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Consiglio Nazionale dei Geologi 30 marzo 2017

Consiglio Nazionale dei Geologi · zona sismica non è sufficiente il solo titolo abilitativo edilizio, ma è indispensabile il rilascio della specifica autorizzazione, come previsto

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Consiglio Nazionale dei

Geologi

30 marzo 2017

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Appello del Consiglio nazionale dei Geologi

Sicurezza del territorio? Un geologo per ogni comune...

In Parlamento sono fermi ben due disegni di legge che prevedono il «geologo di zona» o il «presidio territoriale», perché entrambe presuppongono l'impegno di ingenti risorse economiche. Tuttavia se l'entrata in vigore della norma venisse pianificata nel tempo, dando ai comuni alcuni anni per adempiere, l'attuazione di tale misura potrebbe essere quasi a costo zero

Arriva dal Consiglio nazionale dei Geologi l'appello per una nuova legge che disciplini meglio un settore strategico per la sicurezza della popolazione e dei territori. La situazione presente in Italia non è brillante in tema di sicurezza del territorio e questi sono alcuni numeri che lo dimostrano... si stima che siano circa 6.633 i comuni italiani con edifici ed infrastrutture in aree a rischio idrogeologico, il 90 per cento del territorio italiano è a rischio sismico, due regioni presentano estese aree a rischio vulcanico e quasi nessun comune ha in organico un geologo. Francesco Peduto, Presidente del Consiglio nazionale dei Geologi, ha dichiarato: «Sono maturi i tempi per una legge che preveda la presenza di almeno un geologo nell'organico di ogni comune o, per quelli più piccoli, nelle unioni o nelle associazioni dei Comuni, come già avviene per altri profili tecnici quali geometra, architetto o ingegnere». Questo l'appello rivolto dai geologi, un appello che vuole andare a colmare un gap presente sul territorio nazionale dove questa figura non risulta diffusamente inserita nel contesto amministrativo locale e che al contrario risulta necessaria per garantire la sicurezza del costruito e delle persone nelle aree a rischio e questo al fine di realizzare concretamente la tanto voluta Prevenzione Civile, auspicata anche dallo stesso Governo. Peduto ha spiegato ancora: «In Parlamento sono fermi ben due disegni di legge che prevedono il “geologo di zona” o il “presidio territoriale”, perché entrambe presuppongono l'impegno di ingenti risorse economiche. Tuttavia se l'entrata in vigore della norma venisse pianificata nel tempo, dando ai comuni alcuni anni per adempiere, l'attuazione di tale misura potrebbe essere quasi a costo zero. È un'idea che stiamo illustrando a tanti parlamentari e ai ministri competenti». Si potrebbe cominciare, spiega Raffaele Nardone, tesoriere del Consiglio nazionale dei Geologi, dall'approvazione del disegno di legge «Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni», nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni fermo al Senato. La figura dei geologi è necessaria anche per garantire la sicurezza sismica sul territorio dove sarebbero necessari un maggior numero di geologi sia nei comuni sia negli enti locali sovraordinati. Ad esempio, per l'esecuzione dei lavori in zona sismica non è sufficiente il solo titolo abilitativo edilizio, ma è indispensabile il rilascio della specifica autorizzazione, come previsto dagli articoli 93 e 94 del DPR n. 380/2001, ma in Italia su circa 152 sedi preposte al rilascio delle autorizzazioni sismiche/depositi sismici, sono presenti solo 35 geologi. In dieci Regioni viene rilasciata l'autorizzazione sismica solo per opere strategiche, mentre in cinque si procede con il solo deposito sismico dei progetti. Solo sei Regioni prevedono la dichiarazione di conformità anche da parte del geologo, al pari degli altri progettisti. Una situazione che espone l'Italia e gli italiani a tanti rischi in quanto è proprio il buon progettare e costruire che contribuisce a minimizzarli. E in una burocrazia che si muove sempre più verso forme di semplificazione volte ad accelerare procedimenti normativi complessi, ma anche qui dipende poi dall'argomento e dall'importanza politica data ad esso, l'apparente dicotomia tra semplificazione e autorizzazione, dove per autorizzazione si intende il controllo delle opere, non deve portare ad una deregolamentazione dei processi bensì alla presenza del geologo negli enti locali avente come scopo proprio quello di orientare e verificare l'evoluzione urbana del territorio. Un argomento quello della sicurezza geologica in Italia che rappresenta una priorità. Ci sconvolgono i fatti di cronaca che raccontano di un'Italia che, per quanto cosciente delle sue problematiche, risulta sempre, più o meno, impreparata a far

fronte ad eventi geologi e questo lo si esprime in termini di vittime, di sfollati, di case costruite male e in zone sbagliate. Un'Italia fragile e vulnerabile che deve essere ascoltata, capita e assecondata nei processi di programmazione e che necessita, per far questo, di figure che abbiano questa competenza e cultura e che garantiscano lo sviluppo, ma allo stesso tempo la salvaguardia, del patrimonio storico-architettonico, urbanistico e paesaggistico dei centri abitati. Programmare gli interventi di messa in sicurezza, controllare il territorio, gestirlo e monitorarlo, contribuendo ad aumentare nel tessuto sociale la cultura della fragilità della propria terra ed educando la popolazione verso la prevenzione, questi gli apporti necessari che la figura del geologo nei comuni deve riversare al fine di piegare la vulnerabilità del territorio con l'applicazione di buone pratiche.

Elsa Sciancalepore

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30/3/2017 Qualificazione Pa, resteranno «solo» 6mila stazioni appaltanti

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30 Mar 2017

Qualificazione Pa, resteranno «solo» 6milastazioni appaltantiMauro Salerno

Da 32mila (scuole escluse) a 6mila. È un bel taglio, ma non così drastico come si immaginava unanno fa, al momento dell’approvazione della legge delega per la riforma degli appalti, quandoParlamento e Governo si erano dati l’obiettivo di ridurre a poche centinaia il numero degli entipubblici abilitati a mettere in gara contratti per lavori, servizi e forniture.

La stima riguarda il numero delle Pa che dovrebbero incontrare i requisiti di organico ecurriculum stabiliti dal ministero delle Infrastrutture nella bozza di Dpcm sulla qualificazionedelle stazioni appaltanti inviata alla Presidenza del Consiglio per il via libera finale. Il decretoprevede che le stazioni appaltanti possano qualificarsi a gestire le gare per quattro fasce diimporto di lavori, beni e servizi, anche in base alla dotazione di personale interno con i giustirequisiti (competenze tecniche, giuridiche o economiche).

«Abbiamo definito i requisiti prendendo come benchmark le amministrazioni qualificate didiritto in base al nuovo codice appalti - ha detto Antonella Nicotra, dirigente dell’ufficiolegislativo del Mit, durante un seminario di Bankitalia sugli appalti pubblici -. Incrociando iparametri del decreto con i dati sulle amministrazioni in possesso dell’Anac abbiamo verificatoche sono circa 6mila le stazioni appaltanti che potrebbero qualificarsi». Ad allargare un po’ lemaglie pensa anche il decreto correttivo di riforma del codice che estende da tre a cinque anni ilperiodo che l’Anticorruzione dovrà prendere in considerazione al momento di contare il numerodelle gare dichiarate nel curriculum dalle Pa che chiederanno l’iscrizione all’albo. Come haspiegato la dirigente del ministero, la scelta di estendere a cinque anni il periodo di riferimentoper la valutazione dei requisiti è legata al periodo di crisi del settore che ha determinato un calodeciso del numero delle gare pubbliche. «Abbiamo visto che tenendo fermi i tre anni - haaggiunto Nicotra - il stima di 6,mila stazioni appaltanti qualificate sarebbe scesa un bel po'».

Nicotra ha anche precisato che secondo le stime attuali le stazioni appaltanti in eserciziosarebbero «circa 32mila escluse le scuole». E che la riduzione prevista per decreto dovrebbeavere due effetti. «Il primo è quello di stimolare la competzione tra le amministrazioni cherischiano di perdere la poissibilità di gestire il processo degli acquisti». Il secondo è aumentarela «responsabilizzazione» delle amministrazioni. «Quelle che non considerano come propriocore business la gestione degli appalti - ha concluso - potranno evitare di farlo affidandosi adaltri soggetti».

30/3/2017 Correttivo/1. Cantone contro le deroghe sull'appalto integrato, dubbi su microcontratti e lavori in house

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30 Mar 2017

Correttivo/1. Cantone contro le deroghesull'appalto integrato, dubbi sumicrocontratti e lavori in houseMauro Salerno

Più di una valutazione positiva, ma anche tante «perplessità» e rilievi critici. È arrivato ieri, conl'audizione di fronte alle Commissioni riunite di Camera e Senato, l'atteso giudizio delpresidente dell'Anticorruzione Raffaele Cantone sul decreto correttivo del nuovo codice appalti.L'incontro con i parlamentari non ha deluso le attese. Dopo aver premesso di considerare «unerrore» la scelta di intervenire su una riforma «attuata in piccolissima parte» a solo un anno didistanza dall’entrata in vigore, Cantone ha passato in rassegna quasi uno per uno i 121 articolidel decreto evidenziando le novità positive, ma soffermandosi soprattutto sui punti critici. Traquesti anche la scelta di intervenire in modo massiccio sull'impianto della riforma «tanto chenon è chiaro se si tratta di un Correttivo o di un secondo codice». Il risultato è una valutazione«in chiaroscuro», secondo la definizione data dallo stesso ex magistrato.

Torna l'appalto integrato Tra le modifiche rubricate sotto la voce «perplessità» al primo punto figura la scelta di rivederela separazione netta tra progettazione e lavori con una serie di deroghe «che - ha detto Cantone- oggettivamente reintroducono l’appalto integrato» nel codice. Tra le obiezioni la scelta diattribuire al Mit il compito di definire per decreto una formula di progettazione semplificata perle manutenzioni. «Una delega amplissima - ha detto Cantone - che espone a rischi anche perchésappiamo che sotto la voce manutenzione straordinaria può rientrare un'ampia gamma diinterventi».

Sempre sul fronte dell'appalto integrato arriva una richiesta relativa alla misura che consentealle Pa di affidare con l'appalto integrato - per 18 mesi dopo il Correttivo -i progetti definitiviapprovati prima del 19 aprile 2016 (data di entrata in vigore del Dlgs 50/2016. «Bisogna evitareche si tratti di una "proroga a vita" - ha detto Cantone - e stabilire con precisione da quale attopubblico si deve poter verificare che l'approvazione del progetto definitivo è intervenuta primadi quella data».

Infiltrazioni nei micro-appalti L’ex magistrato ha poi espresso «perplessità» sulla scelta di ridurre al minimo la verifica deirequisiti sulle imprese aggiudicatarie dei micro-appalti sotto 40mila euro. «Se ho letto bene lanorma restano fuori anche i precedenti penali ostativi alla firma dei contratti pubblici. L’importodi 40mila euro può sembrare basso - è l’obiezione sollevata da Cantone -, ma frazionando gliincarichi (e quanti appalti da 39.900 euro vediamo ogni giorno?) c’è il rischio forte di fenomenidi infiltrazione criminale».

Commissari di gara: no albo regionale Cantone si è poi detto «molto preoccupato» dalla norma che ridefinisce su base regionale l’albo

30/3/2017 Correttivo/1. Cantone contro le deroghe sull'appalto integrato, dubbi su microcontratti e lavori in house

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dei commissari di gara esterni alle Pa. «Forse sono condizionato dalla lettura dell’ordinanzacautelare dell’inchiesta sugli appalti della procura di Napoli - ha commentato -. Ma credo chebisogna garantire il massimo dell’indipendenza delle commissioni evitando ogni rischio di"pilotaggio" delle nomine». Per lo stesso motivo ha anche valutato come fondamentale la normache introduce l'obbligo di nominare tra gli esperti esterni almeno il presidente nelle gare oltre almilione.

Rischio blocco dal Durc per congruità Dubbi anche sulla novità del Durc per congruità. Vale a dire il documento attraverso il quale glientri previdenziali dovrebbero attestare che la manodopera impiegata in ciascun appalto èproporzionata alle dimensioni dell'intervento. In questo caso Cantone ha evidenziato i possibilicontraccolpi negativi per il mercato. «Mi chiedo se gli enti coinvolti hanno le dotazioni pereseguire in concreto valutazioni simili - ha detto - . Con questa norma, corretta in linea diprincipio, si rischia di bloccare il sistema dei lavori pubblici, appesantendo e rallentando moltole procedure».

Ampliato il subappalto, Terna «teorica» Il numero uno dell’Anac ha poi segnalato alle commissioni «il grande ampliamento dellepossibilità di subappalto» previsto con il correttivo, «con un’impostazione molto cambiatarispetto a quella approvata con il codice». Cantone si è anche soffermato sulla modifica cherende facoltativa la richiesta di una terna di subappaltatori con l'offerta. «In questo modo laterna diventa sostanzialmente teorica - ha specificato - Mi chiedo quale sia la stazioneappaltante che avrà interesse a fare una richiesta simile».

Varianti: no a risposta in 30 giorni «Assolutamente inapplicabile». Così Cantone ha bollato la norma che impone all'Anac dirispondere in 30 giorni alla richiesta di parere sulle varianti. Facendo scattare, in caso contrario,una sorta di silenzio-assenso. «Dico da subito che saremo in grado di rispondere solo inpochissimi casi in 30 giorni, anche perché la valutazione delle varianti prevede un esame moltocomplesso che presuppone peraltro una conoscenza approfondita del progetto». Il rischio è che«il nostro silenzio venga scambiato per un parere positivo».

Ppp e lavori in house dei concessionari Una bocciatura secca è arrivata anche rispetto a due delle principali modifiche introdotte sulterreno delle concessioni. La prima riguarda l’innalzamento da 30% al 49% del tetto massimoper il contributo pubblico nelle iniziative di partenariato pubblico-privato. «È una scelta politica- ha rilevato Cantone -. Ma così il contributo pubblico diventa molto rilevante rispetto a unanorma che aveva un forte carattere di "moralizzazione"».

Il secondo punto riguarda l’estensione alle manutenzioni dei lavori che i concessionari - inprimis le autostrade - potranno gestire in house, senza gara. «Per noi è la norma piùproblematica - ha aggiunto -. Anche dal punto di vista dei controlli da parte nostra, visto che orasi diluisce su 5 anni il periodo di riferimento per le verifiche sul rispetto dei parametri di legge».

Ok semplificazioni, stretta su arbitrati Valutazioni positive, invece, sul rating di impresa volontario e sulle semplificazioni per laqualificazione delle imprese, insieme alla richiesta di paletti temporali più rigidi perl’applicazione delle nuove norme (più severe) per gli arbitrati. «Il codice ha imposto parametrimolto più stringenti anche sui compensi». Ma, come ha evidenziato Cantone, ci sono pronuncedei Tribunali che limitano l'applicazione di queste norme « agli appalti banditi dopo l'entrata invigore del codice il che vuol dire che tale disposizione si inizierà ad applicare tra più di diecianni. Bisognerebbe invece precisare che le novità si applicano a tutti gli arbitrati promossi dopol'entrata in vigore del codice, anche se relativi ad appalti banditi prima».

30/3/2017 Correttivo/1. Cantone contro le deroghe sull'appalto integrato, dubbi su microcontratti e lavori in house

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30/3/2017 Correttivo/2. Dalle Regioni la richiesta di raddoppiare (da 1 a 2 milioni) il tetto per il massimo ribasso

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30 Mar 2017

Correttivo/2. Dalle Regioni la richiesta diraddoppiare (da 1 a 2 milioni) il tetto per ilmassimo ribassoGiuseppe Latour

Elevare la soglia del massimo ribasso da uno a due milioni di euro. Riorganizzare e semplificaretutta la materia delle comunicazioni delle pubbliche amministrazioni. Tutelare maggiormentel'accesso delle imprese del territorio ai piccoli bandi. Sono queste tre integrazioni chiave cheverranno fuori dalla Conferenza unificata di oggi per la modifica del decreto correttivo al Codiceappalti. Ieri, infatti, si è riunito il tavolo tecnico, che ha definito un primo pacchetto di modifiche dainserire nel parere affidato all'Unificata. Oggi sarà la volta del tavolo politico, che porteràprobabilmente qualche ulteriore integrazione. Delle novità del tavolo tecnico parla PierdaniloMelandro degli Affari giuridici di Itaca, l'Istituto delle Regioni che si occupa proprio dellamateria degli appalti. Le proposte emendative "sono state articolate in due livelli che esprimonoun diverso grado di necessità". In testa, ci sarà un pacchetto di modifiche considerate prioritarieche "sono collegate a talune tematiche generali che le Regioni ritengono fondamentali al fine diottenere una semplificazione sistemica del mercato dei contratti pubblici". Nel pacchetto di modifiche più importanti entrerà la richiesta di rivedere le soglie per utilizzareil criterio del prezzo più basso: "Si propone – spiega Melandro - di elevare a due milioni di eurola soglia sotto la quale è possibile utilizzare questo criterio". Il massimo ribasso, quindi,dovrebbe ampliare il suo raggio d'azione, per evitare i problemi di costruzione dei bandi con ilcriterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa. Un secondo emendamento riguarda gliaffidamenti sottosoglia. Andranno semplificati e andrà prevista "la partecipazione delle impresedel territorio nelle procedure negoziate non aventi carattere transfrontaliero, anche al fine didare adeguate risposte alle richieste di un tessuto imprenditoriale in costante decrescita". Un punto molto importante riguarderà il tema delle comunicazioni, della programmazione edelle trasparenza. Dice Melandro: "Gli emendamenti esplicitano un'esigenza di riordinocomplessivo che renda coerenti fra loro le diverse fonti normative (Dlgs 33/2013 e Dlgs50/2016), prevedendo i principi di univocità dell'invio dell'informazione e dell'unicità del luogodi pubblicazione, nonché le modalità con le quali, nel rispetto di tali principi, i sistemiinformativi e di monitoraggio, le banche dati e le piattaforme di negoziazione, sono reseinteroperabili fra loro". In sostanza, dopo che negli anni una serie di interventi normativi si sonoaccavallati, bisogna intervenire per semplificare il sistema. Infine, un passaggio riguarderà lo scorporo del costo della manodopera nei contratti pubblici:"Nel condividere il principio di tutela del costo del lavoro, con gli emendamenti proposti sisuggerisce una nuova formulazione che contemperi le esigenze di tutela sociale con quelle ditutela del buon andamento della pubblica amministrazione".

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30/3/2017 Terremoto, da oggi parte la ricostruzione privata. Dal progettista alla banca, dall'impresa al cantiere: si fa così

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30 Mar 2017

Terremoto, da oggi parte la ricostruzioneprivata. Dal progettista alla banca,dall'impresa al cantiere: si fa cosìMassimo Frontera

È una data da segnare quella del 30 marzo. Perché da oggi, infatti, la procedura per lariparazione e ricostruzione degli interventi privati - principalmente abitazioni e siti produttivi eper l'impresa - si mette in moto. E i primi a doversi muovere sono i professionisti incaricati daisingoli proprietari privati degli immobili danneggiati, residenziali o non residenziali. Il colpo dello start è arrivato dalla struttura guidata dal Commissario alla ricostruzione VascoErrani, che con un comunicato diffuso ieri avvisa che «le richieste di contributo possono esserecompilate dai professionisti abilitati e dotati di strumento per la firma digitale tramite lapiattaforma Mude da subito e depositate a partire da domani 30 marzo 2017». A spiegare meglio il senso della novità - importante - per le popolazioni interessate - è AlfredoBertelli, il tecnico più alto in grado nella struttura commissariale (peraltro già commissario allaricostruzione in Emilia Romagna, succeduto a Vasco Errani). Prima però servono dueavvertenze. La prima avvertenza è che tutta la procedura riguarda: i danni lievi ad abitazioni estrutture non residenziali; e i danni gravi alle strutture non residenziali. L'ordinanza che disciplina i danni gravi alle abitazioni - quella più attesa - sarà disponibile abreve, subito dopo il controllo ancora in corso da parte della Corte dei Conti. La seconda avvertenza è che, per quanto riguarda i danni lievi, Bertelli riferisce che stanno perarrivare alcune modifiche alle ordinanze già emesse, con una prossima ordinanzacommissariale.

Ricostruzione privata, la piattaforma Mude e le banche "operative" La procedura per presentare progetti di ricostruzione privata è resa possibile, come spiega lastruttura di Errani, da due novità. La prima consiste nella fine della fase di rodaggio dellapiattaforma telematica Mude. Si tratta della rete telematica messa in piedi dai tecnici dellaregione Piemonte e sulla quale già viaggiano tutte le pratiche di edilizia privata nella regione (Lastessa piattaforma Mude è stata utilizzata per la ricostruzione in Emilia Romagna). Lapiattaforma mette in rete tutti i soggetti interessati: progettista, istituto di credito, impresa,collaudatore, ufficio speciale per la ricostruzione, oltre ai vari organi di controllo e vigilanza. L'altra novità riguarda l'operatività delle banche, che sono poi il tassello fondamentale per ilfunzionamento della misura. L'Abi informa chesono finora 11 gli istituti di credito che hannoaderito alla convenzione Cdp-Abie che hanno di fatto messo a disposizione gli "sportelli" pergestire le richieste di finanziamento. Tra gli 11 istituti di credito finora operativi ci sono due bigcome Intesa e Unicredit, oltre a un primo plotone di Bcc. Ma ci sono altre banche chesottoscriveranno la Convenzione aggiungendosi al gruppo apripista. Si tratta di Banca Carige,Monti dei Paschi di Siena, Bnl-Bnp Paribas, Credito Valtellinese e Ubi Banca. Tra iscritti e "quasi iscritti" ci sono dunque tutti i principali big del credito.

30/3/2017 Terremoto, da oggi parte la ricostruzione privata. Dal progettista alla banca, dall'impresa al cantiere: si fa così

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La procedura, passo per passo «La procedura viene originata dal progettista, su incarico del proprietario che deve scegliere unprofessionista dall'apposito elenco unico che già conta circa 10mila iscrizioni», spiega Bertelli,ricordando anche che la struttura commissariale ha messo a disposizione due appositivademecum rivolti principalmente ai progettisti e ai vari tecnici coinvolti. La procedura daseguire è illustrata nel dettaglio nel "Documento operativo sulla Istruttoria, Controlli ePagamenti" mentre per la compilazione e l'utilizzo della piattaforma Mude sono illustrate nella"Breve guida alla conoscenza delle modalità operative essenziali per l'utilizzo del sistema e dellarelativa modulistica". Per partire serve la scheda Aedes sulla valutazione del danno e descrittiva delle condizionidell'immobile. Se il proprietario dispone solo della scheda Fast (semplificata) sarà il progettista aeseguire la scheda Aedes che dovrà essere da lui asseverata con perizia giurata. A questo punto ilprogettista esegue il vero e proprio progetto sulla cui base, con il consenso del proprietario, deveavvenire la gara informale tra almeno tre imprese interpellate. Anche se si tratta di una garainformale viene generato un codice Cup e Cig, per consentire poi il monitoraggio dell'appalto intutte le sue fasi da parte degli organi di controllo e verifica, a cominciare dalla strutturaAntimafia presso il ministero dell'interno guidata dal prefetto Francesco Paolo Tronca. Al termine della gara sarà ancora il progettista a sancire l'aggiudicazione, motivando la sceltadell'impresa aggiudicataria. A questo punto entra in scena l'Ufficio speciale della ricostruzione competente per territorio, cheverifica la congruità dell'offerta e dei costi del progetto (sul quale peraltro si applica il prezzariounico interregionale già approvato dal commissario Errani nel dicembre scorso).

Dopo l'ok dell'ufficio speciale al contributo - eventualmente a seguito di integrazioni richieste alprogettista - entra in scena la banca, precedentemente individuata dal proprietario-committente. Da questo momento in poi il rapporto diventa esclusivamente a tre: progettista(ora nel ruolo di direttore dei lavori), banca finanziatrice (che a sua volta attinge ai fondi statali)e impresa affidataria, che viene pagata a Sal (stato di avanzamento lavori) direttamente dallabanca. In questo meccanismo, definito - in modo forse improprio di "credito di imposta" - ilproprietario-committente non ha alcun ruolo. Lo Stato versa alla banca quello che la banca versaall'impresa e anche al progettista. L'ultimo passaggio, al termine dei lavori, è quello del collaudo, che sarà ovviamente eseguito daun professionista. diverso dal progettista/direttore dei lavori.

La carica dei 10mila progettisti: accedi all'elenco unico dei professionisti Le imprese iscritte all'anagrafe antimafia: accedi alla lista

30/3/2017 Responsabilità solidale e voucher/1. Il Governo «blinda» il decreto

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30 Mar 2017

Responsabilità solidale e voucher/1. IlGoverno «blinda» il decretoGiorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Si stringono i tempi alla Camera per la conversione in legge del Dl che cancella i voucher eripristina la responsabilità solidale piena negli appalti: il testo andrà in Aula il 5 aprile per esserevotato il 6, secondo il timing fissato ieri dalla conferenza dei capigruppo.

Il governo è sempre più deciso a blindare il testo, per evitare lo svolgimento dei due referendumproposti dalla Cgil in calendario il 28 maggio, e così si è stabilita un’accelerazione nell’iterparlamentare - che nei piani dell’Esecutivo dovrà concludersi ben prima della scadenza del 16maggio. Ieri la Corte di Cassazione ha deciso all’unanimità di rinviare ogni deliberazione, inattesa della conversione in legge del decreto, ma il pronunciamento va fatto in tempo utile perdare modo ai comuni di sapere se dovranno o meno attrezzarsi allo svolgimento dellaconsultazione popolare. Oggi pomeriggio in commissione Lavoro è fissato il termine per gliemendamenti, il voto in commissione si terrà entro il 4 aprile, «sono convinto che esistano lecondizioni per il rispetto dei tempi» , sostiene il presidente della commissione, Cesare Damiano(Pd).

Nel vertice che si è svolto ieri a palazzo Chigi, dalla commissione Lavoro è stato chiesto unintervento del governo, sotto forma di atti amministrativi (circolare interpretativa) su duequestioni: la prima riguarda la disciplina valida nel periodo transitorio, visto che è stataabrogata tutta la normativa, compresa quella sulla comunicazione preventiva per la tracciabilità.Su questo punto, il governo ha ribadito la tesi che il ministero del Lavoro ha chiarito in uncomunicato: ovvero che «resta in vigore» la normativa esistente prima del 17 marzo, anchedurante tutto il periodo transitorio fino a fine anno (resta da capire se un comunicato stampapotrà reggere di fronte a un eventuale contenzioso giudiziario).

Il secondo tema riguarda la possibilità di continuare a utilizzare i voucher per pagare la babysitter (introdotto dalla legge Fornero e ri-finanziato fino alla fine del 2018). Il problema è che inbase al decreto legge 25/2017 sono utilizzabili solo i voucher per cui è stata presentata ladomanda prima del 17 marzo, che potranno essere spesi fino al 31 dicembre: chi ha presentato ladomanda all’Inps dopo il 17 marzo può utilizzare il contributo solo per l’asilo nido, non sipossono più presentare richieste per i voucher.

«Mi rendo conto che il cambiamento brusco ha creato disagi - spiega la relatrice Patrizia Maestri(Pd) - ma il dato sulla stima del giro di affari del sommerso nel settore domestico pari a circa 8miliardi di euro, evidenzia come lo strumento voucher sia stato deficitario».

All’interno della maggioranza, Ap preme però per una rapida individuazione di strumentialternativi ai buoni: «A breve presenteremo un disegno di legge - evidenzia Sergio Pizzolante,capogruppo Ap in commissione Lavoro della Camera -. Ci aspettiamo che sia incardinato al piùpresto. Chiediamo anche correttivi sugli appalti per non penalizzare eccessivamente leimprese». E al Senato, dove approderà il Ddl di conversione, c’è da fare i conti con la proposta di

30/3/2017 Responsabilità solidale e voucher/1. Il Governo «blinda» il decreto

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legge su voucher e appalti presentata dal presidente della commissione Lavoro, MaurizioSacconi (Ap)

Del resto, sugli appalti, il Dl del governo ha prodotto cambiamenti significativi alla normativavigente: ha riportato le lancette indietro al 2003, cancellando sia la possibilità per un contrattocollettivo nazionale di prevedere metodi e procedure di controllo della regolarità degli appalti(sostitutivi della responsabilità solidale), sia, soprattutto, il beneficio della preventivaescussione. La cancellazione dell’obbligo di chiamare in causa tutte le aziende coinvolte dalvincolo di solidarietà lede infatti le imprese corrette e, soprattutto, i committenti, con il rischio,concreto, «che si possa eludere il contraddittorio tra le parti nel processo finalizzatoall’accertamento del credito del lavoratore, che si potrebbe realizzare senza il datore di lavoro»,ha evidenziato il professor Arturo Maresca (La Sapienza, Roma).

Su questo punto la “blindatura” del Dl non lascerebbe spazio a modifiche. Che potrebbero peròarrivare subito dopo la conversione del decreto: «Insisteremo per alcuni correttivi - aggiungePizzolante (Ap) -. Per esempio, riteniamo fondamentale il ripristino del litisconsorzio necessariotra impresa committente e impresa appaltatrice, per garantire maggiore possibilità di difesaall’impresa committente fin dalle prime fasi del giudizio».

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30/3/2017 Responsabilità solidale e voucher/2. Rischio paralisi negli appalti privati

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30 Mar 2017

Responsabilità solidale e voucher/2. Rischioparalisi negli appalti privatiGiorgio Santilli

Si è parlato molto degli effetti che avrà sul sistema del lavoro temporaneo il decreto legge cheabolisce i voucher per evitare il referendum proposto dalla Cgil. Una scelta drastica, quelladell’abolizione della disciplina, che crea un vuoto normativo su diversi aspetti e che il governoha fatto per evitare anche il minimo rischio di celebrare la consultazione. Scelta politica chiarache lascia molti dubbi sul piano giuridico. Stesso metodo estremo è stato usato per l’altraquestione sul tavolo, quello della responsabilità solidale negli appalti.

Anche qui si è intervenuti con l’accetta, non per correggere storture o limitare abusi nell’usodello strumento, ma per cancellare alla radice la disciplina. Si torna così alla responsabilitàsolidale illimitata e senza filtri fra committente e appaltatore, ricreando di fatto unaresponsabilità oggettiva piena del committente che era stata in vigore fino al 2012.

Il risultato di questo arretramento sarà che le imprese saranno costrette a operare con un vuotonormativo e il rischio di moltiplicare i contenziosi dagli esiti incerti. Certamente lo strumentoeconomico-organizzativo dell’appalto, che viene usato dalle imprese per “esternalizzare” servizispecialistici (come la vigilanza) e per l’esecuzione di lavori edili, ne uscirà fortementedepotenziato. Le imprese-committenti saranno meno propense a esternalizzare (con unconsistente aumento di costi dei servizi interessati) e comunque dovranno selezionareattentamente i propri appaltatori. Si dovranno studiare formule innovative da inserire neicapitolati di appalto. (Per altro i nuovi vincoli si applicano anche nel settore ad alta potenzialitàdi crescita dei lavori pubblici quando il committente è un general contractor privato che affida illavoro a un appaltatore privato).

A fronte di questi danni e di queste diseconomie - che nascono proprio dalla scelta di cancellaredrasticamente la disciplina e non di ridefinire i rapporti nella filiera in chiave di minori oneri emaggiore sicurezza per il lavoro - sarà presto necessario intervenire nuovamente per evitare cheun intero comparto si blocchi. Soluzioni semplicistiche a problemi, politici e giuridici complessi,raramente producono buoni risultati.

È a tal punto così che il governo già oggi pensa a correttivi che si potrebbero mettere in campodopo la conversione in legge del decreto (e la pronuncia della Cassazione sul referendum).Certamente sarà impossibile tornare alla disciplina coerente che è stata spazzata via dal decreto.In ossequio alla migliore tradizione italiana della “fabbrica delle leggi”, si cercheranno soluzioniintermedie, più o meno durature, più o meno di compromesso, più o meno pasticciate.

Tutto quello di cui non c’è bisogno in questa fase quando l’economia avrebbe bisogno di pocheregole chiare essenziali (e non di un’altra “fabbrica delle leggi”) per accelerare sulla via dellacrescita e del recupero di competitività.

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30/3/2017 Linee guida Anac sul Ppp, il Consiglio di Stato chiede tempo e formazione per le Pa

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30 Mar 2017

Linee guida Anac sul Ppp, il Consiglio diStato chiede tempo e formazione per le PaG. La.

Estendere al massimo il periodo transitorio, per consentire alle amministrazioni di adeguarsialle novità. Mettendo anche in campo apposite attività di formazione. E' questa la richiesta piùimportante contenuta nel parere che il Consiglio di Stato ha appena depositato sulle linee guidain materia di partenariato pubblico privato dell'Anac. I giudici amministrativi hanno dato vialibera al provvedimento dell'Authority: le indicazioni risulteranno utili alle stazioni appaltantinella costruzione dei bandi. Alle Pa, però, bisogna dare più tempo.

Nelle 34 pagine di parere il Consiglio di Stato esprime un giudizio generalmente positivo sulprovvedimento che, in base all'articolo 181 comma 4 del Codice, andrà a definire le modalitàattraverso le quali le amministrazioni dovranno verificare, nelle operazioni di Ppp, le attivitàdegli operatori economici. Soprattutto, l'Anac si concentra sul concetto di rischio, andando adefinire in dettaglio i vari rischi legati al Ppp (costruzione, domanda, disponibilità, altri rischi) estabilendo che lo strumento denominato "matrice dei rischi", che serve a definirli in dettaglio e astabilire a chi fanno capo (la Pa o il privato), deve obbligatoriamente essere elaborato e allegatoal contratto. Insomma, nasce un set di strumenti che servirà a creare maggiore trasparenza inquesti rapporti.

Qualche precisazione, comunque, sarebbe necessaria. Anzitutto, sull'allocazione delle singoletipologie di rischio. Per il rischio di domanda bisognerà chiarire sempre "se esso si identifichi o meno con lavariabilità della domanda non dipendente dalla qualità del servizio prestato dal partner privato ese dunque tale rischio rappresenti il normale rischio economico assunto da un'azienda inun'economia di mercato". Sul rischio di disponibilità, questo "si può ritenere allocato al privato se i pagamenti pubblicisono correlati all'effettiva prestazione del servizio reso e il soggetto pubblico ha il diritto diridurre i propri pagamenti nel caso in cui i parametri prestabiliti di prestazione non venganoraggiunti". Ancora, il rischio di costruzione "può ritenersi allocato al partner privato se il soggetto pubblicocorrisponda quanto contrattualmente stabilito o ripiani ogni costo aggiuntivo".

L'altro punto importante riguarda la matrice dei rischi. L'Anac, secondo il parere dei magistratiamministrativi, dovrebbe chiarire se le indicazioni su come costruirla siano o meno prescrittive."Sul piano formale, si rileva l'utilizzo di un registro di tipo precettivo a fronte della natura nonvincolante di questa parte delle linee guida". Il dubbio "si pone anche alla luce del fatto che lamatrice dei rischi è prevista e disciplinata anche nel paragrafo 6, collocato nella parte vincolantedelle linee guida: andrebbe dunque meglio definita la sistemazione dell'istituto all'internodell'atto regolatorio in esame".

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Manca, poi, un passaggio sulla formazione delle stazioni appaltanti. Per il parere "è auspicabileche le linee guida forniscano alle amministrazioni aggiudicatrici le opportune indicazioni anchesulle caratteristiche delle professionalità richieste per il personale chiamato a svolgere talidelicati compiti, sulla sua formazione e sul suo costante aggiornamento". Al di là delleindicazioni formali delle linee guida, infatti, bisogna guidare questo processo di trasformazionedelle capacità dei funzionari pubblici.

Infine, c'è la questione del periodo transitorio. Il parere "invita l'Anac a valutare l'opportunità diun periodo maggiore al fine di consentire alle amministrazioni di adeguarsi alle prescrizioni inesse contenute".

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30/3/2017 Giurisprudenza, il requisito di moralità professionale negli appalti pubblici

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30 Mar 2017

Giurisprudenza, il requisito di moralitàprofessionale negli appalti pubbliciA cura della redazione PlusPlus24 Diritto

Gara - Requisiti soggettivi - Moralità professionale – Dichiarazione di inesistenza di sentenzedi condanna penale - Ex art. 38, comma 1, lett. c) Dlgs n. 163 del 2006 - Acquisto di azienda daparte dell'ausiliaria - Amministratori e direttori tecnici della cedente - Obbligo dipresentazione della dichiarazione - Non sussiste - Illegittimità dell'esclusione.

Non può essere motivo di esclusione dalla gara la mancata presentazione della dichiarazione,prevista dall'art. 38, comma 1, lett. c), D.lgs n. 163 del 2006, d'insussistenza di sentenze dicondanna per reati incidenti sulla moralità professionale, degli amministratori e dei direttoritecnici dell'azienda cedente acquisita dall'ausiliaria. Non sussiste in effetti alcun obbligo in talsenso, sia alla luce del “dominante” principio di tassatività delle cause di esclusione di cui di cuiall'art. 46, comma 1-bis, Dlgs n. 163 del 2006 (che impedisce interpretazioni analogiche), sia perl'assenza nello stesso d.lgs. n. 163 che, come nel caso di specie, nel bando di gara, di un siffattoobbligo dichiarativo.

Consiglio di stato, sez. 5, sentenza del 27 marzo 2017, n. 1371

Gara - Requisiti soggettivi - Moralità professionale - Dichiarazione di inesistenza di condannepenali – Obbligo dichiarativo del socio di maggioranza - Persona giuridica - Sussistenza -Interpretazione ermeneutica in senso sostanziale dell'art. 38, comma 1, lett. c), Dlgs. 163 del2006 - Compatibilità con il diritto eurounitario ex art. 45, dir. 2004/18/CE.

Tra i soggetti obbligati alla dichiarazione sulla moralità professionale, di cui all'art. 38, co. 1, lett.c) dlgs n. 163 del 2006 vi rientra senz'altro, anche se non esplicitamente previsto, il socio dimaggioranza rappresentato da una persona giuridica, in conformità ad un'interpretazione deltesto (dell'articolo) basata su approccio sostanzialistico alla normativa che attribuisce rilievo airequisiti di moralità di tutti i soggetti che condizionano la volontà degli operatori che stipulanocontratti con la PA, a prescindere dal fatto che siano persone fisiche o giuridiche, in ossequio aiprincipi di lealtà, correttezza, trasparenza e buona amministrazione. (cfr Consiglio di stato,Sezione V, n. 2813/2016). Tra l'altro questa è anche l'unica interpretazione compatibile con ildiritto eurounitario, e in particolare con il disposto dell'art. 45, dir. 2004/18/CE, laddove è“inequivocabilmente” precisato che le dichiarazioni relative al possesso dei requisiti di moralitàe carenza di pregiudizi penali devono riguardare ”… le persone giuridiche e/o le persone fisiche,compresi, se del caso, i dirigenti delle imprese o qualsiasi persona che eserciti il potere dirappresentanza, di decisione o di controllo del candidato o dell'offerente”.

Consiglio di stato, sez. 3, sentenza del 2 marzo 2017, n. 975

30/3/2017 Giurisprudenza, il requisito di moralità professionale negli appalti pubblici

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Gara - Requisiti soggettivi - Moralità professionale - Sentenza di patteggiamento intervenutasuccessivamente la presentazione delle offerte - Esclusione ex delicto - Legittimità - Perimpossibilità della concorrente a stipulare il contratto.

L'art. 38, comma 1, d. lgs. 12 aprile 2006 n. 163 prevede una serie di soggetti specificatamentemenzionati che vanno esclusi, per difetto di alcune caratteristiche tecniche o per difetto dimoralità professionale, dalla partecipazione alle procedure di affidamento e che non possonostipulare i relativi contratti. Da qui la legittima e necessaria esclusione ex delicto di unaconcorrente ovvero l'estromissione a seguito di una sentenza di patteggiamento per reatiinteressanti la moralità professionale dell'impresa (tra cui la corruzione continuata) ancorchéintervenuta dopo la presentazione delle offerte proprio perché tale accertamento ufficiale deifatti-reato non avrebbe potuto assolutamente permettere la stipulazione del contratto con laconcorrente.

Consiglio di stato, sez. 5, sentenza del 21 febbraio 2017, n. 786

Gara - Requisiti soggettivi - Moralità professionale - Dichiarazione delle condanne penali -Finalità - Valutazione da parte della SA dell'incidenza di eventuali reati sulla moralitàprofessionale - Criterio sostanziale - Successiva dichiarazione di condanna penale lieve -Ammissibilità - Presupposti - Buona fede.

La specifica funzione dell'obbligo dichiarativo, ex art. 38, comma 1, lett. c) Dlgs 163 del 2006, ditutte le condanne penali è quello di permettere alla SA di valutare l'incidenza del reato sullamoralità professionale che può essere assolto anche in senso sostanziale più che formale. Così laSA può considerare come adempiuto tale obbligo accettando la dichiarazione della concorrente,rilasciata successivamente al riscontro della irregolarità, purché effettuata in perfetta buonafede. E tale buona fede è ravvisabile, se non anche nel meccanismo di estinzione del reato di cuiall'art. 445 Cod. proc. pen., quanto meno nella scarsa rilevanza della condanna per un fatto direato , certamente non incidente sulla moralità professionale (nella specie un reatocontravvenzionale riguardante un abuso edilizio sanzionato all'epoca dei fatti ma non più allastregua della successiva giurisprudenza penale).

Consiglio di stato, sez. V, sentenza dell'8 febbraio 2017, n. 560

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30/3/2017 Edilizia scolastica al giro di boa: chiusi oltre la metà dei cantieri finora finanziati

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30 Mar 2017

Edilizia scolastica al giro di boa: chiusi oltrela metà dei cantieri finora finanziatiMassimo Frontera

I cantieri di edilizia scolastica, finanziati, avviati a partire dal 2014, e conclusi alla data del 23marzo scorso (ultimo aggiornamento disponibile) sono esattamente 4.918 e rappresentano il53,8% dei 9.131 cantieri finanziati, e il 66,6% dei 7.382 cantieri effettivamente aperti. Il bilancio, comunicato dalla struttura di missione per l'edilizia scolastica, riguarda le nove lineeche sono state effettivamente finanziate e soprattutto programmate, con una lista di interventiselezionata e autorizzata (sblocco patto 2014-15, sblocca bilancio 2016, scuole sicure, Mutui Bei,fondo Protezione Civile, Fondo Kyoto, Patti per il Sud, scuole innovative e misure con fondi Pone Por). Il bilancio varia da linea a linea. Per esempio, nel caso degli interventi di efficientamentoenergetico (finanziati da 350 milioni del fondo rotativo Kyoto), il bilancio vede solo 34 cantierifinora chiusi su 68 aperti e 120 finanziati.

Un altro esempio è quello della riattivazione degli interventi finanziati con fondi Pon e Por delciclo 2007-2013, con 1.277 cantieri chiusi su 1.277 cantieri aperti. Peccato che c'è ancora unnocciolo di 223 interventi finanziati che ancora non si è mosso. Altri esempio: il piano finanziato con 46 milioni della Protezione Civile vede 86 cantieri aperti su86 finanziati, con 65 cantieri finora chiusi. Dal bilancio emerge anche che il programmafinanziato con i mutui Bei, relativamente recente, va avanti un po' a rilento, con solo 500cantieri chiusi su 1.415 finora aperti , sul totale dei 1.882 interventi finanziati. Ve comunquedetto che su questo bilancio pesa il fatto che l'ultima tranche di 300 interventi finanziati con imutui Bei ha visto la firma della convenzione solo lo scorso 22 novembre.

SCARICA IL TESTO - LA SITUAZIONE AL 23 MARZO, MISURA PER MISURA (fonte struttura dimissione per l'edilizia scolastica)

Tra i programmi che invece sono ancora al palo, c'è il capito delle scuole innovative, finanziatecon 350 milioni di fondi Inail. Il relativo concorso nazionale di idee lanciato dal Miur si èsbloccato solo recentemente con la nomina della commissione di gara, che dovrà valutare 1.238interventi presentati in tutta Italia per realizzare 51 nuove strutture. Le risorse impegnate nelle nove linee fin qui citate ammontano a 4,23 miliardi circa.

Ma ci sono altri piani, per quasi 2,6 miliardi che attendono ancora una programmazione. Sitratta di misure più recenti che vanno dalla ulteriore nuova tranche di 1,4 miliardi di fondi Bei, alrecupero di economie nel bilancio dei ministeri delle Infrastrutture e dell'Istruzione fino adarrivare alla nuova programmazione dei fondi strutturali 2014-2020.

Il bilancio complessivo è visibile in vario modo, sia sull'apposito sito webgis della struttura di

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missione per l'edilizia scolastica, sia sul sito "statistico" di Indire dedicato all'edilizia scolasticain Italia.

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30/3/2017 Bonus ristrutturazioni, 8,2 milioni di contribuenti scalano le detrazioni nel 730

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30 Mar 2017

Bonus ristrutturazioni, 8,2 milioni dicontribuenti scalano le detrazioni nel 730Cristiano Dell’Oste

L’anno scorso 8,2 milioni di contribuenti hanno usato la detrazione sul recupero edilizio nelladichiarazione dei redditi. Basta questa cifra, ricavata dalle statistiche delle Finanze, a spiegareperché è importante sapere cosa succede quando si acquista una casa ristrutturata. La possibilitàdi imbattersi in un venditore che sta sfruttando i bonus sui lavori è tutt’altro che remota. E ildestino della detrazione andrebbe affrontato in anticipo per evitare brutte sorprese odiscussioni.

La regola è dettata dall’articolo 16-bis del Tuir, norma-base della detrazione del 36% (maggiorataal 50% fino a fine 2017). Al comma 8 si dice che in caso di vendita dell’unità immobiliare «ladetrazione non utilizzata in tutto o in parte è trasferita per i rimanenti periodi di imposta, salvodiverso accordo delle parti, all’acquirente persona fisica dell’unità immobiliare».

In generale, il fatto che il bonus segua la casa pone il venditore in una posizione di debolezzanegoziale, perché deve esplicitare la presenza di un rimborso fiscale che la legge – in assenza diaccordi diversi – attribuisce al compratore. E questo potrebbe dare agli acquirenti più attentiuna leva da azionare nella trattativa, reclamando ad esempio una riduzione del prezzo. Ilvenditore, comunque, non è tenuto a specificare gli importi in ballo, né il numero di raterimaste.

le rate trasferiteVediamo le cifre in gioco con un esempio, partendo da un appartamento di 90 metri quadrati aMilano, in zona Città studi-Gorini, per il quale Tecnocasa rileva un prezzo di 3mila euro al metroquadrato, 270mila in totale. Immaginiamo che il proprietario abbia speso 50mila euro perristrutturarlo nell’autunno del 2012. La detrazione, pari al 50%, vale in tutto 25mila euro, dadividere in dieci rate annuali da 2.500 euro a partire dalla dichiarazione dei redditi presentatanel 2013.

Se la casa viene venduta quest’anno, il venditore avrà fatto in tempo a sfruttare cinque rate (dal2013 al 2017). Le altre cinque, per una detrazione totale di 12.500 euro, sono quelle rispetto allequali si può “trattare”, e valgono – di fatto – il 4,6% del prezzo. Se pensiamo che lo sconto mediorilevato da Nomisma sul mercato milanese è il 12%, si capisce bene quanto possa pesare lavariabile dei bonus. Naturalmente, è decisivo che il compratore abbia “capienza fiscale”, cioè unreddito abbastanza alto da generare un’Irpef maggiore dei bonus fiscali.

Attenzione: ai fini del passaggio, la data del rogito è ininfluente. Anche se l’alloggio venissevenduto il 30 dicembre 2017, in assenza di accordi specifici, la detrazione relativa al 2017 (e aglianni successivi) passerebbe all’acquirente, che la potrebbe usare dal modello Redditi Pf o 730presentato nel 2018.

I lavori

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Le detrazioni trasferibili riguardano gli interventi agevolati dal 36-50% che il proprietario puòeseguire nelle singole unità abitative (il comma 8 richiama le opere indicate al comma 1 dellostesso articolo 16-bis del Tuir): dalla manutenzione straordinaria, (come lo spostamento di unaparete), fino alle opere per la prevenzione di atti illeciti (come l’installazione di inferriate), lacostruzione di box auto pertinenziali e la bonifica dell’amianto.

La legge cita la vendita dell’unità «sulla quale sono stati realizzati gli interventi», ma nella listadei lavori ammessi sono compresi gli interventi sulle parti comuni (alla lettera a) del comma 1).Si deve ritenere, quindi, che chi compra un appartamento – salvo diverso accordo con ilvenditore – acquisisca anche le rate residue della detrazione per lavori condominiali. In questocaso, sarà l’amministratore di condominio a dover dare al compratore una copia dellacertificazione per i lavori che aveva rilasciato a suo tempo al venditore.

In virtù del rimando generale al 36%, tutte le regole viste fin qui si applicano anche alladetrazione sulla riqualificazione energetica del 55%, ora al 65%, aumentabile fino al 75% perlavori ad alta efficienza (circolare 19/E, par. 1.7). Non si trasferisce, invece, il bonus del 50% perl’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici abbinato ai lavori. Le Entrate l’hanno dettorispondendo a un quesito che riguardava il decesso del beneficiario e il trasferimentodell’immobile mortis causa (circolare 17/E/2015, par. 4.6) . Secondo l’Ance, però, la motivazionevale anche per la cessione per atto tra vivi: il motivo per cui il bonus mobili non si trasferisce,infatti, è che l’articolo 16-bis riguarda solo le agevolazioni per il recupero edilizio e lariqualificazione energetica degli edifici.

le cessioniL’espressione «vendita» non va presa alla lettera. Il trasferimento dei bonus si applica a tutte leipotesi di cessione, comprese quindi le permute e le donazioni (circolare 57/1998 delle Finanze).Se invece viene venduta solo una quota della proprietà, o la nuda proprietà, la detrazione restaal venditore (circolare 24/E/2004), a meno che la quota ceduta non ricomponga la pienaproprietà in capo all’acquirente: in quest’ultimo caso l’operazione è assimilata alla cessione verae propria.

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30/3/2017 Istat: migliora la fiducia di imprese e consumatori, ma non nelle costruzioni

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30 Mar 2017

Istat: migliora la fiducia di imprese econsumatori, ma non nelle costruzioniA.A.

Ancora una volta, come spesso accaduto in questi mesi, le costruzioni si ritrovano a esserel'unico settore produttivo che non riesce a intercettare la ripresa (per quanto ancora timida).L'Istat fa sapere che sono migliorati, a febbraio, gli indici che segnalano la fiducia deicosumatori e delle imprese sulle prospettettive future. In tutti i settori produttivi, a eccezionedelle costruzioni (anche se segnali positivi si registrano nel comparto "costruzione di edifici",mentre a incidere sulla media sono i dati in calo di "ingegneria civile" e "lavori di costruzionespecializzati".

A marzo 2017 l'indice del clima di fiducia dei consumatori aumenta da 106,6 a 107,6 rimanendosul livello medio del periodo gennaio-febbraio 2017; anche l'indice composito del clima difiducia delle imprese registra un incremento (da 104,3 a 105,1), raggiungendo il livello piùelevato da gennaio 2016.

L'aumento dell'indice di fiducia dei consumatori - spiega l'Istat - è dovuto essenzialmente almiglioramento del clima economico (da 120,8 a 126,4) e di quello futuro (da 109,9 a 111,6); invece,il clima personale e quello corrente scendono, rispettivamente, da 102,1 a 101,0 e da 104,7 a104,5. I giudizi e le aspettative dei consumatori riguardo la situazione economica del Paese migliorano(il saldo passa da -50 a -60 e da -37 a -29, rispettivamente); aumenta il saldo sia dei giudizi (da-16 a -7) sia delle aspettative (da -17 a -11) sui prezzi al consumo. Infine, diminuiscono leaspettative sulla disoccupazione (da 28 a 24 il relativo saldo).

Con riferimento alle imprese, nel mese di marzo si registra un diffuso miglioramento dellafiducia: nel settore manifatturiero l'indice aumenta da 106,4 a 107,1, nei servizi sale da 105,5 a106,5 e nel commercio al dettaglio passa da 108,4 a 108,7; in controtendenza solo il settore dellecostruzioni, dove l'indice di fiducia registra un lieve calo passando da 123,9 a 123,3.

Per quanto riguarda le componenti dei climi di fiducia, nel comparto manifatturiero si evidenziaun miglioramento dei giudizi sugli ordini (il saldo passa da -6 a -5), in atto da quattro mesiconsecutivi; si registra altresì un aumento delle attese sulla produzione il cui saldo si attesta sulvalore più elevato da novembre 2015 (il saldo passa da 13 a 14); il saldo dei giudizi sulle scorterimane stabile a quota 4. Nel settore delle costruzioni, i giudizi sugli ordini migliorano (da -32 a-30 il relativo saldo) mentre le aspettative sull'occupazione sono in diminuzione (da -4 a -7 ilsaldo).Nei servizi, i giudizi sul livello degli ordini sono in miglioramento (il saldo passa da 14 a 15)confermando una tendenza in atto dal mese di gennaio 2017 mentre le relative atteserimangono stabili (il saldo rimane a quota 2 per il terzo mese consecutivo); le aspettative

30/3/2017 Istat: migliora la fiducia di imprese e consumatori, ma non nelle costruzioni

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sull'andamento dell'economia mostrano segnali di miglioramento (da 0 a 1 il saldo). Nelcommercio al dettaglio migliorano i giudizi sulle vendite correnti per il secondo meseconsecutivo (il saldo passa da 12 a 13) mentre le attese sulle vendite future sono in diminuzionecon il saldo che si attesta leggermente al di sotto del livello medio del periodo novembre 2016-febbraio 2017 (da 33 a 27 il saldo); il saldo dei giudizi sulle scorte di magazzino diminuisce da 12a 6, raggiungendo il valore più basso da giugno 2016.

COSTRUZIONI L'indice del clima di fiducia delle imprese di costruzione registra un calo passando da 123,9 a123,3; migliorano i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione mentre le attese sull'occupazionesono in diminuzione. Analizzando il dettaglio settoriale, il clima sale marcatamente nella costruzione di edifici (da101,9 a 110,7) mentre diminuisce sia nell'ingegneria civile (da 126,3 a 120,3) sia nei lavori dicostruzione specializzati (da 134,7 a 130,1). I giudizi sugli ordini si deteriorano solo nell'ingegneria civile mentre le attese sull'occupazionesono in deciso calo solo nel settore relativo ai lavori di costruzione specializzati.

Nota metodologica Istat Indagine sulla fiducia delle imprese di costruzione. L'indagine congiunturale sulla fiducia delleimprese di costruzione viene svolta mensilmente dal 1966 su un panel che, attualmente, ha unanumerosità di circa 700 imprese. Dal mese di novembre 2011 l'impianto di gestione dell'indagine èstato completamente rinnovato. In occasione del cambiamento del metodo di rilevazione (da postale atelefonico) è stato operato anche un ridisegno del campione di imprese, con un sostanzialeampliamento della sua numerosità. Il campione è ora costituito da un panel stratificato secondo ladimensione delle unità produttive (3-9 addetti, 10-249, almeno 250 addetti), il comparto di attivitàeconomica (considerando i settori: 41 - costruzione di edifici; 42 - ingegneria civile; 43 - lavori dicostruzione specializzati) e le quattro ripartizioni territoriali (Nord-ovest, Nord-est, Centro eMezzogiorno). È stata fissata una soglia di cut-off che esclude dalla rilevazione le imprese con meno ditre addetti mentre per le imprese con almeno 250 addetti è prevista una rilevazione censuaria.L'insieme delle modifiche apportate ha prodotto una discontinuità nell'indagine rendendo parziale laconfrontabilità dei risultati successivi al novembre 2011 con quelli precedenti. Nel questionario sono formulate sei domande di natura qualitativa, finalizzate ad ottenereinformazioni riguardanti i giudizi sugli ordini e/o sui piani di costruzione e sull'attività dicostruzione; l'esistenza di ostacoli limitanti l'attività di costruzione e le tipologie di ostacoli; le attese abreve termine sui piani di costruzione, sui prezzi e sull'occupazione. Inoltre, è prevista una domandastrutturale a carattere quantitativo sul numero medio di occupati nel mese. Trimestralmente, nei mesidi gennaio, aprile, luglio e ottobre è richiesta una stima in mesi della durata dell'attività assicurata dailavori in corso o da eseguire (fino ad agosto 2012, la variabile trimestrale era rilevata nei mesi dimarzo, giugno, settembre e dicembre; la periodicità è stata modificata a partire dalla rilevazione delmese di settembre 2012). L'indicatore del clima di fiducia è calcolato come media aritmetica dei saldi grezzi relativi alledomande riguardanti i giudizi sugli ordini e/o i piani di costruzione e le attese sull'occupazione. La disponibilità delle serie sulla banca dati I.Stat è la seguente: Serie grezze: dal 1985; seriedestagionalizzate: dal 2000. La serie del clima grezzo sono disponibili per il totale e per i tre settorieconomici corrispondenti alle tre divisioni dell'Ateco 2007 (41: costruzione di edifici, 42: ingegneriacivile e 43: lavori di costruzione specializzati); inoltre i saldi e i climi relativi ai suddetti settorieconomici così come la variabile rilevata trimestralmente sulla durata di attività garantita dai lavori oda eseguire (in mesi) sono disponibili solo in termini grezzi, in quanto non risultano affetti dastagionalità. Da maggio 2009, su base mensile, sono disponibili le serie grezze delle variabiliriguardanti l'accesso al credito.

30/3/2017 Mercato internazionale, per il mattone 435 miliardi di nuovi capitali disponibili

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30 Mar 2017

Mercato internazionale, per il mattone 435miliardi di nuovi capitali disponibiliPaola Dezza

Il totale di nuovi capitali a disposizione degli investimenti immobiliari globali nel 2017 ammontaa 435 miliardi di dollari, un valore lievemente in calo rispetto al picco registrato lo scorso anno.Lo dice il team di Cushman & Wakefield, che sottolinea come il capitale disponibile sia calato del2% rispetto al 2016, registrando il primo decremento dal 2011. «Si tratta però del secondoimporto più alto registrato nello stesso periodo, che riflette l’eccezionale incremento di capitaliche puntano sul settore immobiliare» dice il report di C&W.

I capitali diretti verso l’area Emea sono diminuiti del 9% (valori in dollari Usa), attestandosi sui130 miliardi di dollari, mentre le Americhe sono cresciute del 2% con 173 miliardi di dollari el’Asia ha messo a segno un incremento marginale con 132 miliardi di dollari.

«Gli investitori hanno l’esigenza di rimanere concentrati sulle opportunità, ma agili allo stessotempo - dice Elisabeth Troni, a capo della ricerca della zona Emea per Cushman & Wakefield -.Ci aspettiamo che nel 2017 la competizione continui, con particolare riferimento alla ricerca diopportunità interessanti e all’investimento di capitali. Mentre la strategia focalizzata sugli assetcore resta altamente attrattiva, in molti mercati chiave la domanda tende a superare l’offerta,generando una riduzione dei rendimenti». Conferma il trend anche Carlo Vanini, capo delCapital markets. «In Italia il volume del primo quarter 2017 si avvicina a quello dei primi mesi2015, mentre lo scorso anno il mercato aveva stabilito un record» dice.

L’Interesse sull’Italia resta forte, e si sta iniziando a vedere una certa scarsità di prodotto,almeno del prodotto che cercano gli investitori, tutti orientati su oggetti simili: asset “ core” incentro, siano essi nelle High street, negli uffici, fino ai centri commerciali.

«I rendimenti sono ancora in discesa su queste categorie - dice Vanini -. C’è invece prodotto inaltre categorie che non sono quelle ricercate. I mercati secondari fanno ancora fatica aincontrare l’interesse».

Fa eccezione Roma dove il mercato secondario è tornare vivace. Lo scorso anno nella capitale èpassato di mano un miliardo di euro di immobili, mentre l’anno prima il transato si era fermatopoco sopra i 400 milioni.

«Il value add è il new core - spiega ancora Vanini -, gli investitori si fanno il core da soli se nonc’è sul mercato».

l mercato italiano è sempre più vicino ai grandi mercati europei. Gli investitori lavorano sugliasset e sono molto attenti ai fondamentali. Il trend recente mostra un retail più vivace delsegmento office, tanto che i volumi dei due settori quest’anno potrebbero allinearsi.

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Aree protette, la riforma punta allo sviluppo economico di Alessandra Marra Allarme delle associazioni ambientaliste: ‘indebolita gravemente la tutela degli interessi generali’

30/03/2017 – E' iniziato il 27 marzo scorso, alla Camera, il dibattito sul disegno di legge sulle aree protette, dopo il passaggio in Commissione Ambiente, che modifica la Legge quadro sulle aree protette (Legge 394/1991). Il nuovo testo, secondo il Presidente della Commissione Ambiente Ermete Realacci, punta al buon funzionamento degli Enti, alla semplificazione delle norme e alla certezza nei tempi con l’obiettivo di rendere le ‘aree protette’ un modello di sviluppo per l’intero Paese, coniugando la tutela e la valorizzazione del territorio con lo sviluppo economico.

Sviluppo economico delle aree protette Il ddl prevede la promozione di strategie di sviluppo socioeconomico funzionali alla conservazione delle risorse naturali, di assetto del territorio, di preservazione dal consumo di suolo e di rinaturalizzazione di spazi, di valorizzazione del patrimonio naturalistico e di sostegno al sistema economico, culturale e paesaggistico locale. Tra queste, a titolo esemplificativo, quelle delle energie

rinnovabili compatibili, dell'agricoltura, del turismo sostenibile e della mobilità leggera e alternativa.

In tal senso, anche in coerenza con la Strategia nazionale delle Green community, (all'articolo 72 della Legge 221/2015) è prevista da parte dell' Ente Parco la stipula di convenzioni con Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni, in forma singola o associata, per la definizione di programmi e progetti di valorizzazione.

Per favorire le attività economiche locali, entreranno nei consigli direttivi degli Enti Parco Nazionali anche portatori d’interesse economico come ad esempio agricoltori, pescatori, ecc.

Il testo, inoltre, prevede che possano essere definite misure di incentivazione fiscale nelle aree protette al fine di sostenere iniziative compatibili con le finalità dell'area e dirette a favorire lo sviluppo economico e sociale.

Tali misure sono demandate a un futuro decreto del Ministro dello sviluppo economico, d'intesa con il Ministro dell'Economia e con il Ministro dell'ambiente, che individuerà l'ambito territoriale, le misure di attuazione, i limiti temporali e le tipologie di beneficiari.

Riforma parchi: Piano triennale delle aree protette Il disegno di legge reintroduce il Piano Nazionale Triennale delle Aree Protette, uno strumento di programmazione nazionale per tutto il sistema, che finanzierà gli interventi con 30 milioni di euro in tre anni (10 milioni all’anno dal 2018 al 2020). Il 50% delle risorse disponibili sarà riservato alle aree protette regionali e alle aree marine protette ed è previsto che le Regioni lo cofinanzino con risorse proprie. I fondi verranno assegnati secondo criteri indicati dal Comitato nazionale per le aree protette, in cui sarà presente anche il Ministero dei Beni.

Norme per la tutela dei parchi Confermata dall’esame della Commissione Ambiente la norma che riguarda i Piani dei Parchi Nazionali che verranno sottoposti a Valutazione ambientale strategica, prevedendo il controllo anche dei ministeri dell’Ambiente e dei Beni Culturali (mentre nalla Legge 394/1991 era prevista la sola approvazione della Regione). In più i Piani saranno approvati in tempi definiti. Il Ddl introduce il divieto di trivellazioni nei parchi e nelle aree contigue e proibisce anche la pratica dell’eliski (sci fuoripista servendosi di un elicottero come mezzo di risalita).

Vengono anche individuate le modalità per la tutela della biodiversità e per la gestione della fauna maggiormente rispondenti alla direttive comunitarie, prevedendo un importante ruolo di valutazione da parte dell’Ispra. Su tutto il territorio nazionale è inoltre vietato l’allevamento di cinghiali al fine del ripopolamento.

Aree protette: governance dei parchi La nomina dei direttori dei Parchi Nazionali avverrà a seguito di una selezione pubblica e tra i requisiti sarà sufficiente possedere una laurea in qualsiasi disciplina (nessun riferimento a titoli con indirizzo ambientale) e “una comprovata esperienza di tipo gestionale". È inoltre previsto che il ministero dell’Ambiente emani linee guida per la nomina dei direttori delle Aree Marine Protette. Potranno entrare nei consigli direttivi degli enti parco nazionali: un rappresentate delle associazioni scientifiche e uno degli agricoltori o dei pescatori, per orientare le attività economiche locali verso la sostenibilità, che si affiancheranno alle associazioni ambientaliste. Per la prima volta negli organi direttivi deve essere ‘tenuta in considerazione la rappresentanza di genere’.

Riforma aree protette: il commento del Ministro Galletti Il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, ha affermato: “I Parchi italiani non possono più essere visti soltanto come i luoghi della conservazione: devono mettersi in gioco nella grande sfida di sviluppo sostenibile del nostro Paese. La riforma che arriva in Aula alla Camera ci avvicina molto a questo obiettivo”.

“Grazie alla legge 394 del 1991 che ha istituito il sistema Parchi nazionali e delle aree marine protette è cresciuto molto il grado di tutela ambientale del nostro Paese: oggi la sfida è ancor più ampia ma diversa, perché si fonda su quel concetto di sviluppo sostenibile che un quarto di secolo fa non era declinato come lo è oggi in ogni settore della nostra economia. Questo per i Parchi vuol dire saper valorizzare la biodiversità accompagnandola all’agricoltura di qualità, all’innovazione, al turismo sostenibile, alle energie rinnovabili, alla spinta culturale e giovanile” ha concluso Galletti.

Ambientalisti: 'indebolita la tutela dei parchi' Negativo il commento del vicepresidente del WWF Italia, Dante Caserta: “Quella che si è cominciata a discutere alla Camera è una riforma ripiegata su stessa che fa male ai parchi e alla natura d’Italia. Con questa riforma non solo non ci sarà bisogno di competenze specifiche per direttori e presidenti di parco ma la governance delle Aree protette viene spostata dallo Stato (come previsto dalla Costituzione) verso il livello locale”.

“Vengono coinvolti nella governance portatori di interesse economici specifici, indebolendo gravemente la tutela degli interessi generali rappresentati dallo Stato. In più le Aree marine protette subiranno una maggiore frammentazione e una ancor maggiore pressione degli interessi locali. Mentre il Legislatore del ’91 con la Legge quadro sulle Aree Protette fu attento alle istanze che arrivavano dall’allora nascente mondo dello sviluppo e del turismo sostenibile, dalla comunità scientifica e dal mondo ambientalista, il Legislatore del 2017 si è prestato ad un’operazione aperta solo ad esigenze di palazzo che non solo non ha tenuto conto delle osservazioni e delle richieste di modifica che arrivano dal mondo delle associazioni, dalla comunità scientifica e dalla società civile” ha concluso Caserta.

Legambiente commenta positivamente le misure relative al Piano triennale e al rafforzamento dei divieti di estrazione e sfruttamento di idrocarburi liquidi e gassosi ma evidenzia anche alcune criticità che rimangono nel testo. Da migliorare, secondo l’associazione, il meccanismo di risarcimento delle aree protette per i danni provocati alla natura dalle attività impattanti. Il modello di pagamento una tantum proposto dalla Commissione della Camera (che cambia quanto definito al Senato) appare peggiorativo.

Il FAI (Fondo ambiente Italiano), pur approvando le semplificazioni autorizzative ritiene che il provvedimento contenga ancora alcuni passaggi critici; in particolare chiede il rafforzamento del ruolo del Soprintendente nel caso in cui si deleghi al parco l'iter autorizzativo in materia paesaggistica, prevedendo esplicitamente che il Soprintendente possa richiedere all'ente parco il riesame del progetto se vi rileva difformità rispetto al piano del parco.

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Se l’edificio crolla, il progettista è responsabile? di Paola Mammarella Cassazione: no, se ha rispettato le norme vigenti all’epoca della progettazione e della costruzione

30/03/2017 – Un progettista è colpevole del crollo di un’opera solo se non ha rispettato le norme tecniche vigenti al momento della progettazione dell’intervento. Lo ha spiegato la Corte di Cassazione con la sentenza 15138/2017, depositata nei giorni scorsi. I giudici si sono pronunciati sul caso di un crollo che ha coinvolto un edificio realizzato tra il 1961 e il 1962, sul quale tra il 1964 e il 1965 erano stati effettuati l’ampliamento del piano terra e la sopraelevazione di due piani.

Aumento dei carichi e crolli Le perizie, realizzate dopo il crollo avvenuto nel 2004, avevano stabilito che il collasso era stato determinato dal cedimento di un setto murario situato al piano

terra. Il setto murario, inizialmente realizzato come struttura portante di un fabbricato ad un piano, era stato trasformato in “muro di spina”, con funzione portante rispetto a un fabbricato notevolmente diverso e di maggiori dimensioni. Questo, secondo il perito del Tribunale, aveva comportato una sollecitazione eccessiva, tale da accrescere il carico sul muro in misura cinque volte maggiore rispetto a quella consentita dalla normativa e da determinare il crollo a quarant’anni di distanza dall’esecuzione dei lavori.

Contano le Norme Tecniche vigenti al momento della progettazione In primo grado il progettista era stato condannato al risarcimento dei danni, ma i giudici della Cassazione hanno ribaltato la situazione. Come osservato nella sentenza, la perizia era stata svolta nel 2004 utilizzando le tabelle di carico delle Norme Tecniche contenute nel DM 20 novembre 1987. I lavori erano stati però svolti negli anni Sessanta, quando queste norme ancora non esistevano. I giudici hanno quindi assolto il progettista dal momento che i nuovi carichi determinati dagli interventi non avevano violato le norme vigenti al momento della progettazione e dell’esecuzione dei lavori.

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Costruzioni, Istat: ‘cala l'indice di fiducia’ di Paola Mammarella Edilizia in controtendenza, più ottimisti gli altri settori. Il monitoraggio fotografa la situazione di marzo rispetto a febbraio

30/03/2017 – Mentre cresce la fiducia delle imprese e dei consumatori, cala solo quella registrata nel settore costruzioni, che va in controtendenza rispetto a tutto il sistema economica. A metterlo in evidenza è l’Istituto nazionale di statistica (Istat) nel monitoraggio condotto per il mese di marzo 2017.

Fiducia in crescita per la costruzione di edifici A marzo nel settore costruzioni, ha rilevato l’Istat, l'indice di fiducia registra un lieve calo passando da 123,9, registrato a febbraio, a 123,3. Se da una parte sono migliorati i giudizi sugli ordini, passando da un saldo di -32 a -30, dall’altra le aspettative sull'occupazione sono in diminuzione, scendendo da -4 a -7.

Se questi sono i dati generali, vediamo i sottoinsiemi. Nell’ambito della costruzione di edifici, rispetto al mese di febbraio, a marzo il clima di

fiducia è salito, passando da 101,9 a 110,7. Sempre confrontando gli stessi periodi, i giudizi su ordini e piani di costruzione sono migliorati da -49 a -42. Stessa situazione per le aspettative sull'occupazione, che salgono da -14 a -9.

Cala la fiducia per ingegneria civile e lavori specializzati Il confronto tra febbraio e marzo va meno bene per l’ingegneria civile. Il clima di fiducia generale scende da 126,3 a 120,3 e i giudizi sugli ordini diminuiscono da -12 a -22. Le aspettative sull'occupazione salgono di un punto, da 4 a 5.

Stesso andamento per i lavori di costruzione specializzati. Qui il clima di fiducia da 134,7 scende a 130,1 e le attese sull’occupazione precipitano da -1 a -8. In lieve miglioramento solo i giudizi su ordini e piani di costruzione, che da -28 passano a -26.

La fiducia dei consumatori e negli altri settori economici L'aumento dell'indice di fiducia dei consumatori è dovuto essenzialmente al miglioramento del clima economico (da 120,8 a 126,4) e di quello futuro (da 109,9 a 111,6); invece, il clima personale e quello corrente scendono, rispettivamente, da 102,1 a 101,0 e da 104,7 a 104,5.

I giudizi e le aspettative dei consumatori riguardo la situazione economica del Paese migliorano (il saldo passa da -50 a -60 e da -37 a -29, rispettivamente); aumenta il saldo sia dei giudizi (da -16 a -7) sia delle aspettative (da -17 a -11) sui prezzi al consumo. Infine, diminuiscono le aspettative sulla disoccupazione (da 28 a 24 il relativo saldo).

Con riferimento alle imprese, nel mese di marzo si registra un diffuso miglioramento della fiducia: nel settore manifatturiero l'indice aumenta da 106,4 a 107,1, nei servizi sale da 105,5 a 106,5 e nel commercio al dettaglio passa da 108,4 a 108,7.

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Microcogenerazione, in Gazzetta modelli unici per la realizzazione, la connessione e l'esercizio degli impianti 30/03/2017

Al fine di semplificare le procedure per realizzare impianti di microcogenerazione ad alto rendimento (d.lgs. n. 20/2007) e impianti di microcogenerazione alimentati da fonti rinnovabili, e per minimizzare gli oneri a carico dei cittadini e delle imprese, per la realizzazione, la connessione e l'esercizio degli impianti, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 28/03/2017, n. 73 il Decreto Ministero dello Sviluppo Economico 16 marzo 2017 recante "Approvazione dei modelli unici per la realizzazione, la connessione e

l'esercizio di impianti di microcogenerazione ad alto rendimento e di microcogenerazione

alimentati da fonti rinnovabili".

I modelli unici, riportati negli allegati 1 e 2 al decreto, costituiti da una parte I recante i dati da fornire prima dell'inizio dei lavori e da una parte II con i dati da fornire alla fine dei lavori, potranno essere utilizzati a partire dal 25 settembre 2017 per la realizzazione, la connessione e l'esercizio degli impianti di microcogenerazione ad alto rendimento ovvero

degli impianti di microcogenerazione alimentati da fonti rinnovabili, eventualmente dotati di sistemi di accumulo, aventi tutte le seguenti caratteristiche:

realizzati presso clienti finali già dotati di punti di prelievo attivi in bassa o media tensione;

aventi potenza non superiore a quella già disponibile in prelievo; alimentati a biomassa, biogas, bioliquidi ovvero a gas metano o GPL; per i quali sia contestualmente richiesto l'accesso al regime dello scambio sul posto; ove ricadenti nell'ambito di applicazione del Codice dei beni e delle attività culturali

di cui al decreto legislativo n. 42 del 2004, non determinino alterazione dello stato dei luoghi e dell'aspetto esteriore degli edifici;

aventi capacità di generazione inferiore a 50 kWe.

Nella compilazione del modello unico prescelto, il soggetto richiedente, prima di iniziare i lavori, fornisce i dati e i documenti indicati nella parte I, e, alla fine dei lavori, quelli indicati nella parte II dell'allegato di riferimento.

Il gestore di rete, entro 20 giorni lavorativi dalla ricezione della parte I del modello unico, verifica che:

la domanda sia compatibile con le condizioni previste, dandone comunicazione al soggetto richiedente;

per l'impianto siano previsti lavori semplici per la connessione limitati all'installazione del gruppo di misura.

In caso di esito positivo delle verifiche, la presentazione della parte I del modello unico comporta l'avvio automatico dell'iter di connessione e non è prevista l'emissione del preventivo per la connessione. In tal caso, il gestore informa il soggetto richiedente e provvede a:

inviare copia del modello unico e degli allegati al Comune, tramite PEC; caricare i dati dell'impianto sul portale Gaudì di Terna, ivi compresi quelli relativi

agli eventuali sistemi di accumulo; inviare copia del modello al GSE; addebitare al soggetto richiedente gli oneri per la connessione; inviare copia delle ricevute delle suddette trasmissioni al soggetto richiedente; inviare i dati dell'impianto alla Regione, tramite PEC, qualora da questa.

Per gli impianti di potenza complessiva superiore a 25 kWe, assoggettati a segnalazione certificata di inizio attività (SCIA), il Comune procede ad attivare il procedimento

automatizzato di cui al capo III del decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n. 160.

Terminati i lavori di realizzazione dell'impianto, il soggetto richiedente trasmette al gestore di rete la parte II pertinente al modello unico prescelto. In fase di presentazione della parte II, il soggetto richiedente, prende visione e accetta:

il regolamento di esercizio; il contratto per l'erogazione del servizio di scambio sul posto, fornito dal GSE tramite

il gestore di rete.

A seguito del ricevimento della parte II, il gestore di rete provvede a:

inviarne copia al Comune, tramite PEC; inviarne copia al GSE per la richiesta del servizio di scambio sul posto e, in caso di

impianti di microcogenerazione a gas e a gpl, per la qualifica di cogenerazione adalto rendimento con eventuale richiesta di accesso al meccanismo dei certificatibianchi;

caricare sul portale Gaudì l'avvenuta entrata in esercizio, validando i dati definitividell'impianto;

addebitare l'eventuale saldo del corrispettivo di connessione; inviare copia delle ricevute delle suddette trasmissioni al soggetto richiedente.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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Ricostruzione e Plafond sisma centro Italia agevolati: online l’elenco delle banche per i finanziamenti agevolati 30/03/2017

Cittadini e imprese che hanno subito danni dal terremoto potranno ottenere i contributi per la ricostruzione e accedere ai relativi finanziamenti agevolati.

Come previsto dal Vademecum sulla procedura di assegnazione ed erogazione dei contributi per la ricostruzione, da parte del Commissario per la ricostruzione, in collaborazione con la Cassa Depositi e Prestiti, l’Associazione Bancaria e le banche del territorio, è stato, infatti, definito l'elenco delle banche aderenti alla Convenzione ABI-CDP “Plafond Sisma Centro Italia”, che potranno erogare i finanziamenti agevolati per la ricostruzione dei territori colpiti dagli eventi sismici che da agosto hanno interessato Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria in attuazione del D.L. 189/2016.

A comunicarlo è l'Associazione Bancaria Italiana che ha reso noto l’elenco delle banche aderenti nelle quali, al 28 marzo 2017, figurano: Intesa Sanpaolo, Unicredit, Credit Agricole Cariparma, Banca Popolare di Bari, Cassa di Risparmio di Ravenna, Banca dei Sibillini

Credito Cooperativo di Casavecchia, BCC di Roma, BCC del Velino, BCC di Spello e Bettona, BCC di Picena, BCC di Castiglione Messer Raimondo e Pianella. Stanno completando l’iter di sottoscrizione Banca Carige, Banca dei Monti dei Paschi di Siena, BNL, Credito Valtellinese, UBI Banca.

L’elenco verrà periodicamente aggiornato man mano che aderiranno nuove banche.

Le richieste di contributo possono essere compilate dai professionisti abilitati e dotati di strumento per la firma digitale tramite la piattaforma MUDE.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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Ricostruzione privata, si parte: palla ai professionisti accreditati. Ecco come si fa del 30/03/2017

Ricostruzione post-sisma: attiva da oggi la procedura per la riparazione e ricostruzione degli interventi privati su abitazioni, siti produttivi e per l'impresa. Il primo passo è dei professionisti incaricati

Si va. Da oggi la 'macchina' per la ricostruzione privata nei territori danneggiati dagli eventi sismici del 2016 in Centro Italia è attiva: lo ha comunicato la struttura la ricostruzione di Vasco Errani, con un comunicato in cui si avvisa che "le richieste di contributo possono essere compilate dai professionisti abilitati e dotati di strumento per la firma digitale tramite la piattaforma Mude da subito e depositate a partire da domani 30 marzo 2017".

Importante: la procedura riguarda i danni lievi ad abitazioni e strutture non residenziali e i danni gravi a strutture non residenziali. Pertanto, l'ordinanza che disciplina i danni gravi alle abitazioni (quella più attesa) deve ancora essere emanata (questione di giorni). Inoltre, per i danni lievi, stanno per arrivare alcune modifiche alle ordinanze già emesse, con prossima ordinanza commissariale.

Ricostruzione privata: piattaforma e banche operative Tutto grava attorno alla piattaforma telematica MUDE, sulla quale già viaggiano tutte le pratiche di edilizia privata nella regione Piemonte e quelle per la ricostruzione in Emilia-Romagna. MUDE mette online tutti i protagonisti della ricostruzione: progettista, istituto di credito, collaudatore, impresa, ufficio per la ricostruzione.

Per quel che riguarda le banche, che devono 'erogare' le risorse per la ricostruzione e quindi rivestono ruolo determinante, attualmente sono 11 gli istituti di credito che hanno aderito alla convenzione Cdp-Abi e che hanno di fatto messo a disposizione gli "sportelli" per gestire le richieste di finanziamento. Tra gli 11 istituti di credito finora operativi figurano Intesa e Unicredit, oltre a un primo gruppo di Bcc. In più, troviamo Banca Carige, Monti dei Paschi di Siena, Bnl-Bnp Paribas, Credito Valtellinese e Ubi Banca.

Come funziona la procedura In primis, l'origine: l'avvio lo da il progettista, che su incarico del proprietario deve scegliere un professionista dall'elenco speciale unico (già 10 mila le

iscrizioni). Ci sono due documenti importanti che illustrano nel dettaglio la procedura:

il "Documento operativo sulla Istruttoria, Controlli e Pagamenti" contienegli aspetti essenziali dei procedimenti volti all'assegnazione dei contributiper la ricostruzione di abitazioni ed attività produttive per professionisti,comuni, uffici speciali regionali e banche;

il "Vademecum all'utilizzo del MUDE", una breve guida alla conoscenzadelle modalità operative per l'utilizzo del sistema e della relativamodulistica.

Per iniziare, è necessaria la scheda Aedes sulla valutazione del danno e descrittiva delle condizioni dell'immobile. Se il proprietario dispone solo della scheda Fast (semplificata) sarà il progettista a eseguire la scheda Aedes che dovrà essere da lui asseverata con perizia giurata. Il progettista, quindi, esegue il vero e proprio progetto sulla cui base, con il consenso del proprietario, deve avvenire la gara informale tra almeno tre imprese interpellate. Va in ogni caso generato un codice Cup e Cig (identificativo gara), per consentire i vari monitoraggi previsti, in primis quello Antimafia. Al termine della gara sarà ancora il progettista a sancire l'aggiudicazione, motivando la scelta dell'impresa aggiudicataria.

La palla passerà poi all'Ufficio speciale della ricostruzione competente per territorio, che verifica la congruità dell'offerta e dei costi del progetto (sul quale si applica il prezzario unico interregionale già approvato dal commissario Errani nel dicembre scorso).

Approvato il contributo - eventualmente a seguito di integrazioni richieste al progettista - entra in scena la banca, precedentemente individuata dal proprietario-committente. Si tratta di un rapporto diventa esclusivamente a tre: progettista (ora nel ruolo di direttore dei lavori), banca finanziatrice (che a sua volta attinge ai fondi statali) e impresa affidataria, che viene pagata a Sal (stato di avanzamento lavori) direttamente dalla banca. Qui, nel meccanismo di “credito di imposta”, il committente/proprietario non ha nessun ruolo poiché lo Stato versa alla banca quello che l’’istituto di credito versa all’impresa e al progettista.

Al termine dei lavori, resta il collaudo, che sarà ovviamente eseguito da un professionista diverso dal progettista/direttore dei lavori.

Vulnerabilità sismica degli edifici scolastici: partono le verifiche del 29/03/2017

La Camera da l'ok alle verifiche di vulnerabilità sismica di tutti gli edifici scolastici situati in zona a rischio sismico 1 e 2: le verifiche dovranno concludersi entro il 31 agosto 2018

Tra le disposizioni del cosiddetto DL Terremoto (decreto-legge 8/2017), approvato dalla Camera e trasmesso al Senato per l'esame ed il via libera definitivo, che riguarda nuovi interventi a favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e del 2017, sono ricompresi anche gli interventi urgenti per le verifiche di vulnerabilità sismica degli edifici scolastici che sorgono in zone a rischio sismico 1 e 2.

Come sottolineato dalla struttura di missione governativa #Italiasicura, il testo all'art. 20-bis, prevede anche "la progettazione degli eventuali interventi di adeguamento antisismico che risultino necessari a seguito delle verifiche". Le verifiche di tutti gli immobili scolastici situati in zona a rischio sismico 1 e 2 dovranno concludersi entro il 31 agosto 2018. Per #Italiasicura, si tratta di "un ulteriore passo avanti nell'opera di ricostruzione e prevenzione delle zone colpite dai terremoti dei mesi scorsi e delle aree a rischio sismico".

Ecco il testo dell'articolo in questione:

Art. 20-bis (Interventi urgenti per le verifiche di vulnerabilità sismica degli edifici scolastici)

1. Per le verifiche di vulnerabilità sismica degli immobili pubblici adibiti aduso scolastico nelle zone a rischio sismico classificate 1 e 2 nonché per laprogettazione degli eventuali interventi di adeguamento antisismico cherisultino necessari a seguito delle verifiche, sono destinate agli enti localile risorse di cui all'art.1, commi 161 e 165, della legge 107/2015, comeaccertate con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e dellaricerca, assicurando la destinazione di almeno il 20 per cento delle risorseagli enti locali che si trovano nelle quattro regioni interessate dagli eventisismici degli anni 2016 e 2017. Le risorse accertate sono rese disponibilianche tenendo conto dell'urgenza, di eventuali provvedimenti di accertatainagibilità degli edifici scolastici, della collocazione degli edifici nelle zone

di maggiore pericolosità sismica nonché dei dati contenuti nell'Anagrafe dell'edilizia scolastica. I documenti attestanti le verifiche di vulnerabilità sismica eseguite ai sensi della normativa tecnica vigente sono pubblicati nella home page del sito internet dell'istituzione scolastica che utilizza l'immobile.

2. A decorrere dall'anno 2018, gli interventi di ristrutturazione e messa insicurezza previsti nell'ambito della programmazione nazionale predispostain attuazione dell'art.10 del decreto-legge 104/2013, convertito, conmodificazioni, dalla legge 128/2013, eseguiti nelle zone sismicheclassificate 1 e 2, sono corredati della valutazione di vulnerabilità sismicadegli edifici e, ove necessario, della progettazione per il miglioramento el'adeguamento antisismico dell'edificio anche a valere sulle risorse di cui alcomma 1

3. Gli interventi di miglioramento e adeguamento sismico degli edificiscolastici che risultano necessari all'esito delle verifiche di vulnerabilitàsismica di cui al comma 1 o già certificati da precedenti verifiche divulnerabilità sismica sono inseriti nella programmazione triennalenazionale di cui all'art.10 del decreto-legge 104/2013, convertito, conmodificazioni, dalla legge 128/2013, per essere finanziati con le risorseannualmente disponibili della programmazione triennale ovvero con altrerisorse che si rendano disponibili.

4. Entro il 31 agosto 2018 ogni immobile adibito ad uso scolasticosituato nelle zone a rischio sismico classificate 1 e 2 con priorità perquelli situati nei comuni compresi negli allegati 1 e 2 al decreto-legge189/2016 deve essere sottoposto a verifica di vulnerabilità sismica.

Centro Nazionale Terremoti: l'INGV migliora il servizio di localizzazione del 29/03/2017

Localizzazione dei terremoti: interessante implementazione del sito da parte di INGV. Migliorata l'informazione sulla localizzazione degli eventi sismici, il loro tempo origine e l'evoluzione del calcolo a cui è soggetta la magnitudo

Migliora sensibilmente, il servizio offerto da INGV (Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologica) sul sito del Centro Nazionale Terremoti: da oggi è infatti online un aggiornamento che migliora la localizzazione dei terremoti, fornendo al pubblico un'informazione di immediata comprensione non solo della localizzazione degli eventi ma anche del loro tempo di origine e dell'evoluzione del calcolo a cui è soggetta la magnitudo.

Ecco le modifiche impelementate nella lista degli degli eventi sismici, localizzati dalla Rete Sismica Nazionale (RSN) dell’INGV:

inserimento del nome del Comune (Municipio) più vicinoall’epicentro e la sigla della Provincia, oltre che l’informazione dellaposizione relativa del terremoto rispetto al Comune (esempio: 3 km SWAccumoli, RI);

visualizzazione predefinita dell’ora italiana per il tempo origine delterremoto con la possibilità di alternarla con l’orainternazionale (UTC);

indicazione del tipo di magnitudo calcolata per ciascunterremoto (Ml, Mw, Md) in modo da rendere possibile associare, laddovesi rendesse necessario, un eventuale cambiamento legato a un nuovocalcolo.

In questa prima fase le modifiche descritte saranno attive esclusivamente sul sito della lista terremoti del CNT (http://cnt.rm.ingv.it/); in futuro si procederà a omogeneizzare queste nuove modalità di informazione degli eventi sismici su tutti gli altri canali della piattaforma INGVterremoti (Twitter, Facebook, App IOS e Android).

Mercoledì 29 Marzo2017

Decreto terremoto, recepite gran parte delle propostedella Rete Professioni Tecniche

casaeclima.com /ar_30734__decreto-terremoto-recepite-gran-parte-delle-proposte-della-rete-professioni-tecniche-.html

Decreto terremoto, recepite gran parte delle proposte della Rete Professioni TecnicheNon è stata però accolta la proposta per l'introduzione di una indennità fissa giornaliera,calcolata forfettariamente sul reddito medio di categoria, per i professionisti volontari che si occupano deisopralluoghi di agibilità degli edifici

In merito al decreto 'Sisma 2' (DL n. 8/2017), approvato il 23 marzo dalla Camera e inviato al Senato, il Consiglionazionale degli ingegneri ricorda, nella circolare n. 34 di oggi 29 marzo, che nell'ambito dell'esame alla Camera“la Rete Professioni Tecniche è stata impegnata in una costante interlocuzione con la Commissione Ambiente econ i relatori del provvedimento, a partire dall'audizione tenutasi il 27 febbraio, nel corso della quale fu sottopostoall'attenzione dei Deputati un pacchetto di proposte di modifica, maturate in seno ad un gruppo di lavorodedicato”.

LE PROPOSTE DELLA RPT RECEPITE . “Da un'analisi del testo del provvedimento licenziato dalla Camera deiDeputati, abbiamo registrato il recepimento di gran parte delle proposte più rilevanti avanzate dalla RPT; inparticolare, sono stati approvati gli emendamenti:

- 1.38 Pellegrino, sull'affidamento degli incarichi da parte dei Comuni a professionisti iscritti agli Ordini e Collegi,che sostituisce la generica locuzione di "esperti di particolare e comprovata specializzazione";

- 9. 7. Crippa, relativo ai rapporti fra il direttore dei lavori e le imprese invitate a partecipare alla selezione perl'affidamento dei lavori;

- 13. 16. Il Governo, sulle modalità di riconoscimento del compenso dovuto al professionista qualora l'edificio,dichiarato non utilizzabile secondo procedure speditive disciplinate da ordinanza di protezione civile, siaclassificato come agibile secondo la procedura AeDES;

- 13. 8. Grippa, relativo agli standard professionali nella predisposizione delle schede AeDES, e

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all'organizzazione di corsi gratuiti da parte del Dipartimento della Protezione Civile in collaborazione con gliOrdini professionali;

- 18. 048 Il Governo, in materia di alienazione degli immobili situati nei Comuni colpiti dagli eventi sismici”.

NON ACCOLTA LA PROPOSTA SUI PROFESSIONISTI VOLONTARI CHE SI OCCUPANO DEISOPRALLUOGHI DI AGIBILITÀ DEGLI EDIFICI. Invece, non è stata recepita “la proposta riguardante iprofessionisti volontari che si occupano dei sopralluoghi di agibilità degli edifici, che era finalizzata allaintroduzione di una indennità fissa giornaliera, calcolata forfettariamente sul reddito medio di categoria”.

Sulla questione “si è articolata una discussione dai profili giuridici particolarmente controversi. Le riservemaggiori sono state espresse dal Dipartimento della Protezione Civile; alla luce di quanto esposto, si è dunqueprovveduto ad avviare un immediato confronto con gli uffici tecnici di quest'ultimo per sviluppare una propostalegislativa condivisa che superi alcuni scogli tecnico-normativi, e metta ordine nella disciplina dei professionistivolontari, allo scopo di agevolare le procedure di intervento, di rimborso delle spese e di indennizzo per ilmancato guadagno”.

Il Cni invierà ai presidente degli Ordini “ulteriori aggiornamenti sui successivi interventi della Rete ProfessioniTecniche nel seguito dell'iter di esame del provvedimento”.

Leggi anche: “Decreto terremoto, via libera dalla Camera. Nasce il dipartimento Casa Italia a Palazzo Chigi ”

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Mercoledì 29 Marzo2017

Impianti di microcogenerazione, in Gazzetta le proceduresemplificate

casaeclima.com /ar_30720__impianti-microcogenerazione-gazzetta-procedure-semplificate.html

Impianti di microcogenerazione, in Gazzetta le procedure semplificatePubblicato ed entrato in vigore il decreto del Mise con i modelli unici per la realizzazione, laconnessione e l'esercizio di impianti di microcogenerazione ad alto rendimento e di microcogenerazionealimentati da fonti rinnovabili

Con il decreto 16 marzo 2017, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 73 di ieri 28 marzo, il Ministero delloSviluppo economico disciplina la semplificazione delle procedure per realizzare impianti di microcogenerazionead alto rendimento come definiti dal decreto legislativo n. 20 del 2007 e gli impianti di microcogenerazionealimentati da fonti rinnovabili, razionalizzando altresi' lo scambio di informazioni fra Comuni, gestori di rete eGSE.

Il provvedimento entra in vigore oggi 29 marzo 2017.

Al fine di minimizzare gli oneri a carico dei cittadini e delle imprese, per la realizzazione, la connessione el'esercizio dei suddetti impianti, sono approvati i modelli unici di cui all'allegato 1, relativo agli impiantimicrocogenerazione ad alto rendimento, e all'allegato 2, relativo agli impianti di microcogenerazione alimentatida fonti rinnovabili. Gli allegati 1 e 2 sono costituiti da una parte I recante i dati da fornire prima dell'inizio deilavori e da una parte II con i dati da fornire alla fine dei lavori.

CAMPO DI APPLICAZIONE. Decorsi 180 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, i modelli unicisono utilizzati per la realizzazione, la connessione e l'esercizio degli impianti di microcogenerazione ad altorendimento ovvero degli impianti di microcogenerazione alimentati da fonti rinnovabili, eventualmente dotati disistemi di accumulo, aventi tutte le seguenti caratteristiche:

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a) realizzati presso clienti finali gia' dotati di punti di prelievo attivi in bassa o media tensione;

b) aventi potenza non superiore a quella gia' disponibile in prelievo;

c) alimentati a biomassa, biogas, bioliquidi ovvero a gas metano o GPL;

d) per i quali sia contestualmente richiesto l'accesso al regime dello scambio sul posto;

e) ove ricadenti nell'ambito di applicazione del Codice dei beni e delle attivita' culturali di cui al decreto legislativon. 42 del 2004, non determinino alterazione dello stato dei luoghi e dell'aspetto esteriore degli edifici;

f) aventi capacita' di generazione inferiore a 50 kWe.

MODALITÀ DI TRASMISSIONE E LAVORAZIONE DELLE RICHIESTE E COMPITI DEI SOGGETTIINTERESSATI. Il decreto disciplina (art. 3) le modalità di trasmissione e lavorazione delle richieste inviate conmodello unico elettronico e i compiti dei soggetti interessati (art. 4).

In allegato il decreto e i modelli unici

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Mercoledì 29 Marzo2017

solo nel settore delle costruzioni cala la fiduciacasaeclima.com /ar_30732__imprese-solo-settore-delle-costruzioni-cala-fiducia-istat.html

Istat: solo nel settore delle costruzioni cala la fiduciaRilevato a marzo un diffuso miglioramento della fiducia ad eccezione delle costruzionidove c'è stato un lieve calo da 123,9 a 123,3

A marzo solo le imprese di costruzioni manifestano un calo della fiducia. È quanto emerge dal monitoraggiodell'Istat che ha rilevato nel mese che si sta per chiudere un diffuso miglioramento della fiducia: nel settoremanifatturiero l'indice aumenta da 106,4 a 107,1, nei servizi sale da 105,5 a 106,5 e nel commercio al dettagliopassa da 108,4 a 108,7; in controtendenza solo il settore delle costruzioni, dove l'indice di fiducia registra unlieve calo passando da 123,9 a 123,3.

Per quanto riguarda le imprese di costruzione, migliorano i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione mentre leattese sull’occupazione sono in diminuzione.

Analizzando il dettaglio settoriale, il clima sale marcatamente nella costruzione di edifici (da 101,9 a 110,7)mentre diminuisce sia nell’ingegneria civile (da 126,3 a 120,3) sia nei lavori di costruzione specializzati (da 134,7a 130,1).

I giudizi sugli ordini si deteriorano solo nell’ingegneria civile mentre le attese sull’occupazione sono in decisocalo solo nel settore relativo ai lavori di costruzione specializzati.

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