono – senza croce, senza Gesù, senza spogliazione? In questo modo di-venteremo cristiani di pasticceria, come belle torte, come belle cose dolci! Bellissimo, ma non cristia-ni davvero! Qualcuno dirà: “Ma di che cosa deve spogliarsi la Chie-sa?”. Deve spogliarsi oggi di un pericolo gravissimo, che minaccia ogni persona nella Chiesa, tutti: il pericolo della mondanità. Il cristiano non può convivere con lo spirito del mondo. La mondanità che ci porta alla vanità, alla prepo-tenza, all’orgoglio. E questo è un idolo, non è Dio. E’ un idolo! E l’idolatria è il peccato più forte! Quando nei media si parla della Chiesa, credono che la Chiesa siano i preti, le suore, i Vescovi, i Cardinali e il Papa. Ma la Chiesa siamo tutti noi, come ho detto. E tut-ti noi dobbiamo spogliarci di questa mondanità: lo spirito contrario allo spirito delle beatitudini, lo spirito contrario allo spirito di Gesù. La mondanità ci fa male. È tanto triste trovare un cristiano mondano, sicuro – secondo lui – di quella sicurezza che gli dà la fede e sicuro della sicurezza che gli dà il mondo. Non si può lavorare nelle due parti. La Chiesa - tutti noi - deve spogliarsi della mondanità, che la porta alla vanità, all’orgoglio, che è l’idolatria. Gesù stesso ci diceva: “Non si può servire a due padroni: o servi Dio o servi il denaro” (cfr Mt 6,24). Nel denaro c’era tutto questo spirito mondano; denaro, vanità, orgo-glio, quella strada … noi non possiamo … è triste cancellare con una mano quello che scriviamo con l’altra. Il Vangelo è il Vangelo! Dio è unico! E Gesù si è fatto servitore per noi e lo spirito del mondo non c’entra qui. Oggi sono qui con voi. Tanti di voi sono stati spogliati da questo mondo selvaggio, che non dà lavoro, che non aiuta; a cui non im-porta se ci sono bambini che muoiono di fame nel mondo; non importa se tante famiglie non hanno da mangiare, non hanno la dignità di portare pane a casa; non importa che tanta gente debba fuggire dalla schiavitù, dalla fame e fuggire cercando la libertà. Con quanto dolore, tante vol-te, vediamo che trovano la morte, come è successo ieri a Lampedusa: oggi è un giorno di pianto! Queste cose le fa lo spirito del mondo. È proprio ridicolo che un cristiano - un cristiano vero - che un prete, che una suora, che un Vesco-vo, che un Cardinale, che un Papa vogliano andare sulla

strada di questa mondanità, che è un atteggiamento omicida. La mondani-tà spirituale uccide! Uccide l’anima! Uccide le persone! Uccide la Chiesa! Quando Francesco, qui, ha fatto quel gesto di spogliarsi era un ragazzo giovane, non aveva forza per questo. E’ stata la forza di Dio che lo ha spin-to a fare questo, la forza di Dio che voleva ricordarci quello che Gesù ci diceva sullo spirito del mondo, quello che Gesù ha pregato al Padre, perché il Padre ci salvasse dallo spirito del mondo. Oggi, qui, chiediamo la grazia per tutti i cristiani. Che il Signore dia a tutti noi il coraggio di spogliarci, ma non di 20 lire, spogliarci dello spirito del mondo, che è la lebbra, è il can-cro della società! È il cancro della ri-velazione di Dio! Lo spirito del mondo è il nemico di Gesù! Chiedo al Signo-re che, a tutti noi, dia questa grazia di spogliarci. Grazie!

Al termine dell’incontro, ha pronun-ciato le seguenti parole: Grazie tante dell’accoglienza. Prega-te per me, che ne ho bisogno ... Tut-ti! Grazie!

A seguire le altre parole che Papa Francesco aveva prepa-rato per questa occasione e che ha consegnato dandole per lette:Cari fratelli e sorelle, grazie per la vostra accoglienza! Questo luogo è un luogo speciale, e per questo ho voluto fare una tappa qui, anche se la giornata è molto piena. Qui Francesco si spogliò di tutto, davanti a suo padre, al Vescovo, e alla gente di As-sisi. Fu un gesto profetico, e fu anche un atto di preghiera, un atto di amore e di affidamento al Padre che è nei cieli. Con quel gesto Francesco fece la sua scelta: la scelta di essere povero. Non è una scelta sociologica, ideologica, è la scelta di essere come Gesù, di imitare Lui, di seguirlo fino in fondo. Gesù è Dio che si spoglia della sua gloria. Lo leggiamo in san Paolo: Cristo Gesù, che era Dio, spogliò se stesso, svuotò se stesso, e si fece come noi, e in que-sto abbassamento arrivò fino alla morte di croce (cfr Fil 2,6-8). Gesù è Dio, ma è nato nudo, è stato posto in una mangiatoia, ed è morto nudo e crocifisso. Francesco si è spogliato di ogni cosa, della sua vita mon-dana, di se stesso, per seguire il suo Signore, Gesù, per essere come Lui. Il Vescovo Guido comprese quel gesto e subito si alzò, abbracciò Francesco e lo coprì col suo man-tello, e fu sempre suo aiuto e protettore (cfr Vita Prima, FF, 344). La spogliazione di san Francesco ci dice semplicemente quello che insegna il Vangelo: seguire Gesù vuol dire met-terlo al primo posto, spogliarci delle tante cose che abbia-mo e che soffocano il nostro cuore, rinunciare a noi stessi, prendere la croce e portarla con Gesù. Spogliarsi dell’io orgoglioso e distaccarsi dalla brama di avere, dal denaro, che è un idolo che possiede. Tutti siamo chiamati ad essere poveri, spogliarci di noi stessi; e per questo dobbiamo imparare a stare con i po-veri, condividere con chi è privo del necessario, toccare la

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carne di Cristo! Il cristiano non è uno che si riempie la bocca coi poveri, no! E’ uno che li incontra, che li guarda negli occhi, che li tocca. Sono qui non per “fare notizia”, ma per indi-care che questa è la via cristiana, quella che ha percorso san Francesco. San Bonaventura, parlando della spogliazione di san Francesco, scrive: «Così, dunque, il servitore del Re altis-simo fu lasciato nudo, perché seguisse il nudo Signore crocifisso, oggetto del suo amore». E aggiunge che così Francesco si salvò dal «nau-fragio del mondo» (FF 1043). Ma vorrei, come Pastore, anche chiedermi: di che cosa deve spogliarsi la Chiesa? Spogliarsi di ogni mondanità spirituale, che è una tentazione per tutti; spogliarsi di ogni azione che non è per Dio, non è di Dio; dalla paura di aprire le porte e di uscire incontro a tutti, specialmente dei più poveri, bisognosi, lontani, senza aspettare; certo non per per-dersi nel naufragio del mondo, ma per portare con coraggio la luce di Cristo, la luce del Vangelo, anche nel buio, dove non si vede, dove può succedere di inciam-pare; spogliarsi della tranquillità apparente che danno le strutture, certamente necessarie e importanti, ma che non devono oscurare mai l’unica vera forza che porta in sé: quella di Dio. Lui è la nostra forza! Spogliarsi di ciò che non è essenziale, perché il riferimento è Cristo; la Chiesa è di Cristo! Tanti passi, soprattutto in questi decenni, sono stati fatti. Continuiamo su questa strada che è quella di Cristo, quella dei Santi.Per tutti, anche per la nostra società che dà segni di stan-chezza, se vogliamo salvarci dal naufragio, è necessario seguire la via della povertà, che non è la miseria – questa è da combattere -, ma è il saper condividere, l’essere più

solidali con chi è bisognoso, il fidarci più di Dio e meno delle nostre forze umane. Mons. Sorrentino ha ricordato l’opera di solidarietà del vescovo Nicolini, che ha aiutato centinaia di ebrei nascondendoli nei conventi, e il centro di smistamento segreto era proprio qui, nel vescovado. An-che questa è spogliazione, che parte sempre dall’amore, dalla misericordia di Dio! In questo luogo che ci interpella, vorrei pregare perché ogni cristiano, la Chiesa, ogni uomo e donna di buona vo-lontà, sappia spogliarsi di ciò che non è essenziale per an-dare incontro a chi è povero e chiede di essere amato. Grazie a tutti!

3. Omelia - S. Messa, piazza San Francesco, Assisi

«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, per-ché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11,25). Pace e bene a tutti! Con questo saluto francescano vi rin-grazio per essere venuti qui, in questa Piazza, carica di storia e di fede, a pregare insieme. Oggi anch’io, come tanti pellegrini, sono venuto per ren-dere lode al Padre di tutto ciò che ha voluto rivelare a uno di questi “piccoli” di cui ci parla il Vangelo: Francesco, figlio di un ricco commerciante di Assisi. L’incontro con Gesù lo portò a spogliarsi di una vita agiata e spensierata, per sposare “Madonna Povertà” e vivere da vero figlio del Padre che è nei cieli. Questa scelta, da parte di san Fran-cesco, rappresentava un modo radicale di imitare Cristo, di rivestirsi di Colui che, da ricco che era, si è fatto povero per arricchire noi per mezzo della sua povertà (cfr 2 Cor 8,9). In tutta la vita di Francesco l’amore per i poveri e l’imitazione di Cristo povero sono due elementi uniti in modo inscindibile, le due facce di una stessa medaglia. Che cosa testimonia san Francesco a noi, oggi? Che cosa ci dice, non con le parole – questo è facile – ma con la vita?

1. La prima cosa che ci dice, la realtà fondamentale che ci testimonia è questa: essere cristiani è un rapporto vitale con la Persona di Gesù, è rivestirsi di Lui, è assimilazione a Lui.Da dove parte il cammino di Francesco verso Cristo? Par-

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te dallo sguardo di Gesù sulla croce. Lasciar-si guardare da Lui nel momento in cui dona la vita per noi e ci attira a Lui. Francesco ha fat-to questa esperienza in modo particolare nella chiesetta di san Damia-no, pregando davanti al crocifisso, che anch’io oggi potrò venerare. In quel crocifisso Gesù non appare morto, ma vivo! Il sangue scende dalle ferite delle mani, dei piedi e del costato, ma quel sangue espri-me vita. Gesù non ha gli occhi chiusi, ma aperti, spalancati: uno sguardo che parla al cuore. E il Crocifisso non ci parla di sconfitta, di fallimento; paradossalmente ci parla di una morte che è vita, che ge-nera vita, perché ci parla di amore, perché è l’Amore di Dio incarnato, e l’Amore non muore, anzi, sconfigge il male e la morte. Chi si lascia guardare da Gesù crocifisso viene ri-creato, diventa una «nuova creatura». Da qui parte tutto: è l’esperienza della Grazia che trasforma, l’essere amati senza merito, pur essendo peccatori. Per questo Francesco può dire, come san Paolo: «Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo» (Gal 6,14).Ci rivolgiamo a te, Francesco, e ti chiediamo: insegnaci a rimanere davanti al Crocifisso, a lasciarci guardare da Lui, a lasciarci perdonare, ricreare dal suo amore.2. Nel Vangelo abbiamo ascoltato queste parole: «Venite a me, voi tutti, che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ri-storo. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,28-29).Questa è la seconda cosa che Francesco ci testimonia: chi segue Cristo, riceve la vera pace, quella che solo Lui, e non il mondo, ci può dare. San Francesco viene associato da molti alla pace, ed è giusto, ma pochi vanno in profon-dità. Qual è la pace che Francesco ha accolto e vissuto e ci trasmette? Quel-la di Cristo, passata attraverso l’amo-re più grande, quello della Croce. E’ la pace che Gesù Risorto donò ai discepoli quando apparve in mezzo a loro (cfr Gv 20,19.20).La pace francescana non è un senti-mento sdolcinato. Per favore: questo san Francesco non esiste! E neppure è una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo… Anche questo non è francescano! Anche questo non è francescano, ma è un’idea che alcuni hanno costruito! La pace di san Fran-cesco è quella di Cristo, e la trova chi “prende su di sé” il suo “giogo”, cioè il suo comandamento: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato (cfr Gv 13,34; 15,12). E questo giogo non si può por-tare con arroganza, con presunzione, con superbia, ma solo si può portare con mitezza e umiltà di cuore. Ci rivolgiamo a te, Francesco, e ti chie-diamo: insegnaci ad essere “strumen-ti della pace”, della pace che ha la sua

sorgente in Dio, la pace che ci ha portato il Signore Gesù. 3. Francesco ini-zia il Cantico così: “Altissimo, onni-potente, bon Si-gnore … Laudato sie … cun tutte le tue creature” (FF, 1820). L’amore per tutta la crea-zione, per la sua armonia! Il Santo d’Assisi testimonia il rispetto per tut-to ciò che Dio ha creato e come Lui lo ha creato, senza sperimentare sul creato per distrug-gerlo; aiutarlo a

crescere, a essere più bello e più simile a quello che Dio ha creato. E soprattutto san Francesco testimonia il rispetto per tutto, testimonia che l’uomo è chiamato a custodire l’uomo, che l’uomo sia al centro della creazione, al posto dove Dio - il Creatore - lo ha voluto. Non strumento degli idoli che noi creiamo! L’armonia e la pace! Francesco è sta-to uomo di armonia, uomo di pace. Da questa Città della Pace, ripeto con la forza e la mitezza dell’amore: rispettia-mo la creazione, non siamo strumenti di distruzione! Ri-spettiamo ogni essere umano: cessino i conflitti armati che insanguinano la terra, tacciano le armi e dovunque l’odio ceda il posto all’amore, l’offesa al perdono e la discordia all’unione. Sentiamo il grido di coloro che piangono, soffro-no e muoiono a causa della violenza, del terrorismo o della guerra, in Terra Santa, tanto amata da san Francesco, in Siria, nell’intero Medio Oriente, in tutto il mondo. Ci rivolgiamo a te, Francesco, e ti chiediamo: ottienici da Dio il dono che in questo nostro mondo ci sia armonia, pace e rispetto per il Creato! Non posso dimenticare, infine, che oggi l’Italia celebra

san Francesco quale suo Patrono. E do gli auguri a tutti gli italiani, nel-la persona del Capo del governo, qui presente. Lo esprime anche il tradi-zionale gesto dell’offerta dell’olio per la lampada votiva, che quest’anno spetta proprio alla Regione Umbria. Preghiamo per la Nazione italiana, perché ciascuno lavori sempre per il bene comune, guardando a ciò che unisce più che a ciò che divide. Faccio mia la preghiera di san Fran-cesco per Assisi, per l’Italia, per il mondo: «Ti prego dunque, o Signore Gesù Cristo, padre delle misericor-die, di non voler guardare alla nostra ingratitudine, ma di ricordarti sem-pre della sovrabbondante pietà che in [questa città] hai mostrato, affin-ché sia sempre il luogo e la dimora di quelli che veramente ti conoscono e glorificano il tuo nome benedetto e gloriosissimo nei secoli dei seco-li. Amen» (Specchio di perfezione, 124: FF, 1824).

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4. Incontro con il clero, persone di vita consacrata e membri di consigli pastorali Cattedrale di San Rufino, Assisi

Cari fratelli e sorelle della Comunità Diocesana, buon pomeriggio!Vi ringrazio per la vostra accoglienza, sacerdoti, religiosi e religiose, laici impegnati nei consigli pastorali! Quanto sono necessari, i consigli pastorali! Un Vescovo non può guidare una diocesi senza i consigli pastorali. Un parroco non può guidare la parrocchia senza i consigli pastorali. Questo è fondamentale! Siamo nella Cattedrale! Qui si conserva il fonte battesimale dove san Francesco e san-ta Chiara furono battezzati, che in quel tempo si trovava nella Chiesa di Santa Maria. La memoria del Battesimo è importante! Il Battesimo è la nostra nascita come figli della Madre Chiesa. Io vorrei farvi una domanda: chi di voi sa il giorno del suo Battesimo? Pochi! Pochi … Ades-so, compiti a casa! Mamma, papà, dimmi: quando sono stato battezzato? Ma, è importante, perché è il giorno della nascita come figlio di Dio. Un solo Spirito, un solo Battesimo, nella varietà dei carismi e dei ministeri. Che grande dono essere Chiesa, far parte del Popolo di Dio! Tutti siamo il Popolo di Dio. Nell’armonia, nella comu-nione delle diversità, che è opera dello Spirito Santo, perché lo Spirito Santo è l’armonia e fa l’armonia: è un dono di Lui, e dobbiamo essere aperti a riceverlo! Il Vescovo è custode di questa armonia. Il Vescovo è custode di questo dono dell’armonia nella diversità. Per questo il Papa Benedetto ha voluto che l’attività pasto-rale nelle Basiliche papali francescane sia integrata in quella diocesana. Perché lui deve fare l’armonia: è il suo compito, è il suo dovere e la sua vocazione. E lui ha un dono speciale per farla. Sono contento che stiate cam-minando bene su questa strada, con beneficio di tutti, collaborando insieme con serenità, e vi incoraggio a con-tinuare. La Visita pastorale che si è da poco conclusa e il Sinodo diocesano che state per celebrare sono momenti forti di crescita per questa Chiesa, che Dio ha benedetto in modo particolare. La Chiesa cresce, ma non è per fare proselitismo: no, no! La Chiesa non cresce per proseli-

tismo. La Chiesa cresce per attrazione, l’attrazione della testimonianza che ognuno di noi da al Popolo di Dio.Ora, brevemente, vorrei sottolineare alcuni aspetti della vostra vita di Comunità. Non voglio dirvi cose nuove, ma confermarvi in quelle più importanti, che caratterizzano il vostro cammino diocesano.1. La prima cosa è ascoltare la Parola di Dio. La Chiesa è questo: la comunità – lo ha detto il Vescovo – la comunità che ascolta con fede e con amore il Signore che parla. Il piano pastorale che state vivendo insieme insiste proprio su questa dimensione fondamentale. E’ la Parola di Dio che suscita la fede, la nutre, la rigenera. E’ la Parola di Dio che tocca i cuori, li converte a Dio e alla sua logica che è così diversa dalla nostra; è la Parola di Dio che rinnova conti-nuamente le nostre comunità …Penso che tutti possiamo migliorare un po’ su questo aspetto: diventare tutti più ascoltatori della Parola di Dio, per essere meno ricchi di nostre parole e più ricchi delle sue Parole. Penso al sacerdote, che ha il compito di pre-dicare. Come può predicare se prima non ha aperto il suo cuore, non ha ascoltato, nel silenzio, la Parola di Dio? Via queste omelie interminabili, noiose, delle quali non si capi-sce niente. Questo è per voi! Penso al papà e alla mamma, che sono i primi educatori: come possono educare se la loro coscienza non è illuminata dalla Parola di Dio, se il loro modo di pensare e di agire non è guidato dalla Parola; quale esempio possono dare ai figli? Questo è importante, perché poi papà e mamma si lamentano: “questo figlio …” Ma tu,

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che testi-m o n i a n z a gli hai dato? Come gli hai parlato? Della Paro-la di Dio o della parola del telegior-nale? Papà e mamma devono par-lare già del-la Parola di Dio! E penso ai catechi-sti, a tutti gli educato-ri: se il loro cuore non è riscaldato dalla Parola, come pos-

sono riscaldare i cuori degli altri, dei bambini, dei giovani, degli adulti? Non basta leggere le Sacre Scritture, bisogna ascoltare Gesù che parla in esse: è proprio Gesù che parla nelle Scritture, è Gesù che parla in esse. Bisogna essere antenne che ricevono, sintonizzate sulla Parola di Dio, per essere antenne che trasmettono! Si riceve e si trasmet-te. E’ lo Spirito di Dio che rende vive le Scritture, le fa comprendere in profondità, nel loro senso vero e pieno! Chiediamoci, come una delle domande verso il Sinodo: che posto ha la Parola di Dio nella mia vita, la vita di ogni gior-no? Sono sintonizzato su Dio o sulle tante parole di moda o su me stesso? Una domanda che ognuno di noi deve farsi.2. Il secondo aspetto è quello del camminare. E’ una del-le parole che preferisco quando penso al cristiano e alla Chiesa. Ma per voi ha un senso particolare: state entrando nel Sinodo diocesano, e fare “sinodo” vuol dire camminare insieme. Penso che questa sia veramente l’esperienza più bella che viviamo: far parte di un popolo in cammino, in cammino nella storia, insieme con il suo Signore, che cam-mina in mezzo a noi! Non siamo isolati, non camminiamo da soli, ma siamo parte dell’unico gregge di Cristo che cammina insieme.Qui penso ancora a voi preti, e lasciate che mi metta anch’io con voi. Che cosa c’è di più bello per noi se non camminare con il nostro popolo? E’ bello! Quando io penso a questi parroci che conoscevano il nome delle persone della parrocchia, che andavano a trovarli; anche come uno mi diceva: “Io conosco il nome del cane di ogni famiglia”, anche il nome del cane, conoscevano! Che bello che era! Che cosa c’è di più bello? Lo ripeto spesso: camminare con il nostro popolo, a volte davanti, a volte in mezzo e a volte dietro: davanti, per guidare la comunità; in mezzo, per incoraggiarla e sostenerla; dietro, per tenerla unita per-ché nessuno rimanga troppo, troppo indietro, per tener-la unita, e anche per un’altra ragione: perché il popolo ha “fiuto”! Ha fiuto nel trovare nuove vie per il cammino, ha il “sensus fidei”, che dicono i teologi. Che cosa c’è di più bello? E nel Sinodo ci deve essere anche che cosa lo Spirito Santo dice ai laici, al Popolo di Dio, a tutti.Ma la cosa più importante è camminare insieme, col-laborando, aiutandosi a vicenda; chiedersi scusa, rico-noscere i propri sbagli e chiedere perdono, ma anche accettare le scuse degli altri perdonando – quanto è im-portante questo! Alle volte penso ai matrimoni che dopo tanti anni si separano. “Eh… no, non ci intendiamo, ci siamo allontanati ”. Forse non hanno saputo chiedere scusa a tempo. Forse non hanno saputo perdonare a tempo. E sempre, ai novelli sposi, io do questo consi-

glio: “Litigate quanto volete. Se volano i piatti, lasciateli. Ma mai finire la giornata senza fare la pace! Mai!”. E se i matrimoni imparano a dire: “Ma, scusa, ero stanco”, o sol-tanto un gestino: è questa la pace; e riprendere la vita il giorno dopo. Questo è un bel segreto, e questo evita que-ste separazioni dolorose. Quanto è importante camminare uniti, senza fughe in avanti, senza nostalgie del passato. E mentre si cammina si parla, ci si conosce, ci si racconta gli uni agli altri, si cresce nell’essere famiglia. Qui chiedia-moci: come camminiamo? Come cammina la nostra realtà diocesana? Cammina insieme? E che cosa faccio io perché essa cammini veramente insieme? Io non vorrei entrare qui nell’argomento delle chiacchiere, però voi sapete che le chiacchiere dividono sempre!3. Dunque: ascoltare, camminare, e il terzo aspetto è quello missionario: annunciare fino alle periferie. Anche questo l’ho preso da voi, dai vostri progetti pastorali. Il Vescovo ne ha parlato, recentemente. Ma voglio sottoli-nearlo, anche perché è un elemento che ho vissuto molto quando ero a Buenos Aires: l’importanza di uscire per an-dare incontro all’altro, nelle periferie, che sono luoghi, ma sono soprattutto persone in situazioni di vita speciale. E’ il caso della diocesi che avevo prima, quella di Buenos Aires. Una periferia che mi faceva tanto male, era trovare nelle famiglie di classe media, bambini che non sapevano farsi il Segno della Croce. Ma, questa è una periferia! E io vi domando: qui, in questa diocesi, ci sono bambini che non sanno farsi il Segno della Croce? Pensateci. Queste sono vere periferie esistenziali, dove Dio non c’è. In un primo senso, le periferie di questa diocesi, per esem-pio, sono le zone della Diocesi che rischiano di essere ai margini, fuori dai fasci di luce dei riflettori. Ma sono anche persone, realtà umane di fatto emarginate, disprezzate. Sono persone che magari si trovano fisicamente vicine al “centro”, ma spiritualmente sono lontane. Non abbiate paura di uscire e andare incontro a queste persone, a queste situazioni. Non lasciatevi bloccare da pregiudizi, da abitudini, rigidità mentali o pastorali, dal fa-moso “si è sempre fatto così!”. Ma si può andare alle peri-ferie solo se si porta la Parola di Dio nel cuore e si cammina con la Chiesa, come san Francesco. Altrimenti portiamo noi stessi, non la Parola di Dio, e questo non è buono, non serve a nessuno! Non siamo noi che salviamo il mondo: è proprio il Signore che lo salva!Ecco, cari amici, non vi ho dato ricette nuove. Non le ho, e non credete a chi dice di averle: non ci sono. Ma ho trovato nel cammino della vostra Chiesa aspetti belli e im-portanti che vanno fatti crescere e voglio confermarvi in essi. Ascoltate la Parola, camminate insieme in fraternità, annunciate il Vangelo nelle periferie! Il Signore vi benedi-ca, la Madonna vi protegga, e san Francesco vi aiuti tutti a vivere la gioia di essere discepoli del Signore! Grazie.

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5. Parole del Santo Padre Francesco alle monache di clausuracappella del coro della basilica di Santa Chiara, Assisi

Io pensavo che questa riunione fosse come avevamo fatto due volte a Castel Gandolfo, nella sala capitolare, da solo con le suore ma, vi confesso, non ho il corag-gio di mandare via i Cardinali. Facciamola così.Bene. Vi ringrazio tanto dell’ac-coglienza e per la preghiera per la Chiesa. Quando una suora nel-la clausura consacra tutta la sua vita al Signore, accade una tra-sformazione che non si finisce di capire. La normalità del nostro pensiero penserebbe che questa suora diventa isolata, sola con l’Assoluto, sola con Dio; è una vita ascetica, penitente. Ma que-sta non è la strada di una suora di clausura cattolica, neppure cri-stiana. La strada passa per Gesù Cristo, sempre! Gesù Cristo è al centro della vostra vita, della vo-stra penitenza, della vostra vita comunitaria, della vostra preghie-ra e anche della universalità del-la preghiera. E per questa strada succede il contrario di quello che pensa che questa sarà un’ascetica suora di clausura. Quando va per la strada della contemplazione di Gesù Cristo, della preghiera e della penitenza con Gesù Cristo, diventa grandemente umana. Le suore di clausura sono chiamate ad avere grande umanità, un’umanità come quella della Madre Chiesa; umane, capire tutte le cose del-la vita, essere persone che sanno capire i problemi umani, che sanno perdonare, che sanno chiedere al Signore per le persone. La vostra umanità. E la vostra umanità viene per questa strada, l’Incarnazione del Verbo, la strada di Gesù Cristo. E qual è il segno di una suora così umana? La gioia, la gioia, quando c’è gioia! A me da tristezza quando trovo suore che non sono gioiose. Forse sorridono, mah, con il sorriso di un’assistente di volo. Ma non con il sorriso del-la gioia, di quella che viene da dentro. Sempre con Gesù Cristo. Oggi nella Messa, parlando del Crocifisso, dicevo che Francesco lo aveva contemplato con gli occhi aperti, con le ferite aperte, con il sangue che veniva giù. E questa è la vostra con-templazione: la realtà. La real-tà di Gesù Cri-sto. Non idee astratte, non idee astratte, perché secca-no la testa. La contemplazione delle piaghe di Gesù Cristo! E le ha portate in Cielo, e le ha! E’ la stra-da dell’uma-nità di Gesù Cristo: sempre con Gesù, Dio-

uomo. E per questo è tanto bello quando la gente va al parlatorio dei monasteri e chiedono preghie-re e dicono i loro problemi. Forse la suora non dice nulla di straor-dinario, ma una parola che li vie-ne proprio dalla contemplazione di Gesù Cristo, perché la suora, come la Chiesa, è sulla strada di essere esperta in umanità. E questa è la vostra strada: non troppo spiritua-le! Quando sono troppo spirituali, io penso alla fondatrice dei mo-nasteri della concorrenza vostra, Santa Teresa, per esempio. Quan-do a lei veniva una suora, oh, con queste cose… diceva alla cuoca: “dalle una bistecca!”. Sempre con Gesù Cristo, sempre. L’umanità di Gesù Cristo! Perché il Verbo è venuto nella carne, Dio si è fatto carne per noi, e questo darà a voi una santità umana, grande, bella, matura, una santità di madre. E la Chiesa vi vuole così: madri, madre, madre. Dare vita. Quando voi pre-gate, per esempio, per i sacerdo-ti, per i seminaristi, voi avete con loro un rapporto di maternità; con la preghiera li aiutate a diventare buoni Pastori del Popolo di Dio. Ma

ricordatevi della bistecca di Santa Teresa! E’ importante. E questo è il primo: sempre con Gesù Cristo, le piaghe di Gesù Cristo, le piaghe del Signore. Perché è una realtà che, dopo la Resurrezione, Lui le aveva e le ha portate.E la seconda cosa che volevo dirvi, brevemente, è la vita di comunità. Perdonate, sopportatevi, perché la vita di comu-nità non è facile. Il diavolo approfitta di tutto per dividere! Dice: “Io non voglio parlare male, ma…”, e si incomincia la divisione. No, questo non va, perché non porta a niente: alla divisione. Curare l’amicizia tra voi, la vita di famiglia, l’amore tra voi. E che il monastero non sia un Purgatorio, che sia una famiglia. I problemi ci sono, ci saranno, ma, come si fa in una famiglia, con amore, cercare la soluzione con amore; non distruggere questa per risolvere questo; non avere competizione. Curare la vita di comunità, per-ché quando nella vita di comunità è così, di famiglia, è pro-

prio lo Spirito Santo che è nel mezzo della comunità. Queste due cose volevo dirvi: la con-templazione sempre, sempre con Gesù; Gesù, Dio e Uomo. E la vita di comunità, sem-pre con un cuore grande. La-sciando passare, non vantarsi, sopportare tutto, sorridere dal cuore. E il segno ne è la gioia. E io chiedo per voi questa gio-ia che nasce proprio dalla vera contemplazione e da una bella vita comunitaria. Grazie! Gra-zie dell’accoglienza. Vi prego di pregare per me, per piacere, non lo dimenticate! Prima della Benedizione, preghiamo la Ma-donna: Ave Maria …

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5. Incontro con i giovani dell’umbria - parole del santo padre FrancescoPiazzale della Basilica di Santa Maria degli Angeli, Assisi

DOMANDE DEI GIOVANI AL SANTO PADRE

1. FAMIGLIA: Nicola e Chiara Volpi (Perugia-Città della Pie-ve) Noi giovani viviamo in una società dove al centro c’è lo star bene, il divertirsi, il pensare a se stessi. Vivere un matrimonio da giovani cristiani è complesso, aprirsi alla vita è una sfida e un timore frequente. Come coppia gio-vane sentiamo la gioia di vivere il nostro matrimonio, ma ne sperimentiamo la fatica e le sfide quotidiane. Come la Chiesa ci può aiutare, come i nostri pastori possono soste-nerci, quali passi anche noi siamo chiamati a compiere?

2. LAVORO: Danilo Zampolini (Spoleto-Norcia) e David Gi-rolami (Foligno)Anche in Umbria la crisi economica generale di questi ul-timi anni ha provocato situazioni di disagio e povertà. Il futuro si presenta incerto e minaccioso. Il rischio è di per-dere, insieme con la sicurezza economica, anche la spe-ranza. Come deve guardare al futuro un giovane cristiano? Su quali strade impegnarsi per l’edificazione di una società degna di Dio e degna dell’uomo?

3. VOCAZIONE: Benedetto Fattorini (Orvieto-Todi) e Chia-roli Maria (Terni-Narni-Amelia)Che cosa fare nella vita? Come e dove spendere i talenti che il Signore mi ha dato? A volte ci affascina l’idea del sacerdozio o della vita consa-

crata. Ma subito nasce la pau-ra. E poi, un impegno così: “per sempre”? Come riconoscere la chiamata di Dio? Che cosa con-siglia a chi vorrebbe dedicare la vita al servizio di Dio e dei fratelli?

4. MISSIONE: Luca Nassuato (Assisi-Nocera Umbra-Gual-do Tadino), Mirko Pierli (Città di Castello) e Petra Sannipoli

(Gubbio)È bello per noi stare qui insieme con Lei e sentire le Sue parole che ci incoraggia-no e ci riscaldano il cuore. L’anno della fede che si conclude fra qualche setti-mana ha riproposto a tutti i credenti l’ur-genza dell’annuncio della buona novella. Anche noi vorremmo partecipare a que-sta avventura entusiasmante. Ma come? Quale può essere il nostro contributo? Che cosa dobbiamo fare?

RISPOSTE DEL SANTO PADRE

Cari giovani dell’Umbria, buona sera!Grazie di essere venuti, grazie di que-sta festa! Davvero, questa è una festa! E grazie per le vostre domande.Sono contento che la prima domanda sia stata da una giovane coppia. Una bella testimonianza! Due giovani che hanno scelto, hanno deciso, con gioia e con coraggio di formare una famiglia. Sì, perché è proprio vero, ci vuole corag-gio per formare una famiglia! Ci vuole coraggio! E la domanda di voi, giovani sposi, si collega a quella sulla vocazione. Che cos’è il matrimonio? E’ una vera e propria vocazione, come lo sono il sa-cerdozio e la vita religiosa. Due cristia-ni che si sposano hanno riconosciuto nella loro storia di amore la chiamata del Signore, la vocazione a formare di due, maschio e femmina, una sola car-ne, una sola vita. E il Sacramento del matrimonio avvolge questo amore con

la grazia di Dio, lo radica in Dio stesso. Con questo dono, con la certezza di questa chiamata, si può partire sicuri, non si ha paura di nulla, si può affrontare tutto, insieme!Pensiamo ai nostri genitori, ai nostri nonni o bisnonni: si sono sposati in condizioni molto più povere delle nostre, alcuni in tempo di guerra, o di dopoguerra; alcuni sono emigrati, come i miei genitori. Dove trovavano la forza? La trovavano nella certezza che il Signore era con loro, che la famiglia è benedetta da Dio col Sacramento del matrimonio, e che benedetta è la missione di mettere al mondo i figli e di educarli. Con queste certezze hanno su-perato anche le prove più dure. Erano certezze semplici, ma vere, formavano delle colonne che sostenevano il loro amore. Non è stata facile, la vita loro; c’erano problemi, tanti problemi. Ma queste certezze semplici li aiutavano ad andare avanti. E sono riusciti a fare una bella famiglia,

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a dare vita, a fare crescere i fi-gli. Cari amici, ci vuole questa base morale e spirituale per costru-ire bene, in modo solido! Oggi, questa base non è più garan-tita dalle famiglie e dalla tra-dizione sociale. Anzi, la società in cui voi siete nati privilegia i diritti individuali piuttosto che la famiglia - questi diritti indi-viduali -, privilegia le relazioni che durano finché non sorgono difficoltà, e per questo a vol-te parla di rapporto di coppia, di famiglia e di matrimonio in modo superficiale ed equivo-co. Basterebbe guardare certi programmi televisivi e si vedo-

no questi valori! Quante volte i parroci – anch’io, alcune volte l’ho sentito – sentono una coppia che viene a sposarsi: “Ma voi sapete che il matrimonio è per tutta la vita?”. “Ah, noi ci amiamo tanto, ma … rimarremo insieme finché dura l’amore. Quando fi-nisce, uno da una parte e l’altro dall’al-tra”. E’ l’egoismo: quando io non sento, taglio il matrimonio e mi dimentico di quell’“una sola carne”, che non può divi-dersi. E’ rischioso sposarsi: è rischioso! E’ quell’egoismo che ci minaccia, perché dentro di noi tutti abbiamo la possibili-tà di una doppia personalità: quella che dice: “Io, libero, io voglio questo …”, e l’altra che dice: “Io, me, mi, con me, per me …”. L’egoismo sempre, che tor-na e non sa aprirsi agli altri. L’altra dif-ficoltà è questa cultura del provvisorio: sembra che niente sia definitivo. Tutto è provvisorio. Come ho detto prima: mah, l’amore, finché dura. Una volta ho senti-to un seminarista – bravo – che diceva: “Io voglio diventare prete, ma per dieci anni. Dopo ci ripenso”. E’ la cultura del provvisorio, e Gesù non ci ha salvato provvisoriamente: ci ha salvati definiti-vamente!

Ma lo Spirito Santo suscita sempre risposte nuove alle nuove esigenze! E così si sono moltiplicati nella Chiesa i cammini per fidanzati, i corsi di preparazione al Matrimo-nio, i gruppi di giovani coppie nelle parrocchie, i movimenti familiari … Sono una ricchezza immensa! Sono punti di ri-ferimento per tutti: giovani in ricerca, coppie in crisi, geni-tori in difficoltà con i figli e viceversa. Ci aiutano tutti! E poi ci sono le diverse forme di accoglienza: l’affido, l’adozione, le case-famiglia di vari tipi … La fantasia – mi permetto la parola – la fantasia dello Spirito Santo è infinita, ma è an-che molto concreta! Allora vorrei dirvi di non avere paura di fare passi definitivi: non avere paura di farli. Quante volte ho sentito mamme che mi dicono: “Ma, Padre, io ho un figlio di 30 anni e non si sposa: non so cosa fare! Ha una bella fidanzata, ma non si decide”. Ma, signora, non gli stiri più le camicie! E’ così! Non avere paura di fare passi definitivi, come quello del matrimonio: approfondite il vo-stro amore, rispettandone i tempi e le espressioni, prega-te, preparatevi bene, ma poi abbiate fiducia che il Signore non vi lascia soli! Fatelo entrare nella vostra casa come

uno di famiglia, Lui vi sosterrà sempre.La famiglia è la vocazione che Dio ha scritto nella natura dell’uomo e della donna, ma c’è un’altra vocazione com-plementare al matrimonio: la chiamata al celibato e alla

verginità per il Regno dei cieli. E’ la voca-zione che Gesù stesso ha vissuto. Come ri-conoscerla? Come seguirla? E’ la terza do-manda che mi avete fatto. Ma qualcuno di voi può pensare: ma questo vescovo, che bravo! Abbiamo fatto la domanda e ha le risposte tutte pronte, scritte! Io ho ricevu-to le domande alcuni giorni fa. Per questo le conosco. E vi rispondo con due elementi essenziali su come riconoscere questa vo-cazione al sacerdozio o alla vita consacrata. Pregare e camminare nella Chiesa. Queste due cose vanno insieme, sono intrecciate. All’origine di ogni vocazione alla vita con-sacrata c’è sempre un’esperienza forte di Dio, un’esperienza che non si dimentica, la si ricorda per tutta la vita! E’ quella che ha avuto Francesco. E questo noi non lo possiamo calcolare o programmare. Dio ci sorprende sempre! E’ Dio che chiama; però è importante avere un rapporto quoti-diano con Lui, ascoltarlo in silenzio davanti al Tabernacolo e nell’intimo di noi stessi, parlargli, accostarsi ai Sacramenti. Avere questo rapporto familiare con il Signore è

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come tenere aperta la finestra della nostra vita perché Lui ci faccia sentire la sua voce, che cosa vuole da noi. Sarebbe bello senti-re voi, sentire qui i preti presenti, le suore … Sarebbe bellissimo, perché ogni storia è unica, ma tutte partono da un incontro che illumina nel profondo, che tocca il cuore e coinvolge tutta la persona: affetto, intellet-to, sensi, tutto. Il rapporto con Dio non ri-guarda solo una parte di noi stessi, riguarda tutto. E’ un amore così grande, così bello, così vero, che merita tutto e merita tutta la nostra fiducia. E una cosa vorrei dirla con forza, specialmente oggi: la verginità per il Regno di Dio non è un “no”, è un “sì”! Certo, comporta la rinuncia a un legame coniugale e ad una propria famiglia, ma alla base c’è il “sì”, come risposta al “sì” totale di Cristo verso di noi, e questo “sì” rende fecondi. Ma qui ad Assisi non c’è bisogno di parole! C’è Francesco, c’è Chiara, parlano loro! Il loro carisma continua a parlare a tanti gio-vani nel mondo intero: ragazzi e ragazze che lasciano tutto per seguire Gesù sulla via del Vangelo.Ecco, Vangelo. Vorrei prendere la parola “Vangelo” per rispondere alle altre due do-mande che mi avete fatto, la seconda e la quarta. Una riguarda l’impegno sociale, in questo periodo di crisi che minaccia la spe-ranza; e l’altra riguarda l’evangelizzazione, il portare l’annuncio di Gesù agli altri. Mi avete chiesto: che cosa possiamo fare? Quale può essere il nostro contributo?

Qui ad Assisi, qui vicino alla Porziuncola, mi sembra di sentire la voce di san Francesco che ci ripete: “Vangelo, Vangelo!”. Lo dice anche a me, anzi, prima a me: Papa Francesco, sii servitore del Vangelo! Se io non riesco ad essere un servitore del Vangelo, la mia vita non vale niente!Ma il Vangelo, cari amici, non riguarda solo la religione, riguarda l’uomo, tutto l’uomo, riguarda il mondo, la so-cietà, la civiltà umana. Il Vangelo è il messaggio di sal-vezza di Dio per l’umanità. Ma quando diciamo “mes-saggio di salvezza”, non è un modo di dire, non sono semplici parole o parole vuote come ce ne sono tante oggi! L’umanità ha veramente bisogno di essere salva-ta! Lo vediamo ogni giorno quando sfogliamo il giorna-le, o sentiamo le notizie alla televisione; ma lo vediamo anche intorno a noi, nelle persone, nelle situazioni; e lo vediamo in noi stessi! Ognuno di noi ha bisogno di salvezza! Soli non ce la facciamo! Abbiamo bisogno di salvezza! Salvezza da che cosa? Dal male. Il male ope-ra, fa il suo lavoro. Ma il male non è invincibile e il cri-stiano non si rassegna di fronte al male. E voi giovani, volete rassegnarvi di fronte al male, alle ingiustizie, alle difficoltà? Volete o non volete? [I giovani rispondono: No!] Ah, va bene. Questo piace! Il nostro segreto è che Dio è più grande del male: ma questo è vero! Dio è più grande del male. Dio è amore infinito, misericordia senza limiti, e questo Amore ha vinto il male alla radice nella morte e risurrezione di Cristo. Questo è il Vangelo, la Buona Notizia: l’amore di Dio ha vinto! Cristo è morto sulla croce per i nostri peccati ed è risorto. Con Lui noi possiamo lottare contro il male e vincerlo ogni giorno. Ci crediamo o no? [I giovani rispondono: Sì!] Ma questo ‘sì’ deve andare nella vita! Se io credo che Gesù ha vin-to il male e mi salva, devo seguire Gesù, devo andare sulla strada di Gesù per tutta la vita.Allora il Vangelo, questo messaggio di salvezza, ha due destinazioni che sono legate: la prima, suscitare

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la fede, e questa è l’evangelizzazione; la seconda, tra-sformare il mondo secondo il disegno di Dio, e questa è l’animazione cristiana della società. Ma non sono due cose separate, sono un’unica missione: portare il Vangelo con la testimonianza della nostra vita trasforma il mondo! Que-sta è la via: portare il Vangelo con la testimonianza della nostra vita.Guardiamo Francesco: lui ha fatto tutt’e due queste cose, con la forza dell’unico Vangelo. Francesco ha fatto crescere la fede, ha rinnovato la Chiesa; e nello stesso tempo ha rinnovato la società, l’ha resa più fraterna, ma sempre col Vangelo, con la testimonianza. Sapete che cosa ha detto Francesco una volta ai suoi fratelli? “Predicate sempre il Vangelo e se fosse necessario, anche con le parole!”. Ma, come? Si può predicare il Vangelo senza le parole? Sì! Con la testimonianza! Prima la testimonianza, dopo le parole! Ma la testimonianza!Giovani dell’Umbria: fate così anche voi! Oggi, nel nome di san Francesco, vi dico: non ho né oro, né argento da darvi, ma qualcosa di molto più prezioso, il Vangelo di Gesù. An-date con coraggio! Con il Vangelo nel cuore e tra le mani, siate testimoni della fede con la vostra vita: portate Cri-sto nelle vostre case, annunciatelo tra i vostri amici, acco-glietelo e servitelo nei poveri. Giovani, date all’Umbria un messaggio di vita, di pace e di speranza! Potete farlo!Recita del Padre Nostro e BenedizioneE per favore, vi chiedo: pregate per me!

«Anch'io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mi-stero di Dio con l'eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi pre-sentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fos-

se fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio» (1 Cor 2, 1-5).

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LA FRESCHEZZA DI UN ANNUNCIO PER IL CAMMINO DELLA NOSTRA CHIESAMessaggio alla diocesi di mons. Sorrentino

Carissimi fratelli e sorelle!La visita di papa Francesco sorprende la nostra Chiesa in un mo-mento significativo. Siamo nella fase di preparazione del Sinodo diocesano. Al Papa consegneremo il libro della Visita Pastorale e chiederemo la benedizione sul nostro cammino sinodale. Sono ancora fresche nella memoria le due visite di Benedetto XVI. Nella prima (2007) ricevemmo le coordinate per cammina-re con Francesco sulle orme di Cristo; nella seconda (2011) ci venne riconfermata quella vocazione speciale che è ormai nota nel mondo come “spirito di Assisi”.Ora papa Francesco ci porta la freschezza di un annuncio che, già in questi primi mesi del suo pontificato, ci ha tanto colpito. Nei contenuti, nient’altro che il vangelo. Ma il modo con cui ce lo dona, il tratto con cui ci parla, ci sorride, ci abbraccia, ci fanno provare una sensazione nuova. Ci fanno sentire quel clima di “famiglia” che pulsa negli Atti degli Apostoli: “avevano un cuor solo e un’anima sola” (At 4,32). È la Chiesa che desideriamo. È il nostro programma! Per realizzarlo ci siamo messi in ascolto della Parola di Dio. Quest’anno metteremo a fuoco, nelle Scuole della Parola, gli Atti degli Apostoli e le lettere di Paolo. Apriamo il cuore al vangelo, la “bella notizia”: Parola che va accolta, assimilata, vissuta. Papa Francesco ci sta aiutando a comprendere come il vangelo va tradotto in vita quotidiana. Che cosa ci dirà il prossimo 4 ottobre? Stando all’esperienza di questi mesi, è probabile che ci dirà cose “forti”. Ci inviterà ad uscire da noi stessi, ad andare verso le “periferie”. Ci spingerà a farci carico degli ultimi aprendo ad essi le nostre case e i nostri cuori. È un discorso evangelico che ci impegna in modo speciale in un momento in cui anche la nostra diocesi, con tanta parte dell’Ita-lia e del mondo, conosce il dramma della crisi occupazionale e di tante altre povertà. Le cose che il Papa ci dirà daranno un colpo d’ala al programma pastorale che vi consegnerò il prossimo 13 ottobre. Ci aiuti la Vergine Santa, che ci farà visita a breve nell’immagine della Vergine del Rosario di Pompei. Ti accogliamo con gioia, papa Francesco! A noi l’impegno di seguirti. Camminando insieme.A te, da tutti noi, un grande abbraccio. Grazie, papa Francesco!Assisi

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La visita di papa Francesco in Assisi è destinata a restare nella storia ad un titolo tutto particolare: quello di un papa che ha scelto di chiamarsi Fran-cesco e che ha voluto assumere lo stile essenziale dell’«araldo del Gran Re». E che, pellegrino nella città del “Frate”, ha voluto raccontare al mondo di come la Sposa del Cristo debba spogliarsi di ogni mondanità e rivestirsi dell’abito nuovo preparatoLe dal suo Sposo. A partire dallo stesso programma della visita che è stato espressione di una nuova metodologia pellegrinante e di pellegrinaggio evangelizzante. Due li-velli che, nell’esperienza del vescovo di Roma, con simbiosi espressiva di vita integrata, hanno detto alla Chiesa e al mondo il senso della comunione che conduce alla pienezza della gioia (cfr 1 Gv 1, 4).Un nuovo modo di pellegrinare in Assisi dove le pietre parlano solo se gli uomini prestano loro voce (come avviene per ogni cosa creata dall’Amore, riflesso della «gloria di Colui che tutto move»). Non sono i muri a costituire la memoria di Francesco : è l’esperienza vissuta dello “spirito francescano” a giustifica-re la “cura dei luoghi francescani” . E in ognuno di essi la memoria della scelta di vita del figlio di Bernardone: ora servo fra i lebbrosi, ora muratore e restauratore di chiesa, ora contemplativo nei silenzio dei boschi, ora sollecito delle povere dame, ora predicatore con la vita più che con la parola. Memoria che diventa aiuto al viatore nel dare volto alla ricerca dell’unico bene, l’Altissimo bon Signore.Pellegrinaggio evangelizzate quello del pontefice che ha sottolineato con forza, verbale e simbolica, come sia in-dispensabile partire dagli ultimi, poveri di Dio e categoria interpretativa dell’essere e dell’agire cristiano, per com-prendere Francesco d’Assisi e portare la buona novella del Signore Gesù Cristo. Significativo in tal senso, l’inizio della visita dall’Istituto Serafico che l’eloquente disegno della Provvidenza ha vo-luto geograficamente, all’”inizio della città”: «Gesù è pre-sente nell’Eucaristia, qui è la Carne di Gesù; Gesù è pre-sente fra voi, è la Carne di Gesù: sono le piaghe di Gesù in queste persone». È dalla carne del Verbo, adorata e servita, gloriosa e umiliata, che l’avventura diventa storia e il frammento si fa disegno, sempre più nitido, del vero volto del più bello tra i figli dell’uomo. Forti le espressioni, poi, rivolte alla comunità diocesana nella cattedrale di San Rufino, quando ci ha ricordato che la nostra Chiesa deve mettersi in cammino «per andare incontro all’altro, nelle periferie, che sono luoghi, ma sono soprattutto persone in situazioni di vita speciale»; ed ha continuato dicendo: «Non abbiate paura di uscire e andare incontro a queste persone, a queste situazioni. Non lasciatevi bloccare da pregiudizi, da abitudini, rigidità mentali o pastorali, dal fa-moso “si è sempre fatto così!”. Ma si può andare alle peri-ferie solo se si porta la Parola di Dio nel cuore e si cammina con la Chiesa, come san Francesco. Altrimenti portiamo noi stessi, non la Parola di Dio, e questo non è buono, non serve a nessuno!».Per fare questo è necessario nutrirsi della Parola e lasciare che la stessa performi le nostre esistenze, come è avve-nuto per Francesco che, giovane, dalla forza di Cristo ha avuto la grazia della spoliazione. Che, come ci ha ricordato

il papa vuol dire: «Spogliarsi di ogni mondanità spirituale, che è una tentazione per tutti; spogliarsi di ogni azione che non è per Dio, non è di Dio; dalla paura di aprire le porte e di uscire incontro a tutti, specialmente dei più poveri, bisognosi, lontani, senza aspettare; certo non per perdersi nel naufragio del mondo, ma per portare con coraggio la luce di Cristo, la luce del Vangelo, anche nel buio, dove non si vede, dove può succedere di inciampare; spogliarsi della tranquillità apparente che danno le strutture, certamente necessarie e importanti, ma che non devono oscurare mai l’unica vera forza che porta in sé: quella di Dio. Lui è la nostra forza! Spogliarsi di ciò che non è essenziale, perché il riferimento è Cristo; la Chiesa è di Cristo!».Seguendo il Santo Padre, quindi, in questo suo pellegri-naggio evangelizzante siamo portati a comprendere la ne-cessità di essere in Assisi e visitare Assisi in modo nuo-vo: continuamente attenti alla parabola della nostra vita di fede. Autentica nella misura in cui – come scriveva un grande figlio di san Francesco – diventa l’itinerario della mente in Dio. E dove la mente dice non solo la facoltà ra-zionale, ma l’uomo nella sua globalità di spirito incarnato e di carne spiritualizzata.

PER LA SUBLIMITÀ DELLA CONOSCENZA DI CRISTODopo la visita di papa Francesco anche il pellegrinaggio deve rinnovarsi

di: don Giovanni Raia

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UNA CHIESA IN SINODO. IL VANGELO DELLE PERIFERIEMons. Sorrentino ha consegnato il piano pastorale alla diocesi

di: Suor Maria Rosaria Sorce (FI).

NON VI HO DATO RICETTE NUOVEPapa Francesco alla comunità diocesana nella cattedrale di San Rufino

di: Sabrina Scarponi

«Non vi ho dato ricette nuove. Non le ho. E non cre-dete a che dice di averle: non ci sono». Con queste parole è terminato il breve ma incisivo intervento di Papa Francesco nella Cattedrale di San Rufino rivolto a tutti i fedeli presenti: clero, religiosi e consigli pasto-rali della Diocesi.Il Santo Padre nel suo discorso ci ha presentato tre aspetti chiave per la nostra vita di comunità cristiana: il primo è “ascoltare” la Parola di Dio che, dice, “susci-ta la fede, la nutre, la rigenera”. Un aspetto questo, ha sottolineato il Papa, “su cui tutti possiamo migliorare, per essere meno ricchi delle nostre parole e più ricchi delle Sue Parole”. Questo riguarda tutti: dai sacer-doti ai genitori, dai catechisti agli sposi cristiani. “Non basta leggere le Sacre Scritture, bisogna ascoltare Gesù che parla in esse, bisogna essere antenne che ricevono, sintonizzate sulla Parola di Dio, per essere antenne che trasmettono! Si riceve e si trasmette. E’ lo Spirito di Dio che rende vive le Scritture, le fa com-prendere in profondità”. Il secondo aspetto che il Pontefice ha spiegato è il “camminare”. “Il Sinodo che voi state tenendo - ha detto - è un cammino” e “che cosa c’è di più bello se non camminare insieme, collaborando e aiutandosi a

vicenda? Chiedersi scusa, riconoscere i propri errori e chiedere perdono, ma anche accettare le scuse degli altri e perdo-nare?” - imparare ad usare misericordia anche verso gli altri e non solo verso se stessi. E mentre si cammina si parla, ci si conosce, ci si racconta gli uni agli altri, ci si aspetta, si pone attenzione ai più deboli, si cresce come in una famiglia, evitando le chiacchiere che sono pericolose.Infine il terzo aspetto, importante per la comunità, è “annunciare” fino alle periferie, che sono, ha chiarito il Santo Pa-dre, zone della Diocesi ma anche “realtà umane”, persone emarginate, lontane anche solo spiritualmente. E qui Papa Francesco ci ha lasciati con il suo incoraggiamento ”... non abbiate paura di uscire e andare incontro a queste persone, a queste situazioni. Non lasciatevi bloccare da pregiudizi, da abitudini, rigidità mentali o pastorali, dal ‘si è sempre fatto così!'. Ma si può andare alle periferie solo se si porta la Parola di Dio nel cuore e si cammina con la Chiesa, come San Francesco. Altrimenti portiamo noi stessi, e questo non è buono, non serve a nessuno! Non siamo noi che salviamo il mondo: è il Signore che lo salva!”.

Nella Cattedrale di San Rufino, domenica 13 ottobre alle ore 16.00, il popolo anche nelle sue rappresentanze religiose, civili, ecclesiastiche e pastorali della Diocesi, si è adunato intorno al suo pastore Sua Ecc.za Mons. Domenico Sorren-tino per partecipare alla solenne celebrazione di apertura del nuovo anno pastorale 2013-2014: “Una Chiesa in Sino-do, il Vangelo delle periferie”, quarto anno della Parola (Atti degli Apostoli e San Paolo). La Santa Messa è stata pre-sieduta dal presule e concelebrata da numerosi presbiteri e religiosi presenti. Le strade di Assisi, un tempo segnate dalle orme di San Francesco e di recente, il quattro ottobre scorso, percorse da Papa Francesco, ancora profumano del “buon odore di Cristo”, profuso dalla tenerezza della Carità senza confini del suo dolce vicario in terra. Il profumo, quello del ministero del Santo Padre, di un Cristo incarnato nei suoi, nelle piaghe dei più fragili e invisibili, nelle fatiche quotidiane della sua gente e dei suoi preti, ministri, religio-si e consacrati che hanno scelto di essere Vangelo incar-nato nei luoghi del quotidiano. Le strade assisane, inoltre, sono ancora pervase anche dalla tenerezza materna della Vergine del Santo Rosario di Pompei, la cui effige è giunta

dal santuario campano l’8 ottobre scorso presso la cat-tedrale di San Rufino ove è ri-entrata proprio il 12 ottobre dopo una bre-ve peregrinatio nella Diocesi. “Momenti di grazia su grazia”, sottolineava mons. Sorrentino, di fronte ai quali, come facevano eco le parole di Don Cesare Provenzi, proferite all’omelia della Santa Messa delle ore 10.00 “non è più possibile restare indifferenti; il cristiano, non può vivere al di fuori della gratuità, dando tutto per scontato senza saper più dire grazie e senza sperimentare che quel toccare le piaghe de-gli ultimi si fa Preghiera”. È proprio questo il tema centrale dell’anno pastorale, presentato nell’omelia programmatica di Mons. Sorrentino, per un cammino della tenerezza di Dio dal Vangelo alle periferie dell’umanità piagata. Un cammi-

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no sinodale che partendo da “una gior-nata indimenticabile con Papa France-sco”, sotto “lo sguardo della Madre”, nutrito alla “Scuola della Parola di Dio” ci spinga ad uscire da noi stessi per portare “il Vangelo nelle periferie”, af-finché la “tenerezza di Dio - sottoline-ava il vescovo, - come nell’episodio dei dieci lebbrosi guariti (Lc. 17, 11-19), si spinga sempre proprio verso la più ripugnante delle periferie. La parola di Cristo, infatti, dà speranza al cuore dei disperati, cura le loro piaghe, trasfor-ma la loro vita ed esclama: ‘la tua fede ti ha salvato’”. “Un Sinodo in cammino per sanare la lebbra dei nostri giorni, tra le case degli uomini, tra riflessio-ne e preghiera, nello spirito di Assisi che si fa adorante al Serafico, nel sol-co del magistero e sotto la benedizio-ne di Papa Francesco che proprio nella cattedrale di San Rufino ricordava alla Diocesi: ‘La Visita pastorale che si è da poco conclusa e il Sinodo diocesano che state per celebrare sono momenti forti di crescita per questa Chiesa che Dio ha benedetto in modo particolare’”. La posta in gioco è alta, ma restiamo sereni e fiduciosi in questo cammino specialissimo, confortati dall’aver affi-dato ogni cosa, al termine della Santa Messa, attraverso la figura e le parole del vescovo, alla Vergine del Rosario: “la catena dolce che ci rannoda a Dio … il porto sicuro nel comune naufragio, l’Augusta Regina delle Vittorie”, che ha salutato Assisi continuando a peregri-nare tra i suoi figli, perché noi suoi figli imparassimo a fare altrettanto nelle piaghe dell’umanità sofferente. Solo così gusteremo le parole di Papa Fran-cesco: “Che grande dono essere Chie-sa, far parte del popolo di Dio, sentirsi tutti popolo di Dio nell’armonia e nel-la comunione delle diversità, nel dono dello Spirito Santo!”

NON SI ACCENDE LA LAMPADA PER METTERLA SOTTO IL MOGGIOCONOSCERE IL BENE, FA BENE. PER NATALE REGALIAMOCI UN MOTIVO DI GRATITUDINE

di: don Giovanni Raia

Nel documento Una Chiesa in sinodo. Il vangelo delle periferie, il nostro vescovo ha sottolineato l’importanza degli Atti della Visita Pastorale laddove scrive: “C’è poi il fatto che la nostra chiesa diocesana, costituita dall’unione di due precedenti diocesi, ha una sua complessità che merita di essere fat-ta oggetto di verifica sinodale, occorre conoscersi di più e sintonizzarne il passo. Gli Atti della Visita Pastorale sono un aiuto per questo e un punto di partenza del Sinodo”. Gli Atti sono stati pubblicati in due eleganti volumi: il primo racconta la visita; il secondo, presentando il volto variegato della nostra comunità diocesana, raccoglie le lettere che il vescovo ha inviato alle varie vicarie e parrocchie. I due volumi sono stati donati al papa durante la sua visita, nell’incontro con la diocesi nella cattedrale di San Rufino. Le Lettere sono state pubblicate anche sul sito diocesano. I volumi sono disponibili presso la curia diocesana. La preziosità degli stessi è data dal fatto che, nella loro essenzialità, riescono a dare un volto completo della nostra comunità diocesana, nelle sue espres-sioni più belle e nei suoi spigoli da “limare”. So-prattutto offrono l’op-portunità di conoscerne la variegata e composi-ta conformazione. In tal senso, soprattutto il vo-lume che narra la visi-ta, offre uno strumento prezioso di conoscenza: è importante sapere come si vive il cristia-nesimo nelle varie zone della diocesi; quali sono le cose belle e quali i problemi da affrontare. Tutto ciò non per un fa-cile gossip da opinioni-sti di turno, bensì per quella comunione di in-tenti che fa dei credenti un cuor solo e un’anima sola. Leggere il volume della cronaca, mentre ci invoglia a cercare ulte-riore bellezza, per quel-la mozione dello spirito che abita il cuore dei credenti, ci rende edotti sul fiume di grazia che abita la nostra Chiesa. E così il cammino verso la pienezza del Cristo riceve nuova spinta e si anima di nuovo entusiasmo. Sarebbe bello che in vista del Santo Natale ci si “regalasse” l’opportunità di un’arricchente conoscenza intradiocesana. Invitiamo i parroci, le istituzioni civili, le ditte e le famiglie visitate, a richiedere i volumi. Il contributo spese per tutti e due i volumi è di 28 euro. Per conservare memoria di quanto è avvenuto, ma ancora di più per quanto si è chiamati a fare. Un CD, gratuito, con le foto della visita parrocchiale alla propria parrocchia arricchirà il volu-me per quanti ne faranno richiesta.

Il volume della Visita Pastorale può essere richiesto all’ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali, all’indirizzo mail: [email protected].

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FAMIGLIE DEL VANGELO

SI È SEMINATO SULLA BUONA TERRAUnità pastorale di Fossato di Vico

Si è conclusa Domenica 30 giugno 2013, con la celebrazione della Con-fermazione presieduta da Mons. Vit-torio Peri, la nuova esperienza intra-presa dal gruppo di catechismo della parrocchia di Fossato di Vico, guidato da Patrizia, Angelo, Paolo e Don Jean Claude. Una cerimonia intensamente sentita e partecipata dai 18 cresiman-dio, dai padrini, madrine e genitori che, durante l'intero anno preparato-rio, hanno partecipato assiduamente agli incontri previsti dal cosiddetto metodo dei “quattro tempi" (incontro con i genitori, comunicazione “inter familiare”, incontro con i ragazzi e ce-lebrazione domenicale). Questo nuovo approccio alla catechesi si è rivelato di particolare successo: specialmente per l'importanza di recuperare il ruolo della famiglia, quale cellula imprescin-dibile e vitale del tessuto cristiano. Quella che, d’altro canto, dovrebbe essere solo all’inizio è proprio la vita attiva cristiana e l’impegno di questi ragazzi nella Chiesa. Perché la Cresi-ma, troppe volte, è un punto d’arrivo e non uno d’inizio? Questo è il proble-ma fondamentale della Nuova Evan-gelizzazione: la disillusione e l’indiffe-renza dei giovani e, di conseguenza, la loro assenza nella vita della Chiesa. È stato accentuato l’importanza e il valore, nel periodo di riflessione della preparazione alla Confermazione, del-la Responsabilità Cristiana e la stessa etimologia latina ne spiega l’accezione

più profonda: quella di essere in grado di “sa-per rispondere” positivamente alla chiamata di Dio, alla pro-pria vocazione, anche andando “controcorren-te”, come ha ricordato Papa Francesco. Non è sufficiente “ascoltare” e “credere” se poi non lo si “mette in pratica”: in-fatti “la fede se non ha le opere, è morta in se stessa” (Giacomo, 2). Ora i ragazzi sono chiamati a rispon-dere in modo coerente, con i fatti, alle promesse battesimali. Accettando il sigillo dello Spirito Santo e i suoi doni: sapienza, intelletto, consiglio, fortez-za, scienza, pietà, timor di Dio. Solo grazie a questa forza, chi riceve la Cresima diventa «capace di portare al mondo la testimonianza dello Spi-rito fino alla piena maturità del corpo di Cristo» (Ad gentes, 36). In que-sta ottica di accoglienza responsabi-le e coinvolgente, il cammino vissuto ha avuto, come una delle sue finalità, quella di "individuare le scelte e i passi da fare per uscire dalla stagnazione di

una catechesi tradizionale e affronta-re con coraggio le strade della nuova evangelizzazione".Sperando di aver aperto la strada, con questa piccola rivoluzione, non rima-ne altro che augurare a questi ragazzi appena cresimati, condividendo vicen-devolmente il percorso con genitori e famiglie, padrini e madrine, catechisti e parroco, di proseguire a leggere, ri-flettere e vivere il Vangelo nel miglior cammino cristiano alla luce della Via, della Verità e della Vita, quanto mai consapevoli che la santità, alla quale è chiamato ogni cristiano, si raggiunge con i comportamenti e i piccoli gesti di tutti i giorni.

di: Paolo Nuti

Ringraziamo Gesù perché, anche nella nostra parrocchia di San Facondino, a Gualdo Tadino, si è for-mata la prima Comunità Maria Famiglie del Vangelo. È stata per noi un'esperienza nuova, ma al di là della novità, c'è stata la gioia di approfondire la Pa-rola di Dio con l'aiuto di Padre Luca Paraventi e del nostro Parroco Don Michele Zullato. Durante gli incontri abbiamo prima ascoltato, poi meditato e pregato insieme e si è instaurato man mano un clima di spiritualità e di comunione fraterna. Abbiamo condiviso le nostre esperienze di vita insieme a quelle di Angela e Cinzia che hanno iniziato da tempo questo cammino di fede. Già da diversi anni il nostro gruppo si riuniva ogni settimana per pregare insieme e ora, dopo questa espe-rienza, la preghiera è stata integrata con la lettura di un brano del Vangelo, brevemente commen-tato dal nostro Parroco e dalle nostre riflessioni personali. Accompagnati da Don Michele, abbiamo preso parte alla comunione di Consacrazione nella Basilica di Santa Maria degli Angeli che è coincisa, il 7 settembre scorso, con la veglia di preghiera per la pace.Davanti alla Porziuncola abbiamo letto insieme al nostro Vescovo la Preghiera di Consacrazione, dopo di che Mons. Sorrentino ci ha invitato a continuare con impegno il cammino, a pregare e a sentirci uniti come “famiglia” ; infine ci ha impartito la Benedizione.

Nuova comunità a San Facondino

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Nata la prima Comunità Maria Famiglie del Vangelo a Santa Maria degli Angeli

In un clima di Perdono e Misericordia, il 3 Agosto, la prima Comunità Maria Famiglie del Vangelo di Santa Maria degli Angeli ha fatto la sua Consacrazione alla Porziuncola.

Abbiamo iniziato il cammino con gli otto incontri di preparazione, il 19 maggio, giorno di Pentecoste, guidati da Padre Luca Paraventi. La famiglia conta una quindicina di persone, le più diverse per origine, cultura e lavoro. Ci incontriamo regolarmente ogni martedì, non curanti del caldo e delle ferie, intorno alla Parola di Dio, facciamo una revisione di vita, lodiamo e preghiamo insieme Iddio ! Dopo un periodo iniziale durante il quale il nostro ritrovo è stato un locale della Parrocchia, adesso l’appuntamento settimanale è nella casa di qualcuno di noi. Padre Luca non sempre è presente, ma quando sa di non esserlo ci prepara un breve commento sulla Parola che ci aiuta comunque a fare revisione di vita.Ora, a più di tre mesi dall’inizio, possiamo dire di aver già fatto una bellissima esperienza di fraternità e con-divisione. Ci ha aiutati in questo anche il fatto che una coppia della Comunità, che aveva fissato la data del matrimonio il 2 Settembre, aveva deciso, visto il difficile momento, di non festeggiare. Venuti a conoscenza di questo,insieme ci siamo mobilitati per organizzargli una festa: dal fotografo, al rinfresco, imbandito per l’occasione all’aperto presso le Suore Francescane del Sacro Cuore di Gesù. È stato un mettere in moto tutte le nostre forze, ma soprattutto i nostri cuori che volevano regalargli un momento di gioia, in mezzo a difficoltà, incertezze e sospensioni.Immensa l’emozione e lo stupore degli sposi nel vedersi ora, dopo una precedente esperienza di abbandono,

circondati da fratelli e sorelle che fino a qualche mese fa nemmeno conoscevano, che gli vogliono bene, a cui ora sanno di potersi rivolgere e contare per ogni necessità … e qualora non fosse possibile, piangere, sperare e

pregare insieme. È stata una profonda esperienza che ci ha fatto capire che tutti in Cristo siamo fratelli e sorelle: abbiamo sperimentato cosa significa essere Famiglia Spirituale. Ciò che ci unisce non è il sangue naturale, ma il

Sangue di Cristo, Il sangue di Colui che ha dato la sua vita per ciascuno di noi.

CANNARA: UNA FESTA PATRONALE PER SPERAREIl primo Palio del Soldone: dal vile denaro al gusto della vita in Cristo.

di: don Francesco Fongo

Dopo l’esuberante “Festa della Cipolla”, la Comunità di Cannara si è dedicata ad onorare il suo patrono S. Mat-teo, apostolo ed evangelista, con maggiore convinzione. Insieme con le Solenni Celebrazioni Religiose ben riuscite e partecipate, il Gruppo Giovani, in collaborazione l’ Ora-torio e Circolo ANSPI, hanno voluto dare inizio alla Festa Patronale con il PRIMO Palio del SOLDONE per coinvolgere le gente di Cannara a vivere con gioia ed entusiasmo la Festa del nostro Patrono. Si voluto caratterizzare la festa creando la tradizione del “sacchettino con le monete di cioccolato”, in ricordo del mestiere di cambiavalute e di esattore delle tasse di S. Matteo, che cambiando vita su invito di Gesù, trasforma con la sua conversione “il vile denaro in gustosa cioccolata”. Per la medesima motivazio-ne è stato pensato un Palio Originale, chiamato SOLDONE: un grande soldo in legno di circa un metro di diametro in cui sono raffigurati i simboli della città di Cannara: il Pa-trono, la Chiesa Parrocchiale, la Torre Civica, il Ponte e il Fiume Topino. Un Capolavoro prezioso, disegnato da Paola Pompei ed intagliato a mano dall’artista del legno: Albino Salemmi. Diventerà il Palio da conquistare, ogni anno, da parte dei Terzieri scrivendoci il loro nome. La riscoperta dei Terzieri, in cui era anticamente divisa Cannara, ha uni-to la Festa alla memoria storica presente nella nostra città. Il Terziere di San Giovanni Battista: colore rosso; il Ter-ziere di San Matteo apostolo: colore giallo-oro; il Terziere di Santa Maria in rivo: colore azzurro, hanno offerto ai Cannaresi la possibilità di essere protagonisti e di cimen-tarsi nei Giochi. Si è iniziato la Festa il venerdì sera con la musica potente di tre Band di Giovanissimi. Poi c’è stata l’entrata trionfale del popolo dei Terzieri con le bandiere e gli stendardi. Ogni Terziere ha raccontato al pubblico pre-sente la sua storia ed ha lanciato la sfida agli altri Terzieri per conquistare il Primo Palio. Infine è entrato il SOLDO-NE (il Palio) acclamato dall’entusiasmo del folto pubblico presente e dal popolo dei Terzieri. Sabato pomeriggio si

sono svolti in piazza i Giochi Popolari tra i Terzieri:per gli uomini il “Tiro alla fune”; per i bambini e i ragazzi il “Tiro del Calcio di rigore” ; per le donne “ pesca la mela”. Ma la sfida finale per l’assegnazione del Palio restava nella “Gara di Ballo” della domenica sera. Nella antica e famosa piat-taforma da ballo di Cannara l’Orchestra Spettacolo di Rita Braida ha animato la festa in una serata indimenticabile. Una Giuria qualificata ha giudicato le coppie dei Terzieri nei tre balli eseguiti, determinando (il punteggio della gara di ballo era doppio) il Vincitore del Palio 2013: il Terziere di Santa Maria in rivo. Il Parroco e il Sindaco hanno con-segnato insieme il Palio al Capitano: Chiara Filippucci. Il tripudio del Terziere azzurro è stato immenso. Al termine del settembre cannarese la presenza del nostro Vescovo Mons. Domenico Sorrentino che ha donato il Sacramento della Cresima a trenta ragazzi, e insieme al Vicario Mons. Saba Maurizio, hanno incoraggiato e confermato i ragazzi nell’impegno di rinascita della nostra Comunità, guardan-do con speranza verso il futuro.

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22 Chiesa Insieme OTTOBRE/NOVEMBRE - 2013

DALLA VALLE DI POMPEI ALLA MONTAGNA DI ASSISIL’icona della Madonna di Pompei a Costa Trex e il quattrocentenario della confraternita

LA VERGINE DI POMPEI A GUALDO TADINOLa parrocchia di San Giuseppe Artigiano ha accolto la sacra icona.

di: Marini Maria

La sacra icona della Madon-na del S. Rosario di Pompei è stata accolta l’11 ottobre alle 18,30 nella chiesa par-rocchiale di Santo Stefano a Costa di Trex, gremita di parrocchiani e fedeli. Ad attenderla, insieme a una folla di fedeli, presenti ol-tre ogni previsione, le con-fraternite della montagna di Assisi, il parroco padre Giuseppe Egizio e Mons. Domenico Sorrentino, Ve-scovo di Assisi Nocera Um-bra e Gualdo Tadino, che ha presenziato la recita del

Santo Rosario e la celebrazione eucaristia.L’icona della vergine del S. Rosario è giunta nella parrocchia di Costa di Trex proprio in occasione del quattrocentenario della costituzione della Confraternita del S. Rosario, tuttora attiva come “Confraternita della Madonna del Rosario e dell’Addolorata”e guidata dal priore Carlo Mirti Mancinelli.Grazie alle preziose ricerche storiche del Prof. Francesco Santucci è noto infatti che l’atto costitutivo della Confraternita del S. Rosario fu redatto in Assisi nel 1613, alla presenza del notaio Francesco Maria Bellanti e dei priori Sante Fancera e Francesco Baldassare Drusiani, che, insieme con altri iscritti alla Confraternita, promettevano fra l’altro che in tutti gli anni venturi avrebbero fatto celebrare nella chiesa di S. Stefano la festa del SS.mo Rosario proprio nel mese ottobre.Per l’occasione la Confraternita e la Proloco di Costa di Trex hanno offerto alla Parrocchia una riproduzione fotografica a grandezza originale, realizzata da Renato Elisei per gentile concessone dell’Archivio Capitolare della Cattedrale di san Rufino, delle pergamene dell’atto di costituzione del 3 gennaio 1613 e del decreto di approvazione della Confraternita, emanato l’8 settembre 1612 dal Convento di Santa Maria sopra Minerva in Roma. Al Parroco P. Giuseppe Egizio è stata donata, dai responsabili del pellegrinaggio, una riproduzione del dipinto della Madonna del S. Rosario di Pompei, che a breve sarà esposta nella Chiesa di S. Stefano. Alla compostezza dei presenti durante la recita del rosario, che il Vescovo ha dedicato in particolare ai malati e ai sofferenti della parrocchia e alla grande partecipazione durante la celebrazione eucaristica è seguito un momento conviviale offerto dalla Confraternita.

AVE MARIA

Madre pura, fresca,come luce dell’alba che sorge

e irradia la terra.Madre che ascolta e consola,

sei un tenero amorecon le braccia tese

verso l’umano.Sulle tue ginocchia

il Figlio.Come fresca sorgente conduci

al fiume della nostra speranza.

Simile al giglio del campo,splendido nella sua veste

e ineguagliabiletra le bionde spighe di grano,

è il tuo profumo che appaga ogni creatura enel tuo sguardo limpido

trova la via del cielo.

Mercoledi 9 ottobre scorso, quando la quiete del tramonto già richiama la notte, in Gualdo Tadino, nella chiesa di san Giuseppe Artigiano colma di luce giunge l’immagine sacra della Vergine del Santo Rosa-rio di Pompei. È commovente acco-gliere Maria, l’Immacolata, è tra noi per indicarci il cammino, in questo anno della fede.Con una solenne concelebrazione presieduta dal vescovo insieme ai sacerdoti delle parrocchie, la co-munità dei credenti si raccoglie in preghiera. Il coro interparrocchiale anima i momenti della liturgia Eucaristica. Sua eccellenza Domenico Sorrentino durante l’omelia invita i presenti ad affidarsi alla Vergine, guida sicura di ogni credente; nel suo volto dolcissimo è racchiuso il grande mistero della salvez-za. Il rosario che porge con delicatezza a San Domenico e a Santa Caterina, raffigurati nel dipinto, insieme a Lei, Ma-dre Celeste, è lo strumento che porta al Figlio, seduto sulle

sue ginocchia e più in basso ai suoi piedi è raffigurato il Vangelo, la Paro-la viva da comprendere, meditare e testimoniare per raggiungere la sal-vezza. Alla solenne concelebrazione segue il Santo Rosario, meditato dal nostro vescovo Domenico. Il mattino seguente le lodi e altri momenti di preghiera si elevano verso l’Eterno. Nel pomeriggio i ragazzi del catechi-smo incontrano il sacerdote di Pom-pei che si intrattiene piacevolmen-te con loro in un fruttuoso dialogo, fatto di domande e risposte volte a comprendere e a conoscere la storia

dell’immagine sacra, e miracolosa della Vergine del Santo Rosario. Dopo la recita composta del rosario una piccola sorpresa, un dono da portare a casa in ricordo della visita di Maria nella nostra parrocchia, una delicata coroncina bianca. Poi di nuovo la santa messa per salutare la sacra immagine della Vergine che ci lascia per raggiungere il vicariato di Nocera Umbra.

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AL SERVIZIO DELLA CHIESA NEL COLLEGIO DEI DIACONI

Sebastiano Fabrizi ordinato diacono lo scorso 19 ottobre

di: Don Orlando Gori

Sebastiano Fabrizi, celibe, è stato ordinato diacono permanente il 19.10.2013, durante un solenne rito presieduto dall’arcivescovo mons. Domenico Sorrentino, nella basilica di San Benedetto in Gualdo Tadino.Da Gualdo e soprattutto da Fossato di Vico, dove Sebastiano è nato e vissuto, molte persone sono convenute per fare festa al nuovo or-dinato.Sebastiano ha conseguito il diploma magistrale ma ha fatto l’operaio in fabbrica (ora licenziato a causa della crisi ). Egli possiede talento artistico che ha espletato in pregevoli lavori artigianali. In Fossato è stato darettore delle ACLI, consigliere della Pro Loco e del comitato di quartiere. In parrocchia ha collaborato in varie forme: come catechi-sta e membro del Consiglio per gli Affari Economici. Si è preparato al diaconato permanente frequentando la scuola teo-logica di Fabriano e gli incontri mensili in diocesi. Gli porgiamo molti auguri per il suo ministero.

CRESCE L’ORDINE FRANCESCANO SECOLARE

Sette nuove professi da Cannara e Rivotorto

Durante una solenne e intensa celebrazione, marte-dì 15 ottobre, a Cannara, nella Chiesa della Buona Morte, hanno emesso la loro professione nell'Ordine Francascano Secolare alcuni fratelli e sorelle prove-nienti dalle comunità parrocchiali di Cannara (Stefa-no Medda, Rita Catarinucci, Andreina Marcarelli, Elvi-ra Matteucci , Marga Pesci Majolica, Elvira Agostini) e di Rivotorto (Don Maurizio Saba). Ha presieduto la celebrazione Padre Mauro Gambet-ti, Custode del Sacro Convento, insieme a don Fran-cesco Fongo. Ai neoprofessi, la Ministra di Cannara Lucia Campagnacci e il ministro di Rivotorto Ange-lo Ruggeri hanno dato il benvenuto nella fraternità Francescana. Sono stati presenti anche il ministro re-gionale Alberto Ridolfi insieme P. Francesco Sansone.

IL SERVIZIO CONTINUA ALTROVE Suor Simona è stata trasferita

Dopo essere rimasta in Assisi per sette anni in Assisi, presso il vescovado, Suor Simona, delle Suore Carmelitane Mes-saggere dello Spirito Santo, è stata tra-sferita. Andrà prima in Spagna, quindi sarà di comunità in Francia.L’accompagna la nostra preghiera e il no-stro ricordo, insieme alla gratitudine per il servizio svolto presso la curia diocesa-na, sempre sorridente e sempre molto umana.Siamo sicuri che anche lei ci porterà con se, così come ci ha rassicurato, salutan-doci mercoledì 23 ottobre scorso.

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24 Chiesa Insieme OTTOBRE/NOVEMBRE - 2013

NASCE L’ORDO VIRGINUM IN DIOCESI

Il 7 ottobre, Festa della B.V. Maria, Regina del Rosario, in tre sorelle, Anna Maria Bettuzzi, Maria Alessandra Grazioli e Se-rena Veronica Carollo, abbiamo ricevuto, nella Cattedrale di S. Rufino e dalle mani del nostro Arcivescovo, Domenico Sorren-tino, una speciale consacrazione, professata al servizio della Diocesi, con cui Mons. Vescovo ha istituito ad Assisi l’Ordo virginum.La formula latina indica la disposizione in cui si trovavano le persone consacrate al servizio della comunità cristiana delle origini, durante le liturgie. Questa è la consacrazione origi-naria, precedente quella professata in seguito, nelle Famiglie religiose, secondo le diverse spiritualità, come ha affermato il Vescovo nell’omelia tenuta durante la celebrazione eucari-stica.L’inizio dell’Ordo v. è testimoniato fin dai tempi apostolici e ha ricevuto nuovo impulso con il Concilio Ecumenico Vaticano II, che ha evidenziato l’azione dello Spirito nel dono elargito alle Chiese di numerosi e vari carismi. E’ molto bello questo riferimento alle origini, nel tempo in cui il nostro Vescovo sta imperniando il Piano Pastorale sulla ricerca di ritorno “alle fon-ti” della vita cristiana, quando i fedeli vivevano –si legge negli Atti- con un cuor solo ed un’anima sola, creando comunità-famiglie che, pur nei loro limiti umani, allora come oggi, cer-cavano di praticare il comandamento dell’amore, donato da Gesù durante l’ultima cena.Sorge, in questo contesto, l’interrogativo sul significato del-la verginità nella Chiesa e nel nostro vissuto quotidiano: di certo, è anzitutto il primato di Dio in noi, il metterlo al primo posto, come sommo bene, allontanandosi così dagli idoli, dalla “mondanità”, lebbra che uccide, come l’ha definita Papa Francesco. A ciò, a tale grazia, è chiamata indistintamente tutta la Chiesa.Ringraziamo il Signore per la grazia straordinaria donataci! E un grazie speciale anche a tutta la Comunità diocesana, raccolta in preghiera in Cattedrale intorno al Vescovo, al presbiterio e a noi, per la partecipazione tanto numerosa, viva ed affettuosa dimostrata nei nostri confronti.

MANDA IL TUO SPIRITO SIGNORERicomincia l’itinerario per la preparazione dei cresimandi adulti

Mercoledì 27 novembre 2013 a cura dell’Ufficio Catechistico Diocesano,

alle ore 21.00, presso il Centro Pastorale

di Santa Maria degli Angeli, inizia il cammino di fede per i cresimandi adulti.

I parroci che desiderano usufruire di questo servizio

sono invitati a segnalare i richiedenti, facendo pervenire presso l’UCD i dati anagrafici dei richiedenti.

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25Chiesa Insieme OTTOBRE/NOVEMBRE - 2013

NOTIZIE DALLA FRATERNITÀ PELLEGRINA CONTEMPLATIVA

di: Giovanna Negrotto

Carissimi tutti, noi della Fraternità Pellegrina Contempla-tiva, siamo felici e grati dell’aver potuto comunicare un po’ con voi (nel “Numero” di Settembre, - e anche con il depliant, po-sto dentro le cartelle, - durante l’Assem-blea Diocesana). Ricordate il titolo della Lettera, era : “An-che per noi, tu vai”!E – in effetti – molti di noi sono andati …! : Debora e Caterina in India, nei Vil-laggi Himalayani, dai nostri grandi amici Lebbrosi, - ma anche a Delhi da Sandra di Lecco, che ha adottato ben 20 bambini

delle strade, tra i 3 e i 14 anni.E questo mentre Carlo e Maura, - seguiti poi da Maria, - facevano il Cam-mino di Santiago, a piedi, camminando un mese.Ma possiamo dire che è “un andare”, - anche il coraggio dei giovani Ge-nitori del piccolo Mattia: Barbara e Carlo; e quello dei vari nostri “Nonni” chini nell’accompagnare il delicato “Viaggio” dei primi anni di Vita dei ni-potini; - e più ancora, - il coraggio di chi di noi sta vivendo la prova di un membro della famiglia in Ospedale !Questo però è certo: mentre andiamo vi portiamo tutti nello Zaino del Cuore! E ognuno di voi può dirci con tranquilla certezza: “buon cammino contemplativo e grazie perché anche per noi tu vai”!Come vedete mandiamo due foto: una di Sandra con i 20 bimbi adottati e il suo Saji, ora in Cielo – e l’altra di noi con il caro Vescovo Sorrentino, il giorno dopo la Visita di Papa Francesco, - così imparate un po’ a conoscere le nostre facce.È stato bellissimo sentire al nostro incontro di Ottobre, - il VESCOVO rac-contarci i dettagli straordinari di quella Visita di Bergoglio con quei suoi

gesti e quelle sue parole che “segnano un SVOLTA” e una Modalità da ruminare e studiare - !Nella foto ci vedete in 27 (su 40, di noi), e come vedete, siamo molto allegri. In mezzo a noi il piccolo Mattia in carrozzina, - ci ricorda che dobbiamo diventare “bambini del Regno dei Cieli”. Se volete conoscerci, - anche comunicando con noi, - telefonate a Giovanna al 333 7915076

I PIÙ GIOVANI SI DANNO DA FARELavare le macchine per aiutare i più poveri

Certo non è mancata l’invidia ai ragazzi che sabato 19 ottobre hanno organizzato un autolavaggio presso il vescovado di Assi-si e la piazza di Santa Maria Maggiore.Erano in tanti, come tanto era l’entusiasmo e il “chiasso” che ha accompagnato, tra qualche tiro mancino, la pulizia delle auto che si presentavano. Il ricavato dell’operazione è stato devolu-to per aiutare i più poveri e bisognosi.Ma al di là del ricavato, è stato importante vedere un bel grup-po di preadolescenti impegnati a fare qualcosa di utile e co-struttivo. Il tutto nella gioia e nella capacità di fare il bene divertendosi. E, dunque, a dirci che fare il bene fa bene. Prima di tutto a “chi lo fa”. C’è da dir loro grazie per la creatività e l’impegno. Forza, ragazzi!

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26 Chiesa Insieme OTTOBRE/NOVEMBRE - 2013

NEL SEGNO DELLA GRATITUDINEUn grazie a coloro che hanno gestito la macchina organizzatrice dell’evento

Mercoledì 23 ottobre, presso i locali di Villa Santa Tecla, mons. Sorrentino ha voluto incontrare tutti coloro che hanno collabo-rato alla preparazione del pellegrinaggio del papa in Assisi per esprimere loro un sentito grazie.È stata, infatti, la diocesi di Assisi - Noce-ra U. Gualdo T., su richiesta del Sostituto della Santa Sede, mons. Becci, così come avviene di solito in questi casi (il vesco-vo locale è l’interlocutore del Papa e degli organi vaticani), la responsabile dell’orga-nizzazione dell’evento. Il vescovo, poi, economo della comunio-ne, ha deputato delle persone alla mac-china organizzativa, coinvolgendo a giusto e pieno titolo anche il sindaco della città. Cosa che ha determinato una sinergia “simpatica”. E, dunque, profonda, capace di operare alla costruzione di un evento che ha visto nella città del poverello oltre ottantamila persone. Tutte accolte nel mi-glior modo possibile. E i commenti, a par-te qualche inevitabile sbavatura, retaggio umano delle cose fatte dagli uomini, sono stati tutti entusiasti. A partire da quello del Santo Padre: «Ringrazio il popolo di Assisi per la calda accoglienza: grazie tante!» (Angelus di Domenica 6 ottobre). Anche da queste pagine vogliamo esprimere gratitudine a coloro che si sono impegnati attivamente per la riuscita dell’evento: la comunità ecclesiale e civile; il Comune, la Provincia, la Regione. È stato bello constatare la disponibilità a lavorare insieme e a gestire un evento importante, tenendo conto che la scelta del 4 ottobre, Solennità del patrono d’Italia, ha “moltiplicato” le fatiche.Visto che, de facto, ho gestito la macchina organizzativa (ovviamente con aiuti grandi da parte di molti), per aiutare a scrivere la storia ed esprimere la gratitudine della Chiesa di Assisi non solo alle istituzioni in genere, ma alle persone particolari (anche se non è possibile fare una lista dettagliata: tanti sono stati gli interessati), sento che non è possibile tacere alcuni nomi.Grazie, dunque, a mons. Maurizio Saba, incaricato dal vescovo come responsabile primo della visita.Grazie a Claudio Ricci, Sindaco di Assisi, per il suo contributo di idee e disponibilità in servizi. Grazie a Silvia Sensi, ce-rimoniere comunale, per l’impegno nella gestione di tutto il cerimoniale civile legato alle festività del 4 ottobre. Grazie a tutte le forze dell’ordine, sia a livello locale che provinciale: polizia di stato, Carabinieri, Polizia municipale. In particolare al comandante dei vigili di Assisi, dott. Antonio Gentili, uomo che non si siede a ricevere onori, ma sempre sul campo a trovare soluzioni e a tamponare emergenze e al vigile Matteo Guidi, sereno e intelligente, con il quale lavorando fianco a fianco, si è riusciti ad incanalare in modo ordinato un traffico che non si presentava tale.Grazie a P. Enzo Fortunato, ofmconv (con Roberto, Alessio, Milena, Andrea – fotografo d’eccezione -, etc ...) e a P. Saul Tambini, ofm (con P. Pasquale Berardinetti, ofm, responsabili delle sale stampe del Sacro Convento e della Porziuncola che hanno gestito con attenzione, sollecitudine e professionalità l’organizzazione dell’informazione, sempre in sinergia con me, responsabile generale del sistema informativo.Grazie a Daniele Fiorelli che ha gestito con passione e attento ad evitare sprechi, nella linea indicata dal Papa, tutta la parte economica e delle “infrastrutture”, di giorno e di notte.Grazie a p. Vittorio Viola per la cura nell’organizzazione degli incontri con i poveri e a don Antonio Borgo per la cura nella preparazione e gestione della liturgia.Grazie ad Antonietta Vetturini, non solo per la attenzione nel preparare in modo sobrio e decente il centro di accoglienza, ma anche per la gestione dei “pass” di vario tipo.Grazie ad Augusta Perticoni, al diacono Carlo Cecconi e al seminarista Alessandro Picchiarelli per la gestione dei gruppi e dei singoli e per il loro servizio di segreteria insieme a Bettina Menna, Laura Gubbiotti, Maria Grazia Pelucca.Grazie all’ingegnere Roberto Gubbiotti per la perizia nell’individuare spazi sempre più ampi per accogliere sempre più persone nelle piazze con biglietto.Un Grazie anche ai fedeli di Cannara e di Spello, che hanno adornato tutto il sagrato della cattedrale di San Rufino, con i lavori stupendi quadri ricoperti di fiori.Grazie a don Marcello Cruciani e a don Riccardo Pascolini, uniti a tanti altri, nella gestione dell’evento dei giovani, con-clusosi con l’incontro con papa Francesco a Santa Maria degli Angeli.Grazie a tutti coloro che sui luoghi visitati dal papa non hanno risparmiato energie perché tutto fosse all’altezza del mo-mento significativo che si stava vivendo.Grazie, però, soprattutto al Padre delle Misericordie: è lui che ci ha donato, nel suo Figlio Gesù Cristo, papa Francesco; è Lui che ci ha dato entusiasmo e forza per accoglierLo e per accogliere quanti sono venuti in Assisi ad accoglierLo; è Lui che mette nel nostro cuore il desiderio di vivere quello che il successore di Pietro ci ha indicato.

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ANIMO DOLCE, PROPOSITI FERMI NEL BENEDon Dario Resenterra ricorda mons. Giuseppe Placido Nicolini

REQUIESCAT

Sono tre le figure che in gran parte del secolo scorso sono state punto di riferimento per gli Assisani e non: mons. Giuseppe Placido Nicolini (1877-1973), vescovo di Assi-si (1928-1973), don Anselmo Cesare Job (1891-1973), primo priore del monastero di S. Pietro e don Giovanni Rossi (1887-1975). Fondatore della Pro Civitate nel 1939. Nel 40° anniversario delle morte, è mons. Nicolini che vorrei ricor-dare, così come io l’ho conosciu-to: di animo dolce, ma fermo nei suoi propositi. E con ricordi “spar-si”. Appena arrivato Vescovo di Assi-si nel 1928 mise d’accordo le due famiglie francescane per la festa di S. Francesco: la vigilia fece si che si celebrasse il “transito” a S. Maria degli Angeli, con partecipa-zione di tutte le famiglie france-scane e le autorità civili; il giorno del santo, sulla tomba, con tutta solennità. Attento al mutare dei tempi e alla istanze dei giovani. Volle assiste-re alla prima messa “Bits” cele-brata a S. Pietro di Assisi, in un convegno dei giovani, partecipando attivamente alla musi-ca e al canto, scritta e composta da M. Giombini. In quella occasione disse: “Se i giovani vogliono pregare così, ac-contentiamoli”.Come ha ricordato mons. Sorrentino, davanti al Papa Fran-cesco, nella Sala della Spoliazione, mons. Nicolini, ebbe un gran cuore, durante l’ultima guerra, nel soccorrere più di 300 ebrei perseguitati dai nazisti per salvare le loro vite, mettendo a repentaglio la sua incolumità. Assistendolo all’ospedale S. Chiara di Trento, più di una volta, l’ho solle-

citato, perché mi raccontasse dei momenti pericolosi dove si è fatto carico di queste vite. Le sue risposte furono sem-pre: «Tempi passati … Tempi passati». E non aggiungeva mai altro.

Nell’anniversario dell’ottantesimo compleanno di professione mona-stica, gli presentai un dolcetto. Mi chiese: «cos’è oggi?». «Il suo ottan-tesimo di professione», risposi. Mi offrì per primo un pezzettino di dol-ce e disse: «Facciamo festa insieme, molte volte ho rinnovato i voti, ora spero sia l’ultima per poi rinnovarli eternamente in Cielo». Nella sua malattia in ospedale era sempre assorto nei pensieri e nella preghiera. Gli domandai un giorno se avesse paura di «sorella morte corporale». Mi rispose, ravvivando-si negli occhi, che andava incontro ad un padre, meglio ad una madre molto, ma molto più buona dei no-stri padri e delle nostre madri che ci hanno voluto e fatto del bene. Sazio di anni, ma ancor più lamentando-si con i medici per il troppo accani-mento con “frate corpo” avendo una stenosi alla gola (era alimentato, con

un ago, nel polpaccio, grosso come un dito che gli procu-rava molto dolore) chiamò il primario e il medico curante e disse: «lasciatemi morire in pace perché la mia vita, dopo molti anni, l’ho vissuta ormai». Si spense, il giorno della Solennità di Cristo Re, il 25 di novembre del 1973 alle ore 15. Lo rivestii degli abiti pontificali che si era già preparato. Il suo corpo fu traslato in S. Rufino il 14 settembre 1975, con tutta solennità e inumato nella cappella della Madonna del Pianto.

Martedì 29 ottobre 2013, verso le ore 13.00, presso l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, all’età di 70 anni, 53 di professione religiosa e 45 di sacerdozio, P. Antonio Giannoni, ofm, è passato da questo mondo al Padre.Nato a Ripabianca di Deruta il 31 marzo del 1943; nel 1954, all’età di 11 anni, è entrato nell’Ordine dei Frati Minori.Ha emesso la Professione Solenne presso la Basilica di S. Maria degli Ange-li il 28 marzo del 1967, e il 17 marzo del 1968 è stato ordinato presbitero da Mons. Dondeo Virginio, Vescovo di Orvieto.A Roma, tra il 1968 e il 1980 p. Antonio ha conseguito la Licenza in Teo-logia presso il Pontificio Ateneo Antonianum, e poi il Magistero in Canto Gregoriano e in Musica Sacra, presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra. Ha ricoperto vari incarichi nella provincia religiosa. Malgrado i suoi sposta-menti di fraternità, è stato organista, maestro del coro “Laudesi Umbri” di Spoleto, di cui è stato fondatore nel 1975. Dal 1975 al 1989 è stato inoltre docente di solfeggio e canto corale presso “L’Istituto Civile Musicale Alessandro Onofri” di Spoleto, oltre che collaboratore e vice-direttore dei “Cantori di Assisi”. Nel 1988 viene trasferito al Convento Porziuncola di S. Maria degli Angeli con diversi servizi: vicario ed economo del convento, incaricato della formazione al canto sacro nelle case di formazione, vice organista della basilica, maestro della “Corale Porziuncola”, direttore della Libreria e Sala Ricordi. Dopo una pausa al Convento di Chiesa Nuova in Assisi, nel 2011 ritorna al Convento Porziuncola di S. Maria degli Angeli, con l’incarico di aiuto Penitenziere. In questo periodo, per circa un anno è stato Direttore anche del Coro dei “Cantori di Assisi”. Nel frattempo, a causa dell’aggravarsi dei suoi problemi di salute, più volte si è dovuto ricoverare in Ospedale, per poi trasferirsi, per i periodi di convalescenza presso l’infermeria provinciale. È morto a Milano, presso l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano dove era stato ricoverato per un intervento chirurgico.Ora è nella gloria del suo Signore a cantare il «laudis canticum, quod in supernis sedibus omne per aevum concinitur».

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28 Chiesa Insieme OTTOBRE/NOVEMBRE - 2013

01 VE – OGNISSANTI (s) Giornata mondiale della santificazione universale

02 SA - Commemorazione dei fedeli defunti

03 DO - XXXI TO [S. Martino de Porres, rel. (mf); S. Silvia]

04 LU - S. Carlo Borromeo, v. (m) Foligno – SIFT 5

05 MA – Ss. Elisabetta e Zaccaria

06 ME – S. Leonardo da Noblac

07 GI- S. Ercolano, S. Ernesto

08 VE - B. Giovanni Duns Scoto, sac.

09 SA - Dedidacazione della bas. lateranen-se (f)

10 DO - XXXII TO [S. Leone Magno, papa e d. (m)]

Giornata del ringraziamentoRitiro diocesano comunità maria Famiglie del Vangelo - ore 9.00/16.00 Convento Cristo Risorto - Assisi

11 LU - S. Martino di Tours, v. (m). Foligno – SIFT 6

12 MA – S. Giosafat, v. e m.; San Martino I, papa e m.

13 ME – Ss. Florido, v. e Amanzio, sac (m)

14 GI - Ss. Nicola Tavelic e cc. Mm. (m)

Incontro mensile del clero - ore 9.00 Santuario La salette (Salmata)

15 VE – S. Alberto Magno, v. e d. (mf)

16 SA - S. Margherita di Scozia (mf); Santa Geltrude, v. (mf); B. Lucia Broccatelli, rel.

17 DO – XXXIII TO - [S. Elisa- betta d’Ungheria, Patrona dell’O F S (m)]

18 LU - Dedicazione basiliche dei Ss. Pietro e Paolo, apostoli (mf)

Foligno – SIFT 7

19 MA - Agnese d’Assisi, verg. (mf)

20 ME – S. Edmondo

21 GI - Presentazione della B.V.Maria] Giornata delle claustrali

22 VE - S. Cecilia

23 SA - S. Clemente I, p. e m.

24 DO - XXXIV TO - CRISTO, RE DELL’UNI-VERSO - [S. Andrea Dung-lac, sac. e Com-pagni, mm.]

- Giornata di sensibilizzazione per il sostegno economico del clero- Cattedrale san Rufino ore 16.00 - Celebrazione presieduta dal vescovo e con-segna dell’Instrumentum laboris per il Sinodo.

25 LU - S. Caterina d’Alessandria Foligno – SIFT 8

26 MA – S. Leonardo da Porto Maurizio, sac.

27 ME – S. Francesco A. Fasani, sac. Inizio itinerario cresimandi adulti

28 GI - S. Giacomo della Marca, sac.

29 VE - S. Saturnino

APPUNTAMENTI NOVEMBRE 2013

Notiziario della diocesi di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo TadinoDirettore responsabile: Vittorio Peri

In redazione: d. Giovanni Raia - Marco Fortebracci

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