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CAMBIA LA TUA VITA, CAMBIA IL TUO MONDO IL PRINCIPE DELLA PACE Il mondo perfetto è in arrivo PERCHÉ IL NATALE? Forse non c’era altro modo UNA VIGILIA DIVERSA Il Natale migliore è per gli altri

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Primo numero di Natale

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CAMBIA LA TUA VITA, CAMBIA IL TUO MONDO

IL PRINCIPEDELLA PACEIl mondo perfetto è in arrivo

PERCHÉ IL NATALE?Forse non c’era altro modo

UNA VIGILIA DIVERSAIl Natale migliore è per gli altri

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Il Natale in qualche modo fa risaltare il lato migliore delle persone. È il periodo dell’anno in cui alziamo lo sguardo alla ricerca di pace e speranza, cerchiamo dentro di noi le risorse per amare e dare altruisticamente, ci apriamo agli altri in riconciliazione. A Natale gran parte del mondo condivide un breve ma sentito momento di pace.

Succederà anche quest’anno? Con i numerosi conflitti armati in tutto il mondo, con gli accordi di pace che vengono rotti quasi prima di essere fatti, con il crescente spettro del terrorismo internazionale, abbiamo ancora qualche motivo di credere che la pace arriverà un giorno?

Osservando la situazione del mondo vediamo pochissime regioni di speranza. Se però guardiamo al Principe della Pace, Gesù, abbiamo ogni motivo per sperare — ed ogni motivo di passare questa speranza agli altri.

Cosa puoi fare tu per portare pace sulla terra? Dopotutto sei solo e hai poca influenza – ma è davvero così? Forse non sei al comando di un esercito e non siedi al tavolo delle trattative dove vengono tessuti i trattati di pace e i piani per il disarmo, ma puoi cambiare ogni situazione mediante la preghiera – e mediante le tue azioni e i tuoi atteggiamenti puoi influenzare le persone con cui vieni in contatto. Una popolare canzone di alcuni anni fa diceva: “Se tutti accendessero una candela, che mondo luminoso avremmo!” Magari non puoi essere un faro per il mondo intero, ma puoi illuminare la tua parte di mondo. Tutti possiamo farlo.

Dio benedica te e i tuoi cari con la sua pace perfetta e faccia di te una benedizione per gli altri in questa stagione di Natale e per tutto il resto dell’anno.

Il Direttore

det

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ra n

oiAbbiamo a vostra disposizione un

vasto assortimento di pubblicazioni e prodotti audiovisivi per nutrire la vostra anima, sollevare lo spirito, rinforzare i legami familiari e offrire momenti di divertimento ai vostri bambini. Rivolgetevi ad uno dei nostri distributori o visitate il nostro sito Web internazionalewww.activated.org

Progetto AuroraRedazione ContattoC.P. 1040920110 Milanocontatto@activated. org

La pubblicazione è disponibile in altre lingue presso:

Activated EuropeBramingham Pk. Business Ctr.Enterprise WayLuton, Beds. LU3 [email protected](07801) 442-317

Direttore responsabileAntonio Quaranta

DesignGiselle LeFavre

IllustrazioniEtienne Morel

Redattore capoFrancisco Lopez

Traduzionia cura di Progetto Aurora

Numero Unico, dicembre 2002© 2002 Aurora Production AGTutti i diritti riservati

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Una Vigilia diversa

Era la Vigilia di Natale, erano passate da poco le ventidue e gli addobbi luminosi rallegravano le strade di Bangkok.

Io e mio figlio Joey avevo ritirato tre grossi sacchi di pane e dolci dal forno di un hotel a cinque stelle che spesso dona alla nostra famiglia di volontari cristiani il cibo in sovrappiù. La cucina dell’hotel probabilmente aveva calcolato male il consumo di quei giorni, perché c’era molta più roba del solito.

Mentre camminavamo verso casa, pregai ad alta voce: “Signore, cosa ne fac-ciamo di tutto questo pane? È troppo per la nostra famigliola di quattro!”

Non ci volle molto perché Dio mandasse la risposta. Pochi minuti dopo essa apparve davanti ai nostri occhi: seduta sul marciapiedi c’era una giovane mendicante con i vestiti consunti. Al suo fianco giaceva un bambino su una coperta sporca ma disposta con cura.

Joey aprì il sacco e il profumo del pane appena sfornato si diffuse nell’aria. Le diede un grosso pane e la donna si inchinò davanti a lui nel tradizionale gesto tailandese. Quando si rialzò, il suo volto triste si aprì in un sorriso.

Un’altra pagnotta, sussurrò una voce dentro di me, dalle un’altra pagnotta!

Il secondo pane fu accolto da un sorriso ancora più radioso del primo. La gioia aveva eliminato ogni traccia di disperazione. Quella ragazza sembrava davvero bella, nonostante i suoi stracci.

Dopo averle augurato un buon Natale e un felice anno nuovo, Joey ed io ci allon-tanammo e cominciammo a cercare altre persone sole e bisognose con cui dividere il nostro pane. Come in quasi ogni grande città c’è sempre una gran quantità di persone povere nelle strade di Bangkok, perfino a quell’ora della notte. Nell’ora successiva, quello scambio di auguri e pane per un sorriso divenne un piccolo rituale gioioso.

Con i sacchi quasi vuoti, ma il cuore traboccante, ci dirigemmo verso casa. Era stato un Natale diverso per noi, un po’ più significativo di quel che ci eravamo aspet-tati. Quel fuori programma ci aveva aiutato a ricordare il vero significato del Natale: un dono di cuore dal Padre celeste a noi, Gesù.•

Josef Gebhard è un volontario a tempo pieno di The Family.

Josef Gebhard

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Il succedersi degli avvenimenti ha spinto il mondo a chiedersi: “Perché tutte le pene e il dolore? Perché la strage degli innocenti? Perché i problemi e i conflitti?” Si fa sempre più buio e più freddo. Il sole tramonta, scendono le tenebre, il mondo cerca un raggio di speranza.

Quella speranza è già qui. Duemila anni fa, una nuova

stella brillò sopra Betlemme e un angelo di Dio proclamò ad un gruppo di pastori: “Vi porto la

buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore” (Luca 2,10-11).

In quella notte speciale Dio ci fece il regalo più grande che si potesse fare – suo figlio, Gesù. Anche se Gesù si manifestò come un bambino, portò con sé tutti i meravigliosi doni di Dio. Quando crebbe li aprì per noi uno ad uno, insegnandoci ad amare Dio e gli altri.

Il Principe della pace

La Luce guardò in basso e vide il Buio.“Andrò laggiù”, disse la Luce.La Pace guardò in basso e vide la Guerra.“Andrò laggiù”, disse la Pace.L’Amore guardò in basso e vide l’Odio.“Andrò laggiù”, disse l’Amore.Così venne la Luce e illuminò.Così venne la Pace e portò il riposo.Così venne l’Amore e portò la Vita.

Laurence Housman

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Poi, con la sua morte, ci fece il dono più grande di tutti: la promessa della vita eterna in Cielo quando la nostra vita terrena sarà finita.

Gesù vuole portare la sua pace nel cuore di tutti gli uomini. Egli vede chi prova infelicità, dolore e angoscia. Egli vede chi è debole, chi è esausto. Egli vede chi si dibatte nella paura – paura del passato e paura del futuro. Vede chi è perseguitato, chi è afflitto dalla guerra, chi è stato derubato della speranza e della possibilità di vivere in pace.

Egli ode le nostre grida e ci offre il suo amore. Ci offre una via d’uscita, una via di scampo dai conflitti interiori, dalle paure, dal senso di disperazione.

“Non si turbi il vostro cuore”, ci dice. “Credete in Dio, credete anche in me” (Giovanni 14,1). “Vi lascio la pace, vi do la mia pace; io ve la do, non come ve la da il mondo” (Giovanni 14,27). “Nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo” (Giovanni 16,33).

Se gli porgi la mano adesso, ti guiderà oltre le tenebre fino alla luce. Gesù venne in questo mondo per offrirti vita, amore e pace senza confini. Questi doni non sono limitati da razza o religione o colore o credo. Sono per oggi e per sempre.

Vuole stare con te ogni momento, attraverso ogni delusione e ogni difficoltà. Vuole proteggerti dai pericoli. Vuole essere una luce quando sei circondato dalle tenebre, e anche quando ti troverai in situazioni difficili, ti aiuterà sempre a superarle.

Sarà sempre al tuo fianco, sempre pronto a rispondere alle tue domande, sempre pronto a guidarti e darti istruzioni, sempre pronto a consolarti e incoraggiarti.

Anche se ti troverai circondato dai problemi, non devi preoccuparti né

temere. Se nel tuo cuore c’è il suo amore, Egli si prenderà cura di te in qualsiasi situazione. Per quanto la notte sia buia, la sua luce ti illuminerà.

Gesù sarà il tuo amico più caro e più vicino. Potrai parlargli ovunque ti trovi, in qualsiasi momento ed egli ti risponderà. Parlerà al tuo cuore e ti guiderà attraverso le bufere della vita.

Gesù, il Principe della Pace, darà pace al tuo cuore qui, adesso, ma non solo: quando la tua vita terrena finirà ti porterà in un mondo di pace. Nel suo regno celeste non ci saranno più oppressione, guerre, povertà, dolore, malattie, sofferenze, tristezza o morte, solo pace e abbondanza per tutti. Il male e le tenebre non osano entrarci!

Gesù ti sta cercando in questo momento. Vuoi accettare il suo amore?

: :

Se non hai ancora personalmente ricevuto il dono divino della vita e dell’amore eterno, puoi farlo adesso ripetendo questa semplice preghiera:

Caro Gesù, voglio ricevere il dono del tuo amore – amore che sazi i miei desideri più intimi, amore che rallegri la vita degli altri e li aiuti a trovare vera felicità: ti prego di perdonare i miei peccati e di entrare nel mio cuore come mio Signore e Salvatore. Riempimi del tuo Spirito Santo e aiutami ad essere un esem-pio vivente del tuo amore davanti agli altri, perché anch’essi sentano il desiderio di aprire a te il loro cuore e ricevere il tuo amore. Amen.•

Potrai parlargli

ovunque

ti trovi, in

qualsiasi

momento

ed egli ti

risponderà.

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Ti spiace se ti accom-pagno mentre corri

al prossimo negozio?

Come vanno le compere?

Mi sembri un po’ stanco.

Queste code e queste spese di Natale non ti fanno girare la testa?

Voglio dirti un segreto: il miglior dono di Natale che tu possa fare ai tuoi cari non si trova nei negozi in cui pensi di entrare. Non lo troverai neanche nelle migliori boutique.

È un tesoro prezioso, racchiuso al sicuro … dentro di te!

Sto parlando del tuo cuore.

Tutti sanno che il denaro non compra la felicità, ma durante

le feste tutti sono più che ansiosi di dimenticarsene. È facile lasciarsi prendere dalla corsa pazza per

comprare le ultime novità per i tuoi cari, rinunciando a

questi attimi preziosi che potresti passare con la famiglia e gli amici, dividendo con loro il dono più prezioso al mondo, l’amore che hai nel cuore!

Dove sono

mamma e

papà?

Fuori a far

compere!

Vuoi sapere un altro segreto?

Tutto questo dovrebbe essere in mio onore – dopo tutto è il mio compleanno – tuttavia non vedo nei negozi regali adatti a me.

Be’, il fatto è che non m’importa delle ultime novità, di giocattoli, vestiti o tutto quel che il denaro può comprare. Il regalo che voglio io è lo stesso che i tuoi cari e i tuoi amici apprezzano di più: il tuo amore e la tua amicizia.

Sì, vorrei un posto nel tuo cuore, sul serio! Voglio entrare nel tuo cuore e non lasciarti mai. Il regalo più bello che tu mi possa fare è un invito a entrare. Non abbatto mai nessuna porta, anche se sono forte abbastanza da farlo. Aspetto sempre un invito. Busso e spero che tu senta e apra la porta del tuo cuore.

Non devi mettere regali sotto l’albero per me. Puoi farlo per i tuoi cari … mi piace vedere la gente felice! Ma ciò che voglio maggiormente da te e da tutta la tua famiglia è un invito a venire a vivere con te.

Se tu lo facessi, per me quello sarebbe un giorno

indimenticabile. Il tuo cuore è un dono prezioso; è bello e

ne faccio tesoro. Le altre cose invecchiano o si consumano con

li tempo, ma io ti prometto che se mi regali il tuo cuore lo riempirò del mio

calore e del mio amore, così che resterà per sempre giovane.Grazie per averci pensato. Devo solo sentire un sì e sarò lì alla tua porta col sorriso più grande che tu abbia mai visto. Basta che dici quella parola e non ti deluderò mai!

Per sempre tuo,

Gesù

Lo farai per il mio compleanno?

Regali per te!

Cosa c’è lì dentro?

DONOspeciale!Un

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UNA PREGHIERA PER LA MATTINA DI NATALEHenry Van Dyke1

Padre in Cielo, il giorno della gioia ritorna e porta pace e buona volontà ad un altro anno.

Aiutaci a ricordare la nascita di Gesù, perché possiamo partecipare al canto degli angeli, alla gioia dei pastori e all’adorazione dei re magi.

Chiudi le porte dell’odio e apri in tutto il mondo le porte dell’amore.

Ogni regalo porti dolcezza e ogni augurio porti buoni desideri.

Liberaci dal male con la benedizione portata da Cristo e insegnaci ad essere lieti con un cuore pulito.

La mattina di Natale possa renderci felici di essere tuoi figli e la notte di Natale ci riporti al nostro letto con pensieri grati per aver perdo-nato e aver ricevuto perdono, per amore di Gesù. Amen.•1Tratto da A Treasury of Christmas Stories

letture che nutronoPERCHÉ DIO HA MANDATO GESÙ NEL MONDO?

Per mostrarci com’è Dio:2 Corinzi 4,4Colossesi 1,13-14Ebrei 1,3

Perché potessimo conoscere e capire Dio:Giovanni 8,19Giovanni 12,45Giovanni 14,7-9

Per permetterci di ricevere il perdono divino, per riconciliarci con Dio e avere vita eterna:Giovanni 3,16Giovanni 1,29Giovanni 10,10Romani 5,8Efesini 2,4-71 Giovanni 4,8-10.-02

UNA CATEGORIA A PARTE!Gesù Cristo ha fatto di più per cambiare la storia, il corso della civilizzazione e

la condizione umana di qualsiasi altro leader, gruppo, governo o impero prima o dopo di lui! Ha portato l’amore di Dio a miliardi di persone e ha reso possibile la vita eterna a tutti quelli che credono in lui.

Gesù Cristo non è solo un filosofo, un insegnante, un rabbino, un guru o un profeta, anche se lo hanno definito tutte queste cose. È il figlio di Dio! Dio Padre è Spirito, è onnipotente ed onnisciente, è in ogni luogo e in ogni cosa. È tanto al di là della nostra limitata comprensione che dovette mandare suo figlio Gesù in forma umana per mostrarsi a noi e per avvicinarci a Sé.

Anche se molti grandi insegnanti hanno parlato dell’amore e di Dio, Gesù è amore ed è Dio. Gesù è l’unico che sia morto per i peccati del mondo e sia risusci-tato. È in una categoria a parte, perché è l’unico salvatore: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non attraverso di me”, disse. (Giovanni 14,6). •

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Storia originale adattata da Keith Phillips

C’era un uomo che non credeva in Dio e non esitava a rendere noto agli altri il suo parere sulla religione e sulle feste come il Natale. Sua moglie, al contrario, credeva e aveva educato i figli a credere in Dio e in Gesù, nonostante i commenti ostili del marito.

Una nevosa vigilia di Natale la moglie si preparava a portare i bambini alla messa nel paesino di campagna dove vivevano. Chiese al marito se voleva andare con loro, ma lui rifiutò.

“È una storia priva di senso!” disse. “Perché Dio dovrebbe abbassarsi a scendere sulla terra come uomo? È ridicolo!” Così la donna e i figli uscirono e lui rimase a casa.

Poco dopo il vento cominciò a soffiare più forte e la nevicata divenne una bufera. L’uomo diede un’occhiata fuori dalla finestra, ma non riuscì a vedere altro che un accecante turbinio di neve. Si preparò a passare una serata tranquilla, seduto davanti al fuoco.

D’un tratto udì un forte tonfo. Qualcosa aveva colpito la finestra. Poi un altro colpo. Guardò fuori, ma si vedeva solo a poco più di un metro di distanza. Appena la nevicata si calmò un attimo si avventurò fuori per vedere cosa avesse colpito la finestra. Nel campo di fianco alla casa vide uno stormo di oche selvatiche. Evidentemente erano state sorprese dalla tempesta durante il loro viaggio per svernare a sud e non riuscivano a proseguire; si erano perse ed erano finite nella sua fattoria, senza cibo né riparo. Sbattevano le ali e svolaz-zavano sul campo in circoli bassi, alla cieca e senza meta. Un paio di loro erano andate a sbattere contro la sua finestra.

L’uomo provò pena per le oche e pensò di aiutarle. Il fienile sarebbe un bel posto per loro, pensò. È caldo e riparato; potrebbero passarci la notte e aspettare la fine della bufera. Così dopo aver spalancato la porta del fienile si mise ad aspettare, nella speranza che le oche notassero la

Perché ilNatale?

Perché Dio

dovrebbe

abbassarsi a

scendere sulla

terra come

uomo?

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Storia originale adattata da Keith Phillips

porta aperta ed entrassero. Ma le oche svolazzavano in giro senza meta, senza notare il fienile che avrebbe potuto significare la salvezza. L’uomo cercò di attirare la loro attenzione, ma sembrava solo spaventarle e farle allontanare.

Entrò in casa e ne uscì con del pane, che sbriciolò, formando un sentiero che portava al fienile. Non capirono.

Ora cominciava a sentirsi frustrato. Le aggirò alle spalle e cercò di cacciarle verso il fienile, ma esse si spaventarono ancora di più e si sparpagliarono in tutte le direzioni meno che verso il fienile. Niente di quel che provava a fare riusciva a farle entrare dove sarebbero state al caldo e al sicuro.

“Perché non mi seguono?!” esclamò. “Non vedono che è l’unico posto in cui possono sopravvivere alla tempesta?”

Ci pensò un attimo e si rese conto che non avrebbero seguito un essere umano. “Se fossi un’oca potrei salvarle”, esclamò ad alta voce.

Poi ebbe un’idea. Entrò nel fie-nile, prese una delle sue oche e por-tandola in braccio aggirò di nuovo le oche selvatiche e si mise dietro di esse. Poi la lasciò andare. L’oca svolazzò in mezzo allo stormo e si diresse dritta nel fienile … e ad una ad una le altre oche la seguirono in salvo.

L’uomo si fermò un attimo in silenzio, ritornando con la mente alle parole che aveva detto poco prima: “Se fossi un’oca potrei salvarle!” Poi ripensò a quello che aveva appena detto a sua moglie: “Perché Dio dovrebbe voler diventare come noi? È ridicolo!” Improvvisamente capì; tutto

ECCO COSA FECE DIOTi è mai capitato da bambino di

desiderare con tanta intensità una cosa che però sembrava non arrivasse mai? Quando poi finalmente arrivava, magari non era quello che ti aspettavi, ma qualcosa di molto meglio. È quello che il nostro Padre Celeste ha fatto con il Natale.

Fin dagli inizi del tempo tutti hanno sempre desiderato qualcosa di speciale che rendesse la loro vita realmente felice e completa. Chi avrebbe mai pensato che tutto questo sarebbe arrivato sotto forma di un bambino nato in una stalla in un paese distante? Ma è proprio quel che successe.

Dio esaminò ogni cuore umano che aveva creato e ogni cuore che sarebbe mai nato e vide esattamente di cosa avrebbe avuto bisogno. Così prese parte del suo stesso cuore e con esso plasmò la risposta perfetta; poi mandò quella risposta nel mondo … e la chiamò Gesù.

—Keith Phillips

acquistò un senso. Era quel che aveva fatto Dio. Noi eravamo come le oche … accecate, perse, destinate a morire. Dio aveva mandato Suo Figlio a diventare come noi per mostrarci la strada e salvarci. Era questo il significato del Natale.

Il vento e la neve accecante cominciarono a calmarsi. Anche la sua anima si calmò e lui si fermò a riflettere su questo pensiero meraviglioso. Improvvisamente capì il significato del Natale, il motivo per cui Gesù era venuto. Anni di dubbi ed incredulità svanirono come la bufera appena passata. Cadde in ginocchio sulla neve e fece la sua prima preghiera: “Grazie, Dio, per essere venuto in forma umana a tirarmi fuori dalla tempesta!” •

Natale?

Eravamo

come le oche

… accecate,

perse,

destinate a

morire.

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Un giovane avvocato di successo disse: “Il più bel regalo che abbia mai ricevuto me lo fece mio padre un Natale. Mi diede una piccola scatola al cui interno c’era un biglietto con scritto: “Figlio mio, quest’anno ti darò 365 ore: un’ora al giorno dopo cena. È tua. Parleremo di quel che vorrai, andremo dove vorrai, giocheremo con quello che vorrai. Sarà la tua ora!”

“Non solo mio padre mantenne la promessa”, continuò l’avvocato, “ma la rinnovò ogni anno. Quello fu il mio più bel regalo. Io sono il prodotto di quelle ore”.

: :Prima del Natale un insegnante

cristiano in Africa aveva spiegato ai suoi ragazzi che in segno di gratitudine e di gioia per quel che Gesù ha dato loro i cristiani si scambiano doni per il suo compleanno.

La mattina di Natale uno dei ragazzi portò all’insegnante una bella conchiglia iridescente. Quando l’insegnante gli chiese dove avesse trovato una conchiglia così straordinaria, egli rispose che aveva fatto diversi chilometri a piedi fino ad una certa baia, l’unico posto dove si trovassero simili conchiglie.

“È davvero bello che tu abbia cam-minato tanto per farmi questo splendido regalo”, disse l’insegnante.

Gli occhi del ragazzo brillarono. “La lunga camminata fa parte del regalo”.

: :Non ciò che diamo, ma ciò che

condividiamo ha il più grande valore, perché il dono non è nulla senza il donatore.•

doni d’amore

BACI DI NATALE

Tempo fa un mio amico sgridò la sua bambina di tre anni per aver rovinato un rotolo di carta da pacchi dorata.

Il tentativo della bimba di decorare una scatola da mettere sotto l’albero l’aveva portato all’esasperazione. La carta dorata costava molto e i soldi in casa erano pochi. La mattina di Natale, però, la bambina portò un regalo al papà e gli disse: “Questo è per te, papà”.

Il padre si sentì imbarazzato per aver reagito così duramente con lei, ma si arrabbiò di nuovo non appena scoprì che la scatola era vuota. Non poté fare a meno di farle una predica: “Non lo sai che quando si fa un regalo a qualcuno ci deve essere qualcosa nella scatola?”

La bambina lo guardò con gli occhi pieni di lacrime: “Non è vuota, papà. L’ho riempita di baci. Sono tutti per te!”

Il padre si sentì annientato. Abbrac-ciò la piccola e le chiese perdono. Questo amico mi disse poi di aver tenuto quella scatola per anni sul suo comodino. Ogni volta che si sentiva un po’ giù, ne toglieva un bacio immaginario e ripensava all’amore della bambina che ce l’aveva messo.•

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Ogni anno, prima di Natale, devo andare sempre nello stesso ufficio per prendermi cura di alcuni documenti. La mia visita di solito è facilitata dalla presenza di Giulia, una delle impiegate, un vero aiuto per me.

L’anno scorso, dopo i soliti preamboli, Giulia scoppiò in lacrime. Suo marito aveva di nuovo il cancro; gli avevano già tolto un tumore dal fegato, ma ora secondo i medici non aveva più molto da vivere. “Tommaso ha solo 42 anni”, disse tra le lacrime, “e i nostri due figli sono così giovani!” Giulia era sconvolta dalla preoccupazione per Tommaso e per il futuro della sua famiglia.

Pregai con lei perché Dio le ridesse serenità e guarisse Tommaso, se era la sua volontà.

Giulia sorrise e mi ringraziò per essermi fermato a parlare e pregare con lei.

Il giorno dopo la richiamai e lei mi disse che entro alcune settimane Tommaso avrebbe fatto una visita di controllo e a quel punto avrebbero avuto un’idea migliore di quanto gli restasse da vivere. Stabilimmo di parlare ancora quando sarei ritor-nato nel suo ufficio a finire i miei documenti prima dell’anno nuovo.

Alcune settimane più tardi, con il Natale già passato ma con il ritornello di “Venite fedeli” che ancora mi ronzava nelle orecchie, mi misi a preparare alcune cose da leggere per Giulia e Tommaso – alcuni opuscoli e un libro di pensieri e promesse per chi è vicino alla morte e per chi ha perso una persona cara: Uno spiraglio sul Cielo. Facevo conto che avrebbero avuto bisogno di forza e incoraggiamento dalla Parola di Dio.

Quando arrivai in ufficio Giulia non era alla sua scrivania. Immaginai che fosse con il marito; di certo c’era più bisogno di lei a casa da lui che in ufficio.

Poi improvvisamente Giulia entrò nella stanza. Appena mi vide si illu-minò di gioia! Mi spiegò che quando Tommaso era andato a fare l’ultimo controllo, gli stessi medici che prima che pregassimo per lui gli avevano mostrato una chiara immagine della massa tumorale sullo schermo degli ultrasuoni ora non riuscivano a trovarne traccia. Era completamente scomparsa e i medici non se ne davano ragione.

Giulia e Tommaso non stavano in sé dalla gioia. Avrebbero voluto tele-fonarmi per farmi sapere la buona notizia, ma non erano riusciti a tro-vare il mio numero. Ci felicitammo lì in ufficio.

Osservando il libro Spiraglio sul Cielo che avevo ancora in mano mi resi conto di quanta poca fede avessi avuto che Dio avrebbe risposto alla preghiera. Mi sentii un po’ imbarazzato, ma più che felice perché Dio aveva fatto a Giulia e Tommaso un dono di Natale preziosissimo: il dono della vita.

Tommaso è un importatore di dolciumi e aveva dato a sua moglie un pacchetto di biscotti speciali apposta per me, come ringraziamento per aver pregato per lui. E fu il mio turno di avere le lacrime agli occhi. •

Michael Palace è un volontario di

The Family a Taiwan.

Il dono della vitadi Michael Palace

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Lo disse Babbo Natale!

Non mi è mai piaciuto Babbo Natale. I miei genitori mi avevano insegnato fin da bambina che Natale è per Cristo e io ci credevo fermamente. Mentre gli altri bambini passavano il loro tempo a scrivere letterine a Babbo Natale e a desiderare fotografie insieme all’uomo vestito di rosso al centro commerciale, io non volevo avere niente a che fare con l’impostore grasso e barbuto che sembrava prendere il posto d’onore di Gesù bambino.

Tuttavia due anni fa un’agenzia mi aveva scritturato come presentatrice di uno spettacolo che comprendeva ballerini, acrobati, cantanti liriche, personaggi dei fumetti e, naturalmente, il loro ospite speciale della stagione: Babbo Natale.

Così, ironicamente, mi trovai sul palcoscenico con il microfono in mano a dover cantare la canzoncina di quel simulatore: “Babbo Natale è arrivato in città...”

Vorrei ci fosse un modo di aiutare i

bambini a pensare a Gesù in mezzo a tutta questa storia, pensai mentre l’allegro grassone arrivava saltellando.

Aveva con sé un sacco pieno di giocattolini e subito mi venne un’idea: Forse potremmo offrire un premio a chi sa rispondere alla domanda su chi festeggia il suo compleanno a Natale.

Babbo saltellò sul palcoscenico, poi ne scese per salutare i bambini. Io intanto aspettavo l’opportunità giusta. Il diret-tore dello spettacolo mi fece cenno di affrettarmi e passare il microfono a Babbo Natale per il suo messaggio speciale.

Pensai che avrebbe raccontato ai bambini del Polo Nord e delle renne volanti, ma invece questo Babbo Natale fece cenno a tutti di fare silenzio, poi disse con un sorriso cordiale: “Voglio dirvi una cosa, bambini, quindi dovete stare zitti e ascoltare”.

Si sedette sul palco e i bambini si raccolsero attorno a lui, ansiosi di essere i primi a ricevere i regali nascosti nello scintillante sacco rosso.

“Non dobbiamo dimenticare perché celebriamo il Natale”, continuò Babbo, “non dobbiamo proprio dimenticarci il vero motivo. Sapete. non si tratta solo di feste, leccornie e regali”. Fece una pausa e il suo sorriso si allargò. “Farò un regalo speciale a chi sa rispondere a questa domanda: la festa di Natale è il compleanno di chi?”

Tutti i bambini gridarono, cercando di superarsi a vicenda: “Gesù! È il com-pleanno di Gesù!”

“Sì”, rispose Babbo Natale, “e dovete ricordarvi sempre di pregare e ringraziare Gesù di ogni cosa!” Poi si volse verso di me. “Non è così?”

Io sorrisi e feci cenno di sì.Lo spettacolo fu perfetto. Il vero

ospite d’onore venne ricordato. E lo disse Babbo Natale!•

Nyx Martinez è una volontaria di The Family nel Sudest Asiatico.

di Nyx Martinez

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Quando ero in prigione mi visitaste

Panajot era uno dei più promettenti giovani artisti bulgari. Poi venne accusato di aver ucciso il suo miglior amico (un’accusa che negò veementemente) e condannato a 26 anni di carcere. Qui, cadde nella depressione e divenne violento con i secondini, che non gli permisero più di usare tele e colori. Qualche tempo dopo un altro detenuto gli diede una pubblicazione di The Family e Panajot cominciò a corrispondere con noi.

Quando l’anno scorso ci trasferimmo in Bulgaria, sentimmo che Gesù voleva che visitassimo Panajot in prigione. Era piuttosto difficile, perché era in una prigione di massima sicurezza in cui le visite sono limitate, specialmente per i non parenti. Finalmente riuscimmo a vederlo per 15 minuti in una saletta, separati da una grata. Era molto grato della nostra visita, perché quasi nessuno lo va a trovare. Ci ringraziò moltissimo per tutto il materiale che gli avevamo mandato da leggere, specialmente la rivista Contatto.

Il Natale scorso ha dipinto per noi un biglietto d’auguri con questo messaggio (tradotto dal Bulgaro).

Cara Famiglia,Voglio farvi sapere che la vostra

missione per raggiungere le anime perdute, la vostra bella musica e le pubblicazioni che mi spedite stanno contribuendo a guarirmi l’anima. Il mio processo di recupero dall’angoscia e dalla disperazione è lento, ma quello che avete già fatto per me mi è servito molto. Prima che arrivaste voi nessuno era mai riuscito nemmeno a scalfire la superficie. Le sbarre e i muri della prigione mi rinchiudono, ma grazie

alle vostre pubblicazioni sono libero nello spirito. “Chi il Figlio ha liberato è veramente libero” (Giovanni 8,36).

Grazie per tutto ciò che avete fatto per me. In tutti voi vedo la mia famiglia e sono felice di avere dei fratelli e delle sorelle così dolci e amorevoli. Mentre scrivo questo mi scendono le lacrime, ma sono lacrime di gioia e gratitudine per aver trovato persone che si preoccupano di me abbastanza da scrivermi e farmi visita.

—Panajot

Roumiana è una volontaria di The Family in Bulgaria

Biglietto di Natale dipinto

da Panajot

di Roumiana

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Cantare sul treno

Seduto nella fredda carrozza Jack si tirò il berretto sulle orecchie. Già da parecchie ore era intrappolato sul treno con gli altri passeggeri. La locomotiva e la prima carrozza dell’espresso serale erano deragliate in un posto sperduto. L’unica cosa che potevano fare era aspettare che arrivassero soccorsi. Era il 1959, in pieno inverno e nel mezzo della notte. Non c’era elettricità, non c’era riscaldamento e non c’era luce al di fuori delle torce elettriche del conduttore e di alcuni passeggeri.

Jack sapeva che ci sarebbe voluto un po’ prima che qualcuno si rendesse conto che l’espresso era in ritardo e lanciasse l’allarme. Le spedizioni di soccorso dovevano essere organizzate e poi mandate avanti con molta cautela. Dall’altra direzione potevano mandare un treno sull’unico binario, ma avrebbero dovuto farlo con estrema cautela perché non sapevano se si sarebbero trovati di fronte all’espresso in ritardo in arrivo dalla parte opposta. Il sistema di segnalazione su questi binari era antiquato e Jack, appassionato di

di Scott McGregor

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treni, lo sapeva bene. Le ricerche vere e proprie, concluse tra sé, non sarebbero cominciate che la mattina successiva.

Tutti i passeggeri erano usciti dai vagoni non appena il treno si era bruscamente fermato. La locomotiva e la prima carrozza erano uscite dai binari e si erano bloccate in fondo alla scarpata ghiaiosa, ma erano ancora in piedi. Mira-colosamente nessuno era rimasto ucciso, anche se il macchinista e il suo secondo avevano subito brutte ferite alla testa.

Li avevano portati dentro ad una della carrozze per passare la gelida notte insieme agli altri passeggeri, molti dei quali erano rimasti anch’essi feriti. Dava frustrazione e timore sapere che sarebbero rimasti lì senza molte possibilità di soccorso fino al mattino.

Poi qualcuno nella carrozza dove stava Jack cominciò a cantare. Era la vecchia canzone di Vera Lynn, della seconda guerra mondiale, “Le bianche scogliere di Dover”. Ben presto tutti si unirono in coro. Quando la canzone finì, qualcun altro ne cominciò un’altra.

“Cantammo tutta la notte”, ricorda Jack. “Non importava che canzone fosse. Cantammo canzoni popolari, vecchi ballabili, inni religiosi, perfino canzoni di Natale. Finché cantavamo ci sentivamo meglio. Arrivarono persone dalle altre carrozze e ci stipammo tutti il più possibile per tenerci caldi. Quasi nessuno si conosceva, ma ci trovammo tutti affratellati dal disastro, consolandoci a vicenda.

“Era un gruppo variegato, da reclute dell’esercito che tornavano in caserma dalla licenza, a giovani famiglie, alcuni anziani, perfino alcuni tipi che non avrei voluto incontrare da solo di notte, eppure tutte le barriere sociali erano cadute. C’era un tipo enorme – più tardi appresi che si chiamava Clifford – che al momento del disastro se n’era uscito

con una tale sfilza di bestemmie che non credo di averne sentite tante in vita mia. Però fu lui che prese in braccio il macchinista, lo portò sulla carrozza e si prese cura di lui per il resto della notte, come una specie di incrocio tra un angelo e un infermiere. Se ho mai conosciuto qualcuno in vita mia che fosse un diamante grezzo era proprio lui.

“Ero abituato a giudicare il libro dalla copertina, ma devo ammettere che nel caso di quest’uomo mi sbagliavo – e probabilmente mi ero sbagliato molte altre volte in precedenza. Poche cose tirano fuori il meglio in una persona come le difficoltà.

“Sotto molti aspetti fu la notte più incredibile della mia vita e feci molti amici tra quelle persone. Quando arrivarono i soccorsi la mattina successiva, quasi mi dispiacque”.

Quella notte disastrosa, isolati in mezzo al nulla, Jack e gli altri passeggeri fecero molte amicizie durature. Decisero di ritrovarsi ogni anno alla data dell’in-cidente. Jack andò alle nozze di alcuni e ai funerali di altri. Clifford diventò infermiere in un ospedale e in seguito prese servizio su un’ambulanza. A quanto pare la notte dell’incidente era uscito da poco dal carcere ed era in viaggio per andare a regolare i conti con alcuni vecchi compagni. “Quel disastro mi impedì di combinare un disastro nella mia vita”, raccontò a Jack alcuni anni più tardi, durante una delle loro riunioni.

La vita di Jack seguì il suo corso – tra le altre cose divenne mio padre. Non fu una vita proprio straordinaria, dirà qualcuno, ma quella notte imparò una lezione importante che non si stancò mai di ripetermi. Le nostre esperienze peggiori a volte possono rivelarsi tra le migliori e possono dare il via a grandi amicizie. •

Sotto molti

aspetti fu

la notte più

incredibile

della mia

vita e feci

molti amici

tra quelle

persone.

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L’albero di Amanda White

Un albero di Natale! Così bello da vedere, ma cosa

signifi ca per me?

L’albero sempreverde è un simbolo di Gesù, che vive nel

mio cuore. Non muore nell’autunno delle mie diffi coltà, ma è

sempre con me.

La stella sulla cima dell’albero è come quella stella

indimenticabile che illuminò il cammino verso la prima umile

casa del mio Salvatore duemila anni fa. Mi ricorda anche di

guardare in alto, perché c’è sempre una stella che brilla, anche

nelle notti più buie.

Le palline e le decorazioni sono le cose belle e felici che

riempiono la mia vita di varietà e gioia. Non dedico tutto il

tempo che dovrei a ringraziare Dio per tutte le mie benedizioni,

o perfi no per le cose tristi e i momenti di diffi coltà che hanno

fatto di me la persona che sono oggi. La vita non sarebbe vita

senza le gioie e i dolori, il bene e il male.

I fi li di luci colorate mi rammentano le cose che Dio fa per

illuminare la mia strada. “La Sua Parola è una lampada per i

miei piedi e una luce sul mio cammino” (Salmo 119,105). Non

devo mai sentirmi sola.

E da ultimo, i regali sotto l’albero sono un simbolo dei

miei regali a Gesù. È il suo compleanno, dopotutto. I regali

più signifi cativi sono quelli fatti con amore: il proprio tempo,

l’amicizia, la compagnia, la generosità, il perdono e la

comprensione. Gli faccio un regalo ogni volta che dono un po’

del mio cuore agli altri.

Nataledi