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Corso di laurea in Scienze Biotecnologiche e Veterinarie Tecnologia di coltura cellulare A.A. 2007/2008 A cura di: Federica Cheli – Eleonora Fusi Dipartimento di Scienze e Tecnologie Veterinarie per la Sicurezza Alimentare

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Corso di laurea in Scienze Biotecnologiche e Veterinarie

Tecnologia di coltura cellulare A.A. 2007/2008

A cura di: Federica Cheli – Eleonora Fusi Dipartimento di Scienze e Tecnologie Veterinarie per la

Sicurezza Alimentare Università degli Studi di Milano

PREMESSA

Le colture cellulari hanno acquisito negli ultimi anni un ruolo sempre più

preponderante all’interno della ricerca scientifica.

Sebbene le colture cellulari di origine animale fossero state impiegate

da Ross Harrison nel 1907, non è che nell’ultima metà degli anni 40 e

dei primi anni 50 che si attuarono forti sviluppi, che fecero in modo che

le colture cellulari fossero ampiamente disponibili come strumento per i

ricercatori. Primo ci fu uno sviluppo degli antibiotici, che consentì di

evitare facilmente molti dei problemi di contaminazione, che

affliggevano i primi tentativi di tenere le colture cellulari. Secondo ci fu

uno sviluppo di tecniche, come l’uso della tripsina per staccare le cellule

dai supporti di coltivazione, necessario per ottenere linee cellulari in

crescita continua. Terzo, usando queste linee cellulari i ricercatori

furono in grado di sviluppare terreni (media) di coltivazione

standardizzati, che rese molto più facile far crescere le cellule.

Queste sviluppi combinati consentirono a molti più ricercatori di usare

colture cellulari, tessutali o di organo nelle loro ricerche. Nel 1952 è

stata messa in coltura la prima linea cellulare stabilizzata umana,

proveniente da un tumore alla cervice: la linea HeLa.

Duranti gli anni 1960 e 1970, la commercializzazione di questa

tecnologia ha avuto un ulteriore impatto sulle colture cellulari che

continua sino ad oggi. Diverse compagnie hanno iniziato a sviluppare e

continuano sino ad ora a migliorare i materiali di plastica e di vetro dove

far crescere le cellule, i terreni di coltura in polvere o liquidi, la qualità

dei sieri, i fattori di crescita necessari alle diverse esigenze delle

tipologie cellulari.

TIPOLOGIA DELLE COLTURE CELLULARI

Che cosa è una coltura cellulare e una tessuto coltura o coltura

d’organo?

Tessuto coltura è il termine generico che viene impiegato per

identificare il prelievo di cellule, tessuti, o organi da piante o animali e il

loro conseguente posizionamento in un ambiente artificiale favorevole

alla crescita. Questo ambiente normalmente è costituito da materiale di

plastica, di vetro contenente un medium liquido o semisolido che

fornisce i nutrienti essenziali per la sopravvivenza e la crescita delle

cellule.

La coltura di un organo intatto o di parti di esso con lo scopo di studiare

il loro funzionamento o sviluppo viene denominata organo coltura.

Quando le cellule vengono rimosse dall’organo prima o durante la

coltivazione, distruggendo le normali relazioni esistenti con le cellule

vicine, danno vita a colture cellulari.

Come si ottengono le colture cellulari

COLTURE PRIMARIE

Quando le cellule vengono chirurgicamente rimosse dall’organismo e

poste in ambiente appropriato di coltura, esse si attaccheranno, si

divideranno e cresceranno. Questa viene definita coltura primaria.

Esistono fondamentalmente due sistemi per ottenere le colture

primarie.

Gli espianti di coltura sono piccoli pezzi di tessuti posti in idonei

contenitori di vetro o di plastica trattata a cui aderiscono e sono

mantenuti in terreni adatti. Dopo pochi giorni, le singole cellule si

muoveranno dall’espianto tissutale sulla superficie o sul substrato

presente nei contenitori, dove inizieranno a crescere e poi a dividersi.

Il secondo metodo molto più utilizzato, accelera questo processo

attraverso l’addizione di enzimi di digestione (proteolitici), come la

tripsina e la collagenasi, che consentono il dissolvimento del “cemento”

che unisce le cellule all’interno dei frammenti di tessuto. Questo

processo crea una sospensione di singole cellule che poste nei

contenitori idonei contenenti il medium di coltura possono aderire,

crescere e dividersi. Questo metodo è chiamato dissociazione

enzimatica.

Tali colture sono inizialmente eterogenee, ma più tardi saranno

dominate dalla tipologia fibroblastica, se non si provvede ad allontanare

questo tipo di cellula durante la preparazione.

La preparazione di colture primarie richiede un lavoro intenso e

laborioso. Queste possono essere mantenute in vitro solo per un

periodo limitato di tempo. Durante la loro vita limitata, queste cellule

primarie mantengono molte delle caratteristiche delle cellule presenti in

vivo.

SUBCOLTURA

Quando le cellule della coltura primaria nella flask sono cresciute e

hanno riempito tutto lo spazio disponibile, esse devono essere

sottoposte a subcoltura, per dar loro modo di poter continuare a

crescere e a replicarsi. Questo viene di solito fatto rimuovendo le cellule

molto delicatamente dal substrato, al quale sono adese, con gli enzimi.

Questi ultimi sono simili a quelli utilizzati nel corso dell’isolamento delle

cellule primarie e vengono utilizzati per rompere i legami proteici che

consentono l’adesione al substrato. Alcune linee cellulari possono essere

raccolte attraverso un delicato raschiamento delle stesse dal

contenitore. Una volta staccate, la sospensione cellulare può essere

suddivisa e posta in nuovi contenitori (piastre di Petri o flasks). Se fosse

presente un surplus di cellule, queste possono essere trattate con

agenti crioprotettivi adeguati, come il dimetilsulfossido (DMSO) o il

glicerolo, e congelate e mantenute a temperature criogeniche (sotto -

130°C) fino al loro successivo utilizzo.

ISOLAMENTO ORGANO

FRAMMENTAZIONE MECCANICA

FRAMMENTAZIONE

ENZIMATICA

ISOLAMENTO CELLULE

COLTURE CONTINUE

Le colture continue sono costituite da un singolo tipo di cellule che può

essere replicato in coltura sia per un numero limitato di divisioni

cellulari (approssimativamente 30) sia indefinitamente. Le linee cellulari

a vita determinata sono normalmente diploidi e mantengono un certo

grado di differenziazione. Il fatto che certe linee cellulari invecchia dopo

circa 30 cicli di divisione significa che è essenziale stabilire un sistema di

banche, al fine di mantenere queste linee per lunghi periodi.

Le linee cellulari continue che possono propagarsi indefinitamente

generalmente possiedono questa capacità poiché sono state trasformate

in cellule tumorali. Le linee cellulari tumorali spesso derivano da

isolamenti provenienti da neoplasie cliniche, ma la trasformazione può

essere tuttavia indotta utilizzando oncogeni virali o attraverso

trattamenti chimici.

Le linee cellulari trasformate presenta alcuni vantaggi quali la

disponibilità illimitata, ma di contro mantengono molto poco delle

caratteristiche presenti in vivo.

MORFOLOGIA DELLE COLTURE CELLULARI

Morfologicamente le colture cellulari possono crescere in sospensione

(come singole cellule o come piccoli clumps fluttuanti) o come

monostrato adeso al substrato costitutivo dei contenitori per la crescita.

La forma presa da una linea cellulare riflette il tessuto da cui ha preso

origine.

Es. linee cellulari derivate dal sangue (leucemia, linfoma) tendono a

crescere in sospensione, mentre le cellule isolate da tessuti solidi

(polmoni, reni) tendono a crescere come monostrato.

Ci sono casi in cui le colture cellulari possono crescere come semi-

aderenti (es. B95-8) dove appaiono costituiti da una popolazione mista

di cellule adese ed in sospensione. Per queste linee cellulari è essenziale

che entrambi i tipi cellulari vengano subcoltivati per mantenere la

natura eterogenea della coltura.

Tabella 1: Linee cellulari comunemente utilizzate

Attached Cell Lines

Name Species and tissue of origin Morphology

MRC-5 Human lung Fibroblast

HELA Human cervix Epithelial

VERO African Green Monkey Kidney Epithelial

NIH 3T3 Mouse embryo Fibroblast

L929 Mouse connective tissue Fibroblast

CHO Chinese Hamster Ovary Fibroblast

BHK-21 Syrian Hamster Kidney Fibroblast

LLC-PK1 Porcine Kidney Epithelial

HEPG2 Human Liver Epithelial

BAE-1 Bovine aorta Endothelial

Suspension Cell Lines

Name Species and tissue of origin Morphology

NSO Mouse myeloma Lymphoblastoid-like

U937 Human Hystiocytic Lymphoma Lymphoblastoid

Namalwa Human Lymphoma Lymphoblastoid

HL60 Human Leukaemia Lymphoblastoid-like

WEHI 231 Mouse B-cell Lymphoma Lymphoblastoid

YAC 1 Mouse Lymphoma Lymphoblastoid

U 266B1 Human Myeloma Lymphoblastoid

SH-SY5Y Human neuroblastoma Neuroblast

Banche cellulari (website e indirizzo):

http://www.nccc.com/

National Cell Culture Center

Mark Hirschel, Ph.D., Director

National Cell Culture Center

Scott Waniger, Manager

National Cell Culture Center

Phone: 800-325-1112 or 763-786-0302

FAX: 763-786-0915

Email: [email protected]

http://www.atcc.org/

American Type Culture Collection

12301 Parklawn Drive

Rockville Maryland

USA 20852

Sezione Italy

LGC Promochem

Via Venezia, 23

20099 Sesto San Giovanni, MI

Italy

E-mail: [email protected]

Tel: 39 02 24126830

Fax: 39 02 24126831

http://www.lgcpromochem-atcc.com/

http://www.ecacc.org.uk/

European Collection of Animal Cell Culture

Division of Biologics

PHLS Centre for Applied Microbiology & Research

Porton Down

Salisbury SP4 OJG

UK

http://www.bs.izs.it/servizi_db_cellule.htm#Centro%20Substr

ati%20Cellulari

Centro Substrati Cellulari

Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia

Romagna

Via Bianchi 9

25124 Brescia

Italia

TIPI DI COLTURE CELLULARI

COLTURE D’ORGANO

COLTURE CELLULARI:

COLTURE PRIMARIE

LINEE CELLULARI

La coltura primaria è una coltura originata da cellule o tessuti isolati

direttamente dall’organismo e mantenuta almeno per 24 ore.

La linea cellulare si ottiene dalla coltura primaria dopo la prima

subcoltura e può essere finita o continua.

Coltura finita: alcuni tipi di cellule normali (es. linfociti, cheratinociti,

fibroblasti, cellule endoteliali, …) possono essere coltivati in vitro per

moltiplicazione cellulare per un periodo di tempo limitato e per un

numero totale di divisioni cellulari limitato. Tali colture, in genere,

richiedono l’apporto di opportuni fattori di crescita per stimolare la

moltiplicazione cellulare.

Coltura continua: colture primarie di cellule trasformate in vivo (es.

tumori) o in vitro (es. per infezione con virus come EBV) possono dare

origine a linee cellulari caratterizzate dalla capacità di crescita

autonoma e illimitata in coltura. Tali cellule in genere non necessitano di

fattori di crescita.

Clone: è una popolazione cellulare derivata per mitosi da una singola

cellula.

Colture in sospensione (es. linfociti e linee trasformate da esse

derivanti).

Colture in monostrato (es. fibroblasti, macrofagi, epatociti, endotelio o

linee di tumori solidi).

SENESCENZA O SVILUPPO DI LINEE CONTINUE

Le linee cellulari possono essere mantenute inalterate per un limitato

numero di generazioni, superato il quale possono imboccare la strada

della senescenza e morte o divenire una linea continua.

La vita finita di una linea cellulare non è in relazione al tempo

cronologico di coltura, ma con il numero di duplicazioni cellulari. La

capacità di originare una linea continua da una coltura primaria dipende

da diversi fattori:

instabilità genetica del tipo cellulare utilizzato;

capacità di divenire indipendente da fattori di crescita estranei;

capacità di superare l’inibizione da contatto;

tendenza a sviluppare mutazione genetiche che condiziona i geni

coinvolti nella regolazione della proliferazione cellulare;

infezione con virus immortalizzanti (es. EBV).

Trasformazione neoplastica in vitro

Le linee cellulari possono essere mantenute inalterate per un limitato

numero di generazioni, superato il quale possono andare incontro a

morte

EVOLUZIONE DI UNA LINEA CELLULARE

a. EVOLUZIONE DI UNA LINEA NORMALE – Tipica delle cellule

umane. La fase I corrisponde al progressivo adattamento alle

condizioni in vitro della coltura primaria, seguita dalla fase II di

proliferazione a una velocità costante e dalla fase III di

senescenza cellulare, che porta alla morte di tutte le cellule.

b. IMMORTALIZZAZIONE SPONTANEA – Evento frequente nelle

cellule di roditore. Una coltura primaria che non si adatta alle

condizioni di coltura dando origine ad una linea cellulare, va

solitamente incontro ad una iniziale perdita della capacità

proliferativa ed entra in una fase di crisi in cui muoiono la maggior

parte delle cellule. Da questa fase, possono emergere delle cellule

selezionate per la capacità proliferativa, che daranno origine ad

una linea continua immortalizzata.

SVILUPPO DI UNA LINEA CONTINUA DA UNA COLTURA

PRIMARIA

ACQUISIZIONE DI NUOVE PROPRIETA’

Alterata morfologia cellulare

Perdita dell’inibizione da contatto

Perdita dell’inibizione densità-dipendente

Aumento della densità da saturazione

Perdita della dipendenza da ancoraggio

Modificazione del fenotipo

Capacità di andare incontro a numero illimitato di divisioni

Alterazioni del cariotipo

Acquisizione di capacità tumorigeniche

Capacità di crescita in terreni semi-solidi

Modificazione dello stato di differenziamento

COLTURE IN MONOSTRATO O IN SOSPENSIONE

MONOSTRATO

VANTAGGI

Facilità di studio di modificazioni morfologiche in

seguito a trattamenti con fattori biologicamente attivi

Utilizzazione di metodiche citochimiche e

immunoistochimiche direttamente sul supporto di

crescita

Studio di agenti con attività trasformanti

SVANTAGGI

Superficie di crescita correlata alla quantità di cellule

necessarie (possibilità di utilizzo di microcarriers)

SOSPENSIONE

VANTAGGI

Volume di crescita correlato con la quantità necessaria

Ridotte manipolazioni per l’utilizzazione sperimentale

SVANTAGGI

Vedi sopra monostrato

UTILIZZAZIONE DELLE COLTURE CELLULARI

APPLICAZIONI PRINCIPALI

Identificazione e quantizzazione di infezioni virali

Studio degli effetti tossici sia di composti farmaceutici che di

potenziali inquinanti

Produzione a scopi commerciali o scientifici di quantitativi di

fattori biologicamente attivi

Studio della risposta immunitaria verso antigeni ambientali o

antigeni espressi da cellule trasformate

Supporto alla crescita di altri tipi cellulari, studio del

differenziamento

Espressione di geni di cellule di eucariote

Studio dell’attività biologica di oncogeni

Studio di alterazioni metaboliche e cromosomiche e di malattie

genetiche

Campi d’uso

Controllo della crescita e del metabolismo, analisi

del differenziamento

Biologia cellulare

Ingegneria tissutale (coltura e produzione in vitro

di porzioni di tessuto: es. epidermide)

Biologia cellulare

Studio dei promoter e degli enhancer, di

espressione genica e di interi genomi

Biologia molecolare

Analisi dei mutanti e test di complementazione.

Mappaggio, trasfezione con DNA esogeno

Genetica

Diagnosi cliniche ( anche prenatali) cariologiche Citogenetica

Caratterizzazione di tumori Oncologia

Test di citotossicità Farmacologia

Produzione di proteine ricombinanti e di anticorpi

monoclonali

Immunologia

Le colture cellulari rappresentano dei metodi biologici alternativi,

caratterizzati da vantaggi, quali ad esempio gli studi tossicologici per la

specie umana, e svantaggi legati alle stesse caratteristiche delle colture

(estrema semplificazione sperimentale).

VANTAGGI SVANTAGGI

Sistemi semplificati e altamente

riproducibili

(costituiscono un materiale di

studio abbondante e omogeneo)

Sistemi semplificati rispetto ad un

organismo integrato

(perdita dei rapporti tridimensionali

all’interno di un tessuto, perdita

delle interazioni tra cellule diverse

nell’ambito dello stesso organo)

Analisi dei meccanismi cellulari e

molecolari del fenomeno studiato

Condizione di esposizione alle

sostanze diversa da quella in vivo

Controllo ambientale (consentono

di esercitare un preciso controllo

delle condizioni di utilizzo: es.

numero di cellule, caratteristiche di

crescita e di fenotipo, pH,

temperatura, pressione osmotica,

composizione del terreno di

coltura, tensione di CO2….)

Difficoltà nella correlazione delle

concentrazioni in vitro con quelle in

vivo

Economicità e rapidità di risposta

(esposizioni a concentrazioni

“ridotte” rispetto alle prove in vivo,

risposte nell’arco di ore e giorni)

Possibili contaminazioni con altri

tipi cellulari o con virus o

micoplasmi

Disponibilità: banche pubbliche di

linee cellulari

Natura delle linee continue rispetto

alle cellule in vivo

(trasformazione neoplastica con

alterazione delle caratteristiche

tipiche del tessuto di origine,

instabilità del corredo

cromosomico)

Si possono ottenere cloni e varianti

della cellula originale

Esperienza degli operatori.

Tecniche di coltura e di

sperimentazione con linee cellulari,

attrezzatura di laboratorio,

prevenzione delle contaminazioni

Si possono congelare e recuperare

a distanza di anni

Si evita il sacrificio di animali

Tabella 2. Proprietà delle colture cellulari.

TIPO DI

PREPARAZIONE

SISTEMI

INTATTI

COLTURE

D’ORGANO ESPIANTI AGGREGATI

COLTURE

PRIMARIE

LINEE

CELLULARI

Rapporto con la

situazione in vivo

Nessuna

alterazione

Rimozione delle influenze

dell’organismo

Distribuzione delle relazioni

intercellulari

Perdita

controllo della

crescita

Livello di

organizzazione del

tessuto

++++ ++++ +++ ++ + 0

Riproducibilità ++++ ++++ +++ ++ + ++++

Accessibilità + ++ ++ +++ ++++ ++++

Manipolazioni

genetiche + + + + + +++

Alterazioni

genetiche per

mutazione o

selezione

+ + + Da + a ++++

Controllo

ambientale + ++ +++ ++++

AREA DI LAVORO ED EQUIPAGGIAMENTO PER IL LABORATORIO

DI COLTURE CELLULARI

Uno degli aspetti, che spesso vengono presi in considerazione solo

marginalmente durante gli studi con le colture cellulari, è la necessità di

progettare strutture che assicurino che la buona qualità degli stessi

studi (sicurezza, efficienza e riproducibilità). La maggior parte delle

colture cellulari vengono trattate in laboratori, che sono stati adattati a

questo scopo e in condizioni quindi non ideali. Ci sono diversi aspetti

che devono essere considerati per allestire un buon laboratorio di

colture cellulari. Idealmente, il lavoro dovrebbe essere condotto in una

singola struttura che, se possibile, dovrebbe essere suddivisa in un’area

riservata per il trattamento del materiale appena ricevuto (area di

quarantena) e un’area per il materiale riconosciuto libero da possibili

contaminanti (il vero e proprio laboratorio di colture cellulari). Se

questo non fosse possibile, il lavoro dovrebbe essere suddiviso durante

l’arco di tempo lavorativo, con la manipolazione del “materiale pulito”

completata prima di quella coinvolgente il materiale “sporco”.

Dovrebbero essere presenti diversi incubatori. Inoltre, le superfici di

lavoro dovrebbero essere pulite e deterse nel corso delle diverse

attività. Tutti i materiali nuovi (linee cellulari, terreni, ecc.) dovrebbero

essere considerati “sporchi, da quarantena” fintanto che non si

dimostrino privi di batteri, funghi e soprattutto micoplasmi. Lavorare

con le colture cellulari in un laboratorio condiviso richiede una precisa

programmazione ed è essenziale che le buone pratiche di laboratorio

siano applicate al fine di ridurre al minimo il rischio di contaminazione.

Per la maggior parte delle linee cellulari, il laboratorio dovrebbe

appartenere almeno alla Categoria 2 [in relazione alle linee guida

fornite da Advisory Committee on Dangerous Pathogens (ACDP), 1985]

[Advisory Committee on Dangerous Pathogens (1985) Categorization of

Biological Agents According to Hazard and Categories of Containment,

4th edition, HSE books, Sudbury, UK]. Ciò nonostante, la categoria

appropriata è in relazione alla linea cellulare e alla natura del lavoro

programmato.

Tabella 3: Attrezzatura minima di laboratorio

1. Cappe sterili a flusso laminare, a flusso verticale, tipo biohazard

2. Incubatori a temperatura, umidità e atmosfera controllati

3. Microscopi (diretto e invertito a contrasto di fase)

4. Centrifughe refrigerate e non

5. Bagno termostatico ad acqua

6 Frigoriferi a 4°C (per la conservazione dei terreni)

7. Congelatori a -80°C (per la conservazione dei sieri e degli altri

reagenti deperibili)

8. Contenitori criogenici a -196°C per la conservazione delle colture

cellulari

9. Sistema di pipettamento automatico per il trasferimento di

liquidi

10. Materiale plastico sterile monouso per colture cellulari

11. Vetreria autoclavabile

12 Disponibilità di gas metano, linee o pompe a vuoto, sistema di

filtrazione e sterilizzazione dell’aria ambiente

A. Cappa a flusso laminare. La cappa biologica rappresenta forse

la più importante attrezzatura in un laboratorio di colture cellulari

al fine di operare correttamente. Questa infatti fornirà una

superficie idonea per il lavoro e nello stesso tempo proteggerà

l’operatore dagli aerosols. Ci sono due tipi di cappa a flusso

laminare: verticale e orizzontale. La cappa a flusso verticale,

chiamata anche cappa biologica, è la migliore per lavorare con

microrganismi o sostanze pericolose, poiché gli aerosols che si

possono generare nella cappa vengono filtrati prima di essere

rilasciati nell’ambiente. Le cappe orizzontali sono allestite in modo

tale che l’aria fluisce direttamente all’operatore, dunque non sono

le migliori per il lavoro con gli organismi pericolosi ma sono la

migliori protezione per le colture. Entrambi i tipi di cappa hanno

un continuo flusso di aria, che passa attraverso i filtri HEPA (high

efficiency particle), che rimuovono il particolato dall’aria. In una

cappa verticale, l’aria filtrata fluisce dalla parte superiore della

cappa, in una cappa orizzontale l’aria filtrata fluisce in modo

orizzontale verso l’operatore. Il livello di contenimento fornito

varia in relazione alla classe di cappa utilizzata. Queste non sono

cappe chimiche e non dovrebbero essere utilizzate per chimici

volatili o esplosivi, e non dovrebbero essere impiegate per lavori

con batteri o funghi. Le cappe sono equipaggiate con lampade UV

(onda corta), che possono essere accese per alcuni minuti prima

del lavoro, al fine di sterilizzare la superficie della cappa. Si

dovrebbe però considerare che solamente le superficie esposte

sono accessibili ai raggi UV. Non introdurre le mani o esporre la

faccia ai raggi UV quando sono accesi, poiché le onde corte

possono causare lesioni agli occhi e alla pelle. La cappa dovrebbe

essere accesa almeno 20 minuti prima dell’uso. Pulire tutte le

superfici con etanolo prima e dopo l’uso. Mantenere la cappa

libera da ingombri, perché questo può interferire con il flusso di

aria laminare. Il monitoraggio ambientale con piastre contenenti

Tryptose Soya Broth Agar posizionate nella cappa per un minimo

di 4 ore dovrebbe essere un buon indicatore del grado di pulizia

della cappa. Non si dovrebbero registrare crescita di funghi o

batteri su queste piastre. Nella maggior parte dei casi una cappa

di II classe è adeguata per le colture cellulari di origine animale.

Nonostante ciò, ciascun studio dovrebbe essere valutato per i suoi

pericoli e rischi e tutti possibili fattori addizionali, come infezioni

virali o di provenienza sconosciuta, richiedendo un più alto livello

di contenimento.

FiguraXX: Cappa a flusso laminare verticale (Danish Institute of

Agricultural Sciences, Department of Animal Health, Welfare and

Nutrition, Lab. Cell culture – Dr. Stig Purup)

B. Incubatori a CO2. Le colture cellulari richiedono un ambiente

strettamente controllato nel quale crescere. Speciali incubatori

sono usati di routine al fine di fornire le corrette condizioni per la

crescita, quali la temperatura, il grado di umidità e i livelli di CO2.

Generalmente, gli incubatori possono essere settati a

temperature comprese in un range compreso fra 28°C (per le

linee isolate da insetti) e 37°C (per le linee isolate da

mammiferi), a fornire la CO2 al livello richiesto (5-10%). Infatti le

cellule crescono di solito in una atmosfera con 5-10% di CO2

poiché il terreno di coltura usato è tamponato con sodio

carbonato/acido carbonico e il pH deve essere strettamente

mantenuto. Le flasks per le colture cellulari dovrebbero avere il

tappo aperto (dotato di filtro, se chiuso) per consentire gli scambi

gassosi. Le cellule non dovrebbero essere lasciate fuori

dall’incubatore a lungo, e la porta dell’incubatore non dovrebbe

essere lasciata aperta per lunghi periodi. L’umidità dovrebbe

essere conservata per quelle cellule in crescita nelle piastre grazie

ad una vaschetta che deve essere controllata e riempita di acqua

costantemente. In questa vaschetta possono essere aggiunte

anche soluzioni germicide, ma questo non deve precludere una

regolare pulizia. Alcuni incubatori hanno la possibilità di

controllare anche il livello di O2. Altri poi possono essere rivestiti

da rame, infatti sembra che questo rivestimento possa ridurre la

contaminazione microbica per l’attività inibitoria sostenuta dallo

stesso.

FiguraXX: Incubatore a CO2 (Danish Institute of Agricultural Sciences,

Department of Animal Health, Welfare and Nutrition, Lab. Cell culture –

Dr. Stig Purup)

C. Microscopi. I microscopi ottici rovesciati sono utilizzati per

visualizzare le cellule viventi. I microscopi dovrebbero essere

coperti e la luce spenta quando non in uso. Prima di utilizzare il

microscopio o tutte le volte che viene cambiato l’obiettivo,

controllare che gli anelli di fase siano allineati.

D. Centrifughe. Le centrifughe sono usate di routine all’interno di

laboratori di colture cellulari, durante i processi di subcoltura e di

preparazione delle cellule per la crioconservazione. Per la loro

stessa natura, le centrifughe producono aerosols ed è perciò

necessario ridurre al minimo i rischi. Questo potrebbe essere

raggiunto acquistando modelli, che hanno i canestri sigillati.

Idealmente, la centrifuga dovrebbe avere un coperchio

trasparente così che le condizioni del contenuto possano essere

osservate senza aprire il coperchio. Questo riduce i rischi per

l’operatore di essere esposto a materiali pericolosi, se un

contenitore si rompe durante la centrifugazione. Bisognerebbe far

attenzione a non riempire troppo i contenitori e a bilanciarli

correttamente. Queste precauzioni dovrebbero ridurre i rischi per

la generazione di aerosols. La centrifuga dovrebbe essere situata

in un luogo di facile accesso e pulizia, dovrebbe essere controllata

spesso per eventuali segni di corrosione.

E. Contenitori. Le cellule che crescono adese in monostrato

richiedono una superficie non tossica, biologicamente inerte e

otticamente trasparente, che consenta loro di attaccarsi e

consenta loro movimenti necessari per la crescita. I contenitori

più convenienti sono quelli in plastica, polistirene trattato in modo

speciale, che risultano forniture sterili e sempre disponibili. Questi

includono diversi modelli le piastre di Petri, le piastre

multipozzetto, le micropiastre, le bottiglie, le flasks T-25, T-75, T-

150 (cm2 di area di superficie). Le cellule in sospensione vengono

mantenute in agitazione e possono crescere in contenitori idonei

o identici a quelli delle cellule che crescono adese.

Tabella: Alcuni dati utili per l’uso di flask nelle colture cellulari

FLASK DENSITA’ CELLULARE MEDIA VOLUME TERRENO

25 cm2 2*106 5-7.5 ml

75 cm2 7.5*106 15-22.5 ml

150 cm2 1.5*107 30-45 ml

175 cm2 1.75*107 35-52.5 ml

225 cm2 2.25*107 45-67.5 ml

DENSITA’ CELLULARE MEDIA = si considera come 100% di coltura confluente 1*105

cells/cm2

Tabella: Alcuni dati utili per l’uso di piastre di Petri nelle colture cellulari.

PETRI AREA DI

CRESCITA

DENSITA’

CELLULARE MEDIA

VOLUME

TERRENO

35 mm 8 cm2 8*105 1.6-2.4 ml

60 mm 21 cm2 2.1*106 4.2-6.3 ml

100 mm 55 cm2 5.5*106 10-15 ml

150 mm 148 cm2 1.48*107 30-45 ml

245 mm 500 cm2 5.0*107 100-150 ml

DENSITA’ CELLULARE MEDIA = si considera come 100% di coltura confluente 1*105

cells/cm2

F. Conservazione. Le cellule vengono conservate in appositi

contenitori con azoto liquido.

G. Superfici di lavoro e pavimenti. Al fine di mantenere un

ambiente di lavoro pulito, le superfici del laboratorio, compresi i

banconi, le pareti e i pavimenti dovrebbero essere lisci e facili da

pulire. Essi dovrebbero essere resistenti all’acqua e ad una

varietà di chimici (come acidi, alcali, solventi e disinfettanti).

Nell’area di stoccaggio del materiale con bidoni con azoto liquido,

il pavimento dovrebbe essere resistente a tale composto (se

dell’azoto liquido dovesse rovesciarsi e cadere a terra). Le

superfici di lavoro dovrebbero essere posizionate in modo tale da

rendere confortevole il lavoro.

FiguraXX: Termostato agitato (Danish Institute of Agricultural Science,

Animal Welfare, Lab. Cell culture – Dr. Stig Purup)

MANUTENZIONE E CURA DEI LABORATORI

Al fine di mantenere un ambiente di lavoro pulito e sicuro, la cura e la

pulizia sono i principali elementi da considerare, tutte le attenzioni

dovrebbero essere prese. Le pulizie di routine dovrebbero comprendere

tutte le superfici di lavoro (compresi interno/esterno della cappa), i

pavimenti e tutti gli strumenti presenti. Gli incubatori rappresentano

una potenziale area di sviluppo di batteri e funghi, essi rappresentano

un potenziale rischio, che potrà essere ridotto con la regolare pulizia

dell’incubatore. Le cappe biologiche dovrebbero essere controllate ogni

6 mesi per garantire la loro efficienza e sicurezza sia per i prodotti che

per gli operatori. I tests che vengono effettuati valutano i flussi dell’aria

e il corretto funzionamento dei filtri HEPA. La temperatura

dell’incubatori dovrebbe essere regolarmente controllata con un

campione NAMAS (National Accreditation of Measurement and

Sampling, UK), o con un termometro calibrato. Anche i livelli di CO2 e

O2 dovrebbero essere controllati periodicamente.

ASPETTI DI SICUREZZA ALL’INTERNO DI LABORATORI DI

COLTURE CELLULARI

VALUTAZIONE DEL RISCHIO

Lo scopo principale della valutazione del rischio è quello di prevenire

danni a persone e cose. La valutazione dei rischi deve essere effettuata

prima di iniziare qualsiasi attività. La valutazione consiste in due

elementi:

• Identificazione e valutazione dei rischi;

• Definizione dei modi per minimizzare o evitare questi rischi.

Le direttive inerenti alla salute e sicurezza sul lavoro sono presenti sul

sito dell’Agenzia Europea per la sicurezza e la salute sul lavoro

www.europe.osha.eu.int

Per le colture cellulari di origine animale il livello di rischio dipende dalla

linea che deve essere utilizzata e se questa è in grado di provocare

danni all’uomo.

RISCHIO BASSO

Linee cellulari continue non umane o derivate da primati; linee di

origine umana ben caratterizzate

RISCHIO MEDIO

Linee cellulari poco caratterizzate

RISCHIO ELEVATO

Linee cellulari di origine umana o derivate da primati o ematiche o

con patogeni endogeni

Fonte consultabile: Advisory Committee on Dangerous Pathogens

(1985) Categorization of Biological Agents According to Hazard and

Categories of Containment, 4th edition, HSE books, Sudbury, UK.

Una banca cellulare come l’ ECACC, raccomanda come minimo livello di

contenimento una volta data una linea cellulare la Categoria 2 (questo

per la maggior parte delle cellule). Questo livello potrebbe essere

accresciuto a Categoria 3 nel caso in cui si maneggiassero linee

particolari o grandi quantitativi. Per le linee cellulari isolate da pazienti

con HIV or HTLV il livello sale a 3. Il contenimento rappresenta il mezzo

più ovvio di contenimento del rischio. Altri mezzi meno ovvi possono

includere una restrizione dei movimenti dello staff e la movimentazione

fuori/dentro della strumentazione dai laboratori. La buona pratica di

laboratorio e le buone tecniche di base come delimitare le aree di lavoro

sono scontate, i reagenti devo essere contrassegnati, correttamente

etichettati e stoccati sempre per garantire un ambiente con rischi ridotti

al minimo e sicuro per gli operatori. La preparazione degli operatori e

l’uso di procedure e regole standard scritte potranno garantire una

riduzione dei rischi.

DISINFEZIONE

I metodi deputati alla disinfezione/decontaminazione dei rifiuti prodotti

dal laboratorio di colture cellulari, delle superfici di lavoro e delle

strumentazioni rappresenta un mezzo importante per abbattere i

pericoli.

Le principali categorie di disinfettanti:

1. Ipocloriti (es. cloro)

In generale sono dei buoni disinfettanti, attivi contro i virus,

ma corrosivi per i metalli e perciò non dovrebbero essere

utilizzati su tali superfici (es. centrifughe). Sono

rapidamente inattivati dal materiale organico e per questo

dovrebbero essere preparati quotidianamente. Dovrebbero

essere utilizzati a concentrazioni pari 1000 ppm (1000

mg/kg) per la disinfezione generale delle superfici, 2500

ppm per i rifiuti (es. pipette, puntali), 10000 ppm per i rifiuti

proventi dalle colture cellulari (es. medium e altri liquidi).

Attenzione ai processi di fumigature delle cappe: quando

vengono effettuati usando la formaldeide, tutti gli ipocloriti

dovrebbero essere rimossi dal locale poiché i due prodotti

chimici assieme possono dare origine a prodotti carcinogeni.

2. Fenoli (es. Sudol, Hycolin)

Non sono reattivi nei confronti dei virus, ma rimangono

attivi in presenza di materiale organico.

3. Alcool (es. etanolo, isopropanolo)

Le concentrazioni più efficaci sono date dal 70% per

l’etanolo, 60-70% per l’isopropanolo. Questi agiscono

mediante disidratazione e fissazione. Sono entrambi efficaci

nei confronti dei batteri: l’etanolo risulta attivo anche nei

confronti della maggior parte dei virus, ma non di quelli privi

di envelope; l’isopropanolo non è efficace nei confronti dei

virus.

4. Aldeidi (es. gluteraldeide, formaldeide)

Le aldeidi sono composti irritanti e il loro uso dovrebbe

essere limitato per i problemi di sensibilizzazione. La

gluteraldeide potrebbe essere impiegata in situazioni dove

l’uso dell’ipoclorito sconsigliato (es. pulizia della centrifuga o

di materiali costruiti in acciaio inossidabile che può essere

danneggiato e corrotto dall’uso di soluzioni di ipoclorito).

Gestione dei rifiuti

Ciascun frequentatore del laboratorio deve provvedere allo smaltimento

dei rifiuti in modo appropriato. Tutto il materiale di consumo (puntali,

piastre, pipette, ecc.) deve andare in bidone dei rifiuti speciali, nel

contenitore adeguato ci vanno aghi, lame per bisturi e materiale in

vetro (es. Pasteur). I liquidi come le saline possono essere smaltiti

seguendo le vie comuni (lavandino-scarico), mentre i liquidi chimici

devono essere smaltiti seguendo le regole generali (Bidoni di

smaltimento).

Es. Medium di coltura → inattivazione overnight con soluzione di

ipoclorito di sodio o forti agenti ossidanti secondo le indicazioni

presenti su MSDS.

Pipette contaminate → in attivazione con ipoclorito di sodio

overnight.

Rifiuti solidi → es. flasks, provette, ecc. meglio incenerire che

autoclavare.

ISOLAMENTO DI CELLULE DA FRAMMENTI DI TESSUTO

a. PRELIEVO

BIOPSIA O EXERESI CHIRURGICA

Il reperto viene prelevato sterilmente e posto in un apposito recipiente

contenente il terreno pre-riscaldato ed addizionato con siero fetale

bovino inattivato al calore (HI-FBS), glutammina 200 mM 1% e

antibiotici (Penicillina 100 IU/ml + Streptomicina 100 µg/ml o

Gentamicina 40 mg/ml).

Il frammento sarà stato preventivamente ripulito da grasso, parti

necrotiche o non tumorali, a seconda delle necessità.

LIQUIDO ASCITICO EFFUSIONE PLEURICA

I liquidi vengono prelevati sterilmente mediante siringa in apposite

bottiglie eparinizzate alla dose di 100 IU/ml. I fluidi vengono trattati tali

e quali o sottoposti a gradienti di Ficoll-Hypaque per eliminare le cellule

non neoplastiche e/o morte.

SANGUE EPARINATO

b. PROCEDIMENTO

DISSOCIAZIONE MECCANICA

DISSOCIAZIONE ENZIMATICA

DISSOCIAZIONE MECCANICA

Porre il pezzo di tessuto in una capsula (piastra) di Petri sterile (∅

pari a 10 cm) e si aggiungono 5-10 ml di soluzione di trattamento

costituita da RPMI 1640 (soluzione salina) addizionata di

antibiotici (Penicillina, Streptomicina o Gentamicina).

Tagliare delicatamente il reperto con bisturi e pinze, fino ad

ottenere frammenti delle dimensioni pari a 2-3 mm3, spremendo i

pezzettini con le pinzette.

Filtrare il tessuto così ottenuto raccogliendo il filtrato in un

protettone da 50 ml a fondo conico (Falcon da 50 ml).

Addizionare al tessuto sminuzzato rimasto sul filtro 4-5 ml di

soluzione di trattamento e filtrare per raccogliere ulteriori cellule.

Centrifugare per 10 minuti a 700 rpmi, freno 9.

Risospendere il pellet ed eseguire la conta delle cellule in presenza

di un colorante vitale (Trypan Blu 0.05%)

In presenza di emazie

Trattamento del pellet per 10 min con 10-15 ml di soluzione ACK

(NH4Cl), un lavaggio con RPMI 1640 + FBS 10% (per inattivare l’attività

di ACK).

In presenza di cellule morte (se superiore al 20% della popolazione

totale)

Trattamento per circa 2 min del pellet con tripsina EDTA + DNAsi (250

U/ml) a 37°C, pipettare gentilmente durante il trattamento. Due lavaggi

con RPMI 1640 + HI-FBS 10% (per inattivare l’attività degli enzimi).

DISSOCIAZIONE ENZIMATICA

Preparare l’enzima o il pool di enzimi proteolitici secondo il

protocollo prescelto, sciogliendoli in soluzione salina o nel terreno

di coltura specifico e completo.

Filtrare e conservare a 4°C.

Aggiungere ai frammenti di tessuto (tumorale o non) in piastra di

Petri la soluzione contente l’enzima nella quantità (mg/ml)

prevista dal protocollo di dissociazione adottato (il più classico è

quello di Slocum-Pavelic che prevede 2ml/g).

Incubare a 37°C per almeno 3 ore, sotto agitazione. Dopo

l’incubazione filtrare senza ulteriore manipolazione dei residui di

tessuto non disgregato.

Raccogliere le cellule e passarle attraverso una siringa con un ago

da 18G o 25G per eliminare i possibili aggregati cellulari.

Lavare due volte con soluzione salina o con RPMI 1640.

Centrifugare per 10 minuti a 700 rpmi, freno 9.

Risospendere il pellet ed eseguire la conta delle cellule.

PROTOCOLLO PER LA DISGREGAZIONE CELLULARE SECONDO IL METODO MECCANICO ENZIMATICO SLOCUM-PAVELIC TESSUTO IN GHIACCIO Porre in piastra di Petri RPMI1640 + HI-FBS 10% (freddo) Triturare con il bisturi Filtrare su retino calibrato (100 µm) lasciando drenare spontaneamente le cellule

Cellule rilasciate nel mezzo SOSPENSIONE CELLULARE DELLA DISSOCIAZIONE MECCANICA

Riporre delicatamente il tessuto residuo in Petri, aggiungere terreno fresco, triturare ulteriormente e filtrare Cellule rilasciate Il tessuto rimanente viene posto in RPMI 1640 + HI-FBS 10% Collagenasi II (146 U/mg) 0.8 g % 5 ml/2.5 g tessuto DNasi I (3085 KU/mg solido) 0.002 g %

CONTA VITALE

Incubare a 37°C per 2 ore in atmosfera umidificata CO2 5% Filtrare su retino (100 µm) il tessuto digerito

Cellule rilasciate SOSPENSIONE CELL. DELLA DISSOC. ENZIMAT

Aggiungere RPMI 1640 + HI-FBS 10% al tessuto rimasto nella Petri, tagliare brevemente e riversare sul filtro Cellule rilasciate Lavare con terreno fino a che non si ottengono più cellule

Dissociazione enzimatica dei tessuti

Lo scopo principale delle procedure di dissociazione enzimatica dei

tessuti è quello di disgregare la matrice extra-cellulare che trattiene le

cellule, e di rompere i legami inter-cellulari (desmosomi, tight junctions

e gap junctions).

Tale dissociazione è necessaria sia per il rilascio di cellule da tessuti che

per il distacco di cellule dal substrato di coltura.

La matrice è una miscela complessa di proteine, glicoproteine, lipidi,

glicolipidi e mucopolisaccaridi. Contiene tre principali proteine capaci di

formare fibre: collagene, elastina e fibronectina. Tali fibre sono

interconnesse in un gel idratato formato da catene di glicosaminoglicani.

La dissociazione dei tessuti deve avvenire tramite dissoluzione della

matrice extracellulare e tramite rottura dei contatti fra cellule, ma senza

rompere la membrana cellulare e senza danneggiare la superficie

cellulare o strutture intracellulari.

Figura: Tipologie di legami fra cellule.

ENZIMI UTILIZZATI NELLA DISSOCIAZIONE DEI TESSUTI

COLLAGENASI

Proteasi con specificità per il legame X-GLY nella sequenza PRO-X-GLY-

PRO. Tale sequenza è presente con alta frequenza nel collagene. Capace

di attaccare e degradare le fibrille native a tripla elica del collagene.

Inibitori: EDTA, EGTA, 2-Mercaptoetanolo.

TRIPSINA

Proteasi con specificità per i legami peptidici che coinvolgono il gruppo

carbossilico degli aminoacidi arginina e lisina. Utilizzata da sola non è

efficace per la dissociazione dei tessuti (manca di selettività per le

proteine extra-cellulari), da utilizzarsi in combinazione con altri enzimi,

come elastasi e ialuronidasi. Efficace nel distacco di colture cellulari

(monostrati) dal substrato di crescita. L’esposizione prolungata alla sua

azione danneggia le cellule.

Inibitori: siero.

DISPASI

E’ una amino-endo peptidasi. Idrolizza i legami peptidici dal lato N-

terminale di aminoacidi non polari. E’ indicata per la sua attività di

dissociazione dei tessuti. Utile ad esempio per separare l’epidermide dal

derma o i foglietti epiteliali intatti dal substrato. Utile anche per il

distacco di colture primarie e linee dal substrato. Agisce tagliando i

legami a livello di membrana basale.

Inibitori: EDTA, EGTA.

DNasi I

Endonucleasi specifica per DNA a doppia elica. Utile per la dissociazione

di tessuti e per la realizzazione di sospensioni cellulari.

La dissociazione dei tessuti è sempre associata a lisi cellulare con

rilascio di DNA, che si svolge a formare materiale vischioso capace di

aggregare le cellule.

Si utilizza in genere in associazione con altri enzimi (collagenasi o

tripsina).

Inibitori: EDTA, EGTA, SDS.

ELASTASI

E’ una proteasi che idrolizza i legami peptidici dal lato C-terminale di

aminoacidi neutri con catene laterali alifatiche. Digerisce molte proteine,

ma è l’unica attiva sull’elastina (proteina fibrinosa del tessuto

connettivo). Si utilizza in associazione con altri enzimi come collagenasi

e tripsina, per dissociare tessuti ricchi di fibre intercellulari.

Possibili applicazioni: isolamento di cellule polmonari e digestione di

fibre elastiche delle arterie.

Inibitori: α-antitripsina, α2-macroglobulina.

IALURONIDASI

E’ una glicosidasi con specificità per acido ialuronico e condroitina.

Entrambe queste molecole sono glicosaminoglicani, che costituiscono la

matrice extra-cellulare e si ritrovano in alte concentrazioni in tutti i

tessuti connettivi.

Utile per la dissociazione dei tessuti in associazione con altri enzimi

come collagenasi e tripsina.

Inibitori: eparina, siero.

Tabella 4: Enzimi necessari all’isolamento di cellule da tessuti diversi.

ORGANO/TESSUTO SPECIE ENZIMI RIFERIMENTO BIBLIOG

Fegato Uomo

Topo

Ratto

Collagenasi, dispasi

Collagenasi

Collagenasi

Japan J. Exp. Med.(1980)

50:329

In vitro (1986) 22:443

Pancreas Uomo

Ratto

Collagenasi

Collagenasi

DNasi

Tripsina

Transplant. Proc. XVII (1985)

383

Exp. Cell Res. (1985) 159:

313

Rene Uomo

Topo

Coniglio

Dispasi

Collagenasi

Collagenasi

Ialuronidasi

Japan J. Exp. Med.(1980)

50:329

In vitro (1986) 22:443

Methods Enzymol. (1979)

32:658

Polmone Uomo

Topo

Elastasi

Tripsina

DNasi

Collagenasi

Tripsina

DNasi

In vitro (1989) 25:1051

In vitro (1986) 22:443

Muscolo Uomo

(arteria)

Ratto

(cuore)

Collagenasi

Elastasi

Collagenasi

Arteriosclerosis (1990) 10:62

In vitro (1990) 26:464

Cute Uomo

Dispasi

Tripsina

J. Invest. Dermatol. (1985)

85:304

Cellule neurali Ratto

Topo

(cervello)

Collagenasi

Tripsina

DNasi

Collagenasi

J. Neurosci. (1988) 8:2394

J. Tissue Cult. Meth. (1983)

8:79

Tiroide Uomo Collagenasi In vitro (1986) 22:28

FATTORI DI ADESIONE

La crescita normale e lo sviluppo di molti tipi cellulari sono dipendenti

da fattori di adesione. Alcune cellule li sintetizzano, ma altri tipi cellulari

li richiedono come fattori esogeni. Terreni di coltura serum free sono

privi di fattori di adesione normalmente presenti nel siero e tali fattori

devono spesso essere aggiunti a colture mantenute con questi terreni.

FATTORE DI ADESIONE TIPO CELLULARE

COLLAGENE TIPO I Muscolo, epatociti, cellule del ganglio spinale

COLLAGENE TIPO II Condrociti

COLLAGENE TIPO IV Cellule endoteliali, epiteliali, muscolari, nervose

FIBRONECTINA Cellule epiteliali, neuronali, endoteliali, fibroblasti

GELATINA Adesione di vari tipi cellulari

LAMININA Cellule endoteliali, epiteliali, muscolari, epatociti,

tumori

POLI-LISINA Adesioni di vari tipi cellulari

VITRONECTINA Cellule endoteliali, melanoma,osteosarcoma

Preparazione del collagene (tipo I) da code di ratto

Nelle preparazione dei diversi tipi di collagene, prima fra tutti emerge la

scelta di una fonte appropriata come una adeguata procedura per la

costituzione di tale preparato. Sebbene il collagene di tipo I possa

essere virtualmente preparato a partire qualsiasi tessuto o organo, le

fonti più convenienti sono date dal derma, dai tendini e dalle ossa di

organismi relativamente giovani. Ciascuno di questi tessuti contiene in

abbondanza il collagene. Le fibre dei tendini e le ossa sono quasi

esclusivamente costituite da collagene di tipo I, ed è considerevolmente

semplice ottenere il collagene da queste fonti.

Procedura

Parte sporca

1. le code di ratto sono poste in etanolo 70% per circa 30 minuti.

2. Passato questo lasso di tempo, le fibre di collagene vengono

isolate: si incide la cute della coda con un bisturi e si cerca di

mettere a nudo i fasci tendinei.

3. Con bisturi e pinza si isolano solo i fasci bianchi, che vengono

deposti in una piastra di Petri contenente etanolo al 70%.

4. Si pesano circa 5 g di fibre di collagene in una piastra pulita

(questo quantitativo serve a costituire 1 litro di collagene).

5. Le fibre vengono quindi ricoperte da etanolo al 70% e messe ad

incubare per 30 minuti.

Parte pulita

6. Sotto Cappa: si depongono le fibre recuperate con una pinzetta

sterile in una Erlenmeyer flask e si aggiunge un litro di acqua

sterile.

7. A questa soluzione viene aggiunto 1 ml di acido acetico glaciale e

un magnete sterile.

8. La soluzione rimane per 48-72 ore a 4°C in agitazione (tutto il

week end).

9. Centrifugare la soluzione (di solito al termine del week end) a

11000 rpm a 4°C per 1 ora e trasferire il surnatante in una

bottiglia sterile.

10. Questa nuova soluzione viene sottoposta ad un secondo

ciclo di centrifugazione a 17000 rpm a 4°C per 45 minuti.

11. Il collagene così isolato in una nuova bottiglia sterile viene

stoccato a 4°C (termine max per uso: 30 gg).

PREVENZIONE DELLE CONTAMINAZIONI

Gli agenti contaminanti che possono infestare una coltura sono

generalmente batteri, funghi, micoplasmi e cellule di tipo diverso da

quello coltivato (contaminazioni crociate).

Come appaiono al microscopio:

Batteri appaiono come dei granellini neri che si

agitano intensamente.

Funghi (muffe) appaiono come miceli filamentosi

ASPETTI DELLE CONTAMINAZIONI

INVISIBILE causa MICOPLASMI

VISIBILE causa BATTERI e FUNGHI

Alterazioni del terreno di coltura (intorbidimento, aspetto a

“sabbia” sul monostrato), acidificazione

Alterazione cellulare (aree di lisi, detriti cellulari)

NORME GENERALI

Laboratori riservati per le colture cellulari

Stanze chiuse e separate

Lampade UV

Cappe a flusso verticale

Pipettatrici elettriche

Sterilizzazione della vetreria

Utilizzazione di materiale plastico monouso

Uso di antimicrobici nei terreni di coltura

Minimizzare il numero di linee diverse nello stesso incubatore o

sotto la stessa cappa

METODI PER EVIDENZIARE LE CONTAMINAZIONI DI COLTURE

CELLULARI

Esame microscopico a fresco o dopo la colorazione di Gram

Esame colturale in terreni liquidi

Esame colturale in terreni solidi

Isolamento ed identificazione di micoplasmi

Immunofluorescenza con coloranti per il DNA

Microscopia elettronica

Contaminazione micoplasmica di colture cellulari

I micoplasmi sono parassiti di superficie delle cellule coltivate in vitro, in

quanto si ritrovano adesi alla membrana plasmatici cellulare. Questi

organismi, largamente diffusi in natura, possono essere definiti come le

più piccole entità dotate di una autonomia replicativa. Si caratterizzano

per l’assenza di parete cellulare e l’esclusiva presenza di una membrana

cellulare delimitante. Questo conferisce loro un notevole pleiomorfismo.

Le fonti di contaminazione comprendono

il personale (la maggior parte delle specie isolate risiedono nella

cavità orale o in altri distretti dell’organismo umano);

il siero bovino;

la tripsina di origine porcina.

Gli effetti della contaminazione da micoplasmi sono dati da alterazioni

cromosomiche, modificazione della sintesi delle proteine e degli acidi

nucleici ed inibizione della replicazione virale mediante sottrazione di

metabolici, competizione per i precursori degli acidi nucleici e

aumentata sintesi di interferone.

Tabella 5: Antibiotici utili per il controllo della contaminazione da

micoplasmi di colture cellulari.

ANTIBIOTICO STABILITA’

NEI TERRENI

CONC. CITOTOX

µg/ml

MIC

µg/ml

CONC. CONSIG#

µg/ml

Cloramfenicolo Alta 30 15 20

Tetraciclina Moderata 35 2 10

Clorotetraciclina Molto bassa 80 40 60

Idrossitetraciclina Moderata 35 5 10

Eritromicina Moderata 300 15 50

Acido fusidico Alta 40 20 20

Gentamicina Alta 3000 1 200

Kanamicina Molto alta 10000 25 200

Neomicina B Molto alta 3000 15 50

Novobiocina Bassa 200 10 50

Paromicina Alta 5000 20 50

Spiramicina Moderata 1000 1 50

Tilosina Moderata 300 1 10

Stabilità: Molto alta = semivita 8 giorni ; Alta = 6 gg; Moderata = 4 gg; Bassa = 2 gg;

Molto bassa = < 2 gg.

MIC = Minima Concentrazione Inibente i micoplasmi in terreni artificiali.

#Concentrazione consigliate per controllare i micoplasmi in colture cellulari con

cambiamenti del terreno di coltura ad intervalli di tre giorni.

ANTIMICROBICI

ANTIBATTERICI (ampia possibilità di scelta)

ANTIMICOTICI (disponibilità limitata)

ANTIMICOPLASMA (validi solo a livello preventivo)

Gli antimicrobici vanno aggiunti al terreno di coltura

contemporaneamente al siero ed ai fattori di crescita.

Tabella 6: Antibiotici e colture cellulari. ANTIBIOTICO SPETTRO D’AZIONE TOSSICITA’ CONC. CONS.

PENICILLINA G+ 10000 100

STREPTOMICINA G- 20000 100

DIIDROSTREPTOMICINA G- 30000 100

GENTAMICINA G+, G-, MYC 3000 200

NEOMICINA G+, G-, MYC 3000 50

KANAMICINA G+, G-, MYC 10000 100

PAROMOMICINA G+, G-, MYC 5000 100

VIOMICINA G+, G-, MYC 3000 50

POLIMIXINA B G- 3000 50

CLORAMFENICOLO G+, G-, MYC 30 5

TETRACICLINA G+, G-, MYC 30 10

CLOROTETRACICLINA G+, G-, MYC 80 10

IDROSSITETRACICLINA G+, G-, MYC 25 5

NISTATINA FUNGHI e LIEVITI 600 50

ANFOTERICINA B FUNGHI, LIEVITI, MYC 30 2.5

Tabella riassuntiva: antibiotici. ANTIBIOTICO GRAM+ GRAM- LIEVITI MUFFE MICOP. CONC.

AMPICILLINA -

interferisce con la fase

finale della sintesi della

parete cellulare.

100 µg/ml

ERITROMICINA –

inibisce l’allungamento

della catena proteica

nella fase di

transpeptidazione.

100 µg/ml

GENTAMICINA -

interferisce con la sintesi

proteica mediante

binding a subunità 30S

del ribosoma.

50 µg/ml

KANAMICINA -

interferisce con la sintesi

proteica mediante

binding a subunità 30S

del ribosoma.

100 µg/ml

NEOMICINA – causa

errori di lettura del

codice ed inibisce inizio

sintesi e allungamento

della catena proteica.

50 µg/ml

NISTATINA –

interferisce con la

permeabilità di

membrana.

50 µg/ml

PENICILLINA –

interferisce con la sintesi

della parete.

100 U/ml

STREPTOMICINA

– lega la subunità 30S e

causa errori di lettura.

100 µg/ml

TETRACICLINA -

inibisce l’allungamento

della catena peptidica

mediante binding a

subunità 30S del

ribosoma.

10 µg/ml

TILOSINA - inibisce

la sintesi proteica 8 µg/ml

mediante binding a

subunità 50S del

ribosoma.

TERRENI DI COLTURA

Sono state descritte numerose formulazioni di terreni per la coltivazione

in vitro di cellule di eucarioti. Solo alcuni di questi terreni sono in realtà

utilizzati in larga scala e si possono acquistare come terreni liquidi già

sterilizzati oppure come miscele di componenti in polvere, da sciogliere

e sterilizzare il laboratorio. Nella maggior parte dei casi i terreni

richiedono l’aggiunta di un quantitativo di siero di origine animale o

umana, come fonte di fattori di crescita non facilmente sostituibili

tramite terreni sintetici. Alcuni terreni di recente introduzione non

richiedono l’aggiunta di siero per la presenza nella formulazione di

fattori di crescita purificati.

Requisiti fondamentali del terreno di coltura

Deve fornire tutti i composti necessari alle cellule (sostanze

elementari per la costruzione delle macromolecole, substrati per il

metabolismo energetico, vitamine, ecc.);

Deve contenere un sistema tampone per mantenere il pH entro

limiti fisiologici (7.2-7.4);

Non deve contenere fattori tossici per le cellule.

GRUPPI DI SOSTANZE PRESENTI IN UN TERRENO A SECONDA DELLA

LORO FUNZIONE

1. SALI INORGANICI – Contribuiscono a mantenere il potenziale di

membrana e l’osmolarità del terreno.

a. La pressione osmotica ottimale varia nelle diverse linee

cellulari, ma risulta in genere compresa tra valori di 260-

320 mOsm/kg.

b. La pressione osmotica necessaria viene ottenuta con

un’adeguata concentrazione di una soluzione salina

bilanciata.

c. I sali di sodio, magnesio, potassio, e calcio sono

fondamentali per l’equilibrio osmotico, il calcio inoltre

influisce in modo determinante sulla capacità delle cellule di

aderire al substrato.

d. Il bicarbonato di sodio viene aggiunto al terreno come

fattore necessario a molte reazioni biosintetiche, inoltre in

molte formulazioni esso agisce come costituente del sistema

tampone bicarbonato/acido carbonico.

NaHCO3 + H2O

Na+ + HCO3- + H2O

Na+ + H2CO3 + OH-

Na+ + OH-+ H2O +CO2

Da ciò si deduce che la CO2 viene rilasciata nell’atmosfera

esterna al terreno di coltura con conseguente aumento dell’alcalinità

(OH-). L’aumento degli ioni idrossile è proporzionale alla quantità di

bicarbonato aggiunto alla soluzione. Per controllare questa reazione

si fornisce artificialmente CO2 all’atmosfera dell’incubatore (5%) in

modo da impedire al gas di formarsi ed impedire l’aumento degli ioni

idrossile. Un controllo più fine del pH viene attuato anche grazie

all’aggiunta di soluzioni tampone quali HANKS o HEPES.

2. ZUCCHERI – Il glucosio viene aggiunto come fonte di atomi di

carbonio per il metabolismo cellulare.

3. AMINOACIDI – Per le cellule in coltura a lungo termine vengono

considerati essenziali 13 aminoacidi. Spesso i terreni contengono

tutti i 20 aminoacidi per evitare un dispendio di energia

metabolica alle cellule.

4. VITAMINE – Costituiscono cofattori necessari al funzionamento di

molte vie enzimatiche.

5. ACQUA – Per la preparazione in laboratorio dei terreni acquistati

in polvere deve essere priva di pirogeni e tridistillata.

6. SIERI – Il più usato è quello di bovino. In alcuni casi, come ad

esempio la coltura a lungo termine di linfociti umani, si deve

utilizzare siero umano da donatori. I sieri vengono aggiunti in

percentuali variabili tra il 5 e il 20%.

7. MINERALI – Ferro, rame, zinco e selenio sono in genere già

presenti nel siero o come contaminanti nei terreni e sono

necessari come costituenti di enzimi.

8. SUPPLEMENTI ORGANICI – Nucleosidi, piruvati, lipidi si rendono

necessari quando viene ridotta la concentrazione di siero.

9. ORMONI – Si aggiungono nei mezzi privi di siero (es. insulina)

10. FATTORI DI CRESCITA – Sono in genere provvisti dal siero,

ma non sempre in concentrazione sufficiente. Contribuiscono

segnali specifici necessari per la proliferazione cellulare delle linee

continue.

Tutti i terreni pronti all’uso (dopo addizione di antibiotici, soluzioni

tampone, siero ed eventuali additivi) devono essere filtrati sterilmente

tramite filtri con pori di dimensioni pari o inferiori a 0.45 µm (qualora

uno dei componenti non sia sterile).

REALIZZAZIONE DI COLTURE CELLULARI

Scelta del terreno

1. Linee cellulari ottenute da banche pubbliche – il tipo di terreno, gli

eventuali additivi e la natura e quantità di siero vengono

specificati al momento dell’acquisto.

2. Linee cellulari umane prodotte in laboratorio da prelievi tumorali –

in genere è necessario utilizzare terreni come RPMI 1640

addizionati con alte concentrazioni di siero bovino (15-20%).

3. Linee cellulari di altre specie (comunemente murine) – in caso di

cellule a crescita aderente si utilizza MEM o DMEM addizionati con

10% di siero. Nel caso di linee in sospensione (es. leucemie o

ibridomi) si utilizza RPMI 1640 addizionato con HI-FBS.

4. Colture a tempo determinato di cellule normali (es. linfociti

umani) – RPMI 1640 addizionato con siero umano al 10-20%. Il

siero umano deve essere un pool da diversi donatori.

MANTENIMENTO DI UNA COLTURA CELLULARE

Cambiamento del mezzo o terreno di crescita

Una coltura cellulare, sia essa primaria o una linea cellulare, necessita

di periodiche sostituzioni del mezzo di crescita (terreno di crescita). La

frequenza dei cambi di terreno dipende dalle caratteristiche di crescita e

di attività metabolica delle cellule.

Parametri fondamentali per decidere i cambi di terreno

Il pH del terreno – Ogni tipo cellulare in crescita determina, per

effetto della propria attività metabolica, un abbassamento del pH

rilevabile come tendenza del terreno a cambiare colore (da rosso-

arancio a giallo) per effetto della presenza di un indicatore di pH

(in genere il rosso fenolo) che viene normalmente aggiunto al

terreno.

La concentrazione cellulare – Occorre distinguere tra colture in

sospensione e in monostrato. Nel primo caso, la maggior parte

delle colture primarie o linee cellulari in fase di crescita

logaritmica non possono crescere a concentrazioni superiori a

1*106 cells/ml. Nel secondo caso, la crescita cellulare viene

ostacolata dopo il raggiungimento della confluenza.

Arresto della crescita per cellule normali o deterioramento per

cellule trasformate.

Presenza di granuli in prossimità del nucleo o di vacuoli nel

citoplasma.

SUBCOLTURA (O PASSAGGIO) DI CELLULE IN MONOSTRATO

La prima subcoltura rappresenta per la coltura un’importante fase di

transizione; il primo passaggio viene effettuato quando la coltura

primaria sia cresciuta in modo tale da occupare tutto il substrato

disponibile, quando cioè viene a costituire un “monostrato confluente”.

Poiché l’adesività cellulare dipende da glicoproteine e da calcio e

magnesio, si preferisce eseguire enzimaticamente il distacco del

substrato mediante breve incubazione con tripsina o con sostanze

chelanti come l’EDTA.

TRIPSINIZZAZIONE

Materiale necessario

Medium appropriato per la coltura cellulare considerata. Questo

dovrebbe contenere tutti i fattori (siero, glutamina, ecc.)

necessari alle cellule prese in esame.

Flasks con colture cellulari sane e prossime alla confluenza

Calcium- and Magnesium-Free Phosphate-Buffered Saline CMF-

PBS (10mL). Questa soluzione salina viene utilizzata per

mantenere il pH e il bilancio osmotico corretti, mentre le cellule

vengono lavate per rimuovere gli inibitori delle proteasi, presenti

nel siero.

Soluzione 0.05% Tripsina/EDTA (0.05%). La tripsina viene

normalmente utilizzata in concentrazioni comprese fra 0.05% e

0.25%. Le concentrazioni di lavoro sono generalmente

determinate utilizzando la più bassa concentrazione di tripsina che

sia in grado di staccare le cellule dal substrato e di formare una

sospensione cellulare in un lasso di tempo relativamente breve (5-

10 minuti). Le soluzioni di tripsina sono spesso integrate con altri

enzimi (collagenasi) o con agenti chelanti (EDTA) per migliorare la

sua attività.

Tubi da centrifuga da 15-50 ml

Emocitometro

Centrifuga

Microscopio a contrasto di fase

Pipette

Procedura

1. Aspirare (sterilmente) il medium dal fondo della flask (o

piastra di Petri).

2. Lavare il monostrato 2-3 volte con il PBS, al fine di rimuove

tutte le tracce di siero (e spt gli inibitori delle proteasi). Il

volume dei lavaggi è in relazione alle dimensioni dove è

presente il monostrato (es. flask da 75 cm2 = 10 ml).

3. Aggiungere la soluzione di Tripsina/EDTA (disponibile

commercialmente come soluzione salina bilanciata

contenente EDTA a 0.02% e tripsina a 0.05%) al fondo della

flask. Girare delicatamente il contenitore, affinché la

soluzione tocchi il monostrato. Incubare per 5 minuti in

incubatore a 37 °C con 5% CO2. Dopo alcuni minuti,

controllare il monostrato al microscopio per poter rilevare il

distaccamento. Generalmente, più bassa è la

concentrazione di tripsina nelle soluzioni utilizzate e meno

tempo le cellule ne stanno a contatto, meglio è. Una volta

che le cellule assumono l’aspetto rotondeggiante o il

monostrato si stacca dal substrato (di solito si può

osservare un’area opaca che con dei colpetti gentili al

contenitore si riduce progressivamente a favore di una

sospensione cellulare).

4. Recuperare tutte le cellule mediante fasi di pipettamento e

di lavaggio del fondo del contenitore e raccogliere il tutto in

tubi da centrifuga (15 o 50 ml).

5. Aggiungere 5 ml di terreno completo di siero per inattivare

l’attività della tripsina.

6. Centrifugare le cellule per 5-10 minuti a 700-1500 rpm

(freno 9).

7. Rimuovere il medium surnatante il pellet cellulare.

8. Aggiungere 10 ml di terreno di coltura e risospendere le

cellule (fasi di pipettaggio). Mettere in ghiaccio.

9. Recuperare un’aliquota per il conteggio con l’emocitometro.

SUBCOLTURA (O PASSAGGIO) DI CELLULE IN SOSPENSIONE

1. Mescolare la coltura.

2. Prelevare un’aliquota della coltura, lavare con eccesso di

terreno fresco e contare.

3. Risospendere in terreno fresco e seminare la sospensione in

nuovi contenitori per la coltura cellulare alla concentrazione

dipendente da

• Velocità di crescita del tipo cellulare.

• Intervallo di tempo previsto prima dell’utilizzo.

• Concentrazione minima dipendente dal tipo

cellulare necessaria per la propagazione della

linea.

COLTURE IN MEZZO SEMISOLIDO

Alcune colture cellulari possono essere realizzate in mezzo semisolido,

nel quale il normale terreno di coltura viene addizionato con piccole

quantità di agar o di metilcellulosa in modo da realizzare una forma di

“gelatina” di consistenza tale da consentire la crescita localizzata delle

cellule senza che si abbia rimescolamento come nei terreni liquidi.

Tali mezzi semisolidi sono in genere utilizzati per

Clonaggio di linee tumorali

Crescita, differenziamento e analisi morfologica di colonie

midollari da progenitori emopoietici.

La crescita in terreno semisolido consente di individuare ed

eventualmente isolare piccole colonie o veri cloni cellulari sulla base

della morfologia in modo altrimenti impossibile con i mezzi di coltura

liquidi.

Realizzazione di coltura cellulare in terreno semisolido

1. Preparare la soluzione madre di agar al 5% in soluzione salina

bilanciata mediante ebollizione.

2. Trasferire una quantità di soluzione madre di agar alla

temperatura di fusione (42°C) nel terreno di coltura in modo da

realizzare una concentrazione finale di agar pari a 0.7%.

3. Preparare una sospensione cellulare a temperatura di 37°C e

unire tale sospensione in rapporto 1:1 con la soluzione di agar allo

0.7% (concentrazione finale agar = 0.35%).

4. Aliquotare la sospensione di agar/terreno/cellule in piastre di Petri

e consolidare il terreno mediante incubazione a 4°C.

5. Incubare a 37°C.

EMOCITOMETRO

Conteggio cellulare

L’emocitometro è un camera di vetro incisa su di un vetrino, con parti

sollevate che sorreggono un vetrino coprioggetto di quarzo esattamente

0.1 mm sopra la camera. La camera di conteggio (o camera di Burker)

è incisa su di una superficie totale di 9 mm2 (Figura 1).

Figura 1. Dimensioni di un emocitometro.

La camera dell’emocitometro è divisa, da linee bianche triple in 9 aree

quadrate; ogni quadrato (dei 16 presenti) risulta delimitato da 3 righe

parallele ravvicinate ed ha una superficie di 1 mm2.

La valutazione della concentrazione è basata sul volume che sottostà il

vetrino coprioggetto.

Considerando che la camera, quando viene sovrapposto il vetrino

coprioggetto, è di 0.1 mm, il volume complessivo di un quadrato sarà

uguale a:

1*0.1 =0.1 mm3 = 10-4 ml (1 cm3 = 1 ml)

1. Fissare il vetrino coprioggetto sulla camera (controllarne sempre

l’aderenza, devono comparire i caratteristici “anelli di Newton”)

2. Caricare la sospensione cellulare toccando il margine del vetrino

coprioggetto con una pipetta Pasteur o con il puntale di una

micropipetta (l’emocitometro viene riempito attraverso processi di

capillarità): espellere molto lentamente in modo tale che la

sospensione cellulare vada a riempire progressivamente tutti gli

spazi.

3. Contare almeno 3 quadrati, se si osservano cellule sui bordi

conteggiare due lati su quattro

4. Il cerchio indica l’area approssimativa coperta all’ingrandimento

microscopico 100X (10X oculare e 10X obiettivo).

Figura 2.

Partendo dalla prima camera contare le cellule nel quadrato centrale da

1mm e nei 4 quadrati da 1 mm agli angoli (Figura 2).

Contare le cellule in alto e a sinistra che toccano la linea centrale del

perimetro di ciascun quadrato. Non contare le cellule che toccano la

linea centrale in basso e a destra (Figura 3)

Figura 3.

5. il numero delle cellule per ml è dato da

[n° cells contate * diluizione (eventuale)/ n° quadrati contati]

* 10-4

5. il numero delle cellule totali

cells/ml*volume originale campione

Di seguito, vengono riportati 2 metodi semplici per il conteggio cellulare

basati sul area di superficie dell’emocitometro. Si possono utilizzare

anche altri schemi di conteggio. La scelta dei metodi dipende dalla

concentrazione cellulare presente, l’accuratezza della procedura è in

relazione al numero di cellule contate. Quando la concentrazione è

bassa, si dovrebbero contare più griglie.

Figure 4. Procedure di conteggio secondo il metodo A (parte sinistra) e B (parte destra).

Metodo A

Contare il numero di cellule in 4 quadrati esterni (vedi parte sinistra

Figura 4)

La concentrazione cellulare viene calcolata come segue:

Cells/ml = Totale cellule contate in 4 quadrati x 2500 x fattore di

diluizione

Es. Se uno ha contato 450 cellule dopo la diluizione di una

aliquota di sospensione cellulare 1:10,

la concentrazione cellulare originale = 450 x 2500 x 10 =

11,250,000/ml

Metodo B

Stimare la concentrazione cellulare attraverso il conteggio di 5 quadrati

nel quadrato centrale più grande (vedi parte destra Figura 4)

La concentrazione cellulare viene calcolata come segue

Cells/ml = Totale cellule contate in 5 quadrati x 50,000 x fattore di

diluizione

Es. Se uno ha contato 45 cellule dopo la diluizione di una

aliquota di sospensione cellulare 1:10,

la concentrazione cellulare originale = 45 x 50,000 x 10 =

22,500,000/ml.

La colorazione delle cellule spesso facilita la visualizzazione e il

conteggio delle cellule stesse.

Miscelare le cellule con un eguale volume di Trypan Blue [0.4% (w/v)

Tyrypan Blue in PBS] [es. 20 μl di sospensione cellulare con 20 μl di

sospensione di Trypan Blue (0.4%)] e lasciare riposare per 5-15 minuti

al fine di determinare la conta delle cellule vive/morte (le cellule morte

sono blue).

Uccidere le cellule con formalina al 10% e poi colorarle con Trypan Blue

o altra colorazione per migliorare la visualizzazione di tutte le cellule.

TEST DI VITALITA’ CELLULARE

Materiale necessario

• Sospensione cellulare

• Pipette sterili

• Soluzione stock 0.2% (w/v) di Trypan Blue

• Emocitometro e microscopio ottico

Procedura

1. Agitare gentilmente la sospensione cellulare per distribuire

uniformemente le cellule. Prelevare asetticamente un piccolo

quantitativo di cellule (0.1 ml) dalla sospensione. Porre il

campione in un contenitore falcon (non è necessario che sia

sterile).

2. Diluire 4 parti di stock Trypan Blue con una parte di salina 5X.

3. Aggiungere 0.1 ml di colorante diluito al campione, posto nella

falcon. Mixare gentilmente.

4. Allestire l’emocitometro e il relativo vetrino coprioggetto. Porre

una goccia di colorante/sospensione cellulare a contatto con

l’emocitometro (ricordarsi di utilizzare entrambi i lati per il

conteggio) e aspettare 1 minuto.

5. Osservare le cellule al microscopio a basso ingrandimento.

Contare il numero totale di cellule e il numero di cellule colorate.

6. Calcolare la concentrazione delle cellule vitali per ml di coltura

cellulare.

Note

Il Trypan Blue è un colorante che viene mantenuto attivamente fuori

dalle cellule vitali, ma che rapidamente entra e colora le cellule morte.

Perciò, le cellule che risultano colorate in blu, sono morte. La differenza

fra il numero totale di cellule e il numero di cellule morte sarebbe il

numero di cellule vitali in una certa aliquota della coltura cellulare. Il

sistema Trypan Blue sovrastima significativamente il numero di cellule

vitali, ma è sufficiente agli scopi di laboratorio. Approssimativamente il

30% delle cellule misurate come vitali con il Trypan Blue non è in grado

di continuare a crescere oltre un periodo di 24 ore.

VITALITA’ CELLULARE (%) = TOTALE CELLULE VIVE (NON COLORATE)

TOTALE CELLULE (COLORATE+NON COLORATE)

[CELLS/ml] = n cells contate * fattore di diluizione * 104

N quadrati contati

Es.

Volume iniziale = 5ml

50µl di campione e 100µl di soluzione di Trypan blue = DILUIZIONE 1:3

Conta media per quadrato di 16 quadratini = 65 cells

Cells/ml = 65 *3 *104 = 1.95 * 106 / ml

Cellule totali = 1.95 * 106 * 5 = 9.75 * 106

CRIOCONSERVAZIONE E STOCCAGGIO DELLE LINEE CELLULARI

Lo scopo principale della crio-conservazione delle colture cellulari è

quello di garantire quantitativi sufficienti di cellule stoccate, al fine di

evitare di mantenere le stesse linee cellulari in coltura tutto il tempo.

Questo è estremamente prezioso, quando si tratta di cellule con una

vita limitata nel tempo. Gli altri principali vantaggi di questo

procedimento sono:

riduzione dei rischi di contaminazione microbica;

riduzione di rischi di cross contaminazione con le altre linee

cellulari;

riduzione dei rischi di drift genetici e cambiamenti morfologici;

il lavoro può essere condotto utilizzando cellule ad un passaggio

costante;

riduzione dei costi (di materiale consumabile e di personale).

Sono stati messi a punto diversi protocolli per garantire validi processi

di crioconservazione e di ripresa di un’ampia varietà di linee cellulari, di

diversi tipi cellulari. La base per la riuscita di un processo di

crioconservazione è quello di un lento congelamento e di un rapido

scongelamento. Sebbene le richieste possano differire in relazione alle

diverse tipologie cellulari, in generale le cellule dovrebbero essere

raffreddate a 1 – 3°C al minuto e rapidamente scongelate mediante

una incubazione in una bagnetto termostatato a 37°C per 3-5 minuti.

Se questo e altri punti elencati successivamente vengono rispettati, il

processo di crioconservazione va a buon fine.

Le colture dovrebbero essere sane con un tasso di vitalità

cellulare superiore al 90% e non presentare segni di

contaminazione microbica.

Le colture dovrebbero essere in fase di crescita logaritmica

(questi può essere ottenuto utilizzando colture pre-confluenti;

es. colture che sono sotto la loro densità cellulare massima ed al

cambio del terreno di coltura 24 ore prima del congelamento).

Dovrebbe essere impiegato un alto rapporto siero/proteine

(>20%), in molti casi il siero viene usato al 90%.

L’uso di un crioprotettore come il dimetil sulfossido (DMSO) o del

glicerolo aiuta a proteggere le cellule dalla rottura per la

formazione dei cristalli di ghiaccio. Il crioprotettore più

comunemente utilizzato è il DMSO ad una concentrazione finale

pari al 10%. Questo non risulta appropriato per linee cellulari

come le HL60, dove il DMSO è utilizzato per indurre la

differenziazione. In tali casi una alternativa come il glicerolo

dovrebbe essere considerata.

LE TEMPERATURE DI STOCCAGGIO ULTRA-BASSE DELLE LINEE

CELLULARI

Mantenendo costante la discesa delle temperature per il congelamento,

le linee cellulari possono essere crioconservate in questo stato per

periodi di tempo indefiniti, garantendo una temperatura inferiore a

135°C. Queste temperature ultra-basse possono solamente essere

raggiunte da freezer elettrici particolari o, molto più frequentemente,

attraverso l’immersione in azoto liquido o nei suoi vapori. Tutti i sistemi

presentano sia vantaggi che svantaggi come descritto nella tabella

sottostante.

Tabella . Confronto fra i diversi sistemi per lo stoccaggio delle

line cellulari.

Metodi Vantaggi Svantaggi

Freezer

(-135ºC)

• Facile mantenimento

• Temperature costanti

• Bassi costi di gestione

• Necessita dell’azoto liquido

per back-up

• Meccanicamente complesso

• Temperature di stoccaggio

alte se confrontate con l’azoto

liquido

Azoto liquido

• Temperature costante

(-196ºC)

• Semplicità e affidabilità

meccanica

• Necessita di costanti

rabbocchi di azoto liquido

• Alti costi di gestione

• Rischi di cross

contaminazione via azoto

liquido

Vapori di azoto

• Nessun rischio di cross

contaminazione

dall’azoto liquido

• Acquisizione di basse

temperature

• Semplicità e sicurezza

• Necessita regolare fornitura

di azoto liquido

• Alti costi di gestione

• Fluttuazione delle

temperature fra - 135ºC e -

190ºC

Lo stoccaggio in azoto liquido permette di raggiungere le temperature

più basse per la conservazione, mantenerle richiede grossi quantitativi

di azoto liquido e contenitori ermetici. Infatti, sono documentati casi di

cross contaminazione di virus patogeni via azoto liquido. Per questo

motivo le temperature ultra-basse possono essere mantenute con i

vapori di questo composto.

Per la conservazione con i vapori di azoto liquido, le vials vengono

posizionate sopra una riserva poco profonda di azoto liquido, le cui

dimensioni devono essere controllate e mantenute costantemente.

All’interno delle fase gassosa esiste un gradiente verticale per le

temperature, le cui estremità dipendono dai livelli della fase liquida,

dalla struttura del contenitore e dalla frequenza con cui si apre. Le

variazioni della temperatura negli strati superiori della fase gassosa

possono essere drastiche se non viene eseguito un controllo costante.

I contenitori per la conservazione ad azoto liquido dovrebbero avere

degli allarmi per la segnalazione dei bassi livelli di azoto. Questo risulta

particolarmente importante quando si tratta di conservazione con

vapori. Il contenitore per la conservazione con l’azoto liquido non

dovrebbe scendere mai sotto la metà del possibile quantitativo di

liquido, prima di essere rabboccato. Questo garantirebbe che almeno

una spedizione potrebbe andare a vuoto senza conseguenze

catastrofiche sulle cellule conservate.

Controllo del materiale stoccato

Tutti i sistemi per lo stoccaggio delle cellule a basse temperature

dovrebbero avere un sistema di classificazione, strutturato in modo tale

da permettere l’organizzazione dei materiali contenuti per garantire

rapidità e sicurezza nelle sistemazione e nel recupero. Questo dovrebbe

essere supportato da un accurato registro ed controllo includente

Ciascuna vials dovrebbe essere etichettata singolarmente,

mostrando il tipo cellulare, il numero di lotto o passaggio e

la data di congelamento, sigla operatore (es. BME-UV1, P

52; 10/07/2005; EF);

La localizzazione di ciascuna vial dovrebbe essere registrata

su di un registro (cartaceo ed elettronico) (meglio tenere

sempre un doppio registro per evitare le perdite).

Considerazioni per la sicurezza

E’ importante che il personale venga istruito sull’uso dei bidoni per lo

stoccaggio con azoto liquido e sull’equipaggiamento da indossare e da

utilizzare per se stessi (es. guanti e occhiali di protezione) e per le

cellule (es. vials a tenuta e ricarica dei bidoni). Come descritto in tutte

le procedure di laboratorio, l’equipaggiamento personale dovrebbe

essere indossato tutte le volte che si deve maneggiare l’azoto liquido,

incluso visori facciali di protezione, guanti termicamente isolati, oltre al

camice di laboratorio. Una corretta educazione e l’uso di un

equipaggiamento di protezione minimizzano i possibili rischi di ustioni

da congelamento e altri incidenti minori.

Rischi di asfissia

La considerazione più importante concernente la sicurezza è il

potenziale rischio di asfissia dovuto ad elevati livelli di azoto, che

possono portare ad una deplezione dell’ossigeno. Questo risulta

particolarmente critico, poichè la mancanza di ossigeno può portare

molto rapidamente a perdita di coscienza, senza preavviso. Di

conseguenza, i contenitori con l’azoto liquido dovrebbero essere allocati

in aree ben ventilate, al fine di ridurre al minimo questo rischio.

Misure preventive

• Sensori per la determinazione del quantitativo di ossigeno settati

su 18% (v/v);

• Educazione del personale. Questo dovrebbe essere istruito in

modo da evacuare l’area immediatamente al suono dell’allarme e

farvi ritorno solo quando il livello di ossigeno sarà pressoché

normale (~ 20% v/v);

• Due persone devo essere presenti quando si maneggia l’azoto

liquido;

• E’ proibito utilizzare l’azoto liquido al di fuori delle ore di lavoro;

• Sistemi di ventilazione (dovrebbero essere presenti o altrimenti

installati).

BUONE PRATICHE PER LA CONSERVAZIONE DELLE COLTURE

CELLULARI (CREAZIONE DI UNA BANCA)

Non è una pratica corretta mantenere una linea cellulare per un periodo

di tempo prolungato per le seguenti ragioni:

rischi di contaminazione microbica;

perdita delle caratteristiche di interesse (es. Antigene di

superficie o espressione di un anticorpo monoclonale);

genetic drift, in particolare in cellule riconosciute avere un

cariotipo instabile (es. CHO, BHK 21);

perdita di linee cellulari per esaurimento del tempo vitale;

rischi di cross contaminazioni con altre cellule;

aumento dei costi per materiale e staff.

Tutti questi potenziali fattori di rischio possono essere ridotti al minimo

attraverso l’implementazione del sistema di stoccaggio delle cellule.

Questo tipo di sistema è conosciuto come Master Cell Banking System o

sistema stratificato.

Al primo arrivo in laboratorio una nuova coltura cellulare dovrebbe

essere trattata come potenziale fonte di contaminazione per batteri,

funghi e micoplasmi e dovrebbe essere maneggia come in condizioni di

quarantena, fino a prova negativa. Di seguito all’iniziale proliferazione,

3-5 ampolle dovrebbero essere congelate e stoccate come stock di

base, prima che la Master Bank sia preparata. Una di queste vials

dovrebbe essere poi scongelata e fatta moltiplicare al fine di produrre

almeno una Master Bank di 10-20 ampolle, in relazione alla tipologia di

lavoro che si vuole intraprendere.

2-3 ampolle di questa banca dovrebbero essere destinate al controllo

qualità comprendente la conferma che la conta cellulare e la vitalità del

lotto siano accettabili e che il lotto sia privo di batteri/funghi e

micoplasmi. Ulteriori tests (come quelli di screening virale e di

autenticità) possono essere richiesti. Una volta che questi tests siano

stati completati con successo, una vials dalla Master Bank dovrebbe

essere scongelata e mantenuta in coltura al fine di dar vita alla Working

Bank. Le dimensioni di questa banca dipenderanno dal livello previsto

della domanda (ovvero dal carico di lavoro). I tests per il controllo di

qualità (conta cellulare e vitalità, in assenza di contaminanti microbici)

sono di nuovo richiesti prima dell’utilizzo delle colture cellulari per le

sperimentazioni di routine o per la produzione. E’ importante che a

questo stadio ci sia la conferma che la Master sia geneticamente

identica alla Working Bank, mediante le tecniche per la determinazione

del profilo del DNA.

Implementare questo sistema significa e assicura che

• il materiale a disposizione è sufficiente e di qualità eccellente;

• gli esperimenti vengono eseguiti utilizzando colture allo stesso

numero di passaggio;

• le cellule sono in coltura solo quando necessario;

• le caratteristiche originali delle linee cellulari sono mantenute.

Il numero di vials preparato per la banca di stoccaggio e per quella di

lavoro dipende dalla domanda prevista per il loro uso. Il numero di

ampolle campionate per il controllo di qualità dipende dalle dimensione

della banca. Idealmente il 5-10% dello stoccato dovrebbe essere

testato prima dell’uso. Le vials appartenenti alla banca di lavoro

dovrebbero essere messe in coltura sequenzialmente per non oltre un

determinato numero di passaggi per il raddoppio. Questo numero

dovrebbe essere minimo, nel caso in cui le linee cellulari hanno una vita

finita o comunque limitata (es. linee diploidi). La banca di lavoro

dovrebbe essere rifornita con una vials della Master Bank. Questo

dovrebbe essere fatto in tempo sufficiente a consentire che il controllo

qualità venga effettuato. Una nuova Master Bank dovrebbe essere

preparata prima che il numero dello stock originale scenda sotto le 5

vials. Il pannello dei tests per il controllo della qualità dipende dall’uso

che si intende fare delle cellule.

CONGELAMENTO

L’azoto liquido viene utilizzato per preservare le colture tissutali, sia in

fase liquida (-196°C) che in fase gassosa (-156°C). Il congelamento può

essere letale per le cellule in relazione agli effetti dannosi causati dai

cristalli di ghiaccio, dalle alterazione nelle concentrazioni degli elettroliti,

dalla disidratazione e dai cambiamenti di pH. Per minimizzare questi

effetti, si possono prendere diverse precauzioni. Primo, utilizzare un

agente crioprotettivo in grado di abbassare il punto di congelamento,

come il glicerolo o il DMSO. Il medium di congelamento, che usualmente

viene utilizzato è costituito da 80-90% siero, 10% DMSO. Inoltre, è

meglio usare cellule in salute che stanno crescendo durante la fase

logaritmica e sostituire il medium 24 ore prima del congelamento.

Anche le cellule sono portate lentamente dalla temperatura ambiente a

-80°C, al fine di permettere all’acqua di uscire dalle cellule prima del

congelamento. Il tasso ottimale di raffreddamento è 1-3°C per minuto.

Alcuni laboratori hanno la possibilità di utilizzare camere di

congelamento per regolare questo processo al tasso ottimale attraverso

una periodica immissione di azoto liquido. Noi utilizziamo uno strumento

chiamato Mr. Frosty.

Il Mr. Frosty è un contenitore riempito con 200 ml di isopropanolo a

temperatura ambiente e le vials di congelamento contenenti le cellule

sono posizionate in un rack posto all’interno del contenitore stesso.

Questo posto in un freezer -80°C. Il ruolo dell’isopropanolo è quello di

consentire alle vials di raggiungere la temperatura di congelamento

lentamente, circa 1°C al minuto. Una volta che il contenitore ha

raggiunto -80°C (in 4 ore o più, overnight), le vials devono essere

rimosse dal Mr. Frosty e immediatamente poste nel bidone dell’azoto

liquido. Le cellule sono stoccate alle temperature dell’azoto liquido,

perché lo sviluppo dei cristalli di ghiaccio è ritardata al di sotto dei -

130°C. Per massimizzare il recupero delle cellule dopo lo

scongelamento, le cellule devono essere riscaldate molto rapidamente,

posizionando le vials direttamente dall’azoto liquido nel bagnetto

riscaldato (leggermente agitato) a 37°C. Non appena l’ultimo cristallo di

ghiaccio si è sciolto, le cellule devo essere diluite nel medium di coltura

pre-riscaldato.

Materiale necessario

NON STERILE

Cappa a flusso laminare

Pipette e pipettatrice automatica

Mister Frosty

Microscopio ottico a contrasto di fase

Contenitore con del ghiaccio

Emocitometro

STERILE

Medium appropriato per le cellule che devono essere congelate

Flasks con colture cellulari sane e prossime alla confluenza

Pipette e puntali

Tubi per la centrifuga

PBS (senza calcio e magnesio) – a differenza HBSS e EBSS, il

PBS è stato approntato proprio per mantenere un pH fisiologico in

un sistema aperto. Il calcio e il magnesio non sono stati inclusi

nella soluzione, perché questi cationi giocano un ruolo

fondamentale nei rapporti di adesione cellula-cellula.

Tripsina o agenti di disgregazione diluiti in PBS privo di calcio e

magnesio. La concentrazione della tripsina dovrebbe essere

ottimizzata affinché possa rimuovere le cellule il più velocemente

possibile, provocando il minimo stress o danno possibile.

Criovials da 2 ml.

Medium per il congelamento - questo è dato dal medium di

coltura delle cellule completo contenente il 10% di DMSO (sterile).

Se non fosse a disposizione del DMSO sterile, si può rendere tale

attraverso la filtrazione del composto con filtri dotati di membrane

di nylon 0.2 µm (es Corning Catalog # 431224) in contenitori di

polipropilene o acciaio inossidabile (5 ml).

Trypan Blue per il test di vitalità cellulare.

Procedura

Prima di eseguire il congelamento, le cellule dovrebbero essere coltivate

e presentarsi alla sub-confluenza, ciò in uno stato di crescita attiva per

assicurare il massimo livello di salute e di buona raccolta. Idealmente ,

il medium dovrebbe essere cambiato il giorno precedente. Usando il

microscopio a contrasto di fase, bisogna controllare l’aspetto generale

della coltura, e controllare se ci sono segni di una eventuale

contaminazione microbica. E’ molto importante esaminare la coltura

cellulare direttamente nella flask, per evidenziare l’eventuale presenza

di piccole colonie fungine che possono flottare a livello dell’interfaccia

medium-aria, tuttavia invisibili con il microscopio. Sarebbe meglio che le

colture vengano mantenute con un medium privo di antibiotici per

almeno una settimana prima del congelamento, per aiutare a svelare le

possibili contaminazioni.

Le cellule andrebbero trattate gentilmente durante la raccolta, poiché è

molto difficile per le cellule danneggiate durante questa fase riuscire a

sopravvivere agli stress, che vengono applicati durante i processi di

congelamento e scongelamento. In generale, bisognerebbe essere in

grado di ottenere delle flasks da 75 cm2 un quantitativo di cellule pari a

1.5*107 prossime alla confluenza (attenzione dipende sempre dal tipo

cellulare e dal grado di confluenza). Questo dovrebbe essere sufficiente

per poter allestire diverse vials contenenti 2*106 cellule.

1. Utilizzando una pipetta sterile rimuovere e buttare tutto il

vecchio medium di coltura.

2. Per una flask da 75 cm2, ricoprire il monostrato cellulare con 5

ml di PBS (senza calcio e magnesio), agitare gentilmente per

allontanare tutte le tracce del siero fetale, quindi allontanare il

prodotto del lavaggio.

3. Aggiungere 4-5 ml di tripsina alla flask e mettere le cellule in

incubatore a 37°C per almeno un minuto(un prelavaggio con

l’enzima riduce i tempi di esposizione; prelevare circa 3 ml

della soluzione di tripsina e lasciare che le cellule si stacchino).

4. Controllare lo stato della coltura cellulare: le cellule si devono

staccare e devono avere un aspetto rotondeggiante. Dare dei

colpetti alla flask in modo da ottenere il distaccamento

completo delle cellule dalla superficie di plastica. Aggiungere

quindi 5 ml di medium di coltura alla sospensione cellulare e

utilizzando la stessa pipetta, sciacquare vigorosamente le

cellule rimaste ancora adese alla flask.

5. Raccogliere la sospensione cellulare in una falcon da 15 ml e

metterla in ghiaccio. Prendere una aliquota per la conta

cellulare e poi centrifugare a 1000 g per 5 minuti al fine di

ottenere un pellet di cellule. Mentre le cellule sono in centrifuga

è bene eseguire una conta vitale (con il Trypan blu) e calcolare

il numero di cellule/ml e quindi il numero totale.

6. Allontanare il surnatante ottenuto dopo la centrifugazione e

risospendere il pellet cellulare in un quantitativo sufficiente di

medium di congelamento contenente il 10% di DMSO per

ottenere una concentrazione finale di cellule pari a 1-2*106

cellule/ml. Sebbene non sia direttamente tossico, il DMSO è un

potente solvente ed è in grado di penetrare attraverso la pelle

intatta (lasciando un sapore di pesce o di aglio in bocca). Tutte

le precauzioni di dovere devono essere messe in atto quando si

usa questo composto.

7. Contrassegnare le vials con il numero o la sigla della linea

cellulare, il passaggio e la data di congelamento. Quindi

aggiungere 1.5-1.8 ml della sospensione cellulare con DMSO

per ciascuna vials e sigillare.

8. Posizionare le vials in un contenitore (Mr. Frosty) e mettere il

tutto in un congelatore -80°C. Dopo 24 ore trasferire il

materiale in azoto liquido per lo stoccaggio definitivo.

9. Registrare tutte le informazioni inerenti le cellule su adeguato

supporto: tipo di coltura, nome linea, passaggio, data di

congelamento, medium di congelamento e metodo utilizzato,

numero di cellule per vials, numero di vials prodotte e

congelate inizialmente e numero rimante, loro localizzazione e

risultati dei tests eseguiti (sterilità, micoplasmi, specie,

cariotipo).

SCONGELAMENTO

1. Utilizzando un appropriato equipaggiamento di sicurezza (guanti –

occhiali), prendere la vial dalla sede di stoccaggio (bidone azoto

liquido), facendo attenzione che sia proprio quella che si vuole

prendere (CTR etichetta)!!!

2. Posizionare la vial nel bagnetto agitato preventivamente riscaldato

a 37°C, controllando che il contenuto si scongeli rapidamente (60-

90 secondi). Questo passaggio è estremamente importante per

poter ottenere il massimo recupero di tutte le cellule congelate.

Infatti il rapido scongelamento riduce o previene i danni legati alla

formazione di cristalli di ghiaccio all’interno delle cellule durante la

reidratazione.

3. Poiché alcuni agenti crioprotettivi possono danneggiare le cellule

in seguito ad una prolungata esposizione, rimuovere al più presto

questi composti. Diversi sono gli approcci in relazione al

crioprotettore utilizzato e alle caratteristiche delle cellule:

a. La maggior parte delle cellule viene raccolta in una

contenitore con 10 ml terreno di coltura riscaldato (37°C) e

viene eseguita una centrifugazione (1200 rpm per 5 min). Il

pellet di cellule recuperato dopo l’allontanamento del

surnatante viene risospeso (10 ml di terreno) e seminato in

piastre o flask.

b. Alcune linee cellulari possono essere direttamente seminate,

dopo lo scongelamento, in piastre o flasks utilizzando il

terreno di coltura appropriato. Si attuerà un cambio di

medium entro 6-8 ore dallo scongelamento, quando le

cellule saranno adese al substrato di crescita.

c. Altre ancora più resistenti possono aspettare il giorno

successivo (si verifica sempre e comunque una diluizione

del crioprotettore nel terreno di coltura).

MTT ASSAY

L’MTT test misura l’attività metabolica delle cellule vitali, è utile per la

valutazione della proliferazione cellulare, la vitalità cellulare e la

citotossicità. Questo è un saggio che non prevede l’uso di molecole

radioattive, è necessario utilizzare un microplate reader.

Il principio base su cui si regge questo saggio è la riduzione dei sali di

tetrazolio da parte della succinato deidrogenasi mitocondriale delle

cellule vitali a sali di formazano. Questi sono sali insolubili in acqua e

possono essere solubilizzati impiegando DMSO.

L’assorbanza letta è direttamente correlate al numero di cellule vitali.

INCORPORAZIONE DI TIMIDINA TRIZIATA

Durante la proliferazione cellulare il DNA deve essere replicato prima

che la cellula si divida in due cellule figlie. Questa stretta associazione

fra sintesi del DNA e duplicazione cellulare fa si che la misurazione della

sintesi del DNA sia molto interessante per la valutazione della

proliferazione cellulare.

Se i precursori del DNA marcati fossero aggiunti alla coltura cellulare, le

cellule che stanno per duplicarsi andrebbero ad incorporare i nucleotidi

marcati nel loro DNA.

Tradizionalmente questi saggi prevedono

l’impiego di nucleosidi radiomarcati come la timidina triziata ([3H]-

TdR). Il quantitativo di timidina triziata incorporata nel DNA delle cellule

viene ad essere misurata con la radioattività in soluzione attraverso

l’aggiunta del liquido di scintillazione (LSC).

Il liquido di scintillazione o liquido scintillatore è un solvente organico

contenente molecole di fluor, che quando viene colpito da un elettrone

o da un fotone emette un fotone. Un fotorilevatore converte il segnale

luminoso in segnale elettrico. In questo modo si ottiene un dato

espresso in [cpm] (colpi per minuti), ma dato che una parte delle

disintegrazioni non viene rilevata è una sottostima delle disintegrazioni

per minuto. Approssimativamente cpm= 30% dpm (Andrea Telatin,

htpp//www.neofox.it/bioblog).

COSA FARE E COSA NON FARE

COSA FARE

1. Uso da parte del personale di tutto l’equipaggiamento protettivo

(camice, guanti, occhiali di protezione) durante il lavoro. Inoltre

guanti isolati termicamente, visore facciale e grembiule

antispruzzo dovrebbero essere indossati quando si maneggia

l’azoto liquido.

2. Le superfici di lavoro dovrebbero essere pulite e prive di

ingombri.

3. Marcare correttamente i reagenti, le falsks e le ampolle con il

nome del contenuto e la data di preparazione.

4. Manipolare una linea cellulare per volta (se possibile). Questo

consente di ridurre al minimo i fenomeni di cross contaminazione

o di scambio di identificativo. Inoltre in questo modo si riduce la

diffusione di batteri e micoplasmi attraverso la produzione di

aerosols fra le diverse bottiglie di terreni e flasks aperte sotto

cappa.

5. Pulire le superfici di lavoro con i prodotti disinfettanti appropriati

(es. etanolo al 70%) negli intervalli fra le diverse operazioni e

aspettare un minimo di 15 minuti quando si cambia linea cellulare

di lavoro.

6. Dove possibile mantenere separate le bottiglie dei terreni per

ciascuna linea cellulare in coltivazione.

7. Esaminare le colture cellulari e i terreni giornalmente per

mettere in evidenza le possibili contaminazioni da batteri o

funghi. Questo include i terreni acquistati.

8. Controllare i certificati di qualità di tutti i reagenti e terreni prima

dell’uso.

9. Ridurre al minimo i contenitori di cartone e di altro genere in tutte

le aree dove si lavora con le colture cellulari.

COSA NON FARE

1. Non utilizzare in modo spropositato gli antibiotici, perché questo

comporterebbe inevitabilmente la selezione di ceppi resistenti

compromettendo la validità della linea cellulare utilizzata.

2. Non consentire ad un accumulo dei rifiuti nei locali dove sono

presenti l’incubatore e la cappa biologica.

3. In laboratorio di colture cellulari non devono essere presenti

troppe persone (soprattutto contemporaneamente).

4. Non maneggiare senza precauzioni cellule la cui fonte non sia

stabilita e prima di tutti i test di controllo (utilizzare la

quarantena).

5. Evitare di mantenere in continuazione cellule in coltura (meglio

congelare).

6. Evitare le che cellule siano alla piena confluenza. Sempre meglio

eseguire una subcoltura quando queste hanno raggiunto il 70-

80% della confluenza o dal dato suggerito da chi ha fornito il

materiale cellulare.

7. Non utilizzare materiale scaduto. L’emivita è di sole 6 settimane a

+4°C, una volta addizionati glutamina e siero.

8. Evitare di utilizzare bagni termostatati privi di soluzioni per il

controllo della carica batterica.

9. Non utilizzare strumenti privi di controllo e di taratura. Le cappe

biologiche come tutti gli altri strumenti devono essere sottoposti

a periodici controlli di sicurezza e taratura.

Riferimenti

Sigma-Aldrich and ECACC would like to thank Dr. Alison Stacey,

Cambridge, UK and Labcaire, Clevedon, UK for their help in compiling

this laboratory handbook.

Corning Incorporated

Life Sciences

http://catalog.corning.com/Lifesciences/greater_europe/en/techInfoInd

ex.asp?catalog_name=TechDocs&category_name=Technical_Informati

on(root)&region=ge&language=en&Page=1

web site at www.sivb.org/edu_terminology.asp