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Corso di formazione neoassunti in ruolo a.s. 2016/17 «Laboratorio BES» Istituto Comprensivo Rovani dalle ore15.30 alle ore 18.30 Conduttore: Jessica Sala mail: [email protected]

Corso di formazione neoassunti in ruolo a.s. 2015/16 ... · serve per capire il nostro livello, e io non lo capisco qual è il mio livello, cioè quale dovrebbe essere, perchéci

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Corso di formazione neoassunti in ruolo

a.s. 2016/17

«Laboratorio BES»

Istituto Comprensivo Rovani

dalle ore15.30 alle ore 18.30

Conduttore: Jessica Sala

mail: [email protected]

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IL NOSTRO PERCORSO DI OGGI

1. Presentazione conduttore

2. Patto d’aula

3. Pillole di teoria

4. Lavoro di gruppo: studio di caso

5. Condivisione lavoro di gruppo

6. Conclusione: visione di video

ALUNNI BES: UNO, NESSUNO,

CENTOMILA?

Qualche stimolo per cominciare

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LETTERA

Cara Prof.,

quando oggi mi hai detto di ricordare alla mamma i colloqui di mercoledì volevo dirti che non lo avevo dimenticato, nemmeno di notte. So già cosa le dirai: “E’ svogliata, si distrae continuamente, non fa i compiti e non ha mai le cose giuste, i voti sono sempre peggio”.

Anche la mamma lo sa già, se lo è sentita dire un sacco di volte e forse abbasserà gli occhi in silenzio, o magari cercherà di difendermi, appoggiandosi ad una nuova, inutile scusa.

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L’ho trovata in cucina che piangeva. Mi ha parlato

con lo sguardo al muro: “Dammi il cellulare e da

qui a fine mese scordati di uscire con i tuoi

amici”. Non ho detto nulla, nemmeno che mi

dispiaceva e che senza il cellulare sarei stata

definitivamente sola.

Prof. io mi sento scema. Per fortuna domani c’è

artistica perché mi piace disegnare e anche il mio

prof. dice che ho una bella mano. Lo ha detto

anche la prof. di fisica quando ho fatto una

battuta a pallavolo. Ma la testa no.

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Mercoledì parlerai alla mamma, così saprà della nota sul registro, del 4 di storia e del 4 nella verifica di matematica. Non potrò mai prendere un otto per riuscire a rimediare, forse per questo la prof. mi ha messo in mano la verifica senza neanche guardarmi.

Tu almeno prof. cerchi di spiegarmi gli errori, mi dici che posso farcela. Ma so che non è vero: a fine quadrimestre avrò sei insufficienze, di cui due 4.

Neanche Batman riuscirebbe a tirarle su.

(Laura Barbirato – Dirigente Scolastico)

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UNA BARCA NEL BOSCO

Questa è la storia di Gaspare Torrente,

figlio di pescatore e aspirante latinista,

approdato a Torino da una piccola isola

del Sud Italia. Un ragazzo come lui, che

a tredici anni traduce Orazio e legge

Verlaine, deve volare alto, deve fare il

liceo e dimenticare il piccolo mondo

senza tempo dell'isola. E allora eccolo

entrare al liceo, dove non trova grandi

maestri ma insegnanti impegnati a

imbastire compresenze, eccolo accanto

ai compagni, con le scarpe sbagliate e la

felpa senza cappuccio. È fuori moda,

fuori tempo, fuori posto: un pesce fuori

dalla sua acqua, una barca in un bosco

(da www.ibs.it)

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UNA BARCA NEL BOSCO

E allora inizia il mio primo giorno di liceo, che e una di quelle cose che poi ti

dovresti ricordare tutta la vita. Io invece e meglio che me lo dimentichi,

perche questo benedetto primo giorno lo passo guardando scarpe.

Dico le scarpe dei miei compagni. Perche loro le guardano a me. Guardano e

ridono, E io allora mi metto a fare uguale, solo che io non rido.

Anche perche m’ero messo in mente tutta un’altra cosa, e cioe che il primo

giorno di liceo si fanno gia cose toste, E questo perche me lo aveva detto

mio padre: vedrai che fin dal primo giorno te ne accorgi com’e dura. Pero

mio padre di liceo cosa vuoi che ne sappia, e infatti aveva torto.

Gli insegnanti ci spiegano che i primi giorni non si fa scuola, e vietato; si fa

l’accoglienza. Ci porteranno in giro a conoscere la scuola, tipo le scale, la

palestra, i bagni. Cioè non ci insegneranno niente, i primi giorni. E questo

cinque ore al giorno per una settimana, che infatti si chiama «la settimana

dell’accoglienza ». Dicono che così ci passa la paura perche vediamo che

andare al liceo e come bere un bicchiere d’acqua.

Peccato. Perche , siccome me lo aveva detto mio padre, io mi ero

immaginato che era bello tosto il liceo, non un bicchiere d’acqua che, se era

solo per quello, me lo potevo bere tranquillamente a casa mia senza farmi

questo migliaio di chilometri che mi sono fatto per venire fin qui.

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UNA BARCA NEL BOSCO Comunque non è che io il primo giorno abbia voglia di passarmelo cosi , a

guardar scarpe. Pero, siccome lo fanno tutti, mi dico: sta’ a vedere che qui

usa cosi, magari e un sistema per conoscersi. Invece dopo un po’, neanche poi

tanto, capisco: nessuno ha addosso delle scarpe come le mie. E il perche di

questo io non lo so, ma e così e basta, e la vita e quella che e , dice sempre

mio padre, e quindi bisogna prenderla com’e .

Smetto di guardare scarpe solo quando ci danno i test d’ingresso. Ci dicono che

serve per capire il nostro livello, e io non lo capisco qual è il mio livello, cioè

quale dovrebbe essere, perche ci danno l’esercizio: «Distingui l’articolo

determinativo dall’indeterminativo», ad esempio: il cammello determinativo,

un passero indeterminativo. Cose che io personalmente ho fatto alle

elementari, gli altri non so. Gli altri forse hanno fatto altro, tipo astronomia o

statistica, non grammatica; oppure agli altri piace tornare indietro e rifare le

stesse cose, non so. Comunque non protestano per niente, anzi, mi sembrano

contenti, e allora anch’io non dico niente, cosa vuoi che dica?

Quando esco, non vado subito a prendere il tram. Cammino lungo il viale,

pesto un po’ le foglie cadute. Mi viene da pensare a Giorgia, E la mia amica di

quando eravamo piccoli. Secondo me mi viene in mente lei perche , quando le

ho detto che me ne andavo via per studiare, mi ha guardato storto e mi ha

detto: E cosa studi a fare? Ecco perche mi viene in mente.

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LO STATO DELL’ARTE DAL PDV NORMATIVO

Direttiva del 27 dicembre 2012

Circolare n. 8 del 6 marzo 2013

Nota, prot. n. 2563, del 22 novembre 2013 (“Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali a.s. 2013/2014. Chiarimenti”)

A livello regionale – USRLombardia (pubblicata il 28 gennaio 2014)

“Strumenti di intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriali per l’inclusione scolastica”: concetti chiave e orientamenti per l’azione

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DIRETTIVA MINISTERIALE SUI BES

COSA SI INTENDE PER BES?

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1

5

Roberta Sala - Cooperativa Zorba

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CHI VI RIENTRA

• Disabilità (L. 104/1992)

• DSA e Disturbi evolutivi specifici

• Svantaggio socioeconomico, linguistico,

culturale

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LE VARIE TIPOLOGIE DI DIFFICOLTA’

• GLOBALI E PERVASIVE – come quelle dell’autismo

• SPECIFICHE come quelle, per esempio, di lettura e

scrittura (DSA)

• GRAVI

• LIEVI

• PERMANENTI

• TRANSITORIE

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Dis abilità DS A e Dis turbi E volutiv i S pec ific i

A rea dello s vantag g io s oc io-ec onomic o –

ling uis tic o e c ulturale

tutte •DS A•dis turbi s pec ific i del ling uag g io•dis turbo della c oordinazione motoria, della dis pras s ia, •dis turbo dello s pettro autis tic o lieve•A.D.H.D•Dis turbo oppos itivo provoc atorio; •dis turbo della c ondotta;•dis turbi d'ans ia e dell'umore•F unzionamento c og nitivo limite•c omorbilità

S vantag g i derivanti da :•motivi fis ic i, •Motivi biolog ic i, •motivi fis iolog ic i •motivi ps ic olog ic i, •motivi s oc iali•Motivi ec onomic i

•diffic oltà derivanti dalla non c onos c enza della c ultura e della ling ua italiana

•Interaz ioni tra i motivi

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MA LE NORME C’ERANO GIÀ!

• Legge 104/1992 + Linee guida agosto 2009

• DPR 275/1999 (autonomia scolastica)

• Legge 53/2003 e legge 59/2004 (Personalizzazione)

• Legge 170/2010 + DM 5669 e Linee Guida (DSA)

• DPR 349/1999 (art. 45) + Linee Guida 2006-2014

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MA LE NORME C’ERANO GIÀ!

• Le circolari sull’ADHD, in particolare la 4089/2010

• Linee Guida per l’Autismo del 2011

• Riforma Gelmini Scuola Secondaria di II grado (DPR 87-88-89/2010)

• Indicazioni Nazionali del 2012 per il I ciclo

• Linee guida per il diritto allo studio dei minori adotti del dicembre 2014

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QUALI TIPOLOGIE DI INTERVENTO

• TECNICI – specificati nel PDP e nel PEI in

funzione del Progetto di vita

• INFORMALI – delicatezze, attenzione alla

particolare situazione che l’alunno sta vivendo

• PSICOEDUCATIVI – come nel caso di

comportamenti-problema

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E’ UNA PROSPETTIVA NUOVA?

«… I soggetti con difficoltà di sviluppo, di apprendimento

e di adattamento devono essere considerati protagonisti

della propria crescita. In essi infatti esistono potenzialità

conoscitive, operative e relazionali spesso bloccate dagli

schemi e dalle richieste della cultura corrente e del

costruire sociale.

Favorire lo sviluppo di queste potenzialità è un impegno

peculiare della scuola, considerando che la funzione di

questa è appunto quella di portare a maturazione, sotto

il profilo culturale, sociale, civile, le possibilità di

sviluppo di ogni bambino e di ogni giovane».

Relazione conclusiva della Commissione Falcucci, 1975

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QUINDI…

C’era davvero bisogno della Direttiva del dicembre 2012?

Teoricamente no!

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SECONDO LE NORME,

VECCHIE E NUOVE

La scuola deve assicurare il successo formativo a tutti gli alunni: valorizzando le diversità promuovendo le potenzialità di ciascuno (DPR 275/1999 art. 4 – Autonomia didattica)

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PERCHÉ QUINDI LA DIRETTIVA DEL 2012?

• Perché l’insuccesso scolastico e la dispersione

sono in aumento

• Perché la complessità e la molteplicità dei

bisogni delle classi sono in aumento e

rispecchiano la complessità sociale

• Perché la scuola non diventa più flessibile ma

tende ad essere un sistema rigido che tende a

escludere chi non si adegua e non si adatta agli

standard

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DIRETTIVA BES

Scopo della Direttiva

Realizzazione del diritto

all’apprendimento

per tutti gli alunni

e per tutti i ragazzi

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IL BISOGNO EDUCATIVO SPECIALE

L’alunno presenta bisogni educativi

speciali quando difficoltà transitorie o

permanenti gli impediscono uno

sviluppo e un apprendimento adeguati

in situazioni educative «standard»

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I BES: definizione di D. Ianes, V.

Macchi, S. Cramerotti

Il bisogno educativo speciale nasce da:

«qualsiasi difficoltà evolutiva, in ambito educativo/apprenditivo, che consiste in un funzionamento problematico anche per il soggetto, in termini di danno, ostacolo o stigma sociale, indipendentemente dall’eziologia, che necessità di educazione speciale individualizzata»

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CEDAM SCUOLA - CIDEB/BLACK CAT - DE AGOSTINI - GARZANTI SCUOLA - GHISETTI E CORVI - MARIETTI SCUOLA - LIVIANA - PETRINI – THEOREMA

LIBRI - VALMARTINA

1

29 29

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GLI EFFETTI SULLA SCUOLA

Eccessiva burocratizzazione

Difficoltà nel progettare in equipe

Difficoltà di realizzare percorsi diversi

Solitudine dei docenti

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AL DI LÀ DELLE INUTILI “CATEGORIE”

Gli alunni con BES sono tutti i bambini che

vanno male, vivono con disagio e

sofferenza la scuola, ecc.. per le più

svariate motivazioni e hanno quindi bisogno

di un supporto supplementare per

affrontare le attività proposte alla classe.

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Ogni alunno, con continuità o per

determinati periodi, può manifestare

Bisogni Educativi Speciali, rispetto ai quali

è necessario che le istituzioni scolastiche

offrano una adeguata e personalizzata

risposta.

Dal paradigma dell’integrazione al

paradigma dell’inclusione

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SISTEMA NON INCLUSIVO/INCLUSIVO

Sistema non inclusivo

Il sistema “normale“ è

pensato per lo

standard. Se un

soggetto ha difficoltà,

ha bisogno di un aiuto-

sostegno per integrarsi.

Il modello rimane la

NORMALITÀ

Sistema inclusivo

Il sistema inclusivo è pensato per tutti i soggetti “diversi” e progettato, sin dall’inizio, per rispondere ai bisogni “diversi” delle persone. Gli interventi riguardano più il sistema che la persona.

Modello “SPECIALE NORMALITÀ”

[Janes]

Mariarosa Raimondi, luglio 2015

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LA SCUOLA INCLUSIVA

È inclusiva una scuola che permette

a tutti gli alunni,

tenendo conto delle loro diverse caratteristiche

sociali, biologiche e culturali,

non solo di sentirsi parte attiva del gruppo di

appartenenza,

ma anche di raggiungere

il massimo livello possibile in fatto di

apprendimento

(adattamento da Booth e Ainscow, 2008)

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INCLUSIONE

L’inclusione descrive il processo per la cui la scuola cerca di rispondere agli alunni come persone, riconsiderando la sua organizzazione e la sua offerta curricolare.

Le scelte fondanti:

•accettare la diversità

•assicurare la partecipazione attiva

•sviluppare pratiche di collaborazione

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QUALI INTERVENTI PER I BES

• Personalizzazione come previsto dalla Legge 53, ma soprattutto dalla Legge 170

•“Presa in carico” da parte di tutti i docenti di classe

• Percorso individualizzato e personalizzato

• Possibilità un PDP individuale o di classe

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LA DIRETTIVA: ALTRE INDICAZIONI

Definisce la riorganizzazione dei Centri

Territoriali di Supporto, che, si dice, vanno

ripensati nel ruolo e nelle funzioni:

•supporto all’inclusione, nel legame con le altre

istituzioni operanti sul territorio,

•fornitura di servizi con particolare riferimento

all’ uso delle NT

•consulenza,

•formazione, nella logica di un modello

cooperativo di intervento

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INDIVIDUALIZZARE/PERSONALIZZARE

Didattica individualizzata

• Intervento calibrato

sul singolo, in

particolare per

migliorare alcune

competenze deficitarie

o per potenziare

l’automatizzazione di

processi basilari.

Competenze di base

Didattica personalizzata

• Offre a ciascun alunno

l’opportunità di

sviluppare al meglio

le proprie

potenzialità

attraverso un lavoro

in classe diversificato.

Potenzialità personali

Mariarosa Raimondi, luglio 2015

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COSA SI CHIEDE AI DOCENTI

ESTENDERE A TUTTI GLI STUDENTI IL DIRITTO ALLA PERSONALIZZAZIONE DEGLI

APPRENDIMENTI (L. 53/2003) ANCHE ATTRAVERSO L’UTILIZZO DI MISURE

DISPENSATIVE E STRUMENTI COMPENSATIVI PER UNA PRESA IN CARICO COMPLESSIVA ED

INCLUSIVA

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QUALE ATTEGGIAMENTO

NON FABBRICARE ALUNNI DIVERSI

MA

COGLIERE LE VARIE DIFFICOLTA’ E

RISPONDERVI ADEGUATAMENTE

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I BISOGNI EDUCATIVI DI TUTTI

• BISOGNO DI SVILUPPARE COMPETENZE

• BISOGNO DI APPARTENENZA

• BISOGNO DI IDENTITA’

• BISOGNO DI VALORIZZAZIONE

• BISOGNO DI ACCETTAZIONE

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COSA OCCORRE GUARDARE

OCCORRE PORRE ATTENZIONE A CIÒ CHE OSTACOLA L’APPRENDIMENTO E

LA PARTECIPAZIONE ALLA VITA SCOLASTICA

43

COSA COMPORTA

LA TRASFORMAZIONE DELLA SCUOLA PER

POTER RISPONDERE ALLE ESIGENZE

DEGLI ALUNNI

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LA DIDATTICA

• L’inclusione di qualità passa attraverso la

riqualificazione della didattica

• La didattica quotidiana è sempre speciale

nella misura in cui ogni individuo ha dei

bisogni speciali

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L’EDUCAZIONE INCLUSIVA

Ha una dimensione sociale: non prima

“riabilitare”, poi socializzare, poi far apprendere,

ma integrarsi in un contesto scolastico ricco nel

confronto con i docenti e con i compagni

fa riferimento ad un modello sociale della

disabilità (interazione soggetto-contesto):

Parliamo di ostacoli all’apprendimento e alla

partecipazione

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METODOLOGIA DIVERSIFICATA

Modalità e stili di apprendimento diversi richiedono

metodologie didattiche diversificate

• Mediatori didattici

• Insegnamento cooperativo

• Tutoring

• Didattica laboratoriale

• Didattica frontale

• …..

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Confronto fra PEI, PdP per DSA

e PdP per gli altri BES (da D. Ianes, S. Cramerotti)

PEI per alunno con

disabilità

PdP per alunno

con DSA

PdP per alunno

con altro BES

E’

obbligatorio?

E’ obbligatorio per tutti gli

alunni con disabilità in

base alla L. 104/92

L’obbligo, implicito

nella L.170/10, è

indicato nelle Linee

Guida

La stesura del PdP è

contestuale

all’individuazione

dell’alunno con BES. Non

si parla di obbligo perché

è un atto discrezionale

della scuola

Chi lo redige?

Chi ne è

responsabile?

E’ redatto congiuntamente

dalla scuola, dai servizi

socio-sanitari e dall’ente

E’ redatto dalla scuola

che può avvalersi del

contributo di esperti e

della famiglia ma ne

rimane la responsabile

E’ redatto solo dalla

scuola che può chiedere

il contributo di esperti

ma ne rimane la

responsabile

Quali vincoli? Le azioni definite nel PEI

devono essere coerenti con

le indicazioni espresse

nella DF e nel PDF

Le azioni definite nel

PdP devono essere

coerenti con le

indicazioni espresse

nella certificazione

Il PdP tiene conto, se

esistono, di eventuali

diagnosi o relazioni

cliniche o altro,

consegnate alla scuola

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PEI per alunno con

disabilità

PdP per alunno

con DSA

PdP per alunno

con altro BES

Che ruolo ha la

famiglia?

La famiglia collabora alla

redazione del PEI (DPR

24/02/1994)

Il PdP viene redatto in

accordo con la famiglia

(Linee Guida del 2011)

Il PdP è il risultato dallo

sforzo congiunto scuola-

famiglia (C.M. n. 8 del 6

marzo 2013)

La normativa

vigente ne

definisce i

contenuti ?

I contenuti del PEI sono

definiti dalla normativa

(DPR 24/02/1994) solo

negli obiettivi generali.

Un’articolazione

dettagliata può essere

concordata a livello locale,

di solito negli Accordi di

programma

I contenuti minimi del

PdP vengono indicati

nelle Linee Guida sui

DSA del luglio 2011

Non vengono indicati

dalla normativa i

contenuti minimi

Chi costruisce o

sceglie eventuali

modelli o

strumenti per la

compilazione ?

La scelta di modelli o altri

strumenti per la

compilazione del PEI è di

competenza dei due

soggetti (Scuola/Servizi)

che detengono

congiuntamente la

responsabilità

La scuola è libera di

scegliere o costruire

modelli o gli strumenti

che ritiene più efficaci

La scuola è libera di

scegliere o costruire

modelli o gli strumenti

che ritiene più efficaci

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DOMANDE

50

ORA TOCCA A VOI

BUON LAVORO!!!

GRAZIE PER

L’ATTENZIONE…