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1 Anno scolastico 2014/2015 ICS CASAL BIANCO CORSO DI FORMAZIONE PER DOCENTI DELLA SCUOLA PRIMARIA E SECONDARIA DI PRIMO GRADO “IL METODO DI STUDIO E LA DIDATTICA INCENTRATA ALLO SVILUPPO DELLA METACOGNIZIONE” Prima di affrontare la trattazione sui metodi di studio, è necessario soffermarsi sulla definizione di ciò che verrà inteso con il termine “studio”. Si intende per “studio” una peculiare modalità di apprendimento volontario ed auto diretto, relativo alle informazioni contenute in una lezione o in un testo, che determina la scelta di obiettivi, tempi e strategie. Il successo nello studio deriva da fattori differenti, i quali possono essere grossolanamente racchiusi in categorie di tipo: - Motivazionale - Meta cognitivo - Strategico Questi fattori, nel loro complesso, vanno a determinare l’efficacia dell’attività di studio nonché le modalità attraverso cui l’obiettivo viene perseguito, ovvero il metodo di studio.

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Anno scolastico 2014/2015

ICS CASAL BIANCO

CORSO DI FORMAZIONE PER DOCENTI DELLA SCUOLA PRIMARIA E

SECONDARIA DI PRIMO GRADO

“IL METODO DI STUDIO E LA DIDATTICA INCENTRATA ALLO

SVILUPPO DELLA METACOGNIZIONE”

Prima di affrontare la trattazione sui metodi di studio, è necessario

soffermarsi sulla definizione di ciò che verrà inteso con il termine “studio”.

Si intende per “studio” una peculiare modalità di apprendimento volontario ed

auto diretto, relativo alle informazioni contenute in una lezione o in un testo,

che determina la scelta di obiettivi, tempi e strategie.

Il successo nello studio deriva da fattori differenti, i quali possono essere

grossolanamente racchiusi in categorie di tipo:

- Motivazionale

- Meta cognitivo

- Strategico

Questi fattori, nel loro complesso, vanno a determinare l’efficacia dell’attività

di studio nonché le modalità attraverso cui l’obiettivo viene perseguito, ovvero

il metodo di studio.

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La motivazione

La motivazione è l’elemento psicologico che traduce l’attivazione di strutture

cerebrali sottocorticali e corticali che determinano a loro volta il tono di

attivazione dei neuroni della corteccia, ovvero se non c’è un buon livello di

motivazione, non si ha accesso alle proprie risorse cognitive. La motivazione

al successo nello studio affonda la propria origine ed è dipendente dal

sistema delle credenze, le quali a loro volta sono indotte in larga misura dal

contesto.

Una buona motivazione determina un comportamento deciso e diretto allo

scopo, che favorisce l’assunzione di un’ottica di azione meta cognitiva,

mentre una scarsa motivazione determina un comportamento incerto e

confuso, scarsamente pianificato e difficilmente valutabile. Si possono

individuare elementi motivazionali intrinseci o estrinseci, ove i primi risultano

molto più resistenti alla frustrazione dei secondi.

I fattori che determinano la motivazione allo studio possono rientrare tra quelli

di seguito esplicitati:

-desiderio di imparare , che deriva da una positiva considerazione dello

studio

-considerazione dei familiari e loro aspettative

- desiderio di accettazione e/o autopromozione sociale

- personalità dell’insegnante

- desiderio di conoscenza delle proprie risorse e capacità

- compenso alla frustrazione derivante da altri contesti

- dover sostenere una prova

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- il precedente successo/insuccesso scolastico

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Gli aspetti meta cognitivi

Esistono molteplici programmi di rinforzo delle modalità di studio che si

prefiggono una maggiore efficacia ed autonomia, ma tutti si muovono in

un’ottica di tipo meta cognitivo. Sarà dunque essenziale per la successiva

trattazione approfondire la conoscenza circa quanto viene indicato con il

termine meta-cognizione.

La meta-cognizione è l’insieme delle attività psichiche che presiedono al

funzionamento cognitivo. Si distingue tra conoscenza meta cognitiva e

processi meta cognitivi. Per “conoscenza meta cognitiva” si intendono le idee

che un individuo possiede in merito al proprio funzionamento mentale che

includono impressioni, intuizioni e auto percezioni. Per processi meta

cognitivi si intende invece l’insieme delle attività che presiedono a qualsiasi

funzionamento cognitivo e che includono:

-pianificazione ( immaginazione delle modalità risolutive di un problema;

elaborazione di strategie)

- previsione ( stima del risultato di una azione specifica)

-automonitoraggio ( verifica e testatura ed eventuale rimaneggiamento di

strategie)

- valutazione finale ( valutazione dell’azione in funzione del conseguimento di

uno scopo)

- transfer o generalizzazione ( applicazione di una strategia da un problema

ad altri possibili)

La meta cognizione è un insieme di attività psichiche filologicamente più

evoluta, che si trova in stretto contatto con il concetto di intelligenza, sia essa

intesa quale grado di adattività all’ambiente, o in termini di problem solving

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ed elaborazione di strategie, o in termini di capacità del sistema di

immagazzinamento ed elaborazione di informazioni ( la correlazione è minore

se per intelligenza si assume la misurazione acritica del QI). Tutti questi

approcci infatti, che non sono in contraddizione tra loro ma semplicemente

sottolineano aspetti differenti di una medesima realtà globale, non possono

prescindere dal considerare quali elementi cardine del funzionamento

intelligente la maturazione di processi di controllo esecutivo, ovvero quei

meccanismi che pianificano, organizzano e verificano l’azione attraverso un

sistema di previsione ( feed-forward) ed uno di controllo della previsione (

feed-back), i quali costantemente si interfacciano grazie alla continua

applicazione di strategie e controllo della previsione. L’importanza di tali

meccanismi esecutivi diventa evidente nelle situazioni di ritardo mentale, in

cui appare in modo tangibile la tendenza ad un comportamento di

applicazione di procedure standard , piuttosto che alla elaborazione di

strategie . Il termine strategia sarà in questa trattazione parola chiave, che

andiamo a definire quale regola o insieme di regole necessarie a risolvere un

problema sufficientemente generali per essere applicabili in una serie di

situazioni in modo flessibile. La conoscenza di un ampio ventaglio di strategie

possibili, l’analisi del contesto e del problema e la scelta corretta della

strategia, nonché il controllo e la verifica, sono gli elementi che vanno a

caratterizzare il funzionamento efficace ed efficiente di un sistema

intelligente. Va da sé che considerata in questa ottica, l’intelligenza non è più

considerata come una dote personale, ma come una funzione che può, e

deve, essere allenata ed in larga misura appresa. Anche il ruolo

dell’insegnante della scuola dell’obbligo diviene allora un ruolo di formazione

della persona, attraverso l’attuazione di una didattica che mira a condurre gli

studenti sulla via dell’imparare ad imparare, favorendo la coltivazione

dell’intelligenza e del talento, sostenendo l’autostima e la motivazione allo

studio. “Lo sviluppo della intelligenza allora si configura come un passaggio

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progressivo da meccanismi di etero-regolazione ( le attività

suggerite,scandite e organizzate da genitori ed insegnanti) a meccanismi

auto-regolatori ( attivati dal bambino che agisce in autonomia). Il bambino

dunque diviene autonomo prendendo progressivamente in carico il proprio

funzionamento attraverso un graduale percorso di interiorizzazione delle

funzioni meta-cognitive necessarie all’apprendimento, situandosi l’origine di

queste funzioni nelle interazioni sociali” ( cit. rogoff e Wetsch, 1984). La

funzione dell’insegnante diviene dunque quella di trasferire i processi di

controllo esecutivo dall’esperto al bambino, tendendo a promuovere la sua

autonomia cognitiva. .

Per avere una descrizione schematica ed estremamente semplicistica, ( se

non parzialmente scorretta, poiché molto di quanto descritto rientra nel

campo delle azioni abituali, le quali hanno una programmazione automatica e

decentralizzata ) di come agiscano i processi esecutivi, immaginiamo di

essere estremamente assetati. Al sistema cerebrale afferente giunge lo

stimolo della sete, che accende la motivazione all’azione. A questo punto il

sistema esecutivo ricerca nel magazzino delle strategie note la più efficace (

apro il frigo e prendo una bella limonata fresca). Il sistema dunque seleziona

la strategia e ne elabora gli aspetti realizzativi ( faccio due passi in direzione

frigo, distendo l’arto superiore destro sino ad afferrare la maniglia, piego l’arto

per aprire lo sportello etc.) l’input motorio parte, il corpo lo esegue inviando

informazioni visive, tattili etc , che vengono costantemente confrontate con

quanto è stato pianificato, e che spesso rimangono al di sotto della soglia di

attenzione volontaria ( specie se sono combacianti con quanto previsto dal

sistema di controllo) sin quando mi accorgo che nel frigo non c’è alcuna

limonata fresca ( controllo ). Il sistema è pronto per elaborare una nuova

strategia. In realtà è qui che entra maggiormente in azione il Sistema

Supervisore o funzione esecutiva, ovvero nella elaborazione di una risposta

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non abituale, che richiede l’analisi della situazione, la pianificazione

dell’azione, il controllo costante e la verifica. Se riuscirò a dissetrami mi

sentirò appagato, la mia autostima ed il mio senso di auto-efficacia verranno

aumentati e la strategia che si sarà dimostrata vincente avrà maggiori

possibilità di essere nuovamente selezionata in una situazione analoga (

generalizzazione). questo modello semplicistico del funzionamento del

sistema cognitivo è esattamente quanto necessario per l’elaborazione di un

efficace metodo di studio!

Perché?

Voglio invitarvi a non leggere oltre, ma a cercare una risposta che potrete poi

verificare nel corso della successiva trattazione, al fine di massimizzare il

vostro processo di apprendimento.

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Un metodo si studio efficace deve partire da una accurata analisi del

contesto, ovvero del grado di difficoltà della materia, dalla lunghezza del

testo, delle condizioni psicofisiche contingenti, del tempo a disposizione e

degli obiettivi che ci si prefigge. Operata in modo accurato questa analisi, il

sistema pianifica una sequenza di azioni ( strategia) ed elabora una

previsione dell’andamento dell’azione, che viene costantemente confrontata

con le afferenze in atto durante l’esecuzione reale dell’ azione di studio, la

quale viene infine valutata e, se opportuna, la strategia pianificata viene

acquisita e generalizzata per rendersi di nuovo disponibile in situazioni

analoghe.

L’analisi della situazione iniziale ed il ventaglio di strategie applicabili, nonché

le modalità di controllo in itinere e di verifica, possono e devono essere

insegnate o ancor meglio, il docente deve stimolare i propri discenti a

riflettere autonomamente sul proprio funzionamento cognitivo e sui propri

risultati raggiunti, al fine di raggiungere un metodo si studio personalizzato,

efficace ed efficiente.

Come si realizza tutto ciò? Vedremo in seguito una serie di programmi

strutturati finalizzati al conseguimento di un soddisfacente metodo di studio, i

quali non esauriscono l’ambito delle possibilità, e si invita invece docenti ed

studenti a elaborare insieme modalità alternative ed a verificarne l’efficacia.

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Le strategie

Per strategia si intende la regola o insieme di regole necessarie a risolvere un

problema sufficientemente generali per essere applicabili in una serie di

situazioni in mnodo flessibile. La scelta della strategia maggiormente efficace

non può prescindere da una accurata valutazione delle variabili contestuali,

quali:

- Modalità di studio

- Tempi dello studio

- Luogo dello studio

- Caratteristiche della materia

- Caratteristiche personali e livello di pre-requisito

- Obiettivi che si vuole raggiungere

Se è vero che il sistema intelligente, in assenza di compromissione del

sistema supervisore ( o funzioni esecutive) è capace di elaborare

autonomamente strategie nuove e di valutarne l’efficacia, è anche vero che

molte di queste strategie possono essere apprese, sia in forma esplicita, si

attraverso una didattica maieutica che miri alla stimolazione delle componenti

meta cognitive dell’apprendimento. Inoltre è dimostrato che gli studenti con

difficoltà attentive possono incontrare grande difficoltà nella maturazione

piena delle competenze meta-cognitive in modo spontaneo, e gli studenti con

DSA invece faticano a trovare un metodo di studio efficace poiché possono

avere maggiori difficoltà di accesso alle strategie di economia di lettura del

testo.

Vediamo come la situazione contestuale di partenza possa essere

determinante per la scelta di strategie. Ad esempio prendiamo il presente

testo. Il lettore esperto lo troverà probabilmente semplice, lo leggerà

ricercando elementi noti ed assumerà una visuale critica rispetto ad esso,

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confrontandone il contenuto con quanto già appreso. Diremo dunque che il

pre-requisito raggiunto nella materia specifica è molto alto, e questo abbassa

evidentemente il grado di difficoltà dello studio. Al contrario il lettore digiuno

dell’argomento si troverà probabilmente in contatto con concetti nuovi, che

devono essere assimilati prima di poter passare ad i successivi. Diremo

dunque che il suo pre-requisito è scarso, e ciò amplifica la difficoltà di studio.

Al di là del livello di pre-requisito, si deve comunque sottolineare come la

lettura del presente testo sia più complessa della lettura di un fumetto o di

una favola, e che maggiore è il grado di astrazione della materia, o quanto

minore è il dato di esperienza personale, tanto maggiore è la difficoltà di uno

studio sistematico.

Non solo. Leggere questo testo al mattino appena svegli, quando l’attenzione

è generalmente più alta, o la notte prima di coricarsi, quando il livello di

attenzione è solitamente inferiore, può determinare un maggiore o minore

successo nella acquisizione significativa di informazioni.

Analogamente leggere in una stanza silenziosa e ben illuminata è cosa altra

che leggere su un autobus affollato.

Vi sono poi caratteristiche personali che riguardano al curiosità verso le

informazioni da apprendere, la credenza relativa alla loro utilità, la credenza

riguardo alla propria abilità nella materia, il pregresso successo o insuccesso

nei confronti della stessa, l’atteggiamento personale nei confronti della

soluzione di problemi ed il livello di autostima, la personalità più o meno

empatica del docente etc. che rientrano in un campo di variabili estrinseche

alla materia stessa che lo studente efficace impara a valutare e controllare.

Sono inoltre questi aspetti marcatamente personali a fare in modo che non

esista un metodo di studio corretto, bensì un metodo di studio maggiormente

efficace-per-me, ovvero che rendono necessaria una ricerca personale e

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volontaria delle modalità di studio maggiormente economiche ed efficaci in

relazione agli obiettivi della lettura, nonché alle altre variabili descritte.

In funzione della finalità di approccio al testo si individuano le seguenti

modalità di lettura:

• Lettura integrale ( si utilizza per studiare e capire a fondo un

argomento)

• Lettura di orientamento ( si utilizza per cogliere il contenuto di un testo

a grandi linee, necessaria per comprendere ad esempio se un testo

risponde o meno alle nostre esigenze)

• Lettura di scorrimento (serve per operare una selezione visiva delle

parti di testo che si andranno a leggere, utile per ricercare informazioni

specifiche in un testo)

Per uno studio efficace è necessario che il lettore sia capace di scegliere la

strategia migliore in relazione agli obiettivi determinati, e che sia capace di

attivare costantemente la pianificazione e la verifica della funzione di lettura.

Ci soffermeremo ad analizzare le modalità di lettura integrale.

La lettura integrale, al fine di essere efficace, prevede tre fasi, ciascuna con

finalità e modalità esecutive peculiari e specifiche:

• Pre-lettura ( è una lettura di orientamento che serve a cogliere il

significato globale di un testo) Durante la fase di pre-lettura lo studente

attiva i propri processi attentivi, orientandoli verso l’argomento di studio.

È la fase in cui lo studente deve creare delle anticipazioni relative al

contenuto del testo osservandone la struttura, le eventuali immagini, il

sommario, gli indici e le parole in neretto.

• Lettura ( consente l’accesso ad una comprensione di tipo analitico). In

questa fase la lettura dovrebbe essere un processo attivo di riflessione

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sulle informazioni e selezione di quelle principali attraverso la

sottolineatura selettiva e l’annotazione. In questa fase si può ricercare

nel vocabolario eventuali termini nuovi. La fase di lettura analitica deve

prevedere l’attivazione di processi di controllo della bontà dei processi

di anticipazione propri della fase precedente. In questo caso lo studente

che legge dovrebbe costantemente domandarsi se sta capendo e se

quanto legge corrisponde a quanto ipotizzato. Questo tipo di processo

è molto più funzionale alla memorizzazione di quanto non sia una

lettura orientata solo alla memorizzazione stessa in modo meccanico.

• Post-lettura ( prevede l’organizzazione del testo e delle informazioni in

esso contenute). In questa fase il testo viene organizzato, i rapporti tra

le informazioni vengono esplicitati, le medesime sono rielaborate ed

inserite in un contesto di conoscenze personali. È la fase che determina

la significatività del processo di apprendimento. In questa fase è

opportuno schematizzare, realizzare mappe concettuali, piccoli

riassunti, tabelle ed elaborare strategie di memorizzazione personali.

L’uso consapevole di strategie di lettura efficaci è spesso la discriminante tra

cattivi lettori e lettori maturi.

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Il metodo di studio

Abbiamo detto che un buon metodo di studio è caratterizzato da i seguenti

fattori:

-analisi del contesto (Tempi dello studio; Luogo dello studio; Caratteristiche

della materia; Caratteristiche personali strutturali, caratteristiche personali

contingenti; Livello di pre-requisito; Obiettivi che si vuole raggiungere)

- pianificazione dell’azione ed elaborazione delle st rategie

- automonitoraggio ( confronto tra la previsione pianificata e le afferenze

contingenti)

-valutazione finale ( giudizio di efficacia)

-Transfer o generalizzazione ( acquisizione di strategie disponibili in

contesti simili)

L’analisi preliminare del contesto

I tempi dello studio

Quando è più opportuno studiare? Per quanto tempo? È bene prevedere

delle pause? Se si, di quale durata?

Ormai sarà chiaro che la risposta deve essere elaborata in base al singolo

soggetto, nonostante esistano delle linee giuda generali. Si sa ad esempio

che la concentrazione , intesa quale l’abilità ad inibire una risposta ad uno

stimolo irrilevante rispetto alla risoluzione di un compito, che è

potenzialmente capace di catturare l’attenzione, è maggiore al mattino,

subisce un decremento nelle ore centrali della giornata per poi risollevarsi nel

pomeriggio e decrescere nuovamente la sera, ciò nonostante esistono

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evidenti differenze individuali, nonché è bene che il singolo studente scopra

da sé l’andamento delle proprie risorse attentive in relazione al tempo . come

fare?

Possiamo immaginare di voler invitare i nostri alunni a compilare, per una

settimana, una tabella di valutazione del proprio grado di concentrazione, e

prevedere un momento di confronto in classe, al fine di stabilire un

andamento globale e uno personale., seguendo una modalità empirica più

formativa e motivante della nozionistica informazione riguardo alle

tempistiche attentive. Si può infine confrontare quanto emerso con la nozione

generale, e trarre delle conclusioni in merito alla metodologia osservativa

applicata, all’importanza del campione rappresentativo etc., adottando una

didattica trasversale. La tabella potrebbe essere la seguente :

ora Liv 0 Liv 1 Liv 2 Liv 3 Liv 4

01.00

02.00

03.00

04.00

05.00

06.00

07.00

08.00

09.00

10.00

11.00

12.00

13.00

14.00

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15

15.00

16.00

17.00

18.00

19.00

20.00

21.00

22.00

23.00

24.00

Analogamente si potrebbe chiedere ai propri studenti di voler stimare la

durata massima dei loro tempi di concentrazione, che solitamente, nell’adulto,

è stimata intorno ai 30-40 minuti, oltre i quali, a meno di una forte

motivazione, si va incontro ad un decadimento della funzione attentiva ed è

opportuno prevedere una pausa.

In generale le pause più opportune sono quelle brevi, di circa cinque-dieci

minuti, poiché non interrompono completamente il lavoro, favorendo il

mantenimento della concentrazione.

L’altra domanda fondamentale che ci si deve porre è relativa al tempo che si

ha a disposizione per lo studio. In funzione di esso si sceglierà l’obiettivo da

conseguire, ovvero il gradi di approfondimento dell’argomento, nonché le

tecniche di lettura più appropriate, considerando che per una

memorizzazione efficace è bene rispettare il seguente schema:

studio-ripasso-riposo-rielaboro

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In generale, lo studio deve essere preceduto da una serie di domande atte a

valutare la situazione che potrebbero essere le seguenti, o altre da stabilire

con i propri studenti:

- Quanto tempo ho a disposizione per studiare?

- In quali momenti della giornata è bene che io programmi la mia attività

di studio?

- Quanto tempo occorrerà per lo studio?

- Sarà opportuno prevedere delle pause?

Durante lo studio invece, sarà bene porsi le seguenti domande di

automonitoraggio, ovvero:

- Sto rispettando i tempi previsti?

- Mi sento stanco?voglio fare una pausa?

- Per quanto tempo ancora riuscirò a mantenere la concentrazione?

È frequente, soprattutto nei ragazzi con DSA, andare incontro ad errori nella

stima del tempo necessario all’esecuzione di un compito. È bene pertanto

che la scuola favorisca l’affinamento del processo di stima del tempo. Una

cattiva gestione del tempo di studio infatti può risultare estremamente

frustrante per lo studente che scopre improvvisamente di essere in ritardo. A

volte può essere utile l’utilizzo di timer, spiegando che esso è

esclusivamente uno strumento di misurazione dei tempi soggettivi, e che tali

tempi, in quanto soggettivi, non sono elemento di confronto tra studenti, ma

un modo per creare la possibilità di un feed-back costante relativo alla

gestione del proprio tempo.

Nell’ottica della pianificazione dello studio, è indispensabile stabilire inoltre

una tabella giornaliera e settimanale ed assicurarsi un buon utilizzo del diario.

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Tale tabella, di semplice compilazione, può essere pensata con gli studenti

stessi, invitando ciascuno di essi ad inserire dapprima i propri impegni fissi. Si

inviteranno poi i ragazzi a stimare il tempo necessario allo svolgimento dei

compiti e dello studio, con attenzione ad indicare gli elementi di studio e le

materie che richiederanno maggiore tempo e concentrazione. Si potrebbe

dunque concordare con gli studenti che la presentazione delle tabelle di

studio ad esempio il lunedì, e la presentazione di tabelle di verifica la

settimana successiva, possa influire positivamente sulla valutazione del

rendimento, al fine di motivare inizialmente gli studenti. Se applicata, questa

strategia passerà da una necessità di rinforzo esterno ad una motivazione

sempre più interna, poiché lo studente ne avrà verificato l’efficacia.

I luoghi dello studio

Il luogo ideale per lo studio riflette la personalità dello studente e risulta

assolutamente soggettivo.

In linea di principio si studia meglio assicurandosi il giusto tono muscolare (

non troppo rilassato per non creare sonnolenza, non troppo teso per non

creare rigidità e dolore) e la corretta illuminazione ( da sinistra se si è destri e

viceversa) e la corretta aereazione. Solitamente si studia meglio in un luogo

ordinato, che facilita la concentrazione, ed in un luogo poco rumoroso, in cui,

a seconda delle caratteristiche personali, si può prevedere o meno la

presenza di musica di sottofondo di scarsa intensità.

Queste linee di principio non sono trasmissibili ad un pre-adolescente o ad un

bambino se non mediante un apprendimento sperimentale di autovalutazione

e automonitoraggio in situazioni differenti. Si può allora giocare con i propri

studenti a sperimentare situazioni di studio differenti, nonché invitare poi i

ragazzi al dibattito ed al confronto tra le diverse esperienze personali,

affinchè siano i ragazzi stessi a scoprire come sia da organizzarsi un luogo di

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studio ottimale per sé, eliminando le false credenze. Una volta che lo

studente abbia scoperto quale sia lo spazio maggiormente adeguato allo

studio, è bene che venga allenato a domandarsi, in fase di analisi delle

situazioni iniziale ed in fase di pianificazione, se vi siano le condizioni ottimali

o meno, quali siano quelle realmente perseguibili e come fare per realizzarle.

Via libera allora alla sperimentazione dello studio in un’aula tutta messa a

soqquadro, oppure ordinata ma con musica altissima, o sporca, o senza

banchi…i vostri ragazzi si divertiranno ed il divertimento accende la

motivazione, accattiva i ragazzi, massimizza il loro processo di

apprendimento etc. l’importante è che questa ottica sperimentale sia poi

condivisa con i ragazzi e dibattuta, secondo il solito schema ( analisi della

situazione-pianificazione-previsione-controllo-verifica).

Le caratteristiche della materia

Studiare implica l’apprendimento di informazioni nuove. Non tutte le

informazioni possono tuttavia essere apprese con il medesimo grado di

semplicità. La difficoltà di studio è funzione di caratteristiche intrinseche

all’argomento trattato nel testo (se lo studio viene svolto tramite la lettura e

comprensione di un brano) e di caratteristiche strutturali e formali del testo.

Tra gli elementi che determinano il grado di difficoltà di un testo di tipo

semantico troviamo:

- Il grado di astrazione della materia trattata

- Il grado di conoscenza dell’argomento trattato

- La maggiore o minore familiarità con il registro linguistico utilizzato nel

testo

- La complessità lessicale

- La complessità sintattica

- La lunghezza

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- La tipologia di testo ( fiaba, favola, novella, romanzo, testo descrittivo,

testo argomentativo, testo scientifico, testo normativo etc. )

Tra gli elementi che determinano il grado di difficoltà formale vi sono:

- La maggiore o minore difficoltà visuo-percettiva ( tipo di font scelto,

grandezza del font e grado di lucidità della carta)

- Presenza-assenza di indici extratestuali ( parole chiave in neretto,

sottotitoli, concetti chiave ai margini, presenza di illustrazioni, presenza

di schemi)

Vi sono inoltre elementi personali che modificano il grado di difficoltà di

acquisizione di informazioni da un testo. Essi sono principalmente la

conoscenza dell’argomento ed il livello di pre-requisito.

Al fine di una corretta analisi del grado di difficoltà del testo, è necessario un

lavoro mirato alla individuazione delle caratteristiche del testo che rientra nel

campo delle strategie meta cognitive di approccio al testo, che andremo a

descrivere più avanti. Nell’ambito invece del potenziamento della valutazione

e pianificazione iniziale, è bene invitare gli studenti a voler riflettere circa i

differenti tipi di testo, proponendo loro attività di confronto tra testi differenti,

nonché tramite la loro catalogazione secondo le tipologie individuate. Si può

inoltre fare un piccolo esperimento atto alla determinazione del grado di

difficoltà delle varie tipologie di testo, ovvero si può fissare un tempo x per la

lettura di testi di diversa natura e lunghezza, sottoponendo poi domande di

comprensione dei diversi testi. Inviteremo poi i ragazzi a valutare insieme il

loro operato, guidandoli nella scoperta empirica del diverso grado di

successo-insuccesso nella detenzione di informazioni e accendendo dunque

un dibattito che generi nel discente la consapevolezza meta-cognitiva del

proprio ed altrui funzionamento.

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Dopo aver guidato lo studente alla scoperta degli elementi da considerare per

una corretta valutazione del grado di difficoltà di un testo, potremo poi invitare

gli stessi a realizzare una piccola ed agile griglia di valutazione iniziale, di cui

si fornisce un esempio che non pretende di essere il migliore possibile.

Tipologia di

testo

narrativo descrittivo argomentativo tecnico

lunghezza Molto breve breve Medio lungo

Grado di pre-

requisito

Sono digiuno

della materia

Ne ho sentito

parlare

Conosco la

materia

Sono un vero

esperto!

Uso di un

linguaggio

specifico

Questo testo

è scritto in

arabo!

Ci sono delle

parole difficili

che devo

memorizzare

Questo testo

è scritto in

modo

abbastanza

fruibile

È un gioco da

ragazzi!

altro

Caratteristiche personali e livello di pre-requisito

Tra le caratteristiche personali che principalmente si deve considerare nel

momento della pianificazione dell’attività di studio, si deve considerare il

livello di motivazione e di interesse, il proprio stato psico-fisico e la propria

efficienza cognitiva ( non inizierò a studiare un argomento difficile se sono

molto stanco), nonché il livello di pre-requisito, ovvero la familiarità con la

materia trattata. Il grado di pre-requisito è determinante rispetto al grado di

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complessità di un testo. Quando il lettore esperto approccia la lettura di un

testo, utilizza due differenti modalità di acquisizione dell’informazione che si

integrano e rinforzano vicendevolmente, ovvero una modalità down-top

(dall’informazione scritta alla elaborazione della stessa ed al successivo

inserimento nel sistema di conoscenze) ed una modalità top – down (ricerco

nel mio sistema di conoscenze le informazioni relative all’argomento, le

ricerco nel testo e le integro con le informazioni nuove) . la seconda modalità,

possibile ovviamente se si hanno informazioni sull’argomento di studio nel

proprio sistema di conoscenze, consente una lettura veloce , che si sofferma

solo sulle informazioni nuove, e maggiormente critica, poiché le informazioni

vengono costantemente confrontate con quanto già noto.

Obiettivi

È opportuno, in fase di pianificazione del proprio lavoro, porsi degli obiettivi,

avendo cura di distinguere tra desideri ed obiettivi. I desideri differiscono dagli

obiettivi in quanto questi ultimi sono caratterizzati da una sequenza chiara di

azioni atte al loro conseguimento ed alla mobilitazione di energie volte al

medesimo scopo. Quando si scelgono degli obiettivi, è bene che essi siano

congrui a tutte le precedenti varabili descritte sin ora. Laddove un obiettivo

non risulti immediatamente raggiungibile, è opportuno saper scomporre

l’obiettivo incongruo in sotto-obiettivi raggiungibili. È opportuno inizialmente

che l’insegnante aiuti i propri studenti nella scelta degli obiettivi e nella loro

verifica finale, in un’ottica di conferimento di una sempre maggiore

autonomia.

Obiettivi ben individuati hanno la caratteristica di essere:

-chiari

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-concreti

-delimitati

-idonei e pertinenti

-misurabili

-sequenziali

- Raggiungibili

- verificabili

La pianificazione e la scelta-elaborazione di strat egie

Esaurita la fase di valutazione preliminare del tipo di compito, è necessario

scegliere la strategia più appropriata alla situazione. Come fare?

Lo studio è significativo se arricchisce la persona, ovvero se le nuove

informazioni vanno ad inserirsi all’interno di un pregresso sistema di

conoscenze, arricchendo il medesimo e consentendo di essere richiamate al

bisogno per il raggiungimento di obiettivi specifici. Lo studio significativo è

dunque estremamente gratificante e vede lo studente impegnato in un

processo attivo di apprendimento che prevede le seguenti fasi:

- Strategie di selezione delle informazioni rilevanti ( rivedere il

programma; annotare, sottolineare, scegliere le parole chiave, leggere i

sommari, fare ipotesi sul contenuto del testo, utilizzo degli indici formali

del testo)

- Strategie di organizzazione delle informazioni ( elaborazione di

schemi e mappe concettuali)

- Elaborazione delle informazioni ( connessione delle nuove

informazioni con informazioni pregresse, elaborazione di mappe

mentali)

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- Ripasso ( ripetizione delle informazioni sino alla loro memorizzazione)

La selezione delle informazioni non è un processo semplice né automatico.

Esso implica un processo critico nei confronti delle informazioni da acquisire

che viene facilitato da un certo grado di dimestichezza con la materia.

Prima di approcciare allo studio di un argomento, sarà dunque opportuno

richiamare le informazioni già note, rivedendo gli appunti della lezione o la

registrazione della spiegazione dell’insegnante ( se se ne è in possesso) o

scorrendo velocemente l’indice dei paragrafi. Successivamente si passerà

alla prima lettura del testo. Per attivare maggiormente i processi top-down di

lettura, inviteremo lo studente ad osservare la pagina, le illustrazioni, i titoli e

le parole in neretto ( che solitamente sono le parole-chiave). Inviteremo

dunque lo studente a fare delle ipotesi su quanto troverà scritto nel testo. La

lettura diverrà dunque una lettura di verifica delle ipotesi. Questo

processo,oltre che facilitante, è anche estremamente motivante per i ragazzi,

che scoprono spesso di conoscere più di quanto immaginino.

Dopo una prima lettura, si passerà alla selezione delle informazioni

importanti. Lo studente poco esperto potrebbe avere bisogno di una guida in

tale processo. L’insegnante potrà dunque inizialmente stabilire i goal dello

studio con i propri studenti, invitando i ragazzi alla sottolineatura delle

informazioni-obiettivo.

Lo studente deve a tal proposito ricordare che:

-sottolineare tutto è inutile

-Prima di sottolineare bisogna aver letto il brano per poterne selezionare le

informazioni importanti

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- si sottolineano le informazioni nuove ed essenziali

- nel processo di sottolineatura si possono usare colori diversi in modo

finalizzato ( ad esempio un colore per le informazioni ed un altro per gli

esempi)

- si possono utilizzare numeri e frecce ai margini del testo

Per stimolare inizialmente i propri studenti a maturare un processo di

selezione delle informazioni rilevanti efficace, potrebbe essere utile stilare

una check-list delle informazioni da ritrovare nel testo, oppure potrebbe

essere utile prevedere, in fase di interrogazione ad esempio, un momento in

cui lo studente spiega e condivide con il docente e la classe cosa ha

sottolineato nel testo e perché, attivando proprio gli ormai noti steps del

processo di studio meta cognitivo.

Sul testo è inoltre possibile fare delle annotazioni. Le annotazioni sono brevi

integrazioni personali al testo e per essere efficaci devono essere pertinenti,

brevi e poste in prossimità della parte di testo con cui sono in relazione.

Questo è il momento in cui le informazioni nuove evidenziate in fase di

sottolineatura vengono inserite in un sistema di conoscenze personale.

Dopo la fase della scelta delle informazioni rilevanti, si deve passare alla fase

di organizzazione delle medesime. L’organizzazione in schemi visivi delle

informazioni si è dimostrata un processo fondamentale per la comprensione

delle relazioni tra le informazioni e per la loro memorizzazione.

Come fare? Si può procedere invitando i ragazzi a riprendere il testo

letto,sottolineato ed annotato. Si inviteranno dunque i ragazzi a stilare un

elenco di informazioni sintetiche contenute nel testo, che dovrebbero

coincidere con quanto sottolineato, o a riprendere in mano gli elementi della

check-list. Si costruiranno dunque frecce che mettano in relazione gerarchica

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i concetti tra loro. La realizzazione di schemi visivi e di mappe concettuali è

un procedimento indispensabile, poiché attiva necessariamente il processo

critico nei confronti dell’informazione e consente una efficace

memorizzazione e ripassi molto rapidi, e deve essere inserita in un percorso

didattico progressivo a partire già dalla terza elementare.

Si può poi invitare i ragazzi ad aggiungere altre informazioni attinte dal loro

sistema di conoscenze.

Le mappe concettuali sono sistemi di rappresentazione meta-cognitiva della

conoscenza, e dunque riflettono in qualche modo le reticolarità delle mappe

cognitive interne al soggetto (ragione per cui la presentazione di mappe

concettuali standard pre-confezionate è di scarsa utilità ai fini dello studio

significativo).le mappe concettuali possono riprodurre l’attività di pensiero nei

suoi aspetti deduttivi, associativi, induttivi, immaginativi, etc.

Le mappe concettuali furono descritte per la prima volta da Novak, il quale

intendeva descrivere tramite le mappe concettuali la struttura interna della

conoscenza, muovendo dal presupposto che lo scopo principale

dell’educazione sia quello di indurre l’alunno a farsi carico del proprio

personale sistema di conoscenze.

Per realizzare le mappe concettuali è indispensabile aver adeguatamente

identificato i concetti chiave di un argomento, da rappresentare visivamente

tramite i “nodi concettuali”, i quali vengono poi posti in collegamento tra loro

mediante le relazioni associative, ovvero archi di collegamento, che possono

o meno essere orientati, ed esprimono il tipo di legame tra i nodi concettuali.

Le mappe possono poi essere completate da “etichette testuali”, ovvero da

spiegazioni che possono esplicitare o ampliare i concetti o le relazioni tra

essi.

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Secondo Novak i passaggi principali per realizzare una mappa concettuale

sono i seguenti:

1. Identificare la tematica da mappare e fare un elenco dei concetti chiave

2. Mettere in ordine i concetti disponendoli in ordine gerarchico

3. Rivedere la lista ed eventualmente arricchirla

4. Iniziare a costruire una mappa dall’alto verso il basso

5. Sistemare i concetti subordinati sotto i concetti principali

6. Creare link etichettati

7. Rielaborare e correggere la mappa

8. Creare elementi di collegamento trasversali

9. Applicare ai concetti esempi specifici

Novak individua inoltre diversi tipi di relazione tra i concetti, quali:

1. Gerarchico

2. Causa-effetto

3. Spazio-tempo

4. Istanza (esemplificazione di un concetto)

5. Equivalenza-diversità

Ciascuno dei seguenti legami può essere rappresentato da diversi legami

associativi.

Altra modalità di classificazione dei rapporti tra le informazioni è quella che

distingue tra rapporti:

• Tematici : tutte le informazioni afferiscono alla stessa tematica

• Logici : le informazioni sono organizzate secondo un certo ordine, il

quale può essere a sua volta :

i. Cronologici: le informazioni hanno una successione temporale. È tipico

dei testi storici o narrativi.

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ii. Spaziali: le informazioni sono correlate in termini di rapporti spaziali tra

gli oggetti. È tipico dei testi descrittivi.

iii. Causali: le informazioni sono correlate secondo rapporti causa-effetto.

È tipico dei testi scientifici.

iv. Gerarchici: le informazioni sono ordinate per importanza.

v. Di scopo: le informazioni sono ordinate in base allo scopo che si

intende raggiungere.

A seconda della tipologia di legame tra le informazioni, sarà opportuno

scegliere un diverso tipo di mappa concettuale o schema riassuntivo:

• Scheda cronologica: le informazioni vengono disposte in successione,

mediante una tabella in cui ogni casella corrisponde ad un “momento”,

oppure mediante una rappresentazione in cui le informazioni possono

essere incasellate e disposte lungo un asse cronologico, etc.

• Tabella: utile per riassumere confronti per analogia-differenza

• Grafico. Se si vuole descrivere un andamento.

• Schema ad albero : quando le informazioni seguono uno schema ad

espansione, in cui una informazione principale viene suddivisa o

esplicitata in più elementi.

• Schema a raggi: se c’è un argomento centrale ed una serie di

informazioni che si collegano ad esso in modo non gerarchico.

La lettura analitica finalizzata allo studio, sarà dunque grossolanamente

riassunta secondo il metodo PQ4R, ovvero:

Preview : lettura a scorrimento

Questions : creare anticipazioni sul testo, farsi un’idea di quanto in esso sia

contenuto, porsi domande etc.

Read: lettura, sottolineatura ed annotazione dle testo

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Reflect : rilettura delle parti salienti di un testo. È finalizzata alla esplicitazione

dei rapporti tra le informazioni

Recite : è la ripetizione delle informazioni. È più efficace della rilettura ( che

può scadere in un processo meccanico) . è più utile se viene eseguita a

distanza di tempo e senza il testo davanti.

Review : ripasso.

Risulterà evidente che in un approccio didattico meta cognitivo lo studente è

parte attiva del proprio studio, e il docente diviene soprattutto una guida

nell’acquisizione delle informazioni ed un mediatore del processo di sviluppo

dell’individuo. In questa ottica, anche la modalità di gestione

dell’insegnamento può e deve modificarsi, dalla modalità in cui il docente

insegna ed il discente memorizza ed impara, ad un processo in cui lo

studente analizza la situazione, richiama quanto già conosce, fa ipotesi, le

verifica.

La lezione su un argomento nuovo potrebbe dunque svolgersi secondo un

brain storming iniziale, in cui il docente o un segretario annotano tutte le

informazioni sull’argomento richiamate liberamente dai ragazzi. Il brain

storming è una tecnica di anticipazione dei contenuti e di richiamo delle

conoscenze già in possesso degli studenti che si espleta al meglio in gruppo.

Successivamente si dovrebbero organizzare queste informazioni in un

sistema gerarchico visivo.

Il docente può poi invitare i suoi studenti a verificare la veridicità delle

informazioni richiamate dalla classe nel testo di riferimento ( procedimento

che si può proporre come individuale o di gruppo) ed infine procedere alla

spiegazione dell’argomento come completamento di quanto già emerso. In

questo modo:

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-utilizzeremo una didattica meta cognitiva

-Renderemo lo studente parte attiva della lezione motivandolo ed

accendendo il suo interesse

- aumenteremo l’autostima degli studenti

- favoriremo la memorizzazione delle informazioni contenute nella lezione

- esemplificheremo un modello di metodo di studio efficace

Se seguite queste indicazioni, va da sé che il ripasso finale sarà una

procedura agevole e veloce, che potrà essere condotta tramite le mappe

realizzate, tramite riassunti o tramite qualsiasi altra strategia di rievocazione

delle informazioni.

La ricerca ha evidenziato che le informazioni vengono memorizzate meglio se

lo studente verifica le sue conoscenze senza il libro davanti, ripetendo quanto

studiato , magari con l’aiuto di un elenco di punti chiave ( i goal guida della

sottolineatura in fase di lettura già indicati ad esempio) .

Diviene infine determinante la fase di valutazione, intesa sia in termini di

controllo in itinere, sia di auto-valutazione finale del proprio

successo/insuccesso.

Per quanto riguarda la fase attiva di controllo dell’azione, o automonitoraggio,

i processi sottostanti si possono suddividere in :

• Auto-controllo

• Auto-osservazione

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L’autocontrollo rappresenta un insieme di processi finalizzati alla revisione

dell’azione in corso di realizzazione rispetto agli standard individuati in fase di

pianificazione, e l’uso di immagini mentali, finalizzate alla memorizzazione.

L’auto-osservazione comporta invece la sorveglianza degli aspetti specifici

dell’attività (sto capendo?), il controllo delle condizioni circostanti ( c’è ancora

abbastanza luce?) e il controllo degli effetti del proprio agire anche a livello

sociale.

L’automonitoraggio è dunque un processo che consente di modificare la

pianificazione iniziale in funzione degli effetti prodotti dall’agire individuale.

Gli studenti efficaci, rispetto a quelli inefficaci, utilizzano in misura

sensibilmente maggiore le competenze meta-cognitive di automonitoraggio in

modo consapevole. Non solo. L’utilizzo disfunzionale di strategie di

automonitoraggio è riscontrata nella quasi totalità degli studenti con

problematiche comportamentali e di adattamento sociale, nonché nei bambini

con ADHD.

La maggiore o minore qualità dei processi di auto-monitoraggio può essere

valutata e misurata mediante il riconoscimento del peculiare stile attributivo di

ciascuno studente. Lo stile attributivo è definito quale “specifica modalità

attraverso cui ogni individuo interpreta gli eventi, identificando una causa che

spieghi quanto accaduto”.

Le peculiari attribuzioni causali sono determinate da:

• Percezione di stabilità/instabilità della causa

• Locus of control interno/esterno della causa

• Percezione di maggiore/minore controllabilità della causa

Nella realtà, con particolare riferimento a quella scolastica, vi sono alcuni

gruppi di stili attributivi particolarmente frequenti, i quali presentano legami

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diretti con il grado di utilizzo strategico delle risorse cognitive finalizzato

all’apprendimento scolastico.

Si distinguono dunque 5 stili attributivi, quali:

• Stile Impegno-strategico : è il più funzionale all’apprendimento

scolastico, il quale deve essere promosso e rinforzato dal contesto. Il

soggetto che utilizza un simile stile attributivo riconosce nel proprio

grado di impegno l’elemento discriminante tra successo ed insuccesso.

Il soggetto che adotta uno stile attributivo impegno-strategico muove

dalla convinzione di avere i mezzi per poter affrontare il compito e

scegliere l’approccio strategico maggiormente funzionale in modo

flessibile.

• Stile abile : è tipico di chi attribuisce il proprio successo/insuccesso

esclusivamente al proprio livello di capacità,che è considerata come

elemento dato e non modificabile. Questo tipo di stile attributivo

comporta, in situazioni di ritenuta incapacità, l’abbandono della ricerca

di strategie di soluzione del compito. Determina inoltre scarsa

resistenza alla frustrazione ed alla percezione di difficoltà del compito,

con conseguente tendenza all’evitamento dello stesso.

• Stile depresso : è tipico di chi attribuisce il proprio successo a fattori

esterni ed il proprio insuccesso a fattori interni quali soprattutto

l’incapacità. Questo stile determina l’innescarsi di circoli viziosi di

profezie auto-avveranti che minano l’integrità ed il benessere psico-

fisico della persona.

• Stile negatore : è caratteristico di chi attribuisce il successo alla propria

capacità ed il proprio insuccesso a fattori esterni e non controllabili. È

questo uni stile che determina un atteggiamento passivo ed un ruolo

poco personale nel processo di apprendimento scolastico.

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• Stile pedina : in questo caso il successo e l’insuccesso sono entrambi

posti in relazione a cause esterne non controllabili. È lo stile che

determina il maggior grado di passività nel processo di apprendimento.

Come si evince facilmente, solo il primo stile attributivo concepisce la

capacità personale quale elemento modificabile ed incrementabile ( teoria

incrementale dell’intelligenza) in funzione del grado di impegno, mentre i

restanti stili attributivi concepiscono il livello di capacità come elemento non

modificabile.

Alla luce del peculiare stile attributivo, l’individuo concepirà dunque l’impegno

scolastico come finalizzato a:

• Aumentare le capacità

• Evitare il fallimento

• Allontanare il timore di fallire

• Dimostrare il proprio livello di capacità

• L’impegno scolastico viene sostituito da scarso interesse per lo studio

In una ricerca risalente al 1988 fu dimostrato che un training centrato sullo

stile attributivo associato ad un training meta-cognitivo relativo all’utilizzo di

strategie migliora le prestazioni scolastiche del 50%.

In altre parole, riconoscere all’impegno personale un ruolo chiave nel

successo o insuccesso scolastico è motivante, evita ricadute catastrofiche

sull’autostima in caso di insuccesso, genera un atteggiamento attivo e

personale nei confronti dello studio, si pone in un circolo virtuoso con il

rinforzo delle competenze meta-cognitive.

I bambini della scuola primaria di solito non attribuiscono il loro successo-

insuccesso all’impegno, quanto piuttosto a fattori di capacità o di tipo esterno.

Un atteggiamento esplicito di rinforzo del grado di impegno da parte del

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contesto scolastico è dunque determinante nell’individuazione da parte

dell’alunno del grado di impegno quale chiave della propria efficacia

scolastica, nonché sulla qualità delle strategie di transfer.

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34

Bibliografia:

• “Neuropsicologia e Struttura della Mente” ; Tim Shallice, Il Mulino

• “Manuale di Neuropsicologia dell’età evolutiva”; Sabbatini ,

• “il metodo” ; Mario Polito; Editori Riuniti

• “Studio Efficace per Ragazzi con DSA” ; Frisio, Amadio, Paiano,

Russo, Cornoldi; Ed. Erickson

• “Strategie Semplici di Lettura”; Ferraboschi, Meini; Ed.Erickson

• “Lettura e Meta-Cognizione” De Beni, Pazzaglia; Ed. Erickson

• “Effetti dell’automonitoraggio su bambini della scuola primaria”;

Università degli studi di Parma; dottorato di ricerca in Psicologia

dell’Educazione e della Disabilità.

• “Nuovi Modelli di Funzioni Esecutive in Età Evolutiva: Uno studio su

Campione con Deficit di Attenzione e Iperattività”; Crippa, Marzocchi,

Slides IV Congresso Nazionale AIDAI-AIRIPA

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Il metodo di studio

Dagli aspetti universali a quelli

individuali

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I concetti chiave:

• Motivazione

• Metacognizione

• Strategia

• Apprendimento significativo• Apprendimento significativo

• Valutazione

• Impegno

• Efficacia

• Autostima

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SUCCESSO NELLO STUDIO

Deriva da:

� Fattori Motivazionali

� Fattori Metacognitivi

� Fattori strategici� Fattori strategici

Questi fattori determinano l’efficacia dell’attività di

studio e le modalità attraverso cui l’obiettivo

viene perseguito, ossia il METODO DI STUDIO

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La motivazione

• La motivazione è l’elemento psicologico che traduce l’attivazione delle strutture corticali che a loro volta attivano i neuroni della corteccia.corteccia.

• La motivazione è il motore per attingere alle proprie risorse cognitive.

• Dipende dal sistema di credenze e dal contesto nel quale si vive.

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Fattori che determinano la motivazione allo studio

� desiderio di imparare

� aspettative dei familiari

� desiderio di accettazione e/o autopromozione sociale

� personalità dell’insegnante

desiderio di conoscenza delle proprie risorse e � desiderio di conoscenza delle proprie risorse e capacità

� compenso alla frustrazione derivante da altri contesti

� dover sostenere una prova

� il precedente successo/insuccesso scolastico

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Fattori che determinano la motivazione allo studio

INTERNIDeterminano una maggiore resistenza alla fatica ed alla

ESTERNIDeterminano una scarsa resistenza alla frustrazione e sono legati a sistemi di premio-

resistenza alla fatica ed alla frustrazione. Consentono di massimizzare l’attivazione cognitiva.

sono legati a sistemi di premio-punizione estrinseci. Determinano spesso atteggiamenti passivi e di evitamento.

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METACOGNIZIONE

ACCEZIONE 1:CONOSCENZA METACOGNITIVA

ACCEZIONE 2:PROCESSI METACOGNITIVICONOSCENZA METACOGNITIVA

Conoscenza che un soggetto ha del funzionamento cognitivo proprio e altrui, ed il modo in cui un soggetto può divenirne consapevole

(Flavel)

PROCESSI METACOGNITIVI

Meccanismi di controllo e di auto-regolazione del sistema cognitivo.Consentono di guidare l’apprendimento verso la soluzione di problemi.

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La metacognizione

• Conoscenza meta cognitiva (le idee che un individuo ha in merito al proprio funzionamento mentale, come intuizioni, impressioni, auto-percezioni)percezioni)

• Processi meta cognitivi (l’insieme delle attività cognitive che presiedono qualsiasi funzionamento cognitivo, come la pianificazione, la previsione, l’automonitoraggio, la valutazione finale e il transfert o generalizzazione)

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METACOG

CONOSCENZE METACOGNITIVE

DEL PROPRIO FUNZIONAMENTO

DEL COMPITO

DELLE STRATEGIE

DELLE CONDIZIONI D’USO

GNIZIONE

PROCESSI METACOGNITIVI

PIANIFICAZIONE

PREVISIONE

AUTOMONITORAGGIO

VALUTAZIONE

TRANSFER

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ENTRATASISTEMA DI

PIANIFICAZIONESISTEMA DI

COMPARAZIONEUSCITA

FEED-FORWARD

FEED-BACK

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Le strategie

• Insieme di regole necessarie a risolvere un problema sufficientemente generali per essere applicabili in una serie di situazioni in modo applicabili in una serie di situazioni in modo flessibile.

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Il metodo di studio efficace

1. Analisi del contesto

2. Pianificazione dell’azione ed elaborazione delle strategie

3. Automonitoraggio3. Automonitoraggio

4. Valutazione finale

5. Transfert o generalizzazione

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APPRENDIMENTO SIGNIFICATIVO

Pre-conoscenze dell’allievo

Materiale significativo

Scelta consapevole dell’allievo

Reti neurali

insegnanteConcetti rilevanti

Proposizioni rilevanti

RICHIEDE

immagazzinato valutato sceltoCostituito da

Apprendimento meccanico

Apprendimento significativo

Di non usareDi usareNon incoraggiapromuove

modifica

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1. Analisi del contesto

• I tempi dello studio

Prima di iniziare bisogna porsi alcune domande:quanto e quando studiare? Sono da prevedere delle pause? Quanto tempo si ha a disposizione per studiare?disposizione per studiare?

Durante lo studio, invece, sarà bene porsi le seguenti domande di automonitoraggio:

Sto rispettando i tempi previsti? Mi sento stanco? Voglio fare una pausa? Per quanto tempo ancora riuscirò a mantenere la concentrazione?

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1. Analisi del contesto

• I luoghi dello studioIl luogo ideale per lo studio riflette la personalità dello

studente ed è assolutamente soggettivo.

Generalmente però si studia meglio:� con un giusto tono muscolare (non troppo rilassato, non � con un giusto tono muscolare (non troppo rilassato, non

troppo teso)� Con una corretta illuminazione (da sinistra se si è destri e

viceversa)� Con una corretta areazione� In un luogo ordinato e poco rumoroso (facilita la

concentrazione)

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1. Analisi del contesto

• Caratteristiche della materia

La difficoltà di studio è funzione di caratteristiche intrinseche all’argomento caratteristiche intrinseche all’argomento trattato nel testo e di caratteristiche strutturali e formali del testo

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1. Analisi del contestoCaratteristiche della materia

• Elementi che determinano il grado di difficoltà di un testo di tipo semantico :

- Grado di astrazione della materia- Grado di conoscenza dell’argomento- Grado di conoscenza dell’argomento- Maggiore o minore familiarità con il registro linguistico utilizzato nel

testo- Complessità lessicale- Complessità sintattica- Lunghezza- Tipologia del testo

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1. Analisi del contesto

Caratteristiche della materia

• Elementi che determinano il grado di difficoltà formale:

- Maggiore o minore difficoltà visuo-percettiva- Maggiore o minore difficoltà visuo-percettiva(font scelto, grandezza del font, grado di lucidità della carta)

- Presenza/assenza indici extratestuali (parole chiave in neretto, sottotitoli, concetti chiave ai margini…)

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1. Analisi del contesto

Caratteristiche personali e livello di prerequisito

- Motivazione

- Interesse

- Stato psicofisico- Stato psicofisico

- Efficienza cognitiva

- Familiarità con la materia trattata (prerequisito)

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1. Analisi del contestoObiettivi

Quando si scelgono degli obiettivi è fondamentale che siano congrui a tutte le variabili precedentemente descritte e devono essere:

� Chiari� Concreti� Concreti� Delimitati� Idonei e pertinenti� Misurabili� Sequenziali� Raggiungibili� Verificabili

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STRATEGIE DI LETTURA

LETTURA INTEGRALE

LETTURA SELETTIVA

LETTURA DIORIENTAMENTO

PRE-LETTURA: uso di indici, titoli, Scorrimento visivo PRE-LETTURA:Anticipare i contenuti del testo

LETTURA:Verifica e selezione informazioni principali

POST-LETTURA:Organizzazione e

schematizzazione delle informazioni principali

uso di indici, titoli, parole in neretto,

immagini, etc.

Scorrimento visivo del testo e lettura

selettiva

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2. Pianificazione dell’azione ed elaborazione delle strategie

Uno studio che arricchisce la persona, quindi significativo, è estremamente gratificante e vede lo studente impegnato in un processo attivo di apprendimento che prevede le seguenti fasi:

• Strategie di selezione delle informazioni rilevanti

• Strategie di organizzazione delle informazioni

• Elaborazione delle informazioni

• Ripasso

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2. Pianificazione dell’azione ed elaborazione delle strategie

• Strategie di selezione delle informazioni rilevanti:

� Richiamare informazioni già note, rivedendo gli appunti della lezione o la registrazione delle lezione della lezione o la registrazione delle lezione dell’insegnante o scorrendo velocemente l’indice dei paragrafi

� Osservare la pagina, in particolare le illustrazioni, i titoli e le parole in neretto che di solito sono le parole chiave (per attivare i processi top-down di lettura)

� Fare ipotesi su quanto si troverà scritto nel testo

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2.Pianificazione dell’azione ed elaborazione delle strategie

• Strategie di selezione delle informazioni rilevanti:

� Prima lettura

Selezione delle informazioni attraverso la � Selezione delle informazioni attraverso la sottolineatura delle informazioni-obiettivo

� Utilizzo di numeri e frecce ai margini del testo

� Annotazioni sul testo come brevi integrazioni personali poste in prossimità del testo con cui sono in relazione

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2.Pianificazione dell’azione ed elaborazione delle strategie

• Organizzazione ed elaborazione delle informazioni rilevanti:

�Riprendere il testo letto,sottolineato ed annotato�Stilare un elenco di informazioni sintetiche �Stilare un elenco di informazioni sintetiche

contenute nel testo che dovrebbe coincidere con quanto sottolineato

�Realizzazione di schemi visivi e mappe concettuali per un’efficace memorizzazione e ripassi molto rapidi

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Le mappe concettuali

• Le mappe concettuali sono sistemi di rappresentazione meta-cognitiva della conoscenza, e riflettono in qualche modo la reticolarità delle mappe cognitive interne del reticolarità delle mappe cognitive interne del soggetto

• Le mappe concettuali possono riprodurre l’attività di pensiero nei suoi aspetti deduttivi, associativi, induttivi, immaginativi, etc…

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Le mappe concettuali

Secondo Novak i passaggi principali per realizzare una mappa concettuale sono:

• Identificare la tematica da mappare e fare un elenco dei concetti chiaveelenco dei concetti chiave

• Mettere in ordine i concetti disponendoli in ordine gerarchico

• Rivedere la lista ed eventualmente arricchirla• Iniziare a costruire una mappa dall’alto verso il

basso

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Le mappe concettuali

• Sistemare i concetti subordinati sotto i concetti principali

• Creare link etichettati• Creare link etichettati

• Rielaborare e correggere la mappa

• Creare elementi di collegamento trasversali

• Applicare ai concetti esempi specifici

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Le mappe concettuali

Novak individua inoltre diversi tipi di relazione tra i concetti, quali:

�Gerarchico

�Causa-effetto�Causa-effetto

�Spazio-tempo

�Istanza (esemplificazione di un concetto)

�Equivalenza-diversità

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Le mappe concettuali

• Altra modalità di classificazione dei rapporti tra le informazioni è quella che distingue tra rapporti:

�Tematici : tutte le informazioni afferiscono alla �Tematici : tutte le informazioni afferiscono alla stessa tematica

�Logici : le informazioni sono organizzate secondo un certo ordine

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Le mappe concettuali

• Rapporti logici:I. Cronologici: le informazioni hanno una successione

temporale. È tipico dei testi storici o narrativi.II. Spaziali: le informazioni sono correlate in termini di

rapporti spaziali tra gli oggetti. È tipico dei testi descrittivi. rapporti spaziali tra gli oggetti. È tipico dei testi descrittivi.

III. Causali: le informazioni sono correlate secondo rapporti causa-effetto. È tipico dei testi scientifici.

IV. Gerarchici: le informazioni sono ordinate per importanza.

V. Di scopo: le informazioni sono ordinate in base allo scopo che si intende raggiungere.

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Le mappe concettuali

A seconda della tipologia di legame tra le informazioni, sarà opportuno scegliere un diverso tipo di mappa concettuale o schema riassuntivo:

• Scheda cronologica: le informazioni vengono disposte in successione, mediante una tabella in cui ogni casella corrisponde ad un “momento”, oppure mediante una rappresentazione in cui le informazioni possono essere incasellate e disposte lungo un asse informazioni possono essere incasellate e disposte lungo un asse cronologico, etc.

• Tabella: utile per riassumere confronti per analogia-differenza• Grafico: Se si vuole descrivere un andamento.• Schema ad albero : quando le informazioni seguono uno schema ad

espansione, in cui una informazione principale viene suddivisa o esplicitata in più elementi.

• Schema a raggi: se c’è un argomento centrale ed una serie di informazioni che si collegano ad esso in modo non gerarchico.

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Il metodo PQ4R• E’ il metodo che riassume la lettura analitica finalizzata allo

studio ed è composto da:1. Preview: lettura a scorrimento2. Questions: creare anticipazioni sul testo, farsi un’idea di

quanto in esso sia contenuto, porsi domande etc.3. Read: lettura, sottolineatura ed annotazione del testo3. Read: lettura, sottolineatura ed annotazione del testo4. Reflect: rilettura delle parti salienti di un testo. È

finalizzata alla esplicitazione dei rapporti tra le informazioni

5. Recite: è la ripetizione delle informazioni. È più efficace della rilettura ( che può scadere in un processo meccanico) . è più utile se viene eseguita a distanza di tempo e senza il testo davanti.

6. Review: ripasso.

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pianificazione previsione automonitoraggio valutazione transfer

Lettura a scorrimento.anticipazione

Lettura analitica:

Selezione info.

Lettura analitica:Verifica

anticipazione

Sintesi:Organizzazione

informazioni

Apprendimento significativo:

Relazione

Brain stormingParole chiave

sintesi elementi emersi.

spiegazione

Verifica parole chiave

Mappa concettuale

Prova d’esame

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La lezione su un argomento nuovo

ESERCITAZIONEESERCITAZIONE

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Fase valutativa

• la fase di valutazione è determinante ed è intesa sia in termini di controllo in itinere, sia di auto-valutazione finale del proprio successo/insuccesso.

• Per quanto riguarda la fase attiva di controllo dell’azione, o automonitoraggio, i processi sottostanti si possono suddividere in :

�Auto-controllo

�Auto-osservazione

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Fase valutativa

� L’autocontrollo rappresenta un insieme di processi finalizzati alla revisione dell’azione in corso di realizzazione rispetto agli standard individuati in fase di pianificazione, e l’uso di immagini mentali, finalizzate alla memorizzazione.

� L’auto-osservazione comporta invece la sorveglianza degli aspetti specifici dell’attività (sto capendo?), il controllo delle aspetti specifici dell’attività (sto capendo?), il controllo delle condizioni circostanti ( c’è ancora abbastanza luce?) e il controllo degli effetti del proprio agire anche a livello sociale.

L’automonitoraggio è dunque un processo che consente di modificare la pianificazione iniziale in funzione degli effetti prodotti dall’agire individuale.

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Fase valutativa

• La maggiore o minore qualità dei processi di auto-monitoraggio può essere valutata e misurata mediante il riconoscimento del peculiare stile attributivo di ciascuno studente. studente.

• Lo stile attributivo è definito quale “specifica modalità attraverso cui ogni individuo interpreta gli eventi, identificando una causa che spieghi quanto accaduto”.

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Fase valutativa• Gli stili attributivi:

1. Stile Impegno-strategico: è il più funzionale all’apprendimento scolastico, il quale deve essere promosso e rinforzato dal contesto. Il soggetto che utilizza un simile stile attributivo riconosce nel proprio grado di impegno l’elemento discriminante tra successo ed insuccesso. Il soggetto che adotta uno stile attributivo impegno-strategico muove dalla convinzione di avere i mezzi per impegno-strategico muove dalla convinzione di avere i mezzi per poter affrontare il compito e scegliere l’approccio strategico maggiormente funzionale in modo flessibile.

2. Stile abile: è tipico di chi attribuisce il proprio successo/insuccesso esclusivamente al proprio livello di capacità,che è considerata come elemento dato e non modificabile. Questo tipo di stile attributivo comporta, in situazioni di ritenuta incapacità, l’abbandono della ricerca di strategie di soluzione del compito. Determina inoltre scarsa resistenza alla frustrazione ed alla percezione di difficoltà del compito, con conseguente tendenza all’evitamento dello stesso.

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Fase valutativa• Gli stili attributivi

3. Stile depresso: è tipico di chi attribuisce il proprio successo a fattori esterni ed il proprio insuccesso a fattori interni quali soprattutto l’incapacità. Questo stile determina l’innescarsi di circoli viziosi di profezie auto-avveranti che minano l’integrità ed il benessere psico-fisico della persona.

4. Stile negatore: è caratteristico di chi attribuisce il successo alla 4. Stile negatore: è caratteristico di chi attribuisce il successo alla propria capacità ed il proprio insuccesso a fattori esterni e non controllabili. È questo uni stile che determina un atteggiamento passivo ed un ruolo poco personale nel processo di apprendimento scolastico.

5. Stile pedina: in questo caso il successo e l’insuccesso sono entrambi posti in relazione a cause esterne non controllabili. È lo stile che determina il maggior grado di passività nel processo di apprendimento.

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Fase valutativa

• solo il primo stile attributivo concepisce la capacità personale quale elemento modificabile ed incrementabile ( teoria incrementale dell’intelligenza) in funzione del grado di impegno, mentre i restanti stili attributivi concepiscono il livello di capacità come elemento non modificabile.

• Alla luce del peculiare stile attributivo, l’individuo concepirà • Alla luce del peculiare stile attributivo, l’individuo concepirà dunque l’impegno scolastico come finalizzato a:

� Aumentare le capacità� Evitare il fallimento� Allontanare il timore di fallire� Dimostrare il proprio livello di capacità� L’impegno scolastico viene sostituito da scarso interesse

per lo studio

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Livello 1:Conoscenze sul funzionamento cognitivo generale

Livello 2:Autoconsapevolezza del proprio funzionamento cognitivo

Livello 4:Livello 4:Variabili psicologiche• locus of control•Autoefficacia•Stile attributivo•Autostima•Motivazione

Livello 3:Uso geralizzato di strategia di autoregolazione cognitiva

Effetti di rendimento nell’apprendimento, nel

problem solving etc.

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un training centrato sullo stile attributivo associato ad un training

meta-cognitivo relativo all’utilizzo di strategie migliora le prestazioni

scolastiche del 50%!scolastiche del 50%!

…. Perciò iniziamo ad allenarci noi!

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MOTIVAZIONE METACOGNIZIONE STRATEGIE

FATTORI INTERNI:

•STILE ATTRIBUTIVO•DESIDERIO DIIMPARARE

FATTORI ESTERNI:

•ASPETTATIVE SOCIALI•PROVE DA SOSTENERE

CONOSCENZE

•FUNZIONAMENTO COGNITIVO •STRATEGIE

PROCESSI:•PIANIFICAZIONE•PREVISIONE•MONITORAGGIO•VALUTAZIONE•TRANSFER

TEMPI

LUOGHI

CARATTERISTICHE MATERIA

CARATTERISTICHE PERSONALI

PRE-REQUISITO

SUCCESSO SCOLASTICO

AUMENTO AUTOEFFICACIA

EAUTOSTIMA

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Grazie

Dott.ssa Ilaria Cacopardo

Dott.ssa Lucilla Dionisio