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mensile di cultura cinematografica 1,00 2015 numero 9 anno XXXV Un salto...oltreoceano Lo stesso film in due festival “strutturalmente” molto diversi Autunno, tempo di cinema Un mese ricco di proposte per il pubblico di Cinemazero Le Giornate del Cinema Muto Un’edizione ricca di appuntamenti e ospiti A colpi di note, piccoli talenti crescono Cinque orchestre impegnate a rimusicare i capolavori del muto Berlino. Sinfonia di una grande città Il nuovo progetto della Zerorchestra con la Banda di Pordenone Cinema transformer Il cinema come “luogo di culto” per la visione di un film La “Fabbrica del vedere” di Carlo Montanaro A Venezia un luogo unico per scoprire le meraviglie del cinema Joan Mirò a Villa Manin. Soli di notte La nuova mostra di Villa Manin inaugura il 17 ottobre Ottobre 15 spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi

CinemazeroNotizie Ottobre 2015

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mensile di cultura cinematografica numero 9 anno XXXV

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Un salto...oltreoceano Lo stesso film in due festival “strutturalmente” molto diversi

Autunno, tempo di cinemaUn mese ricco di proposte per il pubblico di Cinemazero

Le Giornate del Cinema MutoUn’edizione ricca di appuntamenti e ospiti

A colpi di note, piccoli talenti cresconoCinque orchestre impegnate a rimusicare i capolavori del muto

Berlino. Sinfonia di una grande cittàIl nuovo progetto della Zerorchestra con la Banda di Pordenone

Cinema transformerIl cinema come “luogo di culto” per la visione di un film

La “Fabbrica del vedere” di Carlo MontanaroA Venezia un luogo unico per scoprire le meraviglie del cinema

Joan Mirò a Villa Manin. Soli di notte La nuova mostra di Villa Manin inaugura il 17 ottobre

Ottobre 15

spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45%contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi

2015 - OttobreCZNotizie_def_01-GENNAIO_2011 29/09/2015 10:49 Pagina 2

«Non è facile capire quando la Mostra di Venezia farà pensare aqualcosa in grado di apparire in una rampa di lancio...» scrive sulGazzettino del 21 settembre Adriano De Grandis. E sarà sempre piùdifficile capirlo fintanto che la stampa italiana polemizza sul fatto cheil presidente di giuria messicano Alfonso Cuarón premi con il Leoned’Oro una produzione venezuelana/messicana come Desde allà diLorenzo Vigas. Forse i giornalisti hanno interpretato il premio comeun atto di appartenenza ad un clan, ad un gruppo familiare e/o diinteresse politico/economico, invece che un premio al merito.Retropensiero tipicamente italiano tanto che Michael Moore nel suoultimo lavoro Where To Invade Next fa precedere la parte dedicataall’Italia dall’ironico e provocatorio cartello: “Italiani famosi nelmondo: Don Vito Corleone”!Resta il fatto che Desde allà del venezuelano Lorenzo Vigas sceneg-giato assieme al messicano doc Guillermo Arriaga (Babel, 21Grammi-Il Peso Dell'anima, Amores Perros, Le Tre Sepolture) e stu-pendamente interpretato dal cileno Alfredo Castro (lo stesso di TonyManero, Post Mortem, No - I giorni dell'arcobaleno tutti di PabloLarrain e del notevole È stato il figlio di Daniele Ciprì) è semplice-mente un bel film sui rapporti di potere, sui vari segmenti dellasocietà venezuelana, sui potenziali e virtuali padri e figli, su un soli-psistico maturo borghese e un giovane violento sottoproletario.Dialoghi scarni, parlano le immagini in questa perfetta sceneggiatu-ra dal finale spiazzante, sorprendente. Il TIFF di Toronto (10/20 set-tembre) lo aveva messo in programma già da tempo, il film è statoproiettato subito dopo il 12 settembre, data di chiusura di Venezia,con un cartello iniziale che riportava i loghi dei tre festival settem-brini dove il film era stato selezionato, ossia Venezia, Toronto e SanSebastian. I canadesi lo hanno accolto con un grande applauso econ sale stracolme di pubblico, per niente infastiditi dal fatto di nonaver avuto loro l’anteprima mondiale. Leggermente ondeggiante, acausa del jet lag, Lorenzo Vigas ha racccolto con soddisfazione leovazioni e quanto ha dichiarato l’Hollywood Reporter in prima pagi-na, ossia che il Leone d’Oro è un buon viatico per l’Oscar come perBirdman lo scorso anno. Fra i due festival la differenza abissale è sostanzialmente strutturale«...basta girare un po’ per l’Europa, per capire quanto culturalmentee tecnologicamente, l’Italia sia un Paese che fa piuttosto disperare.Siamo agli ultimi posti in tutte le categorie. Cinema compreso...»scrive sempre De Grandis nel citato articolo, e basta attraversarel’Atlantico per capire quanto ci siamo masochisticamente avvitati sunoi stessi, quanto polemizziamo su cavilli e quisquiglie per poi nonassumere decisioni operative importanti, quanto conta l’apparte-nenza e non la competenza, aldilà di tutte le dichiarazioni. Ecco spiegato perchè De Grandis si chiede come mai a Venezia«...una risistemazione degli spazi, delle location, dell’isola, del cine-ma e di tutto quanto possa aiutare a realizzare progetti, che oggi fati-cano ogni anno a essere anche pensati...», come mai «...il buco èancora lì, immagine frustrante di un Paese alla deriva, di una cittàche paga scandali come il Mose...», come mai «...al mattino le sara-cinesche del Casinò sono ancora abbassate, non si trova nemmenoun croissant, a volte non si trova nemmeno nessuno che faccia loscontrino e il caffè ... uno si avvicina al Palazzo e pensa: ma è qui laMostra?», come mai «...è palpabile la sensazione di una frontieradesolata e desolante. L’Excelsior non è più quello, il Des Bains nonè più niente...», come mai «...raggiungere il Lido è come scalarel’Everest: un’impresa assurdamente lenta...», e così via, ad libitum!

In copertina The Phantom of theOpera, US 1925, di Rupert Julian [+Edward Segdwick]. UniversalPictures original publicity. Graphicprocessing: Giulio Calderini, CarmenMarchese. Credits: PhotoplayProductions / Le Giornate delCinema Muto

cinemazeronotiziemensile di informazione cinematograficaOttobre 2015, n. 9anno XXXV

Direttore Responsabile Andrea CrozzoliComitato di redazione Piero ColussiRiccardo Costantini Marco FortunatoSabatino LandiTommaso LessioSilvia MorasMaurizio SolidoroCollaboratori Lorenzo CodelliLuciano De GiustiManuela MoranaElisabetta PierettoSegretaria di redazioneElena d’IncaDirezione, redazione, amministrazioneVia Mazzini, 233170 Pordenone,Tel. 0434.520404Fax 0434.522603Cassa: 0434-520527e-mail: [email protected]//www.cinemazero.itProgetto graficoPatrizio A. De Mattio[DM+B&Associati] - PnComposizione e FotolitiCinemazero - PnPellicole e Stampa Sincromia - Roveredo in PianoAbbonamenti Italia E. 10,00Estero E. 14,00Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981Questo periodico è iscritto alla:

Unione Italiana Stampa Periodica

Andrea CrozzoliEditoriale

Lo stesso film in due festival “diversi”

Un salto...oltreoceano

Andrea CrozzoliEditoriale

2015 - OttobreCZNotizie_def_01-GENNAIO_2011 29/09/2015 10:49 Pagina 3

Marco FortunatoAppuntamento in salaDopo la lunga carrellata dei film più apprezzati alla recente Mostra del Cinema di Venezia

(dalla coraggiosa opera postuma di Claudio Caligari Non essere cattivo, al visionario Peramor vostro di Giuseppe Gaudino che è valso una meritata Colpa Volpi alla protagonistaValeria Golino) anche il mese di ottobre si annuncia ricco di proposte per il pubblico diCinemazero. Si parte già giovedì 1 ottobre con Tardo autunno, tra i più noti capolavori di Ozu Yasujirouno dei più grandi maestri del cinema. Si tratta della prima data - dopo l’anteprima nel corsodi Pordenonelegge - di un ampia rassegna curata da Tucker Film che coinvolgerà tutto ilFriuli Venezia Giulia (ogni giovedì a Cinemazero) per riportare per la prima volta sul grandeschermo in versione restaurata sei produzioni del regista giapponese che ha firmatoViaggio a Tokyo, opera che è stata considerata la più bella della storia del cinema in un son-daggio che ha coinvolto oltre 350 registi di tutto il mondo. Sempre sulla scia degli omaggi al cinema d’autore si colloca il consueto appuntamento conIl cinema ritrovato al cinema, l’occasione per rivedere sul grande schermo i grandi classiciche hanno fatto la storia della settima arte. Questo mese verrà presentato il restauro de Ipugni in tasca, opera d’esordio di Marco Bellocchio che coinvolse i più illustri intellettualidell’epoca in un ampio dibattito culturale attorno al significato di un’opera che fu subitoconsiderata film manifesto, in grado di anticipare in qualche modo i fermenti del '68.

Ottobre è anche il mese d’uscitade I sogni del lago salato, ultimafatica di un autore che, per il suoimpegno civile e sociale, è semprestato molto legato a Cinemazero:Andrea Segre. Dopo le proiezionial 68° Festival di Locarno e alleGiornate degli Autori della 72°Mostra di Venezia, mercoledì 14ottobre, il regista incontrerà il pub-blico di Cinemazero per racconta-re il suo viaggio in Kazakistan, allascoperta di un Paese che stavivendo l’euforia di uno sviluppoeconomico sfrenato (con una cre-scita pari al 6% annuo) che ricor-da molto l’Italia degli anni ’60.

Una fotografia di un territorio e di chi lo abita, sviluppato in un intreccio di racconti di con-tadini, pastori, gente che nutre una forte speranza nel progresso ma allo stesso tempo viveuna realtà, fatta di dubbi, paure, promesse che teme non vengano mantenute. In questo periodo riprende anche la stagione dei cosiddetti “contenuti alternativi” che ormaifiniscono per ricomprendere anche una serie di film distribuiti in modalità “evento”, ovve-ro solo per pochissimi giorni con l’obiettivo di massimizzare l’efficacia della promozione eil ritorno economico al botteghino. In questa “giungla di contenuti” all’operatore culturalespetta il non facile compito di scegliere le proposte qualitativamente più significative. Con questo spirito Cinemazero porterà sul grande schermo Nausicaä della Valle del vento,il secondo lungometraggio diretto da Hayao Miyazaki (dopo Lupin III - Il castello diCagliostro del 1979), uscito nelle sale giapponesi nell’ormai lontano 1984 registrando unrecord d’incassi. Il film, tratto dall’omonimo manga dello stesso Miyazaki contribuì a con-sacrare il disegnatore sulla scena cinematografica internazionale ed i suoi guadagni gli con-sentirono di fondare, nel 1985, il celebre Studio Ghibli. Sempre come evento speciale, questa volta direttamente dal Festival di Cannes, in chiusu-ra del mese verrà proiettato Io sono Ingrid un documentario sulla madre e l'attrice IngridBergman che prende forma dalle parole di Isabella Rossellini, dai suoi racconti e ricordi d'in-fanzia. Un film che unisce filmati inediti, appunti, lettere, diari e interviste ad amici e colle-ghi per disegnare un ritratto accattivante e personale della donna e della madre, che vaoltre il suo essere stata una diva negli anni d'oro di Hollywood, diretta da maestri del cine-ma internazionale come Alfred Hthcock, Sidney Lumet e Roberto Rossellini.

Autunno, tempo di cinema

Ottobre si annuncia ricco di proposte a Cinemazero tra retrospettive, omaggi e incontri

Andrea Segre presenterà a Cinemazero I sogni del lago salato

2015 - OttobreCZNotizie_def_01-GENNAIO_2011 29/09/2015 10:49 Pagina 4

Ci sono edizioni delle Giornate del Cinema Mutoin cui, vuoi per magica congiuntura o per atti-nenza con il programma e le sue star, arrivano aPordenone, in veste di spettatori o di testimoni,importanti personaggi del cinema e dello spet-tacolo di oggi. Da questo punto di vista, la 34aedizione, al Teatro Comunale Giuseppe Verdi dasabato 3 ottobre a domenica 11 ottobre, è unadelle più fortunate avendo fra gli ospiti d’onoreArturo Brachetti in occasione dell’omaggio cheil festival dedica al suo progenitore artisticoLeopoldo Fregoli, grande trasformista e fra ipionieri del cinema di cui esplorò le possibilitàanticipando in molti casi i futuri sviluppi diun’arte allora giovanissima. Altrettanto presti-giosa la presenza del regista John Landis, autore di film di culto quali The Blues Brothers,Animal House e Un lupo mannaro americano a Londra oltre che di uno dei videoclip musi-cali più famosi della storia, Thriller di Michael Jackson. Landis arriva alle Giornate da spet-tatore e forse non è un caso che questo accada proprio nell’edizione che si chiude, sabato10 e in replica domenica 11 ottobre, con Il fantasma dell’Opera (1925) di Rupert Julian, conLon Chaney, accompagnato dalla musica di Carl Davis eseguita dall’Orchestra San Marco diPordenone diretta da Mark Fitz-Gerald. Com’è noto, Landis è un appassionato degli horrorUniversal, a cui ha dedicato anche il documentario del 1982 Coming Soon, un’avvincentetour negli studi della casa di produzione americana, costellato di trailer cinematografici frai quali, ovviamente, quello del Fantasma. Il regista sarà accompagnato dalla moglieDeborah Nadoolman, nota costumista di Hollywood.Negli ultimi quindici anni raramente è mancato alle Giornate Richard Williams, genio del-l’animazione più volte premiato con l’Oscar (anche per Chi ha incastrato Roger Rabbit), unapresenza abituale che inorgoglisce il festival a cui ha fra l’altro regalato la bellissima sigla.Quest’anno Williams e la moglie, la produttrice Imogen Sutton, portano a Pordenone unaltro dono prezioso: Prologue, i primi sei minuti dell’ultima sua opera, un progetto ambi-ziosissimo portato avanti in piena autonomia e fuori dalle regole del mercato, un desiderioche coltivava da quand’era un bambino di soli sei anni. È l’inizio quindi della realizzazione

di un sogno che Williams condivide perprimo in Italia con il pubblico delleGiornate. È molto atteso anche il ritornodello storico e critico russo, massimo stu-dioso di Eisenstein, Naum Kleiman, fonda-tore del Museo del Cinema di Mosca silura-to dalla politica putiniana. Premio JeanMitry nel 1994, terrà la Jonathan DennisMemorial Lecture.Fra gli altri ospiti Diane Allen, nipote delregista Edwin Carewe di cui viene presen-tato il film restaurato Ramona con la divaDolores Del Rio; e Brody Neuenschwander,il calligrafo storico collaboratore di PeterGreenaway che ha un ruolo anche nellarealizzazione del film di avanguardiaPicture (2015), opera seconda di PaoloCherchi Usai accompagnata dal vivo dalla

Alloy Orchestra (l’evento, presentato anche in Slovenia e in Croazia, ha il sostegno dellaCineteca di Lubiana e della Cineteca del Friuli). E se per ovvie ragioni avere alle Giornate gliautori di due film è già cosa piuttosto rara, ha quasi dell’eccezionale averne quattro, perchéa loro si aggiungono due giovani registi, l’iraniano Mohammed Zare e il napoletanoMassimo Alì Mohammad, autori rispettivamente del corto di animazione Junk Girl (la bam-bina spazzatura) e del finto documentario dedicato al cinema muto Amore tra le rovine.

Le Giornate del Cinema Muto

Giuliana Puppin

Le Giornate 2015

Al via la 34a edizione ricca di appuntamenti ed ospiti del mondo dello spettacolo

Una scena di Maciste alpino di Luigi Maggi e Luigi RomanoBorgnetto. Coll. Museo Nazionale del Cinema, Torino.

Romeo und Julia im Schnee di Ernst Lubitsch DE 1920.Credits: Filmarchiv Austria, Wien

2015 - OttobreCZNotizie_def_01-GENNAIO_2011 29/09/2015 10:49 Pagina 5

Premessa di tante presenze è un programma imponente che non solo offre, come e più disempre, un quadro esaustivo della straordinaria vitalità della settima arte nei primi decennidel secolo scorso, ma si presta ad essere apprezzato da un pubblico anche più ampio delsolito. Gli amanti della commedia non possono mancare alla serata inaugurale, che comin-cia con il breve Romeo und Julia im Schnee (Romeo e Giulietta sulla neve, 1920) di ErnstLubitsch, che traspone il dramma shakespeariano molto liberamente, al punto da ambien-tare la vicenda fra le montagne bavaresi e volgerla pure al lieto fine. Il film è accompagna-to dall’Octuor de France diretto da Antonio Coppola. Segue Maciste alpino con BartolomeoPagano, del 1916, una data che ci riporta ai terribili giorni della prima guerra mondiale mail film diretto da Luigi Maggi e Luigi Romano Borgnetto (con la supervisione di GiovanniPastrone e l’intervento, per le scene più spettacolari, del mago degli effetti speciali Segundode Chomon) ridicolizza e celebra la simpatia e magnanimità dell’eroe buono italiano chesconfigge il nemico a suon di calci e schiaffoni. Si ride naturalmente con gli amatissimiStanlio e Ollio in The Battle of the Century (La battaglia del secolo), comica slapstick finoranota in una versione di soli 12 minuti, che nell’ultimo restauro ne recupera parecchi dopo ilritrovamento del secondo rullo completo; con i protagonisti delle Risate russe, secondaparte di una rassegna pluriennale sulle riscoperte commedie del periodo sovietico; e conBert Williams, prima star nera dello spettacolo americano, e i suoi compagni. La commediasi ritrova anche in altri luoghi del programma come la sezione monografica dedicata al regi-sta Victor Fleming o il Canone rivisitato (ancora Lubitsch con Die Puppe, ma anche The Markof Zorro di Fred Niblo, prima apparizione sullo schermo del celebre spadaccino, interpreta-to da Douglas Fairbanks). E Show Girl (1928) di Alfred Santell, sugli stratagemmi di una gio-vane “maschietta” per diventare una stella dello show-business, la cui protagonista DixieDugan sarà per più di tre decenni un personaggio centrale nella cultura popolare america-na.Tutt’altro genere e spirito si ritrova neidocumentari di Luca Comerio, che aun secolo di distanza ci restituiscono latragicità della Grande Guerra, testimo-niata anche dal lungometraggio di par-ticolare valore storico - e una primaassoluta dopo la ricostruzione dellaLibrary of Congress di Washington -On the Firing line with the Germans diWilbur Durborough, prestigioso foto-grafo che nel 1915, quando gli StatiUniti erano ancora neutrali, ebbe l'in-carico di riprendere il conflitto dallaparte dei tedeschi. Per gli amanti dei classici c’è natural-mente sempre il Canone rivisitato, cheinsieme ai titoli già citati quest’annopropone The Rat di Graham Cutts, con Ivor Novello, L’Inhumaine di Marcel L’Herbier, DetHemmelighedsfulde X (L’X misterioso) di Benjamim Christensen e, in anticipo di due annisul centenario della Rivoluzione del 1917, il capolavoro di Eisenstein Ottobre. Ancora unclassico nella serata dedicata al Giappone, Chuji Tabinikki (Diario di viaggio di Chuji) diDaisuke Ito, considerato a lungo perduto e ora restaurato dal National Film Center di Tokyo.A Pordenone viene presentato con la narrazione del benshi Ichiro Kataoka e l’accompagna-mento dell’ensemble musicale Otowaza. Fra le riscoperte più importanti anche lo SherlockHolmes di Arthur Berthelet del 1916, con la star del teatro americano William Gillette, eDrifting (la perduta di Shanghai) di Tod Browning.Chi si è innamorato dei personaggi di Victor Hugo, non può mancare la visione del capola-voro restaurato di Henry Fescourt I miserabili: sei ore e mezza di proiezione “tutta d’unfiato” (intervallo solo per la cena dopo la seconda delle quattro parti in cui è diviso il film)con l’accompagnamento al piano dell’incredibile Neil Brand. In un programma che offre infinite possibilità e suggestioni anche “Altre sinfonie dellecittà”, una piccola rassegna che ci porta a Parigi, Liverpool, Praga, Belgrado e nella Portofilmata nel 1931 dal grande Manoel de Oliveira, recentemente scomparso; i forzuti italianiLuciano Albertini e Carlo Aldini che, sull’onda del successo di Maciste-Pagano, ebbero par-ticolare fortuna in Germania; il cinema latino americano; le origini del western e molto altroancora. L’offerta è dunque ampissima. Ognuno sceglierà il proprio percorso e qualche intrepidopotrà tentare l’abbuffata cercando di vedere tutto quanto è umanamente possibile nell’arcodi una settimana, lasciando lo spazio per un pensiero a Jean Darling, la bionda ex bambinaattrice ospite fissa e appassionata delle Giornate, scomparsa il 4 settembre e a cui la 34aedizione è dedicata.

The Battle of the Century di Clyde Bruckman [Hal Roach], US 1927Con Stanlio e Ollio/ Laurel & Hardy. Credits: Lobster Films, Paris

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Sono ben cinque le orchestre di studenti che que-st'anno saliranno sul palcoscenico internazionaledella 34a edizione de Le Giornate del cinema muto:è questa la importante novità che segna l'attesissi-ma esibizione delle scuole pordenonesi partecipantial progetto A colpi di note, tra i fiori all'occhiellodell'intera proposta didattica firmata da Cinemazeronell'ambito delle attività della Mediateca. Con un totale di oltre 130 musicisti, le cinque orche-stre - due per la secondaria di primo grado “DaVinci” di Cordenons (con la direzione della profes-soressa Emanuela Gobbo), due per la “Pasolini”(con la direzione della professoressa Patrizia Avone accompagnamento al pianoforte dell'insegnanteCristina Giammario) e una per la “Centro Storico”(con la direzione della professoressa Maria LuisaSogaro, già ideatrice del progetto ed esperta delcinema delle origini) - danno appuntamento a com-pagni e compagne di scuola, insegnanti, famiglie ecittadinanza, oltre che al pubblico internazionale deLe Giornate del Muto, sabato 3 ottobre alle ore 11,e non più la domenica pomeriggio, dunque, in quel-lo che ufficialmente si prefigura come l’evento dipre – apertura del Festival, per presentare i risultatidel lavoro svolto durante l'anno scolastico 2014-2015, ovvero la rimusicazione dal vivo di una sele-zione di pellicole del cinema delle origini.Per l'edizione 2015 di A colpi di note, il lavoro di studenti e insegnanti coordinato e condot-to con l'aiuto dei formatori di Cinemazero si è concentrato sul cinema di animazione, in par-ticolare su alcuni celebri personaggi comici del grande schermo. Stiamo parlando diOswald the Lucky Rabbit, primo successo della Disney, il simpatico coniglietto scelto dalleorchestre della scuola “Da Vinci”, di Alice, protagonista di una serie di cortometraggi (AliceComedies) prodotti con tecnica mista sempre da Disney, scelta dalla “Pasolini”, e di Kokò ilclown creato da Max Fleischer, preferito dalla scuola “Centro Storico”. La scaletta dellospettacolo prevede in apertura la proiezione di Cartoon Factory (1924) e Koko Back Tracks(1927) di Fleischer, a seguire Alice in the wooly west (1926) e Alice’s balloon race (1926),quindi, a chiudere, All wet (1927) e Great Guns (1927). A colpi di note, lo ricordiamo, è unospeciale laboratorio che valorizza il legame tra musica e cinema guidando studenti e inse-gnanti, con l'aiuto degli esperti e dei formatori all'audiovisivo di Cinemazero, a scoprire il

cinema delle origini e le tecniche dellarimusicazione dei film muti. Le attivitàdi visione e analisi dell’immagine sisommano e alternano ad appuntamen-ti laboratoriali in cui gli allievi si eserci-tano nella esecuzione d'insieme, nellavoro di gruppo, si avvicinano al lin-guaggio audiovisivo e grazie ai qualipossono muovere i primi passi nelmondo della musica per film. Gli istitu-ti scolastici con una classe di musicaattiva possono così ampliare e arricchi-re l'esperienza pratica dell'esecuzionedal vivo e della creazione di partituregrazie a questo progetto che è promos-

so da Cinemazero con Mediateca Cinemazero, Le Giornate del Cinema Muto e reso possi-bile grazie al sostegno di FriulAdria Crédit Agricole e regione Friuli Venezia Giulia. Ingresso libero. Per informazioni, tel: 0434520945, [email protected]

Quest’anno 5 orchestre di giovani musicisti impegnati a rimusicare i film delle originiManuela MoranaA colpi di note

A colpi di notepiccoli talenti crescono

Fotogramma tratto da Oswald the Lucky Rabbit

Koko Back Tracks (1927) di Max Fleischer

I piccoli musicisti incontrano la diva Jean Darling (foto Paolo Jacob | Archivio 2013)

2015 - OttobreCZNotizie_def_01-GENNAIO_2011 29/09/2015 10:49 Pagina 7

Una festa. Pordenone abbraccia la Zerorchestra in quello che è diventato un appuntamentofisso e irrinunciabile della fine dell’estate cittadina. Sul palco dell’Auditorium Concordia, per la rassegna Musae, Zerorchestra e la Filarmonicadi Pordenone hanno presentato la sonorizzazione originale di Berlino. Sinfonia di una gran-de città (Berlin - Die Sinfonie der Groβstadt) del regista Walter Ruttmann (1887-1941). La sala è piena e dopo un gustoso prologo musicale di presentazione delle due formazionicala lo schermo, si spengono le luci e inizia la proiezione. Ed è ancora una volta magia, stu-pore ed emozione. La pellicola racconta per immagini una giornata dall’alba al tramonto della Berlino del 1927in cinque capitoli. Ruttmann confeziona un capolavoro assoluto mescolando sapientemen-te costruzioni geometriche ed astratte, precisione dei particolari narrativi, pathos e inven-zione, critica sociale e abbandono al piacere dello sguardo. Bruno Cesselli ha predispostouna partitura ricca e complessa che si trova ad affrontare tutti i rischi dell’affiancamento diun ensemble di improvvisatori con una Banda. Prova superata con lode. Il suono è lontano dai clichè bandistici e i musicisti sono bravi ad interpretare una scritturaper orchestra di fiati. Il merito va al loro direttore, Didier Ortolan, che fa da collegamento trale due formazioni in quanto membro anche di Zerorchestra. Il film comincia con un trenoche dalla campagna arriva in città e Cesselli scrive un pezzo “ferroviario”asciutto e antire-torico. Si comincia bene. E si prosegue in crescendo. La città che si sveglia e comincia la suavita, il dinamismo della metropoli, le contraddizioni, le piccole storie, drammi e illuminazio-ni poetiche. Le immagini scorrono in un montaggio virtuosistico e la musica sta al passo. Un temamalinconico e romantico, una sequenza di assoli, l’orchestra che incalza. Colori da nove-cento colto che guarda al jazz (Ravel) con leggere dissonanze e jazz vero e proprio per i saxdi Francesco Bearzatti e Gaspare Pasini. Morbido swing per il vibrafono di Luigi Vitale. Il pia-noforte di Bruno Cesselli, il contrabbasso di Romano Todesco, la batteria di Luca Colussi ele percussioni di Luca Grizzo vanno che è una meraviglia. L’ultimo capitolo è tutto per le follinotti berlinesi tra cabaret, sale da ballo e fuochi d’artificio e per lo splendido tema che laBanda espone con precisione e potenza in una efficace alternanza e fusione con laZerorchestra. Questa ennesima prova è la conferma di una intuizione giusta e di un percorso rigoroso.Chissà se esattamente vent’anni fa coloro che iniziarono l’avventura di Zerorchestra imma-ginavano una tale longevità. Sia come sia oggi questa formazione ha un repertorio di parti-ture originali per pellicole che vanno da Stan Laurel e Oliver Hardy a Buster Keaton, daAlfred Hitchcock al cinema di animazione. Un patrimonio che merita di essere valorizzato econosciuto. E sostenuto.

Il nuovo progetto della Zerorchestra con la Banda di Pordenone

Berlino. Sinfonia di una grande città.

La Zerorchestra impegnata con il capolavoro di Walter Ruttmann

Flavio Massarutto Zerorchestra

2015 - OttobreCZNotizie_def_01-GENNAIO_2011 29/09/2015 10:49 Pagina 8

Il cinema è l'arte della mutazione per eccellenza,al di là della sua fissità schermica (in oltre centoanni, salvo rarissime eccezioni - comeL'anticoncept di Gil J. Wolman che fu pensato,nel 1952, per essere proiettato su una palla sfe-rica al centro di una sala - nessuno ha maimesso in discussione il rettangolo, il fotogram-ma, o per meglio dire: la cornice). E i film, datempo, non hanno più bisogno di manifestarsinei cinema. Uno schermo ricavato da una pare-te in un angolo buio di una piazza, o di uno scan-tinato, o del ponte di una nave, possono rilan-ciare molto più potentemente il rituale dellacaverna platonica di quanto ormai non succedanelle sale, dove ha preso piede una gestionedegli spazi anestetizzata, codificata da regole diingaggio che ne sterilizzano le potenzialità vitali (non si può entrare a spettacolo iniziato,non si può mangiare, non si può fumare, si può solo 'stare a guardare'...). Il problema non sono i computer o gli smartphone in cui milioni di persone ormai vedonoquello che appena una generazione fa vedeva in altri luoghi di culto (cinema o tv). Il pro-blema sono, al limite, le persone stesse, l'asservimento volontario agli spazi proposti dal-l'industria tecnologica, la non capacità di vedere oltre la cornice (o la gabbia dorata) stabili-ta dall'economia dello spettacolo. A me personalmente i film piace andare a vederli in sala, continuo a preferirlo a ogni altraforma di proiezione o di situazione. Provo un piacere che non saprei descrivere a parole neltrovarmi in questi luoghi ormai sempre più simili ai deserti dove nei primi secoli del cristia-nesimo alcuni uomini andavano a isolarsi per cercare un rapporto più ravvicinato col loroDio. Certe cose poi (che ne so, i Transformers di Michael Bay o gli Expendables di Stallone)mi piace vederle unicamente al cinema, proprio per la mitologia che, nonostante i tempi,resiste in quel particolarissimo genere di spettacolo, che è nato con le sale e va a morire (oa rivivere zombie) nei pochi centimetri quadrati di uno schermo telefonico "intelligente" (che

io non ho). In ogni caso, non ne farei un problema di dimensioni, anche se le dimensionifanno una bella differenza. L'economia della cosa continua a essere guidata, mi sembra, daldesiderio (e allora non è una storia del cinema o dei cinema che va percorsa ma piuttostouna storia dei desideri, che si intrecciano e sono determinati da cose che spesso chi si occu-pa di cinema ignora del tutto). La qualità del desiderio e la qualità del godimento dovreb-bero dare la cifra della visione (e qui sta un altro snodo, non da sciogliere ma da cogliere,

Film che non vorresti vedere in alcun altro posto che non sia un cinemaDonatello Fum

arolaUn luogo di culto

Cinema transformer

Michael Bay immortalato davanti alla locandina del suo Transformers - Age of extinction

La copertina del libro da cui è tratto questo saggio

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Donatello Fumarola

per capire di cosa parliamo quando parliamo di cinema: Hadewijch o Maria Maddalena de'Pazzi parlano della stessa cosa di cui parla André Bazin quando parlano di "visioni"?).Dovendo indicare con precisione quali film non vedrei in nessun altro luogo che al cinema:2001 A Space Odissey, nella sua versione originaria 70mm, dove ogni pietruzza nel desertoparla la stessa lingua del monolito e degli abissi stellari, e dove nessuna nuova tecnologia"HD" è ancora arrivata. Per capire cosa è stato il cinema, nella sua forma più pura, al mas-simo del suo splendore epocale. Un'alternativa 'minore', rispetto a un certo tipo di esperienza analoga è Gravity, del mode-sto Cuaron, che tuttavia è prodigioso proprio rispetto all'esperienza 'spaziale', in sala, disospensione nello spazio (aiutati dal 3D), di un film dove della trama per fortuna non ce neimporta nulla, e dove il galleggiare nel vuoto è il centro e il senso, è la condizione in cui sista comunque, di fronte a uno schermo, come davanti a un monolito..Uno dei film di Stan Brakhage fatti a mano (io direi The Garden of Earthly Delight, omaggioorganico a Hieronymus Bosch). Cinema digitale. Nel senso vero della parola. Per la vici-nanza del contatto, e soprattutto per lo sfarfallio, l'incertezza, anche degli interventi (quellivoluti e quelli dati dall'usura), che il digitale blinda, cristallizzando in segnali stabili e repli-cabili una luce che sembra voler andare da tutte le parti (e ogni volta da una parte diversa).Un qualsiasi film di Lav Diaz (l'ultimo sublime From What Is Before), perché oggi è forse unodi quelli che più e meglio giocano e riflettono sullo spazio del cinema, anche come luogo diazzeramento, di ricominciamento, di ritorno fantasmatico, e di assenza mitica. Fuori da unasala cinematografica quasi non ha senso vedere i suoi film, anche solo per la durata.Mancando il tempo mancherebbe tutto lo spazio.Hurlements en faveur de Sade (primo film, senza immagini, di Guy Debord, 1952). Schermonero, schermo bianco. Nulla da vedere. Molte cose da fare - e tra queste: smettere di esse-re spettatori, iniziare a vivere, iniziare, al limite, a essere tu il film, anche solo urlando (infavore di Sade). La sala cinematografica non è più il luogo esclusivo della celebrazione delrito spettacolare perché tutto il mondo è diventato lo spazio di una ritualità attiva 24 ore su24: tutto lo spazio del vivere è diven-tato un luogo di spettacolo. Se si haancora qualche volontà di interven-to, di contrasto, di critica o di sup-porto della cosa cinema, è lì chebisognerebbe spingersi nella prati-ca, è lì che va spostato il proiettore,con o senza schermo, con o senzapoltrone (su questo i situazionisti sisono spinti oltre - e messi in gioco -come nessun altro).

Donatello FUMAROLA è un critico,scrittore , regista e produttore. Nato nel 1972, vive a Roma, e halavorato per Fuori Orario (un pro-gramma televisivo dedicato al cine-ma e in onda ogni sera su Rai3 ) dal1999.

Un’immagine della lavorazione del film Gravity di Alfonso Cuaron

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A Venezia dormono, invisibili, chissà quante antiche collezioni private, tesori artistici, incu-naboli. Senza concorso alcuno da parte dei munifici Biennale, Ministero, Comune eRegione, che egli non adora (eufemismo), l'amico Carlo Montanaro ha aperto il proprio scri-gno alla città e al mondo. Dal dicembre scorso infatti ci accoglie tutti quanti ogni mattina, eparecchi pomeriggi, alla Fabbrica del vedere in via del Forno, Cannareggio 3857, a pochipassi dalla Cà d'Oro (www.fabbricadelvedere.it). Un edificio a tre piani in cui aveva abitatoanni prima un fanatico raccoglitore di mirabilia cinematografiche. Al pianoterra compostoda uno spazio duplice, Montanaro propone regolarmente mostre, proiezioni, incontri, labo-ratori, dibattiti. Attualmente alla pareti ha esposto bellissime locandine e fotobuste de "Lamagnifica Marilyn", in perfette condizioni di conservazione. Emoziona vederle appeseaccanto all'insegna presa dall'atrio d'un cinemino d'altri tempi: un quadrante orario di vetroche indicava agli spettatori in quale momento stessero entrando in sala, primo, secondotempo, cinegiornale o prossimamente. «La fabbrica del vedere è uno spazio in cui si approfondiscono i temi dell’immagine in movi-mento, dal cinema sperimentale al video d’artista. È un luogo di studio e di visioni, in cui sidiscutono le idee del presente e si possono mettere alla prova sistemi di riproduzione anti-chi. È una vera fabbrica perché è stata fondata per lavorare, con lo sguardo e coi pensieri.Un luogo d’incontri, esposizioni e workshop, e – al piano superiore – da videoteca, bibliote-ca e deposito dei materiali (incisioni e stampe, fotografie e pellicole, nastri magnetici e codi-ci digitali e relative apparecchiature) che testimoniano quello che Gian Piero Brunetta chia-ma “il volo dell’icononauta”». Chi già conosceva la labirintica casa-museo del veterano storico e docente Carlo Montanaroa Rialto, salendo al primo e secondo piano, fino all'affollato sottotetto della sua Fabbrica, sistupirà come l'ordine razionalee lindo abbia qui sostituito l'ac-cumulo disordinato e polvero-so, come sia ormai facile ripe-scare uno specifico vetrinodipinto a mano, una lanternamagica, un obiettivo Zeiss, unabobina 16mm, un manoscrittodi Pasinetti e infinite altre raritàuniche. Dal terrazzo pensile del-l'edificio si gode una vista a 360gradi degna delle camere otti-che di Canaletto. Mentre Carlo m'accompagnavasu e giù per le scale, una giova-ne giornalista di RepubblicaWeb arrivava a intervistarlo. Lacronista era stata allertata chenell'omaggio a Orson Wellesche inaugurava la 72 Mostra diVenezia c'entrava anche lui.Infatti, nel lontano 1969 Carloaveva lavorato alcuni giorni sul-l'isola di San Giorgio nel ruolodi "corvaccio" - indossando unamaschera bianca cioè -, tra lecomparse del Merchant ofVenice diretto e interpretato daWelles per la CBS. Quanti altricineasti famosi o ignoti il nostroCarlo Montanaro ha incontrato,insegnato e preservato per iposteri?

Nel cuore di Venezia un luogo unico per scoprire le meraviglie del cinemaLorenzo Codelli La fabbrica del vedere

"La fabbrica del vedere" di Carlo Montanaro

Carlo Montanaro all’ingresso della Fabbrica del vedere

APERT

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S’intitola “Joan Miró a Villa Manin. Soli di notte” la nuova e appassionante mostra in pro-gramma a Villa Manin di Passariano (UD) dal 17 ottobre 2015 al 3 aprile 2016: un’occasio-ne per scoprire nuovi affascinanti aspetti dell’ultima fase creativa e del mondo interiore diquesto grande protagonista dell’arte del Novecento. Un progetto espositivo originale, chepropone circa 250 opere, tra grandi dipinti, sculture, disegni, schizzi e progetti dell’artistaprovenienti dalla Fundació Pilar i Joan Miró di Palma di Maiorca e dalle collezioni degli eredi- con alcune interessanti sorprese e anteprime - arricchiti da documenti originali e tantioggetti personali dell’artista e da un eccezionale focus di circa 50 scatti che ritraggono Miródei maggiori fotografi del tempo: Bresson, Mulas, Brassai, List, Man Ray, Halsmann, Gomise tanti altri. La mostra di Villa Manin vuole essere assolutamente evocativa dei luoghi, degliambienti, dei suoni, delle emozioni che hanno accompagnato il pittore catalano negli ultimitrent’anni di vita trascorsi a Palma di Maiorca, ispirando dal 1956 al 1983, anno della suamorte, un radicale mutamento espressivo e tecnico del suo lavoro e della sua straordinariaarte. In quegli anni Miró, infatti, nella solitudine dei due studi di Maiorca - lo studio Sert elo studio Son Boter realizzato per le sculture di grandi dimensioni – intraprende un proces-so di profonda analisi critica del lavoro precedente e di trasformazione. A 63 anni l’artistaha finalmente a disposizione un luogo dove isolarsi e vivere a stretto contatto con le sue

opere; non un semplice contesto architet-tonico, bensì uno spazio protetto, dove farmaturare nel tempo i suoi dipinti, favoren-do dialoghi fra essi; un grande spazio per“sognare” e “avere allucinazioni”; un con-tenitore per essere soli davanti alla vertigi-ne della creazione. Concetto rimarcatodalle sue stesse parole: “quando nonavevo uno studio tutto mio, stavo moltoscomodo: avevo bisogno di solitudine”.“Soli di notte”, suggerisce, non a caso, iltitolo della mostra. Nella luce dell’isola diPalma, la pittura di Miró si spoglia, si distil-la e perde cromatismi per lasciare semprepiù spazio al segno immediato e violento,alla progressiva semplificazione del gestoespressivo e al nero: un nero drammatico edefinitivo, che testimonia la ricerca dell’ar-tista intorno ai temi del silenzio e del vuoto.Una produzione ben diversa dalle operedel periodo surrealista degli anni Trentache dimostra anche un'attenta autocriticaalla sua produzione precedente. Lo studio,come lo stesso Miró dichiara, diventa unorto, un giardino interiore, un territorio, unrecinto sacro. Così il rapporto con l’am-biente e con il contesto del suo operarediventa un’alchimia, una magia che lamostra a Villa Manin ambisce a ricreare

attraverso relazioni e interconnessioni tra capolavori esposti e materiali di approfondimen-to. Un progetto curatoriale assolutamente originale affidato a Elvira Cámara López e MarcoMinuz per un mostra - promossa dall’Azienda Speciale Villa Manin e dalla Regione FriuliVenezia Giulia, insieme alla Fundació Pilar i Joan Miró di Palma di Maiorca con cui si è stataavviata una prestigiosa collaborazione - diversa da tutte le precedenti esposizioni realizza-te in Italia. Un evento capace di condurci nell’universo privato di questo artista onirico e pas-sionale – grazie anche alla ricostruzione della “stanza rossa” sorta di studiolo rinascimen-tale creato da Miró a San Boter e all’installazione multisensoriale commissionata per que-sta occasione al musicista e compositore Teho Teardo che mescola suoni e immagini rac-colti sull’isola e nello studio di Palma – e di farci comprendere la trasformazione radicaledella sua arte. Per informazioni: 0432-821211 - [email protected]

Nel cuore di Venezia un luogo unico per scoprire le meraviglie del cinemaLorenzo Codelli La fabbrica del vedere

Joan Miró a Villa Manin Soli di notte

JOAN MIRÓA VILLA MANINSOLI DI NOTTE

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Il manifesto ufficiale della mostra

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FESTIVAL DEL CINEMA LATINOAMERICANOTrieste - dal 17 al 25 ottobre 2015La XXX edizione del Festival del Cinema Latino Americano di Trieste, avrà luogo pressoil Museo Revoltella, al Cinema dei Fabbri e al Centro Culturale KNULP dal 17 al 25Ottobre 2015 con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e del Ministero per i Benie le Attività Culturali. I 15 film della Sezione Concorso prodotti nei Paesi del Centro e SudAmerica saranno valutati dalla Giuria Ufficiale presieduta da Renzo Rossellini, produtto-re e regista e figlio primogenito di Roberto Rossellini, che sarà anche presente allaCerimonia Inaugurale presso il Centro Internazionale di Fisica Teorica dell'Unesco, saba-to 17 Ottobre alle ore 20.00. La pluriennale collaborazione con l'Università degli Studi diTrieste - Sezione per Interpreti e Traduttori, consentirà di sottotitolare anche quest'anno,molte nuove opere in italiano. Consolidata la formula delle sezioni Contemporanea(opere eterogenee), Premio Oriundi (tributo alle origini italiane dei cineasti latinoameri-cani), Premio Malvinas, Salon Espana e Shalom (i sentieri ebrei in America Latina).Info: www.provincia.pordenone.it

GRADO GIALLO 2015Grado – dal 2 al 4 ottobre 2015Ritorna dal 2 al 4 ottobre il Festival letterario di Grado dedicato al genere giallo, noir,thriller e alla spy story. Tema della 8a edizione è Potere, poteri. Attraverso gli incontri conmagistrati, criminologi, giornalisti, storici e scrittori si parlerà della società contempora-nea, di crimini e fenomeni delittuosi che stanno producendo gravissime conseguenze alivello sociale e minano le fondamenta sane dello Stato. Tre giorni ricchi di appunta-menti, tra letture, incontri con gli autori, spettacoli, ospiti d'eccezione, cinema, teatro ecene con delitto, trasformeranno Grado nella capitale regionale di uno fra i generi lette-rari più amati. La manifestazione è organizzata dal Comune di Grado, DiSUdell'Università di Trieste, il Giallo Mondadori e con la partecipazione della RAI sede diTrieste. Info: www.gradogiallo.it

GIANNI PIGNAT. SEGNI E DISEGNI PER LA BIBLIOTECAPordenone, biblioteca civica – fino al 31 ottobre 2015La mostra raccoglie una parte delle centinaia di opere realizzate da Gianni Pignat per laBiblioteca nell’arco degli oltre 15 anni di attività culturale e vuole essere un omaggio adun Artista che ha collaborato generosamente con l’istituzione bibliotecaria cittadina.

Gianni Pignat è nato nel 1952. Dopo la laurea inarchitettura, ha conseguito il diploma d’arte appli-cata e fotografia presso l’Istituto d’Arte di Udine,dove ha insegnato fotografia. Fotografo di viaggio,è autore di testo e immagini di cinque libri foto-grafici: Gracias por venir a Colombia; Herat,Afghanistan; Sudan; Tuol Sleng, Cambogia;Birmania. Ha svolto una ricerca documentaria e

fotografica su Tina Modotti, consultando archivi pubblici e privati in Russia, Messico eCuba. Ha collaborato alla realizzazione di documentari per la televisione francese: Unepetite pierre, Que viva Tina e Goli Otok. Molte delle sue opere grafiche sono state utiliz-zate per copertine di libri e manifesti. Info: www.comune.pordenone.it/biblioteca

"INAFFERRABILE. LO SGUARDO DI PIER PAOLO PASOLINI". UNA MOSTRA DI RITRATTI FOTOGRAFICI INEDITI SCATTATI DA GIDEON BACHMANN Pordenone - Dal 3 ottobre negli spazi espositivi della Provincia (Corso Garibaldi)Giornalista e fotografo sui set italiani più importanti della seconda metà del ‘900, GideonBachmann è stato un amico e un fine osservatore di Pier Paolo Pasolini. Nel corso deiquindici anni di ininterrotta frequentazione amicale l’ha seguito e scrutato, consegnan-doci una raccolta di ritratti completamente inediti che sanno cogliere i dissidi interiori chedilaniarono l’intellettuale, le passioni del critico e la levità del poeta. Conosciuti alla conferenza stampa di “Accattone” nel 1961, iniziarono il loro rapporto conuna feroce discussione sul metodo adottato da Pasolini, approdata in un’intervista per ilprogramma radio che Bachmann teneva a New York. Da lì ebbe inizio un’amicizia e que-sta carrellata di immagini, che ci accompagnano fino a pochissimi giorni prima dellamorte del poeta. Dal martedì al venerdì: dalle 15.00 alle 19.00. Sabato e domenica: dalle10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00. INGRESSO LIBERO.

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IL VIAGGIO DI JAMES DEAN INSIEME AL FOTOGRAFO DENNIS STOCK

LIFEDI ANTON CORBIJN Dennis Stock è un fotografo dell'agenzia Magnum che sogna la copertina su"Life" mentre sopravvive paparazzando divi dentro salotti esclusivi. Diviso traNew York e Los Angeles, un figlio e un'ex moglie che gli rinfaccia la latitanza,Dennis è invitato al party di Nicholas Ray, dove incontra James Dean, reducedal successo di Gioventù bruciata e segnato dalle riprese de La valle dell'Eden.Il volto desolato a un passo dal mito, colpisce Dennis che propone immedia-tamente a "Life" un servizio sul giovane attore e a Dean di farsi accompagna-re dentro la vita. Il rapporto è travagliato ma un viaggio in Indiana, nella fatto-ria dello zio Marcus e nei luoghi in cui Jimmy è nato, concilia i malintesi eappronta una bella amicizia, immortalata in un'unica fotografia. Costretto daJack Warner, dispotico produttore della Warner Bros, a rientrare a New Yorkin occasione della premiere de La valle dell'Eden, Jimmy e Dennis si separa-no. Di quel breve intervallo che fu la loro relazione, rimangono le fotografieintime ed eterne pubblicate sulle pagine di "Life".Ispirato a una storia vera, l'incontro di due uomini nell'America degli anniCinquanta, Life segue l'intuizione di Dennis Stock incarnata da James Dean,che il fotografo avverte all'istante come formidabile modello della sua epoca,del suo universo sociale e generazionale. E con l'amicizia nascente tra DennisStock e Jimmy Dean, Corbijn ricrea il set, il sentimento e il punto di ripresa deicelebri scatti di "Life": riuscendo ad afferrare la luce postuma del divo e delprocesso di costruzione divistica

IL FILM SPAGNOLO RIVELAZIONE DELL’ANNO

LA VITA è FACILE AD OCCHI CHIUSI DI DAVID TRUEBA Spagna, 1966: un professore che usa le canzoni dei Beatles per insegnare l'in-glese ai suoi alunni viene a conoscenza che John Lennon è in Almeria(Andalusia) per girare un film. Deciso a conoscerlo, intraprende un viaggio inmacchina verso il Sud, e lungo il percorso carica in macchina una ragazzo di16 anni, fuggito di casa, e una giovane ragazza di 21 che pure sembra scappa-re da qualcosa. Tra i tre nascerà un'amicizia indimenticabile.Il film è ispirato all'incredibile e commovente storia vera di Juan Carrión, unprofessore d'inglese (interpretato da uno straordinario Javier Camara) cheeffettivamente incontrò John Lennon sul set in Almeria. L'obiettivo di Carriónera semplice e allo stesso tempo utopico: chiedere a Lennon di correggere itesti trascritti nel suo quaderno per poterli poi insegnare ai suoi alunni. Pareche proprio da quell'incontro i Beatles (e di seguito tutte le band musicali)cominciarono a riportare i testi delle proprie canzoni nel retro degli LP.Considerato il film spagnolo rivelazione dell'anno e musicato dal grande chi-tarrista americano Pat Metheny, ha vinto ben 6 Premi Goya, tra cui migliorfilm, regia, sceneggiatura ed attore protagonista.

UN MOSAICO DI STORIE CHE IMMORTALA LA DURA REALTÀ DEL NOSTRO PAESE

VIVA LA SPOSADI ASCANIO CELESTINI Nicola passa il tempo bevendo e fingendo che sta smettendo di bere. Questaè la storia sua e di tanti altri personaggi che incontra per un destino o per casocome in un road movie. Perciò è anche la storia di Sabatino che truffa le assi-curazioni. Pure il Concellino vive truffando le assicurazioni, ma vuole fare car-riera. È la storia di Salvatore, figlio di Anna e forse anche di Nicola, ma Annaè una prostituta e non lo sa chi è il padre di suo figlio. È la storia di Sofia chedice che scappa in Spagna con l'amica. Lo dice, ma poi resta a Cinecittà. È lastoria dell'Abruzzese che fa il carrozziere, ma anche il parcheggiatore nottur-no. È la storia di Sasà che una notte finirà peggio di tutti nella stanza di unaquestura di periferia. E in mezzo a tutte queste storie c'è quella dell'americanache gira l'Italia vestita da sposa e che senmbra essere l’unico possibile sollie-vo alle loro vite. Ascanio Celestini, teatrante e narratore romano è riuscito conquesto film a raccontare tante storie incastrate tra loro e attraverso queste sto-rie ha potuto fare una fotografia di un Italia che fatica, piena di bellezze vistedagli occhi di una sposa americana, ma nello stesso tempo piena di contrad-dizioni e di abusi di potere vissuti nei quartieri bassi della periferia. Un film davedere per riflettere sulla vita ai tempi di un paese bellissimo, ma complicatoche ci mette di fronte alla dura realtà della vita senza renderla più drammati-ca, ma senza neanche renderla più semplice.

Un film di Anton Corbijn. ConRobert Pattinson, DaneDeHaan, Joel Edgerton. Canada, 2015. Durata 111 min.

Un film di David Trueba. ConJavier Cámara, Natalia deMolina, Francesc Colomer.Spagna, 2015. Durata 104’.

Un film di Ascanio Celestini.Con Ascanio Celestini, AlbaRohrwacher. Italia, 2015.Durata 85 min.

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