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di Marella Santangelo
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Al mio papà,il migliore del mondo
“Fatalmente, te mudas sin dejar de ser tú,en tu propia mudanza,con la fidelidad constante del cambiar”. Pedro Salinas
Il ridisegno delle piante è di Eleonora Mastrangelo.Le foto sono di Paolo Giardiello.
IndiceBarcellona, Coderch e gli altriSpazio e luogoSpazio e formaNoteProgettiScritti di J. A. Coderch, BibliografiaArticoli e saggiRegesto delle opere
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Barcellona, Coderch e gli altriE’ nel 1942 che José Antonio Coderch de Sentmenat apre il primo studio professionale con Manuel Valls Vergés che sarà il suo socio per tutta la vita; arriva-no i primi incarichi, il progetto per la Hobra Sindi-cal del Hogar y la Arquitectura per 20 alloggi, inizia così la ricerca progettuale sullo spazio domestico che attraverserà tutto il loro lavoro; ma sono anche anni difficili, in cui è sempre più forte e sentito l’isolamento internazionale della Spagna di Franco. Il resto d’Euro-pa sta contando morti e macerie, e il Paese è chiuso in se stesso, l’architettura spagnola è accademica e di regi-me; “non c’è dubbio che il forzato intento del regime fran-chista di creare un ‘autentico’ stile nazionale, così come il controllo dei mezzi di comunicazione, influì notevolmente sullo scorrere degli scambi culturali, ma altrettanto fuori discussione è l ’imitazione che si fece in questi anni di alcuni modelli stranieri nell ’architettura spagnola. E se anche la realtà politica, economica e sociale del paese non favoriva i contatti assidui con l ’estero, ci furono alcuni architetti che, interessati dalla cultura straniera, viaggiarono, lessero, si abbonarono a riviste di altri paesi e, in generale, manten-nero uno scambio costante con l ’esterno che si rifletté sulla loro opera”1. Ed è proprio attraverso le riviste, in parti-colare quelle italiane, che anche Coderch inizia ad ave-re un’idea di cosa sia e cosa accada nel mondo dell’ar-chitettura internazionale.
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credere che la teoria e la pratica dell ’urbanistica possano condensarsi in slogans come quello della luce, dell ’aria e del sole, del verde e tanti altri”. D’altronde questo è l’inizio di un ventennio che vede gli studi urbani imporsi al centro della elaborazione teorica, ma è anche il momento in cui la generazione di Coderch si interroga sui propri riferimenti, sulla propria tradizione, ed emerge la necessità di una verifica dei propri strumenti. “L’urbanistica moderna – scrive ancora Coderch – non deve creare nuove dottrine, o nuovi formalismi, ma nuove tradizioni vive sulle quali le generazioni future possano contare. La nuova tradizione nascerà dall ’esperienza di opere diverse che si realizzino seriamente, con amore, competenza, tempo e umiltà”.E’ la “tradizione vera” di Persico, è la esplicitazione del-la necessità di rivedere in momenti differenti le proprie radici; e che Coderch, dopo una vita dedicata alla ri-lettura e reinterpretazione delle tradizioni costruttive, si riferisca con queste parole alla città e all’urbanistica testimonia di un’ansia e di una tensione alle questioni dell’ampliamento, modernizzazione e trasformazio-ne, che costituiscono i punti focali di un nuovo modo di leggere la realtà e di operare. I progetti sull’abitare collettivo, ed in generale i progetti urbani di Coderch sono lo specchio dei suoi temi ricorrenti, le forme sono disegnate su criteri funzionali e ambientali, la destina-zione d’uso, la posizione nel tessuto urbano, il paesag-gio, la morfologia, l’orientamento. Nessuno degli edifici è un oggetto isolato, sono sempre uniti al loro contesto da relazioni visibili e invisibili.
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Spazio e forma“Parlando di spazio, invece di grande, io direi corretto. Puoi avere uno spazio piccolo che è una meraviglia e uno spazio grande che è un disastro”, così Coderch esprime la sua idea di architettura; il maestro catalano ha lavorato costruendo per ogni architettura una condizione, sce-gliendo la soluzione attraverso l’individuazione delle variabili che gli si presentavano; il sito, le richieste della committenza, il contesto hanno concorso alla costru-zione dei vincoli e di quella condizione particolare che consente all’architetto di progettare e di creare, appun-to, spazio.E così ha tradotto nei progetti delle case unifamilia-ri, come degli insediamenti residenziali o degli edifici pubblici, il suo sentire, il suo interpretare, il suo descri-vere attraverso l’architettura. Definendo misure, rela-zioni, materiali, valori volumetrici, colori e quant’altro è architettura. Come ha scritto Fullaondo l’architettura di Coderch non è, come molti sostengono, di lettura semplice e immediata “mi sembra che i valori della sua opera si svelino ad un livello di conoscenza più complesso, sottile, che nella maggioranza dei suoi grandi o meno gran-di coetanei. […] tutto ciò ha creato una condizione molto peculiare intorno alla sua figura. […] Mi sembra però che il senso della sua opera permanga, fino ad oggi, incompreso nei suoi valori più profondi”26.Durante gli anni ‘60 Coderch progetta molte case
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Progetti
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Edificio residenziale, Instituto Nacional de la MarinaPaseo Nacional, BarcelonetaBarcellona 1951Pianta piano tipo
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Complesso residenziale, Instituto Social de la MarinaCalle Maquinista, Barceloneta
Barcellona 1951Pianta di tre appartamenti
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Casa TàpiesCalle de ZaragozaBarcellona 19601. pianta piano terra2. pianta piano primo3. pianta piano secondo4. pianta piano attico5. terrazza
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Edifici TradeAvenida de Carlos III
Barcellona 19661. pianta piano tipo2. pianta blocco tipo
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