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1 Politecnico di Milano FACOLTA’ DI ARCHITETTURA E SOCIETA’ CORSO DI ESTIMO VALUTAZIONE DELLA SOSTENIBILITA’ ENERGETICO-AMBIENTALE DEI PROGETTI. SELEZIONE DEL MATERIALE DIDATTICO 2009-2010 a cura di Gianni Utica e Marco Tomo doc. 02 - versione aprile 2010 Politecnico di Milano – Facoltà di Architettura e Società CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN ARCHITETTURA – Sede Milano Indirizzo Progettazione dell’Architettura Sostenibile LABORATORIO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA SOSTENIBILE Modulo ESTIMO

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Politecnico di Milano

FACOLTA’ DI ARCHITETTURA E SOCIETA’

CORSO DI ESTIMO

VALUTAZIONE DELLA SOSTENIBILITA’ ENERGETICO-AMBIENTALE DEI

PROGETTI.

SELEZIONE DEL MATERIALE DIDATTICO 2009-2010 a cura di Gianni Utica e Marco Tomo doc. 02 - versione aprile 2010 Politecnico di Milano – Facoltà di Architettura e Società CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN ARCHITETTURA – Sede Milano Indirizzo Progettazione dell’Architettura Sostenibile LABORATORIO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA SOSTENIBILE Modulo ESTIMO

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Materiale ad uso esclusivamente didattico per il Laboratorio di Progettazione Architettonica Sostenibile contributo di Estimo tenuto dal Prof. Ing. Marco Tomo .

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CORSO DI ESTIMO

VALUTAZIONE DELLA SOSTENIBILITA’ ENERGETICO-AMBIENTALE DEI PROGETTI.

INDICE

1. OTTIMIZZAZIONE ENERGETICA ED AMBIENTALE NELL’EDILIZIA SOSTENIBILE

Materiale didattico tratto da: www.comune.palermo.it/comune/assessorato ambiente Progetto Sun&Wind – www.sunandwind.it - Marco Beccali, Maurizio Cellura, P. Finocchiaro, A.Giaccone, M. Sorce - Dipartimento di Ricerche Energetiche ed Ambientali, Palermo.

2. CERTIFICAZIONE DELLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE DEGLI EDIFICI: SISTEMA DI CERTIFICAZIONE SBC E LEED

Materiale didattico tratto da: Prof. Ing. Marco Tomo - Appunti delle lezioni del corso di Laboratorio di Progettazione Architettonica Sostenibile, contributo di Estimo AA. 2009-2010 Laurea Magistrale in Architettura – indirizzo AS8 – Progettazione dell’Architettura Sostenibile. 3. PROTOCOLLO ITACA PER LA VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ ENERGETICA ED AMBIENTALE DI

UN EDIFICIO Materiale didattico tratto da: www.itaca.org

4. PROTOCOLLO ITACA 2009 VALUTAZIONE ENERGETICO – AMBIENTALE EDIFICI RESIDENZIALI: NUOVA COSTRUZIONE E RECUPERO

Materiale didattico tratto da: www.itaca.org 5. ELEMENTI DI EDILIZIA SOSTENIBILE PROGETTARE E COSTRUIRE IN SINTONIA CON

L’AMBIENTE Materiale didattico tratto da: www.areeurbane.apat.it/site.pdf

D. Santonico (APAT - Dipartimento Stato dell’Ambiente e Metrologia Ambientale), A. Raspar (EdicomEdizioni).

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Materiale didattico tratto da: www.comune.palermo.it/comune/assessorato ambiente Progetto Sun&Wind – www.sunandwind.it - Marco Beccali, Maurizio Cellura, P. Finocchiaro, A.Giaccone, M. Sorce Dipartimento di Ricerche Energetiche ed Ambientali, Palermo

1. OTTIMIZZAZIONE ENERGETICA ED AMBIENTALE NELL’EDILIZIA SOSTENIBILE

1.1 PREMESSA

Un percorso di sviluppo compatibile con la “carrying capacity” del pianeta terra richiede interventi radicali nella realizzazione e nella gestione di “edifici e costruzioni sostenibili” [UNEP 2003]1. Se, però, in termini generali il tema della sostenibilità può essere sintetizzabile nella ricerca di un benessere sociale perseguito attraverso la riduzione della quantità di risorse ambientali consumate, nel settore delle costruzioni altre tematiche non meno significative si intrecciano a quanto sopra affermato. Rimanendo nell’ambito più propriamente fisico-tecnico, aspetti quali il comfort termoigrometrico, la qualità dell’aria interna, il controllo del rumore, il comfort visivo e –più in generale- la qualità ambientale degli spazi confinati e l’ottimizzazione dei consumi di risorse possono essere considerati parametri progettuali che concorrono in eguale misura al conseguimento degli obiettivi di benessere e di sostenibilità delle trasformazioni compiute. Un ruolo fondamentale in questo difficile percorso di transizione può essere svolto dai progettisti che effettuano delle scelte tra possibili alternative, ognuna delle quali comporta maggiori o minori impatti ambientali, ed influenza le future condizioni di benessere degli individui all’interno degli spazi confinati. Nel contempo, l’elaborazione di strategie adatte ad affrontare problemi così complessi richiede anche l’applicazione di strumenti di supporto alla decisione che guidino verso un processo decisionale trasparente, ripercorribile e maggiormente consapevole. Il quadro sopra delineato è complesso per definizione ma per affrontarlo è anzitutto necessario consolidare delle strategie progettuali che si basino su un approccio globale nella valutazione della qualità dell’edificio. In riferimento alle originali esigenze testè descritte la comunità scientifica ha sviluppato nell’ultimo decennio varie metodologie di valutazione delle prestazioni energetiche ed ambientali degli edifici, che costituiscono un valido supporto sia nella fase di progettazione che in quella di riqualificazione e miglioramento degli edifici esistenti. Di seguito viene descritto sinteticamente uno dei metodi più diffusi nella valutazione delle sostenibilità dell’organismo edilizio, il GBTool. Il metodo si avvale di un software di supporto alla decisione, il GBTool 1.81, che genera un indice sintetico –meglio definito nel seguito- che esprime quantitativamente il sistema di preferenze del decisore nel valutare la sostenibilità dell’organismo edilizio. 1.2 IL GREEN BUILDING CHALLENGE (GBC)

Tra le molteplici esperienze prima ricordate vanno segnalati i lavori svolti dal Green Building Challenge (GBC), un network internazionale di soggetti scientifici e di operatori nel settore delle costruzioni edilizie che mira a conseguire i seguenti obiettivi [GBC, 2002]: 1. Far progredire il livello delle conoscenze tecnico-scientifiche e delle metodologie che si occupano della valutazione delle prestazioni energetico-ambientali degli edifici; 2. Realizzare uno strumento che serva da riferimento per la valutazione della sostenibilità degli edifici; 3. Incentivare la ricerca nel settore dell’edilizia sostenibile, coinvolgendo i progettisti, le imprese edili, le industrie che operano nel settore, ecc.

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Gli studi condotti dal GBC hanno portato alla definizione del Green Building Tool (GBTool), uno dei software più accreditati per la valutazione della sostenibilità degli edifici. Con la redazione del GBTool, gli autori si sono prefissati l’obiettivo di: - Elaborare una metodologia generale, riconosciuta a livello internazionale - Facilitare un confronto internazionale delle prestazioni ambientali di tipologie di edifici anche fortemente dissimili Il GBTool consente di valutare l’impatto ambientale di una generica costruzione lungo l’intero ciclo di vita della stessa, ed impiega un indice sintetico che riassume le prestazioni dell’edificio e viene utilizzato per classificare quali-quantitativamente la costruzione esaminata. Il metodo può essere adattato alle condizioni locali in cui viene applicato (clima, condizioni economiche e culturali, priorità ambientali, ecc.) pur mantenendo la medesima terminologia e la stessa struttura di base. Ogni gruppo nazionale che interviene nei lavori del network ha il compito di adattare il modello alle peculiarità nazionali e di testare la trasferibilità del metodo al contesto locale. Fanno parte del gruppo italiano i Politecnici di Torino e Milano e l’Università di Palermo. Sulla base del GBtool in Italia è stato inoltre sviluppato il protocollo ITACA che attualmente è stato oggetto di alcune applicazioni e che ha riscontrato l’interesse di numerosi Enti Locali. 1.2.1 Il software GBTool

Nell’impiego del GBtool, il primo passo procedurale richiesto è la definizione di un edificio di riferimento (benchmark) rispetto al quale si confrontano le prestazioni dell’edificio esaminato (design building). I due edifici sono caratterizzati dall’avere forma e dimensioni analoghe ed il medesimo utilizzo da parte degli utenti. Nella definizione del benchmark occorre che gli indicatori impiegati siano rappresentativi delle tipologie costruttive e impiantistiche standard, estrapolando dall’universo dei dati disponibili un edificio campione di tali caratteristiche. Nel GBTool la valutazione delle prestazioni dell’edificio è strutturata gerarchicamente in quattro livelli (Fig.1).

Figura 1 - Struttura gerarchica del GB Tool.

criteria

BSI

l m …… issues

categories

Sub criteria

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Ogni indice di livello superiore è ottenuto dall’aggregazione pesata degli indici appartenenti ai livelli più bassi. Le aree di valutazione, livello gerarchico inferiore dell’indice sintetico BSI (vedi Fig. 1) sono strutturati nelle seguenti aree tematiche: 1. Consumo di risorse: include i consumi di energia e di risorse naturali 2. Carichi ambientali: include le principali emissioni in aria ed acqua 3. Qualità dell’ambiente interno: contempla le caratteristiche dell’edificio che potrebbero indurre riflessi sulla salute e sul “comfort” degli occupanti. 4. Economia: è rappresentata dalla valutazione dei costi 5. Qualità del servizio: include considerazioni progettuali che hanno ripercussioni sulla manutenzione, sulla vita utile dell’edificio, sull’uso degli impianti 6. Qualità della gestione: racchiude le attività che precedono la realizzazione dell’edificio (attività di pianificazione, autorizzazioni, ecc.) 7. Trasporti Gli indicatori impiegati devono presentare alcune caratteristiche di seguito elencate: - devono avere una forte rappresentatività nei comparti esaminati; - devono essere prevalentemente quantificabili e qualora siano definiti qualitativamente bisogna impiegare scale di riferimento trasparenti e ripercorribili;

- devono perseguire degli obiettivi di ampio respiro;

- devono avere una comprovata valenza scientifica;

- devono essere dotati di prerogative di interesse pubblico. Il metodo di attribuzione dei punteggi fa riferimento a una scala di valori che va da -2 a +5 (Tab. 1) dove lo zero rappresenta il valore dello standard di paragone (benchmark) riferibile alla pratica costruttiva corrente, nel rispetto della legislazione vigente.

-2 rappresenta una prestazione fortemente inferiore allo standard industriale ed alla pratica accettata. Corrisponde anche al punteggio attribuito ad un requisito nel caso in cui non sia stato verificato;

-1 rappresenta una prestazione inferiore allo standard industriale e/o alla pratica accettata 0 rappresenta la prestazione minima accettabile definita da leggi o regolamenti vigenti nella

regione, o nel caso in cui non vi siano specifici regolamenti di riferimento, rappresenta la pratica comune utilizzata nel territorio;

1 rappresenta un lieve miglioramento della prestazione rispetto ai regolamenti vigenti ed alla pratica comune;

2 rappresenta un moderato miglioramento della prestazione rispetto ai regolamenti vigenti ed alla pratica comune;

3 rappresenta un significativo miglioramento della prestazione rispetto ai regolamenti vigenti ed alla pratica comune. È da considerarsi come la pratica corrente migliore;

4 rappresenta un moderato incremento della pratica corrente migliore; 5 rappresenta una prestazione considerevolmente avanzata rispetto alla pratica corrente, di

carattere sperimentale e dotata di prerogative di carattere scientifico. Tabella 1 – GB Tool: scala di valori per l’attribuzione dei punteggi 1.2.2 L’indice Globale BSI

Il GBTool permette di calcolare un indice globale, denominato Building Sustainability Index (BSI), che sintetizza il livello di prestazioni dell’edificio analizzato con riferimento all’edificio benchmark, a cui è assegnato il valore zero (0) nella scala di valutazione. In dettaglio il punteggio (tra -2 e +5) associato al BSI è il risultato del seguente processo:

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Indicato con “Score (S)” il punteggio corrispondente al dato grezzo dell’i-esimo criterio (o sotto criterio) del comparto ambientale Ck, il sub indice SIk, (weighted Score) si ottiene per mezzo di una aggregazione lineare dei suddetti Scores. Estendendo questa procedura di aggregazione additiva a tutti i comparti (Issues) si ricava l’insieme S dei sub indici :

( )

=== ∑=

n

1iik,iikk m,,1kxscorewSI:SIS K (1)

dove: m è il numero dei comparti; wi è il peso assegnato al criterio (criteria) o sotto criterio (sub-criteria). Applicato lo stesso modello di aggregazione (additiva) a tutti i sub indici SIk, si ottiene il valore dell’indice sintetico BSI:

== ∑=

m

1ikkSIwBSI:BSIBSI (2)

dove wk è il peso attribuito al k-esimo sub-indice SIk. La selezione dei criteri e dei sotto-criteri di prestazione avviene in base a regole precise: 1. gli indicatori delle prestazioni che si trovano allo stesso livello devono essere mutuamente esclusivi; 2. gli indicatori a un livello più basso devono essere sottoinsiemi logici del relativo livello superiore; 3. gli indicatori al livello più alto devono avere almeno due sotto-indicatori, eccezion fatta per l’ultimo livello

di valutazione. A volte può accadere che un criterio o sotto-criterio non sia applicabile al caso studio: in questo caso sarà ad esso assegnato un peso nullo (0). L’uso di tale designazione ha una considerevole influenza sul punteggio ottenuto come aggregazione dei diversi valori, per cui è importante l’utilizzo appropriato di tale scelta. Il GBTool consente di assegnare i pesi solo ai livelli più alti (Performance Issues e Categories). I pesi relativi ai criteri e sotto-criteri sono fissati dal software, sono immutabili e ciò costituisce uno dei limiti più significativi del metodo stesso. 1.3 I LIMITI DEL METODO

Il software GBTool presenta un voluminoso “corpus” di indicatori che lo rendono applicabile a diverse tipologie di edificio. Di converso, sovente tali indicatori sono di difficile computazione oppure non sono applicabili al caso studio, e nel caso di mancata applicabilità si assegna a tali criteri un peso nullo. Inoltre il database non è dinamico ed è impossibile ampliare o modificare sia il numero di comparti ambientali che il numero di indicatori ad essi associati. La metodologia utilizzata per la normalizzazione dei dati è poco trasparente e ciò comporta una minore affidabilità scientifica ed una bassa applicabilità pratica. Inoltre l’impiego di un indice unico che sintetizza tutte le prestazioni dell’edificio comporta una perdita di informazione notevole, specie in presenza di un grosso numero di parametri coinvolti. Infatti, l’aggregazione dei criteri, a volte anche poco significativi, rischia di appiattire il risultato finale, fornendo all’utente un giudizio sintetico che non sempre evidenzia in maniera adeguata le differenze prestazionali tra benchmark e design. La variabilità dell’indice sintetico mostra inoltre che il modello è notevolmente sensibile all’assegnazione dei pesi, ma il software non consente di condurre un’analisi di sensibilità, ovvero un’analisi che permetta di stabilire quanto l’incertezza e la variabilità connessa con i dati di input possa incidere sui risultati finali.

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Il voluminoso insieme di indicatori può inoltre ingenerare confusione nel caso di utenti poco avvezzi all’uso di strumenti di supporto alla decisione. Infine, l’algoritmo impiegato, che è rappresentato dalla forma additiva della funzione di utilità, necessita delle condizioni di indipendenza e non ridondanza dei criteri. Il GBTool non verifica sussistenza di tali condizioni. 1.4 CONCLUSIONI

Il rilevante ruolo del settore edile e più in generale dell’industria delle costruzioni nel conseguimento di percorsi di sviluppo sostenibile ha indotti prestigiosi organismi internazionali, primo fra tutti l’UNEP, ad occuparsi di tali comparti. Nel consesso internazionale viene evidenziata la necessità di incrementare la ricerca e la sperimentazione nei settori anzidetti, con l’obiettivo primario di definire delle “buone pratiche sostenibili” caratterizzate da elevata trasferibilità e che interessino la composita sfera di attori che intervengono nel processo edilizio. Il GBTool, software redatto in seno al network internazionale GBC, coltiva l’ambizioso proposito di divenire il modello di riferimento nella valutazione della sostenibilità degli organismi edilizi, ma dalle esperienze fin qui collezionate il metodo ha mostrato significativi limiti nell’applicabilità ai contesti locali nonché la inadeguata flessibilità e la scarsa trasparenza del software. Alla luce di tali considerazioni vanno certamente rafforzati gli sforzi finalizzati al miglioramento del metodo per contribuire al superamento dei limiti e delle problematiche a lungo descritte in precedenza. 1.5 BIBLIOGRAFIA

[Beccali et al., 2001] Beccali G., Cellura M., Mistretta M, “Towards an Environmental Index of Sustainability to be Adopted in Urban Context”, Proceedings of the 7th International World Congress Clima 2000, Napoli, 15 th to 18th September, 2001. [Beccali et al., 2002] Beccali G., Cellura M., Mistretta M, “A Decision Support System Software based on Multi-Criteria Analysis for the Selection of Urban Sustainability Scenarios”, Proceedings of the International Conference Rio 02 World Climate and energy Event, Rio de Janeiro 6th to 10 th of January, 2002. [Bousted, 2001] Boustead Ltd. Boustead Model, environmental database, 2001 [CRISP, 2001] Network on City Related Sustainability Indicators, “City-related Sustainability Indicators - State-of-the-art”, CRISP - State of art report, 2001. [DOE 2.1] Lawrence Berkeley Laboratory, Simulation Research Group, DOE 2.1. [GBC, 2002] Green Building Challenge 2002, “GBTool User Manual”, iiSBE International Initiative for a Sustainable Built Environment, 2002 [GEMIS] Öko-Institut (Institut für angewandte Ökologie). Global Emission Model for Integrated Systems (GEMIS), German environmental database. [ISO14040, 1998] International standard ISO 14040 “Environmental management - Life cycleassessment- Principles and framework”, 1998 [Menard et al., 1998] Menard M., Pasinetti R., Woess-Gallasch S., “AIRES – Un modello per l’Analisi Integrata per la Riduzione dell’Effetto Serra” (in Italian language), Istituto di Ricerche Ambiente Italia, Milano 1998 [UNEP, 2003] UNEP, “Sustainable Building”, A Special Issue of Industry and Environment, Volume 26, No 2-3, April-September 2003 [UNI 10349] Italian Standard UNI 10349, “Riscaldamento e raffrescamento degli edifici- Dati climatici” (in Italian language), 1994 ________________ 1 Secondo quanto riportato dall’UNEP, il settore degli “edifici e delle costruzioni” incide, a livello mondiale, per circa il 40% degli usi finali di energia, circa il 50% delle risorse impiegate, il 40% circa delle emissioni di gas serra. In termini economici, il 10% del PIL mondiale e il 7% della forza lavoro è riconducibile a tale settore.

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Materiale didattico tratto da: Prof. Ing. Marco Tomo - Appunti delle lezioni del corso di Laboratorio di Progettazione Architettonica Sostenibile, contributo di Estimo AA. 2009-2010 Laurea Magistrale in Architettura – indirizzo AS8 – Progettazione dell’Architettura Sostenibile.

2. CERTIFICAZIONE DELLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE DEGLI EDIFICI: SISTEMA DI CERTIFICAZIONE SBC E LEED

2.1 PREMESSA

Nell’ambito delle attività su progetti di edilizia sostenibile sia sulle nuove costruzioni sia sulle riqualificazioni edilizie di patrimoni immobiliari esistenti sono stati sviluppati negli ultimi anni servizi di certificazione volti alla caratterizzazione delle prestazioni ambientali, energetiche, impiantistiche e costruttive dell’immobile durante il suo intero “life cycle”, rifacendosi ai maggiori standards internazionali di “Green Building Sustainability”. Negli ultimi cinque anni in Italia si è posta l’attenzione sui due maggiori protocolli internazionali di certificazione “Green” degli immobili, ovvero:

- Il Protocollo “SBC” (Sustainable Building Council) concepito in Europa. - Il Protocollo noto come “LEED” (Leadership in Energy and Environmental Design) di

matrice statunitense. 2.2 L’SBC ITALIA

L’ Associazione denominata “SBC Italia” è concessionaria esclusiva per l’Italia delle attività di certificazione secondo il modello SBC. Tra i principali Enti e Società aderenti ad SBC Italia si ricordano la Regione Lombardia, la Regione Piemonte, la Regione Puglia, Intesa San Paolo, ITC CNR ed ANCE. Il Protocollo di certificazione SBC ha come punto di forza essenzialmente il riconoscimento del metodo in termini di riferibilità e confrontabilità dei risultati in Europa, sia sui nuovi progetti che sul costruito. Si sottolineano in particolare i seguenti aspetti. 2.2.1 La riferibilità Europea ed Internazionale:

SBC Italia fa parte della Sustainable Building Alliance, organizzazione a livello internazionale che funge da piattaforma tecnico scientifica per il mutuo riconoscimento dei sistemi di certificazione della sostenibilità ambientale degli edifici. Oltre al Protocollo SBC attualmente sono membri dell’alleanza tra gli altri il sistema britannico (BREEAM), francese (HQE) e tedesco (DGNB). La partecipazione a tale network internazionale consente un efficace scambio ed armonizzazione delle best practices internazionali, oltre a favorire la nascita di rapporti delle imprese e organizzazioni italiane aderenti con i maggiori portatori di interesse in altre nazioni. Il Council collabora inoltre con l’UNEP (United Nations Environmental Program) nell’ambito di diversi gruppi di lavoro e think tank sull’edilizia sostenibile.

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2.2.2 Strumento di valutazione:

Il Protocollo SBC permette di valutare sulla base di norme europee un edificio in tutte le fasi del suo ciclo di vita: progetto, costruzione, collaudo ed esercizio. I criteri di valutazione sono organizzati in aree tematiche e livelli gerarchici:

• Sito; • Consumo delle Risorse;

• Carichi Ambientali; • Qualità Ambientale Indoor; • Qualità del Servizio; • Aspetti Socio Economici.

A seconda della prestazione rispetto a ogni criterio l’edificio riceve un punteggio da -2 a 5 (eccellenza). 2.2.3 Maggiori applicazioni del Protocollo SBC in corso in Italia:

- Grattacielo della regione Piemonte (progetto Arch. M. Fuksas); - Grattacielo Intesa San Paolo (progetto R. Piano); - Progetto Palazzo dell’edilizia ad Alessandria (progetto D. Libeskind); - Grattacielo ERICSSON Genova (progetto M. G .Faruffina); - Edificio uffici/terziario “PLANUM” - Erba (CO); - Università di Genova Erzelli (progetto M.Bellini).

2.3 IL LEED

Il LEED è uno strumento di certificazione della sostenibilità ambientale degli edifici di matrice Statunitense. Attualmente GBC Italia ha firmato un agreement con US GBC per la realizzazione del sistema LEED Italia sulla base degli standard LEED US. 2.3.1 La riferibilità Europea ed Internazionale:

Il protocollo LEED ha una notevole visibilità internazionale con valenza in 40 Paesi nel mondo. GBC Italia ha firmato un agreement con US GBC per la realizzazione del sistema LEED Italia sulla base degli standard LEED US. In attesa di questo rilascio GBC Italia ha adottato il sistema GBC US. 2.3.2 Strumento di valutazione e riferibilità alle norme europee

Lo strumento di certificazione LEED è un sistema completo che ricalca gli standard della GBChallenge. Si concentra molto sulla sostenibilità del sito e sull’energia. Ha visibilità internazionale e la prospettiva di poter essere utilizzato anche in Italia contando sull’adattamento di questo sistema alla normativa italiana. Infatti, attualmente non adattato alla legislazione e normativa italiana. 2.3.3 Strumento di valutazione:

I criteri di valutazione sono organizzati in aree tematiche:

• Siti Sostenibili;

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• Gestione efficiente dell’acqua;

• Energia ed atmosfera;

• Materiali e risorse; • Qualità degli ambienti interni; • Progettazione ed innovazione e Priorità Regionali.

A seconda della prestazione rispetto a ogni criterio esistono quattro livelli di Certificazione:

• Platinum ( > 80)

• Gold (60÷79 punti)

• Silver (50÷59 punti)

• Certified (40÷49 punti), 2.3.4 Maggiori applicazioni del Protocollo LEED in corso in Italia:

- Barracks Complex - U.S. Navy, Naval Facilities Engineering - Vicenza (ultimato); - Airborne Deployment Facility, TCMO - Aviano (ultimato); - Garibaldi Repubblica, Hines - Milano; - Progetto Basilisco, Hines - Peschiera Borromeo; - Turin DC2 Huhtamaki , Prologis Italia - Settimo Torinese; - Varesine High-Rise Commercial, Hines - Milano - Sede Artigiani e Piccole Imprese - Trento; - Ifad New Headquarters - Roma.

2.4 APPLICABILITA’

La certificazione di sostenibilità non è un requisito normativo e quindi non è un obbligo dotare un immobile del relativo certificato. Non tutti gli immobili devono pertanto avere la relativa certificazione e quindi si dovrà valutare caso per caso, secondo opportunità se ricorrere o meno alle relative attività di certificazione. In relazione ai due modelli presentati, si possono sviluppare le seguenti considerazioni: 1) La certificazione LEED è utilizzabile negli interventi di sviluppo immobiliare. Nell’ambito del terziario può essere un veicolo per attrarre conduttori internazionali. Non appare uno strumento particolarmente idoneo da applicare a ristrutturazioni standard che prevedono solo semplici riqualificazioni e non rifacimenti completi di parti di immobili e di impianti. 2) Per tutte le altre tipologie di riqualificazione per cui è necessario produrre una certificazione di sostenibilità, il metodo più idoneo appare essere l’SBC, che per il residenziale confluisce nel il metodo ITACA.

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Materiale didattico tratto da: www.itaca.org

3.PROTOCOLLO ITACA PER LA VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ ENERGETICA ED AMBIENTALE DI UN EDIFICIO

3.1 INTRODUZIONE

3.1.1 Considerazioni introduttive

In questi ultimi anni il panorama della bioedilizia in Italia ha assunto nuove connotazioni e una rapida evoluzione. Ciò è dovuto ad una serie di fattori che vanno dalla accresciuta sensibilità dei cittadini verso i temi di carattere ambientale, alla rinnovata professionalità dei progettisti coinvolti nelle diverse fasi edilizie, alla ricerca e alla individuazione di soluzioni tecnologiche innovative per il contenimento degli elevati costi energetici di esercizio degli edifici esistenti. L’insieme di questi ed altri elementi caratterizzanti ha portato soprattutto i progettisti, verso la realizzazione di edifici che tengono conto, oltre che dell’aspetto economico, anche di quello del comfort, del risparmio energetico, dei materiali con i quali vengono realizzati, ecc. Ciò che è opportuno evidenziare sin dalle premesse è che costruire secondo criteri di bioedilizia non significa esclusivamente costruire con le buone regole dei nostri antenati. Da un lato questo fatto può ritenersi sicuramente vero poiché molti metodi costruttivi utilizzati nel passato sono da considerarsi sicuramente delle buone regole di base. Ad esse vanno però a sommarsi altri criteri innovativi che da un lato tengono conto delle conquiste tecnologiche sia nel campo dei materiali così come degli impianti e che dall’altro lato devono considerare le attuali realtà ambientali per lo più compromesse, spesso inserite in contesti densamente urbanizzati. Negli ultimi anni si è assistito così ad un diverso modo di costruire che non trova esclusiva applicazione solo in casi definibili come sperimentali, singoli o di modesta rilevanza. Se una non limitata disponibilità economica e la realizzazione di edifici adattabili o modificabili con facilità consentono l’adozione di tecnologie particolarmente innovative, deve considerarsi quale fine ultimo della bioedilizia l’applicabilità di questo tipo di soluzioni anche a complessi residenziali di tipo condominale, dove alla limitata disponibilità economica e di superficie edificabile, si contrappone la necessità di realizzare alloggi in numero elevato (si pensi agli interventi di edilizia economica e popolare attuati dalle ATER). In questi casi appare complessa l’attuazione di regole più facilmente applicabili in casi singoli. E’ pur vero che in Italia già si è dato inizio alla realizzazione dei primi interventi edilizi nel rispetto di questi nuovi criteri, ma non sempre si sono raggiunti tutti gli obiettivi perseguiti all’inizio della progettazione. Questa breve analisi introduttiva consente però di formulare un’altra importante riflessione necessaria per un più corretto approccio alla materia: quali sono le regole, le soluzioni, gli impianti, i materiali, ecc. che concorrono a determinare un edificio realizzato secondo i principi della bioedilizia? È necessario chiarire fin da subito che non è facile definire l’insieme dei principi che devono essere presi in considerazione in un approccio verso l’edilizia eco-compatibile. Generalmente ogni professionista applica una serie di accorgimenti o di soluzioni tecniche in funzione della situazione contingente e del contesto in cui interviene, secondo le indicazioni del committente ed in funzione delle proprie conoscenze nella specifica materia. Più complesso si dimostra stabilire quando questo insieme di soluzioni determinano il superamento di una definita soglia tale che consenta di inserire l’edificio progettato fra quelli veramente innovativi, eco-compatibili, ecc. Appare evidente che non è sufficiente adottare una vernice priva di sostanze tossiche per poter affermare la “bio-sostenibilità” del complesso edilizio che si realizza.

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E’ sulla scorta di queste considerazioni preliminari attinenti il problema che il Gruppo di lavoro interregionale istituito in materia, presso ITACA, ha ritenuto necessario avviare la costituzione di un tavolo di confronto tale da consentire la formulazione di una serie di regole condivise con le quali poter definire le soglie ed i requisiti necessari per la predisposizione di progetti con caratteristiche di bioedilizia. Nella fase di discussione si è ritenuto che potessero essere perseguiti anche altri obiettivi, certamente non secondari, quali ad esempio un sistema di certificazione di qualità dell’edificio, un capitolato tipo, alcune linee guida di carattere normativo, nonché la predisposizione di una bozza di legge regionale. Non deve essere sottovalutato che il nostro territorio regionale è dotato di prerogative climatiche, sociali, ambientali ed urbanistiche che non consentono ovunque l’applicabilità delle medesime regole puntuali. Sono invece condivisibili da tutti i principi che stanno alla base della bioedilizia e che consistono nella realizzazione di edifici conformi al principio del rispetto dell’ambiente in cui sono inseriti e che tendano ad un maggior livello di comfort possibile per le persone che lo utilizzano. Su queste basi e con queste premesse il Gruppo di lavoro si è dotato di uno specifico programma di attività. Sono stati così avviati i primi incontri, spesso allargati al confronto con ad altri soggetti pubblici e privati i quali hanno potuto fornire il loro apporto concreto. Fra questi si ritiene di poter citare per la fattiva collaborazione: ITACA, ANAB, Bioediliziaitalia, l’Area Science Park di Padriciano (Trieste), le Università di Trieste e Udine. Ad essi si sono aggiunti singoli professionisti che hanno messo a disposizione, nell’interesse comune, la loro specifica esperienza.

3.1.2 Il Decalogo dell’edilizia sostenibile

Il Gruppo di lavoro ha ritenuto di individuare, a titolo preliminare, le dieci regole fondamentali della bioedilizia, intendendo enunciare con ciò i principali obiettivi ispiratori per chiunque intenda avvicinarsi a questa disciplina. I dieci principi, suddivisi in specifici gruppi consequenziali, sono stati predisposti al fine di guidare l’elaborazione di scelte normative regionali o locali e di strategie di programmazione delle politiche della casa. Tali principi sono da considerarsi in sintesi priorità strategiche con le quali attivare una serie di processi ed azioni rivolte al raggiungimento di obiettivi specifici per l’edilizia sostenibile (in merito si rimanda al paragrafo 3.2 con allegato prospetto).

3.1.3 Il progetto per un edificio con criteri di bioedilizia

Tra gli obiettivi prioritari che il Gruppo di lavoro ha perseguito va sicuramente ricordata la necessità di definire, per quanto possibile, i contenuti che il progetto di un edificio deve possedere per essere realizzato secondo adeguati criteri di bioedilizia. In questo senso si è partiti dal lavoro compiuto dalla Regione Emilia-Romagna che è riuscita a definire un insieme di regole puntuali, con altrettante definizioni di soglia, il cui insieme è stato utilizzato da alcune Amministrazioni comunali per ammettere i richiedenti ad ottenere sconti sugli oneri di urbanizzazione. Questo strumento di incentivo è stato considerato come uno tra gli ipotizzabili. Il lavoro compiuto ha teso inoltre alla formulazione di una definizione di soglia minima di qualità del progetto bioedile. Senza avere la pretesa di esaurire ogni aspetto della bioedilizia, si è inteso perseguire l’obiettivo di redigere un’insieme di regole minime che consentano, alle Amministrazioni pubbliche, di effettuare scelte differenziate per incentivare la realizzazione di edifici che prefigurino un interesse collettivo attraverso la scelta di soluzioni maggiormente rispettose dei valori ambientali. Lo strumento che si vuole mettere a disposizione è costituito da un insieme di regole e di requisiti a carattere prestazionale che elencano, non solo i parametri caratteristici di un determinato aspetto (quali ad esempio l’isolamento termico, ecc.), ma individuano soprattutto l’obiettivo finale che deve essere perseguito e che consiste in particolare nella riduzione dei consumi di energia al di sotto di una soglia predefinita. Il risparmio energetico, fra l’altro, è uno dei principali obiettivi che ci si propone di perseguire vista la rilevanza economica ed ambientale che sta assumendo sempre di più in questi ultimi anni. Per correttezza non si può sottacere il fatto che il campo relativo alla definizione e alla classificazione dei materiali eco compatibili, riveste certamente il maggior grado di difficoltà.

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Se si possono ritenere certi alcuni parametri di nocività di una serie di sostanze (già oggetto di divieto o quanto meno di limitazione d’uso entro le soglie ritenute nocive), altrettanto non si può dire di altre sostanze o radiazioni ionizzanti (radon) il cui uso o esposizione è ancora in fase di studio. Non si deve dimenticare come la limitazione d’uso o di esposizione ad alcune sostanze o radiazioni provenga a tutt’oggi unicamente da un insieme di esperienze il cui grado di nocività è stato determinato in modo empirico e di conseguenza si sia ritenuto, correttamente, di adottare parametri di esposizione aventi finalità cautelative, in attesa di una definizione certa ed inoppugnabile dei possibili effetti sull’ambiente o sull’essere umano. E’ il caso di ricordare che l’uso di prodotti o materiali ritenuti eco compatibili può causare, se utilizzati su larga scala, la depauperazione o la compromissione degli ambienti dai quali vengono prelevati. Quale sia però la soglia accettabile di sfruttamento è, ancor oggi, oggetto di discussione a livello mondiale: a questo proposito sono stati assunti parametri, dati e valori condivisi e sufficientemente cautelativi. Proprio a causa della difficoltà di definire ambiti d’intervento e discipline a volte non ancora sufficientemente approfondite, il Gruppo di lavoro ha scelto di occuparsi esclusivamente di aspetti in possesso di requisiti di pubblica utilità e dotati di prerogative aventi certezza scientifica riconosciuta ai massimi livelli. Quanto di seguito illustrato tende ad abbozzare una linea d’indirizzo per nuove azioni finalizzate al perseguimento degli obiettivi di tutela ambientale, sempre nel rispetto delle esigenze dei cittadini e più in particolare del loro sviluppo in armonia con il territorio. Il documento finale presentato si compone di una serie di linee guida raccolte in 70 diverse schede di valutazione che corrispondono ad altrettanti requisiti di compatibilità ambientale. Considerata l’effettiva complessità di alcune parti del metodo proposto si è valutata la possibilità di affiancare ad esso un sistema di valutazione semplificato composto di 28 schede: il “protocollo semplificato” ha fatto propri quei requisiti che sono stati ritenuti fondamentali ed indispensabili per la realizzazione di interventi aventi caratteristiche di eco-sostenibilità.

3.1.4 Glossario dei termini ricorrenti

La progettazione sostenibile, che racchiude in sé i diversi concetti di architettura ecologica, bioclimatica e di bioedilizia, cerca di instaurare un giusto equilibrio tra queste discipline e l’uomo, senza differenziazioni tra salute e ambiente. Vengono qui di seguito elencati e chiariti i termini di uso comune in materia.

Genius loci

Il genius loci è una concezione di origine romana secondo la quale ogni essere "indipendente" ha il suo genius, il suo spirito guardiano; questo spirito dà vita a popoli e luoghi, li accompagna dalla nascita alla morte e determina il loro carattere o essenza. Gli antichi quindi esperirono il loro ambiente come costituito di caratteri definiti. È importante però sottolineare che questo significato simbolico non va inteso come sostitutivo alla conoscenza delle risorse economiche e naturali; lo spirito del luogo al contrario si integra e rende manifeste le risorse e il loro uso. Conoscere la leggenda, lo spirito dal quale il luogo ha preso forma, significa tenere conto che i luoghi costruiti dall'uomo, oltre a fornire ricchezze e beni utili alla vita materiale, sono in grado di suscitare pensieri. Nei tempi passati la sopravvivenza dipendeva da un "buon" rapporto con il luogo, in senso fisico e psichico; durante il corso della storia il genius loci è rimasto una realtà viva, anche quando non è stato espressamente nominato come tale. Artisti e scrittori hanno trovato la loro ispirazione nel carattere locale e hanno "spiegato" i fenomeni, sia della vita quotidiana che dell'arte, riferendosi al paesaggio ed al contesto urbano. Linguaggio dei luoghi non significa dunque ritorno a una sorta di panteismo e animismo della natura; gli oggetti costruiti dall'uomo, e posti nella natura, suscitano infatti rapporti imperfetti che si pongono al nostro sguardo in un insieme diversamente comunicante. Il gesto tecnico dell'uomo che costruisce un qualsiasi oggetto architettonico ci mette in contatto con i codici tecnologici e architettonici usati, ci mostra saperi e artifici che possiamo datare e collocare in un punto preciso del tempo; è ovvio quindi che il processo di conoscenza di un luogo è un'esperienza multiforme, che non può avvenire in un istante. L'uomo moderno ha per lungo tempo creduto che la scienza e la tecnologia lo avessero liberato da una dipendenza diretta dei luoghi; questa "certezza" si è rivelata un'illusione; l'inquinamento ed il caos ambientale sono improvvisamente apparsi come una spaventosa nemesi, con il risultato di ricondurre alla sua piena importanza il problema del luogo.

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Paradossalmente, ciò che forse ha contribuito al formarsi di questo stato di cose è che i luoghi non possono appartenere a nessuno, sono un bene collettivo, di cui l’uomo crede di potersi appropriare nel momento in cui “abitata un luogo”. Quando un uomo abita è simultaneamente localizzato in uno spazio ed esposto ad un certo carattere ambientale. Norberg Schultz sostiene che identificarsi con un ambiente significa diventarne “amici": per secoli l'uomo si è identificato con l'ambiente naturale immergendosi in esso, al contrario l'amicizia con l'ambiente naturale del cittadino moderno è ridotta a rapporti frammentari. L'identità dell'uomo presuppone l'identità del luogo; identificazione e orientamento sono aspetti primari dello stare al mondo. È un dato distintivo dell'uomo moderno quello di avere per lungo tempo esaltato la condizione di nomade; voleva essere "libero" e conquistare il mondo; oggi invece si comincia a comprendere che la vera libertà presuppone l'appartenenza, e che "abitare" significa appartenere ad un luogo concreto. L'uomo quindi abita quando ha la capacità di concretizzare il mondo in edifici e cose. Il problema della creazione, recupero e rinnovamento dei luoghi è uno dei temi centrali dell'odierna rifondazione di un sapere e di una prassi operativa per l'architettura e l'urbanistica: promuovere, unitamente alla conservazione dei luoghi superstiti, una dinamica del mutamento che, a partire dai caratteri del luogo, ne concretizzi l'essenza in contesti, entro certi limiti, sempre rinnovabili, senza perdere però lo spirito del “genius loci originario". Il luogo rappresenta un’entità in divenire mai definitivamente conclusa, che nel tempo si trasforma con maggiori o minori congruenze ambientali rispetto al sito: il luogo si precisa, si evolve e spesso si impoverisce e si annulla in favore di uno sviluppo dissennato o insipiente. Il luogo, come entità in divenire, può essere paragonato ad un supporto mai neutro che sta "prima di noi” e "davanti a noi", una sorta di palinsesto in cui spesso ogni autore scrive la sua storia, un altro la cancella per riscrivere cose analoghe o completamente diverse. Prima di iniziare a progettare ogni architetto dovrebbe effettuare uno studio accurato all’interno del quale “l’assimilazione” dell'area di intervento diviene fondamentale per la comprensione di tutti gli aspetti: tradizione, clima, morfologia, ed ancora, studi bio-ecologici relativi agli aspetti geologici, energetici ed elettromagnetici, agli effetti dell’antropizzazione, gettando così le fondamenta per la concretizzazione, per un progetto nuovo e allo stesso tempo rispettoso dello spirito del luogo. I fondamenti dell’Architettura sono insiti nel luogo, nell'ascolto e nella lettura del sito; è comunque indiscutibile che ogni opera di autentico valore percorre un iter nel quale convergono da una parte la sensibilità di chi progetta e dall'altra l'identità del luogo che il nuovo intervento andrà inevitabilmente a modificare. È dunque importante evidenziare la necessità di una strategia progettuale sensibile alle differenze specifiche di ogni singola e individuale condizione; inoltre i risultati conseguibili tramite un progetto che si sviluppi a partire dal riconoscimento dell'importanza del contesto non appaiono univoci e scontati poiché la soggettività è propria del talento valutativo che accompagna ogni lettura del reale.

Architettura ecologica

Si tratta dell'espressione più diffusa riferita all'architettura “ambientalmente responsabile” (dove intendiamo per architettura = arte del costruire; eco = oikos = ambiente). Dicitura di origine anglosassone, accoglie molte delle problematiche poste dall'architettura bioclimatica, ma imposta l'asse della qualità architettonica e urbana essenzialmente intorno a problemi di salubrità, occupandosi delle cause dell'inquinamento interno degli edifici, studi ai quali in Italia hanno contribuito ambiti connessi con la medicina del lavoro. Vi è quindi una confluenza con principi relativi alla sostenibilità ambientale delle scelte e con temi economici e di programmazione generali, mentre si mantengono in ombra le componenti più psicologiche, filosofiche ed umanistiche. Più recentemente, sulla scia delle direttive indicate nel 1992 dalla Conferenza ONU sullo Sviluppo Sostenibile, l'espressione «architettura ecologica» tende ad essere sostituita dall'espressione «attività costruttiva sostenibile», con più evidenti i riferimenti agli aspetti socio-economici posti dalle emergenze ambientali globali. Volendo indicare le tematiche più specifiche dell'architettura eco logica, queste sono riferibili a: inquinamento indoor; ciclo di vita dei materiali e dei componenti; comportamento energetico degli edifici e delle soluzioni tecnologiche; valutazione eco-economica delle varie fasi del processo edilizio e del suo impatto sull'ambiente; riuso e riciclaggio dei materiali; ricerca di materiali e soluzioni alternative rispetto a sostanze rivelatesi dannose per la salute o per l'ambiente (amianto, Cfc, ecc.) Architettura bioclimatica

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Sino agli inizi del nostro secolo si può ritenere che l'architettura, tanto nei suoi aspetti tecnologici quanto in quelli morfologici e formali, sia stata condizionata dalle specificità climatiche dei luoghi in cui essa si realizzava. Successivamente è prevalsa la convinzione che gli edifici potessero essere costruiti indistintamente con identiche caratteristiche per qualsiasi condizione climatica, assegnando agli impianti il compito di realizzare le condizioni di benessere all'interno degli ambienti. La crisi energetica degli anni settanta ha però indotto ad un ripensamento sulla necessità di correlare i caratteri tipologici e tecnologici degli edifici con le caratteristiche climatiche del sito e con l'uso di risorse energetiche rinnovabili. L'Architettura bioclimatica si occupa dello studio delle soluzioni tipologiche e delle prestazioni dei sistemi tecnologici che rispondono maggiormente alle caratteristiche ambientali e climatiche del sito, e che consentono di raggiungere condizioni di benessere all'interno degli edifici. Tali obiettivi vengono perseguiti attraverso un'attività progettualmente consapevole nell'uso delle risorse disponibili. Da un simile approccio si possono massimizzare i benefici ottenibili mediante l'impiego delle energie rinnovabili e, in particolare, dall'uso dell'energia solare, riducendo al minimo l'apporto degli impianti alimentati con fonti energetiche non rinnovabili. Infatti, ottimizzando l'irraggiamento solare e l'energia contenuta nell'aria degli ambienti interni si possono raggiungere notevoli guadagni termici, inoltre, l'attenta progettazione secondo le condizioni climatiche e lo sfruttamento delle fonti naturali, comporta notevoli vantaggi anche per quanto riguarda l'illuminazione, la ventilazione e il raffrescamento degli ambienti interni. Gli edifici «bioclimatici» sono opere architettoniche in genere caratterizzate dall'utilizzazione di componenti e/o sistemi edilizi che, oltre ad esplicare la loro funzione specifica, sono anche in grado di assolvere funzioni energetiche, ossia di captare, accumulare, conservare e restituire l'energia termica trasportata dai raggi solari. Altro obiettivo dell'architettura bioclimatica è quello di raffrescare naturalmente gli edifici, a mezzo di tecniche di espulsione del calore indesiderato verso dissipatori di calore «ambientali» (aria, cielo, terra e acqua), con l'ausilio di metodi naturali di trasferimento del calore. Infine, un edificio con caratteristiche di progettazione bioclimatica prevede l'ottimizzazione nell'uso della componente luminosa dell'energia solare. Il fine è quello di sfruttare il più possibile l'illuminazione naturale negli ambienti, sostituendola a quella di tipo artificiale mantenendo al tempo stesso un buon livello di comfort visivo. A partire dalla fine degli anni '70 l'utilizzo dei criteri bioclimatici è stato oggetto di un'ampia stagione di sperimentazione a livello europeo, con scambi intensi di esperienze e finanziamenti da parte dei governi nazionali e della comunità europea. Questa sperimentazione, che ha coinvolto un numero elevato di progettisti ed operatori dell'edilizia e del mondo dell'università, ha avuto il grande merito di produrre un ripensamento metodologico, recuperando le regole antiche del costruire legate al microclima locale e ad altre risorse locali disponibili e ponendo fine ad una cultura progettuale dissipativa. Lo prova il fatto che oggi, a distanza di molti anni dall'avvio delle prime esperienze in questo campo, l'efficienza energetica di un edificio semplicemente rispettoso della legislazione vigente (Legge n. 10/91) è superiore o quantomeno non inferiore a quello di un analogo prototipo bioclimatico realizzato all'inizio degli anni '80. Nonostante ciò, non si può ancora affermare che il tema energetico abbia trovato un posto abituale nella prassi progettuale ed urbanistica: ancora troppo contradditori sono i risultati acquisiti. Se quindi esistono le premesse per inserire i criteri bioclimatici nella progettazione corrente, le esperienze acquisite sono, allo stato attuale, troppo limitate per riuscire a trovare uno sbocco su vasta scala. Negli ultimi anni si è però determinato un interesse nuovo sia verso il tema del risparmio energetico che verso il tema ambientale in senso lato, e ciò ha spostato il baricentro della questione da un ristretto ambito di specialisti a un pubblico assai più allargato. Non a caso il tema ha ripreso vigore e si sono moltiplicate esperienze a tutto campo che testimoniano un rinnovato interesse da parte sia dei progettisti che del mondo delle costruzioni; lo testimoniano sperimentazioni che oggi spaziano dall'utilizzo di criteri bioclimatici alla recente introduzione di criteri progettuali innovativi e sostenibili nei regolamenti edilizi e negli strumenti di pianificazione urbanistica.

Bioedilizia

Il termine bioedilizia viene frequentemente utilizzato per indicare materiali, processi e metodi edilizi rispettosi della salute degli abitanti, possibilmente di origine naturale ed a basso impatto ambientale. Nasce come traduzione del termine tedesco "baubiologie" utilizzato dall'Istituto Indipendente di Ricerca fondato nel

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1976 a Neubern (Germania) a sostegno di un "costruire biologico". L'Istituto, ancor oggi attivo, pone alla base della propria filosofia lo studio degli esseri viventi in relazione alle costruzioni ed agli ambiti edificati. Da un punto di vista ideologico la concezione risente di atteggiamenti contestatari ed antisistema sviluppatisi alla fine degli anni '60 e pone l'idea forte che l'involucro edilizio sia assimilabile ad una terza pelle la quale, insieme all'uomo, è nel cosmo e con esso deve, per la salute e la sopravvivenza, mantenersi in equilibrio. A questa concezione contribuiscono alcuni studi, poco riconosciuti dalla scienza ufficiale, circa il ruolo giocato dalle forze elettromagnetiche naturali presenti nella Terra e nel Cosmo sullo sviluppo della vita, le incidenze del magnetismo terrestre sulla salute umana, le relazioni tra salute e abitazioni, gli effetti dei singoli materiali e sostanze artificiali nelle costruzioni, la recuperata attenzione ad antichi criteri di lettura del territorio mantenutisi vitali sino ad oggi quali ad esempio la rabdomanzia. Vengono poi recuperati gli studi e le analisi sulle incidenze nocive ed aggressive dei materiali di sintesi; si dedica attenzione alle conseguenze sulla salute umana del gas radon, fenomeno al tempo ancora poco conosciuto; si teorizza un paesaggio ad inurbamento diffuso in cui l'uomo possa vivere nel verde e in maggior contatto con la natura. Nel frattempo confluiscono nel patrimonio culturale della disciplina sia studi e approcci progettuali preesistenti, come quelli dell'architettura organica ispirata dalle teorie antroposofiche di Rudolf Steiner (1861-1925) sia, in funzione della rivalutazione di sistemi costruttivi appartenuti alla tradizione, un'attenzione al regionalismo vernacolare. Il merito principale dell'idea biologica è quello di aver spostato l'accento dall'oggetto costruito all'uomo che lo abita, occupandosi quindi delle condizioni di benessere fisico ma anche psichico delle persone in rapporto alle abitazioni e ai luoghi su cui queste sono edificate (forze magnetiche naturali, elettrosmog, emissioni nocive, forma e disposizione degli spazi, luce naturale e colori, simboli e significati). Si arriva così ad una consistente manualistica di tipo prescrittiva, soprattutto in lingua tedesca, ricca di ricette ed elenchi scrupolosi per la scelta dei materiali e l’individuazione delle tecnologie più biocompatibili.

3.2 IL “DECALOGO”: DIECI PRINCIPI PER L’EDILIZIA SOSTENIBILE

Con l’individuazione di dieci principi in materia di bioedilizia si è inteso delineare una serie di elementi cardine necessari per orientarsi nell’attività edilizia mirata ad uno sviluppo urbano sostenibile e ad un miglioramento, nel suo insieme, della qualità dell’abitare. Questi principi guida si pongono l’obiettivo, al fine di produrre effetti concreti in materia edilizia, di guidare il processo di elaborazione di scelte normative regionali o locali e di indirizzare gli enti verso una programmazione ed una attuazione delle diverse politiche per la casa. Tali principi sono da considerarsi priorità strategiche per le quali attivare processi ed azioni tendenti al raggiungimento di obiettivi specifici per l’edilizia sostenibile. I dieci principi sono stati raggruppati in tre principali aree d’intervento. La prima area (principi 1-3) riguarda il contesto dell’abitare; la seconda (principi 4-6) il manufatto edilizio; la terza (principi 7-9) investe più propriamente l’utilizzo del manufatto stesso. Il decimo principio si riferisce alla necessaria azione per la diffusione dei principi e dei criteri finalizzati ad una nuova e diversa cultura del progetto. Ogni principio dovrebbe essere accompagnato dall’individuazione dei principali obiettivi che si intendono raggiungere attraverso scelte condivise e consapevoli.

1. Ricercare uno sviluppo armonioso e sostenibile del territorio, dell’ambiente urbano e dell’intervento edilizio; 2. Tutelare l’identità storica delle città e favorire il mantenimento dei caratteri storici e tipologici legati alla tradizione degli edifici; 3. Contribuire, con azioni e misure, al risparmio energetico e all’utilizzo di fonti rinnovabili; 4. Costruire in modo sicuro e salubre; 5. Ricercare e applicare tecnologie edilizie sostenibili sotto il profilo ambientale, economico e sociale; 6. Utilizzare materiali di qualità certificata ed eco-compatibili;

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7. Progettare soluzioni differenziate per rispondere alle diverse richieste di qualità dell’abitare; 8. Garantire gli aspetti di “Safety” e di “Security” dell’edificio; 9. Applicare la domotica per lo sviluppo di una nuova qualità dell’abitare; 10. Promuovere la formazione professionale, la progettazione partecipata e l’assunzione di scelte consapevoli nell’attività edilizia.

3.3 L’ANALISI DEL SITO

3.3.1 Premessa

L’importanza che il luogo fisico assume nell’ambito del processo di pianificazione urbanistica e di progettazione edilizia è stata evidenziata attraverso la definizione di un prerequisito denominato “analisi del sito”. Questa fondamentale indagine conoscitiva preventiva comporta una necessaria attenzione che il progettista deve assumere, nelle diverse fasi del suo lavoro, verso quegli elementi ambientali e climatici condizionanti le sue scelte progettuali rivolte in direzione di un’edilizia eco-sostenibile. Le analisi da effettuare sono, nella maggior parte dei casi, estremamente semplici e spesso rimandano a specifiche normative vigenti la cui applicazione deve essere comunque rispettata. L’obiettivo che si intende perseguire è soprattutto quello di agevolare la progettazione di interventi eco-sostenibili a seguito di ponderate valutazioni sulla realtà ambientale locale. Con lo scopo di ottenere una progettazione edilizia efficace, è necessario porre in essere delle scelte progettuali appropriate, comunque finalizzate al contenimento delle risorse e nel rispetto dei vari aspetti di carattere ambientale. L’analisi del sito, compiuta nella fase che precede la progettazione, comporta la ricerca delle informazioni più facilmente reperibili relative ai fattori climatici o agli agenti fisici caratteristici del luogo. La valutazione dell’impatto dell’opera sull’ambiente rimanda all’utilizzo delle fonti della pianificazione territoriale ed urbanistica sovraordinata o comunale esistenti, delle cartografie tematiche regionali e provinciali, dei dati forniti dai servizi dell’ARPA, delle informazioni in possesso delle aziende per la gestione dei servizi a rete, ecc. Le necessità connesse con l’edilizia eco-sostenibile e bioclimatica sono infatti fortemente influenzate dall’ambiente, nel senso che gli “agenti fisici caratteristici del sito” (clima igrotermico e precipitazioni, disponibilità di risorse rinnovabili, disponibilità di luce naturale, clima acustico, campi elettromagnetici) determinano le esigenze e condizionano le soluzioni progettuali da adottare per il soddisfacimento dei corrispondenti requisiti. Gli agenti fisici caratteristici del sito sono quindi elementi fortemente condizionanti le scelte morfologiche del progetto architettonico e comportano, nella fase della progettazione esecutiva, conseguenti valutazioni tecniche e tecnologiche adeguate: elementi attivi del luogo, essi sono a tutti gli effetti i dati assunti nella fase di progetto. L’approfondimento di questi elementi specifici è necessario per consentire:

- l’uso razionale delle risorse climatiche ed energetiche al fine di realizzare il benessere ambientale (igrotermico, visivo, acustico, ecc.); - l’uso coscienzioso delle risorse idriche; - il soddisfacimento delle esigenze di benessere, igiene e salute (disponibilità di luce naturale, clima acustico, campi elettromagnetici, accesso al sole, riparo dal vento, ecc.).

I fattori ambientali sono invece elementi dell’ambiente che vengono influenzati dal progetto. Non sono pertanto dati di progetto ma piuttosto elementi di attenzione o elementi facenti parte dello studio di impatto ambientale (SIA) che eventualmente si rendesse necessario per l’opera da effettuare in funzione delle normative vigenti (come ad es. la qualità delle acque superficiali o il livello di inquinamento dell’aria). La conoscenza dei fattori ambientali interagisce con i requisiti legati alla salvaguardia dell’ambiente durante tutto l’arco di vita dell’opera progettata e compiuta. I requisiti di salvaguardia ambientale sono raggruppabili in alcune categorie di seguito riportate:

• salvaguardia della salubrità dell’aria;

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• salvaguardia delle risorse idriche; • salvaguardia del suolo e del sottosuolo; • salvaguardia del verde e del sistema del verde; • salvaguardia delle risorse storico culturali.

Appare importante segnalare come, nell’iter progettuale, i requisiti legati alla salvaguardia dell’ambiente definiscano gli obiettivi di eco-sostenibilità del progetto: tali obiettivi, per essere raggiunti, devono basarsi sui dati ricavati da una specifica analisi del sito. Ai fini della presente proposta di valutazione di un opera che disponga di requisiti di eco-sostenibilità, si è ritenuto che l’analisi dei fattori ambientali possa non essere richiesta in quanto per la stessa risulta possibile rimandare alle normative urbanistiche vigenti ed agli eventuali studi di impatto ambientale già in essere. Gli “agenti fisici caratteristici del sito” condizionano invece le scelte di progetto e appaiono necessari per soddisfare i requisiti di eco-sostenibilità e di natura bioclimatica: appare senza senso soddisfare tali requisiti senza la contemporanea verifica del prerequisito denominato “Analisi del sito” che è rivolto alla conoscenza dei dati sugli agenti fisici caratteristici del luogo e che a tutti gli effetti corrisponde ai dati di progetto. Per poter delineare un progetto dotato di caratteristiche di eco-compatibilità o di bioedilizia, costituisce pertanto prerequisito non derogabile la redazione di una relazione tecnica che attesti l’avvenuta valutazione dei parametri ambientali significativi e caratteristici del luogo: l’analisi potrà portare anche solo ad una valutazione di “non considerazione” del singolo elemento ma in ogni caso la scelta dovrà essere giustificata. Valutabili di volta in volta, queste informazioni si dimostrano necessarie nella fase della progettazione e tendono al raggiungimento degli obiettivi inizialmente assunti.

3.3.2 Verifica della disponibilità di fonti energetiche rinnovabili, di risorse rinnovabili o a basso consumo energetico

Per soddisfare questo specifico aspetto deve essere verificata la possibilità di sfruttare fonti energetiche rinnovabili presenti in prossimità dell’area di intervento, al fine di produrre energia elettrica e termica in modo autonomo a copertura parziale o totale del fabbisogno energetico dell’organismo edilizio progettato (si vedano, ad esempio le fonti informative delle aziende di gestione dei servizi a rete, i dati a disposizione delle Camere di Commercio, ecc.). In relazione alle specifiche scelte progettuali effettuate vanno valutate le potenziali possibilità di:

- sfruttamento dell’energia solare (termico/fotovoltaico) in relazione al clima ed alla disposizione del sito; - sfruttamento dell’energia eolica in relazione alla disponibilità annuale di vento; - sfruttamento di eventuali corsi d’acqua come forza elettromotrice; - sfruttamento di biomasse (prodotte da processi agricoli o scarti di lavorazione del legno esistenti a livello locale) e biogas (nell’ambito di processi produttivi agricoli); - possibilità di collegamento a reti di teleriscaldamento urbano esistenti; - possibilità di installazione di nuovi sistemi di microcogenerazione e teleriscaldamento.

A questo proposito risulterebbe utile un bilancio delle emissioni evitate di CO2, attraverso l’uso delle energie rinnovabili individuate ed utilizzate. L’ambito di questa analisi dovrebbe quindi consentire la verifica delle possibilità di sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili. In altre parole, l’indagine dovrebbe fungere da stimolo per una verifica della vocazione del luogo all’uso di queste risorse alternative. L’analisi può ridursi ad una ricognizione di dati desumibili dall’analisi del clima igrotermico (radiazione solare, numero medio di ore di soleggiamento giornaliero, ecc.), per valutare la possibilità di un eventuale sfruttamento dell’energia solare ed eolica. La presenza di corsi d’acqua sul sito potrebbe inoltre suggerire il loro utilizzo come forza elettromotrice mentre le possibilità di sfruttamento di biomasse e di biogas o l’eventuale installazione di sistemi di microcogenerazione e teleriscaldamento dipendono rispettivamente dalla presenza o meno di attività agricole o di lavorazione del legno a livello locale e dalla presenza/assenza di reti di teleriscaldamento urbane esistenti. Come si può intuire, questi dati appartengono più propriamente all’ambito di analisi dei fattori ambientali e sono agevolmente ricavabili dalle conoscenze acquisite sull’uso del territorio agricolo ed urbanizzato. Questa verifica è rivolta evidentemente ad accertare se, in un intorno significativo, esistono delle risorse (siano esse energetiche, di materie prime o di Materie Prime Secondarie – MPS –derivanti cioè da processi di

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lavorazione) o materiali di rifiuto, che possono essere utilizzati, efficacemente e con profitto nell’opera che si intende realizzare.

3.3.3 Scala di indagine

Tra le difficoltà che emergono quando si devono eseguire delle indagini a carattere ambientale per poter effettuare le relative operazioni di verifica, c’è sicuramente la definizione del livello di approfondimento necessario per poter comprendere il più in dettaglio possibile i fenomeni fisici. In primo luogo è necessario ricordare che deve essere definito l’obiettivo che si vuole perseguire e ad esso rapportare la raccolta e la elaborazione dei dati. Non ha senso, ad esempio, avvalersi di un’indagine pluviometrica effettuata per realizzare un’opera idraulica (argine, briglia, ecc.) per la definizione di quella che potrebbe essere la disponibilità della risorsa acqua ai fini del contenimento del consumo della risorsa stessa. In tal caso avrà maggior senso considerare i valori medi mensili di un numero di anni significativo. Ogni criterio, inoltre, ha la sua scala di indagine, in quanto da un lato esso deve essere rapportato, come detto, all’esigenza e dall’altro le fonti di informazione sono distribuite sul territorio in funzione dell’esigenza primaria per la quale sono state raccolte. In un’area provinciale, ad esempio, le stazioni pluviometriche sono nell’ordine di alcune decine, mentre le stazioni anemometriche sono al massimo due o tre; questo in quanto l’informazione “pioggia” è utilizzata per svariate esigenze (fognarie, irrigue, per il dimensionamento di opere idrauliche, ecc.) mentre l’informazione “vento” è stata utilizzata sino a pochi anni fa unicamente per motivi aeronautici o di carattere meteorologico. Ne risulta evidentemente che la disponibilità di dati influenza in ogni caso la significatività del risultato. Il progettista deve quindi definire l’area di indagine ed il relativo livello di approfondimento in funzione dell’opera che intende realizzare.

3.3.4 Metodologia di lavoro

L’”Analisi del sito”, effettuata nella fase iniziale della progettazione, comporta la ricognizione dei dati più facilmente reperibili, utilizzando, come accennato, le fonti della pianificazione urbanistica comunale o sovraordinata, le cartografie tematiche regionali e provinciali, i Servizi dell’APAT, i dati in possesso delle aziende per la gestione dei servizi a rete, ecc.. L’analisi potrà essere in genere limitata ad una semplice ricognizione di quanto reperibile dalle fonti sopra indicate, mentre per quei fattori climatici più direttamente in rapporto con le scelte effettuate dal progettista, l’analisi dovrà essere approfondita ad un livello tale da stabilire con attendibilità i parametri fisici utili alla progettazione relativa ai livelli e alle soluzioni indicate nelle schede di ciascun requisito. L’analisi va sviluppata utilizzando le indicazioni allegate al Capitolo successivo, che svolgono la funzione di individuare i possibili argomenti e le tematiche che debbono essere prese in considerazione per favorire l’integrazione dell’edificio nel contesto ambientale e utilizzare le risorse disponibili nel migliore dei modi. In ogni caso non deve essere dimenticato che la conoscenza dei luoghi e dei fenomeni ad essi connessi costituisce il miglior presupposto per lo sviluppo dell’ipotesi edilizia. In conclusione l’analisi del sito, così come sviluppato nel presente capitolo, non deve considerarsi come elemento strettamente vincolante in quanto la verifica di alcuni parametri, potrebbe risultare ininfluente al conferimento di maggiore identità alla realtà edilizia, senza aumentare la qualità dell’edificio ( e appesantendo unicamente la procedura). Di contro l’omissione di indagini significative potrebbe non consentire di ottenere risultati apprezzabili nella direzione della sostenibilità edilizia.

3.3.5 Oneri a carico delle Amministrazioni

Le Amministrazioni pubbliche e gli Enti preposti alla tutela del territorio, che già oggi si fanno carico dell’acquisizione dei dati climatici, di inquinamento, ecc. ma che agiscono in modo non sempre omogeneo, si dovranno fare carico di raccogliere, elaborare e rendere disponibili quanti più dati ambientali possibili in modo da fornire ai professionisti tutti gli elementi necessari ad una corretta progettazione nel rispetto dei principi di eco-compatibilità. Non è naturalmente possibile che la Pubblica amministrazione si faccia carico di indagini singole o puntuali riferite ad un solo complesso edilizio che, per forza di cose rimarranno a carico del progettista, mentre

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dovranno essere predisposte dall’Ente pubblico quelle indagini di larga scala, di difficile misurazione, ecc., rendole pubbliche in forma analitica o in forma consuntiva.

3.3.6 Gli agenti fisici o fattori climatici caratteristici del sito

Come accennato la parte maggiormente impegnativa dell’analisi del sito consiste nella raccolta delle informazioni e dei parametri ambientali che risultano, talvolta, di difficile reperibilità. E’ in tale contesto che sono state sviluppate le indicazioni riportate di seguito, sempre con l’intento di fornire un utile strumento di verifica all’analisi del sito. L’insieme delle considerazioni dovrebbero stimolare la ricerca, da parte del progettista, nell’individuazione di possibili soluzioni a problemi ambientali, mediante proposte ponderate, eseguite sulla base di elementi sufficientemente certi. Si ribadisce pertanto che l’elenco che segue non ha carattere vincolante, mente è da considerarsi inderogabile una opportuna analisi dei diversi fattori fisici e climatici presenti nella realtà edilizia da progettarsi: questi diversi aspetti andrebbero verificati nel modo più approfondito possibile. Le informazioni di seguito riportate posso considerarsi quali linee guida per l’analisi del sito.

3.3.6.1 Clima igrotermico e precipitazioni

In primo luogo devono essere reperiti i dati relativi alla localizzazione geografica dell’area di intervento (latitudine, longitudine e altezza media sul livello del mare).

In secondo luogo vanno reperiti i dati climatici (si vedano ad esempio la norma UNI 10349, i dati del Servizio meteorologico dell’ARPA, le cartografie tecniche e tematiche regionali, ecc.) che possono essere così riassunti:

• andamento della temperatura dell’aria: massime, minime, medie, escursioni termiche; • fenomeni di inversione termica; • andamento della pressione parziale del vapore nell’aria; • andamento della velocità e direzione del vento; • piovosità media annuale e media mensile; • andamento della irradiazione solare diretta e diffusa sul piano orizzontale; • andamento della irradiazione solare per diversi orientamenti di una superficie; • caratterizzazione delle ostruzioni alla radiazione solare (esterne o interne all’area/comparto oggetto di intervento).

I dati climatici disponibili presso i servizi metereologici possono essere riferiti: • ad un particolare periodo temporale di rilevo dei dati; • ad un “anno tipo”, definito su base deterministica attraverso medie matematiche di dati rilevati durante un periodo di osservazione adeguatamente lungo; • ad un “anno tipo probabile”, definito a partire da dati rilevati durante un periodo di osservazione adeguatamente lungo e rielaborati con criteri probabilistici.

Gli elementi reperiti vanno adattati alla zona oggetto di analisi per tenere conto di elementi che possono influenzare la formazione di un microclima caratteristico conseguente a:

• topografia: altezza relativa, pendenza del terreno e suo orientamento, ostruzioni alla radiazione solare ed al vento, nei diversi orientamenti; • relazione con l’acqua; • relazione con la vegetazione; • tipo di forma urbana, densità edilizia, altezza degli edifici, tipo di tessuto urbano (orientamento degli edifici nel lotto e rispetto alla viabilità, rapporto reciproco tra edifici, ecc.), previsioni urbanistiche.

Alcuni dati climatici possono risultare utili anche per l’analisi della disponibilità di luce naturale. L’analisi del clima igrotermico è forse quella che influenza maggiormente le scelte progettuali a scala edilizia e, come vedremo più avanti, con i dati ricavati da essa si possono fare valutazioni in merito alla luce naturale ed allo sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili. I momenti che definiscono la metodologia di analisi del

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sito in relazione agli aspetti termoigrometrici e alla definizione del microclima locale possono essere i seguenti:

• raccolta dei dati climatici disponibili; • adattamento dei dati climatici disponibili in relazione alla localizzazione geografica; • analisi degli elementi significativi ambientali preesistenti che possono indurre delle modifiche al

microclima; • adattamento dei dati climatici disponibili in relazione agli elementi ambientali analizzati; • definizione di dati climatici riassuntivi di progetto.

Una volta reperiti i dati climatici si dovrà cercare di adattarli alla zona oggetto di intervento, tenendo conto della diversa localizzazione geografica dell’area rispetto alla stazione climatica fonte dei dati e della presenza di elementi dell’ambiente che potenzialmente possono influenzare la formazione di un microclima caratteristico. Tali elementi possono essere suddivisi in macroaspetti di cui si riporta di seguito una breve descrizione.

Gli aspetti legati alla topografia che possono influenzare in maniera più diretta il microclima sono: - coordinate geografiche (ad es. latitudine e longitudine, Gauss-Boaga); - altezza sul livello medio mare; - pendenza del terreno e il suo orientamento; - altezza relativa (con riferimento all’immediato intorno significativo); - ostruzioni esterne nei diversi orientamenti.

Gli elementi legati alla topografia dell’area di intervento possono avere importanti azioni di interferenza nel clima. Ad esempio nelle zone di fondovalle si accumula aria fredda, più densa e normalmente più umida. Al contrario, nelle zone pianeggianti o sopraelevate l’esposizione al vento e alla radiazione solare risulta maggiore. Le zone poste ad una quota più bassa risultano generalmente più fredde e umide nei periodi senza vento, a causa dell’accumulo di aria fredda e inquinata che aumenta i fenomeni di nebbia e foschia. La presenza di nebbia non permette l’accesso alla radiazione solare e impedisce all’aria a contatto con il terreno di riscaldarsi e quindi di salire innescando moti convettivi che formano delle brezze. La pendenza e l’orientamento modificano la possibilità di soleggiamento del terreno e la relazione con i venti dominanti. Le grandi masse d’acqua (laghi e mare) hanno la caratteristica di fungere da regolatori termici: la forte inerzia termica dell’acqua permette infatti di stabilizzare le temperature dell’aria. Tale effetto è molto marcato in prossimità del mare e tale influenza si mantiene se pur diminuendo, anche ad una certa distanza dalla costa. L’inerzia termica è uno dei fattori che influenzano la formazione di brezze locali legate alle variazioni di temperatura che si verificano nel ciclo giornaliero (diurno e notturno). Queste brezze sono potenzialmente molto efficaci per il raffrescamento passivo durante la stagione calda. La presenza d’acqua è altresì un fattore che produce un aumento di umidità a ridosso della costa. Non va dimenticato inoltre che, se pure con un’intensità molto minore, anche quantitativi più esigui di acqua possono avere delle influenze sul microclima. La relazione con la vegetazione e le proprietà termofisiche del terreno (notevolmente differenti a seconda che si consideri un terreno nudo, un terreno ricoperto di vegetazione, un terreno roccioso, una superficie artificiale come l’asfalto, ecc.) producono variazioni microclimatiche considerevoli nell’ambiente in cui sono presenti; tali proprietà provocano effetti sugli scambi termici tra terreno e atmosfera, ovvero sulla temperatura dell’aria, su quella radiante e sull’evaporazione – traspirazione, sull’umidità dell’aria, sulla quantità di radiazione solare diretta ricevuta dal suolo o dalle altre superfici, sulla dinamica dei venti e sulla qualità dell’aria. Più in particolare:

• la presenza della vegetazione può rappresentare un’ostruzione esterna che scherma la radiazione solare e limita gli scambi radiativi verso la volta celeste;

• la presenza di aree a prato limita la quantità di radiazione riflessa e funge da regolazione delle temperature;

• l’effetto schermante, unito al fenomeno di evaporazione – traspirazione della vegetazione favorisce il raffrescamento passivo nella stagione calda, la vegetazione ha inoltre l’effetto di fungere da barriera del vento e di modificarne la direzione.

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Nel caso di grandi masse arboree si ha inoltre la formazione di brezze notturne e mattutine simili a quelle delle zone costiere. La presenza di alberi a foglia caduca permette un contenimento della radiazione nella stagione calda e la possibilità di ottenere dei guadagni solari nella stagione fredda. Gli aspetti relativi alla forma urbana che possono influenzare il microclima sono:

- tipo di forma urbana; - densità; - altezza relativa; - tipo di tessuto urbano.

L’effetto climatico della forma urbana dipende in gran parte da come questa modifica il soleggiamento, ma risultano rilevanti anche gli effetti sul vento, sull’umidità e sulla capacità di accumulare calore. I nuclei urbani di grandi dimensioni producono normalmente condizioni climatiche locali più estreme di quelle che si registrano in una zona non urbanizzata. Si può quindi affermare che una maggiore densità urbana produce un clima più secco, con temperature più alte e oscillanti, con meno vento e con un tasso di inquinamento più elevato che contribuisce a creare l’effetto serra. Il tipo di forma urbana influisce pesantemente sulla distribuzione del vento all’interno del tessuto urbano. 3.3.6.2 Disponibilità di fonti energetiche rinnovabili o assimilabili

Va verificata la possibilità di sfruttare fonti energetiche rinnovabili, presenti in prossimità dell’area di intervento, al fine di produrre energia elettrica e calore a copertura parziale o totale del fabbisogno energetico dell’organismo edilizio progettato (si vedano le fonti informative già evidenziate al punto 4.6.1 e le eventuali fonti disponibili delle aziende di gestione dei servizi a rete).

In relazione alla scelta progettuale vanno valutate le potenzialità di: - sfruttamento dell’energia solare (termico/fotovoltaico) in relazione al clima ed alla disposizione del sito (vedi anche 4.6.1 e 4.6.3); - sfruttamento energia eolica in relazione alla disponibilità annuale di vento (vedi anche 4.6.1); - sfruttamento di eventuali corsi d’acqua come forza elettromotrice; - sfruttamento di biomassa (prodotta da processi agricoli o scarti di lavorazione del legno a livello locale) e biogas (produzione di biogas inserita nell’ambito di processi produttivi agricoli); - possibilità di collegamento a reti di teleriscaldamento urbane esistenti; - possibilità di installazione di sistemi di microcogenerazione e teleriscaldamento.

Si ritiene utile verificare la possibilità di predisporre un bilancio delle emissioni di CO2 evitate attraverso l’uso di energie rinnovabili. Nell’ambito di quest’analisi deve essere in sostanza verificata la possibilità di sfruttare fonti energetiche rinnovabili, presenti in prossimità dell’area di intervento, al fine di produrre energia elettrica e termica a copertura parziale o totale del fabbisogno energetico dell’organismo edilizio progettato. Questa indagine deve quindi fornire gli strumenti per una convalida della vocazione del luogo all’uso di risorse energetiche alternative e a basso impatto ambientale.

3.6.3. Fattori di rischio idrogeologico

Nella realizzazione di un complesso edilizio non si può prescindere dall’effettuare una verifica legata alla sicurezza idrogeologica dell’area. Tali valutazioni di norma andrebbero effettuate a livello di strumento urbanistico, il quale deve essere sempre accompagnato da una adeguata analisi geologica del territorio. Non sempre però sono disponibili indicazioni che consentano una approfondita valutazione a livello di singolo edificio per cui si è ritenuto di riportare di seguito alcune considerazioni unicamente con lo scopo di informare il professionista rispetto a quali poterebbero essere i rischi da valutare. E’ necessario innanzitutto osservare che la sicurezza del territorio è legata a due grandi macro aree di interesse: l’area della sicurezza idraulica e l’area della sicurezza geologica. Senza voler riportare di seguito tutte le previsioni della normativa vigente si è ritenuto di evidenziare che per l’area d’interesse idraulico devono essere presi in considerazione:

- la possibilità che corsi d’acqua adiacenti (con una probabilità o tempo di ritorno adeguato, di solito 100 anni) escano dal loro alveo naturale per interessare le realtà urbanizzate. Tale rischio viene spesso sottovalutato, come dimostrano i danni conseguenti alle esondazioni che frequentemente interessano il nostro paese;

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- la vicinanza con la falda freatica che, oltre a costituire un elemento di aumento della accelerazione sismica, talvolta interessa i locali posti nei seminterrati. In tal caso è necessario acquisire la massima altezza storica della falda o valutarne, in assenza del dato, l’entità. Nell’area di interesse geologico devono considerarsi invece: - la possibilità che il sito sia interessato da fenomeni di caduta massi; - la possibilità che il sito sia interessato da fenomeni franosi di ampia portata, di solito riportati negli strumenti urbanistici o negli studi di settore; - la possibilità che i terreni di posa della fondazioni abbiano scarsa capacità portante; - la possibilità che si verifichino fenomeni di liquefazione delle sabbie in presenza di determinate condizioni di presenza d’acqua; - il grado di sismicità della zona che, ai sensi della normativa, deve essere introdotto nel dimensionamento della strutture.

Infine si deve ricordare che esistono fenomeni a carattere geologico non sempre facilmente definibili. A questo proposito si suggerisce la consultazione di uno specialista, meglio se conoscitore dei luoghi, con una sufficiente esperienza in campo geologico. 3.6.4. Disponibilità di luce naturale

A tal fine si propone venga valutata la disponibilità di luce naturale (punti a e b) e la visibilità del cielo attraverso le ostruzioni (punto c), mediante le analisi di seguito evidenziate:

a) valutazione del modello di cielo coperto standard CIE: per la determinazione dei livelli di illuminamento in un’area si definisce il modello di cielo (visto come sorgente di luce) caratteristico di quel luogo, determinando la distribuzione della luminanza della volta celeste specifica del luogo (in assenza di quello specifico del sito si assume come riferimento il cielo standard della città nella quale si progetta); b) valutazione del modello di cielo sereno in riferimento alla posizione del sole per alcuni periodi dell’anno (per esempio uno per la stagione fredda - gennaio, uno per la stagione calda - luglio): la posizione apparente del sole viene determinata attraverso la conoscenza di due angoli, azimutale e di altezza solare, variabili in funzione della latitudine e longitudine e consente di valutare la presenza dell’irraggiamento solare diretto, la sua disponibilità temporale nonché gli angoli di incidenza dei raggi solari sulla zona di analisi (raggi solari bassi o alti rispetto all’orizzonte). c) valutazione della visibilità del cielo attraverso le ostruzioni esterne: l’analisi delle ostruzioni, già richiamata al punto 1 – “clima igrotermico e precipitazioni”, riguarda:

- ostruzioni dovute all’orografia del terreno (terrapieni, rilevati stradali, colline, ecc.); - ostruzioni dovute alla presenza del verde (alberi e vegetazione che si frappongono tra l’area ed il cielo), con oscuramento variabile in funzione della stagione (alberi sempreverdi o a foglia caduca); - ostruzioni dovute alla presenza di edifici, esistenti o di futura realizzazione secondo la vigente pianificazione urbanistica generale o attuativa.

Nell’ambito di quest’analisi deve essere valutata sul sito la disponibilità di luce naturale e la visibilità del cielo dal luogo in cui si prevede di insediare l’intervento o in cui è situato l’edificio da recuperare. Si tratta in questo caso di una valutazione soprattutto di tipo qualitativo e i dati sono facilmente desumibili da quelli ricavati dall’analisi del clima igrotermico, con la sola differenza che in questo caso l’accesso al sole ci interessa non per i suoi aspetti energetici, ma in riferimento all’illuminazione naturale. Questa analisi serve per orientare le scelte sulla collocazione, orientamento, forma e distribuzione interna degli edifici che si andranno a progettare, in relazione con il verde esistente e di progetto e con il contesto urbano. Per valutare la disponibilità di luce naturale del sito, sono dati fondamentali le caratteristiche dimensionali e morfologiche e le distanze, dalla zona oggetto di analisi, delle ostruzioni alla luce solare, esterne o interne alla stessa, che dipendono come già detto dagli aspetti topografici (presenza di terrapieni, colline, ecc.), urbani (presenza e caratteristiche degli edifici prossimi all’area di intervento) e del verde (presenza di essenze arboree sempreverdi o a foglia caduca). Le ostruzioni condizionano infatti in modo significativo la disponibilità di luce naturale del sito, che deve essere valutata prendendo in considerazione la situazione di cielo coperto e di cielo sereno.

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La valutazione della “visibilità del cielo” dal luogo di analisi può essere effettuata in diversi modi, tra i quali ne segnaliamo due in particolare:

- disegnando per un punto specifico all’interno del sito il “profilo dell’orizzonte” sul diagramma solare riferito alla latitudine del luogo per verificare quando il punto analizzato si trova in ombra a causa delle ostruzioni (il diagramma solare è la proiezione sul piano verticale o orizzontale del percorso apparente del sole nella volta celeste e da esso si possono ricavare l’azimut e l’altezza del sole per le diverse ore, nei diversi giorni dei mesi dell’anno in riferimento ad una data latitudine); - realizzando le assonometrie solari, ovvero assonometrie di un modello tridimensionale del sito, in cui i punti di vista coincidono con la posizione del sole per alcune ore del giorno in una data specifica a quella latitudine.

La determinazione dei livelli di illuminamento presenti nell’area (derivanti dalla definizione della luminanza della volta celeste caratteristica di quel luogo) viene normalmente ottenuta facendo riferimento ai modelli di cielo standard, coperto e sereno, adattati all’area di analisi secondo la latitudine. Questi dati saranno comunque necessari in una fase successiva durante le verifiche progettuali sul livello di illuminamento minimo degli ambienti interni previste dalle norme. Deve comunque considerarsi che il modello di cielo coperto standard CIE è stato però elaborato nel nord dell’Europa e, malgrado possa essere adattato in parte alle diverse latitudini, non corrisponde completamente alle caratteristiche dei nostri cieli. Questo conferma, come già anticipato, che la valutazione da fare nell’ambito dell’analisi del sito è di tipo qualitativo, finalizzata ad orientare le scelte progettuali soprattutto considerando le caratteristiche proprie dell’area che, come abbiamo visto in precedenza, sono fortemente condizionate dalla presenza o meno di ostruzioni esterne ed interne al sito stesso e dalla tipologia.

3.3.6.5 Clima acustico

L’analisi del clima acustico, pur essendo stata inserita nell’analisi del sito, non prevede nulla di diverso da ciò che è comunque già contemplato dalle leggi vigenti in materia. In sintesi, occorre in primo luogo valutare la classe acustica dell’area di intervento e quella delle aree adiacenti, reperendo la zonizzazione acustica del Comune (ai sensi della “Legge quadro sull’inquinamento acustico”, n. 447/1995 e dei relativi decreti attuativi e della normativa regionale vigente). In secondo luogo sarà necessario procedere alla localizzazione e alla descrizione delle principali sorgenti di rumore (arterie stradali e ferroviarie, unità produttive, impianti di trattamento dell’aria, ecc.), che possono essere causa di inquinamento acustico tale da provocare il superamento dei livelli stabiliti dalla legge. Qualora la situazione dovesse richiederlo, si può procedere a rilievi strumentali dei livelli di pressione sonora in alcuni punti significativi all’interno ed in prossimità dell’area e alla successiva valutazione previsionale della distribuzione planimetrica dei livelli sonori. L’inserimento dell’analisi del clima acustico nell’ambito dell’analisi del sito serve soprattutto da stimolo, e vuole segnalare l’importanza che l’inquinamento acustico assume quale dato condizionante delle scelte progettuali.

3.3.6.6 Campi elettromagnetici

Il pericolo di esposizione ai campi elettrici e magnetici è un problema molto sentito in questi anni da parte della popolazione, per cui la presenza o meno di fonti di inquinamento di questo tipo condiziona comunque le scelte progettuali, anche in assenza di reali rischi per la salute. La percezione sociale del livello di pericolosità è comunque un dato che deve essere preso in considerazione nell’ambito del progetto ecosostenibile, allo stesso modo dei veri e propri casi di pericolo di inquinamento elettromagnetico. L’analisi della presenza di campi elettromagnetici, si riduce spesso ad un rilievo a vista, sulla base di cartografia specifica indicante la presenza e la posizione di conduttori in tensione e ripetitori per la telefonia mobile o radio. Solo nel caso di presenza di sorgenti ad una distanza dal sito inferiore a quella minima stabilita per legge (escludendo i casi in cui la norma prevede distanze minime inderogabili, a causa dell’estrema pericolosità di alcune sorgenti), sarà necessaria in seguito un’analisi più approfondita, volta ad indagare i livelli di esposizione al campo elettrico ed elettromagnetico degli utenti del progetto, con particolare riferimento ai

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limiti di legge (a tale proposito si vedano il DPCM 23 aprile 1992, la Legge 22 febbraio 2001 n. 46 e il DPCM 9 luglio 2003). Più in particolare si deve rilevare come per un intorno di dimensioni opportune (sotto specificate) è necessario analizzare:

- se sono presenti conduttori in tensione (linee elettriche, cabine di trasformazione, ecc); - se sono presenti ripetitori per la telefonia mobile o radio.

Nel caso di presenza di queste sorgenti sarà necessaria un’analisi più approfondita volta ad indagare i livelli di esposizione al campo elettrico ed elettromagnetico degli utenti del progetto con particolare riferimento ai limiti di legge (DM 381/98). In particolare, per le sorgenti elettriche si consiglia l’analisi dei livelli di esposizione in presenza di conduttori posti ad una distanza cautelativa dall’area di intervento corrispondente a:

– 100 m. nel caso di linee elettriche aeree ad altissima tensione (200 - 380 kV); – 70 m. nel caso di linee elettriche aeree ad alta tensione (132 – 150 kV); – 10 m. nel caso di linee elettriche aeree a media tensione (15 – 30 kV); – 10 m. nel caso di cabine primarie; – 5 m. nel caso di cabine secondarie (cabine di trasformazione MT/BT).

In caso di presenza di sorgenti elettriche entro le distanze indicate sarà necessario valutare, attraverso prove sperimentali, i livelli del campo elettrico e magnetico attraverso misure in continuo in un periodo di 24 ore secondo quanto previsto dall’art. 5 del DPCM 9 luglio 2003 (Pubbl. GU 29 agosto 2003, n. 200). Vista la facilità con cui il campo elettrico è schermato dall’involucro edilizio, sarà possibile limitare le misure alle aree ove è prevista una permanenza prolungata di persone all’esterno (giardini, cortili, terrazzi). Nel caso di antenne per la telefonia mobile, dovranno essere presi in considerazione gli impianti ricadenti entro un raggio di 200 m. dall’area oggetto di intervento. I rilievi di campo elettromagnetico andranno effettuati, secondo quanto previsto dal DM 381/98, per un arco di tempo significativo (almeno 24 ore) o in corrispondenza del periodo di maggior traffico telefonico. 3.3.6.7 Realtà territoriali specifiche

Il territorio nella sua accezione più ampia, è caratterizzato da diverse peculiarità tali che si è ritenuto di evidenziare come alcune realtà territoriali non possano essere prese in considerazione nel dettaglio in quanto riferite ad alcuni contesti specifici. Appare evidente come l’esistenza di una particolare cava (ad es. di amianto) o la presenza di gas radioattivo Radon, non possono essere trattate o imposte a livello di tutto il territorio regionale. Si tratta di casi molto particolari che dovrebbero, in ogni caso, essere oggetto di approfondita analisi. La presenza di una realtà territoriale, talvolta anche di origine antropica, che generi disturbo deve suggerire al progettista l’adozione di idonee soluzioni. Appare pertanto necessaria un attento esame della zona raccogliendo informazioni dai residenti o dagli enti preposti alla tutela del territorio quali Regione, Provincia, Comune, Consorzi, ecc. Ci si deve inoltre porre il problema se nell’intorno del sito interessato dalla realtà edilizia di progetto sussistano delle fonti di sostanze inquinanti le quali, purtroppo, sono talvolta presenti sul territorio. Tale necessità emerge dalla considerazione che soprattutto per la progettazione che si definisce eco-compatibile è necessario tener conto dello stato qualitativo delle risorse disponibili.

3.4. IL “PROTOCOLLO ITACA PER LA VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ ENERGETICA ED AMBIENTALE DI UN EDIFICIO

3.4.1. Le premesse alla definizione del Protocollo

Il Gruppo di lavoro interregionale ha dato inizio al proprio operato nell’autunno del 2002 ed ha ritenuto di dover concentrare l’attività d’esordio puntando, in primo luogo, alla definizione di quali dovessero essere le caratteristiche di un edificio realizzato con criteri di bioedilizia. In particolare era necessario arrivare a dei chiarimenti preliminari con riferimento a ciò che deve intendersi con il termine “bioedilizia”. In questo senso è stato ritenuto importante individuare, a titolo preliminare, quale

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fosse il limite o la possibile soglia di eco-compatibilità negli interventi edilizi. Necessario era quindi definire, attraverso un insieme di singoli criteri aventi spiccato carattere di eco-sostenibilità, l’insieme delle regole con le quali poter prefigurare un’opera realizzata con spiccate prerogative di sostenibilità. I lavori hanno inizialmente preso le mosse dall’attività già svolta in materia dalla Regione Emilia-Romagna la quale, con propria Deliberazione del 16 Gennaio 2001, aveva individuato una serie di “requisiti cogenti” composti da tutti quegli elementi del prodotto edilizio il cui rispetto era dovuto per legge e ai quali andavano a sommarsi i cosiddetti “requisiti volontari”, che definivano qualità aggiuntive dell’intervento nel suo complesso. L’insieme dei requisiti di benessere e di fruibilità delle opere edilizie corrispondono, nel citato documento, all’esigenza di migliorare la qualità della vita nel rispetto dei limiti ricettivi degli ecosistemi, alla possibilità di rinnovo delle risorse naturali, all’equilibrio tra sistemi naturali ed antropici, sempre con l’obiettivo di promuovere la riduzione del consumo di energie non rinnovabili. Lo studio condotto dalla Regione Emilia-Romagna, inoltre, poneva in particolare evidenza come le scelte nell’ambito dell’edilizia eco-sostenibile e bioclimatica potessero essere fortemente condizionate dagli agenti fisici caratteristici del sito ovvero dal clima igrotermico e dalle precipitazioni, dalla disponibilità di risorse rinnovabili e dai possibili fattori di inquinamento derivanti dall’opera realizzata (aria, acqua, suolo e sottosuolo, ambiente naturale ed ecosistemi, paesaggio, ecc). Quest’analisi preliminare è stata inquadrata come corrispondente ad un “prerequisito cogente” intendendo, nello specifico, che ogni possibile sviluppo di un’attività progettuale di carattere edilizio dovrebbe necessariamente basarsi sul presupposto di ricognizione e di conoscenza dei dati caratteristici dell’area presa in esame. Non è infatti ipotizzabile che si possa realizzare un nuovo edificio senza una ricognizione degli agenti fisici caratteristici del sito, tale da comportare un non corretto inserimento del manufatto nel contesto ambientale tipico del luogo. Con questi obiettivi si è inteso procedere all’individuazione di un insieme di regole le quali, riportate a parte e anche se non rispettate in modo pedissequo, mirano ad evidenziare una serie di elementi necessari in materia di eco-sostenibilità tali da fornire un ampio panorama dei diversi aspetti di carattere ambientale che possono essere presi in considerazione nell’approccio progettuale. Dopo aver iniziato lo sviluppo della metodologia di valutazione dell’edificio sulla base delle esperienze compiute dall’Emilia-Romagna, si è passati ad uno scambio di informazioni con le altre regioni italiane facenti parte del Gruppo di Lavoro nazionale istituito nel gennaio del 2002 presso la sede di ITACA (Istituto per la la Trasparenza, l’Aggiornamento e la Certificazione degli Appalti), al fine di verificare l’esistenza di analoghe esperienze condotte in materia (con particolare riferimento ai documenti già predisposti dalle regioni Liguria, Lazio, Marche e Umbria). Nei successivi incontri che si sono svolti tra la fine del 2002 e l’inizio dell’anno in corso, si è inoltre compreso come lo studio compiuto da Environment-Park di Torino per la realizzazione del Villaggio per le Olimpiadi invernali del 2006, poteva costituire una valida base iniziale di valutazione. Analizzati i contenuti del documento tecnico è emerso come fossero ravvisabili al suo interno sia una serie di elementi e criteri già richiamati dalla regione Emilia-Romagna, sia degli altri di carattere innovativo ritenuti, per l’occasione, di sostanziale importanza in funzione di ulteriori approfondimenti. L’analisi del documento contenente le linee guida predisposte da Environment-Park trae ispirazione da un altro metodo conosciuto con il nome di Green Building Challenge o GBC costituito da un network internazionale cui aderiscono 25 paesi di tutto il mondo e che somma, al suo interno, le esperienze condotte in tutti questi paesi nel settore disciplinare con metodi spesso tra loro differenti ed in continua evoluzione nel tempo. Parallelamente a questa considerazione è emerso come per la valutazione della qualità energetico-ambientale degli edifici sono disponibili, a livello internazionale, numerosi metodi di verifica. Tali criteri sono classificabili in due tipologie: la prima costituita da metodi a punteggio, la seconda da eco-bilanci. I primi sono metodi basati sull’attribuzione di un punteggio relativo alla performance dell’edificio rispetto a una serie di riferimenti di valutazione di impatto ambientale: il punteggio permette di classificare la costruzione rispetto ad una scala di qualità. I secondi sono metodi basati su procedure di valutazione di impatto ambientale, derivanti direttamente dal LCA (Life Cycle Analysis) o, più semplicemente, dall’analisi del ciclo di vita dell’edificio.

A questo proposito i principali metodi utilizzati in ambito europeo e a livello internazionale sono: - Il Building Research Establishment Environmental Assessment Method (BREEAM), che costituisce il primo e più noto metodo di valutazione a punteggio sviluppato dal BRE in Gran

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Bretagna. Tale sistema attualmente interessa circa il 25 - 30% del mercato immobiliare del Regno Unito ed è riferito ad edifici di uso prevalentemente direzionale o di nuova costruzione. - Negli Stati Uniti è stato invece sviluppato il sistema LEED, per iniziativa dello U.S. Green Building Council con il supporto di numerose agenzie governative e organizzazioni private. - Sistemi simili sono stati sperimentati anche in Austria, Francia, Svezia, Norvegia e Finlandia.

Particolarmente interessante si è rivelato il sistema danese, denominato Energy Rating, di applicazione obbligatoria in caso di transazioni immobiliari per edifici di superficie inferiore a 1500 m2 e con verifica a cadenza annuale per edifici di superficie maggiore.

3.4.2 L’attività del Gruppo di lavoro interregionale

Il Gruppo di lavoro, a conclusione delle analisi preliminari, ha ritenuto di prendere in considerazione il più recente metodo di valutazione (anche perché considerato più evoluto), ovvero il Green Building Challenge o GBC. Si è infatti considerato che i sistemi di certificazione energetico-ambientali finora sviluppati possiedono un limite strutturale intrinseco costituito dal fatto che sono applicabili solo nella regione o area geografica per cui sono stati ideati. Differenze climatiche, economiche e culturali, non ne permettono infatti l’utilizzo in realtà tra loro differenti. È invece in fase di applicazione e di costante sviluppo a livello internazionale il nuovo sistema di certificazione energetico-ambientale di seconda generazione costituito appunto dal Green Building Challenge (GBC). Questo metodo di analisi è il risultato degli studi condotti da parte del già citato network internazionale, composto attualmente da Istituti ed Enti di ricerca pubblici e privati di tutto il mondo ed al quale aderisce anche l’Italia con una serie di enti ed organismi che operano attivamente nello scambio di informazioni. Nell’ambito del processo di valutazione attuato dal GBC (che ha avuto inizio nel 1996), quello che si intende sviluppare e costantemente verificare è il sistema di certificazione: quest’ultimo è stato elaborato in modo che possa diventare in un prossimo futuro lo standard internazionale di riferimento per la certificazione energetico ambientale degli edifici. Il GBC è infatti un metodo di valutazione che può essere adattato alle condizioni locali in cui viene applicato (clima, condizioni economiche e culturali, priorità ambientali, ecc.) pur mantenendo la medesima terminologia e la stessa struttura di base. Ogni nazione all’interno del processo GBC è rappresentata da un gruppo nazionale il cui compito è di adeguare il sistema alla realtà locale, correggendo i valori e i pesi dei criteri utilizzati nel sistema. Il metodo GBC è del resto stato progettato per riflettere le differenti priorità ambientali, le tecnologie e le peculiarità costruttive e culturali delle diverse nazioni. Partendo dal fatto che molte realtà scientifiche hanno già aderito al network GBC, si è ritenuto di poterlo assumere come modello ispiratore per l’elaborazione di un sistema di carattere nazionale.

3.4.3 La scala di valutazione

Come base di partenza si è preso in esame il metodo di attribuzione dei punteggi: gli stessi sono stati individuati, in analogia con il sistema GBC, all’interno di una scala di valori che va da -2 a +5 e dove lo zero rappresenta il valore del punteggio o lo standard di paragone (benchmark) riferibile a quella che deve considerarsi come la pratica costruttiva corrente, nel rispetto delle leggi o dei regolamenti vigenti. In particolare, la scala di valutazione utilizzata ai fini della creazione dello strumento di valutazione nazionale è stata così strutturata:

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-2 Rappresenta una prestazione fortemente inferiore allo standard industriale ed alla pratica accettata. Corrisponde anche al punteggio attributo ad un requisito nel caso in cui non sia stato verificato;

-1 Rappresenta una prestazione inferiore allo standard industriale e/o alla pratica accettata;

0 Rappresenta la prestazione minima accettabile definita da leggi o regolamenti vigenti nella regione, o nel caso in cui non vi siano specifici regolamenti di riferimento, rappresenta la pratica comune utilizzata nel territorio;

1 Rappresenta un lieve miglioramento della prestazione rispetto ai regolamenti vigenti ed alla pratica comune;

2 Rappresenta un moderato miglioramento della prestazione rispetto ai regolamenti vigenti ed alla pratica comune;

3 Rappresenta un significativo miglioramento della prestazione rispetto ai regolamenti vigenti ed alla pratica comune. E’ da considerarsi come la pratica corrente migliore;

4 Rappresenta un moderato incremento della pratica corrente migliore;

5 Rappresenta una prestazione considerevolmente avanzata rispetto alla pratica corrente, di carattere sperimentale e dotata di prerogative di carattere scientifico.

Da un’analisi della tabella si possono fare alcune considerazioni di base: innanzitutto gli edifici nuovi dovranno presentare sempre punteggi non negativi. Punteggi negativi potranno invece essere considerati accettabili solo in occasione di interventi su edifici oggetto di ristrutturazione. Per l’attribuzione del punteggio, nel caso in cui non sia possibile esprimere una prestazione attraverso una metodologia numerica, si dovrà ricorrere ad una descrizione qualitativa quanto più possibile oggettiva e definita.

4.4. Le aree di valutazione ed i requisiti

Con il metodo di analisi predisposto dal Gruppo di lavoro si è soprattutto tentato di individuare un processo, suddiviso in grandi temi, attraverso il quale prendere in esame la sostenibilità attuabile nelle strategie di progetto, nella costruzione e nell’esercizio temporale degli edifici. Le macro esigenze sono state strutturate e codificate prioritariamente tramite le cosiddette “Aree di valutazione” le quali abbracciano gli obiettivi e le strategie in materia per mezzo di singoli temi con carattere di ampio respiro ma sufficientemente chiari per risultare efficaci. Le singole aree sono state suddivise così come segue:

1 - Qualità ambientale degli spazi esterni

2 - Consumo di risorse

3 - Carichi ambientali

4 - Qualità dell’ambiente interno

5 - Qualità del servizio

6 - Qualità della gestione

7 - Trasporti

Ogni singola area di valutazione contiene di seguito una serie di categorie di requisiti: all’interno delle stesse categorie vengono individuati a loro volta dei singoli requisiti caratterizzati dalla presenza di indicatori di controllo o parametri necessari per la verifica del soddisfacimento del requisito qualitativo o quantitativo. In alcuni casi si è dovuto inoltre suddividere i requisiti in sottorequisiti in quanto legati, ad esempio, al rispetto di norme che ne imponevano la differenziazione. Ad ogni requisito o sottorequisito corrisponde una scheda di valutazione riguardante lo specifico tema.

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E’ di fondamentale importanza osservare che i requisiti proposti sono caratterizzati da una serie di elementi fondanti così di seguito sintetizzabili:

- hanno una valenza economica, sociale e ambientale di un certo rilievo; - sono quantificabili o definibili anche solo a livello qualitativo ma comunque secondo criteri

quanto più precisi possibile;

- perseguono degli obiettivi di ampio respiro;

- hanno comprovata valenza scientifica;

- sono dotati di prerogative di interesse pubblico.

Nella stesura delle schede di ogni requisito o sottorequisito si è ritenuto importante inoltre seguire un principio ispiratore che tenesse conto del fatto che non sempre è possibile eseguire una misurazione accurata del parametro o dell’indicatore di controllo individuato. In tal caso si è cercato, ove possibile, di inserire anche una serie di parametri speditivi che potessero consentire di arrivare al medesimo risultato analitico seguendo metodi o valutazioni di ordine più empirico. Ad esempio la scheda dell’inquinamento elettrico e magnetico a bassa frequenza (1.2.3.1) contiene sia i parametri quantitativi di legge (espressi in microtesla per il campo magnetico e in volt/metro per il campo elettrico) che definiscono il punteggio zero, pari al rispetto della legge, sia alcuni dati indicativi empirici corrispondenti per il caso in esame a:

- 70 m per una linea 150 kV; - 100 m per una linea 220 kV; - 150 m per una linea a 380 kV.

e che, in linea di massima, equivalgono al soddisfacimento del requisito previsto dalla normativa vigente. Come accennato ogni requisito o, se del caso ogni sottorequisito, è stato singolarmente valutato tramite la predisposizione di un’apposita scheda avente contenuti di elevato dettaglio e che, nello specifico, contiene:

- la definizione del requisito e la sua appartenenza ad una specifica area e categoria; - l’esigenza da soddisfare, corrispondente all’obiettivo che si intende effettivamente perseguire; - l’indicatore di prestazione, ossia l’elemento che puntualmente deve essere preso in considerazione per il singolo requisito. È il parametro che tende a definire puntualmente il requisito; - l’unità di misura. Si inserisce se l’indicatore di prestazione è di carattere quantitativo: in tal caso l’unità di misura stessa deve essere espressamente specificata; - il metodo e lo strumento di verifica. Costituisce un fondamentale elemento cognitivo tale da consentire ad ogni soggetto che applica il metodo di seguire la medesima metodologia di approccio e di verifica: i dati contenuti in casella devono essere quanto più possibile concreti, semplici ed affidabili; - la strategia di riferimento individua, oltre alla metodologia applicativa che deve essere seguita, anche alcuni possibili suggerimenti di larga massima che possono essere perseguiti ed applicati; - la scala di prestazione è divisa in due possibili modalità di applicazione: quella di carattere qualitativa e quella quantitativa. E’ sicuramente la sezione della scheda che comporta le maggiori difficoltà di applicazione in quanto è necessario definire in modo univoco la prestazione quantitativa che costituisce la situazione ideale di realizzazione dell’opera. Questa univocità non è sempre possibile per ogni requisito. Nelle schede con prestazioni qualitative si è cercato di individuare una scala di prestazione quanto più definita possibile e che traesse ispirazione dai metodi di certificazione esistenti. Da essi si è cercato di dedurre il metodo più consono, adattandolo alla nostra realtà regionale. - dalla scala di prestazione si è desunto un punteggio di requisito i cui limiti estremi, sopra riportati, sono quelli tratti dal sistema GBC. La scala di valori ritenuta ottimale corrisponde ad un range che oscilla da -2 a +5.

Le schede sono completate da altri elementi informativi che sono: - i riferimenti normativi, ritenuti elementi di supporto ma, se esistenti, di fondamentale importanza per la verifica del requisito, tanto più se la verifica si rende necessaria per il rispetto della norma;

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- i riferimenti tecnici, costituiti dalle norme UNI, EN ecc. ove riscontrabili. Anch’essi possono costituire un valido supporto decisionale e di verifica; - la valutazione della scheda deve essere accompagnata da una giustificazione del punteggio attribuito in modo da consentire il controllo degli elementi presi in considerazione.

È necessario infine evidenziare come possa accadere che per alcuni requisiti posti in essere, venga attribuito un peso pari a zero in quanto quel determinato fattore non è uniformemente presente sul territorio regionale. Potrebbe essere il caso, ad esempio, del gas radioattivo Radon che in natura è presente in alcune parti del nostro territorio in modo più significativo, mentre risulta assente o in misura insignificante in altre zone. Si deve quindi senz’altro redigere una specifica scheda ma, nel caso in cui lo stesso gas non risultasse presente sul territorio, non necessariamente deve essere preso in considerazione. Altrettanto si deve dire per alcune particolarità o specificità territoriali per le quali si dovrà, se del caso, redigere un’apposita scheda configurandone un peso appropriato. Considerato il carattere estremamente puntuale del problema, non si può pretendere infatti che lo stesso venga esteso a tutto il territorio afferente ogni singola regione. Attraverso la scheda, inserita nell’Area di valutazione 2. “Consumo di risorse” e denominata “ecolabeling” si è inteso fornire un indirizzo sulle possibilità e sui metodi di certificazione dei materiali attraverso un approccio al problema più di carattere progettuale che di controllo o di verifica puntuale delle caratteristiche proprie del singolo materiale impiegato. Questo anche perché non esiste, a livello nazionale o internazionale, unicità di metodo di certificazione così come non esiste unicità di caratteristiche qualitative dei materiali che possa essere ufficialmente riconosciuta come ecosostenibile. Pertanto, pur volendo fornire indicazioni specifiche sulle modalità di certificazione attraverso una scheda, si è ritenuto di attribuire alla stessa un peso pari a zero, in attesa della nascita di un ente che sia in grado di formulare criteri certi ed univoci della qualità dei materiali, provvedendo a certificarli. Infine sembra opportuno segnalare che la predisposizione di una serie di schede che nel loro insieme perseguono l’obiettivo di un miglioramento della qualità dell’abitare, sottende il tentativo di un miglioramento complessivo della qualità dei materiali impiegati nella costruzione dell’edificio. Con i requisiti sopra esposti si è cercato di rappresentare il più ampio spettro possibile degli elementi maggiormente significativi nell’edilizia residenziale, escludendo in questo momento l’edilizia legata al mondo dei servizi e dell’industria che necessita - evidentemente - di altri parametri e di esigenze diverse da soddisfare.

3.4.5 L’attribuzione del punteggio

Definiti questi fondamentali aspetti preliminari, il passo successivo alla costruzione della scheda, alla sua valutazione ed al perfezionamento dei suoi dati è costituito dall’attribuzione del punteggio per ogni singolo requisito o “voto” del requisito. Tale punteggio, come accennato, costituisce il parametro che viene inserito quale elemento di valutazione nella categoria di requisito; sommando a loro volta i voti delle categorie di requisiti si andrà a costituire il voto dell’Area di valutazione, secondo lo schema di seguito riprodotto e che riporta anche i pesi dei singoli requisiti e delle categorie di requisiti. Giova ricordare che il peso del requisito costituisce una delle basi di calcolo adottate dal sistema GBC. Ogni Amministrazione che intenda applicare il metodo è a questo valore che dovrà porre particolare attenzione, in quanto rappresenta proprio il peso del requisito che riflette la realtà locale e l’importanza che ad esso viene attribuita. Ad esempio, le realtà territoriali del nord della regione tenderanno a dare un peso elevato al risparmio energetico connesso con il comfort termico, mentre le zone poste più a sud avranno la vocazione a considerare con un peso elevato il consumo di altre risorse. Di seguito si riportano i requisiti del “Protocollo” adottato ed i relativi pesi attribuiti in funzione dei valori ritenuti più appropriati per il contesto territoriale complessivo nazionale, ricordando come l’applicazione avvenga tramite l’utilizzo delle schede riportate nei 7 successivi allegati.

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1 - QUALITA' AMBIENTALE ESTERNA

Voto Peso % Voto P.1.1 Comfort ambientale esterno 0 30 0

Voto Peso % Voto P.1.1.1 Comfort termico degli spazi esterni 0 40 01.1.2 Controllo dei flussi d'aria 0 40 01.2.3 Comfort visivo-percettivo 0 20 0

100

Voto Peso % Voto P.1.2 Inquinamento locale 0 40 0

Voto Peso % Voto P.1.2.1 Inquinamento acustico 0 20 01.2.2 Inquinamento atmosferico 0 20 01.2.3 Inquinamento elettromagnetico 0 10 0

Voto Peso % Voto P.1.2.3.1 Inq. El. Bassa Freq. 0 501.2.3.2 Inq. El. Alta Frequenza 0 50

1001.2.4 Inquinamento del suolo 0 20 01.2.5 Inquinamento delle acque 0 20 01.2.6 Inquinamento luminoso 0 10 0

100

Voto Peso % Voto P.1.3 Integrazione con il contesto 0 30 0

Voto Peso % Voto P.1.3.1 Integrazione con l'ambiente naturale 30 01.3.2 Integrazione con l'ambiente costruito 30 01.3.3 Reti infrastrutturali 40 0

100

PUNTEGGIO COMPLESSIVO 0,00

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2 - CONSUMO DI RISORSE

Voto Peso % Voto P.2.1 Consumi energetici 0 30 0

Voto Peso % Voto P.2.1.1 Isolamento termico 0 20 02.1.2 Sistemi solari passivi 0 20 02.1.3 Produzione acqua sanitaria 0 20 02.1.4 Energia elettrica (fonti non rinnovabili) 0 20 02.1.5 Energia inglobata 0 20 0

100

Voto Peso % Voto P.2.2 Consumo di terreno e impatto sulla qualità ecologica 0 20 0

Voto Peso % Voto P.2.2.1 Superficie di terreno utilizzata 0 40 02.2.2 Variazione del valore ecologico del sito 0 60 0

100

Voto Peso % Voto P.2.3 Consumo netto di acqua potabile 0 20 0

Voto Peso % Voto P.2.3.1 Consumo netto di acqua potabile 0 100 0

Voto Peso % Voto P.2.4 Consumo materiali 0 30 0

Voto Peso % Voto P.2.4.1 Riutilizzo di strutture esistenti 0 20 02.4.2 Riutilizzo di materiali presenti sul sito 0 25 02.4.3. Utilizzo di materiali locali-regionali 0 25 02.4.4 Uso di materiali di recupero di provenienza esterna al sito 0 15 02.4.5 Riciclabilità dei materiali 0 15 02.4.6 Ecolabeling 0 0 0

100

PUNTEGGIO COMPLESSIVO 0,00

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3 - CARICHI AMBIENTALI

Voto Peso % Voto P.3.1 Contenimento emissioni di gas 0 25 0

Voto Peso % Voto P.3.1.1 Emissione di Co2 0 40 03.1.2 Emissione di gas che contribuiscono all'acidificazione 0 60 0

100

Voto Peso % Voto P.3.2.Contenimento rifiuti liquidi 0 20 0

Voto Peso % Voto P.3.2.1 Gestione acque piovane 0 40 03.2.2 Riuso delle acque grigie 0 20 03.2.3 Permeabilità delle superfici calpestabili 0 40 0

100

Voto Peso % Voto P.3.3 Gestione dei rifiuti solidi da cantiere 0 20 0

Voto Peso % Voto P.3.3.1 Rifiuti solidi da costruzione 0 40 03.3.2 Rifiuti solidi da demolizione 0 60 0

100

Voto Peso % Voto P.3.4 Gestione dei rifiuti 0 20 0

Voto Peso % Voto P.3.4.1 Area di raccolta centralizzata per rifiuti non organici 0 70 03.4.2 Area di raccolta centralizzata per rifiuti organici 0 30 0

100

Voto Peso % Voto P.3.5.Impatto sulle proprietà adiacenti 0 15 0

Voto Peso % Voto P.3.5.1 Interferenza nella fruizione della luce naturale 0 40 03.5.2Erosione del suolo 0 60 0

100

PUNTEGGIO COMPLESSIVO 0,00

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4 - QUALITA' AMBIENTE INTERNO

Voto Peso % Voto P.4.1 Comfort visivo 0 20 0

Voto Peso % Voto P.4.1.1 Illuminazione naturale 0 25 04.1.2 Penetrazione diretta della radiazione solare 0 25 04.1.3 Uniformità di illuminamento 0 25 04.1.4 Illuminazione artificiale parti comuni 0 25 0

100

Voto Peso % Voto P.4.2 Comfort acustico 0 30 0

Voto Peso % Voto P.4.2.1 Isolamento acustico di facciata 0 30 04.2.2 Isolamento acustico delle partizioni interne 0 20 04.2.3 Isolamento acustico da calpestio 0 20 04.2.4 Isolamento acustico dei sistemi tecnici 0 30 0

100

Voto Peso % Voto P.4.3 Comfort termico 0 20 0

Voto Peso % Voto P.4.3.1 Temperatura dell'aria nel periodo invernale 0 30 04.3.2 Temperatura delle superfici interne nel periodo invernale 0 30 04.3.3 Inerzia termica 0 40 0

100

Voto Peso % Voto P.4.4 Qualità dell'aria 0 30 0

Voto Peso % Voto P.4.4.1 Controllo dell'umidità delle pareti 0 25 04.4.2 Controllo degli agenti inquinanti 0 25 0

Voto4.4.2.1 Fibre minerali 04.4.2.2 VOC 04.4.2.3 Radon 0

Voto Peso % Voto P.4.4.3 Ventilazione 0 25 0

Voto4.4.3.1 Ricambi d'aria 04.4.3.2 Estrazione d'aria dai locali privi di ventilazione 0

Voto Peso % Voto P.4.4.4 Inquinamento elettromagnetico 0 25 0

Voto 1004.4.4.1. Campi elettrici e magnetici a frequenza industriale (50 Hz) 04.4.4.2.Campi elettromagnetici ad alta frequenza (100 kHz - 300 GHz)0

PUNTEGGIO COMPLESSIVO 0,0

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5 - QUALITA' DEL SERVIZIO

Voto Peso % Voto P.5.1 Regolazione locale della temperatura dell'aria 0 20 0

Voto Peso % Voto P.5.1.1 Regolazione locale della temperatura dell'aria 0 100 0

Voto Peso % Voto P.5.2 Manutenzione edilizia ed impiantistica 0 20 0

Voto Peso % Voto P.5.2.1 Protezione dell'involucro 0 40 05.2.2 Accessibilità dell'involucro 0 30 05.2.3 Accessibilità ai sistemi tecnici 0 30 0

100

Voto Peso % Voto P.5.3 Monitoraggio dei consumi 0 20 0

Voto Peso % Voto P.5.3.1 Monitoraggio dei consumi 0 100 0

Voto Peso % Voto P.5.4 Aree comuni di svago 0 20 0

Voto Peso % Voto P.5.4.1 Aree comuni di svago 0 100 0

Voto Peso % Voto P.5.5 Qualità dello spazio abitato 0 20 0

Voto Peso % Voto P.5.5.1 Flessibilità degli spazi interni 0 60 05.5.2 Spazi multifunzionali comuni 0 40 0

100

PUNTEGGIO COMPLESSIVO 0,0

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6 - QUALITA' DELLA GESTIONE

Voto Peso % Voto P.6.1 Disponibilità documentazione tecnica dell'edificio 0 20 0

Voto Peso % Voto P.6.1.1 Disponibilità documentazione tecnica dell'edificio 0 100 0

Voto Peso % Voto P.6.2 Manuale d'uso per gli utenti 0 20 0

Voto Peso % Voto P.6.2.1 Manuale d'uso per gli utenti 0 100 0

Voto Peso % Voto P.6.3 Manutenzioni programmate 0 20 0

Voto Peso % Voto P.6.3.1 Manutenzioni programmate 0 100 0

Voto Peso % Voto P.6.4 Sicurezza dell'edificio 0 40 0

Voto Peso % Voto P.6.4.1 Sicurezza dell'edificio 0 100 0

PUNTEGGIO COMPLESSIVO 0,0

7 - TRASPORTI

Voto Peso % Voto P.7.1 Integrazione con il trasporto pubblico 0 35 0

Voto Peso % Voto P.7.1.1 Integrazione con il trasporto pubblico 0 100 0

Voto Peso % Voto P.7.2 Misure per favorire il trasporto alternativo 0 30 0

Voto Peso % Voto P.0 100 0

Voto Peso % Voto P.7.3 Prossimità a servizi locali 0 35 0

Voto Peso % Voto P.7.3.1 Prossimità a servizi locali 0 100 0

PUNTEGGIO COMPLESSIVO 0,0

7.2.1 Misure per favorire il trasporto alternativo (parcheggi per biciclette e piste ciclabili)

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A maggior chiarimento delle tabelle sopra riportate si ha che:

- Voto del requisito x peso in percentuale = Voto pesato del requisito

- La somma dei voti pesati del requisito configura il voto della categoria del requisito

- Il voto della categoria del requisito x peso percentuale della categoria di requisito =

Voto pesato della categoria di requisito

- La somma dei voti pesati delle categorie di requisito danno il voto dell’area di valutazione

I voti delle singole aree di valutazione costituiscono l’elemento pregnante del “Protocollo” in quanto definiscono il livello di compatibilità ambientale dell’opera esaminata. Il passo successivo è rappresentato dall’attribuzione, per ogni singola area oggetto di valutazione, di una soglia minima necessaria per poter definire le caratteristiche ideali di un progetto con caratteristiche di sostenibilità. Come accennato, ogni Amministrazione avrà la possibilità di correggere il peso di ogni singolo requisito per adattarlo alla propria realtà locale, avendo a disposizione in ogni caso una serie di parametri standard comuni. Dall’analisi dei voti attribuiti ad ogni singola area di valutazione si possono ricavare una serie di considerazioni che risultano più facilmente deducibili dai grafici riportati nella pagina successiva. Se riportiamo le valutazioni su di un grafico ad istogrammi, quale può essere quello di seguito riportato, si può avere una visione d’insieme della compatibilità ambientale dell’edificio in esame.

Dall’analisi del grafico appare evidente come il punteggio di ogni singola area non dovrebbe essere mai corrispondente ad un valore negativo, in quanto rappresenterebbe una situazione al di sotto della norma o della pratica comune e come tale andrebbe considerata di qualità complessiva scadente.

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E’ altrettanto evidente, come nel successivo esempio, che per l’ammissibilità delle opere ad una generica forma di contribuzione potrà essere richiesto che i rispettivi punteggi delle singole aree di valutazione risultino sempre al di sopra di una soglia predefinita (ad es. 1).

Per la valutazione globale vera e propria di un edificio o di un complesso di edifici appare necessario che le singole aree di valutazione vengano a loro volta “pesate” in modo tale da consentire che l’espressione della valutazione avvenga attraverso un unico valore. Per fare ciò è necessario riportare di seguito le aree di valutazione ed i pesi che ad esse sono state attribuite in funzione della loro importanza.

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AREE DI VALUTAZIONE PESO

1. Qualità ambientale esterna 15

2. Consumo di risorse 20

3. Carichi ambientali 20

4. Qualità ambientale interna 25

5. Qualità del servizio 5

6. Qualità della gestione 10

7. Trasporti 5

Il voto “pesato” di un edificio diventa pertanto l’espressione delle valutazioni sin qui formulate che, come detto, partono dai presupposti riportati nella scala di valutazione derivata dal metodo GBC.

3. 4.6. Le verifiche eseguite per l’applicazione del metodo

Le verifiche sul campo che sono state condotte per l’applicazione pratica del metodo hanno riguardato una palazzina singola ad uso abitazione di circa 1.000 metri quadrati, un complesso residenziale di 54 alloggi di prossima realizzazione da parte dell’ATER di Trieste ed una palazzina destinata ad uso uffici da realizzarsi presso l’Area di Ricerca di Padriciano (anche se tale utilizzo non era stato considerato nei presupposti iniziali che miravano esclusivamente alla valutazione di interventi di edilizia residenziale). I test condotti in collaborazione con i progettisti e con gli Enti, hanno messo in evidenza una serie di problematiche che hanno consentito la messa a punto della schede del protocollo: alcune di esse sono state sistemate e corrette in quanto risultavano carenti di informazioni o presentavano ridondanza di concetti già espressi.

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Questi problemi sono stati, in larga misura, eliminati. Considerato che il protocollo interessa un elevato numero di argomenti, alcuni dei quali altamente specialistici, potrà comunque verificarsi che alcuni aspetti possano essere oggetto di futuri approfondimenti chiarificatori. D’altro canto la bontà del metodo proposto potrà emergere soltanto dal suo impiego sul campo. In ogni modo, nei tre casi esaminati, si è evidenziata la validità dello strumento oggi proposto nonché la buona applicabilità del metodo oltre che il fatto che si è potuto verificare l’effettivo grado di sostenibilità degli edifici sottoposti a verifica.

3.4.7 Modalità di applicazione del metodo. Conclusioni

Per poter funzionare il protocollo sopra proposto deve avere delle modalità di applicazione condivise che ne consentano una corretta ed omogenea applicazione sul territorio regionale. Esse sono in sintesi:

a) verifica ed analisi del sito; b) applicazione di ogni singola scheda ed attribuzione del punteggio che deve essere giustificato in

mod da consentire opportune operazioni di controllo; c) inserimento del punteggio del singolo requisito nella tabella generale associandolo ai pesi del

requisito, della categoria, dell’area e, infine, globale dell’edificio. Da punto di vista dell’applicazione, pare necessario che in sede esecutiva venga posto un limite numerico alla valutazione di ogni singola area in modo da consentire che l’edificio esaminato sia comunque, ed in ogni suo singolo aspetto, al di sopra di una soglia minima di qualità. In altri termini si potrebbe definire un valore minimo per ogni area di valutazione dell’edificio o che almeno un certo numero di aree siano al di sopra di un valore anch’esso predefinito. Il protocollo sopra esposto dovrà essere supportato, soprattutto per i progettisti, da un software applicativo che ne consenta un facile utilizzo. In sede esecutiva il progettista potrà verificare la compatibilità con l’ambiente dell’edificio in corso di progettazione, comprendere se alcuni requisiti sono di basso livello o scarsamente soddisfatti ed intervenire su di essi in modo da innalzare il livello qualitativo e di conseguenza intervenire, sin nella fase di progettuale, per fornire risposte coerenti rispetto alla sostenibilità complessiva dell’opera. L’applicazione del protocollo proposto non costituisce certamente garanzia totale per la realizzazione di un edificio di buona qualità dal punto di vista della bioedilizia e della eco-sostenibilità, materia che evidentemente comporta una sensibilità progettuale propria del professionista, la quale, complessivamente, non può essere incasellata in una scheda o in una tabella applicativa. Il metodo suggerito intende quindi proporre una serie di riflessioni e di suggerimenti che dovrebbero essere presi in considerazione da chi si accinge a progettare, senza voler per questo esaurire ogni possibile problema architettonico o ingegneristico la cui buona applicazione rappresenta, evidentemente, il bagaglio fondamentale di ogni buon professionista nella realizzazione di un edificio di buona qualità dal punto di vista della bioedilizia e della eco-sostenibilità, materia che evidentemente comporta una sensibilità progettuale propria del professionista, la quale, comprensibilmente, non può essere incasellata in una scheda o in una tabella applicativa.

3.5 IL “PROTOCOLLO SEMPLIFICATO”

3.5.1 Il “Protocollo semplificato” Il metodo di valutazione definitivo predisposto dal Gruppo di lavoro interregionale rappresenta un primo fondamentale passo nella direzione della sostenibilità ambientale delle costruzioni, che già da tempo si sta imponendo nell’ambito di numerose iniziative e in diversi ambiti dell’attività regionale, a partire dalle opere di edilizia residenziale pubblica. Il documento finale si compone di una serie di linee guida raccolte in 70 diverse schede di valutazione che corrispondono ad altrettanti requisiti di compatibilità ambientale. Il sistema di valutazione energetica ed ambientale prevede, come già evidenziato, l’esame delle prestazioni di un edificio in relazione alle varie tematiche da analizzare, chiamate “Aree di valutazione”, che comprendono, nelle linee guida predisposte, 7

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diversi grandi temi: la qualità ambientale degli spazi esterni, il consumo di risorse, i carichi ambientali, la qualità dell’ambiente interno, la qualità del servizio, la qualità della gestione e i trasporti. L’emanazione delle linee guida da parte di ITACA va collocata nell’ambito di una iniziale fase di sperimentazione del metodo, da applicare in favore dell’incentivazione di interventi di edilizia residenziale pubblica e in quelle opere comunali da realizzarsi presso quelle amministrazioni locali che si sono rese disponibili alla ricerca. In relazione alle verifiche condotte in alcuni progetti edilizi ed effettuate per la convalida dell’applicabilità del sistema completo delle 70 schede, si è potuto accertare che per alcuni aspetti il metodo proposto risulta piuttosto articolato e più adeguatamente applicabile a contesti edilizi di consistente dimensione. Considerata l’effettiva complessità di alcune parti del metodo si è valutata la possibilità di affiancare ad esso un sistema di valutazione ridotto composto di 28 schede: il “Protocollo semplificato” ha fatto propri quei requisiti che sono stati ritenuti fondamentali ed indispensabili per la realizzazione di interventi aventi caratteristiche minime di eco-sostenibilità. L’attuazione di un protocollo ridotto ha preso corpo anche in relazione al fatto che si è ritenuto potesse agevolare l’applicazione di criteri di edilizia biocompatibile in quegli interventi singoli o più piccoli per volume e dimensione, che in genere rappresentano la parte più consistente dell’attività edilizia attuata dai soggetti privati. Il sistema suddetto rappresenta quindi una più agevole modalità per avviare e rendere operativo un nuovo approccio alla progettazione responsabile.

3.5.2 I contenuti: le aree e le schede di valutazione

Le aree di valutazione relative ai requisiti proposti nel sistema semplificato sono: 1 – Qualità ambientale esterna 2 – Consumo di risorse 3 – Carichi ambientali 4 – Qualità ambiente interno 5 – Qualità del servizio 6 – Qualità della gestione 7 – Trasporti L’elenco dei requisiti minimi inderogabili prescelti è il seguente: AREA 1 1.2.2-Inquinamento atmosferico 1.2.5-Inquinamento delle acque 1.2.6-Inquinamento luminoso 1.3.1-Integrazione con l’ambiente naturale e costruito AREA 2 2.1.1-Isolamento termico 2.1.2-Sistemi solari passivi 2.1.3-Produzione acqua sanitaria 2.1.4-Energia elettrica (fonti non rinnovabili) 2.3.1-Consumo netto di acqua potabile 2.4.1-Riutilizzo di strutture esistenti 2.4.3-Utilizzo di materiali locali/regionali 2.4.5-Riciclabilità dei materiali AREA 3 3.1.1-Emissione di CO2 3.2.1-Gestione acque piovane 3.3.1-Rifiuti solidi da costruzione o da demolizione AREA 4 4.1.1-Illuminazione naturale 4.2.1-Isolamento acustico di facciata 4.2.4-Isolamento acustico dei sistemi tecnici

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4.3.1-Temperatura dell’aria nel periodo invernale 4.3.3-Inerzia termica 4.4.2.1-Controllo degli agenti inquinanti - Fibre minerali 4.4.4.1 -Inquinamento elettromagnetico - Campi elettrici e magnetici a frequenza industriale (50 Hz) 4.4.4.2- Inquinamento elettromagnetico - Campi elettromagnetici ad alta frequenza (100 KHz-300 GHz) AREA 5 5.1.1-Regolazione locale della temperatura dell’aria 5.2.3-Accessibilità ai sistemi tecnici 5.3.1-Monitoraggio dei consumi AREA 6 6.1.1-Disponibilità documentazione tecnica dell’edificio AREA 7 7.3.1-Prossimità a servizi locali

I criteri di calcolo e di attribuzione dei punteggi sono stati predisposti in analogia al protocollo regionale predisposto in forma completa, così come corrisponde la procedura di valutazione. Per l’attuazione pratica del protocollo semplificato si rinvia ai documenti e alle schede tecniche predisposte nell’Allegato 2 (cfr. www.itaca.org protocollo semplificato).

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Materiale didattico tratto da: www.itaca.org

4. PROTOCOLLO ITACA 2009 VALUTAZIONE ENERGETICO – AMBIENTALE EDIFICI RESIDENZIALI: NUOVA COSTRUZIONE E RECUPERO

4.1 PREMESSA

Le linee guida per la valutazione della sostenibilità ambientale degli edifici, redatte ai sensi dell’articolo 9 dello schema di legge regionale “Norme per l’edilizia sostenibile, sono un aggiornamento del Protocollo Itaca, approvato dalla Conferenza delle Regioni nel gennaio 2004. Tale strumento è stato sviluppato a partire dalla metodologia del GBC (Green Building Challenge) tenendo conto della sua evoluzione e aggiornamento (Sustainable building Challenge SBC) ed è indirizzato agli edifici residenziali di nuova costruzione o soggetti a ristrutturazioni importanti. Alle linee guida si affianca uno specifico software che ne implementa l’approccio metodologico e consente di utilizzare il sistema attraverso un’interfaccia ad alto livello. Le linee guida costituiscono lo strumento tecnico di valutazione valido per la certificazione Energetico - ambientale degli edifici. 4.2 LO STRUMENTO DI VALUTAZIONE

Lo strumento di valutazione aggiorna il Protocollo Itaca contestualizzandolo alle caratteristiche ambientali e costruttive del territorio in funzione del tipo di progetto da valutare e della sua ubicazione. Originariamente sviluppato in ambiente Excel, è stato successivamente implementato in un software di calcolo per facilitarne l’applicazione e la diffusione. Tale strumento permette di stimare il livello di sostenibilità ambientale di un edificio residenziale misurando la sua prestazione rispetto a 49 criteri raggruppati in 18 categorie a loro volta aggregate in 5 aree di valutazione: Aree di valutazione:

1. qualità del sito 2. consumo di risorse; 3. carichi ambientali; 4. qualità ambientale indoor; 5. qualità del servizio Criteri di valutazione I criteri di valutazione sono dotati di una serie di caratteristiche: - hanno una valenza economica, sociale, ambientale di un certo rilievo; - sono quantificabili o definibili qualitativamente, ovvero oggettivamente rispondenti a scenari prestazionali predefiniti; - perseguono un obiettivo di largo respiro; - hanno comprovata valenza scientifica; - sono dotati di prerogative di pubblico interesse.

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Per ogni criterio l’edificio riceve un punteggio che può variare da –1 a +5, assegnato confrontando l’indicatore calcolato con i valori della scala di prestazione (benchmark) precedentemente definiti. Lo zero rappresenta lo standard di riferimento riconducibile a quella che deve considerarsi come la pratica costruttiva corrente, nel rispetto delle leggi o dei regolamenti vigenti. In particolare, i punteggi della scala di valutazione utilizzata hanno il significato riportato nella Tabella 1.

-1 Rappresenta una prestazione inferiore allo standard e alla pratica corrente 0 Rappresenta la prestazione minima accettabile definita da leggi o regolamenti vigenti, o, in caso

non vi siano regolamenti di riferimento, rappresenta la pratica corrente. 1 Rappresenta un lieve miglioramento della prestazione rispetto ai regolamenti vigenti e alla pratica

corrente. 2 Rappresenta un moderato miglioramento della prestazione rispetto ai regolamenti vigenti e alla

pratica corrente. 3 Rappresenta un significativo miglioramento della prestazione rispetto ai regolamenti vigenti e alla

pratica comune. E’ da considerarsi come la migliore pratica corrente. 4 Rappresenta un moderato incremento della migliore pratica corrente. 5 Rappresenta una prestazione considerevolmente avanzata rispetto alla migliore pratica corrente, di

carattere sperimentale. Tabella 1 - Interpretazione dei punteggi della scala di valutazione

Il punteggio viene assegnato in base alle indicazioni e al metodo di verifica riportati nella “Scheda descrittiva” di ogni criterio di valutazione. Le informazioni riportate su ogni scheda sono:

• l’esigenza, ovvero l’obiettivo di qualità ambientale che si intende perseguire; • il peso del criterio, che rappresenta il grado d’importanza che viene assegnato al criterio rispetto

all’intero strumento di valutazione • l’indicatore di prestazione, ovvero il parametro utilizzato per valutare il livello di performance

dell’edificio rispetto al criterio di valutazione; può essere di tipo quantitativo o qualitativo, ultimo viene descritto sotto forma di scenari;

• l’unità di misura, nel caso di indicatore di prestazione quantitativo; • la scala di prestazione (o di benchmark), ovvero il riferimento rispetto al quale viene confrontato

l’indicatore prestazionale per calcolare il punteggio del criterio di valutazione; • il metodo e gli strumenti di verifica, che definiscono la procedura per calcolare l’indicatore di

prestazione del criterio di valutazione; • i dati di input, ovvero i dati di cui è necessario disporre per il calcolo e/o la verifica dell’indicatore

prestazionale; • la documentazione, in cui vengono specificati i documenti (o stralci) da cui sono stati estratti i dati di

input ed in cui questi trovano contestualizzazione; • il benchmarking, che specifica la metodologia adottata per la definizione dei benchmark; • i riferimenti legislativi, ovvero le disposizioni legislative di riferimento a carattere cogente o rientranti

nella prassi progettuale; • i riferimenti normativi, ovvero sono le normative tecniche di riferimento utilizzate per determinare le

scale di prestazione e le metodologie di verifica; • la letteratura tecnica, ovvero i riferimenti tecnici referenziati utilizzati per determinare le scale di

prestazione e le metodologie di verifica;

Tutti i suddetti riferimenti: criteri, benchmark, scala di prestazione, indicatori, unità di misura, metodo di verifica sono stabiliti da Itaca e possono essere modificati esclusivamente dalla Itaca stessa. Sistema di pesatura

Pesatura Aree di Valutazione e Categorie

I pesi di Aree di Valutazione e Categorie rappresentano il grado di rilevanza che esse assumono all’interno del sistema di valutazione.

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Essi sono stati assegnati mediante “votazione” e successiva normalizzazione dei voti assegnati. I voti possono variare all’interno di un range compreso tra 0 (area/categoria non applicabile) e 5 (area/categoria con massima importanza). I pesi assegnati di seguito illustrati sono stati stabiliti dalla Regione e possono essere modificati esclusivamente da parte della Regione stessa. Pesatura Criteri

I pesi dei Criteri rappresentano il grado di rilevanza che essi assumono e sono di due tipi: “relativi”, ovvero riferiti all’importanza del Criterio all’interno della Categoria di appartenenza, o “assoluti”, ovvero relativi all’importanza del Criterio all’interno del sistema di valutazione. I pesi sono stati assegnati stimando l’impatto ambientale di ognuno di essi valutato in base a tre caratteristiche: A – l’estensione del potenziale effetto (3 = globale o regionale, 2 = urbano o suburbano, 1 = edificio o sito) B – l’intensità del potenziale effetto (3 = forte o diretto, 2 = moderato o indiretto, 1 = debole) B – la durata del potenziale effetto (3 = > 50 anni, 2 = > 10 anni, 1 = < 10 anni). La successiva normalizzazione dei voti attribuiti ha consentito il calcolo del peso relativo di ciascun Criterio. Il peso assoluto è il risultato del prodotto del peso relativo del Criterio per il peso della Categoria e dell’Area di Valutazione di appartenenza. 20,6%

ELENCO CRITERI

NUOVA COSTRUZIONE E RECUPERO

1. Qualità del sito 5,17%

1.1 Condizioni del sito 43,8% 1.1.1 Livello di contaminazione del sito 43% 0,98% 1.1.2 Livello di urbanizzazione del sito 43% 0,98% 1.1.3 Riutilizzo di strutture esistenti 14% 0,31% 1.2 Accessibilità ai servizi 56,3% 1.2.1 Accessibilità al trasporto pubblico 33% 0,95% 1.2.2 Distanza da attività culturali e commerciali 33% 0,95% 1.2.3 Adiacenza ad infrastrutture 35% 1,01% 2.Consumo di risorse 43,97%

2.1 Energia primaria non rinnovabile richiesta durante il ciclodi vita 53,3% 2.1.1 Energia inglobata nei materiali da costruzione 14% 3,33% 2.1.2 Trasmittanza termica dell’involucro edilizio 12% 2,75% 2.1.3 Energia netta per il riscaldamento 11% 2,61% 2.1.4 Energia primaria per il riscaldamento 14% 3,33% 2.1.5 Controllo della radiazione solare 11% 2,61% 2.1.6 Inerzia termica dell’edificio 12% 2,75% 2.1.7 Energia netta per il raffrescamento 12% 2,75% 2.1.8 Energia primaria per il raffrescamento 14% 3,33% 2.2 Energia da fonti rinnovabili 12,4%

2.2.1 Energia termica per ACS 50% 2,74% 2.2.2 Energia elettrica 50% 2,74% 2.3 Materiali eco-compatibili 24,4%

2.3.1 Materiali da fonti rinnovabili 24% 2,55% 2.3.2 Materiali riciclati/recuperati 24% 2,55% 2.3.3 Materiali locali 23% 2,45% 2.3.4 Materiali locali per finiture 7% 0,74% 2.3.5 Materiali riciclabili e smontabili 23% 2,45% 2.4 Acqua potabile 9,8% 2.4.1 Acqua potabile per irrigazione 50% 2,15% 2.4.2 Acqua potabile per usi indoor 50% 2,15% 3. Carichi Ambientali 18,10%

3.1 Emissioni di CO2 equivalente 52,6%

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3.1.1 Emissioni inglobate nei materiali da costruzione 49% 4,67% 3.1.2 Emissioni previste in fase operativa 51% 4,86% 3.2 Acque reflue 15,8%

3.2.1 Acque grigie inviate in fognatura 34% 0,97% 3.2.2 Acque meteoriche captate e stoccate 34% 0,97% 3.2.3 Permeabilità del suolo 32% 0,91% 3.3 Impatto sull’ambiente circostante 31,6%

3.3.1 Effetto isola di calore: coperture 50% 2,86% 3.3.2 Effetto isola di calore: aree esterne pavimentate 50% 2,86% 4. Qualità ambientale indoor 13,79%

4.1 Ventilazione 25,7%

4.1.1 Ventilazione 82% 2,92% 4.1.2 Radon 18% 4.2 Benessere termoigrometrico 12,9% 4.2.1 Temperatura dell’aria 100% 1,77% 4.3 Benessere visivo 11,4%

4.3.1 Illuminazione naturale 100% 1,58% 4.4 Benessere acustico 38,6%

4.4.1 Isolamento acustico involucro edilizio 44% 2,36% 4.4.2 Isolamento acustico partizioni interne 44% 2,36% 4.4.3 Rumore da calpestio 11% 0,59% 4.5 Inquinamento elettromagnetico 11,4% 4.5.1 Campi magnetici a frequenza industriale (50Hertz) 100% 1,58% 5. Qualità del servizio 19,0%

5.1 Controllabilità degli impianti 12,0% 5.1.1 BACS (Building Automation and Control System) e TBM (Technical Building Management) 100% 2,27% 5.2 Mantenimento delle prestazioni in fase operativa 35,9%

5.2.1 Disponibilità della documentazione tecnica degli edifici 27% 1,81% 5.2.2 Sviluppo ed implementazione di un piano di manutenzione 36% 2,42% 5.2.3 Mantenimento delle prestazioni dell’involucro edilizio 38% 2,57% 5.3 Aree comuni dell’edificio 26,1% 5.3.1 Supporto all’uso di biciclette 33% 1,65% 5.3.2 Aree attrezzate per la gestione dei rifiuti 37% 1,84% 5.3.3 Aree ricreative 29% 1,46% 5.4 Domotica 26,1%

5.4.1 Qualità del sistema di cablatura 27% 1,33% 5.4.2 Videocontrollo 24% 1,21% 5.4.3 Anti intrusione, Controllo accessi e Safety 24% 1,21% 5.4.4 Integrazione sistemi 24% 1,21%

La struttura dei Benchmark

All’interno di ogni scheda di valutazione è indicato il metodo utilizzato per la definizione della scala prestazionale (o scala di benchmark) con riferimento alla legislazione e normativa vigente e alla letteratura tecnica utilizzata. La definizione dei valori della scala prestazionale avviene assegnando due livelli e calcolando gli altri per interpolazione lineare. Il primo benchmark definito è sempre quello corrispondente al livello 0, mentre il secondo può essere il livello 3 o il livello 5. Al livello –1 corrispondono tutti i valori che rappresentano una prestazione inferiore a quella del livello 0, quindi non è necessario calcolarlo per interpolazione lineare. La procedura di definizione dei valori di partenza può essere sviluppata sostanzialmente nelle due modalità chiarite in seguito, a seconda che esista o meno uno specifico quadro legislativo o normativo o un regolamento che fissi dei requisiti minimi per l’indicatore considerato. I benchmark, come gli indicatori, possono essere di tipo quantitativo o qualitativo.

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Sebbene la tendenza sia quella di definire metodologie di valutazione basate esclusivamente su indicatori e benchmark quantitativi ai fini di rendere il risultato delle valutazioni il più oggettivo possibile, esistono situazioni in cui definire un indicatore quantitativo risulta particolarmente difficoltoso: in questi casi l’indicatore è di tipo qualitativo e il voto alla prestazione viene attribuito confrontando la realtà dell’edificio da valutare con una serie di scenari ipotizzati, che costituiscono la scala prestazionale. Il limite dei benchmark di tipo qualitativo risiede nella loro arbitrarietà, nella loro possibile (e facile) cattiva interpretazione e quindi nel fatto che non consentono di effettuare un confronto preciso tra la prestazione dichiarata, difficile da controllare, e quella della scala stessa. Generalmente gli indicatori di tipo qualitativo sono relativi a prestazioni per le quali non esiste un riferimento legislativo o normativo. Ai fini di limitare al massimo il numero degli indicatori prestazionali di tipo qualitativo per i motivi sopraccitati, esiste una terza tipologia di indicatori e benchmark: i quali - quantitativi. Questi si applicano a quelle prestazioni che è difficile individuare esclusivamente tramite un indicatore quantitativo, ma per le quali è almeno possibile integrare allo scenario ipotizzato un riferimento numerico. L’obiettivo di questo tipo di indicatori e benchmark è quello di renderli più oggettivi di quelli di tipo qualitativo. Definizione del livello di benchmark 0

Il livello 0 corrisponde generalmente al requisito minimo richiesto dalla legge o alla pratica costruttiva corrente. Nel caso in cui si fosse legiferato in materia, la procedura di definizione del suo valore Risulta relativamente semplice in quanto si basa esclusivamente sull’analisi di leggi, norme e regolamenti vigenti specifici per la prestazione da verificare. Qualora non vi fosse un quadro legislativo di riferimento, invece, la procedura di definizione è più complessa: il valore di riferimento deve essere appositamente calcolato, pertanto si rende necessaria un’analisi approfondita dello stato dell’arte, della pratica costruttiva e delle specifiche politiche di settore, uno studio dei dati statistici nazionali e l’eventuale sviluppo di modelli di regressione al fine di estrapolare i dati non presenti nel campione analizzato. Inoltre può essere necessario effettuare simulazioni ad hoc mediante specifici strumenti di calcolo applicati ad edifici modellizzati rappresentativi del parco costruito, per i quali vengono applicate soluzioni tecnologiche e costruttive definite sulla base della pratica costruttiva corrente. I risultati delle simulazioni dipendono non solo dal tipo di modello dell’edificio costruito, ma anche dai dati climatici e/o ambientali della località in cui si trova e dai profili di gestione e utilizzo impostati, pertanto si rende necessario un ulteriore e fondamentale sforzo di interpretazione dei risultati.

Definizione del livello di benchmark 3

Il livello 3 corrisponde ad un significativo miglioramento della prestazione rispetto ai regolamenti vigenti e alla pratica corrente. Nel caso in cui si sia legiferato in materia e qualora la legge preveda valori limite dell’indicatore più restrittivi di quelli in vigore, da applicarsi nel medio periodo, si assegna il livello 3 della scala prestazionale corrispondente a tali limiti. Inoltre è possibile utilizzare i target fissati dalle politiche regionali, nazionali e internazionali. Se non esistono requisiti imposti, invece, il valore del benchmark deve essere appositamente calcolato: trattandosi di un livello di “migliore pratica corrente”, le analisi dello stato dell’arte e della realtà esistente devono essere condotte riferendosi a edifici con prestazioni elevate, cercando per quanto possibile di ricavare valori di benchmark oggettivi e generalizzabili. Se si effettuano simulazioni con strumenti quasi - statici o dinamici, l’approccio da seguire nella scelta dei modelli degli edifici da simulare dovrebbe essere il seguente: si parte da edifici corrispondenti al livello 0, rappresentativi del parco costruito, e si modificano i relativi modelli mediante l’applicazione delle soluzioni architettoniche, costruttive ed impiantistiche migliori disponibili, mirate ad elevarne le prestazioni globali; la scelta delle soluzioni migliorative deve essere effettuata sulla base di uno studio dello stato dell’arte riportato sulla letteratura tecnico-scientifica. La simulazione fornisce come risultato, previa interpretazione dell’esperto, quei valori di riferimento associabili alla miglior pratica corrente.

Definizione del livello di benchmark 5

Il livello 5 corrisponde ad una prestazione considerevolmente avanzata rispetto alla pratica corrente, che può essere di natura sperimentale e può rendere necessario un ingente investimento economico iniziale. Nel caso in cui si sia legiferato in materia e qualora la legge preveda valori limite particolarmente restrittivi, o da applicarsi entro un lasso di tempo relativamente lungo, si assegnano al livello cinque della scala di

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benchmark tali valori. Inoltre è possibile utilizzare i target fissati dalle politiche regionali, nazionali e internazionali. Se non esistono indicazioni di legge o politiche di questo tipo, il benchmark deve essere calcolato; la complessità della procedura di definizione di un target così elevato è data dal fatto che allo stato dell’arte esistono pochissimi edifici con prestazioni energetiche e ambientali associabili al livello 5, e quindi un’analisi del parco costruito può risultare poco significativa. Tuttavia vi sono casi in cui risulta più immediato definire tale livello: ad esempio, considerando l’indicatore relativo alle emissioni effetto serra prodotte annualmente per l’esercizio dell’edificio, al livello 5 può essere associata una configurazione ad emissioni zero. La struttura del Protocollo Itaca (Framework)

Lo strumento di valutazione aggiorna automaticamente il numero di criteri e le scale di benchmark in funzione del tipo di progetto e di alcune caratteristiche specifiche dell’edificio o del contesto. Schema di applicazione per progettazione Nuova (NC) o di Ristrutturazione (R) Durante la compilazione del software che implementa lo strumento di valutazione, l’utente è chiamato a specificare la tipologia di progetto che intende valutare: alcuni criteri si disattivano nel caso di progetti di ristrutturazione ed alcuni indicatori prestazionali vengono calcolati e/o verificati con procedure diverse a seconda del tipo di progetto cui si riferiscono. Le procedure di verifica da adottare sono specificate nella sezione “Metodo e strumenti di verifica” della scheda di ciascun criterio. Si riportano di seguito le relazioni tra i criteri di valutazione e la tipologia di progetto: 1.1.1 � In R è Annullato 2.3.1 � In R si calcola il peso solo relativamente alle strutture aggiunte in ristrutturazione 2.3.2 � In R si calcola il peso solo relativamente alle strutture aggiunte in ristrutturazione 2.3.3 � In R si calcola il peso solo relativamente alle strutture aggiunte in ristrutturazione 2.3.4 � In R si valuta solo relativamente alle strutture aggiunte in ristrutturazione 2.1.1 � In R si calcola l’indicatore relativo alle parti aggiunte. 2.1.2 � In R con Snetta > 1000mq e in NC si calcola l’indicatore per l’intero edificio; in R con Snetta ≤ 1000mq si calcola l’indicatore relativo alle parti aggiunte 3.1.1 � In R si calcola l’indicatore relativo alle parti aggiunte

Specifiche di contesto E’ stato definito un elenco di condizioni relative all’edificio e al contesto che, se verificate, disattivano uno o più criteri ridistribuendo automaticamente i pesi. • Assenza di un impianto di climatizzazione estiva (Disattiva il criterio 2.1.8 ) • Presenza di divieto Comunale di irrigazione con acqua potabile (Disattiva il criterio 2.4.1 ) • Presenza di divieto Comunale di raccolta acqua piovana per livelli elevati d’inquinamento dell’acqua (Annulla il criterio 3.2.2 ) • Assenza di area di pertinenza, per esempio per grattacieli in centro città. (Disattiva i criteri 3.2.3 e 3.3.2) • Presenza di divieto Comunale alla disposizione di aree private su suolo pubblico per raccolta differenziata (Disattiva il criterio 5.3.2) • Assenza di spazi comuni per aree ricreative, per esempio per grattacieli in centro città. (Disattiva il criterio 5.3.3) Parametrizzazione delle scale di prestazione Alcuni criteri di valutazione dispongono di più scale di benchmark in funzione: • delle dimensioni della località dove è sito l’edificio (criterio 1.2.1); • del tipo di progetto (criteri 2.1.1 e 3.1.1); • del numero di piani dell’edificio (criteri 2.2.1, 2.2.2 e 2.3.1) Il software che implementa lo strumento di valutazione aggiorna automaticamente le scale prestazionali in funzione dei dati dichiarati dall’utente nell’apposita scheda predisposta.

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Materiale didattico tratto da: www.areeurbane.apat.it/site.pdf D. Santonico (APAT - Dipartimento Stato dell’Ambiente e Metrologia Ambientale), A. Raspar (EdicomEdizioni)

5. ELEMENTI DI EDILIZIA SOSTENIBILE PROGETTARE E COSTRUIRE IN SINTONIA CON L’AMBIENTE Gli edifici e l’ambiente costruito sono gli elementi che caratterizzano l’ambiente urbano; talielementi conferiscono a ciascuna città una particolare fisionomia e una serie di punti di riferimento che creano un senso di identità e di riconoscibilità, rendendo la città un luogo attraente per vivere e per lavorare. COM(2004), Bruxelles 5.1 I CRITERI PRIMARI DELL’EDILIZIA SOSTENIBILE

Il concetto di sostenibilità, ormai universalmente noto nelle politiche ambientali, definisce la gestione dell’utilizzo delle risorse naturali, affinché non si ecceda nello sfruttamento oltre una determinata soglia, al fine di evitare il totale depauperamento naturale. Il comparto dell’edilizia è un sistema in cui vengono concentrate dal 30% al 40% di tutte le risorse naturali ed energetiche dei paesi post-industriali, in relazione alle fasi di produzione dei materiali da costruzione, all’utilizzo del territorio, alla realizzazione, alla gestione ed uso degli edifici. Per quanto fondamentali, le regole del “buon costruire” non sono più sufficienti, si sta quindi cercando di perseguire e sperimentare metodi e tecnologie che, seppur lentamente ma progressivamente, conducono al riequilibrio dell’ambiente costruito con quello naturale. Diversi sono i termini utilizzati per indicare un approccio progettuale compatibile con l’ambiente, ne diamo alcune definizioni.

Edilizia bioclimatica

L’edilizia bioclimatica esprime il ritorno a una capacità di adeguarsi al clima locale per trarne il massimo vantaggio. Il tema della progettazione accorta rispetto alle caratteristiche del clima e capace di sfruttare le fonti naturali di energia, ha ricevuto un notevole impulso a partire dai primi anni ’70, in seguito alla prima crisi petrolifera mondiale. L’edilizia bioclimatica come approccio al risparmio energetico dell’edificio tramite l’utilizzo di semplici accorgimenti che tendano allo sfruttamento massimo possibile degli apporti energetici naturali e particolarmente quelli solari: tra questi l’orientamento degli edifici rispetto al percorso del sole, la corretta disposizione dei locali in base all’esposizione, una adeguata e sufficiente illuminazione e ventilazione naturale. Si può giungere così ad abbassare il fabbisogno energetico dell’edificio fino al 50% rispetto ad un edificio tradizionale.

Edilizia ecologica

Si tratta della definizione più diffusa riferita all’edilizia “ambientalmente responsabile”; è di origine anglosassone con studi scientifici condotti fin dagli anni ’70 sulle cause dell’inquinamento interno degli edifici. L’edilizia ecologica tende ad accogliere anche molte delle problematiche poste dall’edilizia bioclimatica per cui non sempre è evidente una netta linea di demarcazione. In essa confluiscono tutte le ricerche più avanzate nel campo della salubrità degli ambienti confinati, delle tecnologie edilizie eco-compatibili e dell’introduzione dei principi della sostenibilità nella produzione edilizia e nella gestione dell’habitat urbano.

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Bioedilizia

L’essenza della sua struttura deriva dalla Baubiologie tedesca (alla lettera: Costruire biologico=studio degli esseri viventi in relazione alle costruzioni) diffusasi principalmente attraverso l’Istituto di biologia edile di Neubern (Germania) fondato nel 1976. L’idea centrale della bioedilizia è l’assimilazione dell’involucro edilizio ad una terza pelle la quale, insieme all’uomo, è nel Cosmo e con esso deve (per la salute e la sopravvivenza) mantenersi in equilibrio. L’edilizia biologica si rivela quindi scrupolosa nella scelta dei materiali, nella individuazione delle tecnologie e in generale nelle prescrizioni finalizzate al costruire sano per un benessere totale, fisico ma anche psichico di ciascun uomo. La bioedilizia come approccio alle tematiche costruttive che mira a preservare gli ambienti interni da ogni fonte di inquinamento chimico e biologico, a garantire la totale salubrità per gli utenti e a permettere la sostenibilità dei componenti l’involucro edilizio nei confronti dell’ambiente esterno.

Edilizia sostenibile

In conseguenza delle direttive indicate dalla Conferenza Onu sullo sviluppo sostenibile del 1992, nel campo della tecnologia edilizia l’espressione “edilizia ecologica” ha teso ad essere sostituita dall’espressione “attività costruttiva sostenibile” affinché risultassero più evidenti i riferimenti agli aspetti socio-economici posti dalle emergenze ambientali globali.

Queste definizioni rendono immediatamente percepibile come lo sviluppo sostenibile di un territorio non può prescindere dall’attenzione del settore in oggetto e di come indirizzare il mondo del costruire e dell’abitare verso i criteri di sostenibilità. L’ambiente naturale è sempre più soggetto a continue trasformazioni provocate dalla costante interazione tra ambiente naturale ed ambiente antropizzato che, riceve e rimette materiali, risorse ed energia. Ogni impianto urbanistico può comportare delle conseguenze ecologiche enormi. La progettazione sostenibile che parte dalla scala insediativa può rendere possibile l’uso di energia solare o può invece bloccarla. Può orientare gli edifici in modo che ad essi occorra un potente impianto di aria condizionata o che, al contrario, venga loro risparmiato in maniera naturale il surriscaldamento. Il progetto decide se gli abitanti hanno la possibilità di spostarsi a piedi, in bicicletta o con mezzi di trasporto pubblici, o se, invece, vengono forzatamente spinti nelle loro automobili. Nei tessuti urbani, non sempre è possibile progettare partendo dalla scala insediativa (a livello di quartiere e/o di piano particolareggiato), ma è certo che nei casi in cui avviene è sicuramente più probabile raggiungere buoni livelli di sostenibilità. Il processo progettuale che porta alla realizzazione di un intervento edilizio, presuppone la definizione delle esigenze e dei requisiti che dovranno essere soddisfatti, garantendo una interrelazione armonica con l’ambiente e il benessere psico-fisico dell’organismo umano. All’inizio di ogni progettazione è doveroso tenere in considerazione le seguenti esigenze:

contenimento del consumo delle risorse utilizzo delle risorse naturali rinnovabili riduzione dei carichi ambientali maggior benessere ambientale negli spazi interni ed esterni degli edifici

esigenze di progetto

maggiore qualità del servizio Il progetto dovrà quindi garantire i requisiti necessari a soddisfare tali esigenze, con l’individuazione delle più adeguate strategie e delle tecniche più appropriate per rendere le realizzazioni sostenibili.

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clima igrotermico e precipitazioni

disponibilità di luce naturale

disponibilità di risorse rinnovabili

clima acustico

Fattori climatici o agenti fisici

campi elettromagnetici

Qualità del suolo e del sottosuolo

Qualità delle acque superficiali

Qualità dell’aria

Ambiente naturale ed ecosistemi

Qualità del paesaggio

Fattori ambientali

Aspetti storico-culturali

Le scelte progettuali sono condizionate da una indagine preliminare che è quella dell’analisi del sito. Tale indagine conoscitiva preventiva, comporta e prevede la necessaria attenzione verso i fattori climatici e ambientali caratteristici del sito. Per fattori climatici e ambientali si intende: I fattori climatici sono elementi fortemente condizionanti le scelte morfologiche del progetto architettonico e comportano conseguenti valutazioni tecniche e tecnologiche adeguate. I fattori ambientali sono invece elementi dell’ambiente che vengono influenzati dal progetto. Non sono pertanto dati di progetto ma piuttosto elementi di attenzione o componenti dello studio di impatto ambientale (SIA) da effettuare in opera in funzione delle normative vigenti.

5.2 L’USO SOSTENIBILE DELLE RISORSE AMBIENTALI

Il riscaldamento e l’illuminazione degli edifici assorbono la maggior parte del consumo di energia (42%, di cui il 70% per il riscaldamento) e producono il 35% delle emissioni complessive di gas serra. Gli edifici e l’ambiente costruito utilizzano la metà dei materiali estratti dalla crosta terrestre e producono ogni anno 450 milioni di tonnellate di rifiuti da costruzione e da demolizione, ossia più di un quarto di tutti i rifiuti prodotti. COM(2004), Bruxelles Nell’ambito del risparmio delle risorse ambientali si possono definire tre campi: – uso consapevole delle risorse energetiche – uso consapevole dell’acqua – uso consapevole di materiali

5.2.1 Il risparmio energetico nell’edilizia

La ricaduta sull’attenzione alla riduzione dei consumi energetici è legata al fatto che attualmente tutta l’energia prodotta a livello planetario deriva dalla combustione di combustibili fossili, con la necessità quindi di fare maggior ricorso all’uso di energie rinnovabili e che non producono gas climalteranti (in riferimento agli obiettivi del Protocollo di Kyoto). I consumi energetici imputati al settore civile hanno subito un incremento notevole negli ultimi anni; le attività connesse al riscaldamento e alla climatizzazione degli edifici, alla illuminazione artificiale, stanno aumentando velocemente e questo specialmente nell’edilizia residenziale.

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La necessità di riscaldare o di raffreddare gli ambienti, dipende strettamente dai sistemi e dalle caratteristiche dell’edificio. Le scelte progettuali sono determinanti al fine di ottenere il miglior comfort termico sia invernale che estivo, con il minor dispendio di energie. Occorre sviluppare quelle tecniche che contribuiscono a migliorare le condizioni climatiche interne e il microclima intorno agli edifici, le qualità dell’architettura nei manufatti edilizi dell’organizzazione spaziale dei medesimi nei confronti dell’area di inserimento, dei metodi di arredo urbano con un sempre maggior ricorso a specifici impianti di verde urbano. L’insieme delle modalità sopra accennate possono consentire un risparmio energetico sino al 70% dell’energia legata al costruire e all’abitare. Di seguito si raggruppano alcune categorie di scelte progettuali che contribuiscono a ridurre i consumi per quanto concerne il riscaldamento: – adeguato isolamento termico dell’involucro edilizio; – sfruttamento degli apporti gratuiti di radiazione solare, attraverso un corretto dimensionamento dei componenti vetrati e l’eventuale inserimento di componenti passivi; – scelta di tipologie di impianto di riscaldamento caratterizzate da elevati valori di efficienza di produzione, di distribuzione, di emissione e di regolazione; – valutazione della possibilità di collegare l’impianto di riscaldamento ad una rete di teleriscaldamento esistente; – struttura delle reti di distribuzione dei fluidi termovettori tale da consentire la regolazione e la contabilizzazione dei consumi per ciascuna unità immobiliare servita; – adozione di sistemi evoluti di regolazione a livello centrale, di zona e di terminale. 5.2.2 La certificazione energetica degli edifici

Il 23 settembre 2005 è stato pubblicato il decreto legislativo n.192, del 19 agosto 2005, in attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia. Il decreto stabilisce i criteri, le condizioni e le modalità per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici al fine di favorire lo sviluppo, la valorizzazione e l’integrazione delle fonti rinnovabili e la diversificazione energetica, contribuire a conseguire gli obiettivi nazionali di limitazione delle emissioni di gas a effetto serra posti dal protocollo di Kyoto, promuovere la competitività dei comparti più avanzati attraverso lo sviluppo tecnologico. In particolare il provvedimento disciplina: a) la metodologia per il calcolo delle prestazioni energetiche integrate degli edifici; b) l’applicazione di requisiti minimi in materia di prestazioni energetiche degli edifici; c) i criteri generali per la certificazione energetica degli edifici; d) le ispezioni periodiche degli impianti di climatizzazione; e) i criteri per garantire la qualificazione e l’indipendenza degli esperti incaricati della certificazione energetica e delle ispezioni degli impianti; f) la raccolta delle informazioni e delle esperienze, delle elaborazioni e degli studi necessari all’orientamento della politica energetica del settore; g) la promozione dell’uso razionale dell’energia anche attraverso l’informazione e la sensibilizzazione degli utenti finali, la formazione e l’aggiornamento degli operatori del settore. Il decreto viene applicato agli edifici di nuova costruzione e agli edifici oggetto di ristrutturazione con le modalità e le eccezioni previste nel provvedimento stesso. In particolare per il punto c) è previsto che l’attestato di certificazione energetica degli edifici, deve comprendere i dati relativi all’efficienza energetica propri dell’edificio, i valori vigenti a norma di legge e valori di riferimento, che consentono ai cittadini di valutare e confrontare la prestazione energetica dell’edificio. L’Attestato ha una validità massima di 10 anni a partire dal suo rilascio ed è aggiornato ad ogni intervento di ristrutturazione che modifica la prestazione energetica dell’edificio o dell’impianto. Gli edifici di proprietà pubblica o adibiti ad uso pubblico, la cui metratura utile totale supera i 1.000 metri quadrati, hanno l’obbligo di affiggere nell’edificio l’attestato di certificazione energetica. Le autorità preposte alla verifica del rendimento energetico degli impianti di climatizzazione invernale ed estiva, sono le regioni e gli enti locali, i quali possono eseguire le ispezioni e gli accertamenti anche attraverso altri organismi pubblici o privati.

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Inoltre è assegnato alle regioni e province autonome di Trento e Bolzano, anche attraverso accordi con enti tecnico scientifici e agenzie, il compito di provvedere a rilevare il grado di attuazione di questo decreto, valutando i risultati conseguiti e proponendo eventuali interventi di adeguamento.

5.2.3 Uso sostenibile dell’acqua

Le problematiche legate all’utilizzo dell’acqua in ambiente urbano riguardano essenzialmente gli usi dell’acqua potabile, la corretta gestione delle acque meteoriche, il recupero delle acque grigie e l’uso di sistemi naturali di depurazione. Sono numerosi gli interventi praticabili che consentono un notevole risparmio idrico e verso i quali si è avuta una crescita di interesse. La maggior parte dell’acqua potabile usata in ambito domestico deriva dagli scarichi igienici che da soli consumano un terzo dell’acqua totale utilizzata, circa 40 litri giornalieri pro capite. Al fine di minimizzare il consumo di acqua potabile, la si dovrebbe utilizzare esclusivamente per gli usi alimentari e di igiene personale; per usi differenti come l’irrigazione del verde, il lavaggio di parti comuni e private, l’alimentazione degli scarichi dei bagni, il lavaggio delle automobili, dovrebbe essere utilizzata l’acqua derivata dal recupero di quella piovana e, se grigia, depurata con opportuni sistemi di fitodepurazione. Inoltre occorrerebbe chiudere il più possibile il ciclo dell’acqua in loco, utilizzando l’acqua recuperata per creare laghetti, ruscelli e biotopi umidi per favorire la naturalizzazione del sito. Con tali accorgimenti verrebbe anche a diminuire il carico di lavoro del sistema fognario in caso di forti precipitazioni. La produzione di acqua calda sanitaria rappresenta una voce di consumo anche di energia. Le strategie di risparmio energetico prevedono la produzione di acqua calda sanitaria da fonte rinnovabile o assimilata: l’impiego di sistemi solari attivi, ad esempio, può risultare conveniente anche nei nostri climi, così come la produzione con pompa di calore accoppiata al recupero di calore di scarto da macchine frigorifere, ventilazione di grandi volumi, ecc. 5.2.4 I materiali da costruzione

Nelle costruzioni convenzionali i materiali sono tipicamente valutati solo secondo il costo di base primario, senza prendere in considerazione i costi ambientali e sociali relativi alla loro produzione, uso e destinazione. Una progettazione attenta alle esigenze di tutela ambientale deve utilizzare materiali e componenti edilizi le cui caratteristiche permettano, per l’intero ciclo vita del prodotto, di contribuire in maniera significativa al miglioramento dell’ambiente. Un materiale da costruzione sostenibile può costare di più in termini di approvvigionamento e installazione rispetto ad un’alternativa che considera solo il costo primario, ma avrà i suoi vantaggi nel lungo termine. Un costo primario basso può nascondere costi di riparazione, di eventuale demolizione o di sostituzione. Inoltre si può verificare un lungo periodo di deperimento tra la comparsa dei primi segni sul materiale e la sostituzione finale. In generale i requisiti che i materiali devono garantire per assicurare una riduzione degli impatti ambientali sono i seguenti: – assenza di emissioni nocive; – igroscopicità e traspirabilità; – antistaticità e ridotta conducibilità elettrica; – buona resistenza al fuoco ed assenza di fumi nocivi e tossici in caso di incendio; – assenza di radioattività; – provenienza da risorse rinnovabili o riciclate; – biodegradabilità o riciclabilità; – provenienza da processi produttivi il più possibile esenti da nocività per i lavoratori e di ridotto impatto ambientale. Il Decreto Ministeriale del 2 aprile 1998, entrato in vigore il 5 maggio 2000, rende operativa la Direttiva Europea n° 89/106 CEE del 21 dicembre 1988, entrando nel merito delle caratteristiche dei materiali da costruzione elencati nell’articolo 32 della L.10/91.

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La Direttiva comunitaria, già recepita in Italia con il D.P.R. n° 246 del 21 aprile 1993, stabilisce che le “opere di edilizia e di ingegneria civile siano concepite e realizzate in modo da non compromettere la sicurezza delle persone, dove per sicurezza delle persone si intende anche il rispetto di requisiti essenziali ai fini del benessere quali: la salute, la durabilità, i risparmi energetici, la tutela dell’ambiente”. In particolare, nell’allegato I, per quanto riguarda le caratteristiche dei materiali relativamente ad igiene, salute e ambiente precisa: “l’opera deve essere concepita e costruita in modo da non compromettere l’igiene e la salute degli occupanti o dei vicini e in particolar modo da non provocare: sviluppo di gas tossici, presenza nell’aria di particelle o di gas pericolosi, emissioni di radiazioni pericolose, inquinamento o tossicità dell’acqua o del suolo, difetti nell’eliminazione delle acque di scarico, dei fumi e dei rifiuti solidi o liquidi, formazione di umidità su parti o pareti dell’opera”. Per quanto riguarda gli aspetti energetici, l’art. 32 stabilisce che “Ai fini della commercializzazione, le caratteristiche e le prestazioni energetiche dei componenti degli edifici devono essere certificate secondo le modalità stabilite da apposito decreto”. Dobbiamo però precisare che a livello nazionale o internazionale non esiste ancora unicità di metodo di certificazione dei materiali da costruzione, come non esiste unicità di caratteristiche qualitative dei materiali che possa essere ufficialmente riconosciuta come eco-compatibile. 5.2.5 Eco-compatibilità dei prodotti edilizi

Negli ultimi anni la valutazione della compatibilità ambientale dei prodotti da costruzione è stata oggetto di numerosi studi grazie ai quali sono stati messi a punto metodi e strumenti, in massima parte di certificazione, sia di natura cogente, sia su base volontaria. Si tratta altresì di un processo evolutivo che si è sviluppato in analogia con quanto è avvenuto e sta avvenendo a scala di edificio. Il progettista e/o il consumatore si trovano infatti a poter scegliere tra prodotti caratterizzati da etichette ecologiche, da dichiarazioni a cura del produttore, da schede informative sulle proprietà ecologiche e tossicologiche, da studi promossi dalle associazioni di categoria, ecc. Il rispetto delle prestazioni ambientali di un prodotto (caratteristiche tecniche, impatti ambientali, ecc.) è assicurato attraverso l’utilizzo di marchi di conformità erogati da parte delle stesse aziende produttrici, o da Organismi di Certificazione accreditati all’uopo. La connotazione ambientale di questi marchi focalizza l’attenzione su aspetti legati alla salvaguardia dell’ambiente coinvolgendo il “produttore” (imprenditori, operatori degli organismi preposti al controllo), il “costruito” (prodotto, processo o servizio) e il “consumatore finale” (nella maggior parte dei casi il progettista), con responsabilità e compiti diversi. La “marcatura CE dei prodotti da costruzione” costituisce il principale riferimento cogente a livello normativo, poiché condiziona la libera circolazione di alcune categorie di prodotti nel mercato dell’Unione Europea all’adempimento degli obblighi previsti dalla marcatura. Le “etichette ecologiche” si muovono invece su base volontaria e si appoggiano alla recente emanazione (metà anni ’90) di standard sovranazionali – ISO (International Standard Organization) e Commissione Europea (EMAS, Ecolabel) – che ne regolano l’applicazione. La marcatura CE indica che un prodotto è conforme a uno standard tecnico europeo definito Normativa Europea Armonizzata. Una volta che un produttore abbia dimostrato che il prodotto soddisfa i requisiti della normativa di riferimento, ha la possibilità di riportare il marchio CE sul prodotto, sull’imballo o sui documenti d’accompagnamento. Il numero di prodotti da costruzione sottoposti a marcatura sta crescendo di anno in anno, basti pensare che nel 2004 ben 43 sono entrati in regime di marcatura CE obbligatoria. A partire dal 1993 il Sottocomitato “SC3 – Environmental Labelling” della Commissione Tecnica ISO/TC 207, si è occupato della stesura di una serie di norme ISO relative all’etichettatura ambientale dei prodotti. Altro è la Dichiarazione Ambientale di Prodotto – DAP o EPD (Environmental Product Declaration) – che rientra nella tipologia di etichetta ecologica di tipo III (di tipo “dichiarativo”). Si può applicare a tutti i prodotti che, classificati in categorie definite per funzioni equivalenti, possono essere comparati attraverso la dichiarazione di impatti ambientali causati e considerati alla scala globale, regionale e locale, nel corso del loro ciclo di vita. La Valutazione del ciclo di Vita rappresenta un supporto fondamentale allo sviluppo di schemi di Etichettatura Ambientale. La Valutazione del Ciclo di Vita o Life Cycle Assessment (LCA) è una analisi sistematica che valuta i flussi di materia ed energia durante tutta la vita di un prodotto, dall’estrazione delle materie prime, alla produzione, all’utilizzo, fino all’eliminazione del prodotto stesso una volta divenuto rifiuto. L’obiettivo

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generale di una LCA è valutare gli impatti ambientali associati alle varie fasi del ciclo di vita di un prodotto, nella prospettiva di un miglioramento ambientale di processi e prodotti. In particolare, l’LCA può essere utilizzata per stimare l’impatto ambientale complessivo di un prodotto, per confrontare due prodotti simili dal punto di vista dell’impatto ambientale, per individuare possibili miglioramenti all’interno di un ciclo produttivo. Gli obiettivi dell’LCA possono essere così sintetizzati: – riduzione del consumo di risorse – impiego di materiali di riciclo sia come materie prime seconde di base sia nel processo produttivo; – sviluppo di prodotti a lungo ciclo di vita attraverso l’intervento sulle loro caratteristiche e sulla lo manutenibilità; – sviluppo di prodotti a breve durata ma altamente riciclabili; riduzione delle emissioni inquinanti – nella fase di produzione; – nella fase di riciclo; – nella fase di smaltimento; riduzione del carico ambientale degli scarti – definizione di tecnologie disassemblabili; – miglioramento della qualità dello smaltimento attraverso l’intervento sulle caratteristiche del prodotto. Sono state sviluppate sino ad oggi diverse metodologie per l’analisi del ciclo di vita e la standardizzazione di questi metodi per effettuare l’LCA è stata compiuta da SETAC (Society of Environmental Toxicology and Chemistry) e da ISO (International Standard Organization) la quale ha emanato una serie di norme che definiscono i riferimenti per la corretta applicazione dell’analisi del ciclo di vita (UNI EN ISO 14040-14041-14042-14043). Gli altri marchi e le attività in corso dei Centri di ricerca e consulenza In ambito edilizio esistono marchi e strumenti di certificazione della qualità ambientale degli edifici sviluppati da numerosi centri italiani ed esteri. Il numero complessivo dei marchi è in continua crescita, così come le modalità e le metodologie con le quali i marchi vengono rilasciati. Tra i più conosciuti citiamo: • il marchio di qualità bioecologica ANAB-IBO-IBN – che contrassegna i prodotti che ottengono a certificazione secondo i metodi di valutazione messi a punto da ANAB (Associazione Nazionale Architettura Bioecologica) attraverso l’attività di controllo di ICEA (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale) a cui è stata trasferita l’attività di controllo. • Marchio NATUREPLUS – messo a punto a livello europeo da Istituti di ricerca che operano nel settore del controllo della qualità dei prodotti per la bioedilizia. • Il marchio Forest Stewardship Council (FSC) – che identifica i prodotti contenenti legno proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. Per quanto attiene, infine l’attività di ricerca, numerosi Dipartimenti in Italia sono da tempo attivi nello sviluppo di metodi e strumenti di valutazione della compatibilità ambientale dei prodotti edilizi. Il Dipartimento di Scienze e Tecniche per i Processi di Insediamento (DINSE) del Politecnico di Torino, ad esempio, è impegnato da alcuni anni nello sviluppo di una banca dati dei materiali edilizi, nella quale sono riportate informazioni inerenti consumi energetici di produzione, i principali effetti ambientali ed indicazioni inerenti le proprietà tecnologiche ambientali (durata media, potenziale riciclabilità, ecc.).

5.3 LA CERTIFICAZIONE ENERGETICA E AMBIENTALE DEGLI EDIFICI IN EUROPA E IN ITALIA: LO STATO DELL’ARTE

A livello internazionale è stata condotta, negli ultimi dieci anni, un’intensa attività di ricerca, tesa allo sviluppo di sistemi di certificazione energetico-ambientale, volti a valutare e, di conseguenza, confrontare, l’impatto e le performance di un manufatto architettonico nell’arco di tutto il suo ciclo di vita. Alcuni di questi sistemi hanno raggiunto un livello di definizione e articolazione tale da permettere ad utenti o investitori di ottenere un’indicazione precisa in merito alla qualità ed al peso ambientale dell’opera costruita, racchiudendo questo concetto in un dato oggettivamente raffrontabile.

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Il settore delle certificazioni energetico-ambientali, intendendo in senso lato quei protocolli mirati ad individuare l’impatto in termini di ecosostenibilità dei manufatti edili, è articolato, ad oggi, su due livelli: volontario e cogente. Alla prima categoria sono ascrivibili tutti i sistemi basati su ecobilanci o definiti sulla base di un criterio di valutazione a punteggio. I sistemi di certificazione cogenti, invece, sono quelli imposti (e codificati) da precise prescrizioni normative, come ad esempio la discussa legge 10/91 per l’Italia, o la direttiva europea 2002/91 CE sul Rendimento Energetico, recentemente recepita dal nostro Paese come Decreto Legislativo n.192, del 19 agosto 2005. L’obiettivo dei sistemi volontari basati su bilanci ambientali, o ecobilanci, è quello di redigere un bilancio rigoroso di tutti gli effetti ambientali del processo edilizio, aggregandoli in una funzione (generalmente complessa) che rappresenta la misura dell’impatto ambientale. Il più noto di questi sistemi è il LCA. Certamente, ad oggi, esistono ancora delle limitazioni nell’applicabilità del sistema, ma è altresì vero che sono noti protocolli basati su tale metodologia, quali, per rimanere in Europa, ECO QUANTUM olandese, ECO-PRO tedesco, EQUER francese e LCA-Tool svedese. I metodi basati sull’attribuzione di punteggi adottano un approccio differente rispetto ai sistemi incentrati sul bilancio ambientale. Attraverso il punteggio attribuito alla scelta progettuale, alla tecnologia adottata o al soddisfacimento di un certo standard si esprime il grado di sostenibilità di un prodotto/progetto, ossia il suo impatto ambientale. Il metodo è strutturato secondo liste di requisiti; ad ogni requisito è attribuito un punteggio (score) commensurato al grado di soddisfacimento dello stesso. Ne emerge una pagella ambientale, dove, mediante sommatoria (semplice o pesata) dei punteggi raggiunti per ogni requisito, si individua il grado di sostenibilità dell’architettura in esame. In Europa fanno parte di questa famiglia, per citare i due più noti: • BREEAM-British Research Establishment Environmental Assessment Method. Il metodo è elaborato nel Regno Unito, nel 1990, ad opera di ECD (Energy&Environment), in collaborazione con BRE (Building Research Establishment). E’ il primo strumento di tipo commerciale per la valutazione della qualità ambientale degli edifici, tanto da assurgere a punto di riferimento per gli standard elaborati successivamente. Il certificato, una volta rilasciato, costituisce una sorta di etichetta di qualità. I requisiti di sostenibilità sulla base dei quali si valuta l’immobile sono raggruppati in sette categorie. Il giudizio finale complessivo si articola secondo cinque livelli di merito. • Green Building Challange (GBC) e GBTool- Green Building Tool. Il Green Building Challange (www.iisbe.org), nato nel 1996 in seno ad un network di 19 paesi, tra cui l’Italia, costituisce l’esito di un comune sforzo di collaborazione inteso a sviluppare uno strumento di gestione ambientale dell’edificio che raggruppi e coordini i criteri spesso differenti di performance energetico- ambientale dell’edificio, costituendo altresì uno strumento a cui i diversi Paesi coinvolti possano attingere per creare o adattare i loro strumenti di verifica e certificazione nazionali. Lo schema è molto simile al BREEAM, ma concettualmente più innovativo, giacché è privo di limiti strutturali, in quanto avulso da legami con la regione geografica d’origine. Quali requisiti di riferimento, sono stati individuati degli specifici indicatori di sostenibilità ambientale (ESI – Environmental Sustainability Indicators). In alternativa la valutazione si effettua comparando le prestazioni dell’edificio con quelle di edifici benchmark (di riferimento); si tratta di criteri di performance ambientale che esprimono la qualità di un edificio relativamente ad un contesto nazionale. Gli indicatori sono espressi in unità di misura parametrizzate rispetto alla superficie della costruzione e al numero di ore di occupazione della stessa. I criteri di performance ambientale, invece, sono articolati su quattro livelli gerarchici. E’ prevista una scala di valutazione con un range compreso tra –2 e 5, dove 0 è il benchmark. I punteggi ottenuti sono via via pesati e aggregati per ottenere un punteggio complessivo dell’edificio. Nel concreto il GBC è attuato attraverso un apposito software, chiamato GBTool. Un approccio molto differente, invece, è offerto da quei protocolli di certificazione incentrati sul controllo dei consumi energetici del manufatto nella sola fase di gestione. Attualmente questi standard, pur con tutta una serie di aspetti che devono ancora essere messi a punto, ed una intrinseca limitatezza d’uso, sono ciò che maggiormente risponde alle istanze normative e procedurali avanzate dalla direttiva europea CEE 2002/91.

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Si riportano di seguito, in sintesi, i protocolli più significativi a livello europeo. E’ da precisare che, molto spesso, nell’ambito di questi sistemi di certificazioni, la predetta divisione tra volontario e cogente è molto più labile e discrezionale. • Minergie (www.minergie.ch) E’ il marchio svizzero di qualità energetica, i cui obiettivi sono definiti da valori massimi di consumo di energia per riscaldamento e usi elettrici. L’indicatore è il fabbisogno di energia finale per metro quadrato di superficie riscaldata all’anno (kWh/m2a). Dal punto di vista impiantistico il marchio non impone alcuna soluzione in particolare, sebbene spinga per l’impiego di fonti rinnovabili. Esso prevede anche lo standard avanzato Minergie-P, che coinvolge i sistemi impiantistici non connessi al riscaldamento. • L’etichetta Niedrigenergiehaus-Casa a basso consumo. L’etichetta Casa a basso consumo è ufficialmente riconosciuta in Germania quale standard energetico dal 1999. Oggi è indispensabile per ottenere determinate sovvenzioni ed è conferita quando si dimostrino consumi annui per riscaldamento minori di 65 kWh/m2a. Anche le nuove norme tedesche sulle performance energetiche (Energieeinsparverordnung, EnEv), in vigore dal 2002, applicano lo standard della Casa a basso consumo per le nuove costruzioni, introducendo, in più, l’idea di un passaporto energetico. • L’etichetta Passivhaus-Casa Passiva. Attualmente è poco più di uno standard prestazionale di riferimento. Il requisito fondamentale è un consumo di energia compreso tra i 10 e 15 kWh/m2a; per condomini vale una riduzione del 20-25%. Al di là, comunque, dei sistemi sin qui analizzati, che si configurano come i più noti ed i più definiti in termini di struttura e protocolli applicativi, esistono, in Europa, anche altri approcci interessanti. Alcuni rappresentano i primi passi, mossi dai Paesi che li hanno implementati, verso i sistemi di certificazione energetica e ambientale, altri, magari più consolidati, si configurano semplicemente come uno dei diversi approcci proposti dalla nazione in questione, mentre altri ancora si limitano ad indicare una direzione operativa in cui muoversi e procedere. Ciò in virtù del fatto che in diversi casi esiste già sul territorio una normativa, una politica o un regolamento energetico vigente, rispetto al quale il metodo di certificazione può assurgere a strumento operativo complementare, previsto e inglobato addirittura dai criteri attuativi del regolamento stesso, oppure costituire una realtà parallela e indipendente. Ne sono un esempio Finlandia, Belgio, Olanda, Danimarca e Francia. Analizzando, invece, la realtà nazionale, la situazione normativa, come noto, è deludente; il concetto di certificazione energetica e ambientale dell’edificio, infatti, era già stato introdotto, in Italia, dall’art. 30 della legge 10/91, rinviando, però, la sua definizione operativa ad un futuro decreto del Presidente della Repubblica, mai emanato (ha invece fatto la sua comparsa, quest’estate, un Decreto Ministeriale, il DM 27 luglio 2005, quando già si era in attesa del recepimento della 2002/91/CE, quale Dlgs 19 agosto 2005, n. 192). Resta il fatto che negli ultimi due o tre anni, sulla spinta della direttiva europea, anche in Italia si è assistito ad un proliferare di approcci e ipotesi in materia di certificazione dell’edificio. I primi esiti, benché tutti protesi al conseguimento del medesimo obiettivo, si configurano attraverso l’adozione di strumenti fra loro simili seppur diversi, implementati ognuno in un ambito o in seno ad organi differenti. • CTI-Comitato Termotecnico Italiano Il CTI, mediante Commissione incaricata (Sottocomitato 1, 6, 5) è da tempo impegnato nell’elaborazione di un programma di raccomandazioni tese ad adeguare la regolamentazione nazionale ai contenuti della direttiva europea 2002/91/CE sul rendimento energetico nell’edilizia. Suddetto programma prevede: 1. Raccomandazione CTI/SC1 a supporto della UNI EN 832 per il calcolo del fabbisogno energetico invernale degli edifici; 2. Raccomandazione CTI/SC5 a supporto della certificazione dei consumi estivi; 3. Raccomandazione CTI/SC6 a supporto della UNI 10348. Ad oggi si è data precedenza ai requisiti per la climatizzazione invernale ed ha elaborato la Raccomandazione CTI- R 03/3-Novembre 2003 (Impianti di riscaldamento e acqua calda per usi igienici). lI calcolo si esegue utilizzando la UNI EN 832, su periodo di riferimento mensile e sulla base di una zonizzazione termica dell’immobile semplificata.

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• La proposta dell’ICMQ: Sistema Edificio Lo schema fissa le regole per un sistema di certificazione volontario, ove potranno facilmente inserirsi le prescrizioni fissate successivamente dalle norme di attuazione della direttiva 2002/91/CE per le future certificazioni cogenti. Il modello prevede più livelli prestazionali; qualora vengano superati i valori minimi prestabiliti è concesso il marchio Sistema Edificio. Le prestazioni energetiche sono espresse, come sempre, in kWh/m2a. La classificazione del livello di performance dell’edificio è articolata secondo zone climatiche e in virtù della destinazione d’uso dell’edificio. La determinazione del fabbisogno energetico non interessa solo l’aspetto relativo al riscaldamento invernale, ma include anche il fabbisogno per la produzione di acqua calda sanitaria, per raffrescamento e per l’illuminazione. Il riferimento normativo per il calcolo e le eventuali prassi di verifica è la normativa europea o nazionale esistente, nonché le recenti Raccomandazioni approntate dal CTI per la stima delle dispersioni attraverso l’involucro e la determinazione del fabbisogno complessivo d’energia dell’edificio. Il metodo, inoltre, consente di valutare anche gli aspetti di durabilità dell’edificio. • Il Protocollo ITACA Il Protocollo Itaca per la valutazione della qualità energetica ed ambientale di un edificio è il frutto dell’azione intrapresa da un Gruppo di Lavoro nazionale al quale ha partecipato anche APAT, istituito nel gennaio 2002 presso la sede di ITACA (Associazione nazionale per l’innovazione e la trasparenza degli appalti e per la compatibilità ambientale). Il frutto dell’attività del GdL è un protocollo di lavoro condiviso (Protocollo ITACA approvato dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e Province autonome il 15 gennaio 2004). Esso consente di attribuire, in modo uniforme e da tutti riconosciuto e comprensibile, un punteggio di eco-sostenibilità agli edifici, ma soprattutto, con l’adozione del Protocollo, è stato definito, in modo univoco, un metodo di valutazione. Il Protocollo si articola in una serie di linee guida raccolte in settanta schede di valutazione che corrispondono ad altrettanti requisiti di compatibilità ambientale. Le schede sono completate da elementi informativi, quali i riferimenti normativi, tecnici e il peso del requisito. La matrice di riferimento è il GBTool. I criteri di valutazione del livello di eco-compatibilità della costruzione contemplati nel sistema sono stati strutturati e codificati in Aree di valutazione, le quali a loro volta prevedono una serie di sottorequisiti e prestazioni. Anche il sistema di attribuzione dei punteggi è mutuato dal GBTool, con la possibilità, per ogni Amministrazione, di correggere il peso di ogni singolo requisito per adattarlo alla propria realtà locale. • KlimaHaus-CasaClima

E’ un protocollo di certificazione energetica messo a punto dalla Provincia Autonoma Bolzano-Alto Adige nell’intento di muovere i primi passi nella direzione della direttiva 2002/91/CE. Il progetto nasce nel 2002, su iniziativa della Provincia Autonoma Bolzano e ad opera dell’Ufficio Aria e Rumore dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente e la tutela del lavoro. La certificazione CasaClima mira a rendere quantificabile e comprensibile il consumo di calore (e quindi le emissioni di CO2) di un edificio, a rendere trasparenti i rapporti tra i fornitori ed i gestori del settore energetico e ad identificare gli edifici che necessitano di un’indagine più approfondita per poter pervenire all’attuazione di opportune misure di risparmio energetico. La determinazione dell’indice termico è condotta seguendo un metodo standardizzato messo a punto dall’ufficio medesimo. Il risultato è un attestato in cui è evidenziato l’indice termico dell’edificio, determinato secondo i dati climatici di Bolzano, e raffrontabile con le categorie di consumo di calore riportate a lato dello stesso indice. Le categorie vanno dalla classe A, definita a basso fabbisogno di calore, con un indice termico minore di 30 kWh/m2a, alla classe più bassa, la classe G, definita ad alto fabbisogno di calore e contraddistinta da un indice termico maggiore di 160 kWh/m2a. Nel caso in cui per la costruzione si impieghino materiali e soluzioni ecologiche e per il riscaldamento fonti energetiche rinnovabili, si otterrà il riconoscimento CasaClimapiù. La certificazione avviene per azione volontaria di soggetti che ne abbiano fatto richiesta presso l’ufficio Aria e Rumore della Provincia, benché, per rendere il provvedimento efficiente, la provincia abbia imposto che, ai fini dell’ottenimento della concessione edilizia prima e dell’abitabilità dopo, ogni nuovo manufatto architettonico, debba ricadere nella classe energetica minima prevista dallo standard, ossia la classe C, (70 kWh/m2a esclusa l’acqua calda sanitaria). Qualora poi si certifichino consumi particolarmente bassi (classe A o B) la specifica targhetta metallica, con il logo di CasaClima e la classe di merito sarà apposta in esterno al fianco del numero civico.

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• SB 100-Sustainable Building in 100 azioni (www.anab.it) E’ il sistema messo a punto da ANAB (Associazione Nazionale Architettura Bioecologica), articolato secondo un elenco ragionato di obiettivi e azioni ritenute necessarie al loro raggiungimento, unitamente ad una check list atta a controllarne l’efficacia. Gli obiettivi sono articolati secondo tre aree tematiche: biologica, ecologica e sociale. Lo strumento, assolutamente volontario, è rivolto principalmente alle P.A. Uno strumento similare è stato recentemente messo a punto anche da INBAR (Istituto Nazionale Bioarchitettura®). • Il progetto BEEPS BEEPS, acronimo di Building Energy and Environment Performance System, nasce come progetto di proposta di certificazione energetica degli edifici. Il lavoro fa riferimento ad una ricerca del Ministero dell’Ambiente e del Dipartimento di Fisica Tecnica dell’Università La Sapienza di Roma, volto a definire uno strumento da impiegare nella valutazione delle prestazioni energetiche degli edifici esistenti in Italia e che tenga conto delle condizioni climatiche (molto articolate), delle condizioni di comfort interno e dei costi associati, così come stabilito in sede comunitaria. La metodologia proposta, un po’ inconsueta, è il risultato di una combinazione condotta in termini sia quantitativi che qualitativi di una scheda informativa redatta sulla base dei dati di un caso di studio e supportata da un data-base in costante aggiornamento secondo la logica dell’autoapprendimento. Grazie a confronti prestazionali (ad esempio sui consumi reali) e con l’individuazione di opportuni pesi si giungerà poi alla formulazione di una valutazione finale. Attualmente, sulla base delle informazioni reperite, il progetto è ancora nella fase di indagine e messa a punto. Altro progetto in fase di ultimazione è a carico dell’UNI. Una sintesi che illustra le caratteristiche del metodo UNI è disponibile all’articolo di GROSSO M., “Progettare Sostenibile: metodologia di valutazione dell’ecocompatibilità dell’edificio progetti edilizi”, U&C – Unificazione e Certificazione, dossier edilizia sostenibile, anno XLVII, numero 4, pag. 25-28, The C’ Comunicazione, Milano, Aprile 2003. http://web.uni.com/stampa/sommario_apr2003.shtml

5.4 UN’APPLICAZIONE DI EDILIZIA SOSTENIBILE: LA REALIZZAZIONE DEI VILLAGGI DEI XX GIOCHI OLIMPICI INVERNALI TORINO 2006

(tratto dalla pubblicazione “La Valutazione ambientale strategica dei XX Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006” – EdicomEdizioni luglio 2005)

5.4.1 L’Ambiente al centro dei Giochi

Il Comitato Olimpico Internazionale considera l’Ambiente la terza componente fondamentale dell’Olimpismo – insieme allo sport ed alla cultura - nella consapevolezza che non c’è futuro per lo sviluppo sportivo se non si pongono i valori ambientali al centro di ogni politica di intervento. L’intero processo di organizzazione dei Giochi deve dunque essere orientato all’obiettivo di garantire il massimo livello di tutela del territorio, perseguendo obiettivi di miglioramento ambientale, facendo propri i principi dello sviluppo sostenibile e recependo l’Agenda 21 del Movimento Olimpico. L’art. 7 della Carta di Intenti, elaborata ed adottata dal Comitato Organizzatore dei XX Giochi Olimpici Invernali Torino 2006 – TOROC – cita: “La progettazione e realizzazione delle opere sarà orientata a minimizzare gli impatti su tutte le componenti ambientali: aria, acqua, suolo, risorse energetiche e naturali, biodiversità. A tal fine saranno adottate tecnologie e soluzioni innovative e sostenibili, ed attuati interventi di mitigazione e compensazione degli impatti. In collaborazione con le autorità locali sarà perseguito l’obiettivo di migliorare il bilancio ambientale complessivo del territorio Olimpico, attraverso il continuo monitoraggio delle attività svolte e l’impiego di indicatori condivisi e consolidati. […] Sul territorio interessato dai Giochi saranno sviluppati, in sinergia con gli enti locali, programmi ambientali di accompagnamento dell’evento Olimpico, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo sostenibile delle aree”.

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5.4.2 La sostenibilità nella progettazione e nella realizzazione dei Villaggi Olimpici e Media

Il Programma di candidatura della città Torino è stato caratterizzato da un obiettivo ambizioso: “Realizzare i Villaggi Olimpici e i Villaggi Media come modelli per uno sviluppo urbano sostenibile”. (Piano d’Azione Ambientale - Green Card). I temi della sostenibilità urbana ed edilizia sono stati quindi recepiti con particolare impegno ed efficacia nella progettazione e nella realizzazione dei Villaggi Olimpici e Media; per tali interventi è stato infatti possibile definire precisi obiettivi di efficienza e di comfort ambientale anche, e soprattutto, in funzione della destinazione residenziale post olimpica delle strutture. Il percorso attuativo degli interventi è stato caratterizzato dalla volontà e dal rispetto degli obiettivi e delle prescrizioni della Valutazione Ambientale Strategica (VAS), attraverso lo sviluppo di strumenti di indirizzo programmatico, sistemi di verifica dei requisiti ambientali dei progetti, oggetto di gara di appalto, fino a giungere alla messa a punto di strumenti di monitoraggioe di controllo delle prestazioni in fase di costruzione e di esercizio. Linee guida per la sostenibilità nel progetto, nella costruzione e nell’esercizio dei Villaggi Olimpici e Media La procedura di VAS prevede la verifica degli obiettivi di sostenibilità connessi alla preparazione ed allo svolgimento dei Giochi attraverso lo sviluppo di strumenti a supporto delle diverse attività, non ultime quelle di progettazione, di controllo delle attività di cantiere e di monitoraggio della qualità ambientale delle opere realizzate. Il TOROC ha avuto, tra gli altri, il compito di elaborare un insieme di strumenti di pianificazione generale che hanno supportato l’Agenzia Torino 2006 (la Pubblica Stazione Appaltante delle Opere Olimpiche) nelle fasi di realizzazione del Piano degli Interventi. In tale contesto il TOROC ha provveduto ad elaborare uno strumento di indirizzo della progettazione dei Villaggi Olimpici e Media. Le “Linee guida per la sostenibilità nel progetto, nella costruzione e nell’esercizio dei Villaggi Olimpici e Media”, realizzate con il contributo di esperti del Politecnico di Torino ed il coordinamento operativo di Environment Park (parco scientifico e tecnologico della città di Torino), costituiscono, nel loro insieme, una sorta di “enciclopedia” delle strategie progettuali per rendere ecocompatibili i Villaggi in corso di realizzazione. Le linee guida sono articolate attraverso schede che approfondiscono i requisiti ambientali del progetto alle diverse scale d’azione seguendo un approccio metodologico simile a quello adottato in analoghe esperienze, quali ad esempio: - Il Regolamento Igienico Edilizio tipo della Regione Emilia Romagna; - Il Regolamento Igienico Edilizio tipo della Regione Marche; - Il metodo elaborato dalle attività del GL13 – Sostenibilità in edilizia – della Commissione Processo Edilizio dell’UNI. Le schede contengono informazioni puntuali sui possibili indicatori di controllo del processo edilizio e sugli strumenti utili per rendere tali indicatori di controllo leggibili ed efficaci e sono articolate su sei ambiti tematici: - l’utilizzo delle risorse climatiche locali (sole e vento); - la qualità ambientale degli spazi esterni; - l’integrazione con il contesto ambientale; - il contenimento del consumo di risorse energetiche; - la riduzione dei carichi ambientali (inquinanti esterni); - la qualità dell’ambiente interno (inquinanti interni). I requisiti ambientali dei progetti dei Villaggi Olimpici e Media

Le Linee Guida hanno rappresentato per i progettisti dei Villaggi Olimpici e Media un riferimento strategico, cui rapportarsi per adottare criteri progettuali mirati alla sostenibilità degli insediamenti e per la definizione degli strumenti da utilizzare per concretizzare tali criteri. L’attivazione delle procedure di scelta del progettista è avvenuta a seguito della redazione da parte del responsabile del procedimento dell’Agenzia Torino 2006 del Documento Preliminare alla Progettazione (DPP). Tale documento definisce gli obiettivi

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dell’intervento e le caratteristiche che deve avere il progetto, quantifica i limiti finanziari da rispettare ed indica con quale priorità la stazione appaltante intende perseguire gli obiettivi che si è proposta. I DPP dei Villaggi Olimpici e Media hanno recepito le Linee guida redatte da TOROC e le hanno integrate nella definizione dei requisiti di progetto, indicando nella sostenibilità una delle priorità da considerare nel percorso di realizzazione dei progetti. Uno degli obiettivi principali che ci si è preposti nell’impostazione degli interventi è stato quello di conseguire un elevato equilibrio fra performance, costi e qualità architettonica e compositiva dei nuovi insediamenti. In particolare le richieste formulate dall’Agenzia sono state rivolte ai seguenti aspetti: - contenimento dei consumi elettrici, termici e di acqua potabile, sia attraverso la riduzione della domanda che attraverso l’incremento dell’efficienza dei sistemi di trasformazione, prevedendo l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili ed il recupero delle acque meteoriche e reflue; - integrazione progettuale di tecnologie attive e passive per l’incremento dell’efficienza energetica delle strutture e per il miglioramento dei parametri ambientali; - qualità degli spazi esterni, in maniera tale da ottimizzare il controllo della temperature delle superfici esposte alla radiazione solare, dell’esposizione ai venti dominanti e l’equilibrio igrometrico dell’area; - qualità degli ambienti indoor in termini di comfort termoigrometrico, isolamento acustico, incremento dell’illuminazione naturale e qualità dell’aria ed inquinamento elettromagnetico; - utilizzo di materiali biocompatibili e con analisi del ciclo di vita positiva, con particolare preferenza nei confronti di tecniche costruttive che garantiscano la possibilità di recupero delle materie prime seconde; - studio, per le diverse unità spaziali e per i diversi sottosistemi tecnologici, della funzionalità, della controllabilità, della flessibilità, dell’accessibilità e della manutenibilità. In particolare per quanto attiene questi ultimi aspetti è stato richiesto da un lato di poter monitorare nel tempo ed elaborare i dati relativi all’efficacia ed all’efficienza delle soluzioni tecnologiche adottate, dall’altro di prevedere l’installazione di strumenti che consentano all’utente finale di controllare i parametri ambientali nell’unità immobiliare occupata e di essere consapevole dei consumi di risorse e dei carichi ambientali di cui è responsabile. Per poter avere un controllo costante del processo attuativo è stato richiesto ai progettisti di indicare fin dalle fasi di gara gli obiettivi di sostenibilità che si intendono perseguire, specificando i requisiti qualitativi, quantitativi e le specifiche soluzioni tecnologiche adottate per soddisfare quanto previsto. Il progetto deve inoltre indicare quali extracosti sono previsti per migliorare la sostenibilità dell’intervento rispetto ad una costruzione convenzionale, indicando inoltre il pay back period atteso per gli specifici investimenti. A garanzia del conseguimento dei risultati attesi, nell’ambito dei criteri di aggiudicazione, l’Agenzia ha assegnato un punteggio pari a circa il 20% del totale, per la valutazione della qualità dei progetti offerti in termini di sostenibilità. In ultimo, per quanto attiene gli interventi che vedono coinvolte le imprese per la progettazione, costruzione e gestione delle strutture (concessione di lavori pubblici ex art. 19 comma 2 della legge 109/94) il concetto di sostenibilità è stato allargato anche alla gestione delle residenze chiedendo, in sede di gara, ai concorrenti di dichiarare gli strumenti ed i criteri gestionali con i quali intendevano perseguire l’obiettivo di realizzare insediamenti esemplari anche in termini di facility mangement. Il Villaggio Olimpico di Torino

Quello che è destinato a diventare il principale “quartiere” degli atleti, costituisce effettivamente un nuovo modello di sviluppo urbano sostenibile? Si tratta di un intervento piuttosto complesso suddiviso in 3 lotti di residenze per circa 52.000 mq, aree a servizio per circa 40.000 mq, oltre ad una passerella pedonale di collegamento con il centro del Lingotto (lotto VI). Nell’ambito delle opere per la realizzazione del Villaggio Olimpico è prevista la conservazione e ristrutturazione delle strutture poste nell’area centrale storica soggetta a vincolo della Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici. L’intervento di restauro e recupero delle strutture del mercato ortofrutticolo ha come obiettivo la realizzazione della zona di servizi al Villaggio Olimpico (centro logistico).

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La scelta del TOROC e delle città di Torino di localizzare il Villaggio Olimpico in aree urbane attualmente poco valorizzate attribuisce all’intervento il compito di volano della riqualificazione per l’intero distretto. La progettazione ha voluto quindi conferire un carattere peculiare agli edifici al fine di rendere riconoscibile il quartiere nel futuro ed identificarlo con il titolo di Quartiere Olimpico, come era già avvenuto a Torino negli anni sessanta per il complesso di Italia ‘61. Il Villaggio diventa inoltre un elemento connettivo tra il quartiere di matrice razionalista e il complesso del Lingotto al di là della ferrovia e ricuce, sia visivamente che fisicamente, questa parte di città. Per quanto attiene il progetto del complesso di edifici, pensati per i lotti del Villaggio Olimpico, la sua configurazione planimetrica è ispirata alla composizione della pianta regolare della città di Torino. La composizione delle abitazioni all’interno del lotto è pensata in modo tale da creare uno spazio permeabile nelle direzioni trasversali e di schermo per quelle longitudinali. Infatti gli edifici di testa posti sulle vie che delimitano l’area oggetto dell’intervento fungono da sbarramento e chiusura visiva del lotto, generando in uniformità con gli edifici vicini un rigido effetto skyline . La struttura dei lotti è stata pensata in modo tale da creare spazi privati e pubblici ben distinti, ciò comporterà la presenza di piazze, strade e cortili, ed è proprio in questi luoghi di separazione tra pubblico e privato che si integrano tra loro diverse funzioni come mezzi di trasporto, servizi per il tempo libero ed aree di ristoro. Sulle vie che delimitano i lotti si ritagliano spazi dedicati per accogliere attività commerciali come negozi, bar, uffici. In particolar modo la piazza nata dall’incrocio delle vie interne assolve la funzione sia di luogo di smistamento, sia di punto di ritrovo per gli abitanti della zona. La maggior parte degli edifici ha una superficie di 20,37x13,77 m con un interpiano di 3,10 m, tale da consentire un’altezza libera interna per ogni alloggio di 2,71 m. La qualità degli alloggi è stata pensata soprattutto per il periodo post-Olimpico, ed è appunto perseguendo i massimi standard abitativi che si è cercato di realizzare edifici con ottimali comfort termici, acustici e visivi. In particolare: - sugli edifici sono stati installati circa 2000 mq di collettori solari ad acqua per il riscaldamento dell’acqua igienico sanitaria, in grado di soddisfare il 60% del fabbisogno di acqua calda; - la maggior parte delle unità abitative è dotata di serre solari a guadagno diretto grazie alle quali sarà possibile ridurre il fabbisogno energetico di riscaldamento nel periodo invernale; - la richiesta massima di energia convenzionale per il riscaldamento non sarà superiore al 60% del consumo ammesso dalla Legge 10 del 1991 – la principale norma di riferimento per l’attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia; - gli alloggi sono riscaldati attraverso pannelli radianti a bassa temperatura, in modo tale da garantire il massimo comfort indoor; - si otterrà una sostanziale riduzione delle emissioni di anidride carbonica (CO2 equivalente) per via del totale ricorso al teleriscaldamento urbano, ovvero, il trasporto a distanza di calore ad uso riscaldamento urbano e acqua calda sanitaria, prodotto dai due impianti di cogenerazione di Moncalieri e Mirafiori Nord; - i corpi illuminanti e le lampada installate, internamente ed esternamente agli edifici, rispetteranno i requisiti del programma europeo “green light”, attraverso il quale nel corso dei prossimi cinque anni sarà possibile risparmiare il 30% dei consumi energetici di illuminazione; - gli isolanti termoacustici sono di origine naturale in fibra di cellulosa privi di CFC e HCFC dannosi per l’ozono; - i sistemi di irrigazione delle aree verdi sono alimentati da serbatoi di raccolta delle acque piovane - le bocchette di erogazione dell’acqua dei rubinetti e degli scarichi di bagni e cucine sono dotati di dispositivi in grado di ridurre il flusso d’acqua erogato con un risparmio del 40% rispetto ad analoghi erogatori privi di dispositivo. Tutte le unità abitative sono dotate di strumenti di controllo in grado di garantire la misura delle principali grandezze ambientali e di permettere un monitoraggio costante dell’efficienza delle soluzioni tecnologiche adottate. I dati derivanti dal monitoraggio post occupancy potranno essere confrontati con i risultati attesi, che il progettista ha dovuto valutare ed esplicitare nel corso della progettazione. L’obiettivo di un modello di sviluppo urbano sostenibile sembra dunque essere stato raggiunto attraverso la realizzazione di un intervento che ha coniugato i concetti della progettazione sostenibile con quelli di economicità, di rispetto dei tempi di realizzazione e dei requisiti insediativi tipici degli interventi urbani a grande scala.

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Il Villaggio Media Italgas

Il Villaggio Media Italgas viene realizzato nelle aree dimesse dell’ex stabilimento di produzione dell’Italgas, sulle rive del fiume Dora. Durante la fase olimpica verrà utilizzato per ospitare all’incirca 450 giornalisti ed operatori dell’informazione, dopo le Olimpiadi verrà riconvertito a residenza universitaria. Anche questo Villaggio si caratterizza per il suo basso impatto ambientale e per l’efficienza energetica. Gli edifici sono stati orientati lungo l’asse est-ovest, in modo tale da ottenere un allineamento nord-sud delle cellule abitative e consentire un controllo ottimale dei parametri ambientali, massimizzando gli apporti solari invernali, diminuendo le dispersioni di calore e consentendo un facile controllo del surriscaldamento estivo attraverso schermature solari operabili esterne. Un sistema di lamelle di legno consente la modulazione degli apporti termici e solari lungo il fronte sud degli edifici residenziali contribuendo al raggiungimento del comfort termico interno delle cellule abitative. La realizzazione della struttura avviene attraverso murature portanti, limitando l’uso del calcestruzzo alla realizzazione delle solette, così facendo si elimina completamente la formazione di ponti termici strutturali e si conferisce alla struttura una notevole inerzia termica che, unitamente all’utilizzo di sistemi di riscaldamento a bassa temperatura consente un ottimale livello di comfort interno. La muratura è costituita da un unico filare di blocchi d’argilla naturale porizzati con farina di legno naturale, mentre l’isolamento termico del tetto è realizzato attraverso l’utilizzo di pannelli in sughero. Gli impianti tecnologici al servizio delle palazzine e delle zone servizi, sono stati progettati con particolare attenzione: - il riscaldamento nelle camere è realizzato con pannelli radianti a bassa temperatura; - la generazione di calore avviene per mezzo di caldaie a condensazione funzionanti a gas metano; - sono stati utilizzati reattori elettronici per i corpi illuminanti nelle zone comuni; - è previsto l’utilizzo di sistemi di termoregolazione climatica abbinati a rilevazione della presenza delle persone per la razionalizzazione dei consumi; - i sistemi di irrigazione delle aree verdi sono alimentati da serbatoi di raccolta delle acque piovane. L’Agenzia Territoriale Casa, che gestirà la struttura per 30 anni, (l’Università di Torino che è il proprietario del Villaggio ha costituito a favore di ATC un diritto d’uso e gestione della struttura per 30 anni) ha posto insieme al TOROC le premesse di un iter che porterà il Villaggio a conseguire il marchio europeo di qualità ecologica (Ecolabel) per il servizio di ricettività turistica. Il Comitato Organizzatore ha infatti ricevuto dalla Commissione Europea l’incarico per un progetto di diffusione dell’Ecolabel Europeo degli alberghi all’interno dell’area Olimpica e Piemontese. Per le imprese turistiche l’Ecolabel rappresenta uno strumento di marketing e comunicazione nei confronti del cliente sensibile alla tutela ambientale. Il progetto è svolto con il supporto di Provincia di Torino, Regione Piemonte, ARPA Piemonte, APAT e Comitato Ecolabel. Il Villaggio Media Villa Claretta

Il Villaggio Media Villa Claretta in località Grugliasco (TO) si sta realizzando all’interno del parco storico della “Villa Claretta”, un edificio seicentesco attualmente in corso di ristrutturazione da parte del comune di Grugliasco. Durante la fase olimpica ospiterà circa 430 giornalisti e successivamente verrà convertito a residenza universitaria. In questo caso i criteri di sostenibilità richiesti per i Villaggi Olimpici sono stati utilizzati come punto di partenza per l’inserimento paesistico ambientale degli edifici. Un attento studio delle aree verdi ha consentito di realizzare una quinta verde che delimita il parco verso il Villaggio e ne garantisce un perfetto inserimento ambientale. Tutte le aree carrabili esterne sono realizzate su terreno vegetale (senza asfalto), attraverso l’uso di geogriglie, in modo tale da garantire la completa permeabilità del terreno e preservarne la funzione di volano termo igrometrico.Gli edifici vengono realizzati con l’obiettivo di un elevato utilizzo degli apporti energetici naturali esterni. La ventilazione delle camere è garantita attraverso camini di estrazione a tiraggio naturale, in grado di funzionare per il 70% dell’anno senza alcun ausilio meccanico. Un ottimale bilanciamento dei requisiti di illuminazione naturale delle camere e di schermatura solare estiva è stato ottenuto attraverso l’utilizzo di serramenti particolari dotati di schermature solari orizzontali concave.

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Tali schermi sono stati posizionati a 2/3 della finestra, in modo tale da ombreggiare l’intera superficie delle camere ed illuminarne per riflessione i soffitti attraverso la restante parte alta del serramento. Gli impianti tecnologici comprendono: - il riscaldamento nelle camere previsto con pannelli radianti a bassa temperatura; - l’allacciamento al sistema di teleriscaldamento cittadino; - l’utilizzo di reattori elettronici per i corpi illuminanti nelle zone comuni; - l’utilizzo di sistemi di ventilazione naturale; - i sistemi di irrigazione delle aree verdi, alimentati da serbatoi di raccolta delle acque piovane.