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Corso di Pianificazione TerritorialeArch. Daniele Ronsivalle
Facoltà di Architettura di Palermo - Facoltà di Ingegneria di PalermoConsorzio Universitario della Provincia di AgrigentoMaster in Sistemi Informativi Territoriali
a.a. 2004_05
03_Le questioni della pianificazioneLe questioni della pianificazione
Quali origini ha la pianificazione territoriale?
uno
1. Quali origini ha la pianificazione territoriale?L’innovazione tecnica: fare nuove città con nuove tecniche
Le nuove tecniche
fanno nuove le
città: i mezzi di
trasporto pubblico, le canalizzazio
ni sotterranee
, l’illuminazio
ne sono nuovi temi
capaci di dare nuova forma alla
città.
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L’innovazione tecnica: fare nuove città con nuove tecniche
Londra: i sistemi di trasporto pubblico
cambiano il volto alla
città ottocentesc
a.
1. Quali origini ha la pianificazione territoriale?
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La cultura estetica moderna: il nuovo senso del bello Disegnare
parti di città: la
composizione delle
architetture e degli spazi è
occasione per disegnare la nuova città.
L’architettura degli stili prima e il
rifiuto degli stessi dopo
contribuisce alla
formazione della
componente estetico-
compositiva della
pianificazione urbana.
1. Quali origini ha la pianificazione territoriale?
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Le scienze economiche e sociali: la nuova società della città industiraleRidisegnare
la società: rifondare la società è il punto di partenza per la riconfigurazione della città e del territorio. Nel XIX secolo l’unico obiettivo della risoluzione dei crescenti conflitti sociali viene declinato attraverso la costruzione di nuove forme di organizzazione sociale dello spazio.
1. Quali origini ha la pianificazione territoriale?
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Le radici storiche della pianificazione territoriale
1. Quali origini ha la pianificazione territoriale?
La pianificazione territoriale è una scienza eclettica.
Varie componenti nutrono la scienza e contribuiscono alla sua crescita già nel corso del XIX secolo:
•Componente tecnica: la pianificazione territoriale è fondata sulla innovazione tecnica che nel XIX secolo investe le scienze e le tecniche del costruire.
•Componente estetica: la codifica degli stili e la crescita della cultura estetica moderna contribuisce al rinnovamento della città. Non solo begli edifici, ma anche un nuovo senso del bello nella composizione della città.
•Componente sociale: la pianificazione territoriale agisce modificando l’organizzazione della società, nutrendosi di principi di altre scienze sociali.
Qual è il ruolo del pianificatore territoriale?
due
2. Qual è il ruolo del pianificatore territoriale?Mediare Stato e mercato: nuovi quadri programmatici Leggere le
tendenze di trasformazion
e e definire quadri
programmatici nel
superamento della risoluzione
dei conflitti tra Stato e
mercato: una delle ottiche su
cui si basa il Progetto ‘80. Nel piano sono
definiti:•MS (modello
storico)•MA (modello
attuale)•MT (modello
tendenziale)•MP (modello
programmatico)
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2. Qual è il ruolo del pianificatore territoriale?Il ruolo e gli impegni della pianificazione territorialeLa pianificazione territoriale è la terza via tra Stato e mercato.
La pianificazione territoriale ricompone la conflittualità tra lo statalismo accentratore (modello delle economie pianificate) e la rigidezza delle regole del mercato.
La pianificazione altera il corso tendenziale degli eventi proponendosi di agire con tempestività e legittimità lavorando nell’interesse pubblico e proponendo un corso programmatico degli eventi.
Il pianificatore ha un’etica deontologica?
tre
La disciplina urbanistica delle
varianti generali al PRG
di Napoli (1995): la
crescita della città viene ricondotta attraverso azioni
di riconfigurazione
delle azioni di trasformazione e
tutela ad una condizione di
attenzione etica alla comunità e al territorio. Il lavoro
è tecnico-professionale, ma
adopera un atteggiamento di
attenzione ai temi dei valori
territoriali
3. Il pianificatore ha un’etica deontologica?Ricondurre il processo di piano a principi di “etica”
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3. Il pianificatore ha un’etica deontologica?I valori della pianificazione territoriale
La pianificazione territoriale impone condizioni di “fedeltà” al committente, ma anche al territorio e alle comunità.
L’interesse collettivo che guida l’azione del pianificatore è la chiave della deontologia professionale e dell’etica del pianificatore.
Il pianificatore si propone come soggetto terzo tra committente e comunità: trova le soluzioni, ma soprattutto individua meglio i problemi, trovandone di nuovi.
Il pianificatore, quindi, può essere:
•tecnico ed esperto per il committente,
•intellettuale, professionista riflessivo pronto a tradire il committente.
La pianificazione modifica obiettivi politici già fissati?
quattro
4. La pianificazione modifica obiettivi politici già fissati?
Nuovi obiettivi per lo sviluppo urbanoUrban Palermo:
come nel carattere del
programma, gli interventi
modificano e dettagliano
obiettivi generali prefissati nel PPE.
Il programma definisce
interventi in cui i soggetti coinvolti sono sia pubblici
che privati.
Il piano proposto, inoltre, non ha
carattere regolativo, ma costruisce una
serie di proposte, buone pratiche e
procedure utili alla ridefinizione dell’approccio al
piano.
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4. La pianificazione modifica obiettivi politici già fissati?
L’efficacia della pianificazione territoriale
Per essere efficace la pianificazione territoriale deve essere articolata il più possibile in ruoli nuovi: il pianificatore deve superare la tradizionale separazione tra pubblico e privato verso un rapporto basato su:•collaborazione tra i soggetti istituzionali e gli attori,•sussidiarietà dell’attribuzione dei poteri tra i soggetti.
Il pianificatore deve essere promotore di uno sviluppo non solo regolativo, ma anche propositivo, verso la costruzione di nuovi obiettivi che modificano quelli già fissati.
La pianificazione attende di completare la conoscenza?
cinque
5. La pianificazione attende di completare la conoscenza?
Nuovi strumenti per la conoscenza incrementale e interattiva Il sistema
informativo territoriale
del Piano di Coordinamento Provinciale di Bologna: la conoscenza si
struttura in modo utile al
suo aggiornamento
e alla sua finalizzazione
all’interno della norma di piano.
Il SIT è on-line e consente la
diffusione delle informazioni
sui valori territoriali.
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5. La pianificazione attende di completare la conoscenza?
Lo stile della pianificazione territoriale
La pianificazione è un processo incrementale ed adattivo, poiché:•non si può attendere di completare la conoscenza per agire (comprensivo vs incrementale).•non si può costruire l’interesse pubblico se si dà voce solo ai soggetti più forti, eliminando le richieste deboli (impositivo vs partecipativo).
Esiste un unico interesse pubblico da perseguire?
s e i
6. Esiste un unico interesse pubblico da perseguire?
La composizione degli interessi: i programmi complessi Il programma
di riqualificazion
e della Darsena a Ravenna: i programmi complessi
innovano le procedure di
composizione dell’interesse
pubblico. La localizzazione
di servizi, attrezzature,
residenze pubbliche e
private interessa
contribuisce alla
composizione di vari interessi
pubblici e privati.
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6. Esiste un unico interesse pubblico da perseguire?
La questione del pubblico interesse
La questione dell’interesse pubblico si articola su tre posizioni principali:•Il pubblico interesse esiste e si individua attraverso l’approccio incrementale del pianificatore;•Il pubblico interesse non è unico e quello più evidente è solo l’interesse di pochi potenti;•Esiste una molteplicità di interessi pubblici, derivanti dall’eterogeneità del concetto di “pubblico”, che esprime molteplici voci ed interessi.
Esiste, quindi, un set minimo insindacabile di elementi che consente al pianificatore di “credere” nel pubblico interesse: eguaglianza delle opportunità, spazi pubblici, senso della comunità, responsabilità sociale.
Quale conoscenza per il piano?
s e t t e
7. Quale conoscenza per il piano?
La conoscenza nel piano
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Il Quadro Conoscitivo Strutturale
del Piano Provinciale di Palermo:
la conoscenza viene
strutturata in modo da
consentire la formulazione di valutazioni
strutturali e di quadri
propositivi fondati sulle
identità locali.
7. Quale conoscenza per il piano?
La questione della conoscenza
La conoscenza per il piano è”apprezzativa”:conosce lo stato attuale del territorio e individua le tendenze della trasformazione in atto adoperando:•conoscenze scientificamente formulate e quantitativamente definite;•conoscenze non scientifiche e qualitativamente rilevanti.
Come organizzare le azioni per il piano?
otto
8. Come organizzare le azioni per il piano?
Non solo un piano di assetto idrogeologico: il piano della Tennessee Valley Authority Il piano della
Tennessee Valley
Authority: il piano per
l’assetto della valle del fiume Tennessee del
1933 estende il quadro delle
azioni per cui è stato
inizialmente definito (acque
ed energia elettrica) e si
propone come grande
strumento per la gestione di
un vasto territorio e
delle sue risorse
naturali.
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8. Come organizzare le azioni per il piano?
La questione dell’azione
La strutturazione dell’azione si fonda sulla strutturazione ed organizzazione della conoscenza in ragione dei soggetti che agiranno nel campo della trasformazione.
Il pianificatore costruisce le azioni tradendo la committenza “ufficiale” e producendo un allargamento degli attori e delle azioni.
La conoscenza si struttura in azione perché nella conoscenza strutturata si possono leggere “committenti ombra”, soggetti inizialmente non individuati: la città e il territorio come soggetti inascoltati.
Quali stili per il piano?
nove
9. Quali stili per il piano?
La questione del contesto organizzativo: contesti sociali e partecipazione Partecipazione
alla trasformazione del quartiere
Adriano a Milano: il contesto
viene vagliato attraverso la
partecipazione dei cittadini di
Crescenzago alla definizione delle politiche
di riqualificazione
di un contestourbano
sfrangiato: l’approccio al
piano da parte dei progettisti
dipenderà dalle riflessioni degli
abitanti.
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9. Quali stili per il piano?
La questione del contesto organizzativo
Non è possibile pensare il piano avulso dal suo conteso organizzativo.L’individuazione degli attori, la strutturazione della conoscenza e la conseguente strutturazione delle azioni di piano impongono la necessità di indagare il contesto in cui il pianificatore dovrà operare.