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Circolare n. 10 del 4 giugno 2015 La deducibilità degli interessi passivi nel reddito d’impresa Indice 1. Soggetti Ires 1.1. Presupposti soggettivo 1.2. Interessi rilevanti 1.3. Deducibilità in base al ROL 1.4. Riporto degli interessi passivi indeducibili 1.5. Modello Unico 2015 - Società di Capitali 1.6. Fusione, scissione e consolidato fiscale 2. Imprenditori Irpef 2.1. Presupposto soggettivo 2.2. Condizioni oggettive 2.3. Disciplina antielusiva 2 3 3 9 10 10 14 15 16 16 20

Circolare n. 10 del 4 giugno 2015 La deducibilità degli ... · Gli interessi passivi e gli oneri finanziari assimilati – diversi da quelli compresi nel costo dei beni ai sensi

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Circolare n. 10 del 4 giugno 2015

La deducibilità degli interessi passivi nel reddito d’impresa

Indice

1. Soggetti Ires

1.1. Presupposti soggettivo

1.2. Interessi rilevanti

1.3. Deducibilità in base al ROL

1.4. Riporto degli interessi passivi indeducibili

1.5. Modello Unico 2015 - Società di Capitali

1.6. Fusione, scissione e consolidato fiscale

2. Imprenditori Irpef

2.1. Presupposto soggettivo

2.2. Condizioni oggettive

2.3. Disciplina antielusiva

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1. Soggetti Ires

Gli interessi passivi e gli oneri finanziari assimilati – diversi da quelli compresi nel costo dei beni ai sensi

dell’art. 110, co. 1, lett. a), del D.P.R. n. 917/1986 – sono integralmente deducibili, dal reddito d’impresa

dei soggetti Ires, sino a concorrenza degli interessi attivi e dei proventi della medesima natura: l’eccedenza

è, invece, fiscalmente rilevante nel limite del 30% del Risultato Operativo Lordo della gestione

caratteristica (art. 96 del Tuir).

1.1. Presupposto soggettivo

L’art. 96 del Tuir è applicabile ai soggetti Ires, individuati dal precedente art. 73, co. 1, del Tuir:

• s.p.a., s.a.p.a. e s.r.l.;

• società cooperative, di muta assicurazione e consortili;

• enti pubblici e privati diversi dalle società e trust con attività commerciale esclusiva o prevalente;

• società ed enti di ogni tipo, compresi i trust, non residenti in Italia, relativamente alle attività esercitate

nel territorio dello Stato mediante stabile organizzazione;

• i consorzi, come altresì precisato nella R.M. n. 268/E/2008.

Sul punto, si segnala l’orientamento del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti

Contabili, secondo cui l’art. 96 del Tuir è altresì applicabile alle holding industriali, ovvero che svolgono

attività finanziaria, ma non nei confronti del pubblico (Documento di Studio, Oneri finanziari per bilancio

2009 e successivi. Procedura per la determinazione dell’ammontare deducibile, luglio 2010).

Il regime tributario in commento non trova, invece, applicazione nei confronti dei seguenti contribuenti

(art. 96, co. 5, del Tuir):

1) le banche e gli altri intermediari finanziari di cui all’art. 1 del D.Lgs. n. 87/1992, ad eccezione delle

società che esercitano, in via esclusiva o prevalente, l’attività di assunzione di partecipazioni in società

esercenti attività diverse da quelle creditizia e finanziaria;

2) le società di gestione, disciplinate dalla Legge n. 77/1983;

3) le imprese di assicurazione;

4) le società capogruppo di aggregazioni bancarie ed assicurative;

5) le società consortili per l’esecuzione di lavori pubblici;

6) le società di progetto;

7) le società costituite per la realizzazione e l’esercizio di interporti;

8) le società il cui capitale è sottoscritto prevalentemente da enti pubblici che costruiscono e gestiscono

impianti per la fornitura di acque, energia, teleriscaldamento e per impianti per lo smaltimento e la

depurazione.

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Gli enti pubblici in parola, la cui partecipazione deve essere diretta a soddisfare il requisito civilistico

del controllo (art. 2359 c.c.), sono individuati sulla base dell’art. 1, co. 2, del D.Lgs. n. 165/2001. In

particolare, devono ritenersi tali lo Stato, le regioni, le province, i comuni, le comunità montane e loro

consorzi e associazioni, le aziende e amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, gli istituti e

scuole di ogni ordine e grado, le istituzioni educative e universitarie, le Camere di commercio, industria,

artigianato e agricoltura e loro associazioni, gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le

amministrazioni, aziende ed enti del servizio sanitario nazionale, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale

delle pubbliche amministrazioni (ARAN) e le Agenzie di cui al D.Lgs. n. 300/1999, nonché le amministrazioni

della Camera dei Deputati, del Senato, della Corte Costituzionale, della Presidenza della Repubblica e gli

organi legislativi delle regioni a statuto speciale.

I soggetti non indicati nell’elenco degli esclusi, pur svolgendo attività assimilabili agli stessi, sono

comunque soggetti alla disciplina limitativa di cui all’art. 96, co. 1-4, del Tuir (R.M. n. 268/E/2008).

Le holding direttamente controllate da enti pubblici, che possiedono delle società operative nei

settori delle suddette utilities, applicano l’art. 96 del Tuir, così come le proprie controllate operative in

quanto non possiedono, infatti, entrambi i requisiti indicati dalla norma:

• le holding sono partecipate prevalentemente da enti pubblici, ma non esercitano le attività specifiche;

• le società operative esercitano le attività specifiche, ma non sono possedute prevalentemente da enti

pubblici.

1.2. Interessi rilevanti

In termini generali, ai fini dell’applicazione dell’art. 96 del Tuir, rilevano gli interessi passivi e attivi, nonché

gli oneri e i proventi ad essi assimilati, derivanti da:

• contratti di mutuo;

• contratti di locazione finanziaria, purché sia previsto il diritto di riscatto del bene che ne costituisce

oggetto (R.M. n. 175/E/2003);

• emissione di obbligazioni e titoli similari;

• ogni altro rapporto avente una causa finanziaria.

Rientrano altresì, nella tipologia dei proventi ed oneri considerati, ogni e qualunque interesse (od onere

ad esso assimilato) collegato alla messa a disposizione di una provvista di denaro, titoli o altri beni

fungibili per i quali sussiste l’obbligo di restituzione e in relazione ai quali è prevista una specifica

remunerazione (C.M. n. 19/E/2009, par. 2.2). I successivi documenti dell’Amministrazione Finanziaria

dimostrano, inoltre, che la “causa finanziaria” costituisce la regola generale da applicare per risolvere

i casi dubbi (C.M. n. 38/E/2010).

Interessi attivi e proventi assimilati

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Il predetto documento di studio del CNDCEC riporta un’elencazione esemplificativa degli interessi attivi

e proventi assimilati di cui all’art. 96 del Tuir, desunta dai principi contabili nazionali Oic e dagli orientamenti

dell’Agenzia delle Entrate1:

• interessi attivi su rapporti di conto corrente bancario, anche in valuta;

• interessi attivi derivanti da rapporti di natura commerciale, indipendentemente dalla loro

esplicitazione nelle scritture contabili (C.M. n. 19/E/2009, par. 2.2.1). Sono, invece, ritenuti esclusi gli

interessi di mora, anche se passivi, per il ritardato pagamento di debiti pecuniari, in quanto

costituiscono una forma di indennizzo per i danni derivanti dall’inadempimento di un’obbligazione

pecuniaria, e non il corrispettivo di un servizio finanziario volontariamente reso (C.M. n. 19/E/2009,

par. 2.2);

• interessi attivi da operazioni in strumenti derivati di copertura del rischio di oscillazione del tasso

d’interesse;

• interessi attivi derivanti da rapporti di finanziamento infragruppo;

• sconti finanziari attivi per pagamento “pronta cassa”;

• interessi attivi maturati su crediti per rimborso imposte;

• interessi attivi derivanti da sottoscrizione di prestiti obbligazionari e strumenti finanziari non

partecipativi in genere;

• interessi maturati su titoli a reddito fisso (CCT, BTP, ecc.) e titoli senza cedole (zero coupon),

compresi gli interessi impliciti e il premio di sottoscrizione;

• interessi attivi su depositi cauzionali, relativi a contratti aventi una causa finanziaria e non

commerciale (C.M. n. 38/E/2010);

• interessi attivi su prestiti a dipendenti, se derivanti dalla messa a disposizione di una provvista di

denaro, per la quale sussiste l’obbligo di restituzione, ed è prevista una specifica remunerazione

(C.M. n. 19/E/2009, par. 2.2);

• componenti derivanti dalle operazioni di pronti contro termine su titoli;

• aggi su prestiti concessi;

• interessi attivi su erogazioni anticipate del trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato;

• contributi in conto interessi.

È, tuttavia, opportuno che le risultanze dei principi contabili nazionali Oic siano coerenti con le previsioni

della normativa fiscale, con particolare riferimento alla qualificazione reddituale della componente

considerata (Circolare Assonime n. 46/2009, par. 4.3).

1 L’Agenzia delle Entrate attribuisce rilevanza a qualunque componente “che presenti un contenuto economico sostanziale assimilabile ad un interesse passivo od attivo”, affermando dunque, per la determinazione dell’ambito oggettivo di applicazione dell’art. 96 del Tuir, un principio di prevalenza della sostanza economica sulla forma giuridica.

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Ai fini dell’applicazione dell’art. 96 del Tuir, devono essere altresì considerati gli interessi attivi

derivanti da crediti vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione, determinati in base al Tasso

Ufficiale di Riferimento aumentato di un punto. Tali interessi attivi “virtuali”, ricollegabili al ritardato

pagamento dei corrispettivi da parte dell’ente pubblico, devono essere calcolati a partire dal 1° giorno

dell'esercizio ovvero, se posteriore, dal giorno successivo a quello previsto per il pagamento, e fino

all'ultimo giorno del periodo amministrativo, oppure se anteriore, fino alla data di incasso del corrispettivo.

Interessi passivi e oneri assimilati

Analogamente agli interessi attivi e ai proventi finanziari, il documento di studio del CNDCEC riporta

un’elencazione esemplificativa degli interessi passivi e oneri finanziari assimilati di cui all’art. 96 del

Tuir, desunta dai principi contabili nazionali Oic e dagli orientamenti dell’Agenzia delle Entrate:

• interessi passivi su rapporti di conto corrente bancario, anche in valuta;

• interessi passivi da operazioni in strumenti derivati di copertura dal rischio di oscillazione del tasso

d’interesse, in quanto costituenti un’integrazione, con segno positivo o negativo, dell’interesse

derivante dall’operazione coperta (C.M. n. 19/E/2009). Al contrario, sono esclusi dal regime in

esame i componenti positivi e negativi (sia di natura valutativa che da realizzo) attinenti ai derivati

aventi carattere speculativo, nonché quelli relativi ai derivati di copertura del fair value delle attività

e passività di bilancio, oppure dei rischi di cambio, ove si aderisca alla tesi della irrilevanza, ai fini in

esame, delle perdite e degli utili su cambi (Circolare Assonime n. 46/2009, par. 4.3.);

• interessi passivi derivanti da rapporti di finanziamenti infragruppo;

• interessi passivi maturati sulla dilazione volontaria del pagamento di imposte;

• interessi passivi su depositi cauzionali, riguardanti i contratti aventi una causa finanziaria;

• oneri connessi ad operazioni di pronti contro termine su titoli aventi funzione di raccolta. Gli

interessi maturati sulle attività oggetto dell’operazione nel periodo di durata del contratto sono esclusi

dall’applicazione dell’art. 96 del Tuir, ferma restando l’applicazione dell’art. 89, co. 6, del Tuir,

secondo cui gli interessi maturati concorrono a formare il reddito del cessionario. Rileva, invece, ai

fini del regime di limitazione della deducibilità degli interessi passivi, la differenza tra il prezzo a

pronti e quello a termine (C.M. n. 19/E/2009, par. 2.2),

• disaggi di emissione e premi di rimborso dei titoli di debito;

• interessi passivi su contratti di mutuo e quota finanziaria dei canoni di leasing. Quest’ultima è

desumibile dal contratto, come prescritto dalla disciplina Irap (art. 5, co. 3, del D.Lgs. n. 446/1997),

oppure applicando i criteri di cui all’art. 1 del D.M. 24 aprile 1998 (C.M. n. 19/E/2009). In

quest’ultimo caso, riconosciuto – per esigenze di semplificazione – alle imprese che non adottano i

principi contabili internazionali, la quota capitale è determinata sulla base del costo in capo al

concedente, suddiviso per il numero di giorni di durata del contratto (quella minima fiscale, se

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superiore, nel caso di contratti stipulati dal 29 aprile 2012, in tal senso la C.M. n. 17/E/2013),

moltiplicato per quelli di competenza dell’esercizio;

• interessi passivi derivanti da rapporti con soggetti domiciliati in Stati o territori a fiscalità privilegiata,

qualora sussistano le condizioni di cui all’art. 110, co. 11, del Tuir;

• interessi passivi relativi a finanziamenti contratti per l’acquisizione o la costruzione di immobili-

patrimonio o merce;

• interessi passivi su finanziamenti soci;

• interessi e sconti passivi su finanziamenti ottenuti da banche o da altre istituzioni finanziarie;

• interessi passivi da factoring pro soluto/pro solvendo;

• commissioni per mancato utilizzo di linee di credito;

• oneri vari relativi all’emissione di un prestito obbligazionario;

• commissioni passive su finanziamento e per fideiussioni, o altre garanzie rilasciate da terzi;

• spese e commissioni di factoring relative all’anticipata disponibilità finanziaria del credito smobilizzato;

• oneri derivanti da sconto di crediti;

• interessi passivi relativi ai finanziamenti concessi per la realizzazione di lavori su commessa non

imputati a incremento del costo.

Conseguentemente, devono ritenersi escluse dall’operatività dell’art. 96 del Tuir le componenti

imputabili – secondo i corretti principi contabili – alla voce B.7) del conto economico, riguardanti i costi

per servizi forniti da banche e imprese finanziarie:

• noleggio di cassette di sicurezza;

• servizi di pagamento di utenze;

• costi per la custodia di titoli;

• commissioni per le fidejussioni non finalizzate all’ottenimento di finanziamenti;

• spese e commissioni di factoring di natura diversa da quella finanziaria;

• spese per la valutazione di immobili, ai fini della concessione un mutuo;

• spese di istruttoria di mutui e finanziamenti;

• spese per la disposizione di bonifici, utilizzo di bancomat e effettuazione di Home Banking.

Ad integrazione di quanto rappresentato nel documento del CNDCEC, si riportano alcune esclusioni

espressamente riconosciute dall’Amministrazione Finanziaria:

• interessi passivi indeducibili in via assoluta:

- in applicazione delle disposizioni sul transfer pricing (art. 110, co. 7, del Tuir);

- derivanti da operazioni intercorse con soggetti residenti in Stati o territori a fiscalità privilegiata (art.

110, co. 10, del Tuir);

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- su obbligazioni e titoli similari, nella misura in cui il rendimento effettivo dei titoli, al momento

dell’emissione, ecceda le soglie di cui all’art. 26, co. 1, del D.P.R. n. 600/1973, rilevanti anche per la

misura della ritenuta da operare sugli interessi stessi (art. 3, co. 115, della Legge n. 549/1995);

- versamenti trimestrali dell’Iva (art. 66, co. 11, del D.L. n. 331/93);

• interessi passivi deducibili, anche solo parzialmente, dal reddito d’impresa:

- relativi all’acquisto di automezzi, come peraltro confermato anche dall’Agenzia delle Entrate (C.M.

n. 47/E/2008, par. 5.3), essendo soggetti alle disposizioni speciali di cui all’art. 164 del Tuir;

- imputati ad incremento del costo delle rimanenze di beni, in ossequio ai corretti principi contabili

(R.M. n. 3/DPF/2008, e C.M. n. 19/E/2009, par. 2.2.4). Sul punto, si rileva, tuttavia, che la

capitalizzazione degli oneri finanziari è ammessa in casi eccezionali, così come chiarito dall’ Oic

13. In sede di determinazione del costo delle rimanenze, sono generalmente esclusi2 gli interessi

passivi, salvo quelli derivanti da un finanziamento contratto a fronte di specifici beni che richiedono

un processo produttivo significativamente prolungato, il cui completamento può comportare

il decorso di alcuni anni, prima che il prodotto divenga collocabile sul mercato e, quindi,

commercializzabile. Può essere, il caso, ad esempio, del brandy, che necessita di un pluriennale

periodo di invecchiamento, oppure dei salumi e formaggi, soggetti alla fase della stagionatura. Al

ricorrere della suddetta ipotesi, è possibile imputare al costo gli oneri finanziari realmente sostenuti,

limitatamente al periodo di produzione, a condizione che l’importo complessivo risultante dalla

capitalizzazione non ecceda il valore netto di realizzo, e se ne fornisca adeguata indicazione

nella nota integrativa (art. 2427, co. 1, n. 7, c.c.);

- imputati ad incremento del costo delle commesse ultrannuali (C.M. n. 19/E/2009, par. 2.2.4).

A questo proposito, si noti che, nel caso di valutazione secondo il criterio della percentuale di

completamento, gli interessi passivi sono imputabili ad incremento del valore delle rimanenze nei

casi in cui si applichi il metodo cost to cost – oppure altri metodi in cui la valutazione è funzione

dei ricavi e costi previsti – e gli aspetti finanziari costituiscano un elemento determinante ai fini della

valutazione della redditività della commessa, rendendo necessaria la considerazione degli oneri e

dei proventi finanziari come costi e ricavi di commessa, purché l’impresa disponga di un adeguato

sistema amministrativo, e tale impostazione sia seguita per tutte le commesse dell’impresa, o almeno

per quelle che presentano caratteristiche tali da generare rilevanti squilibri nei flussi finanziari.

Secondo l’Oic 23, la rilevazione degli oneri finanziari netti quali costi di commessa non trova

giustificazione in sede di applicazione del metodo delle misurazioni fisiche o similari;

2 Il criterio generale dell’esclusione della capitalizzabilità è fondato, principalmente, sulla natura di costo ricorrente rivestita dagli interessi passivi. Si consideri, inoltre, che la parte di oneri sostenuta per finanziare il magazzino potrebbe rivelarsi di difficile individuazione e, quindi, fonte del rischio di valutazioni meramente arbitrarie.

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- da debiti commerciali, espliciti e non, oppure su depositi cauzionali riferibili ad operazioni della

medesima natura (C.M. n. 38/E/2010);

- gli interessi passivi sostenuti dalle società immobiliari di gestione3, relativi a finanziamenti

garantiti da ipoteca su immobili acquistati4 o costruiti, destinati alla locazione, se soddisfano le

seguenti condizioni (C.M. n. 19/E/2009):

1) si riferiscono a finanziamenti ipotecari, contratti anche prima dell’esercizio 2008;

2) gli immobili oggetto dell’ipoteca sono destinati a locazione, anche soltanto potenzialmente,

come desumibile dalla documentazione societaria, quali delibere e contratti preparatori.

Esempio:

Natura dell’onere

finanziario

Importo

bilancio

Importo

indeducibile

Importo

deducibile

Importo

soggetto all’art.

96 del Tuir

Conti correnti passivi 40.000,00 40.000,00 40.000,00

Credito bancario5 120.000,00 120.000,00 80.000,00

Acquisto autocarri 60.000,00 60.000,00

Acquisto autovetture 100.000,00 80.000,00 20.000,00

Leasing di altri beni 180.000,00 180.000,00 180.000,00

Immobili-patrimonio 215.000,00 35.000,00

(funzionamento)

180.000,00

(acquisto)

180.000,00

(acquisto)

Servizi bancari 35.000,00 35.000,00

TOTALE 750.000,00 115.000,00 635.000,00 480.000,00

Conseguentemente, gli oneri finanziari imputati a conto economico (750.000,00 euro) sono soggetti a

discipline differenti:

• definitiva indeducibilità: 115.000,00 euro (interessi di funzionamento degli immobili-patrimonio e

l’80% di quelli relativi al finanziamento dell’acquisto delle autovetture ad uso promiscuo);

3 Si tratta delle imprese il cui valore del patrimonio, a costi correnti, è prevalentemente costituito da beni immobili diversi da quelli “merce” (alla cui produzione o al cui scambio è diretta l’attività d’impresa) e da quelli utilizzati direttamente nello svolgimento dell’attività (R.M. n. 323/E/2007).

4 La deducibilità integrale ricorre anche nel caso in cui l’immobile sia detenuto in leasing, in virtù dell’equiparazione alla fattispecie di acquisto diretto (CC.MM. n. 37/E/2009 e n. 90/E/2001, RR.MM. n. 379/E/2007, n. 27/E/2005, n. 69/E/2004 e n. 19/E/2004).

5 È stato ipotizzato che gli oneri derivanti dai finanziamenti includano interessi passivi capitalizzabili ad incremento del costo dei beni, in misura pari ad euro 40.000,00.

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• rilevanza fiscale, in quanto compresi nel costo dei beni, ma esclusi dall’applicazione dell’art. 96

del Tuir: 40.000,00 euro (oneri finanziari capitalizzati);

• deducibilità in base alle disposizioni speciali sui veicoli di cui all’art. 164 del Tuir: 80.000,00 euro;

• integrale deducibilità, poiché rappresentanti costi per servizi, e non interessi passivi: 35.000,00 euro

(oneri bancari);

• rientranti nell’ambito di operatività del regime di limitazione della deducibilità, di cui una parte

costituente, senza condizioni, un componente negativo del reddito d’impresa, nel limite degli interessi

attivi e proventi assimilati: 480.000,00 euro.

1.3. Deducibilità in base al ROL

Ai fini della determinazione della reddito d’impresa, gli interessi passivi – imputati al conto economico

dell’esercizio – rilevanti, ovvero diversi da quelli esclusi, devono essere, in primo luogo, posti a confronto

con gli interessi attivi di competenza: il minore dei due importi costituisce, infatti, l’ammontare degli

oneri finanziari integralmente deducibili.

L’eventuale eccedenza di interessi passivi e oneri assimilati, rispetto a quelli attivi e ai proventi finanziari,

è deducibile nel limite del 30% del Risultato Operativo Lordo della gestione caratteristica

(ROL), determinato come differenza tra il valore e i costi della produzione riportati nel conto economico

civilistico di cui all’art 2425 c.c., ad eccezione delle seguenti componenti (art. 96, co. 2, del Tuir):

• B.8): costi per godimento beni di terzi, limitatamente ai canoni di locazione finanziaria dei beni

strumentali;

• B.10.a): ammortamento delle immobilizzazioni immateriali;

• B.10.b): ammortamento delle immobilizzazioni materiali.

La medesima modalità di determinazione del ROL di cui all’art. 96, co. 2, del Tuir deve essere adottata

anche dalle holding industriali: sul punto, l’Agenzia delle Entrate ha espressamente chiarito che le

società in parola sono tenute anch’esse ad applicare le modalità indicate dall’art. 96, co. 2, del Tuir, senza

considerare i principi affermati nelle RR.MM. n. 337/E/2002 e n. 143/E/2008 ai limitati fini del test

di vitalità richiesto, ai sensi dell’art. 172, co. 7, del Tuir, per la riportabilità delle perdite nelle operazioni di

fusione (C.M. n. 19/E/2009, par. 2.3). Le imprese che redigono il bilancio in base ai principi contabili

internazionali devono, pertanto, assumere le corrispondenti voci di conto economico.

Qualora gli interessi passivi non superino il 30% del ROL, la parte inutilizzata di quest’ultimo è

riportabile nei successivi periodi d’imposta, senza alcun limite temporale, in modo tale da consentire

una deduzione incrementale degli interessi passivi di un successivo anno tributario, rispetto a quella

ordinariamente derivante dal 30% del ROL dell’esercizio di competenza. Tale facoltà è, naturalmente,

preclusa nel caso in cui l’eccedenza derivi dalla mancata deducibilità di una parte degli interessi passivi. Il

Risultato Operativo Lordo della gestione caratteristica dell’esercizio oppure di periodi precedenti,

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utilizzabile ma non utilizzato, pur in presenza di interessi passivi netti dell’anno di riferimento o di

passati, non è più, quindi, riportabile a nuovo, così come gli interessi passivi netti che avrebbero

dovuto essere dedotti in relazione a tale ROL. In altri termini, il contribuente tenuto all’applicazione

della disciplina dell’art. 96 del Tuir non può riportare in avanti, con riferimento al medesimo periodo

d’imposta, eccedenze di ROL inutilizzato e di interessi passivi netti indeducibili. Il riporto

dell’eccedenza di ROL è, pertanto, consentito soltanto nelle seguenti ipotesi:

• assenza di interessi passivi netti di periodo o pregressi da compensare;

• importo degli interessi passivi netti di periodo, o pregressi, inferiore alla disponibilità di ROL

(dell’esercizio di riferimento o, se del caso, riveniente da annualità pregresse).

In entrambe le ipotesi, l’eccedenza di ROL riportata dovrà, comunque, essere utilizzata in

compensazione alla prima occasione utile, ossia nel primo esercizio in cui si manifesterà

un’eccedenza degli interessi passivi di periodo rispetto a quelli attivi.

1.4. Riporto degli interessi passivi indeducibili

Nel caso in cui l’impresa abbia integralmente utilizzato, ai fini della deducibilità, il 30% del ROL e residuino

ancora interessi passivi, questi sono fiscalmente irrilevanti nel periodo d’imposta 2014, ma

riportabili nei successivi esercizi – a norma dell’art. 96, co. 4, del Tuir – e, quindi, deducibili, fermo

restando il vincolo del 30% del ROL: in altri termini, tale quota di interessi passivi è riconosciuta, ai fini

Ires, nell’anno in cui non determina, congiuntamente agli oneri finanziari di competenza dell’esercizio, il

superamento della citata soglia. L’applicazione della norma è stata, tuttavia, sostanzialmente rivista

dall’Agenzia delle Entrate, ammettendo la possibilità di dedurre gli interessi passivi riportati sulla base

dell’eventuale eccedenza di periodo degli interessi attivi, in deroga alla criterio obbligatorio del 30% del

ROL (C.M. n. 38/E/2010, par. 1.4). In altri termini, se gli interessi attivi imputati (colonna 3 del rigo

RF118 del Modello Unico 2015) a conto economico eccedono quelli passivi di competenza (colonna 1 del

medesimo rigo), la differenza può essere utilizzata per dedurre gli oneri finanziari pregressi (colonna 2 del

predetto rigo), che sono, quindi, sottratti al regime di limitazione della deducibilità.

1.5. Modello Unico 2015 - Società di Capitali

A seguito dell’individuazione degli interessi deducibili dal reddito imponibile Ires, l’impresa è in grado di

compilare l’apposita sezione del quadro RF, funzionale alla determinazione delle quota rilevante e,

conseguentemente, delle variazioni fiscali, in aumento o diminuzione da apportare. Ai fini di una migliore

comprensione della relativa operatività di quanto sopra esposto, si riportano alcuni utili esempi.

Esempio: ROL negativo e riporto degli interessi passivi indeducibili

Interessi passivi 2014: 60.000,00 euro

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Interessi passivi indeducibili 2013: 35.000,00 euro

Interessi attivi: 20.000,00 euro

Risultato Operativo Lordo della gestione caratteristica: – 120.000,00 euro

In presenza di un ROL negativo, deve essere riportato un valore nullo nella colonna 2 del rigo

RF119, che determina l’integrale indeducibilità degli oneri finanziari di periodo, oltre a quelli pregressi,

eccedenti gli interessi attivi. Conseguentemente, deve essere effettuata una variazione in aumento, nel

rigo RF15, colonna 1, indicando i soli oneri finanziari dell’esercizio 2014, ad eccezione di quelli dedotti

(60.000 – 20.000 = 40.000 euro).

Esempio: deduzione degli interessi passivi riportati

Interessi passivi 2014: 60.000,00 euro

Interessi passivi indeducibili 2013: 35.000,00 euro

Interessi attivi: 20.000,00 euro

Risultato Operativo Lordo della gestione caratteristica: 240.000,00 euro

Nel rigo RF118, sono stati riportati l’ammontare degli interessi passivi del periodo d’imposta (colonna 1)

e quelli pregressi (colonna 2), nonché l’importo degli interessi attivi, compresi quelli impliciti di natura

60.000 35.000 20.000 20.000 75.000

240.000 72.000

3.000

60.000 35.000 20.000 20.000 75.000

0 0

75.000

40.000

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commerciale e quelli virtuali relativi a rapporti con la Pubblica Amministrazione (colonna 3). Gli interessi

attivi in parola (20.000,00 euro) sono, poi, stati posti a confronto con la sommatoria dei predetti oneri

finanziari (95.000,00 euro): il minore dei due importi (20.000,00 euro) rappresenta la quota di interessi

integralmente deducibili.

La differenza (75.000,00 euro) è stata, invece, assoggettata al test del 30% del ROL, pari ad euro

72.000,00 che identifica, quindi, il limite massimo di rilevanza fiscale nel 2014 (rigo RF119, colonna 3):

con l’effetto che residuano ancora interessi passivi indeducibili per 3.000,00 euro riportabili nel periodo

d’imposta 2015 (rigo RF121, colonna 3).

In altri termini, nel reddito d’impresa del 2014 è stato possibile includere anche, quale componente

negativo, la quota di 32.000,00 euro degli interessi passivi indeducibili nel 2013, e riportati nel 2014. Tale

circostanza, riguardando un importo pregresso e non compreso nel risultato civilistico di conto economico

di periodo (righi RF4 o RF5), richiede, pertanto, una specifica annotazione tra le variazioni in diminuzione,

compilando il rigo RF55, con l’indicazione del codice “13”.

Esempio: indeducibilità degli interessi passivi riportati

Interessi passivi 2014: 60.000,00 euro

Interessi passivi indeducibili 2013: 35.000,00 euro

Interessi attivi: 20.000,00 euro

Risultato Operativo Lordo della gestione caratteristica: 120.000,00 euro

60.000 35.000 20.000 20.000 75.000

120.000 36.000

39.000

13 32.000

13

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In presenza di un ROL dimezzato (120.000,00 euro, anziché 240.000,00 euro) rispetto all’esempio

precedente, gli oneri finanziari eccedenti gli interessi attivi (75.000,00 euro, di cui 40.000,00 del 2014)

sono deducibili nel limite di 36.000,00 euro: in altre parole, non è stato possibile dedurre, neppure

parzialmente, gli interessi passivi riportati dal 2013, in quanto quelli del 2014 non hanno trovato completa

capienza nel 30% del ROL, essendone residuati 4.000,00 euro. Conseguentemente, deve essere operata

una variazione in aumento per tale importo, compilando il rigo RF15, colonna 1: non rileva, quindi,

l’ammontare degli interessi indeducibili pregressi riportati nel 2014, e rimasti fiscalmente irrilevanti.

Esempio: interessi attivi eccedenti e deduzione di quelli passivi riportati

Interessi passivi 2014: 60.000,00 euro

Interessi passivi indeducibili 2013: 35.000,00 euro

Interessi attivi: 80.000,00 euro

Risultato Operativo Lordo della gestione caratteristica: 120.000,00 euro

Alla luce dell’orientamento dell’Agenzia delle Entrate, e contrariamente a quanto previsto dal co. 4 dell’art.

96 del Tuir, il rigo RF118 è stato compilato secondo le seguenti modalità:

• colonna 1: interessi passivi di competenza (60.000,00 euro);

• colonna 2: interessi passivi pregressi riportati (35.000,00 euro);

• colonna 3: interessi attivi dell’esercizio (80.000,00 euro);

• colonna 4: ammontare degli interessi integralmente deducibili, fino a concorrenza degli interessi attivi,

e dunque il minore importo tra la sommatoria di colonna 1 e 2 (95.000,00 euro) e l’ammontare di

colonna 3 (80.000,00 euro);

• colonna 5: oneri finanziari netti (15.000,00 euro) ovvero quelli di competenza e pregressi (euro

95.000,00) eccedenti gli interessi attivi (80.000,00 euro), da assoggettare al test del 30% del ROL (rigo

RF119, colonna 3). Quest’ultimo è risultato pari a 36.000,00 euro consentendo, quindi, di dedurre

4.000

60.000 80.000 80.000 15.000

120.000 36.000

21.000

35.000

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integralmente gli interessi passivi netti (15.000,00 euro) e riportare al 2015 la quota inutilizzata del

Risultato Operativo Lordo della gestione caratteristica (21.000,00 euro).

L’integrale deduzione degli interessi passivi comporta, infine, la compilazione del rigo RF55, tra le variazioni

in diminuzione del reddito d’impresa, con riferimento agli interessi passivi del 2013, riportati, e dedotti nel

2014 (35.000,00 euro).

1.6. Fusione, scissione e consolidato fiscale

Si segnala, inoltre, l’orientamento dell’Agenzia delle Entrate, con riferimento ad una fattispecie non

espressamente disciplinata dalla normativa vigente, ovvero non in maniera inequivocabile, rappresentata

dal riporto degli interessi passivi deducibili maturati, nel caso di fusione o scissione di società

partecipanti al consolidato fiscale nazionale, senza che ciò determini l’interruzione dell’imposizione di

gruppo. La problematica interessa, infatti, due disposizioni che stabiliscono criteri differenti:

• l’art. 96, co. 7, del Tuir, secondo cui l’eccedenza di interessi passivi indeducibili può essere riportata

anche ad abbattimento del reddito complessivo del gruppo a cui partecipi l’impresa che ha

prodotto tali oneri finanziari (artt. 117-129 del Tuir), purché le altre società appartenenti alla fiscal

unit presentino – per il medesimo periodo d’imposta – un ROL capiente non integralmente utilizzato,

comprese le eccedenze riportate, ad eccezione di quelle formatesi prima dell’accesso al consolidato

nazionale;

• l’art. 172, co. 7, del Tuir, in virtù del quale ai pregressi interessi passivi indeducibili di cui al precedente

art. 96, co. 4, del TUIR si applicano le medesime disposizioni previste per il riporto delle perdite

fiscali prodotte dalle società partecipanti alla fusione, ovvero alla scissione, in virtù del richiamo

operato dall’art. 173, co. 10, del Tuir.

L’Agenzia delle Entrate ha sostenuto, con la R.M. n. 42/E/2011 la prevalenza di queste ultime norme,

che contemplano l’applicabilità della disciplina antielusiva di cui all’art. 37-bis del D.P.R. n. 600/1973, ed

impongono il rispetto di alcuni vincoli di natura quantitativa, e precisamente:

1. gli interessi passivi delle società partecipanti alla fusione o scissione, comprese l’incorporante e la

beneficiaria, possono essere portati in diminuzione dal reddito della società avente causa, per la parte

non eccedente l’importo del patrimonio risultante dall’ultimo bilancio oppure, se inferiore,

dalla situazione patrimoniale di fusione (art. 20501-quater c.c.), dal progetto o dalla situazione

35.000 13

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patrimoniale di scissione (artt. 2506-bis e 2506-ter c.c.): a tale fine, non rilevano i conferimenti e

versamenti eseguiti negli ultimi ventiquattro mesi, rispetto alla data del predetto documento contabile,

ad eccezione dei contributi di legge erogati dallo Stato e dagli enti pubblici. La limitazione in parola non

opera, tuttavia, nel caso di spin-off parziale, eseguito in forma proporzionale: la scissa conserva,

infatti, il diritto al riporto degli interessi passivi dalla stessa prodotti, e non trasferiti alla beneficiaria,

escludendo dunque un rischio di elusione da compensazione intersoggettiva di tali oneri finanziari (R.M.

n. 168/E/2009);

2. il conto economico della società i cui interessi passivi indeducibili sono riportabili, relativo all’esercizio

precedente a quello della deliberazione dell’operazione straordinaria e redatto a norma dell’art. 2425

c.c., supera il c.d. test di vitalità6, in virtù dell’esposizione di alcune componenti reddituali superiori

al 40% della media dei due esercizi precedenti:

a) ricavi e proventi dell’attività caratteristica, ovvero di natura ricorrente, non necessariamente

quelli rappresentati nelle voci A.1) “Ricavi delle vendite e delle prestazioni” e A.5) “Altri ricavi e

proventi”. Si pensi, ad esempio, al caso particolare delle holding di partecipazioni, che

comportano la necessità di considerare anche le voci C.15) “Proventi da partecipazioni” e C.16)

“Proventi diversi dai precedenti”, in cui sono iscritti i relativi componenti positivi ordinari di reddito.

Il richiamo al concetto di “gestione tipica” deve, pertanto, indurre ad escludere, ai fini di tale verifica,

i contributi alla ristrutturazione aziendale, in quanto non ricorrenti, essendo collegati ad un

intervento eccezionale, e come tali imputati alla voce E.20) “Proventi straordinari” (R.M. n.

183/E/2009);

b) spese per prestazioni di lavoro subordinato e relativi contributi, riportati nella voce B.9),

lett. a) e b), del conto economico civilistico: sul punto, l’Agenzia delle Entrate ha precisato che,

qualora non risultino iscritti costi per il personale, la vitalità aziendale può comunque essere

provata, sulla base di altri fattori (R.M. n. 337/E/2002). Ferma restando, in ogni caso, la facoltà

del contribuente di presentare – a norma dell’art. 37-bis, co. 8, del D.P.R. n. 600/1973 – un’apposita

istanza di interpello, al fine di ottenere la disapplicazione delle disposizioni antielusive di cui

all’art. 172, co. 7, del Tuir (R.M. n. 143/E/2008);

3. le azioni o quote della società i cui interessi passivi indeducibili sono riportabili non risultano

possedute dall’avente causa, ovvero da altra impresa partecipante alla fusione o scissione: in caso

contrario, gli oneri finanziari in parola non rilevano, sino a concorrenza dell’ammontare complessivo

della svalutazione di tali partecipazioni, effettuata in sede di determinazione del reddito dalla società

6 Le condizioni di vitalità economica devono risultare soddisfatte, oltre che nel periodo precedente alla fusione o scissione, sino al momento di deliberazione dell’operazione straordinaria (R.M. n. 143/E/2008).

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partecipante, ovvero dall’impresa che le ha ad essa cedute dopo l’esercizio al quale si riferisce la perdita

e prima dell’atto dell’operazione straordinaria.

Non sono, pertanto, invocabili, ad avviso dell’Amministrazione Finanziaria, le conclusioni raggiunte dalla

C.M. n. 9/E/2010 con riferimento alle sorti delle perdite fiscali in occasione della medesima fattispecie,

ovvero la fusione o scissione di società in costanza del consolidato fiscale nazionale, ritenute, invece,

illimitatamente riportabili, purché maturate in pendenza dell’imposizione di gruppo.

2. Imprenditori Irpef

L’art. 61 del Tuir stabilisce, con riguardo a titolari di reddito d’impresa soggetti all’imposta sul reddito delle

persone fisiche (imprenditori individuali o familiari, s.n.c., s.a.s., ecc.) che “gli interessi passivi inerenti

all’esercizio d’impresa sono deducibili per la parte corrispondente al rapporto tra l’ammontare dei

ricavi e altri proventi che concorrono a formare il reddito d’impresa o che non vi concorrono in

quanto esclusi e l’ammontare complessivo di tutti i ricavi e proventi”.

2.1. Presupposto soggettivo

La predetta disposizione è applicabile esclusivamente da parte dei soggetti Irpef esercenti attività

d’impresa, comprese le imprese minori, anche se tale disposizione non è stata espressamente

richiamata dall’art. 66 del Tuir (C.M. n. 19/E/2009). Conseguentemente, l’ambito operativo dell’art. 61

del Tuir è esteso ai seguenti contribuenti:

• imprenditori individuali;

• imprese familiari;

• imprese coniugali;

• società in nome collettivo e società ad esse equiparate e società in accomandita semplice.

L’Agenzia delle Entrate, con la suddetta C.M. n. 19/E/2009, ha precisato che “in base al disposto dell’art.

144, co. 1, del Tuir, le disposizioni di cui all’art. 61 del Tuir si applicano anche agli enti pubblici e privati,

diversi dalle società, nonché trust, che non hanno per oggetto esclusivo o principale l’esercizio di attività

commerciali, residenti nel territorio dello Stato, limitatamente all’attività commerciale svolta”. Ciò in quanto

tali soggetti sono tenuti, per determinare il reddito complessivo, ad applicare le disposizioni del Titolo I del

Tuir, comprese quelle relative al reddito di cui agli artt. 55 e ss. del Tuir.

La norma non si applica, invece, ai titolari di reddito da lavoro autonomo, disciplinato dagli artt.

53 e 54 del Tuir.

2.2. Condizioni oggettive

L’art. 61 del Tuir subordina la deducibilità degli interessi passivi alla sussistenza di un duplice requisito:

• l’inerenza degli interessi passivi rispetto all’esercizio dell’attività esercitata;

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• la verifica del pro-rata di deducibilità.

In altri termini, la disposizione stabilisce che gli oneri finanziari dei soggetti Irpef imprenditori sono

deducibili esclusivamente se inerenti all’esercizio dell’attività d’impresa e, comunque, nei limiti del rapporto

tra i ricavi imponibili e il totale dei ricavi realizzati dall’impresa.

Inerenza

Al fine di chiarire l’estrema importanza di tale concetto, risulta doveroso coordinare quanto stabilito dall’art.

61 del Tuir con il dettato normativo di cui all’art. 109, co. 5, del Tuir, che subordina la deduzione dei

componenti negativi del reddito d’impresa all’inerenza degli stessi all’attività d’impresa. Quest’ultima

disposizione prevede, infatti, che le spese e gli altri componenti negativi diversi dagli interessi passivi “sono

deducibili se e nella misura in cui si riferiscono ad attività o beni da cui derivano ricavi o altri proventi che

concorrono a formare il reddito o che non vi concorrono in quanto esclusi”.

Il concetto di inerenza va inteso come correlazione fra onere sostenuto – nel caso di specie, gli interessi

passivi – e l’attività produttiva di reddito imponibile. Con l’effetto che, affinché un costo possa essere

considerato inerente, non è necessario che sia sostenuto per ottenere una ben precisa e determinata

componente attiva di reddito, ma è sufficiente che esso sia correlato in senso ampio all’impresa in quanto

tale, ovvero sia stato sostenuto al fine di svolgere un’attività potenzialmente idonea a produrre utili.

A questo proposito, si ricorda che – a seguito della riforma tributaria attuata con il D.P.R. n. 597/1973 –

“il concetto di inerenza non è più legato ai ricavi dell’impresa, ma all’attività stessa, con la

conseguenza che si rendono detraibili tutti i costi relativi all’attività dell’impresa e riferitisi ad attività ed

operazioni che concorrono a formare il reddito d’impresa” (R.M. n. 158/E/1998).

La stessa formulazione, secondo cui il concetto d’inerenza deve essere interpretato in modo ampio, quale

collegamento dei costi e degli oneri con l’attività dell’impresa e non con i ricavi, è stata fatta propria anche

dalla giurisprudenza di legittimità (Cass. nn. 3583/2009 e 16826/2007).

L’Agenzia delle Entrate ha, inoltre, stabilito che gli interessi passivi sono deducibili indipen-

dentemente dalla loro inerenza ad attività o beni da cui derivano ricavi o altri proventi che

concorrono a formare il reddito e, considerando l’estrema fungibilità del denaro, l’individuazione di un

nesso diretto tra un’operazione di finanziamento e l’utilizzo delle risorse finanziarie generate appare

arbitraria (R.M. n. 178/E/2001).

Deduzione interessi passivi per i soggetti Irpef

Inerenza all’attività d’impresa esercitata

Verifica del pro-rata dei ricavi imponibili

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La volontà antielusiva del legislatore è chiara, ovvero evitare l’assunzione di finanziamenti destinati alla

produzione di ricavi non imponibili che comporterebbero un doppio vantaggio fiscale:

• la deducibilità degli interessi passivi;

• la non imponibilità dei proventi derivanti da tali finanziamenti.

Pro-rata di deducibilità

La seconda condizione richiesta, ai fini della rilevanza fiscale degli oneri finanziari, è di natura

quantitativa, ovvero consistente nella limitazione alla deducibilità degli interessi passivi sostenuti dagli

imprenditori individuali o dalle società di persone nell’esercizio d’impresa.

Una volta accertata la sussistenza del requisito di inerenza degli interessi passivi è, infatti, necessario

determinare il quantum di interessi passivi deducibili, sulla base del seguente rapporto:

In modo più schematico, la formula di cui sopra potrebbe essere così rappresentata:

Il predetto rapporto sta a significare che se il soggetto Irpef, titolare di reddito d’impresa, è caratterizzato

da un pro-rata pari ad 1, può procedere alla deduzione dell’intero ammontare degli interessi

passivi: in altri termini, al decrescere di tale quoziente, la rilevanza fiscale degli oneri finanziari tende a

restringersi.

Sul punto, la Circolare Assonime n. 46/2009 ha osservato che l’art. 61 del Tuir riprende soltanto

parzialmente l’analoga disposizione contenuta nell’art. 109, co. 5, del Tuir, trascurando, viceversa, di

introdurre una disposizione similare a quella contenuta nell’ultimo periodo, secondo cui “le plusvalenze di

cui all’art. 87 non rilevano ai fini dell’applicazione del periodo precedente”. Conseguentemente, in sede di

determinazione del rapporto di deducibilità, i soggetti Irpef sono tenuti a rilevare anche le

plusvalenze munite dei requisiti di participation exemption, imponibili al 49,72%: con l’effetto

che, a parere dell’Associazione, “una tale soluzione, peraltro, non è accettabile sotto il profilo logico-

sistematico; si tratta di un’evidente carenza nel coordinamento normativo che dovrebbe essere risolta in

via interpretativa”.

Ricavi e proventi che concorrono a formare il reddito d’impresa o che non vi concorrono in quanto esclusi

Ammontare complessivo di tutti i ricavi e proventi

Ricavi imponibili + Ricavi esclusi

Totale ricavi compresi gli esenti

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La C.M. n. 46/E/2005 ha chiarito che i corrispettivi delle cessioni di titoli e delle valute estere

vanno computati limitatamente alla quota che corrisponde all’utile lordo della cessione. Pertanto,

dall’ammontare complessivo dei corrispettivi dovranno essere dedotti i costi dei titoli ceduti, che vengono

determinati sommando agli acquisti effettuati nell’esercizio la differenza tra le giacenze iniziali e le

rimanenze finali.

Esempio:

Il Sig. Mario Rossi, titolare dell’omonima impresa individuale, presenta al 31 dicembre 2014 la seguente

situazione:

COSTI RICAVI

Descrizione Importo Descrizione Importo

Costo materie prime 1.000 Ricavi di vendita d’impresa 3.000

Costo servizi 890 Ricavi diversi d’impresa esenti 350

Interessi passivi 150 Altri ricavi 500

TOTALE COSTI 2.040 TOTALE RICAVI 3.850

Soggetti Irpef

Enti non commerciali Imprese minori

Art. 61, co. 1, del Tuir

Pro-rata di deducibilità degli interessi passivi

Rapporto tra l’ammontare dei ricavi e degli altri proventi che concorrono a formare il reddito d’impresa

o che non vi concorrono in quanto esclusi e l’ammontare complessivo di tutti i ricavi e proventi

20

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La deducibilità degli interessi passivi, verificata l’inerenza, è così determinata:

Applicando il pro-rata generale sopra determinato (87%), la quota di interessi passivi fiscalmente

deducibile risulta essere pari ad euro 130,50 (arrotondato ad euro 130), mentre la quota indeducibile

risulta essere pari ad euro 19,50 (arrotondato ad euro 20).

La compilazione del Modello Unico 2015 - Persone Fisiche risulta, pertanto, essere la seguente:

2.3. Disciplina antielusiva

Si rammenta, inoltre, che l’art. 101, co. 6, del Tuir – al fine di evitare che i gruppi dei quali fanno parte

società di persone procedano ad una “destinazione” dell’indebitamento verso tali società – stabilisce che

“le perdite attribuite per trasparenza dalle società in nome collettivo e in accomandita semplice sono

utilizzabili solo in abbattimento degli utili attribuiti per trasparenza nei successivi cinque periodi

d’imposta dalla stessa società che ha generato perdite”. In altri termini, l’eventuale conseguimento di

perdite fiscali per effetto del sostenimento di ingenti interessi passivi, non permette l’abbattimento in

termini d’imposte dirette (Ires) ai soggetti partecipanti al gruppo comprendente la società di

persone da cui sono emerse le perdite: tali eccedenze negative possono, infatti, essere eventualmente

“recuperate” per effetto del conseguimento di reddito imponibile da parte della medesima società nei

cinque esercizi successivi a quello in cui è stata conseguita la perdita.

Ricavi imponibili (3.000) + Ricavi esclusi (350)

Totale ricavi compresi gli esenti (3.850)

= Pro-rata generale 0,87

Deve essere indicato l’importo degli interessi passivi indeducibili ai sensi dell’art. 61 del Tuir, in base al rapporto di cui sopra.

20 20

Deve essere esposto l’ammontare degli interessi passivi indicato in colonna 1 e degli altri interessi passivi indeducibili, quali, ad esempio: • gli interessi di mora indeducibili in quanto non ancora corrisposti (art. 109, co. 7,

del Tuir); • gli interessi dovuti dai soggetti che liquidano l’Iva trimestralmente (art. 66, co. 11,

del D.L. 30 agosto 1993, n. 331).

21

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L’assenza di tale norma antielusiva avrebbe, infatti, comportato, in capo alla società di capitali, un

duplice beneficio, in quanto, da un lato, avrebbe evitato l’applicazione delle limitazioni di cui all’art. 96

del Tuir e, dall’altro, avrebbe potuto conseguire un risparmio fiscale attraverso l’utilizzo delle perdite

assegnate per trasparenza dalla propria partecipata (società di persone che ha contratto i finanziamenti).

Sotto il profilo operativo, si sarebbe prodotto un effetto analogo a quello riportato nell’esempio che segue,

riguardate il caso della Alfa s.r.l che detiene, nella Beta s.n.c., una quota di partecipazione totalitaria

(100%).

Situazione di partenza Alfa s.r.l. e Beta s.n.c. ante finanziamento

Ipotesi 1 - Alfa s.r.l. contrae un finanziamento con interessi passivi di euro 30.000

Ipotesi 2 - Beta s.n.c. contrae un finanziamento con interessi passivi di euro 30.000

Descrizione Importo

Limite deducibilità degli interessi passivi per Alfa s.r.l. 10.000

Reddito imponibile conseguito da Beta s.n.c. 5.000

Limite di deducibilità degli interessi passivi per Beta s.n.c. 30.000

Descrizione Importo

Utile civilistico Alfa s.r.l. 40.000

Variazione in aumento per interessi passivi (euro 30.000 – euro 10.000

limite per Alfa s.r.l.)

20.000

Reddito imponibile Alfa s.r.l. (ante partecipazione Beta s.n.c.) 60.000

Reddito assegnato per trasparenza da Beta s.n.c. 5.000

Reddito imponibile totale per Alfa s.r.l. 65.000

Ires 17.875

Descrizione Importo

Utile civilistico Alfa s.r.l. 40.000

Variazione in aumento per interessi passivi 0

Reddito imponibile Alfa s.r.l. (ante partecipazione Beta s.n.c.) 40.000

Perdita di Beta s.n.c. a seguito di finanziamento (euro 5.000 ipotesi 1 –

euro 30.000 interessi passivi deducibili)

- 25.000

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Quanto posto in essere mette in evidenza l’elusività dell’operazione di spostare l’assunzione dei

finanziamenti in capo a società di persone partecipate da società di capitali, impedita dall’operatività

dell’art. 101, co. 6, del Tuir, nei termini sotto riportati.

Descrizione Importo

Utile civilistico Alfa s.r.l. 40.000

Variazione in aumento per interessi passivi indeducibili

Reddito imponibile Alfa s.r.l. (ante partecipazione Beta s.n.c.) 40.000

Perdita di Beta s.n.c. a seguito di finanziamento (euro 5.000 ipotesi 1 –

euro 30.000 interessi passivi deducibili)

- 25.000

Reddito imponibile totale per Alfa s.r.l. 40.000

IRES 11.000

Reddito imponibile totale per Alfa s.r.l. 15.000

IRES 4.125