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LUMINOSITA’ DELLE STELLE COLORE DELLE STELLE CLASSIFICAZIONI STELLARI LE STELLE VARIABILI

COLORE DELLE STELLE CLASSIFICAZIONI STELLARI LE … · radiazioni che questa emette nell'unità di tempo ... emesso dal corpo celeste diffuso dando per ipotesi che esso sia puntiforme

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LUMINOSITA’ DELLE STELLE

COLORE DELLE STELLE

CLASSIFICAZIONI STELLARI

LE STELLE VARIABILI

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CONCETTI DI BASE DELLA LUMINISITA’

LUMINOSITA’ E DISTANZE DEGLI ASTRI

MAGNITUDINI CELESTI

LE STELLE PIU’ BRILLANTI

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 3

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

L'unità di misura dell'intensità luminosa è la candela, approssimabile

proprio con una normale candela di cera le cui caratteristiche sono

comunque definite dalle norme internazionali.

Se accendiamo la candela, questa emette luce in maniera sferica,

tutto intorno a sé, abbracciando una superficie pari a 4πd2

La superficie illuminata, sferica, può essere suddivisa in 16 coni

che hanno per origine la fiamma della candela stessa e per base

una piccola sfera posta sulla superficie illuminata. La base di

ciascun cono è chiamata STERADIANTE. Che dimensioni ha? La

superficie di ciascuno steradiante è pari a 4π, quindi la

12,56esima parte della sfera totale. Ne segue che la sua

superficie è pari al quadrato della distanza, essendo la superficie

totale della sfera pari a 4πd2

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 4

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

La luminosità che cade in uno steradiante è chiamata LUMEN (lm).

Un lumen è quindi la parte di fascio luminoso di una candela che

colpisce uno steradiante di superficie pari al quadrato del raggio.

Una candela quindi emette un fascio di luce in ogni direzione pari ad

un totale di 12,6 lumen, essendo uno steradiante pari a un

12,6esimo della superficie della sfera completa di illuminazione.

Il lux è il flusso di luce ricevuto da una superficie di 1 metro quadrato da una sorgente che

emette il flusso luminoso di 1 lumen, quindi:

1 Lux = 1 lm / m2

Quindi l’illuminamento decresce con il quadrato della distanza.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 5

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

La brillantezza di un astro dipende da due fattori:

LUMINOSITA’ e DISTANZA.

La luminosità di un astro è inteso come l'insieme delle

radiazioni che questa emette nell'unità di tempo

considerata ed in tutte le direzioni.

Un modo molto semplice per indicare la luminosità di un astro si ottiene con riferimento alla

luminosità del nostro Sole (pari a 3,9x1033 erg/sec).

Ad esempio, una stella può brillare la metà del nostro Sole oppure può brillare come 10.000 stelle

del nostro Sole messe insieme. Questa misura è chiamata LUMINOSITA’ SOLARE.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 6

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

Se Alpha Centauri ha una luminosità pari a 1 Luminosità Solare dovremmo vederla nel cielo

con una brillantezza pari a quella del Sole?

Ovviamente NO, visto che si trova molto più distante, con i suoi 4 anni luce passati, rispetto agli

otto minuti luce del Sole.

La brillantezza decresce con il quadrato della distanza. Se

portiamo il Sole a 2 UA di distanza, la sua brillantezza decresce

di 4 volte (2 al quadrato), mentre se lo portiamo alla distanza di

Alpha Centauri facciamo diminuire la sua brillantezza di ben 70

miliardi di volte.

La BRILLANTEZZA è quindi la luce che giunge ai nostri occhi,

ed è anche detta BRILLANTEZZA APPARENTE.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 7

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

Intuitivamente, se due astri hanno la stessa luminosità e sono posti alla

stessa distanza, hanno anche la stessa brillantezza nel senso che nel

cielo brillano allo stesso modo in mancanza di fattori esterni.

Se i due astri sono posti a differenti distanze, invece, quello più lontano

avrà una brillantezza inferiore rispetto a quello più vicino, che quindi

brillerà di più.

LE STELLE PIU’ BRILLANTI QUINDI SONO QUELLE PIU’ VICINE?

La risposta è: in genere sembra, ma è un caso. Quindi la risposta è

NO.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 8

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

Questo è vero in linea generale visto che dipende anche dalla densità del mezzo interstellare

presente tra i due astri e noi: se la luce di una stella incontra delle polveri più dense lungo il proprio

cammino subisce un processo di ESTINZIONE, che la riduce.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 9

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

Ovviamente gli antichi non parlavano di radiazione emessa, ma si basavano su quanto potevano

osservare nel cielo ad occhio nudo.

Ipparco da Nicea, nel secolo II a.C., catalogò le stelle in base alla loro brillantezza nel cielo

stabilendo sei grandezze: le stelle di prima grandezza erano le più brillanti, le stelle di sesta

grandezza erano le meno brillanti.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 10

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

Ancora oggi usiamo una scala inversa (maggiore è il numero

e minore è la brillantezza), ma non ci sono più limiti. Ci sono

stelle con valore negativo (magnitudine) negativa e valori

molto alti ad indicare stelle debolissimi visibili soltanto dai

grandi telescopi.

La MAGNITUDINE è un numero che esprime la luminosità di

un astro, ma può essere di vari tipi.

La MAGNITUDINE APPARENTE è la brillantezza con la quale

una stella ci appare ad occhio nudo.

La MAGNITUDINE ASSOLUTA è invece la brillantezza con la

quale un astro ci apparirebbe se si trovasse a 10 Pc di

distanza.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 11

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

MAGNITUDINE VISUALE: magnitudine ottenuta tramite osservazioni visuali effettuate con un

fotometro.

MAGNITUDINE FOTOELETTRICA: magnitudine apparente ottenuta da osservazioni effettuate con

un fotometro fotoelettrico.

MAGNITUDINE FOTOGRAFICA: magnitudine apparente ottenuta tramite osservazioni basate su

una normale lastra fotografica.

MAGNITUDINE FOTOVISUALE: magnitudine ottenuta tramite osservazioni basate su lastra

fotografica con gamma di sensibilità uguale a quella dell'occhio umano.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 12

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

Ogni planetario consente di

confrontare la nostra immagine con

un campo stellare che riporta la

magnitudine di tutte le stelle

immortalate. Il confronto ci consente

di stabilire fino a quale magnitudine

siamo andati a fotografare, quindi

fino a che profondità siamo giunti.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 13

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

Tra la magnitudine 1 e la magnitudine 6 esiste un rapporto di

100 fra le brillantezze. Un grado di differenza corrisponde ad

una brillantezza che si differenzia per 2,512 gradi. Per un

numero di gradini n, ci sarà un rapporto pari a 2,512n ed infatti

2,5125 = 100, che è il passaggio tra magnitudine 1 e

magnitudine 6 (5 livelli).

Differenza di magnitudine Differenza di brillantezza

0 1

0,1 1,1

0,2 1,2

0,3 1,3

0,4 1,45

0,5 1,6

0,7 1,9

1 2,5

2 6,3

3 16

4 40

5 100

7 630

10 10.000

15 1.000.000

20 10.000.000

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 14

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

Con m = magnitudine apparente, M = magnitudine assoluta e d =

distanza.

Ne risulta che, se conosciamo la magnitudine apparente e la

magnitudine assoluta di una stella possiamo risalire alla sua

distanza, cosa FONDAMENTALE per l’uso delle stelle come

candele standard nella determinazione delle distanze

astronomiche.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 15

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

Spesso leggiamo di nebulose con magnitudine pari a 5, e possiamo

pensare di vederle nel cielo brillare della stella luce delle stelle di

magnitudine 5.

In realtà si tratta di oggetti non puntiformi, e la magnitudine 5 va

divisa per tutta la superficie emittente. Si parla di magnitudine

integrata.

La magnitudine integrata quindi è il totale flusso di luminosità

emesso dal corpo celeste diffuso dando per ipotesi che esso sia

puntiforme come una stella.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 16

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

Stella Magnitudine apparente Costellazione

Sirio -1,44 Cane Maggiore

Canopo -0,62 Carena

Alfa Centauri -0,28 Centauro

Arturo -0,05 Bifolco

Vega 0,03 Lira

Capella 0,08 Cocchiere

Rigel 0,18 Orione

Procione 0,40 Cane Minore

Achernar 0,45 Eridano

Betelgeuse 0,45 Orione

Hadar 0,61 Centauro

Altair 0,76 Aquila

Acrux 0,77 Croce del Sud

Aldebaran 0,87 Toro

Spica 0,98 Vergine

Antares 1,05 Scorpione

Polluce 1,16 Gemelli

Fomalhaut 1,16 Pesce Australe

Becrux 1,25 Croce del Sud

Deneb 1,25 Cigno

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IL COLORE DEI CORPI CELESTI

IL CALORE DEI CORPI CELESTI

LE STELLE PIU’ COLORATE

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 18

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

Spesso pensiamo al CALORE come ad una caratteristica che un corpo

possiede in maniera isolata. Quel corpo è caldo… quel corpo è freddo… ma

se ci pensiamo bene, è caldo o freddo in confronto a qualcosa, ad un altro

corpo.

E infatti:

Il calore è la quantità di energia che passa da un corpo più caldo ad uno più

freddo fino al raggiungimento dell'equilibrio. Si misura in calorie.

Il calore, quindi, è una forma di energia e l'energia è la capacità di un corpo

di compiere un lavoro e si misura, come detto, in Joule.

La temperatura è la proprietà che caratterizza lo stato termico di due sistemi in relazione alla

direzione del flusso di calore che si instaura tra di essi, quindi è la proprietà che regola il

trasferimento del calore.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 19

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

In fisica, il calore deriva dallo stato di

agitazione di atomi e molecole di un

sistema.

Se somministriamo calore ad un corpo, le

sue microparticelle si muovono più

velocemente mentre se togliamo calore si

assiste ad un movimento più lento.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 20

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

Due corpi si scambiano calore per

CONDUZIONE nel momento in cui

vengono messi a contatto. Le particelle

delle superfici che si «toccano», si

scontrano e determinano un passaggio

dalle più veloci (del corpo più caldo) alle

più lente (del corpo più freddo) fino a

raggiungimento dell’equilibrio.

Non c’è un trasferimento macroscopico

quindi, ma un trasferimento di energia tra

particelle a contatto, tramite urti, energia

cinetica

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 21

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

Si ha quando un fluido entra in contatto

con un corpo la cui temperatura è

maggiore della propria. Aumentando la

temperatura, il fluido a contatto con

l'oggetto si espande e diminuisce di

densità, e sale verso l'alto (principio

di Archimede) dal momento che - meno

denso - pesa meno. In questo modo si

generano dei moti convettivi in cui il fluido

caldo sale verso l'alto e quello freddo

scende verso il basso. Sarà ora il fluido

sceso in basso a scaldarsi perché a

contatto con il corpo più caldo e quello

migrato verso l'alto a raffreddarsi di

nuovo, dando vita ad un nuovo scambio.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 22

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

Si tratta di una modalità di trasmissione di calore a distanza, anche nel vuoto, con la quale due

sistemi si scambiano calore per emissione, propagazione ed assorbimento di onde elettromagnetiche.

L'esempio classico è il calore che giunge a Terra tramite i raggi del Sole.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 23

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

CELSIUS

Il grado 0 è pari al punto di fusione del ghiaccio mentre il grado 100 è pari al punto di ebollizione

dell'acqua al livello del mare.

Una differenza di un grado corrisponde esattamente alla differenza di un grado della scala assoluta, o

scala Kelvin. Per passare da un determinato valore in scala Celsius al corrispettivo valore in

scala Kelvin, quindi, basta aggiungere 273,15 gradi visto che lo zero della scala Kelvin è pari allo

zero assoluto (273,15).

FAHRENHEIT

Utilizzata nei paesi anglosassoni e prevede il congelamento dell'acqua a 32°F e quello di ebollizione

a 212°F. Per passare dai gradi Fahrenheit ai gradi Celsius si applica la formula:

Tc = (5/9)(Tf - 32)

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 24

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

Conversione Formula

Da Kelvin a Celsius Tc = Tk - 273,15

Da Celsius a Kelvin Tk = Tc + 273,15

Da Kelvin a Fahrenheit Tf = (Tk * 1,8) - 459,67

Da Fahrenheit a Kelvin Tk = (Tf + 459,67)/1,8

Da Fahreneit a Celsius Tc = (5/9)(Tf - 32)

Da Celsius a Fahrenheit Tf = (9/5)Tc + 32

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 25

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

Aldebaran Vega Arturo

Albireo

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 26

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

Le stelle a bassa temperatura emettono gran parte della loro

energia nella parte dal rosso all'infrarosso dello spettro

elettromagnetico, mentre le stelle più calde emettono

soprattutto nel blu e nell'ultravioletto. Come si potrà intuire dal

fatto che si parla di colori appena dopo aver parlato di calore, il

colore di un corpo è determinato dalla sua temperatura

superficiale, secondo la Legge di Wien.

Il picco di lunghezza d'onda P al quale un corpo si trova ad emettere la maggior parte della propria

radiazione è dato, in nanometri, da 2.900.000 diviso la temperatura superficiale in Kelvin del corpo

stesso:

P = (2.900.000 / K) nm

Es.: Sirio ha una temperatura superficiale di 9200 K, quindi il suo picco di emissione si ha a 315

nm, nell'ultravioletto, sebbene brilli molto anche nel campo ottico, come ben sappiamo. Omicron

Ceti, invece, ha una temperatura di 1900 K quindi il suo picco si ha a 1526 nm, nell'infrarosso.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 27

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

Gli oggetti più caldi emettono molta più energia, rispetto a quelli

freddi, a tutte le lunghezze d'onda: al crescere delle temperature

(3000 K nel primo disegno, 10000 nel terzo) l'intensità

dell'emissione cresce ad ogni lunghezza d'onda.

Prima immagine: stella con temperatura superficiale di 3000 K,

emissione di picco sui 1100 nm, colore rossiccio.

Seconda stella: temperatura di 5500K come il nostro Sole, picco al

centro dello spettro visibile, colore giallo.

Terza stella: temperatura di 10.000 K, picco sui 400 nm, colore blu.

Le stelle di neutroni hanno un picco a lunghezze d'onda cortissime e

sono osservabili soltanto con telescopi a raggi X.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 28

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

Stella Costellazione Colore apparente

Bellatrix Orione Azzurra

Merope Toro Azzurra

Regolo Leone Blu-bianca con compagna

arancione

Arturo Bifolco Arancione

Zubeneschamali Bilancia Verde

Sole - Gialla

Stella di Garnet Cefeo Arancione

R Leporis Lepre Rossa

Antares Scorpione Rossa

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CLASSIFICAZIONE HD

DIAGRAMMA HR

POPOLAZIONI STELLARI

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 30

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

In base al tipo spettrale della stella, all'inizio del Novecento ad Harvard venne pubblicata una classificazione

che assegna alle stelle un nome dotato di prefisso HD (dal nome del finanziatore Henry Draper). La

classificazione avviene assegnando una lettera di primo livello per individuare il tipo spettrale

(O, B, A, F, G, K, M che vengono ricordate attraverso la frase Oh Be A Fine Girl, Kiss Me), una numerazione

da 0 a 9 per una suddivisione più veritiera all'interno di ciascun tipo di primo livello in base alla temperatura, più

un numero romano per indicare la luminosità dell'astro più, ancora, un eventuale suffisso o prefisso ad indicare

le righe spettrali.

Es.: Arturo K2IIIp, Rigel B8Ia, Sole G2V

Classe Sottoclasse Luminosità Ulteriore caratteristica

O più calda

B

A

F

G

K

M

C (S R N) più

fredda

0 più calda

1

2

3

4

5

6

7

8

9 più fredda

I supergiganti

II giganti luminose

III giganti

IV subgiganti

V Nane

VI SubnaneI

VII Nane bianche

e: indica una stella con righe di emissione

m: indica la presenza di righe rappresentanti metalli

p: indica uno spettro peculiare

v: indica una stella di spettro variabile

q: indica una stella che presenta un redshift o un

blueshift nelle righe.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 31

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

Storicamente, le classi O, A e B sono a volte riferite a stelle di primo

tipo (early-type), le classi K, M, C sono riferite a stelle di ultimo tipo

(later-type) mentre le stelle di classe F e G sono di tipo intermedio

(intermediate-type).

Dopo la lettera M sono state inserite la L, la T e la Y, con temperature

sempre più basse. Alla categoria Y appartengono le nane brune più

fredde mai trovate, con una temperatura superficiale paragonabile

addirittura alla temperatura corporea umana.

Una nota: osservando il cielo saremmo indotti a pensare che nella

Galassia le stelle più frequenti siano quelle più calde di tipo O e B,

seguite dalle A, da qualche stella di tipo F e G e da poche stelle di tipo

K o M. In realtà il cielo è proprio l'opposto: più del 72% delle stelle

sono di tipo M, mentre le stelle di tipo O sono appena lo 0,005%, con il

risultato che per ogni stella di dipo O ce ne sono circa un milione e

settecentomila di tipo M!

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 32

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

Ne abbiamo già parlato, quindi lo riportiamo

per dovere di contenuto rimandando al ciclo di

vita stellare

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 33

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

Una popolazione stellare è un insieme di stelle che, all'interno di una galassia, sono dotate di caratteristiche

omogenee che possono riguardare età, composizione chimica, ecc.

Popolazione I sono stelle di recente formazione, quindi la loro composizione è più simile alla composizione della

materia interstellare attuale, quindi ricche di metalli generati nelle supernovae. Sono stelle giovani, ricche di

materiali pesanti, che si posizionano prevalentemente nei bracci delle galassie a spirale (Popolazione di disco).

In genere sono stelle blu, con temperatura quindi maggiore. Solitamente, essendo stelle giovani, le appartenenti

alla Popolazione I si trovano ancora negli ammassi aperti in cui sono nate. Un esempio è dato dalle Cefeidi.

Popolazione II sono stelle formate a partire dal mezzo interstellare primordiale, quindi sono povere di metalli

pesanti creati dalle prime esplosioni di supernovae. Sono stelle prevalentemente rosse, e si trovano soprattutto

all'interno della galassia, nell'alone vicino al nucleo galattico (Popolazione di alone). Non è raro rintracciarle in

ammassi globulari , ed esempi sono dati da RR Lyrae e W Virgins.

Popolazione III sono stelle molto vecchie del tutto prive di materiali pesanti.

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TIPOLOGIE DI STELLE VARIABILI

NOVAE E SUPERNOVAE

CURVE DI LUCE E SCOPERTA DI ESOPIANETI

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 35

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

Una stella variabile è una stella il cui splendore apparente varia

durante un tempo che non sia quello della sua intera vita di stella,

ovviamente, ma molto più ristretto.

STELLE VARIABILI

INTRINSECHE ESTRINSECHE

(Algol)

REGOLARI (Cefeidi)

IRREGOLARI

PROPRIAMENTE

DETTE

(T Tauri)

CATACLISMICHE

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 36

CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012

Il nome delle stelle variabili viene assegnato anteponendo al genitivo

della costellazione di appartenenza una lettera maiuscola, iniziando

da R.

Se all’interno di una costellazione si arriva a completare il giro, cioè

si arriva alla Q, si inizia con le lettere doppie, ad esempio RR.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 37

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Le variabili eruttive sono stelle la cui

luminosità cambia in seguito a

brillamenti e fenomeni violenti che

avvengono nelle loro cromosfere e

nelle loro corone. Le variazioni sono

solitamente associate a eventi che si

verificano nel guscio esterno o a

perdite di massa sottoforma di venti

stellari di intensità variabile, e/o a

interazioni con il mezzo interstellare

circostante.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 38

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Esempi: Gamma Cassiopeiae

Rapida rotazione, variazioni fino a 1,5 unità di

magnitudine. La variabilità è indotta dalla rapida

rotazione che fa perdere massa soprattutto a

livello equatoriale formando un disco.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 39

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Picchi di lungo periodo che ad intervalli regolari

subiscono cali di brillantezza in grado di arrivare

anche a 9 magnitudini. Dopo il calo, serve qualche

anno (3 più o meno) per ripristinare la luminosità

massima. Si tratta di stelle pulsanti, molto luminose,

povere di idrogeno e ricche di elio e carbonio,

appartenenti ai tipi spettrali B-R. I declini sono lenti e

non periodici e variano da 1 a 9 magnitudini in

periodi che vanno da un mese a centinaia di giorni.

In aggiunta, c'è una pulsazione ciclica di decimi di

magnitudine, in periodi tra 30 e 100 giorni (GCVS).

Molto spesso queste stelle sono avvolte da nubi di

polveri in grado di oscurarle parzialmente.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 40

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Il GCVS le definisce stelle con larghe bande di emissione di elio, come pure di carbonio, ossigeno.

Presentano variazioni irregolari con ampiezze fino a 0,1 magnitudini visuali, causate probabilmente

da processi fisici quali l'espulsione instabile di massa dall'atmosfera.

Sono generalmente stelle supergiganti calde e brillanti, con temperature pari a quelle delle stelle O

dalle quali si differenziano per sole righe di emissione.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 41

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Le variabili pulsanti sono stelle che vanno

soggette ad espansioni e contrazioni

periodiche degli strati superficiali. Le

pulsazioni possono essere radiali o non radiali.

Una stella che pulsa radialmente rimane di

forma sferica, mentre nel caso di pulsazioni

non radiali la forma dell'astro devia

periodicamente dalla sfera, e persino zone

che sono contigue in superficie possono avere

fasi di pulsazioni opposte.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 42

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Le Delta Cep sono le comuni Cefeidi,

stelle che hanno abbandonato la

sequenza principale per passare sul lato

destro del diagramma HR e che

appartengono alla popolazione del disco

galattico, solitamente rintracciabili negli

ammassi aperti dando una grande mano

nella determinazione delle distanze.

Le curve di luce presentano una

impennata veloce ed una diminuzione

più lenta all'interno del periodo.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 43

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La magnitudine può variare tra valori

compresi tra 0,2 e 2 in periodi di tempo che

vanno da 3 a 24 ore. Sono caratterizzate da

una luminosità leggermente inferiore a quella

delle Cefeidi che varia in un periodo di tempo

minore. Se i cambiamenti sono periodici, si

parla di effetto Blazhko.

Si tratta di stelle relativamente anziane, di

popolazione II, presenti soprattutto in

ammassi globulari all'interno dell'alone o del

nucleo galattico e per questo sono anche

dette variabili di ammasso. La composizione

chimica presenta pochi elementi pesanti.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 44

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Delta Scuti

Pulsanti radiali e non radiali con spettro A0-F5 III-V, ampiezze di variabilità comprese tra 0,003 e

0,09 magnitudini visuali e periodi da 0,01 a 0,2 giorni. Il massimo dell'espansione dello strato

superficiale segue quasi precisamente il picco di luminosità.

Le stelle di tipo Delta Scuti appartengono al disco galattico. Un sottotipo è dato dalle DSCTC, con

ampiezza inferiore a 0,1 magnitudini.

Mira

Giganti con variabilità di lungo periodo, con tardi spettri di emissione (Me, Ce, Se) e ampiezze di

variabilità da 2,5 a 11 magnitudini in visuale. La periodicità varia tra 80 e 1000 giorni. Il prototipo di

queste stelle è la meravigliosa Mira Ceti, nella Balena.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 45

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Le variabili cataclismiche sono stelle in

grado di evidenziare degli

outbursts (esplosioni) verificatesi a livello

superficiale (novae) oppure nucleare

(supernovae). Oltre alle stelle che

presentano vere e proprie esplosioni, ci

sono altre stelle che presentano

fenomenologie visuali simili pur in assenza

di esplosioni vere e proprie, ed altre che

sono caratterizzate da detonazioni minori.

Queste stelle vanno sotto il nome di

novalike.

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Le stelle novae sono in realtà sistemi binari, con periodi orbitali tra 0,05 e 230

giorni, all'interno dei quali una stella è una nana bianca mentre l'altra è

solitamente una stella di sequenza principale oppure una gigante rossa, una

subgigante o nane di tipo K-M. L'evoluzione della stella compagna la porta ad

aumentare le proprie dimensioni. Questo accrescimento fa si che la distanza

tra le compagne scenda sotto il Limite di Roche, e la forza di attrazione della

nana bianca fa si che il materiale della gigante rossa inizi a prendere la strada

della nana bianca, spiraleggiando nel suo disco di accrescimento fino a

terminare la sua corsa sulla superficie della compagna nana. Già nella fase di

minimo, il disco di accrescimento instabile provoca variabilità fotometrica nella

stella. Il materiale si accumula sulla nana, ad una temperatura già altissima di

per sé, e quando questa nuova massa raggiunge temperature e pressioni

adatte, si innescano reazioni nucleari esplosive che comportano ovviamente

un aumento di luminosità molto ampio in termini di magnitudine. Le esplosioni

avvengono a livello superficiale, nello strato caratterizzato da idrogeno, nuclei

di carbonio e ossigeno. La brillantezza varia da 7 a 19 magnitudini in visuale

nel giro di giorni (fino a centinaia di giorni) e poi scende di nuovo al punto di

partenza impiegando anche anni o decenni.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 47

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Ne abbiamo già parlato in tema di morte di stelle di

grande massa, al quale si rimanda per le supernovae

II.

Le supernovae di tipo Ia derivano invece

dall’interazione in un sistema binario di una nana

bianca con una stella compagna, nana bianca

anch’essa. Nel momento in cui queste due si fondono,

si verifica una esplosione non superficiale ma

nucleare delle stelle, che quindi si distruggono a

vicenda dando vita al fenomeno.

Si verifica supernova Ia anche quando una delle nane

bianche, o la sola nel caso di sistema binario con una

gigante rossa, supera il limite di Chandrasekar.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 48

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Le variabili rotanti sono stelle la cui variabilità deriva da

aspetti superficiali, come differenze di luminosità oppure

forma ellissoidale. La variazione in tali casi non è indotta da

fenomeni esplosivi o pulsanti ma a caratteristiche superficiali

quali macchie o disomogeneità termiche o chimiche

dell'atmosfera , dovutamente a campi magnetici non

coincidenti con la rotazione.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 49

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Già viste in tema di morte di stelle di grande

massa, sono i nuclei delle stelle morte, in rotazione

e con effetto faro diretto verso il nostro pianeta e

quindi il nostro punto di vista.

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Si parla di stella variabile ad eclisse quando le

orbite delle due componenti si presentano di taglio ai

nostri occhi, in modo che ad ogni passaggio o quasi

le due stelle si eclissano in maniera alternata.

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SERATA N° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 51

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Binarie ad eclisse le cui componenti sono sferiche o leggermente

ellissoidali, con luminosità pressoché costante tra le eclissi a causa di

fenomeni di riflessione della luce o di variazioni fisiche. I periodi variano tra

0,2 e 10000 giorni mentre le variazioni di luminosità variano tra 0,01 e

qualche magnitudine. Le curve di luce presentano precisi momenti di inizio

e di fine ciclo.

Le componenti possono essere di vario stato evolutivo. I sistemi di questo

tipo le cui componenti sono semistaccate ed una evoluta al contrario

dell'altra e con trasferimento di materia tra le stesse vengono detti binarie

di tipo Algol.

Affinché si abbia un sistema di questo tipo, il raggio delle stelle deve

essere piccolo rispetto al semiasse maggiore dell'orbita del sistema.

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Si tratta di stelle la cui variabilità è dovuta

al transito di pianeti sul disco stellare. La

stella prototipo è V376 Pegasi

(HD209458).

In pratica lo studio di queste stelle è

quello che porta alla scoperta di

esopianeti attraverso il metodo dei

transiti, in grado di svelare anche anelli

planetari e satelliti.

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Le sorgenti X sono sistemi binari stretti con emissioni intense e variabili nello spettro X e ottico

che non sono stati inquadrati nelle categorie precedenti.

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GLI INSIEMI DI STELLE: AMMASSI E ASSOCIAZIONI

GALASSIE: DALLA NASCITA ALLE CLASSIFICAZIONI

ACTIVE GALACTIC NUCLEI

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