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Dominik Perler
Cosa sono gli oggetti intenzionali?
Una controversia fra i discepoli diretti di Scoto
Presentazione di Roberto Pasi e Luca Morri
Object-theory Content-theory
Early Brentano Late Brentano
Giacomo di Ascoli Guglielmo di Alnwick
Problema dell’intenzionalità
I fenomeni mentali come pensare, ricordare, sperare, desiderare, ecc. , sono rivolti a un qualche oggetto.
Perché? Com’è possibile?
Necessità di elaborare teorie della mente che spieghino questa evenienza
Franz Brentano (1838-1917)
1874. Psicologia da un punto di vista empirico
Object-theory
Ogni fenomeno mentale include un oggetto ed è connesso anzitutto a questo oggetto interno che non può essere identificato o ridotto ad un oggetto extramentale.
Vantaggi della teoria
Tutti i fenomeni mentali si riferiscono ad un’unica classe di entità
Spiega come un fenomeno mentale possa essere rivolto a qualcosa anche qualora non esista un oggetto extramentale simile
Esempio della chimera
Problemi della teoria Qual è lo statuto ontologico dei c.d. oggetti intenzionali
all’interno della mente? In che modo è fondato il rapporto fra atti mentali e oggetti
intenzionali? Qual è il rapporto oggetti intenzionali e oggetti
extramentali? In particolare quest’ultimo problema sembra negare la
possibilità di un accesso epistemico diretto al mondo extramentale
Brentano puntualizza A partire dalla prefazione dell’edizione del 1911 di
Psicologia da un punto di vista empirico, Brentano nega che gli oggetti intenzionali possano godere di uno statuto ontologico particolare
In un caso normale, i fenomeni mentali sono rivolti verso oggetti reali nel mondo extramentale
Il linguaggio presenta i fenomeni mentali come fenomeni relazionali Es. Platone pensa ad un cavallo
Se non si vuole cadere in trappola, ed essere costretti a pensare all’esistenza separata di oggetti intenzionali, Brentano suggerisce di disambiguare le proposizioni descriventi atti mentali, esprimendole in forma avverbiale
• Es. Platone pensa cavallinamente
Shift of attention In questo modo l’attenzione si sposta dagli oggetti
intenzionali al contenuto degli atti o stati mentali
Perler individua un analogo percorso intellettuale nelle opere di due discepoli diretti di Duns Scoto, Giacomo di Ascoli e Guglielmo di Alnwick
Object-theory Content-theory
Early Brentano Late Brentano
Giacomo di Ascoli Guglielmo di Alnwick
Giovanni Duns Scoto (1266-1308) La sua posizione in merito al problema dell’intenzionalità
emerse nel merito di un dibattito con Enrico di Gand (1217 ca – 1293), attorno al problema dell’onniscienza divina
Cosa conosce Dio delle creature prima di averle create? Secondo Enrico1, solo le essenze. La materia è qualcosa che
ha ancora da venire.
1. Enrico di Gand, Summa quaestionum ordinariarum, art. 21, q. 4.
• Secondo Scoto1, se così fosse, Dio si limiterebbe a dare materia, attualità, a ciò che esiste potenzialmente. Ma Dio è onnipotente ed è perciò in grado di creare e distruggere anche le essenze.
• Perciò anche le essenze sono create da Dio.• Dunque, come può conoscere un essenza che ancora non ha
creato?• La soluzione di Scoto fu di introdurre l’esse objectivum come
oggetto della conoscenza divina antecedentemente la creazione
1. Duns Scoto, Ordinatio I
Analogia conoscenza umana/conoscenza divina. Così come vale per Dio, anche per l’uomo il primo oggetto della conoscenza non è né l’essenza, né la materia, ma l’esse objectivum
Ma qual è lo statuto ontologico di questo particolare tipo di ente?
Non essendo dotato di esistenza materiale, ed avendo un qualche tipo di esistenza intelligibile lo si potrebbe identificare con la species intelligibilis
Esse objectivum = Species intelligibilis?
Genealogia della specie
La facoltà sensibile riceve un impressione, un immagine sensibile della cosa percepita
Mediante l’astrazione si produce una specie intelligibile
Questa permane poi nell’intelletto e può essere richiamata alla coscienza
La specie non ha un’esistenza materiale, poiché esiste esclusivamente nell’intelletto
Non è nemmeno un’essenza, per via dell’origine sensibile
Sembra che l’equazione esse objectivum=species intelligibilis ne esca verificata
Ma…
1) La species, ontologicamente parlando, non è altro che un accidente dell’intelletto (ognuno può essersi creato una specie diversa), mentre l’esse objectivum ha un carattere universale
2) La species ha la funzione strumentale di astrarre dalla materia sensibile. Sono ciò per mezzo di cui si è in grado di conoscere una cosa, non ciò che è conosciuto; mentre l’esse objectivum è il primo oggetto della conoscenza
Tripartizione degli enti
1) Enti dotati di esistenza materiale (che servono come punto di avvio del processo conoscitivo)
2) Species intelligibilis
3) Esse objectivum
Vantaggi della teoria
Tutti i fenomeni mentali si riferiscono ad un’unica classe di entità
Spiega come un fenomeno mentale possa essere rivolto a qualcosa anche qualora non esista un oggetto extramentale simile
Esempio della chimera
Problemi Qual è lo statuto ontologico di questi enti intenzionali?
Si potrebbe rispondere in due modi:
Oggetti dotati di un esistenza dipendente dall’intelletto individuale. Come li si distinguerebbe dalle specie? Se si trovano esclusivamente nell’intelletto individuale , come potranno pretendere una validità universale?
Oggetti dotati di un’esistenza sopra- individuale, cui i vari intelletti si riferiscono.Necessità di postulare uno speciale regno di esistenza
Scoto sembra propendere talvolta per l’una, talvolta per l’altra posizione, non giungendo mai ad una presa di posizione netta
Giacomo di Ascoli
Fu fra i primissimi prosecutori dell’opera di Scoto all’Università di Parigi
Giunse, sulla scia di Scoto, alla conclusione che il primo oggetto della conoscenza non possa essere né un ente dotato di esistenza materiale, né una mera essenza
Tre tipi di essere
1) Esse reale: il tipo di essere posseduto da tutte le cose nel mondo extramentale
2) Esse rationis: il tipo di essere posseduto da tutte le cose immaginarie, prive di esistenza reale
3) Esse objectivum
Esse objectivum
Gli oggetti intenzionali esistono sempre in un’altra cosa che ha esistenza reale Perciò non costituiscono un regno di entità a sé stanti, ma Sono piuttosto representational objects Esistono nell’intelletto nella misura in cui vi esistono le
rappresentazioni di cose extramentali La loro esistenza è strettamente dipendente dall’esistenza di
una cosa realmente esistente
Rapporto con la species intelligibilis La specie è il supporto reale per mezzo di cui gli oggetti
intenzionali sono rappresentati
Distinzione ontologica fra la strumento rappresentativo (specie) e la rappresentazione stessa (ogg. int.)
Esempio della fotografia, dove vi sono componenti reali che rappresentano qualcos’altro
Producendo la specie, l’intelletto produce anche l’oggetto intenzionale
Tensione
Giacomo tenta di connettere l’esse objectivum con il suo supporto materiale
Ma nello stesso tempo…
Stabilisce una distinzione reale fra i due
Come rileva Perler, questo crea una tensione nella sua teoria
Guglielmo di Alnwick
Si rifiuta di considerare l’esse objectivum come costituente una classe di entità a sé stanti Se l’oggetto intenzionale è prodotto dall’intelletto sulla base
di input provenienti da oggetti reali; Se l’intelletto è dotato di esistenza reale; Se è vero che causa ed effetto devono appartenere allo
stesso ordine ontologico;Tutto ciò che l’intelletto può produrre è un oggetto dotato di esistenza reale
Quest’oggetto non è altro che la specie intelligibile
L’oggetto intenzionale è il contenuto della specie, ciò che dalla specie è “denominato” Esempio della statua di Cesare. La specie/oggetto
intenzionale di Cesare (costruita attraverso l’esperienza) è ciò che ci permette di riconoscere la figura di Cesare nella statua
Sul piano ontologico, l’oggetto intenzionale cessa di essere un modo d’essere a sé stante e viene considerato come un aspetto interno della specie
L’oggetto intenzionale è distinto ma non separato dalla specie
Object-theory:
Oggetti intenzionali speciale classe di enti; diversi sia da oggetti materiali che da veicoli mentali quali la specie
Intenzionalità intesa come relazione di atti a oggetti
Content-theory
Non vi è distinzione reale fra oggetto intenzionale e specie;
Intenzionalità intesa come contenuto degli atti mentali
Early Brentano Late Brentano
Giacomo di Ascoli Guglielmo di Alnwick
Problema comune
Entrambe le teorie stabiliscono un rapporto indiretto fra la conoscenza e la cosa conosciuta, un rapporto mediato dalla rappresentazione Sfida scettica: se non abbiamo accesso diretto al mondo
extramentale, come possiamo essere certi che l’oggetto rappresentato coincida con l’oggetto reale?
Ipotesi del genio maligno
Perler ipotizza che Giacomo e Guglielmo risponderebbero spiegando che il contatto con la realtà è garantito dalla catena causale la quale, a partire dall’oggetto extramentale conduce alla specie
La specie non si forma ex nihilo!
Ma, secondo Perler, questa risposta non risolve il problema sollevato dallo scettico
Infatti istituisce comunque un rapporto indiretto fra la conoscenza e il mondo extramentale
Perler ipotizza che i due autori non cerchino di risolvere definitivamente questo problema in virtù dell’assunzione metafisica, comune al loro tempo, di una identità di forma tra l’oggetto nella mente e l’oggetto fuori dalla mente