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Comune di Castellabate Comune di Castellabate Patrimonio mondiale Unesco - Parco nazionale Cilento - Bandiera Blu - Borghi più belli d’Italia - 3 vele Legambiente Touring club GLI AMBIENTI NATURALI DEL TERRITORIO DI CASTELLABATE testi e fotografie di Dionisia De Santis consulenza geologica di Antonio Di Matteo associazione naturalistica di Castellabate Zefiro info. 0974 960023 - 333 91 93 693 Per i nomi scientifici e comuni è stata seguita la nomenclatura di: PIGNATTI S., 1982, Flora d’Italia. Edagricole. Bologna.

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Comune di CastellabateComune di Castellabate

Patrimonio mondiale Unesco - Parco nazionale Cilento - Bandiera Blu - Borghi più belli d’Italia - 3 vele Legambiente Touring club

GLI AMBIENTI NATURALI

DEL TERRITORIO DI CASTELLABATE

testi e fotografie di Dionisia De Santis

consulenza geologica di Antonio Di Matteo

associazione naturalistica di Castellabate Zefiro

info. 0974 960023 - 333 91 93 693

Per i nomi scientifici e comuni è stata seguita la nomenclatura di:

PIGNATTI S., 1982, Flora d’Italia. Edagricole. Bologna.

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Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l'ha già creata.

Albert Einstein

Non c è niente di più bello di una passeggiata tra la Natura

Visti i ritmi che la vita ci impone

Lasciarsi accarezzare il viso dalla brezza marina

Benessere psicofisico del contatto con la natura

tra colori e profumi

C è tanto da scoprire seguendo un percorso

Sentirlo in ogni passo

Ogni fiore è una scoperta

Nel nostro territorio vivono esemplari unici

Grazie Dionisia e grazie agli amici dell associazione Zefiro

Grazie per le foto e le informazioni

Grazie per averci permesso di avere uno strumento per

condividere con altri le nostre emozioni

Simona FedericoSimona FedericoSimona FedericoSimona Federico

assessore al Turismo

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IL PERCORSO BOTANICOIL PERCORSO BOTANICOIL PERCORSO BOTANICOIL PERCORSO BOTANICOIL PERCORSO BOTANICOIL PERCORSO BOTANICOIL PERCORSO BOTANICOIL PERCORSO BOTANICOIL PERCORSO BOTANICOIL PERCORSO BOTANICOIL PERCORSO BOTANICOIL PERCORSO BOTANICO

Il territorio del Comune di Castellabate si estende lungo un tratto

della Costiera Cilentana, all'estremità nord del perimetro del

Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Racchiuso tra i

morbidi profili delle colline di Tresino e di Licosa, comprende

ambienti ecologicamente diversi di grande valenza naturalistica,

paesaggistica e culturale. (foto 1, 2, 3, 4 e 5)

Ambienti naturali di grande pregio, distribuiti dalle coste alle

colline che, oltre ad essere tutelati dall istituzione del Parco Na-

zionale, sono anche inseriti nella Rete Natura 2000, un sistema di

aree protette stabilito in base a due direttive dell Unione Euro-

pea, la Direttiva Habitat (92/43/CE) e la Direttiva Uccelli

(74/409/CE). Entrambe queste direttive hanno lo scopo di tutela-

re, anche attraverso la creazione di una rete europea di aree

protette, una serie di habitat naturali e seminaturali in cui specie

animali e vegetali sono considerate minacciate a livello comuni-

tario. I siti designati per la conservazione di specie di uccelli mi-

nacciate vengono chiamati Zone di Protezione Speciale (ZPS); i

siti designati per la protezione di habitat e di altre specie di ani-

mali e piante sono chiamati Siti di Importanza Comunitaria (SIC):

⇒ IT8050017 SIC Isola di Licosa (5 ha)

⇒ IT8050026 SIC Monte Licosa e dintorni (1.096 ha)

⇒ IT8050032 SIC Monte Tresino e dintorni (1.339 ha)

⇒ IT8050036 SIC Parco Marino S. Maria di Castellabate (5.014 ha)

⇒ IT8050036 ZPS Parco Marino S. Maria di Castellabate (5.014 ha)

⇒ IT8050048 ZPS Costa tra Punta Tresino e Ripe Rosse (2.841 ha).

Il litorale del territorio di Castellabate si presenta frastagliato, si

alterna in promontori sormontati da antiche torri di guardia, sco-

gliere, cale e arenili. Si tratta di una costa dal notevole interesse

geologico, naturalistico e storico dove, le tipiche stratificazioni

Foto 1Foto 1Foto 1Foto 1

Foto 2Foto 2Foto 2Foto 2

Foto 3Foto 3Foto 3Foto 3

Foto 4Foto 4Foto 4Foto 4

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rocciose che rappresentano il flysch del Cilento, (foto 6) si alter-

nano a imponenti scogliere formate da spiagge fossili, (foto 7)

particolarmente evidenti nel tratto sottostante S. Marco di Ca-

stellabate. E dove gli agenti esogeni (principalmente i fattori cli-

matici), con la loro azione di disgregazione e alterazione delle

rocce, hanno prodotto un paesaggio spettacolare per ricchezza

di forme erosive: elemento paesaggistico osservabile soprattutto

nel tratto tra Punta Pagliarolo e Punta Tresino. Su questo tratto

di costa, dalla morfologia particolarmente accidentata, i rilievi

appaiono frazionati in grandi blocchi, di dimensioni anche note-

voli, lungo profonde superfici di frattura, diaclasi. Molte volte le

rocce di natura arenaria sono cariate da un'infinità di piccole

sculture alveolari (le stesse che in Sardegna sono dette domus

de janas, "case delle fate"), (foto 8) a formare un susseguirsi di

ricami e intagli. Forme dovute all'azione espansiva del sale che

una volta penetrato nelle rocce, cristallizza aumentando di volu-

me, frantumando dall'interno le rocce. (foto 9) Altre forme di ero-

sione segnano fortemente il paesaggio arenario, facendogli as-

sumere aspetti davvero singolari e che da sempre stimolano la

fantasia dell'uomo. È questo il caso dello scoglio della tartaruga,

oppure quello della principessa saracena: una roccia che ricorda

il profilo di una donna volto a scrutare il mare. (foto 10)

In merito alla collocazione geografica, Castellabate, gode di un

clima spiccatamente mediterraneo, caratterizzato da una tipica

bi-stagionalità in cui le estati sono caldo - aride, gli inverni e le

stagioni intermedie miti e sufficientemente piovosi. La prima

conseguenza di queste condizioni climatiche, su una buona parte

della vegetazione, è la mancanza di un vero riposo invernale: le

piante tornano in vegetazione in autunno dopo la quiescenza e-

stiva e, dopo le piogge invernali, ad aprile-maggio, raggiungono

la massima fioritura.

Sulle coste, a tratti sabbiose e a tratti rocciose, si sviluppano

due ambienti completamente diversi: uno in continuo mutamento

e l'altro molto stabile.

L ambiente delle dune sabbiose, dove la scarsa ritenzione idrica

offerta dalla sabbia incoerente, la mancanza di nutrienti, la sal-

sedine e il forte surriscaldamento dovuto all irraggiamento sola-

re, permette la vita solo a specie vegetali ed animali altamente

specializzati. Specie che hanno escogitato, nella loro lunga storia

evolutiva, adattamenti particolari per sopravvivere in luoghi dif-

ficili ed ostili. La vegetazione che troviamo sulle spiagge è for-

mata dalle cosiddette psammofile (e cioè etimologicamente

"amanti delle sabbie"). (foto 11) Piante che hanno adottato una

straordinaria capacità di reperire e conservare la scarsissima

acqua disponibile, resistendo così al calore riflesso della sabbia

Foto 6Foto 6Foto 6Foto 6

Foto 7Foto 7Foto 7Foto 7

Foto 8Foto 8Foto 8Foto 8

Foto 9Foto 9Foto 9Foto 9

Foto 10Foto 10Foto 10Foto 10

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circostante. Esse vivono adattandosi all'ambiente arido delle du-

ne in modo sorprendente, adottando sistemi complessi e curiosi.

Hanno sviluppato un notevole apparato radicale con il quale rie-

scono ad ancorarsi al terreno anche a grande profondità. È il ca-

so dell'Ammofila (Ammophila arenaria Link.), delle Gramigne

delle sabbie (Agropirum junceum (L.) Beauv., Sporobolus pun-

gens (Schreb.) Kunth). Alcune poi, per contrastare l'eccessiva

perdita d'acqua, ricorrono ad una sorta di corazza coriaceo-

spinosa, come l'Eringio marino (Eryngium maritimum L.), l'Echi-

nofora (Echinophora spinosa L.), il Fiordaliso delle spiagge

(Centaurea sphaerocephala L.). Altre trattengono l'acqua in fusti

e foglie succulenti come ad esempio il Ravastrello (Cakile mari-

tima Scop. subsp. matitima), l'Euforbia delle sabbie (Euphorbia

terracina L.) e la Soldanella delle spiagge (Calystegia soldanella

(L.) R.Br). Mentre l'Erba medica marina (Medicago marina L.) e

le Violacciocche (Matthiola sinuata (L.) R.Br., M. tricuspidata

(L.) R.Br.) si ricoprono di una spessa coltre di candidissimi peli.

Il Giglio marino, (Pancratium maritimum L.) invece, adotta un ri-

vestimento ceroso che funge da strato schermo alla eccessiva

insolazione e soprattutto, per difendersi dall'eccessiva aridità,

presenta un robusto bulbo ricco di acqua e di riserve nutritive. (foto 12)

Queste piante costituiscono l'anello iniziale di un intero ecosi-

stema, in quanto, la formazione di una duna è strettamente lega-

ta alla presenza delle specie vegetali che, grazie al loro svilup-

patissimo sistema radicale, trattengono i granelli di sabbia con-

solidandoli, permettendo così alle altre specie di insediarsi. La

presenza delle dune costiere è molto importante, poiché difende

gli ambienti retrostanti dall azione delle correnti d aria marittime

che portano in sospensione una notevole quantità di sale, impe-

disce pericolosi cedimenti del terreno e l erosione stessa della

spiaggia.

Bisogna purtroppo dire che questo ecosistema risente notevol-

mente delle attività balneari e della abbondante presenza di Car-

pobrotus acinaciformis (L.) L. Bolus, pianta infestante non origi-

naria del luogo, introdotta come specie ornamentale e che at-

tualmente costituisce un elemento di forte competizione con la

flora nativa. Tuttavia, nonostante la frequentazione continua, la

costa di Castellabate conserva una vegetazione ricca, con una

grande varietà di piante interessanti, purtroppo divenute rare in

molte altre zone costiere. Un esempio può essere il recente ri-

trovamento della Violaciocca selvatica (Matthiola tricuspidata)

(foto 13) o del Vilucchio striato (Convolvulus lineatus L.), (foto 14)

specie che ormai si ritenevano scomparse per il Cilento. Queste

piante furono segnalate dal botanico Michele Tenore nella prima

metà dell'ottocento, dopodiché non erano state più ritrovate du-

Foto 12Foto 12Foto 12Foto 12

Foto 13Foto 13Foto 13Foto 13

Foto 14Foto 14Foto 14Foto 14

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rante i successivi studi, fino agli ultimi rilevamenti botanici ef-

fettuati dagli studiosi dell Associazione Zefiro .

Le scogliere, spruzzate dalle acque marine, sono l'ambiente pre-

ferito dal Limonio salernitano (Limonium remotispiculum

(Lacaita) Pignatti), (foto 15) una pianta rara, dal grande valore

scientifico, in quanto è un endemismo italico, un entità che si è

sviluppata spontaneamente ed esclusivamente solo lungo le co-

ste della Campania e della Calabria (tra Positano a Scalea e Ci-

rella).

Nell'ambiente delle scogliere prosperano diverse altre piante

come il Finocchio di mare (Crithmum maritimum L.), (foto 16) il

Ginestrino delle scogliere (Lotus cytisoides L.), la Lattughella

(Reichardia picroides (L.) Roth), la Carota delle scogliere

(Daucus gingidium L.), la Masticogna (Atractylis gummifera L.),

(foto 17) la Timelea barbosa (Thymelaea hirsuta (L) Endl.) e mol-

te altre.

Man mano che ci si allontana dal mare troviamo piante che tolle-

rano meno l'azione della salsedine come ad esempio l'Euforbia

arborescente (Euphorbia dendroides L.) e la Malva reale

(Lavatera arborea L.)

Nel territorio di Castellabate sono ben rappresentate le associa-

zioni di gariga e di macchia, formazioni vegetali, caratteristiche

dell area del Mediterraneo che compaiono in seguito al taglio del

bosco originario, al pascolo o a causa degli incendi.

Le garighe, osservabili sia nella fascia costiera che in quella

collinare, sono per lo più spazi aperti, luoghi aridi, dove la vege-

tazione è bassa, bene osservabile, costituita in prevalenza da

piccoli cespugli, quasi sempre aromatici e piante erbacee. Sono

ecosistemi caratterizzati dalla presenza di una grande varietà di

specie e rappresentano, soprattutto in primavera, un autentico

paradiso botanico per gli appassionati di flora mediterranea, (foto

18) sia perché sono facilmente esplorabili sia per le abbondanti

fioriture.

In questi ambienti, oltre alle tante piante annuali che ravvivano il

paesaggio con straordinari colori, si osservano, in momenti sta-

gionali diversi, spettacolari fioriture di Orchidee: Ophrys apifera

Foto 15Foto 15Foto 15Foto 15

Foto 16Foto 16Foto 16Foto 16

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Huds, O. tenthredinifera Willd, (foto 19) O. Ophrys holoserica

(N.L. Burm.) Greuter, (foto 20) O. sphegodes Miller, (foto 21) O.

incubacea Bianca x Tod., Serapias lingua L., S. Vomeracea

(Burm. F.) Btiq., S. cordigera L., Orchis italica Poiret, (Foto 22) O.

papilionacea L., Dactylorhiza romana (Sebastiani) Soò, (foto 23)

Anacampitis pyramidalis (L.) Rich., Limodorum abortivum (L.)

Swartz e tante altre. Altrettanto spettacolari sono le fioriture

delle Romulee (Romulea columnae Seb. et Mauri, R. bulbocodium

Seb. et Mauri), (foto 24) di Iris (Iris sisyrinchium L.) (foto 25) o del

Narciso autunnale (Narcissus serotinus L.), vere e proprie rarità

naturalistiche.

Le pendici collinari custodiscono oliveti, ficheti e vigneti, ele-

menti fondamentali del paesaggio cilentano che si inseriscono

con mirabile armonia in quello che è il paesaggio naturale; men-

tre la vegetazione spontanea è costituita da macchia mediterra-

nea (foto 26) (fitta vegetazione sempreverde arbustiva caratteri-

stica dei luoghi aridi, con specie termofile di altezze variabili tra

i 50 cm ed i 5-6 metri) e pinete a Pino d Aleppo (Pinus halepen-

sis Miller).

Si osserva la macchia a Olivastro e Lentisco, dominata in preva-

lenza dal Lentisco (Pistacia lentiscus L.), l'Olivastro (Olea euro-

pea L. var. sylvestris Brot.), la Fillirea (Phillyrea latifolia L.), il

Carrubo (Ceratonia siliqua L.) e altre sclerofille sempreverdi,

ovvero, piante che hanno foglie persistenti con lamina fogliare

indurita da una cuticola spessa e resistente che impedisce un

eccesso di traspirazione. La perdita d'acqua viene limitata anche

con altri adattamenti come per esempio la microfillia, cioè la ri-

duzione delle foglie: è questo il caso del Rosmarino, (Rosmarinus

officinalis L.), della Lavanda (Lavandula stoechas L.), (foto 27)

dell'Asparago spinoso (Asparagus acutifolius L.) dell Erica (Erica

arborea L.) e di molte altre specie. Questa associazione vegetale

rappresenta l'espressione più termofila della macchia mediterra-

nea ed è facilmente osservabile lungo i sentieri delle colline di

Tresino e di Licosa dove si alterna con macchia a Cisti, costitui-

ta in prevalenza da Cisto marino (Cistus monspeliensis L.), Cisto

rosso (Cystus incanus L.), Cisto femmina (Cystus salviifolius L.)

e Mirto (Myrtus communis L.). Diffusa anche la macchia a Gine-

stre, formata soprattutto da Ginestra comune (Spartium junceum

L.) e Ginestra spinosa (Calycotome villosa (Poir.) Link.). Questo

tipo di macchia è molto frequente sui versanti soleggiati delle

colline di Licosa. Facile da notare in primavera, in quanto le Gi-

nestre tendono a formare consorzi puri

e il giallo intenso dei loro fiori regala uno straordinario effetto

cromatico. (foto 28)

Molte volte, agli ambienti delle macchie e delle garighe, si alter-

Foto 22Foto 22Foto 22Foto 22

Foto 23Foto 23Foto 23Foto 23

Foto 24Foto 24Foto 24Foto 24

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nano aree in cui è frequente il passaggio del fuoco, formando

così un paesaggio variegato, costituito da stadi diversi della di-

namica vegetazionale. Nelle fasce in cui è consueto il passaggio

del fuoco la vegetazione diviene steppica (piroclimax) ed è co-

stituita in maggior parte da Graminacee come Ampelodesmos

mauritanicus (Poir.) T. Durand e Hyparrenia hirta (= Cymbopo-

gon hirtus).

Nel territorio di Castellabate è ben rilevabile l'ambiente delle

pinete mediterranee a Pino d'Aleppo (Pinus halepensis Miller), in

cui lo strato arboreo è dominato in prevalenza dal Pino, accom-

pagnato da Roverella (Quercus pubescens Willd.), frequente an-

che la presenza del Leccio (Quercus ilex L.) e del Carrubo

(Ceratonia siliqua L.).

Le pinete si alternano a boschetti formati in maggior parte da

Roverella (Quercus pubescens Willd.), Orniello o Frassino da

manna (Fraxinus ornus L.), Corbezzolo (Arbutus unedo L.), Vi-

burno (Viburnus tinus L. subsp. tinus), Alaterno (Rhamnus ala-

ternus L.) e specie lianose, quali la Robbia (Rubia peregrina L.)

lo Smilace (Smilax aspera L.), il Caprifoglio (Lonicera implexa

Aiton) e la Vitalba (Clematis vitalba L.); tra le piante del sotto-

bosco è presente anche la rara Vesicaria (Colutea arborescens

L.). (foto 29)

È importante segnalare la presenza, nella pineta di Licosa, della

Quercia Vallonea (Quercus macrolepis Kotschy) una specie e-

stremamente rara, purtroppo, in pericolo di estinzione e quindi

da proteggere in particolare modo. Come è importante segnalare

un popolamento di piante di Liquirizia (Glycyrriza glabra L.) (foto

30) nella zona di Alano. Una specie spesso anche coltivata, ma

ormai quasi ovunque scomparsa.

Foto 26Foto 26Foto 26Foto 26 Foto 27Foto 27Foto 27Foto 27

Foto 28Foto 28Foto 28Foto 28

Foto 29Foto 29Foto 29Foto 29

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Per favorire la conoscenza degli habitat naturali da parte dei residenti e dei visitatori, sono stati proposti

alcuni percorsi che permettono di ammirare i paesaggi e le specie che il Comune di Castellabate custodi-

sce nel proprio territorio. Sono itinerari facili da percorrere, panoramici, dove il visitatore ha la possibili-

tà di osservare le diverse comunità vegetali, di soffermarsi sul riconoscimento degli alberi, arbusti ed erbe.

ITINERARIO n° 1

S. MARCO (Località CATAROZZE) - MONTE LICOSA - PUNTA LICOSA

Il percorso, tra antiche torri di avvistamento e colline ammantate di folta vegetazione, offre uno dei panora-mi più spettacolari dell'intero Cilento. (foto 32) Dalla base delle colline di Licosa il sentiero sale verso il crinale, attraversando diversi ambienti caratterizzati da un paesaggio molto vario e ricco di emergenze na-turalistiche. Si osservano fasce di vegetazione dominate dalle piante della macchia e della pineta. Un'occa-sione per osservare nicchie e microambienti particolari, nel contesto delle cenosi mediterranee.

I PERCORSI NATURALISTICI I PERCORSI NATURALISTICI I PERCORSI NATURALISTICI

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La prima parte di questo itinerario è stato attrezzato come percorso botanico. In prossimità dell'im-

bocco è stato istallato un tabellone su cui è riportato il nome del sentiero e la cartina con le caratteri-

stiche generali del luogo; mentre lungo il sentiero, accanto alle piante, sono state accostate delle pic-

cole targhette divulgative sul riconoscimento. Ogni targhetta riporta il nome comune, il nome scienti-

fico, il nome della famiglia di appartenenza e la fotografia della pianta in fioritura. (foto 33)

L'itinerario può essere diviso in tre percorsi.

⇒ S. Marco (Località Catarozze) - Monte Licosa mt. 1000: Percorso Botanico

⇒ Monte Licosa - Cozzo S. Pietro mt. 2730

⇒ Cozzo S. Pietro - Punta della Scala mt. 660

Foto 32Foto 32Foto 32Foto 32 Foto 33Foto 33Foto 33Foto 33

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ITINERARIO n° 2

OGLIASTRO - LICOSA – POZZILLO

L’itinerario, di elevato interesse naturalistico e paesaggistico, parte dalla punta di Ogliastro, fino ad arrivare

alla spiaggia della zona Pozzillo in S. Marco. Si tratta di una facile passeggiata sulla costa che collega O-

gliastro Marina con S. Marco, resa piacevole dal bellissimo panorama, dominato in primo piano dall'isola

di Licosa, così chiamata dal nome della Sirena Leucosia. (foto 35)

L'itinerario può essere diviso in quattro percorsi:

⇒ Punta di Ogliastro - Torre di mezzo mt. 1372

⇒ Torre di mezzo - Punta Licosa mt. 2745

⇒ Punta Licosa - Porto di San Marco mt. 3297

⇒ Porto di S. Marco - Pozzillo mt. 1203

Foto 34Foto 34Foto 34Foto 34

Foto 35Foto 35Foto 35Foto 35

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ITINERARIO n° 3

S. MARIA - CONTRADA MAROCCIA - CASTELLABATE, CENTRO STORICO

Il sentiero si inerpica tra la pineta che ammanta colle S. Angelo, fino ad arrivare al centro storico di Castel-

labate, dove, in una sorta di trekking urbano, andremo a scoprire il poderoso Castello Medievale e l'intero

Centro Storico costruito intorno ad esso. È un itinerario di notevole interesse naturalistico e storico che,

oltre a farci scoprire le bellezze ambientali del luogo, ci porta a conoscere la storia, l'arte e la cultura di un

incantevole Centro Storico, inserito nella Lista dei Borghi più Belli d'Italia, Patrimonio Mondiale dell'Une-

sco. (foto 37 e 38)

⇒ S. Maria – Castellabate Centro

Storico mt. 620

Foto 36Foto 36Foto 36Foto 36

Foto 37Foto 37Foto 37Foto 37

Foto 38Foto 38Foto 38Foto 38

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ITINERARIO n° 4

FRAZIONE LAGO - VILLAGGIO ABBANDONATO DI S. GIOVANNI –

LOCALITA’ CERRINE - FRAZIONE S. PIETRO

L’itinerario parte dalla spiaggia di Frazione Lago, percorre la sterrata che porta in direzione delle colline di

Monte Tresino, continua, avendo sempre a sinistra lo scenario del mare, attraversando la pineta e varie e-

spressioni della macchia mediterranea fino ad arrivare alle rovine del villaggio abbandonato di S. Giovanni.

(foto 40, 41 e 42) Dopodiché prosegue costeggiando la parte alta delle colline di Tresino, verso Località Cerri-

ne, per poi concludersi in Frazione S. Pietro. (foto 43)

L'itinerario può essere diviso in tre sentieri.

⇒ Frazione Lago - S. Giovanni mt. 2.808,91

⇒ S. Giovanni - Cerrine mt. 3.476,10

⇒ Cerrine - S. Pietro mt. 2.819,19

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Per maggiori informazioni: ufficio promozione turistica e culturale Villa Matarazzo, S. Maria telefono: 0974.968216 - fax 0974.1930155 e.mail: [email protected]

Foto 39Foto 39Foto 39Foto 39 Foto 40Foto 40Foto 40Foto 40

Foto 41Foto 41Foto 41Foto 41 Foto 42Foto 42Foto 42Foto 42

Foto 43Foto 43Foto 43Foto 43

Il testo è tratto dal libro

"COLORI E PROFUMI LUNGO I SENTIERI.

PERCORSI BOTANICI NEL TERRITORIO DI

CASTELLABATE"

edito dall'associazione naturalistica Zefiro.

[email protected]