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Anno 0 – Numero 4 Foglio di collegamento a cura del Servizio Diocesano Musica e Canto Diocesi di Napoli EDITORIALE Sulle ote dello Spirito Area Carismatica La musica e il canto profezia 1. dell’amore di Dio Dieci parole per la musica liturgica 1. Metodo di Canto Gregoriano 2. Il Papa e la Liturgia 3. Area Tecnica Gli strumenti musicali nella Liturgia Animazione Domenicale Area Liturgico - Musicale Le caratteristiche della voce 1. Scrivere e leggere le note 2. Impariamo a suonare un canto 3. 316. Quale gioia è star con te Come accompagnare un canto con la 1. chitarra Canti per il Tempo Liturgico 1. Al Servizio della Parola: 2. Salmodie All’inizio Dio creò tutto per puro atto d’amore. (Gb. 38,7) Dio creò anche il suono! Dio non solo è fonte della musica, ma è Egli stesso un “musicista”! In tutta la Bibbia appare evidente che la risposta dell’uomo ad ogni intervento di Dio avviene anche e soprattutto attraverso la musica e il canto, dai salmi di Davide fino al Magnificat di Maria vi è un filo conduttore che fa della storia sacra, anche una storia della musica sacra. La storia della Chiesa, dalla Pentecoste in poi, ha visto il fiorire continuo di nuove forme di lode e di adorazione a Dio attraverso la musica e il canto. Negli ultimi trent’anni la preghiera di lode e di adorazione ha assunto un ruolo di primo piano nella Chiesa. La proliferazione di nuovi canti ha aiutato a risvegliare e a rinnovare la lode e l’adorazione biblica. Lo Spirito Santo sta donando una nuova freschezza ed una creativa vitalità nella vita della Chiesa e se tu vorrai nella tua vita di levita. Possiate voi tutti coinvolti nel servizio di animazione della musica e del canto crescere continuamente nel vostro ministero alla luce d ciò che il Signore dice alla sua chiesa e che desidera attuare con l’apporto fattivo di tutti.

Anno 0 - Numero 4

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Gennaio 2012

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Anno 0 – Numero 4

Foglio di collegamento a cura del Servizio Diocesano Musica e Canto

Diocesi di Napoli

EDITORIALE

SulleotedelloSpirito

Area Carismatica La musica e il canto profezia1. dell’amore di Dio �

Dieci parole per la musica liturgica1. Metodo di Canto Gregoriano2. Il Papa e la Liturgia3.

Area Tecnica

Gli strumenti musicali nella Liturgia

Animazione Domenicale

Area Liturgico - Musicale

Le caratteristiche della voce1. Scrivere e leggere le note2. Impariamo a suonare un canto3. 316. Quale gioia è star con te �

Come accompagnare un canto con la 1. chitarra

Canti per il Tempo Liturgico1. Al Servizio della Parola:2. Salmodie �

All’inizio Dio creò tutto per puroatto d’amore. (Gb. 38,7) Dio creò anche il suono!

Dio non solo è fonte della musica,ma è Egli stesso un “musicista”!

In tutta la Bibbia appare evidente che la risposta dell’uomo ad ogni intervento di Dio avviene anche e soprattutto attraverso la musica e il canto, dai salmi di Davide fino al Magnificat di Maria vi è un filo conduttore che fa della storia sacra, anche una storia della musica sacra. La storia della Chiesa, dalla Pentecoste in poi, ha visto il fiorire continuo di nuove forme di lode e di adorazione a Dio attraverso la musica e il canto. Negli ultimi trent’anni la preghiera di lode e di adorazione ha assunto un ruolo di primo piano nella Chiesa. La proliferazione di nuovi canti ha aiutato a risvegliare e a rinnovare la lode e l’adorazione biblica. Lo Spirito Santo sta donando una nuova freschezza ed una creativa vitalità nella vita della Chiesa e se tu vorrai nella tua vita di levita.

Possiate voi tutti coinvolti nel servizio di animazione della musica e del canto crescere continuamente nel vostro ministero alla luce d ciò che il Signore dice alla sua chiesa e che desidera attuare con l’apporto fattivo di tutti.

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oAREA CARISMATICA

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La Musica e iL canto profezia deLL’aMore di dio 1.

di Lindo Monaco, anziano del movimento. Già responsabile regionale del servizio musica e canto, membro di comitato e coordinatore della regione Basilicata.

Più di vent’anni fa paolo VI a Roma, in occasione della III Conferenza Internazionale dei leader del Rinnovamento affermava: “Ed è qui che entra in gioco il vostro nome “Rinnovamento”: esso deve ridare una spiritualità al mondo, deve riaprire le sue labbra chiuse alla preghiera e aprire al canto, alla gioia, all’inno, alla testimonianza e sarà veramente una grande fortuna per il nostro tempo”.

Come è attuale questa affermazione ancora oggi ! Quante labbra, durante i nostri incontri si aprono alla preghiera e al canto, quanti fratelli intonano inni e incontrano la gioia – quella vera – , quante vite si riappropriano di una spiritualità capace di comunicare speranza al mondo. Quella del Rinnovamento è, per davvero, una grazia speciale per il nostro tempo, una grazia che ha come centro la preghiera comunitaria carismatica e l’esperienza dell’effusione dello Spirito Santo.

La preghiera comunitaria è. Dunque, elemento fondante della spiritualità carismatica, non a caso nelle nostre linee guida per i ministeri di animazione leggiamo: “Dopo il Sacrificio eucaristico, culmine della vita comunitaria, si può senz’altro affermare che la preghiera comunitaria carismatica è il momento in cui i fratelli vivono l’esperienza carismatica ed extra-liturgica del divenire” un sol corpo” composto da membra vive nelle quali si manifesta la vita nuova.”

Proprio dalla centralità che l’incontro di preghiera riveste nel cammino di fede del Rinnovamento dello spirito deriva l’importanza di un corretto svolgimento del servizio di animazione, vocale e musicale, perché nella dimora di Dio non trovino spazio né precarietà né pressappochismo e tutto si faccia con ordine e decoro.

La musica e il canto

L’animazione musicale caratterizza significativamente un incontro di preghiera; il canto e la musica, infatti, svolgono un ruolo di primaria importanza perché al tempo stesso sono espressione di una capacità tecnico/pratica e di un carisma profetico.

Le capacità tecniche, assolutamente necessarie in ambito musicale, sono un vero e proprio sostegno al servizio di animazione, ma non delineano nella tonalità i caratteri distintivi di un “buon” animatore del canto. Sappiamo che nella preghiera comunitaria si esperimenta una comunione e profonda tra le anime e tra le anime e Dio; gli animatori della musica e del canto, dunque, non sono solo chiamati a sostenere i fratelli (mediante l’esercizio delle proprie capacità musicali) in questo incontro, ma anche forse soprattutto a guidare i fratelli verso questa comunione profonda.

Gli animatori della preghiera come è noto consegnano alla comunità di volta in volta una “visione”, un indirizzo profetico suscitato dallo Spirito che orienta l’incontro comunitario.

Gli animatori della musica e del canto, sono chiamati a guidare e a condurre i fratelli verso questo indirizzo profetico, mediante esortazioni, preghiere e canti “ispirati” dalla Parola del Signore.

Ed è proprio guidando i fratelli che si esercita il carisma di animazione musicale, mediante il quale si indica il “cammino” alla comunità.

La scelta di un canto, l’esecuzione di una melodia, la ripetizione di una frase musicale sono mezzi sempre molto utili per sottolineare e scandire determinati momenti spirituali. La musica, il ritmo, le parole dei canti consentono alla comunità riunita in preghiera di vivere più intensamente le azioni e le espressioni di fede suscitate dallo Spirito: lode, adorazione, intercessione, supplica, penitenza, consolazione, ringraziamento.

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L’incidenza della musica nell’animazione della preghiera è aspetto fondamentale, ecco perché agli animatori sono richiesti precisi requisiti di idoneità che vanno oltre la preparazione tecnico/pratica, da cui però non si può prescindere come la saggezza umana, la profondità spirituale, la capacità di discernimento o la maturità ecclesiale; d’latra parte ogni carisma si alimenta e si rafforza nella vita spirituale e si rigenera, producendo santificazione ed edificazione comune, mediante il servizio ministeriale.

Alcuni riferimenti paolini

L’apostolo Paolo ci fornisce criteri che ci permettono di comprendere, se pur in parte, la natura degli incontri delle prime comunità cristiane. Tali criteri servono come fondamento biblico riguardo all’uso dei carismi che intervengono e si esercitano nei nostri incontri di preghiera comunitaria carismatica: “… siate ricolmi dello Spirito, intrattenendovi a vicenda con salmi, inni cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il cuore (Ef 5,18-19), oppure: “La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali” (Col 3.16). È facile rintracciare in questi suggerimenti dell’Apostolo quei modelli che caratterizzano le nostre assemblee di preghiera che comunitariamente fanno uso di carismi di animazione della musica e del canto. All’assoluta centralità della Parola si accosta l’esercizio del carisma profetico del canto, suscitato e costantemente rinnovato dalla grazi dello Spirito Santo.

San Paolo più che suggerire metodologie, infatti, offre sputi spirituali: cantate, inneggiate, salmeggiate, ma con gratitudine, con cuore sincero, con quel cuore che apre le labbra al canto nuovo, il canto dello Spirito.

Il canto, dunque, diviene carisma quando, mosso dallo Spirito, è intonato per gloria di Dio e contribuisce alla santificazione dei fedeli (Sacrosantum Conciluim n. 112), ecco perché spesso sottolineiamo la profonda differenza che intercorre tra talento e carisma, tra dono naturale e dono spirituale per l’utilità comune, tra capacità tecniche e intuizioni profetiche.

È bello cantare a Dio

“Lodate il signore: è bello cantare al nostro Dio, dolce è lodarlo come a lui conviene”(Sal 147,1)

questo il centro di tutti i nostri incontri di preghiera: la dolcezza della lode e la bellezza del cantare a Dio, la gioia di poter inneggiare a colui che è Re di tutta la terra con melodie, ritmi e danze ordinate.

“Cantate inni a Dio, cantate inni; cantate inni al nostro re, cantate inni;poiché Dio è re di tutta la terra, cantate inni con arte”. (Sal 47.7-8)

Il cantore offre, con arte, al Re dei re le sue “primizie musicali”, i suoi talenti che divengono carismi, le sue capacità artistiche o tecniche, la bellezza del suo canto poiché: “il canto ispirato spinge chi esegue e chi ascolta alla virtù. Se suonato con il plettro dello Spirito, fa scendere sulla terra la dolcezza della musica del cielo. (S. Ambrogio)

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ROMA, martedì, 11 gennaio 2011 (ZENIT. org).Edificante. Quante volte nei vari discorsi che si fanno sulla musica per la liturgia, si sente usare

questa parola, “edificante”? Certo è una parola che ha qualche cosa di affascinante ma anche di sfuggente. Anche in questo caso sono preso dalla voglia di andare a verificare l’etimologia del termine. Già, perché è facile riscontrare che tutte le definizioni che andiamo cercando, tutte le parole che impieghiamo, possono essere talvolta lette da varie direzioni. Quindi, cercare di delimitare le possibili interpretazioni, a mio modesto avviso, può aiutare a non debordare.

L’etimologia del nostro termine è in effetti molto affascinante. Viene dal latino aedes, che significa “abitazione” e ficare, “fare”. Ma ciò che è veramente interessante è che nella radice sanscrita di aedes sembra ci sia il significato di “infuocato”. Quindi si passerebbe da fare una casa a fare fuoco. Come possiamo passare questi significati nella musica liturgica? In effetti, il secondo significato è a mio avviso anche più pregnante del primo. Purtroppo, fin dai secoli scorsi ci siamo abituati a dare al termine “edificante” un significato prettamente moralistico, le “letture edificanti”, per esempio. Con questo si denotava un certo tipo di letture che si conformavano ad una legge morale stabilita da un certo potere. In realtà io credo che il termine “edificare”, anche e soprattutto in chiave cattolica, abbia una valenza lievemente diversa: più che basarsi esclusivamente sulla conferma di qualcosa si basa su un processo di purificazione, che inevitabilmente porta con sé pena e tormento. La musica liturgica è edificante non se ci risponde ma se ci interroga. Interrogare in questo caso ha una valenza quasi socratica, cercare di sollecitare l’uomo interiore a venire fuori (concetto che già abbiamo incontrato quando si è avuto a che fare con altre parole). Come detto in precedenza, non è la musica che conferma la nostra identità (anche se in parte ed indirettamente può svolgere questa funzione) ma è la musica che ci trasporta verso un altrove rispetto all’ambiente sociale in cui ci troviamo ad esistere. Ecco perché penso che la musica pop, che svolge una importante funzione fortemente sociale, non sia adatta alla celebrazione, semplicemente ha un’altra ragione di essere. Io credo che possiamo citare alcuni passaggi dalla Scrittura che vanno nella direzione di quanto vado affermando:

“Certo, come ha passato al crogiuolo costoro non altrimenti che per saggiare il loro cuore, così ora non vuole far vendetta di noi, ma è a fine di correzione che il Signore castiga coloro che gli stanno vicino” (Gdt 8, 27).

Il Signore prova coloro che gli sono vicino, non li gratifica ma li pone al cimento della prova. Io credo la musica liturgica debba essere per noi un supporto ad affrontare questa prova, edificante perché con il suo fuoco prepari in noi l’ambiente adatto a farci coraggiosi nell’affrontare la tempesta. Troppo cattolicesimo degli anni recenti ha cercato di eliminare questo elemento di pena e sofferenza, come se la vita fosse tutta gioia e sorrisi ma io credo questo sia un profondo travisamento della vera dottrina cristiana. Anche nelle liturgie, secondo una certa vulgata recente, bisogna sempre essere in preda ad una specie di gioia perenne perché il Signore è risorto,

Aurelio Porfiri vive a Macao ed è sposato, con un figlio. È professore associato di musica liturgica e direzione di coro e coordinatore per l’intero programma musicale presso la University of Saint Joseph a Macao (Cina). Sempre a Macao collabora con il Polytechnic Institute, la Santa Rosa de Lima e il Fatima School; insegna inoltre allo Shanghai Conservatory of Music (Cina). Da anni scrive per varie riviste tra cui: L’Emanuele, la Nuova Alleanza, Liturgia, La Vita in Cristo e nella Chiesa. È socio del Centro Azione Liturgica (CAL) e dell’Associazione Professori di Liturgia (APL). Sta completando un Dottorato in Storia. Come compositore ha al suo attivo Oratori, Messe, Mottetti e canti liturgici in latino, italiano ed inglese. Ha pubblicato al momento quattro libri, l’ultimo edito dalle edizioni san Paolo intitolato “Abisso di Luce”.

dieci paroLe per La Musica LiturGica: “edificante”1.

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eliminando l’elemento sacrificale che ha portato a questa resurrezione. Non fanno meglio, si badi bene, coloro che si beano “esteticamente” di musica rinascimentale e canto gregoriano fermandosi al dato puramente sensuale di questa esperienza (come diceva Guardini che abbiamo citato qualche tempo fa). In entrambi i casi, si evita il fuoco. Ecco perché io penso che la musica liturgica debba essere portatrice di questo “fuoco”, e non tranquillizzarci. Se ci deve santificare (gloria di Dio e santificazione dei fedeli è lo scopo della musica liturgica secondo la Sacrosanctum Concilium) dobbiamo ricordare che i santi non erano tanto persone che portavano tranquillità, quanto persone che ci interrogavano e che seguivano in questo l’esempio di Gesù che non scendeva certo a patti con il conformismo del suo tempo. Dio ci scruta e ci conosce:

“Poiché egli conosce la mia condotta, se mi prova al crogiuolo come oro puro io ne esco” (Gb 23, 10).

Ecco cosa significa che Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. Egli conosce la nostra debolezza e ci è vicino nell’ora della prova. Ci vuole pronti alla conversione ma essa è sofferenza, talvolta fino all’estremo dell’annichilimento di fronte alla sua volontà che non riusciamo a comprendere. Quale esempio più magnificente di quello di Giobbe? E ci sono altri esempi come questo nella Scrittura. La musica liturgica è parte di questo processo di purificazione, ci introduce con la sua pedagogia particolare nel crogiuolo della purificazione che talvolta noi percepiamo come caotico perché non riusciamo a vedere la cosa nella sua interezza. Vediamo la sofferenza ma non ne percepiamo il ruolo. La musica liturgica è veramente liturgica quando ci introduce nel sacro. Vorrei a questo punto citare una interessante riflessione del liturgista Giorgio Bonaccorso:

“Il sacro non ammette costrizioni, restrizioni o definizioni; non ammette regole precostituite né leggi necessarie. Esso è dalla parte del caos. Il profano, anche da questo punto di vista, è il suo opposto. Nell’esistenza quotidiana, retta dalla profanità, vi sono leggi e regole, senza le quali non si potrebbe vivere. Il profano è dalla parte del cosmo. Ma anche il rito è fatto di regole senza le quali non potrebbe esistere. Il rito è cosmo e, in questo senso, appartiene al profano. Si tratta, però, di un cosmo che, per il modo delle sue regole, ossia delle sue azioni e dei suoi simboli, rimanda alle origini precosmiche, caotiche, e, per questo, appartiene al sacro. Il rito è tra il cosmo e il caos, tra il profano e il sacro. Non è possibile all’uomo un rapporto immediato col sacro, né sarebbe, per lui, sopportabile la caduta nel caos. Il rito appare, così, come la mediazione indispensabile grazie alla quale l’uomo può aprirsi all’origine ultima del suo essere, al sacro, senza essere divorato dal vortice di quell’origine. La liturgia, rito cristiano, è la grazia concessa all’umanità di accedere a Dio senza morire per averlo visto.” (Giorgio Bonaccorso, “Il rito e l’altro”, Libreria Editrice Vaticana, pag. 38).

Ecco perché la musica liturgica deve attenersi al dato rituale, perché esso è mediazione che ci permette di accedere ad una dimensione a cui altrimenti non potremmo accedere. Ma questa dimensione non è una risposta, almeno non ancora: essa è una domanda. E questa domanda tormenta la nostra carne associandoci al Sacrificio supremo. In effetti quando si parla di edificazione nella liturgia (e quindi della musica per la stessa, perché le due cose non possono essere separate), viene in mente questo passaggio dalla Sacrosanctum Concilium:

“In tal modo la liturgia, mentre ogni giorno edifica coloro che sono nella Chiesa per farne un tempio santo nel Signore, un’abitazione di Dio nello Spirito, fino a raggiungere misura della pienezza di Cristo, nello stesso tempo e in modo mirabile fortifica le loro energie perché possano predicare il Cristo” (n. 2).

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Ci si dice che in modo mirabile la liturgia (e quindi la musica) fortifica le nostre energie, ci rende forti perché ci prepara alla prova. La nostra esistenza vive di notti oscure, come del resto accadeva ai santi. Madre Teresa di Calcutta, l’emblema della santità per molti di noi, diceva in una sua lettera:

“Se mai diventerò una santa, sarò di sicuro una santa dell’oscurità. Sarò continuamente assente dal Paradiso per accendere la luce a coloro che, sulla terra, vivono nell’oscurità” (“Sii la mia luce”, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, p. 236).

Una santa dell’oscurità, una santa che viveva quelli che in un mio articolo su di lei per la rivista “L’Emanuele” definivo “i buchi neri dell’anima”. Io fortemente credo che la musica liturgica debba essere edificante in questo senso forte, non semplicemente in un senso estetico moralistico. Quando essa illuminerà lo splendore della nostra miseria ci sentiremo forse più fragili, ma sicuramente più veri.

Linea 4 3° spazio Linea 3 2° spazio Linea 2 1° spazio Linea 1

Per determinare il nome e la natura delle note viene posta all’inizio del tetragramma la chiave di DO oppure di FA.

Chiave di DO Chiave di FA

Si ottengono così 9 suoni, estensione sufficiente per le melodie gregoriane, quando è necessario una maggiore estensione si ricorre ad una stanghetta supplementare.

Metodo di canto GreGoriano2.

Per rappresentare l’altezza delle note nella scrittura gregoriana si usano dei segni chiamati NEUMI il cui elemento fondamentale è la nota quadrata .

Questo segno viene posto su un tetragramma cioè su quattro righe parallele

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Chiave di FA

Quando la melodia si sposta troppo sopra o sotto il tetragramma, onde evitare l’aggiunta di più stanghette e tagli in testa, viene spostata la chiave su un altro rigo

. ne tardá-ve- ris. V Confundàn-

Va comunque ricordato che la nota sottostante alla chiave è un intervallo di un semitono, l’unica alterazione del repertorio gregoriano è il SI bemolle che fa parte di un periodo più recente, la sua durata d’alterazione sarà sino alla stanghetta o respiro successivo dopo il quale, se non sarà ripetuto il segno bemolle, , il SI sarà cantato naturale cioè un semitono sotto il Do

Per indicare la nota nel rigo successivo viene posta al termine del rigo precedente un segno chiamato CUSTOS o GUIDA

H Aec di- es, Dó- mi- nus SI naturale

Per segnare le pause o i respiri vengono poste delle stanghette che hanno un valore diverso in base alla loro lunghezza in millimetri.

La stanghetta più corta è, a mio avviso ed esperienza, un respiro che si può anche evitare, comunque sia è uno stacco breve o un respiro cortissimo.

La prossima nota è un FA

Infatti la prima nota è un FA

Doppia Semplice

La stanghetta media che viene posta nelle due righe interne al tetragramma è un respiro

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normale, non allungato, cioè quel tanto che serve per riprendere subito il canto della semifrase successiva.

Mentre la stanghetta intera, quella che percorre verticalmente il tetragramma è un respiro o pausa evidente, un attimo di silenzio che piò essere anche definito “un’espressione”.

La doppia stanghetta è invece l’indicazione della conclusione di tutta la composizione o della prima parte per poi essere seguita dal SALMO o dal VERSETTO.

Per comprendere chiaramente il punto di intonazione e l’ambito modale del canto riporto qui di seguito la tavola degli intervalli ricordando che sempre, salvo alterazioni, la distanza tra il SI/DO e MI/FA è un semitono.

Seconda minore - ½ tono

MI FA SI

DO

Seconda maggiore – tono

DO RE

FA

SOL

Terza minore – 1 tono e ½

RE

FA

LA

DO

Terza maggiore – 2 toni

DO

MI

SOL

SI

Quarta giusta – 2 toni e ½

DO

FA

SOL

DO

Quarta eccedente, tritono – 3 toni FA SI

Quinta giusta – 3 toni e ½

DO SOL

FA

DO

Ottava

DO DO

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oGli asterischi servono per indicare il termine dell’intonazione eseguita da un solista dopo la quale inizia tutto il coro.

Seconda minore - ½ tono

MI FA SI

DO

Seconda maggiore – tono

DO RE

FA

SOL

Terza minore – 1 tono e ½

RE

FA

LA

DO

Terza maggiore – 2 toni

DO

MI

SOL

SI

Quarta giusta – 2 toni e ½

DO

FA

SOL

DO

Quarta eccedente, tritono – 3 toni FA SI

Quinta giusta – 3 toni e ½

DO SOL

FA

DO

Ottava

DO DO

Dómi- ne

quinque ta- lénta, ecc.

Inton. Coro

Mentre il trattino verticale posto sotto il neuma si chiama ICTUS ed è un appoggio ritmico.

Il trattino posto sopra o sotto il neuma ha la funzione di allungamento di valore e un leggero aumento del suono, ed è chiamato EPISEMA

Fí- li- us me- us es tu,

TAVOLA DEI NEUMI

Notazione di s. Gallo secolo X Notazione vaticana Notazione rotonda

Punctus

Virga

Pes o podatus

Clivis

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Scandicus ..

Salicus .

Climacus ..

Porrectus flexus

Scandicus flexus . .

Salicus flexus .

Torculus resupinus

Climacus resupinus ..

Pes subbipunctis ..

Porrectus

Torculus

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oScandicus subbipunctis ....

Scandicus subbipunctis resupinus ....

Oriscus

Interpretazione dei Neumi

Nel canto gregoriano non esiste un ritmo di per sé, ma l’andamento è in funzione del testo, quindi il RITMO è VERBALE, le note sono un’amplificazione del testo, della preghiera. Premesso questo è necessario dare alcuni consigli che sarà bene definire quasi personali essendo il “mondo gregoriano” da sempre in continua ricerca e purtroppo polemica tra vari studiosi da tavolino; i consigli che sono dati in questo elenco derivano dalla pratica quotidiana, fatto molto importante e selettivo.

Il canto deve sempre svolgersi con suono leggero e scorrevole, senza colpi di suono o attacchi violenti, ricordiamoci che è preghiera, quindi una richiesta umile non prepotente, una lode a Dio non una contestazione, quindi note sempre leggere con qualche aumento di volume solo a carattere espressivo per dire o partecipare maggiormente al senso della parola.

Quando nella parola s’incontrano le consonanti o il dittongo si provoca automaticamente una LIQUESCENZA diminutiva, cioè il passaggio del suono sarà diminuito, alleggerito per la difficoltà fonetica della sua pronuncia. I neumi che troveremo in questa occasione saranno:

CEPHALICUS Seconda nota più bassa leggera.

EPIPHONUS Seconda nota più alta leggera.

I neumi monosonici, cioè che portano un unico suono, nella notazione quadrata o vaticana e nella notazione di s. Gallo sono:

PUNCTUS QUADRATUM

Per l’accento grave o in genere.

E in composizione con altre grafie come elementi neumatici:

PUNCTUS INCLINATUS o ROMBOIDALE

(parte del climacus e delle forme subbipunctis)

VIRGA Per l’accento acuto.

PUNTINO ROTONDO • Per un valore sillabico diminuito.

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I neumi con più note cioè PLURISONICI sono:

CLIVIS Formato da due note discendenti, composto da una virga e da un tractulus si eseguono legando dall’acuto al grave senza impulsi su una singola nota.

PES o PODATUS

Formato da due suoni ascendenti è l’accostamento di un suono grave – tractulus e uno acuto / virga. Anche per questo neuma non ci sono impulsi su singola nota, ma l’esecuzione deve scorrere con perfetta legatura dal basso all’alto.

PORRECTUS Neuma plurisonico di tre suoni: acuto/grave/acuto; è formato da una clivis con l’aggiunta di una virga. Tre note emesse legando senza impulsi intermedi; per articolazione sillabica, sulla terza nota si produce una leggera attrazione.

TORCULUS Formato da tre suoni grave/acuto/grave, trae origine dal pes con l’aggiunta del terzo suono più basso; viene eseguito legato con maggior spinta (di poco) verso il terzo suono.

CLIMACUS Sono tre note discendenti, viene anche chiamato virga subbipunctis con possibilità di avere alte note in discesa e allora sarà subtripunctis, subdiatesseris (una+quattro) subdiapente (una+cinque).

SCANDICUS Neuma formato da tre note ascendenti con leggero aumento della prima nota.

SALICUS Formato da tre note ascendenti con nota culminante di maggiore importanza dovuta all’indicazione, al secondo grado, dall’oriscus comprensibile nella notazione di s. Gallo, mentre nella notazione quadrata si può distinguere per il trattino verticale posto sotto la seconda nota.

TRIGON Due note all’unisono e la terza più in basso. Non si trova mai isolato su una sillaba, ma in composizione con altri neumi; il loro valore è diminuito cioè il canto deve avere un suono più leggero.

BIVIRGA TRIVIRGA

Neuma con più suoni all’unisono e viene eseguito con una ripercusione, coiè una ripetizione del suono senza interruzione di legatura (leggere pulsazioni, onda acustica).

STROPHICUSAnche questo è un neuma plurisonico con note all’unisono, ma con valori sillabici diminuiti, quindi più leggeri e con ripercussione rapida.

ORISCUS Neuma di conduzione melodica, posto tra due neumi di maggior importanza, è impiegato in composizione di altri neumi e per la sua interpretazione va considerato nel contesto verbo/melodico.

PRESSUSMajor e minor per differenza di intervalli; formato da due suoni all’unisono ed un terzo discendente, può trovarsi isolato su una sillaba o in composizione con altri neumi.

VIRGA STRATA

Due note dello stesso suono ed una nota seguente più in basso su un’altra sillaba; un neuma di legamento melodico (in parte).

PES QUASSUS

Due suoni ascendenti ed il principale è il secondo, formato da un orisus che conduce ad una virga.

PES STRATUS Come il pes più una nota all’unisono con la seconda.

QUILISMA Nota leggera e di passaggio; la nota che lo precede ha maggiore valore

. .

.

. . .

minor

.

major.

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di Massimo Introvigne

La Santa Sede ha reso pubblica il 31 maggio la lettera, formalmente datata 13 maggio 2011, che Benedetto XVI ha inviato al Gran Cancelliere del Pontificio Istituto di Musica Sacra, il cardinale Zenon Grocholewski, in occasione delle celebrazioni del centenario di fondazione dell’Istituto. La pubblicazione di questo documento era molto attesa e segue alcune polemiche giornalistiche su un tema che, comprensibilmente, sta a cuore a molto fedeli e che ha visto purtroppo negli ultimi anni l’ampia diffusione di abusi. Il Papa, sempre attento agli anniversari, ha ricordato che

«cento anni sono trascorsi da quando il mio santo predecessore Pio X [1835-1914] fondò la Scuola Superiore di Musica Sacra, elevata a Pontificio Istituto dopo un ventennio dal Papa Pio XI [1857-1939]. Questa importante ricorrenza è motivo di gioia per tutti i cultori della musica sacra, ma più in generale per quanti, a partire naturalmente dai Pastori della Chiesa, hanno a cuore la dignità della Liturgia, di cui il canto sacro è parte integrante (cfr Conc. Ecum. Vat II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 112)».

Il Papa ha voluto specialmente ricordare che il Pontificio Istituto di Musica Sacra fa parte a pieno titolo del sistema delle università pontificie e ha un legame speciale con l’Ateneo Sant’Anselmo dei Benedettini, specializzato in liturgia.

«Codesto Istituto – ha detto il Papa – che dipende dalla Santa Sede, fa parte della singolare realtà accademica costituita dalle Università Pontificie romane. In modo speciale esso è legato all’Ateneo Sant’Anselmo e all’Ordine benedettino, come attesta anche il fatto che la sua sede didattica sia stata posta, a partire dal 1983, nell’abbazia di San Girolamo in Urbe, mentre la sede legale e storica rimane presso Sant’Apollinare».

Ma la celebrazione non basta. Senza dubbio anche a fronte delle polemiche recenti, il centenario secondo il Pontefice dev’essere occasione per

«cogliere chiaramente l’identità e la missione del Pontificio Istituto di Musica Sacra».

A questo scopo,

«occorre ricordare che il Papa san Pio X lo fondò otto anni dopo aver emanato il Motu proprio “Tra le sollecitudini”, del 22 novembre 1903, col quale operò una profonda riforma nel campo della musica sacra, rifacendosi alla grande tradizione della Chiesa contro gli influssi esercitati dalla musica profana, specie operistica. Tale intervento magisteriale aveva bisogno, per la sua attuazione nella Chiesa universale, di un centro di studio e di insegnamento che potesse trasmettere in modo fedele e qualificato le linee indicate dal

20/07/2011L’autentico soggetto della Liturgia è la Chiesa: quindi non è il singolo o il gruppo che celebra la Liturgia a poter disporre della Liturgia a propria discrezione o gusto personaleBastabugie n. 202 del 22 luglio 2011

iL papa riBadisce cHe iL conciLio Vaticano ii iMpone iL priMato 3. deL canto GreGoriano, iL QuaLe non puo’ essere considerato superato

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Sommo Pontefice, secondo l’autentica e gloriosa tradizione risalente a san Gregorio Magno [ca. 540-604]».

I problemi di oggi, ha voluto spiegare il Papa, non sono – come capita in tanti altri campi – così nuovi come molti credono. Anche cento anni fa c’erano influssi indebiti della «musica profana» su quanto si cantava in chiesa, anche se allora ci si appassionava alle opere più che alle canzonette. Ma il Magistero è sempre dovuto intervenire. E per cento anni, ha ricordato Benedetto XVI, il Pontificio Istituto di Musica Sacra è stato chiamato a studiare e diffondere

«i contenuti dottrinali e pastorali dei Documenti pontifici, come pure del Concilio Vaticano II, concernenti la musica sacra, affinché possano illuminare e guidare l’opera dei compositori, dei maestri di cappella, dei liturgisti, dei musicisti e di tutti i formatori in questo campo».

La musica sacra, ha messo in luce il Pontefice, non sfugge al criterio fondamentale che fin dagli inizi del suo pontificato va illustrando in tutti i campi dove sono sorte perplessità e controversie nei tempi tumultuosi del postconcilio: le innovazioni ci sono state, ma vanno interpretate secondo una ermeneutica della «riforma nella continuità», che comprende una «naturale evoluzione» ma esclude ogni rottura. «Un aspetto fondamentale, a me particolarmente caro, desidero mettere in rilievo a tale proposito – ha sottolineato il Papa –: come, cioè, da san Pio X fino ad oggi si riscontri, pur nella naturale evoluzione, la sostanziale continuità del Magistero sulla musica sacra nella Liturgia. In particolare, i Pontefici Paolo VI [1897-1978] e Giovanni Paolo II [1920-2005], alla luce della Costituzione conciliare “Sacrosanctum Concilium”, hanno voluto ribadire il fine della musica sacra, cioè “la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli” (n. 112), e i criteri fondamentali della tradizione, che mi limito a richiamare: il senso della preghiera, della dignità e della bellezza; la piena aderenza ai testi e ai gesti liturgici; il coinvolgimento dell’assemblea e, quindi, il legittimo adattamento alla cultura locale, conservando, al tempo stesso, l’universalità del linguaggio; il primato del canto gregoriano, quale supremo modello di musica sacra, e la sapiente valorizzazione delle altre forme espressive, che fanno parte del patrimonio storico-liturgico della Chiesa, specialmente, ma non solo, la polifonia; l’importanza della schola cantorum, in particolare nelle chiese cattedrali». Questi, ha detto il Papa, «sono criteri importanti, da considerare attentamente anche oggi. A volte, infatti, tali elementi, che si ritrovano nella “Sacrosanctum Concilium”, quali, appunto, il valore del grande patrimonio ecclesiale della musica sacra o l’universalità che è caratteristica del canto gregoriano, sono stati ritenuti espressione di una concezione rispondente ad un passato da superare e da trascurare, perché limitativo della libertà e della creatività del singolo e delle comunità». Un errore: «il primato del canto gregoriano» è stato ribadito dal Concilio Ecumenico Vaticano II e non può essere considerato «superato». Per evitare gli errori correnti in tema di musica sacra e liturgia, ha detto il Papa, «dobbiamo sempre chiederci nuovamente: chi è l’autentico soggetto della Liturgia? La risposta è semplice: la Chiesa. Non è il singolo o il gruppo che celebra la Liturgia, ma essa è primariamente azione di Dio attraverso la Chiesa, che ha la sua storia, la sua ricca tradizione e la sua creatività. La Liturgia, e di conseguenza la musica sacra, “vive di un corretto e costante rapporto tra ‘sana traditio’ e ‘legitima progressio’”, tenendo sempre ben presente che questi due concetti – che i Padri conciliari chiaramente sottolineavano – si integrano a vicenda perché “la tradizione è una realtà viva, include perciò in se stessa il principio dello sviluppo, del progresso” (Discorso al Pontificio Istituto Liturgico, 6 maggio 2011)». «Altre forme espressive» diverse dal gregoriano e dalla polifonia non sono dunque escluse. Ma senza che il primato del gregoriano, che il Papa qui chiaramente riafferma, sia messo in discussione. E senza cedimenti al cattivo gusto e alla sciatteria, anzi con un «adeguato discernimento della qualità delle composizioni musicali utilizzate nelle celebrazioni liturgiche».

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Le caratteristicHe deLLa Voce: estensione e tiMBro1.

Cari amici, dopo aver “masticato” il minimo indispensabile di anatomia (non me ne vogliate!) dell’apparato fonatorio e respiratorio, passiamo a capire perché ogni voce è unica nel suo genere.

Oggigiorno è possibile identificare una voce in maniera inequivocabile attraverso l’utilizzo di strumenti sofisticatissimi che ne misurano le “frequenze”, vere e proprie “impronte digitali” o meglio “sonore” (meglio non fare telefonate “minatorie” di questi tempi!).

I due parametri che si usano in ambito didattico per definire a quale categoria appartenga una voce sono estensione e timbro.

L’estensione è la gamma di suoni, dal più grave al più acuto che la voce, opportunamente educata, possiede.

Immaginiamo una tastiera di pianoforte e individuiamo il Do centrale (detto anche Do 3).

Ebbene, da questa nota proveremo a salire cantando una vocale comoda (A oppure O) e verificheremo fin dove arriviamo senza sforzi.

Consiglio utile: è bene procedere per semitoni piuttosto che per toni, per rendere la salita verso l’acuto un poco più agevole.

Ascoltate l’audio di riferimento ( esercizio 1: proviamo a cantare).Dopo tale esperimento qualcuno tra voi avrà notato una certa difficoltà a proseguire oltre una

ottava (ad esempio dal Do3 al Do4);

Non bisogna assolutamente preoccuparsi! La maggior parte delle persone oggi non ha mai cantato, oppure canta poco e male (o tanto e

male, permettetemi di dirlo!) e sono pochi i fortunati ad avere avuto in gioventù degli incentivi in tal senso da parte di insegnanti e genitori (quante volte si creano dei blocchi psicologici enormi nei bambini a cui è stato detto “sei stonato!”). Perciò notate che bisognerà anche fare uno sforzo nello sbloccarsi emotivamente perché la voce fluisca libera.

Ciò non è facile, ma è possibile a tutti, con pazienza, costanza e molto ottimismo migliorare le proprie “performance” vocali!

Dopo aver chiarito ciò passiamo a spiegare perché c’è una differenza in estensione tra le voci.

La ragione è di carattere strettamente anatomico; è la lunghezza delle corde vocali a determinare l’estensione di una voce.

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Perciò se la lunghezza media delle corde vocali in un adulto è di circa 2-3 cm, persone dotate di qualche millimetro(!) in più o in meno acquisteranno qualche nota in più o in meno.

Dobbiamo tenere presente che una voce “educata”, in altre parole allenata da uno studio di qualche anno riesce a coprire due ottave circa di estensione.

Perciò è perfettamente normale avere un’estensione limitata anche solo ad un’ottava se non si studia canto in maniera costante e personalizzata.

Inoltre ci sono delle differenze tra le corde vocali femminili e quelle maschili: nell’uomo la laringe s’ingrossa durante la pubertà ed anche le corde vocali si allungano e s’ispessiscono rispetto a quelle di una ragazza della stessa età.

Per capire un pò meglio facciamo degli esempi:

1) prendiamo due elastici con la stessa lunghezza, ma di diverso spessore (uno sia più spesso dell’altro) e percuotiamoli; avremo due suoni di uguale altezza sul pentagramma ma uno dei due sarà più scuro.

2) Adesso prendiamo altri due elastici, di cui uno con lunghezza doppia rispetto all’altro e più spesso, e percuotiamoli; il risultato saranno due suoni con lo stesso nome ma uno più acuto e l’altro più grave (esempio: Do3 e Do4), inoltre il più grave avrà anche un suono più corposo.

Cosa possiamo ricavare da questi semplici esperimenti? La voce maschile è di un’ottava più bassa rispetto a quella femminile ed è più scura. Soffermiamoci su quest’ultima caratteristica. Quell’insieme di aggettivi con cui apostrofiamo una voce nel momento dell’ascolto (calda,

dolce, morbida, tagliente, stridula, dura, sottile, e così via) individuano il TIMBRO di quella voce. Il timbro deriva anch’esso da caratteristiche anatomiche proprie di ciascuno di noi. Queste possono essere variamente combinate tra loro e creare così quell’infinità di tipi vocali

che ci sono in natura. Queste caratteristiche sono:

1. Spessore delle corde vocali 2. Ampiezza della cavità faringea 3. Ampiezza della cavità buccale 4. Ampiezza del volto 5. Lineamenti massicci o delicati del volto (vedi zigomi e naso).

Va da sé che estensione e timbro non si possono modificare in nessun modo ma solo sfruttare al meglio per ciò che la Musica richiede (ricordiamo in questa sede quello detto nella prima lezione a proposito dei “risuonatori” o cavità di risonanza, per quanto riguarda il timbro).

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scriVere e LeGGere Le note2.

Obiettivi didattici:

conoscere il rapporto che unisce la frequenza dei suoni con le note musicali 2; �conoscere l’uso del pentagramma e la funzione delle chiavi musicali; �imparare a leggere le note sul pentagramma. �

Le note musicali

Nella scrittura musicale i suoni vengono rappresentati attraverso dei segni chiamati note musicali.

Ad ogni nota musicale è assegna ta un’altezza precisa, misurata in hertz.Le note musicali sono sette: Do, Re, Mi, fa, Sol, La, Si; queste sette note rappresentano sette

suoni, dal più grave al più acuto. La successione delle sette note viene chiamata scala musicale

La scala musicale

Per coprire tutti i suoni udibili dall’orecchio umano la scala musicale deve essere ripetuta più volte.

Ad ogni ripetizione le note, pur mantenendo lo stesso nome, cambiano di altezza. La distanza tra due note con lo stesso nome ma di altezza diversa viene chiamata ottava. La distanza di ottava si ottiene raddoppiando la frequenza del suono iniziale. Il pianoforte è uno degli strumenti più estesi: copre infatti più di 7 ottave di estensione , dal

La di 27,5 hertz fino al Do di 4186 hertz.

Accordatura degli strumenti musicali

Nel 1970, a Toledo (Spagna), un gruppo di esperti (musicisti, musicologi, fisici, costruttori di strumenti) incaricati dal Consiglio d’Europa ha stabilito che tutti gli strumenti musicali devono

essere accordati partendo dalla nota La con la frequenza di 440 hertz.

Il diapason

Il diapason è una verga di metallo ripiegata a forma di U. Quando viene percosso, il diapason emette un La di 440 hertz. Viene utilizzato per accordare

gli strumenti musicali o per dare l’intonazione alla voce umana.

I nomi delle note musicali

Per identificare le note noi utilizziamo il sistema di notazione sillabica. Questo sistema fu introdotto da Guido d’Arezzo (992 – 1050). La notazione sillabica ident ifica le note con le sillabe Do Re Mi Fa Sol La Si. Esiste inoltre un sistema di notazione alfabetica, utilizzato nei paesi anglosassoni.

La nascita della scrittura musicale

Il monaco benedettino Guido d’Arezzo (995 - 1050) è il fondatore della moderna notazione musicale.

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A lui spetta il merito di aver definito un insieme di quattro linee, chiamato tetragramma (dal greco tetra: “quattro”, e gramma: “segni, linee”) e di aver fissato i nomi di sei suoni con le sillabe Ut, Re, Mi, Fa, Sol, La, tratte dalle sillabe iniziali dei versi di un inno composto nell’ VIII secolo da Paolo Diacono: l’inno a San Giovanni.

Ecco il testo dell’inno:

Ut queant laxis Resonare fibris Mira gestorum Famuli tuorum Solve polluti Labii reatum Sancte Joannes

Traduzione:

“Affinché i tuoi servi, a gola spiegata, possano esaltare le tue gesta meravigliose,togli, o San giovanni, ogni impurità dalle loro labbra”.

Guido d’Arezzo scelse questo inno perché ogni versetto veniva intonato su una diversa nota della scala (dalla prima nota fino alla sesta); questo inno era molto conosciuto, di conseguenza era facile abbinare la sillaba iniziale di ogni versetto al suono della nota corrispondente.

In pratica, conoscendo la melodia dell’inno, era possibile intonare esattamente i sei suoni corrispondenti all’inizio di ciascun versetto.

Il nome Si, dato al settimo suono, fu aggiunto in seguito, ricavandolo dalle iniziali di Sancte Joannes.

A distanza di qualche secolo, Ut fu trasformato in Do; infine alle quattro linee se ne aggiunse definitivamente una quinta: era nato il pentagramma.

Il pentagramma

Il pentagramma è un sistema grafico che indica con precisione l’altezza dei suoni. Esso è costituito da un insieme di 5 linee orizzontali e parallele.

Su tali linee, e negli spazi tra le linee, vengono collocati i simboli dei suoni: le note. La posizione dei simboli sul pentagramma determina l’altezza dei suoni rappresentati dalle note musicali.

Le linee e gli spazi del pentagramma si contano sempre dal basso verso l’alto.

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I simboli che rappresentano le note vengono inseriti sia sulle linee che negli spazi.

I tagli addizionali

Sul pentagramma si possono scrivere solo nove note (5 sulle linee e 4 negli spazi). Per poter inserire un maggior numero di note (sia verso il basso che verso l’alto) si utilizzano delle linee aggiuntive che soddisfino le altezze al di sopra o al di sotto del pentagramma: suoni più acuti e più gravi che non riescono ad essere compresi nella limitata ampiezza del pentagramma.

Per non complicare la lettura, queste linee sono rappresentate solo da piccoli trattini detti tagli addizionali distinti essenzialmente in testa, gola o testa e gola

La chiave musicale

La chiave musicale è un segno che viene posto all’inizio di ogni pentagramma e determina l’esatta altezza e il nome di una nota all’interno del pentagramma. Le altre note vengono ricavate partendo dalla posizione di questa nota di riferimento.

Esistono vari tipi di chiavi musicali, sette esattamente che prendono il nome di setticlavio: In particolare esse prendono il nome dalla nota di cui segnano la posizione.

Le due chiavi più usate e soprattutto quelle che a livello liturgico imparerete a leggere sulle partiture sia vocali che strumentali sono:

o Chiave di Sol (detta chiave di violino) o Chiave di Fa (detta chiave di basso)

La chiave di Sol (di violino)

La chiave di Sol (di violino) determina la posizione della nota Sol (392 hertz) sulla seconda linea del pentagramma.

Questa chiave viene utilizzata dagli strumenti dal suono acuto (violino, flauto, tromba, clarinetto, ecc.)

La chiave di Fa (di basso)

La chiave di Fa (di basso) determina la posizione della nota Fa (174,7 hertz sulla quarta linea del pentagramma. Questa chiave viene utilizzata dagli strumenti dal suono grave (contrabbasso, trombone, fagotto, ecc.). Gli strumenti con maggiore estensione di suoni (pianoforte, organo, arpa, chitarra) utilizzano sia la chiave di basso (per i suoni gravi) che quella di violino (per i suoni acuti).

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iMpariaMo a suonare un canto con La cHitarra3.

di Marcello Manco (musicista e compositore)

In questa sezione di volta in volta verrà proposto un canto del libretto “Dio della mia lode” per aiutare tutti coloro che suonano la chitarra. Le frecce sono l’aiuto più immediato ed efficace. La freccia in basso (battere) rappresenta la pennata in basso, la freccia in alto rappresenta la pennata in alto (levare). Nel canto di specie, c’è anche una tablatura. I numeri sulla tablatura rappresentano i tasti della tastiera della chitarra mentre i numeri all’inizio della tablatura rappresentano invece le note.

© 2005 Servizi Rinnovamento nello Spirito Santo Scrl – Italia MC CNS18 ““Voglio vedere il Tuo volto”.

Intr. Fa Do Sol- Re- Fa Do Sib Sib6 Sib7M Do Fa Do Sol- Re- Fa Do Sib Sib6 Si7M Do Bb Bb6 Bb7M Do Q Q Q E||--1----3----5-----3----|| B||--3----3----3------5---|| G||--3----3----3-------5--|| D||--3----3----3--------5-|| A||--1----1----1---------|| E||----------------------||

Fa4 Fa Ogni volta che ti cerco, Sol-7 ogni volta che t’invoco, Fa/la Re-7 Do4 Do sempre mi accogli Signor. Re-7 Grandi sono i tuoi prodigi, Sib Tu sei buono verso tutti, Fa/la Sib Do4 Do Santo Tu regni tra no - i. Fa Do Sol- Re- QUALE GIOIA È STAR CON TE GESÙ VIVO E VICINO, Fa Do Sib Sib6 Sib7M Do BELLO È DAR LODE A TE, TU SEI IL SIGNOR. Fa Do QUALE DONO È AVER CREDUTO IN TE Sol- Re- CHE NON MI ABBANDONI, Fa Do Sib Do Re- Do Fa IO PER SEMPRE ABITERÒ LA TU -A CASA, MIO RE. Sol- Re-Strum. Fa Do Sol- Re- Fa Do Sib Sib6 Sib7M Do

316 QUALE GIOIA È STAR CON TE (D. Branca – L. Ciancio) _/4

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© 2005 Servizi Rinnovamento nello Spirito Santo Scrl – Italia MC CNS18 ““Voglio vedere il Tuo volto”.

Intr. Fa Do Sol- Re- Fa Do Sib Sib6 Sib7M Do Fa Do Sol- Re- Fa Do Sib Sib6 Si7M Do Bb Bb6 Bb7M Do Q Q Q E||--1----3----5-----3----|| B||--3----3----3------5---|| G||--3----3----3-------5--|| D||--3----3----3--------5-|| A||--1----1----1---------|| E||----------------------||

Fa4 Fa Ogni volta che ti cerco, Sol-7 ogni volta che t’invoco, Fa/la Re-7 Do4 Do sempre mi accogli Signor. Re-7 Grandi sono i tuoi prodigi, Sib Tu sei buono verso tutti, Fa/la Sib Do4 Do Santo Tu regni tra no - i. Fa Do Sol- Re- QUALE GIOIA È STAR CON TE GESÙ VIVO E VICINO, Fa Do Sib Sib6 Sib7M Do BELLO È DAR LODE A TE, TU SEI IL SIGNOR. Fa Do QUALE DONO È AVER CREDUTO IN TE Sol- Re- CHE NON MI ABBANDONI, Fa Do Sib Do Re- Do Fa IO PER SEMPRE ABITERÒ LA TU -A CASA, MIO RE. Sol- Re-Strum. Fa Do Sol- Re- Fa Do Sib Sib6 Sib7M Do

316 QUALE GIOIA È STAR CON TE (D. Branca – L. Ciancio) _/4

Fa4 Fa Hai guarito il mio dolore, Sol-7

hai cambiato questo cuore, Fa/la Re-7 Do4 Do oggi rinasco Signor. Re-7 Grandi sono i tuoi prodigi, Sib Tu sei buono verso tutti, Fa/la Sib Do4 Do Santo Tu regni tra no - i. Fa Do Sol- Re- QUALE GIOIA È STAR CON TE GESÙ VIVO E VICINO, Fa Do Sib Do BELLO È DAR LODE A TE, TU SEI IL SIGNOR. Fa Do QUALE DONO È AVER CREDUTO IN TE Sol- Re- CHE NON MI ABBANDONI, Fa Do Sib Do Re- Do Fa IO PER SEMPRE ABITERÒ LA TU -A CASA, MIO RE. Strum. Fa Do Sol- Re- Fa Do Sib Do 2 2 2 2 2 2 2 2 Sol Hai salvato la mia vita, La-7 Hai aperto la mia bocca, Sol/si Mi-7 Re4 Re canto per Te, mio Signor. Mi-7 Grandi sono i tuoi prodigi, Do Tu sei buono verso tutti, Sol/si Do Re4 Re Santo Tu regni tra no - i.

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Fa4 Fa Hai guarito il mio dolore, Sol-7

hai cambiato questo cuore, Fa/la Re-7 Do4 Do oggi rinasco Signor. Re-7 Grandi sono i tuoi prodigi, Sib Tu sei buono verso tutti, Fa/la Sib Do4 Do Santo Tu regni tra no - i. Fa Do Sol- Re- QUALE GIOIA È STAR CON TE GESÙ VIVO E VICINO, Fa Do Sib Do BELLO È DAR LODE A TE, TU SEI IL SIGNOR. Fa Do QUALE DONO È AVER CREDUTO IN TE Sol- Re- CHE NON MI ABBANDONI, Fa Do Sib Do Re- Do Fa IO PER SEMPRE ABITERÒ LA TU -A CASA, MIO RE. Strum. Fa Do Sol- Re- Fa Do Sib Do 2 2 2 2 2 2 2 2 Sol Hai salvato la mia vita, La-7 Hai aperto la mia bocca, Sol/si Mi-7 Re4 Re canto per Te, mio Signor. Mi-7 Grandi sono i tuoi prodigi, Do Tu sei buono verso tutti, Sol/si Do Re4 Re Santo Tu regni tra no - i.

Sol Re La- Mi- QUALE GIOIA È STAR CON TE GESÙ VIVO E VICINO, Sol Re Do Re BELLO È DAR LODE A TE, TU SEI IL SIGNOR. Sol Re QUALE DONO È AVER CREDUTO IN TE La- Mi- CHE NON MI ABBANDONI, Sol Re Do Re Mi- Re Sol4/si IO PER SEMPRE ABITERÒ LA TU -A CASA, MIO RE. Re4/si Mi4/do# Do/re TI LODERÒ, TI ADORERÒ, TI CANTERÒ, Reb7/mib CANTEREMO. Lab Mib Sib- Fa- QUALE GIOIA È STAR CON TE GESÙ VIVO E VICINO, Lab Mib Reb Mib BELLO È DAR LODE A TE, TU SEI IL SIGNOR. Lab Mib QUALE DONO È AVER CREDUTO IN TE Sib- Fa- CHE NON MI ABBANDONI, Lab Mib Reb Mib Fa- Mib IO PER SEMPRE ABITERÒ CON TE SI – GNOR. Lab Mib Sib- Fa- QUALE GIOIA È STAR CON TE GESÙ VIVO E VICINO, Lab Mib Reb Mib BELLO È DAR LODE A TE, TU SEI IL SIGNOR. Lab Mib QUALE DONO È AVER CREDUTO IN TE Sib- Fa- CHE NON MI ABBANDONI, Lab Mib Reb Mib Fa- Mib Lab Mib IO PER SEMPRE ABITERÒ LA TU -A CASA, MIO RE. 2 2 Sib Fa- Lab Mib VIVO E VICINO 2 2 Reb Mib TU SEI IL SIGNOR Lab Mib QUALE DONO È AVER CREDUTO IN TE Sib- Fa- CHE NON MI ABBANDONI, Lab Mib Reb Mib Fa- Mib Lab Mib Mib4 IO PER SEMPRE ABITERÒ LA TU -A CASA, MIO RE. 2 2

SulleotedelloSpirito

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Sol Re La- Mi- QUALE GIOIA È STAR CON TE GESÙ VIVO E VICINO, Sol Re Do Re BELLO È DAR LODE A TE, TU SEI IL SIGNOR. Sol Re QUALE DONO È AVER CREDUTO IN TE La- Mi- CHE NON MI ABBANDONI, Sol Re Do Re Mi- Re Sol4/si IO PER SEMPRE ABITERÒ LA TU -A CASA, MIO RE. Re4/si Mi4/do# Do/re TI LODERÒ, TI ADORERÒ, TI CANTERÒ, Reb7/mib CANTEREMO. Lab Mib Sib- Fa- QUALE GIOIA È STAR CON TE GESÙ VIVO E VICINO, Lab Mib Reb Mib BELLO È DAR LODE A TE, TU SEI IL SIGNOR. Lab Mib QUALE DONO È AVER CREDUTO IN TE Sib- Fa- CHE NON MI ABBANDONI, Lab Mib Reb Mib Fa- Mib IO PER SEMPRE ABITERÒ CON TE SI – GNOR. Lab Mib Sib- Fa- QUALE GIOIA È STAR CON TE GESÙ VIVO E VICINO, Lab Mib Reb Mib BELLO È DAR LODE A TE, TU SEI IL SIGNOR. Lab Mib QUALE DONO È AVER CREDUTO IN TE Sib- Fa- CHE NON MI ABBANDONI, Lab Mib Reb Mib Fa- Mib Lab Mib IO PER SEMPRE ABITERÒ LA TU -A CASA, MIO RE. 2 2 Sib Fa- Lab Mib VIVO E VICINO 2 2 Reb Mib TU SEI IL SIGNOR Lab Mib QUALE DONO È AVER CREDUTO IN TE Sib- Fa- CHE NON MI ABBANDONI, Lab Mib Reb Mib Fa- Mib Lab Mib Mib4 IO PER SEMPRE ABITERÒ LA TU -A CASA, MIO RE. 2 2

Mib4 Lab Mib Mib4 (Reb) LA TU -A CASA, MIO RE. 2 2 Mib4 Mib4 Lab TU SEI IL SIGNOR MIO RE.

SulleotedelloSpirito

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oGLI STRUMENTI MUSICALI NELLA LITURGIA

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coMe accoMpaGnare un canto con La cHitarra1.

Pierangelo Ruaro, prete diocesano che ha conseguito il diploma di chitarra classica presso il conservatorio “J. Tomadini” di Udine. Insegna in seminario ed è vicedirettore dell’Ufficio diocesano per la liturgia di Vicenza, con l’incarico di seguire il settore musica, con particolare attenzione alla formazione e animazione dei cori giovanili. Autore di diversi canti liturgici pubblicati per la LDC di Torino e la GC Records di Vicenza, partecipa alla attività di Universa laus e collabora con la rivista Musica e Assemblea

Per suonare in chiesa basta conoscere gli accordi e qualche ritmo ?È ovvio che la risposta è negativa per diversi motivi:

non tutti i canti sono ritmici (ma non per questo non possono essere accompagnati con —la chitarra); �

i canti cosiddetti “ritmici” non sono tutti uguali e quindi richiedono soluzioni di —accompagnamento diverse; �

le strutture dei canti liturgici, per il fatto che sono modellati sul rito che cantano o —accompagnano, non sempre corrispondono al genere della “canzone” sul quale sono, �invece, costruiti quasi tutti i brani della musica leggere e rock. �

Solo per i canti giovanili ?

La chitarra viene spesso associata all’accompagnamento dei canti “ritmici” o “giovanili”. Questa affermazione è solo parzialmente vera, perché di fatto una chitarra può accompagnare qualsiasi tipo di canti, a condizione, chiaramente, di aver trovato la maniera adeguata.

È quantomeno difficile accompagnare alla chitarra certi corali, o trascrivere per chitarra alcuni accompagnamenti scritti nello stile contemporaneo, ma niente è impossibile per principio.

Due priorità

Mi sembra ora di poter individuare due priorità, apparentemente antitetiche, per il chitarrista liturgico (per ora lasciamo da parte la tecnica solistica). Esse sono:

1) acquisire una certa precisione ritmica e impadronirsi di un buon numero di patterns (combinazione di pennate che costituiscono uno schema ritmico) di accompagnamento;

2) imparare a suonare con la tecnica degli “strappati” a tempo libero, cioè dimenticando la regolare scansione ritmica tipica della musica leggere o rock, e seguendo, invece, la ritmica libera delle parole del canto. In questo modo sarà possibile accompagnare anche qui canti che non appartengono al repertorio giovanile, come i corali o i recitativi dei salmi.

Quando utilizzare la chitarra

Il problema vero non riguarda tanto il tipo di canti da accompagnare, quanto piuttosto valutare l’opportunità o meno di utilizzare la chitarra per l’accompagnamento tenuto conto dell’ambiente in cui si celebra e delle persone che vi partecipano.

Nel nostro percorso terremo in considerazione entrambe le modalità di accompagnamento: in arpeggio o a ritmo.

Utilizzeremo questa terminologia (a ritmo) anche se è impropria, perché ogni musica e ogni accompagnamento, di fatto, sono ritmici, se manteniamo questo termine è perché normalmente in questo modo viene distinto l’accompagnamento a plettro da quello in stile classico.

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GLI STRUMENTI MUSICALI NELLA LITURGIA

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Due tecniche di cui impadronirsi

Se un chitarrista vuole migliorare la sua tecnica e le sue prestazioni e, soprattutto, se vuole qualificare il suo servizio liturgico, deve allenarsi e migliorarsi in entrambe le tecniche.

Lasciando ai vari metodi di chitarra il compito di fornire gli esercizi per tenere in forma costante mano sinistra e mano destra, per suona in arpeggio o accompagna a ritmo con le dita, una tecnica importantissima da acquisire, utile per eseguire linee melodiche, ma non solo, consiste nel:

saper alternare le dita indice e medio della mano destra che pizzicano le corde; —usare tutte le dita della mano sinistra (naturalmente escluso il pollice) che schiacciano —sulla tastiera. �

Per chi ha frequentato qualche corso di strumento, probabilmente questa indicazione apparirà banale; in realtà la maggioranza dei chitarristi, autodidatti, tende a suonare più note in successione con lo stesso dito di entrambe le mani. Questo fatto crea notevoli problemi quando si tratta di suonare in velocità, o quando in contemporanea si deve suonare una nota al basso.

Per chi usa il plettro, oltre alle notizie date in precedenza, ricordiamo che la pennata può essere data su una corda, su due, su tre, su quattro, su cinque e infine sulle sei corde.

La pennata su una corda è naturale per un solista, ma anche il chitarrista ritmico può trovarsi spesso a suonare su una corsa sola, per esempio quando arpeggia o quando suona dei bassi singoli da alternare all’accordo.

La pennata su due corde è possibile su cinque diversi gruppi di corde:

1-2/2-3/3-4/4-5/5-6

quella su tre corde è possibile su quattro gruppi:

1-2-3/2-3-4/3-43-5/4-5-6

quella su quatto corde è possibile su tre gruppi:

1-2-3-4/2-3-4-5/3-4-5-6

quella su cinque corde è possibile su due gruppi:

1-2-3-4-5/2-3-4-5-6

Vale la pena, anche per un principiante, esercitarsi su ciascuno di questi gruppi di corde, perché questo dà la possibilità di eseguire gli accordi in forme diverse, o ridotte, e quindi può rendere meno faticoso l’accompagnamento.

Inoltre permette di superare facilmente alcune difficoltà , come per esempio alcune posizioni difficili di accordi.

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canti per Le doMenicHe deL Mese di Gennaio1.

Questa sezione vuole essere d’aiuto e di indicazione per la scelta dei canti per la Celebrazione Eucaristica considerando la liturgia del giorno e il tempo liturgico.

La numerazione è riferita al libretto dio della mia Lode anno 2011.

01 Gennaio - Maria santissiMa Madre di dio

Ingresso 217 kyrie M Gialloreti Gloria 26Canto al Vangelo 18 Offertorio 196 Santo 234Anamnesi Dossologia Padre Nostro 203Embolismo Agnello di Dio 219 Comunione 371Ringraziamento 361 Conclusione 304

06 Gennaio - epifania deL siGnore

Ingresso 356 Kyrie 347 Gloria 27Canto al Vangelo 15 Offertorio 280/342 Santo 233Anamnesi Dossologia Padre Nostro 203Embolismo Agnello di Dio 137 Comunione 298Ringraziamento 219 Conclusione 131/345

08 Gennaio - BattesiMo deL siGnore (anno B)

Ingresso 47 Kyrie (Sorgente di salvezza) Gloria 145Canto al Vangelo 23 Offertorio 59 Santo 235Anamnesi Dossologia Padre Nostro (Sorgente di salvezza)

Embolismo Agnello di Dio (Sorgente di salvezza) Comunione 383Ringraziamento 132/320 Conclusione 354

15 Gennaio - ii doMenica deL teMpo ordinario (anno B)

Ingresso 27 Kyrie 352 Gloria 364Canto al Vangelo 162 Offertorio 03 Santo ex 120 Anamnesi Dossologia Padre Nostro 203Embolismo Agnello di Dio 279/64 Comunione 143Ringraziamento 333 Conclusione 294

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22 Gennaio - iii doMenica deL teMpo ordinario (anno B)

Ingresso 358 kyrie M Gialloreti Gloria 26Canto al Vangelo 18 Offertorio 196 Santo 234Anamnesi Dossologia Padre Nostro 203Embolismo Agnello di Dio 6 Comunione 371Ringraziamento 326 Conclusione 40/41

29 Gennaio - iV doMenica deL teMpo ordinario (anno B)

Ingresso 358 kyrie M Gialloreti Gloria 26Canto al Vangelo 18 Offertorio 196 Santo 234Anamnesi Dossologia Padre Nostro 203Embolismo Agnello di Dio 6 Comunione 371Ringraziamento 326 Conclusione 40/41

aL serVizio deLLa paroLa2.

Il salmo responsoriale è strettamente legato alla prima lettura. Si presenta come un’eco di essa.

Si tratta di un testo poetico che si esprime ritmicamente e che ha bisogno di calma, pause, silenzio. Ecco perché è bene differenziare il lettore della prima lettura da chi proclama o canta il salmo. Si tratta di due stili diversi: uno in prosa, in narrazione, l’altro in poesia pregata (o preghie-ra poetica). Il salmo non deve apparire come una lettura supplementare, ma una risposta lirica dell’assemblea alle meraviglie che Dio sta realizzando in lei. Il salmo e, in particolare, il ritornello ripetono per lo più una o l’altra delle parole che sono state proclamate. Il popolo risponde al Si-gnore riutilizzando le Sue parole appena ascolta- te. Il ritornello introduce il salmo e gli dà il suo colore, dando anche la chiave di interpretazione principale della lettura appena proclamata (nel contesto liturgico).

Il salmo normalmente sia cantato, possibilmente sia nel ritornello (solista con assemblea) che nella strofa (solista). Ma almeno il ritornello sia sempre cantato la domenica e nelle solennità. E’ possibile prevedere alcune “melodie-tipo” che possono adattarsi a diversi ritornelli. Potrebbe es-sere la soluzione di partenza, da superare poi, pian piano, con l’impegno di insegnare e cantare melodie diverse per ogni salmo (ecco il senso della raccolta diocesana dei Salmi).

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saLModie•

Di o ab bia pie tà di no i

Ritornello

e ci be ne di ca.- - - - - - -

2. Gioiscano le na3. Ti lodino i popoli, o

1. Dio abbia pietà di noi e ci benezioDi

dinio,

ca,

Strofe

e si ralti lodino i popoli

su di noi faccia splendere il suoletut

volgrino,ti.

to;-- -

-- - - - - - - - -- - -

perché tu giudichi i popoli con rettiCi benedica Dio e lo

perché si conosca sulla terra la tuatute

vidine,mano

a,governi le nazionitutti i confini

la tua salvezza fra tutsuldel

telala

leterra.terra.

genti.- --- -

- -

Maria Santissima Madre di Dio

ULN-CEI

01 GENNAIO - MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO

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06 GENNAIO - EPIFANIA DEL SIGNORE

Tia do re ran no, Si

gno re, tut tii

Ritornello

po po li del la

ter ra.

- - - - - - - - - - -

2. Nei suoi giorni fiorisca il3. I re di Tarsis e delle isole portino tri4. Perché egli libererà il misero che in

1. O Dio, affida al re il tuo digiubuvo

ritstoti,ca

to,

Strofe

e abbondi la pace, finché non si spenga lai re di Saba e di Seba offranoe il povero che non trova a

al figlio di re la tua giuludoiu

stina.ni.to.

zia;

-- - -- - - - - -

- - - - - --

E dòmini da mare aTutti i re si prostrinoAbbia pietà del debole e del

egli giudichi il tuo popolo secondo giumaami

stire,lui,sero

zia

dal fiume sino ai confinilo servano tute salvi la vi

e i tuoi poveri secondodelteta

illaledei

diterra.genti.miseri.

ritto.

- - --

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- - -

Epifania del Signore

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08 GENNAIO - BATTESIMO DEL SIGNORE - ANNO B

At tin ge re mo con gio ia al le sor

Ritornello

gen ti del la sal vez za.- - - - - - - - - - -

2. Rendete grazie al Si3. Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose ec

1. Ecco, Dio è la mia salgnocel

vezrese,

za;

Strofe

e invocate il suole conosca tutta la

io avrò fiducia, non avrò tinoter

mome,ra.

re,--- - - -

- - - - - - -

- - -

proclamate fra i popoli le sueCanta ed esulta, tu che abiti in

perché mia forza e mio canto è il SioSi

gnopere,on,

re;fate ricordare che il suo nomeperché grande in mezzo a te è il Santo

egli è stato laèd’I

miasusra

salblime.ele.

vezza.- -

- -

- - -

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Battesimo del Signore - anno B

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15 GENNAIO - II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Tratto dal Salmo 39 - Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

22 GENNAIO - III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Tratto dal Salmo 24/25 - Fammi conoscere Signore le tue vie.

29 GENNAIO - IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Tratto dal Salmo 24/25 - Fammi conoscere Signore le tue vie.

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Progetto grafico e impaginazione: Francesco Angioletti

Il prossimo numero sarà online nella prima settimana del mese di Febbraio 2012

area carismatica:

La musica e il canto profezia dell’amore di Dio

area Liturgico - Musicale

Dieci parole per la musica liturgicaIl Canto GregorianoIl Papa e la Liturgia

area tecnica

Le caratteristiche della voceScrivere e leggere le note

Impariamo a suonare un canto

Gli strumenti musicali nella Liturgia:

La chitarra

Gli strumenti musicali nella Bibbia

La musica nella Bibbia

animazione domenicale

Canti per il Tempo LiturgicoAl Servizio della Parola: Salmodie

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tattarci direttamente scrivendo alla nostra email:

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legamento via email e di non poterlo visionare online,

provvederemo a inviarti copia cartacea, contattandoci al

seguente numero di cellulare +393477669176.

attiVitÀ diocesane

Giornata della Vita - Domenica 5 Febbraio 2012.Tutti i gruppi ore 9,00-11,00 in Piazza Dante

Roveto Ardente …….. Marzo 2012 a Capodimonte ore 20,30 - 22,00

Cattedrale di Napoli - Adorazione Giovedì Santo animata dai giovani del RnS con Card. Sepe - giovedì 5 Aprile 2012 ore 20,00

Cattedrale di Napoli - Adorazione della Croce - Venerdì Santo animata dal RnS con Card. Sepe - venerdì 6 Aprile 2012 ore 17,00