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Disegno di legge n. 1429-B, recante “Disposizioni per il
superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero
dei parlamentari, il contenimento dei costi delle istituzioni, la
soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della
Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda lettura,
dal Senato e in prima lettura dalla Camera dei deputati”
SECONDA LETTURA CAMERA _ Trattazione in Aula
1
Discussione in Assemblea
Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016
Discussione sulle linee generali del disegno di legge costituzionale: C. 2613-B
Numero seduta e data
Fase procedimento e dibattito Interventi
Seduta n. 526 del 20
novembre 2015
(Discussione, pag. 1)
Discussione sulle linee generali A.C. 2613-B
pag. 2
Interventi
Repliche dei relatori e del Governo A.C.
2613-B pag. 47
Interventi
Annunzio di questioni pregiudiziali A.C.
2613-B pag. 48
Seduta n. 528 del 24
novembre 2015 (Seguito
della discussione, pag. 2)
Esame di questioni pregiudiziali A.C. 2613-
B pag. 2
Interventi
Ripresa esame di questioni pregiudiziali
A.C. 2613-B pag. 16- Esame articoli A.C.
2613-B pag. 17- Esame articolo 1 A.C.
2613-B pag. 17
Interventi
Ripresa esame articolo 1 A.C. 2613-B pag.
44
Interventi
Seduta n. 529 del 25
novembre 2015 (Seguito
della discussione, pag. 1)
Ripresa esame articolo 1 A.C. 2613-B pag. 2 Interventi
Ripresa esame articolo 1 A.C. 2613-B pag. 29
Interventi
Seduta n. 530 del 26
novembre 2015 (Seguito
della discussione, pag. 116)
Esame articolo 2 A.C. 2613-B pag. 116
Seduta n. 533 del 1°
dicembre 2015 (Seguito
della discussione, pag. 21)
Ripresa esame articolo 2 A.C. 2613-B pag.
22
Interventi
Ripresa esame articolo 2 A.C. 2613-B pag.
34
Interventi
Ripresa esame articolo 2 A.C. 2613-B pag. 3 Interventi
Ripresa esame articolo 2 A.C. 2613-B pag.
68
Interventi
Esame articolo 30 A.C. 2613-B pag. 81 Interventi
Esame articolo 37 A.C. 2613-B pag. 92 Interventi
Seduta n. 535 del 3
dicembre 2015 (Seguito
della discussione, pag. 1)
Ripresa esame articolo 37 A.C. 2613-B pag.
2
Interventi
Esame articolo 38 A.C. 2613-B pag. 23 Interventi
2
Esame articolo 39 A.C. 2613-B pag. 24 Interventi
Esame ordini del giorno A.C. 2613-B pag.
41
Interventi
Seduta n. 544 del 11
gennaio 2016 (Seguito della
discussione ed
approvazione, pag. 41)
Dichiarazioni di voto finale A.C. 2613-B
pag. 42
Interventi
Ripresa dichiarazioni di voto finale A.C.
2613-B pag. 62
Interventi
Votazione finale ed approvazione A.C. 2613-B
pag. 73- Testo integrale della dichiarazione di
voto finale del deputato Mauro Pili A.C. 2613-
B pag. 91
Interventi
1
XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 526 di venerdì 20 novembre 2015
Disegno di legge costituzionale: S. 1429-B: Disposizioni per il superamento del
bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il
contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del
CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione,
dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato)
(Discussione sulle linee generali – A.C. 2613-B)
PRESIDENTE. ........................................................................................................................... 2
EMANUELE FIANO, Relatore di maggioranza ...................................................................... 2
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. ....................................................................... 5
STEFANO QUARANTA, ......................................................................................................... 7
CRISTIAN INVERNIZZI, ....................................................................................................... 10
MICHELE NICOLETTI. ......................................................................................................... 12
SIMONE BALDELLI. ............................................................................................................. 15
SIMONE BALDELLI. ............................................................................................................. 19
MASSIMO PARISI. ................................................................................................................ 20
MASSIMO PARISI. ................................................................................................................ 20
MASSIMO PARISI. ................................................................................................................ 21
ALFREDO D'ATTORRE. ....................................................................................................... 22
TERESA PICCIONE. .............................................................................................................. 28
BARBARA POLLASTRINI.................................................................................................... 33
ELENA CENTEMERO. .......................................................................................................... 34
ELENA CENTEMERO. .......................................................................................................... 37
IGNAZIO ABRIGNANI.......................................................................................................... 38
FLORIAN KRONBICHLER. .................................................................................................. 39
STEFANO FASSINA. ............................................................................................................. 41
ROCCO BUTTIGLIONE. ....................................................................................................... 43
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. ............................................................. 48
PRESIDENTE. ......................................................................................................................... 49
2
Discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429-B – Disposizioni per il
superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei
parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la
soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione
(Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima
deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione,
dal Senato) (A.C. 2613-B) (ore 9,40).
PRESIDENTE.
L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge costituzionale, già
approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione, dalla
Camera e nuovamente modificato, in prima 2613-B: Disposizioni per il superamento
del deliberazione, dal Senato, n. bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei
parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la
soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione sulle linee
generali è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi
calendario).
(Discussione sulle linee generali – A.C. 2613-B)
PRESIDENTE.
Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali. Avverto che i presidenti dei gruppi
parlamentari di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà, MoVimento 5 Stelle e
Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a
parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento. Ha facoltà di intervenire
il relatore per la maggioranza, deputato Fiano.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza.
La ringrazio. Presidente, signori colleghi, rappresentanti del Governo, il prossimo anno
ricorre il settantesimo anniversario dell'Assemblea costituente e il testo che la Camera
si appresta ad esaminare in vista della prima deliberazione di cui all'articolo 138 della
Costituzione, che sarà chiusa con la prima doppia conforme, è quello approvato dal
Senato il 13 ottobre scorso, giacché l'esame in sede referente svolto dalla nostra
Commissione affari costituzionali della Camera dei deputati ha confermato senza
modifiche il testo trasmesso dal Senato. A diciotto mesi dall'inizio dell'esame
parlamentare, cominciato il 15 aprile dell'anno scorso, ci troviamo, dunque, in
prossimità di un passaggio politico-parlamentare decisivo, di grande rilievo,
nell'ambito del percorso di riforme di questa legislatura parlamentare, della legislatura
in corso e della storia delle istituzioni repubblicane del nostro Paese. Nel procedimento
di riforma costituzionale che è in itinere siamo ad un passo, dunque, da questa nostra
lettura, denominata doppia conforme. Siamo, quindi, al passaggio decisivo, al giro di
boa della definizione del testo che sarà sottoposto al giudizio del corpo elettorale per il
tramite del referendum confermativo. Questo passaggio parlamentare sotto il profilo
politico è di importanza decisiva complessivamente per questa legislatura, il cui rilievo
nella storia parlamentare, il rilievo di questa legislatura, è come tutti noi sappiamo
legato a doppio filo a quello delle riforme costituzionali. Il 22 aprile 2013, a due mesi
dalle elezioni politiche, l'allora neo eletto Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano qualificò come imperdonabile la mancata riforma della legge elettorale e le
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limitate previsioni della seconda parte della Costituzione che avevano segnato la
chiusura della XVI legislatura. Al monito del Presidente Napolitano seguì l'istituzione
della Commissione per le riforme costituzionali, la cui relazione conclusiva ha
costituito la base per la predisposizione del disegno di legge che ha aperto questo
processo riformatore, prospettato, peraltro, nelle sue linee essenziali, dal Presidente del
Consiglio Matteo Renzi nel corso delle dichiarazioni programmatiche pronunciate di
fronte alle Camere il 24 e 25 febbraio dell'anno scorso, prima del voto di fiducia al
Governo. Siamo, dunque, alle soglie di una modifica della Costituzione che interviene
seguendo due linee direttrici che si radicano nella nostra storia, non solo recente. La
prima attiene all'organizzazione del Parlamento e all'assetto della forma di Governo:
l'individuazione, l'analisi e il superamento dei limiti del bicameralismo perfetto e delle
inefficienze del parlamentarismo connesse alla posizione del Governo in Parlamento
hanno attraversato come un filo rosso il dibattito sulle riforme costituzionali che si è
svolto in Italia a partire dalla Commissione Bozzi del 1983, fino alla Commissione De
Mita-Iotti del 1992 e alla Commissione bicamerale D'Alema del 1997. La seconda, più
recente, prende le mosse dalla riforma del Titolo V della parte II della Costituzione del
2001 e interviene sulla disciplina della divisione territoriale del potere con l'obiettivo
di semplificare e perfezionare il dettato costituzionale alla luce dell'esperienza
applicativa degli ultimi quattordici anni che è stata caratterizzata, come tutti noi
sappiamo, da un forte contenzioso costituzionale. Quali sono, dunque, colleghi,
Presidente, Ministro Boschi, rappresentanti del Governo, i cardini di questa riforma
costituzionale ? Essa interviene in primo luogo sull'organizzazione del Parlamento,
superando il bicameralismo perfetto introdotto dalla Costituzione del 1948. Il Senato
diviene un'Assemblea rappresentativa delle istituzioni territoriali. I senatori sono eletti
dai consigli regionali tra i consiglieri regionali e i sindaci delle regioni sulla base delle
indicazioni espresse dai cittadini. Il Senato non sarà più legato al Governo dal rapporto
fiduciario, ma sarà il luogo del raccordo tra i livelli di governo e la sede di
coordinamento tra il legislatore statale e i legislatori regionali in funzione di
prevenzione dei possibili conflitti nell'esercizio delle rispettive competenze. Il Senato
svolgerà, dunque, un ruolo omologo a quello a cui sono chiamate le seconde Camere
negli ordinamenti regionali o federali in cui il potere è oggetto di una ripartizione
verticale sul territorio. La sola Camera dei deputati, eletta direttamente dal corpo
elettorale, sarà chiamata a rappresentare la nazione e a partecipare alla determinazione
dell'indirizzo politico accordando e revocando la fiducia al Governo. La ridefinizione
del ruolo costituzionale delle due Camere produce effetti a cascata sulle funzioni che
esse sono chiamate ad esercitare, sull'assetto del procedimento legislativo, sull'elezione
del Presidente della Repubblica e dei giudici della Corte costituzionale. In secondo
luogo, il ruolo del Governo in Parlamento è oggetto di riforma, in connessione al
procedimento legislativo e alla decretazione d'urgenza. La priorità delle iniziative
legislative dell'Esecutivo è riconosciuta attraverso l'introduzione dei disegni di legge
prioritari e del voto a data certa. Al contempo, però, è contrastato l'abuso della
decretazione d'urgenza attraverso il recepimento costituzionale dei limiti oggi previsti
dalla legge ordinaria e dalla giurisprudenza della Corte nel ricorso all'articolo 77 della
Costituzione. Infine, per quanto concerne il Titolo V della parte II della Costituzione è
modificato, sempre nell'ottica della semplificazione e della riduzione del contenzioso
costituzionale, il riparto delle funzioni legislative e regolamentari ed è introdotta la
cosiddetta clausola di supremazia, in linea con l'orientamento che ha già portato
all'approvazione della legge 7 aprile 2014, 56, che ha eliminato ogni riferimento alle
province nel testo costituzionale. n. Infine, è modificato l'istituto del regionalismo
differenziato. Nell'ambito di questo quadro di modifica, passo in rassegna alcune delle
disposizioni modificate dal Senato. Il nuovo articolo 55, quinto comma, afferma che il
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Senato rappresenta le istituzioni territoriali e svolge le seguenti funzioni: il raccordo tra
lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica; il concorso all'esercizio della
funzione legislativa nei casi e secondo le modalità stabilite dalla Costituzione; il
concorso all'esercizio di funzioni di raccordo tra lo Stato, gli altri enti costitutivi della
Repubblica e l'Unione europea; la partecipazione a decisioni dirette alla formazione e
all'attuazione degli atti normativi delle politiche dell'Unione; la valutazione delle
politiche pubbliche e delle attività delle pubbliche amministrazioni; la verifica
dell'impatto delle politiche dell'Unione europea sui territori; il concorso all'espressione
dei pareri sulle nomine di competenza del Governo; il concorso alla verifica
dell'attuazione delle leggi dello Stato. Per ciò che attiene all'elezione del Senato, è stata
introdotta, com’è noto, nel nuovo articolo 57, quinto comma, la previsione secondo la
quale i senatori saranno eletti in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i
candidati consiglieri in occasione dell'elezione dei consigli regionali e delle province
autonome. Rimane, comunque, ferma l'elezione dei senatori con metodo proporzionale
da parte dei consigli regionali e delle province autonome tra i propri componenti. Il
Senato ha modificato anche la modalità di elezione dei giudici della Corte
costituzionale da parte delle Camere, prevedendo, con una novella all'articolo 135, che
l'elezione dei cinque giudici spetti distintamente ai due rami del Parlamento,
diversamente da come si era modificato qui nella precedente lettura alla Camera, nel
numero di tre alla Camera e due al Senato, anziché al Parlamento in seduta comune. È
stata così ripristinata la previsione contenuta nel disegno di legge originario del
Governo e nel testo approvato dal Senato in prima lettura. Di conseguenza, inoltre, il
nuovo articolo 38, comma 2 del 1967, stabilendo 16, modifica l'articolo 3 della legge
costituzionale n. l'elezione dei giudici costituzionali da parte di ciascuna Camera
anziché da parte del Parlamento in seduta comune. Ma sono mantenute le modalità di
votazione a scrutinio segreto ed il quorum richiesto, pari alla maggioranza dei due terzi
dei componenti fino al terzo scrutinio ed alla maggioranza dei tre quinti dei
componenti dal quarto scrutinio. Vengo all'iter che abbiamo attraversato in
Commissione. Ne riferisco, Presidente, all'Aula e non mi dilungo su tutti gli elementi
di modifica introdotti al Senato perché sono comunque facenti parte della relazione che
è agli atti. Per quanto concerne l'esame referente, la I Commissione ha avviato l'esame
di questo provvedimento nella seduta del 21 ottobre. Nella seduta del 27, la
Commissione ha deliberato un'indagine conoscitiva che si è svolta nelle sedute del 28 e
del 29 ottobre con audizione di esperti. Nella seduta del 27 ottobre, su proposta del
gruppo del MoVimento 5 Stelle, ha deliberato di richiedere al Governo di fornire, ai
sensi del Regolamento, taluni elementi informativi riguardanti alcune delle modifiche
apportate dal Senato, ai quali l'Esecutivo, nella persona del Ministro Boschi, ha fornito
risposta consegnando alla Commissione anche una nota scritta nella seduta del 3
novembre. Concluso l'esame preliminare, sono stati presentati circa centocinquanta
emendamenti al testo, alcuni dei quali sono stati valutati come irricevibili sulla base di
quanto disposto dall'articolo 70, comma 2, del Regolamento, secondo il quale, riguardo
ai progetti di legge già approvati dalla Camera e rinviati al Senato, com’è noto la
Camera delibera soltanto sulle modificazioni apportate dal Senato e sugli emendamenti
ad esse conseguenti. Gli emendamenti giudicati ricevibili sono stati tutti respinti dalla
Commissione nella seduta dell'11 novembre. La Commissione ha acquisito i pareri
necessari delle Commissioni X, XII e XIV e della Commissione parlamentare per le
questioni regionali. Sulla base dell'iter attraversato anche in questa fase dalla
Commissione parlamentare e che ho voluto ricostruire, giungiamo, quindi, Presidente,
come dicevo all'inizio, ad un passaggio politico decisivo nell'approvazione del testo di
modifica della nostra Costituzione; passaggio che caratterizza questa legislatura, che
ha compiuto nelle Aule parlamentari tutto l'iter istituzionale previsto per la sua
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modifica, facendo tesoro delle proposte di modifica importanti che sono state avanzate
in Parlamento. E giunge a noi un testo modificato al Senato che rappresenta, secondo
la maggioranza, il testo che potrà apportare le modifiche necessarie alla nostra
Costituzione come da noi richiesto sin dall'inizio. È un passaggio decisivo per
l'avanzamento del Paese, per il suo ammodernamento, per una democrazia più
efficiente, per un funzionamento parlamentare più consono alle necessità del Paese.
Noi pensiamo di avere risolto le questioni che erano state poste; pensiamo di aver
svolto con coscienza il nostro ruolo di analisi del testo proposto, delle modifiche
avanzate; e pensiamo, quindi, che questo processo di modifica, con questa lettura, con
la doppia conforme, si avvii serenamente verso il giudizio del popolo italiano
attraverso il referendum per il bene di questa Repubblica, per il suo futuro e per i nostri
concittadini.
PRESIDENTE.
Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, il deputato Toninelli.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza.
La ringrazio Presidente, cinque minuti, non mi bastano, come relatore di minoranza,
neppure per indicare tutti i no...
PRESIDENTE. Ne ha dieci.
DANILO TONINELLI.
Relatore di minoranza. Va bene, questa era l'informazione che avevo ricevuto, quindi è
molto meglio. Non sono comunque sufficienti, Presidente, per poter indicare nel
dettaglio quali sono tutti i no che una forza politica, che in questo momento
rappresento, sin dall'inizio, ha portato avanti nei confronti di questa riforma. Io ricordo
i no, ad esempio, che le forze di maggioranza hanno indicato, hanno detto, nei nostri
confronti in tutte le letture. Parlo, in particolare, di due punti che potrebbero sembrare
non così rilevanti all'interno dalla riforma, ma che, in realtà, per i cittadini italiani lo
sono. Mi riferisco al no ai vitalizi indicato dalle forze di maggioranza e che è stato
ribadito anche in un'ultima sessione della Commissione in cui è stato chiesto dal
sottoscritto di poter avere la possibilità di derogare alla prassi di non potere intervenire
con emendamenti su materie non modificate nella lettura precedente, ovverosia di
poter inserire proprio i vitalizi all'interno di questo passaggio dalla riforma. Il
sottoscritto ha chiesto, con il consenso unanime di tutte le forze politiche, se ci fosse la
possibilità di modificare questa prassi. In realtà, è stato detto no da tutte le forze
politiche. Come no è stato detto anche in tutte le letture di modificare l'immunità
parlamentare, o meglio, di cancellare quell'immunità parlamentare che urla vendetta e
che viene assegnata a quei consiglieri regionali che ahinoi (dico noi e parlo per tutto il
popolo italiano) oggi rappresentano la categoria che è sottoposta a maggior numero di
indagini e di processi penali. Voi date, con questa riforma, a queste figure dei
consiglieri regionali la possibilità, una volta saliti sul treno che dalla città da cui
provengono li porta a Roma, di poter essere liberati dai processi a cui sono sottoposti,
non ultime, ad esempio, le indagini sulle spese pazze che hanno colpito più del 50 per
cento dei consigli regionali; neppure questa richiesta di modifica. Non avete accettato
la nostra richiesta di avere una visione alternativa e chi avete di fronte non è il
rappresentante in questo momento di una forza politica che dice «viva per forza il
bicameralismo paritario», ma di una forza politica che diceva «ragioniamo su un
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bicameralismo differenziato all'interno del quale si può ragionare su una unica Camera
che dà la fiducia al Governo, ma eletta con una legge elettorale proporzionale come
avviene in quasi tutti i ventotto Paesi dell'Unione europea». Ci avete detto no e avete
addirittura approvato una legge elettorale iper maggioritaria che mette il Paese nelle
mani di una sola persona che è il capo partito. Non avete neppure ascoltato l'altra
apertura di poter analizzare una seconda Camera delle garanzie che fosse un reale
contrappeso per l'unica Camera politica. Avete deciso di seguire esclusivamente la
vostra strada, affermando falsamente che le opposizioni erano sempre in posizioni
contrarie. Non è assolutamente vero. Noi le proposte le abbiamo fatte e non solo non le
avete ascoltate, ma avete continuato a dibattere esclusivamente all'interno del vostro
partito. Io ricordo perfettamente all'interno dei lavori della Commissione, quando le
Commissioni venivano interrotte, venivano fatte riunioni di partito, di maggioranza, e
quando si trovava la quadra si tornava in Commissione. Ciò significa che per voi il
Parlamento e la rappresentanza popolare è esclusivamente di partito. In realtà, non è
così, perché la rappresentanza popolare è di tutti i membri che siedono all'interno di
questo Parlamento. Ma andando ai no che il MoVimento 5 Stelle dice alla riforma, il
primo no è il pericolo di accentramento dal potere. Fare una riforma di questo tipo,
pasticciata, ma che ha come fine quello di creare un'unica Camera politica che dà la
fiducia al Governo e abbinarla ad una legge elettorale, come l'Italicum, iper
maggioritaria che permette al partito vincitore di prendere il 55 per cento dei seggi,
quindi più della maggioranza assoluta dell'unica Camera politica rimasta, significa
riferirsi al capo politico. Parlo di singola persona, perché avendo voi inserito il
ballottaggio, significa che chi andrà al ballottaggio non saranno due forze politiche,
saranno due capi di partito e saranno quei capi di partito che faranno sedere la maggior
parte dei nominati all'interno di questo Parlamento e saranno due capi di partito che si
terranno in «pancia» la maggior parte dei voti. Quindi, i deputati che siederanno in
questa Camera, non saranno tirati per la giacchetta, non avranno il fiato sul collo dei
cittadini elettori, ma dovranno rispondere solo ed esclusivamente ad una persona.
Questo è qualcosa di assolutamente pericoloso ! Diciamo anche «no», un «no»
fortissimo, soprattutto in un periodo come questo, con delle tragedie immani accadute
in questi giorni a Parigi, e non solo, sulla deliberazione dello stato di guerra. Voi avete
inserito una modifica all'articolo 78 dove affermate che questa unica Camera delibera
lo stato di guerra. Se abbiniamo questa affermazione con quanto appena detto, che
questa Camera avrà più della maggioranza assoluta in mano ad un unico partito, che è
in mano ad un unico capo di partito, significa che un'unica persona può deliberare lo
stato di guerra, alla faccia del Presidente del Consiglio che in questi giorni dice «a
differenza del Presidente Hollande, io di leggi speciali non ne faccio». L'ha già fatta la
legge speciale che dice che l'unica Camera politica rimasta in vita in questa struttura
costituzionale del nostro Paese è questa e che quindi l'unica persona, il Capo del
Governo, può, da solo, deliberare lo Stato di guerra. Diciamo «no» alle giustificazioni
che avete addotto a questa riforma. La farraginosità, la complicanza del Parlamento
che blocca le iniziative governative. È una balla colossale ! La produzione legislativa è
per il 90 per cento di provenienza governativa. Avete affermato che è difficile produrre
leggi. I dati dicono il contrario: l'Italia produce più leggi, molte di più, fino al doppio o
al triplo, di altre democrazie importanti dell'Unione europea e lo fa nei tempi medi
degli altri Paesi. Quindi non è assolutamente vero. Voi state scaricando sul Parlamento
le responsabilità che avete all'interno del vostro partito. Se la politica è debole non
devono essere cambiate le regole, va rafforzata la politica con strumenti di trasparenza,
onestà e meritocrazia, «inciuci» di partito non devono essere la giustificazione per
modificare le regole democratiche. Diciamo «no» alla corsia preferenziale con cui voi
avete sostituito la decretazione d'urgenza, ma forse sostituito non è corretto, avete
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affiancato ai decreti d'urgenza, che permettono al Governo in settanta giorni di
approvare la qualunque, senza nemmeno più i requisiti di straordinaria necessità e di
urgenza.
Diciamo «no» all'ulteriore differenziazione tra le regioni a statuto ordinario e le regioni
a Statuto speciale, che oggi diventano ancora più avvantaggiate rispetto a quelle
ordinarie, perché non debbono, se non all'atto della modifica del proprio statuto
regionale, uniformarsi alle modifiche legislative costituzionali. Ciò significa che
saranno iper speciali contro tutte le altre. Avremmo tranquillamente potuto ragionare
sul dare differenti autonomie, sull'autodeterminazione finanziaria, a tutte le regioni, e
togliere i privilegi a quelle regioni a statuto speciale le cui giustificazioni che hanno
addotto i privilegi non esistono più, non sono più storiche, o meglio fanno parte di una
storia che oramai è passata. Questo accade e la maggior parte dei costituzionalisti che
sono venuti in audizione in Commissione hanno affermato che questo è un problema e
non è stato affrontato. La storia ci dirà che nessuna di queste regioni a statuto speciale
uniformerà il proprio statuto mantenendo quell'autonomia e quella differenziazione
rispetto a quelle regioni ordinarie che oramai sono sempre più deboli. Diciamo «no» a
quella differenziazione di competenze che avete assegnato tra lo Stato e le regioni,
perché tra i maggiori costituzionalisti in Italia si è chiaramente affermato come ci sarà
un nuovo contenzioso di natura costituzionale. Non avete risolto il problema, anzi lo
avete ricreato, perché con le disposizioni concorrenti sono state reinserite le
disposizioni generali comuni che avete inserito in molti punti e che produrranno
contenzioso legislativo.
PRESIDENTE. Concluda.
DANILO TONINELLI,
Relatore di minoranza. Come diciamo «no» a quella clausola di supremazia del
Governo che può intervenire, giustificandolo in maniera totalmente «larga», sulle
competenze di natura esclusivamente regionale. Questi no, signora Presidente,
testimoniano una cosa che l'interesse che sta dietro a questa riforma è unico, è uno
solo: non è modificare o migliorare, ma è semplicemente quello di non disturbare il
manovratore. Qua si sono recepite le istanze di poteri esterni al nostro Paese che sono
sia politici, che di natura finanziaria, poteri bancari, che ci hanno detto, anche per
iscritto, che le limitazioni di una democrazia troppo ampia generano dei rallentamenti
della speculazione finanziaria. Dare tutto ciò in mano ad un'unica persona che gestisce
l'unico partito che ha la maggioranza in questo Parlamento, significa far andare quelle
speculazioni finanziarie delle banche private da cui è nata una crisi enorme che ha
toccato la vita di tutti noi italiani, e anche degli altri popoli europei. Significa stringere
la mano e andare a braccetto con quelle società che la crisi l'hanno creata. Noi, signora
Presidente, stiamo da tutt'altra parte, come ha visto anche con la modifica del
nostro simbolo a cui abbiamo levato il nome dal capo politico. Significa che
rappresentiamo una forza che si apre a tutti quelli che vogliono partecipare insieme a
noi a migliorare l'Italia, a migliorare le regole democratiche dell'Italia a differenza
vostra che, invece, mettete tutto il potere nelle mani di una sola persona. Questa
differenza la stanno capendo sempre più italiani e sempre più italiani, nel tempo, la
capiranno.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, il deputato Quaranta.
STEFANO QUARANTA,
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Relatore di minoranza. Grazie, signora Presidente. Ministro, sottosegretari, siamo qui a
discutere della modifica di pochi articoli della Carta costituzionale fatta dal Senato
nella precedente lettura. È però evidente, come hanno fatto il relatore Fiano e il relatore
Toninelli, che occorre a questo punto esprimere un giudizio complessivo su questa
riforma. Giudizio complessivo che va espresso tenendo insieme, a mio modo di vedere,
la riforma della Costituzione e della legge elettorale. Legge elettorale che nobilitate col
nome di Italicum, ma che forse andrebbe chiamata più propriamente «Leopoldum»,
essendo una cosa chiaramente cucinata in casa per interesse di qualcuno. Ora il
combinato disposto di riforma della Costituzione e di legge elettorale ci dà un quadro
davvero inedito che potremmo definire di presidenzialismo alla fiorentina, in cui un
unico soggetto, sostanzialmente, controlla tutti i poteri con scarsissimi contropoteri. È
molto facile evidenziare come questa riforma accentri i poteri sul Governo, e quindi sul
Premier, sia nei confronti delle regioni che vengono depotenziate (l'eliminazione della
legislazione concorrente, la clausola di supremazia), sia nei confronti del Parlamento,
perché se lei tiene insieme, signor Ministro, il procedimento legislativo assai
farraginoso che fa a pugni con l'efficienza, e forse anche con la lingua italiana (basta
leggere l'articolo 10 della vostra Carta costituzionale), e in più si consente al Governo
di approvare i suoi disegni di legge con priorità, con il voto a data certa, è del tutto
evidente che anche il potere legislativo finirà in gran parte nelle mani del Governo. Se
poi a questo sommiamo il fatto che il Premier si nominerà anche gran parte dei suoi
deputati e con il secondo turno, di fatto, ci sarà un'elezione diretta del Presidente del
Consiglio, siamo davvero a un'architettura costituzionale che non ha precedenti in
Europa e nel mondo, perché neanche i sistemi presidenziali, laddove ci sono, hanno
così scarsi contropoteri come quelli che state facendo voi con questa vostra riforma.
Quindi, altro che completamento nello spirito dei padri costituenti, miglioramento
della Carta elaborata settanta anni fa, qui siamo a un vero e proprio stravolgimento a
una «deforma» della Carta costituzionale di cui voi vi state assumendo la
responsabilità. Ora, se poi mi permette, mi sembrano anche deboli le soluzioni
trovate ad alcuni punti della propaganda renziana, cioè la presunta efficienza di questa
riforma. Ne abbiamo discusso anche in Commissione affari costituzionali qualche
giorno fa e anche autorevoli esponenti del Partito Democratico ci hanno detto che
questa riforma del bicameralismo, in realtà, potrà anche complicare il procedimento
legislativo. Quindi, non vi è nessuna efficienza in questa riforma. E anche riguardo i
costi della politica non si è avuto il coraggio di abolire il Senato. Si è fatto un Senato
che probabilmente ha poco senso e non si capisce bene che frutti produrrà. Però, dal
punto di vista anche dei costi della politica, che era l'altra parola d'ordine della riforma
renziana, mi pare che non ci siamo assolutamente. Devo dire che il passaggio al
Senato, cioè le poche cose che sono state modificate, forse, hanno paradossalmente
peggiorato la situazione o quanto meno hanno evidenziato le contraddizioni di questa
riforma.
Io mi vorrei soffermare soltanto su pochi punti. L'articolo 1, dove sostanzialmente si
evidenziano le funzioni del Senato. Le modifiche che sono state fatte, che sono
puramente lessicali, non incidono minimamente sul senso complessivo e dimostrano
che avete partorito un Senato che da un lato non esercita quei poteri che avrebbe potuto
esercitare.
Cioè, voi vi siete inventati il Senato delle Autonomie – ovviamente senza aver fatto
prima nessun ragionamento sul funzionamento delle regioni, quindi con una roba
abbastanza campata per aria –, però, a questo Senato non avete dato i poteri che i
Senati federali hanno, che sono spesso anche di veto e di tutela degli interessi delle
regioni o dei Länder, come sul modello tedesco. Avete dato a questo Senato, che è un
ibrido appunto (di elezione di secondo grado, che tiene insieme cinque tipologie di
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senatori diversi, perché abbiamo gli ex Presidenti della Repubblica, i senatori nominati
dai Presidenti della Repubblica, i nuovi senatori a scadenza, quelli che durano sette
anni, come i prossimi Presidenti della Repubblica, e poi abbiamo consiglieri regionali
e sindaci, per non farci mancare nulla e sempre in nome dell'efficienza di questo
Senato), a questo ibrido di Senato avete consegnato il potere di riforma della Carta
costituzionale, a mio modo di vedere in contraddizione con l'articolo 1 della
Costituzione, laddove si dice che la sovranità appartiene al popolo e non agli eletti di
secondo grado. Quindi, è un pasticcio che rischia veramente di creare problemi anche
di efficienza e di funzionamento. Sull'articolo 2: qui davvero avete toccato delle vette
incredibili di superficialità e di ambiguità, perché di fatto avete trovato una formula per
l'elezione dei senatori che rimanda a una legge bicamerale; avete stabilito uno strano
principio di coerenza che non si capisce bene cosa voglia dire e, quindi, anche da
questo punto di vista, l'unico dato chiaro e certo che è bene che i cittadini italiani
sappiano è che il Senato non sarà eletto dei cittadini italiani. Poi vedremo che formule
riuscirete a trovare con la legge elettorale, ma l'unico dato certo è questo, quindi
ambiguo; irricevibile e sbagliata è anche stata, a mio modo di vedere, la riforma di
questo articolo 2.
Infine, un altro punto su cui io vorrei portare l'attenzione, perché evidenzia in maniera
emblematica come, quando si fanno le cose male, poi arrivano anche dei frutti
avvelenati in coda, è l'elezione dei giudici costituzionali. Per come avete concepito
questo vostro bicameralismo e la legge elettorale, qualunque scelta si fosse fatta era
sbagliata, a questo punto, perché l'elezione dei giudici costituzionali in seduta comune
non si può più fare, per ragioni evidenti, perché avendo diminuito soltanto il numero
dei senatori e non in maniera proporzionale anche quello dei deputati il Senato sarebbe
stato irrilevante in un'elezione di giudici costituzionali in seduta comune, così come
l'irrilevanza sarebbe aumentata alla luce della legge elettorale che avete fatto, che
consegna una stragrande maggioranza di deputati ad un partito solo. Però, diventa
anche curiosa, farraginosa e incomprensibile l'elezione separata, perché francamente
non riesco a capire come si possa mettere sullo stesso piano l'elezione di giudici
costituzionali, che sono i garanti della Carta costituzionale, tre di una Camera che è
eletta dai cittadini, due di un Senato che invece non è eletto dai cittadini e che
rappresenta i territori, con un ulteriore problema: non solo rischiamo di avere dei
giudici costituzionali che non si capisce bene perché dovrebbero rappresentare la
sensibilità dei territori, ma con una tale differenziazione delle regioni e del peso che
hanno all'interno del Senato davvero si rende ancora più grottesco il fatto di aver dato
al Senato l'elezione dei giudici costituzionali, perché basta l'accordo di poche regioni
per eleggersi un giudice costituzionale. Quindi, siamo veramente a una roba che è
senza senso e che, credo, gridi vendetta, perché qui ci riempiamo la bocca di
modernizzazione, di riforme, e invece stiamo facendo dei passi da gigante indietro. Per
concludere il mio ragionamento – perché credo che poi sia utile anche fare un bilancio
complessivo –, il problema vero qual è ? È che noi stiamo mettendo in campo una
riforma che è del tutto evidente pasticciata e dagli esiti imprevedibili sotto molti
aspetti, salvo uno, quello appunto, come dicevo all'inizio, dell'uomo solo al comando.
È probabile che serva in questo momento, se si vuole essere coerenti con la
governance europea, un fedele esecutore degli ordini di Bruxelles e di Berlino, in cui i
Parlamenti sostanzialmente sono messi da una parte – e qui appunto c’è l'esecutore di
ordini altrui –, però, secondo me, siccome il problema vero non è la governance
italiana ma proprio quella europea, mi sarei aspettato, da un Governo sedicente di
centrosinistra, un'azione efficace e forte per migliorare la governance europea e
migliorare la qualità della democrazia complessiva nel nostro continente, non invece
scelte istituzionali che sono perfettamente in linea con questa governance europea e
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anzi contribuiscono a rendere efficiente la catena di comando in cui però i cittadini
sono esclusi.
Vorrei proprio concludere su questo ragionamento, perché il problema, secondo me, è
molto semplice: l'uomo solo al comando non ha mai contribuito al cambiamento di un
Paese. Per il cambiamento di un Paese ci vogliono più democrazia, più spazi
democratici, il che vuol dire maggiore coinvolgimento dei cittadini. In questo, anche le
scelte che avete fatto sui referendum popolari e sulle leggi di iniziativa popolare
dimostrano che siete lontanissimi da un coinvolgimento dei cittadini. L'uomo solo al
comando è appunto funzionale, invece, all'esistente; forse rende più efficiente il
sistema così com’è. Allora mi chiedo: voi che vi autodefinite così innovatori,
riformisti, com’è che invece sulla legge fondamentale dello Stato, quella della riforma
costituzionale, siete più conservatori, molto più conservatori, del disegno lungimirante
dei padri costituenti di settant'anni fa ? Cara Ministra Boschi, lei dice che queste
riforme erano attese da settant'anni, io temo che qualche padre costituente si
rigirerebbe nella tomba, se potesse leggere questo testo costituzionale.
PRESIDENTE.
Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza Invernizzi. Prego deputato.
CRISTIAN INVERNIZZI,
Relatore di minoranza. Grazie, signora Presidente. Onorevole Ministro, onorevole
sottosegretari, colleghi, non posso che manifestare anche in questa sede tutta una serie
di rilievi, tra l'altro già in parte anticipati dai miei colleghi di minoranza, che
condividono con me l'incarico di relatori in questo passaggio parlamentare. Abbiamo
già detto, esposto, in parecchie sedi, tutte quelle che sono le nostre fondamentali
riserve circa questo progetto di riforma della Costituzione. Sorvoliamo magari anche
sul metodo che è stato utilizzato per arrivarvi, perché ormai siamo quasi in conclusione
con questo passaggio parlamentare e gli articoli da considerare sono veramente pochi,
così come anche gli argomenti che andremo a trattare, però non vorrei che qualcuno si
dimenticasse che una riforma costituzionale votata qui alla Camera dei deputati solo ed
esclusivamente dai membri dell'attuale maggioranza di Governo in seguito
all'abbandono di tutte le opposizioni per questioni non ideologiche ma metodologiche,
che però, quando si parla di riforma costituzionale, assumono un valore sostanziale
sicuramente importante, non fa ben sperare per il futuro di quello che dovrebbe essere
un patrimonio comune e non soltanto delle forze politiche oggi rappresentate in
Parlamento ma anche di tutti i cittadini che in quelle forze politiche comunque si
riconoscono. Così non è stato; quello è stato un vulnus democratico la cui
responsabilità ricade interamente sulla maggioranza di Governo. Ritengo in questa
sede appunto di ricordare e sottolineare come una legge costituzionale, una
Costituzione, quella che dovrebbe essere la base della convivenza civile e politica dallo
Stato italiano per i prossimi «x» anni, non dovrebbe nascere all'interno di un clima di
quel tipo. Al di là comunque di questo rilievo, che sono convinto, tra qualche anno,
quando i limiti di questa Costituzione verranno a galla, magari tornerà in mente a
parecchie persone, vorrei anche dire, per entrare nel merito comunque dell'oggetto di
cui stiamo trattando oggi, è che pare obiettivamente quasi svilente per non dire
irrisorio, anche del ruolo di un deputato di minoranza, analizzare quello che è
sostanzialmente frutto di un accordo interno alla maggioranza al Senato e che ha
portato quindi alla definizione – mi riferisco ovviamente, come è anche abbastanza
intuibile, all'articolo 57, così come modificato, circa la modalità di elezione dei
senatori, per il quale sappiamo tutti cos’è successo – di un accordo al ribasso tra le due
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anime, soprattutto all'interno del Partito Democratico, che ha prodotto ciò che
probabilmente non esiste in nessuna Costituzione del mondo.
Quella che voi dicevate essere la Costituzione più bella del mondo – la più bella
del mondo ! – era stata già toccata, anche questo vorrei ricordarlo. Non è vero,
Presidente del Consiglio Renzi e, in questo caso, anche Ministro Boschi, che in
settant'anni nessuno aveva mai cercato di riformare la Costituzione. C'era stato un
Governo eletto – vorrei ricordarlo –, eletto sulla base di un programma politico che
prevedeva la riforma dalla Costituzione in senso federale (mi riferisco al Governo
Berlusconi 2001-2006), che invece la Costituzione l'aveva riformata. C'era stato un
progetto di riforma molto organico, un progetto di riforma importante, che poi era stato
bocciato dagli italiani; ma non è vero che abbiamo dovuto aspettare che l'uomo della
provvidenza saltasse fuori da Rignano sull'Arno perché qualcuno avesse il coraggio di
riformare la Costituzione. Certo, c'era un atteggiamento molto differente: me li ricordo
i vari «popoli viola», mi ricordo «Libertà e Giustizia», mi ricordo gli appelli degli
intellettuali appartenenti ad una certa area, quella di sinistra; mi ricordo le
confederazioni dei sindacati dei lavoratori, mi ricordo quel periodo in cui sembrava
che i fascisti fossero tornati e avevano osato toccare una Costituzione che nasceva
dalla lotta antifascista e dalla straordinaria saggezza dei padri costituenti, cui
ovviamente coloro che allora la toccarono non potevano nemmeno mettersi a fianco.
Mi ricordo quel clima e registro invece, a dispetto di quel clima di allora, cioè quando
sembrava che qualcuno fosse pronto anche a disseppellire le armi nascoste dalla
Resistenza nell'arco appenninico perché bisognava opporre sempre resistenza, in
quest'anno e mezzo, che, a quanto pare, la Costituzione può essere toccata e come la
Costituzione possa essere riformata in amplissime parti che la costituiscono ed essere
fatto in un clima di forte ostilità e conflitto nei confronti dalla minoranza. E tutti questi
sinceri democratici che soltanto dieci anni fa hanno occupato le piazze italiane, a
quanto pare, non ci sono più. Ma vi chiedo veramente di leggerla insieme, perché, al di
là dell'accordo che avete fatto con la minoranza interna del Partito Democratico, vi
dico che pur rileggendola parecchie volte non riesco a capire che cosa volete, cioè che
tipo di elezione ci sarà dal prossimo Governo. Infatti, si dice che la durata del mandato
dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono
stati eletti «virgola» – anche qua, la virgola, secondo me, rischia di porre dei problemi
interpretativi –, in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati
consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi secondo modalità stabilite
dalla legge di cui al sesto comma, per cui poi rimandate al sesto comma e cito dal sesto
comma solo ed esclusivamente l'ultima parte, cioè: «i seggi sono attribuiti in ragione
dei voti espressi e della composizione di ciascun consiglio», quando sapete
perfettamente anche che ci sono consigli regionali in cui i voti espressi non
corrispondono esattamente alla composizione del consiglio regionale, perché vi è in
vigore una legge maggioritaria che crea appunto una disparità tra voto espresso e
rappresentanza in consiglio regionale. Sono veramente curioso di vedere che tipo di
legge sarete in grado di partorire; una legge che veramente sarà simil proporzionale
che però dovrà andare anche a correggere appunto la composizione maggioritaria di
alcuni consigli regionali per far sì che vi sia la corrispondenza dei senatori eletti con i
voti espressi in consiglio. Cioè, veramente, non riesco sinceramente a capacitarmi di
come sia possibile inserire in una Costituzione delle previsioni innanzitutto fumose,
perché non si capisce cosa significhi «eletti in conformità alle scelte espresse», che
vuol dire tutto e il contrario di tutto. Se non stessimo parlando della Camera alta, del
Senato dalla Repubblica, ma del consiglio di rappresentanza delle classi scolastiche
magari ci potremmo fare una risata; ma il problema è che non stiamo parlando di
quello. Faccio un piccolo esempio e guardiamo anche nel resto d'Europa come invece
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viene normata la cosa. Non è che le riforme costituzionali sono state fatte solo in Italia,
non è che il rapporto tra Camera dei deputati e Senato – che dovrebbe essere dalle
Autonomie e invece non lo è – viene normato soltanto in questa Costituzione.
Ci sono delle Costituzioni, cito ad esempio quella tedesca, che da settant'anni svolgono
– a quanto pare in modo più che egregio – il loro lavoro, tant’è vero che se la
Germania è una delle Repubbliche più stabili in Europa un motivo magari ci sarà e
magari, al di là dell'efficienza teutonica recentemente messa in discussione, è merito
anche delle regole costituzionali inserite in quello Stato. Lì come normano l'elezione
del Bundesrat ? Articolo 51, comma 1: il Bundesrat è composto dai membri dei
Governi dei Länder, che li nominano e li revocano. Semplice, qui, indipendentemente
dal fatto dell'elezione – mi avvio alla conclusione – di primo e secondo livello. Una
Costituzione dovrebbe dire questo, dovrebbe far capire ai cittadini che cosa, da chi e in
che modo sono composte le Camere che sono espressione del loro voto, libero e – così
dovrebbe essere – sovrano. Concordo pienamente, forse per la prima volta in modo
anche inusuale, con quanto detto dall'onorevole Quaranta prima. Io non so che futuro
prevedete voi per l'Italia, io non so se siete convinti che la situazione sociale che oggi
esiste sarà quella anche che ci sarà fra cinque anni, non so nemmeno che opinione
avete dell'Europa, perché possiamo dire che sembra che la stabilità si sia perché c’è
un'Europa – venti secondi, e concludo – che potrebbe impedire tutta una serie di derive
autoritarie in Italia, ma non mi sembra che la storia si stia indirizzando verso questo.
Abbiamo visto che l'Europa in seguito a quello che sta succedendo scricchiola
pesantemente e mi auguro che tra qualche anno non vi sia, seduto lì al posto vicino al
Ministro Boschi, un leader carismatico col pelo sullo stomaco che grazie alle leggi che
voi avete fatto porterà l'Italia in una direzione che probabilmente oggi non vi
immaginate nemmeno.
PRESIDENTE.
Non vedo il deputato La Russa in Aula e dunque andiamo avanti. Ha facoltà di
intervenire la rappresentante del Governo. Prendo atto che si riserva di intervenire nel
prosieguo del dibattito. È iscritto a parlare il deputato Nicoletti. Ne ha facoltà.
MICHELE NICOLETTI.
Signora Presidente, signora Ministro, colleghe e colleghi, vorrei concentrare questo
mio intervento su un tema che forse nella discussione attorno alla riforma
costituzionale non ha svolto un ruolo di primo piano come invece meriterebbe e che
però negli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto è stato richiamato più volte.
Io penso infatti che, anche alla luce dei gravissimi fatti di questi giorni, non possiamo
ragionare sulle questioni politico-istituzionali semplicemente sull'orizzonte nazionale.
Gran parte della nostra discussione è stata una discussione come se noi ci trovassimo
nel 1948. Abbiamo parlato di divisione dei poteri, di bilanciamento dei poteri come se
il potere legislativo che si esercita sui cittadini del nostro territorio fosse in capo
esclusivamente al nostro Parlamento e non anche all'Unione europea, come se il potere
esecutivo fosse tutto in capo al nostro Governo nazionale e non anche a organismi
sovranazionali, come se il potere giudiziario o il controllo e la tutela dei diritti fossero
in capo tutti a organismi nazionali e non a organismi sovranazionali, come la Corte dei
diritti di Strasburgo o la Corte di giustizia. Ogni giorno nel nostro Parlamento noi
sperimentiamo il fatto che gli atti politici che riguardano la vita dei cittadini in larga
misura sono assunti al di fuori delle nostre istituzioni nazionali, non per un qualche
disegno demoniaco ma perché noi, perché i nostri padri costituenti saggiamente, nel
1948, articolo 11 della nostra Costituzione, hanno previsto queste limitazioni della
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sovranità nazionale. Questo è stato un elemento profetico che ha inserito dentro il
nostro ordinamento costituzionale un elemento di dinamismo che noi oggi dobbiamo
valorizzare. Non esistono allora più questioni nazionali, né a livello economico, né a
livello sociale – pensiamo al dramma delle migrazioni – né a livello militare, né a
livello di sicurezza, né a livello ambientale, né a livello politico-istituzionale.
Forse dobbiamo dircelo anche con chiarezza e forse nella discussione che noi avremo,
finito l’iter parlamentare, quando ci rivolgeremo ai nostri cittadini, noi dovremo dire
con maggiore chiarezza che la scelta politica oggi fondamentale è esattamente tra chi
pensa che i problemi si possano risolvere ancora a livello nazionale – con tutto il
rispetto che io ho per lo Stato nazionale, che ha rappresentato uno strumento
fondamentale di tutela dei diritti delle persone, di realizzazione di un elevatissimo
sistema di welfare e che oggi gli organismi sovranazionali non sono in grado, questa è
la loro gravissima responsabilità, di garantire – e chi invece, nonostante le difficoltà
che vi sono a livello internazionale, ritiene che ormai quello sia l'orizzonte su cui noi
possiamo meglio tutelare i diritti delle persone, una più piena democrazia, benessere
per tutti. Questa è la frattura politica fondamentale: da un lato un ripiegamento
nazionale o, ahimè, nazionalistico, come vediamo in altri Paesi europei; dall'altro lato
una forte e coraggiosa apertura, con tutti i rischi ma anche le sfide che questo
comporta, a un nuovo orizzonte internazionale, per noi quello europeo. Questo io
penso sia un elemento importante da tenere presente. Allora – questa è la linea tra
conservatori e innovatori – se questa è la sfida, la sfida della costituzionalizzazione del
potere a livello sovranazionale, forse anche i temi che stanno dentro questa riforma
dovrebbero essere considerati conseguentemente. Non si tratta infatti solo di un'opera
di razionalizzazione e di efficientamento interno quando noi mettiamo mano al nostro
bicameralismo paritario o al rapporto tra Stato e regioni, ma a mio modo di vedere –
certo, con le contraddizioni che anche sono state rilevate e gli elementi di debolezza
che io mi auguro poi nel cammino futuro potranno essere anche eventualmente corretti
– però c’è chiaramente indicata la volontà di armonizzare il nostro assetto istituzionale
interno ad un ordinamento sovranazionale. Io penso che noi non possiamo discutere
delle cose, dei rapporti interni tra gli organi del nostro Stato, quando ormai le decisioni
sono appunto prese altrove, ma il nostro problema è quello che anche voi avete
sollevato, colleghi delle opposizioni, e cioè come noi possiamo rendere pieno l'articolo
1 della nostra Costituzione, cioè la sovranità dei nostri cittadini, laddove le decisioni
vengono assunte. Allora se questo è l'orizzonte, in questa direzione assume pieno senso
la differenziazione che qui è stata operata tra la rappresentanza politica e la
rappresentanza territoriale, che tanta fatica si è fatta a comprendere, come due forme
diverse e complementari di espressione della volontà politica dei cittadini: da un lato
della loro diversità, pluralismo e ricchezza ideologico-politica organizzata in partiti e
dall'altro lato delle istanze dei territori nelle loro diversità geografiche e sociali. L'una,
quella politica, tesa a definire le politiche dei diritti e l'indirizzo politico del Governo a
livello nazionale e internazionale; l'altra, a contribuire a modellare le direttive interne e
anche comunitarie con riguardo alle differenze e alle specificità dei territori e a
valutarne l'impatto. Se questa è la direzione forte di questa riforma costituzionale,
allora dobbiamo dirci che, una volta compiuto questo iter, altri passaggi devono essere
compiuti per rafforzare il rapporto tra ordinamento nazionale e internazionale e
potenziarne la dimensione democratica.
Penso anzitutto al rapporto tra Parlamento e Governo. Io di nuovo ho sentito qui
favoleggiare attorno al presidenzialismo di fatto, al potere di un uomo unico al
comando. Vorrei capire dove questo vi sia nel testo che noi stiamo discutendo e
approvando. Non vi è nulla di tutto ciò. Siamo dentro una forma di Governo
parlamentare, in cui un gruppo, anche limitato, di deputati avrà domani mattina la
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possibilità di togliere la fiducia a qualsivoglia Governo e farlo cadere senza che il
Governo abbia, come in altre forme di Governo parlamentare, degli strumenti di difesa,
quali quello della sfiducia costruttiva, quello dello scioglimento delle Camere e così
via. Siamo dentro una forma di Governo parlamentare. Io confesso di avere una
preoccupazione opposta a quella che voi avete, se solo rileggo la storia politica
italiana, con il trasformismo parlamentare che caratterizza quest'Aula e il magmatico
muoversi di membri della Camera da una parte all'altra, che non ha uguali in nessun
Paese civile.
Quindi io invito a considerare la lettera di questo testo, che, invece, ci mantiene
dentro questa forma di Governo parlamentare, che noi abbiamo intensamente voluto
mantenere. È, però – e questo non è un malvagio combinato disposto, ma, anzi, è un
virtuoso disposto – affiancato da una legge elettorale che consenta ai cittadini di
indicare una maggioranza omogenea di Governo che esca dal voto popolare.
Detto questo, il problema cruciale sarà potenziare il rapporto tra il Parlamento e il
Governo in sede di relazioni anche con l'Unione europea. Io penso a quanto noi
facciamo quando il Governo viene a riferire prima dei Consigli dell'Unione. Ma se noi
siamo dentro una forma di Governo parlamentare, se noi riconosciamo che quelli sono
i luoghi della decisione effettiva, noi non possiamo celebrare questi momenti come
momenti rituali, ma devono essere dei momenti di effettiva discussione e indirizzo
politico da parte della Camera, dell'unica Camera politica e, attraverso la Camera dei
cittadini, nei confronti del suo Governo. Così penso al rapporto tra Parlamento
nazionale e Parlamento europeo e penso, ancora, al ruolo, anch'esso fondamentale, del
nostro Parlamento nelle altre organizzazioni internazionali, che – qui voglio ricordarlo
– spesso sono sconosciute, ma che svolgono un ruolo importante proprio in materia di
costituzionalizzazione del potere di tutela dei diritti fondamentali, in primo luogo il
Consiglio d'Europa, ma anche le altre assemblee come la NATO e l'OSCE.
È evidente a tutti quanto queste organizzazioni giochino un ruolo fondamentale
dall'inizio di questa legislatura. Ci sono moltissimi provvedimenti che riguardano la
vita delle persone, che riguardano il contrasto al terrorismo, al crimine informatico e
così via, che noi assumiamo sulla base di convenzioni, di trattati internazionali o di
sentenze di una Corte di giustizia. La nostra presenza dentro a quelle organizzazioni e
il raccordo tra il nostro Parlamento e quelle organizzazioni devono essere più forti,
perché che cos’è la Costituzione se non, appunto, una cornice all'interno della quale si
difendono i diritti ? E a quelli che dicono che volevano un Senato delle garanzie io mi
permetto di chiedere: ma un sistema di garanzie, cioè di tutela dei diritti fondamentali,
chi lo ha esercitato in questi anni, se non la Corte costituzionale, se non la Corte di
Strasburgo ? E quanto il nostro bicameralismo paritario, su tante materie sensibili per
la vita quotidiana delle persone, è stato in grado di svolge un effettivo ruolo di garanzia
dei diritti fondamentali ? Allora andiamo a vedere qual è oggi, sulla vita delle persone,
il vero sistema delle garanzie e andiamo a potenziare quel sistema di garanzie.
Andiamo a potenziarlo e a rendere il nostro Paese maggiormente protagonista dei
luoghi in cui le convenzioni, i trattati si scrivono. Allora, dentro questo, signora
Presidente, noi dobbiamo pensare a quello che succederà dopo. Noi dobbiamo
rafforzare la nostra azione come Parlamento. Dovremmo rivedere la nostra legislazione
in materia.
La delegazione che io ho l'onore di presiedere è regolata da una legge del 1949, che dà,
in qualche modo, la linea alle altre delegazioni parlamentari, che naturalmente
rispecchia il bicameralismo paritario, prevedendo una composizione tra Camera e
Senato. Ma nel momento in cui noi avremo una Camera politica, che è il luogo della
rappresentanza fondamentale dei valori delle persone, e l'altra è una Camera dei
territori, bisognerà evidentemente adattare la legislazione vigente per consentire al
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nostro Parlamento di essere politicamente rappresentato, laddove, appunto, queste
decisioni vengono assunte anche tenendo conto che i territori sono rappresentati a
livello di Consiglio d'Europa dal Congresso delle autorità locali e regionali. Quindi,
posto che anche la Camera dei deputati avrà competenza sulla materia dei trattati
internazionali e della politica internazionale, ad esclusione dei rapporti tra le regioni e
l'Unione europea, che rimane anche in capo al Senato, bisognerà, appunto, pensare ad
una piena rappresentanza della Camera dentro queste delegazioni.
Questo è quello che dovremo fare, così come noi dovremmo dedicarci al grande tema
che negli altri Paesi si sta discutendo e che anche è stato evocato dai colleghi, cioè gli
strumenti di governance europea. Noi dobbiamo fare del nostro Parlamento anche il
luogo della discussione della governance europea e di come rendere piena – è anche la
nostra preoccupazione – la democrazia in quei luoghi così vitali, proprio perché questa
limitazione della nostra sovranità politica, in condizioni di parità con altri Stati, non sia
un depauperamento della possibilità dei nostri cittadini di decidere del loro destino e
del destino delle loro comunità, ma sia un potenziamento.
Così si potrà proseguire nella direzione, oggi decisiva, della costituzionalizzazione del
potere politico sovranazionale e dotare i nostri concittadini e il nostro Paese di
strumenti più adeguati all'esercizio della sovranità, dentro quell'orizzonte che oggi è
l'orizzonte della nostra vera comunità politica, ossia l'orizzonte europeo, l'orizzonte
degli Stati Uniti d'Europa, su cui anche il nostro Parlamento, per iniziativa anche della
Presidente, ha mosso recentemente passi significativi. Questa è la direzione in cui noi
dobbiamo andare e io mi auguro che questo passo di approvazione della riforma
costituzionale, che noi stiamo per compiere, e poi di dialogo con i cittadini possa
trasmettere al nostro Paese che noi non stiamo togliendo democrazia a loro, ma stiamo
cercando, invece, di renderli più cittadini in un orizzonte nazionale e sovranazionale.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI.
Grazie, Presidente. Ci sono alcune premesse che ritengo necessario svolgere a titolo
personale in questa sede. Intanto, la prima è che più leggo le riforme che vengono fatte
– in particolare della Costituzione e non solo – e più apprezzo la Costituzione così
com’è. La seconda è una premessa in relazione all'atteggiamento che il mio partito ha
avuto in questo processo di riforma. Tutti sanno che il mio partito, nella fase iniziale,
ha concorso all'avvio di queste riforme, nella speranza che l'inizio di questa fase
«costituente», di grande riflessione di carattere costituzionale, fosse una fase di alto
profilo e soprattutto che servisse ad aprire un ponte di collaborazione – una sorta di
pacificazione, dopo vent'anni di scontro politico, potremmo dire quasi di guerra civile
sotterranea, tra maggioranza e opposizione, tra centrodestra e centrosinistra –, un ponte
di dialogo su quelli che sono, non solo a mio avviso, ma a avviso di molti, i temi
centrali che riguardano la scrittura delle regole. Ora, volendo, si può andare a tracciare
un bilancio, anche semplicemente in questa fase, che non è la fase conclusiva, ma è
certamente l'inizio della fase conclusiva.
Possiamo dire che questo auspicio non si è rivelato di fatto aderente alla realtà: giacché
doveva portare a costruire un ponte tra maggioranza e opposizione, si è in realtà forse
riusciti a trovarsi in una sorta di forzatura unilaterale. Ricordo che questo ramo del
Parlamento ha approvato in assenza delle opposizioni, con emendamenti votati in
notturna durante una seduta fiume con i banchi vuoti delle opposizioni, la riforma
costituzionale, e che al Senato le opposizioni non hanno votato la riforma
costituzionale. Tutt'al più ha creato un ponte di dialogo, sì, ma tra maggioranza del PD
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e l'opposizione del PD; si sono quindi trovati dei punti di compromesso, e questo
riguarda anche chiaramente la legge elettorale.
La terza premessa è quella che – Presidente, come lei sa bene, rappresentando uno dei
due rami del Parlamento, e colleghi, tutti voi sapete benissimo, essendo componenti di
uno dei due rami del Parlamento – siamo in una fase di antiparlamentarismo
fortissimo, viscerale, legato a derive demagogiche e populiste che travolgono spesso la
credibilità di queste istituzioni, perché non solo provengono da fuori, ma vengono
spesso assecondate da movimenti o da singoli parlamentari che in queste istituzioni
vivono ed esercitano la loro attività. L'antiparlamentarismo è anche alimentato da una
questione politica. È una riflessione che intendo consegnare a questa Assemblea, sulla
assenza di leadership in questo Parlamento: se noi pensiamo ai leader dei principali
partiti in questo Paese, abbiamo in mente persone che non sono elette in Parlamento,
non sono presenti in Parlamento. A partire dal leader del Partito Democratico, che non
è un deputato della Repubblica: è un Presidente del Consiglio, per fortuna è uno che
viene in Parlamento, ma non è un componente di questo Parlamento. Non è un
componente di questo Parlamento Beppe Grillo, che pure è il leader di quello che alle
elezioni è stato il primo partito italiano, e che in questo momento i sondaggi danno in
crescita; comunque, un grande protagonista della vita politica di questo Paese. Non è in
questo Parlamento Silvio Berlusconi, che una parte di questo Parlamento ha preferito
escludere dalla rappresentanza politica. Non è in questo Parlamento Matteo Salvini.
Non è in questo Parlamento Nichi Vendola.
In questo Parlamento, cioè, a differenza di quello che succede negli altri Parlamenti...
Qualche tempo fa sono stato a un congresso nazionale del Partito Popolare Europeo a
Madrid, e ho avuto la fortuna casuale di vedere un dibattito televisivo dove Mariano
Rajoy e il suo antagonista del Partito Socialista si confrontavano nell'aula del
Parlamento: quanto manca, Presidente Boldrini, a questo Parlamento il fatto che non ci
siano dei leader che possano prendere la parola, che debbano sottostare a delle regole,
cioè che possano essere richiamati o espulsi dall'Aula, o a cui comunque si possa
togliere la parola se dicono cose sconvenienti, ma che partecipino alla vita democratica
e siano colleghi dei 630 deputati che siedono in quest'Aula ? Quanto manca che non
possano essere né alla Camera né al Senato ! I capi dei primi cinque partiti di questo
Paese sono fuori dal Parlamento ! Quanto contribuisce questo alla decadenza di questo
Parlamento ? Al fatto che chiunque rappresenti qualcosa possa dire: «beh, sì, ma la
colpa è del Parlamento ?». O dire ancora «è forse il Parlamento che deve essere chiuso
?» è il Parlamento che non funziona» ? Trasmissioni che costruiscono il loro successo,
giornali che costruiscono il loro successo sulla critica, sulla denigrazione sistematica
del Parlamento ! Questo è quello che succede, questo è il clima in cui siamo.
L'antiparlamentarismo come status, come ragione sociale, come issue anche
dell'informazione, mediatico !
In più ci aggiungiamo una cosa che forse siamo in pochissimi a dire: un Governo non
eletto dal popolo. Perché il risultato elettorale è stato quello che è stato, però da quando
c’è stato Mario Monti, passando per Enrico Letta fino al Governo Renzi, non c’è stata
l'elezione popolare. Il Ministro Boschi qui e gli altri colleghi, bravissimi, capaci,
presenti, rappresentano un Governo che però non è andato dagli elettori a prendersi
degli impegni. Il Ministro Boschi è entrata in quest'Aula come deputato: non ha fatto
una campagna elettorale in cui, confrontandosi contro il sottoscritto, Brunetta o altri,
ha presentato un modello di riforme istituzionali su cui prendere il consenso; cosa che
per esempio Berlusconi aveva fatto.
La battaglia presidenzialista che Berlusconi ha portato avanti negli ultimi vent'anni era
una battaglia che insieme ad altri progetti sul fisco, sulla sicurezza e sul resto,
Berlusconi ha sottoposto, insieme alla Lega, ad Alleanza Nazionale, alla coalizione di
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Governo, al giudizio degli elettori. Su questo ha ricevuto un mandato, e sulla base di
questo mandato ha messo in campo un progetto politico, una riforma, che poi è stata
bocciata, ma questo è stato ciò che è successo.
Questa situazione in questo caso non c’è stata; con in più, se vogliamo aggiungere
un'altra aggravante, l'elemento della incostituzionalità del premio di maggioranza
dell'ultima legge. Sono uno di quelli convinti che il Porcellum era meno negativo di
quello che è stato detto; sono uno di quelli che litigava la scorsa volta con colleghi
autorevoli del gruppo del Partito Democratico, che andavano in giro sostenendo che
noi eravamo dei nominati: perché si può essere eletti con una legge che può non
piacere, ma non si può raccontare in giro che siamo dei nominati, perché se lo
raccontiamo per primi noi è evidente che questo concetto passa all'esterno ! E se uno è
nominato non è rispettato. Noi siamo eletti dal popolo ! Informo tutti i colleghi presenti
in quest'Aula, anche quelli che non lo sono, che siamo eletti dal popolo ! Perché
altrimenti è vero quello che dicono alcuni miei colleghi: che dovrebbero dimettersi
tutti coloro che sono stati eletti con una maggioranza incostituzionale. Cioè tutto il
premio di maggioranza dovrebbe andare a casa !
Questo non è stato stabilito dalla Corte, perché non è così, anche se la Corte tutto
sommato ci ha ripristinato un proporzionale con le preferenze, che peraltro era anche
stato abolito da un referendum, quello del 1993, inserendolo per la Camera, dove il
proporzionale con le preferenze non c’è mai stato; e anche lì un altro colpo di genio: si
è fatta la legge, si sono messe le preferenze. Bene, complimenti ! Poi andiamo a
discutere sulla Severino, sui rapporti tra mafia e politica: ma non lo conosciamo questo
Paese ? Ma non l'avete vista la presentazione de L'Enciclopedia delle mafie, dove
quando vengono tracciati i grafici delle presenze della criminalità territoriale in questo
Paese non c’è uno spazio libero ? E noi facciamo una legge elettorale con le
preferenze, per chiudere l'accordo con la minoranza del PD ! E poi facciamo le leggi
contro la corruzione, il codice etico ! Ma dove siamo ? Ma ci rendiamo conto di quello
che stiamo facendo, oppure no (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il
Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) ?
Ci rendiamo conto che parliamo di un Paese con un Parlamento con una maggioranza
con 240 deputati eletti con le preferenze, dove se dovessimo chiudere un ospedale
avremmo la gente incatenata nell'emiciclo ! Perché questo è quello che succede nel
migliore dei casi, in cui ci sia una protezione fisica e militare del territorio, dei suoi
privilegi, dei suoi finanziamenti, se non addirittura il ricatto sistematico del Governo.
Con il proporzionale con le preferenze le finanziarie venivano approvate all'unanimità,
col voto segreto ! Perché si dava, c'era il do ut des, c'era la contropartita ! Cosa vi
credete, che nei prossimi Parlamenti con le leggi elettorali con le preferenze i deputati
staranno qui da lunedì al venerdì a votare le mozioni ! ? Credete questo ! ? O credete
che facciano ambulatorio tutta la settimana sul collegio, per farsi rieleggere ! ? Credete
che questo porti la moralità, porti che il finanziamento... Tutto questo nel quadro del
finanziamento dei partiti, che è stato cancellato: e noi sperimentiamo questo pasticcio
in questa circostanza ! ?
Il bicameralismo perfetto: si dice, si riduce il bicameralismo perfetto. Signori, io
facevo lo studente universitario, già si parlava della modifica del bicameralismo
perfetto. Qualche ora in quest'Aula ce l'ho passata: quante sciocchezze abbiamo
cancellato da una legge all'altra, da un decreto-legge all'altro grazie al fatto che esiste il
bicameralismo perfetto ? Si voleva superare il bicameralismo perfetto ? Benissimo:
chiudete una delle due Camere, tanto le riforme le facciamo un tanto al chilo.
Benissimo, chiudiamo il Senato ! No, il Senato rimane, ma rimane come Camera delle
regioni; non si capisce bene, eletti o non eletti anche lì. Riecco il ponte di dialogo tra il
PD e la minoranza del PD !
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Le regioni andavano chiuse ! L'unica cosa che andava chiusa in questo Paese, se si
voleva salvare l'Italia dal rapporto tra gestione, preferenza, voto di scambio e
imbroglio, erano le regioni. Sono state chiuse le province ! E il Senato rimane la
Camera delle regioni: le ergiamo addirittura a ruolo parlamentare ! I consiglieri
regionali, che prendono le loro preferenze per fare i consiglieri regionali, tra
l'ambulatorio, il consiglio regionale e la gestione del potere locale, vengono durante la
settimana gratis a fare i senatori. È un pasticcio che non si capisce come possa
funzionare !
Io parlo in libertà: finalmente non abbiamo più vincoli di sorta. Dico quello che penso,
a prescindere anche da quello che pensa formalmente il mio partito: ho il dovere verso
me stesso e verso quest'Aula di essere intellettualmente onesto.
Altro che riduzione del numero dei parlamentari ! Bastava ridurre o cancellare le
regioni. Si faceva una grande riforma, ma non una riforma con il metodo «stai sereno !
mica tanto...», come va adesso, in base alla quale in due mesi si cancellano le regioni.
È un processo che va fatto, va fatto un percorso. Noi dobbiamo immaginare, se
vogliamo salvare questo Paese, un percorso che, di qui al 2025 o al 2030, tiri fuori il
Paese da alcune sacche che non funzionano, da alcuni problemi che emergono.
Non si fa né dall'oggi al domani, né a colpi di maggioranza. Lo si fa, se è possibile,
insieme, lo si fa in maniera ragionata.
La riduzione del numero dei parlamentari: ma noi ci rendiamo conto cos’è stato il
dibattito sulla rappresentanza dei parlamentari all'interno della Costituente ? La
Costituente produce una Carta costituzionale, nella quale il numero dei parlamentari
non c’è, perché c’è un dibattito alto, nobile e serio – non un dibattito su quanto i
parlamentari costano, perché la democrazia non va trattata come un costo – sul fatto
che ci debba essere una rappresentanza di un deputato e di un senatore ogni «x» decine
di migliaia di abitanti, 90.000 per la Camera e 200.000 per il Senato. Non avevano
neanche stabilito il numero; il numero si inserisce dopo, venti anni dopo, non dopo un
quarto d'ora, perché aumentavano con il censimento. In base al censimento, si
determinava il numero dei parlamentari.
Se proprio dobbiamo seguire questa demagogia, che è forse quella che lascia una
speranza a questa maggioranza di poter vincere il referendum, lo si faccia almeno con
criterio. Si volevano ridurre gli eletti ? Si chiudevano le regioni. Già il pasticcio delle
province è evidente e sotto gli occhi di tutti, ma non si sono chiuse e si sono lasciate
aperte. Non hanno soldi, ma non riescono a lavorare, lavorano male, ma sono uno
strumento di potere. Sono problemi, è chiaro.
Io credo che qui dobbiamo interrogarci perché poi alla fine il bilancio delle riforme lo
si acquisisce su due grandi linee; quindi dobbiamo farci due domande. Possiamo
tollerare una riforma che dia più efficienza e miglior funzionamento, che non è
maggiore velocità. Attenzione, Ministro Boschi, la velocità non c'entra. Dalla velocità
vengono fuori pasticci giganti. La velocità è quella che fa della «legge Fornero», cioè
una legge che si ispirava ad un principio di razionalizzazione della spesa previdenziale,
anche condivisibile, un pasticcio gigante e un dramma personale per famiglie intere,
perché, grazie alla velocità, non sono stati fatti bene i conti e si sono trovate in mezzo
delle persone, perché i cosiddetti esodati sono vittime della velocità. Quindi, la retorica
della velocità a casa mia non entra. Ma il funzionamento efficace, la rappresentanza
vera, quella è la funzionalità di un Parlamento.
Allora, se si decide di restringere la rappresentatività in cambio della funzionalità, può
essere un compromesso e una scelta che si fa. O, viceversa, si amplia la
rappresentatività, nel caso in cui ci si trovi effettivamente di fronte a un deficit di
rappresentatività a scapito di una minor funzionalità. Io ho come la sensazione che con
questa riforma noi perdiamo funzionalità e rappresentatività insieme. E allora qui c’è
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una controprova democratica che bisogna fare. Tutti quelli che fanno le riforme e che
se ne rendono protagonisti, secondo me, devono domandarsi questa cosa e, nel corso
della storia, tutti quanti noi, in un modo o nell'altro, l'abbiamo imparato. Dovete
domandarvi: se a fare questa riforma non fossimo stati noi, ma altri, cosa sarebbe
successo ? Se a fare questa riforma fosse stato il MoVimento 5 Stelle al Governo, se
fosse stato Berlusconi dieci anni fa o l'anno prossimo, cosa avremmo fatto noi ? Io
immagino il proliferare dei girotondi, degli amici de «la più bella del mondo»,
immagino schiere di intellettuali a contrastare la barbarie di chi vuole massacrare la
nostra Costituzione così bella.
Guardate che avviare questo Paese in questa fase, in cui gli enti locali sono a pezzi, in
cui le risorse economiche sono poche, in cui le nostre casse non traboccano di denari e
la crisi internazionale è quella che è, e non voglio neanche nominare la questione
terrorismo, infilare questo Paese in una fase sperimentale di avviamento di una
Costituzione che stravolge la seconda parte del nostro ordinamento costituzionale, in
una fase in cui dovremmo riuscire a capire dalla mattina, quando iniziamo le sedute,
come si affronta questa seduta oggi – ve lo dice uno che questo Parlamento ogni tanto
lo presiede pure – capire come fare una legge adesso con il nuovo Senato è
assolutamente problematico. Guardate, c’è un problema, io ne sono convinto.
Noi entriamo in tunnel avventuristico dal quale non so come ne usciremo, ma,
soprattutto, io dico: attenzione, c’è qualcuno che mette in relazione il combinato
disposto tra la riforma costituzionale e la legge elettorale, tuttavia io credo che noi non
avremo una maggiore efficienza, avremo invece una funzionalità dubbia.
PRESIDENTE. Concluda onorevole.
SIMONE BALDELLI.
Sì Presidente, lo so, ma noi abbiamo un tempo maggiore giacché si sono cancellati
degli iscritti, quindi la scampanellata è una cortesia che apprezzo, ma approfitto per
concludere in maniera tranquilla perché so che c’è tempo a sufficienza. Credo che ogni
protagonista delle riforme sia andato incontro ad una eterogenesi dei fini. Ogni volta
che è stata fatta una riforma per un fine, anche elettorale, con l'obiettivo di garantire la
maggioranza che l'ha portata avanti, ha finito per favorire altri ! Attenzione allora,
dalla legge elettorale e da questa riforma non è detto che ne esca vincitore chi oggi ne è
protagonista ! Intanto, per il sospetto che sia stata fatta tanto per farla e mettere a segno
il punto sostenendo: noi la abbiamo fatta, a differenza di chi non la ha fatta in tanti
anni. Ma se non si è fatta in tutti questi anni un motivo vi sarà, probabilmente o non
era matura o non andava bene per come era stata pensata e realizzata.
Vedremo, perché vi sarà il giudizio degli elettori, ma io sono convinto che il rischio del
pasticcio sia molto più grande dell'idea di dire che non ce la si è fatta, anche perché
non ci sono orde di elettori qua fuori che aspettano la riforma. Questo Governo e
questa maggioranza non hanno ricevuto alcun mandato, e molto probabilmente l'unico
motivo per cui la fa è una data: 2018 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia –
Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) ! In sostanza, si tratta di riuscire ad
avere una buona ragione per andare avanti. Poi, per il resto, in maniera alta e nobile c’è
la sfida di volerle fare e fare bene. A nostro modesto avviso, questa sfida non è
guadagnata, è invece persa. Dopodiché, domandatevi sempre se oggi al posto vostro ci
fosse stato chiunque altro, cosa avreste fatto da quei banchi e nelle piazze (Applausi
dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi
Presidente).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Parisi. Ne ha facoltà.
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MASSIMO PARISI.
Grazie, Presidente. Ministro, onorevoli colleghi, mi ero preparato un intervento scritto,
ma ho troppa stima ed affetto nei confronti del collega Baldelli per non dire
quantomeno due cose sul suo intervento, di cui ho certamente apprezzato la passione e,
per la verità, alcuni degli argomenti che ha sostenuto. Io credo sia troppo facile dire
potevamo abolire le regioni. Certo, potevamo fare mille cose. Ho la vaga sensazione,
visto che sull'abolizione delle regioni non è stato presentato un solo emendamento in
nessuno dei due rami del Parlamento, che sia una di quelle cose che si dicono senza
avere cognizione di che cosa sia un riformismo possibile. Il riformismo possibile è fare
le cose che sono possibili con il Parlamento dato, eletto come è stato eletto, e nelle
circostanze esistenti.
Certo, la riforma poteva essere migliore, lo dico perché ci sono degli argomenti che
condividiamo, in particolar modo con il collega Baldelli. Certo che poteva essere
migliore se si fosse introdotto il presidenzialismo, fa parte anche della nostra storia, ma
in questo caso vi erano degli emendamenti, e quegli emendamenti sono stati bocciati
con l'80 per cento dei voti contrari del Parlamento. Per far quel tipo di riforma allora
non è che serve un'altra legge elettorale, serve invece la deriva autoritaria e i carri
armati, perché fare una riforma che vede contrario l'80 per cento del Parlamento
significa non farla. Mi veniva in mente allora una frase di Ratzinger prima che
diventasse Papa – ora Papa emerito...
SIMONE BALDELLI. Anche Ratzinger !
MASSIMO PARISI.
Certo ! La frase dice: attuare ciò che è possibile e non reclamare con il cuore in
fiamme l'impossibile, limitarsi al possibile sembra una rinuncia alla passione morale,
pragmatismo da meschini, non l'assenza di compromesso, ma il compromesso stesso è
la vera morale dell'attività politica.
La seconda cosa che voglio dire all'amico Baldelli è che è vero che queste riforme sono
state approvate in seconda e terza lettura con l'abbandono delle opposizioni e in
particolar modo del partito che ci ha visto insieme per tanti anni, ma non possiamo
dimenticare che la prima lettura del Senato ha avuto il voto favorevole di Forza Italia, e
fra la prima lettura del Senato e la seconda della Camera non è che il testo è stato
stravolto e al posto della democrazia parlamentare sono stati introdotti i carri armati.
Quelle riforme le abbiamo votate grazie ad un gesto lungimirante e, siccome la
piccola componente di cui faccio parte ha creduto in una storia, e visto che forse siamo
al testo definitivo, siamo forse alla penultima volta in cui parliamo in questa Aula di
questo argomento, mi permetto di ricostruirla questa storia, anche perché tra poco, il
18 gennaio, saranno due anni dall'incontro che ha portato al patto del Nazareno.
Quell'idea di riforma nasce dall'incontro di due leader, quello del centrosinistra, non il
nostro, e il lungimirante Silvio Berlusconi.
E in quell'incontro non si decise solo di rispondere a un'emergenza, perché c'era
un'emergenza. È vero che non ci sono le masse che reclamano intorno al Parlamento il
varo di una legge elettorale e il varo di una nuova Costituzione, ma è vero che ci fu una
sentenza della Corte costituzionale che dichiarò che il cosiddetto Porcellum, di cui
condivido molte delle valutazioni che ha fatto il collega Baldelli, era incostituzionale e
un paese, una democrazia senza legge elettorale non può stare. E però in quell'incontro
quei due leader decisero di fare una seconda cosa, oltre alla legge elettorale, e lo
decisero spontaneamente perché in quel caso non c'era un'emergenza, c'era una storia.
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C'era la storia di un Paese che da trent'anni, dall'ottava legislatura alla diciassettesima
legislatura della Repubblica, ha cercato di cambiare la legge elettorale. Decisero, senza
che ci fosse un'emergenza, di approfittare di una legislatura che per ovvie regioni, per
logica di numeri, doveva essere costituente, per fare anche la riforma costituzionale
che da trent'anni si racconta agli italiani essere necessaria. E l'abbiamo raccontato
anche noi, lo ha raccontato anche Forza Italia e ci sono nel primo programma elettorale
di Forza Italia tanti di quegli elementi, che poi ritroviamo nelle riforme; il superamento
del bicameralismo paritario per esempio.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 11,05)
MASSIMO PARISI.
Come fu del deputato, allora, Silvio Berlusconi un progetto di legge del 1996 che
prevedeva, guardate i casi della storia, un Senato composto da 100 membri. Questo
giusto per ricordare alcune questioni. Ora, da quell'incontro del Nazareno, dicevo, sono
passati due anni. E, giusto perché si rifletta su alcuni elementi, la legge elettorale, uno
di quei due temi di quell'incontro, è diventata legge dello Stato nel maggio scorso –
ancorché non perfettamente operativa perché, come sappiamo, entrerà il prossimo
luglio 2016 – cioè soltanto 472 giorni dopo l'incontro del Nazareno, un anno, tre mesi e
diciassette giorni. Se saremo fortunati o sfortunati, a seconda dei casi, anche perché le
opinioni, come abbiamo visto, su questo tema cambiano, anche in Parlamento, la
riforma costituzionale, questa riforma costituzionale potrebbe essere, come dire,
licenziata definitivamente intorno ad aprile del 2016, cioè a 813 giorni dal «patto del
Nazareno», due anni, due mesi e 23 giorni. E non sarà ovviamente ancora finita, perché
ci sarà il referendum confermativo previsto dall'articolo 138 comma 2 della
Costituzione, che grossomodo potrebbe tenersi nell'ottobre del 2016. Ci saranno voluti
a quel punto mille giorni, mille giorni per fare una riforma costituzionale, due anni e
otto mesi. Ecco, lo dico senza acrimonia, se è in corso una deriva autoritaria nella
storia del Paese, è la prima deriva autoritaria al rallenty nella storia delle derive
autoritarie.
Legge elettorale e riforma della Costituzione furono i due capisaldi di quell'accordo. A
quell'accordo seguì, oltre al percorso della legge elettorale, per quel che riguarda le
riforme, il Consiglio dei ministri del 31 marzo 2014, in cui fu approvato il disegno di
legge di iniziativa governativa, che dava avvio concreto all'iter delle riforme. Ecco,
voglio rimarcare, e credo che sia giusto che quest'Aula del Parlamento lo faccia, che di
quel testo uscito dal Consiglio dei ministri è rimasto ben poco. E questo grazie al
lavoro svolto dentro le aule parlamentari, in occasione della prima lettura al Senato,
conclusasi nell'agosto 2014 con il voto favorevole di Forza Italia, e soprattutto in
occasione della prima lettura alla Camera, conclusasi nel marzo di quest'anno. Queste
non sono dunque le riforme di Renzi, non sono solo le riforme del Governo o di una
parte politica, sono riforme migliorate in maniera sostanziale grazie anche al confronto
che si era instaurato tra Partito democratico e Forza Italia. Un confronto purtroppo
interrottosi. Ma parte dei riflessi di quel passaggio sono ancora vivi nel testo.
E perché dico che non sono le riforme di Renzi ? Perché, se guardiamo alla
composizione del Senato, il testo presentato dal Governo prevedeva un Senato
composto dai presidenti delle regioni, dai sindaci dei comuni capoluogo, da due
consiglieri regionali e due sindaci per ogni regione, a questi si sarebbero dovuti
aggiungere 21 senatori di nomina presidenziale. Il testo su cui oggi discutiamo invece,
grazie a quel lavoro che è stato fatto, è molto diverso, e non sto a ridirlo perché lo
conosciamo. Questo risultato è stato raggiunto grazie anche al fatto che c'era, ci fu, c’è
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stato un confronto. E, seppure oggi rinnegato sull'altare dell'opposizione dura e pura,
fu un successo politico quel risultato, anche di Forza Italia. Anche l'innovazione,
rispetto al testo governativo, del quorum per l'elezione del Presidente della Repubblica
la si deve al lavoro parlamentare. Non voglio nascondere però un elemento, non voglio
nascondere che a mio avviso, ad avviso della nostra piccola componente, durante
l'ultima lettura al Senato, il testo è stato secondo noi peggiorato. Se però oggi
quest'Aula discute di un testo peggiore di quello che licenziammo nel marzo scorso, ci
sono delle responsabilità e sono responsabilità duplici, ci sono responsabilità di natura
più politica che di merito e sono responsabilità da un lato di una rottura di un accordo
che vedeva confrontarsi i due principali schieramenti in maniera costruttiva, dall'altro
un congresso permanente che un partito, il partito che esprime il Presidente del
Consiglio, ha svolto su questi temi nell'Aula del Senato.
E mi riferisco, quando parlo di passi indietro rispetto al testo della Camera, ai passi
indietro fatti sull'articolo 2 e sull'articolo 37. Per quanto riguarda il metodo di elezione
del Senato con le modifiche al quinto comma dell'articolo 2 si è scelta una soluzione
che non introduce l'elezione diretta ma pone dei limiti a quella indiretta, una situazione
complessa che rimanda la soluzione della questione alla legge bicamerale che dovrà
entrare nel dettaglio. Sull'articolo 37, invece, il peggioramento che riscontriamo è
relativo all'elezione dei componenti di nomina parlamentare della Corte costituzionale
e in questo devo dire stranamente, per una certa eterogenesi dei fini, probabilmente mi
trovo anche d'accordo con colleghi di parte opposta che hanno parlato prima di me e
quindi non sto ad insistere anche su questo punto.
E c’è una criticità ulteriore sulle norme transitorie sull'elezione dei senatori e
tuttavia noi della nostra componente, anche nel corso dell'inizio dell'esame di questo
provvedimento ed in corso di quella che sarà l'analisi del provvedimento in Aula, non
ci siamo arresi alla prospettiva di continuare a inseguire l'idea che comunque questa
riforma nel suo complesso grazie al superamento del bicameralismo paritario, grazie al
fatto che così, lo dico en passant, diventiamo uno dei Paesi più virtuosi dal punto di
vista del numero dei parlamentari – forse una cosa che all'opinione pubblica interessa –
è comunque una riforma che risolve una parte di quelle problematiche relative al Titolo
V, quel Titolo V che fu cambiato manu militari, allora sì, dal centrosinistra nel 2001; e
allora noi abbiamo avuto e avremo un atteggiamento per cui dopo si possa dire agli
italiani che finalmente la parola passi a loro, cioè che finalmente questo sia il
passaggio conclusivo, ripeto nonostante i peggioramenti che non ci convincono e non
ci hanno convinto e sono stati introdotti al Senato per quelle cause politiche che ho
ricordato, la nostra componente darà il proprio apporto costruttivo affinché si possa
rapidamente andare al referendum confermativo e passare la parola agli italiani.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato D'Attorre. Ne ha facoltà.
ALFREDO D'ATTORRE.
Grazie Presidente, signora Ministra, cari colleghi, credo che mi consentirete di
cominciare questo intervento con un riferimento ad un'altra mia dichiarazione in
quest'Aula, quella che ho pronunciato in occasione del primo passaggio del DDL
costituzionale, per motivare in quella occasione; eravamo all'inizio dell'anno, credo nel
febbraio del 2015, pur a fronte di una notevole, già allora, perplessità su diversi
elementi di questo DDL costituzionale, che già in quella occasione mi portarono a non
votare diversi articoli del provvedimento, tra cui l'articolo centrale, l'articolo 2,
ciononostante ho espresso in quel passaggio un voto favorevole, testimonianza di una
posizione non pregiudizialmente contraria, avversa al processo riformatore e alla sua
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prosecuzione, accompagnando questo vuoto con la dichiarazione, già in quella
occasione, che senza profonde modifiche di metodo e di merito nell'iter delle riforme,
quel voto favorevole espresso in quella circostanza, che aveva quella motivazione, non
sarebbe stato riconfermato nei passaggi successivi; e lo feci esprimendo anche una
considerazione relativa allo stretto intreccio che credo tutti qui riconosciamo tra questo
DDL costituzionale e la legge elettorale, intreccio strettissimo che credo, quale che sia
la valutazione che se ne dà – positiva come ho ascoltato poco fa nelle parole del
deputato Nicoletti, o negativa – è riconosciuto qui da tutti un legame organico tra
questi due provvedimenti che naturalmente ci impegna, nel momento in cui noi siamo
qui chiamati a pronunciarci sul DDL costituzionale, a tener conto del complesso del
quadro.
E i passaggi successivi che si sono verificati nei mesi seguenti l'approvazione della
legge elettorale alla Camera nel maggio di quest'anno e il passaggio ulteriore sul DDL
costituzionale al Senato hanno, dal mio punto di vista, pienamente confermato quelle
preoccupazioni e sul piano, sia del merito, che del metodo, motivano, dal mio punto di
vista, l'orientamento e il voto convintamente negativo che io oggi qui esprimo. E non
nascondo, consentitemi quest'ultima notazione personale, che il modo in cui questo iter
delle riforme è andato avanti è stato per me e per altri colleghi anche uno degli
elementi che ha concorso in maniera non secondaria a motivare una decisione
impegnativa e sofferta come quella dell'abbandono del gruppo del Partito Democratico.
Partirei, innanzitutto, da una questione di metodo perché, quando tocchiamo le regole
fondamentali del gioco democratico, la Costituzione e la legge elettorale, il metodo
non è un orpello, ma il metodo è sostanza. E io credo che in tutta questa vicenda ci sia
stato un vizio d'origine pesante. Qui nessuno disconosce il fatto che il Governo potesse
e dovesse avere un ruolo di impulso in questa vicenda. Nessuno di noi ha contestato
che questo processo partisse da una proposta avanzata dall'Esecutivo. Il punto è che
questo ruolo di impulso che il Governo poteva esercitare si è presto trasformato in un
condizionamento pesante sull'intero iter riformatore. Un condizionamento che ha
trasformato, come abbiamo vissuto in tanti passaggi in questi mesi, il voto su ogni
singolo emendamento relativo alla legge elettorale e alla riforma costituzionale in un
voto di fiducia sull'Esecutivo. Questo metodo, che ha espropriato il Parlamento della
sua funzione, della sua centralità, delle sue prerogative su una materia che da sempre
era stata riconosciuta come una materia squisitamente parlamentare, è stato un
macigno che ha gravato sull'intero percorso, producendo dei passaggi che, riletti a
distanza di qualche mese, hanno dell'incredibile.
Io voglio ricordare un episodio. Credo che fossimo nel dicembre dell'anno scorso e ci
sono qui dei colleghi, anche del gruppo del Partito Democratico, che hanno vissuto con
me quella vicenda. In Commissione, nel primo passaggio parlamentare, alcuni di noi
sollevarono la questione dell'evidente irragionevolezza dell'articolo 2 di questo
provvedimento, che disegnava una composizione del Senato che credo nessuno in
coscienza ed onestà si sente di difendere compiutamente, che è stata con tutta evidenza
il frutto di un compromesso riuscito male. Infatti, qui non si tratta di disconoscere il
compromesso come elemento fondante della politica democratica, ma si tratta di
interrogarsi sulla natura e sulla qualità di questo compromesso. Ebbene, di fronte a una
composizione del Senato, che già allora prevedeva, accanto a consiglieri regionali
eletti dai consigli regionali e a sindaci eletti dai consiglieri regionali, anche cinque
personalità nominate direttamente dal Presidente della Repubblica, avevamo introdotto
la necessità di riaprire l'esame e la valutazione di quell'articolo attraverso un
emendamento che ci consentisse di rimuovere l'elemento di più palese incongruenza
costituito dalla presenza appunto dei cinque senatori di nomina presidenziale. Una
modifica che, se fosse stata confermata e accettata anche in Aula, avrebbe reso ben più
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agevole la discussione che poi c’è stata nel successivo passaggio al Senato quando
l'esigenza di modificare quell'articolo 2 è diventata un'esigenza condivisa da tutti.
Ebbene, no, quel voto della Commissione fu presentato, non come la volontà di
concorrere al miglioramento del provvedimento, senza mettere in discussione i pilastri
fondanti della riforma, ma fu preso come un voto contro il Governo, come un venir
meno alla lealtà politica, col risultato che quella modifica assolutamente ragionevole,
necessaria e utile, come i fatti successivi hanno dimostrato, a una più ragionevole
prosecuzione dell'iter, è stata impedita e quei membri della Commissione che avevano
preso quell'iniziativa sono stati additati come deputati che si erano sottratti a un
vincolo di comunità e di lealtà rispetto al proprio gruppo politico.
Ho fatto questo esempio, ma la lista degli strappi e delle forzature che si sono registrati
nell'intero iter riformatore è una lista molto cospicua qualitativamente e
quantitativamente. Mi perdonerete se insisto su questi aspetti di metodo, ma sono
aspetti fondanti, dal mio punto di vista, quando ragioniamo di Costituzione e di regole
fondamentali della democrazia. Penso alla sostituzione forzata di diversi membri delle
Commissioni alla Camera e al Senato; membri dissenzienti rispetto alla linea ufficiale
del partito. Anche questo credo abbia pochi precedenti nella vicenda parlamentare e
certo ne ha pochissimi nella vicenda politico-parlamentare del centrosinistra. Penso al
reiterato uso dell'argomento politico per il quale o il processo riformatore andava
avanti secondo le linee indicate dal Governo, ripeto non sui pilastri, ma su ogni singolo
dettaglio della riforma, su ogni singolo emendamento, o si faceva così come indicava il
Governo sulla base di accordi assunti in sede extraparlamentare, oppure l'argomento
era che questa legislatura non sarebbe potuta andare avanti e che si sarebbe arrivati allo
scioglimento delle Camere, arrogandosi, peraltro, di un potere che non spetta
naturalmente né ai singoli parlamentari, né ai Ministri, né al Presidente del Consiglio.
Penso al fatto che il ruolo delle Commissioni è stato ripetutamente eluso. Voglio
ricordare la vicenda della legge elettorale: primo passaggio alla Camera, nessuna
discussione e voto sugli emendamenti in Commissione; passaggio al Senato, idem, con
utilizzo poi del maxiemendamento canguro Esposito per far decadere tutte le proposte
modificative; terzo passaggio alla Camera della legge elettorale, sostituzione in blocco
dei membri della Commissione. Senza poi considerare l'episodio, dal mio punto di
vista più grave di tutta questa vicenda, che è la decisione assunta dal Governo
nell'aprile dell'anno scorso di imporre il voto di fiducia sull'approvazione della legge
elettorale. Una decisione che ha solo due precedenti nella storia parlamentare del
nostro Paese: la legge Acerbo del 1923, in una fase storica che non ho qui la necessità
di ricordare, e la legge truffa del 1953 dopo, peraltro, una vicenda parlamentare ben
più travagliata di quella che ha caratterizzato l'approvazione dell'Italicum. Una
decisione dal mio punto di vista sbagliata, grave e che è destinata a lasciare un segno
pesante su questa legislatura per il precedente che costituisce.
E consentitemi di dire che noi abbiamo realizzato un capolavoro. Perché ? Perché
abbiamo avuto tutto un iter della riforma in cui proposte di modifica, sia sulla legge
elettorale, che sulla riforma costituzionale, sono state considerate all'interno della forza
politica di maggioranza relativa come impraticabili, non perché in sé irragionevoli, ma
perché bisognava mantenere l'accordo extraparlamentare stretto con Forza Italia. Non
rivelo un mistero se dico qui che, rispetto a tante proposte di modifica che abbiamo
avanzato di fronte ai nostri interlocutori che sono stati il capogruppo del PD Fiano in
Commissione e la Ministra Boschi, non c’è stato opposto un diniego di merito, ma ci è
stato spesso detto che queste proposte sono ragionevoli, sarebbero migliorative, ma
abbiamo un accordo con Forza Italia e non lo possiamo modificare. L'esito è stato che
questo accordo extraparlamentare per vicende non attinenti all'iter delle riforme è
venuto meno, per cui adesso ci troviamo con questa doppia situazione: un complesso
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delle riforme che non è stato possibile migliorare in virtù di questa impostazione e
provvedimenti che vengono approvati con una maggioranza che non è una
maggioranza costituente, ma che in alcuni casi, come nel caso della legge elettorale, è
stata una maggioranza perfino più ristretta, sensibilmente più ristretta, della
maggioranza di Governo, contraddicendo un impegno, quello a non rifare mai più
riforme della Costituzione e delle regole democratiche fondamentali a colpi di
maggioranza, che avevamo solennemente assunto di nuovo in occasione delle ultime
elezioni quando, come centrosinistra, insieme PD e SEL, eravamo stati eletti sul
programma di Italia Bene Comune e della Carta di intenti di Italia Bene Comune.
Anche perché sapevamo e sappiamo bene che non è affatto vero che non ci siano state
riforme e tentativi di riforma della Costituzione anche recentemente. La Ministra
Boschi ha parlato addirittura di settant'anni di immobilismo costituzionale. Ma anche a
restringere più modestamente lo sguardo agli ultimi quindici anni, tutti ricordiamo che
negli ultimi quindici anni noi abbiamo avuto ben tre pesanti interventi sulla
Costituzione, riusciti o tentati. Mi riferisco, naturalmente, alla riforma del Titolo V del
2001, alla tentata riforma della Costituzione, fortunatamente respinta con un voto
popolare, nel 2006 e all'intervento che poi c’è stato sull'articolo 81 nel 2012. E il modo
in cui quelle riforme sono state portate avanti, a colpi di maggioranza o sotto l'urto di
emergenze che hanno impedito qualsiasi discussione, avrebbe dovuto suggerirci una
particolare cautela e prudenza in materia di riforme costituzionali. Non è vero che negli
ultimi quindici anni non si sia fatto nulla, non si sia intervenuto. Questa è una
narrazione facile, ma è fattualmente falsa. La verità è che negli ultimi quindici anni
abbiamo fatto riforme sbagliate nel merito e nel metodo. Ora, nel merito noi avremo la
possibilità credo di confrontarci nel corso della discussione degli emendamenti. Io
voglio qui semplicemente riprendere alcuni punti, tenendo fermo questo legame
organico, che non dobbiamo mai perdere di vista, tra questo provvedimento di riforma
costituzionale e la legge elettorale. Il collega Nicoletti ci invitava a un esame testuale
del testo per smentire la tesi che non c’è un intervento sulla forma di Governo. Ma se
noi guardiamo alla legge elettorale, è evidente che lì un intervento sostanziale de facto
c’è ed è un intervento molto pesante e incisivo. La nuova legge elettorale resuscita i
due principali vizi del Porcellum che erano stati cancellati dalla Corte costituzionale.
Corte costituzionale che aveva restituito finalmente ai cittadini il potere di scegliersi i
parlamentari. Con l'Italicum questo potere i partiti per buona parte, per il 60 per cento,
se lo riprendono. In più, ci troviamo di fronte di nuovo a un premio di maggioranza
che viene attribuito attraverso un meccanismo di ballottaggio con una misura che può
essere del tutto abnorme e che diventa ancora più abnorme in considerazione degli
attuali livelli di partecipazione al voto che si stanno ormai stabilizzando, non solo in
Italia, ma in tutti i Paesi della periferia dell'eurozona. Io faccio questa osservazione:
ormai, se guardiamo le elezioni degli ultimi anni in Italia, in Grecia, in Spagna, in
Portogallo, l'affluenza elettorale tende purtroppo ad andare verso il 50 per cento. È un
dato ormai sistemico e abbastanza esteso. Questo significa che una lista che potrebbe
oggi tranquillamente vincere il ballottaggio, avendo raggiunto al primo turno il 25 per
cento del consenso elettorale – oggi questa previsione non è assolutamente peregrina
sulla base degli attuali rapporti di forza in campo –, può, sulla base del sistema che
stiamo costruendo, avere la maggioranza assoluta alla Camera e al Senato ed esprimere
un Premier che ha una legittimazione e un'investitura popolare diretta e che
contemporaneamente si nomina una parte consistente dei parlamentari che lo dovranno
sostenere. Un sistema di presidenzialismo introdotto surrettiziamente di fatto, senza
quei contrappesi e quei meccanismi di equilibrio che invece connotano i veri e sani
regimi presidenziali. In una situazione in cui un partito che prende il 25 per cento dei
voti al primo turno, che con una partecipazione al voto del 50 per cento, significano il
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12-13 per cento di rappresentanza reale della società, prende tutto, diventa il padrone
incontrastato della scena politica.
Facendo un esempio, se guardiamo alla Prima Repubblica, in cui votava il 90 per
cento dei cittadini, è come se in uno scenario della Prima Repubblica, un partito con i
voti del Partito Socialista di Craxi, per intenderci, un partito del 13-14 per cento,
diventava il dominus assoluto, da solo, della scena politica italiana. Questo è il sistema
che noi stiamo disegnando. Ora è evidente che la discussione che noi faremo su questo
disegno di legge realisticamente non sarà in condizione, in quest'Aula, di riaprire la
partita e, quindi, onestamente, è del tutto evidente che noi ci stiamo preparando con i
nostri argomenti a un confronto che si svolgerà nel Paese davanti ai cittadini con
referendum popolare del prossimo autunno.
Io voglio qui rapidamente indicare perché anche le motivazioni specifiche che sono
state addotte a sostegno del disegno di legge costituzionale sono sbagliate. È stato
detto: dobbiamo superare il bicameralismo perfetto, perché dobbiamo accelerare l'iter
di formazione delle leggi. Io inviterei tutti a ragionare anche qui sulla base dei dati, dei
fatti. Non è affatto vero che in Italia le leggi sì approvano più...
PRESIDENTE. Concluda.
ALFREDO D'ATTORRE.
Ho già esaurito i venti minuti...
PRESIDENTE. Sì, ha un minuto, onorevole D'Attorre.
ALFREDO D'ATTORRE.
Non è affatto vero che in Italia noi abbiamo un tempo di approvazione delle leggi che è
più lungo rispetto alle altre grandi democrazie europee, anzi i dati ci dicono
esattamente l'opposto: le leggi si fanno in Italia, in media, abbastanza più rapidamente
che negli altri Paesi e anzi abbiamo un problema di ipertrofia normativa, di
un'eccessiva produzione di leggi.
Così come anche l'argomento della riduzione dei costi. Io qui non entro nel merito – si
può immaginare quale sia la mia opinione – se sia un argomento congruo in materia di
revisione costituzionale, ma la riduzione dei costi si sarebbe potuta realizzare in
maniera più incisiva e più saggia attraverso altre vie, immaginando una riduzione
bilanciata del numero dei deputati e dei senatori, come diversi di noi, diversi gruppi,
avevano proposto, o addirittura percorrendo una strada più radicale e coraggiosa come
quella del passaggio al monocameralismo e a un vero superamento del Senato. Si
poteva fare. Si potevano realizzare questi obiettivi evitando di realizzare un sistema
così squilibrato ed evitando anche di dar luogo a questo nuovo Senato che è un Senato
ibrido, privo di una sua natura e di una sua configurazione definita. Avevamo davanti a
noi due modelli possibili, o il Senato delle garanzie eletto su base proporzionale, sulla
base del suffragio diretto, che avrebbe svolto una funzione rilevante su alcune grandi
questioni che attenevano ai diritti e alle libertà, alle garanzie individuali (un modello in
sé coerente, dotato di senso, si può essere d'accordo o no, ma quel modello ha un
senso, ha una sua coerenza) oppure l'altra strada, anche questa indicata da tanti di noi
con emendamenti, che era quella di un vero Senato rappresentativo delle autonomie
territoriali, in cui gli enti territoriali e i Governi territoriali trovassero direttamente
espressione. Alla fine, attraverso questo compromesso extraparlamentare che non trova
una sanzione neppure nel voto parlamentare, perché chi ha concorso a questo pasticcio
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oggi si sottrae anche a un voto di approvazione di questa riforma, noi ci troviamo di
fronte a un ibrido del tutto irrisolto che rischia di rendere perfino più farraginoso il
procedimento di approvazione delle leggi. Mi pare che il sistema che esce delinei dieci
modalità possibili di articolazione del procedimento legislativo, in alcuni casi
attraverso una concertazione anche piuttosto delicata che si dovrà svolgere tra i
Presidenti di Camera e Senato.
A ciò si aggiunge una modifica dell'articolo 117 che, per venire incontro a una giusta
esigenza di superamento dei limiti della riforma del 2001, rischia, in realtà, di
realizzare un finto superamento della legislazione concorrente, perché si dice di
superare la legislazione concorrente, ma in realtà la si reintroduce surrettiziamente su
diverse materie, di fatto, producendo un sistema rigido che rischia di riaprire un
contenzioso davanti alla Corte costituzionale che la giurisprudenza di questi anni,
comunque, in qualche modo, aveva concorso a dirimere e a stabilizzare.
Infine, consentitemi un'ultima considerazione. Anche qui mi riferisco all'intervento
tenuto poco fa dal collega Nicoletti, il quale ci ha detto che non ha senso considerare
questo processo di riforma indipendentemente dal nesso che ormai si è stabilito tra
ordinamento nazionale e ordinamento europeo. Io sono d'accordo, è così. Lo faccio
però sulla base di uno svolgimento del ragionamento che è molto diverso da quello del
collega Nicoletti che ha fatto riferimento all'articolo 11 della Costituzione così come
disegnato dai nostri padri costituenti. In quell'articolo 11 c’è scritto, è vero, che la
Repubblica accetta limitazioni della propria sovranità a favore di ordinamenti
internazionali che perseguano scopi di pace e di cooperazione, ma lo fa sulla base di un
principio di pari dignità tra gli Stati e tra i popoli. Allora, noi forse dovremmo
interrogarci sul fatto che questa riforma costituzionale, in realtà, va incontro a uno
sviluppo dell'Unione europea che è molto, molto lontano, da quello disegnato
dall'articolo 11 della nostra Carta costituzionale. Uno sviluppo dell'Unione europea in
cui noi rischiamo di svuotare definitivamente la sovranità democratica e costituzionale,
non per costruire una democrazia europea, una sovranità politica europea, ma
semplicemente per trasferire poteri di indirizzo politico dai Parlamenti nazionali a
organismi tecnocratici sovranazionali, in una situazione in cui si accentua una
condizione di profonda asimmetria tra i diversi Stati europei, con alcuni Stati, a partire
dalla Germania, che difendono gelosamente, col proprio Parlamento e con la propria
Corte costituzionale, le proprie prerogative democratiche costituzionali e con altri
Paesi guidati da Governi che si fanno vanto di accedere a richieste dell'Europa, della
Commissione europea, di semplificazioni del sistema costituzionale che consentano di
adeguarsi con più celerità e con più efficacia alle direttive imposte dagli organismi
tecnocratici di Bruxelles. Sappiate che questo sarà un punto di fondo della discussione
che terremo nei prossimi mesi davanti al Paese. Il Presidente Renzi, la Ministra
Boschi, hanno ripetuto diverse volte che – io credo a ciò che dicono – questa riforma,
queste riforme, ce le chiedono l'Europa. Ebbene, io credo che però questo debba essere
un motivo di riflessione. Possiamo indebolire il nostro sistema rappresentativo,
possiamo svuotare la funzione del Parlamento, possiamo rendere ineffettivo...
PRESIDENTE. Ora ha concluso anche il tempo dell'onorevole Scotto, onorevole D'Attore.
Dovrebbe concludere.
ALFREDO D'ATTORRE. Sapevo di avere venti minuti, sono esauriti ?
PRESIDENTE. Non venti minuti. L'onorevole Scotto ne aveva sette, quindi aveva i suoi
venti minuti, più i sette dell'onorevole Scotto, che sta esaurendo.
ALFREDO D'ATTORRE.
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Concludo. Allora questo sarà un tema di fondo del confronto che avremo nei prossimi
mesi perché io credo che questa riforma, così come è stata congegnata, rischi di
accettare supinamente una deriva per la quale noi rinunciamo a tratti fondamentali del
nostro ordinamento democratico costituzionale, non già per costruire il sogno dei veri
Stati uniti d'Europa, ma semplicemente per trasferire poteri a organismi tecnocratici
privi di qualsiasi legittimazione popolare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra
Italiana-Sinistra Ecologia Libertà)
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Piccione. Ne ha facoltà.
TERESA PICCIONE.
Grazie Presidente, a distanza di quasi un anno, era dicembre, lo ricordava l'onorevole
D'Attorre, dello scorso anno, ci troviamo di nuovo di fronte al testo di revisione della
nostra Carta costituzionale.
Questo lungo percorso, faticoso, che è stato condotto all'interno delle Camere del
nostro Parlamento ci consegna, a mio avviso, un testo equilibrato e direi anche in
qualche maniera pacificato rispetto a punti di vista divergenti e distanti che hanno
trovato nell'ultima stesura del Senato una composizione armonica. Io credo che oggi
questo testo porta a compimento un lavoro difficile, che cerca di adeguare la Carta a un
contesto diverso, a un contesto di efficientamento che è quello che in fondo serviva,
senza stravolgerne l'impianto democratico, non solo salvaguardato da tutta la prima
parte della Costituzione, ma anche in questo nuovo tessuto che noi abbiamo tentato di
riscrivere.
So che questo testo ha vissuto grandi momenti difficili, li ho vissuti dentro la
Commissione e dentro l'Aula parlamentare però credo che – è il mio punto di vista –
noi con questo lavoro non abbiamo messo a rischio né l'impianto di democrazia
parlamentare, al quale io sono particolarmente legata, né l'agibilità democratica delle
nostre istituzioni. Le modifiche apportate dal Senato non sono moltissime rispetto al
lavoro fatto dalla Camera, pure se sono significative. Mi riferisco, in particolar modo, a
un compito forse meglio precisato sulle funzioni all'articolo 55 e a quelle modifiche
sulle quali noi della XII Commissione, questa volta parlo per la Commissione per gli
affari sociali, non sempre siamo stati d'accordo come quella di riportare la lettera m)
delle politiche sociali dentro un contesto regionale. Lo abbiamo contrastato, anche se
adesso ci rassegniamo al punto di vista diverso dei senatori, perché in un'indagine
conoscitiva della Commissione affari sociali c'eravamo resi conto che la mancata
gestione centrale di queste politiche ha determinato in alcuni processi regionali
squilibri della garanzia dei diritti dei cittadini. Quindi pensavamo, qui alla Camera, che
le politiche sociali dovessero essere guidate essenzialmente dal Governo. Ma tant’è, i
punti di vista vanno composti e vanno armonizzati. C’è ancora la modifica di cui
hanno parlato i relatori prima di me e cioè quella della votazione dei giudici
costituzionali e la restituzione al Senato dei due giudici da eleggere. Io non credo che
ciò possa alterare la composizione dell'organo di garanzia che poi è la cosa che ci sta
più a cuore. Sui poteri di garanzia la Camera aveva già lavorato al momento
dell'articolo sull'elezione del Presidente della Repubblica, modificando il quorum
proprio in relazione all'approvazione, non ancora fatta, ma che era in corso,
dell'Italicum, prevedendo che non fosse nelle mani della sola maggioranza la
possibilità di eleggere il Presidente. Voglio ricordare che abbiamo mantenuto anche al
Senato il quorum dei tre quinti dei votanti anche nell'ultima votazione che eleggerà il
nuovo Presidente della Repubblica al momento della nuova Costituzione.
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C’è poi la modifica del tanto discusso articolo 2, l'articolo 57 della nostra Costituzione,
sulla modalità di elezione dei nostri senatori.
Vista la composizione del Senato, diventato Camera delle autonomie o comunque
dei territori, non sono particolarmente pregiudizialmente legata ad alcuna modalità di
elezione. Per me va bene quella indiretta, va bene quella data ai cittadini, ma se questo
elemento, che è stato al nostro interno, soprattutto anche all'interno del PD, un
elemento di vivace discussione se non di contrapposizione, si è riusciti a comporlo,
sono molto contenta si sia ricostituita un'unità di visione su questo punto. Esprimo
soddisfazione alla fine, perché è vero che questo non è il miglior testo possibile, ma è
chiaro che deve tenere conto di molteplici punti di vista e di particolari equilibri. È
stato lasciato com'era, come la Camera l'aveva esitato, come il duro lavoro della I
Commissione lo aveva costruito, l'articolo 10, che riguarda il procedimento legislativo,
il voto a data certa, Presidente, che è stato uno dei punti di grande discussione per noi.
Infatti, voglio ricordare che quando il testo era stato esaminato quel voto era solo
bloccato. Cioè, il testo legislativo del Governo, con priorità – perché è giusto che il
Governo abbia precedenza nei suoi atti parlamentari rispetto a quelli del Parlamento, in
certi 400, e momenti, soprattutto perché si era costituzionalizzata la legge n. sarebbe
stato impossibile introdurre nei decreti materie non omogenee – quel testo, quel voto
bloccato, impediva al Parlamento il suo lavoro emendativo. È stato un emendamento
della I Commissione a reintrodurre il passaggio, in Commissione referente, con il
lavoro della Commissione referente e anche con il lavoro emendativo dell'Aula, a
restituire al Parlamento quella centralità che a noi era sembrata in qualche modo
minacciata. Tutto questo è rimasto ed ha trasformato il voto bloccato solamente in un
voto a data certa, peraltro allungando i tempi, da sessanta a settantacinque giorni,
perché il Senato, se richiamasse il testo, deve avere il tempo di esaminarlo anch'esso. È
rimasto immutato l'articolo 13, il sindacato preventivo della Corte sulla legge
elettorale, punto sul quale questa Camera aveva tanto lavorato e riflettuto. È rimasto,
dicevo, il quorum del Presidente della Repubblica, all'articolo 21, è rimasto quello dei
referendum. C’è ancora un punto nodale che restituisce o meglio riconosce al
Parlamento la sua centralità, che era già stato ricordato dal collega Nicoletti, quello
della fiducia. È questa Camera che darà al Governo la fiducia, e dal Presidente della
Repubblica il Premier riceve il suo incarico e i suoi poteri, perché si presenti a questa
Camera. Allora, questo dà a noi deputati una responsabilità in più che dobbiamo
mantenere. Credo che questo iter ci possa rasserenare, Presidente. Concludo. Credo
che il rischio di qualunque deriva autoritaria – non c'era nel testo del Governo – è stato
assolutamente scongiurato. Io credo che questo testo raggiunga degli obiettivi
importanti per il Paese: migliora l'efficienza della nostra democrazia, mantenendo il
rispetto dei suoi principi ispiratori; continua a mantenere la centralità del Parlamento;
consente all'Esecutivo di governare con maggiore incisività ma non a scapito della
rappresentanza; garantisce ancora una volta quell'equilibrio a noi caro, l'equilibrio dei
poteri, ma anche la terzietà degli organi di garanzia. Credo che abbiamo fatto un buon
lavoro con cui presentarci a testa alta al Paese (Applausi dei deputati del gruppo
Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Dieni. Ne ha facoltà.
FEDERICA DIENI.
La legittimità di una Carta costituzionale, quale presupposto di legalità, deriva da due
fonti: dalla partecipazione politica egualitaria di tutti i cittadini e dalla forma
ragionevole in cui i contrasti politici vengono risolti. Questa forma ragionevole non
può essere solo una lotta per maggioranza aritmetiche ma deve caratterizzarsi come un
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processo di argomentazione sensibile alla verità. Questa frase l'ha pronunciata un
filosofo, Habermas, che non dovrebbe essere sconosciuto alla tradizione che si vanta di
rappresentare il Partito Democratico. Non so francamente se il PD renziano abbia
questo tipo di interesse nell'identificare le sue basi culturali di riferimento. Il suo
segretario preferisce attingere da un altro tipo di bagaglio per la sua narrazione, magari
facendo riferimento a La settimana enigmistica. Parlando di Costituzione si
richiederebbe un dibattito un po’ più alto di quello a cui ci hanno costretto la
maggioranza e il Presidente del Consiglio. Quest'ultimo, d'altra parte, è sempre un po’
stile lunghe discussioni; preferisce sempre chiudere il discorso con una battuta e tutto è
risolto, anche quando si tratta di cambiare una Carta fondamentale che è lì da
settant'anni e che ha garantito all'Italia democrazia e benessere. Discussioni ne
abbiamo viste tante, ma nessuna di queste riguardano i fatti e gli argomenti che
avremmo voluto fossero toccati. Il nostro intento, è vero, era bloccare questa riforma,
ma il motivo non era quello della «vulgata renziana», ossia che il MoVimento 5 Stelle
è contro qualsiasi cambiamento; il motivo, invece, è che noi siamo contrari a che
qualsiasi cambiamento sia migliore di nessun cambiamento. Persino la minoranza del
PD ha avuto la decenza di ricordare a Renzi come non sia vero il fatto che l'Italia stia
aspettando da settant'anni una riforma costituzionale. Ma quando mai ! Come se ai
tempi di De Gasperi e Togliatti, appena approvata la Costituzione, ci si fosse resi conto
subito che si era fatta una scempiaggine. La Costituzione, semplicemente, era stata
concepita in un momento in cui si credeva che il Parlamento dovesse essere
sovraordinato al Governo e posto al perno del sistema. Si trattava, per questo, di una
Repubblica parlamentare. A partire dalla Seconda Repubblica, al di là della
discussione sul federalismo per contenere le spinte secessionistiche della Lega, era
emerso il desiderio governativo di avere più poteri e di superare alcune criticità relative
al bicameralismo paritario. A questo si sono aggiunte in seguito alcune esigenze di
razionalizzazione per ridurre sprechi che stavano diventando nel tempo insostenibili.
Un esempio sono quelli connessi agli enti come province e CNEL. Questa è una
brevissima disamina della storia che ci ha portati fin qui. Ovviamente si tratta di una
riduzione senza pretesa di completezza, ma che serve ad arrivare ad un punto: se si
fosse inteso partire da alcune criticità, che tutti avvertivamo come tali, si sarebbe
potuto intavolare una discussione che avrebbe reso maggiore onore ad un dibattito
fondamentale come quello sulla riforma della Carta costituzionale. Mancava tuttavia la
volontà di avviare un tale confronto. La riforma che è attualmente in discussione ha
molti difetti, ma uno sopra tutti: parte da un'imposizione. Ma come – si dirà –, ci sono
stati anni di confronti e dibattiti, con proposte che hanno coperto quasi tutte le
alternative su cui sviluppare una riforma ! Si è proposto il presidenzialismo, il
semipresidenzialismo, il premierato forte, il monocameralismo, la Repubblica federale
e chi più ne ha più ne metta. Tuttavia, un minimo di spirito di onestà dovrebbe
riconoscere che tutte queste alternative sono state considerate in periodi diversi: in cui
era al tramonto la Prima Repubblica o in cui si stava sviluppando, in un contesto
basato sul bipolarismo, la Seconda. Si è tornati poi a discuterne, è vero, all'inizio di
questa legislatura, ma lasciando il dibattito in mano ad un consiglio di saggi che ha
ripreso i lavori di altri accademici nella passata legislatura e si è ben guardato dal
cercare un reale coinvolgimento con uno degli attori che era chiaro sarebbe divenuto
un asse portante del nuovo sistema partitico italiano: il MoVimento 5 Stelle. In questa
nuova conventio ad excludendum, ben più rigida di quella adottata nella Prima
Repubblica, il MoVimento 5 Stelle veniva additato come una forza antisistema da
isolare, quasi un incidente da contenere, da mantenere all'interno di una zona protetta,
ammortizzando le sue istanze con le chiacchiere sull'incompetenza e sugli scontrini,
nella speranza che non si diffondesse il contagio, un po’ come la Francia
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rivoluzionaria. Si è cercato di creare attorno ai nostri gruppi una zona cuscinetto fatta
di fuoriusciti pentiti che avrebbero dovuto ricordare come siamo brutti, sporchi e
cattivi, come siamo antidemocratici, come siamo litigiosi e asserviti a Grillo e a
Casaleggio. Le riforme costituzionali – vi siete anche vantati – sono state scritte
assieme all'opposizione; certo, ma assieme all'opposizione che ha scelto il Governo:
Forza Italia andava bene mentre il Movimento 5 Stelle no. Siamo stati noi ad
escluderci dal confronto ? Assolutamente. Anzi, ne siamo fieri, perché il confronto in
salsa renziana corrisponde a un tiepido diritto di tribuna su quello che viene deciso a
palazzo Chigi. Persino Berlusconi, che certo non è un novellino e che nella sua vita ha
avuto ogni genere di frequentazione, basti ricordare lo stalliere di Arcore, se ne è
dovuto rendere conto quando, concluso il patto del Nazareno, è stato defenestrato una
volta che aveva smesso di servire.
Che cosa ci fosse in quell'accordo probabilmente non lo sapremo mai, ma quel che è
certo è che non era basato su questa Costituzione, dato che tale è rimasta, mentre è
cambiato soltanto l'appoggio forzista. Ma al di là delle regole delle trattative alla
«Renzi maniera», sono i presupposti che sono mancati. Il dibattito che non c'era stato
dovrà essere basato sulla risposta a due domande: cosa non andava bene nella
Costituzione attuale ? Come avremmo voluto l'Italia futura ? Ebbene, noi a queste
domande abbiamo risposto. Saremmo anche stati disponibili a confrontarci su questi
punti, se ce ne fosse stata la volontà. Noi abbiamo proposto un maggiore
coinvolgimento del cittadino nel processo democratico attraverso la democrazia diretta,
i referendum. Abbiamo proposto la semplificazione, la soppressione degli enti inutili.
Abbiamo chiesto di riaffermare la centralità del Parlamento nel sistema, migliorando la
qualità della legislazione e proponendo per il Senato un ruolo ben definito e una
selezione democratica, altrimenti avrebbe avuto molto più senso abolirlo. Insomma,
avevamo un disegno su cui eravamo pronti a dibattere. Che c'era dall'altra parte ? Solo
la volontà di approvare delle misure che potessero essere vendute efficacemente
all'interno della grande narrazione, dello spot, di apparire in tutte le televisioni da parte
di Renzi senza che poi ci si ponesse grandi interrogativi né sull'integrazione di queste
misure nel complesso del sistema istituzionale né sull'effettivo funzionamento delle
nuove istituzioni. E così, la volontà di sbandierare ai quattro venti il fatto che non ci
dovevano essere più senatori eletti e pagati ha scatenato un mercato delle vacche tale
da trasformare il dibattito sul ruolo del Senato in una trattativa su come sarebbero
dovuti essere ripartiti i nuovi eletti. Il risultato è stato, a mio modo di vedere, pessimo:
un compromesso al ribasso che ha portato la minoranza del PD ad accontentarsi di una
vaga garanzia del fatto che i nuovi senatori sarebbero stati scelti attraverso un
meccanismo connesso con le elezioni regionali, il cui modo, ovviamente, è tutto ancora
da inventare. L'iter legislativo si è trasformato in un caos; c’è incoerenza persino sul
numero delle procedure rispetto ai diversi casi che si potranno verificare. Sarà
interessante vedere se qualcuno riuscirà a inventarsi un'infografica, e certo non invidio
chi dovrà insegnare diritto agli studenti più giovani. Il Senato non è chiaro cosa
rappresenti. Vale la pena ricordare che abbiamo inventato un unicum nel diritto
comparato. Si tratta di una Camera che riforma la Costituzione ma che sulla maggior
parte delle leggi non avrà modo di dire una parola, anche per questioni legate alle
tempistiche che sono previste assai stringenti. I tempi, sì, questi porteranno i nuovi
senatori a doversi interessare di una tale mole di atti – quelli che dovranno occuparli in
consiglio regionale e quelli su cui dovrebbero esprimersi al Senato – che viene da
pensare come sulla maggior parte di essi la Camera potrà contare sul silenzio assenso.
E non oso pensare al ruolo dei sindaci senatori. L'abolizione delle province, da
monetizzare subito per garantire l'effimero risultato all'europee, è stata finora
l'eliminazione della democrazia nella selezione degli organismi di vertice, sempre
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attendendo di vedere come si articolerà la successiva cancellazione a seguito della
soppressione effettiva della provincia come ente costitutivo della Repubblica. Finora
abbiamo visto solo i disastri derivanti dalla gestione del personale, ma siamo in attesa
anche di vedere cosa vi inventerete adesso. Tutto ciò è condito con una violenza
inaudita sulla lingua italiana, che porterà una Costituzione semplice e scritta benissimo
a diventare in alcuni articoli un accrocco di subordinate incomprensibili su cui si
sbizzarrirà l'interpretazione del giudice costituzionale. Quello che ne esce bene,
ovviamente, è il Governo, che si troverà con nuovi strumenti, come la legge di
iniziativa governativa, a confrontarsi con un Parlamento che sarà ridotto alla
sommatoria di una Camera assente e di una Camera asservita.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 12)
FEDERICA DIENI.
Già, perché, come è stato ribadito infinite volte, non sarebbe neppure così grave questo
se non fosse accompagnato da una legge elettorale a vocazione totalitaria, con una
maggioranza composta da un solo partito, scelta da un uomo solo, il suo segretario, e
con un gran numero di parlamentari imposti dall'alto. Guardate che si è detto molte
volte in questi giorni che il MoVimento 5 Stelle starebbe cambiando idea nei confronti
del cosiddetto Italicum perché lo danno vincente nei sondaggi. Dovreste ormai aver
capito, al netto della propaganda, che al MoVimento 5 Stelle il mantenimento del
sistema democratico interessa assai più che andare al Governo, se no non avremmo
neppure posto un problema relativo al Porcellum e non saremmo qui a domandare di
ridimensionare il livello di abominio di questa nuova architettura istituzionale.
Mettiamo infatti che siate in buona fede, cari colleghi di maggioranza: come potete
tollerare che un partito diverso dal vostro si trovi in mano una tale mole di potere come
quello che voi avete deciso di porre in capo a chi vincerà le prossime elezioni ? Certo
potremmo avvantaggiarcene, ma a quale prezzo ? In una democrazia i Governi
cambiano e un Esecutivo che abbia cattive intenzioni si troverà in mano un sistema con
molti meno contrappesi di quelli che i nostri padri ci hanno consegnato.
Guardate io non sono né una nostalgica né una conservatrice attaccata a tal punto a
questa Costituzione da definirla irriformabile, ma tra questo e quello che avete fatto
voi passa una differenza abissale e le correzioni che sono state effettuate in
quest'ultimo passaggio al Senato, se è possibile, peggiorano ancor più la situazione.
Della presunta elettività dei senatori si è già detto, ma che dire invece della decisione
di riservare due giudici costituzionali al Senato ? Alcuni li hanno definiti avvocati delle
regioni, ma è dubbio che essi rappresenteranno anche le sole regioni. Io penso che sia
più facile che rappresenteranno invece le cordate che li hanno eletti, cordate basate
magari su appartenenze territoriali o altri tipi di scambio. Avete reso non giustiziabile
preventivamente eventuali modifiche all'Italicum visto che, per come è strutturato il
testo, una novella non rientrerebbe nel sindacato della Corte e del resto, come delle
funzioni, penso di aver detto già in precedenza. Insomma, colleghi di maggioranza,
ormai ci siamo rassegnati a trovare orecchi sordi da parte vostra a queste
argomentazioni, risparmiateci però l'ipocrisia di dirci che non abbiamo voluto
partecipare alle riforme. Io sono convinta che molti di voi sotto sotto sperano anch'essi
che il referendum boccerà un testo pessimo, che non è all'altezza di questa Repubblica,
quelli di voi almeno che tengano un poco al bene del Paese.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'università di Bologna, che stanno
assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Sono in una visita di studio a Montecitorio,
ben arrivati (Applausi). È iscritta a parlare la deputata Pollastrini. Ne ha facoltà.
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BARBARA POLLASTRINI.
Signora Presidente, signori sottosegretari, da lunedì prossimo si vota e il confronto sarà
in un'Aula gremita, ma vorrei lasciare la mia testimonianza all'avvio di giornate intense
i cui esiti consegneranno un testo pressoché definitivo. Mai avremmo immaginato,
signora Presidente, che il dibattito potesse accadere in un momento drammatico per il
mondo, per l'Europa. I sentimenti, i pensieri di ognuno di noi sono altrove, a quella
gioventù strappata a Parigi e ad altri luoghi del dolore seminato dal terrorismo. Eppure
tutti oggi qui, con le differenze che sono state rappresentate anche fino a questo
momento nel nostro dibattito, dobbiamo fare del nostro meglio sull'insieme del
progetto riformatore di cui una parte rilevante è appunto la materia su cui ci stiamo
confrontando. Forse io credo che su una cosa possiamo essere tutti d'accordo: come ha
detto ieri il Premier, in Italia, per fare fronte a Daesh e cooperare nel sostegno alla vita
e alla libertà di ogni persona, non c’è bisogno di toccare la prima parte della
Costituzione, i principi fondamentali del nostro Patto. Questo per me significa tante
cose, compreso quell'articolo 11 che a tutti noi dovrebbe stare a cuore e quello spirito
della Carta col suo richiamo al ripudio della guerra e insieme al dovere di difendere i
diritti umani anche oltre i confini del nostro Paese. Perché mi sono permessa di
richiamare questa realtà alla nostra bibbia laica ? Perché credo che anche in un
confronto che ha avuto e avrà espressioni forti e divergenze serie, ogni gruppo e per
quanto ci riguarda il gruppo del PD può rintracciare il dialogo sempre e comunque nel
riconoscimento del Patto repubblicano nato dalla tragedia del Novecento e da
consegnare al futuro. Non sembri banale ricordarlo quando inquietudini, bisogni
inevasi e scarti epocali possono mettere in discussione il senso della democrazia per
milioni di persone. Ecco al fondo io credo, colleghi e colleghe, che questa è la ragione
più vera per cui si vuole la riforma e si vuole un progetto riformatore: rendere più
efficiente, più vicino ai cittadini e alle cittadine, più democratico lo Stato. Aiutare la
piena attuazione dell'articolo 3 sull'uguaglianza di ogni persona e sul contrasto a ogni
discriminazione.
Lo so, è sulla qualità dell'innovazione che ci sono opinioni molto divergenti, io mi
avvicino a questa materia con la modestia del caso e non nascondo, lo voglio dire con
sincerità anche oggi, che avrei preferito una riforma più radicale, ad esempio un
modello più simil-Bundesrat, con il ridisegno delle regioni, il superamento di quelle a
statuto speciale e della Conferenza Stato-regioni o quanto meno la presenza nel nuovo
Senato dei presidenti delle regioni, dei sindaci delle città capoluogo e delle città
metropolitane. Con altre e altri del mio gruppo – lo ha rammentato pochi minuti fa il
collega D'Attorre – ci abbiamo provato, anche cercando di tenere aperta tra una lettura
e l'altra la possibilità di intervenire sull'articolo 2 e la composizione del Senato. Io
avrei risolto diversamente anche il nodo della rappresentatività, magari con la scelta di
una platea simile a quella che legittima il Senato francese. Potrei aggiungere la non
piena soddisfazione per la parte concernente la riforma del Titolo V. Ci ho pensato
dunque, ci ho pensato stanotte, ci ho pensato nei giorni prima e continuerò a pensarci,
anche perché ho dovuto esprimere in Commissione opinioni in dissenso dal mio
gruppo e sempre con una certa sofferenza. Mi sono chiesta perché questo Parlamento
non abbia voluto o potuto osare di più; perché il Governo non sia stato più flessibile,
meno impositivo; perché il percorso sia stato talvolta infelice fino a quell'Aula
abbandonata da chi si opponeva. Ho letto proposte e rilievi di autorevoli
costituzionalisti, l'ho fatto con lo spirito di chi cerca di vedere la quota di verità che c’è
in ognuno e, aggiungo, in ogni collega. In particolare per la mia storia più acute mi
suonano le distanze, più sofferenti mi sono le distanze dagli amici di Sinistra Italiana e
mi spiace che il traguardo non sia condiviso. Io ho stima per tanti in quest'Aula, ho
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stima per Alfredo D'Attorre e con lui ho condiviso delle battaglie, ma detto ciò e come
vedete, con una sincerità che forse non è usuale in un'Aula solenne, penso che la
riforma fosse un imperativo morale quanto, certo, cercare di farla bene. Penso che non
siamo innanzi a una torsione autoritaria e che oggi sia un servizio utile anche vedere il
buono che c’è: si supera il bicameralismo, si affermano garanzie non scontate
sull'elezione del Presidente della Repubblica e della Corte con il vaglio preventivo
della legge elettorale, si precisano funzioni e il raccordo col nuovo Senato tra lo Stato,
altri livelli istituzionali e l'Unione europea, c’è la norma paritaria, l'elezione dei
senatori è più farraginosa del previsto – lo so anch'io – ma tuttavia esiste. È poco, io
non mi sento di dirlo in modo tranchant come fanno altri, in un Paese bloccato e
persino tradito nel rinvio di trasformazioni attese da anni e segnato da uno status quo
che non favorisce certo chi meno ha potere e chi ha più bisogno. Chiudo, dovendo fare
un atto di ringraziamento al relatore, con uno sguardo rivolto in avanti perché poi
credo che le riforme vivano della società, dei suoi conflitti, dei movimenti, della
saggezza fattiva e della cultura di classi dirigenti che siano veramente degne di questo
nome. Credo che sarà così anche per questa riforma, per una legge elettorale che avrei
voluto più coalizionale – tanto da non votarla – e che spero ancora possa essere
cambiata. Sarà così quando dovremo scrivere, come diceva il collega Nicoletti, norme
per la governance europea, quella sui partiti e quella sulla democrazia sindacale.
Aggiungo una nota che mi preme moltissimo, mi rivolgo anche a lei, signora
Presidente: penso che alla luce di questa riforma sia giusto produrre nel nostro
Regolamento un'innovazione e cioè l'istituzione di una Commissione permanente sui
diritti umani alla Camera. Credo di non dover argomentare qui le ragioni evidenti di
un'urgenza, di una necessità che sappia guardare al futuro e alla dignità della persona.
C’è ancora, dunque, molto cammino da fare, ma qualcosa di importante si è avviato.
Sta a tutti – lo dico innanzitutto a me stessa – imparare dagli errori ed essere più
ambiziosi e aperti non per sé, ma per la ricerca infinita di un bene comune (Applausi
dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Elena Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO.
Grazie, signora Presidente. Signora Presidente, signora Ministra, il mio intervento oggi
in quest'Aula non è sicuramente un intervento di chi ha competenze di
costituzionalista, come abbiamo sentito sia in Commissione sia all'interno di
quest'Aula, ma parlo proprio come deputata rappresentante dei cittadini, ricordando
che la Costituzione è rivolta e deve essere viva e deve essere comprensibile nel cuore
dei cittadini. Parlo anche come chi, nella prima lettura alla Camera, ha lavorato
all'interno della Commissione, nel comitato ristretto di questa riforma costituzionale,
con la ferma volontà di voler cambiare e riformare la nostra Costituzione, sicuramente
da una posizione diversa rispetto a quella delle forze di maggioranza, parlando,
appunto, dall'opposizione.
Negli interventi che mi hanno preceduto, anche io avrei voluto un intervento più deciso
e più radicale, soprattutto su quello che è l'aspetto del regionalismo e delle autonomie
locali, rispetto al quale, all'interno di questa riforma costituzionale, non si prende una
vera e decisa posizione, così come per quanto riguarda il Senato, che avrei voluto più
simile a quello del modello tedesco o di altri modelli europei, di altre Costituzioni
europee, che rappresentano un po’ il tema del confronto costituzionale.
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Ricordo anche che nel rendere efficiente il nostro sistema – cosa che ritengo
assolutamente necessaria – non vada dimenticata anche, oltre alla riforma
costituzionale, la riforma della legge elettorale, legge elettorale che è strettamente
collegata, ma anche – qui mi rivolgo a lei, signora Presidente – la riforma dei
Regolamenti parlamentari, che è assolutamente necessaria per rendere più efficiente il
processo legislativo.
Lo sguardo con cui intervengo è uno sguardo storico, perché io penso che, in un'epoca
in cui continuiamo a vivere nel presente, esclusivamente presente, guardare indietro e
la memoria storica siano un punto importante per farci capire che cosa ha funzionato e
cosa non ha funzionato all'interno di questo progetto di riforma. Le Costituzioni
moderne, infatti, vengono scritte per fissare i limiti di chi governa, ma anche per
definire le condizioni e i modi in cui l'autorità deve essere esercitata. Torno un po’
indietro nel tempo, quando, nel 1789, ci fu il primo processo costituente, venne
introdotta, nell'articolo 16 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, una
frase che poteva sembrare apparentemente strana: «Un uomo che non conosce i diritti
dell'uomo e non attua la divisione dei poteri non ha Costituzione». Quindi, la
Costituzione si basa sulla divisione dei poteri e sul riconoscimento dei diritti dell'uomo
e dei diritti dei cittadini. Quando i rivoluzionari francesi parlavano di questo, non
avevano in mente un concetto neutro di Costituzione, ma volevano affermare proprio i
diritti degli individui verso l'autorità e stabilire le regole in base alle quali le autorità
avrebbero dovuto esercitare il loro potere, un potere, appunto, regolato e suddiviso tra
più autorità: la divisione dei poteri. Forse su questo ci saremmo dovuti maggiormente
interrogare all'interno di questo processo di riforma, che è stato il più ampio dal 1947
ad oggi.
Limitare i poteri, garantire – e io aggiungerei –, nelle fasi di revisione delle
Costituzioni, come quella di adesso, bilanciare ed equilibrare i poteri era un punto,
secondo me, fondamentale proprio anche nel rendere efficiente il sistema.
A partire dagli anni Settanta è iniziata la fase di revisione della Costituzione, che è
cresciuta negli anni Ottanta fino ad avere il massimo sviluppo a partire dagli anni
Novanta.
E il centro di questo revisionismo è stato proprio la forma di Governo. Si lamentava,
infatti, che ci fosse un Esecutivo troppo debole e che la composizione dei Governi
fosse instabile, troppo frammentata. Questo è un punto fondamentale. Qui, in questa
revisione, è prevalsa sicuramente la preoccupazione di assicurare una maggiore
efficienza e una maggiore rapidità decisionale al sistema di Governo, che si chiama
governabilità, e che è condivisibile. Ma è prevalsa su quella che è, invece, la necessità
di evitare eccessive concentrazioni di potere e di assicurare un sistema di pesi e
contrappesi.
Nel mio intervento richiamerò alcuni punti fondamentali, innanzitutto, come vi dicevo,
il richiamo storico, e lo faccio da un punto di vista politico, perché mi sarebbe piaciuto
che ci fosse anche ora, in questa riforma costituzionale, quello spirito e quel senso di
responsabilità, da parte di tutte le forze politiche, che caratterizzò l'Assemblea
costituente, quando, anche allora, ci fu una rottura tra centro e sinistra. Questo, però,
non fece venir meno la volontà di pervenire ad una scelta costituzionale unitaria che
rappresentasse una premessa comune per il confronto tra i partiti e gli schieramenti.
L'ispirazione unitaria all'epoca resistette. Resistette all'inasprimento della
contrapposizione politica, perché la Costituzione rappresentava veramente il frutto
maturo di questa ispirazione. E, alla fine, tutte le forze politiche si riconobbero,
nonostante le proprie riserve su un aspetto piuttosto che su un altro, sul risultato
complessivo della Costituzione.
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Forse questo, anzi direi che questo è decisamente mancato. Ripensare a questo
spaccato storico mi fa pensare quanto lontano siamo, come politici e come forze
partitiche, dai costituenti e quale occasione abbiamo mancato. Lo dico a tutte le forze
politiche. La prospettiva unitaria avrebbe dovuto essere l'obiettivo di tutti quanti,
purtroppo non siamo riusciti in questo e ciò mi rammarica moltissimo.
Un secondo punto a cui tengo veramente tantissimo è il tema delle autonomie locali. È
stata ricordata prima la questione del Titolo V, io vorrei ricordare qui il regionalismo
differenziato e anche il Titolo V. Nella Costituzione era affermata la centralità del
Parlamento come luogo di democrazia, con l'arricchimento di questa attraverso i poteri
locali. Nella riforma che stiamo ora affrontando, è stato apprezzabilmente rafforzato e
modificato il regionalismo, attraverso il regionalismo differenziato responsabile, ma
non si sono affrontati, comunque, i nodi centrali. La modifica dell'articolo 116 – in
particolar modo mi riferisco al terzo comma, che impone che la regione, per essere
destinataria di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, sia in condizioni di
equilibrio tra le entrate e le uscite del proprio bilancio – è un punto importante, è un
punto che riprende il cammino di quel processo dal passaggio al regionalismo
dell'uniformità al regionalismo della differenza, che si era arenato sostanzialmente
dopo il percorso dal 2001 al 2007.
Questo è un punto sicuramente importante. È un punto importante perché il concetto di
regionalismo differenziato cerca di porre un argine al neo centralismo che noi vediamo
rivivere all'interno della riforma costituzionale e che non condividiamo. Infatti, di
fondo c’è ancora un'idea di Stato a metà tra quella totalmente centralista e quella
totalmente federale e federalista. Quindi, alla fine non viene risolto il problema della
forma di Governo.
Pur condividendo il tema centrale del regionalismo differenziato e vedendolo come
aspetto positivo, vorrei sottolineare, però, un altro aspetto, un altro tema che è
mancato, un punto debole che rimane aperto all'interno di questa riforma, cioè quello
del Titolo V, in particolar modo dell'articolo 117. Molte delle persone che abbiamo
audito, degli illustri professori che abbiamo audito all'interno della Commissione
Affari costituzionali hanno evidenziato, infatti, dubbi sul fatto che effettivamente il
contenzioso tra Stato e regioni, che dal 2001 è aumentato moltissimo, possa essere
ridotto in modo significativo da questa riforma. In molti sostengono che il contenzioso
tra lo Stato e le Regioni non sia dipeso tanto dalle materie di competenza concorrente
che si è voluto eliminare. Il contenzioso regionale, invece, se andiamo a vedere, è stato
alimentato da materie quasi tutte di competenza esclusiva dello Stato.
Io mi chiedo quindi, ci chiediamo soprattutto, al di là di quello che è il regionalismo
differenziato, che però pone in essere una visione dello Stato in cui abbiamo un
regionalismo unitario che continua ad esistere, un regionalismo differenziato, e poi
regioni a statuto speciale, se non sarebbe stato invece il caso di dar vita ad una più
profonda riflessione.
Quale regionalismo realmente vogliamo ? Questo tipo di intervento normativo-
costituzionale darà vita sicuramente ad un puzzle: se vogliamo un'autonomia
responsabile, è questa davvero la risposta all'autonomia responsabile ? L'assetto attuale
delle regioni, così frammentato, va bene ? Per questo noi come forza politica qui
avevamo presentato in prima lettura una serie di emendamenti, che avevano riguardato
la costituzione e la composizione di aree macroregionali, che è una delle strategie
fondamentali dell'Unione europea.
Un altro punto importante è quello della legge elettorale. È stato richiamato prima,
nella riforma costituzionale che stiamo affrontando resta un problema di fondo, il
collegamento tra la riforma costituzionale e la legge elettorale, in particolar modo dopo
la modifica dell'articolo 2 avvenuta al Senato: proprio la legge elettorale che non
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riguarderà solo le elezioni della Camera, ma anche e soprattutto quella del nuovo
Senato. Oltretutto da quello che sentiamo e leggiamo non sappiamo se la legge
elettorale sarà esattamente quella che adesso cambierà, né sappiamo come questa legge
elettorale potrà cambiare lo scenario politico.
Si pone poi il problema della legge elettorale per il nuovo Senato. Lo dicevo prima: la
questione più importante – d'altronde avviene in tutti i Paesi dell'Unione europea – sarà
l'opzione che verrà fatta sulla selezione delle candidature, cioè su come i soggetti
politici interpreteranno ciò che il nuovo Senato vuole e deve essere.
Un altro tema che vorrei affrontare è quello della democrazia paritaria, e questo lo
affronto come rapporteur del Consiglio d'Europa per la democrazia paritaria.
All'interno della revisione dell'articolo 55, in cui vengono definite le nuove funzioni
delle Camere, e dunque il nuovo modello di Stato, è introdotto il principio di parità di
genere in rapporto alle leggi elettorali. Si recita: « Le leggi che stabiliscono la modalità
di elezione delle Camere promuovono l'equilibrio tra donne e uomini nella
rappresentanza»; si tratta in realtà di un completamento del principio che noi abbiamo
introdotto nel 2003 proprio nella riforma dell'articolo 51 della Costituzione. Si tratta di
un elemento molto importante, perché nel rapporto che sto curando per il Consiglio
d'Europa l'elemento fondamentale che viene posto anche dalla Commissione di
Venezia a garanzia della democrazia paritaria è la presenza all'interno delle leggi
costituzionali del principio di democrazia paritaria. Accanto a questo, però, il tema
fondamentale è quello della legge elettorale; e noi vogliamo proprio che la legge
elettorale dia vita ad una parità che non sia solo sulla carta, come è stata quella che
abbiamo visto fino ad oggi, ma che diventi una parità reale, che quindi sia tutela e
garanzia della rappresentanza equilibrata tra uomini e donne all'interno delle nostre
istituzioni: a partire in questo caso dalle istituzioni nazionali, ma anche nelle istituzioni
locali. La sovrapposizione tra il primo comma dell'articolo 122 ed il settimo comma
dell'articolo 117, che era più sostanzioso, ci auguriamo che non indebolisca e renda
ancora più difficile da raggiungere la parità effettiva nelle assemblee.
Altri due punti che vorrei sottolineare sono il linguaggio della Costituzione;
permettetemi che da letterata quale sono mi soffermi su questo, ed è stato sottolineato
da tantissime persone all'interno delle audizioni, ma non solo nelle audizioni. Il
linguaggio della Costituzione non è indifferente: la Costituzione è innanzitutto il
linguaggio scritto.
Se voi provate a leggere e a rileggere l'attuale Costituzione, non è difficile alla lettura,
anche per chi non è abituato al linguaggio normativo.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ELENA CENTEMERO.
Questo perché la nostra Costituzione fu scritta in un linguaggio scorrevole ed elegante.
Ecco, linguaggio scorrevole ed elegante che direi manca all'attuale testo,
eccessivamente ricco di tecnicismi, di riferimenti anche normativi difficili da sciogliere
per i semplici cittadini.
Noi avevamo già proposto all'interno della prima lettura un ordine del giorno che
andava nella direzione di una revisione linguistica. Voglio ricordare che nel 1947 i
lavori dell'Assemblea Costituente furono rallentati perché, al di là di quello che è il
giudizio storico, Palmiro Togliatti all'epoca chiese a tre illustri letterati di dar vita alla
revisione linguistica e formale della Costituzione. Credo che sarebbe estremamente
importante fare questa revisione linguistica anche alla nuova Costituzione !
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Da ultimo, voglio solo sottolineare un punto che riguarda le delegazioni internazionali.
Ne ha già parlato prima l'onorevole Nicoletti: verrà presentato un ordine del giorno,
che noi sottoscriveremo, affinché, cambiando la composizione di Camera e Senato e le
funzioni, la rappresentatività, credo che anche all'interno delle delegazioni
internazionali del Parlamento italiano, dal Consiglio d'Europa alla NATO all'OSCE
all'InCE, questa nuova struttura costituzionale debba essere rispecchiata (Applausi dei
deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Ignazio Abrignani. Ne ha facoltà.
IGNAZIO ABRIGNANI.
Signora Presidente, signora Ministra, il nostro gruppo, Alleanza Liberalpopolare
Autonomie, è nato da una divisione di Forza Italia proprio per una scelta sull'appoggio
alle riforme. La nostra è stata una scelta sofferta ma, direi, inevitabile: la nostra
partecipazione, anche personale, in Commissione affari costituzionali, dei nostri
colleghi al Senato, su questa riforma è stata molto costruttiva, e ha permesso anche
modifiche che noi riteniamo assolutamente importanti.
Nel momento in cui si va a completare un percorso, non poteva che essere una scelta di
appoggio, una scelta direi di coerenza con quello che era stato fatto prima. La collega
Centemero, con una forbita cultura storica, ha rievocato addirittura partendo dal 1700 il
ricordo sulle costituenti: io mi limiterò a dire è che dal 1948 che i nostri Padri
costituenti volevano già fare una riforma costituzionale.
E allora, per carità, tutto è perfettibile, tutto poteva essere fatto meglio; ma se in questo
Paese non si cominciano a fare le cose, non ci sarà mai poi modo neanche di cambiare
quelle che non riteniamo corrette. Nel momento in cui questa riforma supera
fondamentalmente il bicameralismo, non possiamo che dare atto a chi l'ha proposta
non solo di aver avuto coraggio, ma soprattutto di aver portato fino in fondo una scelta,
che – ripeto – forse dal 1948 i nostri Padri costituenti si sono resi conto che qualcosa
non andava.
Io stesso mi ricordo, nella mia esperienza, di aver approvato leggi all'ottava lettura:
quando una legge dello Stato deve fare otto passaggi... Il Presidente Berlusconi nei
nostri discorsi ci chiamava sempre e si lamentava della navetta; diceva: tra le cose che
ho subito nelle mie esperienze da capo del Governo c’è sempre stato che, quando
proponevo una legge, le navette mi impedivano poi di vederla realizzata. Oggi, con
questa riforma elettorale, possiamo dire al Presidente Berlusconi che la navetta
l'abbiamo eliminata: ci saranno, per carità, i giusti controlli, ci saranno i giusti
passaggi, però fondamentalmente non penso più (poi magari sarò smentito dalla storia)
che verranno approvate leggi all'ottava lettura. Di questo mi sento di dire che sono
assolutamente certo !
Allora, questo è un cambiamento epocale a cui noi non potevamo non partecipare o
non essere presenti. È per questo che continuiamo ancora oggi a partecipare a questa
modifica elettorale. Sono stati fatti tanti cambiamenti in questo ambito; al di là del
superamento del bicameralismo, sono stati modificati il referendum e le competenze,
sono stati soppressi il CNEL e le Commissioni d'inchiesta, si è intervenuti anche sulla
decretazione d'urgenza.
Ma, visto che già altri hanno parlato di questi argomenti, io mi soffermerò nei pochi
minuti che ho soprattutto sulle modifiche al Titolo V, perché anche questo tipo di
scelta, che nel passato è stata fatta in maniera frettolosa, oggi dispiace che non abbia
ancora una maggiore partecipazione dei gruppi parlamentari, perché è veramente nata
dall'esperienza di quello che ci siamo resi conto che non andava bene. In particolare, al
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di là delle competenze che abbiamo visto sulla soppressione delle province, il
cosiddetto regionalismo differenziato è quello che permette di ricondurre alla
competenza legislativa statale alcune materie che in questi anni hanno veramente in
qualche modo depauperato il Paese di possibilità.
Mi rifaccio, in particolare – qui c’è un elenco lungo – alle materie di cui io, in
qualche modo, come competenza, mi occupo tutti i giorni e che sono la ricerca
scientifica e tecnologica sull'energia e soprattutto i beni culturali e il turismo.
Noi sappiamo che aver regionalizzato il turismo è stata una delle cose peggiori che
abbiamo fatto perché ha privato questo Paese della possibilità di avere delle risorse
centralizzate negli ambiti della promozione e dello sviluppo di questo settore che,
parcellizzati a livello regionale, hanno di fatto impedito al nostro Paese di combattere
contro altri grandi soggetti, come la Francia e la Germania che, nel settore turistico,
avendo una competenza legislativa statale, potevano permettersi risorse, scelte e azioni
ben diverse da quelle che, con tutto il rispetto, potevamo fare noi, sia dalla ricca
Lombardia, ma soprattutto dalla lontana Basilicata.
Allora, anche questa riforma ci convince sempre di più della bontà di questo nostro
atteggiamento positivo. Per esempio, al Senato – fatto assolutamente positivo – è stato
anche riportato alla competenza statale il commercio con l'estero e assolutamente
doveva essere così perché è un'altra di quelle grandi scelte di fondo che non possono
che appartenere allo Stato.
Solo due accenni veloci. Di uno se n’è parlato: a proposito della legge elettorale, è una
legge elettorale che invece io condivido, perché ritengo che sia importante sapere alla
fine chi ha vinto e chi decide; come anch'io potrei dire qualcosa, ma l'ho già detto altre
volte, di come sia contrario alle preferenze. Ma l'importante, anche a questo proposito,
è che si sia fatta una legge elettorale che in qualche modo dice a questo Paese che si va
verso la modernità. È questa la richiesta fondamentale che viene dai nostri cittadini,
cioè i cittadini vogliono che qualcuno si prenda l'onere di governare il Paese e, dopo
cinque anni, venga valutato. Allora è un tipo di scelta, per carità, anche questa, come
tutte le cose, perfettibili, ma se noi in questo Paese continuiamo a dire che si poteva
fare meglio – ripeto – alla fine, non avremo fatto nulla.
Per cui, anche sulla legge elettorale c’è stato il nostro appoggio coerente perché
continuiamo a dire che è stata una legge che è servita. Ma oggi siamo qui a parlare,
Presidente – e termino –, di riforma costituzionale ed è sicuramente un momento
storico del nostro Paese. Oggi, con questo voto alla Camera ci dovrebbe essere
finalmente la prima delle due letture che porta avanti questo discorso, per cui – come
detto anche dal collega Parisi che mi ha preceduto prima – io non posso che
confermare il voto convinto del gruppo di Alleanza Liberalpopolare Autonomie a
favore di questa riforma e a favore di tutte quelle riforme che servono a migliorare e a
modernizzare il nostro Paese.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Kronbichler. Ne ha facoltà.
FLORIAN KRONBICHLER.
Grazie, Presidente. Cara Ministra, cari colleghi e care colleghe, mi tocca di fare il
controcanto al collega, amico e conterraneo Michele Nicoletti, che è volato alto,
spiegandoci – se l'ho capito bene – che non c’è da preoccuparsi troppo, tanto c’è
l'Europa e la Costituzione di un piccolo Paese membro, insomma, il cui peso è relativo.
Ecco, io mi soffermo nel mio intervento sull'aspetto del regionalismo, quello speciale
in particolare.
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Lo faccio per una divisione che noi all'interno del nostro gruppo ci siamo dati. Non lo
faccio nel modo in cui la forza politica maggioritaria della mia provincia, il Südtirol,
affronta la riforma della Costituzione. Essa dice, sintetizzando: della Costituzione
fatevene ciò che volete, basta che in essa non ci toccate la nostra autonomia. Difatti,
parlandone male, che io di più non potrei, alla fine i suoi rappresentanti voteranno a
favore. Io non la penso così ! La Costituzione è nostra, di tutti. Tutela noi tutti, e di
seguito valuto e voto la riforma per quanto vale nella sua interezza. Non ci può essere
buona autonomia all'interno di una Costituzione cattiva.
Le regioni a statuto speciale, province autonome di Trento e Bolzano comprese, difatti
per il momento si possono considerare risparmiate dal furore centralizzatore che è
caratteristica portante della bozza di riforma che ci accingiamo a ridiscutere. E non
solo. Nella sua terza tornata di lettura al Senato la specialità è stata messa
ulteriormente al sicuro. Ne esce in parte rafforzata. L'articolo 39, comma 13,
prevedeva in origine che le disposizioni contenute nella legge costituzionale non si
applicassero alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e di
Bolzano «fino all'adeguamento» dei rispettivi statuti sulla base di intese con le
medesime regioni e province autonome. Ora quel «fino all'adeguamento» è stato
cambiato in «fino alla revisione» degli statuti. La nuova formulazione, si vede, lascia
più spazio di interpretazione e di manovra. E non è il solo rafforzamento. L'articolo
riformulato (in forma assai bruttina, a dir la verità, in un burocratese, non degno di un
testo da Magna Carta, ma ciò vale per tutta la riforma), questo articolo permette che le
regioni autonome beneficino automaticamente pure dei miglioramenti previsti e
prevedibili per le regioni ordinarie. Insomma, la forbice fra autonomie ordinarie e
autonomie speciali, con la riforma si aprirà ulteriormente. Su questo punto le
valutazioni all'interno del nostro gruppo di SEL, ora Sinistra italiana – SEL, divergono.
C’è chi sostiene che una diversificazione troppo accentuata fra ordinarie e speciali
possa condurre a dannosi squilibri, una strisciante conflittualità con le regioni
«normali» e a continui contenziosi di fronte alle Corte costituzionale.
Siamo tutti federalisti, persino autonomisti, ci mancherebbe ! Ma siamo pur strenui
difensori del principio dell'uguaglianza. Certuni fra di noi si fiderebbero di più del più
vincolante «fino all'adeguamento» piuttosto che del più volatile «fino alla revisione ».
Perché le autonomie speciali si dovrebbero «adeguare» alla peggiorata normativa per
le regioni ordinarie ? Sarebbe un adeguamento al ribasso, il mal comune non può
essere l'obiettivo. Io dico: la specialità va salvaguardata. E la specialità implica
inevitabilmente sempre diversità, altrimenti che specialità sarebbe ?
Inoltre, ragiono per logica. Il nostro gruppo, noi tutti assieme detestiamo questa
riforma costituzionale per intera. La riteniamo autoritaria e centralista nella sua
impostazione e sbrigativa nella stesura. Siamo contrari ! Quindi, già per logica si
proibisce la richiesta di un qualsiasi «adeguamento». Le regioni ad autonomia speciale
sono riuscite a chiamarsi fuori, in parte e per il momento ! Vogliamo essere noi a
chiedere che si «adeguino» a qualcosa a cui siamo contrari ? Sarebbe illogico. Quindi,
difendo l'eccezione. E sono grato che il mio gruppo lo rispetti.
Le regioni ordinarie bistrattate, questo è vero, anzi suicidate in questa cosiddetta
riforma (perché la resistenza di chi le governa è stata a dir poco timida, blanda, quasi
collaborazionista), ora farebbero male a prendersela con le sorelle speciali. Queste,
ovviamente, devono essere consapevoli della propria responsabilità ed agire di seguito,
mantenendo un atteggiamento solidale, sostenendo le cause delle autonomie più deboli
e non esibendo troppo la propria presunta superiorità.
In questa virtù, l'umiltà, lo devo dire, la mia provincia autonoma e i suoi governanti
non eccellono proprio. La massima napoleonica del «mai stravincere» non sempre è
principio guida della loro politica di autonomia. Solo un esempio: la Regione Trentino-
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Alto Adige/Südtirol ha un milione di abitanti e si è conquistata 4 senatori nel futuro
Senato. La Liguria, per esempio, con il 50 per cento di abitanti in più, ne avrà 2, la
metà. Lasciamo da parte le ragioni di questa divisione, dubbie. Un simile manifesto
squilibrio rafforza l'autonomia ? Va a maggior tutela delle minoranze, che sono da
tutelare ? O piuttosto diffonde solo frustrazioni fra le regioni sorelle ? È una politica
miope voler far passare per diritti ciò che manifestamente sono privilegi (è una parola
proibita dalle nostre parti). Le regioni ad autonomia speciale devono rendersi
consapevoli che è più utile alla propria causa un buon rapporto con le regioni limitrofe
ordinarie che non l'una o l'altra competenza in più.
Metto in guardia da un altro rischio per la nostra autonomia, e i professionisti della
cosiddetta «revisione», prevista dalla benemerita «clausola di salvaguardia», già ci
stanno lavorando: cercano di portare l'intero processo di revisione e di ampliamento
dell'autonomia dentro le famigerate commissioni paritetiche. Nel nostro caso, è una
commissione che paritetica è più di nome che di sostanza. C’è la maledetta tendenza a
bypassare le istituzioni democratiche, Parlamento o consigli provinciali o regionali,
non fa differenza. Ritengo insopportabile che norme di rango costituzionale vengano
elaborate e in pratica decise sistematicamente ad esclusione del pubblico. L'autonomia
regionale trova la sua ragion d'essere in un più di disponibilità (verso le esigenze dei
cittadini), un più di trasparenza e un più di democrazia. Tutto questo, le commissioni
cosiddette paritetiche che fungono da incubatrici...
PRESIDENTE. Concluda.
FLORIAN KRONBICHLER.
Sì sto per chiudere, non sono così svelto di riflessi... le commissioni cosiddette
partitiche che fungono da incubatrici delle norme autonomiste, fin ad ora non l'hanno
fornito. Funzionando alla stregua di agenzie segrete, producono norme di rango
costituzionale. Il processo di «revisione» degli statuti di autonomia non deve avvenire
bypassando gli organi costituzionali, quindi la democrazia. Di un'autonomia rafforzata
al prezzo di una democrazia amputata non ci importa. Grazie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fassina. Ne ha facoltà.
STEFANO FASSINA.
Grazie Presidente, signora Ministra, onorevoli colleghi, con grande rispetto mi rivolgo
a quest'Aula, ma devo dire con grande franchezza che a me pare che nei lavori che
abbiamo svolto in questi mesi vi sia stata la prevalenza di una notevole
sottovalutazione dei rischi contenuti nelle norme che la maggioranza parlamentare va
ad approvare. A me pare che questa sottovalutazione sia dovuta sostanzialmente ad una
cultura politica molto di moda in questa fase, che distingue il campo politico tra
innovatori e conservatori e condanna e confina nel campo della conservazione tutti
coloro che provano a declinare l'innovazione in modo diverso rispetto all'impianto che
è stato proposto come unico possibile. È stato un grave limite, un grave limite che poi
ha avuto sul piano del metodo, come ha ricordato in modo eccellente il collega
D'Attorre, delle conseguenze assolutamente gravi, che anche qua sono state
drammaticamente sottovalutate.
Il collega D'Attorre ha fatto un elenco di ragioni, di motivazioni che inficiano o
indeboliscono enormemente la legittimità della revisione costituzionale che andiamo
ad approvare; aggiungo, tra le motivazioni, il fatto che tutti noi che siamo qui alla
Camera e al Senato, siamo stati eletti con una legge elettorale che la Corte
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costituzionale ha definito illegittima e, in particolare, per quanto riguarda i deputati e i
senatori della maggioranza, essi sono stati eletti sulla base di un programma che
prevedeva appunto, come ha ricordato il collega D'Attorre, che non si facessero mai
più revisioni costituzionali senza un significativo coinvolgimento delle opposizioni.
Queste ragioni, questi problemi di metodo sono drammaticamente sottovalutati e
rendono la revisione costituzionale, qualunque sarà l'esito del referendum, carente di
legittimità.
Sul piano del merito, non ho tempo per entrare sulle questioni specifiche, ma a me pare
davvero impossibile non compiere una valutazione che tenga conto di tutti gli elementi
del quadro; la revisione costituzionale, la legge elettorale, come è stato ricordato, e
aggiungo un punto importante: le procedure di approvazione dei regolamenti
parlamentari, ai quali il testo rinvia questioni molto rilevanti; e, infine, la forma partito,
perché quei rischi di regressione democratica, che tanti di noi hanno sottolineato,
diventano enormemente più elevati sulla base del fatto che in Italia, unico caso tra le
democrazie europee con le quali ci piace confrontarci, vi è una prevalenza di partiti
personali e plebiscitari, come pure, per statuto, il Partito Democratico.
Mettere insieme questi quattro elementi porta a riconoscere, con un minimo di
onestà intellettuale, un quadro davvero rischioso e sottolineo un altro punto
importante: l'illusione funzionalista che ha dominato il nostro dibattito e le relative
valutazioni positive che ho sentito dal relatore di maggioranza, dal Governo, oggi e in
occasioni precedenti. L'illusione funzionalista, la debolezza della politica spiegata dal
quadro istituzionale, dalla legge elettorale, senza andare a riconoscere i problemi veri, i
problemi di fondo, che sono lo svuotamento della democrazia nazionale nel quadro
economico che si è venuto a determinare nell'ultimo trentennio e per quanto riguarda i
Paesi dell'Eurozona, nel quadro di trattati che hanno un impianto radicalmente
alternativo all'impianto fondato sul lavoro della nostra Costituzione.
Un'illusione funzionalista pericolosa, che porta a confondere la governabilità con la
capacità di governo. Attenzione, governabilità non vuol dire capacità di governo.
Governo vuol dire avere poi una connessione profonda con larga parte di quel popolo
in nome del quale poi si governa.
A me pare che vi sia, dietro questa ossessione della governabilità come capacità di
governo, la rassegnazione culturale e politica al fatto che oramai i Governi nazionali
possono soltanto amministrare, possono soltanto attuare l'unica agenda possibile. E, a
quel punto, siccome l'unica agenda possibile è una sola agenda, basta una democrazia
minoritaria attraverso meccanismi elettorali e revisioni costituzionali che consegnano
un potere sconfinato e il potere di amministrare alla minoranza che arriva prima.
Credo che sia drammaticamente sbagliato rassegnarsi alla politica come
amministrazione, ma questo fa il pacchetto che abbiamo e che la maggioranza si
appresta ad approvare con la revisione del Senato, la legge elettorale, la forma partito e
le procedure regolamentari.
A me pare che tra gli elementi di sottovalutazione – e voglio rimarcare questo punto
che è stato poco presente – vi è il fatto che il modello istituzionale e costituzionale si
porta dietro anche un modello economico-sociale. Non a caso l'articolo 1 della nostra
Costituzione indica una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Ecco, allora, il
modello costituzionale, il modello istituzionale, il cambiamento implicito della forma
di Governo verso un presidenzialismo di fatto a contrappesi indeboliti, è il
corrispettivo di un quadro economico-sociale dove fasce crescenti di popolo, fasce
crescenti di società vengono esclusi.
Una dinamica economica e l'agenda di politica economica imposta dall'Eurozona
condannano all'esclusione economico-sociale fasce crescenti di popolo, fasce crescenti
di classi medie. È un quadro politico-istituzionale che si adegua e fonda il suo
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funzionamento sul consenso di una minoranza sempre più ristretta. Un quadro politico-
istituzionale, insieme alla legge elettorale, alla forma partito, alle procedure
regolamentari che rischia molto seriamente di svuotare di senso anche la prima parte
della Costituzione. Ecco, credo che questi elementi dovrebbero essere presi in
considerazione anche da coloro che sono convinti di muoversi nella direzione giusta.
E vado a concludere con due brevi osservazioni di merito specifiche. La prima
riguarda le attribuzioni, in un quadro di revisione del Titolo V molto discutibile, in cui
si riaccentrano funzioni importanti e si delegano alle regioni le politiche sociali. Ecco,
trovo questa asimmetria, questa redistribuzione di funzioni estremamente pericolosa e
coerente con quella regressione sociale corrispondente alla regressione politico-
istituzionale determinata dal pacchetto che stiamo approvando.
E infine – ci tengo a dirlo perché siamo in un contesto nel quale quello che qualche
settimana fa sembrava improbabile adesso diventa invece molto meno improbabile –
non si è voluto in quest'Aula modificare il quorum richiesto per la dichiarazione dello
stato di guerra. Noi consegniamo a una minoranza, alla prima delle minoranze, con le
percentuali di voto possibili che prima richiamava il collega D'Attorre grazie alla legge
elettorale, la possibilità di portare il Paese in guerra.
Credo sia un rischio molto serio. E allora, sulla base di questa analisi e di queste
valutazioni e con lo spirito di chi vuole innovare ma non scambia l'innovazione con la
regressione, porteremo avanti la nostra battaglia nel referendum costituzionale e spero
che il popolo italiano, la maggioranza del popolo italiano, rimanga coerente con i
principi fondamentali della Carta costituzionale del 1948 e blocchi una deriva
regressiva che porta la nostra democrazia ad essere molto restrittiva in termini di
partecipazione democratica, in termini di garanzie istituzionali, in termini di qualità
della partecipazione. (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra
Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rocco Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE.
Grazie. Signora Presidente e signora rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, io
devo rivendicare la piena legittimità di questo Parlamento a decidere in materia di
riforma costituzionale. Mi spiace dissentire dal collega Fassina, per il quale ho molta
stima e che citerò successivamente, ma la Corte costituzionale ha detto, con chiarezza,
che questo Parlamento non è illegittimo. Sostanzialmente, ci ha detto: «Va bene:
quello che avete fatto per il passato è sanato. Per il futuro cambiate». Dunque, ci ha
invitati, con energia, a cambiare ed è quello che stiamo facendo.
Potevamo noi accettare l'idea di essere delegittimati, lasciando il Paese senza guida
in un momento di grave tempesta economico-sociale ? E potevamo rinunciare a fare le
riforme in una fase nella quale la questione delle riforme è come una piaga aperta nella
nostra vita nazionale ? Io condivido, invece, molte cose che ha detto dopo il collega
Fassina, salvo una: necessitas non habet legem.
Qui la riforma bisogna farla, perché tenere un Paese trent'anni con l'idea che queste
istituzioni non funzionano e non cambiarle significa indebolire le istituzioni,
delegittimarle, far loro perdere quell'aura di sacralità di cui le istituzioni hanno bisogno
e che devono avere, anche se magari non la meritano del tutto. È stato Walter
Benjamin a teorizzare – per l'opera d'arte, ma io lo utilizzo per i Parlamenti, invece –
l'esigenza di un'aura. Il popolo deve riconoscere che, al di là dei limiti, lì si realizza una
cosa straordinaria: molti diventano uno e molte volontà particolari riescono a
incontrarsi, per definire il cammino della libertà comune.
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Questo è il risultato di istituzioni, impegno, fatica e, per certi aspetti, è anche un
miracolo, per quelli bigotti come me, ed è qualcosa che il popolo crede e deve credere.
Dobbiamo dargli motivo di credere, anche se sappiamo che non riusciremo mai a
giustificare pienamente empiricamente questa fede che però – direbbe Immanuel Kant
– è una condizione trascendentale di esistenza dello Stato. Lo Stato esiste se esiste la
convinzione diffusa della coincidenza del particolare e dell'universale, dove l'atto
legislativo, l'atto che questa Assemblea svolge, si compie in nome del popolo sovrano,
che esercita la sovranità nei modi e nei limiti previsti dalla Costituzione. Tenere ancora
aperta la questione istituzionale sarebbe irresponsabile e, quindi, credo che abbiamo
fatto bene ad affrontarla.
Il collega Fassina solleva un'altra questione, invece, che è reale: l'impoverimento della
democrazia. Io sono d'accordo con lui, anche se penso che la soluzione sia diversa. Le
democrazie nazionali sono povere, perché a livello nazionale non c’è più la possibilità
di decidere perché i fatti, più ancora dei trattati, ci dicono che i livelli di esercizio della
sovranità sono livelli continentali. E, allora, il problema non è di rivendicare a livello
nazionale una possibilità di decidere, che certamente è stata ristretta. Volesse il popolo
italiano, a maggioranza, fare la rivoluzione socialista non la potrebbe fare, perché è
contenuto dai trattati.
Potrebbe farla il popolo europeo, ma allora bisogna fare passi avanti energici non solo
dal punto di vista istituzionale come riformare i trattati, evitare che l'Unione sia una
realtà burocratica e renderla pienamente democratica con la partecipazione popolare.
Ma non è solo un problema di trattati o di prendersela con la burocrazia di Bruxelles. È
il problema di creare un'opinione pubblica europea.
In un libro vecchio, ma che sono sicuro che il collega Fassina avrà letto, di Habermas,
Strukturwandel der Öffentlichkeit sulle trasformazioni strutturali della pubblica
opinione, lui fa la storia delle trasformazioni della pubblica opinione. Noi abbiamo
bisogno di una pubblica opinione europea, ma non l'abbiamo. Abbiamo pubbliche
opinioni nazionali, e se una pubblica opinione europea si sta formando – e si sta
formando – purtroppo si sta formando oltre le Alpi, tra la Francia e la Germania.
L'Italia ne è fuori, e se vogliamo affrontare la questione democratica di queste cose
dobbiamo parlare, oltre che della formazione di partiti europei, perché il livello
nazionale della democrazia è più facile, ma è finito.
Il problema della democrazia si sposta a livello europeo e uno dei limiti di questa
Costituzione è che questo livello europeo non è sufficientemente tenuto da conto. La
rivoluzione socialista il popolo europeo la può decidere, il popolo greco no e quello
italiano nemmeno, anche perché la rivoluzione socialista – e il collega Fassina
ricorderà i dibattiti sulla rivoluzione in un solo Paese, – non si fa in un solo Paese, ma
richiede una dimensione che è quella continentale se pure basta (Marx parlava di
rivoluzione mondiale). Ma mettiamo che basti quella continentale, certamente non
basta quella nazionale.
Allora, il problema vero (e in questo penso che alcune accuse di conservazione abbiano
un senso), non è tornare alla Costituzione del 1948. Il problema vero è di proiettare i
valori della Costituzione del 1948 dentro un progetto costituzionale europeo.
Ciò detto, e quindi affermata la mia convinzione che le riforme vanno fatte e che è
meglio una riforma non ideale che niente riforma, veniamo a questa riforma.
Diceva Vincenzo Cuoco che non esistono le Costituzioni perfette. La Costituzione è
come un abito: se tu sei gobbo, l'abito che va bene per te è un abito che più o meno
riesce a maneggiare o a nascondere la gobba che hai e non va bene per un altro ma va
bene solo per te. Russel Kirk teorizzava che la Costituzione americana va bene solo per
gli Stati Uniti d'America, perché dipende dalla storia, dalla lingua, dalla idiosincrasia,
dalla geografia, che sono tipiche degli Stati Uniti. Infatti, quanti hanno tentato di
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imitarla in America latina in genere hanno fatto una cattiva fine. Questo io l'ho sempre
detto quando Pannella voleva che noi facessimo la Repubblica come gli Stati Uniti.
Attenzione: le riforme che funzionano sono quelle che più o meno secondano tendenze
evolutive già presenti e già immanenti all'interno di una società e tengono conto
comunque del modo in cui questa società è strutturata.
Per questo io sono sempre stato diffidente delle grandi riforme, perché spesso quello
che si riforma con la grande riforma smette di funzionare. C’è un certo spirito
illuministico della grande riforma che è pericoloso e non siamo andati completamente
fuori da questo pericolo. Diciamo: era proprio necessario abolire il bicameralismo
perfetto ? Io ho qualche dubbio. Io ho l'impressione che alcune riforme parlamentari –
e, signora Presidente, lei ricorderà che io le scrissi una lettera su questo tema – alcune
riforme regolamentari avrebbero reso perfettamente funzionante il bicameralismo
perfetto.
Vogliamo dirci la verità ? Il bicameralismo perfetto smette di funzionare al tempo della
riforma del Regolamento fatta da un grande democratico, Ingrao, che aveva però l'idea
della democrazia partecipativa in una fase storica che lo legittimava, ma nella fase
storica successiva la democrazia si è posta un altro problema: non quello di allargare la
partecipazione ma quello di arrivare alla decisione; perché una democrazia che non
decide è una democrazia che si suicida. Le dittature, Mussolini, Hitler, non arrivarono
al potere dopo aver ammazzato la democrazia; arrivarono al potere perché la
democrazia si era suicidata per due ragioni: la corruzione e la incapacità decisionale; e
sono due problemi che hanno minacciato anche noi e che minacciano tuttora anche noi.
Allora quel Regolamento, nell'impossibilità di portare i comunisti al Governo, portò il
Governo in Parlamento; è la causa prima di molti mali successivi, il cosiddetto
consociativismo. Ma noi abbiamo nella previsione regolamentare la possibilità di
deliberare le leggi in sede legislativa in Commissione, la usiamo mai ?
Rarissimamente. La sede redigente la usiamo mai ? Rarissimamente. Sarebbe bastato
dire: i provvedimenti che arrivano dall'altra Camera, della seconda Camera che li
esamina, vanno direttamente in sede redigente, avremmo drammaticamente accelerato.
Ma non mi soffermo perché questa è una via che non abbiamo battuto. Il tema della
riforma regolamentare rimane attuale, perché senza una buona riforma regolamentare,
anche con questa trasformazione istituzionale, dubito che funzioneremo bene, ma
comunque abbiamo scelto il cammino non del piecemeal political engineering, come
vorrebbe Karl Popper, la ingegneria politica un pezzetto per volta. Abbiamo scelto la
via non della grande riforma, grazie a Dio, ma di una media riforma, qualcosa in più
del piecemeal political engineering e qualcosa di meno della grande riforma. Questa è
la scelta che abbiamo fatto e abbiamo superato il bicameralismo perfetto. Tutto bene ?
No, io devo francamente dirvi i limiti che vedo in questo disegno che noi abbiamo
costruito. Vi risparmio alcune osservazioni sui diritti delle minoranze perché le ha
svolte molto bene il collega Kronbichler, vengo invece a segnalare un dato molto
positivo. Noi abbiamo previsto la possibilità di legiferare senza decreti di necessità di
urgenza in tempi certi. Il decreto del Governo era diventata la modalità ordinaria di
legiferare per l'impossibilità di garantire tempi certi. Adesso i tempi certi ci sono e io
avrei preferito quasi che si fosse abolita, o sottoposta a limiti ancora più forti, la
decretazione di necessità ed urgenza, tuttavia vedo che alcuni limiti alla decretazione
di necessità e urgenza sono stati istituiti e questo dovrebbe permettere un confronto
parlamentare più sano e più efficace.
Come credo che sia positivo il fatto che abbiamo deciso di dare allo Stato il potere di
chiusura di sistema. Il sistema precedente era un sistema in cui non esisteva nessuno
che fosse in grado di dire un'ultima parola e allora si va in circolo. C’è una garanzia
ultima dell'unità del sistema che non può stare se non con lo Stato. Io l'ho sperimentato
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sul tema della trasposizione delle direttive europee. Quando le competenze sono
regionali e le regioni non le esercitano, lo Stato italiano diventa responsabile del
pagamento di multe stratosferiche. Io mi inventai, allora ero Ministro per le politiche
comunitarie, la clausola di flessibilità: lo Stato interviene, la regione poi dopo, se
ritiene, interverrà e prevarrà la norma regionale, ma intanto mettiamo lo Stato al sicuro
dalla procedura di infrazione. Quest'oggi si è andati molto oltre, abbiamo una clausola
di chiusura di sistema che è soddisfacente ed evita uno dei grandi problemi del vecchio
sistema. Come pure è soddisfacente l'idea di un regionalismo a fisionomia variabile.
Diciamoci la verità, il livello di maturità politica delle classi dirigenti regionali non è
uniforme nel Paese. Ci sono regioni alle quali è ragionevole attribuire maggiori
competenze e ci sono regioni alle quali non è ragionevole e le condizioni poste, che
riguardano per esempio il pareggio di bilancio, non sono condizioni economicistiche,
perché nel pareggio di bilancio si riflette anche la capacità di una classe dirigente
locale. Io avrei inserito altre misure, forse più pesanti, a sanzione questa volta, di classi
dirigenti regionali incapaci di esercitare efficacemente l'autonomia, comunque
abbiamo fatto sicuramente un passo importante nel giusta direzione; il regionalismo
differenziato è un'innovazione positiva.
Vedo, invece, delle cose che ancora non funzionano. Alla Camera noi abbiamo
limitato moltissimo, troppo, i nostri interventi emendativi; poi, al Senato, gli interventi
emendativi ci sono stati e il testo è tornato a noi con importanti modifiche. Delle
modifiche non fatte, vorrei sottolineare – lo ha detto il collega Fassina prima – il
problema della dichiarazione di guerra: non è solo che è troppo esile la maggioranza
con la quale si può dichiarare la guerra, ma è anche il fatto che la dichiarazione di
guerra, nel tempo moderno, è una cosa complicata. Vi dico come si regola, grosso
modo, nella Costituzione di un Paese vicino, amico e simile a noi: puoi trovarti ad
essere invaso e a non poter riunire l'Assemblea. Allora la dichiarazione di guerra la
deve fare il Capo dello Stato, che sente, se può, le Camere a maggioranza qualificata;
le Camere, perché da una cosa del genere non puoi escludere il Senato o, in un altro
Paese, il Bundesrat.
Se hai la possibilità di consultare, puoi non sentire le regioni e puoi non avere quorum
elevati, se hai la possibilità di averli. In condizioni di emergenza, basta, al limite, che il
Capo dello Stato, non potendo svolgere la consultazione costituzionalmente prevista, si
prenda la responsabilità di dire «ci hanno invaso, siamo in guerra». Da questo punto di
vista, l'articolo è povero, non solo per la ragione detta dal collega Fassina, ma anche
perché potremmo trovarci in condizioni nelle quali siamo in guerra e non siamo in
grado di attivare quel meccanismo.
Questo andrebbe rivisitato, perché i processi di revisione costituzionale andrebbero poi
ricondotti... non sono finiti, a mio avviso. Spero che siano finiti come questione
centrale per la pubblica opinione. Qualche aggiustamento dopo potrà servire, usando la
via di quelli che sono stati negli Stati Uniti gli amendments: il primo è arrivato solo
quattro anni dopo l'approvazione della Costituzione. Quindi, c’è un problema sulla
dichiarazione di guerra.
C’è un problema particolare che riguarda le politiche europee e ha diverse dimensioni.
Un aspetto del problema riguarda l'adesione dell'Italia all'Unione europea. È vero, noi
abbiamo nella Costituzione esistente una base sufficiente, ma ampliare questa base,
nella sperata crescita di un'effettiva unione politica, non sarebbe stato inutile, e su
questo vedo che il problema non è al centro delle nostre preoccupazioni, ma dovrebbe
esserci, dovrebbe esserlo molto di più.
Un altro aspetto riguarda la formazione della posizione italiana sugli atti in discussione
nell'Unione europea, perché noi abbiamo introdotto, con le 234 del 2012, mi 11 del
2005, poi la n. riforme fatte in materia, la legge n. pare, la possibilità per il Parlamento
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di dare delle indicazioni vincolanti al Governo. Il Ministro può ricevere dal Parlamento
l'ordine o di ottenere un certo risultato o di non dare il proprio voto a nessun
compromesso diverso, che non contenga il risultato che gli è stato indicato che deve
raggiungere.
E se non ci riesce ? Se non ci riesce, darà un voto provvisorio, tornerà e il Parlamento
gli dirà se quel voto lo può mantenere oppure no. Se diamo al Parlamento poteri così
penetranti sulla politica europea, poi dobbiamo essere sicuri che il Parlamento sappia
quello che vuole. Adesso abbiamo due Camere, elette su basi diverse, non omogenee e
con una relativa facilità che ci possa essere un'indicazione di una Camera e
un'indicazione dell'altra. A chi deve obbedire il povero Ministro ? Vogliamo metterlo
in chiaro ? Nel testo attuale, questo non è chiaro.
Io mi auguro che ci sia, forse, un ordine del giorno, una dichiarazione
interpretativa, non lo so, ma è una questione che mi auguro non si ponga nel breve
periodo, ma che certamente è reale e va sanata, perché le leggi si fanno cercando di
considerare, per quanto possibile, tutti i casi che si possono presentare e, soprattutto, i
casi più sfavorevoli. E questo non è un caso del tutto cervellotico, non è un caso di
scuola: è una possibilità reale, dati i sistemi che abbiamo scelto per l'elezione della
Camera e del Senato.
Ci sarebbe, oggi, una maggioranza omogenea tra Camera e Senato eletto con le nuove
regole ? Forse. C’è sempre stata nella storia repubblicana ? No, andate a vedere i
risultati delle elezioni regionali, anzi, le elezioni regionali hanno spesso avuto in Italia
la funzione che hanno negli Stati Uniti le elezioni di midterm. Le elezioni di midterm
sono elezioni nelle quali si sfoga il malcontento contro il Governo in carica. Siccome
un Governo serio fa all'inizio della legislatura tutte le riforme amare, in modo che la
gente abbia la possibilità di vedere che funzionano, e, poi, magari lo voti dopo cinque
anni o dopo quattro anni, negli Stati Uniti, avendo visto che hanno funzionato, cosa
succede negli Stati Uniti ?
Che il midterm è il momento in cui le riforme sono fatte, gli effetti ancora non si
vedono e il Governo, in genere, perde. Se succede così anche da noi, come è successo
in un passato anche recente, come facciamo in politica europea ? Abbiamo due centri
che alternativamente possono dire al Governo cosa deve fare e il Governo cosa fa ?
Quindi, c’è bisogno di ricondurre ad unità il tema delle politiche europee. Secondo me,
è più ragionevole che lo si riconduca ad unità presso la Camera che non presso il
Senato, ma, al limite, va bene anche presso il Senato, purché ci sia su questo una
chiarezza.
E, quindi, arriviamo alla conclusione di questo itinerario. Ripeto, non sono le riforme
ideali, non è la Costituzione ideale, non è la Costituzione che io avrei scritto: è la
Costituzione migliore che si possa fare, oggi, in questo Parlamento, e questa riforma
bisogna farla oggi, in questo Parlamento, con una maggioranza che riesce a costruirsi
dentro questo Parlamento. Poi, dobbiamo anche uscire da un certo mito della riforma
istituzionale: le istituzioni funzionano sulla base di testi scritti, ma moltissimo anche
sulla base di convenzioni non scritte, di una prassi che si forma nell'attività quotidiana.
E qui tocchiamo un altro tema: è difficile che le istituzioni possano funzionare bene
se non c’è anche un certo galateo parlamentare, la convinzione comune che bisogna
lavorare a servizio della medesima nazione. Non c’è Parlamento se non c’è
legittimazione reciproca e il riconoscimento reciproco, ed è quando c’è questo che la
prassi parlamentare progressivamente o prepara nuove riforme costituzionali o le
realizza, di fatto, per consuetudine costituzionale. In Gran Bretagna la consuetudine
costituzionale è tutto, perché la lettera costituzionale non c’è, ma anche in altri Paesi, e
anche qui da noi, è stata un elemento di grandissimo rilievo.
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E qui c’è un problema che non si può risolvere in sede di riforma, ma che interpella
tutti noi. Viviamo un tempo di crisi della democrazia. Come se ne esce ? Se ne esce in
avanti con l'Europa o se ne esce tornando indietro con un'impossibile
rinazionalizzazione delle politiche; e, se se ne esce in avanti, guardando verso l'Europa,
siamo capaci di ricostruire, a livello nazionale, gli strumenti di una partecipazione
effettiva italiana alla democrazia europea ? Questo non avviene senza legittimazione
reciproca, senza la capacità di vivere il sentimento di un'unità nazionale.
È tanto più grave, questo, in un momento in cui noi, generazioni che avevano pensato
di essersi liberate dalla ossessione della guerra con la caduta del muro di Berlino,
viviamo di nuovo in un mondo pericoloso. In questo mondo pericoloso bisogna
ritrovare le ragioni dell'unità e le ragioni dell'identità. Mi auguro che questa riforma sia
un contributo, limitato, ma importante; un passo nella direzione di questo recupero.
Grazie per la vostra attenzione.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione
sulle linee generali.
(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 2613-B)
PRESIDENTE. Non vedo più i relatori di minoranza.
Ha facoltà di replicare il relatore per la maggioranza, il deputato Emanuele Fiano.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza.
La ringrazio, Presidente. Molto brevemente, ringrazio i colleghi, il Ministro Boschi, i
rappresentanti del Governo. Mi preme solo, al termine di questo dibattito che ho
ascoltato con attenzione, per il rispetto che porto a tutti i colleghi, riferirmi in
particolare ai colleghi che qui hanno elevato critiche molto profonde nel merito e nel
metodo dell'approvazione di questo disegno di legge di revisione costituzionale, perché
a me preme chiarire dei concetti che mi trovano in disaccordo con alcuni dei colleghi
che sono intervenuti. Penso al collega D'Attorre, al quale ovviamente mi ha legato una
militanza sino a pochi giorni fa e una condivisione di percorso, per lo meno nella
stessa sede della Commissione affari costituzionali della Camera, perché a me preme
ribadire ciò di cui sono totalmente certo e che è inscritto nel testo che noi stiamo
approvando: non è vero che noi stiamo cambiando la formula di Governo di questo
Paese, nel testo di riforma costituzionale. Non è vero che si riduce in questo testo lo
spazio di azione del Parlamento nei confronti del Governo, nella contemporanea
attuazione della legge elettorale e della riforma costituzionale. Non è vero, come ha
avuto modo di sostenere il collega D'Attorre, che il Presidente del Consiglio che
governerà con questa riforma costituzionale e con la legge elettorale che abbiamo
approvato controllerà la maggior parte dei parlamentari che sosterranno la sua
maggioranza. Anzi, è vero il contrario, perché di quei 340 deputati che nella Camera
garantiranno la maggioranza che darà la fiducia al Governo solo 100 saranno eletti
come capolista bloccati. È vero, invece, che il Parlamento ha presidiato, nell'ambito del
percorso di modifica costituzionale, il concetto che alcuni degli enti di garanzia
costituzionale fossero eletti con dei quorum che garantissero maggioranze più ampie di
quelle che sostengono il Governo. Questo vale sia per il quorum di elezione del
Presidente della Repubblica sia per altri quorum di elezione, anche se al Senato si è
modificata la modalità di elezione dei cinque membri della Corte costituzionale di
nomina parlamentare, perché si è ritornati ad un'elezione di due membri da parte del
Senato e di tre membri da parte della Camera dei deputati. Io penso che, essendo
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ovviamente legittima qualsiasi critica su questo disegno di legge costituzionale, sia
importante la certezza di sapere che alla fine saranno gli elettori italiani, con lo
strumento del referendum, a decretare o meno – io sono certo in senso positivo – il loro
favore alla riforma che stiamo approvando. Secondo me è importante che, invece,
questo Parlamento sia convinto del fatto che ci possono essere ricette e soluzioni
diverse, ma noi non stiamo scrivendo una nuova strada pericolosamente autoritaria per
il sistema di governo e il sistema parlamentare di questo Paese. Mi premeva dire
questo, nel grande rispetto di tutte le opinioni che ho ascoltato, perché penso che debba
essere scritto – perlomeno per quello che riguarda il relatore, e so di poter parlare
anche a nome del gruppo del Partito Democratico, in questo caso – che nella diversità
delle opinioni è necessario segnalare al Paese, a coloro che ci ascoltano, a coloro che
leggeranno i testi del nostro dibattito parlamentare, che noi stiamo innovando il
sistema istituzionale e parlamentare di questo Paese, non stiamo scrivendo una
pericolosa strada autoritaria per questo Paese.
PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Fiano. Prendo atto che la rappresentante del Governo,
Ministra Boschi, rinunzia alla replica.
(Annunzio di questioni pregiudiziali – A.C. 2613-B)
PRESIDENTE.
Avverto che sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità 2 e le
questioni pregiudiziali di merito1 e Brunetta n. Invernizzi ed altri n. 2, che saranno
esaminate e poste in 1 e Dadone ed altri Scotto ed altri n. votazione nella seduta di
martedì prossimo, 24 novembre, a partire dalle ore 10, prima di passare all'esame degli
articoli del provvedimento. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
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XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 528 di martedì 24 novembre 2015
La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 10,20.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI
Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429-B – Disposizioni per
il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il
contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la
revisione del titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione,
dal Senato, modificato, in prima deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in
prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 2613-B).
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INDICE
Seduta n. 528 di martedì 24 novembre 2015
PRESIDENTE. ..................................................................................................................................... 3
MARCO RONDINI. ............................................................................................................................ 4
ROBERTO OCCHIUTO. .................................................................................................................... 5
CELESTE COSTANTINO. ................................................................................................................. 7
FABIANA DADONE. ......................................................................................................................... 9
DORINA BIANCHI. ......................................................................................................................... 12
GIAN LUIGI GIGLI. ......................................................................................................................... 13
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. ................................................................................................ 14
ALAN FERRARI. .............................................................................................................................. 15
IGNAZIO LA RUSSA. ...................................................................................................................... 17
Votazione sulle questioni pregiudiziali di merito Scotto e Dadone ed altri ................................... 19
PRESIDENTE. ................................................................................................................................... 20
(Esame dell'articolo 1 – A.C. 2613-B) ............................................................................................... 20
DANILO TONINELLI. ..................................................................................................................... 20
FEDERICA DIENI. ........................................................................................................................... 28
GIANNI MELILLA. .......................................................................................................................... 33
EMANUELE COZZOLINO. ............................................................................................................. 35
RICCARDO NUTI. ........................................................................................................................... 38
DALILA NESCI. ............................................................................................................................... 48
ANDREA CECCONI. ....................................................................................................................... 56
GIUSEPPE D'AMBROSIO. .............................................................................................................. 64
FABIANA DADONE. ....................................................................................................................... 73
ALFONSO BONAFEDE. .................................................................................................................. 81
GIULIA SARTI. ................................................................................................................................ 87
SIMONE BALDELLI. ....................................................................................................................... 96
MARA MUCCI................................................................................................................................ 104
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. ..................................................................... 109
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XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 528 di martedì 24 novembre 2015
La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 10,20.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI
Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429-B – Disposizioni per
il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il
contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la
revisione del titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione,
dal Senato, modificato, in prima deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in
prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 2613-B).
PRESIDENTE.
L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale,
già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato in prima deliberazione
dalla Camera e nuovamente modificato, in prima 2613-B: Disposizioni per il
superamento del. bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il
contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e
la revisione del titolo V della parte II della Costituzione.
Ricordo che nella seduta del 20 novembre 2015 si è conclusa la discussione sulle linee
generali e che il relatore per la maggioranza è intervenuto in sede di replica.
(Esame di questioni pregiudiziali – A.C. 2613-B)
PRESIDENTE.
Passiamo all'esame delle questioni pregiudiziali di costituzionalità Invernizzi ed altri e
Brunetta e Occhiuto questioni pregiudiziali di merito e Dadone ed Scotto ed altri (Vedi
l'allegato A – A.C. 2613-B).
Avverto che la questione pregiudiziale di costituzionalità Brunetta stata sottoscritta
anche dal deputato Occhiuto.
A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni
pregiudiziali, ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3
del medesimo articolo 40, può intervenire uno solo dei proponenti di ciascuno degli
strumenti per illustrarlo per non più di dieci minuti, nonché un deputato per ognuno
degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
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Chiusa la discussione, l'Assemblea decide, ai sensi dell'articolo 40, comma 4, terzo
periodo, del Regolamento, con un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali di
costituzionalità e poi, con altra unica votazione, sulle questioni pregiudiziali di merito.
Il deputato Rondini ha facoltà di illustrare la 1. questione pregiudiziale di
costituzionalità Invernizzi ed altri.
MARCO RONDINI.
Signora Presidente, l’iter procedurale del testo di riforma costituzionale sul quale
abbiamo presentato una pregiudiziale, che è relativo a ben 47 articoli della Carta, ha
subito un'accelerazione di carattere politico, voluta da questo Esecutivo. Al Senato è
stato approvato in Aula, senza passaggio in Commissione e quindi senza relatore,
perché la maggioranza ha preferito evitare un confronto serrato con le opposizioni in
un ambito dove i numeri non garantivano di blindare il testo. Lo strappo istituzionale
che ha sottratto il testo della riforma alla discussione nella Commissione di merito in
violazione degli articoli 34, 102 e 120 del Regolamento presenta evidenti profili di
incostituzionalità in relazione al dettato di cui all'articolo 72 della Costituzione,
secondo il quale ogni disegno di legge, presentato ad una Camera è, secondo le norme
del suo Regolamento, esaminato da una Commissione e poi dalla Camera stessa, che
l'approva articolo per articolo e con votazione finale; la procedura normale di esame e
di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge
in materia costituzionale. L'esame del provvedimento al Senato è stato inoltre viziato
da atteggiamenti arbitrari ed eccessivamente discrezionali nell'interpretazione delle
consuetudini e del Regolamento da parte della Presidenza. Una condotta che noi
riteniamo manifestamente incostituzionale rispetto alle garanzie che la nostra Carta
fondamentale attribuisce ai gruppi parlamentari di opposizione. L'elezione di secondo
grado del Senato è una violazione dell'articolo 1 della Costituzione in quanto il popolo,
titolare della sovranità, viene privato del diritto di esercitarla.
È un esercizio che, fra l'altro, abbiamo già visto manifestarsi in occasione della riforma
delle province, che vengono consegnate, anche quelle, a un'elezione di secondo grado.
In più, quella è sicuramente una riforma pasticciata, perché oggi non si capisce più a
chi sono delegate le materie che erano delegate alle province, creando dei disagi
enormi ai cittadini.
Ma, tornando al disegno di legge sul quale abbiamo presentato la questione
pregiudiziale, noi riteniamo che l'effetto della prospettata riforma del bicameralismo,
unito alla modifica della legge elettorale, con una Camera dei deputati a vocazione
ipermaggioritaria, e al rafforzamento delle prerogative del Governo in Parlamento è
suscettibile di determinare effetti distorsivi dell'equilibrato rapporto fra i poteri dello
Stato.
La lettura, in combinato disposto, delle riforme in esame e dell'approvata legge
elettorale permetterà che un partito con solo il 25 per cento possa scegliere il
Presidente della Repubblica, i cinque membri della Corte costituzionale ad
appannaggio del Parlamento e, attraverso il Presidente della Repubblica, anche gli altri
cinque, quindi dieci su quindici; nomina le Authority e i membri del Consiglio
superiore della magistratura. Un sistema autoritario, in sostanza, che si contrappone al
principio cardine della nostra Carta costituzionale, sancito dall'articolo 1.
Il disegno di legge costituzionale in esame propone di modificare le disposizioni
contenute nei titoli I, II, III, V e VI della parte II della Costituzione e nelle disposizioni
finali. Una legge costituzionale dal contenuto disomogeneo che, qualora si pervenisse a
un referendum confermativo, si porrebbe in violazione della sovranità popolare e della
libertà di voto, poiché obbligherebbe in modo coercitivo gli elettori ad esprimere un
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solo voto sull'intero testo, nonostante le modifiche della Costituzione siano varie e
disparate.
Dalla lettura del nuovo articolo 117 è riscontrabile una molteplicità e varietà di termini
utilizzati per indicare le competenze legislative esclusivamente statali e quelle riferite
alla potestà regionale: «principi fondamentali», con riferimento all'articolo 122 della
Costituzione; «norme di coordinamento», con riferimento alla finanza pubblica e al
sistema tributario; «principi generali», con riferimento al patrimonio dei comuni, delle
città metropolitane e delle regioni; «profili ordinamentali generali» relativi agli enti di
area vasta definiti con legge dello Stato e richiamati nell'articolo 40 del disegno di
legge. Formule confuse che genereranno sicuramente numerosi conflitti di attribuzione
dinanzi alla Corte costituzionale. Tutto ciò in manifesta violazione del principio
sancito dall'articolo 5 della Costituzione. La presente riforma costituzionale
depotenzia, di fatto, le regioni, privandole di qualunque tipo di funzione, sopprimendo
la materia concorrente e mettendola sempre in capo allo Stato e introducendo la
formula della clausola di supremazia, foriera di un effetto distorsivo rispetto alla
potestà legislativa regionale, con una clausola che prevede che la legge dello Stato può
intervenire su proposta del Governo in materie non riservate alla legislazione esclusiva
dello Stato, quando lo richieda la tutela dell'unità giuridica o economica, ovvero la
tutela dell'interesse nazionale e tutto ciò a danno delle regioni.
Per questi motivi, che sono riportati anche nel testo della nostra questione
pregiudiziale, riteniamo che non debba proseguire l'iter di approvazione di questo
disegno di legge e chiediamo naturalmente che questo, con un voto favorevole sulla
nostra questione pregiudiziale, si possa fermare (Applausi dei deputati del gruppo Lega
Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
PRESIDENTE. Il deputato Occhiuto ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di 2.
costituzionalità Brunetta e Occhiuto.
ROBERTO OCCHIUTO.
Grazie, signora Presidente. Il testo di riforma al nostro esame, nel tentare di cambiare
l'impianto ordinamentale della Costituzione, incide significativamente anche sulla
forma di governo del nostro Paese. Non è un mistero che il dibattito dottrinale che, nel
frattempo, si è sviluppato intorno alla riforma e che ha avuto voce anche in Parlamento
durante le audizioni, abbia rilevato numerose criticità, le stesse che Forza Italia
evidenzia da diverso tempo e che noi abbiamo indicato nella nostra pregiudiziale di
costituzionalità.
Tra le perplessità avanzate dagli esperti, una particolare riflessione merita
l'osservazione riportata all'interno della nostra questione pregiudiziale, che è relativa al
combinato disposto della legge elettorale approvata lo scorso maggio con la riforma
costituzionale attualmente in discussione, che comporterebbe un cambiamento
surrettizio della forma di Governo che, con il tempo, porterebbe ad una sorta di
premierato assoluto. Con il combinato disposto di questa riforma con la legge
elettorale approvata, avremmo cioè un sistema che potrebbe concedere il premio di
maggioranza ad una sola lista anche se questa accedesse al ballottaggio soltanto con il
25, il 26 per cento o solo qualcosa di più di tutte le altre. A causa dell'esclusione della
possibilità di apparentamento, si darebbe ad una ristrettissima minoranza elettorale il
controllo assoluto della Camera e la conseguente possibilità di scegliere quasi tutte le
cariche istituzionali e tutti gli organismi di garanzia. Avremmo un sistema insomma
privo di ogni bilanciamento, senza quei pesi e quei contrappesi necessari per garantire
l'equilibrio tra i poteri dello Stato.
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Si tratta di un elemento particolarmente rilevante che, come Forza Italia, abbiamo
denunciato anche nel corso dell'esame della legge elettorale e che ha avuto un peso
rilevante anche nell'atteggiamento che il mio gruppo ha tenuto nei confronti delle
riforme. Eppure, Forza Italia aveva adottato una linea molto diversa dall'opposizione
che fece la sinistra nel corso della XIV legislatura alla riforma costituzionale portata
avanti allora dal Governo Berlusconi. Avevamo infatti deciso di sostenere, con pari
dignità e responsabilità, le riforme proposte dal Governo Renzi, come una forza matura
e consapevole deve essere in grado di fare. Anche nelle ultime settimane, nei mesi
passati e negli ultimi giorni abbiamo sentito ripetere lo stucchevole ritornello del
cambio di opinione di Forza Italia sulle riforme. Basta con questo ritornello ! È vero,
avevamo creduto a Renzi; avevamo creduto a Renzi, come molti italiani avevano
creduto a Renzi e ora non ci credono più.
Avevamo creduto al Presidente del Consiglio, come molti suoi ex alleati avevano fatto
e ora non ci credono più. Avevamo creduto insomma che volesse riorganizzare
l'assetto costituzionale del Paese attraverso un ordinato e corretto rapporto dialettico
fra maggioranza e minoranze, ma i fatti hanno dimostrato che evidentemente così non
era.
Le decisioni assunte in merito alle riforme, tali da determinare un combinato disposto
da deriva autoritaria ci hanno portato a prendere le distanze da questo testo.
Bisogna sottolineare inoltre che il testo approvato in terza lettura dal Senato è assai
più pasticciato rispetto a quello originariamente presentato dal Governo. Nel testo
originario infatti si potevano rintracciare alcuni aspetti che erano già presenti nella
riforma costituzionale del 2005, promossa dal Governo Berlusconi. Mi riferisco in
particolare alla fine del bicameralismo perfetto e ad un Senato rappresentativo delle
realtà regionali.
Oggi, invece, discutiamo un testo fortemente peggiorato. Nel passaggio da questo ramo
del Parlamento all'altro, gli aspetti più controversi, in verità assai discussi anche nel
Partito Democratico, riguardavano le funzioni del Senato e il meccanismo di elezione
dei senatori e, anche rispetto a questi due aspetti, le ultime modifiche apportate dal
Senato, non solo non hanno risolto le questioni più problematiche che la dottrina aveva
evidenziato, ma in fondo hanno introdotto soluzioni che sono addirittura peggiorative e
che aumentano i dubbi e le perplessità.
Che cosa vuol dire nella nuova formulazione dell'articolo 57 che i senatori saranno
eletti in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri ?
Bisogna essere un giurista o un costituzionalista per capire che questa è un'espressione
troppo vaga e indeterminata ? Bisogna essere un fine giurista per capire che questa
espressione, contenuta nell'articolo 57 della nostra Costituzione, rischierà di generare
una confusione che non è degna del dettato costituzionale ? Non c’è inoltre un'evidente
violazione dell'articolo 1 della Costituzione in merito all'elezione di secondo grado del
Senato, in quanto il popolo titolare della sovranità viene privato del diritto di
esercitarla ? Secondo noi, c’è questa violazione, lo abbiamo scritto nella nostra
questione pregiudiziale.
Si introduce, poi, un meccanismo di forte disomogeneità nel metodo di elezione di un
organo che ha già una composizione fortemente disomogenea, perché è un organo
formato da rappresentanti di enti territoriali diversi, come sono le regioni e i comuni.
Infatti, se si accetta la premessa per cui al Senato i comuni debbano essere
rappresentati, non si comprende la motivazione per la quale i loro rappresentanti, i
rappresentanti dei comuni in Senato, non solo non debbano essere scelti dai cittadini,
come accade per i consigli regionali, e nemmeno dai comuni stessi bensì dai consiglieri
regionali. Che c'entra questo ? Pertanto, nell'ambito dell'indicazione da parte dei
cittadini dei futuri senatori vengono esclusi i sindaci che, invece, saranno scelti in
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piena autonomia da parte degli organi consiliari delle regioni, con una ingiustificata
disparità di trattamento rispetto ai senatori di provenienza dal livello regionale.
E intervengo ancora sulle competenze che saranno attribuite al Senato (anche queste
abbiamo segnalato nella nostra pregiudiziale). Su quelle competenze, indicate
all'articolo 55, mi chiedo che senso ha avuto, nelle modifiche apportate al testo,
conservare il nucleo di funzioni assegnate al Senato aggiungendone diverse altre, quasi
a ottenere il superamento del bicameralismo perfetto ma lasciando inalterato il peso
istituzionale della seconda Camera, quasi ad ottenere, come è stato detto da qualcuno
in audizione, «la botte piena e la moglie ubriaca».
Come è noto, l'intento primario della riforma dovrebbe essere quello di escludere il
Senato dal circuito fiduciario e di ridurne drasticamente il peso nel procedimento
legislativo. La trasformazione del ruolo del Senato, quale Assemblea rappresentativa
degli enti territoriali, si accompagna a un riassetto fortemente centralistico della forma
di Stato e, dunque, ad una sua fisiologica marginalizzazione nel procedimento
legislativo.
Ma sembra che, proprio per sopperire a questo rischio il Governo e soprattutto la
maggioranza abbiano sentito il bisogno di compensare in qualche modo il Senato. Ciò
è avvenuto incrementando la quantità e la qualità delle leggi bicamerali, che
attualmente sono decisamente troppe, visto che la forma di governo rimane
parlamentare e che il Senato non partecipa al circuito fiduciario, accumulando, però,
tutta una serie di funzioni assai eterogenee in capo all'organo. Con riguardo a tale
ultimo profilo, è evidente che la prospettiva risarcitoria nella quale in terza lettura si è
operato, rischia di produrre più danni che benefici, rompendo la razionalità
dell'originario progetto di riforma rispetto allo scopo perseguito.
Inoltre, tra le funzioni della seconda Camera è stata aggiunta quella di valutare – e non
solo di concorrere a valutare – le politiche pubbliche, l'attività delle pubbliche
amministrazioni, l'impatto delle politiche europee. Il problema, però, non si limita alla
coerenza: infatti, la valutazione delle politiche pubbliche, dell'attività delle pubbliche
amministrazioni e la verifica delle leggi dello Stato e dell'impatto delle politiche
dell'Unione europea sui territori sono funzioni assai evanescenti, difficile da
perimetrare e ancora più da esercitare. Avremmo voluto più chiarezza anche su questo
tema.
Queste, signora Presidente, e altre sono alcune delle questioni, alcuni dei vizi che
abbiamo indicato nella nostra pregiudiziale di costituzionalità. Queste sono alcune
delle ragioni della nostra contrarietà alla riforma che proponete. Abbiamo visto che la
Ministra Boschi canta già vittoria, dicendo che il referendum sicuramente sarà
approvato. Io vorrei ricordare alla Ministra Boschi, al Presidente del Consiglio e al
Governo che spesso, quando si pone mano alle riforme costituzionali e alla legge
elettorale senza un rigore istituzionale che questa opera vorrebbe, si determina una
vera e propria eterogenesi dei fini.
Quindi, non cantate vittoria e aspettate di giudicare quello che sarà l'esito del giudizio
dei cittadini rispetto a questa pasticciata riforma su cui anche noi, in questa lettura alla
Camera, ci esprimeremo in maniera contraria, come abbiamo già anticipato attraverso
la nostra pregiudiziale.
PRESIDENTE. La deputata Celeste Costantino ha facoltà di illustrare la questione 1, di
cui è cofirmataria.pregiudiziale di merito Scotto ed altri.
CELESTE COSTANTINO.
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Grazie, signora Presidente. Al quarto passaggio di questa riforma è del tutto evidente
che presentare una pregiudiziale di costituzionalità ha solo un obiettivo: quello di
ribadire, ancora una volta, l'illegittimità con cui si stanno apportando guasti alla Carta
costituzionale e, di conseguenza, alla qualità della nostra democrazia.
Le criticità che già caratterizzavano l'iniziale testo governativo ormai sono
consolidate nel testo adesso in esame. Per esempio, l'elezione di secondo grado del
Senato viola l'articolo 1 della Costituzione: il popolo, titolare della sovranità, viene
privato del diritto di esercitarla. La trasformazione del Senato da elettivo a non elettivo
sottrae l'elettore del potere di legittimazione diretta di quell'istituzione.
L'effetto della prospettata riforma del bicameralismo, unito alla modifica della legge
elettorale con Camera dei deputati a vocazione ipermaggioritaria e al rafforzamento
delle prerogative del Governo in Parlamento, è suscettibile di determinare non solo
effetti distorsivi dell'equilibrato rapporto fra i poteri dello Stato ma anche un
intollerabile restringimento della rappresentanza politica attraverso la soglia di
sbarramento, una soglia che penalizza eccessivamente i partiti minori determinando
una larghissima esclusione sociale e politica.
In dottrina esiste l'unanimità su un concetto fondamentale, secondo cui il potere deve
essere ripartito tra più soggetti ed organi in modo tale che nessuno di essi sia in
condizione di sopraffare gli altri. La pluralità degli organi costituzionali comporta che
questi siano reciprocamente indipendenti e si trovino in una condizione di equilibrio
che sia tale da garantire, in modo effettivo, il ruolo che a ciascuno di essi è attribuito. I
costituenti hanno saputo costruire un sistema fondato su pesi e contrappesi, in grado di
funzionare perfettamente e capace di resistere alla prova del tempo e a contesti
profondamente diversi.
Il testo al nostro esame, nel combinato disposto con la nuova legge elettorale
denominata Italicum, determina, come risultato finale, un monocameralismo dominato
da una coalizione di partiti non legittimata dalla maggioranza degli elettori, privo di
contropoteri e con un aumento esponenziale di nuovi poteri. Infatti, se la Camera
elegge, con i suoi 630 deputati, praticamente da sola, in un Parlamento in seduta
comune composto da circa 730 membri – 630 deputati più i 100 senatori –, il
Presidente della Repubblica, un terzo dei componenti del CSM e tre dei cinque giudici
costituzionali, essendo, inoltre, titolare esclusiva della funzione legislativa e del
rapporto di fiducia con il Governo, per contro il Senato partecipa paritariamente
all'approvazione delle leggi costituzionali ed elegge due giudici costituzionali, ma le
sue attribuzioni, per quanto riguarda la funzione legislativa, sono puramente consultive
e facilmente superabili dal voto contrario, ancorché a maggioranza assoluta, della
Camera dei deputati.
Nello stesso tempo, paradossalmente le funzioni che l'articolo 70 della Costituzione,
così come modificato nel testo al nostro esame, attribuisce al Senato sono davvero
modeste. Il nuovo Senato non ha alcun peso e ciò non tanto per la fonte di
legittimazione, quanto per il fatto che il suo apporto alla formazione delle leggi è
fortemente condizionato dal volere della Camera dei deputati. Inoltre, si profila un
rischio serio proprio per la finanza pubblica, dovuto alle possibili coalizioni tra
interessi regionali per intervenire direttamente sulla spesa pubblica.
La possibilità offerta al nuovo Senato di intervenire sulle leggi di bilancio, con la
convergenza di interessi locali tesi ad aumentare la spesa dello Stato a favore delle
realtà territoriali, costringerebbe la Camera ad approvare poi la legge di bilancio con
una maggioranza rafforzata. Va considerata inoltre – e mi avvio a concludere, signora
Presidente – la sgrammaticatura istituzionale del testo presentato dal Governo, che lo
ha reso, a nostro avviso, difficilmente emendabile senza una seria e ponderata
considerazione degli effetti delle varie modifiche proposte, che oltretutto cambiavano
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in continuazione durante l'iter procedurale. Sono cambiamenti sostanziali che
rappresentano, soprattutto, un segno di debolezza culturale e di grande
approssimazione istituzionale, considerato, inoltre, che si assiste ad una regressione
culturale profonda, con la cancellazione del Senato, la composizione della Camera con
un sistema ipermaggioritario e con la distruzione del sistema di garanzie, con il
risultato di un'alterazione in senso autoritario della logica della Repubblica
parlamentare, codificato nella nostra Costituzione repubblicana, e che, in definitiva, la
riforma in esame avrebbe un impatto devastante sulla sovranità popolare, sulla
rappresentanza, sulla partecipazione democratica, sul diritto al voto. Per tutti questi
motivi, crediamo che non si debba procedere all'esame di questo provvedimento
(Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. La ringrazio, deputata Costantino. La deputata Dadone ha facoltà di illustrare
la sua questione pregiudiziale di merito.
FABIANA DADONE.
Grazie, Presidente. Ci troviamo oggi nuovamente ad esaminare il disegno di legge
Boschi di superamento del bicameralismo perfetto, che, come abbiamo più volte
evidenziato, nasconde, sotto il dichiarato intento di snellire quello che è un farraginoso
procedimento legislativo, una riforma fortemente sbilanciata in favore del Governo. È
una finalità che appare ancora più evidente se si valuta il combinato disposto di queste
riforme insieme alla legge elettorale Italicum da voi concepita. Se questa riforma verrà
approvata, infatti, la nostra Repubblica parlamentare, che ci è stata lasciata in eredità
da ben più saggi di noi padri costituenti, diventerà sostanzialmente una Repubblica
presidenziale. Si sposterà, infatti, l'asse istituzionale in favore dell'Esecutivo. Tanto per
essere chiari, avremo un Governo che con il suo Presidente del Consiglio gestirà
totalmente l'agenda dei lavori parlamentari, ovvero deciderà quali leggi verranno
calendarizzate e quali verranno approvate o meno, e una Camera che, a maggioranza,
eseguirà. Sarà una mera esecutrice, forte anche di quella maggioranza numerica che gli
verrà garantita dal premio di maggioranza, che è inserito all'interno dell'Italicum. È un
problema che, per chi non è addetto ai lavori, può non sembrare così nodale, ma in
realtà lo è, eccome. Infatti, un tipo di riforma di questo genere non si può fare così
come l'avete fatta voi, tant’è che è zeppa di profili di criticità costituzionale.
Passiamo ad esaminare quelli che sono i profili di criticità costituzionale per i quali
abbiamo deciso di presentare la presente questione pregiudiziale. Per fare capire i
motivi, non certamente a voi, perché chi siede in quest'Aula voterà questo testo, che è
frutto di un compromesso, senza battere ciglio, ma per permettere, invece, di capire
meglio il senso di questo testo alle persone che, al di fuori di quest'Aula, seguono i
lavori e che si troveranno a votare tramite referendum questa riforma... Presidente,
posso chiedere che i banchi del Governo siano liberi ? Ci tengo ad essere ascoltata
perché è importante. Grazie.
Innanzitutto è bene ricordare che il procedimento disciplinato dall'articolo 138 della
Carta fondamentale presuppone che l'esercizio di revisione costituzionale spetti ai
membri delle due Camere rappresentative del popolo, cui appartiene chiaramente la
sovranità, secondo il dettato dell'articolo 1, i quali devono essere eletti con un voto,
chiaramente dei cittadini, che è un voto personale, uguale, libero e segreto, a norma
dell'articolo 48 della Carta costituzionale. Peccato che questo sia un Parlamento in
carica nel quale i deputati siano stati proclamati eletti secondo l'applicazione di
meccanismi che sono stati dichiarati 1 costituzionalmente illegittimi dalla Corte
costituzionale con la sentenza del 2014, dalla quale discende una palese ed evidente
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carenza di legittimità di queste due Camere a procedere alla revisione del testo
costituzionale e, a maggior ragione, alla modifica dell'intera Seconda Parte dello
stesso.
Immagino che chi siede tra questi scranni sarà pronto a controbattere che, invece, la
Corte costituzionale, in quella citata sentenza, ha fatto salvi tutti gli atti compiuti da
questo Parlamento in forza del principio di continuità dello Stato. Ecco, peccato che
questa sia l'interpretazione che voi politici date di questa sentenza, ma che la comunità
scientifica, che ritengo essere un pelino più imparziale, interpreta in maniera
decisamente diversa. Lo sanno molto bene i due colleghi di maggioranza che, insieme
a me, in Giunta per le elezioni, hanno seguito i lavori di convalida del plenum di questa
Assemblea. Perché ? Perché per la prima volta si è proceduto, in quella sede, su nostra
istanza, a svolgere delle audizioni informali, proprio per capire gli effetti di quella
sentenza sulla convalida di tutti questi deputati del plenum di questa Assemblea, in
particolare sulla convalida dei seggi del premio di maggioranza, tra i quali siede –
inevitabile ricordarlo – il Ministro per le riforme costituzionali Boschi, il
sottosegretario Scalfarotto e anche lei, Presidente Boldrini.
Dalle audizioni informali sono emersi degli spunti decisamente interessanti. Infatti, in
questa audizione pensi che, su sette costituzionalisti comparsi, cinque hanno detto
chiaramente che non si poteva procedere con la convalida del premio di maggioranza.
Si sta parlando di 148 deputati su 630: 148 voti che oggi, in questa sede, peseranno
sulla votazione di queste riforme costituzionali. Questi cinque costituzionalisti si sono
esposti anche, chiaramente, sul principio di continuità dello Stato, sostenendo che le
Camere avrebbero potuto continuare ad operare grazie a questo principio implicito, ma
limitato nel tempo, come esemplificato dalla stessa Corte in quella sentenza, con il
richiamo alla prorogatio prevista dagli articoli 61 e 77, secondo comma, della
Costituzione, che prevede tutt'al più un allungamento di tre mesi, ma non certo di una
legislatura intera.
In quella sede, per esempio, il professor De Fiores disse che dubitava che il Parlamento
fosse nella condizione giuridico-costituzionale per esercitare il potere di revisione, per
due ragioni: che un Parlamento eletto con una legge elettorale incostituzionale non
potesse essere legittimato a riformare la Carta costituzionale, dalle cui superiori
disposizioni discende, per contrasto, la sua illegittimità, e che la revisione
costituzionale si colloca al di fuori del principio di continuità della funzione degli
organi costituzionali. A sostegno di questa tesi vi è anche il professor Sorrentino.
Questi non sono gli unici cinque costituzionalisti che si sono espressi in questo senso,
tant’è che proprio in quelle audizioni venne citata la pubblicazione di una nota, che era
uscita su Confronti costituzionali, del professor Gino Scaccia della LUISS, il quale ha
sostenuto che, nel momento in cui la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale
la legge elettorale, al di là delle questioni giuridiche, la legittimità politica del
Parlamento viene meno.
Ovviamente, con l'onestà intellettuale che contraddistingue questa maggioranza,
soprattutto il PD, il PD stesso ha fatto orecchie da mercante e ha deciso di andare
avanti dritto per la propria strada, convalidando tutto il plenum dell'Assemblea e
portando addirittura avanti questo scellerato disegno di legge costituzionale. Ma la
domanda che ci poniamo è: siete veramente certi di essere legittimati a stravolgere la
Carta costituzionale ? Io, seriamente parlando, al posto vostro, qualche domandina
comincerei a farmela. E, scusate se insisto a citare le opinioni di costituzionalisti, ma
suppongo che, non essendo loro iscritti al MoVimento 5 Stelle ed essendo decisamente
più autorevoli di me in materia, magari potrebbero farvi cambiare idea, chi lo sa ?
In un'intervista rilasciata questo agosto dal professor Alessandro Pace, che è professore
emerito di diritto costituzionale presso la facoltà La Sapienza di Roma, anche il
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professor Pace si è espresso in merito alla legittimazione di queste Camere con parole
che qualche freno dovrebbero mettervelo, dicendo testualmente...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, si può abbassare il tono della voce, perché si fa fatica a
seguire l'intervento ? Vi ringrazio della collaborazione. Prego, deputata.
FABIANA DADONE.
Grazie. L'attuale Parlamento, mentre doveva approvare le leggi 1 del 2014), non
elettorali secondo le indicazioni della Consulta (sentenza avrebbe dovuto porre mano
alla revisione costituzionale. Le Camere elette nel 2013, in forza di una legge elettorale
poi dichiarata incostituzionale, non possiedono la legittimazione necessaria per
modificare la Costituzione. Inoltre, 1 si evince chiaramente che il principio dalle
battute finali della sentenza di continuità degli organi costituzionali poteva essere
invocato solo per un breve periodo di tempo e non per l'intera legislatura, come da
subito preteso da Renzi, con la conseguenza chiaramente di condizionare la volontà dei
parlamentari nominati con il costante ricatto del possibile scioglimento delle Camere.
Ma lasciamo perdere questo argomento. Facciamo finta che questo Parlamento sia
legittimato. C’è un'altra questione non da meno, ossia che questo disegno di legge è
giunto dal Governo, dall'Esecutivo, cioè è stato il potere esecutivo a proporre una
riforma costituzionale: mamma mia, che orrore ! Io ricordo che, nella passata lettura, il
presidente del gruppo SEL in un intervento citava Calamandrei, ricordando quanto lui
disse in merito alle riforme costituzionali: quando si discutono, i banchi del Governo
dovrebbero essere vuoti. Qui sono zeppi addirittura di deputati che sono lì grazie al
premio di maggioranza. Votano e si sostengono questa riforma, che hanno, peraltro,
proposto loro: un pastrocchio non da poco. È un Parlamento che, a mio parere, senza
spina dorsale, per qualche poltrona, per qualche carica, io non so per cosa, ha svenduto
la massima competenza che ha al Governo.
Oltre a questi profili, ci sono degli altri profili critici, perché ovviamente, quando si
presentano delle riforme di questo genere lo si fa con questa arroganza e con la poca
volontà di discutere ed emergono profili critici notevoli, come, per esempio, quello in
merito al disegno del nuovo Senato, che ha competenze scarse di collegamento con le
istituzioni territoriali, ma ha competenza costituzionali e non si capisce come dovrebbe
essere votato/nominato.
Si viola, come è stato chiaramente già detto prima, il principio di sovranità popolare di
cui all'articolo 1, secondo il quale i cittadini dovrebbero, attraverso il voto, manifestare
la sovranità popolare. Un principio che viene violato dall'articolo 57, secondo e quinto
comma, con una formulazione che è criptica, perché non si capisce: i sindaci sembra
che non debbano essere scelti, mentre invece i senatori consiglieri regionali sì, ma
conformemente al risultato delle elezioni. Quindi, sono due le questioni, o ci si attiene
a quello che l'elettore dice per il consiglio regionale e verrà ad essere riprodotto nella
stessa identica maniera al Senato e, allora, è un duplicato inutile, altrimenti ci si
distacca dalla volontà dell'elettore e, allora, si viola quanto sancito dall'articolo 1.
PRESIDENTE. Concluda.
FABIANA DADONE.
Mi avvio alla conclusione, Presidente. Il professor Gustavo Zagrebelsky, in occasione
della conferenza stampa tenutasi a Torino sul deposito del ricorso contro l'Italicum, ha
detto qualcosa che mi ha fatto sorridere non poco: bisognerebbe chiedere ai sostenitori
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di questa riforma – quindi al Ministro Boschi, in particolar modo – di spiegare come si
faceva a scuola, con parole semplici, che cosa prevede l'articolo 2. Ecco, mi vien da
ridere solo all'idea, perché ho dei dubbi che riuscirebbe a farlo con parole semplici.
Altri profili riguardano i quaranta articoli toccati con una revisione; una revisione è
una piccola modifica, non è uno stravolgimento di un terzo dell'articolato
costituzionale.
PRESIDENTE. Concluda, deputata...
FABIANA DADONE.
Soltanto due minuti.
PRESIDENTE. Concluda, non ha due minuti, il suo tempo è già terminato. La prego, concluda.
FABIANA DADONE.
È un argomento importantissimo. Il referendum è un aut aut, quindi, strumento
plebiscitario e non più garanzia delle minoranze, e poi vi è la questione della doppia
conforme che in realtà avete scelto voi di interpretare così, ma è stata sempre
interpretata in altra maniera; otto gruppi parlamentari e quattro questioni pregiudiziali,
qualche domanda dovreste porvela per quella che è una riforma che un membro di
maggioranza, a microfoni spenti, ha definito costituzionalmente sgrammaticata
(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.
DORINA BIANCHI.
Grazie Presidente; la questione pregiudiziale che tra l'altro riproduce in gran parte gli
stessi argomenti già contenuti nella pregiudiziale respinta dalla Camera il 18 dicembre
dell'anno scorso è non soltanto priva di fondamento, ma ancora sostiene una visione
conservatrice che considera la Carta del 1948 una sorta di «totem» intoccabile e che
ignora che la riforma delle nostre istituzioni si rende necessaria, proprio al fine di non
vanificare gli importanti risultati raggiunti sui diritti fondamentali, grazie, appunto, a
questa Carta.
Ci si dimentica troppo facilmente della vera e propria crisi costituzionale che è emersa
dalle elezioni politiche del febbraio del 2013, quando la legislatura non riusciva
neppure ad avviarsi e, quando, proprio a causa del nostro assurdo e ingombrante
bicameralismo paritario, non c'era una maggioranza in entrambe le Camere, non si
riusciva a formare un Governo né ad eleggere il nuovo Presidente della Repubblica.
Uno stallo istituzionale dal quale si è usciti solo grazie alla rielezione del Presidente
Napolitano e alla formazione di un Governo di grande coalizione. Ci si dimentica
troppo facilmente che allo scoppio della crisi dei debiti sovrani e dell'economia reale
l'Italia si è trovata in una condizione di maggiore fragilità rispetto agli altri Paesi a
causa dell'accumulo di problemi irrisolti negli anni, tra i quali, in particolare, quello del
mancato ammodernamento del nostro sistema istituzionale. Dobbiamo ricordare che
noi tentiamo di ammodernare il nostro sistema costituzionale da circa trent'anni.
Nel nuovo sistema il Senato è la Camera rappresentativa delle istituzioni territoriali,
sede di raccordo tra i legislatori regionali e il legislatore statale, con la finalità di
responsabilizzare il sistema delle autonomie e riportare il contenzioso costituzionale
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entro limiti fisiologici. Si tratta di una Camera che svolge anche altre importanti
funzioni e che, pertanto, non è per niente dequalificata. Il fatto che, poi, coerentemente
con questa impostazione, il Senato sia eletto dai consigli regionali, peraltro, in
conformità alle scelte espresse dagli elettori, non rappresenta affatto una violazione
dell'articolo 1 della Costituzione né della sovranità popolare, come sostiene
erroneamente la pregiudiziale. È priva di fondamento anche la tesi secondo la quale il
combinato disposto della riforma del bicameralismo e della nuova legge elettorale porti
a un intollerabile restringimento della rappresentanza attraverso la soglia di
sbarramento.
Le esigenze di governabilità e di rappresentatività sono, invece, ben contemperate ove
si consideri che il premio di maggioranza assicura uno scarto molto contenuto dei
seggi, rispetto alla maggioranza assoluta, i seggi di scarto sono solo venticinque, e che
la soglia di sbarramento del 3 per cento assicura un ampio pluralismo politico. Quanto
alla cosiddetta corsia preferenziale, ricordo solo che essa corrisponde, addirittura, a una
proposta che è stata fatta e contenuta nel decalogo proposto nel 1982 dall'allora
Presidente del Consiglio Giovanni Spadolini. Non c’è alcun scardinamento dei principi
fondamentali della Costituzione di cui agli articoli 1 e 48, come sostiene la
pregiudiziale. Il disegno di legge di riforma costituzionale ha un contenuto pienamente
omogeneo, perché la riforma del bicameralismo paritario e la riforma del Titolo V sono
due facce della stessa medaglia, rappresentano un disegno unitario di riforma del
nostro assetto istituzionale e, pertanto, gli elettori potranno pronunciarsi nel
referendum confermativo a favore o contro questa riforma, senza alcuna coercizione
della loro volontà.
Quanto alle garanzie del sistema costituzionale, il testo del disegno di legge, in
particolare dopo le modifiche apportate dal Senato e dalla Camera, le ha rafforzate e
non indebolite, come dimostrano le modifiche dell'articolo 64 della Costituzione che
prescrive che i Regolamenti garantiscono i diritti delle minoranze e lo statuto
dell'opposizione, l'articolo 71 sui progetti di iniziativa popolare che non potranno più
rimanere nei cassetti delle Camere e, addirittura, con la previsione di referendum
propositivi e di indirizzo, l'articolo 75 con l'abbassamento del quorum di validità del
referendum abrogativo, l'articolo 77 con le limitazioni della decretazione d'urgenza e
l'articolo 83 relativo all'elezione del Presidente della Repubblica, con l'innalzamento
del quorum per l'elezione del Presidente della Repubblica, che si eleva ai tre quinti dei
componenti e poi dei votanti.
Per tutte queste ragioni, noi siamo dell'idea che la questione pregiudiziale presentata è
priva di ogni fondamento ed è pertanto da respingere (Applausi dei deputati del gruppo
Area Popolare (NCD-UDC)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gian Luigi Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI.
Grazie Presidente, eccoci per l'ennesima volta a parlare di eccezioni di
incostituzionalità, pregiudiziali di incostituzionalità, per quanto riguarda questo
provvedimento. Ciò sembrerebbe un po'paradossale, appunto, dopo che sono state già
respinte più volte queste pretese di incostituzionalità, ma se andiamo a leggere, poi, nel
merito le tre pregiudiziali presentate, scopriamo che, in realtà, al di là del paradosso di
carattere ripetitivo, appunto, di cui ho già detto, in realtà, non si tratta tanto di
sostenere, in ciascuna di queste tre eccezioni di incostituzionalità, una vera
incostituzionalità di questa riforma, se non per specifici punti, su cui tornerò, ma si
tratta in gran parte, andandole a leggere, di valutazioni di merito che, per carità, sono
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rispettabilissime, dignitosissime, interessantissime, ma che non toccano, a mio avviso,
la costituzionalità della materia.
I punti, in realtà, sui quali viene pretesa, appunto, una incostituzionalità del
provvedimento sono riconducibili, invece, sostanzialmente a tre: il primo, ed è il più
grave, riguarda l'ennesima riproposizione, nella pregiudiziale del MoVimento 5 Stelle,
di una pretesa non legittimazione di questo Parlamento a decidere di una riforma
costituzionale. Dico che è l'ennesima volta, perché questo tipo di opinione da parte del
MoVimento 5 Stelle l'abbiamo sentita ribadire in tutte le occasioni, in tutte le salse e in
tutti i dibattiti che si sono svolti in questi anni.
E però vale la pena, forse, una volta per tutte, chiudere questo argomento, rileggendo –
e mi scuserete se 1 del 2014 della Corte costituzionale, lo faccio – quello che la
sentenza nella quale appunto veniva dichiarato incostituzionale in parte il meccanismo
elettorale vigente con il Porcellum, ha con chiarezza stabilito. La Corte dice che la
decisione da essa assunta produrrà i suoi effetti esclusivamente in occasione di una
nuova consultazione elettorale, consultazione che si dovrà effettuare o secondo le
regole contenute nella normativa che resta in vigore a seguito della presente decisione
ovvero secondo la nuova normativa elettorale eventualmente adottata dalle Camere.
Essa, pertanto – dice la Corte –, non tocca in alcun modo gli atti posti in essere in
conseguenza di quanto stabilito durante la vigenza delle norme annullate, compresi gli
esiti delle elezioni svoltesi e gli atti adottati dal Parlamento eletto. In particolare, la
Corte, con riferimento alla pretesa retroattività della sentenza, afferma che la
retroattività vale soltanto per i rapporti tuttora pendenti, con conseguente esclusione di
quelli esauriti, i quali rimangono regolati dalla legge dichiarata invalida. Le elezioni
che si sono svolte in applicazione anche delle norme elettorali dichiarate
costituzionalmente illegittime costituiscono in definitiva e con ogni evidenza un fatto
concluso, posto che il processo di composizione delle Camere si compie con la
proclamazione degli eletti. Del pari, non sono riguardati gli atti che le Camere
adotteranno prima che si svolgano nuove consultazioni elettorali.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 11,15)
GIAN LUIGI GIGLI.
Pertanto, conclude la Corte, nessuna incidenza è in grado di spiegare la presente
decisione, neppure con riferimento agli atti che le Camere adotteranno prima di nuove
consultazioni elettorali. Le Camere sono organi costituzionalmente necessari ed
indefettibili e non possono in alcun momento cessare di esistere o perdere la capacità
di deliberare. Basterebbe questo a smentire una volta per tutte – e sarebbe il caso che i
colleghi non insistessero ulteriormente – la pretesa non legittimazione di questo
Parlamento ad approvare qualunque riforma della Carta costituzionale. Mi fermo qui
Presidente.
PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha
facoltà.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO.
Grazie, Presidente. Signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, siamo
ancora una volta, come si è detto, a discutere di questioni pregiudiziali di
costituzionalità, che in realtà sono quasi tutte di merito, però alcune considerazioni
vale la pena farle. Ho sentito dire dai colleghi della Lega che sarebbe stata violata la
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Costituzione perché non c’è stato un dibattito al Senato in Commissione, e questo
avrebbe alterato lo schema democratico: non so se alteri di più questo lo schema
democratico o presentare 500 mila emendamenti non scritti, non letti e poi ritirati
all'ultimo dopo aver tenuto il Senato bloccato per qualche mese, compresi i poveri
dipendenti per tutta l'estate, poi seguiti – mi pare – da 82 milioni di emendamenti in
Aula. Ecco, credo che questo di democratico non abbia niente, perché normalmente la
democrazia funziona sulla consapevolezza: la Lega ha cercato di bloccare i lavori con
emendamenti scritti da un software. Credo che se poi è saltato il lavoro in
Commissione non ci si possa lamentare. Poi abbiamo sentito i colleghi di Forza Italia
e, con riguardo alla loro contestazione, devo dire che è abbastanza stupefacente leggere
ancora una volta, nelle loro questioni pregiudiziali di costituzionalità, che l'elezione
indiretta del Senato costituisce una violazione dell'articolo 1 della Costituzione,
addirittura. Qui le colpe vanno al Presidente Mattarella, perché magicamente, quello
che era un passaggio dal passato al futuro, come fu definita dal capogruppo di Forza
Italia al Senato questa riforma, è diventata una violazione dell'articolo 1, e nel mezzo è
successa una sola cosa: è stato eletto un Presidente della Repubblica non gradito a
Forza Italia. Poi ho sentito i colleghi del MoVimento 5 Stelle, che continuano a dirci
che la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimi gli eletti con il premio di
maggioranza: non è così ! La Corte costituzionale ha detto che il Porcellum era
incostituzionale tutto, comprese le liste bloccate.
Quindi, la distinzione tra chi era eletto con il premio di maggioranza e chi non lo era è
una distinzione che va bene per il blog, ma di costituzionale non ha niente. La realtà è
che, come ha detto l'onorevole Gigli, nonostante l'incostituzionalità del Porcellum
questo Parlamento ha il potere e la capacità di legiferare. Invece, per quel che riguarda
le eccezioni pregiudiziali di SEL, esse danno l'occasione di rispondere a un argomento
che è presente in tutte le questioni pregiudiziali, ed è quello che dice: con il 25 per
cento qualcuno può vincere le elezioni della Camera, eleggere da solo il Presidente
della Repubblica e, a quel punto, controllare anche gli altri organi di garanzia. Basta
fare di conto per vedere che non è vero, perché chi vince il ballottaggio, al massimo,
prende 340 parlamentari; per l'elezione del Presidente della Repubblica servono i tre
quinti dei votanti, che, sommando Camera e Senato, fanno 438. Questo vuol dire che,
per elegge il Presidente della Repubblica, chi ha preso il 25 per cento e vinto il premio
di maggioranza ha bisogno di tutti i senatori meno due: essendo il Senato eletto su base
proporzionale, è impossibile che ciò succeda. La realtà è che il meccanismo che esce
con questa riforma rafforza i poteri della minoranza sull'elezione del Presidente della
Repubblica e quindi impedisce anche quell'effetto secondario, che è di controllare
Corte costituzionale e Consiglio superiore della magistratura – come leggiamo spesso
sulle riforme –, perché in realtà il Presidente della Repubblica sarà un Presidente di
garanzia eletto anche con i voti dell'opposizione. Se mai, la preoccupazione in quel
caso, è che con il nuovo sistema l'opposizione potrà bloccare l'elezione del Presidente
della Repubblica; io sono molto più preoccupato di questo. La realtà è che
quell'affermazione, che è l'unica ripetuta in tutte le questioni di pregiudizialità, è
semplicemente sbagliata, basterebbe fare il conto (Applausi dei deputati del gruppo
Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.
ALAN FERRARI.
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Grazie, Presidente. Vorrei controbattere in questo mio intervento ad alcune delle
affermazioni contenute nelle questioni pregiudiziali presentate dai gruppi del
MoVimento 5 Stelle, SEL, Lega Nord e Forza Italia. Primo: questo Parlamento è
legittimato a riformare la Costituzione ? Sappiamo che la sentenza 1 del 2014 ha
dichiarato parzialmente illegittima della Corte costituzionale. la legge elettorale con la
quale questo Parlamento è stato eletto, tuttavia quella sentenza si chiude con il
richiamo al principio di continuità dello Stato – già ricordato poco fa –, ai sensi della
quale le elezioni che si sono svolte in applicazione anche delle norme elettorali
dichiarate costituzionalmente illegittime costituiscono, in via definitiva e con ogni
evidenza, un fatto concluso, posto che il processo di composizione delle Camere si
compie con la proclamazione degli eletti; le Camere sono organi costituzionalmente
necessari ed indefettibili e non possono in alcun momento cessare di esistere o perdere
la capacità di deliberare, ergo questo Parlamento è legittimato. Secondo: il Governo è
legittimato alla presentazione di disegni di legge costituzionali ? Sì. Ai sensi
dell'articolo 71 della Costituzione il Governo gode di iniziativa legislativa, anche
costituzionale, come gli altri soggetti individuati dalla Carta stessa. Ciò premesso, resta
poi alle Camere il potere di esaminare, emendare o respingere proposte di legge.
Questo, peraltro, è ciò che è accaduto nell'ambito di questo provvedimento
(procedimento di revisione), visto che il testo presentato dal Governo è stato
ampiamente modificato sia dalla Camera sia dal Senato. Vi è poi la terza
considerazione sulla procedura di approvazione: diversamente da quanto accaduto in
passato – penso al 1993 e al 1997 –, in questa occasione si è scelto di modificare la
Carta costituzionale ricorrendo alla procedura prevista dall'articolo 138 della
Costituzione, che contempla, come sappiamo, la possibilità di ricorrere a referendum.
Criticare l'eterogeneità del quesito referendario implica un'indiretta critica alla
procedura di cui all'articolo 138 stesso. L'omogeneità del quesito referendario, peraltro,
è un requisito che è stato introdotto dalla Carta in relazione al referendum abrogativo
di cui all'articolo 75, e non è così evidente che debba applicarsi anche al referendum di
cui all'articolo 138. Quarto: per quanto attiene al contenuto del provvedimento, si
lamenta la violazione del principio democratico in relazione all'elezione di secondo
grado del Senato. L'elezione indiretta – e lo dico ora vista anche l'apertura del Senato
sull'indicazione ai cittadini – da parte degli organi eletti direttamente dal corpo
elettorale, in questo caso i consigli regionali, è compatibile con il principio
democratico sancito dall'articolo 1 della Costituzione. Si tratta, infatti, di uno dei
possibili modi di selezione dei componenti della seconda Camera in un Parlamento
bicamerale. Quinto: relativamente alla presunta assenza di contrappesi al Governo e
alla sua maggioranza parlamentare, mi permetto di fare un elenco: il Senato, la Corte
costituzionale, il Presidente della Repubblica, le regioni, gli enti locali, il referendum
abrogativo e la magistratura sono parti di un sistema che è ben ampio di contrappesi.
Per tutte queste ragioni trovo fuori luogo queste pregiudiziali. Detto questo,
Presidente, vorrei concludere con qualche considerazione più politica, perché...
PRESIDENTE. Attenda, onorevole Ferrari, prima di concludere. Colleghi, per favore, dobbiamo
abbassare un po’ la voce, perché è diventato impossibile. Per cortesia ! Prego.
ALAN FERRARI.
Grazie, Presidente. Dicevo che vorrei concludere con qualche considerazione più
politica, perché niente ritengo sia più politico della riforma della Costituzione. E lo
faccio tenendo a mente ancora una volta il preziosissimo lascito del presidente della
Commissione per la Costituzione, onorevole Ruini: che quasi rivolgendosi ai futuri
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revisori del testo sosteneva la basilarità e la futura longevità della Costituzione,
riconoscendo al contempo però la necessità di perfezionarla. Diceva: «Abbiamo la
certezza che durerà a lungo e forse non finirà mai, ma si verrà completando e adattando
alle esigenze dell'esperienza storica. Noi stessi ed i nostri figli – chiudeva –
rimedieremo a lacune e difetti».
Quando questa Camera esaminava il testo nella scorsa lettura, nel gennaio-febbraio
scorso, ebbi modo di dire, insieme a tanti colleghi del Partito Democratico, quanto
fosse significativo il legame tra questa riforma e le altre riforme in corso, su quanto
fosse significativo il legame tra questa riforma e la stabilità del Paese. Oggi, guardando
l'anno che è trascorso, possiamo e dobbiamo constatare che non ci sbagliavamo, che
quel richiamo soprattutto a ciò che sarebbe accaduto dopo l'approvazione della riforma,
era corretto.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ALAN FERRARI.
Allora, a chi si oppone ancora oggi, chiedo che ne sarebbe dell'Italia se qui il
Parlamento non avesse allora creduto in questa riforma ? Che ne sarebbe della riforma
della scuola e le sue 100 mila assunzioni, dei 300 mila posti di lavoro, per venire al
lavoro, della fiducia di imprese e consumatori che aumenta, e quant'altro ? Tutto
questo per dire che allora come oggi serve responsabilità e lungimiranza.
Ho concluso, Presidente. Qualcuno in quest'Aula dice che i Padri costituenti si stanno
rigirando nella tomba. Può essere; ma se lo stanno facendo lo fanno non per chi sta con
coraggio adeguando la Carta ad una società che si muove così velocemente, ma per chi
questo coraggio non lo ha. Il PD respinge queste pregiudiziali e guarda avanti
(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà. Onorevole La Russa, non
vorrei distoglierla da questo dialogo, però deve intervenire.
IGNAZIO LA RUSSA.
Presidente, lei è troppo buono e troppo gentile; e d'altronde il mio intervento è
abbastanza breve. È rivolto innanzitutto ai colleghi che hanno presentato le questioni
pregiudiziali...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole La Russa. Colleghi, soprattutto dietro l'onorevole La Russa: sta
parlando una persona, dovreste abbassare il tono della voce !
IGNAZIO LA RUSSA.
Non mi piace parlare così; comunque decidete, anche se stanno dietro io mi fido,
quindi possono rimanere.
Vorrei soprattutto rivolgermi ai colleghi che hanno presentato le pregiudiziali, per
giustificare il fatto che il mio gruppo non ha inteso presentare alcuna pregiudiziale.
Riteniamo che, essendo ormai alla terza lettura, sia del tutto evidente la volontà di
questa maggioranza di procedere oltre, di superare l'evidente forzatura costituzionale
contenuta nel testo; e invece credo che occorrerà lavorare nei confronti dell'opinione
pubblica affinché questo testo possa essere compreso nella sua interezza, in vista di
quel referendum confermativo che, lì sì, trova motivi di giustificata critica nelle
pregiudiziali. Perché se è vero che sulla legittimità di questo Parlamento la Corte
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costituzionale si è espressa in maniera chiara, non è altrettanto chiaro che la disparità
di temi contenuti nella riforma costituzionale possa correttamente essere affrontata dal
corpo elettorale con un unico referendum, attesa l'assoluta diversità... Quanto meno vi
sono due indirizzi, uno sui poteri attribuiti alle regioni nel rapporto con lo Stato, uno su
tutto il resto del contenuto della riforma costituzionale, che mal si adattano ad un unico
referendum confermativo.
Però l'elemento che comprendo avete voluto sottolineare – ripeto, a mio avviso
inutilmente, ma voteremo a favore di tutte le pregiudiziali presentate – è quello relativo
al modo con cui viene sottratta al corpo elettorale la possibilità di scegliere i senatori.
Su questo abbiamo presentato un emendamento.
So che gli uffici hanno lavorato diverse ore, e li ringrazio; ne parleremo quando poi
affronteremo l'emendamento, per decidere se accogliere o meno l'emendamento che ho
presentato. Anticipo già adesso che esso propone, sia pur nella strettoia determinata
dalla immodificabilità di quanto già deciso nei due passaggi precedenti, che l'elezione
dei senatori avvenga nel momento in cui sono eletti i membri della Camera dei
deputati. Creando un problema, me ne rendo conto, da risolvere col sesto comma dello
stesso articolo; ma un problema è già creato dalla incostituzionalità, quella sì, di questo
evento, che consente alle regioni di sottrarre di fatto, nonostante il «conformemente»,
un potere che invece dovrebbe essere solo ed esclusivamente dei cittadini.
Mi fermo, Presidente, perché so che i minuti scorrono. C’è bisogno di riflettere: di
riflettere sul fatto che questo Governo per la prima volta, perché di solito i Governi si
sono sempre astenuti dall'essere protagonisti nelle riforme costituzionali siffatte, si
sono sempre astenuti dal sovrapporsi al giudizio dei deputati... Non è incostituzionale,
ma è un argomento di opportunità politica, che questo Governo ancora una volta non
ha voluto né saputo cogliere, non ha voluto né saputo considerare la sua natura
accessoria alla regolarità democratica, atteso che è un Governo presieduto da persona
non eletta e votato da un Parlamento in qualche modo delegittimato.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
IGNAZIO LA RUSSA. Pazienza ! Vedremo di riparare, nei modi che la legge ci consente.
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Su un lutto della deputata Liliana Ventricelli.
PRESIDENTE. Comunico che la collega Liliana Ventricelli è stata colpita da un grave lutto: la
perdita del padre. Alla collega la Presidenza la Camera ha già fatto pervenire le
espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidera ora rinnovare anche a
nome dell'Assemblea.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame di questioni pregiudiziali – A.C. 2613-B)
PRESIDENTE.
Passiamo ai voti.
Stile 0 fino a 124
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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni
pregiudiziali di costituzionalità Invernizzi e Brunetta e Occhiuto ed altri.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione)
Votazione sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità Invernizzi e Brunetta e
Occhiuto ed altri.
Cassano, Casellato, De Lorenzis, Sorial...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 434
Votanti 431
Astenuti 3
Maggioranza 216
Hanno votato Si 143
Hanno votato No 288
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato De Lorenzis ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
I deputati Manfredi, Narduolo, Gutgeld e Zampa hanno segnalato che non sono
riusciti ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni
pregiudiziali di merito Scotto e Dadone ed altri
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione sulle questioni pregiudiziali di merito Scotto e Dadone ed altri
Onorevole De Lorenzis, purtroppo c’è in piedi l'onorevole Cominardi e noi non
riusciamo a vedere se lei sta votando o meno. Pensavamo che avesse votato. Se vuole,
glielo spiego in un altro modo, però è così.
Patriarca, Tancredi, Di Lello, Basilio, Pagano. Tancredi, chiedo scusa. Epifani. Bene,
ci siamo tutti ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 439
Votanti 435
Astenuti 4
Maggioranza 218
Hanno votato Si 145
Hanno votato No 290
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(I deputati Manfredi, Zampa e Gutgeld hanno segnalato che non sono riusciti ad
esprimere voto contrario).
(Esame degli articoli – A.C. 2613-B)
PRESIDENTE.
Essendo state testé respinte le questioni pregiudiziali di costituzionalità e di merito
presentate, passiamo al seguito alla discussione del disegno di legge in esame.
Passiamo, dunque, all'esame degli articoli. Avverto che saranno posti in votazione
esclusivamente gli articoli 1, 2, 30, 37, 38 e 39, in quanto modificati dal Senato. Sugli
altri articoli è già intervenuta la doppia lettura conforme da parte delle due Camere.
Avverto, inoltre, che non sono pubblicati nel fascicolo, a norma dell'articolo 70,
comma 2, del Regolamento, gli emendamenti non riferiti a parti modificate dal Senato
conseguenti a tali modifiche.
Avverto altresì che, ad eccezione di quelle dei primi firmatari, tutte le altre
sottoscrizioni apposte agli emendamenti presentati dai deputati del gruppo Movimento
5 Stelle sono state ritirate prima dell'inizio della seduta.
Avverto, infine, che l'emendamento D'Attorre 39.100 è stato ritirato dal presentatore.
(Esame dell'articolo 1 – A.C. 2613-B)
PRESIDENTE.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi
l'allegato A – A.C. 2613-B).
Colleghi, ci sono alcuni interventi sul complesso degli emendamenti: pregherei chi
rimane in Aula di stare in silenzio e chi non è interessato di uscire, ma di consentire a
chi deve intervenire di poterlo fare nel modo migliore.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative il deputato Toninelli.
Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI.
La ringrazio, Presidente. Il complesso degli emendamenti riguarda l'articolo 1, che è
l'articolo relativo alle funzioni delle Camere, modificato al Senato, in particolare con le
nuove funzioni che vengono assegnate al nuovo Senato.
Questo mi permette di fare un'ampia disamina, Presidente, di tutto quello che è stato il
percorso che ha portato le forze di maggioranza, su iniziativa delle forze di Governo, a
modificare più di quaranta articoli di questa Costituzione. La premessa che faccio,
Presidente, è che il MoVimento 5 Stelle ha depositato circa sessanta emendamenti e ne
ha depositati trenta in Commissione, a dimostrazione, da una parte, della serietà del
gruppo parlamentare che in questo momento rappresento e del fatto che comunque ci
sia una totale contrarietà nei contenuti e nel metodo che la maggioranza ha portato
avanti in questo iter di riforma costituzionale.
Io parto da una disamina di natura generale, che può essere – diciamo – l'embrione, il
presupposto da cui è nata questa riforma; e la parola è «storica», che si è abbinata con
«natura storica» della revisione costituzionale in atto, a cui il Presidente del Consiglio
ha fatto riferimento, virgolettato. Ovviamente, parla il Presidente del Consiglio: «Negli
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ultimi venti anni di riforme in Italia si è parlato tutti i giorni. Negli ultimi venti mesi
noi le abbiamo fatte». È la parte centrale di tutti i suoi discorsi; in ogni suo intervento
lui ha affermato: gli altri parlavano di riforme, noi le abbiamo fatte. Ovviamente noi
sappiamo che la verità è un'altra, ovvero che negli ultimi vent'anni, a differenza di
quanto dice il Presidente del Consiglio, di riforme se ne sono fatte fin troppe – e mi
permetto di andare a vederne qualcheduna – evidentemente tante ed evidentemente
sbagliate.
Andiamo in ordine contrario: prima del Jobs Act ci sono state, ad esempio, le leggi
Treu del 1997, con il Governo Prodi, e la legge Biagi del 2004, col Governo
Berlusconi. Che cosa hanno fatto queste riforme ? Sottolineo e ripeterò sempre più
spesso la parola «riforme» perché è la parola che il Presidente del Consiglio ha più
utilizzato non per dire che cosa rappresentavano, che cos'erano, ma semplicemente per
far passare comunicativamente il messaggio che si trattava di qualcosa di bello, di
qualcosa di nuovo, di qualcosa che faceva bene.
Andiamo a vedere che cosa sono le riforme che si sono fatte negli ultimi vent'anni.
Abbiamo detto la legge Treu e la legge Biagi. Che cosa hanno fatto ? Hanno introdotto
il precariato, che inizialmente era un'eccezione e che, grazie a queste riforme, è
diventata una regola; per arrivare alla riforma Fornero del mercato del lavoro del 2012.
Prima ancora abbiamo avuto la cosiddetta legge obiettivo, che ha dato il via ad una di
quelle monumentali mangiatoie di denaro pubblico che sono state definite «grandi
opere». Ritorniamo alla riforma Fornero delle pensioni del 2011, che ha creato la
categoria degli esodati, ha bloccato il mercato del lavoro e ha distrutto il futuro
pensionistico delle nuove generazioni. Stiamo parlando di riforme.
Poi abbiamo le riforme delle grandi privatizzazioni. Se ne sta parlando molto, ad
esempio, anche sulle Ferrovie dello Stato. Le grandi privatizzazioni partono dal 1992
in poi: quella della telefonia, con cui capitalisti senza capitali hanno spolpato asset
strategici per lo sviluppo del Paese; poi vediamo, ad esempio, la grande riforma
costituzionale dell'Unione europea, partita con il Trattato di Roma del 2004, che però è
stato bocciato nei referendum francese e olandese. E, siccome i burocrati europei
hanno capito che il popolo e i cittadini europei non avevano nessuna voglia di una
Costituzione europea, perché un'Unione europea dei popoli non esisteva ancora, che
cosa hanno pensato di fare ? Hanno inventato il Trattato di Lisbona, quella grande
riforma che è stata ratificata senza referendum e ha creato un'Unione europea senza
democrazia, ed è il contesto in cui viviamo oggi e a cui è seguita l'approvazione dei
fantastici – ovviamente in senso eufemistico – e catastrofici – in senso realistico –
trattati del fiscal compact e del MES, Meccanismo europeo di stabilità. Per arrivare
alle magnifiche riforme istituzionali.
Siamo più vicini ai tempi nostri, la legge elettorale nota come il Porcellum risale al
2005, che è una legge antidemocratica per antonomasia e non siamo noi ad esprimere
questo giudizio politico, ma è stata proprio la Corte costituzionale ad affermare che i
suoi cardini erano di natura antidemocratica, perché incostituzionali. Non
dimentichiamo poi la grande riforma costituzionale del centrosinistra del 2001, che
oggi è definita catastrofica persino da chi l'ha realizzata; e la grande riforma
costituzionale del centrodestra, la riforma Berlusconi, che, come quella che si discute
oggi, voleva cancellare il bicameralismo paritario e rafforzare l'Esecutivo, ma che per
fortuna è stata bloccata con un referendum dell'anno successivo il 2006.
Insomma, signor Presidente, di riforme, di cui si riempie la bocca il segretario del
Partito Democratico nonché Presidente del Consiglio, non eletto da nessuno, ce ne
sono state a bizzeffe negli ultimi vent'anni: tutte riforme che hanno peggiorato la vita e
il benessere dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5
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Stelle). Questo è un dato di fatto, signor Presidente; questo è un dato di fatto e
ovviamente...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Toninelli. Onorevole Verini, gentilmente... La ringrazio. Prego,
onorevole Toninelli.
DANILO TONINELLI.
Grazie, Presidente. ... fino ad arrivare all'attuale riforma costituzionale, che noi ci
siamo permessi di chiamare #schiforma o deforma, come dicono alcuni
costituzionalisti, perché serviva trovare un termine unico, che, come la parola
«riforme», analizzasse il significato reale di quello che si portava dietro come
contenuti.
Quindi, ci rivolgiamo al Presidente del Consiglio per suo tramite, Presidente, di
riforma non c’è nulla e di storico c’è ancora meno.
Ma andiamo ad analizzare nello specifico quelle che sono state le affermazioni del
secondo firmatario di questa proposta di riforma che ha modificato il bicameralismo.
Mi riferisco al Ministro Boschi, che affermava, il 21 luglio del 2014: «a differenza del
passato stiamo facendo un lavoro che non vuole andare avanti a colpi di maggioranza.
Se ci sono dei rappresentanti da parte di Lega o MoVimento 5 Stelle noi siamo ben
contenti. Stiamo facendo un processo di riforme con un partito che rappresenta milioni
di cittadini e che siede in Parlamento». Il Ministro delle riforme Boschi ha poi
aggiunto – rispondendo a chi, rivolgendogli una domanda, le diceva che il PD stava
facendo le riforme con un pregiudicato, riferendosi ovviamente a Silvio Berlusconi –:
«è giusto che ci sia un consenso ampio, perché il PD non vuole andare avanti a colpi di
maggioranza né sulla legge elettorale né sulle riforme costituzionali». Le mie parole
sono virgolettate quindi risalenti al luglio 2014 e sono del secondo firmatario delle
riforme.
Come sono andati invece i fatti, Signora Presidente ? Il Partito Democratico ha fatto
tutto da solo, ha trasferito per l'ennesima volta all'interno di se stesso tutta la sovranità
popolare, pensando che la sua maggioranza in Parlamento potesse rappresentare tutti i
cittadini italiani, anche quelli che non l'hanno votato e ha mandato avanti queste
riforme; ha fatto tutto da solo, nella strada percorsa ha perso Forza Italia, non ha
raccolto nessuna richiesta di modifica da parte del MoVimento 5 Stelle, e io vorrei
indicarle queste richieste di modifica. Infatti, Signora Presidente, perché se escludiamo
quelle che avrebbero intaccato l'ossatura vera e propria della vostra riforma, ce ne sono
altre che invece non avrebbero prodotto modifiche radicali.
Mi ricordo ad esempio la proposta sui vitalizi e le pensioni d'oro. Noi abbiamo
fatto di tutto, presentando emendamenti, affinché si potesse finalmente dire ai cittadini
italiani che alcuni dei privilegi della classe politica finalmente non esistevano più.
Ahinoi non è andata così, ci avete come al solito risposto che non era il momento
giusto, non era luogo giusto e che quindi i vitalizi si dovevano toccare da un'altra parte,
in un'altra sede, in un altro procedimento legislativo, in un'altra legge, con un altro
dibattito, quindi i vitalizi li avete tenuti belli all'interno della Costituzione.
Vi abbiamo anche chiesto di togliere l'immunità parlamentare ai signori consiglieri
regionali, che, salendo sul treno dalla città di provenienza, venivano a Roma e si
spogliavano dei vestiti, magari a righe bianche e nere orizzontali, che gli avevano
messo magari dei magistrati a seguito di inchieste o di condanne che avevano subito.
Questo perché gli avete dato l'immunità parlamentare ! Quindi noi vi abbiamo chiesto:
signori miei, se credete che i nuovi senatori consiglieri regionali debbano rappresentare
non la Nazione, ma gli enti territoriali, significa che dell'immunità non vi è alcuna
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necessità. L'avete lasciata, probabilmente perché avete visto che i vostri maggiori
esponenti all'interno dei consigli regionali più o meno avevano un'indagine in corso,
erano sottoposti come minimo a indagini per le spese pazze. Che fare quindi ? Avete
detto: salviamogli il posteriore, diamogli l'immunità in modo tale che possano svolgere
l'una e l'altra funzione, quella di consigliere regionale e quella di senatore Avete detto
di no anche a questo e ne risponderete ovviamente al vostro elettorato e ai cittadini
italiani.
Vi abbiamo anche chiesto un'altra cosa, che penso più attuale di così non possa essere,
riguardante la deliberazione dello stato di guerra. Voi avete modificato quell'articolo,
mi sembra l'articolo 78 della Costituzione, affermando, anzi scrivendo, che si tratta di
una modifica di una deliberazione fatta solo dalla Camera dei deputati, unica Camera
che dà la fiducia al Governo. Che significa questo ? Significa che a maggioranza
assoluta – inizialmente a maggioranza semplice, poi avete accettato nel corso delle
letture precedenti un emendamento del MoVimento 5 Stelle –, permettevate a questo
Parlamento, eletto con una legge elettorale, l'Italicum, che regala il 55 per cento dei
seggi, molto di più della maggioranza assoluta, ad un unico partito, che magari ha
preso il 20 per cento dei voti del 50 per cento degli aventi diritto al voto, di deliberare
lo stato di guerra. Vi abbiamo detto: signori miei, è piuttosto pericoloso, perché se la
maggioranza di questo Parlamento, dell'unica Camera politica, è in mano ad un unico
capo politico, significa che un'unica persona o un gruppo di persone può decidere sulla
deliberazione dello stato di guerra.
Avete detto di no anche a questa nostra richiesta. Per non parlare, signor Presidente,
dell'elezione dei giudici costituzionali, all'interno della quale noi volevamo inserire
trasparenza e meritocrazia, un dibattito pubblico che permettesse al Parlamento e
all'opinione pubblica di valutare le candidature e di portarle, poi, ad una successiva
elezione. Un percorso, questo, che avrebbe certamente portato alla candidatura di nomi
migliori e all'elezione di rappresentanti, di difensori, di custodi della Costituzione
sicuramente di più alto profilo.
Ma torniamo un po’ al percorso che ha portato a ciò che la Ministra Boschi ha
affermato essere un percorso non «a botte di maggioranza». L'invito ad andare oltre la
maggioranza era rivolto, evidentemente, tornando ai virgolettati del Ministro Boschi,
solo a Berlusconi e solo per motivi di interessi politici, non certo per motivi atti a
trovare le scelte migliori per il bene della collettività, quindi, interessi politici, scambi
di favori e di poltrone, affari di potere, insomma, tutto ciò che non aveva al centro e
non portava con sé l'interesse collettivo. Ovviamente, siccome il MoVimento 5 Stelle è
una forza politica a cui gli scambi di poltrone e i favori reciproci non interessano, ci
avete bellamente tenuto fuori. A riprova di quanto dico, nel vostro rapporto con Forza
Italia sono i fatti. Vi ricordate le motivazioni per cui Forza Italia ha rotto il cosiddetto
patto del Nazareno: non certo perché nel percorso di riforma sia venuta meno qualche
parte di merito del contenuto della riforma stessa. No, parole di Berlusconi, il patto del
Nazareno è venuto meno perché il Partito Democratico ha scelto, senza interpellarlo, il
nome dell'attuale Presidente della Repubblica. Questo fatto, questo passaggio prova
che lì dentro non c'era un lavoro, un accordo, un'alleanza di contenuto per il bene del
Paese, ma un'alleanza di poltrone. Non ultimo, a ribadire la verità, la realtà di quanto
dico, è l'affermazione di questi giorni di Silvio Berlusconi, il quale afferma che nel
patto non c'erano solo le riforme ma c'era anche la legge Severino, quindi una
possibilità per lo stesso Berlusconi di avere quella agibilità politica che aveva perso.
Lo stesso si può dire per la maggioranza di emergenza che avete ottenuto al Senato.
Qui arriviamo alla magnificenza della politica portata avanti dalla maggioranza, in
particolare dal Partito Democratico. Essendo venuto meno il partito di Berlusconi,
perché le poltrone, perché i favori non sono andati a buon fine, siamo arrivati al cuore
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di questa riforma e, veramente, con sommo rammarico, signor Presidente, rilevo che il
cuore di questa riforma, l'unico motivo per cui questa riforma verrà ricordata, sono le
volgarità del senatore D'Anna rivolte ad una senatrice del MoVimento 5 Stelle al
Senato. L'unico passaggio per cui i cittadini italiani ricorderanno questo percorso di
riforma della Costituzione sono le volgarità, ripeto, dei verdiniani, in particolare del
senatore D'Anna, rivolte ad una senatrice del MoVimento 5 Stelle. Perché parlo del
senatore D'Anna ? Perché, venuto meno l'appoggio del partito di Forza Italia, di Silvio
Berlusconi, è arrivato in soccorso, per dare i numeri e per mantenere la maggioranza al
Senato, il partito dei verdiniani. Il senatore D'Anna, in particolare, era un esponente di
spicco dei verdiniani, senza il quale la riforma non sarebbe mai passata. Ribadisco,
costui è tristemente famoso per la volgarità con cui si rivolse, durante le riforme, ad
una senatrice del MoVimento 5 Stelle, ma lo stesso senatore D'Anna, poi, nella prima
lettura, riteneva – o meglio, affermava – che il Presidente del Consiglio fosse un
pessimo riformatore e un ottimo tiranno: questo addirittura pochi mesi prima, scusi se
rido, definiva le riforme come una «fetenzìa» (probabilmente non lo pronuncio
neanche correttamente). Questo significa, Presidente, che anche il nuovo gruppo dei
verdiniani – evidentemente dico un eufemismo ma è necessario dirlo – non è che oggi
stia appoggiando le riforme perché le sposa nel contenuto, ma chissà per quali scambi
di poltrone, chissà per quali promesse elettorali (diventeranno capilista in qualche
collegio, evidentemente). Oggi costoro stanno appoggiando, in sostituzione di Forza
Italia, il partito di maggioranza. Questo è lo scenario in cui si sta portando avanti la
riforma costituzionale, la Costituzione, il patto sociale per antonomasia che disciplina i
rapporti tra tutti i cittadini italiani e tra le istituzioni e gli stessi.
Poi andiamo ad un altro argomento, anch'esso molto interessante, che riguarda le
motivazioni che ci siamo visti, come forza politica, contestare maggiormente, cioè
quelle sulla democrazia diretta, l'aver introdotto all'interno di questo provvedimento
alcuni passaggi sulla democrazia diretta, perché qua le truffe semantiche urlano
vendetta. Allora nella riforma si è detto che ci sarebbero, ci sono, importanti aperture
in questo ambito, quindi partecipazione diretta dei cittadini all'attività legislativa.
Andiamo ad analizzare tutti questi passaggi. Primo: le leggi di iniziativa popolare
dovranno essere obbligatoriamente discusse, ci dicevano; ma noi abbiamo chiesto: ma
come può succedere se poi semplicemente le respingete ? Noi dicevamo in realtà che
dovevano essere direttamente portate in Aula e che ne fosse obbligatoria, ovviamente,
la votazione. Di questo non è stato dato atto. Solo un altro insulto, evidentemente, alla
democrazia, che si somma a quelli visti in tutti i vari passaggi. Unico dato effettivo
sulle leggi...
PRESIDENTE. Scusi onorevole Toninelli. Onorevole Farina, il Governo, soprattutto su un
provvedimento come questo, sta in Aula per ascoltare chi parla e questo deve fare e noi
dobbiamo consentirgli di farlo. Grazie.
DANILO TONINELLI.
Unico dato effettivo, signor Presidente, sulle leggi di iniziativa popolare è che il
numero delle firme, in questa riforma del Governo e della maggioranza, è passato da
cinquanta a centocinquantamila. Quindi: prima truffa. La seconda truffa: è stato
introdotto il quorum per il referendum pari alla maggioranza dei partecipanti alle
ultime elezioni, ma si tiene conto del fatto che anche qui è stato aumentato il numero
delle firme richieste al referendum da cinquecentomila a ottocentomila firme. In più,
c’è una legge costituzionale che va a disciplinare il referendum e in più una legge
ordinaria per declinarla all'atto pratico. Immaginate voi quanto ci metteremo, forse nel
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2122. Terza truffa: cerchiamo di favorire la partecipazione dei cittadini alla
determinazione delle politiche pubbliche. Queste le parole ovviamente di chi diceva:
abbiamo inserito strumenti di partecipazione diretta. Quindi sono stati introdotti i
referendum consultivi e propositivi. Peccato, ripeto, che anche qui c’è una legge
costituzionale e una legge ordinaria, quindi sulla partecipazione diretta non ci sarà
domani ma neppure tra vent'anni, se questa riforma costituzionale dovesse passare, non
ci sarà proprio niente.
Ma andiamo a noi, dopo tutti questi ragionamenti, ci siamo posti alcune domande e le
risposte quali sono state ? Le risposte sono arrivate, anche dall'esterno della nostra
politica nazionale e le riporto leggendo, signor Presidente, alcuni passaggi del report
della J.P. Morgan sulle riforme strutturali per l'area euro del 28 maggio 2013. Siamo
veramente sul pezzo come tempo ! Le riforme economiche non bastano, bisogna
riscrivere le costituzioni antifasciste, questo è il sunto. Di seguito leggo le parole di
questo report: quando la crisi è iniziata era diffusa l'idea che questi limiti intrinseci
avessero natura prettamente economica, debito pubblico troppo alto, problemi legati ai
mutui e alle banche, tassi di cambio reali non convergenti e varie rigidità strutturali.
Ma col tempo è divenuto chiaro che esistono anche limiti di natura politica. I sistemi
politici dei Paesi del sud – quindi c’è anche l'Italia – e in particolare le loro costituzioni
adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che
appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell'area europea. Quando i
politici tedeschi parlano di processi di riforma decennale probabilmente hanno in
mente sia riforme di tipo economico, sia riforme di tipo politico. I sistemi politici e
costituzionali del sud presentano tipicamente le seguenti caratteristiche – questo è il
cuore del report dalla J.P. Morgan, ovviamente recepito totalmente dal Governo Renzi
– esecutivi deboli nei confronti dei Parlamenti e governi centrali deboli nei confronti
delle regioni, tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori. Io traduco, ma mi sembra
già abbastanza semplice, la J.P. Morgan ci sta dicendo – quella che diceva che il rating
della società da cui è partita questa crisi economica colossale andava benissimo – che
la Costituzione è troppo democratica e troppa democrazia fa male alla finanza, fa male
alla speculazione finanziaria, fa male la tecnica di costruzione del consenso fondato sul
clientelismo – e siamo d'accordo, ogni tanto capita – e la licenza di protestare se
vengono proposte modifiche sgradite dello status quo.
Ovviamente l'opinione pubblica non dovrebbe dissentire mai nei confronti
dell'opinione dell'unico manovratore. La crisi ha illustrato a quali conseguenze portino
queste caratteristiche. I Paesi della periferia hanno ottenuto successi solo parziali nel
seguire percorsi di riforme economiche e fiscali e abbiamo visto Esecutivi limitati nella
loro azione dalle Costituzioni (parliamo del Portogallo), dalle autorità locali (parliamo
dalla Spagna) e dalla crescita di partiti populisti (Italia e Grecia), addirittura sono
venuti a dire che il MoVimento 5 Stelle sta bloccando la speculazione finanziaria. Noi
diciamo grazie, questo è un ottimo complimento. Da lì parte l'iniziativa politica del
Governo Renzi di modificare la Costituzione, laddove c’è democrazia non c’è
abbastanza speculazione finanziaria. In un assetto europeo come il nostro è la moneta
che decide – e dove c’è l'euro non può esserci democrazia, l'abbiamo visto in Grecia
dove inizialmente, opponendosi alla politica dell'austerità, gli hanno chiuso le banche
per settimane, e questa è la democrazia dell'euro – quindi il Governo Renzi sta
recependo questa politica. Andiamo ad analizzare altre affermazioni molto interessanti
sulla riforma e sulla credibilità che, a detta del Presidente del Consiglio, l'Italia
dovrebbe acquisire a seguito di questa riforma. Ricorrente tra i promotori della riforma
è l'affermazione per la quale questa riforma costituzionale servirebbe ad avere più
credibilità in Europa, per cui bisognerebbe ricordare che tutte le riforme fatte con
questo scopo hanno in realtà ridotto l'Italia nella situazione drammatica in cui in realtà
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siamo. Un piccolo dato, che è molto recente: l'ultimo rapporto della Caritas
sull'esclusione sociale certifica un aumento della povertà senza precedenti, con
addirittura un 14 per cento di persone in Italia che non hanno da mangiare, un aumento
del 130 per cento negli ultimi cinque anni. Sono gli anni dei Governi del PD, quelli
delle cosiddette riforme per ottenere credibilità in Europa; il PD, che nel 2011
tappezzava le città di manifesti che dicevano: la disoccupazione giovanile è al 29 per
cento, Berlusconi dimettiti. Ripeto, 2011, città piene di manifesti con queste scritte:
disoccupazione giovanile al 29 per cento: Berlusconi dimettiti. Io me li ricordo
perfettamente questi manifesti, oggi la disoccupazione giovanile supera il 40 per cento,
non so a questo punto cosa dover consigliare a Renzi. Se a Berlusconi con il 29 per
cento dicevate «dimettiti», a Renzi dovremmo dire: venga arrestato. Non so,
sinceramente, che cosa poter dire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5
Stelle). È aumentata del 13 per cento, là dimettiti, qua arrestati, non so, arrestati da
solo. Non c’è nessuna correlazione tra la riforma e la garanzia di stabilità dei Governi,
perché la riforma non prevede nessun meccanismo per garantirla. Questo è un mito
straordinario, io ho avuto la sfortuna di partecipare ai tavoli in diretta streaming con il
Presidente del Consiglio e ho respirato la sua ahimè necessità di governismo assoluto.
Lui pensa che – non so se si è autoconvinto o cerca di convincere gli altri – la
governabilità sia il mantra assoluto, ma io gli dico che mi sembra che faccia piuttosto
fatica a governare nonostante gli immani numeri che ha all'interno della sua attuale
maggioranza, perché la governabilità del Presidente del Consiglio è la governabilità dei
numeri in Parlamento dati da leggi con premi di maggioranza abnormi: pigli il 25 per
cento dei voti nelle elezioni politiche, ottieni più del doppio degli eletti in Parlamento,
ciò significa che non rappresenti la maggior parte dei cittadini italiani e qualche
piccolo problema mi sembra che già c’è all'interno del partito di maggioranza e
probabilmente ci sarà, perché la governabilità è qualcosa di diverso, la governabilità ha
una valenza di natura sociale, la governabilità non viene imposta con i numeri, oggetto
e conseguenza di una legge elettorale dichiarata incostituzionale. Quindi, ripeto, non
c’è alcuna relazione tra questa riforma e la governabilità, nessuna previsione – infatti
noi avremmo magari accettato di valutare una previsione su un argomento come la
sfiducia costruttiva – nessun sistema per disincentivare il trasformismo, le migrazioni,
le non so come chiamarle.
Questa è la legislatura con il maggior numero di parlamentari che se ne sono andati dal
partito dal quale sono provenuti per essere eletti o tramite elezioni dei cittadini per
mere valutazioni di natura speculativa, gruppi parlamentari che sono nati per pigliarsi
soldi pubblici, gruppi parlamentari o componenti di gruppi parlamentari nati per
prendere altri soldi o altre poltrone. Non c’è mai stata alcuna ragione di natura
democratica o di natura politica o di natura di rappresentanza a giustificare la
trasmigrazione dal gruppo parlamentare-partito che li aveva portati in Aula ad un altro
e l'esempio del gruppo dei «verdiniani» è sconcertante, mi permetterei di dire quasi
vomitevole, signor Presidente. Andiamo avanti, sul tema della Costituzione e della
credibilità in Europa c’è stato un vero e proprio mercimonio, si è arrivati persino a
sentire il capogruppo alla Camera dei deputati affermare che era stata promessa
maggior indulgenza sulle valutazioni dei conti pubblici dell'Italia da parte delle
Vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel in cambio della riforma del Senato. Mi
permetto di ripeterlo, Presidente, perché io non riesco a vedere alcun tipo di nesso e
per me nessun italiano. Oggi il Presidente, quindi il Partito Democratico, ci dice che la
riforma del Senato è così necessaria perché dall'altra parte, in Europa, il giudizio sui
conti pubblici dall'Italia poteva essere più indulgente. Ma mi spiegate il nesso ? La
riforma del Senato e i conti pubblici che nesso hanno ? Evidentemente non ce n’è
nessuno. Quindi si è arrivati a cercare di giustificare nelle maniere più becere la
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necessità di dover portare avanti la riforma del Senato. Andiamo un po’ ad analizzare
alcuni grandi costituzionalisti che hanno, a differenza di questo disegno di legge,
portato avanti il disegno della Costituzione attualmente vigente, infatti la scrittura dalla
Costituzione del 1948 è stata fatta con stile semplice, sobrio, piano, comprensibile e
solenne, tutti aggettivi straordinari. Infatti la Costituzione potrebbe tranquillamente
essere letta da un bambino delle scuole elementari e i principi che essa porta con sé
sono comprensibili. Io mi permetto di ricordare il nuovo articolo 70 della Costituzione
che voi avete scritto che da 15 parole è passato a 481 parole e sfido chiunque, anche i
più illuminati burocrati di Stato, a vederci chiaro lì dentro. Il caos è totale. Perché dico
questo ? Dico questo perché l'iniziativa del Governo e della maggioranza non è
un'iniziativa di merito, non ve ne frega nulla del merito della Costituzione. L'obiettivo
di questa riforma è uno ed uno solo: è quello del governismo assoluto. Se poi il Senato
sia completamente pasticciato, se poi i senatori non siano in grado di fare i senatori
perché sono sindaci che fanno un altro mestiere o consiglieri regionali che fanno un
altro mestiere, se poi tutto questo non possa produrre alcun beneficio, voi lo sapete
benissimo, ma non ve ne frega nulla. A voi interessava una sola cosa, che ci fosse
un'unica Camera che desse il voto al Governo, quindi il quadretto che avete disegnato è
questo, è quello della modifica non solo della forma di Governo, ma della forma di
Stato, in una maniera che è molto ma molto ma molto peggiore del presidenzialismo,
perché il presidenzialismo statunitense vede l'elezione del Presidente in un'elezione e
un'altra elezione è quella del Congresso, cioè del Parlamento. L'una limita l'altra,
quando il Presidente Obama va a bussare alla porta del Congresso, il Congresso
potrebbe fargli tranquillamente il gesto dell'ombrello. Perché può permettersi di farlo ?
Perché dice: a me il seggio regalato, lo ha donato il voto dei cittadini che mi hanno
eletto in quell'elezione; lei, signor Presidente, è stato eletto in un'altra elezione ed ha un
altro elettorato. Noi rispondiamo alle istanze dei nostri elettori e non alle sue istanze.
Voi che fate ? Voi fate eleggere direttamente il Presidente del Consiglio con l'Italicum,
fate nominare la maggior parte dei candidati al Parlamento, all'unica Camera politica
rimasta, con le liste bloccate e senza preferenze e fate in modo che questo Parlamento
di nominati, o meglio, che questa unica Camera politica di nominati dia poi la fiducia
al Governo. Mi dice lei, signor Presidente, come chiamarlo ? Sicuramente di
democrazia parlamentare rappresentativa non c’è più l'ombra.
Non c’è l'ombra del semipresidenzialismo alla francese, non c’è l'ombra del
presidenzialismo statunitense. Non c’è nulla. È una forma di Stato e di Governo –
signor Presidente, lo dico veramente in maniera triste – che ha un solo L'Ungheria di
esempio simile (un po’ meglio), parlo dell'Ungheria di Orban. Orban è l'unico dei
ventotto Paesi ad avere il monocameralismo, come voi state creando, e una legge
elettorale maggioritaria che mette in mano al partito che ha preso un solo voto in più
dell'avversario, più della maggioranza assoluta dei seggi dell'unica Camera rimasta.
(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Per concludere, voi avete fatto peggio di quello che oggi state definendo come uno
pseudodittatore. Questa è la realtà dei fatti e, piano piano, tutti i cittadini se ne
accorgeranno. Non date per scontato che al referendum passi il vostro hashtag: «c’è
chi dice sì»; secondo me non sarà così (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5
Stelle).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo statale di Arcevia e
Montecarotto, in provincia di Ancona, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle
tribune (Applausi). Ha chiesto di parlare l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.
Stile 0 fino a 124
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FEDERICA DIENI.
Grazie, Presidente. Sulla riforma costituzionale abbiamo detto parecchio in questi mesi
e io peraltro sono intervenuta venerdì in discussione generale, ma possiamo aggiungere
qualcos'altro ovviamente.
Allora, in primo luogo, non si può partire da una riforma costituzionale quando le
priorità di questo Paese sono altre: le priorità sarebbero dovute essere le riforme
economiche, riforme che avrebbero fatto ripartire le imprese e l'economia italiana,
invece quello che ha pensato bene di fare il Presidente del Consiglio, una volta
nominato dai suoi dirigenti di partito, è stato di porre in essere un progetto che porta la
firma del Ministro Boschi – perché appunto questo disegno di legge è conosciuto con il
suo nome – ma, per ammissione della stessa Ministra, si tratta di una riforma che è
voluta principalmente dall'ex Presidente della Repubblica, Napolitano, ed è una
riforma che, invece di migliorare quelle che sono le norme contenute nella
Costituzione, va a stravolgere un terzo dei suoi articoli.
Possiamo fare tantissimi ragionamenti su quello che sarebbe stato opportuno fare,
invece che appunto mettere mano in maniera così pesante a una riforma costituzionale.
I dubbi sono stati tantissimi, ma alcuni sono superati.
Il Presidente del Consiglio vuole convincerci, o convincere i cittadini, che questa sia
una riforma necessaria, che con questa appunto l'Italia potrà ripartire. Abbiamo visto
che non è così. Questa è una nuova seconda lettura, perché a questa dovranno seguirne
altre due, una nuovamente al Senato e una alla Camera, se non ci saranno modifiche
che noi invece auspichiamo ci siano.
È una riforma confusa e pasticciata, confusa e pasticciata perché – come ha detto
benissimo il mio collega Toninelli prima di me – si vanno a complicare articoli che,
sino ad adesso, sono stati semplicissimi da interpretare, quindi non c’è bisogno di
alcun tipo di interpretazione. Invece, ogni volta che si va a modificare la Costituzione –
come ad esempio il Titolo V –, vediamo che si vanno a complicare le cose. Si fanno
delle riforme in fretta e furia oppure fatte male, tanto per dire ai cittadini che si fa
qualcosa.
Il Titolo V, per esempio, con le competenze ripartite tra regioni e Stato, ha complicato
notevolmente la vita alla Corte costituzionale che è dovuta spesso intervenire per
chiarire il senso di quelle norme, di quegli articoli. Quindi, già di per sé abbiamo visto
come questa riforma, la riforma del Titolo V, ha complicato notevolmente la vita sia
alle regioni che allo Stato stesso e, conseguentemente, ai cittadini.
Questa complicherà ancor di più le cose. Partendo dal presupposto che il Senato è
un costo per i cittadini, invece di decidere di abolirlo definitivamente e totalmente, si
decide di mantenere in piedi questo carrozzone, dove i costi rimarranno comunque
altissimi, perché il Senato comunque continuerà a vivere, continueranno a esserci i
funzionari, i dirigenti e tutti coloro i quali gravitano intorno al mondo del Senato.
Continueranno a esserci i senatori perché ci saranno cento senatori che svolgeranno più
di un incarico, faranno contemporaneamente i sindaci e i consiglieri regionali e ci
saranno i cosiddetti senatori a vita che avranno molteplici competenze, per esempio
potranno partecipare al processo di modifica della Costituzione, potranno partecipare
ad altri procedimenti normativi, però non potranno, per esempio, incidere tantissimo su
quelle che saranno le funzioni delle regioni che andranno a rappresentare.
Infatti, si vuole creare una sorta di Senato federale, dove ci sono appunto senatori
espressione della regione di appartenenza, che però appieno non rappresenteranno mai
la propria regione.
Tra l'altro, ci sono anche delle differenze talmente grandi per ciò che riguarda anche la
rappresentanza delle varie regioni, che magari molti senatori saranno eletti, per
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esempio, in Lombardia e questo potrà anche incidere sull'elezione e la nomina di due
giudici della Corte costituzionale, perché ricordiamo che i senatori avranno la
possibilità...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Dieni. Onorevole Sanga, gentilmente. Prego, onorevole.
FEDERICA DIENI.
... la possibilità di eleggere, di nominare due giudici della Corte costituzionale. Che
senso ha scegliere dei senatori che vanno in Senato a rappresentare le proprie regioni e
dare una competenza così importante, come quella della nomina di due giudici della
Corte costituzionale ? Come verranno scelti questi giudici ? In base alla vicinanza
territoriale ? Per competenza ? Saranno giudici che da molti verranno definiti avvocati
delle regioni, però di fatto molto probabilmente potrebbero anche essere grati a coloro
che li hanno nominati.
Abbiamo già visto che quello che è stato fatto da questo Governo in questi due anni è
stato fare proclami che poi di fatto non portano alcun beneficio per i cittadini.
L'abbiamo visto per esempio con la «riforma Delrio», sull'abolizione delle province.
Finora, di fatto, non vi è stata alcuna abolizione delle province. È sotto gli occhi di
tutti: le province ancora esistono. Quello che è stato eliminato sino a che la riforma –
speriamo di no – verrà confermata dal referendum è l'elezione dei consiglieri
provinciali, quindi viene eliminata soltanto la massima espressione della democrazia,
la possibilità dei cittadini di scegliersi i propri rappresentanti.
L'unica cosa forse positiva del Premier sarà quella di cancellare il CNEL – bellissimo
risultato – ma non penso che questo comporterà un enorme vantaggio in termini
economici per lo Stato. Noi riteniamo che questo sia comunque condivisibile, però non
è così risolutivo. In ogni caso, anche in questo sfacelo, il nostro proposito, il proposito
di una formazione politica seria, che si candida a governare l'Italia, anche questa volta,
è quello di tentare di mettere una pezza appena possibile. Abbiamo infatti formulato
varie proposte, le abbiamo condivise con la maggioranza, sia in Commissione, sia nel
precedente passaggio della riforma in Aula, per cercare comunque di sistemare norme
scritte formalmente male – perché anche la lingua italiana è stata calpestata e
maltrattata da questa riforma –, l'abbiamo fatto cercando di presentare non tantissimi
emendamenti, ma un numero di emendamenti tale da giustificare un nostro intervento
migliorativo. Abbiamo proposto, per esempio, di modificare e quindi di scrivere in
maniera più dettagliata le attività da svolgere da parte dei senatori, perché il Senato
possa essere una Camera di rappresentanza degli interessi territoriali. Serve, proprio
per questa ragione, una strutturazione delle funzioni e delle procedure anche in
considerazione dell'enorme mole di lavoro che si dovranno trovare a svolgere i
consiglieri regionali e i sindaci, che saranno quindi chiamati alla carica di senatore.
È fondamentale per questa ragione che i poteri del Senato siano giusti e che siano
effettivi. Attualmente appunto il Senato potrebbe dire la propria su un sacco di
questioni.
Di fatto, la nostra impressione è che non metterà voce su nessun tipo di questione,
perché probabilmente i senatori, che saranno sia sindaci sia consiglieri regionali,
avranno il loro compito da svolgere, sia al comune sia alla regione. Quindi,
conseguentemente non avranno neanche il tempo e il modo di leggere gli atti che
dovranno votare, non avranno neanche il modo di occuparsi di queste questioni e
verranno a Roma soltanto per pigiare il tasto verde per approvare qualsiasi proposta da
parte del Governo. Quindi, conseguentemente – ripeto – non si capisce questa volontà
di mantenere in vita un Senato che noi, a questo punto, avremmo voluto abolire in toto.
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Vi è, poi, il nuovo nodo dell'articolo 57, quinto comma, secondo il quale i senatori
sono eletti in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in
occasione delle elezioni dei consigli regionali o delle province autonome. Ovviamente,
questa precisazione non basta da sola a sanare l'intervento che si è compiuto sul nostro
ordinamento, anche in considerazione della legge elettorale, anzi anche questa
modifica, che è stata frutto del sofferto e traumatico confronto all'interno del Partito
Democratico, rischia di non portare, in realtà, alcun effetto significativo.
Lasciamo stare il fatto che la disposizione è collocata nel punto sbagliato dell'articolo,
in cui si parla della durata dell'incarico. Se dovessimo segnalare tutte le storture
formali di questa riforma non finiremmo più. Ciò che ci interessa, piuttosto, è dare
maggiore effettività al legame che deve intercorrere tra il momento elettorale e la
scelta dei senatori. Intendiamo lasciare, quindi, tutto alla libera interpretazione dei
consigli regionali ? Questo vuole fare il Governo ? A me non sembra opportuno; non
sembra opportuno che saranno i vari consigli regionali a scegliere al loro interno i
senatori e, quindi, quei consiglieri che verranno in Senato a rappresentare il proprio
territorio. Chi li sceglie ? In base a quale norma ? Con che modalità verranno scelti ?
Magari la Calabria adotterà un sistema che sarà diverso da quello della Lombardia e
quindi, conseguentemente, non ci sarà alcun tipo di uniformità della scelta.
Per di più, i senatori non verranno scelti direttamente dai cittadini. È questo che ci
preoccupa tantissimo, perché già con questa legge elettorale è sottratta la possibilità
agli elettori di scegliere il capolista perché è bloccato, nonostante, appunto, noi
avessimo richiesto di ristabilire le preferenze, così come aveva affermato la Corte
costituzionale. Ma al di là di questo, in questo modo nessun senatore potrà essere
scelto direttamente dai propri cittadini e sarà rimesso tutto alla decisione del consiglio
regionale di appartenenza che potrà, per esempio, scegliere di fare una lista legata per
coloro i quali andranno a ricoprire il ruolo di senatori. Però, ancora non è dato saperlo,
perché tutto è rimandato alle leggi e quindi, di conseguenza, non si capisce bene come
questo avverrà.
Per di più, una competenza del Senato, che a noi non sembra opportuno far rimanere in
capo ai senatori, è quella di eleggere i giudici della Corte costituzionale. In più,
l'articolo 39, comma undicesimo, prevede che il termine di ricorso alla Corte
costituzionale sulla nuova legge elettorale del Senato, opera promulgata nella
legislatura in corso, scade il decimo giorno dall'entrata in vigore della medesima legge
elettorale. Ovviamente, la maggioranza – noi non crediamo, appunto, in un errore – ha
omesso di considerare che nel caso di modifiche successive all'Italicum in questa
legislatura, ove si ponesse, per esempio, questa eventualità, non si possa, appunto,
utilizzare questo vaglio preventivo da parte della Corte Costituzionale per la legge
elettorale.
Invece, questa è una cosa importantissima, perché visto come è andata con il
«Porcellum», cioè con questa legge elettorale che per sette anni ha continuato a essere
utilizzata per eleggere i deputati e i senatori, che, appunto, è stata dichiarata
incostituzionale dopo ben sette anni e che, comunque, ha comportato delle legislature
composte da componenti illegittimi, quindi con elezioni illegittime, riteniamo che sia
opportuno questo vaglio preventivo di legittimità costituzionale, in modo tale che
comunque la Corte si potrà esprimere prima che avvenga questo tipo di elezione e,
quindi, prima che si facciano dei danni.
Infatti, sappiamo benissimo che questa legislatura è viziata da un «Porcellum» che ha
previsto un premio di maggioranza abnorme, appunto dichiarato tale dalla Corte
costituzionale, e quindi vede moltissimi esponenti della maggioranza che non
avrebbero dovuto sedere su queste poltrone e che, comunque, contribuiscono in
maniera impropria, appunto a colpi di maggioranza, a fare approvare le fiducie e ad
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approvare qualsiasi testo normativo su cui il Governo abbia posto la fiducia o,
comunque, a schiacciare sempre questa luce verde, senza neanche verificare quale sia
il provvedimento e l'importanza del provvedimento in questione.
Quindi, proprio per evitare queste storture, proprio per fare in modo che, per esempio,
vi possano essere delle preferenze, come appunto aveva previsto la stessa Corte
costituzionale, noi riteniamo che sia indispensabile correggere questa omissione da
parte della maggioranza e quindi, conseguentemente, inserire una norma che vada a
prevedere espressamente che nel caso di modifica successiva, per esempio
dell'Italicum nel corso di questa legislatura, sia comunque possibile, appunto, ricorrere
a questo vaglio preventivo di legittimità costituzionale.
Ho già detto che i senatori verranno a Roma in maniera frazionata. Verranno part-time
a Roma e saranno, quindi, sia consiglieri regionali sia sindaci e questo si è giustificato
proprio per ridurre i costi per lo Stato. Quindi, questa era la giustificazione. Però,
vediamo che i senatori, che verranno a Roma a ricoprire il proprio incarico, avranno
dei rimborsi spesa e, quindi, avranno dei rimborsi che andranno a coprire, ovviamente,
il costo di alloggio e il costo del vitto; poi, andranno a coprire anche le spese per poter
svolgere il proprio mandato in maniera adeguata e, quindi, conseguentemente sulle
spese, se questo era il motivo reale per il quale si è dovuti intervenire in questa maniera
per il Senato, non ci sembra, appunto, che si sia raggiunto un risultato.
Quindi, noi che cosa chiediamo ? Chiediamo anche un sistema legislativo più
semplice, perché il sistema legislativo che andrà adesso a delinearsi sarà un sistema
molto articolato. Servirebbe veramente uno studio per capirlo e non basterebbe
neanche una mappa per non perdersi nel labirinto di particolari termini di scadenze e
degli iter di competenze. Quindi, conseguentemente noi realmente non riusciamo a
capire che cosa si voglia dire ai cittadini, perché i costi del Senato rimarranno; gli
elettori, però, non potranno scegliere i senatori, il Senato avrà delle competenze in
alcuni settori che non dovrebbe avere e non potrà neanche rappresentare,
conseguentemente, in maniera adeguata le proprie regioni.
Noi abbiamo proposto, quindi, pochi emendamenti. Sono degli emendamenti di
buonsenso che auspichiamo possano trovare l'accoglimento da parte della
maggioranza, perché riteniamo che soltanto attraverso l'apporto e l'aiuto del
MoVimento 5 Stelle, che è la prima forza nazionale a essere entrata in Parlamento,
perché siamo stati il primo partito alle scorse elezioni, si possa realmente contribuire a
migliorare un testo che a noi non convince per nulla. Lo riteniamo doveroso, perché la
Costituzione non si può scrivere a colpi di maggioranza e non può essere un unico
partito a scegliersi anche la forza con la quale scrivere la Costituzione. Per esempio...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Dieni. Onorevole Manfredi, se a lei non dà disturbo, noi stiamo
andando avanti con i lavori. Prego, onorevole Dieni.
FEDERICA DIENI.
Grazie, Presidente. Allora, dicevo, il PD, quando ha iniziato a fare questo tipo di
riforma, inizialmente ha trovato una controparte in Forza Italia, quindi in Berlusconi.
Dunque, tutta questa riforma nasce da questo accordo. Successivamente Berlusconi
viene defenestrato, si smarca dalla riforma e, quindi, ora cambia l'opposizione, la finta
opposizione che continua a sostenere questa riforma.
Il MoVimento 5 Stelle, ripeto, che è una forza così importante nel Paese, non ha potuto
incidere minimamente, quindi non è stato neanche presa in considerazione per
modificare alcuni articoli, che comunque erano di buonsenso, e poteva dire la sua,
migliorando un testo che a noi, appunto, non convince. Questo non lo riteniamo
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opportuno. Non lo riteniamo opportuno perché ricordo che, fino a prova contraria,
siamo una Repubblica parlamentare, in cui il Governo non dovrebbe mettere bocca in
una riforma così importante, ma in realtà si fa promotore di questa iniziativa, in cui
un'opposizione così rilevante non partecipa in maniera fattiva, non per propria volontà,
a una modifica di quaranta articoli della Costituzione, quindi stiamo parlando di un
terzo degli articoli della Costituzione.
Il procedimento che è stato utilizzato è un procedimento che noi abbiamo contestato,
perché inizialmente, nella prima lettura, quando il testo è arrivato in Commissione,
abbiamo lavorato di fretta, abbiamo lavorato di notte, abbiamo lavorato, quindi, senza
poter valutare al meglio il testo che veniva proposto. Ci si è impuntati su alcuni articoli
proprio perché, come ha detto il mio collega Toninelli prima di me e benissimo, il
Presidente del Consiglio non ammette alcun tipo di opposizione, non ammette alcun
tipo di parere contrario rispetto al suo e, quindi, vede tutto quello che un'opposizione
ha sui suoi progetti come qualcosa da eliminare. Quindi, ha deciso, in questo modo, di
passare da una Repubblica parlamentare, con questo bicameralismo perfetto, a una
Repubblica dove il potere viene tutto concentrato nelle mani di una persona, il
Presidente del Consiglio, è l'unica parte della Costituzione che ne esce rafforzata.
Quindi, in questo caso vediamo quali sono le sue manie di grandezza, perché lui ha
previsto questa Costituzione per esaltare la figura del Presidente del Consiglio, che
deve decidere tutto quello che vuole, senza alcun tipo di opposizione da parte di
nessuno, e che, quindi, in maniera indisturbata può decidere quali sono le misure
fondamentali per l'Italia e quali no.
Questo non ci sembra opportuno, perché la dialettica che viene fatta all'interno di
questa Aula e all'interno delle Commissioni è fondamentale affinché i provvedimenti
che vengono adottati siano condivisi e siano, comunque, anche migliorati. Infatti, dalla
dialettica e ovviamente dal confronto può nasce un provvedimento sicuramente
migliore, si può prendere quello che di meglio l'altra parte decide di proporre e si può
anche rigettare la cosa che non si condivide. Quindi, sicuramente il dialogo, il
confronto non devono essere limitati, anzi.
Colgo anche l'occasione per dire che la riforma contemporanea del Regolamento
parlamentare, unita a questa riforma costituzionale e unita anche alla legge elettorale,
che ha vocazione totalitaria, stabiliscono proprio che si vuole mettere una fine alla
Repubblica parlamentare per come noi l'abbiamo conosciuta e l'abbiamo apprezzata in
questi anni. Questo procedimento, che è stato utilizzato e che non dovrebbe essere
ammissibile per un provvedimento normale, è stato utilizzato addirittura per una
riforma così importante della Costituzione e questo è davvero intollerabile.
Tutto ciò dovrebbe portarci a riflettere sulla deriva di questa democrazia, che è definita
parlamentare soltanto dai libri ormai, ma che nei fatti si basa sulla centralità del Primo
Ministro. Non ci sarebbe neanche bisogno di cambiare nulla, avviene già ora prima
della riforma.
Noi avevamo proposto anche altre cose di buonsenso, per esempio il referendum
propositivo senza quorum, che è una delle nostre nelle nostre proposte più importanti,
perché, appunto, il referendum consente ai cittadini di esprimersi direttamente sulle
proposte e togliere il quorum è fondamentale perché si vuole dare a coloro i quali
decidono di partecipare a una consultazione, quindi decidono di esprimere il proprio
parare, la possibilità anche di decidere, quindi non è un potere a chi decide di non
recarsi alle urne. Volevamo anche inserire alcuni correttivi, che ovviamente, per
l'epoca in cui era stata prevista la Costituzione non potevamo prevedersi, come per
esempio, aggiungere la tutela del wi-fi libero e di Internet come mezzi per poter di
diffondere la conoscenza.
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Volevamo, quindi, introdurre alcuni miglioramenti alla Costituzione, che noi non
riteniamo immodificabile, ma riteniamo che questi correttivi possano essere fatti non
soltanto in maniera condivisa, ma anche in maniera calibrata, quindi introducendoli
pian piano, introducendo prima queste modifiche per poi, eventualmente, passare a una
modifica più ampia.
In questi anni abbiamo esaminato tutti i tipi di democrazia, sono stati analizzati tutti i
tipi di Governo. Per esempio, inizialmente con Letta era stata istituita questa
Commissione di quaranta saggi, che hanno lavorato per circa un anno e poi di questo
lavoro non se n’è fatto più nulla. Comunque, il loro compito sostanzialmente era quello
di fare un vademecum dei pro e contro dei vari sistemi che andavano a delinearsi.
Quindi, i tentativi sono stati svariati.
Noi abbiamo bloccato, inoltre, il tentativo di modifica dell'articolo 138, che è quello
fondamentale per guidare la procedura per modificare la Costituzione. Continueremo a
lottare, in quest'Aula e anche fuori di quest'Aula, affinché questa riforma non possa
passare, perché noi la riteniamo una riforma che va contro la democrazia, una riforma
che non ci soddisfa per nulla, una riforma che fa a meno del Parlamento e fa a meno,
quindi, di rappresentare quelli che sono i diritti dei cittadini. Quindi,
conseguentemente, ci batteremo, anche al di fuori di quest'Aula, affinché i cittadini
italiani – siamo sicuri che molti ci daranno una mano in tutto questo – decidano di non
approvare questo tipo di riforma, perché i cittadini vogliono qualcosa di diverso in
questo momento: vogliono delle misure a tutela dell'economia, vogliono delle misure
economiche che facciano ripartire l'Italia.
Quindi, concludo dicendo che noi ci impegneremo per la campagna referendaria e
che faremo di tutto per non far passare questa riforma (Applausi dei deputati del
gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Melilla. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA.
Grazie, signor Presidente. Il costituzionalista Alessandro Pace del Comitato per la
democrazia costituzionale ha inviato, in questi giorni, a noi deputati una lettera aperta
che parte dal peccato originale di questa riforma, cioè il fatto che essa nasca non per
iniziativa del Parlamento, ma del Governo.
La libertà di coscienza dei parlamentari è stata sacrificata alla logica del vincolo di
fedeltà al partito di maggioranza. Oggi stiamo discutendo di emendamenti che, per
pregiudizio, non potranno essere approvati, neanche uno e questo lo sappiamo tutti. Il
mito futurista della velocità del nostro Presidente del Consiglio non dovrebbe, invece,
essere consentito per una legge di revisione costituzionale, che, non a caso, ha tempi di
riflessione e maturazione diversi dalla legge ordinaria. Così volle il nostro costituente.
1 del 2014 della Corte. Peraltro, la sentenza costituzionale ebbe a precisare che, a
seguito della incostituzionalità delle norme elettorali della legge Calderoli, il
Parlamento avrebbe potuto continuare ad operare grazie ad un principio, cioè al
principio fondamentale della continuità dello Stato, però limitato nel tempo, con
richiamo alla prorogatio prevista dagli articoli 61 e 77 della Costituzione, che
prevedono tutt'al più una efficacia non superiore ai tre mesi.
L'articolo 1 di questo disegno di legge riguarda le funzioni delle Camere. Le
incongruenze sono varie e determineranno una grave alterazione degli equilibri tra i
poteri costituzionali. Il Senato non sarà più eletto direttamente dai cittadini, ma
continuerà ad avere un potere legislativo. Nel caso dei senatori sindaci, non verranno
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eletti neanche indirettamente dai cittadini, come avverrà, invece, per i senatori
consiglieri regionali a part time.
Peraltro, per i senatori consiglieri regionali si stabilisce la loro conformità al risultato
delle elezioni regionali, ma, se così è, perché non si evita l'ipocrisia di un inutile
duplicato, riconoscendo ai cittadini il potere di eleggere direttamente i senatori ?
L'esigenza dell'elettività diretta del Senato non è una bizzarria di qualche gufo
costituzionalista, ma consegue dal fatto che questa riforma, comunque, assegna al
Senato sia funzioni legislative che di revisione costituzionale. Per questo la sovranità
popolare sancita dalla Costituzione impone il voto diretto dei cittadini; il voto diretto
dei senatori li sottrarrebbe ai giochi e alle dinamiche politiche delle regioni e dei
comuni. La grande differenza tra il numero dei deputati e dei senatori rende quasi
ininfluente il ruolo dei senatori nelle delicate riunioni in seduta comune del
Parlamento, in occasione dell'elezione dei giudici costituzionali e del Presidente della
Repubblica. Ciò aggrava ancora di più il combinato disposto con la legge elettorale
Italicum che assegna un abnorme premio di maggioranza a favore di una lista che con
la minoranza dei voti si vede assegnati ben 340 deputati. I senatori consiglieri regionali
e i senatori sindaci opereranno a tempo parziale e ciò influirà sulla qualità e quantità
del loro lavoro; obiettivamente vi chiedo, quale forza potrà esprimere un Senato privo
di legittimazione democratica e con 95 senatori a mezzadria ? Il Bundesrat tedesco è
ben altra cosa, opera in Germania sin dalla Costituzione imperiale del 1870, tranne
durante il periodo nazista, ed è costituito dalle sole rappresentanze dei Länder che, a
seconda della loro importanza, come è noto, hanno a disposizione da tre a sei voti per
ogni deliberazione.
Nei fatti, con questo disegno di legge costituzionale, il potere viene spostato sul
Governo, che controlla la maggioranza del Parlamento ed è il dominus del nuovo
ordinamento, con 1 del 2014 della Corte costituzionale, secondo cui buona pace dalla
sentenza. la rappresentatività non può essere penalizzata dalla governabilità, anzi si
riconosce che la rappresentatività è un bene tutelato dalla Costituzione, a differenza
della governabilità di cui non esiste nessuna traccia nella Costituzione italiana. Alla
faccia del barone Montesquieu, non ci sarà nessun contropotere nel futuro Parlamento
italiano che limiti il Governo. Il Senato è ridotto a una larva, i diritti delle minoranze
non sono costituzionalizzate, il rimando ai regolamenti, da parte di questo disegno di
legge, è patetico, la maggioranza della Camera farà domani quello che fa oggi, ad
esempio, con le proposte di legge di iniziativa popolare: ve ne sono ventisette giacenti
qui alla Camera, nessuna di esse viene esaminata dalla Camera dei deputati. Su 270
proposte di legge di iniziativa popolare depositate negli ultimi vent'anni, qui, alla
Camera, solo tre hanno superato il vaglio dell'esame da parte del Parlamento. La
clausola di supremazia stabilita da questo disegno di legge è la cartina di tornasole
dell'umiliazione delle autonomie locali e di un autentico federalismo.
Riteniamo per questo che questo disegno di legge costituzionale dissolva l'identità
della Repubblica italiana nata dalla Resistenza; è inaccettabile per il metodo e per i
contenuti 52 del 2015, e lo è, ancora di più, in rapporto alla legge elettorale cosiddetta
Italicum, approvata pochi mesi fa. Per questo contrastiamo questo disegno di legge,
qui, oggi, e soprattutto domani, con il referendum in cui i cittadini italiani, non per
concessione del Presidente Renzi, ma per volontà della Costituzione italiana dovranno
pronunciarsi.
La vostra è solo una vittoria di Pirro, frutto di una maggioranza assicurata da una legge
anticostituzionale. E dispiace, soprattutto per chi siede in questo Parlamento, di aver
dato con il nostro 3,2 per cento la possibilità al Partito Democratico di avere più di
cento deputati rispetto ai voti che effettivamente aveva preso, frutto di questo premio
di maggioranza. Senza il nostro apporto non ci sarebbe stata una maggioranza che,
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adesso, stravolge la Costituzione. A noi il premio di maggioranza ha significato, su
trentasette deputati, solo dieci deputati in più e avremmo rinunciato benissimo a questi
dieci deputati in più, pur di salvare la Costituzione italiana. Il 25 e il 26 giugno 2006 si
svolse in Italia il secondo referendum costituzionale, il primo vi fu nel 2001, e in quel
referendum costituzionale fu respinta la controriforma varata nella XIV legislatura dal
centrodestra. Il 61,29 per cento dei cittadini italiani, cioè 15 milioni 783 mila 269
cittadini italiani votarono contro la riforma approvata in Parlamento da Forza Italia, da
Alleanza Nazionale e dalla Lega Nord. Non vincemmo noi, vinse la Costituzione
italiana, i suoi valori, i suoi equilibri, la sua storia, iniziata nelle carceri fasciste e nelle
montagne, durante la Resistenza; Costituzione difesa contro poteri forti e oscuri di ogni
tipo, nella storia repubblicana, contro le logge massoniche, contro le varie leggi truffa,
contro lo stragismo nero e contro il terrorismo rosso.
Per questo noi confidiamo nella capacità dei cittadini italiani di discernere e di capire
da che parte collocarsi. Arrivederci al referendum (Applausi dei deputati del gruppo
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.
EMANUELE COZZOLINO.
Grazie Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, questa riforma
costituzionale non ci piace, lo abbiamo detto in ogni occasione, in tutte le salse, nel
corso del precedente esame sul testo che è stato poi modificato al Senato e lo
ribadiamo, ora, in questo esame in cui gli spazi di manovra sono angusti, per l'avvenuta
approvazione in doppia conforme di un gran numero di articoli. Tra gli aspetti più
perniciosi e a nostro avviso potenzialmente pericolosi di questa riforma c’è, in
particolare, la riforma del Senato della Repubblica e il superamento dell'attuale sistema
di bicameralismo paritario. Gli articoli 1 e 2 di questo disegno di legge sono stati
oggetto di modifica al Senato, dunque, in questo esame sono nuovamente oggetto di
discussione, essendo state, però, le modifiche al Senato estremamente circoscritte e di
portata limitata anche su questi articoli di portata così fondamentale, ovviamente, in
senso negativo, la possibilità di proporre modifiche consistenti è stata impresa ardua e
in alcuni casi impossibile. Ciononostante, per quello che riguarda l'articolo 1 e, come
vedremo in seguito, anche l'articolo 2, il gruppo del MoVimento 5 Stelle non ha gettato
la spugna, ma abbiamo presentato un certo numero di proposte emendative che, se lette
con attenzione, non hanno l'unica finalità dilatoria di rinviare al Senato un testo anche
minimamente modificato, soltanto per riazzerare il computo delle letture richieste
dall'articolo 138. Nella maggior parte dei casi si tratta di proposte di modifiche di un
certo rilievo che nelle condizioni date cercano in parte di limitare il danno prodotto
dalla trasformazione del Senato in una sorta di orpello istituzionale, la cui principale
funzione sarà, come vedremo nell'esame dell'articolo 2, quella di dare un ricovero di
prestigio e sicuro ad alcuni consiglieri regionali, magari inseguiti da qualche pendenza
giudiziaria sui propri territori.
Il Senato della Repubblica viene svuotato di qualsiasi funzione di rilievo nel processo
legislativo, e non solo, e questo salasso di funzioni, di potere e di autorevolezza viene
operato già dall'articolo 1 di questa riforma che riforma, ma sarebbe più opportuno dire
«deforma», l'articolo 55 della Costituzione. Prima di proseguire sul contenuto
dell'articolo 1 e sull'illustrazione del complesso degli emendamenti ad esso presentati,
mi consenta, Presidente, una breve divagazione che nel dibattito su una riforma
costituzionale non è affatto secondaria. La Costituzione del 1948, l'attuale in vigore, al
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di là del suo contenuto, aveva un merito riconosciuto da tutti, l'estrema chiarezza e
l'assoluta semplicità che l'hanno resa un testo fruibile senza difficoltà dalla maggior
parte dei cittadini dell'epoca e seguenti, ancora oggi.
Tale caratteristica non fu un caso ma fu esplicitamente perseguita dai costituenti, che
affidarono ad un illustre letterato come Concetto Marchesi il coordinamento linguistico
del testo giuridico che doveva essere approvato. Dunque, poche parole, 1.357 singoli
lemmi, al 74 per cento presi dal vocabolario di base; articoli concisi e con un numero
limitato di commi. L'articolo 55 della Costituzione attualmente si compone di due soli
commi: l'articolo 1 lo fa lievitare a sei e introduce termini vaghi – in politichese, dei
quali non si capisce bene la portata normativa – proprio al comma che è oggetto del
nostro esame. L'articolo 55 in vigore è questo: «Il Parlamento si compone della
Camera deputati e del Senato della Repubblica. Il Parlamento si riunisce in seduta
comune dei membri delle due Camere solo nei casi stabiliti dalla Costituzione». E
questo è quello che avete creato con questo «schiforma»: Il Parlamento si compone
della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Le leggi che stabiliscono le
modalità d'elezione delle Camere promuovono l'equilibrio tra donne e uomini nella
rappresentanza (come già riportato all'articolo 51 della Costituzione). Ciascun membro
della Camera dei deputati rappresenta la nazione. La Camera dei deputati è titolare del
rapporto di fiducia con il Governo ed esercita la funzione di indirizzo politico, la
funzione legislativa e quella di controllo dell'operato del Governo. Il Senato della
Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali ed esercita funzioni di raccordo tra lo
Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica. Concorre all'esercizio della funzione
legislativa nei casi e secondo modalità stabilite dalla Costituzione, nonché all'esercizio
delle funzioni di raccordo tra lo Stato, gli altri enti costitutivi della Repubblica e
l'Unione europea. Partecipa alle decisioni dirette alla formazione e all'attuazione degli
atti normativi e delle politiche dell'Unione europea. Valuta le politiche pubbliche e
l'attività delle pubbliche amministrazioni e verifica l'impatto delle politiche dell'Unione
europea sui territori. Concorre ad esprimere pareri sulle nomine di competenza del
Governo nei casi previsti dalla legge e a verificare l'attuazione delle leggi dello Stato.
Il Parlamento si riunisce in seduta comune dei membri delle Camere nei casi stabiliti
dalla Costituzione. «Esercita funzioni di raccordo» e «valuta e verifica una politica»,
che vuol dire in concreto ? Mi auguro che la portata di questa riforma e della dottrina
espressa dal cosiddetto «giglio magico», quello che è l’inner circle che ha partorito
questo testo, non sia da far pensare al Grande raccordo anulare, magari intasato come
sempre, quando qualche persona di Roma proverà a capire quali siano le nuove
funzioni di questo Senato. Come riportato nella relazione, che fu trasmessa dal
Presidente del Consiglio il 17 dicembre 2013, della famosa commissione per le riforme
costituzionali istituita l'11 giugno 2013, si prospetta la possibilità che, nell'ambito dei
compiti dei due rami del Parlamento, in particolare del Senato, assuma particolare
rilievo la valutazione delle politiche pubbliche che – si evidenzia nella relazione –
costituisce una specificazione della funzione di controllo parlamentare. Con questa
espressione la commissione rivela che intende riferirsi alla misura dell'efficacia di
un'azione attraverso una quantificazione dei suoi effetti mediante indicatori di
prestazione e apprezzamento della congruità dei suoi obiettivi. Nel concetto di
valutazione entra anche l'accertamento di che cosa non ha funzionato allorché gli
obiettivi non sono stati raggiunti, una valutazione comparativa delle situazioni in cui
gli obiettivi sono stati raggiunti e di quelli in cui, invece, si è fallito. Si considerano,
inoltre, anche la valutazione degli effetti della legge (valutazione dell'impatto
regolatorio) e l'accertamento delle ragioni dell'eventuale mancato conseguimento degli
obiettivi. Per «politiche pubbliche» – viene evidenziato nella relazione – si intende il
complesso delle azioni concrete messe in atto o coordinate dai poteri pubblici in
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relazione a problemi inerenti l'intera comunità nazionale. Si ricorda, inoltre, che tali
funzioni sono inserite per la prima volta nella Costituzione ma sono in parte già
presenti nell'ordinamento nazionale e in sede dell'Unione europea, così come in altre
esperienze comparate. La verifica e l'attuazione delle leggi statali e la valutazione delle
politiche pubbliche e delle attività delle pubbliche amministrazioni dovranno essere
peraltro adeguatamente definite in sede applicativa, al fine di evitare che la stessa
possa riverberarsi nel controllo sull'operato del Governo, che è funzione attribuita dal
medesimo articolo 55 alla sola Camera dei deputati. Quindi, è un testo poco
congruente; come già detto precedentemente, risulterà poco chiara, dovrà essere
interpretata. La legge fondamentale dovrà essere interpretata e non sarà più chiara.
Tornando al contenuto del comma in esame, ho già detto che il Senato è stato ridotto a
orpello; mi viene un'immagine di uno dei Fori cadenti del coro dell'Adelchi. Con gli
emendamenti presentati dal nostro gruppo a questo articolo, cerchiamo di rendere
meno generiche e soprattutto meno interpretabili le funzioni che questa Camera dovrà
e potrà svolgere. Vorrei in primo luogo citare quelle proposte emendative che cercano
di collegare le funzioni attribuite da questo comma a quelle linee di principio poste dal
nuovo articolo 71 come riformato dalla presente legge, in tema di partecipazione dei
cittadini alla determinazione delle politiche pubbliche.
In sostanza, riassumendo il senso e la finalità di questi emendamenti, che
successivamente verranno esaminati singolarmente, l'obiettivo è il seguente: se il
Senato è regolato da una semplice opera di verifica dell'impatto delle politiche
dell'Unione europea sui territori, se deve valutare le politiche pubbliche e l'attività delle
pubbliche amministrazioni da un lato, gli si consenta di ascoltare i soggetti sui quali
queste politiche ricadono, cioè i cittadini; dall'altro, si consenta di utilizzare il lavoro di
valutazione, di attività ispettiva del nuovo Senato come strumento che consenta di
declinare e applicare meglio e pienamente quel principio di partecipazione alla
determinazione delle politiche pubbliche da parte dei cittadini, principio inserito, come
dicevo, nell'articolo 71. Detto senza mezzi termini, quello che vorremmo ottenere,
anche se per via inevitabilmente indiretta, è che il principio della partecipazione dei
cittadini alla determinazione delle politiche pubbliche sia qualcosa di vicino al débat
public dell'ordinamento francese piuttosto che all'indirizzo mail aperto dal Governo in
vista della «buona scuola» e della riforma della pubblica amministrazione, delle quali è
stato reso noto solo il numero di e-mail ma non i contenuti. Visto il grande successo
riscontrato da studenti e professori della riforma della scuola «alla bona» (per i non
toscani scuola «alla buona»), forse avevano mandato le proposte per la riforma un po’
diverse da quelle applicate con la riforma.
Un'altra serie di emendamenti cerca di intervenire su un modo di scrivere le norme
tipicamente all'italiana, cioè attribuire una funzione o un potere senza prevedere
strumenti per svolgerli davvero, un po’ come se uno scrivesse una legge che vieta a chi
ha preparato la pasta di servirla ai commensali. Un gioco delle tre carte, questo,
diffusissimo nelle leggi ordinarie, ma che inserito in Costituzione e in questo specifico
punto della Costituzione diviene sanguinoso. Come vediamo tutti, il Senato dovrà
svolgere una sorta di attività di controllo e valutazione sull'attività di una serie di
organi interni come le pubbliche amministrazioni, sui risultati prodotti dalle politiche
europee e sull'attuazione delle leggi dello Stato. Bene, il Senato valuterà e controllerà
con grande impegno, ma che succede se il controllo e la valutazione daranno esiti
negativi ? Assolutamente nulla. Il Senato se la canterà e se la suonerà da solo, come un
CNEL qualunque, solo inserito in una sede più elegante, prestigiosa e ricca di storia.
Chi ha scritto questo passaggio del comma, più che ad una Carta costituzionale, forse
si è ispirato a un ordine del giorno parlamentare di quelli in cui si prevede il classico
impegno «a valutare l'opportunità di» eccetera. Il Senato non ha neppure la facoltà di
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convocare il Governo per lo svolgimento di un semplice dibattito, per chiedere
spiegazioni in merito a leggi rimaste sulla carta – il nostro ordinamento è generoso in
questo senso –, oppure per chiedere conto di impatti fortemente negativi di una
determinata politica pubblica sui territori. Tra i nostri emendamenti abbiamo previsto
alcune disposizioni che prevedono questo momento di verifica tra la Camera, a cui è
affidato, non da un regolamento o da un decreto ministeriale ma dalla Carta
fondamentale, lo svolgimento di tutte le funzioni di controllo, e l'organo costituzionale,
il Governo, che è deputato e responsabile dell'attuazione delle leggi e delle politiche
pubbliche. Anche perché, colleghi, come dimostra il primo comma dell'articolo 55, alla
luce di quest'articolo, il Senato è almeno formalmente parte dei difetti del Parlamento,
che si compone appunto della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. In
Parlamento, colleghi, una cosa non si può negare, anche nella nuova visione dello Stato
della banda dei quattro (Renzi, Boschi, Lotti e Bonifazi), che è quella di parlare e di
dibattere. Già questa Costituzione toglie di fatto il potere al Senato e restringe di molto,
rispetto al Governo, i poteri della Camera dei deputati, che sarà una mera ratificatrice
delle decisioni del Primo Ministro, non eletto. Il meno che si può chiedere, dunque, è
quello di prevedere che il Senato possa chiamare il Governo a un confronto pubblico
su una serie di rilievi che gli vengono mossi. Se questo non dovesse accadere, beh,
allora meglio abrogare dalla Costituzione questo comma e inserirlo nella prima legge
che stanzia fondi per i lavori cosiddetti socialmente utili, perché di questo si tratterà:
far svolgere un lavoro che in realtà non serve a nulla, se non a giustificare uno
stipendio non tanto ai nuovi senatori, a cui verrà garantita anche l'immunità, ma ai
funzionari del Senato, chiamati a scavare la classica buca per poi richiuderla. C’è poi
un ultimo blocco di emendamenti del MoVimento 5 Stelle che si rifà alla questione
della chiarezza del lessico, che ho avuto modo di sollevare all'inizio del mio intervento.
Che vuol dire «politica pubblica», «provvedimento normativo due, tre, quattro» ?
«Impatto» concretamente che significa ? Risultati prodotti ? E alla luce di quali
parametri di partenza ? Significa consenso o dissenso da parte dei cittadini e degli enti
locali ? Ed ultimo, «territori» che vuol dire ? Regioni e comuni in senso
amministrativo e istituzionale, oppure ci riferiamo al significato geografico ? Ancora,
«concorre ad esprimere un parere», che vuol dire in concreto ? Se un parere del Senato
su una nomina sarà negativo, che conseguenza produrrà ? Lo vedremo
nell'applicazione, come dice la relazione dei saggi. Nessuna conseguenza o, come già
successo in questa legislatura, si rifà la votazione con la scusa che i senatori non
sapevano che la normativa era cambiata solo da una decina di anni, ritorniamo anche
qui alla categoria dei lavori socialmente utili ? Ecco, i nostri emendamenti, proponendo
la sostituzione di un termine con un altro, cercano di rendere meno vaga, meno labile,
la funzione di valutazione e controllo del Senato.
Se mi consentite di concludere con una battuta, ispirandomi ad un collega ben più
illustre di me, vogliamo evitare di passare da un sistema di bicameralismo paritario ad
un sistema in cui di fatto c’è una sola Camera che legifera e vota la fiducia, ed un
Senato che asciuga gli scogli. Un'asciugatura pagata a caro prezzo, perché, checché ne
dica l'ottimo Presidente del Consiglio e compagnia cantando, il Senato continuerà a
produrre sempre gli stessi costi per gli italiani e non migliorerà il sistema legislativo
(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.
RICCARDO NUTI.
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Presidente, la riforma della Costituzione di un Paese non può essere proprietà di una
sola parte politica, né tantomeno espressione del Governo di turno. E, invece, i
principali promotori e sostenitori di questa riforma sono i principali esponenti
dell'attuale Esecutivo, cioè del Governo: circostanza già di per sé abbastanza grave, in
quanto in una Repubblica parlamentare le modifiche della Costituzione, ed in
particolar modo una sua revisione così ampia, dovrebbero essere prerogativa
esclusivamente parlamentare. Per questo tale riforma appartiene solo a voi, e non al
popolo italiano, e distrugge il nostro patrimonio comune !
Quello che proponete non apporta alcun miglioramento all'attuale architettura
costituzionale, che rispetto alla Carta costituzionale scritta dai nostri Padri costituenti è
rimasta sostanzialmente immutata sino ai giorni nostri, salvo alcune modifiche
apportate negli anni recenti e rimaste in parte inattuate. In altre parole, avete
drasticamente peggiorato le nostre regole costituzionali, stravolto l'architettura
istituzionale che si basava su un collaudato sistema di pesi e contrappesi, con risvolti
che non osiamo immaginare.
Al Senato avete votato questa legge tra mercimoni, scambi, ricatti e trasformismi:
quello che anche a livello giornalistico è stato definito il cosiddetto «mercato delle
vacche». E anche al Senato un ruolo quanto meno particolare ha avuto il senatore
Giorgio Napolitano, nonché ex Presidente della Repubblica: lo stesso Presidente della
Repubblica che firmò a suo tempo il cosiddetto lodo Alfano, e che oggi ha appoggiato
in maniera molto esplicita questa cosiddetta riforma costituzionale. Ricordiamo, per
chi probabilmente ha la memoria corta, che il lodo Alfano, che il Presidente della
Repubblica Napolitano firmò, venne dichiarato incostituzionale poco dopo tramite 262
del 2009; e già questo una sentenza della Corte costituzionale, la dovrebbe far capire,
a tutti coloro che citano Napolitano come una persona che ha contribuito in maniera
decisiva alla riforma costituzionale, come forse non è il caso di far riferimento al
Presidente Napolitano, in quanto un Presidente della Repubblica che firma una legge
che poco dopo viene dichiarata incostituzionale, diciamo che è uno smacco non da
poco !
Una delle principali motivazioni che utilizzate per sostenere questo scellerato testo di
legge è che il bicameralismo perfetto non funziona; eppure, quando volete e vi fa
comodo, riuscite ad approvare leggi in un lampo, per tenervi per esempio i rimborsi
elettorali senza controlli sui bilanci dei partiti. L'esempio che stiamo qui citando è
quello della legge cosiddetta Boccadutri. Cosa accade ? In questa legislatura, nella
quale almeno formalmente c’è ancora il bicameralismo, accade che questa Camera
dopo l'estate ha approvato una legge, cosiddetta Boccadutri perché il primo firmatario
ha questo cognome, che non introduce altro che una sanatoria per quanto riguarda i
rimborsi ai partiti; ovvero, c'era una Commissione che per legge doveva controllare i
rendiconti dei partiti, a questa Commissione non è stato dato a quanto pare abbastanza
personale, e nel momento in cui non è stato dato abbastanza personale, questa
Commissione non ha potuto fare gli adeguati controlli previsti per legge. Ebbene, con
una «leggina» inserita appunto nella cosiddetta legge Boccadutri, si è creata la
sanatoria e si è permesso ai partiti di ottenere tali rimborsi, nonostante i controlli della
Commissione competente previsti per legge non siano stati effettuati.
A quanto ammontano ? A circa 45,5 milioni di euro. Si dice che il bicameralismo è
molto lento, non riesce a produrre le leggi, e che questa riforma nasce quindi con
questo obiettivo; però, signori, cosa accade ? E qui lo diciamo anche ai cittadini: che la
stessa legge, subito dopo, in tempi veramente rapidi rispetto a tutte le altre, è andata al
Senato ed è stata approvata, ed è diventata legge dello Stato. Diciamo, quindi, che non
si può parlare di furto nel senso di violazione della legge, ma di una nuova forma di
furto legalizzato che permette ai partiti di ottenere questi rimborsi aggirando la legge
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che loro stessi avevano fatto. Questo è un esempio di come in realtà il bicameralismo
funziona quando c’è la volontà; e siccome voi non avete la volontà di approvare delle
leggi serie, quelle come per esempio la class action che è stata approvata alla Camera
la tenete ancora insabbiata, e al Senato non vede la luce. O, per esempio, una riforma
importante come quella della legge sul reddito di cittadinanza al Senato, vi ostinate a
non volerla calendarizzare in Aula. Questo a dimostrazione che non è il bicameralismo
in sé che non funziona, ma è la volontà che non avete; e che avete solamente nei
provvedimenti che fanno comodo a voi, soprattutto quando dovete legalizzare le
ruberie a vostro favore. Un altro esempio, come ho detto, è la legge sul lodo Alfano,
che praticamente regalava l'immunità alle alte cariche dello Stato; fra le quali, guarda
caso, il Presidente del Consiglio, che in quel momento, quando è stato approvato, era
Berlusconi.
Avete spostato il terreno del confronto nell'arena mediatica, spostando i vostri mal
riusciti sforzi comunicativi sulla presunta portata storica del risultato che, a vostro dire,
si otterrebbe con l'approvazione definitiva di questa riforma costituzionale, soffocando
il dibattito pubblico dal merito. Quindi, non è che non se ne sia parlato in termini di ore
all'interno delle Commissioni e dell'Aula, anche se quanto è accaduto in Commissione
al Senato è abbastanza sconvolgente; ma quando si analizza il merito non ci sono mai
delle risposte adeguate, addirittura spesso non ci sono neanche delle risposte. Questo a
dimostrazione di come chi propone questa legge non abbia probabilmente neanche
l'adeguata conoscenza per supportare tale riforma costituzionale, e comunque non
sappia cosa rispondere nel merito.
E, soprattutto, avete dimenticato che recentemente i risultati analoghi per quanto
riguarda questa riforma non sono stati proprio eccezionali. Come, per esempio, la
riforma approvata circa dieci anni fa dal Governo Berlusconi, che è stata poi respinta
nel successivo referendum costituzionale; o la riforma approvata dal cosiddetto
Governo di centrosinistra nel 2001, frutto di dinamiche del tutto simili, che ha prodotto
risultati giudicati disastrosi dai suoi stessi autori. Per ultimo ricordiamo la riforma del
2012 che ha introdotto lo scellerato principio del pareggio di bilancio in Costituzione e
che, pur costituendo una modifica circoscritta, ha rappresentato una maniera di
legiferare opposta allo spirito costituzionale, in quanto provocata da una situazione
esclusivamente emergenziale, e costituisce tutt'oggi un rilevante freno alla ripresa
economica. Per intenderci, non si possono fare dei veri e propri investimenti, perché
questi vanno in contrasto con il pareggio di bilancio; soprattutto i comuni, tramite le
normative che sono state introdotte per il pareggio di bilancio interno, si vedono in
notevoli difficoltà.
Andiamo alla parte delle proposte, cioè a quelle che abbiamo fatto noi in questi mesi
sia alla Camera che al Senato. Al Senato abbiamo cercato di modificare nel merito
alcune criticità di questo disegno di legge, con duecento emendamenti; per chi ci sta
seguendo e magari non conosce il termine emendamenti, significa proposte che vanno
a modificare la legge. Sono delle proposte chiare e semplici, che volevano riscrivere ed
integrare questo disegno di legge pessimo e assurdo; ripeto, testo che viene dal
Governo, quindi una riforma costituzionale che viene dal Governo. In quella sede tra le
altre proposte abbiamo chiesto, per esempio, di dimezzare il numero dei parlamentari;
abbiamo chiesto l'elettività diretta dei cento membri del Senato; l'abolizione
dell'immunità parlamentare; abbiamo chiesto maggiori garanzie per l'opposizione;
abbiamo chiesto la decadenza dalla carica di parlamentare in caso di reiterata assenza,
e la decadenza dei senatori sottoposti a processo penale (pensi un po’ che proposte
irricevibili che abbiamo presentato !); l'inserimento dei referendum consultivi.
Abbiamo proposto anche i referendum propositivi e di indirizzo e la riduzione dello
stipendio dei parlamentari insieme alla soppressione dei loro vitalizi. Si tratta di
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proposte che, forse, qui dentro sono sconvolgenti, ma che sono chieste veramente,
queste sì, dai cittadini. Perché ? Perché, quando si parla di riforma costituzionale, io
sento blaterare soggetti del Governo e parlamentari della maggioranza che si tratta di
riforme che chiedono i cittadini. Ma, in realtà, questo è assolutamente falso: nessun
cittadino vi ha mai chiesto di fare finta di abolire il Senato, crearlo di nominati e fare sì
che questi senatori potessero avere l'immunità. Le poche cose che hanno chiesto i
cittadini in questi anni e che sono degne di essere inserite in una riforma costituzionale
– o comunque per motivi legislativi vanno appunto inserite nella riforma costituzionale
– sono alcune di queste. E proprio a queste avete detto no, ovvero alle uniche cose che
veramente, dal punto di vista del miglioramento della Carta costituzionale, sono state
chieste dai cittadini, a queste avete detto no.
Io mi voglio soffermare in particolare su due di queste proposte, perché secondo me
sono degne di nota. Partiamo dall'ultima che ho detto: la riduzione dello stipendio dei
parlamentari insieme alla soppressione dei loro vitalizi. Presidente, qui noi abbiamo un
Paese che ha circa 10 milioni di poveri e continuamente i politici dicono che bisogna
cercare di ridurre le spese e che bisogna fare sì che gli italiani tirino la cinghia. E, però,
proprio chi deve dare l'esempio di volere guadagnare di meno per avvicinarsi ai
cittadini si dimostra assolutamente falso in questo. Perché ? Perché, quando un
parlamentare prende 18 mila euro al mese, di cui le indennità sono 10 mila euro al
mese (ovviamente lordi), noi pensiamo che un gesto di riduzione dello stipendio dei
parlamentari sia doveroso, soprattutto nel momento in cui abbiamo questa povertà, che
cresce e che è arrivata, appunto, a 10 milioni di cittadini. Abbiamo, invece, tante altre
persone che vivono la disperazione di una malattia. Per esempio vivono una malattia e,
quindi, si ritrovano ad affrontare le difficoltà del sistema sanitario. Abbiamo, per
esempio, delle liste di attesa per fare degli esami, per prevenire quelle che sono delle
malattie che sono lunghissime o, per esempio, abbiamo un sistema sanitario
profondamente corrotto. Ecco, davanti a questo, che poteva essere un segnale di
distensione di una politica che si avvicina ai cittadini, nonostante i tanti annunci e
nonostante le tante belle parole che sono state da voi proferite in vari dibattiti televisivi
– nei quali ovviamente, sì, siete sempre presenti – a questo avete detto no.
Poi vi è un altro punto che secondo me merita un chiarimento, che è quello dell'assenza
dei parlamentari e, quindi, dell'eventuale decadenza dalla carica di parlamentare in
caso di reiterata assenza. Infatti io vorrei precisare una cosa. In questo Parlamento il
problema non è solamente l'assenza, perché purtroppo tanti colleghi sono presenti.
Perché dico che «purtroppo» sono presenti ? Perché se si tratta di essere presenti per
approvare delle leggi vergogna, come quelle che sono state approvate negli anni
precedenti o in questa legislatura, ebbene forse è meglio essere assenti, piuttosto che
votare e fare passare certe vergogne. Infatti non bisogna guardare solamente i numeri
delle assenze o meno in Aula o eventualmente in Commissione, dove molti dei
parlamentari della maggioranza spesso sono assenti, ma soprattutto alla qualità di
quello che si propone e di quello che si vota, cosa che spesso non avviene in Aula.
Quindi ci si limita a dire che si è presenti, ma non a dire che, per esempio, si è votato a
favore di un decreto, come quello IMU Banca d'Italia, che da un lato, sì, aboliva l'IMU
– che poi avete reintrodotto con altro nome –, ma contemporaneamente dava per
esempio i 7,5 miliardi alle banche. Non avete detto che cosa conteneva lo «sblocca
Italia». Quindi voi eravate presenti e avete votato a favore: è passato il provvedimento
sullo «sblocca Italia», però poi quello che accade dal punto di vista per esempio delle
trivellazioni, non lo si racconta.
Queste proposte sono sicuramente state chiare, dettate dal buonsenso, e senza
dubbio trovano largo seguito tra i cittadini, come ho detto. Non curanti di ciò avete
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sempre risposto con un secco «no» a tutti, alla faccia di chi nelle vostre fila diceva che
dovevamo scongelarci e che dicevamo sempre «no».
E invece, mese dopo mese, anno dopo anno, siamo arrivati a due anni e mezzo
dall'inizio legislatura e ci si accorge che chi dice «no» siete sempre voi, soprattutto
quando stiamo parlando di proposte di buonsenso, che arrivano veramente dalla
cittadinanza, che sono state oggetto di dibattito pubblico e che hanno visto varie
manifestazioni supportare questo stesso tipo di proposte.
Ma, nonostante ciò, voi con i vostri giri di parole evitate sempre di proporle o di
votarle, quando le proponiamo con emendamenti. Però, mentre dite «no» a queste,
dall'altro lato dite «sì» a qualcosa. Per esempio, vi preparate a dare l'impunità alla
classe politica più corrotta del Paese, spalancando le porte del Senato a consiglieri
regionali o sindaci indagati, rinviati a giudizio e persino condannati. Con il nuovo
Senato, ad esempio, il vicepresidente della regione Lombardia, Mario Mantovani,
arrestato poche settimane fa per tangenti, potrebbe essere un papabile senatore e
godere dell'immunità. Similmente, se un consiglio comunale verrà sciolto per mafia, il
sindaco di quel comune, nominato senatore, manterrà la sua poltrona a Palazzo
Madama, cioè al Senato. Quindi voi dite «no» alle proposte che ho detto poc'anzi,
come per esempio la riduzione del numero dei parlamentari, dello stipendio o dei
vitalizi, però dite «sì» all'immunità per questo tipo di soggetti, consiglieri regionali o
sindaci, che, come sappiamo, sono la classe politica più corrotta del Paese. E lo
dimostrano le varie indagini e sentenze che ci sono state in questi anni.
Ci sono stati passaggi parlamentari su questa riforma costituzionale dell'ultimo anno e
mezzo, nonostante le numerosissime critiche, portate avanti anche da illustri giuristi. E,
quindi, non solo il MoVimento 5 Stelle, ma anche vari costituzionalisti hanno dato il
loro parere contrario a questo disegno di legge, che voi chiamate riforma
costituzionale, ma che invece dovreste chiamare «demolizione della Carta
costituzionale». Questi passaggi non sono riusciti a migliorare i gravi problemi che
l'impianto di questo disegno di legge presenta, a causa dell'ottusità e dei silenzi del
Governo e della maggioranza.
Ne consegue che ci troviamo oggi, dopo mesi e mesi di lavori, ad evidenziarvi
nuovamente le criticità che già allora avevamo sottoposto, mentre la maggioranza
dichiarava senza ritegno la propria formale dichiarata apertura al massimo
coinvolgimento delle opposizioni nell'esame di questo disegno di legge, secondo
quello che dovrebbe essere il principio guida per qualsiasi processo di revisione
costituzionale, soprattutto di questa portata, all'interno delle Aule parlamentari. Siete
stati protagonisti della completa chiusura rispetto alle istanze provenienti
dall'opposizione, secondo gli ordini impartiti da Palazzo Chigi.
Perché parlo di opposizione, in particolare, Presidente ? Perché quando si dice di voler
dare spazio alle opposizioni in realtà, a mio parere, si fa un grande errore. Infatti,
considerare Forza Italia o la Lega opposizione di questa maggioranza o di questo
Governo è quantomeno comico. Così come quella che prima era Sinistra Ecologia
Libertà, detta SEL, e che ora si dice Sinistra Italiana. Perché Presidente ? Perché, da un
lato, abbiamo dei partiti come Forza Italia e Lega Nord che hanno sempre voluto fare
questo tipo di riforma: ci hanno provato – anzi ora siete riusciti a far addirittura peggio
di quella che era la riforma voluta da Berlusconi – e, nonostante questo, loro fanno, per
così dire, finta di opporsi a tratti a questo disegno di legge. Ma sappiamo benissimo
che, in realtà, sono favorevoli. Infatti fanno il giochino di creare sottogruppi, per
esempio al Senato, come quello capeggiato da Verdini, e tramite questo altro gruppetto
appoggiano queste riforme. Dall'altra parte abbiamo, per esempio, invece, SEL,
Sinistra Ecologia e Libertà. Come è stato detto poc'anzi dal parlamentare di SEL
Melilla, prima sì candidano con il PD, poi permettono appunto con questa candidatura
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di ottenere un premio di maggioranza abnorme e incostituzionale – lo diremo subito
dopo – e poi dicono: ah, scusateci, se l'avessimo saputo, non ci saremmo alleati col PD.
Però intanto la frittata è fatta e intanto il PD, insieme a Verdini, sta modificando la
Carta costituzionale. Complimenti, perché a questo punto mi chiedo che fiducia si può
avere in voi, se fate questi grandi errori, come se non aveste mai capito chi fosse il PD.
E poi ci venite a dire: «scusate, abbiamo sbagliato ad allearci col PD». Abbastanza
ridicoli, permettetemi di dire.
Questo atteggiamento di far finta di parlare con le opposizioni, quando poi in realtà
l'unica opposizione qui dentro è costituita dal MoVimento 5 Stelle e non avete tenuto
minimamente in considerazione le nostre proposte, è stato adottato anche per quanto
riguarda il Regolamento delle Camere; in pratica uno strumento che dovrebbe essere di
garanzia dell'opposizione, invece viene utilizzato a vostro uso e consumo sempre per
evitare di avere un dibattito parlamentare serio nel merito. Quelli che dovrebbero
essere gli organi super partes all'interno della Camera in realtà si sono invece
dimostrati molto di parte e molto schierati, così di garanzie delle opposizioni non ne
abbiamo viste.
Volete che faccia qualche esempio ? Beh, io ricordo a tutti, alla Presidenza, al Governo
e a tutti i colleghi che sono presenti, purtroppo pochi, della maggioranza, la cosiddetta
ghigliottina. Introdurre la ghigliottina, visto che il Regolamento della Camera non lo
prevede da nessuna parte è assolutamente uno scempio, e sicuramente non è una
garanzia per le opposizioni. Eppure voi, pur di fare andare avanti il decreto-legge che
stava per scadere, il cosiddetto IMU – Banca d'Italia, avete introdotto e ideato quella
che è la ghigliottina. Nel momento in cui anche all'interno dalla Camera non c’è
l'appoggio per quanto riguarda la tutela delle opposizioni, pensate voi cosa può
accadere con questa riforma costituzionale.
Siete arrivati fino all'indizione, nel corso dell'ultimo passaggio alla Camera, di una
seduta fiume, durante la quale è stata approvata questa riforma costituzionale in
un'Aula semivuota fino a notte fonda, con una surreale discussione priva di dibattito in
cui il Presidente del Consiglio è arrivato giungendo da un vertice europeo;
un'immagine avvilente dal punto di vista istituzionale, ma che ben può rappresentare
simbolicamente il percorso di questa riforma e anche il suo contenuto. Insomma, ve la
cantate e ve la suonate, e non essendoci alcuna opposizione reale, come detto poc'anzi,
ve la siete votata da soli.
Per far capire quanto è stata assoluta la chiusura del Governo nei confronti delle
istanze dell'opposizione basti ricordare che sono stati negati anche accoglimenti
parziali, anche quando queste proposte non avevano una incidenza diretta sull'impianto
complessivo di questo scellerato disegno di legge. Come già ricordato, le modifiche
sulle quali siamo chiamati oggi ad esprimerci sono il frutto esclusivo di un dibattito
praticamente interno alla maggioranza di Governo, ed in particolare di un solo partito
di maggioranza, il PD, un partito che è rappresentato in questa Aula in maniera
maggioritaria non in virtù della volontà popolare, perché, ricordiamolo, la prima lista
elettorale alla Camera dei deputati è stata il MoVimento 5 Stelle, ma bensì a causa di
una legge elettorale dichiarata incostituzionale, che distorce in maniera inaccettabile la
volontà popolare come la presenza di molti di voi in questa Aula, eletti grazie al
premio di maggioranza che vi abbiamo già ricordato.
Sottolineo un'altra cosa, visto che è stato detto in precedenza, non è solamente un certo
numero di parlamentari ad essere incostituzionale, quelli cioè che sono entrati qui
grazie al premio di maggioranza, ma, come abbiamo detto più volte, è tutto il
Parlamento ad essere incostituzionale. Voi avete fatto una legge elettorale – voi, perché
noi non eravamo in Parlamento – che è stata successivamente dichiarata
incostituzionale. Quindi è chiaro che voi non siete in grado di fare leggi che rispettino
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la Costituzione, e quindi ancor meno potete pensare di modificare la Costituzione. Ora
con questo premio di maggioranza ci venite a dire che invece siete legittimati a
modificare la Costituzione. Una vera e propria barzelletta. Questo per rispondere alle
considerazioni fatte poc'anzi dal presidente Mazziotti Di Celso, dicendo che non
sarebbe vero quanto affermato dalla collega Dadone. Non è quindi, lo ripetiamo,
solamente un certo numero di parlamentari che è incostituzionale, ma in realtà lo è
tutto il Parlamento, che anche per motivi semplicemente di logica e di razionalità non
dovrebbe permettersi di effettuare queste modifiche alla Carta Costituzionale.
Con questo testo di legge la nostra Carta Costituzionale sarà completamente sepolta
insieme ai suoi valori fondamentali, l'avete demolita al Senato sulla base di questi
indicibili accordi, che ricordavo poc'anzi, grazie a Verdini ! Questo va quanto meno
detto, Presidente, perché un pluri indagato per concorso in corruzione e bancarotta
fraudolenta lo avete fatto diventare padre costituente. Probabilmente gli garantirete
anche un aiuto dal punto di vista dei suoi processi, rimane il fatto però che un
personaggio di tale spessore non dovrebbe essere la vostra stampella per fare questa
modifica costituzionale, quantomeno per l'onorabilità che dovrebbero avere le
istituzioni.
Questo passaggio nell'Aula della Camera dei deputati potrebbe rappresentare l'ultimo
passaggio parlamentare del disegno 2613-B, che modifica in numerose parti la nostra
Carta di legge costituzionale. È, quindi, l'ultima occasione che abbiamo per poter
apportare alcune migliorie, anche se sfortunatamente le possibilità di intervento sono
estremamente risicate.
Entriamo, ancora di più, nel merito del disegno di legge. Per prima cosa, bisogna
sottolineare come il ruolo che avete disegnato per il vostro Senato continua ad avere
contorni di difficile interpretazione. Oltre a quello che avete dichiarato a livello
normativo generale, questo Senato non ha, a differenza di quanto da voi sostenuto,
alcuna analogia con le seconde Camere presenti in altri ordinamenti democratici di
ispirazione regionalista o federalista, soprattutto perché in questi casi l'esercizio del
potere ha una marcata ripartizione di tipo verticale dislocata sul territorio. Infatti, il
sistema che avete disegnato per questo Senato non ha suoi simili nel resto del mondo e
neppure lontani parenti.
Insomma, ci avete voluto far credere che stavate modificando il bicameralismo
introducendo sistemi funzionanti e collaudati, mentre ci ritroviamo con un sistema che
potrebbe produrre effetti incerti e indesiderati.
I vari passaggi parlamentari non sono stati sufficienti per farvi capire che il Senato che
volete creare non è dotato dei necessari strumenti tecnici volti a intervenire
efficacemente nel procedimento legislativo, anche nell'ambito che dovrebbe essere
l'interesse più territoriale e decentralizzato.
Al medesimo tempo sono state attribuite funzioni che si configurerebbero come
funzioni di controllo generale al Senato, ma che non sono assolutamente collegate alla
rappresentanza territoriale o all'esercizio decentralizzato del potere. Tra queste vi sono
la valutazione delle politiche pubbliche e dell'attività delle pubbliche amministrazioni,
la verifica dell'impatto delle politiche dell'Unione europea sui territori, il concorso alla
verifica dell'attuazione delle leggi dello Stato. Si tratta di funzioni che trasformano il
Senato da supposto organo di rappresentanza territoriale in organo di controllo su
materie per le quali non avrebbe alcuna competenza, secondo lo stesso disegno
originario dei suoi ideatori, in quanto, appunto, includerebbe compiti estranei alla
rappresentanza territoriale.
Tutto ciò senza alcun potere reale di intervento. In altre parole, anche nel caso in cui
questo Senato riesca a condurre in maniera adeguata ed efficiente la propria funzione
di controllo e, a seguito di verifiche, dovesse produrre proposte di interventi per
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correggere o modificare determinate situazioni, non è prevista possibilità di intervento
reale: tanto rumore per niente.
In sintesi, avete detto che volete abolire il Senato; in realtà, lo state tenendo con costi
pressoché simili, quindi neanche a fronte di un risparmio economico rilevante, per poi
creare più che altro confusione. La vera abolizione del Senato, che è stata proposta dal
MoVimento 5 Stelle al Senato, l'avete bocciata: avete votato «no» anche a questa,
contraddicendo tutto quello che avevate detto davanti alle TV.
L'attività di controllo, infatti, costituisce un'attività estremamente rilevante che, se
attuata in maniera rigorosa, può apportare molti benefici, in quanto consentirebbe di
apportare i necessari correttivi e, quindi, rendere il sistema più efficiente. Invece la
maggioranza ha deciso di affidare tale importante strumento di controllo a senatori, la
cui attività si svolge principalmente in tutt'altri luoghi, quello della rappresentanza
politica regionale da parte dei consigli regionali, e quello dell'amministrazione dei
comuni da parte di sindaci. Sarà già complicato per queste persone assicurare la loro
partecipazione all'attività paralegislativa del Senato, figuriamoci all'attività di controllo
e monitoraggio, che richiede, forse, ancora più tempo e più impegno.
Tutto ciò senza considerare, come più volte abbiamo sottolineato, quali personaggi
rischiano di essere nominati all'interno di questo Senato. Come si può pensare di dare a
consiglieri regionali e a sindaci questo ruolo all'interno del Senato ? Persone che già
dovrebbero svolgere molto meglio di quanto avviene tutt'oggi il loro ruolo, sia al
comune per quanto riguarda i sindaci, sia al consiglio regionale, dovrebbero pure
svolgere questa attività al Senato: l'attività di controllo, in realtà, sarà, come sempre e
come già è in questo Parlamento, un'attività di passacarte. Sarà, quindi, semplicemente
un modo per creare una Camera i cui appartenenti avranno l'immunità.
Questo è ciò che accade e che va in contraddizione con quanto avete detto fino adesso.
Andiamo alla modalità di elezione, che è veramente ridicola. La modalità di elezione è
stata infatti il principale oggetto di dibattito di questa riforma all'interno dello stesso
partito di maggioranza, e mi viene da dire grazie ad un teatrino, un dibattito che ha
provocato, diciamo, delle finte spaccature; secondo quanto previsto dall'articolo 57
infatti, così come l'avete modificato, i senatori verrebbero nominati in base ai risultati
elettorali dei vari Consigli regionali, un atto che produrrà una plateale rottura
dell'ordine democratico. Innanzitutto il principio – e cito testualmente dall'attuale testo
che volete approvare – della conformità alle scelte espresse dagli elettori, in base alla
quale si dovrà procedere alla nomina dei senatori, costituisce un principio tanto
nebuloso quanto soggetto a vistose differenze interpretative, la cui applicazione
comporterà non pochi problemi anche in virtù dei rapporti tra maggioranza e
minoranza nei Consigli regionali e delle diverse leggi elettorali vigenti in ogni regione.
Diciamo che quella che avete inserito nell'ultimo passaggio al Senato, per quanto
riguarda l'elezione del Senato, si può definire una «supercazzola» perché, in pratica, si
modifica leggermente la forma, ma successivamente il Senato sarà comunque di
nominati; tutto per mettere a tacere un dibattito che era nato più che altro grazie alla
TV, ai giornali, i quali, anziché parlare del merito di tutto il resto della riforma, hanno
preferito dedicare ore e ore, settimane e settimane dei loro programmi e delle loro
pagine per parlare di un finto litigio fra la cosiddetta minoranza del PD e il resto del
PD che ne è maggioranza.
Tutto poi per giustificare la nascita di nuovi partiti e le solite prese in giro per far
credere di essere diversi, fra finta sinistra e finta destra. Inoltre nulla si dice nello
specifico della nomina dei sindaci, un'altra questione che questa riforma lascia irrisolta
senza sapere in quale maniera verrà declinata all'atto pratico; forse il punto più
discusso in merito alla nomina dei senatori è l'immunità, in quanto i senatori nominati
potranno godere delle stesse immunità attualmente previste per i parlamentari anche se
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non sono stati eletti per ricoprire tale carica. In altre parole, potranno essere nominati
senatori, soggetti ad esempio indagati che, grazie all'immunità, potranno sfuggire alla
giustizia. Non osiamo immaginare quali situazioni potrebbero generarsi: consiglieri
regionali disposti a vendere i propri voti oppure sindaci pronti a regalare appalti nel
proprio Comune pur di venire nominati e sottrarsi alla giustizia. Un modo, peraltro, per
incentivare quello che è stato ed è il mercato delle vacche da anni in queste istituzioni,
purtroppo.
La nomina dei senatori non rappresenta ovviamente l'unico punto critico di questa
riforma; infatti, con una modifica al terzo comma dell'articolo 116, si prevede
l'estensione dell'ambito delle materie in relazione alle quali è prevista la possibilità di
attribuire con legge ordinaria ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia alle
Regioni anche su richiesta delle stesse. Nel nuovo elenco, di cui all'articolo 116, terzo
comma della Costituzione, sono ora ricomprese le disposizioni generali comuni per le
politiche sociali, di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera m). In base alla nuova
formulazione, si fa riferimento non alla specifica materia ma alle disposizioni generali
e comuni che diventano oggetto di autonomia, diversamente rispetto a quanto previsto
da altra materia soggetta al regionalismo differenziato. Cosa comporterà tutto questo
(probabilmente, per chi ci ascolta non è molto chiaro e molto semplice da
comprendere) ? Molto probabilmente questo aumenterà e porterà ad un contenzioso di
fronte alla Corte costituzionale. L'articolo 116, terzo comma, e l'articolo 117, secondo
comma, lettera m), sembrano dunque essere tra loro confliggenti, in particolare una
parte di questa lettera m), che costituisce l'architrave in ordine alla garanzia di equità,
universalità e uniformità dei diritti sociali, dunque delle politiche che ne conseguono
su tutti i cittadini di tutto il territorio nazionale.
Con questa formulazione inoltre si divide il binomio finora rimasto immutato tra
politiche sociali e politiche sanitarie, caposaldo del nostro sistema di welfare.
Il rischio che ne deriva sarà la disgregazione delle politiche socio-sanitarie, ma non
sembra che ve ne importi qualcosa di queste politiche socio-sanitarie per poi scoprire
che il nostro sistema da questo punto di vista sta crollando e poi gridare «al lupo al
lupo». Un'altra modifica grave riguarda l'elezione dei giudici costituzionali; il Senato
ha infatti ripristinato la previsione contenuta nel testo governativo ove si prevedeva che
i cinque giudici costituzionali di nomina parlamentare siano scelti nel numero di tre
dalla Camera dei deputati e nel numero di due dal Senato, anziché essere scelti dal suo
soggetto naturale che dovrebbe essere il Parlamento in seduta comune, quindi Camera
e Senato insieme in seduta comune. Si tratta di una modifica sostanziale che incrina
pericolosamente il bilanciamento dei rapporti fra istituzioni così come d'altronde
l'intera riforma nel suo complesso; infatti i due giudici costituzionalmente verranno
scelti in base ad un'elezione di terzo grado da parte di senatori nominati in base ad
un'elezione di secondo grado da parte dei consiglieri regionali, una vera e propria
follia. Tra le modifiche apportate dal Senato è stato precisato all'articolo 39, comma
11, che il termine per il ricorso alla Corte costituzionale sulla nuova legge elettorale
del Senato, ove promulgata nella legislatura in corso, scade il decimo giorno
dall'entrata in vigore della medesima legge elettorale. Tale modifica appare porsi in
contraddizione con il testo del comma nel suo complesso, laddove lo stesso, nel porre
il termine di dieci giorni dall'entrata in vigore della stessa legge di revisione
costituzionale per il ricorso alla Corte costituzionale, non stabilisce altresì cosa
accadrebbe nel caso in cui una nuova legge elettorale per la Camera dei deputati
dovesse essere approvata nella legislatura in corso oltre tale termine. In altre parole, se
il ricorso alla Corte costituzionale per la legge elettorale per il Senato decorre
dall'entrata in vigore della legge elettorale stessa, nel caso della legge elettorale per la
Camera esso decorre dall'entrata in vigore della riforma costituzionale e nulla è
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stabilito per le leggi elettorali per la Camera approvate dopo il decorre di questo
termine. Presidente, questa riforma costituzionale, come ho illustrato in questo mio
intervento, non è altro che il frutto della pazzia di alcune persone e mi sorprende una
cosa soprattutto, mi sorprende vedere che tanti colleghi parlamentari blaterano parole,
ripetono parole vuote per rispondere e spiegare cosa stanno facendo. Parlano di posti di
lavoro, parlano di scuola, insomma tutto tranne quello che è il merito della riforma
costituzionale. Neanche i soggetti e i personaggi della maggioranza e del Governo
hanno saputo spiegare in TV il loro intento, se non dire che il Parlamento non riesce a
lavorare, ormai è ingolfato, dobbiamo modificare le regole, ce lo chiedono i cittadini e
ce lo chiede il Paese. Tutte balle, perché in realtà siamo davanti a un insieme di
persone assolutamente false che, anziché dire che non hanno avuto finora la volontà di
approvare leggi in tempi rapidi e di approvare solamente quelle a loro gradite,
continuano a raccontarci questa storiella da anni. Il Parlamento ha la possibilità di
funzionare ma viene costantemente bloccato dagli interessi personali di ogni
parlamentare e di ogni gruppo politico. La voglia di dimostrare all'esterno, tramite i
media, la propria capacità di parlare di cambiamento, di prospettare un futuro migliore,
si sta scontrando con la realtà. La realtà è che abbiamo un territorio sempre di più
devastato, un territorio sempre di più inquinato, crolla giorno dopo giorno soprattutto
quando arrivano quattro gocce di pioggia; abbiamo un Paese pieno di politici corrotti,
dai consigli comunali e regionali al Parlamento, e quando si dice che noi diciamo «no»
mentre invece c’è chi dice «sì», collegandomi all'intervento del mio collega Toninelli,
se c’è qualcuno che dice «sì», bisogna chiedere anche a cosa si dice «sì», Presidente,
perché si può dire per esempio «sì» alla corruzione, come avete fatto in maniera
esplicita e implicita in questi anni, ma c’è anche chi dice purtroppo in questo Paese
«sì» alla mafia.
Ebbene, noi, Presidente, davanti a questo scempio che state facendo e davanti a tutte le
leggi che avete approvato che sono una peggio dell'altra e nessuna che aiuta veramente
il territorio e i cittadini, siamo felici di dire «no», come siamo felici di dire per esempio
«no» alla corruzione e come siamo felici di dire «no» alla mafia. Non basta dire che
c’è chi dice «no» e quindi etichettarlo come un gufo, come qualcuno che vuole
bloccare, ma bisogna anche dire qual è il contenuto di una riforma, a cosa si dice «sì» e
a cosa si dice «no». Noi siamo orgogliosi di dire «no» alla corruzione e siamo
orgogliosi di dire «no» alla mafia e siamo orgogliosi di dire «no» ad una riforma che in
realtà sta peggiorando la nostra Carta costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo
MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà alle
ore 15,30.
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La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 15,30.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati
Alfreider, Amici, Bernardo, Bonifazi, Bratti, Bressa, Capelli, Costa, D'Alia, Di Gioia, Di
Lello, Epifani, Fedriga, Fico, Garofani, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Losacco, Lupi,
Manciulli, Antonio Martino, Mazziotti Di Celso, Pes, Piccoli Nardelli, Portas, Rosato, Sanga,
Sani, Scalfarotto, Scotto, Sorial, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla
ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente centouno, come risulta dall'elenco depositato
presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
(Ripresa esame dell'articolo 1 – A.C. 2613-B)
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta hanno avuto inizio gli
interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 1.
Ha chiesto di parlare la deputata Nesci. Ne ha facoltà.
DALILA NESCI.
Con questo disegno di legge di riforma della Costituzione, cosiddetto «Renzi-Boschi»,
alle regioni è data la possibilità di autonomia piena sulle politiche sociali. Con riguardo
alle norme generali, lo stesso disegno di legge prevede, invece, il ritorno allo Stato
della potestà normativa in materia di tutela della salute. Questa asimmetria è molto
pericolosa; l'abbiamo detto in maniera molto chiara e continueremo a spiegarlo nel
corso di questa seduta. Al di là dei conflitti che possono derivarne tra Stato e regioni, è
pacifico che si va a realizzare una disparità, è evidente cioè che si andranno ad aprire
degli spazi per una disparità di situazioni in netto contrasto con i principi
costituzionali. Paradossalmente, in tema di sostegno sociale, per esempio, a Brescia
potrebbe, di fatto, esserci una risposta pubblica molto diversa, invece, rispetto a Vibo
Valentia. In realtà, però, questo disegno di legge di riforma della Costituzione ha due
obiettivi di fondo: destrutturare la rappresentatività politica a partire dal momento
elettorale, accentrare tutti i poteri necessari e realizzare i tagli imposti dal fiscal
compact. La suddetta riforma, che si sta facendo largo, ovviamente, nel grande silenzio
di opinionisti specialisti, mira ad impedire, una volta per tutte, che il popolo possa
recuperare la propria sovranità perduta con l'ingresso dell'Italia nel sistema dell'euro.
Questa è la verità che televisioni, giornali, agenzie di informazione e Ministri non
hanno il coraggio di ammettere e spiegare. Nella riforma in parola non c’è il minimo
intervento giuridico di sistema che rimuova le cause reali della crisi che stiamo
attraversando da ormai troppi anni. Al contrario, il testo punta a rafforzare l'argine
giuridico già posto a garanzia della speculazione finanziaria. Lo fa, per esempio, con
l'articolo 31 del disegno di legge in argomento, che va a riformare l'articolo 117 della
Costituzione affidando espressamente allo Stato il potere di legiferare in materia di
moneta e di sistema valutario. In questa prospettiva, lo Stato non va a coincidere con il
popolo sovrano, ma corrisponde agli apparati del potere e al loro nuovo assetto fissato
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in Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Apparati,
ovviamente, voluti e sostenuti dalle alte sfere della finanza che hanno la proprietà della
Banca centrale europea e della sua appendice italiana. Con questa riforma
costituzionale, poi, si fa passare per necessario ciò che non lo è. Si usa la proiezione
dell'inganno, come per esempio l'abolizione del bicameralismo, per indurre, di fatto, i
comuni al dissesto finanziario e ad aprire poi le porte a futuri commissariamenti
governativi e sottrazione di sovranità. Fine ultimo di questo processo è sostituire, ad
ogni livello, la rappresentatività democratica con la tecnocrazia burocratica, che non
risponde ovviamente al corpo elettorale, né deve rendere conto alle singole comunità
locali.
Dall'approvazione di questa riforma incostituzionale della Costituzione i comuni,
per esempio, dovranno reggersi con le proprie gambe, cioè con la propria raccolta dei
tributi, e così si distrugge per sempre ogni parte residuale dello Stato che dagli anni
Novanta ha incominciato una rapida scomparsa attraverso la creazione dei parlamenti
regionali, la regionalizzazione della sanità, la rinuncia ai controlli centrali e
l'aziendalizzazione dei servizi pubblici. Già con l'introduzione del pareggio di bilancio
si è realizzato uno dei più grandi attentati allo Stato come contratto sociale e alla
Repubblica come garante dei diritti fondamentali ed irrinunciabili. Come ho spiegato e
ribadito in numerosi atti di interventi parlamentari, il pareggio di bilancio traduce una
volontà di poteri non democratici, né elettivi. Serve, in sostanza, a perpetuare la grande
truffa del debito pubblico, per cui ogni euro emesso dalla Banca centrale europea è un
euro di debito verso i vivi, le persone e i cittadini tutti. In breve, quindi, il denaro è
stampato dalla Banca centrale europea, che è una banca assolutamente privata. Lo
stesso denaro è prestato agli Stati dell'Eurozona che in cambio emettono titoli del
debito. Da un lato, la moneta viene creata dalla carta straccia e poi prestata, dall'altro
essa viene presa per essere ripagata al valore nominale. Da questo scambio perverso
nasce il dramma di oggi, ampliato ovviamente dagli strumenti di contenimento, come il
meccanismo europeo di stabilizzazione della finanza pubblica, il fiscal compact, dai
quali derivano ulteriori svalutazioni della moneta e tagli progressivi alla sanità, alla
scuola, alla giustizia e arresto dell'amministrazione pubblica, con un parallelo
vertiginoso aumento delle tasse. Insomma, questa maggioranza si sta macchiando di un
crimine terribile, questa maggioranza sta cambiando gli equilibri propri della
Costituzione repubblicana, questa maggioranza sta cambiando formalmente la forma di
Governo, già trasformata da Presidenti della Repubblica di provenienza bancaria, o
avvezzi ad una autarchia assoluta, che non riconosce il potere giudiziario. Senza un
vero confronto parlamentare, questa maggioranza sta inquinando il terreno della
democrazia in modo da affamare le nuove generazioni che già vivono in condizioni di
precarietà disumana e pagano la previdenza degli anziani. Questa maggioranza è la
stessa di quella di ieri che, con pretesti vari, ha governato all'unisono obbedendo agli
ordini di una finta Unione europea proiettata come istituzione soltanto per
assoggettare, in realtà, il popolo europeo con lo strumento monetario. Questa
maggioranza che ieri ha bruciato e svenduto le ricchezze pubbliche, dall'IRI, all'Enel,
dall'ENI a Finmeccanica, da Telecom alla RAI (Applausi dei deputati del gruppo
MoVimento 5 Stelle), oggi spaccia questo disegno di legge costituzionale persino come
una moderna opportunità ovviamente complice la grande prostituzione intellettuale di
un sistema accademico o scolastico, sanitario e mediatico che è nelle mani di dirigenti
senza scrupolo e, se serve, anche riempiti di soldi.
Questa è la riforma di cui abbiamo discusso. Deve essere chiaro a tutti anche una
cosa ovvero che questa maggioranza parlamentare e questo Governo non sono
legittimati ad attentare alla nostra Costituzione. Per vari motivi non lo sono e voglio
spiegarli e renderli noti a tutti. Ribadisco: questa giornata sarà utilizzata proprio per
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spiegare ai cittadini italiani e a tutti quelli che ci seguono cosa sta accadendo nelle
Aule parlamentari da qualche mese a questa parte. Innanzitutto sappiamo che l'articolo
138 della nostra Costituzione prevede una procedura cosiddetta «aggravata» di
revisione della Costituzione, proprio in ragione dell'importanza della nostra Carta
costituzionale. L'articolo 138 si riferisce, ovviamente, solamente alle due Camere
rappresentative del popolo.
In altre parole, sono solamente le Camere, il Senato e la Camera dei deputati, a poter
procedere a rivedere la Carta costituzionale, in ragione di cosa ? In ragione di quello
che rappresentano queste Camere; rappresentano, appunto, il popolo. Quindi, fino a
prova contraria, se la sovranità appartiene al popolo, è una sovranità che si esercita
anche attraverso il lavoro del Parlamento. I membri del Parlamento in carica, quindi
tutti quanti, sono stati proclamati eletti con una legge elettorale che poi è stata
dichiarata 1 del 2014. incostituzionale dalla Corte costituzionale con la sentenza.
Perché è importante leggere questa sentenza, soprattutto il significato e le ripercussioni
che doveva avere su tutta l'attività del Parlamento ? Innanzitutto, da questa sentenza
discende una palese ed evidente carenza di legittimazione di queste due Camere a
procedere alla revisione del testo costituzionale e, ovviamente, a maggior ragione, alla
modificazione globale dell'intera seconda parte dello stesso. La maggioranza
parlamentare che si accinge ad approvare questa proposta di riforma, ma, in realtà, è un
vero e proprio stravolgimento della nostra Carta costituzionale, esiste, infatti,
solamente in virtù dell'attribuzione di un premio di maggioranza che poi in realtà è
stato definito incostituzionale. Questo perché ? Perché una minoranza netta del Paese
oggi e sin dall'inizio della legislatura in corso scrive le sorti del Paese e agisce senza un
vero controllo parlamentare, se non fosse per l'opposizione continua e il fiato sul collo
del MoVimento 5 Stelle che, con i mezzi ovviamente che ha, cerca di rendere note
alcune circostanze e alcune attività che avvengono all'interno del Parlamento e che
purtroppo i media censurano e che, ovviamente, come ho detto, intellettuali ed
opinionisti vari omettono o comunque non vogliono raccontare ai cittadini fuori da
questi palazzi.
Allora, perché è importante la rappresentanza democratica e politica ? Perché l'organo
della rappresentanza politica, che è ovviamente il Parlamento, è al centro del sistema di
democrazia rappresentativa e della forma di Governo parlamentare. Quindi, nel
momento in cui, con questa riforma di legge costituzionale andiamo a modificare
anche le due Camere, vuol dire che si sta attentando a tutto il sistema democratico e in
particolare alla forma di Stato e alla forma di Governo che vengono sostanzialmente
modificate. Tra l'altro, le previsioni della legge elettorale, come sappiamo, hanno in
sostanza compresso l'intera rappresentatività dell'Assemblea parlamentare e di questo
bisogna tenerne conto. Di fatto, si sono intaccate quelle funzioni fondamentali che
erano proprie del Parlamento e, quindi, di tutte le sue declinazioni interne, come la
funzione di indirizzo e di controllo dell'attività del Governo, così come anche la
funzione di garanzia della nostra Costituzione. Infatti, si va a modificare la
Costituzione attentando direttamente all'articolo 138, che è proprio quel grimaldello
per aggredire definitivamente la nostra Costituzione. È lo stesso articolo che cercammo
di difendere con tutti i mezzi, salendo anche sui tetti di Montecitorio. Abbiamo
raccontato al mondo quello che stava accadendo in questo Parlamento con questa
azione che fu forte, da molti criticata, ma raggiunse il suo scopo, ossia raccontare
davvero al mondo intero cosa stava accadendo in queste Aule parlamentari. Infatti, la
nostra è stata più volte definita la Costituzione più bella del mondo, però nel momento
in cui la stavano stravolgendo, così come avete fatto nuovamente in questi mesi,
nessuno, anzi pochi avevano alzato la testa. La stessa cosa non è accaduta con il
Governo Renzi.
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Non è accaduta e ci aspettavamo prese di posizione da intellettuali, da persone a cui il
popolo italiano spesso si ispira. Mi riferisco, per esempio, a Benigni, che ha raccontato
la bellezza della nostra Costituzione attraverso il servizio pubblico radiotelevisivo.
Bene, persone come Benigni oggi tacciono. Questo, ovviamente, è paradossale se
pensiamo a quello che lui è riuscito, con la sua bravura, con la sua professionalità, a
raccontare a tutti gli italiani. Non è il solo, ma tace tutto il mondo accademico e
scolastico; un mondo che forse rimane troppo rinchiuso fra le sue mura e che poi non
guarda a quello che in concreto accade all'interno delle istituzioni. Dovrebbe essere
dovere di tutti i professori e docenti universitari informarsi su quello che accade in
concreto nelle Aule parlamentari perché in momenti storici come questo non si può
pensare di tacere e di non esporsi. Infatti, questo è il momento di farlo, non ci saranno
altri momenti. Noi potremmo dire: noi non vogliamo rimpiangere nulla della nostra
attività qui dentro. Questa attività ci permette ancora oggi di raccontare e di spiegare
quello che avviene attraverso il Regolamento che per il momento non è oggetto di
modifiche, ma sappiamo che lo sarà di qui a poco. Quindi, ancora una volta ci
avvieremo verso quello che molti hanno definito esagerato forse pensare, ossia verso
una dittatura, verso una compressione dei principi democratici e costituzionali. Beh,
questa cosa sta già avvenendo. Soprattutto i colpi di Stato, come qualcuno li ha
definiti, di certo avvengono gradualmente; non verranno a citofonare alle nostre
abitazioni per dire che siamo in piena dittatura. Quindi, attenzione a quello che accade
ogni giorno nel nostro Paese. Lo diciamo soprattutto agli studenti e ai giovanissimi che
devono seguire più che mai l'evolversi delle notizie di queste ore e di questi giorni
perché la democrazia è sacra e c’è se effettivamente è rintracciabile poi anche nel
lavoro delle istituzioni e nelle leggi che poi vanno a disciplinare e a regolare la vita di
tutti noi ogni giorno.
Perché, ripeto, era importante questa sentenza della Corte costituzionale che definiva,
appunto, illegittima ed incostituzionale la legge elettorale del Porcellum ? Perché
significava che, all'indomani di quella sentenza, il Parlamento doveva agire per
modificare la legge elettorale e, quindi, farla rientrare nei ranghi appunto della
Costituzione e dei principi costituzionali. Dopodiché, le Camere dovevano essere
sciolte dal Presidente della Repubblica. Invece, si è fatto finta di nulla e, anzi, si è
continuato con il cambio di Governo e con queste riforme così irrazionali e continue
qui dentro come se le Camere, queste Camere, fossero legittimate a riformare il Paese
come spesso in qualche spot in TV alcuni politici vanno raccontando. Noi eravamo
convinti e siamo tuttora convinti che all'indomani di quella sentenza bisognava
procedere a ristabilire un processo democratico di elezione dei rappresentanti in
Parlamento. Questa cosa non è avvenuta, ma noi siamo dentro questo Palazzo
ovviamente perché i cittadini ci hanno dato questo ruolo di opposizione in Parlamento,
anche se, come sappiamo, quella legge elettorale drogò anche i risultati elettorali
perché il MoVimento 5 Stelle nel 2013 appunto era entrato in Parlamento come prima
forza politica.
Ma l'allora Presidente della Repubblica se ne infischiò del risultato elettorale e si
procedette così come poi la storia e la cronaca hanno raccontato.
Ma – ripeto – diciamo che il sistema che si va configurando attraverso questa riforma
costituzionale è pericolosissimo, anche se pensiamo al referendum costituzionale
previsto dall'articolo 138 che coinvolgerà, di qui a poco, tutti gli italiani. Tuttavia, esso
rischia di trasformarsi in un vero e proprio voto plebiscitario a favore o contro la
maggioranza parlamentare e questo Governo, perché si tratta di una riforma che ha in
sé una serie di elementi disomogenei. Vi sono anche alcune cose condivisibili,
ovviamente, come per esempio l'abolizione del CNEL, ma ovviamente chiedere agli
italiani di pronunciarsi su questa riforma mastodontica sarà molto complicato. Noi
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lotteremo il più possibile per fare arrivare informazioni utili agli italiani, in modo che
possano, in maniera acritica ed autonoma, scegliere poi in che termini partecipare a
questo referendum.
Fra le cose più subdole di questa riforma costituzionale o «schiforma» costituzionale
c’è il cosiddetto «regionalismo differenziato». Come ho detto anche all'inizio del mio
discorso, c’è la possibilità di attribuire, con legge dello Stato, ulteriori forme e
condizioni, anche particolari, di autonomia alle regioni, anche su richiesta delle stesse
regioni, appunto, come per esempio in tema di politiche sociali, come se non fosse già
sotto gli occhi di tutti il fallimento di questa specie di federalismo che si è attuato.
Ovviamente, faccio l'esempio della sanità, perché è quello più emblematico, che, tra
l'altro, tutti i cittadini possono eventualmente verificare e riscontrare anche in prima
persona.
Questo regionalismo differenziato si è in sostanza già creato ed attuato, avendo dato la
sanità in mano alle regioni e, ovviamente, senza poi pretendere i controlli dovuti. In
primis nell'ambito sanitario, però, si è infiltrata la corruzione e la criminalità
organizzata, ed ecco che, anche grazie a questi scandali di corruzione e fenomeni di
corruttele e di clientele, le regioni che si sono macchiate di questi reati vi hanno offerto
l'alibi per commissariare le regioni magari già sottoposte a piano di rientro. L'abbiamo
detto più volte: questo Governo – ma anche il Governo Letta e quello Monti – ha
sempre usato la sanità pubblica come un vero e proprio bancomat e, cioè, recuperando
risorse dalla periferia per farle arrivare al Governo centrale. Questo è un modo
semplice per prelevare le risorse anche in maniera antidemocratica, perché i
commissariamenti ovviamente li disponete voi e scegliete voi gli uomini da
posizionare nei settori strategici del Paese, così come è avvenuto nella sanità.
Quindi, quello che state facendo con la riforma costituzionale è un esperimento di cui,
in qualche modo, avete già potuto verificare il risultato e le risultanze. L'esempio è
proprio quello della regione Calabria, che rappresenta un caso nazionale proprio per il
fallimento del commissariamento, un commissariamento che era stato disposto dal
Governo centrale perché la sanità calabrese era in disavanzo. C’è stato detto che i
politici calabresi e i cittadini tutti non erano in grado di gestire le proprie risorse in
ambito sanitario. Benissimo ! Vennero nominati questi commissari. Se ne sono
succeduti diversi nel tempo, ma poi che cosa accade a un certo punto ? Che qualche
mese fa il piano di rientro della Calabria stava per concludersi perché, per bocca della
stessa Ministra Lorenzin, si era arrivati ad un disavanzo di soli 30 milioni di euro.
Guarda caso quelle affermazioni – forse era un caso, forse no – avvenivano durante
la campagna elettorale delle regionali di novembre 2014, ben felici di essere fuori dal
piano di rientro, perché il piano di rientro significa tagli lineari, recupero di risorse ad
ogni costo, anche a costo, appunto, del diritto alla salute.
Facemmo anche diverse proposte, come MoVimento 5 Stelle, per poter uscire più
celermente da quel commissariamento. Un esempio su tutti era quello del
finanziamento in surplus che a tutt'oggi riceve il Policlinico universitario ospedaliero
«Mater Domini». È un finanziamento in surplus che riceve dalla regione senza un
protocollo d'intesa valido e vigente, perché è un protocollo d'intesa che è scaduto nel
2008. Grazie al recupero di quei soldi in pochi mesi saremmo usciti dal piano di
rientro.
Ovviamente, nessuno, a tutt'oggi, vuole mettere mano ai rapporti tra il rettore
dell'università di Catanzaro e la regione tutta e, quindi, non solo non usciamo dal piano
di rientro ma è notizia di qualche giorno fa che il disavanzo della Calabria aumenta.
Quindi, passiamo da 30 milioni di euro ad oltre 65 milioni di euro.
Dunque, questa è la riprova del fallimento totale anche delle gestioni commissariali
di uomini che il Governo ha scelto per gestire al meglio le risorse. Quindi, ancora una
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volta, purtroppo, la storia a danno dei cittadini – in questo caso calabresi, ma anche di
altre regioni che sono sottoposte a commissariamento – ha raccontato del fallimento di
scelte calate dall'alto.
E qual è la gravità dell'elemento che poi informa tutta la riforma costituzionale ? State
definitivamente attentando al sistema democratico perché non sarà più possibile
eleggere, per esempio, i rappresentanti all'interno di quella specie di Camera nuova che
volete creare, di questo Senato regionale, perché ne faranno parte consiglieri regionali
e sindaci, con una formula così vaga che non si comprende nemmeno come verranno
scelti.
Di certo non dai cittadini, perché si parla di un'elezione che dovrà rispettare le scelte
espresse dagli elettori al momento dell'elezione dei consiglieri regionali, in questo
caso. Quindi, non si comprende come sarà possibile, appunto, scegliere rappresentanti
all'interno di questo nuovo Senato, che non verrà abolito ma esisterà comunque.
Semplicemente non sarà data la possibilità ai cittadini di esprimere i propri
rappresentanti, proprio come già era avvenuto con il «Porcellum» e proprio come era
già avvenuto tante altre volte.
Quindi, è pericolosissimo, tra l'altro, lasciare questo spiraglio ai commissariamenti, che
saranno più frequenti proprio in temi così cruciali per il Paese come quello della salute,
della sanità e del welfare tutto, perché questo è un attacco, appunto, ai diritti come
quello della salute, che già era stato picconato più volte, in questi decenni, prelevando
soldi dalla sanità pubblica e di fatto avvantaggiando la sanità privata.
Su questo punto chiariamoci, perché anche a livello regionale e locale non abbiamo
mai demonizzato a prescindere gli interventi privati all'interno della sanità, perché di
certo il privato può integrare il servizio sanitario nazionale e regionale, ma di certo non
può accadere, come invece è accaduto in questi anni, che i Governi decidano di
togliere risorse alla sanità pubblica e, quindi, in concreto non è possibile che di questa
decadenza delle strutture pubbliche e di questo smantellamento, pezzo a pezzo, dei
reparti degli ospedali pubblici se ne avvantaggi la sanità privata.
Tant’è vero che – sempre per parlare del caso della Calabria – invece spese ingenti,
come quelle farmaceutiche, non sono mai state toccate nell'ambito del
commissariamento. Quindi, il commissariamento non serve a fare scelte magari
impopolari ma più lungimiranti; in realtà non è servito a nulla.
Infatti, i debiti sono aumentati, i pagamenti di alcune ASP non sono stati definiti, come
quegli oltre 300 milioni di euro che ballano all'ASP di Reggio Calabria, un'ASP, tra
l'altro, che è stata interessata dai provvedimenti dell'Autorità anticorruzione nazionale,
ovviamente su segnalazione del MoVimento 5 Stelle, che aveva per tempo avvertito il
governatore regionale, in questo caso della Calabria, di non esporsi a sanzioni di
questo tipo che era ovvio sarebbero arrivate, perché basta leggere le leggi e volerle far
rispettare ed era ovvio che si sarebbe arrivati a quel punto.
Come al solito la politica e i partiti sono troppo impegnati in giochi di potere e di
poltrone e, insomma, in subordine poi arriva il diritto alla salute, il diritto dei cittadini.
Ripeto, noi, nello specifico, avverseremo la parte della riforma costituzionale in cui si
legittimano, di fatto, i commissariamenti su temi cruciali, come quello della sanità, se
non altro in ragione del fallimento di questi anni.
Soprattutto la possibilità di eleggere i propri rappresentanti viene definitivamente
eliminata con questa riforma costituzionale. Abbiamo tentato di farvi desistere da
questo vostro impegno quotidiano nella demolizione della democrazia anche al Senato,
facendo proposte nel merito ed emendamenti assolutamente calzanti con il testo della
riforma. Adesso ci apprestiamo, invece, a discutere questa riforma costituzionale –
ripeto – nel silenzio di televisioni e di giornali, che non mi spiegheranno cosa sta
accadendo in concreto in queste Aule. Lo stiamo facendo anche in concomitanza con
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un'altra legge cruciale per il Paese, che è la legge di stabilità. Si vocifera già di
contingentamenti, di selezione, fino al limite del surreale, di emendamenti e di
proposte.
Insomma, adesso state definitivamente togliendo la possibilità anche ai parlamentari
che oggi siedono in queste Aule di fare il proprio dovere e di esercitare il proprio
mandato, ma, d'altronde, questo avveniva già avendo voi, di fatto, picconato la
possibilità dell'opposizione di vigilare e controllare l'attività del Governo, decidendo di
non rispondere, se non a rilento, agli atti di sindacato ispettivo, ovvero alle
interrogazioni parlamentari, ossia la possibilità di informare direttamente il Governo di
questioni che non sempre sono all'oggetto dell'attività parlamentare. C’è la possibilità
anche dello stesso Governo di riscattarsi rispetto ad alcune accuse di dimenticanza di
territori, di regioni, ma soprattutto di settori cruciali del Paese. Decidete anche di non
rispondere agli atti di sindacato ispettivo, quindi capirete come non c’è più la
possibilità di fare un lavoro buono per il Paese.
Abbiamo denunciato più volte che i partiti si sono trasformati in veri e propri
comitati d'affari, che, a questo punto, sono in grado solamente di rispondere alla
richiesta di lobbisti e multinazionali. Infatti, queste sono direttive e soprattutto azioni
facilmente intellegibili attraverso le leggi che voi stessi scrivete. Anche quando
abbiamo fatto proposte che avevano a che fare con il meccanismo democratico e con la
capacità di lavorare meglio all'interno di queste Aule parlamentari, avete sempre
rimandato il nostro campo d'azione a successivi decreti, a successivi disegni di legge.
Così come finalmente speravamo, che discutendo di Costituzione e di riforma
costituzionale, si potesse fare un ragionamento di ampio respiro anche sulla
modernizzazione del nostro Paese. È una cosa che ci avete impedito, per esempio,
anche con la riforma della RAI. Aspettavamo da tempo di poter legiferare su questo
asset così strategico per il nostro Paese, che è, in questo caso, il servizio pubblico
radiotelevisivo, visto che gli italiani in questi anni hanno partecipato e compartecipato
all'esistenza della RAI e dell'intero sistema pubblico radiotelevisivo.
E, anche in quel caso, tempi ristretti e incapacità di dialogare con onestà intellettuale su
alcuni temi. Addirittura, quando vi apprestavate a scrivere questa riforma
costituzionale, più volte avete citato l'Europa, o meglio l'Unione europea e i suoi
dettami per rispondere meglio alle esigenze dei cittadini, alle nuove sfide che il mondo
innovativo e tecnologico ci porgeva. Bene, nel caso, invece, della riforma della RAI,
quando si è trattato di legiferare sugli appalti, l'avete fatto anche in deroga alle direttive
comunitarie.
Quindi, questo è sempre per sottolineare l'ipocrisia di questo modo d'agire, ossia
l'agire, per dirla alla Fusaro, con cretinismo economico, che, insomma, si riferisce
solamente ad una parte della nostra Costituzione e non al resto. Infatti, fare riferimento
sempre e solo alla disponibilità in concreto di risorse – mi riferisco all'articolo 81 della
Costituzione –, quindi richiamare continuamente il principio del pareggio di bilancio,
ovviamente è un principio che non può superare i diritti fondamentali che proprio la
nostra Costituzione garantisce. Ricordo anche che l'inserimento di questo articolo in
Costituzione è stata un'anomalia nell'intero panorama europeo. Siamo gli unici che
celermente si sono affrettati per inserire questo cappio al collo degli italiani, perché di
questo si tratta.
Dall'altro lato, quindi, non c'era nemmeno una politica o, comunque, una voglia di
agire per il bene del Paese, ma c'era, ancora una volta, la voglia di assecondare lobby
finanziarie e bancarie. Lo vedrete, italiani fuori da questi palazzi, se ve lo faranno
capire e conoscere, anche con il prossimo decreto salva banche: ovviamente salviamo
alcune banche, salviamo le banche degli amici degli amici. Quando serve, il
Parlamento, in questo senso, diventa un vero e proprio zerbino per gli amici e le lobby
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finanziarie, così come avevate già fatto con il decreto IMU Bankitalia. C'erano molti di
voi, colleghi, che quasi quasi sminuivano la portata di quel decreto, addirittura
cantando: «O banca ciao», «O bella ciao», scusate, in Aula (Applausi dei deputati del
gruppo MoVimento 5 Stelle). Fummo derisi per le nostre azioni parlamentari, che
ovviamente tendevano, anche in quel caso, ad opporsi ad un decreto che regalava 7,5
miliardi di euro alle banche private, salvo poi – sempre da parte di queste forze
politiche – successivamente piangere lacrime di coccodrillo in televisione. Infatti, non
si è potuto fare altro che rimestare in questi gruppi parlamentari, che cambiano nome,
cambiano etichetta, cambiano i gruppi parlamentari.
Il Gruppo Misto alla Camera diventa il terzo gruppo parlamentare più folto. Insomma,
significa che c’è un vero e proprio problema all'interno della nostra democrazia. Ma,
d'altronde, con questa riforma costituzionale non fate altro che chiudere il cerchio.
Abbiamo più volte spiegato, anche fuori da queste Aule, come il nostro sistema
democratico fosse già stato attentato dalla mancanza di una vera e propria libertà di
informazione. Infatti, quando i giornalisti e le televisioni, ovviamente quelli che hanno
intenzione di farlo, non possono raccontare quello che davvero accade nel Paese, ma
addirittura diventano lecchini del potere e servi del sistema, allora, in quel caso, capite
che è impossibile anche pensare di avere una reazione da parte dei cittadini. Ma noi
ovviamente non demordiamo, anzi sappiamo bene che noi esistiamo all'interno di
queste Aule parlamentari proprio per questo motivo.
Infatti, non giungendo le giuste informazioni ai cittadini, fuori, appunto, dal sistema di
potere politico, sono anche impossibilitati a reagire. Questo, ovviamente, non è un
alibi, perché ci sono molti gruppi di cittadini che, in autonomia o liberamente associati,
riescono a sostenere quella parte sana della politica che in questo caso stiamo
rappresentando al meglio. Noi riusciamo a fare anche battaglie impensabili fino a poco
tempo fa; infatti, la verità è che noi e la nostra forza politica, che è il MoVimento 5
Stelle, abbiamo già sconvolto e cambiato in meglio il Paese e abbiamo abbattuto dei
paradigmi mentali, delle logiche che prima sembravano insuperabili.
Giusto a titolo di esempio, perché, appunto, è una proposta che non avete voluto
inserire all'interno della riforma costituzionale, ricordo che noi l'abbiamo già in
concreto adottata: ci siamo tagliati gli stipendi, continuiamo a tagliarceli ogni mese e la
metà dei nostri stipendi va in un Fondo per le piccole e medie imprese gestito dal
Ministero dello sviluppo economico, che va, finalmente, ad aiutare imprese in
sofferenza o, semplicemente, imprese nuove che vogliano proiettarsi sul mercato.
Inoltre, ricordo anche la rinuncia ai 42 milioni di euro dei rimborsi elettorali: nessun
partito o forza politica nella storia della Repubblica lo aveva mai fatto. Questo per dire
che all'interno delle riforme costituzionali vi erano accorgimenti e proposte che
potevano essere inserite.
PRESIDENTE. Concluda, collega
DALILA NESCI.
Sì, Presidente, concludo. È la dimostrazione che anche solamente l'esempio può essere
rivoluzionario; noi abbiamo adottato queste misure in concreto, continueremo a
batterci non solo a difesa della Costituzione in maniera formale, ma affinché la nostra
Costituzione sia effettivamente e in concreto perseguita nei suoi principi originari
(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore «Giuseppe
De Gruttola» di Ariano Irpino, in provincia di Avellino, che stanno assistendo ai nostri
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lavori dalle tribune (Applausi). Ha chiesto di parlare il collega Cecconi. Ne ha
facoltà.
ANDREA CECCONI.
Grazie, Presidente. Il disegno di legge di cui all'Atto Camera 2613 contiene un
intervento di vastissima portata sulla Carta costituzionale, che rappresenta il
documento fondativo della nostra Repubblica, e va ad incidere radicalmente su quasi
40 dei 139 articoli che la compongono complessivamente. La rubrica con la quale
questo disegno di legge è stato intitolato è già indicativa del suo contenuto:
Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero
dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la
soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione. È,
quindi, un contenuto disomogeneo, irrazionale e confusionario, che mira a nascondere
il reale intento di questa riforma, cioè quello di stravolgere la forma di Governo
parlamentare che abbiamo oggi in questo Paese, trasferendo all'Esecutivo, e, quindi, al
Governo, un ruolo di dominio incontrastabile nel complesso assetto delle istituzioni.
Una simile deriva, in effetti, non rappresenta una novità nella storia delle democrazie
europee, dal momento che vi si è già assistito nel passato, in analoghe situazioni di
crisi economica globale, non dovute alle scelte dei cittadini, ma da questi subite a
causa della miopia e dell'incapacità dei Governi che li hanno governati. Nei momenti
di grave crisi il superamento del principio dei pesi e dei contrappesi che informa il
costituzionalismo moderno è la strada più semplice, in apparenza, per chi, per
inadeguatezza o convenienza, non riesce a comprendere che il prodotto di decisioni
politiche fallimentari non può che essere un'idea di politica alternativa e non l'indicare
le possibili alternative come ostacoli per eliminare la possibilità stessa della scelta. La
riforma della Costituzione in discussione andrebbe totalmente rigettata per ragioni di
forma, come ho già detto, ma, soprattutto, per ragioni di sostanza. La nostra
Costituzione, infatti, ha una forma originaria che è un monumento in termini di
sobrietà, di essenzialità, di economia e anche di eleganza del linguaggio.
È un bellissimo modello di lingua piana, sobria, semplice e comprensibile, ma allo
stesso tempo stilisticamente alta. Rispetto a quel modello che abbiamo avuto per
sessant'anni in questo Paese, basta la semplice lettura del nuovo testo per rilevarne
l'oscurità, la complessità, la farraginosità che, a dispetto dell'intento dichiarato di
semplificazione, finirà per rendere ancora più complesso il funzionamento delle
istituzioni, senza contare che molti articoli sono passati da venti a quattrocento parole,
rendendone effettivamente molto complessa la comprensione per i normali cittadini, e
la bellezza dalla nostra Costituzione, come di tutte le Costituzioni, è quella di essere
semplice, lineare e comprensibile a tutti. Poi, ovviamente, viene declinata con legge
ordinaria, che non dovrebbe rappresentare un elemento stesso della Costituzione,
invece, ci troviamo di fronte ad articoli che sono stati trasformati in un'evidente
composizione di forma e di sostanza come se fosse una normale legge ordinaria di
questo Paese. E questo è stato un grave errore che non ci possiamo permettere.
Nel merito politico, la riforma deve essere rigettata, in quanto mira a un sostanziale
mutamento della forma di governo parlamentare, senza che tale mutamento si
manifesti attraverso i meccanismi correttivi diffusi nelle altre democrazie compatibili e
comparabili con la Repubblica italiana. In termini specifici e anche semplici mancano
tutti quei pesi e contrappesi che si sarebbero dovuti inserire nel momento in cui si
andava a modificare il sistema bicamerale della nostra democrazia. Se la ratio reale
della riforma è quella di superare il parlamentarismo e non semplicemente il
bicameralismo paritario, come viene fatto intendere, occorrerebbe impostare l'impianto
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complessivo in una prospettiva presidenzialista, in modo da far corrispondere allo
strapotere dell'Esecutivo un corrispondente mandato democratico diretto. La riforma,
invece, importa alcuni elementi tipici di sistemi nei quali la preponderanza
dell'Esecutivo è giustificata dalla sua elezione diretta, senza, tuttavia, portare a
compimento il disegno relativo che sembra essere, invece, affidato alla fotografia della
situazione politica attuale, sulla quale l'organizzazione dei poteri viene scolpita nel
disegno di legge costituzionale che, non a caso, è di origine governativa, un'altra nota
di demerito di questa riforma. Si tratta di un disegno di legge di proposta del Governo,
quando un percorso costituzionale o costituente, se così vogliamo chiamarlo, nel nostro
Paese, dovrebbe sempre e comunque aver origine dal Parlamento, poiché i
parlamentari sono gli unici eletti dal popolo italiano.
La riforma appare essere, quindi, uno strumento politico del Governo, volto, non al
miglioramento del funzionamento delle istituzioni, seppur in un modo che appare
contrario all'impianto parlamentare e alla forma di governo designata dal costituente,
ma volto principalmente alla propaganda elettorale. Solo in questo modo è possibile
spiegare l'incoerenza di fondo del disegno e il modo con il quale, nel corso del dibattito
finora svoltosi, sono stati sciolti i nodi relativi alle sue più evidenti contraddizioni. A
titolo di esempio, basti pensare all'evoluzione della composizione del Senato che è
stato pensato originariamente dal Governo quale organo di rappresentanza delle
istituzioni territoriali, ma, al tempo stesso, in una maniera totalmente illogica, di
garanzia, e che in quanto tale andava composto, secondo sempre la relazione iniziale
della prima stesura, da un numero non meramente simbolico di componenti del Senato
nominati dal Presidente della Repubblica e che inizialmente erano ben 21; accanto ai
21 senatori con funzione di garanzia, vi erano in misura paritaria consiglieri regionali e
sindaci nonché i presidenti delle giunte regionali e i sindaci dei comuni capoluogo. Nel
successivo passaggio, invece, la composizione del Senato è stata completamente
stravolta, fino ad essere presentata alla Camera nella forma più attuale, arrivando a
prevedere 100 componenti di cui 95 senatori eletti in secondo grado dai consigli
regionali tra i propri membri, ovviamente, e nella misura di uno per ciascuno tra i
sindaci dei comuni dei rispettivi territori, e solo cinque senatori che possono essere
nominati dal Presidente della Repubblica per sette anni.
A questo stravolgimento della composizione del Senato non è corrisposta
coerentemente alcuna differenziazione significativa delle funzioni del Senato, che, se
da un lato è stato privato dei soggetti che avrebbero dovuto svolgere la funzione di
garanzia propria delle seconde Camere non territoriali, dall'altro è stato privato dei
soggetti che avrebbero dovuto svolgere il ruolo di mediazione tra Governo centrale e
governi periferici, proprio delle seconde Camere territoriali. È infatti evidente che, in
assenza di titolari dell'indirizzo politico a livello regionale, ovvero i presidenti delle
giunte regionali, niente potrà ragionevolmente evitare il conflitto tra livelli di governo
circa la delimitazione delle rispettive competenze, dal momento che semplici
consiglieri regionali senza vincolo di mandato risponderanno ovviamente e
maggiormente a logiche partitiche piuttosto che territoriali, quindi non al voto dei
propri elettori ma ai diktat del proprio partito. La scelta di introdurre i sindaci nel
Senato delle autonomie era già eccentrica ed è veramente incomprensibile, perché se si
voleva fare un Senato territoriale, un Senato delle regioni, o emulare o scimmiottare
sistemi come quello tedesco, inserirci all'interno anche dei sindaci – tra l'altro dieci,
quindi anche numericamente pochi rispetto agli ottomila che abbiamo nel territorio
italiano – è veramente una scelta incomprensibile, in quanto essi sono organi
amministrativi e non politici, che non esercitano la funzione legislativa di rango
primario e neanche a livello territoriale, come può essere, per esempio, il consiglio
regionale. Poteva avere una sua logica politica laddove, accanto a tutti i sindaci di
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comuni capoluogo, vi fossero stati altri due sindaci per regione, mentre nel testo che
oggi la Camera è chiamata ad esaminare la scelta di disegnare quale rappresentante un
solo sindaco per ciascuna regione – individuati, tra l'altro, casualmente, senza alcun
criterio, perché non c’è alcun criterio all'interno di questa riforma – appare priva di
qualsiasi razionalità. L'assenza di correlazione tra composizione del Senato e
attribuzione delle relative funzioni è dimostrata dalla drastica modifica avutasi nell'una
senza corrispondenza nell'altra, con sostanziale svuotamento di senso del
bicameralismo, che viene ridotto a un monocameralismo nell'ambito di un disegno
volto a blindare la Camera superstite nelle mani di una maggioranza parlamentare non
rappresentativa – questo bisogna sottolinearlo – perché eletta per mezzo di gravi
distorsioni predisposte nell'ambito ovviamente dell'altra riforma, quella dell'Italicum, il
cui impianto è ipermaggioritario. Soluzioni importate ora dall'uno o dall'altro
ordinamento straniero e innestate in un contesto ordinamentale differente per storia,
tradizione, evoluzione politica e società convivono all'interno dello stesso disegno di
legge in modo totalmente casuale. Non dovrebbe essere necessario in questa sede
ricordare che la caratteristica fondamentale della Costituzione è invece quella di
superare l'orizzonte ristretto della situazione politica contingente, per fornire alle
istituzioni democratiche gli strumenti che assicurino la separazione dei poteri di
governo e la garanzia dei diritti dei cittadini, a prescindere dalla contingenza politica
che è necessariamente mutevole ? Non è possibile voler cambiare la Costituzione, la
Carta più importante del nostro Paese, del nostro ordinamento, soltanto perché, per
questioni di opportunità politica o anche solo per opportunità di un singolo uomo al
potere, si ritiene necessario cambiarla in una direzione, insieme alla legge elettorale,
per trarne un vantaggio personale o politico per una sola fetta politica di questo Paese o
per un solo partito. L'ultima volta che si è avuta una riforma di grande portata come
questa, comunque decisamente più organica rispetto a quella che ci troviamo davanti, è
stata quella del Titolo V nel 2001. Tale riforma è stata definita dai suoi stessi autori,
cioè quelli che l'avevano fatta a loro tempo, disastrosa; che fosse disastrosa, tra l'altro,
è tuttora evidente, ed effettivamente ha dimostrato di essere un disastro per il nostro
Paese.
Il che significa che, se questo disegno di riforma disomogenea, poco funzionale –
un'accozzaglia di riforma all'interno di un disegno che va a modificare appunto 40
articoli su 139 –, dovesse malauguratamente arrivare a compimento, con l'assetto dei
poteri da essa derivante tra le forze politiche, i cittadini si troverebbero davanti e per
moltissimo tempo a una riforma costituzionale molto più che disastrosa, rispetto a
quella fatta nel 2001. Infatti, lo spirito che anima i sedicenti riformatori non appare
affatto essere costituente ma, al contrario, sembra volto all'approvazione della riforma
purché sia, come se le storture da essa derivanti potranno essere corrette con facilità
(cosa che non sarà), come se fossero oggetto di legislazione ordinaria e non
costituzionale. Una volta che cambiamo questa Costituzione, sarà praticamente
difficilissimo, se non impossibile, andarla a cambiare in seguito perché la nuova
riforma del Senato, la nuova costituzione del Senato non ci pone davanti due Camere
che hanno una maggioranza politica e un consenso politico generalizzato nel Paese, ma
potremmo avere una Camera con una maggioranza politica e un Senato formato da
consiglieri regionali e sindaci di tutt'altro colore politico, che risponderanno non alle
esigenze del proprio Paese ma alle esigenze del proprio partito, che renderebbero di
fatto vana qualsiasi riforma costituzionale, anche sugli altri temi di concorrenza tra
Camera e Senato che si dovessero andare ad affrontare. Questo è quanto emerge dal
metodo adottato per la riforma, volto alla compressione ovviamente dei tempi di
discussione parlamentare, che si è avuta in questa Camera e soprattutto al Senato,
anche in violazione evidente della ratio del procedimento che si dovrebbe sposare
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quando si fanno riforme costituzionali e del procedimento previsto appunto per le
stesse. Quindi, non dovrebbero verificarsi delle «ghigliottine» o dei «canguri» o modi
che vanno contro il Regolamento della Camera o contro il Regolamento del Senato per
portare a compimento a tutti i costi una riforma costituzionale che evidentemente non è
stata condivisa con l'intero Parlamento ma che viene soltanto da una parte dello stesso.
Quanto fin qui esposto costituisce la premessa fondamentale per la successiva
discussione nel merito tecnico del disegno di legge costituzionale. A nostro avviso,
infatti, il fatto che la riforma sia complessivamente viziata da incoerenza e
irrazionalità, prima che da un disegno politico volto ad un pericoloso superamento del
bicameralismo e del parlamentarismo come lo conosciamo oggi, la rende inaccettabile
nel suo impianto complessivo. Tuttavia, la consapevolezza degli effetti che la riforma
produrrà, qualora dovesse essere approvata ed entrare in vigore, obbliga quantomeno a
un tentativo, seppur minimo, in questa lettura, di correzione, che più che in un'ottica di
miglioramento deve essere inteso come un contenimento degli effetti più deleteri che la
riforma stessa sta portando al nostro Paese. In particolare, su una serie di punti è
necessario richiamare l'attenzione di tutti. I punti principali sui quali la riforma
interviene riguardano essenzialmente la composizione del Senato e le sue funzioni, il
procedimento legislativo e il ruolo del Governo nello stesso procedimento legislativo e
la riforma del Titolo V, attinente all'autonomia regionale. Sull'incoerenza del criterio di
composizione del nuovo Senato si è già detto, anche molto, oggi in quest'Aula. I
procedimenti legislativi, anziché essere semplificati, diventano, a nostro parere, più
complessi e farraginosi. Il procedimento attuale, infatti, nel disegno della riforma,
dovrebbe essere superato, in quanto il doppio passaggio dello stesso progetto di legge
in due diverse Camere dotate degli stessi poteri renderebbe inefficiente, secondo chi ha
proposto la riforma, l'attività legislativa del Parlamento. A questo proposito, è da
evidenziare che attualmente i progetti di legge possono essere presentati
indistintamente in entrambe le Camere, per cui, mentre una delle due è impegnata su
un progetto, l'altra ne valuta ovviamente altri. E dal momento che esse lavorano
contemporaneamente, il doppio passaggio non importa effettivi rallentamenti, salvo
che nell'ipotesi di modifica di un testo legislativo durante il secondo passaggio, caso in
cui si attiva la cosiddetta navetta. La sua incidenza è tuttavia statisticamente molto
contenuta e riguarda i disegni di legge maggiormente controversi, sui quali la
ponderazione, la valutazione e la correzione nel secondo passaggio spesso si sono
rivelati, nella storia della nostra Repubblica, indispensabili. Ciò ha dimostrato
l'efficacia della garanzia propria della seconda Camera.
Oltre a questo si dovrebbe ricordare che, quando la maggioranza e le Camere sono
unanimi – o anche quando non sono unanimi –, ci sono progetti di legge che nel giro di
neanche una settimana passano dalla Camera al Senato e diventano legge dello Stato in
un batter d'occhio. Quindi non si capisce quale sia la motivazione che stia sotto la
farraginosità attuale delle nostre due Camere. La verità è che, se c’è la volontà politica
e se c’è la capacità del Governo e dei parlamentari, le due Camere, così come le
abbiamo oggi, funzionano benissimo. Ma, purtroppo, hanno funzionato benissimo
nella storia della nostra Repubblica per le peggio nefandezze, l'ultima, la più recente, è
la proposta di legge Boccadutri sul finanziamento pubblico ai partiti, ma basta
ricordare la precedente legislatura con tutti i decreti ad personam per Berlusconi, che
lo hanno sempre salvato nei suoi processi giudiziari, a scapito ovviamente di un Paese
e di un sistema parlamentare completamente denigrato e svuotato delle sue funzioni.
Nel disegno di legge costituzionale – proprio per parlare delle due Camere – salvo
alcune materie di ambito bicamerale, il procedimento ordinario si svolge nella sola
Camera dei deputati e il Senato può intervenire con proposte di modifica superabili
dalla Camera con un voto a maggioranza, che diventa a maggioranza qualificata in
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determinati ambiti, stante il loro rilievo per il livello di governo territoriale. Tuttavia
non è prevista alcuna forma di risoluzione conciliativa tra i livelli di governo, oltre a
quello che da parte del Senato si riduce ad essere un parere non vincolante. E, dato che
il Senato non rappresenta i legislatori regionali, ma solo alcuni membri dei consigli
regionali, è da escludere che il passaggio derivante dal suo parere possa effettivamente
fungere da forma di coordinamento tra diversi livelli di governo. Cioè, non è
assolutamente detto che il Senato parli proprio per il livello territoriale di governo, ma
è molto probabile che il Senato parlerà per opportunità politica o semplicemente per
l'opportunità dei semplici componenti dell'Assemblea del Senato stessa. È invece poi
ipotizzabile – ed è stato evidenziato anche dal Comitato tecnico per la legislazione –
l'insorgere di dubbi interpretativi nel corso del procedimento legislativo sui casi nei
quali il procedimento da seguire sia quello in cui l'intervento del Senato abbia
incidenza minore o maggiore o, ancora, nei casi in cui il progetto di legge sia misto,
ovvero attenga a materie proprie di entrambi gli ambiti di incidenza del Senato.
In assenza di previsioni circa le modalità di risoluzione delle questioni che potrebbero
insorgere tra la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica riguardo a quale sia il
procedimento legislativo da seguire previsto in altre Costituzioni caratterizzate da
bicameralismo differenziato, è evidente che il procedimento legislativo, anziché
semplificarsi, tenderà a complicarsi.
Circa la riduzione della sola Camera politica elettiva, la Camera dei deputati, peraltro è
necessario evidenziare la pericolosità insita nella scelta di abbinare allo svuotamento
delle funzioni effettive del Senato l'approvazione di una legge elettorale, l'Italicum, di
ispirazione ipermaggioritaria, in base alla quale l'esigenza di governabilità è perseguita
in modo del tutto sconosciuto alle altre democrazie occidentali con la previsione di un
meccanismo distorsivo, che può in astratto portare una forza politica, anche
estremamente minoritaria nel Paese, ad ottenere da sola una maggioranza assoluta
dell'unica Camera titolare della funzione legislativa e della funzione di indirizzo
politico. Conseguente a questa osservazione è l'introduzione nel procedimento
legislativo del cosiddetto voto a data certa, mediante il quale viene istituita una corsia
preferenziale per i disegni di legge del Governo, per cui esso può chiedere alla sola
Camera superstite di deliberare che un disegno di legge, indicato come essenziale per
l'attuazione del suo programma, sia sottoposto alla votazione finale entro sessanta
giorni dalla richiesta e, decorso il termine, esso possa essere posto in votazione senza
modifiche. L'impatto che questa modifica può avere sull'assetto del nostro sistema
costituzionale, combinato con la sostanziale eliminazione della seconda Camera e con
la natura ipermaggioritaria della legge elettorale in discussione, può provocare una
distorsione evidente della forma di Governo, in cui, rispetto al potere dell'Esecutivo,
non vi è traccia di effettivi contrappesi che possano operare in funzione di
bilanciamento.
Infatti è facile ipotizzare che alla Camera superstite non rimarrà che l'analisi dei
disegni di legge indicati come essenziali per l'attuazione del programma, i quali, in
quanto tali, saranno anche quelli sui quali è più probabile che il Governo ponga la
questione di fiducia, strumento al cui abuso non è stato posto rimedio. Per questa via la
Camera dei deputati verrebbe posta in un ruolo di subalternità rispetto al Governo, il
che non è ragionevolmente compatibile con la natura di un unico organo direttamente
elettivo nel sistema risultante dalla riforma.
Irrazionale appare, altresì, rispetto al disegno complessivo, la riforma del Titolo V
della Costituzione, con la quale si sopprime la competenza legislativa concorrente e si
riporta una serie di materie alla competenza esclusiva dello Stato. Uno dei motivi della
mancata attuazione del Titolo V viene indicato nella mancanza di previsione di una
Camera delle autonomie, che fungesse da istituzione di raccordo tra Stato e regioni,
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che infatti, nella panoramica comparatistica, ossia con gli altri Stati, è presente
essenzialmente nei sistemi caratterizzati da una forma di Stato federale.
Con la riforma, da un lato, si intende istituire una Camera rappresentativa delle
istituzioni territoriali; dall'altro, si intende invertire la spinta regionalistica perseguita
con la precedente riforma del Titolo V, con una nuova centralizzazione delle funzioni.
Quale che sia la scelta del legislatore costituzionale, se cioè sia nel senso di una
maggiore devoluzione delle competenze a rafforzamento delle autonomie territoriali di
stampo federale, oppure se sia nel senso di un ripristino di modello di Stato fortemente
accentrato, la scelta di istituire detta Camera, ossia il Senato, appare manifestamente
contraddittoria rispetto a quella con la quale si ripristinano nel Titolo V le competenze
statali.
Peraltro, è da evidenziare come, da un lato, venga soppressa la competenza
concorrente, che attualmente ha ad oggetto materie su cui si è formato un indirizzo
univoco nel primo quindicennio di vigenza del nuovo Titolo V, mentre, dall'altro,
vengono introdotte nell'ambito della legislazione esclusiva statale una serie di materie,
rispetto alle quali allo Stato spetta unicamente la legislazione nell'ambito delle
disposizioni generali e comuni, che in qualche modo fanno orientare il criterio della
legislazione concorrente, ma in modo confusionario, soprattutto in una forma che,
essendo innovativa e necessitante di essere interpretata, provocherà verosimilmente
una nuova ondata di contenzioso costituzionale e finirà per paralizzare l'attività
legislativa, che invece si vorrebbe semplificare.
Si arriva infine, nell'ambito del Titolo V, alla previsione di una clausola di supremazia
statale, i presupposti per la cui applicazione sono estremamente vaghi e molto
difficilmente delimitabili, la cui applicazione viene peraltro attribuita ad una scelta del
Governo, spostando ancora una volta sull'Esecutivo il baricentro dell'effettiva attività
legislativa.
Durante il dibattito che si è avuto sia in Aula, alla Camera e al Senato
precedentemente, ma anche all'interno delle Commissioni, sono emerse rispetto a
questo obiezioni riguardanti l'ambito di sconfinamento del Governo nel campo proprio
del Parlamento, attraverso il ricorso alla corsia preferenziale per i suoi disegni di legge
o, nel campo proprio delle regioni, attraverso il ricorso alla clausola di supremazia.
Sembra non tenersi in alcun conto l'esperienza storica anche recente, nonostante si sia
detto più volte e nonostante ovviamente l'esperienza degli ultimi quindici anni ci abbia
fatto capire che forse andava trovata una maniera differente di gestire la legislazione
concorrente.
Non vi è alcuna base per ipotizzare le azioni del Governo, che ha sistematicamente
violato le condizioni per il ricorso alle decretazione d'urgenza per scavalcare il
Parlamento negli ultimi venti, trent'anni, abusando ovviamente di fiducie. È molto
plausibile che abuserà anche dei nuovi strumenti che si sta, il Governo stesso,
mettendo a disposizione. La riforma intende porre limite a queste evidenti storture, che
vulnerano ovviamente il principio della separazione dei poteri, sostituendo
all'alluvione attuale dei decreti-legge, sulla cui conversione si pone la fiducia,
un'alluvione futura dei progetti di legge, indicati come essenziali per l'attuazione del
programma di Governo o come necessari per la tutela dell'unità giuridica ed economica
della Repubblica, sui quali, coerentemente con la loro essenzialità per l'attuazione del
programma, sarà posta la questione di fiducia, anche questa volta riducendo il
Parlamento a mero ratificatore.
È infine necessario evidenziare che in una riforma della Costituzione fatta sul
presupposto di un aggiornamento della stessa ed imposta dalle istanze più pressanti
provenienti dai cittadini, proprio quelle più essenziali proposte dai cittadini vengono
ignorate, con particolare riferimento alla riforma degli istituti di iniziativa legislativa
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popolare, come il referendum abrogativo, con significativa riduzione della possibilità
da parte dei cittadini dei mezzi di partecipazione e relegato a semplici previsioni che
rinviano a ulteriori leggi costituzionali o a leggi di attuazione, rendendo concretamente
vacui gli interventi stessi.
In riferimento al rapporto dello Stato con l'Unione europea, a fronte della comparsa
della stessa all'interno di una serie di articoli, tale rapporto tra Stato e Unione europea
rimane indefinito: mentre negli altri Stati europei sono state disciplinate le modalità
della loro appartenenza all'Unione e i limiti e le garanzie della stessa, nulla di tutto ciò
è avvenuto in Italia e questa riforma rappresenta l'ennesima occasione sprecata
nonostante sia evidente che tale rapporto è il vero fulcro di tutte le questioni politiche
proprie di questa fase storica, caratterizzata da una crisi economica e sociale che è
degenerata in una crisi democratica a livello sopranazionale.
Collegata ai punti precedenti è la questione relativa all'uso delle risorse pubbliche e
alla capacità di reazione dello Stato rispetto alla crisi economica. Il riferimento è
all'introduzione nella Costituzione del principio di pareggio di bilancio, che oltre ad
essere rimasto sostanzialmente inapplicato per impossibilità tecnica, ma anche
economica, ha mostrato tutti i suoi limiti, portato un aggravamento della recessione e
non ha prodotto alcun concreto passo in avanti nei processi di condivisione di diritti e
doveri nel progresso per la solidarietà tra Stati a livello europeo. Anche in questo
ambito in cui una riflessione è d'obbligo, l'occasione offerta dalla riforma
costituzionale non è stata accolta.
È bene anche ricordare che nei precedenti passaggi parlamentari come questo di
revisione costituzionale di questa portata, la forma è francamente sostanza. Dietro alla
formale dichiarata apertura al massimo coinvolgimento delle opposizioni secondo il
presunto spirito costituente della legislatura in corso, in tali passaggi, quelli passati e
anche quello attuale, siamo stati infatti testimoni della totale chiusura da parte della
maggioranza e del Governo rispetto alle istanze provenienti proprio dalle opposizioni.
Questa chiusura si è manifestata anche a livello procedimentale con l'evocazione da
parte della maggioranza delle più disparate tecniche volte alla compressione del
dibattito parlamentare, fino all'indizione nel precedente passaggio alla Camera di una
seduta fiume, nel corso della quale la riforma è stata approvata in una Aula semivuota
fino a notte fonda, con una surreale discussione priva di dibattito, in cui il Presidente
del Consiglio dei Ministri è apparso giungendo direttamente da un vertice europeo,
un'immagine avvilente dal punto di vista istituzionale, ma che ben può rappresentare
simbolicamente il percorso di questa riforma e anche il suo contenuto.
Rispetto alla principale istanza delle opposizioni la chiusura è stata totale, la
maggioranza non l'ha voluta accogliere neanche in parte, neanche quando essa non
aveva un'incidenza diretta sul disegno complessivo dalla riforma. Coerentemente con
quanto sin qui brevemente ricordato, le modifiche sulle quali siamo chiamati oggi ad
esprimerci sono il frutto esclusivo di un dibattito del tutto interno alla maggioranza di
Governo, e in particolare al solo partito della maggioranza, lo stesso partito che
attualmente è il principale rappresentante dell'attuale maggioranza non già in virtù
della volontà popolare, ovvero del risultato elettorale, bensì a causa della mostruosa
distorsione di quel risultato ad opera di una legge elettorale giudicata
costituzionalmente illegittima perché antidemocratica.
Per tornare un attimo al Titolo V, un argomento che mi sta particolarmente a cuore, il
Senato ha approvato una modifica del terzo comma dell'articolo 116 della
Costituzione, estendendo l'ambito delle materie in relazione alle quali è prevista la
possibilità di attribuire con legge dello Stato ulteriori forme e condizioni particolari di
autonomia delle regioni, anche su richiesta delle stesse. È il famoso regionalismo
differenziato. Nel nuovo elenco di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione
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sono ora ricomprese le disposizioni generali e comuni per le politiche sociali, che
erano già state modificate all'articolo 117, seconda comma, lettera m).
Si badi bene, sulla base della nuova formulazione, diversamente da quanto avviene
rispetto ad altre fattispecie analogamente assoggettate al cosiddetto regionalismo
differenziato, quali ad esempio istruzione e formazione professionale e governo del
territorio, di cui all'articolo 117, secondo comma lettere o) ed u), per quanto riguarda le
politiche sociali si fa riferimento non alla specifica materia, ma alle disposizioni
generali e comuni che diventano oggetto di autonomia delle regioni stesse e la
questione rende molto probabile il contenzioso di fronte alla Corte costituzionale.
Il nuovo articolo 116 appare apertamente confliggere infatti con il 117, lettera m), e
non è chiaro come potranno convivere e come saranno declinate, nelle loro
applicazioni, le disposizioni di cui all'articolo 117 e dell'articolo 116, che è da
considerarsi l'architrave in ordine di garanzia di equità, universalità ed uniformità dei
diritti sociali, dunque delle politiche che ne conseguono su tutti i cittadini di tutto il
territorio nazionale. La suddetta modifica è grave, voi lo sapete che è un grosso errore,
per il risultato a cui conduce: cause istituzionali, conflitti di competenza, a tutto
discapito dei cittadini.
Risulta altresì scisso il binomio con le politiche sanitarie, binomio da considerarsi
caposaldo del sistema di welfare. È fortissimo il rischio di parcellizzazione e
disgregazione delle politiche socio-sanitarie. C’è stata una discussione molto attenta e
alta rispetto all'eventualità di dover cambiare il Titolo V, lettera m), proprio perché ci
trovavamo di fronte a un Paese con ventidue sistemi sanitari differenti. Questa cosa è
stata modificata, trovando un accentramento, perlomeno nelle linee generali, del
sistema sanitario e anche sociale, ed è stata completamente disattesa al Senato,
concedendo ad alcune regioni che ne fanno richiesta di potersi appropriare di una parte
importante del welfare, che è quella delle politiche sociali, mettendoci di fronte a un
fatto compiuto, che porterà a una cosa che già conosciamo, perché l'abbiamo
conosciuta esattamente con la sanità. Avremo ventidue sistemi della politica sociale
differenti nel nostro Stato e, per quanto ne voglia dire il Governo che ci saranno
accordi Stato-regione, che è soltanto un'opportunità per alcune regioni, è chiaro che
questa deriva che si sta prendendo – che è anche contestata da buona parte della
maggioranza parlamentare che sostiene il Governo – ci porterà sicuramente a un
disastro nei termini delle politiche sociali, soprattutto in quelle regioni che già oggi
stanno faticando ad erogare servizi. Mentre avremo, come al solito, le regioni del nord
che potranno dare, forse anche dare di più, avremo regioni del sud completamente
spogliate.
Il Senato ha modificato anche la modalità di elezione dei giudici della Corte
costituzionale da parte delle Camere, prevedendo, con una novella all'articolo 135 della
Costituzione, che l'elezione dei cinque giudici spetti distintamente ai due rami del
Parlamento, nel numero di tre alla Camera e due al Senato, anziché al Parlamento in
seduta comune.
È stata così ripristinata la previsione contenuta nel disegno di legge originario del
Governo e, anche in questo caso, anziché cogliere alcune istanze formulate dalle
opposizioni, che senza incidere nel progetto complessivo della riforma, miravano a
introdurre una forma di designazione più trasparente, più democratica di elezione dei
giudici della Corte costituzionale, si è scelto ovviamente di procedere in senso opposto.
La Corte è un fondamentale organo di garanzia a chiusura del sistema repubblicano e
funzionalmente essenziale alla stessa superiorità normativa della Costituzione sugli
altri atti normativi. È infatti composta per sua larga maggioranza di due terzi da
membri designati da poteri di garanzia, quale il Capo dello Stato e la magistratura,
mentre il restante terzo di designazione da parte dell'organo parlamentare ha il fine di
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mantenere un rapporto tra sovranità popolare e limiti costituzionali. La modifica in
questione indebolisce questo rapporto, così come la riforma nel suo complesso. Dei
cinque giudici di designazione parlamentare due saranno eletti dal Senato, il quale è
eletto a sua volta da consiglieri regionali pur con l'ambigua formula del nuovo articolo
57 di cui si è detto.
Pertanto tali giudici saranno soggetti di un'inedita forma di elezione non più
semplicemente indiretta di secondo livello, ma addirittura di terzo livello, eletti da
senatori che saranno eletti a loro volta da consiglieri regionali (e qui i cittadini non
c'entrano mai).
Tra le modifiche apportate al Senato è stato precisato, all'articolo 39, comma 11,
che il termine per il ricorso alla Corte costituzionale della nuova legge elettorale del
Senato, ove promulgata nella legislatura in corso, scade il decimo giorno dall'entrata in
vigore della medesima legge elettorale. Tale modifica però appare forse in
contraddizione con il testo del comma in questione nel suo complesso, laddove lo
stesso, nel porre il termine di dieci giorni dall'entrata in vigore della stessa legge di
revisione costituzionale per ricorso alla Corte, non stabilisce altresì cosa accadrebbe
nel caso in cui una nuova legge elettorale per la Camera dei deputati dovesse essere
approvata nella legislatura in corso oltre il termine di dieci giorni di approvazione della
riforma.
Se il dies a quo per il ricorso alla Corte costituzionale per la legge elettorale per il
Senato decorre dall'entrata in vigore della legge elettorale stessa, nel caso della legge
elettorale per la Camera esso decorre dall'entrata in vigore della riforma costituzionale
e nulla è stabilito per le leggi elettorali per la Camera approvate dopo il decorso di
questo termine. Tale ipotesi, quella cioè che il Governo e la maggioranza parlamentare
che rappresenta siano tentate di modificare l'attuale Italicum a breve distanza
temporale dalle elezioni politiche, appare tutt'altro che improbabile, mentre certe e
devastanti per la democrazia sono le conseguenze derivanti dallo svolgimento delle
elezioni politiche sotto la vigenza di leggi elettorali costituzionalmente illegittime, cosa
di cui, come si è detto, lo stesso processo di riforma in discussione rappresenta
evidente testimonianza.
Sul MoVimento 5 Stelle grava in questa fase la responsabilità di avvertire il legislatore
del rischio che implica il medesimo disegno di riforma con tutte le criticità che nel
corso del procedimento parlamentare sono state evidenziate. Purtroppo, questa lettura
non ci permette di emendare in forma compiuta tutte le cose che ho appena detto
all'Assemblea, fatto sta che rimane che questa è una riforma costituzionale che noi ci
auguriamo non veda mai la luce e che eventualmente, con il referendum confermativo
che si svolgerà, possano i cittadini fermare e bloccare (Applausi dei deputati del
gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE D'AMBROSIO.
Grazie, Presidente. Signor Presidente, sicuramente nei numerosi passaggi e nelle
numerose letture alle quali finora abbiamo assistito su questa che il Governo definisce
riforma della Costituzione non ci sono stati elementi essenziali e sostanziali su cui
finora non abbiamo lanciato allarmi, su cui finora non abbiamo comunque mancato di
dare la nostra versione o comunque una controproposta, la controproposta del
MoVimento 5 Stelle. E alla fine un nostro giudizio di merito in verità non è mai
mancato e purtroppo è stato spesso negativo. Perché è stato negativo ? Perché,
Presidente, chiariamo una posizione: il MoVimento 5 Stelle non si è mai opposto ad
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una riforma costituzionale, semplicemente non ci sembrava questo il momento politico
e di opportunità per farlo, visto quello che è accaduto con la sentenza che ha di fatto
distrutto finalmente la legge elettorale definita Porcellum dal realizzatore stesso che ha
di fatto delegittimato politicamente questo Parlamento. Quando parliamo di un
Parlamento illegittimo chiaramente parliamo di un Parlamento che è illegittimo da un
punto di vista politico, quindi nel momento in cui lo è da un punto di vista politico,
immaginiamo quale senso e quale ragione vi sia o vi possa essere dietro ad uno
stravolgimento del genere della nostra Carta costituzionale.
Noi, Presidente, quindi, non condividiamo questa riforma costituzionale e mi sembra
abbastanza chiaro anche il motivo, sia nel merito, che nel metodo, come finora hanno
esplicitato i miei colleghi. Non la condividiamo nei modi con cui viene posta
all'attenzione delle due Aule e non la condividiamo nel merito.
C’è poi anche una questione emergenziale, Presidente, in questo momento, che deve
farci e farvi mettere in un secondo piano questa riforma, proprio anche in questo
preciso momento storico. In questo passaggio che ci apprestiamo ad affrontare stiamo
comprimendo questa lettura con l'arrivo alla Camera della legge di stabilità e sappiamo
quale importanza abbia la legge di stabilità per tutto il nostro Paese, per il futuro, per i
prossimi mesi difficili, che il nostro Paese dovrà affrontare. Anche questo della legge
di stabilità è sicuramente un appuntamento fisso e non prorogabile, previsto e atteso in
questo periodo dell'anno. Ma vi è anche, Presidente, un'emergenza sicurezza.
Un'emergenza sicurezza sicuramente – quella sì – imprevista e tragica in questo
momento. A tal proposito, Presidente, mi consenta, parlando dell'emergenza sicurezza,
di sottolineare soprattutto quello che noi abbiamo cercato di evidenziare, cioè il
problema della sicurezza interna relativamente al nostro Paese. Nel momento in cui i
media e determinati leader di alcuni partiti cercano di spostare l'attenzione su quella
che può essere la sicurezza esterna al nostro Paese, noi invece abbiamo un problema
enorme di sicurezza interna. Volevo ricordare a quest'Aula che, mentre noi qui
parliamo di legge di stabilità, mentre qui noi parliamo di quella che è una riforma
costituzionale che soltanto voi volete in questo modo, in zone spesso dimenticate della
nostra nazione, come ad esempio la provincia di Foggia, il proprio capoluogo, San
Severo, Cerignola, in queste città, nell'ultimo periodo oramai si susseguono
giornalmente episodi di persone che come minimo vengono gambizzate, se non
addirittura ci lasciano la pelle per strada. Si tratta di episodi, Presidente, di delinquenza
organizzata, di spari tra la gente. Quello che tanto ci ha indignato a Parigi accade
purtroppo giornalmente in queste città, solo che è la nostra delinquenza organizzata,
solo che sono i nostri cittadini italiani che sparano a altri cittadini che possono essere
anche delinquenti, ma comunque sempre di episodi di violenza si tratta e in alcuni casi
possono colpire anche innocenti. Allora, Presidente, io mi chiedo: quale importanza
riveste questa riforma rispetto a quelli che sono questi episodi, a quello che
rappresentano questi episodi che vanno a colpire la vita dei cittadini rendendola di
giorno in giorno insicura ? Io davvero vorrei chiedere a questi cittadini quanto loro
importi questa riforma costituzionale rispetto all'impossibilità da parte degli stessi di
poter uscire dalla propria casa tranquillamente, di poter aprire il proprio esercizio
commerciale tranquillamente, di poter mandare i propri figli al parco tranquillamente ?
Quindi capite quanto per noi siano più importanti determinate priorità che riguardano
magari i cittadini rispetto alla riforma costituzionale stessa. Allora, Presidente, io
vorrei che a questo invece noi dedicassimo più attenzione, a questi episodi, a questi
avvenimenti, che davvero risultano essere estremamente importanti e molte volte
dequalificanti nei confronti della qualità della vita dei cittadini rispetto invece alla
riforma costituzionale alla quale tanto, invece, il vostro Governo, il vostro Presidente
del Consiglio, Renzi, si è vincolato e ha vincolato questa legislatura.
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Dicevo Presidente che non condividiamo questa riforma, ma comunque, visto che
la maggioranza ha deciso oramai da tempo di affrontare il tema, anche questa volta
proponiamo degli argomenti e degli emendamenti che ci sembrano essere di
buonsenso. Intervengo proprio nell'ambito del complesso degli emendamenti con
queste riflessioni perché voglio motivare il nostro pensiero quando ci opponiamo con i
nostri emendamenti a questo modo invece di intendere proprio la riforma
costituzionale. Credo, infatti, che se noi spingiamo tutto oltre il limite della riflessione
e del dialogo spesso non si ottengono risultati.
Allora, sia chiaro, io non nego che nelle interviste, nelle dichiarazioni a mezzo stampa
del Ministro delle riforme, Boschi, vi siano stati numerosi riferimenti al dialogo, al
confronto, all'apertura nei confronti delle opposizioni, e quindi anche del MoVimento
5 Stelle, ma se contiamo però il numero di volte che queste parole sono state
pronunciate otterremo, Presidente, un numero sicuramente superiore alla cifra che
quest'anno il Governo taglia alle forze dell'ordine, ancora una volta; una cifra rilevante,
come ben sapete. Mi chiedo come questo confronto si misura nel semplice conteggio
delle ore passate in Commissione affari costituzionali, cioè è più importante il numero
delle ore rispetto alla qualità delle ore stesse ? In più, questo dialogo si pesa valutando
soltanto il numero di volte in cui siamo stati messi di fronte alle cose fatte ? I cittadini
dovrebbero sapere che tante volte, tantissime volte, ci siamo trovati di fronte ad un
Governo verso il quale il MoVimento 5 Stelle ha tentato più volte di porre fatti, atti,
dati, domande, basati su quelle che erano la concretezza delle esperienze anche
costituzionali non solo italiane. Invece, dall'altra parte, abbiamo ricevuto
semplicemente il silenzio. Non abbiamo mai ricevuto risposte da questo punto di vista.
Allora quando il Ministro Boschi parla di dialogo, di confronto, io davvero non capisco
a chi si riferisca, forse a quelle che realmente non sono opposizioni. Il MoVimento 5
Stelle da questo punto di vista non ha mai ottenuto risposte concrete. Io capisco che è il
Presidente del Consiglio effettivamente trovi molto più facile andare in Arabia Saudita
in questo momento, scelta tragicomica davvero la definirei, o addirittura andare a
Torino e chiedere di taggare i sospetti, si lascia commentare da sola questa definizione,
rispetto ad un passaggio, Presidente, alla Camera o al Senato per vedere davvero di che
cosa si stia discutendo relativamente a quella riforma costituzionale sulla quale tanto si
è investito a titolo personale; soprattutto perché spesso i social network raccontano una
verità sulla politica che noi facciamo qui, nelle Camere, che non sempre, ad onore di
narrazione, può essere riportata e quindi offerta, raccontata ai cittadini, in modo tale
che magari il cittadino possa comprendere realmente quello che il Governo vuole fare.
Magari sarebbe più opportuno da parte del Governo (più che lanciare degli hashtag o
dei tweet o scrivere magari delle «supercazzole» tranquillamente su Facebook) venire
qui a riferire nell'Aula nella quale i cittadini si aspettano che il Governo riferisca e dia
concreti riferimenti, relativamente proprio all'importanza e al perché, nonostante tutte
queste priorità che prima ho elencato, si continua ad insistere e ad occupare il tempo
della Camera facendo questa riforma che per noi risulta essere una riforma sciagurata.
Ma non lo risulta essere soltanto per noi. Voglio ricordare, Presidente, che nei
precedenti passaggi, lo avevamo sottolineato e ancora una volta lo voglio sottolineare,
il Presidente del Consiglio Renzi aveva sposato questa riforma, raccontandola, perché
è come se si raccontassero le favole ai cittadini, come quella di un risparmio
economico nei confronti dei cittadini; i cittadini avrebbero risparmiato da questa
riforma del Senato. Invece, la Corte dei conti ci ha detto benissimo che (basta andare a
leggere i bilanci dal Senato) il Senato non costa quel benedetto miliardo di euro che
Renzi raccontava, ma costa 500 milioni di euro, per noi tantissimi. Addirittura la Corte
ci dice che questa riforma che voi volete fare ci farà risparmiare l'enorme cifra di 42
milioni di euro all'anno, quando noi vi avevamo proposto di ritoccare la riforma
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costituzionale, quindi anche il Senato, facendo una semplice cosa, dimezzando il
numero dei senatori, dimezzando il numero dei parlamentari e dimezzando gli stipendi
di senatori e dei Parlamentari. Questo avrebbe portato ad oltre 400 milioni di euro
all'anno di risparmi per i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5
Stelle). Logicamente questo, Presidente, non è stato accolto e si è persa l'occasione di
risparmiare. Allora ci si è spostati su altro, sulla possibilità che questa riforma
costituzionale dava all'iter legislativo di svolgersi velocemente e non di essere
rimpallato continuamente tra la Camera e il Senato.
E, allora, io voglio fare un esempio molto pratico. Non lo voglio fare a quest'Aula
perché voi questi dati li conoscete benissimo e fate finta di non conoscerli, perché è più
importante per voi tenervi la poltrona rispetto al ricatto fatto da Renzi che ha vincolato
la legislatura a questa riforma. Mi riferisco, invece, alla velocità degli atti. E, allora,
Presidente, voglio ricordare, così velocemente, che la legge anticorruzione ha
impiegato, tra Camera e Senato, nei vari passaggi, prima della definitiva approvazione,
oltre 1.300 giorni. Si tratta, poi, di una legge anticorruzione molto blanda, dobbiamo
anche dirlo. Voglio ricordarlo ai cittadini: 1.300 giorni. Invece per quanto riguarda la
proposta di legge Boccadutri, con la quale i partiti velocemente facevano razzia di
quello che ancora resta dei rimborsi elettorali, perché, altrimenti, non avevano i soldi
manco per pagare le banche che avevano anticipato già quei soldi, Presidente, bisogna
dirlo, hanno impiegato la bellezza di una decina di giorni tra Camera e Senato per
approvarla velocemente, così come avete fatto anche nel caso del lodo Alfano. E,
allora, Presidente, lo dobbiamo dire ai cittadini: anche la scusa di Renzi dell'iter
legislativo più veloce tra Camera e Senato non sussiste perché, quando si vogliono fare
le cose tra Camera e Senato, sono velocissimi. Il problema non è capire quando si
vogliono fare, ma è capire cosa si vuole fare e noi vediamo che spesso quello che si
vuole fare non è assolutamente di interesse dei cittadini, ma è di interesse soltanto dei
partiti. E lì il percorso stranamente diventa velocissimo.
E, allora, Presidente, io mi chiedo davvero il Governo, cambiando questa Costituzione,
in che modo tenti di cambiare quello che è il tetto perché stiamo cambiando il tetto
della casa dei cittadini, la protezione dei cittadini, la nostra Carta costituzionale che
dovrebbe essere il tetto a protezione di qualsiasi periodo, diciamo così, non dei
migliori dei cittadini, addirittura andando a sfaldare, Presidente, le fondamenta della
nostra Costituzione. Questo sta facendo questo Governo. E, allora, io mi chiedo perché
non avete accolto le nostre istanze ad esempio nella riforma costituzionale riguardo la
partecipazione attiva dei cittadini, la partecipazione alla vita pubblica da parte dei
cittadini. Infatti, al centro dei nostri emendamenti, in tutti i passaggi all'interno di
questa riforma costituzionale, abbiamo messo proprio la partecipazione attiva dei
cittadini. Abbiamo messo proprio questo e voi, come al solito, lasciate andare questa
opportunità, lasciate passare questa occasione, senza introdurre nella Costituzione
alcuno strumento reale di partecipazione attiva dei cittadini. Questo Governo,
Presidente, e questa maggioranza hanno già un deficit di credibilità e coerenza da
pagare e questo pesa, a dir la verità, molto di più di ogni debito pubblico. Questo
Governo e questa maggioranza scontano e, soprattutto, lo dico col sorriso, sconteranno,
lo vedrete, sconterete, lo pagherete...
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.
GIUSEPPE D'AMBROSIO.
Sì. Grazie Presidente, ma logicamente mi rivolgevo, tramite lei, chiaramente. Non mi
permetterei mai. Sconterete tutto questo che state facendo alle prossime elezioni; lo
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vedrete benissimo, perché i cittadini stanno cominciando a comprendere quanto sia
realmente differente, tramite lei, Presidente, chiaramente, la scala di priorità di questa
classe politica rispetto a quella che è la priorità del singolo cittadino. Io mi chiedo
davvero perché non impiegare tutto questo tempo ad esempio su una cosa che i
cittadini chiedono e su una cosa che l'Europa ci chiede da decenni, ossia sul reddito di
cittadinanza. Ma perché non impieghiamo questo tempo e queste risorse sul reddito di
cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? E, invece,
dobbiamo assistere al vostro vergognoso balletto ogni volta che si può fare, non si può
fare, vediamo il reddito di dignità. Io vengo da una regione, la Puglia, dove dobbiamo
assistere allo squallido balletto di Emiliano che cerca di sorpassare a destra il vostro
Renzi parlando di reddito di dignità per assistere qualche centinaio di famiglie quando,
invece, il vostro presidente e segretario regionale, nonché presidente di una regione,
dovrebbe parlare al suo Presidente del Consiglio e dire di portare il reddito di
cittadinanza a livello nazionale per aiutare nove milioni di cittadini e non qualche
migliaio di cittadini. Questo è lo squallido balletto al quale assistiamo giornalmente
(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
E io, Presidente, mi vergogno, quando vado in piazza da rappresentante delle
istituzioni, a dover rappresentare anche chi, invece, facendosi barba dei cittadini
comunque che soffrono davvero, parla di questi strumenti e li utilizza soltanto come
marchette elettorali. Presidente, i cittadini devono veramente subire oramai ogni
nefandezza; veramente ogni giorno ne ascoltano una nuova. Quindi, in loro
rappresentanza, io vi dico che quello che si percepisce all'interno di quest'Aula viene
poi trasferito con enorme fastidio all'esterno. I cittadini sono come minimo infastiditi e
voglio utilizzare un termine gentile. E, logicamente, quella che si pone come la nostra
opposizione che, seppur dura, è dialogante, alla fine cerca davvero di portare quelle
che sono le perplessità dei cittadini, le perplessità anche della parte dei cittadini che è
competente, la parte dei cittadini che adesso vi si sta opponendo troncando l'Italicum.
Noi stiamo già presentando in diversi tribunali ricorso contro l'Italicum e non lo stiamo
facendo noi come MoVimento 5 Stelle, ma lo stanno facendo avvocati che già vi
hanno bocciato come classe politica il Porcellum e che adesso, ancora con gli stessi
rilievi di incostituzionalità, si stanno opponendo all'Italicum. E voi, ancora una volta,
sordi nei confronti degli stessi cittadini, andate avanti. Andate avanti, perché ? Perché
per voi sono più importanti le vostre istanze, quelle interne ai partiti; per voi oramai il
mondo inizia e finisce qui dentro, non c’è un esterno, ma c’è soltanto la segreteria di
partito all'esterno, nella quale oramai vi rifugiate perennemente a parlare. Ma con i
cittadini oramai non c’è bisogno più di dialogare perché, altrimenti, se uno ascolta i
cittadini, diventa un demagogo, diventa un populista, deve ascoltare il cittadino che si
lamenta. Ma mai che ci si chiede perché quel cittadino è arrivato a quel punto; mai che
ci si chiede perché quel cittadino ci sta chiedendo una cosa che potrebbe anche essere
irrealizzabile. Ma perché è arrivato a chiederci quella cosa lì ?
E, allora, Presidente, nei nostri emendamenti abbiamo chiesto proprio di essere più
precisi e più attenti sulla previsione in base alla quale i componenti del nuovo Senato
saranno eletti anche dai consigli regionali. Altro problema enorme: i consigli regionali.
Proprio da lì dovevate andarli a prendere questi nominati, dai consiglieri regionali ?
Non c’è giorno che un consiglio regionale non venga colpito da uno scandalo
giudiziario e voi, logicamente, la garanzia, da dove la andate a prendere ? Dai peggiori
delinquenti, dai consiglieri regionali, logicamente nominandoli addirittura voi, perché
anche un listino, Presidente, ha, diciamo così, un'elezione controllata all'interno delle
regionali. Ma chi volete prendere in giro ? Ma anche quando oramai votate con le
preferenze all'interno dei listini, sono tutte preferenze pilotate, perché arriva l'ordine di
partito che muove le truppe cammellate con le quali andate a votare tutti quanti certe
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persone. Persone, magari, che libere non prenderebbero manco la preferenza della
propria moglie o del proprio marito e che, invece, prendono decine di migliaia di
preferenze e, poi, logicamente, sapete benissimo i personaggi ad esempio che ci
troviamo nel nostro Parlamento europeo. Qualcuno li ricorderà benissimo. Io ricordo
benissimo ad esempio. Io credo, Presidente, che tutti i cittadini si ricordino i meriti con
i quali Iva Zanicchi sia andata nel Parlamento europeo e le tracce che ha lasciato per
decenni la sua presenza nel Parlamento europeo. E questo logicamente grazie a tutti
voi e i cittadini ve ne sono grati e ve ne saranno grati per decenni. Ma anche delle
attuali presenze nel Parlamento europeo. Ricordiamo la vostra parlamentare europea,
se la ricordano tutti i cittadini e ce la ricordano ancora in piazza, ossia quella che con
80 euro faceva la spesa per un anno e mezzo. Se la ricordano tutti benissimo. Guarda
caso, adesso quegli 80 euro sono scomparsi dall'agenda politica del nostro Governo
perché, probabilmente, l'inflazione non permette più di fare la spesa per un anno e
mezzo, ma ci fermiamo a un anno e, quindi, è diventato un problema gestire il resto dal
tempo. Di questo probabilmente dovreste rendere conto ai cittadini e non della riforma
costituzionale che va a prendere rottami che porterete in Senato part-time dal consiglio
regionale. E, allora, Presidente, quando parlavo di garanzie, parlavo appunto del fatto
che, in conformità a quelle che sono le scelte poi espresse all'interno dei consigli
regionali, noi anche lì avremo l'ennesima occasione di rinnovare questi organi
regionali.
E anche in quel caso la valutazione del Governo e della maggioranza qual è stata ? Su
questo è stata vaga, molto vaga, soprattutto perché siamo in un periodo storico in cui i
consiglieri regionali sono spesso indagati, rinviati a giudizio, decaduti, riammessi,
licenziati, riconfermati e sinceramente non riusciamo neanche noi a capire più lo status
che hanno e che avranno, Presidente, di fronte a quella che potrebbe essere una carica
che li porterà, addirittura, ad essere parcheggiati all'interno del Senato dove – e voglio
ricordarlo ancora, parlando di soldi che tanto interessano ai cittadini – è vero che non
saranno stipendiati, ma hanno i rimborsi spese, ai quali finora, Presidente, nessuno ci
ha assicurato esserci nemmeno un tetto. Questo ci mette un po'di diffidenza, diciamo
così, nei confronti di questi consiglieri regionali, che tante volte vediamo che con i
rimborsi si divertono a fare le cose più divertenti: dall'acquisto dei vibratori sino,
addirittura, alla raccolta indiscriminata di scontrini per terra in ogni consiglio
regionale; ciò addirittura fa pensare alla possibile capacità di essere presenti, nello
stesso secondo, in più luoghi della regione Basilicata da parte di alcuni consiglieri
regionali della Basilicata, che, tra parentesi, il PD ha ricandidato e i cittadini hanno
rivotato e rieletto.
Quindi, ancora una volta i cittadini hanno le loro colpe, ma voi, come classe politica,
dimostrate di essere sempre pessimi, perché non date la possibilità ai cittadini di poter
votare...
PRESIDENTE. Collega, si deve rivolgere alla Presidenza.
GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo scusa, Presidente.
PRESIDENTE. Quindi, o mi dà del lei e, quindi, quelle accuse le sta rivolgendo a me con un
plurale maiestatis, oppure non ci capiamo. Quindi, si rivolga alla Presidenza, per
favore.
GIUSEPPE D'AMBROSIO.
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La ringrazio, Presidente. Alcune volte mi lascio prendere da quelle che sono le vicende
locali, che, alcune volte, superano la realtà e, quindi, mi rivolgo ad un ipotetico lei.
PRESIDENTE. Vada avanti
GIUSEPPE D'AMBROSIO.
Noi, Presidente, abbiamo chiesto di vincolare i futuri consiglieri regionali al rispetto
della volontà dei cittadini su quelli che sono i possibili futuri senatori. Questa ci è
sembrata, Presidente, una cosa di buonsenso nell'ambito di una riforma che, come
dicevo, ci preoccupa molto, moltissimo, perché i consiglieri regionali dovrebbero fare i
consiglieri regionali a tempo pieno e non fare poi, a part-time in vacanza, i senatori a
Roma. I consiglieri regionali dovrebbero fare quello che i cittadini hanno definito
tramite il loro voto e, cioè, impegnarsi all'interno delle proprie realtà regionali per
migliorare le stesse.
In alternativa, Presidente, abbiamo chiesto che ci si riferisse ad un dato certo e, cioè, a
quello delle preferenze. Mettiamoci ancora una volta a rischio con le preferenze,
perché almeno si lasci quella responsabilità – perché è una responsabilità – ai cittadini
di scegliersi il candidato più opportuno e chiaramente, nel momento in cui i cittadini
scelgono un candidato indagato, condannato o perlomeno una persona che non è
opportuno che abbia una certa carica, se ne assumono la responsabilità i cittadini,
perché questa andrebbe anche data ai cittadini come responsabilità e non, magari, la
scusa di un listino chiuso, nel quale il cittadino si nasconde pur di non dire di avere
votato il partito nel quale sapeva benissimo esserci un condannato che, poi, viene nelle
nostre aule istituzionali.
Io, Presidente, non mi fido più delle segreterie; non mi fido più delle segreterie dei
partiti e non mi fido più nemmeno dei partiti, che dovrebbero essere quegli istituti,
previsti dalla nostra Carta costituzionale, proprio a metà strada tra i cittadini e le
istituzioni stesse. Invece, oramai i partiti sono diventati istituzione; si sono chiusi
all'interno dell'istituzione e non guardano più i cittadini. I partiti non devono dare
questa scusa ai cittadini; non dobbiamo più portare i cittadini a deresponsabilizzarsi.
La scusa che tutti utilizzano ogni volta alle elezioni dell'astensionismo dal voto è una
scusa che è una sconfitta per i partiti e questo non dovrebbe accadere. Logicamente,
nel momento in cui si va a mettere mano alla Carta costituzionale questo non si può
accettare.
Abbiamo chiesto nei nostri emendamenti, Presidente, una maggiore attenzione anche
nei confronti dei territori e dei consessi istituzionali locali e nazionali circa, ad
esempio, le politiche comunitarie. Può ben immaginare perché, da pugliese, io debba
specificarlo con il mio gruppo politico in forma di un emendamento.
Presidente, proprio in questo momento stiamo vivendo un corto circuito che potrebbe
anche verificarsi in futuro su questo e lo stiamo vivendo con la Xylella. Sulla Xylella,
Presidente, senza voler scendere nel dettaglio dei problemi tecnici, che in questa sede
non competono, gran parte del problema è politico, in quel caso, ed è dovuto ad
un'errata valutazione geografica, agricola e soprattutto politica da parte anche
dell'Unione europea.
Io mi aspetto che un politico, Presidente, intervenga anche su questo e anche in una
riforma come questa per chiarire, una volta in più, il rapporto che ci dovrebbe essere,
ad esempio, tra l'Unione europea e quelle che sono le regioni italiane (Applausi dei
deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) perché, ad esempio, nessuno chiarisce quello
che è il rapporto che ci può essere tra la regione Puglia, in questo caso sulla Xylella,
l'ente istituzionale romano e l'ente istituzionale europeo.
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Quindi, nel momento in cui noi andiamo a creare una struttura come quella del Senato,
che dovrebbe essere legata ai territori regionali ma ha così vaghi spazi di
posizionamento e di azione rispetto a quelle che sono poi le problematiche legate
proprio ai territori, mi chiedo: quale strumento stiamo creando ? Cosa stiamo creando ?
Un carrozzone che non servirà a nulla ? Un doppione completamente inutile, perché un
problema come quello della Xylella, Presidente, non avrà alcun riferimento
istituzionale ?
È una definizione, Presidente, quella del chiarire in qualche modo la dignità di quello
che è il futuro Senato, dove non è possibile, alla fine, identificare un possibile peso
specifico politico. Noi questo lo chiediamo proprio tramite i nostri emendamenti in
maniera proprio esplicita, oltre a quelle che sono le definizioni del nostro Presidente
Renzi – anzi, direi del vostro Presidente Renzi –, definizioni spesso romantiche,
geografiche o politico-elettorali, se legate ad un periodo nel quale vi sono possibili
elezioni. Per noi questo diventa, invece, un problema essenziale, un problema legato
alla Carta costituzionale, un problema legato alla politica estera, un problema legato a
tutta quella che è la vita dei cittadini.
Vorrei dirvi che il tema delle politiche regionali, che sono tanto pesantemente toccate
all'interno di questa riforma, e dell'Unione europea è un settore delle attività produttive
estremamente importante ed è non solo il futuro della nostra Italia ma è il presente.
Esso rappresenta il presente delle nostre politiche economiche. Qui si tratta
specificatamente del destino di regioni, di città e di investimenti strategici che
dobbiamo cominciare a fare per intercettare determinati finanziamenti e per intercettare
una certa tipologia di politica, di sviluppo e di investimento che non possiamo, invece,
non legare a quelle che sono queste politiche di riforma che voi state facendo.
E allora, Presidente, io mi chiedo: deleghiamo tutto questo al Governo in questa
riforma così tanto vaga ? Deleghiamo quella che sarà la futura composizione del
Senato in base a chi frequenterà questo Senato ? Facciamo magari, ancora una volta,
una delega in bianco anche sulla riforma costituzionale al Governo, così come abbiamo
fatto per la «riforma Madia», altra riforma estremamente importante sulla quale voi
state dando una delega in bianco completa al Governo ?
Questo è quello che il MoVimento 5 Stelle si chiede e logicamente, non fidandosi per
niente di questo Governo, è terrorizzato dall'idea di una delega in bianco data dalla
Camera ad un Governo quando, invece, dovrebbe accadere esattamente il contrario: le
riforme dovrebbero partire da qui ! Questa è la rappresentazione normale direi, non
viziata, diciamo, dal «Porcellum», della volontà dei cittadini ed è da qui che dovrebbe
partire ogni possibile riforma.
E allora, Presidente, deleghe a parte, la parte sulla verifica dell'impatto delle politiche
dell'Unione europea è centrale in questa lettura della riforma costituzionale che stiamo
affrontando anche alla Camera. Se dobbiamo valutare una nuova disciplina o una
nuova dinamica di quella che è la politica attuale, per così dire, fra gli enti comunitari e
quelli locali, allora dobbiamo essere precisi, perché proprio ancora il caso Xylella ha
dimostrato tutte le lacune che ci sono all'interno di questo dialogo istituzionale. E
proprio in quel caso il problema politico diventa economico e diventa anche sociale –
vedrete che diventerà anche sociale –, perché nelle intenzioni doveva essere contenuto
anche con metodi che noi non abbiamo mai condiviso – e sottolineo: mai ! – ma, in
realtà, poi potrebbe allargarsi o si era già allargato anche oltre il previsto.
Allora adesso che faremo ? Come affronteremo questo problema ? Come affronteremo
il rapporto, che non c’è più, tra i vari livelli istituzionali ? Ci riduciamo, magari, a
buttar giù una nuova disciplina, magari larga, ancora una volta vaga, sulla quale
andremo ad occupare uno spazio politico istituzionale ai vari livelli, dove ognuno, ogni
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ente si muoverà in base alla propria opportunità politica, senza, ancora una volta,
andare a cogliere quello che è l'interesse dei cittadini ?
Io non so, Presidente, che idea abbia il Partito Democratico (Applausi dei deputati del
gruppo MoVimento 5 Stelle)... Questo è un applauso probabilmente più alla stima,
Presidente...
PRESIDENTE. Vada avanti, per favore. Collega Bonafede !
GIUSEPPE D'AMBROSIO. Sta applaudendo perché, dopo di me, toccherà a lui,
Presidente.
PRESIDENTE. Andiamo avanti, per favore.
GIUSEPPE D'AMBROSIO.
Non so che idea abbia il Partito Democratico, o comunque gli altri partiti presenti
all'interno di quest'Aula, però, Presidente, ho anche paura, sinceramente, ad ascoltarla
questa idea, visti gli atti che arrivano in Parlamento. Quindi, sinceramente, io penso
che il peso che questi atti possono avere, poi, sulle regioni e sui comuni nello
scacchiere politico determinerà la responsabilità che loro si andranno a prendere. Il
rapporto – bisogna riconoscerlo, è evidente – tra questa Camera e i vari livelli
istituzionali, anche le vostre regioni, anche le regioni governate dal PD stesso, si è
oramai rotto. I vostri stessi presidenti di partito...
PRESIDENTE. Collega !
GIUSEPPE D'AMBROSIO.
Chiedo scusa, Presidente... vengono contro, tramite lei, Presidente, quelle che sono le
volontà del partito che governa. Allora, io mi chiedo: se nemmeno i cittadini sono più
al centro – non lo sono più di fatto – dell'agenda politica, in un caso come questo della
riforma costituzionale, perché non porre al centro nemmeno gli enti locali, sui quali noi
potremmo, una volta per tutte, andare a risolvere determinate problematiche, che ci
hanno portato a questa situazione. Come diceva, ad esempio, la collega Nesci, da
quando voi avete, di fatto, demandato la sanità, in maniera incontrollata, alle regioni, i
vostri consigli regionali hanno, di fatto, distrutto la sanità delle nostre regioni. Voi
dovreste assumervi la responsabilità di queste scelte sciagurate. Ancora una volta, voi
nella legge di stabilità andrete a tagliare 4 miliardi di euro alla sanità – 4 miliardi di
euro – e per fare cosa ? Per farvi la marchetta sulla tassa della prima casa.
Allora io riporto qui la targhetta, Presidente, che i cittadini di Tamburi hanno dedicato
a tutta la politica sul problema Ilva. I cittadini di Tamburi maledicono i politici per
aver avuto la possibilità di risolvere il problema Ilva e non averlo risolto. Io penso a
ogni cittadino malato, che si troverà di fronte a prestazioni sanitarie che non potrà più
utilizzare, perché dovrà pagarle, perché voi state tagliando ogni servizio. Allora io,
Presidente, porto la maledizione di quel cittadino in queste Aule, perché non è
possibile, non è accettabile porre priorità su queste cose, rispetto a queste altre cose che
stanno accadendo nel nostro Paese e che i cittadini pagheranno concretamente sulla
loro pelle.
Allora, nonostante il nostro giudizio negativo, Presidente, noi comunque continuiamo,
perché magari qualcuno ci dice che noi siamo quelli del «no». Presidente, loro
giocheranno, la maggioranza giocherà la propria campagna referendaria sullo slogan
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«C’è chi dice sì». Loro dicono «sì» ai tagli sulla sanità; loro dicono «sì» a portare
indagati e condannati all'interno dei consigli regionali; loro dicono «sì» a fare le
peggiori nefandezze nei confronti dei cittadini. Noi, invece, vorremmo dire «sì» al
reddito di cittadinanza; noi vorremmo dire «sì» al taglio dello stipendio dei deputati e
dei senatori; noi vogliamo dire «sì» al dimezzamento del numero dei deputati e dei
senatori; noi vogliamo dire «sì» al taglio dei privilegi della politica; noi vorremmo dire
«sì» al taglio definitivo del vitalizio, ad esempio, al quale noi già rinunciamo; noi
vorremmo dire «sì», Presidente, a tante altre cose e non alle scemenze pronunciate da
chi, magari, in campagna elettorale perenne, va postando tweet continui, va postando
cose che sono veramente al limite dell'assurdità. Presidente, concludo dicendo che
comunque continueremo ad essere propositivi.
Abbiamo presentato 60 emendamenti in questa riforma, per cercare di migliorare, per
quanto possibile, una cosa che definiamo, comunque, nefasta per i cittadini. Però, noi
ci poniamo, comunque, come coloro che, alla fine, vogliono essere propositivi. Allora,
ancora una volta, faccio un invito, che è stato fatto a noi, che il collega ricordava, e
che, una volta tanto, invece, continuiamo a ribadire a voi su questi emendamenti:
scongelatevi, scongelatevi, scongelatevi non nei confronti del MoVimento 5 Stelle,
scongelatevi nei confronti dei cittadini.
PRESIDENTE. Collega !
GIUSEPPE D'AMBROSIO.
Era un invito rivolto a tutti, Presidente, non solo alla maggioranza presente in
quest'Aula. È un invito rivolto a coloro che, secondo me, adesso, per giustificare questa
riforma, dovrebbero andare in una piazza, Presidente – e qui viene il mio invito finale
– a giustificare questa riforma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Io mi auguro che ogni deputato e senatore che approverà questa riforma, da noi
simpaticamente definita «schiforma», vada nella sua piazza, nella propria città,
liberamente nei confronti dei cittadini, a spiegare il perché era di estrema importanza
fare questa riforma e ad accogliere con piacere e a rispondere alle domande dei
cittadini. Infatti, io sarò il primo cittadino che si rivolgerà al primo parlamentare che va
per strada e fa questa piazzata e gli farà, Presidente, questa domanda: perché non
volete approvare il reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo
MoVimento 5 Stelle) ?
PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare studenti e docenti dell'Istituto di istruzione
superiore Einaudi di Porto Sant'Elpidio, Fermo, che seguono i nostri lavori (Applausi).
Ha chiesto di parlare la collega Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE.
Grazie, Presidente. Rileggere gli atti dell'Assemblea costituente, in occasione di una
discussione di un disegno di legge come quello attuale, può portare a compiere una
serie di riflessioni che, in realtà, sono di una straordinaria attualità e che smentiscono
quelli che sono i luoghi comuni in merito all'insufficienza o alla contraddittorietà dei
motivi che avevano spinto i padri costituenti a scegliere quello che è un sistema
parlamentare su modello bicamerale addirittura perfetto, che in questa sede è stato
condannato in ogni maniera. La discussione, che ha avuto inizio dal 23 settembre del
1947, ha portato i partiti a maturare una serie di riflessioni su una forma di Governo
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parlamentare e inizialmente a non armonizzare quelli che erano i propri intenti, dati
chiaramente da obiettivi diversi di partito, ma che hanno portato, invece, poi, nel
periodo che era intercorso tra la chiusura della discussione delle tre sottocommissioni
all'apertura del dibattito in Assemblea, ad un avvicinamento su quelli che erano i temi
più rilevanti, ovvero sia sull'opportunità di adottare un sistema bicamerale fino
alla.necessità, per esempio, della differenziazione delle elezioni tra Camera e Senato,
in base a leggi che erano ispirate a differenti principi, cosa che purtroppo, in occasione,
invece, di questa sottospecie di fase costituente non è capitato.
Andiamo – chiaramente nel poco tempo che ho – a ripercorrere quelle che sono le
tappe dei lavori che sono stati svolti per quel che riguarda la Camera e il Senato. Per
quel che riguarda la Camera, si è iniziata subito dopo la discussione dell'articolo 52 del
progetto che conteneva, nel primo comma, la sintesi della scelta bicamerale. Il dibattito
aveva affrontato il tema della rappresentanza politica in relazione a quella che era la
dizione dell'articolo 5 del progetto, che prevedeva che la Camera fosse eletta a
suffragio universale diretto. Come sapranno sicuramente tutti, all'epoca l'onorevole
Giolitti del PCI propose un emendamento per aggiungere alla previsione del suffragio
universale diretto la seguente frase: «e segreto secondo un sistema proporzionale».
Giolitti stesso acconsentì, poi, a ritirare questo emendamento, dopo che venne gli
ricordato dai suoi colleghi, in particolar modo da Ruini, che la seconda
sottocommissione aveva già sottoposto all'Assemblea un emendamento che era volto
nella stessa direzione del proprio, con la raccomandazione, però, di non inserire, per
ragioni tecniche, una norma che privilegiasse un determinato sistema elettorale rispetto
ad altri. La ragione tecnica qual era ? Era lo scontro che c'era tra i partiti delle grandi
masse, a favore, chiaramente, di un sistema proporzionale di lista, e i partiti minori,
che erano favorevoli all'uninominale maggioritario.
Nonostante questo dibattito, si è poi arrivati a trovare quella che era una soluzione di
mediazione: sarebbe stato tra gli elementi determinanti e fondamentali non solo il peso
della Camera, ma anche il peso di quello che era il carattere politico del bicameralismo
italiano. La legge elettorale che poi è stata approvata per la Camera dalla stessa
Costituente avrebbe cercato, poi, di risolvere quello che è un problema di
compromesso, non un compromesso al ribasso come siamo soliti dire qui, ma quello
che era un compromesso frutto di una discussione avvenuta seriamente e non con i
tempi contingentati, che avrebbe unito gli scrutini di lista nazionale al sistema delle
preferenze, cosicché l'eletto avrebbe potuto, come rappresentante del partito,
interpretare le istanze politiche generali del corpo elettorale e interpretare, come
designato attraverso il sistema delle preferenze, le esigenze di quella parte
dell'elettorato che egli doveva conoscere e con la quale egli doveva avere rapporti
personali e diretti. Quindi, un affondo sulla linea di quella che è la rappresentanza;
attraverso tale affondo sembra di rivedere, sostanzialmente, di rileggere quelle che
sono le motivazioni in base alle quali 1 la Consulta ha dichiarato, all'inizio dello
scorso anno, con la sentenza del 2014, l'illegittimità costituzionale della legge
approvata da questa Camera, il cosiddetto Porcellum, per i motivi che abbiamo già
ricordato più e più volte, ovverosia un premio di maggioranza distorsivo e liste
bloccate che non permettono all'elettore di esprimere preferenze e, quindi, di avere una
vera e propria rappresentatività.
Per quel che, invece, concerne il Senato si era partiti dal testo dell'articolo 55 del
progetto della Costituzione che prevedeva che la Camera dei senatori fosse eletta su
base regionale e che a ciascuna regione, salvo che alla Valle d'Aosta, fossero attribuiti
almeno cinque senatori, più un senatore ogni 200 mila abitanti, e che il sistema
elettorale funzionasse così: un terzo dei membri doveva essere nominato dal consiglio
regionale e due terzi a suffragio universale diretto da elettori che avessero compiuto il
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venticinquesimo anno di età. Il testo che aveva presentato la sottocommissione
all'Assemblea rappresentava un tentativo di compromesso che era teso proprio a
risolvere i contrasti e le diverse posizioni che i partiti avevano presentato all'interno
della sottocommissione. È noto, infatti, che alla base delle profonde divisioni che si
erano manifestate nella Commissione dei settantacinque a proposito del Senato stava
una concezione profondamente diversa della stessa idea della rappresentanza che si
sarebbe dovuta esprimere in questa seconda Camera. Camera che avrebbe dovuto
esprimere una pluralità di interessi, da quelli delle diverse categorie professionali a
quelli più specificamente territoriali, fino a quelli, anche, che richiedevano, per
esempio, il concorso di specifiche competenze per l'attività legislativa. Questa
concezione di Camera, questa visione di seconda Camera era particolarmente
importante per la DC, che la presentò tramite un ordine del giorno a firma dei deputati
Piccioni e Moro che sottolineava proprio l'esigenza di procedere nella discussione
riguardante il Senato solo dopo aver accettato il principio che la seconda Camera
avrebbe risposto alla necessità di integrare la rappresentanza politica in modo che essa
rispecchiasse la realtà sociale nelle sue varie articolazioni e in tutti gli interessi
politicamente rilevanti, chiamando a partecipare alla seconda Camera i gruppi nei quali
spontaneamente si ordinano le realtà sociali, secondo un criterio di ripartizione a base
territoriale regionale, mediante un'elezione a doppio grado, criterio proporzionale con
entità numerica delle varie categorie. Questo ordine del giorno sostanzialmente
proponeva quella che era una visione radicalmente alternativa al progetto dell'articolo
55, proposto dalla sottocommissione direttamente all'Assemblea. Infatti, fu
sottolineato, per esempio dagli onorevoli del PCI, che con l'approvazione di questo
ordine del giorno si sarebbe andati in direzione completamente diversa da quella che
era già la parte di Costituzione che avevano approvato e delineato nei capi precedenti.
Fu, nonostante tutto, non ritirato, sottoposto al vaglio e alla votazione dell'Assemblea e
fu respinto. Spettò poi, a questo punto, all'onorevole Nitti, che è uno dei più grandi
illustri della tradizione liberale, aprire la discussione sul futuro del Senato, attraverso,
anche lì, la presentazione di un emendamento che prevedeva l'elezione del Senato,
prevedeva che il Senato dovesse essere eletto sulla base di un senatore ogni 200 mila
abitanti.
Fu il gruppo comunista a raccogliere e a rilanciare, al centro di quello che era il
dibattito, l'emendamento presentato dall'onorevole Nitti e, in particolare, presentò un
emendamento all'articolo 55, prevedendo che le Camere fossero elette a suffragio
universale e diretto. Ma non è tanto quello che era previsto nell'emendamento ad essere
importante, quanto, invece, furono importanti le motivazioni a sostegno della
votazione di questo emendamento, perché le motivazioni fecero intuire quello che era
un radicale cambiamento di opinione sul ruolo del Senato che si era verificato
all'interno di quello che era il gruppo comunista. Il gruppo comunista si era convinto
dell'utilità dell'istituzione del Senato per rispondenza alle esigenze che la legge
trovasse, attraverso il vaglio della seconda Camera, una maggiore elaborazione e un
maggior perfezionamento. Quindi, avevano capito quella che sarebbe dovuta essere la
funzione più adeguata di questa seconda Camera, all'interno di quello che era tutto
l'impianto che avevano disegnato e approvato.
Il Partito Comunista riteneva, inoltre, che anche questa Camera dovesse, come la
prima, rappresentare la nazione in modo unitario, in considerazione del fatto che la
sovranità appartiene al popolo tutto, nella forma più indiscriminata e questo principio
era stato stabilito, era già stato votato, in quello che è l'articolo 1 della Carta
costituzionale. Fu sulla base, quindi, di questa argomentazione che il gruppo comunista
dichiarò di aderire al contenuto dell'emendamento di Nitti che riguardava l'elezione dei
senatori e, quindi, con la sconfitta dell'ordine del giorno a firma Piccioni e Moro e la
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scelta del gruppo comunista di respingere quello che era un sistema di elezione misto
dei senatori che era contenuto nel progetto che era giunto dalla sottocommissione dei
75 – che, quindi, già aveva avuto un dibattito ampio e serio, non come quello
affrontato da noi in Commissione, mentre si fischietta e si guarda l'orologio – si è
spostata la discussione del Senato su un'ottica completamente diversa da quella che era
l'ottica originaria e, quindi, il collegamento tra il Senato e le regioni ha assunto un
significato differente da quello che avevano inteso portare gli stessi padri costituenti in
Aula. Furono presentati altri emendamenti per giungere all'elezione sulla base del
suffragio universale; in particolare, giova ricordare l'ordine del giorno di Perassi che fu
respinto. Perché, che cosa proponeva questo ordine del giorno ? Semplicemente di
riportare la formulazione a quella che era la proposta di articolo 55 avanzata dalla
sottocommissione dei 75. Tale proposta fu, pensi Presidente, respinta in Aula e questo
fu il simbolo di quanto, in effetti, il dibattito avesse funzionato, perché il testo così
raggiunto si è modificato e, nonostante ci si ostinasse a riproporre quella che era stata
la valutazione precedente, i partiti che prima avevano votato questa valutazione, si
erano così convinti dell'esigenza di ridisegnare il Senato in quest'altra maniera che
respinsero quello che era il disegno originario, arrivando a definire quello che è il
Senato come fino ad oggi, quanto meno, l'abbiamo conosciuto.
Altri problemi ovviamente ci furono per quello che riguardava la presentazione di
emendamenti che andavano in contrasto e che furono risolti tranquillamente entro il 7
ottobre, ma il punto era che l'approvazione da parte dell'Assemblea costituente portò ad
affermare che il Senato sarebbe stato eletto a suffragio universale diretto con collegio
uninominale. Una votazione che è memorabile, perché dimostra come il fulcro di
quello che è stato un appassionato dibattito all'interno dell'Assemblea costituente, fu
tale e tanto, al punto da mettere in discussione quello che era il patto costituente stesso,
quindi, quello che era il testo che era stato fornito sul problema dell'elezione del Senato
che è quello che oggi viene rimesso in discussione dal Governo Renzi. La
consapevolezza però dell'importanza di quella discussione emerge anche dalla piena
coscienza dei costituenti che avevano optato per l'elezione diretta e a suffragio
universale dei senatori, con un testo che, lo ricordiamo, era differente rispetto a quello
che è arrivato, cosa che, in effetti, anzi, che, invece – altro che in effetti – oggi non è
capitato assolutamente. Anzi, che tipo di parallelismo si può dedurre tra i lavori
dell'Assemblea costituente e quelli che sono stati messi in atto, oggi ? Che l'elettività
del Senato e la sua costituzionale presenza come organo di garanzia contro le
prevaricazioni della maggioranza e dei possibili attentati di questa ai diritti politici e
alle libertà garantiti dalla Costituzione sembrano essere delle caratteristiche essenziali
per quella seconda Camera.
Principi che, però, non possono essere modificati attraverso un procedimento di
revisione costituzionale, che è esattamente quello che si sta tentando di fare oggi.
Anziché aprire una fase costituente, che sarebbe la sede più opportuna per discutere
una riforma di tale portata, si è invece deciso di utilizzare il procedimento dell'articolo
138, quindi quello che riguarda delle leggere revisioni, per stravolgere tutta la seconda
parte e ridisegnare un Senato che era stato costruito – l'abbiamo ricordato bene prima –
sulla base di un dibattito serio, approfondito e non scaglionato da contingentamento dei
tempi, emendamenti limitati e sedute fiume. Niente di questo genere. L'impossibilità di
abolire il Senato, d'altronde, e di cancellare quelle che sono le funzioni di garanzia che
gli sono state attribuite dai costituenti risulta anche dal fatto che la Costituzione ha
voluto attribuire al Senato una piena e paritaria partecipazione alla nomina degli organi
costituzionali (Presidente della Repubblica, giudici della Corte costituzionale, membri
del CSM) che appartengono al sistema di garanzie costituzionali e che assicurano
l'equilibrio tra il principio di maggioranza e quello di rigidità e di prevalenza effettiva
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della Costituzione. Scelta radicalmente diversa, invece, da quella contenuta nel disegno
di legge presentato da questo Governo, che inizialmente ha sottratto al corpo elettorale
la possibilità di scegliere i senatori sostenendo che sarebbero dovuti essere nominati
dai consigli regionali; poi ha cambiato formulazione con quella specie di accordo al
ribasso, ma con la designazione secondo l'attuale formulazione dell'articolo 2
sostanzialmente non è cambiato nulla, anche perché sfido qualcuno, leggendo questo
articolo, a comprendere di che cosa si parli. Si parla della scelta degli eletti in
conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri regionali in
occasione del rinnovo degli organi medesimi. «In conformità» che vuol dire ? Che è un
doppione ? Lo dicevo stamattina durante l'illustrazione della questione pregiudiziale:
in che senso la si intende ? «In conformità» nel senso che l'elettore si esprimerà nella
stessa maniera per il consiglio regionale ? Allora, a questo punto, sarà un doppione;
oppure significa che, se ci si discosterà, si violerà quello che è il principio di sovranità
popolare e allora sarà stato anche inutile andare a chiedere loro che cosa ne pensano, se
questo consigliere dovrebbe diventare senatore o meno ? Per non parlare poi dei
sindaci, che invece proprio non vengono nominati.
C’è poi la durata del mandato, perché in questo disegno di legge si prevede che i
senatori consiglieri regionali durino per la durata del proprio mandato nei propri
consigli regionali e poi ci sono i cinque nominati dal Presidente della Repubblica, che
invece hanno un mandato che dura esattamente quanto quello della Presidenza della
Repubblica, quindi è una specie di mini partito del Presidente della Repubblica.
Non occorre ripetere – l'abbiamo già detto – che i dibattiti e i voti dell'Assemblea
costituente hanno sollevato un livello di discussione che è completamente diverso
rispetto a quello che c’è stato durante le proposte avanzate dal Presidente del Consiglio
Renzi e dal Ministro Boschi, che vanno in tutt'altra direzione rispetto a quella che era
una riforma che invece era stata molto ben ponderata e molto ben discussa; anche
perché si arrivava da un periodo che era completamente differente da quello attuale e
sicuramente i padri costituenti dell'epoca avevano una legittimazione che queste
Camere se la sognano anche di notte.
Che dire, Presidente, in merito ancora al sistema di elezione ? I criteri sono irrazionali
e sostanzialmente incomprensibili; la modifica non ha apportato alcun tipo di
miglioria, a nostro parere, e per quello che riguarda un'altra parte importante a
sostegno di questa riforma, la governabilità, non si può dire che sottraendo il rapporto
fiduciario che intercorre tra Governo e Senato si possa stabilire una sorta di
governabilità chiaramente appoggiata sulla legge elettorale nuova, anche perché il
bicameralismo, così come previsto, dubito che abbia di per sé aggravato quella che è la
stabilità dei Governi e che abbia leso l'esperienza della Prima o anche della Seconda
Repubblica, perché la formazione delle maggioranze non corrispondenti alla volontà
dell'elettorato hanno riguardato in pari misura sia la Camera che il Senato; quindi pare
anche difficilmente sostenibile che il rendiconto politico costituzionale del Senato sia
inferiore rispetto a quello della Camera.
Quindi, questa sembra semplicemente una motivazione addotta per giustificare quella
che è una riforma che non ha senso. Possiamo dircelo tranquillamente: non ha senso
alcuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Perché ho voluto ripercorrere e tediare così tanto tutta quest'Aula su quelli che erano i
passi che hanno portato l'Assemblea costituente ad approvare il Senato e la Camera
così come li conosciamo oggi ? Per sottolineare la differenza – non tanto per voi,
perché, ovviamente, dubito che ve ne freghi qualcosa, ma, magari, per chi segue da
fuori e che ha veramente interesse a capire che cosa dovrebbe poi votare, quando ci
sarà il tanto proclamato e sbandierato referendum – e per far capire che il metodo era
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completamente differente; è per quello che siamo così tanto inalberati su questa
riforma.
È un disegno di legge che arriva dal Governo, quando i banchi del Governo non
dovrebbero vedere presente nemmeno una persona. A parte che non la vedono
comunque più di una persona, neanche durante la discussione di questa riforma, ma i
banchi dovrebbero essere proprio vuoti, nel senso che sono le Camere che dovrebbero
avanzare delle proposte di modifica della Carta costituzionale e votarla con quello che
è il procedimento di modifica previsto dall'articolo 138, quindi aggravato con la doppia
lettura e con tre mesi di distanza tra una lettura rispetto ai passaggi nelle due Camere.
Non dovrebbe essere il Governo a proporla.
Tra l'altro, questo è un Parlamento che manca della legittimazione politica, giuridica,
chiamatela come volete; manca l'opportunità. Vedete voi come giustificarla rispetto
alle vostre coscienze, sicuramente un Parlamento che è stato eletto con una legge
elettorale incostituzionale manco dovrebbe sognarselo di toccare questa Carta. Invece
se l’è sognato e come: ha fatto partire la proposta di modifica dal Governo ed è lo
stesso Governo che ha proposto anche la legge elettorale. Queste due riforme così
importanti meriterebbero un periodo di riflessione veramente importante, invece che
cosa si è fatto ? Si è fatto partire da una Camera l'esame della legge elettorale e, in
contemporanea, dall'altra, la riforma costituzionale, poi le si è intrecciate e si è andati a
discutere su quelle che potevano essere le migliorie, non tanto di quella che è una
riforma che, si sa, non aspira ad essere la migliore riforma di tutti i secoli ma
semplicemente quella che accontenta di più la maggioranza del partito con magari
anche gli ex alleati della coalizione di maggioranza e, perché no, anche una stampella
finta opposizione. Il metodo è totalmente sballato: ci sono stati dei tempi contingentati.
Ma voi ve li immaginate in Assemblea costituente i tempi contingentati ? Avete 60
minuti per discutere 4 mila emendamenti: Presidente, le pare un metodo sensato di
andare a riformare quella che è la Carta più importante dello Stato italiano ? Io la trovo
follia allo stato puro, come la proposta del Partito Democratico, nella precedente
lettura, di proporre la seduta fiume per portare a conclusione l'esame degli
emendamenti.
La seduta fiume è una seduta – lo spiego sempre a chi ci segue, perché ovviamente voi
lo sapete – alla quale si ricorre nel momento in cui ci sono dei decreti che vanno in
scadenza e quindi bisogna approvare tutti gli emendamenti per lottare contro il brutto e
cattivo ostruzionismo delle opposizioni. Si dice che si va avanti notte e giorno,
all'infinito, finché non si finisce l'esame di tutti gli emendamenti e si vota
immediatamente la conclusione del provvedimento, perché altrimenti andrebbe in
scadenza. Peccato che qui è stata richiesta per delle riforme costituzionali; abbiamo
votato per una settimana, notte e giorno, gli emendamenti – tra l'altro con delle
sospensioni che non ci dovrebbero essere in una seduta fiume – e si è poi arrivati al
voto finale un mese e mezzo dopo.
Allora, il senso della seduta fiume, a livello proprio di logica parlamentare, di
Regolamento parlamentare, proprio non avrebbe dovuto neanche essere concesso, ma
la Presidenza di questa Camera, anziché assumersi la responsabilità di dire che non era
possibile, ha messo in votazione il provvedimento, ed essendo questo – lo sanno anche
i sassi, ormai – un Parlamento con un premio di maggioranza abnorme, si è potuto
autoapprovare la proposta avanzata da se stesso di deliberare la seduta fiume e ha
potuto chiudere l'esame di tutti gli emendamenti. Arrivati al Senato si è posta la
«ghigliottina» sugli emendamenti: non ne potete presentare troppi perché altrimenti si
intasa la discussione. Peccato che, se una discussione vera ci fosse stata, con ogni
probabilità tutti avrebbero collaborato seriamente a fare una discussione che fosse
anche costruttiva, probabilmente magari non depositando neanche 80 milioni di
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emendamenti, come qualcuno ha fatto. Ma la discussione viene già posta con un
contingentamento dei tempi e con un contingentamento degli emendamenti, e si è
deciso di saltare il passaggio in Commissione. Come si fa a saltare il passaggio in
Commissione ? Le Commissioni affari costituzionali di Camera e Senato sono le sedi
naturali in cui non solo si dovrebbe fare la discussione, ma dovrebbe proprio
partire da lì sicuramente, e non dal Governo, che in questo momento giustamente
sbaglia.
Vi è poi l'interpretazione della doppia conforme: non si può procedere con
l'emendabilità di quelli che sono articoli già approvati sia dalla Camera che dal Senato.
Se questa interpretazione è sicuramente valida per quello che riguarda le leggi
ordinarie, come si fa, però, a dire che sia valida per le riforme costituzionali ? Ma,
allora, che diamine di senso avrebbe il procedimento aggravato ex articolo 138 ? Se
tanto vale questo bel precedente, tutto quello che è un procedimento aggravato non è
assolutamente aggravato, perché si supera con la prassi.
Peraltro, l'applicazione di quest'interpretazione va completamente contro quello che è il
precedente della Giunta per il Regolamento della Camera del 5 maggio 1993, nel quale
si sosteneva proprio che, nel procedimento di revisione costituzionale, possono essere
introdotti emendamenti anche soppressivi, pur quando sul testo sia stata formulata la
doppia conforme. Sussiste poi l'argomento, che è decisamente insuperabile e
assorbente, secondo il quale, fino a quando non sia stata definitivamente approvata o
promulgata, una modifica non può prevalere sulla Costituzione vigente e sostituirsi alla
stessa. Quindi significa che il procedimento ex articolo 138 rimane lì dov’è: non è che
si può aggirare dicendo che c’è la doppia conforme oppure si possono solo modificare
quei due articoli che sono stati toccati dalla Camera precedente. Infatti, altrimenti, non
avrebbe avuto senso che i Padri costituenti prevedessero una procedura di questo
genere.
Abbiamo parlato prima di revisione. Revisione significa piccola modifica. Qua si
toccano quaranta articoli: bisognava bloccare i lavori parlamentari. Se questo fosse
stato un Parlamento eletto con una legge elettorale degna di questo nome, si sarebbero
dovuti bloccare i lavori e aprire una fase costituente. Occorreva sederci tutti a un
tavolo e nelle Commissioni affari costituzionali e dire: bisogna discutere e fare delle
sottocommissioni, come fu fatto all'epoca. Si doveva discutere di quelle che erano le
esigenze di modifica. Si poteva fare ? Assolutamente sì. Ma perché utilizzare un
procedimento di revisione con questi éscamotage della doppia conforme, per arrivare
poi a correre, fare alleanze che poi si sono scisse – lo hanno ricordato benissimo i miei
colleghi in precedenza – e che si sono sciolte nel frattempo ? Infatti prima Forza Italia
era concorde con questa riforma, poi si è staccata ed è diventata opposizione, a questo
punto è venuta meno la maggioranza che occorre dei due terzi e, allora, si è lanciata
l'ideona: «chiederemo un referendum». Grazie, lo chiederete sicuramente perché è
previsto dalla Carta costituzionale. Referendum che, però, sempre per previsione dei
padri costituenti, che erano molto, molto più saggi e molto più lungimiranti di ognuno
di noi, si prevedeva come uno strumento a tutela delle opposizioni. Quindi, nel
momento in cui non si fosse riusciti a raggiungere quella maggioranza così ampia, si
sarebbe potuto chiedere ai cittadini: ma, a voi, questo tipo di revisione, questo tipo di
piccola modifica, va bene o meno ? Siete concordi o meno ?
Quello che invece si intende fare quest'oggi, o meglio quello che si farà e che voi
intendete fare, è mettere i cittadini nella condizione di decidere con un aut aut: o ti
prendi il pacchetto completo delle riforme o non ti prendi assolutamente nulla. Quindi,
o tutti «sì» o tutti «no». Così si trasforma quello che è uno strumento di garanzia delle
opposizioni in uno strumento puramente plebiscitario, ovvero si chiede: ti piace tutto
questo plico di riforme ? Guarda se hai tempo di leggertelo, sennò te lo spiego in
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quattro minuti: si dimezzano i senatori, non li si paga più e il procedimento legislativo
sarà più snello. Sì o no ? Ma questo non è un vero modo per affrontare una riforma
costituzionale.
Peraltro, di fronte a una serie di emendamenti proposti da noi, è stato detto dal
Governo e dalla maggioranza che la previsione era troppo dettagliata e troppo
farraginosa per essere inserita all'interno della Carta costituzionale, che per sua natura
detta dei principi e, quindi, deve essere semplice, chiara, immediata e deve fare capire
in maniera semplice i principi generali e poi tutto il resto si svilupperà con leggi
successive. Questo è all'articolo 72. Più che una norma di principio, quello che prevede
il percorso di formazione di una legge, sembra un trattato, perché è lungo all'incirca tre
spanne. Se questo è un articolo semplice, comprensibile e immediato, allora, o voi siete
tutti brillantissimi oppure nessuno ha idea di come si scrivano le Costituzioni e
sicuramente non ne avevano idea alcuna i padri costituenti.
Tralascio tutta la discussione in merito all'inutilità totale del Senato, così come è
previsto, soprattutto alla luce delle modifiche fatte al Senato, che hanno semplicemente
introdotto dei «valuta» o «concorre a valutare», «valuta» o «esercita in raccordo con»,
che sono modifiche che sono semplicemente servite a far decadere tutti quelli che
erano gli emendamenti presentati e non sono certo modifiche sostanziali. Per quel che
riguarda poi il fatto della scelta in conformità alle scelte espresse dagli elettori, non si è
capito e dubito che riusciremo a capirlo. Infatti bisognerebbe entrare nella testa di
quello che è il «brillantone» che ha proposto questa formulazione, per capire anche
quale sarà la legge elettorale che si intenderà attuare in merito. Come si intenderà farlo
? Cosa succederà se i consigli regionali si distaccheranno dalla scelta espressa dagli
elettori ? Boh, non lo sapremo.
Sull'elezione dei giudici e su tutto quello che sono le altre norme, si sono ampiamente
espressi i miei colleghi negli interventi precedenti. Io voglio soltanto concludere,
portando a riflettere tutta l'Aula – che so essere molto stanca a fronte di questi
lunghissimi interventi sul complesso degli emendamenti – che il motivo per cui anche
oggi abbiamo fatto questa serie di interventi molto lunghi e molto tediosi – alcuni
molto tecnici, altri decisamente meno – è perché ci ritroviamo di fronte al fatto di aver
fatto in Commissione un lavoro che si è concluso con una manciata di emendamenti
trattati in un'ora all'incirca, ci si è ritrovati ad arrivare in Aula con una
calendarizzazione fatta per poi permettere la prossima settimana di affrontare con
tempi contingentati – quindi con tempi ridotti – gli emendamenti e a non avere un
dibattito vero nemmeno qui. Ma, allora, noi che cosa ci stiamo a fare ? Che cosa ci sta
a fare il Parlamento ? Io mi chiedo perché queste Camere abbiano ceduto quello che è
il loro potere massimo, oltre alla legislazione ordinaria, che è già completamente data
nelle mani del Governo, che di fatto decreta anche senza che ci siano i presupposti
previsti dalla Carta costituzionale, quindi necessità e urgenza. Gli si è messa in mano
addirittura la facoltà di modificare completamente la seconda parte della Carta
costituzionale, senza nemmeno un dibattito. Ma io dubito che tutti, qui dentro, abbiano
contezza di che cosa prevedano tutti questi quaranta articoli e di quanto si cambi
veramente l'impianto di quello che è il nostro Stato e di quello che diventerà con
l'approvazione di questa riforma.
Spero, non so, che avere fatto un raffronto con quello che era un dibattito avvenuto
seriamente possa portare i deputati che siedono all'interno di questa sala a capire
quanto invece sia stato vuoto, inutile, svilito e insensato il, chiamiamolo dibattito, ma
dibattito non è, piuttosto il monologo, che abbiamo fatto su questa riforma (Applausi
dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Bonafede. Ne ha facoltà.
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ALFONSO BONAFEDE.
Grazie Presidente. Non so, Presidente, se mi basterà il tempo – sebbene sia tanto – che
mi viene concesso per quest'intervento. Ho sempre pensato che ci vorrebbero ore, forse
giorni e forse mesi, per raccontare la bellezza della nostra Costituzione, il suo
significato, la sua storia. Mi basta leggere tre articoli della Costituzione per dare
soltanto un esempio.
Anticipo fin d'ora che ritengo che questa riforma costituzionale, questa pseudo-
riforma costituzionale, stravolgendo la seconda parte della Costituzione, stravolge ogni
articolo della Costituzione, anche quelli della prima parte.
Il primo. «L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità
appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Chi
può davvero, tra i presenti, dire che questa riforma lascia integro l'articolo 1 della
Costituzione ? La sovranità, dopo questa riforma, apparterrà ancora al popolo italiano o
apparterrà ad un solo uomo che avrà manipolato la Costituzione e tutte le norme della
Costituzione, soltanto per poter arrivare al potere e tenere tra le sue mani quel potere
alla faccia del popolo italiano ? Altro che esercizio della sovranità !
«La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo sia come singolo
sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità e richiede l'adempimento
dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale».
L'articolo 3: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla
legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche,
di condizioni personali e sociali». Il secondo comma specifica: «è compito della
Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto
la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona
umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica
economica e sociale del Paese».
Sentite come le norme erano differenti, avevano un significato differente, avevano una
portata giuridica e sociale differente nel riconoscere che tutti i cittadini devono essere
considerati uguali, ma laddove tale uguaglianza non esiste nei fatti la Repubblica
interviene per garantire che quella uguaglianza non sia soltanto un principio sancito
dalla Carta Costituzionale, ma per far sì che la Costituzione viva nei rapporti umani,
che la Costituzione garantisca che tutti i cittadini siano realmente uguali davanti alla
legge, cosa che non accade con una riforma costituzionale che ha permesso ad una
minoranza del Paese di andare al potere all'interno di questo Parlamento e di
approfittare di quel potere per stravolgere la Costituzione, violando i diritti alla
democrazia e tutti i diritti di ciascun cittadino che discendono da una democrazia che
dovrebbe esistere veramente.
Presidente, ci vorrebbero giorni, forse mesi, per raccontare la bellezza della nostra
Costituzione, ebbene forse ce ne vorrebbero ancora di più di giorni o di mesi per
raccontare l'orrore giuridico di questa riforma costituzionale, un orrore che vive
attraverso dinamiche inimmaginabili al di fuori di questo Parlamento, perché se noi
andiamo a spiegare ad un cittadino cosa sta succedendo, se noi lo distogliamo per un
attimo dalle incredibili problematiche e dagli incredibili drammi economici in cui i
partiti, nel corso di questi anni, hanno fatto scivolare la condizione dei nostri cittadini,
di tutti noi cittadini, se noi riusciamo a distoglierlo per un attimo dalla sua difficile
situazione economica e gli spieghiamo cosa sta facendo la maggioranza in questo
momento – una parte tra l'altro della maggioranza – un cittadino non lo
comprenderebbe. Ebbene, la forza del diritto sta nella sua capacità di essere percepito
dai cittadini come giustizia, e questa riforma è ingiusta proprio nella misura in cui un
cittadino normale e di buonsenso non potrebbe in alcun modo comprenderne né la
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portata né le motivazioni che hanno portato i partiti ad individuare una serie di norme
assurde ed allucinanti al solo fine di ritagliarsi una fetta di potere che già avevano
conquistato con la forza, ma che adesso cercano di conquistare con la violenza –
perché guardate che la forza o la violenza non si esplicano e non si articolano soltanto
attraverso la fisicità –, è violento quello che il Partito Democratico e questo Governo
stanno facendo in questo Parlamento, è certamente violento !
Presidente, mi sono interrogato sul perché la nostra Costituzione sia così bella. Perché i
nostri Padri della Costituzione sono riusciti in un'impresa in cui questa maggioranza
non riuscirebbe neanche se campasse all'interno di questo Parlamento per 300 anni
(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
Perché loro ci sono riusciti ? Per un semplice fatto, che erano passati attraverso la
guerra, che avevano vissuto sulla loro pelle gli orrori della guerra e prima ancora gli
orrori della dittatura.
Loro avevano capito, avevano visto, cosa può accadere nel momento in cui un uomo si
mette in testa di essere migliore degli altri, nel momento in cui un uomo circondato da
burattini decide di imporre quel teatrino a tutto il Paese, al solo fine di ritagliarsi la
propria fetta di potere.
Infatti la nostra Costituzione vive proprio di quei pesi e contrappesi che possono
blindarla. Ecco, quello che hanno fatto i Padri della nostra Costituzione non è stato
mettersi intorno a un tavolo e dire:«Vediamo che norme possiamo delineare per
l'assetto democratico dell'Italia». Si sono seduti attorno ad un tavolo per mettere nero
su bianco un progetto che doveva rimanere blindato di fronte a qualsiasi attacco alla
democrazia, un progetto che doveva resistere di fronte a qualsiasi nuova dittatura. E
guardate che, per vedere una dittatura, per fare rivivere una dittatura, non è necessario
vedere qualcuno che marcia su Roma, non è necessario vedere un intervento militare a
tutti i costi. Una dittatura vive di soprusi che sono innanzitutto nelle norme, che
passano attraverso innanzitutto lo stravolgimento di ogni garanzia a favore delle
opposizioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che passano
innanzitutto attraverso una serie di parlamentari che non devono dire grazie a nessun
cittadino, perché non sono stati eletti da quei cittadini, ma a un solo capo e che sono
disposti a vendere l'anima al diavolo per mantenere quel posto. Perché qui dentro ce lo
dobbiamo ricordare tutti che la maggior parte dei parlamentari del PD è di nomina
bersaniana e che questo rende ancora più debole il PD di fronte all'avvento del
Presidente del Consiglio Renzi; perché tutti coloro che sono entrati qui dentro,
dovendo dire grazie a Pier Luigi Bersani, ora temono di contraddire il capo, perché
sanno che una volta usciti non rientrerebbero mai più qui dentro con il nuovo capo
(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Questo è ciò che accade, un teatrino, una farsa che riduce il Parlamento italiano allo
zerbino di un uomo che si è ritrovato improvvisamente, grazie alla benedizione
dell'allora Presidente della Repubblica, all'interno di un Governo e addirittura a
presiedere un Governo.
Raccontiamola la storia che ci porta a queste riforme, perché, vedete, l'articolo 138 non
era stato scritto perché a un certo punto i Padri della Costituzione hanno pensato:
«Facciamo perdere un po'di tempo alle Camere, facciamoli votare quattro volte,
insomma perché soltanto due volte, è la Costituzione». No, perché avevano capito
l'importanza di individuare un procedimento ed una maggioranza che dovevano
resistere al dibattito parlamentare, nel senso che quel dibattito parlamentare doveva
servire per perfezionare l'esito finale. Invece così non è stato, perché la verità è che i
Padri della Costituzione non avrebbero mai immaginato quello che è accaduto in Italia
negli ultimi tre anni. Avevano pensato a un ritorno del fascismo, al ritorno della
dittatura, ma mai avrebbero immaginato quello che è accaduto realmente. Io,
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Presidente, mi ricordo, mi sono ricordato, sono andato a cercare una citazione di
Calamandrei.
Calamandrei diceva: se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la
nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri
dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati; dovunque è morto un
italiano, per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì
è nata la nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ed è proprio quello che sto cercando di spiegare, cioè che la Costituzione non è
stata scritta dall'inchiostro di una penna, ma dal sangue di tanti cittadini che sono morti
per la libertà e per la democrazia.
E allora quello che era accaduto non doveva più accadere, ma non soltanto il fascismo
come situazione politica e storica di quel momento. Non doveva più avvenire nessun
sopruso della democrazia.
E allora che cosa è successo invece in questi tre anni ? Noi abbiamo avuto delle
elezioni che sono state totalmente cestinate da chi governa ! Il voto di ogni cittadino
italiano, anche quello a favore del Partito Democratico, ogni voto è stato cestinato,
perché nessuno degli elettori avrebbe mai immaginato gli sviluppi, nessuno degli
elettori avrebbe mai votato, ha mai votato Matteo Renzi ! A nessuno degli elettori è
stato spiegato che il Partito Democratico avrebbe stravolto la Costituzione italiana
insieme a Denis Verdini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
Dopo quelle elezioni, a un certo punto, qualcuno ha deciso di convincere tutti che la
soluzione migliore era garantire un Governo a tutti i costi al Paese e in particolare che
Partito Democratico, Scelta Civica, Forza Italia, questo grande calderone di gente
eletta per motivi totalmente differenti da quello che poi sono venuti a fare qui,
all'interno del Parlamento (tra virgolette eletta, perché nessun cittadino ha potuto
votare un parlamentare grazie al Porcellum)... cosa è successo ? Si è creato un
Governo, un Governo trasversale, un Governo che era il Governo di Letta. Poi dopo un
anno improvvisamente senza che nessuno si alzasse dal Parlamento per dire che
mancava la fiducia al Governo Letta, improvvisamente, in una cena, l'allora Presidente
della Repubblica e il Presidente del Consiglio attuale decidono che andava cambiato il
Governo.
E così abbiamo, dall'oggi al domani, un Presidente del Consiglio nuovo con un
Governo nominato dallo stesso Presidente del Consiglio; incredibile ! Ma nel
frattempo, quello che accade è che la Corte Costituzionale interviene, perché tutti i
partiti erano lì concentrati nello spiegare ai cittadini che il Porcellum era proprio una
porcata, andava cambiata, ma nessuno lo cambiava mai. È stato necessario l'intervento
della Corte costituzionale che ha stabilito che il Porcellum era incostituzionale.
Ovviamente la Corte costituzionale dice: questo Parlamento continuerà ad operare. Ma
era evidentemente un regime di prorogatio. Nessuno doveva nemmeno immaginare di
poter cambiare la Costituzione con una maggioranza risicata che praticamente non
c'era più e che aveva bisogno dei voti di Denis Verdini.
Su questo voglio dire una cosa che è importante perché c’è l'equivoco, che state
facendo strisciare tra i cittadini, per cui la Costituzione si cambia con tutti. L'equivoco
non è questo, il dialogo con le altre forze politiche va cercato. Però, con questo
presupposto, in astratto giusto, il Partito Democratico, fa in modo di giustificare che la
Costituzione la sta cambiando con Denis Verdini. Ma non è non è possibile fare un
ragionamento del genere, questo non è un sillogismo, perché io il dibattito politico lo
devo cercare con tutte le altre forze politiche, ma non necessariamente con tutti. Devo
cercare di creare un filtro, se ci sono uno, due, e più rinvii a giudizio di una persona, un
attimino mi chiedo se è il caso di cambiare la Costituzione italiana insieme a quella
persona. Tra l'altro, i Ministri del Governo continuano a dire che Forza Italia è stata
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contraddittoria. Io mi chiedo: sicuramente c’è stato il patto del Nazareno e sicuramente
c’è stato a tavolino un accordo che non possiamo dire da chi è stato tradito, perché in
una partita a poker tra due bari è difficile capire chi vince e chi perde, si può semmai
cercare di capire chi ha barato di più. Ebbene da quel tavolo, da quel patto del
Nazareno, nasce quello di cui andiamo a discutere oggi. Tuttavia, a un certo punto,
viene a mancare un partito e ne rimane qualcuno che si distacca appunto nella
componente Denis Verdini. Ora io voglio chiedere, siccome assisteremo al solito gioco
del silenzio del Partito Democratico e del Governo che stanno lì (io ribadisco: ogni
tanto mandate le gigantografie che tanto non se ne accorge nessuno), ma secondo voi,
che percentuale di cittadini italiani rappresenta oggi Denis Verdini e che percentuale
rappresenta il Ministro Alfano ? C’è un po'da farsi questa domanda se davvero state
cambiando la Costituzione in quattro gatti o se invece state cercando di tirare nel carro,
nel calderone dei burattini, persone che non rappresentano più nessuno, perché è
evidente a tutti che non rappresentano più nessuno. Era questa la rottamazione ?
Presidente, sento parlare (anch'io oggi ne ho parlato per far capire di cosa stiamo
discutendo) di riforma. Allora uno si chiede: ma siamo sicuri che stiamo parlando di
una riforma ? Dal sito della Treccani emerge che la riforma è una modifica sostanziale,
ma attuata con metodo non violento. Quindi, già non ci rientra più questa riforma,
perché ribadisco che qui è stata fatta una violenza istituzionale. Voglio ricordare che
nella precedente lettura siamo stati costretti a discutere della modifica della
Costituzione di notte come i ladri, perché ladri di democrazia siete.
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, per favore !
ALFONSO BONAFEDE.
Sì, Presidente, perché ladri di democrazia sono tutti coloro che stanno votando
favorevolmente questa pseudo riforma. Presidente, in occasione della precedente
lettura, io sono stato buttato fuori da quest'Aula perché ripetevo ad alta voce la parola
«onestà»(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) per difendere la
Costituzione, perché c’è disonestà in chi sta cercando di massacrarla e rivendico il mio
diritto di dirlo e di ripetere più volte la parola «onestà» !
Dicevo: una modificazione sostanziale, ma attuata in metodo non violento di uno stato
di cose, di un'istituzione, di un ordinamento, e così via, rispondente a varie necessità,
ma soprattutto a esigenze di rinnovamento e di adeguamento ai tempi.
Questa è la barzelletta che raccontate: «ne avevamo tutti bisogno della modifica della
Costituzione».
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 18,25)
ALFONSO BONAFEDE.
Ora, ho sentito molto spesso obiettare, di fronte alle obiezioni che vengono fatte a
questa pseudo riforma, «se ne è parlato per tanti anni, noi siamo riusciti a fare quello
che non era riuscito a fare nessuno». Sicuramente quello che non era riuscito a fare
Berlusconi, il Partito Democratico ci sta riuscendo. Addirittura, ogni tanto, secondo
me, Berlusconi si stupisce perché nemmeno lui era arrivato a immaginare tanta audacia
e temerarietà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma dicevo che
qualcuno continua ad affermare l'importanza di aver fatto qualcosa che altri non
avevano fatto. Infatti, è semplice da individuare il bluff, perché non arriva mai una
risposta nel merito. Se uno dice ma questa riforma del Senato non ha senso, la risposta
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è: «però e ci hanno provato per tanti anni ora ci stiamo riuscendo noi». Se uno spiega
che stiamo mandando la peggiore classe politica di questo Paese, quella che grazie a
voi, grazie ai partiti, siede all'interno dei consigli regionali, a fare i senatori, la gente
ovviamente non lo può capire. D'altronde, di fronte all'obiezione di merito dall'altra
parte si dice: «però noi abbiamo fatto qualcosa che gli altri dovevano fare; noi ci siamo
riusciti». Se uno spiega e obietta, come hanno fatto i più illustri costituzionalisti, non il
MoVimento 5 Stelle, che non è il caso di creare una macchina infernale che permetterà
di soggiogare la Corte costituzionale e il Presidente della Repubblica al ruolo di
emanazione di un Presidente del Consiglio, di un Premier, dall'altra parte la risposta
ancora è: «qualcosa andava fatto e noi lo abbiamo fatto; noi abbiamo cambiato la
Costituzione ne parlavano in tanti». È vero, ne parlava anche Matteo Renzi, soltanto
che se uno va a prendere i suoi discorsi, i suoi proclami, i suoi spot, i suoi tweet, prima
dell'elezione, non ci trova niente di quello che poi è accaduto. Ma dico io almeno una
delle tante cose che aveva detto dovrebbe trovare, giusta o sbagliata, corrispondenza ?
Io avevo sentito parlare sempre di un Senato che andava abolito, poi uno chiede: «ma
scusi aveva detto che il Senato andava abolito invece non è stato abolito» e la risposta
è: «sì però siamo di meno». Queste sono risposte che hanno il solo effetto di prendere
in giro i cittadini attraverso una macchina dell'informazione che continua ad
assecondarlo. Non si può assecondare delle informazioni false sulla Costituzione,
perché la Costituzione, nella sua laicità, è sacra. Non si possono dire delle falsità e in
maniera totalmente disinvolta: «sì, ma ho cambiato idea».
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 18,30)
ALFONSO BONAFEDE.
Quando immagino quello che hanno fatto questo Governo e questa maggioranza;
quando sento parlare del fare, del fare a tutti i costi, non importa cosa fai, l'importante
è che la fai; quando penso al Jobs Act; quando penso alla riforma della Costituzione;
quando penso all'Italicum, mi viene in mente una stanza ammobiliata in maniera
antica, diciamo così la classica stanza dei nonni che non viene toccata per tanto tempo
e, poi, però, qualcuno dice: ma, insomma, cambiamo questi mobili, qualcosa un
attimino va fatta. La stanza è funzionante, in astratto funziona tutto, le luci, ma diciamo
che è un po’ antica. Ecco, così forse è la macchina istituzionale e costituzionale. Come
abbiamo detto anche noi, andava dimezzato il numero dei parlamentari e andavano
dimezzati, peraltro, gli stipendi dei parlamentari; andava portata la legalità all'interno
del Parlamento attraverso incompatibilità che dicessero chiaro, in maniera
inequivocabile, nella Costituzione che un condannato in via definitiva non può sedere
all'interno del Parlamento. E, allora, in quella stanza a un certo punto arriva uno, un
ragazzotto, uno cresciuto senza lavorare. Se state immaginando tutti la stessa persona,
io non ho pronunciato il nome. E questa persona dice ai familiari: va bene, non vi
preoccupate, ci penso io, faccio qualcosa che voi non siete riusciti a fare perché questa
camera, questa stanza, questi mobili vanno rinnovati. È troppo vecchio e troppo antico.
Si fidano per un attimo, lo fanno entrare e lui prende una spranga e distrugge tutta la
stanza. La distrugge completamente e, poi, comincia a fare murales sulle pareti e poi
esce e dice: vedete, sono riuscito a cambiare qualcosa che voi non cambiavate da anni
e da decenni. Quello che il Partito Democratico di Matteo Renzi ha fatto rispetto alla
Costituzione e alla nostra democrazia non è cambiamento, non si chiama riforma, ma
si chiama vandalismo istituzionale. Ha solo questo nome perché decidere di massacrare
la Costituzione, di stravolgerla nei suoi assenti fondamentali, senza cercare nessun tipo
di condivisione con le forze di opposizione, significa vandalismo istituzionale. Si
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toglie ogni forma di sicurezza rispetto all'avvento di un dittatore nel futuro, ammesso
che la dittatura non ci sia già adesso. Ammesso e non concesso che voi riteniate in
buona fede, cosa a cui non credo, che la nostra democrazia per ora è ben consolidata;
ammesso e non concesso questo, dovete ammettere una volta per tutte che questa
nuova Costituzione che state delineando, oltre a essere un obbrobrio sotto tutti i punti
di vista, è molto fragile rispetto ad un eventuale futuro dittatore che, vincendo una sola
elezione, anzi non vincendo, in quanto grazie all'Italicum gli basta prendere una
percentuale minima, prende il Governo del Paese asservendo tutti gli organi che sono
posti a difesa della Costituzione, dalla Corte costituzionale al Presidente della
Repubblica, trasformandoli in una propria emanazione, blindando a quel punto il
proprio potere.
Non potete non farvi domande di questo tipo. Eppure, il Presidente del Consiglio e il
Ministro Boschi hanno frequentato la mia stessa facoltà, che è la facoltà di
giurisprudenza di Firenze; una facoltà che è nota a livello nazionale, ma anche
internazionale, per l'importanza dei pubblicisti e dei costituzionalisti che ha espresso
E quando eravamo lì a imparare il diritto ci insegnavano che la Costituzione è grande
ed è importante nella misura in cui ha delineato meccanismi, non solo di nuova
democrazia, ma anche di difesa di quella democrazia, di difesa a tutti i costi contro
qualsiasi soggetto che in un momento di crisi sociale, economico, può avere la
possibilità e il potere di andare al Governo e a quel punto asservire il Paese ai propri
bisogni e alle proprie esigenze. Questa è una domanda che si devono porre tutti perché,
vedete, ci sono degli emendamenti che purtroppo non cambiano niente. Purtroppo, c’è
una pseudo-minoranza all'interno del Partito Democratico che in qualche modo ha
finto di volersi imporre per poi, invece, proseguire in quel tracciato di mediocrità che
caratterizza questa legislatura, grazie alla mediocrità che caratterizza le leggi che
vengono approvate da questo Parlamento; leggi spesso fatte male come questa; leggi
che potrebbero essere fatte meglio; leggi che, a volte, essendo prive di colore politico,
potrebbero anche essere approvate in virtù di un dibattito e di un dialogo con le forze
dell'opposizione, con il MoVimento 5 Stelle. Cito, per esempio, la legge sulla
continuità affettiva. Tutta una serie di norme che, davvero, se avessero a cuore gli
interessi dei cittadini, potrebbero riuscire ad essere un momento di incontro con le
forze di opposizione. Ma non è mai così perché le leggi che vengono approvate da
questo Parlamento, dall'articolo 416-ter all'Italicum, dal falso in bilancio alla riforma
costituzionale, dalle leggi sull'evasione fiscale al Jobs Act, sono tutte leggi che sono
fatte a tavolino, tra poche persone, con pochi poteri forti che pensano di poter
calpestare i diritti dei cittadini. E in nome di quella pretesa ci sono pochi soggetti che si
riuniscono, che decidono di fare un Governo e che decidono che quel Governo deve
andare avanti a tutti i costi, senza mai chiedersi: ma è giusto quello che stiamo
facendo?
Mi torna in mente quello che ci insegnavano all'università, per l'appunto la stessa
facoltà, ribadisco, che hanno frequentato, sia il Presidente del Consiglio Renzi, sia il
Ministro Boschi. Ci dicevano che un giurista è un osservatore privilegiato perché lui
vede la realtà come dovrebbe essere, guarda attraverso le lenti del diritto e guarda tutto
ciò in una prospettiva di giustizia. Ebbene, io mi chiedo: frequentando le stesse lezioni
universitarie, com’è possibile che il Presidente del Consiglio Renzi e il Ministro
Boschi non si siano accorti che quelle lenti qui dentro sono andate in frantumi ? Sono
andate in frantumi in nome di una pretesa, che è quella del «facciamo qualcosa a tutti i
costi», per convincere gli elettori che non importa la qualità della giustizia, ma importa
la quantità delle norme e non importa se quelle norme sono totalmente irragionevoli.
Qui noi stiamo parlando della riforma della Costituzione, degli emendamenti sulla
riforma della Costituzione, ma non possiamo limitare il dibattito parlamentare a questo
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perché, quando parliamo della fonte primaria della nostra democrazia e quando
parliamo della fonte primaria che è gerarchicamente sovraordinata a tutte le leggi,
allora ci dobbiamo fermare un attimo e riflettere.
Dobbiamo riflettere su quello che sta accadendo, sulla qualità della Costituzione e,
quindi, sulla qualità delle leggi, perché i cittadini, noi cittadini, non comprendiamo più
il significato di una legge.
Mi viene in mente la frase pronunciata di fronte alla Corte di Cassazione dal
procuratore generale in occasione del «processo Eternit», perché parliamo di questo:
parliamo di diritti costituzionalmente garantiti nell'articolo 32 della Costituzione,
quello secondo cui il diritto alla salute è inviolabile. Ebbene, a un certo punto il
procuratore generale ha detto che si doveva arrivare all'assoluzione; lui specificava che
era consapevole della colpevolezza ma c'era la prescrizione, c'era la tagliola della
prescrizione a tutti i costi. E inoltre disse: «Tra diritto e giustizia (Applausi dei deputati
del gruppo MoVimento 5 Stelle) siamo costretti a scegliere il diritto». È incredibile ! E,
quindi, anche se in quel caso avevamo una colpevolezza, il diritto non corrispondeva
alla giustizia ma andava applicato il diritto.
E, allora, io vi chiedo: ma è possibile continuare a fare leggi che non corrispondono al
criterio e al valore della giustizia ? È possibile, in qualche modo, concepire un diritto
che non sia sovrapponibile al concetto di giustizia perfettamente compatibile ? Io
immagino che possano esserci a volte dei margini in cui il tecnicismo giuridico va oltre
quello che dovrebbe essere il concetto di giustizia. Ma qui stiamo andando oltre: qui
stiamo andando oltre ogni volta che stravolgiamo il concetto di diritto e permettiamo
che all'interno di un'aula di tribunale, in cui è affissa la scritta «la giustizia è uguale per
tutti», si possa rispondere: è vero la giustizia è uguale per tutti, ma noi qui parliamo di
diritto mica di giustizia.
Noi abbiamo il dovere di trasmettere a tutti i cittadini che il Parlamento italiano si batte
ogni giorno e lavora ogni giorno per garantire norme giuste. Fate il tentativo di parlare
con un cittadino...
PRESIDENTE. Collega, concluda.
ALFONSO BONAFEDE
... e spiegargli – sì, grazie Presidente – la pseudoriforma della Costituzione. Vedrete
che alla fine anche lui penserà a un atto di vandalismo istituzionale (Applausi dei
deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Sarti. Ne ha facoltà.
GIULIA SARTI.
Grazie, Presidente. Questa riforma rappresenta in pieno il regime mascherato da
democrazia oramai in vigore con un colpo di mano dietro l'altro nel nostro Paese.
Questa riforma è solo uno dei tanti capitoli, ma uno degli ultimi episodi lo abbiamo
visto venerdì scorso. Erano circa le 17 quando a Caltanissetta, nel processo «Borsellino
quater», si è deciso di non ascoltare più in udienza come teste l'ex Presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, per il semplice fatto che aveva inviato una letterina in
cui scriveva che non aveva nulla da dire. Con questa lettera si è derogato a tutto il
codice di procedura penale e all'articolo 3 della Costituzione in un colpo solo,
annullando un'udienza che era già fissata per il 14 dicembre. Nel nostro Paese bisogna
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ancora imparare a dare attuazione alla Costituzione vigente e, invece, noi oggi
dobbiamo stare qui a votarne il suo stravolgimento.
Prima ancora di parlare del contenuto assurdo di questa che voi chiamate riforma
costituzionale e che sarebbe più corretto definire come «obbrobrio giuridico
costituzionale», bisogna soffermarsi sul soggetto promotore, soggetto che non è e non
era legittimato a scriverla. L'attuale Governo, che ha scritto, appunto, questa specie di
riforma che ci apprestiamo a votare, è tenuto in piedi da una maggioranza che i
cittadini italiani non hanno scelto. Il Partito Democratico, nella campagna elettorale del
2013, non ha mica detto ai cittadini italiani: «Se ci votate il nostro Ministro dell'Interno
sarà Angelino Alfano o il nostro Ministro della Salute sarà Beatrice Lorenzin». Non ha
mica detto loro: «Se ci votate riscriveremo la Costituzione italiana prima insieme a
Forza Italia» – partito che (fa sempre bene ricordarlo) è stato fondato da tre
condannati, di cui uno per mafia, cioè Dell'Utri, Previti e Berlusconi – «e poi per
tenerla in piedi ci continueremo ad avvalere del contributo di Denis Verdini e dei suoi
seguaci». Non lo ha detto ai cittadini italiani in quella campagna elettorale del 2013 !
Per questo si può tranquillamente affermare che il PD ha completamente tradito il
mandato che gli avevano conferito i suoi elettori, elettori che sono stati presi per i
fondelli, per essere gentili. Soprattutto, il Partito Democratico ha tradito il Parlamento
italiano, perché una riforma costituzionale per essere tale dovrebbe essere condivisa,
mentre qui di condiviso c’è solo il diktat di Renzi imposto a tutti i deputati della
maggioranza.
A noi oggi non resta che poter presentare pochi emendamenti, che verranno
puntualmente bocciati. A me ciò che fa più indignare è che gli insegnamenti dei padri
costituenti siano completamente caduti nel vuoto. Quello che mi fa indignare è che
votare questa riforma significa fregarsene della storia della nostra Repubblica, ignorare
i valori dell'equilibrio, della competenza, della levatura morale ed etica che ha
contraddistinto la scrittura di ogni singolo articolo della nostra attuale Costituzione. Per
cambiarla il percorso, prima ancora che il contenuto, doveva essere completamente
diverso.
Venendo al merito, le poche ridicole ed ultime modifiche votate in Senato attengono,
ad esempio, all'articolo 1, quinto comma, dell'articolo 55 della Costituzione, in tema di
funzioni che dovrà avere questo nuovo Senato. Si tratta di un emendamento che è stato
approvato al fine di fare decadere tutti gli altri milioni di emendamenti presentati
all'articolo 1. Si è infatti scelto di sostituire interamente e non di apportare delle singole
e puntuali modifiche al quinto comma dell'articolo 55 della Costituzione, che era
l'unico che era stato modificato nel passaggio alla Camera, proprio per fare decadere
così tutti gli altri emendamenti a questo articolo 1 del testo di riforma.
Con questo nuovo emendamento sono state riproposte le modifiche che voleva portare
il primo dei tre «emendamenti Finocchiaro». L'emendamento concerne un
ampliamento, se così vogliamo chiamarlo, delle funzioni del Senato, ma sono utilizzate
espressioni vaghe e che avranno ben poco riscontro effettivo. Quello che cambia è che
non si dice più che il Senato concorre all'esercizio delle funzioni di raccordo tra lo
Stato e gli enti territoriali, ma che il Senato esercita direttamente questa funzione di
raccordo. Similmente, non si prevede più che il Senato concorre alla valutazione delle
politiche pubbliche e dell'attività delle pubbliche amministrazioni, ma che il Senato
valuta direttamente le politiche pubbliche e l'attività delle pubbliche amministrazioni, a
cui si aggiunge la competenza a verificare l'impatto delle politiche dell'Unione europea
sui territori. Come dicevamo, in sostanza non cambia molto. Si può dire che sulla carta
si rafforzano leggermente le funzioni del Senato, ma è una modifica più che altro di
facciata, una modifica «farlocca».
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Poi, si è andato a modificare l'articolo 2 e, in particolare, il quinto comma dell'articolo
57 della Costituzione, in tema di composizione ed elezione del Senato. Anche in
questo caso la modifica presentata non è altro che aria fritta. Con l'emendamento,
infatti, si aggiunge un ultimo periodo a questo comma, in base al quale i senatori sono
eletti dai consigli regionali in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i
candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le
modalità stabilite dalla legge di cui al sesto comma.
La legge di cui al sesto comma è la legge approvata da Camera e Senato, che,
dunque, resta bicamerale, che dovrà disciplinare le modalità di elezione dei membri del
Senato da parte dei consigli regionali. Non si fa riferimento alla designazione dei
sindaci da eleggere come membri del Senato, che, infatti, sarebbe problematico legare
al momento delle elezioni regionali. Quello che è certo è che quella del Senato resta
un'elezione indiretta. Insomma, i futuri senatori rimangono dei non eletti dal popolo o,
giuridicamente parlando, degli eletti indirettamente dal popolo. Come in concreto
opererà questa designazione non è ancora stato stabilito e sarà disciplinato nella legge
che regolerà l'elezione, da parte dei consigli regionali, dei senatori. Non essendoci
ancora questa legge a cui si fa riferimento, non si sa di cosa stiamo parlando. Il Senato
diventerà un dopolavoro per condannati e indagati per spese pazze dei consigli
regionali e, ipoteticamente, potremmo trovarci in Senato un Trota o una Minetti, viste
le alte modalità di selezione della classe dirigente che avvengono con le elezioni
regionali.
Un'altra modifica che è stata apportata è quella all'articolo 30, che va a modificare
l'articolo 116 della Costituzione e che introduce quel «politiche sociali», che andrà,
così, a confliggere con l'articolo 117 della Costituzione. Con riguardo al cosiddetto
«regionalismo differenziato», nel testo giunto dal Senato, infatti, risulta una modifica
al terzo comma di questo articolo 116 della Costituzione, con cui si estende l'ambito
delle materie in relazione alle quali è prevista la possibilità di attribuire, con legge
dello Stato, ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia alle regioni, anche su
richiesta delle stesse. Nel nuovo elenco di quell'articolo 116, terzo comma, della
Costituzione sono ora ricomprese le disposizioni generali e comuni per le politiche
sociali, di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera m). Sulla base della nuova
formulazione, diversamente da quanto avviene rispetto ad altre fattispecie
analogamente assoggettate al cosiddetto «regionalismo differenziato», quali, ad
esempio, istruzione e formazione professionale, governo del territorio, di cui
all'articolo 117, secondo comma, lettere o) e u), per quanto riguarda le politiche sociali,
si fa, invece, riferimento non alla specifica materia, ma alle disposizioni generali e
comuni, che diventano oggetto di autonomia.
Il nuovo articolo 117, terzo comma, affida alle regioni la potestà legislativa esclusiva
in materia di programmazione ed organizzazione dei servizi sanitari e sociali, ma,
mentre per quanto riguarda la salute le disposizioni generali e comuni rimangono nella
potestà legislativa esclusiva statale, ciò non vale per quanto riguarda le disposizioni
generali comuni delle politiche sociali, che potranno essere – queste sì – trasferite tout
court all'autonomia delle regioni. Morale della favola: il nuovo articolo 116 è in pieno
conflitto con quanto disposto dall'articolo 117, secondo comma, lettera m).
Anche in questo caso, dunque, il Governo ha creato una confusione tale per cui non è
chiaro nulla, a partire da come le due norme potranno convivere e come saranno
declinate, nella loro applicazione, le disposizioni di cui all'articolo 117, secondo
comma, lettera m), e l'articolo 116, terzo comma, con riguardo ad un pezzo della
medesima lettera m), che è da considerarsi l'architrave in ordine alla garanzia di equità,
universalità ed uniformità dei diritti sociali, dunque delle politiche che ne conseguono
su tutti i cittadini di tutto il territorio nazionale.
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Inoltre, questa modifica è in contrasto con l'obiettivo dichiarato dal Governo in ordine
al nuovo Titolo V, ossia quello di voler dirimere l'intervento dello Stato e quello delle
regioni anche per ridurre il contenzioso, scindendolo in due ambiti distinti.
Diversamente, ciò che risulta pericolosamente a rischio di scissione è il binomio del
sistema socio-sanitario del nostro welfare in vista del preoccupante rischio di
parcellizzazione e disgregazione delle politiche socio-sanitarie. Infatti, anche in questo
caso, vi è totale mancanza di chiarezza su come le suddette norme potranno convivere,
su come saranno declinate e su quali ricadute avranno sui cittadini. Infine, nel nuovo
testo dell'articolo 116 della Costituzione, così come modificato, la procedura per il
riconoscimento di autonomia nelle nuove materie non necessita più della richiesta da
parte delle regioni.
Il che vuol dire che lo Stato, il Governo, di sua iniziativa, può benissimo decidere di
sgravarsi di quelle materie ed affidarle, in ulteriori e particolari forme di autonomia,
alle politiche regionali, regione per regione, ad una sì, ad un'altra magari no, a piacere
o, peggio, in premio o magari per punizione. Non è più neanche prevista la
maggioranza assoluta, come vige ora, per l'approvazione della legge che concede
l'autonomia. Il rischio di creare categorie di cittadini e di territori di serie «A» e di serie
«B» è molto alto e stiamo parlando di politiche sociali, non di programmi scolastici,
materia che dovrebbe essere affrontata con un certo rigore, e che, invece, viene
relegata ad ulteriori conflitti, così come vi abbiamo spiegato in tantissime occasioni
nelle discussioni che stiamo facendo oggi e che sono state fatte in Commissione Affari
costituzionali.
Un'ultima, anzi non un'ultima, ma un'ulteriore modifica che è stata fatta è quella
l'articolo 37, che incide sull'articolo 135 della Costituzione. Si era introdotta, così, una
previsione che era già stata approvata, in prima lettura, dal Senato e che era stata poi
modificata nel corso dell'esame qui alla Camera, ossia la previsione in base alla quale,
dei cinque giudici costituzionali di nomina parlamentare, tre sono eletti dalla Camera e
due dal Senato. Si elimina, quindi, la previsione in base alla quale i giudici venivano
eletti dal Parlamento in seduta comune. In questo modo si vuole porre rimedio al
problema sollevato in merito al leggerissimo peso che il Senato, ridotto sensibilmente
nel numero dei suoi componenti, avrebbe giocato nella selezione dei giudici
costituzionali, qualora si fosse lasciata la previsione dell'elezione con il Parlamento in
seduta comune. In questo modo si dà ad un Senato del tutto atipico il rilevantissimo
compito di eleggere due giudici costituzionali. Quindi, per fare l'esempio di cui parlavo
prima, un «Trota» o una Minetti potrebbero addirittura eleggere dei membri all'interno
della nostra Corte costituzionale: una vera e propria assurdità. Ho citato questi due solo
perché sono due esempi eclatanti delle modalità con cui venivano e sono selezionati i
candidati alle elezioni regionali nel nostro Paese. Di esempi se ne potrebbero fare
moltissimi, di condannati e di indagati per gravi reati, soprattutto reati e delitti contro
la pubblica amministrazione.
Poi all'articolo 38 viene inserito un nuovo comma e si va a modificare la legge 2 del
1967, che racchiude altre disposizioni sulla Corte costituzionale costituzionale. Con
l'approvazione dell'emendamento precedente, era stato previsto che, di questi cinque
giudici costituzionali di provenienza parlamentare, tre sono eletti dalla Camera e due
dal Senato. Dunque, con questo nuovo emendamento, si fa un raccordo e si modifica
l'articolo 3 di questa legge costituzionale del 1967 per coordinarlo con tale previsione,
dal momento che esso era stato scritto sulla base dell'elezione dei giudici parlamentari
dal Parlamento in seduta comune. Non vengono modificate le maggioranze già
previste, richieste per la loro elezione, anche se, ovviamente, la loro portata cambia in
relazione al fatto che non si riferiscono più al Parlamento in seduta comune, bensì a
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ciascuna singola Camera: due terzi dei componenti per i primi tre scrutini e tre quinti
dei componenti per gli scrutini successivi.
All'articolo 39 si sono modificate le disposizioni transitorie. La prima modifica attiene
al comma 12 di quest'articolo 39 e questo comma 12 riguarda l'adeguamento degli
statuti delle regioni speciali e delle province autonome al testo di riforma
costituzionale. Viene mantenuto che le disposizioni di cui al Capo IV del testo di
riforma non si applicano alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di
Trento e di Bolzano fino alla revisione – prima si parlava di adeguamento, ora di
revisione – dei rispettivi statuti, sulla base di intese con le medesime regioni e province
autonome, e che, fino a tale momento, resta ferma la disciplina vigente prevista dai
medesimi statuti e dalle relative norme di attuazione, ai fini di quanto previsto
dall'articolo 120 della Costituzione, ovvero in tema di potere sostitutivo dello Stato.
Tuttavia si aggiunge la previsione in base alla quale, fino a tale momento, le regioni
speciali e le province autonome potranno concordare con lo Stato ulteriori forme di
autonomia, ad eccezione di quelle che si riferiscono alle materie di cui all'articolo 117,
terzo comma, della Costituzione, secondo il disposto del terzo comma dell'articolo
116, di cui abbiamo già parlato e che riguarda le ulteriori forme di autonomia che
possono essere concordate fra lo Stato e le Regioni in determinati ambiti, nel testo
attualmente vigente, mentre poi potranno farlo sulla base del terzo comma dell'articolo
116 così come è stato riformato. Quindi, in sostanza, quella che si introduce è la
possibilità esplicita, anche per le regioni e le province speciali, e non solo per quelle
ordinarie, di concordare con lo Stato ulteriori forme di autonomia, rispetto a quelle già
previste sulla base del terzo comma di questo articolo 116 della Costituzione. Bisogna
tenere presente che, lungamente, dopo il 2001, quando cioè è stata introdotta la
previsione che permette alle regioni ordinarie di concordare con lo Stato ulteriori
forme di autonomia, ci si è interrogati sul fatto se di tale previsione potessero godere
anche le regioni e province speciali che, ovviamente, hanno già altre particolari forme
di autonomia; ci si poneva questo quesito sulla base della circostanza che,
paradossalmente, sarebbe potuto accadere che una regione ordinaria che avesse
utilizzato a fondo questa possibilità sarebbe potuta diventare più speciale di una
regione o provincia speciale, qualora si fosse ritenuto che il comma 3 dell'articolo 116
non fosse applicabile in riferimento a queste ultime.
Con la seconda modifica, invece, a questo articolo 39, si è resa poi certa la possibilità
di approvare la legge elettorale del nuovo Senato anche nel corso di questa legislatura.
Il testo precedente non lo prevedeva esplicitamente, ma già si poteva interpretare. A
queste pochissime modifiche apportate dal Senato noi ovviamente abbiamo proposto
emendamenti che, come si diceva, verranno puntualmente bocciati, così come già è
avvenuto in Commissione. Stiamo proponendo cose di buon senso e andrò a citare
alcuni esempi; il problema è sempre lo stesso, che nonostante, qui, la possibilità di fare
emendamenti sia veramente risicata e ridicola – perché siamo ormai ad un passaggio
quasi definitivo e, quindi, non si può più andare ad incidere sulla struttura vera e
propria di questa «schiforma» costituzionale, ma possiamo, appunto, soltanto andare
ad incidere su alcuni aspetti – ecco che neanche su questi pochissimi aspetti di
discussione su cui l'Aula, ovviamente, è molto attenta in questi giorni, noi possiamo
aspettarci delle approvazioni.
Possiamo solo aspettarci, come al solito, il voto negativo da parte di tutta la
maggioranza che esegue i diktat del capetto Renzi e non possiamo nemmeno aspettarci
una vera e propria discussione sugli emendamenti, perché, come già sta avvenendo
oggi e come probabilmente avverrà anche nei prossimi giorni, le uniche persone, gli
unici deputati che stanno esercitando la loro facoltà di opporsi a questo assurdo
disegno di legge di riforma costituzionale siamo noi, sono i deputati del MoVimento 5
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Stelle. Un intervento da parte di un deputato di SEL c’è stato in questa discussione sul
complesso degli emendamenti, ma dalla maggioranza e dalle altre opposizioni proprio
il nulla più assoluto. In discussione generale, certo, qualcosa è stato detto, ma il punto
è che vedremo cosa accadrà sui singoli emendamenti; ormai non si esercita nemmeno
più la possibilità che ci è data di parlare e di spiegare gli emendamenti a questo testo,
perché i giochi ormai sono già belli che finiti e, quindi, tutto il dibattito si svolge
all'esterno, con la consapevolezza che i cittadini italiani ancora non sanno niente, e
sottolineo niente, di questa riforma costituzionale. Sarà ovviamente nostro compito e
sarà un piacere esercitare questo compito, il fatto di spiegare la verità, cioè non il
disegno di legge che verrà propugnato dai media, che ovviamente non faranno altro
che spiegare quello che diranno il Presidente del Consiglio e i suoi fedelissimi, ma noi
vogliamo continuare a spiegare questa assurda riforma fuori da quest'Aula, per
raccontare il vero senso di quello che si sta facendo qui.
E cioè, come dicevo, attuare sempre più un regime mascherato da democrazia.
Le pochissime modifiche che stiamo proponendo sono, appunto, cose di buon senso. I
nostri primi emendamenti prevedono, ad esempio, all'articolo 55 della Costituzione, di
specificare meglio che cosa voglia dire la valutazione delle politiche pubbliche inserite,
appunto, in questo articolo 1 che modifica l'articolo 55 della Costituzione. Infatti,
questa valutazione delle politiche pubbliche così genericamente assegnata al Senato
crea due criticità di segno opposto; secondo noi, questa valutazione è talmente ampia e
priva di ricadute da risultare vuota, ma al contempo troppo piena, in quanto rischia di
andare a sbattere contro una delle competenze assegnate alla nuova Camera e cioè il
controllo sull'operato del Governo.
Altri emendamenti sempre sull'articolo 55 della Costituzione volgono a far sì che il
nuovo Senato sia un organo consultivo per i cittadini che vogliano utilizzare questo
nuovo canale. I cittadini che vorranno proporre referendum popolari propositivi per
determinare le politiche pubbliche potranno, secondo noi, secondo queste nostre
proposte, chiedere al Senato la valutazione delle stesse, per capire dove e come
intervenire e se è realmente utile farlo. In questo modo si dà un senso alla valutazione
di queste politiche pubbliche, perché, altrimenti, il nuovo Senato farà solo finta di
servire a qualcosa, ammettendo che le faccia veramente queste valutazioni, e si
valorizza quel minimo di democrazia diretta che è stato introdotto dalla riforma. Il PD,
infatti, è stato capace pure di rifiutare gli unici interventi di modifica chiesti dal
MoVimento 5 Stelle e cioè quelli relativi ai referendum propositivi e all'eliminazione
del quorum per il referendum, sebbene queste modifiche non incidano direttamente sui
principi della riforma – cioè quegli assurdi principi che sono il superamento del
bicameralismo paritario, il potenziamento del potere legislativo del Governo e la
ricentralizzazione delle competenze territoriali – e nonostante fossero già state
introdotte, seppure, appunto, fintamente, attraverso la riduzione del quorum in
presenza di ottocentomila firme e l'introduzione del referendum propositivo, ma con
legge costituzionale futura, nel precedente passaggio che c'era stato, appunto, qui alla
da parte del Senato delle politiche europee, poi, abbiamo chiesto che il Senato, dato
che ha il compito generico, anche qui, di verificare l'impatto di queste politiche
dell'Unione europea sui territori, lo faccia conoscendo cosa ne pensano i cittadini.
Sempre, poi, con riferimento ai territori, nella scheda con gli elementi sulla qualità del
testo, è scritto che il riferimento a questi territori del penultimo periodo del quinto
comma dell'articolo 55, nella formulazione della riforma, è generico e, soprattutto,
atecnico. In effetti, che il Senato valuta l'impatto delle politiche dell'Unione europea
sui territori non vuol dire assolutamente nulla; a quali territori si riferisce la norma ?
Considerata la ratio nel suo complesso, la norma dovrebbe riferirsi, ovviamente, ai
territori che ricadono sotto la competenza del nuovo Senato e cioè le regioni, i comuni,
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in generale gli enti locali. Quindi, nell'emendamento che vogliamo proporre si
sostituiscono ai territori le istituzioni territoriali che il Senato rappresenta, solo per dare
un senso ad una disposizione che non ne ha alcuno, così come è attualmente formulata
e, quindi, di nuovo sottolineiamo il fatto che, purtroppo, quando si approvano degli
emendamenti non ci si preoccupa nemmeno di dare chiarezza nella formulazione del
contenuto di questi emendamenti e di dare, oltre che chiarezza, uniformità di
interpretazione.
Infatti, la maggior parte delle volte ci viene detto che molte segnalazioni sono
sottintese. Qui, però, stiamo parlando di riforme costituzionali e non di una leggina che
deve appunto andare a modificare una materia superficiale del nostro ordinamento, e
nulla deve e può essere sottinteso. Se possiamo dare maggiore senso a queste norme,
che noi ovviamente vorremmo evitare perfino di votare da quanto non le
condividiamo, però ci dobbiamo apprestare a votarle, almeno diamo un senso alle
parole che avete scritto. Quindi, perché avere un riferimento così vago alla valutazione
delle politiche pubbliche, all'articolo 55, dei territori o delle politiche dell'Unione
europea su cui il Senato dovrà valutare ? Specifichiamo quali sono questi territori,
niente di più ovvio, secondo noi, e invece di ovvio non c’è, come al solito, proprio
nulla. Un'altra modifica che è stata introdotta, come dicevo, è quella all'articolo 57, in
base alla quale i componenti del nuovo Senato saranno eletti dai consigli regionali in
conformità – guardate qui che popò di miglioramenti che state facendo – alle scelte
espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi
organi. Il punto, come abbiamo detto, è che non si capisce assolutamente come questo
possa avvenire, sia perché lo stabilirà la legge futura del Senato sia perché la
disposizione introdotta al riguardo dal Senato è come al solito vaga. Per questo
abbiamo voluto scrivere alcuni emendamenti per sottrarre alla maggioranza la
decisione e vincolare maggiormente i consiglieri regionali al rispetto delle indicazioni
date dai cittadini sui futuri senatori al momento delle elezioni regionali. Abbiamo
inoltre sottolineato che al momento delle elezioni regionali l'indicazione dei futuri
senatori sarà espressa dai cittadini con delle specifiche distinte scelte, sganciate da
quelle espresse per l'elezione dei consiglieri regionali, quindi abbiamo introdotto la
previsione in base alla quale le modalità di indicazione dei futuri senatori da parte dei
cittadini al momento delle elezioni regionali sarà demandata ad una legge bicamerale
approvata a maggioranza assoluta da parte di entrambe le Camere. Siamo intervenuti
anche sulla previsione secondo la quale i consiglieri regionali devono eleggere i
senatori in conformità alle scelte espresse dai cittadini al momento delle elezioni
regionali, sostituendo questa espressione, come al solito troppo vaga, con «al voto
espresso». In questo modo abbiamo voluto sottintendere, da un lato, che i cittadini
devono poter votare specificatamente anche per indicare i propri candidati senatori
preferiti e, dall'altro, ancorare l'elezione dei senatori al rispetto proporzionale dei voti
espressi al riguardo dai cittadini. Attraverso un altro emendamento abbiamo voluto
estendere anche ai candidati a sindaco le scelte degli elettori da considerare per la
nomina dei senatori da parte di ciascuna regione, dato che nel sistema di elezione dei
futuri senatori da parte dei consigli e sulla base delle indicazioni date dai cittadini al
momento delle elezioni regionali non si capisce affatto come in concreto avverrà la
distribuzione dei seggi tra le varie forze politiche, poiché, infatti, il comma 7
dell'articolo 57 dice in modo contraddittorio e per certi versi assurdo che i seggi sono
attribuiti in ragione dei voti espressi e della composizione di ciascun consiglio. Noi
abbiamo presentato un emendamento che introduce la previsione in base alla quale alle
minoranze deve essere assegnato un numero di senatori proporzionale ai voti da queste
ottenuti alle elezioni regionali, dunque di più di quanto non sarebbe se si tenesse conto
solo della composizione dei consigli, in ragione della perenne attribuzione dei premi di
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maggioranza. Un'altra modifica che stiamo chiedendo e che ho spiegato prima è quella
di cancellare la modifica introdotta all'articolo 30, che va appunto a modificare
l'articolo 116 della Costituzione, cioè quella inerente alle politiche sociali.
Proponiamo quindi di sopprimere questa lettera m), perché, come abbiamo detto,
creerebbe un vero e proprio conflitto con l'articolo 117 della Costituzione e non si
capirebbe più nulla rispetto appunto la previsione riguardante una materia importante
come le politiche sociali. Poi, con un'altra serie di emendamenti abbiamo previsto il
ripristino del meccanismo di elezione dei giudici costituzionali, imponendo che
l'elezione sia preceduta da una discussione pubblica sulle candidature, in modo da
evitare che i parlamentari siano informati del candidato da votare il giorno stesso o
comunque senza avere il tempo di conoscerlo e soprattutto di farlo conoscere
all'opinione pubblica. A questa modifica del metodo si aggiunge una modifica degli
elettori: nella versione attuale della riforma tre giudici sono eletti dalla Camera e due
dal nuovo Senato delle autonomie, con gli emendamenti presentati l'elezione
avverrebbe con l'integrazione dei membri delle due Camere con comuni cittadini
estratti a caso che dovrebbero rappresentare una forma di voto popolare diretto. Questa
integrazione altererebbe le maggioranze alla Camera ma soprattutto ribalterebbe
completamente la platea di elettori del Senato, dato che nel nuovo Senato ci sono 100
senatori che sarebbero solo la metà degli elettori. Gli emendamenti che abbiamo
proposto rendono necessaria l'integrazione di cento comuni cittadini. Questo
riporterebbe un minimo di democrazia nell'elezione dei giudici della Corte
costituzionale, che così sarebbero eletti dal Senato e dai cittadini. Nella versione
attuale del testo del «disegno di legge Boschi» i due giudici costituzionali eletti dal
Senato rappresenterebbero un singolare caso di elezione politica di terzo livello:
giudici eletti da senatori che sono eletti da consiglieri regionali, che sono eletti a loro
volta dai cittadini: un obbrobrio giuridico oltre che un obbrobrio democratico. Altre
modifiche attengono all'articolo 38, cioè alle disposizioni consequenziali e di
coordinamento. Una delle nostre proposte è quella di sostituire il comma sedici di
questo articolo 38, che a sua volta 2 del 1967 e le sue successive modifica la legge
costituzionale modificazioni. In particolare, noi vorremo alzare il numero di votazioni
oltre le quali è sufficiente la maggioranza dei tre quinti e non dei due terzi per
l'elezione dei giudici costituzionali scelti dalle Camere, oppure, in alternativa, con un
altro emendamento vorremmo alzare di fatto la maggioranza richiesta per l'elezione dei
giudici costituzionali scelti dalle Camere, nel senso che intendiamo proprio eliminare
la previsione in base alla quale a partire dalla quarta votazione è sufficiente la
maggioranza dei tre quinti. Perché sono così importanti queste votazioni e soprattutto
le modalità di selezione dei giudici della Corte costituzionale eletti dal Parlamento ?
Domani, guarda caso, ci ritroveremo – non ricordo neanche più se alla ventottesima o
alla ventinovesima votazione – per eleggere tre giudici della Corte costituzionale:
questo spettacolo di una miriade di votazioni, che si susseguono ormai da un anno e tre
mesi, è uno spettacolo decisamente triste. Triste perché noi vorremmo – lo abbiamo
detto più volte – rispettare, almeno finché rimane in vigore, il dettato costituzionale
vigente ed attuale e portare quindi, dentro ad un organo fondamentale come la Corte
costituzionale, delle persone di specchiata moralità e professionalità, dei profili tecnici
che siano sganciati dai partiti politici. Invece, siamo costretti ad assistere addirittura a
proposte che vedono come candidati dei deputati o degli ex senatori. Questo era già
successo con l'elezione dei membri del Consiglio superiore della magistratura: politici
eletti negli organi che dovrebbero garantire l'indipendenza della magistratura e la
giusta interpretazione delle norme costituzionali e quindi delle leggi scritte in
attuazione della delle norme costituzionali. Ci chiediamo cosa deve succedere – cosa
deve succedere ? – per far capire a questo Parlamento e al Governo soprattutto che
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questi organi così fondamentali per il nostro Paese non devono essere militarizzati con
adepti dei partiti, ma, piuttosto, la scelta di quei membri che ne fanno parte deve essere
il più possibile condivisa fra tutte le forze politiche.
Questa scelta non deve dare luogo ad una sorta di mercato delle vacche o di quote,
secondo cui il Partito Democratico si elegge il suo membro, Forza Italia si elegge un
altro suo membro, il MoVimento 5 Stelle il suo e via dicendo. Non sappiamo cosa
dovrà succedere. Ormai anche noi abbiamo praticamente perso tutte le speranze.
Stiamo cercando in tutti i modi di imporre a voi e di fare capire l'importanza del
metodo condiviso per l'elezione dei membri all'interno di questi organi. Speriamo che
queste, per così dire, nostre impostazioni, questo nostro volere rispettare il dettato
costituzionale, non sia un metodo che cada nel vuoto e che, magari, da domani, si
possa veramente porre fine a queste innumerevoli votazioni senza dei candidati
seriamente idonei a ricoprire quel ruolo. Speriamo anche che la scelta di quei membri
che verranno votati sia davvero una scelta condivisa e non una scelta fatta
semplicemente per quote.
Detto questo, passo infine ad una nostra sacrosanta proposta, sempre sull'articolo 39,
che disciplina le norme attuative transitorie di quest'allucinante disegno di legge
governativo. Nell'attuale versione, una volta che questa riforma – «schiforma» o quel
che è – sarà entrata in vigore, si potrà chiedere alla Corte costituzionale il controllo
della legge elettorale vigente in quel momento, presumibilmente quindi l'attuale
Italicum o, comunque, qualsiasi sarà, la legge elettorale vigente in quel momento. Ciò
potrà essere fatto entro dieci giorni dalla data di entrata in vigore della riforma.
Tuttavia, se decorsi questi dieci giorni, si approvasse una nuova legge elettorale per la
Camera o anche una semplice modifica della legge elettorale che sarà vigente in quel
momento, secondo il testo attuale, al controllo preventivo della Corte costituzionale si
potrebbe opporre che, essendo decorsi dieci giorni dall'entrata in vigore della riforma
costituzionale, non sarà più possibile chiedere il controllo della Corte per la nuova
legge elettorale votata.
Alcune, dunque, delle nostre modifiche, ovvero delle nostre proposte emendative,
mirano a fare sì che sia possibile richiedere il controllo preventivo di costituzionalità di
qualsiasi legge elettorale sarà approvata nel corso della legislatura, non solo di quella
vigente nei dieci giorni successivi all'approvazione della riforma. Allora, dato che qui
di volontà di modificare l'Italicum ce n’è in abbondanza da parte della maggioranza –
basti citare la proposta Lauricella con scritto a chiare lettere nella relazione introduttiva
che quella proposta è stata fatta per evitare l'effetto Parma, quindi per evitare che la
forza politica avversa, cioè noi del MoVimento 5 Stelle, vinciamo le elezioni in caso di
ballottaggio –, visto che questa volontà di cambiare l'Italicum è così elevata, almeno
facciamo in modo che la Corte Costituzionale possa sicuramente valutare la legittimità
costituzionale della nuova ed eventuale legge elettorale, che, come al solito, vi voterete
da soli.
Dico un'ultima cosa, Presidente, e mi appresto a concludere.
PRESIDENTE. Ha venti secondi.
GIULIA SARTI
C’è una cosa che non avete cancellato e che per fortuna non potrete cancellare
dall'impianto costituzionale oggi vigente ed è il referendum costituzionale, referendum
costituzionale che non potete cancellare e che dovrà quindi essere l'ultimo passo. È un
passo che spetterà ai cittadini per cancellare l'obbrobrio che stiamo per votare. L'ultima
parola spetta a loro e possiamo solo sperare in un risultato simile a quello del giugno
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del 2006. Noi da oggi in poi continueremo a lavorare per spiegare fuori da quest'Aula
cosa sta succedendo qui e cosa state combinando, in spregio a tutte le regole vigenti in
questo Paese. Cercheremo in ogni modo di arrivare ad un risultato fuori da quest'Aula,
che possa cancellare completamente quello che state facendo (Applausi dei deputati
del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Presidente Baldelli. Ne ha facoltà.
Testo sostituito con errata corrige volante
SIMONE BALDELLI.
La ringrazio, Presidente Di Maio. Servono molto meno di quaranta minuti per dire
quello che penso personalmente di questa riforma. Anzitutto alcune premesse.
La prima premessa è che, più leggo le proposte di riforma che vengono presentate e
più ascolto molti colleghi parlare di riforme e difendere queste riforme, e più,
Presidente, resto convinto che la nostra Costituzione, così com’è, sia la nostra
Costituzione perfetta, certo, con dei miglioramenti, con degli aggiornamenti, che poi in
corso d'opera la stessa Costituzione e lo stesso sistema parlamentare hanno messo in
campo. Ma, più sento parlare di riforme e più leggo queste riforme, e più mi piace la
Costituzione così com’è.
La seconda premessa, Presidente, è relativa all'atteggiamento che il mio partito ha
avuto nell'arco di questo percorso di riforma. Il mio partito, all'inizio di questa stagione
di riforme, ha creduto veramente che questa potesse essere una legislatura costituente,
anche se io credo che la priorità di questa legislatura sia quella di tirare fuori il Paese
dalla crisi economica nella quale si è trovato e non certo quella di riscrivere la
Costituzione. Ma il mio partito ci ha creduto, credendo che si potesse avviare una fase
di collaborazione e che questo percorso di riforme potesse costituire, in effetti,
Presidente, un ponte tra maggioranza e opposizione, che potesse costituire il
superamento di quella che per vent'anni – al di là di chi la racconta come una
filastrocca e una scampagnata – è stata una guerra civile sotterranea tra centrodestra e
centrosinistra. Ecco, in realtà, più che un ponte tra maggioranza e opposizione, tra
centrodestra e centrosinistra, è stato sì un ponte, ma un ponte tra maggioranza e
opposizione interna al PD.
Così come tra maggioranza e opposizione interna al PD è stata la legge elettorale,
che ci siamo fatti prima scrivere dalla Consulta, che ha ritirato fuori addirittura il
proporzionale con le preferenze, che – lo ricordo ai fan delle preferenze – è stato
cacciato via a furor di popolo nel 1993 da un referendum molto chiaro. E tra l'altro alla
Camera non c’è stato mai, al Senato non c’è stato mai il proporzionale con le
preferenze. Quindi, per così dire, con un'invenzione introduttiva, ci siamo fatti scrivere
la legge elettorale dalla Consulta e poi, non contenti, ce la siamo fatta scrivere per la
Camera dal Senato. Quindi si pensava dovesse esserci un ponte tra maggioranza e
opposizione in questo Parlamento. C’è stato sì un ponte tra maggioranza e opposizione,
ma all'interno di questo partito sovra-rappresentato, che in questo momento è il PD.
Dico «sovra-rappresentato» perché, nei vari punti che la Corte costituzionale ha
evidenziato, è di tutta evidenza quello del premio di maggioranza. Io non sono – l'ho
già detto – tra coloro che credono che i deputati eletti con il premio di maggioranza
debbano dimettersi da quest'Assemblea, ma sono semplicemente consapevole del fatto
che quel premio è stato dichiarato incostituzionale. E, siccome in quest'Assemblea
questa legge costituzionale è stata votata in assenza dei colleghi dell'opposizione, con i
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banchi vuoti dei colleghi dell'opposizione, e al Senato è stata votata contro le
opposizioni – e ho motivo di ritenere che anche questa lettura sarà una lettura che non
vedrà il consenso delle opposizioni – io credo che la maggioranza dovrebbe fare una
riflessione seria e profonda sugli equilibri di questo Parlamento. Infatti, le regole si
scrivono insieme. È vero che il mio partito ci ha creduto. Ci ha creduto così tanto che
ci sono stati colleghi del mio partito che, quando si è trattato di scegliere tra queste
riforme e il partito, hanno scelto le riforme ! Pensiamo quanto ci abbiamo creduto !
Però, è anche vero, che ci sono colleghi stessi che oggi rivendicano migliorie a questo
testo. Per fortuna che ci sono state le migliorie ! Pensa che cosa sarebbe uscito fuori, se
non ci fosse stato quel processo iniziale di un testo che, in questo momento, io
considero ancora non condivisibile, un testo improprio, un testo che crea un grande
pasticcio istituzionale !
Ancora, Presidente, un'altra premessa, il fatto che ci si trovi di fronte ad una forzatura
unilaterale, come dicevo prima, in cui la maggioranza decide di approvare una riforma
costituzionale con i banchi vuoti dell'opposizione in questo ramo del Parlamento,
approvando gli emendamenti nottetempo, senza che i colleghi dell'opposizione
possano essere in Aula e senza che li votino, per una scelta precisa, di fronte alla quale
la maggioranza non ha deciso di fermarsi a riflettere, ha deciso di andare avanti a spron
battuto. Per un testo che è stato immaginato, pensato, per assecondare un'ondata
demagogica, antiparlamentarista, perché se leggiamo il titolo di questo testo è tutto
chiaro, è un testo fatto per un referendum, perché dice: disposizioni per il superamento
del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento
dei costi di funzionamento dell'istituzione, la soppressione del CNEL – che credo la
stragrande maggioranza dei nostri elettori non sappiano neanche dove sta di casa e
cosa faccia – e la revisione del Titolo V della parte seconda della Costituzione, cioè il
richiamo ad un precedente pasticcio fatto dalla sinistra anche qui a colpi di
maggioranza.
Ecco, a fronte di questa forzatura unilaterale che c’è stata, di questa volontà della
maggioranza di andare avanti, di assecondare in qualche modo l'antiparlamentarismo
dilagante credo, Presidente, che una riflessione in questo Parlamento si debba fare.
Questo è un Parlamento che rischia una delegittimazione importante, non perché non
sia eletto con le preferenze, questa è un'altra sciocchezza colossale che si aggiunge alla
serie di stupidaggini che sono state fatte, tra cui quella di inserire le preferenze nella
legge elettorale, e verremo anche a questo, ma noi abbiamo un Parlamento in cui i
primi cinque leader dei partiti di questo Parlamento, di questo Paese non sono
rappresentati. Non è in Parlamento, anche se ci viene come Presidente del Consiglio,
ma non è componente di questo Parlamento, Matteo Renzi; non è in Parlamento Beppe
Grillo; non è in Parlamento, perché avete pensato di far retroagire una legge,
Berlusconi; non è in Parlamento Salvini; non è in Parlamento Vendola. I primi cinque
partiti di questo Paese non hanno i leader in Parlamento.
L'ho già detto in discussione generale, qualche tempo fa a Madrid ho avuto l'occasione
di guardare un dibattito in cui in Parlamento il Primo Ministro si confronta con il
leader dell'opposizione. Quello è un Parlamento sovrano ! Non quello in cui i leader
sono fuori e scaricano sul Parlamento le colpe del sistema che non funziona ! Tutti noi
da questo modo di fare, da questa propensione all'antiparlamentarismo siamo e saremo
sempre più delegittimati. Poi ci aggiungiamo anche del nostro, quello per cui andiamo
in giro a dire che siamo nominati, quello per cui siamo stati capaci di ritirare fuori,
sempre grazie al ponte che collega la maggioranza e l'opposizione, ma all'interno del
PD, le preferenze nella legge elettorale. Senza ricordarci che cosa sono state le
preferenze in questo Paese. Senza ricordarci quale deriva di illegalità sistematica hanno
comportato. Senza ricordarci quello che ci hanno raccontato al Senato durante la
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presentazione dell'Enciclopedia delle mafie tutti coloro che a quella enciclopedia
hanno lavorato e che hanno fatto vedere dei grafici con la piantina dell'Italia, dove non
ci sono zone bianche, specie in certe regioni del sud, rispetto all'infiltrazione e al
controllo sistematico del territorio da parte della criminalità organizzata. E noi ci
inventiamo la legge elettorale con le preferenze, dove avremo duecentoquaranta
deputati di maggioranza che in maniera sistematica potranno ricattare il Governo per
chiedere soldi e protezione politica per il territorio ! Altro, Presidente, che spending
review, altro che moralizzazione della politica, altro che libertà di scelta ! C’è un'intera
rassegna stampa di fatti di corruzione, di infiltrazione della criminalità organizzata nel
mondo delle preferenze, a partire dai consigli regionali, e noi abbiamo pensato di fare
assurgere a Camera Costituzionale il Senato della Repubblica composto dai consiglieri
regionali ! Abbiamo fatto questo colpo di genio, sono state abolite le province e sono
state proclamate Camera Alta le regioni, la Camera delle regioni, i consiglieri regionali
! Io non so cosa stia alla base del ragionamento di chi pensa che con le preferenze nella
prossima legislatura noi avremo parlamentari che staranno qui dal lunedì al venerdì a
votare le mozioni che mettiamo in calendario. La verità è che i parlamentari eletti con
le preferenze faranno la stessa cosa che fanno i consiglieri regionali: l'ambulatorio !
Ascolteranno i clientes, saranno costretti a seguire il territorio, che nella maggior parte
dei casi significa, nel migliore dei casi, raccomandazioni. Questo è quello che
succederà, non altro.
Il superamento del bicameralismo paritario, demagogia per demagogia. Facciamo finta
che le riforme si possano fare un tanto al chilo, allora sopprimete il Senato. È quello
dove Renzi non ha la maggioranza, non gli garba, sopprimiamo il Senato. Invece no, si
lascia il Senato, diventa la Camera delle regioni, non si capisce come viene eletta,
perché anche lì il ponte di collegamento di dialogo tra maggioranza e opposizione nel
PD ha prodotto l'ennesimo pastrocchio, per cui rispettando le indicazioni degli elettori,
che non si capisce cosa voglia dire, abbiamo fatto l'ennesimo pasticcio. Ma non si è
abolito il Senato, lo si è lasciato, ma così un tanto al chilo, cercando di metterci dentro
i consiglieri regionali ed è stato peggio del pasticcio delle province. Non si sono
abolite le province, ne è rimasto il potere, ne è rimasta la convenienza politica, non ci
sono i soldi, cioè ci sono problemi per il personale, ma rimane la sacca di potere.
Guarda che pasticcio. Però quante Presidenze di province ci si è accaparrati con questa
operazione.
Si potevano abolire le regioni, forse questa poteva essere una strada, abolire, accorpare,
ma non con il metodo «stai sereno», con un percorso chiaro, lineare, che nell'arco di
dieci, quindici anni portasse al superamento delle regioni così come le conosciamo, di
quei luoghi cioè dove la commistione tra potere, denaro e preferenze ha dato il peggio
di sé negli ultimi vent'anni di politica in questo Paese.
Superiamo queste regioni. Io lo dico onestamente, io sono convinto che poteri come
quelli della sanità vadano ricondotti a una logica centrale di Stato, responsabile,
ragionevole e controllore di come i soldi vengono spesi, i soldi dei cittadini.
E anche lì la differenziazione delle funzioni. Il nostro ordinamento è un ordinamento
che ha un bicameralismo perfetto, anche se la composizione delle due Camere è
differente.
Chi siede in questo Parlamento da più di qualche giorno sa quante stupidaggini sono
state cancellate, quanti errori o quante porcherie, che sono state introdotte in alcuni
provvedimenti, sono state cancellate grazie al bicameralismo paritario.
Il concorso, la necessità che per produrre legislazione si debba trovare un
compromesso e un accordo tra le due Camere ce lo insegna Manzella, è nel
meccanismo dei contrappesi che i Costituenti hanno voluto dare al legislatore.
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Così come un altro elemento pietoso è il dibattito sulla riduzione del numero dei
parlamentari purchessia, perché si tratta il Parlamento come un costo, si trattano i
parlamentari come fossero un costo. A parte che, se erano un costo, si potevano
chiudere i consigli regionali, ma anche al di là di questo c’è stato un dibattito
nell'Assemblea Costituente serio, alto, nobile su questo. Piaccia o no si è arrivati a un
punto di caduta, dalla Costituente esce una carta che non sancisce neanche il numero
dei deputati e dei senatori, non c'era. Perché era prevalso il principio della
rappresentanza, un tot, un deputato ogni novanta mila abitanti, un senatore ogni
duecento mila abitanti, questo è stato il criterio che i nostri Padri costituenti hanno
voluto dare e solo decenni dopo si mette un tetto, perché il progressivo espandersi della
popolazione avrebbe moltiplicato di gran lunga il numero dei parlamentari. Per questo
è stato messo un numero. E noi trattiamo la questione della rappresentatività come se
fosse una questione di costi ? E allora mettiamoci un signore con i baffi, e ne abbiamo
uno che paghiamo, e abbiamo risolto il problema della spesa per gli eletti, per i
parlamentari. Sono sciocchezze, sono sciocchezze come quello del limite del doppio
mandato.
Sono sciocchezze che non sfuggono a qualunque intelligenza semplice, specie da parte
di gruppi che, in questa legislatura, hanno avuto l'occasione di scoprire quanto la vita
parlamentare si evidenzi anche di insidie e che hanno perduto decine di parlamentari. E
voi credete che coloro che sono stati eletti in un gruppo che abbia il limite del secondo
mandato, una volta riconfermati, cosa facciano dal giorno dopo, se non andarsi a
cercare qualcuno che li ricandidi per la legislatura successiva ? Ma voglio dire, ci
arriva anche un bambino di sei anni ! Eppure, siamo costretti a dibattere anche di
questo.
Però io credo che, in fondo, su questa riforma, che dovrebbe far registrare, Presidente,
in quest'Aula, un clima costituente (e questo è il clima che registriamo, per non parlare
del clima che c'era nel corso della discussione generale, in cui forse non
raggiungevamo il numero di dieci – è vero che non c'erano votazioni, ma insomma è
sempre un passaggio di una riforma costituzionale, Presidente), io credo che il clima
costituente, onestamente, non si respiri. Il clima costituente, quando la maggioranza
vota emendamenti a spron battuto, alle quattro di notte, con l'aula vuota, non c’è, non
c’è, non è quello il clima costituente.
Ecco, le riforme o vanno normalmente nel verso di una maggiore rappresentatività, con
il rischio di compromettere, in qualche modo, l'efficienza, oppure vanno nella
direzione di rafforzare l'efficienza con la conseguenza di dover magari compromettere
la rappresentatività.
Io credo che in questa riforma sia stato compiuto il capolavoro di ridurre, mortificare la
rappresentatività e, sostanzialmente, azzerare l'efficienza.
Io credo che questo, Presidente, sia un pasticcio dal quale difficilmente riusciamo ad
uscire, perché la maggioranza si è innamorata delle proprie tesi: Renzi è già pronto a
fare il referendum contro tutti i vili, i nemici del popolo, i gufi e quant'altro, di
centrodestra, dei 5 Stelle e di tutti gli altri che non amano questa grande riforma che
finalmente si è fatta, perché si è fatta dopo tanti anni ! Ebbene, si è fatta «purché sia»,
meglio una riforma «purché sia» che una «non riforma». Io credo: meglio nessuna
riforma che un pasticcio, Presidente ! Ci si è già innamorati della fase successiva, già si
parla del referendum, quando questo ramo del Parlamento non l'ha ancora approvata.
Ecco io credo Presidente che il buonsenso imporrebbe una riflessione seria,
profonda, non sul significato del referendum, non sul chi lo vincerà, ma sulla
funzionalità di questa nuova carta, di questa nuova seconda parte dell'ordinamento che
esce da questa carta.
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Perché, Presidente, io credo che con l'approvazione di questa riforma, specie in
questa fase, nella fase di crisi istituzionale, in cui i partiti brancolano nel buio (la
rappresentanza politica è in grande difficoltà; i partiti hanno anche fatto questo gesto,
suicida, di togliersi il finanziamento pubblico a fronte di partiti che invece hanno
addirittura degli elementi di guadagno esterni, cioè ci sono partiti quasi a scopo di
lucro, altri partiti che sono in debito, in perdita; il finanziamento pubblico ai partiti non
c’è più, difficoltà da parte delle persone di poter finanziare l'attività politica, grande
diffidenza e malcontento nei confronti della politica, grande antiparlamentarismo,
l'antiparlamentarismo che diventa addirittura un must dell'informazione), noi ci
permettiamo di gettare il Paese nella confusione istituzionale, della sperimentazione di
un nuovo modello costituente, che non è frutto di un clima costituente, ma è frutto
della scelta unilaterale di una parte contro l'altra, di approvare una riforma «purché sia»
per far vedere che la si è fatta.
Allora io credo, Presidente, che in tutto questo, il buonsenso sia stato preso e sotterrato
sotto i piedi. Credo anche, Presidente, che noi non stiamo rendendo un bel servizio né a
noi stessi, né ai padri costituenti, né alle generazioni che verranno (Applausi di
deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
SIMONE BALDELLI.
La ringrazio, Presidente Di Maio. Servono molto meno di quaranta minuti per dire
quello che penso personalmente di questa riforma. Anzitutto alcune premesse.
La prima premessa è che, più leggo le proposte di riforma che vengono presentate e più
ascolto molti colleghi parlare di riforme e difendere queste riforme, e più, Presidente,
resto convinto che la nostra Costituzione, così com’è, sia la nostra Costituzione
perfetta, certo, con dei miglioramenti, con degli aggiornamenti, che poi in corso
d'opera la stessa Costituzione e lo stesso sistema parlamentare hanno messo in campo.
Ma, più sento parlare di riforme e più leggo queste riforme, e più mi piace la
Costituzione così com’è.
La seconda premessa, Presidente, è relativa all'atteggiamento che il mio partito ha
avuto nell'arco di questo percorso di riforma. Il mio partito, all'inizio di questa stagione
di riforme, ha creduto veramente che questa potesse essere una legislatura costituente,
anche se io credo che la priorità di questa legislatura sia quella di tirare fuori il Paese
dalla crisi economica nella quale si è trovato e non certo quella di riscrivere la
Costituzione. Ma il mio partito ci ha creduto, credendo che si potesse avviare una fase
di collaborazione e che questo percorso di riforme potesse costituire, in effetti,
Presidente, un ponte tra maggioranza e opposizione, che potesse costituire il
superamento di quella che per vent'anni – al di là di chi la racconta come una
filastrocca e una scampagnata – è stata una guerra civile sotterranea tra centrodestra e
centrosinistra. Ecco, in realtà, più che un ponte tra maggioranza e opposizione, tra
centrodestra e centrosinistra, è stato sì un ponte, ma un ponte tra maggioranza e
opposizione interna al PD.
Così come tra maggioranza e opposizione interna al PD è stata la legge elettorale, che
ci siamo fatti prima scrivere dalla Consulta, che ha ritirato fuori addirittura il
proporzionale con le preferenze, che – lo ricordo ai fan delle preferenze – è stato
cacciato via a furor di popolo nel 1993 da un referendum molto chiaro. E tra l'altro, al
Senato non c’è stato mai il proporzionale con le preferenze. Quindi, per così dire, con
un'invenzione introduttiva, ci siamo fatti scrivere la legge elettorale dalla Consulta e
poi, non contenti, ce la siamo fatta scrivere per la Camera dal Senato. Quindi si
pensava dovesse esserci un ponte tra maggioranza e opposizione in questo Parlamento.
C’è stato sì un ponte tra maggioranza e opposizione, ma all'interno di questo partito
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sovra-rappresentato, che in questo momento è il PD. Dico «sovra-rappresentato»
perché, nei vari punti che la Corte costituzionale ha evidenziato, quello del premio di
maggioranza. Io non sono – l'ho già detto – tra coloro che credono che i deputati eletti
con il premio di maggioranza debbano dimettersi da quest'Assemblea, ma sono
semplicemente consapevole del fatto che quel premio è stato dichiarato
incostituzionale. E, siccome in quest'Assemblea questa legge costituzionale è stata
votata in assenza dei colleghi dell'opposizione, con i banchi vuoti dei colleghi
dell'opposizione, e al Senato è stata votata contro le opposizioni – e ho motivo di
ritenere che anche questa lettura sarà una lettura che non vedrà il consenso delle
opposizioni – io credo che la maggioranza dovrebbe fare una riflessione seria e
profonda sugli equilibri di questo Parlamento. Infatti, le regole si scrivono insieme. È
vero che il mio partito ci ha creduto. Ci ha creduto così tanto che ci sono stati colleghi
del mio partito che, quando si è trattato di scegliere tra queste riforme e il partito,
hanno scelto le riforme ! Pensiamo quanto ci abbiamo creduto ! Però, è anche vero, che
ci sono colleghi stessi che oggi rivendicano migliorie a questo testo. Per fortuna che ci
sono state le migliorie ! Pensa che cosa sarebbe uscito fuori, se non ci fosse stato quel
processo iniziale di un testo che, in questo momento, io considero ancora non
condivisibile, un testo improprio, un testo che crea un grande pasticcio istituzionale !
Ancora, Presidente, un'altra premessa, il fatto che ci si trovi di fronte ad una forzatura
unilaterale, come dicevo prima, in cui la maggioranza decide di approvare una riforma
costituzionale con i banchi vuoti dell'opposizione in questo ramo del Parlamento,
approvando gli emendamenti nottetempo, senza che i colleghi dell'opposizione
possano essere in Aula e senza che li votino, per una scelta precisa, di fronte alla quale
la maggioranza non ha deciso di fermarsi a riflettere, ha deciso di andare avanti a spron
battuto. Per un testo che è stato immaginato, pensato, per assecondare un'ondata
demagogica, antiparlamentarista, perché se leggiamo il titolo di questo testo è tutto
chiaro, è un testo fatto per un referendum, perché dice: disposizioni per il superamento
del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento
dei costi di funzionamento dell'istituzione, la soppressione del CNEL – che credo la
stragrande maggioranza dei nostri elettori non sappiano neanche dove sta di casa e
cosa faccia – e la revisione del Titolo V della parte seconda della Costituzione, cioè il
richiamo ad un precedente pasticcio fatto dalla sinistra anche qui a colpi di
maggioranza.
Ecco, a fronte di questa forzatura unilaterale che c’è stata, di questa volontà della
maggioranza di andare avanti, di assecondare in qualche modo l'antiparlamentarismo
dilagante credo, Presidente, che una riflessione in questo Parlamento si debba fare.
Questo è un Parlamento che rischia una delegittimazione importante, non perché non
sia eletto con le preferenze, questa è un'altra sciocchezza colossale che si aggiunge alla
serie di stupidaggini che sono state fatte, tra cui quella di inserire le preferenze nella
legge elettorale, e verremo anche a questo, ma noi abbiamo un Parlamento in cui i
primi cinque leader dei partiti di questo Paese non sono presenti. Non è in Parlamento,
anche se ci viene come Presidente del Consiglio, ma non è componente di questo
Parlamento, Matteo Renzi; non è in Parlamento Beppe Grillo; non è in Parlamento,
perché avete pensato di far retroagire una legge, Berlusconi; non è in Parlamento
Salvini; non è in Parlamento Vendola. I primi cinque partiti di questo Paese non hanno
i leader in Parlamento.
L'ho già detto in discussione generale, qualche tempo fa a Madrid ho avuto l'occasione
di guardare un dibattito in cui in Parlamento il Primo Ministro si confrontava con il
leader dell'opposizione. Quello è un Parlamento sovrano ! Non quello in cui i leader
sono fuori e scaricano sul Parlamento le colpe del sistema che non funziona ! Tutti noi
da questo modo di fare, da questa propensione all'antiparlamentarismo siamo e saremo
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sempre più delegittimati. Poi ci aggiungiamo anche del nostro, quello per cui andiamo
in giro a dire che siamo nominati, quello per cui siamo stati capaci di ritirare fuori,
sempre grazie al ponte che collega la maggioranza e l'opposizione, ma all'interno del
PD, le preferenze nella legge elettorale. Senza ricordarci che cosa sono state le
preferenze in questo Paese. Senza ricordarci quale deriva di illegalità sistematica hanno
comportato. Senza ricordarci quello che ci hanno raccontato al Senato durante la
presentazione dell'Enciclopedia delle mafie tutti coloro che a quella enciclopedia
hanno lavorato e che hanno fatto vedere dei grafici con la piantina dell'Italia, dove non
ci sono zone bianche, specie in certe regioni del sud, rispetto all'infiltrazione e al
controllo sistematico del territorio da parte della criminalità organizzata. E noi ci
inventiamo la legge elettorale con le preferenze, dove avremo duecentoquaranta
deputati di maggioranza che in maniera sistematica potranno ricattare il Governo per
chiedere soldi e protezione politica per il territorio ! Altro, Presidente, che spending
review, altro che moralizzazione della politica, altro che libertà di scelta ! C’è un'intera
rassegna stampa di fatti di corruzione, di infiltrazione della criminalità organizzata nel
mondo delle preferenze, a partire dai consigli regionali, e noi abbiamo pensato di fare
assurgere a Camera Costituzionale il Senato della Repubblica composto dai consiglieri
regionali ! Abbiamo fatto questo colpo di genio, sono state abolite le province e sono
state proclamate Camera Alta le regioni, la Camera delle regioni, i consiglieri regionali
! Io non so cosa stia alla base del ragionamento di chi pensa che con le preferenze nella
prossima legislatura noi avremo parlamentari che staranno qui dal lunedì al venerdì a
votare le mozioni che mettiamo in calendario. La verità è che i parlamentari eletti con
le preferenze faranno la stessa cosa che fanno i consiglieri regionali: l'ambulatorio !
Ascolteranno i clientes, saranno costretti a seguire il territorio, che nella maggior parte
dei casi significa, nel migliore dei casi, raccomandazioni. Questo è quello che
succederà, non altro.
Il superamento del bicameralismo paritario. Demagogia per demagogia: Facciamo finta
che le riforme si possano fare un tanto al chilo, allora sopprimete il Senato. È quello
dove Renzi non ha la maggioranza, non gli garba, sopprimiamo il Senato. Invece no, si
lascia il Senato, diventa la Camera delle regioni, non si capisce come viene eletta,
perché anche lì il ponte di collegamento di dialogo tra maggioranza e opposizione nel
PD ha prodotto l'ennesimo pastrocchio, per cui rispettando le indicazioni degli elettori,
che non si capisce cosa voglia dire, abbiamo fatto l'ennesimo pasticcio. Ma non si è
abolito il Senato, lo si è lasciato, ma così un tanto al chilo, cercando di metterci dentro
i consiglieri regionali ed è stato peggio del pasticcio delle province. Non si sono
abolite le province, ne è rimasto il potere, ne è rimasta la convenienza politica, non ci
sono i soldi, cioè ci sono problemi per il personale, ma rimane la sacca di potere.
Guarda che pasticcio. Però quante Presidenze di province ci si è accaparrati con questa
operazione ?
Si potevano abolire le regioni, forse questa poteva essere una strada, abolire, accorpare,
non con il metodo «stai sereno», ma con un percorso chiaro, lineare, che nell'arco di
dieci, quindici anni portasse al superamento delle regioni così come le conosciamo, di
quei luoghi cioè dove la commistione tra potere, denaro e preferenze ha dato il peggio
di sé negli ultimi vent'anni di politica in questo Paese. Superiamo queste regioni. Io lo
dico onestamente, io sono convinto che poteri come quelli della sanità vadano
ricondotti a una logica centrale di Stato, responsabile, ragionevole e di controllo di
come i soldi vengono spesi, i soldi dei cittadini.
E anche lì la differenziazione delle funzioni. Il nostro ordinamento è un ordinamento
che ha un bicameralismo perfetto, anche se la composizione delle due Camere è
differente.
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Chi siede in questo Parlamento da più di qualche giorno sa quante stupidaggini sono
state cancellate, quanti errori o quante porcherie, che sono state introdotte in alcuni
provvedimenti, sono state cancellate grazie al bicameralismo paritario.
Il concorso, la necessità che per produrre legislazione si debba trovare un
compromesso e un accordo tra le due Camere ce lo insegna Manzella, è nel
meccanismo dei contrappesi che i Costituenti hanno voluto dare al legislatore.
Così come un altro elemento pietoso è il dibattito sulla riduzione del numero dei
parlamentari purchessia, perché si tratta il Parlamento come un costo, si trattano i
parlamentari come fossero un costo. A parte che, se era un problema di costo, si
potevano chiudere i consigli regionali, ma anche al di là di questo c’è stato un dibattito
nell'Assemblea Costituente serio, alto, nobile su questo. Piaccia o no si è arrivati a un
punto di caduta, dalla Costituente esce una carta che non sancisce neanche il numero
dei deputati e dei senatori, non c'era. Perché era prevalso il principio della
rappresentanza: un deputato ogni novanta mila abitanti, un senatore ogni duecento mila
abitanti, questo è stato il criterio che i nostri Padri costituenti hanno voluto dare e solo
decenni dopo si mette un tetto, perché il progressivo espandersi della popolazione
avrebbe moltiplicato di gran lunga il numero dei parlamentari. Per questo è stato messo
un numero. E noi trattiamo la questione della rappresentatività come se fosse una
questione di costi ? E allora mettiamoci un signore con i baffi, e ne abbiamo uno solo
che paghiamo, e abbiamo risolto il problema della spesa per gli eletti, per i
parlamentari. Sono sciocchezze, sono sciocchezze come quello del limite del doppio
mandato.
Sono sciocchezze che non sfuggono a qualunque intelligenza semplice, specie da parte
di gruppi che, in questa legislatura, hanno avuto l'occasione di scoprire quanto la vita
parlamentare si sostanzi anche di insidie e che hanno perduto decine di parlamentari. E
voi cosa credete che coloro che sono stati eletti in un gruppo che abbia il limite del
secondo mandato, una volta riconfermati, facciano dal giorno dopo, se non andarsi a
cercare qualcuno che li ricandidi per la legislatura successiva ? Ma voglio dire, ci
arriva anche un bambino di sei anni ! Eppure, siamo costretti a dibattere anche di
questo.
Però io credo che, in fondo, su questa riforma, che dovrebbe far registrare, Presidente,
in quest'Aula, un clima costituente (e questo è il clima che registriamo, per non parlare
del clima che c'era nel corso della discussione generale, in cui forse non
raggiungevamo il numero di dieci – è vero che non c'erano votazioni, ma insomma è
sempre un passaggio di una riforma costituzionale, Presidente), io credo che il clima
costituente, onestamente, non si respiri. Il clima costituente, quando la maggioranza
vota emendamenti a spron battuto, alle quattro di notte, con l'aula vuota, non c’è, non
c’è, non è quello il clima costituente.
Ecco, le riforme o vanno normalmente nel verso di una maggiore rappresentatività, con
il rischio di compromettere, in qualche modo, l'efficienza, oppure vanno nella
direzione di rafforzare l'efficienza con la conseguenza di dover magari compromettere
la rappresentatività. Io credo che in questa riforma sia stato compiuto il capolavoro di
ridurre, mortificare la rappresentatività e, sostanzialmente, azzerare l'efficienza.
Io credo che questo, Presidente, sia un pasticcio dal quale difficilmente riusciamo ad
uscire, perché la maggioranza si è innamorata delle proprie tesi: Renzi è già pronto a
fare il referendum contro tutti i vili, i nemici del popolo, i gufi e quant'altri, di
centrodestra, dei 5 Stelle e di tutti gli altri che non amano questa grande riforma che
finalmente si è fatta, perché si è fatta dopo tanti anni ! Ebbene, si è fatta «purché sia»,
meglio una riforma «purché sia» che una «non riforma». Io credo: meglio nessuna
riforma che un pasticcio, Presidente ! Ci si è già innamorati della fase successiva, già si
parla del referendum, quando questo ramo del Parlamento non l'ha ancora approvata.
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Ecco io credo Presidente che il buonsenso imporrebbe una riflessione seria, profonda,
non sul significato del referendum, non sul chi lo vincerà, ma sulla funzionalità di
questa nuova carta, di questa nuova seconda parte dell'ordinamento che esce da questa
carta.
Perché, Presidente, io credo che con l'approvazione di questa riforma, specie in questa
fase, nella fase di crisi istituzionale, in cui i partiti brancolano nel buio (la
rappresentanza politica è in grande difficoltà; i partiti hanno anche fatto questo gesto,
suicida, di togliersi il finanziamento pubblico a fronte di partiti che invece hanno
addirittura degli elementi di guadagno esterni, cioè ci sono partiti quasi a scopo di
lucro, altri partiti che sono in debito, in perdita; il finanziamento pubblico ai partiti non
c’è più, c’è difficoltà da parte delle persone di poter finanziare l'attività politica, grande
diffidenza e malcontento nei confronti della politica, grande antiparlamentarismo,
l'antiparlamentarismo che diventa addirittura un must dell'informazione), noi ci
permettiamo di gettare il Paese nella confusione istituzionale, della sperimentazione di
un nuovo modello costituente, che non è frutto di un clima costituente, ma è frutto
della scelta unilaterale di una parte contro l'altra, di approvare una riforma «purché sia»
per far vedere che la si è fatta.
Allora io credo, Presidente, che in tutto questo, il buonsenso sia stato preso e sotterrato
sotto i piedi. Credo anche, Presidente, che noi non stiamo rendendo un bel servizio né a
noi stessi, né alla memoria dei ai padri costituenti, né alle generazioni che verranno
(Applausi di deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi
Presidente).
PRESIDENTE. Grazie, Presidente Baldelli. Ha chiesto di parlare la collega Mucci. Ne ha
facoltà.
MARA MUCCI.
Grazie Presidente. Io non ho bisogno di sentire all'esterno il clima costituente, perché
me lo sento un po'dentro, se mi permette. Nel mio piccolo, in queste settimane, al di là
delle audizioni formali che abbiamo fatto in Commissioni e anche delle audizioni
informali che ho fatto con altri illustri costituzionalisti, ho cercato di farmi una mia
idea frutto delle settimane che ho passato a leggere libri anche per farmi una cultura su
quello che è stato il processo che ha portato alla nostra Carta costituzionale e di come
vorrei che questa fosse modificata. Sono partita da un punto di vista, se mi permette
Presidente, abbastanza privilegiato, perché non legato a nessun vincolo di partito, di
strategia di partito, di strategia elettorale, ma che deriva da un'idea che io mi sono fatta
di queste riforme, di come io le avrei disegnate se fossi stata al Governo. È importante
partire da un punto di vista che vede questa riforma inserirsi nell'alveo di riforme ben
più ampie che contano all'interno la legge elettorale, ma anche riforme istituzionali,
che sembrano minori, che hanno però un grande impatto sul nostro Paese. Penso, ad
esempio, all'unione di comuni, alle città metropolitane, a tutto quel percorso che è in
essere in questi momenti, ma che ancora non è pienamente definito, arrivando fino
all'attuazione vera dell'articolo 49 della Costituzione che vorrebbe vedere la
democrazia all'interno dei partiti e che è la base di partenza per avere una seria
rappresentanza e per avere dei risultati in termini anche qualitativi delle norme che
approva questo Parlamento. La premessa è quindi che questo testo ha certamente
perfettibile, ma il bicameralismo paritario, nel corso del tempo, ha contribuito a
generare incertezza nei procedimenti legislativi, nonché a destabilizzare Governi fragili
che nei due rami del Parlamento avevano maggioranze diverse. Questo penso che
negarlo sia abbastanza ipocrita. L'andirivieni che noi viviamo in queste Aule in prima
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persona è abbastanza anacronistico, per come lo vedo io, e lo dimostra il fatto che la
sistematica staffetta fra le Camere spesso si inceppa e che nell'altro lato del Parlamento
viene posta la questione di fiducia, oppure maxiemendamenti, tempi limitati, anche per
la discussione dei provvedimenti. Questo è un altro modo per incidere sul
procedimento legislativo: dare pochi giorni per emendare i provvedimenti e quindi non
consentire quel lavoro accurato, invece, che ciascun parlamentare dovrebbe fare. Per
questo, a mio avviso, se concentriamo il lavoro, come si sta facendo con questo
provvedimento, su una Camera singola, mantenendo gli stessi tempi, un ordine nelle
cose che permetta a tutti di poter lavorare con cura, i risultati potrebbero migliorare.
Questo però non è mai garanzia di una perfetta legiferazione, perché intanto questa
dipende anche dal nostro modo di vedere le cose. Per come posso vedere io la norma, è
giusta, per un mio collega potrebbe essere completamente sbagliata. Questo dipende
anche dalla nostra storia politica e dal nostro modo di vedere le norme. Però un
percorso che venga fatto anche in seno al proprio partito, e che veda gli elettori, quindi
gli attivisti, parte integrante del procedimento legislativo, che possano contribuire
anche essi al miglioramento dei testi, può aiutare ad evitare degli errori. Proprio i
meccanismi di democrazia interna, Presidente, il legame col territorio, l’accountability
dal punto di vista dell'elettore, contribuiscono a creare un'atmosfera e dare più ossigeno
a queste Aule. Dovrebbe essere anche questo uno degli obiettivi che dovrebbero avere
queste riforme in particolare.
Non ultimo vi è la riforma dei Regolamenti. Regolamenti che hanno bisogno, a mio
avviso, di un tagliando cospicuo e che completano un percorso ulteriore che io chiamo
di riforme del Paese.
Raggiungendo però il punto in esame, per quanto riguarda il nuovo Senato, questo
diventa organo di rappresentanza delle istituzioni territoriali. Il riparto delle
competenze legislative Stato-regioni è disegnato in un'ottica di un'ulteriore
valorizzazione degli enti territoriali del nostro ordinamento, ma anche di una riduzione
dei momenti di contrasto tra la sede centrale e quelle decentrate. Non nascondo che su
questo punto vedo dei profili di criticità in seno a questo disegno di legge. Il rapporto
di fiducia con il Governo, con questa riforma, viene meno. L'articolo 55, comma 4,
dalla Costituzione lo riserva alla Camera e il Senato compartecipa alla funzione
legislativa nei limiti tracciati dagli articoli 70 e seguenti. In particolare, l'articolo 55,
comma 5, della Costituzione recita che il Senato concorre all'esercizio delle funzioni di
raccordo tra Stato ed enti costitutivi della Repubblica e dell'Unione europea, ma quello
che più mi preme osservare è che valuta finalmente le politiche pubbliche, l'attività
delle pubbliche ammirazione e l'impatto delle politiche dell'Unione europea sui nostri
territori. Spero che questa sia veramente l'occasione con la quale i territori finalmente
riusciranno a trovare un canale anche di peso per fare emergere le proprie istanze.
Luogo di confronto che sicuramente è diverso dalla Conferenza Stato-regioni che
esiste oggi e che può essere confrontata, ma che ha limiti veramente risibili e che
qualcuno aveva suggerito di rafforzare come ulteriore suggerimento. Come però
concretamente funzionerà questo nuovo Senato, e se si riscontreranno gli annosi
problemi di contenzioso davanti alla Corte costituzionale, che però proprio la natura di
questo nuovo assetto voleva risolvere, lo giudicheremo vivendo il Senato. Io non mi
sento di avere tutte le certezze che invece altri colleghi hanno posto qui in queste ore,
perché non ho la sfera di cristallo per capire se effettivamente questo nuovo assetto
andrà a migliorare, o a peggiorare, le condizioni di criticità e di contenzioso che
stressano sicuramente le istituzioni.
La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni
territoriali dai quali sono stati eletti, in conformità alle scelte espresse dagli elettori per
i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi e secondo le
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modalità stabilite della legge. Questo è uno dei temi che ha suscitato maggior dibattito
su queste riforme. Premettendo che il nuovo Senato è stato pensato come
rappresentante delle istituzioni territoriali e non solo delle comunità regionali, che
infatti trovano la propria rappresentanza nei consigli regionali, personalmente però
avrei preferito si potesse costruire una rappresentanza che assicurasse il rispetto del
volere del territorio di provenienza, ad esempio come avviene per il Bundesrat tedesco,
quindi con un vincolo di mandato. Mentre ai sensi dell'articolo 67 dalla Costituzione
che rimane invariato, i senatori italiani eserciteranno la loro funzione senza vincolo di
mandato. Stride quindi, in questo contesto, la coesistenza della forma di rappresentanza
delle istituzioni territoriali e la conservazione del principio di divieto di mandato
imperativo sul modello di rappresentanza. In sintesi, il Senato sarà interprete delle
istanze delle comunità territoriali, però secondo la propria visione politica. Dall'altra
parte, credo sia fortemente necessario predisporre un Regolamento sufficientemente
intelligente che consenta ai senatori di svolgere adeguatamente il proprio compito
perché – ricordiamolo – i senatori, ma anche i sindaci che verranno selezionati per far
parte del Senato, avranno un altro compito. Quindi, questa funzione di raccordo con gli
enti territoriali dovrà essere garantita da un Regolamento che dovrà essere disegnato
per consentire loro di poter lavorare adeguatamente, un numero di Commissioni non
troppo elevato e tempi che consentano anche a loro di poter svolge quell'attività di
consultazione per i quali si faranno mandatari e di cui porteranno le istanze poi in
Parlamento. Altrimenti avremo fallito come riforma costituzionale, come disegno che
vogliamo portare avanti.
Per quanto attiene all'elezione dei senatori: nell'ultima lettura del Senato si è trovata
una mediazione con chi voleva i senatori eletti direttamente, partendo dal triste
presupposto, però, che gli enti territoriali sono pieni di indagati e di condannati. Dal
punto di vista dello Stato di diritto, anzi dello Stato di non diritto, assimilare l'indagato
ad un condannato non dà lustro alla nostra società, a mio avviso, perché si è colpevoli
quando si è dichiarata la colpevolezza. Questo è l'assunto di partenza per chi vuole
comunque che anche il Senato siano un Senato elettivo e chi, invece, dall'altra parte
riteneva opportuna l'elezione indiretta. Io ricordo che l'elezione di secondo grado dei
senatori comunque non sarebbe un meccanismo privo di legittimazione democratica, in
quanto eletti in primo luogo nei consigli regionali da parte degli elettori anche
attraverso il voto di preferenza.
E, quindi, in un secondo luogo, saranno scelti per far parte del consiglio regionale. Ma,
a monte di qualsiasi ragionamento, dobbiamo comprendere l'ambito nel quale ci
muoviamo. La riforma, infatti, assegna all'una e all'altra Camera competenze assai
diverse e soprattutto circoscrive il rapporto fiduciario, come è stato detto, a Camera dei
deputati e Governo. È del tutto logico, quindi, che solo quest'ultima si veda investita di
una legittimazione popolare diretta perché, anche ammissibilmente ragionando al
contrario, non comprenderei come ai senatori eletti direttamente dai cittadini possa
essere sottratto il potere di attribuire la fiducia ad un Governo. Ora, secondo il punto di
mediazione che è stato trovato, l'elezione dovrà avvenire in conformità alle scelte
espresse dagli elettori per i candidati consiglieri, secondo modalità che verranno
stabilite da legge bicamerale richiamata dal comma 6 dell'articolo 57 della
Costituzione. Al momento, quindi, dei rinnovi dei consigli regionali verrà espresso un
voto che, però, dipenderà anche da come si svolgeranno queste elezioni regionali.
Quindi, vedremo se sarà previsto un listino separato che quindi contenga i nomi dei
candidati senatori o un sistema che rimetta ai cittadini l'indicazione di una rosa di nomi
nell'ambito del quale il consiglio dovrà scegliere; o, ancora, se si stabilirà che chi ha
ottenuto il maggior numero di preferenze avrà accesso alla carica di senatore. L'effetto,
però, politico, in ogni caso che dobbiamo ottenere – e lo farà questo Parlamento, con
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entrambe le Camere – dovrà essere quello per il quale i senatori risponderanno alle
istituzioni locali. Se noi manchiamo questo obiettivo, anche tutto il castello che ci
stiamo costruendo non funziona e cade.
Circa il regionalismo differenziato, nuovo articolo 116, comma terzo, della
Costituzione: ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia concernenti materie
di cui all'articolo 117 (organizzazione della giustizia di pace, limitatamente a
disposizioni generali e comuni per le politiche sociali; politiche attive del lavoro;
istruzione e formazione professionale; commercio con l'estero; governo del territorio)
possono essere attribuite ad altre regioni con legge dello Stato, anche su richiesta delle
stesse, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei principi dell'articolo 119, purché la regione
sia in condizioni di equilibrio di bilancio. In merito al riparto di queste competenze,
quindi, la riforma va nel senso dell'accentramento; elimina dall'elenco di competenze
quelle concorrenti e attrae alla sede centrale alcune materie prima previste come
concorrenti o alcune di quelle riconosciute in via residuale alle regioni. Il nuovo
impianto costituzionale potrebbe sviluppare l'interesse quindi delle regioni – e questo è
lodevole – ad attivarsi per far valere le possibilità riconosciute dall'articolo 116 della
Costituzione, tenendo, quindi, a condizioni di equilibrio di bilancio le regioni stesse. Si
è, infatti, aggiunto al novero delle materie potenzialmente oggetto di appropriazione
regionale il commercio con l'estero e le disposizioni generali per le politiche sociali.
Un'attenta analisi va fatta quando si parla di garanzia della cittadinanza sociale e dei
diritti della cittadinanza sociale dei soggetti più deboli. Se da una parte è auspicabile
che la garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni relative all'assistenza sociale
ritorni in capo allo Stato, io mi preoccupo di far notare che acquisire questa materia
all'interno del nuovo regionalismo differenziato, così come ridisegnato, comporta il
serio rischio di avere nuovamente tanti statuti di cittadinanza sociale regionale quante
saranno le garanzie che ogni singola regione potrà sostenere economicamente. Il
rischio è, quindi, che le regioni più ricche daranno più diritti e le regioni più povere,
quelle col maggior numero di soggetti deboli, ne daranno meno. Ciò vale anche per
quanto riguarda il commercio con l'estero. E io credo – ne abbiamo parlato e discusso
molto anche in queste Aule – che sarebbe opportuno che si smettesse con la
rappresentanza delle regioni all'estero, con tutte le sedi che prendono costi ingenti per
rappresentare il proprio brand all'estero, ma che, invece, dovrebbero rappresentare in
primis il brand Italia. In questa maniera noi, invece, facciamo rientrare il commercio
con l'estero nella speciale autonomia. Saranno contente le regioni, ma probabilmente
non centreremo l'obiettivo di consentire di avere una visione unitaria della nostra
offerta turistica all'estero.
Un inciso sulle regioni a Statuto speciale: non condivido e mi lascia perplessa l'idea di
non applicare il nuovo Titolo V alle regioni a Statuto speciale e alle province autonome
di Trento e di Bolzano. Scelta che comporta, per esempio, che si applichi anche a
queste regioni la clausola di maggior favore. Di conseguenza, quello che aveva
consolidato negli ultimi anni la Corte costituzionale, ossia una migliore
differenziazione fra le regioni, verrà ovviamente meno. Anzi, la differenziazione
aumenterà ulteriormente.
Ad oggi le regioni a Statuto speciale godono, non solo della clausola di maggior
favore, ma anche di statuti sicuramente più forti rispetto alla disciplina delle regioni a
Statuto ordinario che scaturirà dalla riforma e che le indebolirà particolarmente.
Difficile, quindi, pensare ad una situazione potenziale in cui ci saranno delle intese da
parte delle regioni a Statuto speciale per uniformarsi e, quindi, per applicare il nuovo
Titolo V. E io credo che sia anche questo un fattore anacronistico su cui si dovrebbe
riflettere se parliamo di riforme costituzionali perché tutte le regioni sono e dovrebbero
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essere speciali e non soltanto talune che lo sono anche per motivi storici che
probabilmente non reggono più.
Altro punto importante: applicando alle regioni a statuto speciale il vecchio articolo
116, comma 3, anche il vincolo di bilancio che consente una differenziazione non si
applicherà alle regioni a statuto speciale medesime. Quindi, sarà un incentivo in meno.
Combinato disposto con l'Italicum: anche questa è una nota dolente per molti.
L'Italicum ha un sistema proporzionale di base, ma con correttivi sicuramente
distorsivi e su questo siamo tutti d'accordo. Quanto saranno distorsivi questi effetti
dipenderà dal risultato delle elezioni. Se vogliamo, però, contemperare le esigenze di
governabilità del sistema, che, tra l'altro, anche la Corte costituzionale ha apprezzato e
che sono riconducibili all'articolo 1 della Costituzione, e se vogliamo scaricare queste
esigenze sul sistema politico-partitico, allora il sistema parlamentare dovrà
necessariamente basarsi su legge proporzionale. Questo significa, però, che i partiti
dovranno mettersi d'accordo e coalizzarsi molto probabilmente per governare, stante la
situazione odierna. E io non comprendo perché proprio coloro che oggi denunciano
come l'Italicum sia l'ennesima norma iper-maggioritaria – e io su questo punto non
sono d'accordo in quanto basta pensare a leggi maggioritarie in collegi uninominali per
comprendere come esse possano produrre potenzialmente risultati molto superiori al 55
per cento dei seggi attribuiti a chi vince –, sbagliata e con un premio di maggioranza
che non è conteggiato sulla reale rappresentanza, siano quelli che non fanno in realtà
alleanze nemmeno sui programmi. E mi chiedo come si possa costruire un Governo
quando in questa maniera ci si sottrae appunto alle responsabilità di Governo.
Giudici della Corte costituzionale: la Corte costituzionale è composta da quindici
giudici, dei quali un terzo nominati dal Presidente della Repubblica, un terzo dalla
suprema magistratura ordinaria, tre dalla Camera dei deputati e due dal Senato della
Repubblica. Personalmente, su questo punto io non riesco a non essere d'accordo.
Nella versione approvata al Senato in seconda lettura si attribuiva alla Camera
l'elezione dei cinque giudici...
PRESIDENTE. I banchi del Governo, per favore.
MARA MUCCI.
... costituzionali in seduta comune assieme al Senato, con l'effetto, ovviamente, di
ombra sulla volontà individuale dei senatori. Inoltre, non comprendo, vista la scelta
che è stata fatta appunto per dare peso anche al Senato, come non si colga il fatto che
in questa maniera si dà meno peso alla Camera dove ci sarà una maggioranza netta
perché non eleggerà i cinque giudici completamente e interamente la Camera dei
deputati, ma due quindi saranno attribuiti al Senato. Non dico che questo possa essere
un contrappeso, però comunque andrà a mitigare quella che sarà l'impronta della
maggioranza sulle cariche importanti che costituiscono le istituzioni del nostro Paese.
Procedimento legislativo «motorizzato» (articolo 72, comma settimo, della
Costituzione): esclusi i casi di cui all'articolo 70, primo comma, e in ogni caso le leggi
di materia elettorale, le leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali e
le leggi di cui agli articoli 79 e 81, il Governo può chiedere alla Camera dei deputati di
deliberare, entro cinque giorni dalla richiesta, che un disegno di legge indicato come
essenziale per l'attuazione di un programma di Governo sia iscritto con priorità
all'ordine del giorno e sottoposto a pronuncia in via definitiva dalla Camera dei
deputati entro il termine di settanta giorni dalla delibera. Questo termine prima era
sessanta giorni e nell'ultima lettura è stato aumentato a settanta giorni. Ma da diversi
anni, al netto di questo dettaglio, una parte sempre più consistente di studiosi, ma
anche gli stessi parlamentari, denunciano l'effetto ingente e il fenomeno preoccupante
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109
dell'abuso della decretazione d'urgenza, sovente anche combinato con altri istituti come
maxiemendamenti e questione di fiducia.
Si è quindi constatato, in sunto, per la difficoltà di potere fare affidamento
sull'approvazione da parte del Parlamento in tempi congrui, ma soprattutto prevedibili,
dei disegni di legge che fanno da perno per l'indirizzo politico, che il Governo ha finito
per scaricare questa esigenza proprio sull'articolo 77 della Costituzione, approvando,
quindi, atti con decretazione d'urgenza anche qualora non ci fossero i presupposti.
Questa è una prassi sicuramente deprecabile, sicuramente da contestare e non
giustificabile, ma al contempo è corretto che questo ci faccia ragionare, appunto, sulla
portata di questa situazione, arrivando alla conclusione che l'uso abnorme del decreto-
legge, invece di dare ed essere necessariamente visto come manifestazione di forza del
Governo, in realtà ne decreti la grande debolezza.
Brevemente intervengo sull'elezione del Presidente della Repubblica. Il Capo dello
Stato continua a essere eletto dal Parlamento in seduta comune, poiché il Senato
rappresenta le istituzioni territoriali ed è composto dai consiglieri regionali. Però, si è
ritenuto di abrogare la norma che inseriva nel collegio anche i delegati regionali e il
quorum. I voti per l'elezione del Capo dello Stato sono stati modificati e abbassati dai
due terzi ai tre quinti dell'Assemblea dal quarto scrutinio.
Su questo punto ho un suggerimento per togliere l'elezione del Presidente della
Repubblica dalle mani sempre della maggioranza, ovvero quello che, a partire dal
quarto scrutinio, sia lasciata al popolo la decisione sulla Presidenza della Repubblica e,
quindi, di lasciare ai cittadini, nell'alveo della selezione che è stata fatta fino al terzo
scrutinio dai partiti politici, il potere di potere scegliere proprio il Presidente della
Repubblica e, quindi, di potere scegliere anche tra candidati di altre forze politiche.
Concludo, Presidente, dicendo che avrei preferito che lo stato di guerra lo dichiarassero
entrambe le Camere, sicuramente, e avrei preferito che si agisse già oggi sui vitalizi
degli ex parlamentari. Non è vero che siamo tutti contrari all'abolizione dei vitalizi.
Apprezzo l'introduzione dello statuto delle opposizioni, per garantire i diritti alle
minoranze che, però, dovrà essere attuato, ma vorrei anche un meccanismo a difesa
delle prerogative parlamentari che concedesse spazio al Parlamento di legiferare e non
soltanto, giustamente, anche al Governo di attuare i propri indirizzi.
Ritengo, Presidente, che si sia fatto troppo in fretta a smantellare una struttura
istituzionale sulla base di alcuni principi che sono sicuramente condivisibili, ma che ci
lascia in eredità un disegno incompleto. Manca una seria analisi sulla struttura delle
regioni a partire dal loro numero, ad esempio. Pensiamo, inoltre, all'accorpamento
delle regioni e a come si stanno costruendo le unioni di comuni e le città metropolitane.
Concludo, quindi, con alcune perplessità che mi restano, soprattutto in relazione a un
assetto, nella sua interezza, che si impegna poco nel completare il disegno soprattutto
dal punto di vista delle istituzioni che sono e restano cuore della rappresentanza
democratica.
PRESIDENTE. Grazie, collega Mucci. Adesso, se nessun altro chiede di intervenire, invito i
relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti
riferiti all'articolo 1. Quindi, chiedo al relatore Fiano di esprimere i pareri relativi agli
emendamenti all'articolo 1.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza.
La ringrazio, Presidente. La Commissione invita i presentatori al ritiro
dell'emendamento Gelmini 1.53, altrimenti il parere è contrario.
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La Commissione invita i presentatori al ritiro degli identici emendamenti Gelmini 1.1 e
Bianconi 1.100, altrimenti il parere è contrario.
La Commissione invita i presentatori al ritiro dell'emendamento Centemero 1.2,
altrimenti il parere è contrario.
La Commissione invita i presentatori al ritiro dell'emendamento Quaranta 1.11,
altrimenti il parere è contrario.
PRESIDENTE. Scusi, collega Fiano. Solo se vuole: su qualche proposta emendativa c’è
il parere favorevole ?
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. No, signor Presidente.
PRESIDENTE. Quindi, su tutti gli emendamenti c’è l'invito al ritiro, altrimenti il parere
è contrario.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Presidente, lo facevo per rispetto ai
proponenti.
PRESIDENTE. Infatti, solo se vuole e se per lei va bene io prendo atto del...
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Sull'articolo 1 (Commenti del
deputato Palese)...
PRESIDENTE. Collega Palese, per favore.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Lo esplicito, Presidente. Sugli
emendamenti relativi all'articolo 1 – quindi, per questi emendamenti – il parere
della Commissione è per tutti invito al ritiro o parere contrario.
PRESIDENTE. Il Governo ?
IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei
ministri. Presidente, il parere è conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. A quello espresso dal relatore di maggioranza, ovviamente.
IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei
ministri. È l'unico che si è espresso finora.
PRESIDENTE. Quindi, adesso siamo all'emendamento Gelmini 1.53. Se per voi va
bene, chiamerò uno alla volta i relatori di minoranza per ogni emendamento e poi
passiamo al successivo emendamento. Quindi, emendamento Gelmini 1.53.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.
PRESIDENTE. Ne prendiamo atto. Identici emendamenti Gelmini 1.1 e Bianconi 1.100.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Centemero 1.2.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Quaranta 1.11.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Centemero 1.3.
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111
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Gelmini 1.6.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.
PRESIDENTE. Identici emendamenti Centemero 1.4 e Fassina 1.12.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Dadone 1.54.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Cecconi 1.104.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Cozzolino 1.55.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Bianconi 1.101.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Cecconi 1.105.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Toninelli 1.107.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Anche io mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Nuti 1.106.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Cecconi 1.108.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
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112
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Toninelli 1.109.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Identici emendamenti Gelmini 1.5 e Bianconi 1.102.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Contrario.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Nuti 1.110.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento D'Ambrosio 1.111.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Contrario.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Capezzone 1.114.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Contrario.
PRESIDENTE. Emendamento Toninelli 1.115.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Dieni 1.116.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Nuti 1.112.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Contrario.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Dadone 1.117.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Dieni 1.10.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
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113
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Cozzolino 1.9.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Dieni 1.8.
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Capezzone 1.19 ?
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento D'Ambrosio 1.132 ?
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Cecconi 1.118 ?
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Nuti 1.121 ?
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Dadone 1.123 ?
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Dadone 1.122 ?
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Nuti 1.120 ?
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Toninelli 1.125 ?
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
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114
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Dadone 1.124 ?
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Cecconi 1.126 ?
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Nuti 1.127 ?
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Nuti 1.128 ?
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Nuti 1.129 ?
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Dadone 1.130 ?
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Invernizzi 1.34 ?
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Invernizzi 1.37 ?
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Invernizzi 1.52 ?
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Invernizzi 1.31 ?
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.
Stile 0 fino a 124
115
PRESIDENTE. Emendamento Invernizzi 1.50 ?
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.
PRESIDENTE. Emendamento Invernizzi 1.35 ?
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Scusi, Presidente, per l'economia dei
lavori, posso annunciare il parere favorevole su tutti gli emendamenti a mia
prima firma, fino all'emendamento 1.28 ?
PRESIDENTE. Va bene. Onorevole La Russa ?
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Vale anche per me.
PRESIDENTE. Per gli emendamenti a prima firma Invernizzi, vale anche per lei ?
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Invernizzi ha piena fiducia. Quindi, il
parere è favorevole.
PRESIDENTE. Quindi, il parere sugli emendamenti a prima firma Invernizzi è
favorevole sia per il relatore Invernizzi che per il relatore La Russa. Bene,
emendamento Invernizzi 1.35, Toninelli ?
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Annuncio che mi rimetto all'Aula su
tutti gli emendamenti a prima firma Invernizzi, compreso questo, fino all'ultimo,
che è l'emendamento 1.28.
PRESIDENTE. Mi pare che anche il collega Quaranta si rimetta all'Aula per tutti gli
emendamenti a prima firma Invernizzi, fino a pagina 29 del fascicolo.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Esatto.
PRESIDENTE. Quindi, andiamo a pagina 30 del fascicolo. Emendamento Toninelli
1.131 ?
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Emendamento Bianconi 1.103 ?
DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.
IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.
PRESIDENTE. Interrompiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che
riprenderà nella seduta di domani a partire dalle ore 10.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
1
XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 529 di mercoledì 25 novembre 2015
Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429-B – Disposizioni per il
superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il
contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione
del titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato,
modificato, in prima deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in prima
deliberazione, dal Senato) (A.C. 2613-B).
INDICE INTERVENTI E VOTAZIONI EMENDAMENTI
PRESIDENTE. ................................................................................................................................... 5
MAURIZIO BIANCONI. .................................................................................................................. 6
ROBERTO OCCHIUTO. .................................................................................................................. 7
ROBERTO OCCHIUTO. .................................................................................................................. 7
Votazione emendamento Gelmini 1.53 .......................................................................................... 8
MAURIZIO BIANCONI. .................................................................................................................. 8
DANIELE CAPEZZONE. ................................................................................................................. 9
DANILO TONINELLI. ..................................................................................................................... 9
ROBERTO OCCHIUTO. ................................................................................................................ 10
IGNAZIO LA RUSSA. .................................................................................................................... 10
EMANUELE FIANO. ..................................................................................................................... 10
Votazione emendamenti Gelmini 1.1 e Bianconi 1.100 .............................................................. 11
Votazione emendamento Centemero 1.2 ..................................................................................... 12
STEFANO QUARANTA. ............................................................................................................... 12
ROCCO PALESE. ........................................................................................................................... 13
DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 13
MATTEO BRAGANTINI. .............................................................................................................. 14
FRANCESCO SANNA. .................................................................................................................. 14
ALFREDO D'ATTORRE. ............................................................................................................... 15
ARCANGELO SANNICANDRO. .................................................................................................. 16
MAURIZIO BIANCONI. ................................................................................................................ 17
GAETANO PIEPOLI. ..................................................................................................................... 18
ROBERTO OCCHIUTO. ................................................................................................................ 18
Votazione emendamento Centemero 1.3 ..................................................................................... 19
Votazione emendamento Gelmini 1.6 .......................................................................................... 19
STEFANO QUARANTA. ............................................................................................................... 20
Votazione emendamenti Centemero 1.4 e Fassina 1.12. ............................................................. 20
DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 21
ARCANGELO SANNICANDRO. .................................................................................................. 21
ALAN FERRARI. ............................................................................................................................ 22
IGNAZIO LA RUSSA. .................................................................................................................... 23
ROBERTO OCCHIUTO. ................................................................................................................ 23
MAURIZIO BIANCONI. ................................................................................................................ 24
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
2
STEFANO QUARANTA. ............................................................................................................... 24
Votazione dell'emendamento Dadone 1.54 .................................................................................. 25
Votazione emendamento Cecconi 1.104, ..................................................................................... 25
Votazione emendamento Cozzolino 1.55, ................................................................................... 26
Votazione emendamento Bianconi 1.101 .................................................................................... 27
Votazine emendamento Cecconi 1.105, ....................................................................................... 27
MATTEO BRAGANTINI. .............................................................................................................. 28
ANDREA CECCONI. ..................................................................................................................... 28
MARA MUCCI................................................................................................................................ 29
FABIANA DADONE. ..................................................................................................................... 29
Votazione emendamento Toninelli 1.107 .................................................................................... 30
FRANCESCO SANNA. .................................................................................................................. 30
ARCANGELO SANNICANDRO. .................................................................................................. 31
Votazione emendamento Nuti 1.106 ............................................................................................ 31
Votazione emendamento Cecconi 1.108 ...................................................................................... 32
ANDREA CECCONI. ..................................................................................................................... 34
Votazione emendamento Toninelli 1.109 .................................................................................... 34
MARIASTELLA GELMINI............................................................................................................ 35
MAURIZIO BIANCONI. ................................................................................................................ 35
Votazione emendamenti Gelmini 1.5 e Bianconi 1.102. ............................................................. 36
FABIANA DADONE. ..................................................................................................................... 36
Votazione emendamento Nuti 1.110 ............................................................................................ 37
Votazione sull'emendamento D'Ambrosio 1.111. ........................................................................ 38
DANIELE CAPEZZONE. ............................................................................................................... 38
Votazione emendamento Capezzone 1.114 ................................................................................. 39
FEDERICA DIENI. ......................................................................................................................... 39
Votazione dell'emendamento Toninelli 1.115 ............................................................................. 40
FABIANA DADONE. ..................................................................................................................... 40
Votazione emendamento Dieni 1.116 .......................................................................................... 41
DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 41
PRESIDENTE. ................................................................................................................................. 43
FRANCESCO SANNA. .................................................................................................................. 43
ARCANGELO SANNICANDRO. .................................................................................................. 44
Votazione emendamento Nuti 1.112 ............................................................................................ 45
Votazionesull'emendamento Dadone 1.117, ................................................................................ 45
Votazione emendamento Dieni 1.10, ........................................................................................... 46
Votazione emendamento Cozzolino 1.9 ...................................................................................... 46
MAURIZIO BIANCONI. ................................................................................................................ 47
FRANCESCO SANNA. .................................................................................................................. 47
Votazione emendamento Dieni 1.8. ............................................................................................. 48
DANIELE CAPEZZONE. ............................................................................................................... 48
ROBERTO OCCHIUTO. ................................................................................................................ 49
Votazione emendamento Capezzone 1.119. ................................................................................ 49
Votazione emendamento D'Ambrosio 1.132 ............................................................................... 49
Votazione emendamento Cecconi 1.118 ...................................................................................... 50
Votazione emendamento Nuti 1.121 ............................................................................................ 50
Votazione emendamento Dadone 1.123 ...................................................................................... 51
Votazione emendamento Dadone 1.122, ..................................................................................... 51
Votazione emendamento Nuti 1.120 ............................................................................................ 52
ARCANGELO SANNICANDRO. .................................................................................................. 52
FEDERICA DIENI. ......................................................................................................................... 53
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
3
Votazione emendamento Toninelli 1.125 .................................................................................... 54
IGNAZIO LA RUSSA. .................................................................................................................... 54
Votazione emendamento Dadone 1.124 ...................................................................................... 55
Votazione emendamento Cecconi 1.126 ...................................................................................... 55
FABIANA DADONE. ..................................................................................................................... 56
Votazione emendamento Nuti 1.127 ............................................................................................ 57
Votazione emendamento Nuti 1.128 ............................................................................................ 58
Votazione emendamento Nuti 1.129 ............................................................................................ 58
DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 59
CRISTIAN INVERNIZZI. ............................................................................................................... 59
STEFANO QUARANTA. ............................................................................................................... 60
ROBERTO OCCHIUTO. ................................................................................................................ 61
Votazione emendamento Invernizzi 1.34. .................................................................................... 62
Votazione emendamento Invernizzi 1.37 ..................................................................................... 63
Votazione emendamento Invernizzi 1.52 ..................................................................................... 63
Votazione emendamento Invernizzi 1.31, .................................................................................... 64
Votazione emendamento Invernizzi 1.50 ..................................................................................... 64
Votazione emendamento Invernizzi 1.35 ..................................................................................... 65
Votazione emendamento Invernizzi 1.43 ..................................................................................... 65
Votazione emendamento Invernizzi 1.32 ..................................................................................... 66
Votazione emendamento Invernizzi 1.36 ..................................................................................... 66
Votazione emendamento Invernizzi 1.48 ..................................................................................... 67
Votazione emendamento Invernizzi 1.33 ..................................................................................... 67
Votazione emendamento Invernizzi 1.38 ..................................................................................... 68
Votazione emendamento Invernizzi 1.40 ..................................................................................... 68
Votazione emendamento Invernizzi 1.45 ..................................................................................... 69
Votazione emendamento Invernizzi 1.39 ..................................................................................... 70
Votazione emendamento Invernizzi 1.42 ..................................................................................... 70
Votazione emendamento Invernizzi 1.29 ..................................................................................... 71
Votazione emendamento Invernizzi 1.41 ..................................................................................... 71
Votazione emendamento Invernizzi 1.44 ..................................................................................... 72
Votazione emendamento Invernizzi 1.47 ..................................................................................... 72
Votazione emendamento Invernizzi 1.51 ..................................................................................... 72
Votazione emendamento Invernizzi 1.30 ..................................................................................... 73
Votazione emendamento Invernizzi 1.46 ..................................................................................... 73
Votazione emendamento Invernizzi 1.49 ..................................................................................... 74
Votazione emendamento Invernizzi 1.13 ..................................................................................... 74
Votazione emendamento Invernizzi 1.22 ..................................................................................... 75
Votazione emendamento Invernizzi 1.21 ..................................................................................... 75
Votazione emendamento Invernizzi 1.20 ..................................................................................... 76
Votazione emendamento Invernizzi 1.19 ..................................................................................... 76
Votazione emendamento Invernizzi 1.18 ..................................................................................... 77
Votazione emendamento Invernizzi 1.17 ..................................................................................... 78
Votazione emendamento Invernizzi 1.16 ..................................................................................... 78
Votazione emendamento Invernizzi 1.15 ..................................................................................... 79
Votazione emendamento Invernizzi 1.14 ..................................................................................... 79
Votazione emendamento Invernizzi 1.23 ..................................................................................... 80
Votazione emendamento Invernizzi 1.24 ..................................................................................... 80
Votazione emendamento Invernizzi 1.25 ..................................................................................... 81
Votazione emendamento Invernizzi 1.26 ..................................................................................... 81
Votazione emendamento Invernizzi 1.27 ..................................................................................... 82
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
4
Votazione emendamento Invernizzi 1.28 ..................................................................................... 82
ANDREA CECCONI. ..................................................................................................................... 82
FABIANA DADONE. ..................................................................................................................... 83
Votazione emendamento Toninelli 1.131 .................................................................................... 84
Votazione emendamento Bianconi 1.103 .................................................................................... 84
STEFANO QUARANTA. ............................................................................................................... 85
MAURIZIO BIANCONI. ................................................................................................................ 86
DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 86
RICCARDO NUTI. ......................................................................................................................... 87
MATTEO RICHETTI. ..................................................................................................................... 87
FABIANA DADONE. ..................................................................................................................... 88
ALFONSO BONAFEDE. ................................................................................................................ 88
ROCCO BUTTIGLIONE. ............................................................................................................... 88
FEDERICA DIENI. ......................................................................................................................... 89
Votazione dell'articolo 1. ............................................................................................................. 90
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
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XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 529 di mercoledì 25 novembre 2015
La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 10,25.
Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429-B –
Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero
dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la
soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione
(Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione,
dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C.
2613-B).
PRESIDENTE.
L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge
costituzionale, già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato in prima
deliberazione dalla Camera e nuovamente modificato, in prima 2613-B: Disposizioni
per il superamento della deliberazione, dal Senato: bicameralismo paritario, la
riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento
delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II
della Costituzione.
Ricordo che nella seduta di ieri i relatori e il rappresentante del Governo hanno
espresso il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.
(Ripresa esame dell'articolo 1 – A.C. 2613-B)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e degli emendamenti ad esso presentati
(Vedi l'allegato A – A.C. 2613-B).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gelmini 1.53.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Richetti. Ne ha facoltà.
MATTEO RICHETTI.
Grazie, Presidente; non è solo un fatto di rispetto della procedura prevista dalla
Costituzione stessa per la modifica della Carta, quindi, non è solo un atteggiamento di
chi vuole confermare un percorso che il Parlamento ha iniziato, che ha visto, per
quanto ci riguarda, le ultime modifiche al Senato come modifiche definitive di un
testo che vogliamo sottoporre al giudizio degli italiani, ma c’è anche una valutazione
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
6
di merito. Noi riteniamo che la suddivisione delle competenze, che questo
emendamento va a modificare, sia arrivata a un punto di sintesi e di equilibrio che va
mantenuto. Lo dico perché, anche nella discussione che ha preceduto l'esame degli
emendamenti, che io ho ascoltato con attenzione – perché non l'ho trovata sempre
strumentale o pregiudiziale – si è confermata la necessità che questo Parlamento, che
questo ramo del Parlamento, oggi, ponga una valutazione, a nostra volta positiva, di
questa modifica della Carta. Tale necessità l'ho trovata anche nelle parole, seppur
critiche, di tanti colleghi, a partire dall'intervento dell'onorevole Toninelli, che è un
collega che, oltre che stimare, ascolto con attenzione, il quale ha ribadito come non
fosse vero che in questo Paese, da molto tempo, mancano le riforme, elencandone
diverse; ha parlato del mercato del lavoro, delle pensioni, dei servizi pubblici, delle
liberalizzazioni, ma non è riuscito, nemmeno Toninelli, che è un collega preparato e
abile, a trovare un elemento di modifica del sistema istituzionale e costituzionale,
perché è mancato, perché non c’è stato, perché questo Parlamento (non questo nella
fattispecie, ma questa istituzione), non è stato in grado – e senza elementi di polemica
o di critica, ma secondo me con grave responsabilità – di ammodernare, modificare e
cambiare la nostra Carta costituzionale. Oggi le competenze suddivise tra Camera e
Senato delle autonomie, Senato delle regioni...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, il tono della voce.
Prego, onorevole Richetti.
MATTEO RICHETTI.
Tali competenze arrivano, come dicevo, ad un punto di equilibrio definitivo, per cui il
Partito Democratico voterà contro questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Bianconi. Ne ha
facoltà.
MAURIZIO BIANCONI.
Grazie, Presidente; questo emendamento è identico a un emendamento presentato dai
Conservatori e Riformisti; questo, invece, è stato presentato da Forza Italia ed è stato
presentato proprio da chi, alla scorsa passata in quest'Aula, mi impediva di parlare su
questi emendamenti, essendo fermamente contrario, io, a questa riforma, e loro,
invece, molto favorevoli. Faccio presente che, ieri, il collega Baldelli, Presidente, ci
ha ben spiegato il cambiamento di atteggiamento del suo partito e ha fatto un po'come
quegli avvocati di provincia che, non avendo letto le carte del processo, hanno il solo
scopo di far contento il cliente, cioè inventano una storia che accontenta il liente e
l'onorevole Baldelli ha inventato una storia che ha accontentato il suo cliente – lei sa
che per gli avvocati, specialmente per quelli di bassa lega, il cliente è anche il padrone
– e ha raccontato una storia di merito. In realtà, il padrone aveva detto perché la
riforma era prima buona e poi è diventata cattiva: perché non ha avuto il Presidente
della Repubblica che desiderava e perché non gli hanno mitigato la legge Severino.
Questo è il motivo per il quale oggi abbiamo questo emendamento. Lo rimarco,
perché questo è un popolo – e talvolta anche quest'Aula – che ha ben poca memoria
delle cose gravi che succedono. In un Paese normale, un capopartito che dice una cosa
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
7
così viene immediatamente espulso dall'agone politico; non per quello che ha fatto ma
per quello che ha detto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Occhiuto. Ne ha
facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO.
Presidente, intervengo solo per segnalare che non è...
PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Per favore, il tono della voce, vi chiedo di abbassarlo.
Prego, deputato.
ROBERTO OCCHIUTO.
Presidente, solo per segnalare che non è proprio come dice l'onorevole Bianconi,
perché il senso di questo emendamento è quello di riportare l'articolo 55 al testo
precedente alle modifiche avvenute nell'altro ramo del Parlamento, allorquando,
nell'intento di attribuire più funzioni al Senato, si è partorita una versione piuttosto
pasticciata di questo articolo, che definisce appunto le funzioni che avrà l'altra
Camera nel nuovo sistema costituzionale. Con questo emendamento chiediamo
all'Aula di ripristinare il testo precedente, per evitare un pasticcio ulteriore rispetto
alle funzioni attribuite al Senato. Quindi, dichiaro il voto favorevole di Forza Italia,
ma non c’è alcuna modifica rispetto al testo già vagliato dall'Aula della Camera nella
precedente lettura. Noi vogliamo semplicemente che si ripristini quel testo.
PRESIDENTE. Non ci sono altri interventi. Passiamo ai voti. Indìco la votazione mediante
procedimento...
DANIELE CAPEZZONE. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Capezzone, prego. Revoco l'indizione della votazione. Non mi pare si fosse
prenotato... Mi scusi, non l'abbiamo vista noi. Prego, Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE.
Si figuri, signor Presidente. Anzi, con il cambio di postazione e la nascita della nostra
componente, è l'occasione per dare a lei e ai colleghi il buongiorno e il buon lavoro, e
anche il buongiorno al collega Occhiuto, che è collega troppo attento e troppo
politicamente esperto per invitarci a guardare l'albero di questo emendamento,
dimenticando la foresta. E la foresta dice che, nel passaggio precedente, il gruppo di
Forza Italia celebrava questa riforma come la madre di tutte le riforme, oggi, negli
interventi pubblici, ci spiegano che siamo invece a un passo dal regime. Io non so se
questo sia vero, ma, se siamo a un passo dal regime, chi ha collaborato a questa
riforma, come il gruppo di Forza Italia, è coautore del male che oggi dice di
contrastare.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
8
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Gelmini 1.53, con il parere contrario della Commissione e del
Governo, il relatore di minoranza Toninelli che si rimette all'Assemblea, e con il parere
favorevole degli altri tre relatori di minoranza.
Votazione emendamento Gelmini 1.53
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Lainati, Donati, Famiglietti, Petraroli, Anzaldi, Sanga, Bonafede, Romele, Schullian,
Plangger, Sibilia, Di Battista, Massa, Paola Bragantini, Nizzi, Di Lello.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 398
Votanti 343
Astenuti 56
Maggioranza 172
Hanno votato Si 70
Hanno votato No 272
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Gelmini 1.1 e Bianconi 1.100. Ha
chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI.
Grazie, Presidente. Io pregherei i colleghi: è vero che bisogna fare svelti, però le
cavolate che si scrivono in Costituzione poi rimangono e segnano come un timbro
indelebile l'ignoranza cospicua di chi le ha scritte e di chi le ha votate. Qui si parla del
Senato che esercita, attenti...
PRESIDENTE. Sì, infatti, per favore, il tono della voce, soprattutto chi parla vicino a chi sta
intervenendo.
MAURIZIO BIANCONI.
... le funzioni di raccordo fra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica. Io
sfido qualsiasi costituzionalista, qualsiasi esperto di diritto, a definire giuridicamente
la parola «raccordo», che è una parola tipica dei documenti politici che si scrivono,
degli ordini del giorno, o dei documenti che si fanno delle sezioni di partito. Ma la
cosa più singolare è questo termine «costitutivi»: «costitutivi» cosa significa ? Che
sono della Costituzione o che costituiscono ? E se è «costituiscono» bisogna andare
all'articolo 117, e allora il Senato si occuperebbe del raccordo fra comuni, città
metropolitane e Stato, se ho capito bene. C’è una Camera fatta da non si sa da chi –
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
9
perché poi lo vedremo –, che si occupa di fare una cosa imprecisata per gli enti che
costituiscono – penso che si voglia dire questo e non costituzionali – la Repubblica,
cioè lo Stato, i comuni e le città metropolitane. Qui non è che siamo all'ircocervo, qui
siamo al monstrum. Qui non si capisce che cosa fa chi ! Qui siamo all'Assemblea
inutile da un punto di vista istituzionale ma utilissima da un punto di vista politico,
perché con 51 voti tiene in ostaggio la Repubblica italiana. Passeremo alla storia per
aver votato questo schifo. Pensate a quello che fate quando lo votate.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato
Capezzone. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE.
Grazie, signor Presidente. Sfortunatamente agli errori degli anni passati – perché
purtroppo l'articolo in esame scaturisce anche da errori degli anni passati – si
aggiunge ora questo errore, bene illustrato dal collega Bianconi, di un incerto ruolo di
raccordo. Io invito tutti i colleghi – chi ha ambizione per una riforma costituzionale –
a confrontare l'apertura della Costituzione americana («We the people»), quindi le
regole che vengono dalla gente, dalla comunità, a questa strana assemblea di
condominio (Stato, regioni, province e comuni) in cui il Senato avrebbe il ruolo
incerto – non si capisce – di amministratore di condominio. Penso che quando fra
dieci anni, vent'anni, trent'anni – le Costituzioni andrebbero pensate con il respiro dei
decenni – qualcuno leggerà questa cosa, darà un giudizio molto duro non solo del
livello politico ma del respiro culturale di questa Assemblea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Toninelli. Ne ha
facoltà.
DANILO TONINELLI.
Presidente, se questa riforma dovesse passare, gli studenti dei banchi delle facoltà di
giurisprudenza si troveranno a leggere le parole che ora sto leggendo. Il nuovo
articolo 55 della Costituzione che dice: «Il Senato della Repubblica», puntini puntini,
«esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli enti costitutivi della Repubblica».
Punto a apo. «Concorre», sempre il Senato della Repubblica, puntini puntini,
«all'esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato, gli enti costitutivi della
Repubblica e l'Unione europea». In cinque righe si dice una cosa e un'altra cosa
differente, che magari gli addetti al mestiere possono intendere seppur con difficoltà,
ma che i cittadini e neppure gli studenti potranno intendere.
E mi permetto anche di leggere una valutazione tecnica che il MoVimento 5 Stelle in
Commissione ha chiesto al Comitato per la legislazione, proprio a causa di questa
parte totalmente sgrammaticata della modifica fatta dal Partito Democratico e dalla
maggioranza in generale. Il Comitato per la legislazione dice che, a seguito delle
modifiche apportate dal Senato relative all'articolo 55, ci potrebbero essere dei
problemi di coordinamento: quindi noi stiamo dando al Paese e ai nostri studenti un
articolo della Costituzione che per semplicità, chiarezza e facilità di comprensione è
una «fetenzia», che dice alla prima riga che il Senato ha il compito diretto... Sì,
fetenzia, Presidente ! Ha il compito diretto di raccordo tra lo Stato e gli enti costitutivi
della Repubblica, e subito dopo concorre ad esercitare la stessa cosa ! Penso che sia
scandaloso dare al Paese e ai futuri studenti delle facoltà di giurisprudenza una
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
10
Costituzione scritta con i piedi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5
Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Occhiuto. Ne ha
facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO.
Presidente, anche noi abbiamo presentato questo emendamento per le ragioni che ha
affermato prima il collega Bianconi, ma anche per una ragione ulteriore: perché
questo emendamento mira ad evitare che nello stesso articolo ci possa essere una
inutile ripetizione, in quanto, nel primo periodo del quarto comma dell'articolo 1, si
legge che il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali, poi, nel
periodo successivo, si dice che il Senato della Repubblica concorre all'esercizio della
funzione legislativa, nonché all'esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato e gli
enti costitutivi. Due volte si fa riferimento a questo esercizio di raccordo fra lo Stato e
gli enti costitutivi, creando una difficoltà interpretativa che non è degna di un dettato
costituzionale !
Ci vien da dire che le modifiche apportate a questo articolo nell'altro ramo del
Parlamento evidentemente hanno impegnato molto più il Partito Democratico al suo
interno per dirimere le questioni più controverse, che non l'approfondimento che
sarebbe stato necessario in Aula. Questa è la ragione per cui abbiamo proposto questo
emendamento, che mira a rendere più comprensibile l'articolo 55 e più degno quello
che deve essere il dettato della Costituzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega La Russa. Ne ha
facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA.
Presidente, voteremo a favore di questo emendamento: che non tocca poi un punto
essenziale forse del testo, ma è emblematico, perché fa vedere come al Senato le
modifiche che sono intervenute, anziché semplificare il testo, lo hanno trasformato in
una sorta di testo-accordo interno alle forze politiche, o alla stessa forza politica, col
solo risultato di contraddire quello che già c'era nel testo, bello o buono che fosse.
Quindi una critica, oltre che nel merito, soprattutto nella forma: credo che, mettendo a
raffronto il testo della Costituzione scritto dai Padri costituenti e quello che noi stiamo
per licenziare, ci rimanga solo un verbo, o meglio un sostantivo, la vergogna; perché
un testo come quello che stiamo per licenziare non merita di potere assumere
connotazioni costituzionali. E di questo, credo, ce ne dovremmo ricordare anche fra
qualche anno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fiano. Ne ha
facoltà.
EMANUELE FIANO.
Presidente, vorrei per il suo tramite far sapere al collega Toninelli, che si è espresso in
termini così eleganti sul contenuto della legge e riportandosi al parere del Comitato
per la legislazione, che il Comitato per la legislazione medesimo pone soluzione al
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
11
quesito che qui l'onorevole Toninelli ha posto; perché, a seguito dell'evidenziazione di
una tematica critica, aggiunge – pezzo che il collega Toninelli non ha citato –: «In
proposito si osserva peraltro che, come si può desumere da lavori preparatori, oltre
che da un'interpretazione sistematica delle due disposizioni, ovvero le diverse
competenze, mentre il primo periodo sembrerebbe volto ad individuare il ruolo del
Senato qualificandolo come luogo del raccordo tra lo Stato e gli enti costitutivi della
Repubblica, il secondo periodo invece sembrerebbe volto ad enumerare le
competenze che sono assegnate a tale ramo del Parlamento, annoverando tra di esse
anche quelle di raccordo tra lo Stato, gli enti territoriali e l'Unione europea, da
esercitare in concorso con la Camera».
Non so, Presidente, se questa sia una «fetenzia»: a me pare la risoluzione logica del
tema che poneva il collega Toninelli. Tanto è vero che – immagino per ragioni di
tempo, per la brevità dei minuti che gli erano consentiti per l'intervento – il collega
Toninelli ha omesso di ricordare la conclusione del parere obbligatorio del Comitato
per la legislazione, che le leggo, Presidente, e che la prego di voler consegnare al
collega Toninelli: «Il Comitato ritiene che, per la conformità ai parametri stabiliti
dall'articolo 16-bis del Regolamento, non vi sia nulla da osservare». E anch'io,
Presidente, facendo mio questo parere, ritengo che non ci sia proprio null'altro da
osservare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sugli identici emendamenti Gelmini 1.1 e Bianconi 1.100, con il parere
contrario della Commissione e del Governo, mentre si rimettono all'Aula i relatori
Toninelli e Quaranta, ed esprimono parere favorevole i relatori Invernizzi e la Russa.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamenti Gelmini 1.1 e Bianconi 1.100
D'Ambrosio, Fabbri, Di Lello, Cera, Galperti, Mognato, Piccione, Pili, Marzana,
Corda, Molteni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 438
Votanti 436
Astenuti 98
Maggioranza 170
Hanno votato Si 50
Hanno votato No 288
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Centemero 1.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo, mentre si
rimettono all'Aula i relatori Toninelli, Quaranta e Invernizzi, ed esprime parere
favorevole il relatore La Russa.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
12
Dichiaro aperta la votazione.
Votazione emendamento Centemero 1.2 (Segue la votazione).
Folino, Simone Valente, Di Lello Catania, Caruso, Gadda, Zolezzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 440
Votanti 444
Astenuti 96
Maggioranza 173
Hanno votato Si 53
Hanno votato No 173
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Quaranta 1.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Quaranta. Ne ha facoltà.
STEFANO QUARANTA.
Signor Presidente, stiamo parlando delle funzioni delle Camere, in particolare delle
funzioni del Senato. Abbiamo deciso con questa proposta di riforma che il
superamento del bicameralismo paritario avverrà differenziando le funzioni delle
Camere; peccato che da questo dettato costituzionale non si capisca esattamente quale
sia il compito di questo Senato. Si sarebbero potute fare molte cose, c'erano proposte
alternative, l'abbiamo visto anche in sede di discussione sulle linee generali. Qui non
c’è un confronto tra riformatori e conservatori. Si poteva persino ipotizzare un
monocameralismo perché con un Senato come questo, che non serve a nulla, forse
sarebbe stato meglio un sistema monocamerale. Cosa proponiamo noi con questo
emendamento ? Visto che si è deciso di fare del Senato la Camera delle regioni, anche
se abbiamo visto con poteri scarsissimi, tutti i Paesi che hanno un impianto federale o
regionale consentono al Senato, che rappresenta le regioni, poteri ben più ampi,
addirittura spesso di veto sulle scelte fatte dall'altra Camera; in questo caso non
abbiamo nulla se non la possibilità di riformare la Costituzione, potere forse
inappropriato e che immagino questo Senato eserciterà magari tra settant'anni, quindi
un potere nullo da questo punto di vista, mentre non c’è nulla sugli specifici poteri
delle regioni. Siccome anche in sede di audizione gli esperti ci hanno detto che
l'efficacia di questo Senato almeno la si dovrebbe misurare nel superamento della
Conferenza Stato-regioni, noi proponiamo che, contestualmente alla creazione di
questo Senato delle autonomie, ci sia il superamento della Conferenza Stato-regioni.
Mi rendo conto che in questo Senato non sono nemmeno previsti i presidenti di
regione, tanto la proposta è raffazzonata e senza senso, però credo che una riflessione
su questo punto, cioè a cosa serva questo Senato, dovremmo farla prima di approvare
una riforma che non ha né capo né coda.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha
facoltà.
ROCCO PALESE.
Signor Presidente, se cortesemente poi vuol far provvedere, è rotto questo microfono.
PRESIDENTE. Va bene, segnalerò.
ROCCO PALESE.
Grazie. Presidente. Noi voteremo a favore di questo emendamento. Parliamo delle
funzioni di un Senato totalmente farlocco, che servirà solo a spostare il contenzioso
attuale che la modifica del Titolo V – con gravi responsabilità della sinistra allorché
approvò quella scellerata modifica del Titolo V che ha innescato la spesa pubblica
completamente scoordinata e il federalismo vero della corruzione che c’è stato nel
nostro Paese, attivato anche e soprattutto da quella modifica del Titolo V per stessa
ammissione, anche se in maniera implicita, da Cantone in una recente intervista su la
Repubblica – ha determinato. Detto questo, non possiamo avere tre organi: la Camera,
la Conferenza Stato-regioni e il Senato. Il Senato andava abolito e andavano
rafforzate le funzioni e le determinazioni della Conferenza Stato-regioni, altro
organismo che comunque è in Costituzione. Determinare una situazione del genere
significa solo spostare il contenzioso che attualmente è tra le regioni e il Governo e lo
sarà successivamente tra questo fantomatico Senato che dovrà nascere – non
sappiamo con quali funzioni e con quali pasticci – e la Camera. Sarebbe stato meglio
abolirlo completamente e comunque, ammesso e non concesso che la maggioranza e
poi successivamente il referendum dovessero confermare questa inopportuna e
pasticciata riforma costituzionale, non c’è dubbio che l'emendamento pone un
problema serio e tenta di porre riparo, meglio feriti che morti, nel. 8senso che toglie la
possibilità al Senato di determinare situazioni che non passino attraverso la
Conferenza Stato-regioni, perché altrimenti invece di avere due contenziosi ne
abbiamo tre, quindi non duplicazione di contenziosi ma triplicazione, con il blocco e
paralisi di tutto quello che riguarda il procedimento non solo dell'iter legislativo, ma
di una serie enorme di riforme.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha
facoltà.
DANILO TONINELLI.
Signor Presidente, condividiamo quanto affermato dal collega Quaranta, perché una
delle maggiori criticità di questa riforma è il fatto che non si capisca dove si va a
parare. Si danno alcune funzioni, in particolare in questo articolo, al Senato ma non si
capisce assolutamente all'atto pratico come possono essere attuate. Che significa che il
Senato svolge le funzioni di raccordo, che concorre a svolgere funzioni di raccordo,
che valuta la politica pubblica della pubblica amministrazione ? Non significa proprio
nulla, perché se non si esprime, non accade niente; se si esprime positivamente, non
accade niente; se si esprime negativamente nei confronti della funzione pubblica, non
accade nulla. Ha perfettamente ragione nel dire che rimane in vita anche la
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
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Conferenza Stato-regioni, che diventa una sorta di duo rispetto al Senato. Quindi noi
voteremo favorevolmente a questo emendamento e confermiamo la nostra idea, che
riteniamo essere giusta, che l'iniziativa di questa riforma è esclusivamente quella di
creare un governismo assoluto; poco importa creare funzioni raffazzonate e
difficilmente applicabili al Senato, l'importante è che ci sia solo una Camera che dà
una fiducia deglutita da un'unica persona, che è il Capo del Governo, e che quindi
possa fare ciò che vuole. In sintesi possiamo dire, tra virgolette, «non disturbate il
manovratore» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo
Bragantini. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI.
Signor Presidente, quanto ho ? Un minuto o cinque ? Ne parlo cinque. Intanto su questo
provvedimento noi del movimento del fare siamo favorevoli in quanto noi ritenevamo
che questa riforma doveva andare a rivedere le funzioni...
PRESIDENTE. Ha un minuto.
MATTEO BRAGANTINI.
Però prima non mi ha risposto, quindi ne ho cinque ! Semmai dalle prossime volte...
PRESIDENTE. No, non le ho risposto cinque, non le ho risposto perché stavamo verificando.
MATTEO BRAGANTINI.
Dicevo appunto che il Senato a nostro avviso doveva avere un ruolo che andava a
sostituire totalmente la Conferenza Stato-regioni e il Senato doveva appunto avere un
vincolo di mandato ed essere un Senato alla tedesca. Un sistema sul quale a parole
tutti i gruppi erano favorevoli, dal PD fino a tutte le altre forze politiche; non
riusciamo a capire perché abbiamo perso questa occasione di andare a far sì che ci
fosse un vero Senato delle autonomie, un vero Senato delle regioni. Dunque per
questo motivo voteremo a favore di questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Francesco Sanna.
Ne ha facoltà.
FRANCESCO SANNA.
Signor Presidente, siamo al quarto esame parlamentare del testo di riforma
costituzionale e quindi è abbastanza originale, direi forse bislacco, sentire argomenti
che non tengono conto di quello che si è detto nelle tre precedenti letture. La scelta
del Parlamento è che il Senato sia un organo politico e quindi in qualche modo
diverso, in quanto politico-rappresentativo, dalla Conferenza Stato-regioni, nella
quale, voglio ricordare, ci sono solamente e siedono solamente gli esecutivi, quindi
non c’è una dialettica maggioranza-opposizione, non c’è una dialettica di forze
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
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politiche. Si poteva fare così ? Si poteva abolire il Senato, si poteva
costituzionalizzare la Conferenza Stato-regioni ? Certo, ma la scelta del Parlamento è
stata diversa e anche le forze politiche, che oggi qui la contestano, hanno concorso a
dire e a volere una loro rappresentanza politica nel Senato della Repubblica.
Sgombrato il campo quindi da questa originale e bislacca modalità di discutere, io
vorrei dire che rimane il problema di raccordare, come fa la Conferenza Stato-regioni
e, vorrei dire, città, il rapporto tra gli enti costitutivi della Repubblica, che a questo
punto diventeranno le regioni e i comuni, eliminando la riforma la provincia, e lo
Stato, ed è esattamente questa la ragione per la quale il comma precedente, che avete
criticato e che noi invece abbiamo confermato nel testo del Senato, dà proprio al
Senato il potere di esercitare le funzioni di raccordo tra lo Stato e gli enti costitutivi
della Repubblica. Questo vuol dire che potrà esserci, avendo questa norma una natura
diciamo sovraordinata a quella che oggi definisce la Conferenza Stato-regioni, che è
semplicemente una legge ordinaria, una capacità espansiva della funzione del Senato
nel senso di assorbire delle competenze, delle funzioni, degli oggetti di discussione
che oggi sono propri della Conferenza Stato-regioni.
Diamo al tempo e alla politica il mandato e il compito di fare questa sperimentazione.
È tutta scritta qui dentro, è una norma non solo di attribuzione di competenza, ma
anche di principio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato
D'Attorre. Ne ha facoltà.
ALFREDO D'ATTORRE.
Grazie, Presidente. Semplicemente, per suo tramite, per invitare il collega Sanna a una
maggiore prudenza nel qualificare alcune argomentazioni critiche rispetto a questo
articolo e, immagino, anche rispetto a successivi elementi che esamineremo, nel senso
che, forse, se una parola come «bislacca» si può adoperare, credo che forse sarebbe
più adeguata non a chi sottolinea la natura del tutto irrisolta e indefinita del Senato
che esce da questa riforma costituzionale, ma appunto l'esito a cui si è pervenuto.
E, d'altra parte, le stesse argomentazioni del collega Sanna, che parlano di un processo
politico che dovrà, nel tempo, in via sperimentale, provare a definire il compito del
nuovo Senato, credo che valgano più di ogni altra argomentazione a definire la qualità
e l'esito per lo meno problematico di questo processo di riforma costituzionale
(Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Quaranta 1.11, con il parere contrario della Commissione e
del Governo e il parere favorevole di tutti i relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Quaranta 1.11
Folino, Piepoli, Marzano, Casellato, Donati, Tinagli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
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Presenti 453
Votanti 453
Astenuti
Maggioranza 227
Hanno votato Si 160
Hanno votato No 293
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Centemero 1.3, sul quale vi è il parere
contrario della Commissione e del Governo, il relatore di minoranza Toninelli si è
rimesso all'Aula e vi è il parere favorevole degli altri tre relatori di minoranza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Presidente, colleghi, non so come si possa eludere una domanda del tipo «cosa è
scritto in questo articolo 55, quinto comma», perché è veramente un articolo
incomprensibile. Mettiamoci dal punto di vista del cittadino comune: vengono usati
termini giornalistici, forse per avvicinarsi al linguaggio comune, ma non sono termini
giuridici né di un'efficacia indispensabile per poter tranquillizzare coloro i quali
devono poi realizzare la Costituzione.
Il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali – e qui siamo a che
cosa è, come dire, nella sua funzione – ed esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e
gli altri enti costitutivi della Repubblica. Quindi, funzione di raccordo ! Ora, ho
sentito interventi di qualche esponente della maggioranza: mi vuole spiegare, in
pratica, che cosa deve fare questo Senato ? Immaginiamo che il Senato fosse
quest'Aula: come eserciterà queste funzioni ? Sono funzioni legislative ? Sono
funzioni amministrative ? In quale sede e in quale luogo ? E poi ripete la stessa cosa
nel periodo successivo: concorre all'esercizio della funzione legislativa nei casi e
secondo le modalità stabilite dalla Costituzione – parole completamente inutili, perché
è evidente che dovrà agire nell'ambito della Costituzione –, e ripete: all'esercizio delle
funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica e l'Unione
europea.
Siccome avevano dimenticato, prima, di mettere l'Unione europea, l'hanno messa nel
secondo periodo.
Ma chi lo ha scritto questo testo ? Ma chi l'ha scritto ? Poi, partecipa alle decisioni
dirette alla formazione e all'attuazione degli atti normativi. Che significa ? Significa
che legifera; si dice legifera, non si dice partecipa alle decisioni dirette alla
formazione e poi all'attuazione degli atti normativi. E come si fa ? Il Parlamento come
partecipa all'attuazione di una legge ? Come partecipa ? Una volta che il Parlamento
ha varato una legge, l'attuazione della legge non spetta al Parlamento: spetta al
Governo, ci insegnavano alle lezioni di educazione civica nella scuola elementare
(Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).
Poi, valuta le politiche pubbliche e l'attività delle pubbliche amministrazioni.
Cioè, che cosa farà questo Senato ? Farà un seminario ? Farà, non so, una specie di
audizione, di Civit, di qualche cosa ? Che cosa farà questo Senato ? Si può mai
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
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scrivere un testo costituzionale in questa maniera ? Qui bisogna mandare il testo
all'esame, come dire, al vaglio di giuristi; non solo, ma, soprattutto, di linguisti,
perché coloro i quali hanno scritto questo testo non sono in grado di leggere e,
soprattutto, di scrivere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra
Ecologia Libertà).
Questo deve essere chiaro. E quando il collega Sanna dice che siamo alla quarta
lettura, proprio questo fa impressione: siamo alla quarta lettura e non si è ancora
capito che questo testo non dice niente. Bene ha fatto l'onorevole Bianconi a dire:
scusate, raccordo cosa significa ? E, dopo tante parole, la maggioranza non è stata in
grado di spiegare che cosa significa raccordo, e noi, che stiamo all'opposizione,
dobbiamo fare degli emendamenti nel tentativo disperato, ma spesso anche limitato,
di dare un contenuto alla vaghezza di questo testo.
Per esempio, il nostro emendamento, quello che prevede di indicare che venga
soppressa la Conferenza Stato-Regioni, è un modo, così come hanno fatto altri con gli
altri emendamenti, di dare un contenuto a quello che non c’è, alla vaghezza di questo
testo. Poco c’è mancato che non scrivessero: facciamo una cosa, facciamo la Cosa
uno, la Cosa due. Perché si scriveva la Cosa uno ? Perché Occhetto non sapeva che
cosa fosse quello che voleva fare e allora i giornalisti lo aiutavano (mi ricordo la
Repubblica che dava contenuto), tutti gli intellettuali, a scrivere che cosa fosse la
Cosa uno, perché lui non lo sapeva. E il testo, qui, è il testo della Cosa uno, che non
so che cosa sia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia
Libertà e del deputato La Russa).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Bianconi. Ne ha
facoltà.
MAURIZIO BIANCONI.
Presidente, quando ho indicato l'indescrivibile linguaggio giuridico di questo articolo,
ho indicato come emblematica la parola «raccordo», che è stata giustamente ripresa
da chi ha un minimo di sensibilità. In realtà, senza bisogno del Senato, c’è una regola
generale che è presupposta alla Costituzione e c’è l'obbligo di leale collaborazione
istituzionale fra enti. Non c’è bisogno del Senato, non c’è bisogno di indicare, perché
la leale collaborazione fra enti è un dovere presupposto alla Costituzione.
Quindi, siamo alla fiera degli ordini del giorno inutili. In più, lei sa, Presidente, perché
è uomo di cultura, che la nostra Costituzione può piacere o meno, ma su una cosa
sono tutti d'accordo: è scritta in un italiano ineguagliabile, ma pochi sanno perché.
Infatti, quando i costituenti, che non eravamo noi, ma avevano, senza sminuirci più di
tanto, ben altra levatura che la nostra, ebbero fatto il testo, chiamarono i professori
della Crusca, gli consegnarono il testo e glielo fecero mettere in italiano, con regole
fisse. Siccome Renzi è di Firenze e questa cosa la dovrebbe sapere, se questo
semiaborto linguistico lo avesse consegnato anche lui una settimana alla Crusca, forse
qui saremmo stati a confonderci di meno. Qui si usa un linguaggio che è tipico degli
ordini del giorno dei consigli comunali: la pagheremo sotto un profilo della nostra
identità. Questa legislatura, che porta già un numero che porta male, sarà segnata per
l'ignoranza che noi avremo dimostrato nello scrivere questo schifo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Piepoli. Ne ha
facoltà.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
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GAETANO PIEPOLI.
Grazie, Presidente. Credo che, al di là di quella che può essere la polemica
congiunturale legata al dibattito su questo nuovo passaggio parlamentare, un tema
emerge, ed è un tema che noi dobbiamo considerare non più solo in filigrana, ma
davanti a noi.
Ed è un'emergenza per quello che sarà ovviamente il quadro successivo legato al
superamento del bicameralismo perfetto. Intendo dire quello che più volte i colleghi
qui stamattina hanno richiamato: la qualità della legislazione. Il superamento del
bicameralismo perfetto che, con questa legge noi andiamo a certificare, pone questo
non più come una sofisticata esigenza intellettuale, ma come una ragione di
sopravvivenza del Parlamento. Negli altri Paesi d'Europa, in particolare in Germania,
Francia e l'Inghilterra, da alcuni anni, proprio in relazione alla crisi che noi stiamo
vivendo, che è sicuramente nei suoi effetti una crisi economica, ma che è innanzitutto
una crisi delle regole legali e morali della democrazia, si cerca uno strumento per
tentare di sopperire al possibile effetto delle eclissi del parlamentarismo e per
rafforzare la qualità della legislazione. Io credo che proprio perché non avremo più
una sponda per la doppia lettura, perché il superamento del bicameralismo perfetto
produce questo immediato effetto, non ci possiamo più permettere di considerare
questo un sottoprodotto del nostro lavoro parlamentare. Inviterei, quindi, da questo
punto di vista, la Presidenza e i nostri gruppi parlamentari a farsi carico per il
prosieguo, già adesso, di questo tema. Sarebbe terribile se questa esperienza di
innovazione si traducesse in un affievolimento dalla capacità del Parlamento di
produrre buone leggi e quindi anche quegli strumenti senza i quali la lotta per la
democrazia diventa, purtroppo, una lotta monca (Applausi dei deputati del gruppo Per
l'Italia – Centro Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Occhiuto. Ne ha
facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO.
Grazie Presidente, anche con questo emendamento noi miriamo a ripristinare il testo
che era stato modificato prima delle ultime modifiche dell'altro ramo del Parlamento.
Questa volta, però, la modifica che ci restituisce il Senato è una modifica
sostanzialmente più pasticciata rispetto al testo precedente. Vorrei leggere il testo che
il Senato ha analizzato prima che lo modificasse. Là si diceva che il Senato
praticamente si occupava dell'esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato, gli altri
enti costitutivi della Repubblica e tra questi ultimi e l'Unione europea, cioè il Senato
avrebbe dovuto curare il raccordo tra le Regioni, le province, le città metropolitane, i
comuni e le istituzioni europee. Nella modifica che il Senato invece oggi ci restituisce
è scritto che il Senato si occupa dell'esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato,
gli altri enti costitutivi della Repubblica e l'Unione europea. Vuol dire che tutte le
questioni che riguardano il rapporto tra il nostro Stato e l'Unione europea per questo
articolo 55, come modificato dal Senato, saranno di competenza del Senato. Ora,
mentre cresce l'incidenza e anche l'influenza nelle nostre politiche delle istituzioni
europee, noi stiamo delegando all'altra Camera, ad una Camera che avrebbe dovuto
essere minoritaria in termini di funzioni rispetto alla Camera dei deputati, le funzioni
di raccordo con l'Unione europea. Insomma, si tratta di un gran pasticcio che
dimostra, ancora una volta, che potevate provare a discutere di meno nel PD e ad
approfondire meglio in Aula prima di restituirci questo testo.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
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PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Centemero 1.3.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Centemero 1.3
Chi non riesce a votare, per favore, alzi la mano. Pes...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 446
Votanti 381
Astenuti 65
Maggioranza 191
Hanno votato Si 93
Hanno votato No 288
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gelmini
1.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si rimette all'Aula il
relatore di minoranza Toninelli e con il parere favorevole dei relatori di minoranza Quaranta,
Invernizzi e La Russa.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Gelmini 1.6
Marzano non riesce a votare... Zoggia, Calabrò, Librandi, Turco, Vecchio, Epifani, Daga, Fusilli,
Busto, Artini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 452
Votanti 377
Astenuti 75
Maggioranza 189
Hanno votato Si 88
Hanno votato No 289
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
20
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Centemero 1.4 e Fassina 1.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Quaranta. Ne ha facoltà.
STEFANO QUARANTA.
Grazie Presidente. Nel continuare questa amabile conversazione a distanza con il mio
collega Sanna, vorrei fargli rilevare quanto segue. Siamo un po’ al momento dei
bilanci, allora io provo a mettere in fila cos’è questo Senato, aspettando poi che
l'onorevole Sanna mi contesti qualche punto. Avete istituito il Senato delle regioni e
delle autonomie; questo Senato non è elettivo ma, badate bene, non rappresenta i
governi e le istituzioni locali, cosa che sarebbe stata quindi anche possibile, come
avviene in Germania, rappresenta il sistema politico locale; tuttavia non è elettivo,
perché avete deciso che non sia elettivo. Si istituisce questa sorta di dopolavoro dei
consiglieri regionali mentre, contemporaneamente, si tolgono poteri alle regioni, si
toglie la legislazione concorrente con la clausola di supremazia. Il Governo, quindi la
legislazione nazionale statale, assume una supremazia rispetto a quella locale.
Ancora, l'onorevole Sanna ha ammesso poco tempo fa che questo Senato non serve
nemmeno al superamento della Conferenza Stato-Regioni. Tuttavia, si è deciso di
istituirlo questo Senato, mentre si poteva semplicemente abolire il Senato, visto che
non si capisce bene a cosa serve. Invece no, si è deciso di istituirlo. Proviamo a vedere
insieme quali sono i poteri di questo Senato, perché se una cosa c’è, esiste, anzi viene
inventata ex novo, deve avere dei poteri, deve servire a qualcosa, altrimenti davvero
saremo di fronte ad uno spreco di efficienza e di risorse. Allora basta prendere il testo
per vedere quali sono i poteri di questo Senato. Il Senato rappresenta le istituzioni,
come abbiamo detto prima, poi c’è una serie di «concorre», «partecipa», «valuta»,
ovvero tutte cose che fa anche la Camera. Allora perché abbiamo fatto questo
emendamento, anche in maniera un po’ provocatoria, riportando il testo alla lettura
precedente ? Perché l'unico cambiamento che hanno voluto apportare i senatori a
questo testo è stato quello di mettere al posto della versione precedente (che era
«concorre alla valutazione delle politiche pubbliche»), pensate bene, «valuta le
politiche pubbliche». Questo è l'unico potere apparentemente esclusivo di questo
Senato. Ovviamente non è vero, perché chi valuterà innanzitutto le politiche
pubbliche sarà la Camera che esprime la fiducia al Governo, quindi, anche in questo
caso, non c’è alcun potere specifico ed esclusivo di questo Senato. Allora, onorevole
Sanna, saranno i posteri – io credo – a giudicare quanto sia o meno bislacca questa
proposta che voi portate come riforma della nostra sacra Carta costituzionale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici
emendamenti Centemero 1.4 e Fassina 1.12.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamenti Centemero 1.4 e Fassina 1.12.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
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Liuzzi, Di Salvo, Tancredi, Ciracì...Tancredi non riesce a votare...aspettiamo poi
l'intervento sul dispositivo della collega Liuzzi...bene, hanno votato tutti a questo
punto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 446
Votanti 369
Astenuti 77
Maggioranza 185
Hanno votato Si 85
Hanno votato No 284
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 1.54, su cui vi è il parere contrario
della Commissione e del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI.
Grazie Presidente. Questo è il primo di una serie di emendamenti che il MoVimento 5
Stelle ha proposto per specificare la valutazione che il Senato fa delle politiche
pubbliche e della pubblica amministrazione. Infatti noi riteniamo che sia una formula
troppo generica e, quindi, irrealizzabile dal punto di vista economico. In questo
emendamento, in particolare, proponiamo non la parola «valuta» e basta, che sarebbe
un valuta» genericamente, ma le parole: «valuta gli effetti economici e sociali delle»
politiche pubbliche.... Quindi, cerchiamo di circostanziare gli effetti della valutazione.
Per fare che cosa ? Per permettere che il Senato sappia in che maniera e come valutare
le politiche pubbliche dello Stato e della pubblica amministrazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sannicandro. Ne
ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Grazie Presidente. Mi ha anticipato il collega. Voglio appunto segnalare che non
soltanto gli emendamenti del MoVimento 5 Stelle, ma anche gli emendamenti degli
altri gruppi di opposizione tendono a dare un contenuto ad una norma che contenuto
non ha. Perché, in effetti, quando si dice «valuta le politiche pubbliche e l'attività delle
pubbliche amministrazioni e verifica l'impatto delle politiche dell'Unione europea sui
territori», si dice tutto e non si dice niente. Comunque, si dice qualcosa che in ogni
caso si potrebbe fare. Allora ecco gli emendamenti. Qualcuno dice: «valuta gli effetti
economici e sociali»; qualcun altro dice: «valuta gli effetti sul mercato del lavoro e
sull'occupazione»; qualcun altro ancora, anziché «valuta», propone: «può valutare»;
qualcun ancora parla di altri ambiti, su la cui valutazione si deve porre attenzione.
Quindi è, come si può notare, uno sforzo delle opposizioni di migliorare il testo, però,
sempre con dei limiti ovviamente. Infatti questo è un testo effettivamente
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
22
inemendabile. Ricordo che ogni disegno di legge e ogni progetto di legge dovrebbe
avere a monte una valutazione dell'impatto sull'ordinamento che questo disegno legge
può andare a causare. Quindi già esiste in pratica una cosa di questo tipo, non è che la
dobbiamo inserire nella Costituzione. Però – ripeto – le opposizioni, strette tra lasciare
questo testo generico e dargli un minimo di concretezza, sia pur con i limiti che ho
illustrato, si sono per così dire cimentate in quest'operazione. Ma la verità –
prendiamone atto – è che questo è un testo che non può essere emendato perché non è
un testo giuridico. È una specie, come ha già detto qualche collega, di ordine del
giorno del più sperduto comunello.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Ferrari. Ne ha
facoltà.
ALAN FERRARI.
Grazie Presidente, vorrei aggiungere qualche considerazione su questo punto, che
tocca una funzione che viene definita – ed è così – come esclusiva per il Senato e cioè
quella di valutazione delle politiche pubbliche, all'interno dell'articolo 55, che è quello
che stabilisce le funzioni delle Camere. Io penso che si debba ricostruire il
ragionamento che è stato fatto e si debba ricostruire anche il lavoro che ne è poi
derivato nel corso delle diverse letture della Camera. Il ragionamento che è stato fatto è
che noi davamo fine al bicameralismo perfetto, aprendo la strada ad un bicameralismo
differenziato, all'interno del quale ci fosse una Camera, come quella del Senato, in
grado di rappresentare i bisogni dei territori ed in grado di dare rappresentanza e voce
alle istituzioni territoriali.
Questo perché si suppone che l'impatto delle cose che vengono stabilite dalle leggi,
l'impatto delle scelte che vengono assunte dal Governo e dal Parlamento, sia da
verificare nei territori. Questo è stato quindi il motivo per cui, oltre a superare, per
così dire, l'eccessiva struttura – e quindi la fatica di legiferare con due Camere che
avevano lo stesso potere legislativo –, si è anche pensato di introdurre un qualcosa che
in realtà è in gestazione nel nostro Paese da moltissimo tempo, ovvero una Camera
che avesse questa funzione.
La valutazione è una di quelle funzioni sulle quali noi ci giochiamo la scommessa di
questo Senato e lo dico facendo alcune precisazioni. Sul «concorre» o sul «valuta» va
ricordato che è vero che ci sono altre amministrazioni in questo Paese che svolgono
funzioni di valutazione del personale e delle politiche – tra l'altro noi aggiungiamo
una funzione di valutazione delle politiche alla Presidenza del Consiglio con la
riforma della pubblica amministrazione –, ma prevedere al Senato, cioè affidare ad
una Camera, che è una Camera di un sistema bicamerale, la funzione di valutazione
vuol dire mettere a livello più alto una delle funzioni che consente a un Paese di
conoscere quello che accade, di conoscere come un'organizzazione – e in questo caso
tutti i suoi livelli istituzionali – risponda a una delle politiche scelte dal Governo e
scelte anche dal Parlamento, che fa le leggi per spingere quelle politiche.
Credo che, facendo così, noi iniziamo a seguire una strada che in altri Paesi – e l'ho
già ricordato nella scorsa lettura – è stata una strada che ha segnato un progresso della
democrazia molto evidente. Ho già fatto riferimento nel gennaio scorso al GAO, che è
il centro, o meglio l'organizzazione, che si chiama Government Accountability Office,
che presso il Congresso americano svolge funzioni di valutazioni, proprio perché il
Congresso faccia le migliori politiche pubbliche possibili ed eviti di essere
schizofrenico nel legiferare. Questo esiste dal 1921, gli viene affidato un budget di
550 o 600 milioni di dollari all'anno. Allora noi, con questo disegno di legge, non
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
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stiamo affidando un potere residuale al Senato. Stiamo dicendo: cari senatori,
interpretate al meglio il ruolo che vi viene affidato, perché avete il potere di dotare
questo Paese e il Parlamento di una funzione di conoscenza, quindi non solo di
giudizio. Infatti, valutare non vuol dire né controllare né giudicare: vuol dire
conoscere quello che è accaduto e il motivo per cui i risultati sono stati esattamente
quelli attesi oppure se si sono diversamente verificatisi. Infatti, persino in risultati
diversi c’è del buono. Quindi noi stiamo dicendo a questo Senato e ai senatori che
siederanno nell'altra Camera che avranno questo grande compito, che io penso – mi
avvio alla conclusione, Presidente – possa fare svolgere al nostro Parlamento, nel suo
complesso, una funzione di spinta verso un miglioramento della democrazia.
In conclusione, ho sentito molti colleghi di opposizione che in questi giorni
ribadiscono il fatto che la Carta che abbiamo è talmente perfetta e bella e scritta bene,
che l'esercizio di cambiamento che noi, per così dire, stiamo profondendo è un
esercizio sbagliato. Io preferisco avere una Carta imperfetta, ma che riesca a toccare
con mano alcuni punti irrisolti, come quello del valutare le politiche e valutare
l'impatto delle scelte che fanno Governo e Parlamento, piuttosto che avere una Carta
perfetta, che in realtà non ha sciolto questo nodo per tantissimo tempo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega La Russa. Ne ha
facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA.
Presidente, io mi sono preso la Costituzione, quella vigente, che come sapete è stampata
all'inizio del Regolamento. Leggendo l'articolo 55, ma anche tutti gli articoli successivi,
emerge in maniera chiara quello che il collega Sannicandro e altri colleghi hanno prima
ricordato. C’è una differenza abissale di linguaggio, che non è solo un fatto linguistico,
perché io credo che il testo, che inutilmente cerchiamo di emendare e che stiamo per
licenziare, nasconda non un'incapacità linguistica – per questo, pazienza, i tempi sono
quelli che sono – ma nasconda un vuoto politico.
Io credo che questo modo di modificare l'articolo 55 sia come una specie di
pioggerellina che si vuole far cadere sulle spalle dei senatori per rinfrescarli in una
giornata d'estate. In altre parole, gli si dice: non siete più la Camera alta, ma siete una
cosa così, vi facciamo, però, un articolo della Costituzione lungo, lungo, lungo, lungo;
più lungo è l'articolo, meno chiare sono le parole, più potete avere l'impressione che noi
teniamo ancora in grande considerazione questo ramo del Parlamento. Credo che, in
realtà, non si possa emendare una valutazione come questa che porta a quel linguaggio.
Ed è per questo che, sia per questo emendamento, che per i prossimi quattro o cinque –
li elencherà lei man mano – come gruppo Fratelli d'Italia ci siamo rimessi all'Aula. Non
ce la sentiamo di dire no a questi emendamenti, ma è anche inutile votarli, perché
comunque questo testo della Costituzione rimane un qualcosa di inqualificabile a nostro
avviso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Occhiuto. Ne ha
facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO.
Grazie Presidente, anche noi come il collega La Russa riteniamo che, forse nell'intento
di risarcire l'altra Camera per le ridotte funzioni che nella lettura precedente ad essa
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
24
erano state assegnate, si sia determinata una situazione per la quale al nuovo Senato
saranno attribuite altre funzioni, anche se queste funzioni, poi, per come è scritto il
nuovo articolo della Costituzione che le disciplina, sono molto confuse, proprio come
quella che noi abbiamo chiesto di abrogare, ossia quella sulla quale stiamo discutendo e
che pretende che il Senato valuti le politiche pubbliche e la qualità della pubblica
amministrazione. Ecco, noi avevamo chiesto di abrogare questa locuzione, ma è stato
bocciato il nostro emendamento. Per questa ragione, signor Presidente, vorrei dichiarare
che voteremo a favore di questo emendamento proposto dalla collega Dadone e della
maggior parte degli altri emendamenti che mirano a circoscrivere o, comunque, a
meglio definire in che cosa debba consistere questa attività di valutazione delle politiche
pubbliche. Questi emendamenti mirano, cioè, a stabilire criteri e aspetti che debbano
interessare questa attività di valutazione. Per cui, preannuncio il voto favorevole del
gruppo di Forza Italia su questo emendamento e su molti simili che seguiranno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha
facoltà.
MAURIZIO BIANCONI.
Grazie Presidente, io ho chiesto di prendere la parola per una questione che riguarda
questo e gli altri emendamenti. Parlerò, poi, del perché abbiamo presentato questi
emendamenti perché quello che dice il collega La Russa non è privo di fondamento.
Però, abbiamo scelto di presentare gli emendamenti e lo dirò poi. Ma la cosa che fa più
impressione è che la politica rimane attardata sulla velocità del mondo che ci circonda e,
quindi, rimane sempre più fuori mercato, mentre lo scopo che ha la politica dovrebbe
essere quello di essere più efficiente, più efficace e più veloce. E, invece, noi cosa
abbiamo inventato ? Abbiamo preso una competenza che è tipicamente o dell'Esecutivo
o di commissioni tecniche e ne abbiamo fatto una competenza camerale. In altre parole,
noi diciamo che una Camera valuta l'efficienza e l'efficacia delle leggi. Una Camera ?
La Camera può dare un parere sull'efficienza e sull'efficacia che hanno preparato altri,
ma dare questo potere alla Camera significa togliere efficienza e semplificazione e
significa snaturare una funzione che tipicamente non è camerale. Qui siamo all'abc delle
questioni istituzionali, che sono state completamente sconvolte per fare questo
monstrum che consente – e non mi stancherò mai di dirlo e ne riparleremo con qualcuno
di voi se ancora sarò vivo – a chi ha il Governo e in questa Camera tiene il 51 per cento
dei voti, di tenere in ostaggio la Repubblica italiana. Infatti, il punto vero è questo qui.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato
Quaranta. Ne ha facoltà.
STEFANO QUARANTA.
Il collega Ferrari ci ha spiegato l'importanza delle funzioni di questo Senato. Allora, io
vorrei entrare nella concretezza delle cose del funzionamento di questo Senato. Infatti,
caro collega Ferrari, voi avete creato un Senato fatto da consiglieri regionali e sindaci, i
quali dovrebbero controllare il lavoro di 630 deputati a tempo pieno. Ora, le faccio un
esempio, visto che lei dice che la valutazione è molto importante. Prendiamo
semplicemente il procedimento legislativo. Voi avete dato dieci giorni a consiglieri
regionali e sindaci per impugnare leggi fatte da 630 deputati. Questi non riusciranno
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
25
nemmeno a leggersi le leggi dei deputati, altro che fare le valutazioni delle politiche
pubbliche !
Lei mi deve spiegare come si può fare il consigliere regionale e come si può controllare
il lavoro di quattordici Commissioni in quanto, fatte delle debite proporzioni, avremo
sette senatori per ogni Commissione. Come eserciteranno il ruolo di controllo e di
valutazione ? Me lo spieghi, onorevole Ferrari.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone
1.54.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione dell'emendamento Dadone 1.54
Presenti 460
Votanti 450
Astenuti 10
Maggioranza 226
Hanno votato Si 162
Hanno votato No 288
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(I deputati Zan e Nardi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto
contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Cecconi 1.104, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere
favorevole di tutti i relatori di minoranza, tranne il relatore di minoranza La Russa che si
rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Cecconi 1.104,
Totaro. Chi altro non ha votato ? Ferrari. Chi ha problemi ? Latronico, Piras, che ha
votato. Capodicasa, Lorenzo Guerini, Ribaudo, Gitti. Bene, hanno votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 465
Votanti 455
Astenuti 10
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
26
Maggioranza 288
Hanno votato Si 166
Hanno votato No 289
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(I deputati Zan e Nardi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto
contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Cozzolino 1.55, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere
favorevole di tutti i relatori di minoranza, tranne il relatore di minoranza La Russa che si
rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione (Segue la votazione).
Votazione emendamento Cozzolino 1.55,
Vico, Piccoli Nardelli, Patriarca, Qualcun altro ? No.Pilozzi, D'Attorre, Latronico,
Zan. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 470
Votanti 460
Astenuti 10
Maggioranza 231
Hanno votato Si 165
Hanno votato No 295
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Vazio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bianconi 1.101. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI.
Grazie Presidente, così vengo qui alla spiegazione di prima in relazione alle valutazioni
dell'onorevole La Russa. Noi abbiamo preso questa decisione, comunque, per la teoria
della riduzione del danno: si presentano questi emendamenti per vedere se si riesce a
limitare il danno. In questo caso, abbiamo scelto di non dare questa competenza come
obbligatoria, ma come potenziale: da «valutare» a «può valutare».
Rispondo così anche, Presidente, alla osservazione del collega Sanna, che ha definito
bislacche alcune osservazioni, e, per fare una citazione di una cultura che conosco, ma
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
27
che non è la mia, non si può mica guardare la pagliuzza nell'occhio dell'altro, quando nel
proprio c’è una trave. Come si fa a parlare di cosa bislacca, quando ci viene spiegato che
il Senato è il rappresentante delle politiche regionali ? Il rappresentante delle politiche
regionali è la Conferenza Stato-regioni, perché le politiche regionali sono le politiche
dei governi regionali, le politiche dei comuni sono le politiche delle giunte comunali e
dei sindaci, mentre il Senato rappresenta i consigli. Anche in questo caso c’è un'altra
discrasia, perché, da una parte, rappresenta i consigli e poi ci sono ventuno sindaci che
rappresentano gli esecutivi. E anche in questo caso si crea una nuova discrasia, perché è
noto per chi ha fatto il consigliere regionale – io l'ho fatto tredici anni da capogruppo e
so quello che dico – che, fermamente, i consigli sono sempre in opposizione alle giunte,
anche gli stessi consiglieri di maggioranza. Quindi, con il Senato diamo fiato a una
nuova differenziazione delle politiche regionali, perché i consigli si sentiranno forti dei
poteri senatoriali e metteranno in difficoltà le giunte, mettendo ancora più in difficoltà la
leale collaborazione amministrativa e istituzionale. Avete combinato questo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Bianconi 1.101, con il parere contrario della
Commissione e del Governo, sul quale si rimettono all'Aula i relatori di minoranza
Toninelli, Quaranta e Invernizzi e con il parere favorevole del relatore di minoranza La
Russa.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Bianconi 1.101
Archi, Fanucci, Boccuzzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 477
Votanti 351
Astenuti 126
Maggioranza 176
Hanno votato Si 47
Hanno votato No 304
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cecconi
1.105, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole dei
relatori di minoranza Toninelli, Quaranta e Invernizzi e sul quale si rimette all'Aula il relatore
di minoranza La Russa.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Cecconi 1.105,
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
28
Casellato, Vico, Beni, Tidei, Latronico, Ciracì...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 473
Votanti 461
Astenuti 12
Maggioranza 231
Hanno votato Si 162
Hanno votato No 299
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Dal Moro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.107.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo Bragantini. Ne ha
facoltà.
MATTEO BRAGANTINI.
Grazie, Presidente. Intervengo semplicemente per motivare i molti voti di astensione su
molti di questi emendamenti. Molti di questi emendamenti vanno a restringere, in modo
sostanziale, chi più chi meno, le competenze del Senato. Dunque, a nostro avviso,
questo è sbagliato, perché, a nostro avviso, si dovevano dare altre competenze al Senato
e fare, ovviamente, una riforma alla tedesca, dunque con un Senato veramente delle
autonomie, con vincolo di mandato. Ma ridurre ancora le competenze del Senato, a
nostro avviso, sarebbe assurdo. Infatti, a questo punto, si dovrebbe, per coerenza,
semplicemente abolirlo, così almeno si avrebbero veramente dei risparmi di tempo e di
potenziali contenziosi. Ma ridurre ancora le poche competenze che ha, con formule
varie, potrebbe creare ulteriori contenziosi. Per tutti questi motivi, su molti di questi
emendamenti il gruppo Fare ! si astiene.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cecconi. Ne ha
facoltà.
ANDREA CECCONI.
Grazie, Presidente. Nella sua nuova formulazione, l'articolo 71 di questa riforma
introduce, al quarto comma, una futura e alquanto incerta legge costituzionale,
rinviandone poi la disciplina ad ancor più futura e ancor più incerta legge ordinaria
bicamerale sui referendum popolari propositivi di indirizzo nonché su altre forme di
consultazione popolare.
Lo scopo di questo emendamento è quello di far sì che il nuovo Senato sia un organo
consultivo per i cittadini che vogliono utilizzare questo nuovo canale di consultazione
popolare. I cittadini che vorranno proporre i referendum popolari e propositivi, per
determinare le politiche pubbliche, potranno chiedere al Senato la valutazione delle
stesse, per capire dove e come intervenire e soprattutto se è realmente utile farlo. In
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
29
questo modo si dà un senso alla valutazione di queste politiche pubbliche, altrimenti, il
nuovo Senato farà finta di servire a qualcosa, ammettendo che faccia quello che si dice
in questa riforma e che faccia realmente qualcosa.
Inoltre, si valorizza quel minimo di democrazia diretta che è stato introdotto in questa
riforma. Diciamo minimo perché il PD, il Governo e la maggioranza hanno respinto
tutte quelle proposte, che venivano dall'opposizione e dal MoVimento 5 Stelle, di
inserire all'interno di questa riforma costituzionale dei veri e propri strumenti di
democrazia diretta per i cittadini e di permettere dei referendum abrogativi propositivi
senza quorum, piuttosto che questa forma di minima democrazia diretta, che è stata
inserita in questa riforma tra l'altro con l'innalzamento delle firme richieste, che già
funziona poco in questo momento e che con questa riforma noi crediamo venga
totalmente soppressa e ammazzata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mucci. Ne ha
facoltà.
MARA MUCCI.
Grazie, Presidente. Condivido quanto detto dal collega Bragantini, perché con questi
emendamenti si sta andando a limitare quelle che saranno le competenze e il margine
d'azione del nuovo Senato.
Invece l'operazione, ciò che potrà fare il Senato, quello che riterrà opportuno fare il
Senato, che, di volta in volta, dovrà esprimersi sui provvedimenti, dovrà essere una
scelta dettata da precisi intenti, anche di legami, come detto, territoriali. Non si tratta,
quindi, di vincolare i poteri e le possibilità del nuovo Senato, scrivendoli direttamente in
Costituzione. La Costituzione deve essere, comunque, snella e dovrebbe enunciare i
principi generali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata
Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE.
Grazie, Presidente. Intervengo solo per sottolineare quanto Pag. 20detto dal collega
Cecconi. In realtà non si vanno a ridurre le funzioni del Senato, anzi si specifica che,
rispetto alla formulazione dell'articolo 71, quarto comma, nuova formulazione
chiaramente, in merito ai referendum costituzionali i cittadini potranno avere il vaglio
direttamente da questo nuovo Senato, in modo che non si arrivi a scontrarsi contro
quello che è un limite dell'attuale strumento, uno dei più grandi strumenti di democrazia
diretta che abbiamo. Quindi, se i cittadini prima potranno chiedere la possibilità di avere
dei referendum popolari propositivi a questo nuovo Senato, potranno effettivamente
usufruire di questo strumento e raggiungere degli obiettivi.
E questo Senato, addirittura, potrebbe avere una funzione reale rispetto al
pastrocchio che ha. Peraltro, in merito proprio ai referendum propositivi e abrogativi, in
prima lettura, avevamo chiesto al Partito Democratico, che sosteneva di voler allargare
la partecipazione popolare, di inserire questi strumenti senza quorum e ci è stato negato,
nonostante fosse l'unico emendamento.
Quindi, questa la troviamo una proposta di buonsenso: dare al Senato la possibilità di
valutare la possibilità per i cittadini di proporre un referendum.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
30
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.107.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Toninelli 1.107
Archi, Gandolfi, Zan, Ragosta, Colletti, Tentori, Misuraca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 466
Votanti 422
Astenuti 44
Maggioranza 212
Hanno votato Si 126
Hanno votato No 296
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Nuti 1.106, con il parere contrario della
Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza
Toninelli e sul quale gli altri tre relatori di minoranza si rimettono all'Assemblea.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Francesco Sanna. Ne ha
facoltà.
FRANCESCO SANNA.
Grazie Presidente; intervengo per una brevissima osservazione di merito, che vale anche
per il precedente emendamento, e di motivazione del voto negativo sullo stesso:
attribuire al Senato della Repubblica, nuova versione, un potere consultivo a favore di
cittadini che propongono un quesito referendario, ci sembra improprio, perché confonde
la funzione di referendum e la funzione di questo ramo del Parlamento che, comunque,
seppure in maniera selettiva, continua a prender parte all'iter di formazione delle leggi.
Detto in altre parole, più semplici, il referendum è la proposizione, normalmente, di un
«intento ablativo» di cassazione dall'ordinamento di una legge fatta dal Parlamento da
parte del detentore della sovranità, il popolo. Dove il Parlamento non arriva e c’è un
contrasto vero e reale con il popolo, il referendum è stato individuato dai costituenti
come la chiave di soluzione di questo conflitto; ecco, allora, è chiaro che noi siamo
nell'ambito, nel nuovo articolo 71, di una nuova forma di referendum che è quella del
referendum propositivo, per cui leggi costituzionali determineranno il funzionamento
del nuovo referendum propositivo, ma il principio rimane uguale.
Il Senato partecipando alla formazione di una legge, ovvero non partecipando a una
formazione di una legge, nemmeno col potere di iniziativa, è in qualche modo
l'antagonista del comitato proponente del referendum, non è il consulente, non è colui
che può dire: avete ragione o avete torto.
Per cui lasciamo le cose distinte come è giusto che siano; il referendum punta a incidere
sulla legislazione dello Stato con un'iniziativa del popolo, il Senato della Repubblica
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
31
futuro partecipa alla formazione delle leggi che saranno poi giudicate dal popolo anche
in funzione di comitato promotore del referendum.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sannicandro. Ne ha
facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Presidente, siamo sull'emendamento Toninelli 1.109 ?
PRESIDENTE. Sì.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Perché, appunto, sentivo parlare di referendum invece...
PRESIDENTE. Chiedo scusa, siamo sull'emendamento Nuti 1.106.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Allora, prenderò la parola sull'emendamento Toninelli 1.109.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Nuti 1.106.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Nuti 1.106
D'Ambrosio, Minardo, Silvia Giordano, Capodicasa, Sgambato, Sanga, Massa,
Rotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 470
Votanti 392
Astenuti 78
Maggioranza 197
Hanno votato Si 97
Hanno votato No 295
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Cecconi 1.108, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
32
favorevole di tutti i relatori di minoranza, a parte il relatore La Russa che si rimette
all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Cecconi 1.108
Lainati, Binetti, Schirò, Capodicasa, Prestigiacomo, Molea, Greco.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 478
Votanti 469
Astenuti 9
Maggioranza 235
Hanno votato Si 171
Hanno votato No 298
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.109.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Grazie, Presidente, voglio intervenire, perché vorrei che qualcuno mi aiutasse a risolvere
quella che a me pare una contraddizione. L'articolo 55, così come non modificato dalla
Camera e dal Senato, dice: la Camera dei deputati è titolare del rapporto di fiducia con il
Governo ed esercita la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e quella di
controllo dell'operato del Governo. Ora, il comma successivo, che è quello emendato,
attribuisce al Senato la facoltà di valutare le politiche pubbliche e l'attività delle
pubbliche amministrazioni. Ora, che significa ? In relazione al comma precedente e cioè
praticamente ai poteri della Camera dei deputati, che è titolare del rapporto di fiducia
con il Governo ed esercita le funzioni di controllo dell'operato del Governo, che deve
fare il Senato della Repubblica ? Valuta le politiche pubbliche e l'attività delle pubbliche
amministrazioni, cioè che fa ? E dopo che fa qualcosa, riferisce al Governo ? C’è una
sorta di rapporto sotterraneo, implicito o esplicito, parallelo del Senato con il Governo
sull'attuazione del programma del Governo ? Sappiamo che la funzione legislativa è
residuale, per quanto riguarda il Senato, ed è scritta in un articolo successivo, quindi,
tutto il resto rimane in capo alla Camera dei deputati e al Governo rimane l'onere di
attuare quello che la Camera ha legiferato. La cosa appare ancora più strana, perché, in
seguito, si scrive: il Senato verifica l'attuazione delle leggi dello Stato, lo ripeto, il
Senato verifica l'attuazione delle leggi dello Stato; che significa ? Noi abbiamo
approvato delle leggi in questo Parlamento, noi, abbiamo approvato delle leggi;
mettiamo l'ipotesi che ci fosse questo Senato di senatori consiglieri regionali e così via.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
33
Quindi, verifica l'attuazione delle leggi dello Stato: con quale strumento ? Con uno
studio e un osservatorio sulla legislazione, come già abbiamo qui ? E dopo che avrà
osservato, che fa, considerato che il controllo sull'operato del Governo, come dice il
quarto comma dell'articolo 55, spetta al Parlamento ? Come è stato qui ricordato si tratta
evidentemente di scrivere qualcosa in un articolo, di allungarne il testo, proprio per dare
l'idea che al Senato si attribuiscono dei poteri, ma in effetti si attribuiscono delle parole.
Infatti, ho fatto un altro piccolo esercizio, che è quello di cancellare le parole inutili in
questo quinto comma. Faccio un esempio pratico per rendere l'idea di come arzigogola
il legislatore: anziché dire che il Senato «legifera» si dice: «partecipa alle decisioni
dirette alla formazione degli atti normativi». In Italia si dice «legifera», invece lo
scompongono, come se fossero in obitorio con un morto da scomporre e ne fanno tanti
pezzi, e poi ricongiungono il significato di quello che qui si vuole dire. Quindi, è
sostanzialmente un articolo inutile nella parte in cui cerca di rimette insieme un rapporto
tra il Governo e il Senato che invece è negato dall'articolo 55, comma quarto, del
Governo, nel quale si dice – ripeto, lo rileggo –: il rapporto di fiducia rimane tra Camera
dei deputati e Governo e tocca alla Camera esercitare la funzione di indirizzo politico.
Sulla base dell'osservatorio che ha messo in atto e delle risultanze dell'osservatorio il
Senato non può dire al Governo qualcosa; non può dire niente, perché è incompetente,
secondo il testo della Costituzione.
PRESIDENTE. Collega Sannicandro, al di là del merito dell'emendamento e del suo
intervento, lei poneva anche una questione, se non sbaglio, di ammissibilità
dell'emendamento. In realtà, giusto per capire: abbiamo dichiarato inammissibili alcuni
emendamenti che parlavano di rapporto di fiducia e presupponevano un rapporto di
fiducia tra il Senato e il Governo, perché non è previsto dall'articolato; in questo caso
c’è un'interlocuzione tra Senato e Governo e quindi solo per questo motivo è stato
dichiarato ammissibile.
ARCANGELO SANNICANDRO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Io quegli emendamenti li voterei tutti, perché si tratta di ridurre il danno, l'abbiamo già
detto.
PRESIDENTE. Avevamo frainteso noi, pensando che ponesse una questione di
ammissibilità.
ARCANGELO SANNICANDRO.
No, parlavo degli emendamenti che vogliono sopperire alle lacune del testo, con tutti i
limiti che questo comporta ovviamente.
PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato
Cecconi. Ne ha facoltà.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
34
ANDREA CECCONI.
Grazie, Presidente. Diciamo che queste attribuzioni del Senato sono – l'abbiam detto più
di una volta – piuttosto vaghe, anzi piuttosto inutili, perché al Senato viene attribuito il
compito di valutare una serie di materie, ma se la valutazione di queste materie dovesse
essere negativa, che cosa diavolo deve succedere al Governo o al ramo del Parlamento
che rimane superstite, come la Camera ? Cioè, se il Senato esprime una valutazione
negativa sulle politiche europee del Governo, che cosa ce ne facciamo di questa
valutazione negativa ? A quanto pare, da quello che è scritto in questa riforma, non ce
ne facciamo assolutamente nulla. Quindi, con questo emendamento chiediamo di
inserire un piccolo capoverso in cui si dà la possibilità al Senato di chiamare il Governo
a riferire nell'Aula del Senato, in questo modo dando una sanzione, seppur lieve, o per
lo meno reputazionale, che consiste appunto nell'obbligo, in capo al Governo, di riferire
pubblicamente in Senato in caso di una valutazione negativa, perché se neanche questo
ci deve essere e deve esserci soltanto un foglio di carta con cui il Senato o una
Commissione del Senato esprime una valutazione negativa su una norma o un'attività
che sta svolgendo il Governo, ci pare pochino. Ci pare forse il caso che almeno il
Governo, come tante volte viene a riferire in Aula alla Camera, sia obbligato dalla
Costituzione ad andare al Senato e a riferire al Senato il perché delle sue scelte.
In quel momento, in quel caso, i senatori e il Senato stesso possono continuare ad
esprime una valutazione negativa sul Governo al Ministro che in quel momento ne è
rappresentante al Senato, in maniera tale almeno da far conoscere all'opinione pubblica
quali sono le motivazioni e soprattutto per permettere, dal punto di vista della
reputazione del Governo, che ci sia una Camera che abbia il compito di mettere in luce
quello che non sta svolgendo nella maniera più opportuna.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.109.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Toninelli 1.109
Arlotti, Latronico, D'Uva, Civati, Scuvera.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 469
Votanti 460
Astenuti 9
Maggioranza 231
Hanno votato Si 166
Hanno votato No 294
La Camera respinge (Vedi votazioni).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
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Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Gelmini 1.5 e Bianconi 1.102.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gelmini. Ne ha facoltà.
MARIASTELLA GELMINI.
Grazie, Presidente. Come è già stato osservato, l'articolo 1 del testo, che modifica
l'articolo 55 della Costituzione, ha subito al Senato, in merito appunto alle funzioni del
nuovo Senato, diversi cambiamenti. Questi cambiamenti sono stati giudicati come
peggiorativi non solo da molti esponenti della Commissione affari costituzionali ma
anche dai tanti esperti che sono stati auditi in Commissione, perché vanno a generare
criticità e confusione. Per questo motivo Forza Italia ha presentato diverse proposte
emendative all'articolo 1, nell'ambito di quanto possibile in termini regolamentari e volti
principalmente a superare il disordine nelle funzioni attribuite al nuovo Senato, con
l'obiettivo almeno di riportare il testo a quanto approvato alla Camera, anche perché,
proprio nel momento in cui si toglie il Senato dal circuito fiduciario e quindi se ne
riduce il peso politico, questo tentativo di compensare la perdita di competenze e di
ruolo del Senato, attribuendo delle vaghe funzioni, è francamente fuorviante e anche un
po’ ridicolo e ci consegna un articolo 55 con grandi dubbi interpretativi. Allora, non
solo con riferimento alla valutazione delle politiche pubbliche e all'attività delle
pubbliche amministrazioni ma anche per quanto riguarda l'impatto delle politiche
europee, se non si va a perimetrare, a circoscrivere il ruolo del Senato in quest'ambito e
soprattutto a Pag. 24definire come questo potere venga esercitato, francamente questo
per noi rappresenta il tentativo di risarcire il Senato, ma creando dubbi interpretativi e
molta, molta confusione. Per questa ragione, chiediamo che si ritorni almeno al testo
votato alla Camera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della
Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha
facoltà.
MAURIZIO BIANCONI.
Grazie, Presidente. Questa aggiunta del «verificare l'impatto» non fa altro che
aggiungere confusione alla confusione, in un discorso che abbiamo già fatto alcune
volte negli interventi di oggi. «Verificare l'impatto»: anche questo è un modo di
ragionare e di parlare tipico degli ordini del giorno, tipico delle mozioni dei consigli
comunali. «Verificare l'impatto» non vuol dire niente da un punto di vista giuridico,
tanto più da un punto di vista costituzionale; è sempre per allungare il famoso brodo.
Mi sembra che la questione di questo Senato così reinventato nasconda – lo dirò fino
allo sfinimento – il desiderio di mantenere in vita un ente che serve soltanto a chi
controllerà i suoi cinquantuno voti; ma soprattutto contribuisce ad una confusione di
ruoli e ad una messe di possibilità interpretative che renderà la vita di questo ente
quanto mai singolare, piena di ricorsi e di estensioni delle proprie facoltà. Addirittura, se
si dà retta a quello che è scritto con la proprietà indicata dal collega Sannicandro, questo
è un ente che, non potendo legiferare su certe materie, finirà poi col legiferare su di esse,
perché gli è data in fondo anche questa possibilità, sia pure con un giro di parole.
Non penso, contrariamente ad altri estensori dell'identico emendamento, che questo
peggiori in maniera particolare un testo che già era penoso di suo.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
36
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MAURIZIO BIANCONI.
Prendiamo atto che c’è stata una variazione di opinioni, dettata appunto da questo
cambiamento che c’è stato fra Camera e Senato. In realtà il testo faceva schifo prima, e
chi è che ha fatto questo emendamento l'ha votato, fa schifo oggi e per altri motivi si è
cambiato opinione.
PRESIDENTE.
Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sugli identici emendamenti Gelmini 1.5 e Bianconi 1.102, con il parere contrario di
Commissione e Governo, mentre il relatore Toninelli si rimette all'Aula, il relatore
Quaranta esprime parere contrario, i relatori La Russa e Invernizzi sono favorevoli.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamenti Gelmini 1.5 e Bianconi 1.102.
Bianchi, Archi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 478
Votanti 403
Astenuti 75
Maggioranza 202
Hanno votato Si 62
Hanno votato No 341
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Rizzo ha segnalato che avrebbe voluto astenersi. La deputata Nardi ha
segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Nuti 1.110
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE.
Presidente, l'idea di questo emendamento è sempre di dare un senso alle funzioni del
Senato, in particolar modo per quel che riguarda il campo della verifica da parte del
Senato delle politiche europee e del loro impatto sui territori. Che cosa prevede infatti
questo emendamento ? Di aggiungere lo svolgimento di attività consultive per i cittadini
in relazione all'impatto delle politiche dell'Unione europea sui territori, al fine di
favorire la determinazione delle politiche pubbliche nei modi di cui all'articolo 71,
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
37
quarto comma: quindi si parla di nuovo di partecipazione popolare diretta. Infatti questo
nuovo Senato è vero che verificherebbe l'impatto delle politiche europee sui territori, ma
non coinvolgerebbe per niente i cittadini all'interno di questo procedimento.
È in sostanza simile all'emendamento che abbiamo proposto in precedenza, e rispetto al
quale il collega Sanna ha ritenuto che il Senato non dovesse svolgere funzione
consultiva in quanto ci sarebbe stata una confusione tra la funzione consultiva rispetto ai
referendum e la funzione legislativa. Però in realtà è stato detto da quasi tutte le
opposizioni che non si è capita quale sia la reale funzione legislativa di questo Senato,
per cui per dar maggior senso non si vede il perché votare contro ad un emendamento
che propone una maggiore inclusione dei cittadini nell'attività legislativa. Soprattutto
perché si parlava di referendum, e se ne è riferito in merito ad una funzione ablativa; ma
qui si parla di referendum propositivi, quindi di possibilità per i cittadini di proporre
leggi: non vediamo quale sia il contrasto rispetto alla «non funzione» di questo Senato
completamente inutile. Speriamo invece che in questa maniera si riesca a dare in
quest'ambito una funzione maggiormente definita al Senato, quanto meno permettendo
ai cittadini di partecipare maggiormente all'attività legislativa del Paese.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Nuti 1.110.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Nuti 1.110
Arlotti, Dellai, Capodicasa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 466
Votanti 412
Astenuti 54
Maggioranza 207
Hanno votato Si 116
Hanno votato No 296
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Le deputate Nardi e Piccione hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere
voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
D'Ambrosio 1.111, con il parere contrario di Commissione e Governo, favorevole del
relatore Toninelli, contrario del relatore Quaranta, mentre si rimettono all'Aula i relatori
Invernizzi e La Russa.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
38
Votazione sull'emendamento D'Ambrosio 1.111.
Totaro, Capodicasa, Ciracì, Malpezzi, Polidori, Sandra Savino, Santerini,
Prestigiacomo, Biasotti, Bergamini, Caparini, Chimienti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 471
Votanti 419
Astenuti 52
Maggioranza 210
Hanno votato Si 93
Hanno votato No 326
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Le deputate Nardi e Piccione hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere
voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capezzone 1.114
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Capezzone. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE.
Signor Presidente, l'occasione di questo emendamento mi è buona per ricapitolare
quello che con tanti colleghi – fuori da questa Camera con Raffaele Fitto, in questa
Camera con la componente dei conservatori e riformisti – abbiamo cercato di fare dal
primo minuto di questa vicenda della riforma costituzionale. Non «nazarenavamo», non
abbiamo né cominciato né finito di «nazarenare», ma ci siamo concentrati su cinque
punti essenziali: credo offrendo al Governo, che però ha sempre solo detto «no», e
questo ci dispiace, cinque punti fondamentali per un salto di qualità, a nostro avviso,
della riforma.
Numero 1: il presidenzialismo, e ci è stato detto «no»; numero 2: l'abolizione secca del
Senato, che a nostro avviso, sarebbe stata una grande opportunità rispetto ad una
soluzione che temo – anche gli amici del Partito Democratico lo riconoscono – sia una
soluzione, questa attuale, che rischia di essere confusa: ci avete detto «no». Terzo,
inserire un tetto fiscale in Costituzione: fare una cosa storica dalla parte del
contribuente, stabilire che oltre un certo limite di tasse, e anche di spesa, non si poteva
andare, e ci è stato purtroppo detto «no». Avere la schiena dritta rispetto ai vincoli
europei, e ci è stato detto «no».
Ritentiamo con un'ultima cosa, che a nostro avviso dovrebbe interessare non solo ai
colleghi del sud, ma anche ai colleghi di tanta parte del nord: provare ad inserire in
Costituzione il principio della perequazione infrastrutturale. Vale per i grandi
investimenti, vale per le reti, vale per le infrastrutture tradizionali: inserire un elemento
di coesione nazionale, ripeto, non solo tra nord e sud, ma anche tra nord e nord, perché
ci sono tante aree del nord che sono assolutamente dimenticate.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
39
PRESIDENTE. La invito a concludere.
DANIELE CAPEZZONE.
Vi offriamo in «zona Cesarini» quest'ultima opportunità, sperando che la catena dei
«no» venga interrotta. Speriamo di sì, temiamo purtroppo che non accada (Applausi dei
deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Capezzone 1.114.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Capezzone 1.114
Casellato, Dellai...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 471
Votanti 399
Astenuti 72
Maggioranza 200
Hanno votato Si 101
Hanno votato No 298
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(I deputati Realacci e Manfredi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere
voto contrario).
Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore «Pizzi» di Capua, in
provincia di Caserta, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.115. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto la deputata Dieni. Ne ha facoltà.
FEDERICA DIENI.
Signor Presidente, questo emendamento ha le medesime finalità per le quali abbiamo
presentato anche quelli precedenti. La sua formulazione, articolo 71, introduce al nuovo
quarto comma una futura incerta legge costituzionale, rinviandone anche la disciplina a
una ancor più futura legge ordinaria bicamerale, referendum popolari propositivi e di
indirizzo, nonché di altre forme di consultazione.
Lo scopo di questo emendamento è quello di far sì che il nuovo Senato sia un organo
consultivo per i cittadini che vogliono utilizzare questo nuovo canale in relazione alle
politiche dell'Unione europea. I cittadini che vorranno incidere sull'attuazione delle
politiche europee in base a questo emendamento potranno proporre referendum
popolari, proposti dall'articolo 71, sulla base della valutazione dell'impatto delle stesse
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
40
da parte del nuovo Senato. Noi abbiamo presentato vari emendamenti in questo senso, la
maggioranza fino ad ora ce li ha bocciati ed erano appunto volti a introdurre
referendum, referendum propositivi e referendum senza quorum. Quindi questo
emendamento va sempre in questa direzione, è un emendamento che non incide sulla
struttura che si vuole dare alla nuova riforma, quindi non incide sugli aspetti
fondamentali e non passiamo fare altro che invitarvi a votare favorevolmente perché
appunto è un emendamento di buonsenso.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.115, con il parere contrario della
Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza del
MoVimento 5 Stelle, mentre gli altri tre relatori di minoranza si rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione dell'emendamento Toninelli 1.115
Adornato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Presenti 476
Votanti 390
Astenuti 86
Maggioranza 196
Hanno votato Si 93
Hanno votato No 297
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dieni 1.116.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE.
Signor Presidente, continuiamo a insistere sulla questione della partecipazione popolare
diretta. La competenza del Senato, l'abbiamo già detto in tutte le salse, non si capisce
quale dovrebbe essere, ma quello che si tenta di nuovo di introdurre con questo
emendamento, seppure in maniera differente, è sempre una partecipazione popolare
diretta, diversa da quella prevista nei precedenti emendamenti, perché nei precedenti
emendamenti abbiamo chiesto necessariamente la partecipazione dei cittadini anche alla
valutazione – per esempio, nel precedente del collega Toninelli – nella verifica dello
stato di attuazione delle politiche dell'Unione europea, ma qui chiediamo di valutare
anche attraverso la consultazione dei cittadini l'impatto delle politiche europee. Quindi
non è una costrizione, una necessità, ma una possibilità. Io chiedo di valutarla
seriamente da parte della maggioranza o quanto meno di motivarci il perché del parere
contrario, perché se prima c’è stato motivato il parere contrario in merito alla funzione
consultiva sui referendum in generale, poi c’è stato detto che non si poteva sui
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
41
referendum propositivi per la questione della commistione tra funzione legislativa e
consultiva, che sarebbero andate in contrasto. Nella prima lettura c’è stato proprio
bocciato quell'unico emendamento nel quale eravamo arrivati alla fine a proporre di
togliere il quorum per i referendum sia propositivi che abrogativi, ora qui si chiede
semplicemente la possibilità di consultare i cittadini sulla valutazione di impatto.
Quindi, visto che già non li fate praticamente votare al Senato o forse lo farete ma
non si è capito ancora come o per lo meno non l'ha capito metà di quest'Aula e buona
parte dei costituzionalisti, sarebbe carino almeno permettere ai cittadini, dare loro la
vaga possibilità di partecipare alla valutazione degli impatti delle normative, visto che
poi sulle loro spalle ricadono gli effetti. Quindi chiedo in questo caso, quanto meno alla
maggioranza o al relatore, al Governo, a chiunque vuole, di darci una motivazione sul
perché, anche quindi su una possibilità, ci viene comunque dato, non solo a noi ma ai
cittadini italiani, un parere contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Dieni 1.116.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Dieni 1.116
Casellato, Gnecchi, Donati, Tancredi, Ermini, Caso, Magorno, Mannino, D'Uva...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 474
Votanti 417
Astenuti 57
Maggioranza 209
Hanno votato Si 118
Hanno votato No 299
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento, anche per consentire
l'allestimento delle cabine di voto per la riunione del Parlamento in seduta comune,
convocata alle ore 13 per l'elezione di tre giudici della Corte costituzionale. L'esame del
provvedimento riprenderà al termine della seduta comune.
Per un richiamo al Regolamento.
DANILO TONINELLI.
Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
42
DANILO TONINELLI.
Signor Presidente, articolo 56, comma 1, del Regolamento, in riferimento alla votazione
imminente dei giudici della Corte costituzionale. Presidente, da quanto apprendiamo,
oggi i parlamentari si accingono a votare su un'unica scheda tre nomi...
PRESIDENTE. Mi scusi, ma lei mi ha riferito per le elezioni della Camera.
DANILO TONINELLI.
È l'unico momento in cui farlo, Presidente. Mi dia un minuto.
PRESIDENTE. No.
DANILO TONINELLI.
Mi dia un minuto per terminare, Presidente.
PRESIDENTE. Lei mi sta parlando di un altro organo in questo momento, all'interno del
Regolamento.
DANILO TONINELLI.
Ma è l'unico momento questo e in alternativa le chiederò spazio durante le votazioni.
PRESIDENTE. Durante la votazione non può intervenire, c’è il seggio elettorale.
DANILO TONINELLI.
C’è un articolo del Regolamento che dice che si debbono votare i due terzi dei candidati
laddove sono superiori a due, è questo il Regolamento che vige, quello della Camera dei
deputati. Quando il Parlamento è in seduta comune questo Regolamento dice che,
quando nelle votazioni di organi collegiali il numero è superiore a due, i parlamentari
possono votare solo due terzi dei posti per cui si va a votare. È una norma di garanzia
che chiedo venga applicata in questa votazione, esattamente tra trenta minuti, Presidente
(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Bene, la seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 12,30, è ripresa alle 17,35.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI
Missioni.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
43
PRESIDENTE.
Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alli,
Amici, Artini, Bindi, Michele Bordo, Bratti, Caparini, Capelli, Catania, Dambruoso,
Dellai, Di Lello, Epifani, Fedriga, Fioroni, Fontanelli, Fraccaro, Giancarlo Giorgetti, La
Russa, Losacco, Manciulli, Mazziotti Di Celso, Migliore, Pes, Piccoli Nardelli,
Realacci, Rosato, Sanga, Sani, Scalfarotto, Schullian, Scotto, Tabacci, Valeria Valente e
Zampa sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente centosette, come risulta dall'elenco
depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della
seduta odierna.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo 1 – A.C. 2613-B)
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo respinto
l'emendamento Dieni 1.116.
Passiamo ora alla votazione dell'emendamento Nuti 1.112 a pagina 9 del fascicolo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Francesco Sanna. Ne ha
facoltà.
FRANCESCO SANNA.
Grazie, Presidente, vorrei ricordare ai colleghi il merito di questo emendamento. Stiamo
parlando delle funzioni del nuovo Senato e, in particolare, della funzione di valutazione
delle politiche pubbliche. L'emendamento propone una specificazione di questa
valutazione che abbiamo visto prima respingendo tutti gli emendamenti che intendevano
modificare la definizione generale per limitarla ad una più specifica. E debbo dire che se
avessero mantenuto quella definizione generale e, esemplificando, avessero indicato
specifiche preferenze di valutazione e se non fossimo alla quarta lettura, si poteva anche
dire che, in una cattiva forma di legislazione costituzionale, potevamo aggiungere a una
valutazione di genere anche una valutazione di species, ma questo l'abbiamo già
superato. Quindi, i colleghi del MoVimento 5 Stelle stanno dentro il gioco, cioè
accettano che il nuovo Senato sviluppi una propria attività di valutazione delle politiche
pubbliche e questo è già molto apprezzabile. Ricordiamo che questa valutazione delle
politiche pubbliche è una specificazione del controllo parlamentare. Non è vero, come
qualcuno ha detto prima, che è un concetto che non si capisce, che è una cosa che
mettiamo per far diluire la capacità di precisione del testo costituzionale. Siamo
nell'ambito del controllo parlamentare e il controllo parlamentare si fa, oltre che con
l'indirizzo politico pieno, cioè dando e togliendo la fiducia al Governo, anche con la
valutazione delle politiche pubbliche. Del resto, la relazione finale del cosiddetto
comitato dei saggi, trasmessa al Presidente del Consiglio pro tempore Enrico Letta nel
settembre 2013, insisteva sull'opportunità che il Senato avesse questa possibilità di
valutazione. Ora, si dice, quando nello specifico la valutazione al nuovo Senato viene
richiesta sull'impatto delle politiche dell'Unione europea, di togliere questa valutazione
di impatto per andare ad una – la leggo – «valutazione del gradimento dei cittadini sulle
politiche dell'Unione europea». Ora, un Parlamento non è un istituto di sondaggi, cioè
non è che il Parlamento si mette a rilevare – con quali sistemi poi mi chiedo – il
gradimento dei cittadini. Il Parlamento dovrà farlo con una capacità di analisi dei
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
44
risultati e degli impatti molto più raffinata e molto più concreta. Se l'Unione europea mi
dà, con questa direttiva, questa calata di effetti sulla regolamentazione legislativa
italiana, che cosa ha prodotto questo ?
Se l'Unione europea mi dà 20 miliardi di fondi strutturali in un dato periodo, come li
abbiamo spesi, che tipo di impatto hanno avuto sui territori: ecco, io credo che sia molto
più opportuna questa capacità di analisi e di valutazione che quella sul gradimento. E
siccome – voglio ricordarlo soprattutto ai colleghi della Lega, ai quali chiedo un voto
contrario su questo emendamento – si parla di impatto sui territori, credo che questo sia
il terreno proprio di una Camera che si dovrà occupare di rappresentare le istituzioni
territoriali in ambito nazionale, quindi un sistema che autorevolmente registrerà anche in
termini critici l'impatto delle politiche dell'Unione europea sul nostro Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha
facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Presidente, il relatore di minoranza ha espresso parere contrario su questo
emendamento...
PRESIDENTE. No, veramente, onorevole Sannicandro, c’è il parere favorevole del relatore
di minoranza del MoVimento 5 Stelle e del relatore di minoranza di Fratelli d'Italia,
mentre si è rimesso all'Aula il relatore di minoranza della Lega, e vi è il parere contrario
del relatore di minoranza di Sinistra Italiana. Quindi, è diversificato in questo modo il
parere dei relatori.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Avevo capito che il collega Quaranta si fosse espresso in maniera contraria.
PRESIDENTE. Il collega Quaranta sì, ma sono quattro i relatori di minoranza. Chiedo scusa,
non avevo capito.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Io facevo riferimento al nostro collega. Quindi, quali sono le ragioni ? In effetti, questa
volta sono d'accordo con Sanna, che il Senato non può essere un ufficio di sondaggi.
Probabilmente c’è una sottile ironia in questo emendamento: dal momento che stiamo
cercando di ridurre il danno ma non veniamo presi in considerazione, probabilmente
questo emendamento serve per ironizzare sulle funzioni del Senato, perché in fin dei
conti è un Senato che ha poca dignità istituzionale. Però, è evidente che sulla verifica
dell'impatto delle politiche dell'Unione europea sui territori, anche qui, c’è da censurare
il linguaggio, perché, che significa «verifica l'impatto» ? Al massimo verifica gli effetti
delle politiche dell'Unione europea sui territori. Ogni volta leggo in emendamenti e
anche nel testo del disegno di legge le parole «sui territori»; io credo che l'azione umana
abbia due coordinate ineludibili: la prima coordinata è il tempo, la seconda coordinata è
lo spazio, quindi non riesco ad immaginare una verifica degli effetti delle politiche
dell'Unione europea sull'Iperuranio. Quindi, questa è un'ulteriore dimostrazione della
sciatteria linguistica del testo. In ogni caso, ciononostante, non possiamo votare a favore
dell'emendamento a firma Nuti, Cecconi ed altri per le ragioni che abbiamo già esposto.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
45
PRESIDENTE.
Grazie, onorevole Sannicandro. Mi scusi, ma non avevo proprio capito che si riferiva al
relatore di SI-SEL. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Nuti 1.112, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di
minoranza di Sinistra Italiana-SEL e il parere favorevole dei relatori di minoranza del
MoVimento 5 Stelle e di Fratelli d'Italia, mentre si rimette all'Assemblea il relatore della
Lega Nord.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Nuti 1.112
Piazzoni, Corsaro, Piepoli, Antezza, Bordo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 408
Votanti 369
Astenuti 39
Maggioranza 185
Hanno votato Si 77
Hanno votato No 292
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Dadone 1.117, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere
favorevole di tutti i relatori di minoranza, ad eccezione del relatore della Lega Nord, che
si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Dadone 1.117,
Piepoli, Latronico, Dambruoso, Terzoni, Leva, Lattuca, Romano.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 414
Votanti 372
Astenuti 42
Maggioranza 187
Hanno votato Si 109
Hanno votato No 263
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
46
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Dieni 1.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere
favorevole di tutti i relatori di minoranza, ad eccezione del relatore di Fratelli d'Italia,
che si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Dieni 1.10,
Lainati, Greco, Fanucci, Paris, Del Grosso.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 416
Votanti 378
Astenuti 38
Maggioranza 190
Hanno votato Si 115
Hanno votato No 263
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Cozzolino 1.9, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere
favorevole di tutti i relatori di minoranza, ad eccezione del relatore di Fratelli d'Italia,
che si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Cozzolino 1.9
Greco, Pisano, Montroni.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 420
Votanti 388
Astenuti 32
Maggioranza 195
Hanno votato Si 125
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
47
Hanno votato No 263
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dieni 1.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Presidente, brevemente, colgo l'occasione di questo emendamento per chiedere
chiarimenti a qualcuno della maggioranza, che ha probabilmente le idee più chiare. In
questo quinto comma si dice che il Senato esprime pareri sulle nomine di competenza
del Governo nei casi previsti dalla legge, e fin qui, se fosse scritto così, avrebbe un
senso, però poi si aggiunge che «concorre ad esprimere pareri sulle nomine di
competenza del Governo»: concorre Pag. 32con chi ? Si presume, forse, con la Camera
dei deputati, però, quando andiamo a leggere le competenze della Camera dei deputati,
non troviamo che la Camera dei deputati è competente ad esprimere pareri sulle nomine
di competenza del Governo. Quindi, se qualcuno della maggioranza mi potesse chiarire
le idee sarebbe meglio, perché altrimenti abbiamo anche qui delle parole messe lì, in
più, tanto per scrivere qualcosa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha
facoltà.
MAURIZIO BIANCONI.
Presidente, vorrei tramite lei spiegare all'onorevole Sannicandro che, essendo la nostra
una democrazia competitiva, è il Senato che concorre con se stesso per migliorare le sue
funzioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sanna. Ne ha
facoltà.
FRANCESCO SANNA.
Signor Presidente, capisco il clima scherzoso, ma trattandosi di Costituzione ricordiamo
che in più parti, quando si parla delle competenze di Camera e Senato, che sono sempre
e comunque il Parlamento della Repubblica italiana, anche se con funzioni differenziate,
«concorre» significa «svolgono insieme»: anche se non paritariamente, perché solo alla
Camera è lasciato il potere di indirizzo politico che massimamente si esprime con la
fiducia al Governo, il ruolo di legislazione in alcuni casi, di valutazione delle politiche
pubbliche in altri casi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Dieni 1.8, con il parere contrario della Commissione e del Governo e quello favorevole
dei relatori di minoranza, ad eccezione dell'onorevole La Russa.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
48
Votazione emendamento Dieni 1.8.
Sandra Savino, Pilozzi, Fantinati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 426
Votanti 391
Astenuti 35
Maggioranza 196
Hanno votato Si 123
Hanno votato No 268
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capezzone 1.119.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE.
Presidente, intervengo molto brevemente per dire che con questo emendamento si cerca
di intervenire per costruire un rapporto più «a testa alta», più «a schiena dritta» tra
Costituzione italiana e Unione europea. Nel dibattito tra Italia ed Europa nella politica
italiana noi assistiamo a due estremi, entrambi sbagliati: da un lato chi in modo
pedissequo e sistematico subisce lo status quo europeo, anche rispetto a meccanismi non
funzionanti; dall'altro chi ha un approccio esclusivamente distruttivo, da salto nel buio.
Noi proponiamo un passo in avanti, e vogliamo incardinare ora la discussione rispetto a
quello che accadrà nei prossimi mesi.
Scusate, colleghi, senza che la politica italiana se ne accorga – dimentichiamo un
momento le distinzioni di schieramento – stanno per venire alla luce quelli che io
considero dei gravi errori: una tesoreria unica europea; una unione fiscale europea fatta
male, con un rischio di omogeneizzazione al peggio; il rischio di ulteriori controlli
centrali di Bruxelles sui bilanci nazionali che priveranno governi e Parlamento ancora
più di oggi dell'azione effettiva attraverso la politica fiscale, che è il cuore del rapporto
tra elettori ed eletti, tra governi e cittadini. Allora questo emendamento, che vuole
inserire una valutazione di efficacia e di efficienza in Italia su quello che arriva da
Bruxelles, è un passo per porci a testa alta rispetto a quello che accade all'Unione
europea e per evitare nei prossimi mesi un derby francamente molto deludente tra chi va
a Bruxelles, a Parigi e a Berlino e dice sempre e solo «sì» chinando la testa, e chi,
commettendo l'errore uguale e contrario, dice solo «usciamo e usciamo», e non si
capisce dove si vada. Forse è il caso di introdurre un elemento di schiena dritta, di testa
alta rispetto ad alcuni vincoli europei sbagliati (Applausi dei deputati del gruppo Misto-
Conservatori e Riformisti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha
facoltà.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
49
ROBERTO OCCHIUTO.
Presidente, noi abbiamo fin qui votato favorevolmente tutti gli emendamenti del collega
Capezzone; su questo però ci asterremo, ma per le stesse ragioni che lui adduceva nel
suo intervento. È troppo influente nelle politiche nazionali il peso dell'Europa per
affidare la valutazione dell'impatto delle politiche europee, e anche quindi dell'efficienza
e dell'efficacia, al nuovo Senato.
Noi contestiamo che il nuovo Senato abbia il monopolio del rapporto tra lo Stato
centrale e l'Unione europea. Per questa stessa ragione non siamo d'accordo ad estendere
in questa funzione anche la valutazione di efficienza e di efficacia: che va fatta sì, ma
non dal Senato, perché sarebbe sbagliato affidare a questa nuova Camera anche questo
tipo di competenza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Capezzone 1.119, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole
di tutti i relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Capezzone 1.119.
Archi, Di Battista, Mauri, Giammanco, Prestigiacomo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 440
Votanti 340
Astenuti 100
Maggioranza 171
Hanno votato Si 61
Hanno votato No 279
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
D'Ambrosio 1.132, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e
favorevole di tutti i relatori di minoranza ad eccezione dell'onorevole La Russa.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento D'Ambrosio 1.132
Tartaglione, Gelmini...
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
50
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 443
Votanti 406
Astenuti 37
Maggioranza 204
Hanno votato Si 127
Hanno votato No 279
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Cecconi 1.118, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e quello
favorevole dei relatori di minoranza ad eccezione dell'onorevole La Russa.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Cecconi 1.118
Greco, Bolognesi, Fratoianni, Andrea Romano, Baroni, Pilozzi, Lo Monte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 445
Votanti 403
Astenuti 42
Maggioranza 202
Hanno votato Si 123
Hanno votato No 280
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Nuti 1.121, parere contrario della Commissione e del Governo, favorevole di tutti i
relatori di minoranza ad eccezione dell'onorevole La Russa.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Nuti 1.121
Occhiuto, Marotta, Malisani, Ottobre, Scuvera, Matarrelli...
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
51
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 452
Votanti 411
Astenuti 41
Maggioranza 206
Hanno votato Si 129
Hanno votato No 282
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Dadone 1.123, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere
favorevole dei relatori di minoranza, mentre il relatore di minoranza del gruppo Fratelli
d'Italia-Alleanza Nazionale si rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Dadone 1.123
Pilozzi, Pellegrino, Pesco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 445
Votanti 398
Astenuti 47
Maggioranza 200
Hanno votato Si 123
Hanno votato No 275
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone
1.122, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei
relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Dadone 1.122,
Greco, sottosegretario Scalfarotto, Narduolo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
52
Presenti 449
Votanti 444
Astenuti 5
Maggioranza 223
Hanno votato Si 160
Hanno votato No 284
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Nuti 1.120, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere
favorevole dei relatori di minoranza dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia
Libertà, mentre i relatori di minoranza dei gruppi Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale si rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Nuti 1.120
Gadda De Maria, Ruocco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 449
Votanti 399
Astenuti 50
Maggioranza 200
Hanno votato Si 119
Hanno votato No 280
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.125. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Signor Presidente, voteremo a favore di questo emendamento che recepisce quanto
avevo detto in precedenza e cioè che era superfluo dire che verifica l'impatto sui
territori, perché come ho già detto non si opera che sui territori, ma voglio cogliere
l'occasione per evidenziare come il MoVimento 5 Stelle bene ha fatto con gli
emendamenti su cui abbiamo già votato favorevolmente nel voler specificare in generale
quali settori delle politiche europee dovevano essere sottoposti a verifica. Ora invece ci
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
53
sono altri emendamenti che ancora più correttamente cercano di limitare quella
genericità alle competenze specifiche del Senato, cioè non dimentichiamo che il Senato
della Repubblica, ai sensi sempre dell'articolo 55, rappresenta le istituzioni territoriali ed
esercita – abbiamo aggiunto – funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi
della Repubblica. Quindi questa è la potestà del Senato, quindi il Senato rappresenta le
istituzioni territoriali e ne cura diciamo così gli interessi. Poi abbiamo precisato quali
sarebbero le istituzioni territoriali, in qualche altra parte del testo.
Se così è, ben tentano di emendare i colleghi MoVimento 5 Stelle quando per esempio
con l'emendamento successivo dicono «nelle materie la cui potestà legislativa spetta alle
regioni», con l'emendamento ancora successivo dicono «sui bilanci degli enti
territoriali», con l'emendamento ancora successivo «sui territori, sulle regioni e sui
comuni» e con l'emendamento ancora successivo «sugli enti costitutivi della
Repubblica». Questo che cosa sta a significare ? Sta a significare che il testo ben poteva
essere scritto meglio, mentre la maggioranza non si capisce per quale motivo continua a
blindare un testo che da un lato è veramente scritto male ma che soprattutto è
contraddittorio. Se il Senato rappresenta le istituzioni territoriali – tant’è vero che
concorrono a costituirlo le regioni, gli enti territoriali insomma e i comuni – non si
capisce per quale motivo poi avete scritto nel comma quinto che può parlare di tutto e di
più. Non è un modo corretto dal punto di vista dell'architettura istituzionale. Si dovrebbe
precisare che le valutazioni, la verifica dell'impatto e quant'altro dovrebbero essere
limitate e circoscritte alle materia sulle quali il Senato avrà la competenza in relazione
proprio agli enti che lo hanno costituito. Noi voteremo quindi, come ha già detto il
collega Quaranta, a favore di questi ulteriori emendamenti ma ho voluto sottolineare
come in quest'Aula molti di noi fanno un lavoro egregio ma che non viene tenuto in
nessunissima considerazione senza un giustificato motivo. Forse c’è il gusto, c’è uno
orrore verso le cose fatte bene e si preferisce invece soffermarci su testi, comunque essi
siano, purché si vada avanti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dieni. Ne ha
facoltà.
FEDERICA DIENI.
Signor Presidente, con questo emendamento come con quelli successivi denunciamo il
basso livello qualitativo della riforma, infatti fare riferimento ai territori per valutare
l'impatto della legislazione dell'Unione europea appunto sugli stessi non vuol dire nulla.
Noi quello che appunto abbiamo intenzione di fare con questo emendamento è definire
in maniera dettagliata il territorio al quale appunto ci si riferisce.
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Dieni. Onorevole Malpezzi, la ringrazio.
FEDERICA DIENI.
Quindi, in questo caso il Senato sarà rappresentativo di alcuni enti locali, in particolare
regioni e comuni, e quindi semplicemente con questa serie di emendamenti che abbiamo
presentato vogliamo semplicemente fare riferimento in maniera tecnica e in maniera
dettagliata a questi enti locali. Come ha detto anche prima di me benissimo
Sannicandro, qui praticamente si abbassa tantissimo il livello della legislazione perché
non si concepisce una Costituzione scritta in maniera molto superficiale, senza
individuare quindi in questo caso espressamente il territorio di riferimento. Vogliamo
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
54
porre rimedio a questa norma quindi apponendo questo tipo di correttivo e invitiamo
tutti a votare favorevolmente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.125, con il parere contrario della
Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza, mentre
il relatore di minoranza del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale si rimette
all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Toninelli 1.125
Fregolent, Baruffi, Caso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 447
Votanti 436
Astenuti 11
Maggioranza 219
Hanno votato Si 153
Hanno votato No 283
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Dadone 1.124, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere
favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Revoco la votazione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La
Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA.
Signor Presidente, volevo dare l'occasione di citarmi ancora una volta, visto che lo ha
fatto ripetutamente e mentre ci siamo rimessi all'Aula per l'emendamento precedente,
che secondo me era leggermente diverso dai successivi proposti dagli amici, dai colleghi
del MoVimento 5 Stelle, su questo e sugli altri emendamenti, per le ragioni che loro
stessi hanno esposto, cioè, per il tentativo di ricondurre la normativa che stiamo votando
alle funzioni proprie del Senato, noi di Fratelli d'Italia esprimiamo parere favorevole e
invitiamo a votarlo.
PRESIDENTE. La ringrazio. Devo solo precisarle che ovviamente, onde evitare si pensi che
io sia parziale nei suoi confronti e a suo favore, è che per il Presidente è più semplice
dire onorevole La Russa che ripetere per quattro volte le parole «relatore di minoranza,
eccetera». Solo per questo, sia chiaro.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
55
Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Dadone 1.124, con il parere contrario della Commissione e del
Governo e con il parere favorevole di tutti i relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Dadone 1.124
Gandolfi, Fabbri, D'Attorre, Pili. Ci sono altri ? Tripiedi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 457
Votanti 453
Astenuti 4
Maggioranza 227
Hanno votato Si 162
Hanno votato No 291
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Cecconi 1.126, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere
favorevole di tutti i relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Cecconi 1.126
Coppola. Altri ?
Dichiaro chiusa la votazione
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 443
Votanti 441
Astenuti 2
Maggioranza 221
Hanno votato Si 153
Hanno votato No 288
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Tartaglione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
56
Passiamo alla votazione dell'emendamento Nuti 1.127. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE.
Grazie, Presidente. Nella scheda che ci è stata fornita dagli uffici, insieme a questo
disegno di legge costituzionale, compare, in merito agli elementi sulla qualità del testo
riferiti, in particolar modo, proprio all'articolo 55, quinto comma, il fatto che nella
formulazione la riforma sia generica e soprattutto atecnica. Cioè, questa formulazione è
sia generica sia atecnica. In effetti, la domanda che ci si pone è a quali territori si faccia
riferimento. L'ha spiegato benissimo prima il collega Sannicandro e altrettanto bene la
mia collega Dieni.
Quindi, con tutta questa serie di emendamenti bocciati finora e anche con questo
proponiamo un'ulteriore specifica, cioè che la norma dovrebbe riferirsi ai territori sui
quali ricadono le competenze di questo nuovo Senato e quindi teoricamente regioni,
comuni e, in generale, gli enti locali. Infatti, questo abbiamo previsto sulle regioni e sui
comuni.
L'emendamento, quindi, insiste e specifica maggiormente l'effetto e dimostra il fatto che
abbiamo già detto tutti prima in maniera piuttosto ampia salvo la maggioranza, ossia che
c’è un basso livello qualitativo a livello di linguaggio utilizzato nella riformulazione di
quella che è la Carta costituzionale. Purtroppo, è un atteggiamento molto
approssimativo ed è particolarmente pericoloso utilizzare un linguaggio di questo
genere, perché si sta andando a modificare la Carta costituzionale e ciò meriterebbe un
pelino in più di attenzione.
Capisco che siamo in quella che dovrebbe essere la quarta lettura, anche se in realtà è la
seconda, ovverosia la prima effettiva della Camera. Quindi, varrebbe la pena, proprio in
merito a quella che era la ratio dell'articolo 138, di riconsiderare i termini utilizzati
perché questa è una buona occasione e se c’è qualcosa da migliorare fermarsi e farlo
comunque, perché tanto non ci corre dietro nessuno e anzi a volte inciampiamo, anzi
inciampate spesso su voi stessi quando correte rispetto a quando non si farebbe se si
volessero approvare gli emendamenti.
Se lo si ritiene condivisibile, visto che si specificano quelle che sono funzioni che non
capisce, francamente, nessuna delle opposizioni, esprimete un parere favorevole o,
perlomeno, motivate il parere contrario ma non sulla base del fatto che siamo in quarta
lettura e, quindi, che la discussione deve essere chiusa (Applausi dei deputati del gruppo
MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Nuti 1.127, con il parere contrario della Commissione e
del Governo e con il parere favorevole di tutti i relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
MARA MUCCI. Presidente, ho chiesto di parlare...
PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.
Onorevole Mucci, però cerchiamo di essere un po’ più reattivi, se possibile. Ha chiesto
di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.
MARA MUCCI.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
57
Presidente, scusatemi. Io non sono d'accordo su questi emendamenti che sono restrittivi
rispetto all'ambito di lavoro che sarà quello che disegnerà il nuovo Senato, perché
l'impatto della normativa europea non è un impatto che può essere soltanto sulle regioni
e sui Comuni a livello di bilancio, ma può esserci anche sulle imprese che sono sul
territorio.
Anche quello è un impatto dell'Unione europea. Basta guardare alle ultime norme che
sono state approvate e molto contestate dai territori, come quelle sulla pezzatura delle
vongole e sulle quote latte.
Su questo io spero che il nuovo Senato possa incidere, ovvero su una normativa europea
che, però, impatta non solo sui bilanci dei territori, ma anche sulle imprese stesse,
perché se non guardiamo e non abbiamo un occhio critico anche sull'impatto delle
nostre attività produttive probabilmente anche le normative che vengono emanate non
avranno il risultato che noi ci aspettiamo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Nuti 1.127, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere
favorevole di tutti i relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Nuti 1.127
Qualcuno non riesce a votare ? Minardo Altri ? Onorevole Morani, ci aiuti, però,
perché altrimenti rischiamo di rimanere qui...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 460
Votanti 458
Astenuti 2
Maggioranza 230
Hanno votato Si 165
Hanno votato No 293
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Nuti 1.128, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere
favorevole del relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle e del relatore di
minoranza del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà, mentre i relatori di
minoranza dei gruppi Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale si rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
58
Votazione emendamento Nuti 1.128
Adornato. Altri che non riescono a votare ? Buttiglione, Fucci. Ci siamo ? Hanno votato
tutti ? Bianconi; se lei si fa distrarre, onorevole Bianconi, poi è inevitabile.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 459
Votanti 339
Astenuti 20
Maggioranza 220
Hanno votato Si 153
Hanno votato No 286
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Nuti 1.129, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere
favorevole di tutti i relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Nuti 1.129
Qualcuno non riesce a votare ? Paris, Amendola, Furnari, Tartaglione, Carinelli.
L'onorevole Furnari ancora non riesce a votare. Siamo a posto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 456
Votanti 453
Astenuti 3
Maggioranza 227
Hanno votato Si 162
Hanno votato No 291
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Dadone 1.130, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere
favorevole del relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle e del relatore di
minoranza del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà, mentre i relatori di
minoranza dei gruppi Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale si rimettono all'Aula.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
59
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Dadone 1.130
Ci siamo ? Totaro, Paris, Giorgis, Magorno, che ha votato. Grande, Silvia Giordano;
non pianga perché risolveremo il problema. Abbia fiducia. Fabbri. Altri ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 455
Votanti 402
Astenuti 53
Maggioranza 202
Hanno votato Si 118
Hanno votato No 284
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario, il
deputato Parentela ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Invernizzi 1.34.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI.
Grazie Presidente. Ci sono ora una lunga serie di emendamenti del collega Invernizzi sui
quali ci asterremo e ora spiego la motivazione. In pratica, non tolgono, né aggiungono
nulla, al già esistente pasticcio fatto dalla maggioranza in questo provvedimento circa le
competenze del Senato. Non è più possibile migliorarlo questo passaggio. Gli
emendamenti del collega Invernizzi, a nostro parere, ripeto, non tolgono, né
aggiungono, lo pasticciano ulteriormente. Ci asterremo su tutti i successivi
emendamenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha
facoltà.
CRISTIAN INVERNIZZI.
Grazie Presidente. Siamo in un momento dalla procedura, riguardo la riforma
costituzionale, che obbliga le opposizioni a trovare tutta una serie di artifici –
chiamiamoli così – finalizzati comunque, non come sentivo prima da parte di alcuni, a
migliorare il testo, perché sappiamo che questo testo che è arrivato è blindato. È un testo
sul quale è possibile discutere, ma non sarà possibile ovviamente convincere nessuno
dall'attuale maggioranza circa gli errori che sono stati fatti nel corso dalle letture
precedenti e circa quello che noi, invece, avremmo voluto fare. La finalità di
emendamenti di questo tipo, signor Presidente, non è quella di pasticciare ulteriormente
una riforma costituzionale già ovviamente, a nostro avviso, più che pasticciata. Lo
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
60
vedremo soprattutto nell'articolo successivo, quando andremo ad affrontare il tema che,
rispetto a tutti gli altri contenuti di questa riforma, durante la discussione in Senato, ha
concentrato la maggior parte sia dei commenti giornalistici che degli esperti circa il
metodo di elezione del Senato. Qui noi, con questi emendamenti, vogliamo sottolineare
tutto ciò semplicemente dal punto di vista politico. Poi, per carità, se uno venisse
accolto, questo riaprirebbe il gioco al Senato e quindi avrebbe anche la funzione di far
tornare a parlare di quello che vogliamo fare con quello che in origine della discussione,
nel testo base presentato, veniva definito Senato delle autonomie e poi, forse, per una
sorta di pudore, per un sussulto fortunatamente di pudore, è stato ricondotto all'interno
di una terminologia più chiara, quella di Senato della Repubblica, non certo dalle
autonomie. Però, vogliamo sottolineare con la presentazione di questi emendamenti,
come quello di fronte al quale noi ci troviamo, purtroppo, non è un Senato delle
autonomie, perché del Senato delle autonomie non ne ha il profilo e non ne ha i poteri.
Se si fosse voluto, in qualche modo, creare un qualcosa di effettivamente organico,
signore Presidente, noi avremmo potuto guardare ad altre esperienze europee circa la
possibilità di realizzare impianti costituzionali capaci di attraversare periodi devastanti,
se vogliamo, anche dal punto di vista proprio sociale. Mi riferisco alla Costituzione
federale tedesca sotto il cui vigore è stata affrontata la Guerra Fredda, sotto il cui vigore,
soprattutto, in seguito a semplici e non così invasive correzioni, si è riusciti a realizzare
in Germania qualcosa di assolutamente incredibile, vale a dire la riunificazione tedesca.
Quello che non siamo riusciti a capire, infatti, è come mai si sia voluto in Italia prendere
una Costituzione che, proprio quelli che oggi la cambiano, hanno definito più volte, in
più occasioni, come la più bella del mondo.
PRESIDENTE. Concluda.
CRISTIAN INVERNIZZI.
Mi avvio alla conclusione.
Si vuole creare un ectoplasma privo di particolare definizione e insistere in questa
battaglia, che, lo sappiamo, ha un'unica finalità, purtroppo, che è quella di potersi
presentare in campagna elettorale offrendo all'opinione pubblica in pasto un argomento
semplice (perché sarà questo il tema sul quale sicuramente la maggioranza batterà e
Renzi farà la sua campagna elettorale): noi siamo gli unici che hanno preso 315
mantenuti dal popolo, e così via, e li abbiamo cancellati; noi abbia cancellato 315
indennità. Purtroppo, al di sotto di questa patina di demagogia pura, c’è a nostro avviso
un gravissimo problema di equilibro costituzionale. Ecco perché questo Senato, che a
nostro avviso è privo di una effettiva caratterizzazione di Senato delle autonomie, non
dovrebbe nemmeno esistere. A questo punto sarebbe stato più opportuno cancellarlo,
onde evitare di fare quello che è stato fatto, per esempio, anche con le province, con la
differenza che in questo caso costituzionalizziamo un effettivo caos normativo e
istituzionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quaranta. Ne ha
facoltà.
STEFANO QUARANTA.
Grazie, Presidente, anche noi ci asterremo su tutti gli emendamenti proposti
dall'onorevole Invernizzi, di cui apprezziamo la buona volontà, ma riteniamo anche noi
che questa parte dell'articolo 1 sia inemendabile. Del resto, è scritta talmente male, in
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
61
maniera talmente superficiale, che trovo veramente grottesco che questo sia l'articolo 1
della nuova riforma e della nuova Carta costituzionale. Ed è ancora più grottesco e
inqualificabile il fatto che il Premier, il Presidente del Consiglio, presenti questa
sottospecie di riforma come la cartina di tornasole della sua volontà riformatrice del
Paese. Ora io chiederò ai cittadini italiani di leggersi quest'articolo 1 della riforma Renzi
che giudico assolutamente incomprensibile. Per fortuna ci sarà una campagna
referendaria e i cittadini potranno votare liberamente (Applausi dei deputati del gruppo
Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha
facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO.
Grazie, Presidente. È vero quanto hanno sostenuto i colleghi, cioè che questo articolo 1,
o meglio l'articolo 55 della Costituzione per come il Senato l'ha modificato, è difficile
da correggere. Ed è vero anche che forse neanche la serie di emendamenti che ora
voteremo a firma dell'onorevole Invernizzi possono essere sufficienti a correggere
questo articolo.
Il punto però è capire che cosa è successo al Senato. Al Senato la maggioranza,
probabilmente con un intento risarcitorio nei confronti del Senato che sarà, ha attribuito
a questa nuova Camera delle funzioni inopportune, che sarebbe stato opportuno non
attribuire al Senato che sarà. Allora questi emendamenti, siccome hanno lo scopo di
porre in evidenza la necessità di limitare queste funzioni inopportune, hanno un valore
politico che noi condividiamo e per questa ragione li voteremo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha
facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA.
Grazie, Presidente, l'ho detto sin dall'inizio, quindi concordo con i colleghi che l'hanno
ripetuto, che il testo di questo di questo provvedimento, di quella che dovrebbe essere la
nostra nuova Costituzione, è assolutamente inemendabile, perché non risponde alla
esigenza di dare agli italiani una Costituzione più snella, più efficace, più adatta alle
necessità del Paese o semplicemente alle risultanze di un comune sentire, ma è il frutto
di due diverse spinte: la prima, quella di dire, in qualche modo, che si è fatta una
qualsiasi riforma costituzionale, la seconda, lo vedremo nel successivo articolo, quella
di far finta di cancellare il Senato. Invece si mantengono grosso modo i costi e si toglie
ai cittadini la possibilità di eleggere i senatori per affidarli ai partiti in via completa,
anche se apparentemente con la correzione avvenuta così non sembra, invece così resta,
ma ne parleremo.
Allora gli emendamenti, questo e quello successivo, proposti dal collega Invernizzi,
sicuramente, a prescindere dal fatto che verranno bocciati, non possono migliorare o
cambiare una natura di per sé fallace di questo testo, che peraltro risponde, l'altro
elemento, a un tentativo, alla fine, di mettere insieme anime diverse dello stesso partito
di maggioranza.
Però contribuisce a dare un segnale politico sulla incapacità di questo Parlamento di
affrontare in maniera positiva quella richiesta, lungamente attesa, di una Costituzione
più moderna, più chiara, più diretta. Ecco, se non altro, gli emendamenti proposti dal
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
62
collega sono più chiari del resto dei testi. Per questo, pur sapendo che verranno bocciati,
come segnale politico, noi di Fratelli d'Italia voteremo a favore di tutti gli emendamenti
a firma Invernizzi che seguono.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matteo Bragantini.
Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI.
Grazie, Presidente. Indubbiamente in questi emendamenti capisco la ratio degli amici
della Lega, che prevedono che, levando queste competenze al Senato, vi possa essere la
possibilità che la valutazione dell'impatto dei provvedimenti della Comunità europea
riguardi direttamente i territori e le regioni. Ma, a mio avviso, questa è
un'interpretazione, anche se può essere valida, che potrebbe essere limitativa ed essere
utilizzata, per certi versi, da un sistema centralista che sta andando avanti. Dunque
verrebbe tolto sia alle regioni, sia anche al Senato, che noi auspichiamo diventi in futuro
– speriamo in una nuova riforma – un vero Senato delle autonomie, quello che adesso
non è.
È per questo motivo che, anche riconoscendo l'idea degli amici della Lega, noi ci
asterremo, perché riteniamo che potrebbe essere vista o potrebbe essere utilizzata da un
sistema centralista in un Pag. 42modo per limitare ancora di più i poteri sia ai territori
che al Senato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.34, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.34.
Acceleriamo colleghi, per favore... Del Grosso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 453
Votanti 335
Astenuti 118
Maggioranza 168
Hanno votato Si 50
Hanno votato No 285
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Preziosi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
63
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.37, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere
favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi
con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e sul quale si rimettono all'Aula i
relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.37
Mognato, Galperti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 448
Votanti 332
Astenuti 116
Maggioranza 167
Hanno votato Si 49
Hanno votato No 282
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.52, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.52
Adornato, Binetti, Taricco, Grillo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 452
Votanti 338
Astenuti 114
Maggioranza 170
Hanno votato Si 53
Hanno votato No 285
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
64
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Pellegrino ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.31, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.31,
Ghizzoni, Furnari, Caso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 451
Votanti 334
Astenuti 117
Maggioranza 168
Hanno votato Si 50
Hanno votato No 284
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.50
Binetti, Luigi Gallo...
Dichiaro chiusa la votazione. Onorevoli Grillo e Cozzolino, chiedo scusa, purtroppo la
votazione è chiusa.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 449
Votanti 335
Astenuti 114
Maggioranza 168
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
65
Hanno votato Si 53
Hanno votato No 282
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.35, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.35
Grillo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 447
Votanti 330
Astenuti 117
Maggioranza 166
Hanno votato Si 49
Hanno votato No 281
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(I deputati Fossati e Molea hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto
contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.43, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.43
Fossati, Cova, Molea, Sisto... Onorevole Crippa, noi aspettiamo... Anche l'onorevole
Nuti... Luigi Gallo, Ferraresi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
66
Presenti 459
Votanti 339
Astenuti 120
Maggioranza 170
Hanno votato Si 51
Hanno votato No 288
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.32, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.32
Lainati, Fratoianni, Mannino, Colaninno, Bonafede, Benedetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 460
Votanti 339
Astenuti 121
Maggioranza 170
Hanno votato Si 52
Hanno votato No 2871
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.36, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.36
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
67
Presenti 445
Votanti 329
Astenuti 116
Maggioranza 165
Hanno votato Si 50
Hanno votato No 279
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Romanini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.48, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.48
Chi non riesce a votare ? Cariello, Paglia, Amendola.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 461
Votanti 338
Astenuti 123
Maggioranza 170
Hanno votato Si 51
Hanno votato No 287
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.33, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.33
Amendola. Altri che non riescono a votare ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
68
Presenti 456
Votanti 338
Astenuti 119
Maggioranza 170
Hanno votato Si 51
Hanno votato No 287
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.38, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.38
Archi. Non vedo altre mani alzate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 451
Votanti 334
Astenuti 117
Maggioranza 168
Hanno votato Si 51
Hanno votato No 283
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.40, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.40
Marotta, Carinelli.
Dichiaro chiusa la votazione.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
69
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 462
Votanti 341
Astenuti 121
Maggioranza 171
Hanno votato Si 50
Hanno votato No 291
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.45, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.45
Marzano, Alberti, Santanchè.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 452
Votanti 335
Astenuti 117
Maggioranza 168
Hanno votato Si 48
Hanno votato No 287
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.39, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie – Lega dei
popoli – Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
70
Votazione emendamento Invernizzi 1.39
Fratoianni, Paris. Altri che non riescono a votare ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 460
Votanti 340
Astenuti 120
Maggioranza 171
Hanno votato Si 51
Hanno votato No 289
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.42, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, e con
il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie – Lega dei
popoli – Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.42
Montroni, Fanucci, Furnari. Altri che non riescono a votare ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 460
Votanti 339
Astenuti 121
Maggioranza 170
Hanno votato Si 52
Hanno votato No 287
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.29, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, e con
il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie – Lega dei
popoli – Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
71
Votazione emendamento Invernizzi 1.29
Fabbri, Bolognesi, Lattuca. Altri ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 458
Votanti 337
Astenuti 121
Maggioranza 169
Hanno votato Si 51
Hanno votato No 286
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.41, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, e con
il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie – Lega dei
popoli – Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.41
Gadda, Pagano. Altri ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
456 Presenti
337 Votanti
119 Astenuti
169 Maggioranza
Hanno votato sì 53
Hanno votato no 284.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.44, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, e con
il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie – Lega dei
popoli – Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
72
Votazione emendamento Invernizzi 1.44
Luigi Gallo, Rampelli, Malpezzi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
462 Presenti
340 Votanti
122 Astenuti
171 Maggioranza
Hanno votato sì 53
Hanno votato no 287.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.47, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.47
Bolognesi, Marotta, D'Incà, De Menech...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
455 Presenti
338 Votanti
117 Astenuti
170 Maggioranza
Hanno votato sì 52
Hanno votato no 286.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.51
De Menech, Tartaglione, D'Ambrosio, Gagnarli, Malisani...
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
73
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
462 Presenti
344 Votanti
118 Astenuti
173 Maggioranza
Hanno votato o sì 50
Hanno votato no 294.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.30, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.30
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
460 Presenti
343 Votanti
117 Astenuti
172 Maggioranza
Hanno votato sì 54
Hanno votato no 289.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.46, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.46
Fanucci, Marco Di Maio, Giorgis.
Dichiaro chiusa la votazione.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
74
Comunico il risultato della votazione:
456 Presenti
338 Votanti
118 Astenuti
170 Maggioranza
Hanno votato sì 50
Hanno votato no 288.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.49, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.49
Tartaglione, Carbone, Cozzolino, Rubinato, Kronbichler, Berlinghieri..
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
466 Presenti
349 Votanti
117 Astenuti
175 Maggioranza
Hanno votato sì 54
Hanno votato no 295.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.13, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si
rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.13
Bolognesi, ha votato. Altri ? Io non vedo mani alzate.
Dichiaro chiusa la votazione.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
75
Comunico il risultato della votazione:
460 Presenti
346 Votanti
114 Astenuti
174 Maggioranza
Hanno votato sì 54
Hanno votato no 292.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.22, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si
rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.22
Marzana, Andrea Romano, Bolognesi. Hanno votato. Fabbri, Marti, Albanella. Fabbri
ha votato, Albanella pure. Altri che non riescono a votare ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
460 Presenti
348 Votanti
112 Astenuti
175 Maggioranza
Hanno votato sì 53
Hanno votato no 295.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.21, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si
rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.21
Chi non riesce a votare ? Non vedo mani alzate.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
76
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
461 Presenti
344 Votanti
117 Astenuti
173 Maggioranza
Hanno votato sì 52
Hanno votato no 292.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Monchiero ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.20, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si
rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.20
Tartaglione, Paris. Altri ? Non vedo mani alzate. Sì, onorevole Malpezzi. Bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
463 Presenti
348 Votanti
115 Astenuti
175 Maggioranza
Hanno votato si 49
Hanno votato no 299
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.19, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si
rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.19
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
77
Abbiamo votato tutti ? No, Del Grosso, Carrozza, Cani. Altri ? Cani non riesce a
votare. Bene. Altri ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
461 Presenti
343 Votanti
118 Astenuti
172 Maggioranza
Hanno votato sì 48
Hanno votato no 295.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.18, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si
rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.18
Placido, Bolognesi, Marco Di Maio, Caso. Altri ? Piccione.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
463 Presenti
344 Votanti
119 Astenuti
173 Maggioranza
Hanno votato sì 48
Hanno votato no 296.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.17, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si
rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
78
Votazione emendamento Invernizzi 1.17
Bolognesi. Bene. Altri che non riescono a votare ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
451 Presenti
338 Votanti
113 Astenuti
170 Maggioranza
Hanno votato sì 45
Hanno votato no 293.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.16, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si
rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.16
Chi non riesce a votare ? Mannino. Altri ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
448 Presenti
338 Votanti
110 Astenuti
170 Maggioranza
Hanno votato sì 48
Hanno votato no 290.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.15, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si
rimettono all'Aula.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
79
Dichiaro aperta la votazione (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.15
Chi non riesce a votare ? Bolognesi, Amendola, Guidesi, Kronbichler, Massa.
Kronbichler non riesce ancora a votare. Ok. Altri ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
452 Presenti
337 Votanti
115 Astenuti
169 Maggioranza
Hanno votato sì 46
Hanno votato no 291
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.14, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si
rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.14
Chi non riesce a votare ? Carrozza, Ferrari. Ok. Altri ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
442 Presenti
328 Votanti
114 Astenuti
165 Maggioranza
Hanno votato sì 45
Hanno votato no 283
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.23, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
80
minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si
rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.23
Ci siamo ? Caso, Gallinella, Simone Valente. Altri ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
450 Presenti
335 Votanti
115 Astenuti
168 Maggioranza
Hanno votato sì 46
Hanno votato no 289.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.24, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si
rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.24
Placido, Gutgeld, Caparini, D'Ambrosio.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
453 Presenti
337 Votanti
116 Astenuti
169 Maggioranza
Hanno votato sì 46
Hanno votato no 291
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.25, con il parere contrario della Commissione e del Governo, si rimettono
all'Assemblea i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-
SEL e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e di Fratelli
d'Italia.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
81
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.25
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
455 Presenti
341 Votanti
114 Astenuti
171 Maggioranza
Hanno votato sì 49
Hanno votato no 292
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.26, con il parere contrario della Commissione e del Governo, si rimettono
all'Assemblea i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-
SEL e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e di Fratelli
d'Italia.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.26
Gadda, Colletti.
Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione:
446 Presenti
334 Votanti
112 Astenuti
168 Maggioranza
Hanno votato sì 48
Hanno votato no 286
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.27, con il parere contrario della Commissione e del Governo, si rimettono
all'Assemblea i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-
SEL e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e di Fratelli
d'Italia.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
82
Votazione emendamento Invernizzi 1.27
La Russa, D'Ambrosio, Marotta, Paris, Zaratti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
448 Presenti
331 Votanti
117 Astenuti
166 Maggioranza
Hanno votato sì 45
Hanno votato no 286
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.28, con il parere contrario della Commissione e del Governo, si rimettono
all'Assemblea i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-
SEL e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e di Fratelli
d'Italia.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.28
Binetti, De Rosa, Tancredi, Guerra, Caso.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
452 Presenti
334 Votanti
118 Astenuti
168 Maggioranza
Hanno votato sì 47
Hanno votato no 287.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.131.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.
Colleghi, vi pregherei di abbassare un po’ il tono della voce, per favore. Prego,
onorevole Cecconi.
ANDREA CECCONI.
Grazie, Presidente. Ho fatto questo tipo di intervento anche in mattinata e ribadisco un
po’ lo stesso concetto, nel senso che già il Senato, come previsto dalla riforma che è
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
83
in discussione, avrà ben pochi compiti e sull'operato del Governo avrà dei compiti di
controllo, di verifica, con la possibilità di emettere dei pareri.
Ma se questi pareri dovessero essere contrari o dovessero in qualche modo indicare
che il Senato non è assolutamente d'accordo con quello che il Governo sta facendo,
non esiste...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Cecconi. Colleghi, così però non è possibile. Colleghi !
Prego, onorevole.
ANDREA CECCONI.
... non esiste alcun genere di accorgimento, di sanzione o di strumento affinché questo
parere espresso dal Senato possa in qualche modo arrivare a conoscenza del Governo
per una successiva valutazione, tant’è che rimarrebbe soltanto la Camera dei deputati
l'organo che potrebbe in qualche modo essere impositivo nei confronti dell'operato del
Governo. Con questo emendamento si cerca semplicemente di chiedere che il
Governo sia costretto, su indicazioni del Senato, ad andare nell'Aula del Senato a
riferire e, in qualche modo, ad avere perlomeno una sanzione sulla reputazione
dell'operato del Governo, in maniera tale che il Senato possa fare qualcosa, se mai la
dovesse fare. Infatti, a questo punto ci poniamo anche il problema che possa fare
quello che viene indicato in Costituzione, perché, non essendoci nessuna sanzione,
quello che fa cade completamente nel vuoto, allora ci chiediamo anche quale sia la
motivazione per cui questa Camera debba valutare. Chiediamo che almeno ci sia un
momento in cui il Capo del Governo o il Ministro entri nell'Aula del Senato e ci sia
una pubblicità verso l'opinione pubblica nel dire che il Senato è fermamente contrario
a quello che il Governo sta svolgendo. Così gli stiamo dando almeno un senso,
perché, altrimenti, a questo punto, così com’è si tratta di una competenza che il
Senato ha ma è totalmente priva di senso. Infatti, se devono emettere un documento,
un foglio di carta che dice che i senatori non sono assolutamente contenti di quello
che sta facendo il Governo e tutto finisce lì, francamente credo che i senatori non si
spingeranno neanche a svolgere questo minimo compito, tant’è che forse questo
emendamento – forse ! – li potrebbe mettere nelle condizioni di avere almeno una
«riscossa» nell'avere il Capo del Governo all'interno dell'Aula che deve giustificare il
suo operato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE.
Grazie, Presidente. A sostegno di quanto detto dal mio collega Cecconi, il motivo per
cui abbiamo proposto questo emendamento è, nuovamente, tentare di dare un senso a
un Senato che di fatto un senso non ce l'ha. L'hanno sottolineato tutti in tutte le salse,
ma né il Governo si è alzato a difendere questa sua proposta né tanto meno
maggioranza e relatori si sono sgualciti più di tanto. Che funzione tentiamo di dare ?
Sappiamo che il Senato ha la competenza di «valutare l'impatto delle politiche
dell'Unione europea sui territori», ma se la valutazione è negativa, che succede ?
Assolutamente nulla, e qui viene il problema. Allora, diamo un senso a questo
controllo e, nel momento in cui lo fa, prevediamo una sorta di sanzione lieve, una
sanzione reputazionale, che consiste nell'obbligo in capo al Governo di andare a
riferire pubblicamente in Senato in caso di valutazione negativa da parte del Senato
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
84
medesimo. Quindi, avanziamo una proposta per rendere questo Senato un Senato che
abbia un qualsivoglia senso. Questo – giusto per chiudere, Presidente –, per dire che
siamo tutt'altro che un gruppo che Pag. 54dice costantemente «no», ma facciamo
proposte di ogni genere e la maggioranza manco si degna di guardarci (Applausi dei
deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Toninelli 1.131, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore
di minoranza La Russa e il parere favorevole di tutti gli altri relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Toninelli 1.131
Toninelli, Fanucci, Carbone, Manfredi, Magorno.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
422 Presenti
420 Votanti
2 Astenuti
211 Maggioranza
Hanno votato sì 144
Hanno votato no 276.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Bianconi 1.103, con il parere contrario di Commissione e Governo, mentre si
rimettono all'Aula i relatori del MoVimento 5 Stelle, di Sinistra Italiana-Sinistra
Ecologia Libertà e Lega Nord, ed esprime parere favorevole il relatore di Fratelli
d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Bianconi 1.103
Grassi, Vazio, Amoddio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
429 Presenti
311 Votanti
118 Astenuti
156 Maggioranza
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
85
Hanno votato sì 34
Hanno votato no 277
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quaranta. Ne ha facoltà.
STEFANO QUARANTA.
Presidente, siamo alla votazione dell'articolo 1. Vorrei far riflettere quest'Aula sulle
parole del Ministro Boschi. A mio modo di vedere con una leggera sopravvalutazione
di se stessa e con una conoscenza della storia istituzionale di questo Paese
leggermente approssimativa, ci ha fatto sapere dalle colonne del Corriere della Sera
che sono settant'anni che questo Paese aspetta questa riforma.
Capisco che figure che hanno scritto questa Carta costituzionale... Vorrei citarne
alcuni, anche per dar loro l'estremo saluto con la votazione di questo articolo 1:
Calamandrei, Croce, De Gasperi, Di Vittorio, Einaudi, Pertini, Silone, Togliatti Aldo
Moro. Capisco che questi personaggi, rispetto alla cifra politica del Primo Ministro
Renzi e del Ministro Boschi siano poca cosa, e che quindi sono settant'anni che
aspettavamo di avere questo Governo per rinnovare la nostra Carta costituzionale.
E allora vediamo qual è il prodotto della grande innovazione di questo Governo.
Innanzitutto abbiamo superato il bicameralismo paritario. Bene; come l'abbiamo fatto
? Abolendo il Senato ? No: tenendo un Senato, con quali caratteristiche ? Innanzitutto
un Senato non elettivo; lo vedremo poi meglio all'articolo 2. Quindi la grande
innovazione è che i cittadini non voteranno più per il Senato !
E che tipo di Senato facciamo ? Facciamo un Senato delle autonomie o delle regioni,
senza alcuna riflessione su come funzionano oggi le regioni nel nostro Paese, senza
aver ragionato su quali poteri servono ancora alle regioni; perché è paradossale:
facciamo il Senato delle regioni nel momento in cui togliamo dei poteri alle regioni,
grazie all'abolizione della legislazione concorrente, grazie alla clausola di supremazia.
Facciamo un Senato, ripeto non elettivo, in cui non sono rappresentate le istituzioni
regionali, ma i sistemi politici territoriali; e lo facciamo senza assegnargli alcuna
funzione, perché abbiamo visto come sui poteri specifici delle regioni e delle
autonomie il Senato non ha alcun potere speciale, alcun potere di veto, alcun potere
incisivo.
Mentre paradossalmente diamo invece a questo Senato – che è un ibrido, che sempre
in nome della semplificazione vedrà al suo interno cinque tipologie di senatori – il
potere di riforma della Costituzione. Cioè a un Senato non eletto dai cittadini, di
secondo grado, diamo il potere supremo, che l'articolo 1 dice che spetta ai cittadini
italiani, di riformare la Costituzione. Questo è il prodotto di settant'anni di attesa !
Meno male che è arrivato questo Governo.
L'unico elemento certo di questa riforma non riguarda né il Senato, né il
bicameralismo, nulla: riguarda il fatto che questa riforma produrrà un incredibile
accentramento di poteri su una persona sola. E la cosa che io trovo paradossale è che
queste Aule, quella della Camera e quella del Senato, sostanzialmente danno ragione
al Presidente Renzi, che dice che il Parlamento non conta nulla e ci deve essere un
uomo solo al comando: magari per portare avanti le politiche di austerità o di questa
Europa, in modo tale che se qualcuno un giorno alzerà il telefono da Berlino o da
Bruxelles avrà un fedele esecutore qui in Italia (Applausi dei deputati del gruppo
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà) !
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
86
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha
facoltà.
MAURIZIO BIANCONI.
Signor Presidente, quando si discute di questa pessima legge mi viene sempre in
mente quel proverbio famoso, quella barzelletta, quel modo di dire. Dice: «Quante me
ne ha date, ma quante gliene ho dette». Ecco, io ne ho dette tante ma ne abbiamo
prese tante: perché abbiamo detto in tutti i modi lo scempio che stanno compiendo,
abbiamo spiegato per tutte le angolazioni l'errore istituzionale prima che politico che
viene compiuto; e anche sotto il profilo estetico, formale, che poi in questo caso è
anche sostanza, è commesso con questo obbrobrio che noi andiamo ad approvare.
Voglio soltanto fare due o tre osservazioni. La prima è questa: il Senato è comunque
assemblea, ed è cosa diversa – non mi stancherò mai di dirlo – dalle funzioni di
governo. Noi siamo riusciti con questo Senato a mischiare i poteri assembleari con
quelli di governo delle giunte, dei sindaci, perché ci sono consiglieri regionali e
sindaci all'interno della stessa assemblea. In più abbiamo il retaggio regale ed
imperiali del «regaletto» dei cinque senatori non a vita; perché questi non devono
essere neanche bravi: questi devono essere amici del Presidente ! Quando sono amici
del Presidente, questi possono venire lì ed avere il partitino del 5 per cento all'interno
di questo Senato.
Questa è la prima cosa, la confusione; poi, l'obbrobrio. La terza cosa, al collega che
prima mi ha dato sulla voce sulla questione dell’«esprime pareri», spiegandoci, in
maniera molto soggettiva, che siccome il parere lo esprime già la Camera, noi si
concorre quindi con questo Senato a dare un parere: no, la Camera dà un parere sulle
politiche, non sulle nomine ! Sulle nomine c’è una specificità, un indirizzo unico: la
nomina è un atto, non è una politica, e sulle nomine del Governo la Camera non
esprime pareri. E allora è una, toscanamente parlando, grandissima bischerata !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha
facoltà.
DANILO TONINELLI.
Presidente, a me pare veramente poco esprimere un voto contrario del gruppo del
MoVimento 5 Stelle contro questo articolo: pare veramente poco, perché questo
articolo porta con sé l'unico motivo per cui sono stati modificati più di quaranta
articoli della Costituzione. Questo motivo è scritto in due righe del nuovo articolo 55
della Costituzione stracciata: «La Camera dei deputati è titolare del rapporto di fiducia
con il Governo ed esercita la funzione di indirizzo politico». Quello che voleva il
Presidente del Consiglio, segretario del Partito Democratico è solo questo: tutto il
resto è un contorno, per far vedere che questa legislatura aveva un senso. Solo queste
due righe portano in sé il significato di questa riforma; tutto il resto è nulla, se non una
complicanza e un gran pasticcio i cui effetti li vedremo negli anni, ma tanto era solo
questo che contava nel breve termine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5
Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Nuti. Ne ha facoltà.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
87
RICCARDO NUTI.
Presidente, con questo articolo della Costituzione si vede il livello dei nostri
governanti e della maggioranza. Hanno detto per mesi e anni che queste erano le
riforme chieste dei cittadini.
Invece nessun cittadino ha chiesto questo tipo di riforme costituzionali, guarda caso
infatti questa schifezza che state approvando non è stata inserita in nessuno dei vostri
programmi elettorali, siamo arrivati al punto che smaschera il livello istituzionale e
legislativo di questi personaggi che blaterano da mesi parole vuote. L'unica cosa che
vi hanno chiesto i cittadini è di far funzionare il Parlamento, perché quando si ha la
volontà si può far funzionare il Parlamento, e di non rubare più. Invece voi state
continuando a non far funzionare il Parlamento, a fare solo le leggi che fanno comodo
a voi. Questo i cittadini ve lo faranno pagare (Applausi dei deputati del gruppo
MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Richetti. Ne ha
facoltà.
MATTEO RICHETTI.
Signor Presidente, al di là dei toni con cui il collega Nuti ha concluso il suo
intervento, ho apprezzato le riflessioni che hanno accompagnato la valutazione su
questo articolo. Voglio però puntualizzare due aspetti, uno sollevato dal collega
Quaranta e uno dal collega Toninelli. Non si fa il Senato delle regioni nel momento in
cui si depotenziano le regioni, si chiama riordino. Con la Costituzione non ci sono
meno regioni, c’è meno conflitto tra Stato e regioni. Lo dico perché questo è un punto,
anche rispetto alla centralità a cui l'onorevole Quaranta ha guardato dei lavori
parlamentari, sul quale dovremmo fare un supplemento di riflessione: conta di più o
conta di meno un Parlamento che non è mai arrivato a modificare la Costituzione o
conta di più o conta di meno un Parlamento che oggi, non sotto ricatto alcuno, non
perché è agli ordini dell'uomo solo al comando, ma perché consapevolmente decide di
cambiare la Costituzione in questi termini, sulla quale si può assolutamente essere in
disaccordo ma non certo sulla piena potestà di quest'Aula di assumere
consapevolmente questa decisione ? Un secondo aspetto: sì, Toninelli, è vero. Il
collega ha centrato un punto, volevamo un parlamentarismo nel quale la fiducia fosse
data da una sola Camera, era esplicitamente uno degli obiettivi non solo del PD ma di
tutta la maggioranza. Un'ultima considerazione, Presidente, perché questo è stato un
articolo sul quale ci si è spesso confrontati sul termine «valutazione»: il Parlamento
non eroga servizi, molti emendamenti ci chiedevano di rimettere in capo il
soddisfacimento dei cittadini o il gradimento dei cittadini circa le politiche di livello
superiore, cioè comunitario. Quando si fanno servizi, c’è la customer satisfaction,
quando si fanno le leggi, c’è la valutazione del loro impatto sui territori. È un punto
centrale della differenza tra un'assemblea elettiva di altro livello ed un'Assemblea
legislativa e lo dico perché – concludo – il Parlamento in ogni momento deve avere
contezza della società che sta regolando. Un Parlamento in ogni momento non valuta
genericamente l'impatto delle leggi ma capisce come le leggi stanno trasformando la
società considerato che siamo chiamati a governarla e a produrre norme che la Pag.
57condizionano fortissimamente. Per cui questo primo articolo, su cui il PD darà
ovviamente un voto favorevole, è il caposaldo della riforma che andiamo ad
approvare.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
88
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE.
Signor Presidente, innanzitutto per far presente che se come dice il collega Richetti
l'obiettivo di dare la fiducia in mano alla sola Camera fosse stato un obiettivo del PD
e della maggioranza, avrebbero dovuto inserirlo nel programma delle elezioni, perché
almeno gli elettori l'avrebbero saputo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5
Stelle) e avreste avuto una legittimazione a farlo. Seconda cosa, non ci sarà un
conflitto tra lo Stato e le regioni, ma questo lo state dicendo voi quando già adesso i
costituzionalisti dicono che non si capisce un tubo di questa formulazione. Non lo
dico io, lo dice gente che di lavoro studia la Carta costituzionale. Inoltre il collega
Richetti – ultima cosa – ha detto che il Parlamento ha deciso di cambiare. Ma che
Parlamento ? L'ha fatto il Governo, questa è una riforma presentata dal Governo e voi
vi siete genuflessi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), avete
accettato questo accordo al ribasso e questo pastrocchio ne è il risultato. Non riuscite
nemmeno a sostenerlo voi, questa ne è la palese dimostrazione (Applausi dei deputati
del gruppo MoVimento 5 Stelle)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Bonafede. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE.
Signor Presidente, il collega Richetti chiede se conta di più o conta di meno questo Parlamento
che sta massacrando la Costituzione. Conta di meno, non ci sono dubbi che conta di meno,
conta di meno perché non è che il peso di un Parlamento lo decide quanto riesce a truffare
della democrazia esistente, il peso di un Parlamento lo decide lo spessore politico (Applausi
dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) di quel Parlamento, la sua capacità di capire che
quando stai modificando la Costituzione cerchi una convergenza vera e un confronto vero con
le altre opposizioni. Non stai lì ad eseguire gli ordini che vengono impartiti da un Presidente
del Consiglio che non è stato eletto da nessuno (Commenti). Per cui, Richetti, questo
Parlamento conta certamente di meno e continua a contare di meno ogni giorno in cui cercate
di defraudare la nostra Repubblica della sua democrazia (Applausi dei deputati del gruppo
MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha
facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ricordare a tutti noi, a me per primo, che
da trent'anni – forse non da settanta ma certamente da trent'anni – questo Paese si
affatica sul tema delle riforme istituzionali, ed è convinzione diffusa – non so quanto
vera, ma certamente diffusa – che il sistema istituzionale attuale non funziona, che
riforme necessarie per il bene comune vengono ritardate per incapacità funzionale che
deriva dal fatto che il principio di rappresentanza ha prevalso in modo eccessivo
sull'esigenza della governabilità. Non commetterò l'errore fatto da qualche collega
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
89
poco fa di dire «tutti i costituzionalisti dicono questo», perché non è vero, perché i
costituzionalisti sono tanti, ognuno la pensa in modo diverso dall'altro e dovremmo
cercare di argomentare non con l'autorità di supposti esperti ma con la natura delle
cose. La natura della cosa «Parlamento italiano» ci dice che il Parlamento italiano non
funziona bene, non funziona bene perché il principio di rappresentanza ha
predominato, si parla molto e si decide poco e si decide poco perché c’è un eccesso di
potere e di interdizione di diversi gruppi. Un modo di combattere l'eccesso di potere e
di interdizione è quello di passare da un sistema bicamerale a un sistema
monocamerale. Io non so se questo era scritto nel programma del Partito
Democratico, so che di questo si sta parlando in Italia da lungo tempo ed ho il
sospetto che se un'altra proposta fosse stata avanzata, dai banchi dell'opposizione o di
una parte dell'opposizione oggi si direbbe: ma come, non state facendo la riforma che
serve, perché lasciate tutto com'era prima e i difetti del sistema Italia non verranno
cambiati. Certo, tutto può essere criticato, può darsi che andiamo da un eccesso di
rappresentatività a un eccesso di decisionismo, può essere, lo vedremo e nel caso lo
correggeremo, ma negare che esista un problema, pensare che la vecchia Costituzione
andasse bene così come era, limitarsi a criticare le soluzioni che sono proposte da
questa maggioranza senza avanzare proposte di soluzioni alternative non significa fare
un'opposizione costruttiva che serve al bene del Paese. Ci sono cose che potrebbero
essere fatte meglio ? Ma certo, ma perché non vengono proposte ? Perché c’è un
atteggiamento oppositorio il quale sembra dire che di questa riforma non c'era
bisogno ? Ma signori miei, se in questo Parlamento è presente una componente così
forte come quella dei nostri amici grillini e se, oltre ad una quota di elettorato che li
vota perché non ne può più del vecchio sistema, c’è una quota di elettorato ancora
molto più grande che non vota affatto, vuol dire che il sistema non funziona e quindi
dei rimedi vanno adottati. Si potevano adottare altri rimedi ? Forse.
Non sono stato io a diffondere l'idea che in questo Paese bisogna realizzare... Ecco
forse noi il vero filo corretto delle riforme l'abbiamo smarrito quando abbiamo tentato
di mettere assieme un principio presidenzialista e un principio parlamentare e su
questo forse abbiamo sbagliato. Questa è la critica che si potrebbe fare, ma non è
questa la critica che ho sentito fino ad ora. Ho parlato troppo ma su questo tema
avremo occasione di tornare nel corso della discussione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Dieni. Ne ha facoltà.
FEDERICA DIENI.
Grazie, Presidente. Il difetto del sistema Italia non è la Costituzione; il difetto del
sistema Italia sono questi partiti, questa maggioranza, la corruzione, il malaffare e il
voto di scambio. Ecco che cosa si dovrebbe sistemare.
Quindi, la Costituzione non la vuole cambiare il Paese, o almeno non la vuole
stravolgere in questo modo. Nessuno ha avuto mandato di stravolgere la Costituzione,
soprattutto un Parlamento incostituzionale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
90
Votazione dell'articolo 1.
Hanno votato tutti ? Onorevole Occhiuto, onorevole Marzana. Onorevole Manfredi, la
richiamo all'ordine... Altri ? Martella, Ginoble. Onorevole Sereni, calma. Altri ? De
Lorenzis, Ruocco. Che fa, onorevole Ruocco, vota ? C’è riuscita ? Altri ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
415 Presenti
412 Votanti
3 Astenuti
207 Maggioranza
Hanno votato sì 274
Hanno votato no 138.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).
Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta
di domani.
Sull'ordine dei lavori (ore 19,35).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
1
XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 529 di mercoledì 25 novembre 2015
Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429-B – Disposizioni per il
superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il
contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione
del titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato,
modificato, in prima deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in prima
deliberazione, dal Senato) (A.C. 2613-B).
INDICE INTERVENTI E VOTAZIONI EMENDAMENTI
Seduta n. 529 di mercoledì 25 novembre 2015 .................................................................................. 1
PRESIDENTE. ................................................................................................................................... 6
MAURIZIO BIANCONI. .................................................................................................................. 7
ROBERTO OCCHIUTO. .................................................................................................................. 8
ROBERTO OCCHIUTO. .................................................................................................................. 8
Votazione emendamento Gelmini 1.53 .......................................................................................... 9
MAURIZIO BIANCONI. .................................................................................................................. 9
DANIELE CAPEZZONE. ............................................................................................................... 10
DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 10
ROBERTO OCCHIUTO. ................................................................................................................ 11
IGNAZIO LA RUSSA. .................................................................................................................... 11
EMANUELE FIANO. ..................................................................................................................... 11
Votazione emendamenti Gelmini 1.1 e Bianconi 1.100 .............................................................. 12
Votazione emendamento Centemero 1.2 ..................................................................................... 13
STEFANO QUARANTA. ............................................................................................................... 13
ROCCO PALESE. ........................................................................................................................... 14
DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 14
MATTEO BRAGANTINI. .............................................................................................................. 15
FRANCESCO SANNA. .................................................................................................................. 15
ALFREDO D'ATTORRE. ............................................................................................................... 16
ARCANGELO SANNICANDRO. .................................................................................................. 17
MAURIZIO BIANCONI. ................................................................................................................ 18
GAETANO PIEPOLI. ..................................................................................................................... 19
ROBERTO OCCHIUTO. ................................................................................................................ 19
Votazione emendamento Centemero 1.3 ..................................................................................... 20
Votazione emendamento Gelmini 1.6 .......................................................................................... 20
STEFANO QUARANTA. ............................................................................................................... 21
Votazione emendamenti Centemero 1.4 e Fassina 1.12. ............................................................. 21
DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 22
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
2
ARCANGELO SANNICANDRO. .................................................................................................. 22
ALAN FERRARI. ............................................................................................................................ 23
IGNAZIO LA RUSSA. .................................................................................................................... 24
ROBERTO OCCHIUTO. ................................................................................................................ 24
MAURIZIO BIANCONI. ................................................................................................................ 25
STEFANO QUARANTA. ............................................................................................................... 25
Votazione dell'emendamento Dadone 1.54 .................................................................................. 26
Votazione emendamento Cecconi 1.104, ..................................................................................... 26
Votazione emendamento Cozzolino 1.55, ................................................................................... 27
Votazione emendamento Bianconi 1.101 .................................................................................... 28
Votazine emendamento Cecconi 1.105, ....................................................................................... 28
MATTEO BRAGANTINI. .............................................................................................................. 29
ANDREA CECCONI. ..................................................................................................................... 29
MARA MUCCI................................................................................................................................ 30
FABIANA DADONE. ..................................................................................................................... 30
Votazione emendamento Toninelli 1.107 .................................................................................... 30
FRANCESCO SANNA. .................................................................................................................. 31
ARCANGELO SANNICANDRO. .................................................................................................. 31
Votazione emendamento Nuti 1.106 ............................................................................................ 32
Votazione emendamento Cecconi 1.108 ...................................................................................... 32
ANDREA CECCONI. ..................................................................................................................... 34
Votazione emendamento Toninelli 1.109 .................................................................................... 35
MARIASTELLA GELMINI............................................................................................................ 35
MAURIZIO BIANCONI. ................................................................................................................ 36
Votazione emendamenti Gelmini 1.5 e Bianconi 1.102. ............................................................. 37
FABIANA DADONE. ..................................................................................................................... 37
Votazione emendamento Nuti 1.110 ............................................................................................ 38
Votazione sull'emendamento D'Ambrosio 1.111. ........................................................................ 38
DANIELE CAPEZZONE. ............................................................................................................... 39
Votazione emendamento Capezzone 1.114 ................................................................................. 40
FEDERICA DIENI. ......................................................................................................................... 40
Votazione dell'emendamento Toninelli 1.115 ............................................................................. 41
FABIANA DADONE. ..................................................................................................................... 41
Votazione emendamento Dieni 1.116 .......................................................................................... 42
DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 42
PRESIDENTE. ................................................................................................................................. 43
FRANCESCO SANNA. .................................................................................................................. 44
ARCANGELO SANNICANDRO. .................................................................................................. 45
Votazione emendamento Nuti 1.112 ............................................................................................ 46
Votazionesull'emendamento Dadone 1.117, ................................................................................ 46
Votazione emendamento Dieni 1.10, ........................................................................................... 47
Votazione emendamento Cozzolino 1.9 ...................................................................................... 47
MAURIZIO BIANCONI. ................................................................................................................ 48
FRANCESCO SANNA. .................................................................................................................. 48
Votazione emendamento Dieni 1.8. ............................................................................................. 48
DANIELE CAPEZZONE. ............................................................................................................... 49
ROBERTO OCCHIUTO. ................................................................................................................ 49
Votazione emendamento Capezzone 1.119. ................................................................................ 50
Votazione emendamento D'Ambrosio 1.132 ............................................................................... 50
Votazione emendamento Cecconi 1.118 ...................................................................................... 51
Votazione emendamento Nuti 1.121 ............................................................................................ 51
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
3
Votazione emendamento Dadone 1.123 ...................................................................................... 52
Votazione emendamento Dadone 1.122, ..................................................................................... 52
Votazione emendamento Nuti 1.120 ............................................................................................ 53
ARCANGELO SANNICANDRO. .................................................................................................. 53
FEDERICA DIENI. ......................................................................................................................... 54
Votazione emendamento Toninelli 1.125 .................................................................................... 54
IGNAZIO LA RUSSA. .................................................................................................................... 55
Votazione emendamento Dadone 1.124 ...................................................................................... 55
Votazione emendamento Cecconi 1.126 ...................................................................................... 56
FABIANA DADONE. ..................................................................................................................... 56
Votazione emendamento Nuti 1.127 ............................................................................................ 57
Votazione emendamento Nuti 1.128 ............................................................................................ 58
Votazione emendamento Nuti 1.129 ............................................................................................ 59
DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 59
CRISTIAN INVERNIZZI. ............................................................................................................... 60
STEFANO QUARANTA. ............................................................................................................... 61
ROBERTO OCCHIUTO. ................................................................................................................ 61
Votazione emendamento Invernizzi 1.34. .................................................................................... 63
Votazione emendamento Invernizzi 1.37 ..................................................................................... 63
Votazione emendamento Invernizzi 1.52 ..................................................................................... 64
Votazione emendamento Invernizzi 1.31, .................................................................................... 64
Votazione emendamento Invernizzi 1.50 ..................................................................................... 65
Votazione emendamento Invernizzi 1.35 ..................................................................................... 65
Votazione emendamento Invernizzi 1.43 ..................................................................................... 66
Votazione emendamento Invernizzi 1.32 ..................................................................................... 66
Votazione emendamento Invernizzi 1.36 ..................................................................................... 67
Votazione emendamento Invernizzi 1.48 ..................................................................................... 67
Votazione emendamento Invernizzi 1.33 ..................................................................................... 68
Votazione emendamento Invernizzi 1.38 ..................................................................................... 68
Votazione emendamento Invernizzi 1.40 ..................................................................................... 69
Votazione emendamento Invernizzi 1.45 ..................................................................................... 69
Votazione emendamento Invernizzi 1.39 ..................................................................................... 70
Votazione emendamento Invernizzi 1.42 ..................................................................................... 70
Votazione emendamento Invernizzi 1.29 ..................................................................................... 71
Votazione emendamento Invernizzi 1.41 ..................................................................................... 71
Votazione emendamento Invernizzi 1.44 ..................................................................................... 72
Votazione emendamento Invernizzi 1.47 ..................................................................................... 72
Votazione emendamento Invernizzi 1.51 ..................................................................................... 73
Votazione emendamento Invernizzi 1.30 ..................................................................................... 73
Votazione emendamento Invernizzi 1.46 ..................................................................................... 74
Votazione emendamento Invernizzi 1.49 ..................................................................................... 74
Votazione emendamento Invernizzi 1.13 ..................................................................................... 75
Votazione emendamento Invernizzi 1.22 ..................................................................................... 75
Votazione emendamento Invernizzi 1.21 ..................................................................................... 76
Votazione emendamento Invernizzi 1.20 ..................................................................................... 76
Votazione emendamento Invernizzi 1.19 ..................................................................................... 77
Votazione emendamento Invernizzi 1.18 ..................................................................................... 77
Votazione emendamento Invernizzi 1.17 ..................................................................................... 78
Votazione emendamento Invernizzi 1.16 ..................................................................................... 78
Votazione emendamento Invernizzi 1.15 ..................................................................................... 79
Votazione emendamento Invernizzi 1.14 ..................................................................................... 79
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
4
Votazione emendamento Invernizzi 1.23 ..................................................................................... 80
Votazione emendamento Invernizzi 1.24 ..................................................................................... 80
Votazione emendamento Invernizzi 1.25 ..................................................................................... 81
Votazione emendamento Invernizzi 1.26 ..................................................................................... 81
Votazione emendamento Invernizzi 1.27 ..................................................................................... 82
Votazione emendamento Invernizzi 1.28 ..................................................................................... 82
ANDREA CECCONI. ..................................................................................................................... 83
FABIANA DADONE. ..................................................................................................................... 84
Votazione emendamento Toninelli 1.131 .................................................................................... 84
Votazione emendamento Bianconi 1.103 .................................................................................... 85
STEFANO QUARANTA. ............................................................................................................... 85
MAURIZIO BIANCONI. ................................................................................................................ 86
DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 87
RICCARDO NUTI. ......................................................................................................................... 87
MATTEO RICHETTI. ..................................................................................................................... 87
FABIANA DADONE. ..................................................................................................................... 88
ALFONSO BONAFEDE. ................................................................................................................ 88
ROCCO BUTTIGLIONE. ............................................................................................................... 89
FEDERICA DIENI. ......................................................................................................................... 90
Votazione dell'articolo 1. ............................................................................................................. 90
Seduta n. 530 di giovedì 26 novembre 2015 .................................................................................... 91
PRESIDENTE. ................................................................................................................................. 92
PRESIDENTE. ................................................................................................................................. 92
Seduta n. 533 di martedì 1 dicembre 2015 ....................................................................................... 93
PRESIDENTE. ................................................................................................................................. 93
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. ...................................................................... 93
IGNAZIO LA RUSSA. .................................................................................................................... 94
DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 95
Votazione emendamento La Russa 2.130 ..................................................................................... 95
ROBERTO OCCHIUTO. ................................................................................................................ 96
Votazione emendamento Gelmini 2.1 .......................................................................................... 96
CRISTIAN INVERNIZZI. ............................................................................................................... 97
DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 98
IGNAZIO LA RUSSA. .................................................................................................................... 99
FRANCESCO SANNA. .................................................................................................................. 99
ARCANGELO SANNICANDRO. ................................................................................................ 100
MAURIZIO BIANCONI. .............................................................................................................. 100
Votazione emendamenti Centemero 2.2 e Invernizzi 2.3 .......................................................... 101
MATTEO RICHETTI. ................................................................................................................... 102
STEFANO QUARANTA. ............................................................................................................. 103
DANILO TONINELLI. ................................................................................................................. 103
MAURIZIO BIANCONI. .............................................................................................................. 104
IGNAZIO LA RUSSA. .................................................................................................................. 104
Votazione emendamenti Centemero 2.4 e Scotto 2.100 ............................................................ 105
DANILO TONINELLI. ................................................................................................................. 106
DANIELE CAPEZZONE. ............................................................................................................. 106
ARCANGELO SANNICANDRO. ................................................................................................ 107
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
5
DALILA NESCI. ........................................................................................................................... 109
MARA MUCCI.............................................................................................................................. 109
Votazione emendamento Toninelli 2.101 .................................................................................. 110
DANILO TONINELLI. ................................................................................................................. 110
ARCANGELO SANNICANDRO. ................................................................................................ 111
RICCARDO NUTI. ....................................................................................................................... 111
SIMONE VALENTE. .................................................................................................................... 111
FRANCESCO D'UVA. .................................................................................................................. 112
EMANUELE COZZOLINO. ......................................................................................................... 112
GIANNI MELILLA ....................................................................................................................... 112
GIANNI MELILLA ....................................................................................................................... 113
GIUSEPPE BRESCIA ................................................................................................................... 113
MASSIMILIANO BERNINI ......................................................................................................... 113
IGNAZIO LA RUSSA ................................................................................................................... 114
MAURIZIO BIANCONI. .............................................................................................................. 114
CHIARA DI BENEDETTO. .......................................................................................................... 115
DALILA NESCI ............................................................................................................................ 116
FRANCESCO SANNA ................................................................................................................. 116
GIANLUCA VACCA .................................................................................................................... 117
DAVIDE CRIPPA ......................................................................................................................... 117
Votazione emendamento D'Ambrosio 2.102 ............................................................................. 118
DANILO TONINELLI. ................................................................................................................. 118
MAURIZIO BIANCONI ............................................................................................................... 119
FRANCESCO D'UVA ................................................................................................................... 119
DALILA NESCI. ........................................................................................................................... 120
LUIGI GALLO .............................................................................................................................. 120
ARCANGELO SANNICANDRO ................................................................................................. 121
RICCARDO NUTI ........................................................................................................................ 121
DANIELE CAPEZZONE .............................................................................................................. 121
EMANUELE COZZOLINO. ......................................................................................................... 122
ALESSANDRO DI BATTISTA. ................................................................................................... 122
STEFANO QUARANTA. ............................................................................................................. 123
MICHELE DELL'ORCO. .............................................................................................................. 123
Votazione emendamento D'Ambrosio 2.103 ............................................................................. 124
FABIANA DADONE. ................................................................................................................... 124
DALILA NESCI ............................................................................................................................ 125
SIMONE VALENTE ..................................................................................................................... 126
RICCARDO NUTI. ....................................................................................................................... 126
EMANUELE COZZOLINO. ......................................................................................................... 126
FRANCESCO D'UVA ................................................................................................................... 127
Votazione emendamento Dadone 2.104 .................................................................................... 127
RICCARDO NUTI. ....................................................................................................................... 128
SIMONE VALENTE. .................................................................................................................... 128
DALILA NESCI ............................................................................................................................ 129
MATTEO BRAGANTINI ............................................................................................................. 129
EMANUELE COZZOLINO .......................................................................................................... 129
FABIANA DADONE .................................................................................................................... 130
FILIPPO GALLINELLA ............................................................................................................... 130
DAVIDE CRIPPA. ........................................................................................................................ 130
Votazione emendamento Nuti 2.105 .......................................................................................... 131
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
6
XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 529 di mercoledì 25 novembre 2015
La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 10,25.
Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429-B –
Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero
dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la
soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione
(Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione,
dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C.
2613-B).
PRESIDENTE.
L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge
costituzionale, già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato in prima
deliberazione dalla Camera e nuovamente modificato, in prima 2613-B: Disposizioni
per il superamento del deliberazione, dal Senato: n. bicameralismo paritario, la
riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento
delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II
della Costituzione.
Ricordo che nella seduta di ieri i relatori e il rappresentante del Governo hanno
espresso il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.
(Ripresa esame dell'articolo 1 – A.C. 2613-B)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e degli emendamenti ad esso presentati
(Vedi l'allegato A – A.C. 2613-B).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gelmini 1.53.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Richetti. Ne ha facoltà.
MATTEO RICHETTI.
Grazie, Presidente; non è solo un fatto di rispetto della procedura prevista dalla
Costituzione stessa per la modifica della Carta, quindi, non è solo un atteggiamento di
chi vuole confermare un percorso che il Parlamento ha iniziato, che ha visto, per
quanto ci riguarda, le ultime modifiche al Senato come modifiche definitive di un
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
7
testo che vogliamo sottoporre al giudizio degli italiani, ma c’è anche una valutazione
di merito. Noi riteniamo che la suddivisione delle competenze, che questo
emendamento va a modificare, sia arrivata a un punto di sintesi e di equilibrio che va
mantenuto. Lo dico perché, anche nella discussione che ha preceduto l'esame degli
emendamenti, che io ho ascoltato con attenzione – perché non l'ho trovata sempre
strumentale o pregiudiziale – si è confermata la necessità che questo Parlamento, che
questo ramo del Parlamento, oggi, ponga una valutazione, a nostra volta positiva, di
questa modifica della Carta. Tale necessità l'ho trovata anche nelle parole, seppur
critiche, di tanti colleghi, a partire dall'intervento dell'onorevole Toninelli, che è un
collega che, oltre che stimare, ascolto con attenzione, il quale ha ribadito come non
fosse vero che in questo Paese, da molto tempo, mancano le riforme, elencandone
diverse; ha parlato del mercato del lavoro, delle pensioni, dei servizi pubblici, delle
liberalizzazioni, ma non è riuscito, nemmeno Toninelli, che è un collega preparato e
abile, a trovare un elemento di modifica del sistema istituzionale e costituzionale,
perché è mancato, perché non c’è stato, perché questo Parlamento (non questo nella
fattispecie, ma questa istituzione), non è stato in grado – e senza elementi di polemica
o di critica, ma secondo me con grave responsabilità – di ammodernare, modificare e
cambiare la nostra Carta costituzionale. Oggi le competenze suddivise tra Camera e
Senato delle autonomie, Senato delle regioni...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, il tono della voce.
Prego, onorevole Richetti.
MATTEO RICHETTI.
Tali competenze arrivano, come dicevo, ad un punto di equilibrio definitivo, per cui il
Partito Democratico voterà contro questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Bianconi. Ne ha
facoltà.
MAURIZIO BIANCONI.
Grazie, Presidente; questo emendamento è identico a un emendamento presentato dai
Conservatori e Riformisti; questo, invece, è stato presentato da Forza Italia ed è stato
presentato proprio da chi, alla scorsa passata in quest'Aula, mi impediva di parlare su
questi emendamenti, essendo fermamente contrario, io, a questa riforma, e loro,
invece, molto favorevoli. Faccio presente che, ieri, il collega Baldelli, Presidente, ci
ha ben spiegato il cambiamento di atteggiamento del suo partito e ha fatto un po'come
quegli avvocati di provincia che, non avendo letto le carte del processo, hanno il solo
scopo di far contento il cliente, cioè inventano una storia che accontenta il liente e
l'onorevole Baldelli ha inventato una storia che ha accontentato il suo cliente – lei sa
che per gli avvocati, specialmente per quelli di bassa lega, il cliente è anche il padrone
– e ha raccontato una storia di merito. In realtà, il padrone aveva detto perché la
riforma era prima buona e poi è diventata cattiva: perché non ha avuto il Presidente
della Repubblica che desiderava e perché non gli hanno mitigato la legge Severino.
Questo è il motivo per il quale oggi abbiamo questo emendamento. Lo rimarco,
perché questo è un popolo – e talvolta anche quest'Aula – che ha ben poca memoria
delle cose gravi che succedono. In un Paese normale, un capopartito che dice una cosa
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
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così viene immediatamente espulso dall'agone politico; non per quello che ha fatto ma
per quello che ha detto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Occhiuto. Ne ha
facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO.
Presidente, intervengo solo per segnalare che non è...
PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Per favore, il tono della voce, vi chiedo di abbassarlo.
Prego, deputato.
ROBERTO OCCHIUTO.
Presidente, solo per segnalare che non è proprio come dice l'onorevole Bianconi,
perché il senso di questo emendamento è quello di riportare l'articolo 55 al testo
precedente alle modifiche avvenute nell'altro ramo del Parlamento, allorquando,
nell'intento di attribuire più funzioni al Senato, si è partorita una versione piuttosto
pasticciata di questo articolo, che definisce appunto le funzioni che avrà l'altra
Camera nel nuovo sistema costituzionale. Con questo emendamento chiediamo
all'Aula di ripristinare il testo precedente, per evitare un pasticcio ulteriore rispetto
alle funzioni attribuite al Senato. Quindi, dichiaro il voto favorevole di Forza Italia,
ma non c’è alcuna modifica rispetto al testo già vagliato dall'Aula della Camera nella
precedente lettura. Noi vogliamo semplicemente che si ripristini quel testo.
PRESIDENTE. Non ci sono altri interventi. Passiamo ai voti. Indìco la votazione mediante
procedimento...
DANIELE CAPEZZONE. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Capezzone, prego. Revoco l'indizione della votazione. Non mi pare si fosse
prenotato... Mi scusi, non l'abbiamo vista noi. Prego, Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE.
Si figuri, signor Presidente. Anzi, con il cambio di postazione e la nascita della nostra
componente, è l'occasione per dare a lei e ai colleghi il buongiorno e il buon lavoro, e
anche il buongiorno al collega Occhiuto, che è collega troppo attento e troppo
politicamente esperto per invitarci a guardare l'albero di questo emendamento,
dimenticando la foresta. E la foresta dice che, nel passaggio precedente, il gruppo di
Forza Italia celebrava questa riforma come la madre di tutte le riforme, oggi, negli
interventi pubblici, ci spiegano che siamo invece a un passo dal regime. Io non so se
questo sia vero, ma, se siamo a un passo dal regime, chi ha collaborato a questa
riforma, come il gruppo di Forza Italia, è coautore del male che oggi dice di
contrastare.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
9
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Gelmini 1.53, con il parere contrario della Commissione e del
Governo, il relatore di minoranza Toninelli che si rimette all'Assemblea, e con il parere
favorevole degli altri tre relatori di minoranza.
Votazione emendamento Gelmini 1.53
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Lainati, Donati, Famiglietti, Petraroli, Anzaldi, Sanga, Bonafede, Romele, Schullian,
Plangger, Sibilia, Di Battista, Massa, Paola Bragantini, Nizzi, Di Lello.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
398 Presenti
342 Votanti
56 Astenuti
172 Maggioranza
Hanno votato sì 70
Hanno votato no 272.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Gelmini 1.1 e Bianconi 1.100. Ha
chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI.
Grazie, Presidente. Io pregherei i colleghi: è vero che bisogna fare svelti, però le
cavolate che si scrivono in Costituzione poi rimangono e segnano come un timbro
indelebile l'ignoranza cospicua di chi le ha scritte e di chi le ha votate. Qui si parla del
Senato che esercita, attenti...
PRESIDENTE. Sì, infatti, per favore, il tono della voce, soprattutto chi parla vicino a chi sta
intervenendo.
MAURIZIO BIANCONI.
... le funzioni di raccordo fra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica. Io
sfido qualsiasi costituzionalista, qualsiasi esperto di diritto, a definire giuridicamente
la parola «raccordo», che è una parola tipica dei documenti politici che si scrivono,
degli ordini del giorno, o dei documenti che si fanno delle sezioni di partito. Ma la
cosa più singolare è questo termine «costitutivi»: «costitutivi» cosa significa ? Che
sono della Costituzione o che costituiscono ? E se è «costituiscono» bisogna andare
all'articolo 117, e allora il Senato si occuperebbe del raccordo fra comuni, città
metropolitane e Stato, se ho capito bene. C’è una Camera fatta da non si sa da chi –
perché poi lo vedremo –, che si occupa di fare una cosa imprecisata per gli enti che
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
10
costituiscono – penso che si voglia dire questo e non costituzionali – la Repubblica,
cioè lo Stato, i comuni e le città metropolitane. Qui non è che siamo all'ircocervo, qui
siamo al monstrum. Qui non si capisce che cosa fa chi ! Qui siamo all'Assemblea
inutile da un punto di vista istituzionale ma utilissima da un punto di vista politico,
perché con 51 voti tiene in ostaggio la Repubblica italiana. Passeremo alla storia per
aver votato questo schifo. Pensate a quello che fate quando lo votate.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato
Capezzone. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE.
Grazie, signor Presidente. Sfortunatamente agli errori degli anni passati – perché
purtroppo l'articolo in esame scaturisce anche da errori degli anni passati – si
aggiunge ora questo errore, bene illustrato dal collega Bianconi, di un incerto ruolo di
raccordo. Io invito tutti i colleghi – chi ha ambizione per una riforma costituzionale –
a confrontare l'apertura della Costituzione americana («We the people»), quindi le
regole che vengono dalla gente, dalla comunità, a questa strana assemblea di
condominio (Stato, regioni, province e comuni) in cui il Senato avrebbe il ruolo
incerto – non si capisce – di amministratore di condominio. Penso che quando fra
dieci anni, vent'anni, trent'anni – le Costituzioni andrebbero pensate con il respiro dei
decenni – qualcuno leggerà questa cosa, darà un giudizio molto duro non solo del
livello politico ma del respiro culturale di questa Assemblea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Toninelli. Ne ha
facoltà.
DANILO TONINELLI.
Presidente, se questa riforma dovesse passare, gli studenti dei banchi delle facoltà di
giurisprudenza si troveranno a leggere le parole che ora sto leggendo. Il nuovo
articolo 55 della Costituzione che dice: «Il Senato della Repubblica», puntini puntini,
«esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli enti costitutivi della Repubblica».
Punto a apo. «Concorre», sempre il Senato della Repubblica, puntini puntini,
«all'esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato, gli enti costitutivi della
Repubblica e l'Unione europea». In cinque righe si dice una cosa e un'altra cosa
differente, che magari gli addetti al mestiere possono intendere seppur con difficoltà,
ma che i cittadini e neppure gli studenti potranno intendere.
E mi permetto anche di leggere una valutazione tecnica che il MoVimento 5 Stelle in
Commissione ha chiesto al Comitato per la legislazione, proprio a causa di questa
parte totalmente sgrammaticata della modifica fatta dal Partito Democratico e dalla
maggioranza in generale. Il Comitato per la legislazione dice che, a seguito delle
modifiche apportate dal Senato relative all'articolo 55, ci potrebbero essere dei
problemi di coordinamento: quindi noi stiamo dando al Paese e ai nostri studenti un
articolo della Costituzione che per semplicità, chiarezza e facilità di comprensione è
una «fetenzia», che dice alla prima riga che il Senato ha il compito diretto... Sì,
fetenzia, Presidente ! Ha il compito diretto di raccordo tra lo Stato e gli enti costitutivi
della Repubblica, e subito dopo concorre ad esercitare la stessa cosa ! Penso che sia
scandaloso dare al Paese e ai futuri studenti delle facoltà di giurisprudenza una
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
11
Costituzione scritta con i piedi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5
Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Occhiuto. Ne ha
facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO.
Presidente, anche noi abbiamo presentato questo emendamento per le ragioni che ha
affermato prima il collega Bianconi, ma anche per una ragione ulteriore: perché
questo emendamento mira ad evitare che nello stesso articolo ci possa essere una
inutile ripetizione, in quanto, nel primo periodo del quarto comma dell'articolo 1, si
legge che il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali, poi, nel
periodo successivo, si dice che il Senato della Repubblica concorre all'esercizio della
funzione legislativa, nonché all'esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato e gli
enti costitutivi. Due volte si fa riferimento a questo esercizio di raccordo fra lo Stato e
gli enti costitutivi, creando una difficoltà interpretativa che non è degna di un dettato
costituzionale !
Ci vien da dire che le modifiche apportate a questo articolo nell'altro ramo del
Parlamento evidentemente hanno impegnato molto più il Partito Democratico al suo
interno per dirimere le questioni più controverse, che non l'approfondimento che
sarebbe stato necessario in Aula. Questa è la ragione per cui abbiamo proposto questo
emendamento, che mira a rendere più comprensibile l'articolo 55 e più degno quello
che deve essere il dettato della Costituzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega La Russa. Ne ha
facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA.
Presidente, voteremo a favore di questo emendamento: che non tocca poi un punto
essenziale forse del testo, ma è emblematico, perché fa vedere come al Senato le
modifiche che sono intervenute, anziché semplificare il testo, lo hanno trasformato in
una sorta di testo-accordo interno alle forze politiche, o alla stessa forza politica, col
solo risultato di contraddire quello che già c'era nel testo, bello o buono che fosse.
Quindi una critica, oltre che nel merito, soprattutto nella forma: credo che, mettendo a
raffronto il testo della Costituzione scritto dai Padri costituenti e quello che noi stiamo
per licenziare, ci rimanga solo un verbo, o meglio un sostantivo, la vergogna; perché
un testo come quello che stiamo per licenziare non merita di potere assumere
connotazioni costituzionali. E di questo, credo, ce ne dovremmo ricordare anche fra
qualche anno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fiano. Ne ha
facoltà.
EMANUELE FIANO.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
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Presidente, vorrei per il suo tramite far sapere al collega Toninelli, che si è espresso in
termini così eleganti sul contenuto della legge e riportandosi al parere del Comitato
per la legislazione, che il Comitato per la legislazione medesimo pone soluzione al
quesito che qui l'onorevole Toninelli ha posto; perché, a seguito dell'evidenziazione di
una tematica critica, aggiunge – pezzo che il collega Toninelli non ha citato –: «In
proposito si osserva peraltro che, come si può desumere da lavori preparatori, oltre
che da un'interpretazione sistematica delle due disposizioni, ovvero le diverse
competenze, mentre il primo periodo sembrerebbe volto ad individuare il ruolo del
Senato qualificandolo come luogo del raccordo tra lo Stato e gli enti costitutivi della
Repubblica, il secondo periodo invece sembrerebbe volto ad enumerare le
competenze che sono assegnate a tale ramo del Parlamento, annoverando tra di esse
anche quelle di raccordo tra lo Stato, gli enti territoriali e l'Unione europea, da
esercitare in concorso con la Camera».
Non so, Presidente, se questa sia una «fetenzia»: a me pare la risoluzione logica del
tema che poneva il collega Toninelli. Tanto è vero che – immagino per ragioni di
tempo, per la brevità dei minuti che gli erano consentiti per l'intervento – il collega
Toninelli ha omesso di ricordare la conclusione del parere obbligatorio del Comitato
per la legislazione, che le leggo, Presidente, e che la prego di voler consegnare al
collega Toninelli: «Il Comitato ritiene che, per la conformità ai parametri stabiliti
dall'articolo 16-bis del Regolamento, non vi sia nulla da osservare». E anch'io,
Presidente, facendo mio questo parere, ritengo che non ci sia proprio null'altro da
osservare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sugli identici emendamenti Gelmini 1.1 e Bianconi 1.100, con il parere
contrario della Commissione e del Governo, mentre si rimettono all'Aula i relatori
Toninelli e Quaranta, ed esprimono parere favorevole i relatori Invernizzi e la Russa.
Dichiaro aperta la votazione.
Votazione emendamenti Gelmini 1.1 e Bianconi 1.100
(Segue la votazione).
D'Ambrosio, Fabbri, Di Lello, Cera, Galperti, Mognato, Piccione, Pili, Marzana,
Corda, Molteni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
436 Presenti
338 Votanti
98 Astenuti
170 Maggioranza
Hanno votato sì 50
Hanno votato no 288.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Centemero 1.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo, mentre si
rimettono all'Aula i relatori Toninelli, Quaranta e Invernizzi, ed esprime parere
favorevole il relatore La Russa.
Dichiaro aperta la votazione.
Votazione emendamento Centemero 1.2
(Segue la votazione).
Folino, Simone Valente, Di Lello Catania, Caruso, Gadda, Zolezzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
440 Presenti
344 Votanti
96 Astenuti
173 Maggioranza
Hanno votato sì 53
Hanno votato no 291.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Quaranta 1.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Quaranta. Ne ha facoltà.
STEFANO QUARANTA.
Signor Presidente, stiamo parlando delle funzioni delle Camere, in particolare delle
funzioni del Senato. Abbiamo deciso con questa proposta di riforma che il
superamento del bicameralismo paritario avverrà differenziando le funzioni delle
Camere; peccato che da questo dettato costituzionale non si capisca esattamente quale
sia il compito di questo Senato. Si sarebbero potute fare molte cose, c'erano proposte
alternative, l'abbiamo visto anche in sede di discussione sulle linee generali. Qui non
c’è un confronto tra riformatori e conservatori. Si poteva persino ipotizzare un
monocameralismo perché con un Senato come questo, che non serve a nulla, forse
sarebbe stato meglio un sistema monocamerale. Cosa proponiamo noi con questo
emendamento ? Visto che si è deciso di fare del Senato la Camera delle regioni, anche
se abbiamo visto con poteri scarsissimi, tutti i Paesi che hanno un impianto federale o
regionale consentono al Senato, che rappresenta le regioni, poteri ben più ampi,
addirittura spesso di veto sulle scelte fatte dall'altra Camera; in questo caso non
abbiamo nulla se non la possibilità di riformare la Costituzione, potere forse
inappropriato e che immagino questo Senato eserciterà magari tra settant'anni, quindi
un potere nullo da questo punto di vista, mentre non c’è nulla sugli specifici poteri
delle regioni. Siccome anche in sede di audizione gli esperti ci hanno detto che
l'efficacia di questo Senato almeno la si dovrebbe misurare nel superamento della
Conferenza Stato-regioni, noi proponiamo che, contestualmente alla creazione di
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
14
questo Senato delle autonomie, ci sia il superamento della Conferenza Stato-regioni.
Mi rendo conto che in questo Senato non sono nemmeno previsti i presidenti di
regione, tanto la proposta è raffazzonata e senza senso, però credo che una riflessione
su questo punto, cioè a cosa serva questo Senato, dovremmo farla prima di approvare
una riforma che non ha né capo né coda.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha
facoltà.
ROCCO PALESE.
Signor Presidente, se cortesemente poi vuol far provvedere, è rotto questo microfono.
PRESIDENTE. Va bene, segnalerò.
ROCCO PALESE.
Grazie. Presidente. Noi voteremo a favore di questo emendamento. Parliamo delle
funzioni di un Senato totalmente farlocco, che servirà solo a spostare il contenzioso
attuale che la modifica del Titolo V – con gravi responsabilità della sinistra allorché
approvò quella scellerata modifica del Titolo V che ha innescato la spesa pubblica
completamente scoordinata e il federalismo vero della corruzione che c’è stato nel
nostro Paese, attivato anche e soprattutto da quella modifica del Titolo V per stessa
ammissione, anche se in maniera implicita, da Cantone in una recente intervista su la
Repubblica – ha determinato. Detto questo, non possiamo avere tre organi: la Camera,
la Conferenza Stato-regioni e il Senato. Il Senato andava abolito e andavano
rafforzate le funzioni e le determinazioni della Conferenza Stato-regioni, altro
organismo che comunque è in Costituzione. Determinare una situazione del genere
significa solo spostare il contenzioso che attualmente è tra le regioni e il Governo e lo
sarà successivamente tra questo fantomatico Senato che dovrà nascere – non
sappiamo con quali funzioni e con quali pasticci – e la Camera. Sarebbe stato meglio
abolirlo completamente e comunque, ammesso e non concesso che la maggioranza e
poi successivamente il referendum dovessero confermare questa inopportuna e
pasticciata riforma costituzionale, non c’è dubbio che l'emendamento pone un
problema serio e tenta di porre riparo, meglio feriti che morti, nel. 8senso che toglie la
possibilità al Senato di determinare situazioni che non passino attraverso la
Conferenza Stato-regioni, perché altrimenti invece di avere due contenziosi ne
abbiamo tre, quindi non duplicazione di contenziosi ma triplicazione, con il blocco e
paralisi di tutto quello che riguarda il procedimento non solo dell'iter legislativo, ma
di una serie enorme di riforme.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha
facoltà.
DANILO TONINELLI.
Signor Presidente, condividiamo quanto affermato dal collega Quaranta, perché una
delle maggiori criticità di questa riforma è il fatto che non si capisca dove si va a
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
15
parare. Si danno alcune funzioni, in particolare in questo articolo, al Senato ma non si
capisce assolutamente all'atto pratico come possono essere attuate. Che significa che il
Senato svolge le funzioni di raccordo, che concorre a svolgere funzioni di raccordo,
che valuta la politica pubblica della pubblica amministrazione ? Non significa proprio
nulla, perché se non si esprime, non accade niente; se si esprime positivamente, non
accade niente; se si esprime negativamente nei confronti della funzione pubblica, non
accade nulla. Ha perfettamente ragione nel dire che rimane in vita anche la
Conferenza Stato-regioni, che diventa una sorta di duo rispetto al Senato. Quindi noi
voteremo favorevolmente a questo emendamento e confermiamo la nostra idea, che
riteniamo essere giusta, che l'iniziativa di questa riforma è esclusivamente quella di
creare un governismo assoluto; poco importa creare funzioni raffazzonate e
difficilmente applicabili al Senato, l'importante è che ci sia solo una Camera che dà
una fiducia deglutita da un'unica persona, che è il Capo del Governo, e che quindi
possa fare ciò che vuole. In sintesi possiamo dire, tra virgolette, «non disturbate il
manovratore» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo
Bragantini. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI.
Signor Presidente, quanto ho ? Un minuto o cinque ? Ne parlo cinque. Intanto su questo
provvedimento noi del movimento del fare siamo favorevoli in quanto noi ritenevamo
che questa riforma doveva andare a rivedere le funzioni...
PRESIDENTE. Ha un minuto.
MATTEO BRAGANTINI.
Però prima non mi ha risposto, quindi ne ho cinque ! Semmai dalle prossime volte...
PRESIDENTE. No, non le ho risposto cinque, non le ho risposto perché stavamo verificando.
MATTEO BRAGANTINI.
Dicevo appunto che il Senato a nostro avviso doveva avere un ruolo che andava a
sostituire totalmente la Conferenza Stato-regioni e il Senato doveva appunto avere un
vincolo di mandato ed essere un Senato alla tedesca. Un sistema sul quale a parole
tutti i gruppi erano favorevoli, dal PD fino a tutte le altre forze politiche; non
riusciamo a capire perché abbiamo perso questa occasione di andare a far sì che ci
fosse un vero Senato delle autonomie, un vero Senato delle regioni. Dunque per
questo motivo voteremo a favore di questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Francesco Sanna.
Ne ha facoltà.
FRANCESCO SANNA.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
16
Signor Presidente, siamo al quarto esame parlamentare del testo di riforma
costituzionale e quindi è abbastanza originale, direi forse bislacco, sentire argomenti
che non tengono conto di quello che si è detto nelle tre precedenti letture. La scelta
del Parlamento è che il Senato sia un organo politico e quindi in qualche modo
diverso, in quanto politico-rappresentativo, dalla Conferenza Stato-regioni, nella
quale, voglio ricordare, ci sono solamente e siedono solamente gli esecutivi, quindi
non c’è una dialettica maggioranza-opposizione, non c’è una dialettica di forze
politiche. Si poteva fare così ? Si poteva abolire il Senato, si poteva
costituzionalizzare la Conferenza Stato-regioni ? Certo, ma la scelta del Parlamento è
stata diversa e anche le forze politiche, che oggi qui la contestano, hanno concorso a
dire e a volere una loro rappresentanza politica nel Senato della Repubblica.
Sgombrato il campo quindi da questa originale e bislacca modalità di discutere, io
vorrei dire che rimane il problema di raccordare, come fa la Conferenza Stato-regioni
e, vorrei dire, città, il rapporto tra gli enti costitutivi della Repubblica, che a questo
punto diventeranno le regioni e i comuni, eliminando la riforma la provincia, e lo
Stato, ed è esattamente questa la ragione per la quale il comma precedente, che avete
criticato e che noi invece abbiamo confermato nel testo del Senato, dà proprio al
Senato il potere di esercitare le funzioni di raccordo tra lo Stato e gli enti costitutivi
della Repubblica. Questo vuol dire che potrà esserci, avendo questa norma una natura
diciamo sovraordinata a quella che oggi definisce la Conferenza Stato-regioni, che è
semplicemente una legge ordinaria, una capacità espansiva della funzione del Senato
nel senso di assorbire delle competenze, delle funzioni, degli oggetti di discussione
che oggi sono propri della Conferenza Stato-regioni.
Diamo al tempo e alla politica il mandato e il compito di fare questa sperimentazione.
È tutta scritta qui dentro, è una norma non solo di attribuzione di competenza, ma
anche di principio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato
D'Attorre. Ne ha facoltà.
ALFREDO D'ATTORRE.
Grazie, Presidente. Semplicemente, per suo tramite, per invitare il collega Sanna a una
maggiore prudenza nel qualificare alcune argomentazioni critiche rispetto a questo
articolo e, immagino, anche rispetto a successivi elementi che esamineremo, nel senso
che, forse, se una parola come «bislacca» si può adoperare, credo che forse sarebbe
più adeguata non a chi sottolinea la natura del tutto irrisolta e indefinita del Senato
che esce da questa riforma costituzionale, ma appunto l'esito a cui si è pervenuto.
E, d'altra parte, le stesse argomentazioni del collega Sanna, che parlano di un processo
politico che dovrà, nel tempo, in via sperimentale, provare a definire il compito del
nuovo Senato, credo che valgano più di ogni altra argomentazione a definire la qualità
e l'esito per lo meno problematico di questo processo di riforma costituzionale
(Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Quaranta 1.11, con il parere contrario della Commissione e
del Governo e il parere favorevole di tutti i relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
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Votazione emendamento Quaranta 1.11
Folino, Piepoli, Marzano, Casellato, Donati, Tinagli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
453 Presenti e votanti
Maggioranza 227
Hanno votato sì 160
Hanno votato no 293.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Centemero 1.3, sul quale vi è il parere
contrario della Commissione e del Governo, il relatore di minoranza Toninelli si è
rimesso all'Aula e vi è il parere favorevole degli altri tre relatori di minoranza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Presidente, colleghi, non so come si possa eludere una domanda del tipo «cosa è
scritto in questo articolo 55, quinto comma», perché è veramente un articolo
incomprensibile. Mettiamoci dal punto di vista del cittadino comune: vengono usati
termini giornalistici, forse per avvicinarsi al linguaggio comune, ma non sono termini
giuridici né di un'efficacia indispensabile per poter tranquillizzare coloro i quali
devono poi realizzare la Costituzione.
Il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali – e qui siamo a che
cosa è, come dire, nella sua funzione – ed esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e
gli altri enti costitutivi della Repubblica. Quindi, funzione di raccordo ! Ora, ho
sentito interventi di qualche esponente della maggioranza: mi vuole spiegare, in
pratica, che cosa deve fare questo Senato ? Immaginiamo che il Senato fosse
quest'Aula: come eserciterà queste funzioni ? Sono funzioni legislative ? Sono
funzioni amministrative ? In quale sede e in quale luogo ? E poi ripete la stessa cosa
nel periodo successivo: concorre all'esercizio della funzione legislativa nei casi e
secondo le modalità stabilite dalla Costituzione – parole completamente inutili, perché
è evidente che dovrà agire nell'ambito della Costituzione –, e ripete: all'esercizio delle
funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica e l'Unione
europea.
Siccome avevano dimenticato, prima, di mettere l'Unione europea, l'hanno messa nel
secondo periodo.
Ma chi lo ha scritto questo testo ? Ma chi l'ha scritto ? Poi, partecipa alle decisioni
dirette alla formazione e all'attuazione degli atti normativi. Che significa ? Significa
che legifera; si dice legifera, non si dice partecipa alle decisioni dirette alla
formazione e poi all'attuazione degli atti normativi. E come si fa ? Il Parlamento come
partecipa all'attuazione di una legge ? Come partecipa ? Una volta che il Parlamento
ha varato una legge, l'attuazione della legge non spetta al Parlamento: spetta al
Governo, ci insegnavano alle lezioni di educazione civica nella scuola elementare
(Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
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Poi, valuta le politiche pubbliche e l'attività delle pubbliche amministrazioni.
Cioè, che cosa farà questo Senato ? Farà un seminario ? Farà, non so, una specie di
audizione, di Civit, di qualche cosa ? Che cosa farà questo Senato ? Si può mai
scrivere un testo costituzionale in questa maniera ? Qui bisogna mandare il testo
all'esame, come dire, al vaglio di giuristi; non solo, ma, soprattutto, di linguisti,
perché coloro i quali hanno scritto questo testo non sono in grado di leggere e,
soprattutto, di scrivere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra
Ecologia Libertà).
Questo deve essere chiaro. E quando il collega Sanna dice che siamo alla quarta
lettura, proprio questo fa impressione: siamo alla quarta lettura e non si è ancora
capito che questo testo non dice niente. Bene ha fatto l'onorevole Bianconi a dire:
scusate, raccordo cosa significa ? E, dopo tante parole, la maggioranza non è stata in
grado di spiegare che cosa significa raccordo, e noi, che stiamo all'opposizione,
dobbiamo fare degli emendamenti nel tentativo disperato, ma spesso anche limitato,
di dare un contenuto alla vaghezza di questo testo.
Per esempio, il nostro emendamento, quello che prevede di indicare che venga
soppressa la Conferenza Stato-Regioni, è un modo, così come hanno fatto altri con gli
altri emendamenti, di dare un contenuto a quello che non c’è, alla vaghezza di questo
testo. Poco c’è mancato che non scrivessero: facciamo una cosa, facciamo la Cosa
uno, la Cosa due. Perché si scriveva la Cosa uno ? Perché Occhetto non sapeva che
cosa fosse quello che voleva fare e allora i giornalisti lo aiutavano (mi ricordo la
Repubblica che dava contenuto), tutti gli intellettuali, a scrivere che cosa fosse la
Cosa uno, perché lui non lo sapeva. E il testo, qui, è il testo della Cosa uno, che non
so che cosa sia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia
Libertà e del deputato La Russa).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Bianconi. Ne ha
facoltà.
MAURIZIO BIANCONI.
Presidente, quando ho indicato l'indescrivibile linguaggio giuridico di questo articolo,
ho indicato come emblematica la parola «raccordo», che è stata giustamente ripresa
da chi ha un minimo di sensibilità. In realtà, senza bisogno del Senato, c’è una regola
generale che è presupposta alla Costituzione e c’è l'obbligo di leale collaborazione
istituzionale fra enti. Non c’è bisogno del Senato, non c’è bisogno di indicare, perché
la leale collaborazione fra enti è un dovere presupposto alla Costituzione.
Quindi, siamo alla fiera degli ordini del giorno inutili. In più, lei sa, Presidente, perché
è uomo di cultura, che la nostra Costituzione può piacere o meno, ma su una cosa
sono tutti d'accordo: è scritta in un italiano ineguagliabile, ma pochi sanno perché.
Infatti, quando i costituenti, che non eravamo noi, ma avevano, senza sminuirci più di
tanto, ben altra levatura che la nostra, ebbero fatto il testo, chiamarono i professori
della Crusca, gli consegnarono il testo e glielo fecero mettere in italiano, con regole
fisse. Siccome Renzi è di Firenze e questa cosa la dovrebbe sapere, se questo
semiaborto linguistico lo avesse consegnato anche lui una settimana alla Crusca, forse
qui saremmo stati a confonderci di meno. Qui si usa un linguaggio che è tipico degli
ordini del giorno dei consigli comunali: la pagheremo sotto un profilo della nostra
identità. Questa legislatura, che porta già un numero che porta male, sarà segnata per
l'ignoranza che noi avremo dimostrato nello scrivere questo schifo.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
19
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Piepoli. Ne ha
facoltà.
GAETANO PIEPOLI.
Grazie, Presidente. Credo che, al di là di quella che può essere la polemica
congiunturale legata al dibattito su questo nuovo passaggio parlamentare, un tema
emerge, ed è un tema che noi dobbiamo considerare non più solo in filigrana, ma
davanti a noi.
Ed è un'emergenza per quello che sarà ovviamente il quadro successivo legato al
superamento del bicameralismo perfetto. Intendo dire quello che più volte i colleghi
qui stamattina hanno richiamato: la qualità della legislazione. Il superamento del
bicameralismo perfetto che, con questa legge noi andiamo a certificare, pone questo
non più come una sofisticata esigenza intellettuale, ma come una ragione di
sopravvivenza del Parlamento. Negli altri Paesi d'Europa, in particolare in Germania,
Francia e l'Inghilterra, da alcuni anni, proprio in relazione alla crisi che noi stiamo
vivendo, che è sicuramente nei suoi effetti una crisi economica, ma che è innanzitutto
una crisi delle regole legali e morali della democrazia, si cerca uno strumento per
tentare di sopperire al possibile effetto delle eclissi del parlamentarismo e per
rafforzare la qualità della legislazione. Io credo che proprio perché non avremo più
una sponda per la doppia lettura, perché il superamento del bicameralismo perfetto
produce questo immediato effetto, non ci possiamo più permettere di considerare
questo un sottoprodotto del nostro lavoro parlamentare. Inviterei, quindi, da questo
punto di vista, la Presidenza e i nostri gruppi parlamentari a farsi carico per il
prosieguo, già adesso, di questo tema. Sarebbe terribile se questa esperienza di
innovazione si traducesse in un affievolimento dalla capacità del Parlamento di
produrre buone leggi e quindi anche quegli strumenti senza i quali la lotta per la
democrazia diventa, purtroppo, una lotta monca (Applausi dei deputati del gruppo Per
l'Italia – Centro Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Occhiuto. Ne ha
facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO.
Grazie Presidente, anche con questo emendamento noi miriamo a ripristinare il testo
che era stato modificato prima delle ultime modifiche dell'altro ramo del Parlamento.
Questa volta, però, la modifica che ci restituisce il Senato è una modifica
sostanzialmente più pasticciata rispetto al testo precedente. Vorrei leggere il testo che
il Senato ha analizzato prima che lo modificasse. Là si diceva che il Senato
praticamente si occupava dell'esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato, gli altri
enti costitutivi della Repubblica e tra questi ultimi e l'Unione europea, cioè il Senato
avrebbe dovuto curare il raccordo tra le Regioni, le province, le città metropolitane, i
comuni e le istituzioni europee. Nella modifica che il Senato invece oggi ci restituisce
è scritto che il Senato si occupa dell'esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato,
gli altri enti costitutivi della Repubblica e l'Unione europea. Vuol dire che tutte le
questioni che riguardano il rapporto tra il nostro Stato e l'Unione europea per questo
articolo 55, come modificato dal Senato, saranno di competenza del Senato. Ora,
mentre cresce l'incidenza e anche l'influenza nelle nostre politiche delle istituzioni
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
20
europee, noi stiamo delegando all'altra Camera, ad una Camera che avrebbe dovuto
essere minoritaria in termini di funzioni rispetto alla Camera dei deputati, le funzioni
di raccordo con l'Unione europea. Insomma, si tratta di un gran pasticcio che
dimostra, ancora una volta, che potevate provare a discutere di meno nel PD e ad
approfondire meglio in Aula prima di restituirci questo testo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Centemero 1.3.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Centemero 1.3
Chi non riesce a votare, per favore, alzi la mano. Pes...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
446 Presenti
381 Votanti
65 Astenuti
191 Maggioranza
Hanno votato sì 93
Hanno votato no 288
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gelmini
1.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si rimette all'Aula il
relatore di minoranza Toninelli e con il parere favorevole dei relatori di minoranza Quaranta,
Invernizzi e La Russa.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Gelmini 1.6
Marzano non riesce a votare... Zoggia, Calabrò, Librandi, Turco, Vecchio, Epifani, Daga, Fusilli,
Busto, Artini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
452 Presenti
377 Votanti
75 Astenuti
189 Maggioranza
Han no votato sì 88
Hanno votato no 289
La Camera respinge (Vedi votazioni).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
21
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Centemero 1.4 e Fassina 1.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Quaranta. Ne ha facoltà.
STEFANO QUARANTA.
Grazie Presidente. Nel continuare questa amabile conversazione a distanza con il mio
collega Sanna, vorrei fargli rilevare quanto segue. Siamo un po’ al momento dei
bilanci, allora io provo a mettere in fila cos’è questo Senato, aspettando poi che
l'onorevole Sanna mi contesti qualche punto. Avete istituito il Senato delle regioni e
delle autonomie; questo Senato non è elettivo ma, badate bene, non rappresenta i
governi e le istituzioni locali, cosa che sarebbe stata quindi anche possibile, come
avviene in Germania, rappresenta il sistema politico locale; tuttavia non è elettivo,
perché avete deciso che non sia elettivo. Si istituisce questa sorta di dopolavoro dei
consiglieri regionali mentre, contemporaneamente, si tolgono poteri alle regioni, si
toglie la legislazione concorrente con la clausola di supremazia. Il Governo, quindi la
legislazione nazionale statale, assume una supremazia rispetto a quella locale.
Ancora, l'onorevole Sanna ha ammesso poco tempo fa che questo Senato non serve
nemmeno al superamento della Conferenza Stato-Regioni. Tuttavia, si è deciso di
istituirlo questo Senato, mentre si poteva semplicemente abolire il Senato, visto che
non si capisce bene a cosa serve. Invece no, si è deciso di istituirlo. Proviamo a vedere
insieme quali sono i poteri di questo Senato, perché se una cosa c’è, esiste, anzi viene
inventata ex novo, deve avere dei poteri, deve servire a qualcosa, altrimenti davvero
saremo di fronte ad uno spreco di efficienza e di risorse. Allora basta prendere il testo
per vedere quali sono i poteri di questo Senato. Il Senato rappresenta le istituzioni,
come abbiamo detto prima, poi c’è una serie di «concorre», «partecipa», «valuta»,
ovvero tutte cose che fa anche la Camera. Allora perché abbiamo fatto questo
emendamento, anche in maniera un po’ provocatoria, riportando il testo alla lettura
precedente ? Perché l'unico cambiamento che hanno voluto apportare i senatori a
questo testo è stato quello di mettere al posto della versione precedente (che era
«concorre alla valutazione delle politiche pubbliche»), pensate bene, «valuta le
politiche pubbliche». Questo è l'unico potere apparentemente esclusivo di questo
Senato. Ovviamente non è vero, perché chi valuterà innanzitutto le politiche
pubbliche sarà la Camera che esprime la fiducia al Governo, quindi, anche in questo
caso, non c’è alcun potere specifico ed esclusivo di questo Senato. Allora, onorevole
Sanna, saranno i posteri – io credo – a giudicare quanto sia o meno bislacca questa
proposta che voi portate come riforma della nostra sacra Carta costituzionale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici
emendamenti Centemero 1.4 e Fassina 1.12.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamenti Centemero 1.4 e Fassina 1.12.
Liuzzi, Di Salvo, Tancredi, Ciracì...Tancredi non riesce a votare...aspettiamo poi
l'intervento sul dispositivo della collega Liuzzi...bene, hanno votato tutti a questo
punto.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
22
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
446 Presenti
369 Votanti
77 Astenuti
185 Maggioranza
Hanno votato sì 85
Hanno votato no 284.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 1.54, su cui vi è il parere contrario
della Commissione e del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI.
Grazie Presidente. Questo è il primo di una serie di emendamenti che il MoVimento 5
Stelle ha proposto per specificare la valutazione che il Senato fa delle politiche
pubbliche e della pubblica amministrazione. Infatti noi riteniamo che sia una formula
troppo generica e, quindi, irrealizzabile dal punto di vista economico. In questo
emendamento, in particolare, proponiamo non la parola «valuta» e basta, che sarebbe
un valuta» genericamente, ma le parole: «valuta gli effetti economici e sociali delle»
politiche pubbliche.... Quindi, cerchiamo di circostanziare gli effetti della valutazione.
Per fare che cosa ? Per permettere che il Senato sappia in che maniera e come valutare
le politiche pubbliche dello Stato e della pubblica amministrazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sannicandro. Ne
ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Grazie Presidente. Mi ha anticipato il collega. Voglio appunto segnalare che non
soltanto gli emendamenti del MoVimento 5 Stelle, ma anche gli emendamenti degli
altri gruppi di opposizione tendono a dare un contenuto ad una norma che contenuto
non ha. Perché, in effetti, quando si dice «valuta le politiche pubbliche e l'attività delle
pubbliche amministrazioni e verifica l'impatto delle politiche dell'Unione europea sui
territori», si dice tutto e non si dice niente. Comunque, si dice qualcosa che in ogni
caso si potrebbe fare. Allora ecco gli emendamenti. Qualcuno dice: «valuta gli effetti
economici e sociali»; qualcun altro dice: «valuta gli effetti sul mercato del lavoro e
sull'occupazione»; qualcun altro ancora, anziché «valuta», propone: «può valutare»;
qualcun ancora parla di altri ambiti, su la cui valutazione si deve porre attenzione.
Quindi è, come si può notare, uno sforzo delle opposizioni di migliorare il testo, però,
sempre con dei limiti ovviamente. Infatti questo è un testo effettivamente
inemendabile. Ricordo che ogni disegno di legge e ogni progetto di legge dovrebbe
avere a monte una valutazione dell'impatto sull'ordinamento che questo disegno legge
può andare a causare. Quindi già esiste in pratica una cosa di questo tipo, non è che la
dobbiamo inserire nella Costituzione. Però – ripeto – le opposizioni, strette tra lasciare
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
23
questo testo generico e dargli un minimo di concretezza, sia pur con i limiti che ho
illustrato, si sono per così dire cimentate in quest'operazione. Ma la verità –
prendiamone atto – è che questo è un testo che non può essere emendato perché non è
un testo giuridico. È una specie, come ha già detto qualche collega, di ordine del
giorno del più sperduto comunello.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Ferrari. Ne ha
facoltà.
ALAN FERRARI.
Grazie Presidente, vorrei aggiungere qualche considerazione su questo punto, che
tocca una funzione che viene definita – ed è così – come esclusiva per il Senato e cioè
quella di valutazione delle politiche pubbliche, all'interno dell'articolo 55, che è quello
che stabilisce le funzioni delle Camere. Io penso che si debba ricostruire il
ragionamento che è stato fatto e si debba ricostruire anche il lavoro che ne è poi
derivato nel corso delle diverse letture della Camera. Il ragionamento che è stato fatto è
che noi davamo fine al bicameralismo perfetto, aprendo la strada ad un bicameralismo
differenziato, all'interno del quale ci fosse una Camera, come quella del Senato, in
grado di rappresentare i bisogni dei territori ed in grado di dare rappresentanza e voce
alle istituzioni territoriali.
Questo perché si suppone che l'impatto delle cose che vengono stabilite dalle leggi,
l'impatto delle scelte che vengono assunte dal Governo e dal Parlamento, sia da
verificare nei territori. Questo è stato quindi il motivo per cui, oltre a superare, per
così dire, l'eccessiva struttura – e quindi la fatica di legiferare con due Camere che
avevano lo stesso potere legislativo –, si è anche pensato di introdurre un qualcosa che
in realtà è in gestazione nel nostro Paese da moltissimo tempo, ovvero una Camera
che avesse questa funzione.
La valutazione è una di quelle funzioni sulle quali noi ci giochiamo la scommessa di
questo Senato e lo dico facendo alcune precisazioni. Sul «concorre» o sul «valuta» va
ricordato che è vero che ci sono altre amministrazioni in questo Paese che svolgono
funzioni di valutazione del personale e delle politiche – tra l'altro noi aggiungiamo
una funzione di valutazione delle politiche alla Presidenza del Consiglio con la
riforma della pubblica amministrazione –, ma prevedere al Senato, cioè affidare ad
una Camera, che è una Camera di un sistema bicamerale, la funzione di valutazione
vuol dire mettere a livello più alto una delle funzioni che consente a un Paese di
conoscere quello che accade, di conoscere come un'organizzazione – e in questo caso
tutti i suoi livelli istituzionali – risponda a una delle politiche scelte dal Governo e
scelte anche dal Parlamento, che fa le leggi per spingere quelle politiche.
Credo che, facendo così, noi iniziamo a seguire una strada che in altri Paesi – e l'ho
già ricordato nella scorsa lettura – è stata una strada che ha segnato un progresso della
democrazia molto evidente. Ho già fatto riferimento nel gennaio scorso al GAO, che è
il centro, o meglio l'organizzazione, che si chiama Government Accountability Office,
che presso il Congresso americano svolge funzioni di valutazioni, proprio perché il
Congresso faccia le migliori politiche pubbliche possibili ed eviti di essere
schizofrenico nel legiferare. Questo esiste dal 1921, gli viene affidato un budget di
550 o 600 milioni di dollari all'anno. Allora noi, con questo disegno di legge, non
stiamo affidando un potere residuale al Senato. Stiamo dicendo: cari senatori,
interpretate al meglio il ruolo che vi viene affidato, perché avete il potere di dotare
questo Paese e il Parlamento di una funzione di conoscenza, quindi non solo di
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
24
giudizio. Infatti, valutare non vuol dire né controllare né giudicare: vuol dire
conoscere quello che è accaduto e il motivo per cui i risultati sono stati esattamente
quelli attesi oppure se si sono diversamente verificatisi. Infatti, persino in risultati
diversi c’è del buono. Quindi noi stiamo dicendo a questo Senato e ai senatori che
siederanno nell'altra Camera che avranno questo grande compito, che io penso – mi
avvio alla conclusione, Presidente – possa fare svolgere al nostro Parlamento, nel suo
complesso, una funzione di spinta verso un miglioramento della democrazia.
In conclusione, ho sentito molti colleghi di opposizione che in questi giorni
ribadiscono il fatto che la Carta che abbiamo è talmente perfetta e bella e scritta bene,
che l'esercizio di cambiamento che noi, per così dire, stiamo profondendo è un
esercizio sbagliato. Io preferisco avere una Carta imperfetta, ma che riesca a toccare
con mano alcuni punti irrisolti, come quello del valutare le politiche e valutare
l'impatto delle scelte che fanno Governo e Parlamento, piuttosto che avere una Carta
perfetta, che in realtà non ha sciolto questo nodo per tantissimo tempo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega La Russa. Ne ha
facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA.
Presidente, io mi sono preso la Costituzione, quella vigente, che come sapete è stampata
all'inizio del Regolamento. Leggendo l'articolo 55, ma anche tutti gli articoli successivi,
emerge in maniera chiara quello che il collega Sannicandro e altri colleghi hanno prima
ricordato. C’è una differenza abissale di linguaggio, che non è solo un fatto linguistico,
perché io credo che il testo, che inutilmente cerchiamo di emendare e che stiamo per
licenziare, nasconda non un'incapacità linguistica – per questo, pazienza, i tempi sono
quelli che sono – ma nasconda un vuoto politico.
Io credo che questo modo di modificare l'articolo 55 sia come una specie di
pioggerellina che si vuole far cadere sulle spalle dei senatori per rinfrescarli in una
giornata d'estate. In altre parole, gli si dice: non siete più la Camera alta, ma siete una
cosa così, vi facciamo, però, un articolo della Costituzione lungo, lungo, lungo, lungo;
più lungo è l'articolo, meno chiare sono le parole, più potete avere l'impressione che noi
teniamo ancora in grande considerazione questo ramo del Parlamento. Credo che, in
realtà, non si possa emendare una valutazione come questa che porta a quel linguaggio.
Ed è per questo che, sia per questo emendamento, che per i prossimi quattro o cinque –
li elencherà lei man mano – come gruppo Fratelli d'Italia ci siamo rimessi all'Aula. Non
ce la sentiamo di dire no a questi emendamenti, ma è anche inutile votarli, perché
comunque questo testo della Costituzione rimane un qualcosa di inqualificabile a nostro
avviso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Occhiuto. Ne ha
facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO.
Grazie Presidente, anche noi come il collega La Russa riteniamo che, forse nell'intento
di risarcire l'altra Camera per le ridotte funzioni che nella lettura precedente ad essa
erano state assegnate, si sia determinata una situazione per la quale al nuovo Senato
saranno attribuite altre funzioni, anche se queste funzioni, poi, per come è scritto il
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
25
nuovo articolo della Costituzione che le disciplina, sono molto confuse, proprio come
quella che noi abbiamo chiesto di abrogare, ossia quella sulla quale stiamo discutendo e
che pretende che il Senato valuti le politiche pubbliche e la qualità della pubblica
amministrazione. Ecco, noi avevamo chiesto di abrogare questa locuzione, ma è stato
bocciato il nostro emendamento. Per questa ragione, signor Presidente, vorrei dichiarare
che voteremo a favore di questo emendamento proposto dalla collega Dadone e della
maggior parte degli altri emendamenti che mirano a circoscrivere o, comunque, a
meglio definire in che cosa debba consistere questa attività di valutazione delle politiche
pubbliche. Questi emendamenti mirano, cioè, a stabilire criteri e aspetti che debbano
interessare questa attività di valutazione. Per cui, preannuncio il voto favorevole del
gruppo di Forza Italia su questo emendamento e su molti simili che seguiranno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha
facoltà.
MAURIZIO BIANCONI.
Grazie Presidente, io ho chiesto di prendere la parola per una questione che riguarda
questo e gli altri emendamenti. Parlerò, poi, del perché abbiamo presentato questi
emendamenti perché quello che dice il collega La Russa non è privo di fondamento.
Però, abbiamo scelto di presentare gli emendamenti e lo dirò poi. Ma la cosa che fa più
impressione è che la politica rimane attardata sulla velocità del mondo che ci circonda e,
quindi, rimane sempre più fuori mercato, mentre lo scopo che ha la politica dovrebbe
essere quello di essere più efficiente, più efficace e più veloce. E, invece, noi cosa
abbiamo inventato ? Abbiamo preso una competenza che è tipicamente o dell'Esecutivo
o di commissioni tecniche e ne abbiamo fatto una competenza camerale. In altre parole,
noi diciamo che una Camera valuta l'efficienza e l'efficacia delle leggi. Una Camera ?
La Camera può dare un parere sull'efficienza e sull'efficacia che hanno preparato altri,
ma dare questo potere alla Camera significa togliere efficienza e semplificazione e
significa snaturare una funzione che tipicamente non è camerale. Qui siamo all'abc delle
questioni istituzionali, che sono state completamente sconvolte per fare questo
monstrum che consente – e non mi stancherò mai di dirlo e ne riparleremo con qualcuno
di voi se ancora sarò vivo – a chi ha il Governo e in questa Camera tiene il 51 per cento
dei voti, di tenere in ostaggio la Repubblica italiana. Infatti, il punto vero è questo qui.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato
Quaranta. Ne ha facoltà.
STEFANO QUARANTA.
Il collega Ferrari ci ha spiegato l'importanza delle funzioni di questo Senato. Allora, io
vorrei entrare nella concretezza delle cose del funzionamento di questo Senato. Infatti,
caro collega Ferrari, voi avete creato un Senato fatto da consiglieri regionali e sindaci, i
quali dovrebbero controllare il lavoro di 630 deputati a tempo pieno. Ora, le faccio un
esempio, visto che lei dice che la valutazione è molto importante. Prendiamo
semplicemente il procedimento legislativo. Voi avete dato dieci giorni a consiglieri
regionali e sindaci per impugnare leggi fatte da 630 deputati. Questi non riusciranno
nemmeno a leggersi le leggi dei deputati, altro che fare le valutazioni delle politiche
pubbliche !
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
26
Lei mi deve spiegare come si può fare il consigliere regionale e come si può controllare
il lavoro di quattordici Commissioni in quanto, fatte delle debite proporzioni, avremo
sette senatori per ogni Commissione. Come eserciteranno il ruolo di controllo e di
valutazione ? Me lo spieghi, onorevole Ferrari.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone
1.54.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione dell'emendamento Dadone 1.54
460 Presenti
450 Votanti
10 Astenuti
226 Maggioranza
Hanno votato sì 162
Hanno votato no 288.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(I deputati Zan e Nardi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto
contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Cecconi 1.104, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere
favorevole di tutti i relatori di minoranza, tranne il relatore di minoranza La Russa che si
rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Cecconi 1.104,
Totaro. Chi altro non ha votato ? Ferrari. Chi ha problemi ? Latronico, Piras, che ha
votato. Capodicasa, Lorenzo Guerini, Ribaudo, Gitti. Bene, hanno votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
465 Presenti
455 Votanti
10 Astenuti
228 Maggioranza
Hanno votato sì 166
Hanno votato no 289.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
27
(I deputati Zan e Nardi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto
contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Cozzolino 1.55, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere
favorevole di tutti i relatori di minoranza, tranne il relatore di minoranza La Russa che si
rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione (Segue la votazione).
Votazione emendamento Cozzolino 1.55,
Vico, Piccoli Nardelli, Patriarca, Qualcun altro ? No.Pilozzi, D'Attorre, Latronico,
Zan. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
470 Presenti
460 Votanti
10 Astenuti
231 Maggioranza
Hanno votato sì 165
Hanno votato no 295.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Vazio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bianconi 1.101. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI.
Grazie Presidente, così vengo qui alla spiegazione di prima in relazione alle valutazioni
dell'onorevole La Russa. Noi abbiamo preso questa decisione, comunque, per la teoria
della riduzione del danno: si presentano questi emendamenti per vedere se si riesce a
limitare il danno. In questo caso, abbiamo scelto di non dare questa competenza come
obbligatoria, ma come potenziale: da «valutare» a «può valutare».
Rispondo così anche, Presidente, alla osservazione del collega Sanna, che ha definito
bislacche alcune osservazioni, e, per fare una citazione di una cultura che conosco, ma
che non è la mia, non si può mica guardare la pagliuzza nell'occhio dell'altro, quando nel
proprio c’è una trave. Come si fa a parlare di cosa bislacca, quando ci viene spiegato che
il Senato è il rappresentante delle politiche regionali ? Il rappresentante delle politiche
regionali è la Conferenza Stato-regioni, perché le politiche regionali sono le politiche
dei governi regionali, le politiche dei comuni sono le politiche delle giunte comunali e
dei sindaci, mentre il Senato rappresenta i consigli. Anche in questo caso c’è un'altra
discrasia, perché, da una parte, rappresenta i consigli e poi ci sono ventuno sindaci che
rappresentano gli esecutivi. E anche in questo caso si crea una nuova discrasia, perché è
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
28
noto per chi ha fatto il consigliere regionale – io l'ho fatto tredici anni da capogruppo e
so quello che dico – che, fermamente, i consigli sono sempre in opposizione alle giunte,
anche gli stessi consiglieri di maggioranza. Quindi, con il Senato diamo fiato a una
nuova differenziazione delle politiche regionali, perché i consigli si sentiranno forti dei
poteri senatoriali e metteranno in difficoltà le giunte, mettendo ancora più in difficoltà la
leale collaborazione amministrativa e istituzionale. Avete combinato questo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Bianconi 1.101, con il parere contrario della
Commissione e del Governo, sul quale si rimettono all'Aula i relatori di minoranza
Toninelli, Quaranta e Invernizzi e con il parere favorevole del relatore di minoranza La
Russa.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Bianconi 1.101
Archi, Fanucci, Boccuzzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
477 Presenti
351 Votanti
126 Astenuti
176 Maggioranza
Hanno votato sì 47
Hanno votato no 304.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cecconi
1.105, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole dei
relatori di minoranza Toninelli, Quaranta e Invernizzi e sul quale si rimette all'Aula il relatore
di minoranza La Russa.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazine emendamento Cecconi 1.105,
Casellato, Vico, Beni, Tidei, Latronico, Ciracì...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
473 Presenti
461 Votanti
12 Astenuti
231 Maggioranza
Hanno votato sì 162
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
29
Hanno votato no 299.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Dal Moro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.107.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo Bragantini. Ne ha
facoltà.
MATTEO BRAGANTINI.
Grazie, Presidente. Intervengo semplicemente per motivare i molti voti di astensione su
molti di questi emendamenti. Molti di questi emendamenti vanno a restringere, in modo
sostanziale, chi più chi meno, le competenze del Senato. Dunque, a nostro avviso,
questo è sbagliato, perché, a nostro avviso, si dovevano dare altre competenze al Senato
e fare, ovviamente, una riforma alla tedesca, dunque con un Senato veramente delle
autonomie, con vincolo di mandato. Ma ridurre ancora le competenze del Senato, a
nostro avviso, sarebbe assurdo. Infatti, a questo punto, si dovrebbe, per coerenza,
semplicemente abolirlo, così almeno si avrebbero veramente dei risparmi di tempo e di
potenziali contenziosi. Ma ridurre ancora le poche competenze che ha, con formule
varie, potrebbe creare ulteriori contenziosi. Per tutti questi motivi, su molti di questi
emendamenti il gruppo Fare ! si astiene.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cecconi. Ne ha
facoltà.
ANDREA CECCONI.
Grazie, Presidente. Nella sua nuova formulazione, l'articolo 71 di questa riforma
introduce, al quarto comma, una futura e alquanto incerta legge costituzionale,
rinviandone poi la disciplina ad ancor più futura e ancor più incerta legge ordinaria
bicamerale sui referendum popolari propositivi di indirizzo nonché su altre forme di
consultazione popolare.
Lo scopo di questo emendamento è quello di far sì che il nuovo Senato sia un organo
consultivo per i cittadini che vogliono utilizzare questo nuovo canale di consultazione
popolare. I cittadini che vorranno proporre i referendum popolari e propositivi, per
determinare le politiche pubbliche, potranno chiedere al Senato la valutazione delle
stesse, per capire dove e come intervenire e soprattutto se è realmente utile farlo. In
questo modo si dà un senso alla valutazione di queste politiche pubbliche, altrimenti, il
nuovo Senato farà finta di servire a qualcosa, ammettendo che faccia quello che si dice
in questa riforma e che faccia realmente qualcosa.
Inoltre, si valorizza quel minimo di democrazia diretta che è stato introdotto in questa
riforma. Diciamo minimo perché il PD, il Governo e la maggioranza hanno respinto
tutte quelle proposte, che venivano dall'opposizione e dal MoVimento 5 Stelle, di
inserire all'interno di questa riforma costituzionale dei veri e propri strumenti di
democrazia diretta per i cittadini e di permettere dei referendum abrogativi propositivi
senza quorum, piuttosto che questa forma di minima democrazia diretta, che è stata
inserita in questa riforma tra l'altro con l'innalzamento delle firme richieste, che già
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
30
funziona poco in questo momento e che con questa riforma noi crediamo venga
totalmente soppressa e ammazzata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mucci. Ne ha
facoltà.
MARA MUCCI.
Grazie, Presidente. Condivido quanto detto dal collega Bragantini, perché con questi
emendamenti si sta andando a limitare quelle che saranno le competenze e il margine
d'azione del nuovo Senato.
Invece l'operazione, ciò che potrà fare il Senato, quello che riterrà opportuno fare il
Senato, che, di volta in volta, dovrà esprimersi sui provvedimenti, dovrà essere una
scelta dettata da precisi intenti, anche di legami, come detto, territoriali. Non si tratta,
quindi, di vincolare i poteri e le possibilità del nuovo Senato, scrivendoli direttamente in
Costituzione. La Costituzione deve essere, comunque, snella e dovrebbe enunciare i
principi generali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata
Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE.
Grazie, Presidente. Intervengo solo per sottolineare quanto Pag. 20detto dal collega
Cecconi. In realtà non si vanno a ridurre le funzioni del Senato, anzi si specifica che,
rispetto alla formulazione dell'articolo 71, quarto comma, nuova formulazione
chiaramente, in merito ai referendum costituzionali i cittadini potranno avere il vaglio
direttamente da questo nuovo Senato, in modo che non si arrivi a scontrarsi contro
quello che è un limite dell'attuale strumento, uno dei più grandi strumenti di democrazia
diretta che abbiamo. Quindi, se i cittadini prima potranno chiedere la possibilità di avere
dei referendum popolari propositivi a questo nuovo Senato, potranno effettivamente
usufruire di questo strumento e raggiungere degli obiettivi.
E questo Senato, addirittura, potrebbe avere una funzione reale rispetto al
pastrocchio che ha. Peraltro, in merito proprio ai referendum propositivi e abrogativi, in
prima lettura, avevamo chiesto al Partito Democratico, che sosteneva di voler allargare
la partecipazione popolare, di inserire questi strumenti senza quorum e ci è stato negato,
nonostante fosse l'unico emendamento.
Quindi, questa la troviamo una proposta di buonsenso: dare al Senato la possibilità di
valutare la possibilità per i cittadini di proporre un referendum.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.107.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Toninelli 1.107
Archi, Gandolfi, Zan, Ragosta, Colletti, Tentori, Misuraca...
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
31
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
466 Presenti
422 Votanti
44 Astenuti
212 Maggioranza
Hanno votato sì 126
Hanno votato no 296.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Nuti 1.106, con il parere contrario della
Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza
Toninelli e sul quale gli altri tre relatori di minoranza si rimettono all'Assemblea.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Francesco Sanna. Ne ha
facoltà.
FRANCESCO SANNA.
Grazie Presidente; intervengo per una brevissima osservazione di merito, che vale anche
per il precedente emendamento, e di motivazione del voto negativo sullo stesso:
attribuire al Senato della Repubblica, nuova versione, un potere consultivo a favore di
cittadini che propongono un quesito referendario, ci sembra improprio, perché confonde
la funzione di referendum e la funzione di questo ramo del Parlamento che, comunque,
seppure in maniera selettiva, continua a prender parte all'iter di formazione delle leggi.
Detto in altre parole, più semplici, il referendum è la proposizione, normalmente, di un
«intento ablativo» di cassazione dall'ordinamento di una legge fatta dal Parlamento da
parte del detentore della sovranità, il popolo. Dove il Parlamento non arriva e c’è un
contrasto vero e reale con il popolo, il referendum è stato individuato dai costituenti
come la chiave di soluzione di questo conflitto; ecco, allora, è chiaro che noi siamo
nell'ambito, nel nuovo articolo 71, di una nuova forma di referendum che è quella del
referendum propositivo, per cui leggi costituzionali determineranno il funzionamento
del nuovo referendum propositivo, ma il principio rimane uguale.
Il Senato partecipando alla formazione di una legge, ovvero non partecipando a una
formazione di una legge, nemmeno col potere di iniziativa, è in qualche modo
l'antagonista del comitato proponente del referendum, non è il consulente, non è colui
che può dire: avete ragione o avete torto.
Per cui lasciamo le cose distinte come è giusto che siano; il referendum punta a incidere
sulla legislazione dello Stato con un'iniziativa del popolo, il Senato della Repubblica
futuro partecipa alla formazione delle leggi che saranno poi giudicate dal popolo anche
in funzione di comitato promotore del referendum.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sannicandro. Ne ha
facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Presidente, siamo sull'emendamento Toninelli 1.109 ?
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
32
PRESIDENTE. Sì.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Perché, appunto, sentivo parlare di referendum invece...
PRESIDENTE. Chiedo scusa, siamo sull'emendamento Nuti 1.106.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Allora, prenderò la parola sull'emendamento Toninelli 1.109.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Nuti 1.106.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Nuti 1.106
D'Ambrosio, Minardo, Silvia Giordano, Capodicasa, Sgambato, Sanga, Massa,
Rotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
470 Presenti
392 Votanti
78 Astenuti
197 Maggioranza
Hanno votato sì 97
Hanno votato no 295.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Cecconi 1.108, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere
favorevole di tutti i relatori di minoranza, a parte il relatore La Russa che si rimette
all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Cecconi 1.108
Lainati, Binetti, Schirò, Capodicasa, Prestigiacomo, Molea, Greco.
Dichiaro chiusa la votazione.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
33
Comunico il risultato della votazione:
478 Presenti
469 Votanti
9 Astenuti
235 Maggioranza
Hanno votato sì 171
Hanno votato no 298.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.109.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Grazie, Presidente, voglio intervenire, perché vorrei che qualcuno mi aiutasse a risolvere
quella che a me pare una contraddizione. L'articolo 55, così come non modificato dalla
Camera e dal Senato, dice: la Camera dei deputati è titolare del rapporto di fiducia con il
Governo ed esercita la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e quella di
controllo dell'operato del Governo. Ora, il comma successivo, che è quello emendato,
attribuisce al Senato la facoltà di valutare le politiche pubbliche e l'attività delle
pubbliche amministrazioni. Ora, che significa ? In relazione al comma precedente e cioè
praticamente ai poteri della Camera dei deputati, che è titolare del rapporto di fiducia
con il Governo ed esercita le funzioni di controllo dell'operato del Governo, che deve
fare il Senato della Repubblica ? Valuta le politiche pubbliche e l'attività delle pubbliche
amministrazioni, cioè che fa ? E dopo che fa qualcosa, riferisce al Governo ? C’è una
sorta di rapporto sotterraneo, implicito o esplicito, parallelo del Senato con il Governo
sull'attuazione del programma del Governo ? Sappiamo che la funzione legislativa è
residuale, per quanto riguarda il Senato, ed è scritta in un articolo successivo, quindi,
tutto il resto rimane in capo alla Camera dei deputati e al Governo rimane l'onere di
attuare quello che la Camera ha legiferato. La cosa appare ancora più strana, perché, in
seguito, si scrive: il Senato verifica l'attuazione delle leggi dello Stato, lo ripeto, il
Senato verifica l'attuazione delle leggi dello Stato; che significa ? Noi abbiamo
approvato delle leggi in questo Parlamento, noi, abbiamo approvato delle leggi;
mettiamo l'ipotesi che ci fosse questo Senato di senatori consiglieri regionali e così via.
Quindi, verifica l'attuazione delle leggi dello Stato: con quale strumento ? Con uno
studio e un osservatorio sulla legislazione, come già abbiamo qui ? E dopo che avrà
osservato, che fa, considerato che il controllo sull'operato del Governo, come dice il
quarto comma dell'articolo 55, spetta al Parlamento ? Come è stato qui ricordato si tratta
evidentemente di scrivere qualcosa in un articolo, di allungarne il testo, proprio per dare
l'idea che al Senato si attribuiscono dei poteri, ma in effetti si attribuiscono delle parole.
Infatti, ho fatto un altro piccolo esercizio, che è quello di cancellare le parole inutili in
questo quinto comma. Faccio un esempio pratico per rendere l'idea di come arzigogola
il legislatore: anziché dire che il Senato «legifera» si dice: «partecipa alle decisioni
dirette alla formazione degli atti normativi». In Italia si dice «legifera», invece lo
scompongono, come se fossero in obitorio con un morto da scomporre e ne fanno tanti
pezzi, e poi ricongiungono il significato di quello che qui si vuole dire. Quindi, è
sostanzialmente un articolo inutile nella parte in cui cerca di rimette insieme un rapporto
tra il Governo e il Senato che invece è negato dall'articolo 55, comma quarto, del
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
34
Governo, nel quale si dice – ripeto, lo rileggo –: il rapporto di fiducia rimane tra Camera
dei deputati e Governo e tocca alla Camera esercitare la funzione di indirizzo politico.
Sulla base dell'osservatorio che ha messo in atto e delle risultanze dell'osservatorio il
Senato non può dire al Governo qualcosa; non può dire niente, perché è incompetente,
secondo il testo della Costituzione.
PRESIDENTE. Collega Sannicandro, al di là del merito dell'emendamento e del suo
intervento, lei poneva anche una questione, se non sbaglio, di ammissibilità
dell'emendamento. In realtà, giusto per capire: abbiamo dichiarato inammissibili alcuni
emendamenti che parlavano di rapporto di fiducia e presupponevano un rapporto di
fiducia tra il Senato e il Governo, perché non è previsto dall'articolato; in questo caso
c’è un'interlocuzione tra Senato e Governo e quindi solo per questo motivo è stato
dichiarato ammissibile.
ARCANGELO SANNICANDRO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Io quegli emendamenti li voterei tutti, perché si tratta di ridurre il danno, l'abbiamo già
detto.
PRESIDENTE. Avevamo frainteso noi, pensando che ponesse una questione di
ammissibilità.
ARCANGELO SANNICANDRO.
No, parlavo degli emendamenti che vogliono sopperire alle lacune del testo, con tutti i
limiti che questo comporta ovviamente.
PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato
Cecconi. Ne ha facoltà.
ANDREA CECCONI.
Grazie, Presidente. Diciamo che queste attribuzioni del Senato sono – l'abbiam detto più
di una volta – piuttosto vaghe, anzi piuttosto inutili, perché al Senato viene attribuito il
compito di valutare una serie di materie, ma se la valutazione di queste materie dovesse
essere negativa, che cosa diavolo deve succedere al Governo o al ramo del Parlamento
che rimane superstite, come la Camera ? Cioè, se il Senato esprime una valutazione
negativa sulle politiche europee del Governo, che cosa ce ne facciamo di questa
valutazione negativa ? A quanto pare, da quello che è scritto in questa riforma, non ce
ne facciamo assolutamente nulla. Quindi, con questo emendamento chiediamo di
inserire un piccolo capoverso in cui si dà la possibilità al Senato di chiamare il Governo
a riferire nell'Aula del Senato, in questo modo dando una sanzione, seppur lieve, o per
lo meno reputazionale, che consiste appunto nell'obbligo, in capo al Governo, di riferire
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
35
pubblicamente in Senato in caso di una valutazione negativa, perché se neanche questo
ci deve essere e deve esserci soltanto un foglio di carta con cui il Senato o una
Commissione del Senato esprime una valutazione negativa su una norma o un'attività
che sta svolgendo il Governo, ci pare pochino. Ci pare forse il caso che almeno il
Governo, come tante volte viene a riferire in Aula alla Camera, sia obbligato dalla
Costituzione ad andare al Senato e a riferire al Senato il perché delle sue scelte.
In quel momento, in quel caso, i senatori e il Senato stesso possono continuare ad
esprime una valutazione negativa sul Governo al Ministro che in quel momento ne è
rappresentante al Senato, in maniera tale almeno da far conoscere all'opinione pubblica
quali sono le motivazioni e soprattutto per permettere, dal punto di vista della
reputazione del Governo, che ci sia una Camera che abbia il compito di mettere in luce
quello che non sta svolgendo nella maniera più opportuna.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.109.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Toninelli 1.109
Arlotti, Latronico, D'Uva, Civati, Scuvera.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
469 Presenti
460 Votanti
9 Astenuti
231 Maggioranza
Hanno votato sì 166
Hanno votato no 294.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Gelmini 1.5 e Bianconi 1.102.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gelmini. Ne ha facoltà.
MARIASTELLA GELMINI.
Grazie, Presidente. Come è già stato osservato, l'articolo 1 del testo, che modifica
l'articolo 55 della Costituzione, ha subito al Senato, in merito appunto alle funzioni del
nuovo Senato, diversi cambiamenti. Questi cambiamenti sono stati giudicati come
peggiorativi non solo da molti esponenti della Commissione affari costituzionali ma
anche dai tanti esperti che sono stati auditi in Commissione, perché vanno a generare
criticità e confusione. Per questo motivo Forza Italia ha presentato diverse proposte
emendative all'articolo 1, nell'ambito di quanto possibile in termini regolamentari e volti
principalmente a superare il disordine nelle funzioni attribuite al nuovo Senato, con
l'obiettivo almeno di riportare il testo a quanto approvato alla Camera, anche perché,
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
36
proprio nel momento in cui si toglie il Senato dal circuito fiduciario e quindi se ne
riduce il peso politico, questo tentativo di compensare la perdita di competenze e di
ruolo del Senato, attribuendo delle vaghe funzioni, è francamente fuorviante e anche un
po’ ridicolo e ci consegna un articolo 55 con grandi dubbi interpretativi. Allora, non
solo con riferimento alla valutazione delle politiche pubbliche e all'attività delle
pubbliche amministrazioni ma anche per quanto riguarda l'impatto delle politiche
europee, se non si va a perimetrare, a circoscrivere il ruolo del Senato in quest'ambito e
soprattutto a Pag. 24definire come questo potere venga esercitato, francamente questo
per noi rappresenta il tentativo di risarcire il Senato, ma creando dubbi interpretativi e
molta, molta confusione. Per questa ragione, chiediamo che si ritorni almeno al testo
votato alla Camera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della
Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha
facoltà.
MAURIZIO BIANCONI.
Grazie, Presidente. Questa aggiunta del «verificare l'impatto» non fa altro che
aggiungere confusione alla confusione, in un discorso che abbiamo già fatto alcune
volte negli interventi di oggi. «Verificare l'impatto»: anche questo è un modo di
ragionare e di parlare tipico degli ordini del giorno, tipico delle mozioni dei consigli
comunali. «Verificare l'impatto» non vuol dire niente da un punto di vista giuridico,
tanto più da un punto di vista costituzionale; è sempre per allungare il famoso brodo.
Mi sembra che la questione di questo Senato così reinventato nasconda – lo dirò fino
allo sfinimento – il desiderio di mantenere in vita un ente che serve soltanto a chi
controllerà i suoi cinquantuno voti; ma soprattutto contribuisce ad una confusione di
ruoli e ad una messe di possibilità interpretative che renderà la vita di questo ente
quanto mai singolare, piena di ricorsi e di estensioni delle proprie facoltà. Addirittura, se
si dà retta a quello che è scritto con la proprietà indicata dal collega Sannicandro, questo
è un ente che, non potendo legiferare su certe materie, finirà poi col legiferare su di esse,
perché gli è data in fondo anche questa possibilità, sia pure con un giro di parole.
Non penso, contrariamente ad altri estensori dell'identico emendamento, che questo
peggiori in maniera particolare un testo che già era penoso di suo.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MAURIZIO BIANCONI.
Prendiamo atto che c’è stata una variazione di opinioni, dettata appunto da questo
cambiamento che c’è stato fra Camera e Senato. In realtà il testo faceva schifo prima, e
chi è che ha fatto questo emendamento l'ha votato, fa schifo oggi e per altri motivi si è
cambiato opinione.
PRESIDENTE.
Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sugli identici emendamenti Gelmini 1.5 e Bianconi 1.102, con il parere contrario di
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
37
Commissione e Governo, mentre il relatore Toninelli si rimette all'Aula, il relatore
Quaranta esprime parere contrario, i relatori La Russa e Invernizzi sono favorevoli.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamenti Gelmini 1.5 e Bianconi 1.102.
Bianchi, Archi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
478 Presenti
403 Votanti
75 Astenuti
202 Maggioranza
Hanno votato sì 62
Hanno votato no 341.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Rizzo ha segnalato che avrebbe voluto astenersi. La deputata Nardi ha
segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Nuti 1.110
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE.
Presidente, l'idea di questo emendamento è sempre di dare un senso alle funzioni del
Senato, in particolar modo per quel che riguarda il campo della verifica da parte del
Senato delle politiche europee e del loro impatto sui territori. Che cosa prevede infatti
questo emendamento ? Di aggiungere lo svolgimento di attività consultive per i cittadini
in relazione all'impatto delle politiche dell'Unione europea sui territori, al fine di
favorire la determinazione delle politiche pubbliche nei modi di cui all'articolo 71,
quarto comma: quindi si parla di nuovo di partecipazione popolare diretta. Infatti questo
nuovo Senato è vero che verificherebbe l'impatto delle politiche europee sui territori, ma
non coinvolgerebbe per niente i cittadini all'interno di questo procedimento.
È in sostanza simile all'emendamento che abbiamo proposto in precedenza, e rispetto al
quale il collega Sanna ha ritenuto che il Senato non dovesse svolgere funzione
consultiva in quanto ci sarebbe stata una confusione tra la funzione consultiva rispetto ai
referendum e la funzione legislativa. Però in realtà è stato detto da quasi tutte le
opposizioni che non si è capita quale sia la reale funzione legislativa di questo Senato,
per cui per dar maggior senso non si vede il perché votare contro ad un emendamento
che propone una maggiore inclusione dei cittadini nell'attività legislativa. Soprattutto
perché si parlava di referendum, e se ne è riferito in merito ad una funzione ablativa; ma
qui si parla di referendum propositivi, quindi di possibilità per i cittadini di proporre
leggi: non vediamo quale sia il contrasto rispetto alla «non funzione» di questo Senato
completamente inutile. Speriamo invece che in questa maniera si riesca a dare in
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
38
quest'ambito una funzione maggiormente definita al Senato, quanto meno permettendo
ai cittadini di partecipare maggiormente all'attività legislativa del Paese.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Nuti 1.110.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Nuti 1.110
Arlotti, Dellai, Capodicasa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
466 Presenti
412 Votanti
54 Astenuti
207 Maggioranza
Hanno votato sì 116
Hanno votato no 296.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Le deputate Nardi e Piccione hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere
voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
D'Ambrosio 1.111, con il parere contrario di Commissione e Governo, favorevole del
relatore Toninelli, contrario del relatore Quaranta, mentre si rimettono all'Aula i relatori
Invernizzi e La Russa.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione sull'emendamento D'Ambrosio 1.111.
Totaro, Capodicasa, Ciracì, Malpezzi, Polidori, Sandra Savino, Santerini,
Prestigiacomo, Biasotti, Bergamini, Caparini, Chimienti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
471 Presenti
419 Votanti
52 Astenuti
210 Maggioranza
Hanno votato sì 93
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
39
Hanno votato no 326.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Le deputate Nardi e Piccione hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere
voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capezzone 1.114
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Capezzone. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE.
Signor Presidente, l'occasione di questo emendamento mi è buona per ricapitolare
quello che con tanti colleghi – fuori da questa Camera con Raffaele Fitto, in questa
Camera con la componente dei conservatori e riformisti – abbiamo cercato di fare dal
primo minuto di questa vicenda della riforma costituzionale. Non «nazarenavamo», non
abbiamo né cominciato né finito di «nazarenare», ma ci siamo concentrati su cinque
punti essenziali: credo offrendo al Governo, che però ha sempre solo detto «no», e
questo ci dispiace, cinque punti fondamentali per un salto di qualità, a nostro avviso,
della riforma.
Numero 1: il presidenzialismo, e ci è stato detto «no»; numero 2: l'abolizione secca del
Senato, che a nostro avviso, sarebbe stata una grande opportunità rispetto ad una
soluzione che temo – anche gli amici del Partito Democratico lo riconoscono – sia una
soluzione, questa attuale, che rischia di essere confusa: ci avete detto «no». Terzo,
inserire un tetto fiscale in Costituzione: fare una cosa storica dalla parte del
contribuente, stabilire che oltre un certo limite di tasse, e anche di spesa, non si poteva
andare, e ci è stato purtroppo detto «no». Avere la schiena dritta rispetto ai vincoli
europei, e ci è stato detto «no».
Ritentiamo con un'ultima cosa, che a nostro avviso dovrebbe interessare non solo ai
colleghi del sud, ma anche ai colleghi di tanta parte del nord: provare ad inserire in
Costituzione il principio della perequazione infrastrutturale. Vale per i grandi
investimenti, vale per le reti, vale per le infrastrutture tradizionali: inserire un elemento
di coesione nazionale, ripeto, non solo tra nord e sud, ma anche tra nord e nord, perché
ci sono tante aree del nord che sono assolutamente dimenticate.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
DANIELE CAPEZZONE.
Vi offriamo in «zona Cesarini» quest'ultima opportunità, sperando che la catena dei
«no» venga interrotta. Speriamo di sì, temiamo purtroppo che non accada (Applausi dei
deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Capezzone 1.114.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
40
Votazione emendamento Capezzone 1.114
Casellato, Dellai...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
471 Presenti
399 Votanti
72 Astenuti
200 Maggioranza
Hanno votato sì 101
Hanno votato no 298.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(I deputati Realacci e Manfredi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere
voto contrario).
Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore «Pizzi» di Capua, in
provincia di Caserta, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.115. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto la deputata Dieni. Ne ha facoltà.
FEDERICA DIENI.
Signor Presidente, questo emendamento ha le medesime finalità per le quali abbiamo
presentato anche quelli precedenti. La sua formulazione, articolo 71, introduce al nuovo
quarto comma una futura incerta legge costituzionale, rinviandone anche la disciplina a
una ancor più futura legge ordinaria bicamerale, referendum popolari propositivi e di
indirizzo, nonché di altre forme di consultazione.
Lo scopo di questo emendamento è quello di far sì che il nuovo Senato sia un organo
consultivo per i cittadini che vogliono utilizzare questo nuovo canale in relazione alle
politiche dell'Unione europea. I cittadini che vorranno incidere sull'attuazione delle
politiche europee in base a questo emendamento potranno proporre referendum
popolari, proposti dall'articolo 71, sulla base della valutazione dell'impatto delle stesse
da parte del nuovo Senato. Noi abbiamo presentato vari emendamenti in questo senso, la
maggioranza fino ad ora ce li ha bocciati ed erano appunto volti a introdurre
referendum, referendum propositivi e referendum senza quorum. Quindi questo
emendamento va sempre in questa direzione, è un emendamento che non incide sulla
struttura che si vuole dare alla nuova riforma, quindi non incide sugli aspetti
fondamentali e non passiamo fare altro che invitarvi a votare favorevolmente perché
appunto è un emendamento di buonsenso.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.115, con il parere contrario della
Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza del
MoVimento 5 Stelle, mentre gli altri tre relatori di minoranza si rimettono all'Aula.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
41
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione dell'emendamento Toninelli 1.115
Adornato...
Dichiaro chiusa la votazione.
476 Presenti
390 Votanti
86 Astenuti
196 Maggioranza
Hanno votato sì 93
Hanno votato no 297.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dieni 1.116.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE.
Signor Presidente, continuiamo a insistere sulla questione della partecipazione popolare
diretta. La competenza del Senato, l'abbiamo già detto in tutte le salse, non si capisce
quale dovrebbe essere, ma quello che si tenta di nuovo di introdurre con questo
emendamento, seppure in maniera differente, è sempre una partecipazione popolare
diretta, diversa da quella prevista nei precedenti emendamenti, perché nei precedenti
emendamenti abbiamo chiesto necessariamente la partecipazione dei cittadini anche alla
valutazione – per esempio, nel precedente del collega Toninelli – nella verifica dello
stato di attuazione delle politiche dell'Unione europea, ma qui chiediamo di valutare
anche attraverso la consultazione dei cittadini l'impatto delle politiche europee. Quindi
non è una costrizione, una necessità, ma una possibilità. Io chiedo di valutarla
seriamente da parte della maggioranza o quanto meno di motivarci il perché del parere
contrario, perché se prima c’è stato motivato il parere contrario in merito alla funzione
consultiva sui referendum in generale, poi c’è stato detto che non si poteva sui
referendum propositivi per la questione della commistione tra funzione legislativa e
consultiva, che sarebbero andate in contrasto. Nella prima lettura c’è stato proprio
bocciato quell'unico emendamento nel quale eravamo arrivati alla fine a proporre di
togliere il quorum per i referendum sia propositivi che abrogativi, ora qui si chiede
semplicemente la possibilità di consultare i cittadini sulla valutazione di impatto.
Quindi, visto che già non li fate praticamente votare al Senato o forse lo farete ma
non si è capito ancora come o per lo meno non l'ha capito metà di quest'Aula e buona
parte dei costituzionalisti, sarebbe carino almeno permettere ai cittadini, dare loro la
vaga possibilità di partecipare alla valutazione degli impatti delle normative, visto che
poi sulle loro spalle ricadono gli effetti. Quindi chiedo in questo caso, quanto meno alla
maggioranza o al relatore, al Governo, a chiunque vuole, di darci una motivazione sul
perché, anche quindi su una possibilità, ci viene comunque dato, non solo a noi ma ai
cittadini italiani, un parere contrario.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
42
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Dieni 1.116.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Dieni 1.116
Casellato, Gnecchi, Donati, Tancredi, Ermini, Caso, Magorno, Mannino, D'Uva...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
474 Presenti
417 Votanti
57 Astenuti
209 Maggioranza
Hanno votato sì 118
Hanno votato no 299.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento, anche per consentire
l'allestimento delle cabine di voto per la riunione del Parlamento in seduta comune,
convocata alle ore 13 per l'elezione di tre giudici della Corte costituzionale. L'esame del
provvedimento riprenderà al termine della seduta comune.
Per un richiamo al Regolamento.
DANILO TONINELLI.
Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI.
Signor Presidente, articolo 56, comma 1, del Regolamento, in riferimento alla votazione
imminente dei giudici della Corte costituzionale. Presidente, da quanto apprendiamo,
oggi i parlamentari si accingono a votare su un'unica scheda tre nomi...
PRESIDENTE. Mi scusi, ma lei mi ha riferito per le elezioni della Camera.
DANILO TONINELLI.
È l'unico momento in cui farlo, Presidente. Mi dia un minuto.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
43
PRESIDENTE. No.
DANILO TONINELLI.
Mi dia un minuto per terminare, Presidente.
PRESIDENTE. Lei mi sta parlando di un altro organo in questo momento, all'interno del
Regolamento.
DANILO TONINELLI.
Ma è l'unico momento questo e in alternativa le chiederò spazio durante le votazioni.
PRESIDENTE. Durante la votazione non può intervenire, c’è il seggio elettorale.
DANILO TONINELLI.
C’è un articolo del Regolamento che dice che si debbono votare i due terzi dei candidati
laddove sono superiori a due, è questo il Regolamento che vige, quello della Camera dei
deputati. Quando il Parlamento è in seduta comune questo Regolamento dice che,
quando nelle votazioni di organi collegiali il numero è superiore a due, i parlamentari
possono votare solo due terzi dei posti per cui si va a votare. È una norma di garanzia
che chiedo venga applicata in questa votazione, esattamente tra trenta minuti, Presidente
(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Bene, la seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 12,30, è ripresa alle 17,35.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI
Missioni.
PRESIDENTE.
Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alli,
Amici, Artini, Bindi, Michele Bordo, Bratti, Caparini, Capelli, Catania, Dambruoso,
Dellai, Di Lello, Epifani, Fedriga, Fioroni, Fontanelli, Fraccaro, Giancarlo Giorgetti, La
Russa, Losacco, Manciulli, Mazziotti Di Celso, Migliore, Pes, Piccoli Nardelli,
Realacci, Rosato, Sanga, Sani, Scalfarotto, Schullian, Scotto, Tabacci, Valeria Valente e
Zampa sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente centosette, come risulta dall'elenco
depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della
seduta odierna.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
44
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo 1 – A.C. 2613-B)
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo respinto
l'emendamento Dieni 1.116.
Passiamo ora alla votazione dell'emendamento Nuti 1.112 a pagina 9 del fascicolo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Francesco Sanna. Ne ha
facoltà.
FRANCESCO SANNA.
Grazie, Presidente, vorrei ricordare ai colleghi il merito di questo emendamento. Stiamo
parlando delle funzioni del nuovo Senato e, in particolare, della funzione di valutazione
delle politiche pubbliche. L'emendamento propone una specificazione di questa
valutazione che abbiamo visto prima respingendo tutti gli emendamenti che intendevano
modificare la definizione generale per limitarla ad una più specifica. E debbo dire che se
avessero mantenuto quella definizione generale e, esemplificando, avessero indicato
specifiche preferenze di valutazione e se non fossimo alla quarta lettura, si poteva anche
dire che, in una cattiva forma di legislazione costituzionale, potevamo aggiungere a una
valutazione di genere anche una valutazione di species, ma questo l'abbiamo già
superato. Quindi, i colleghi del MoVimento 5 Stelle stanno dentro il gioco, cioè
accettano che il nuovo Senato sviluppi una propria attività di valutazione delle politiche
pubbliche e questo è già molto apprezzabile. Ricordiamo che questa valutazione delle
politiche pubbliche è una specificazione del controllo parlamentare. Non è vero, come
qualcuno ha detto prima, che è un concetto che non si capisce, che è una cosa che
mettiamo per far diluire la capacità di precisione del testo costituzionale. Siamo
nell'ambito del controllo parlamentare e il controllo parlamentare si fa, oltre che con
l'indirizzo politico pieno, cioè dando e togliendo la fiducia al Governo, anche con la
valutazione delle politiche pubbliche. Del resto, la relazione finale del cosiddetto
comitato dei saggi, trasmessa al Presidente del Consiglio pro tempore Enrico Letta nel
settembre 2013, insisteva sull'opportunità che il Senato avesse questa possibilità di
valutazione. Ora, si dice, quando nello specifico la valutazione al nuovo Senato viene
richiesta sull'impatto delle politiche dell'Unione europea, di togliere questa valutazione
di impatto per andare ad una – la leggo – «valutazione del gradimento dei cittadini sulle
politiche dell'Unione europea». Ora, un Parlamento non è un istituto di sondaggi, cioè
non è che il Parlamento si mette a rilevare – con quali sistemi poi mi chiedo – il
gradimento dei cittadini. Il Parlamento dovrà farlo con una capacità di analisi dei
risultati e degli impatti molto più raffinata e molto più concreta. Se l'Unione europea mi
dà, con questa direttiva, questa calata di effetti sulla regolamentazione legislativa
italiana, che cosa ha prodotto questo ?
Se l'Unione europea mi dà 20 miliardi di fondi strutturali in un dato periodo, come li
abbiamo spesi, che tipo di impatto hanno avuto sui territori: ecco, io credo che sia molto
più opportuna questa capacità di analisi e di valutazione che quella sul gradimento. E
siccome – voglio ricordarlo soprattutto ai colleghi della Lega, ai quali chiedo un voto
contrario su questo emendamento – si parla di impatto sui territori, credo che questo sia
il terreno proprio di una Camera che si dovrà occupare di rappresentare le istituzioni
territoriali in ambito nazionale, quindi un sistema che autorevolmente registrerà anche in
termini critici l'impatto delle politiche dell'Unione europea sul nostro Paese.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
45
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne
ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Presidente, il relatore di minoranza ha espresso parere contrario su questo
emendamento...
PRESIDENTE. No, veramente, onorevole Sannicandro, c’è il parere favorevole del relatore
di minoranza del MoVimento 5 Stelle e del relatore di minoranza di Fratelli d'Italia,
mentre si è rimesso all'Aula il relatore di minoranza della Lega, e vi è il parere contrario
del relatore di minoranza di Sinistra Italiana. Quindi, è diversificato in questo modo il
parere dei relatori.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Avevo capito che il collega Quaranta si fosse espresso in maniera contraria.
PRESIDENTE. Il collega Quaranta sì, ma sono quattro i relatori di minoranza. Chiedo scusa,
non avevo capito.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Io facevo riferimento al nostro collega. Quindi, quali sono le ragioni ? In effetti, questa
volta sono d'accordo con Sanna, che il Senato non può essere un ufficio di sondaggi.
Probabilmente c’è una sottile ironia in questo emendamento: dal momento che stiamo
cercando di ridurre il danno ma non veniamo presi in considerazione, probabilmente
questo emendamento serve per ironizzare sulle funzioni del Senato, perché in fin dei
conti è un Senato che ha poca dignità istituzionale. Però, è evidente che sulla verifica
dell'impatto delle politiche dell'Unione europea sui territori, anche qui, c’è da censurare
il linguaggio, perché, che significa «verifica l'impatto» ? Al massimo verifica gli effetti
delle politiche dell'Unione europea sui territori. Ogni volta leggo in emendamenti e
anche nel testo del disegno di legge le parole «sui territori»; io credo che l'azione umana
abbia due coordinate ineludibili: la prima coordinata è il tempo, la seconda coordinata è
lo spazio, quindi non riesco ad immaginare una verifica degli effetti delle politiche
dell'Unione europea sull'Iperuranio. Quindi, questa è un'ulteriore dimostrazione della
sciatteria linguistica del testo. In ogni caso, ciononostante, non possiamo votare a favore
dell'emendamento a firma Nuti, Cecconi ed altri per le ragioni che abbiamo già esposto.
PRESIDENTE.
Grazie, onorevole Sannicandro. Mi scusi, ma non avevo proprio capito che si riferiva al
relatore di SI-SEL. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Nuti 1.112, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di
minoranza di Sinistra Italiana-SEL e il parere favorevole dei relatori di minoranza del
MoVimento 5 Stelle e di Fratelli d'Italia, mentre si rimette all'Assemblea il relatore della
Lega Nord.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
46
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Nuti 1.112
Piazzoni, Corsaro, Piepoli, Antezza, Bordo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
408 Presenti
369 Votanti
39 Astenuti
185 Maggioranza
Hanno votato sì 77
Hanno votato no 292.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Dadone 1.117, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere
favorevole di tutti i relatori di minoranza, ad eccezione del relatore della Lega Nord, che
si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazionesull'emendamento Dadone 1.117,
Piepoli, Latronico, Dambruoso, Terzoni, Leva, Lattuca, Romano.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
414 Presenti
372 Votanti
42 Astenuti
187 Maggioranza
Hanno votato sì 109
Hanno votato no 263.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Dieni 1.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere
favorevole di tutti i relatori di minoranza, ad eccezione del relatore di Fratelli d'Italia,
che si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
47
Votazione emendamento Dieni 1.10,
Lainati, Greco, Fanucci, Paris, Del Grosso.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
416 Presenti
378 Votanti
38 Astenuti
190 Maggioranza
Hanno votato sì 115
Hanno votato no 263.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Cozzolino 1.9, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere
favorevole di tutti i relatori di minoranza, ad eccezione del relatore di Fratelli d'Italia,
che si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Cozzolino 1.9
Greco, Pisano, Montroni.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
420 Presenti
388 Votanti
32 Astenuti
195 Maggioranza
Hanno votato sì 125
Hanno votato no 263.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dieni 1.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Presidente, brevemente, colgo l'occasione di questo emendamento per chiedere
chiarimenti a qualcuno della maggioranza, che ha probabilmente le idee più chiare. In
questo quinto comma si dice che il Senato esprime pareri sulle nomine di competenza
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
48
del Governo nei casi previsti dalla legge, e fin qui, se fosse scritto così, avrebbe un
senso, però poi si aggiunge che «concorre ad esprimere pareri sulle nomine di
competenza del Governo»: concorre Pag. 32con chi ? Si presume, forse, con la Camera
dei deputati, però, quando andiamo a leggere le competenze della Camera dei deputati,
non troviamo che la Camera dei deputati è competente ad esprimere pareri sulle nomine
di competenza del Governo. Quindi, se qualcuno della maggioranza mi potesse chiarire
le idee sarebbe meglio, perché altrimenti abbiamo anche qui delle parole messe lì, in
più, tanto per scrivere qualcosa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha
facoltà.
MAURIZIO BIANCONI.
Presidente, vorrei tramite lei spiegare all'onorevole Sannicandro che, essendo la nostra
una democrazia competitiva, è il Senato che concorre con se stesso per migliorare le sue
funzioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sanna. Ne ha
facoltà.
FRANCESCO SANNA.
Signor Presidente, capisco il clima scherzoso, ma trattandosi di Costituzione ricordiamo
che in più parti, quando si parla delle competenze di Camera e Senato, che sono sempre
e comunque il Parlamento della Repubblica italiana, anche se con funzioni differenziate,
«concorre» significa «svolgono insieme»: anche se non paritariamente, perché solo alla
Camera è lasciato il potere di indirizzo politico che massimamente si esprime con la
fiducia al Governo, il ruolo di legislazione in alcuni casi, di valutazione delle politiche
pubbliche in altri casi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Dieni 1.8, con il parere contrario della Commissione e del Governo e quello favorevole
dei relatori di minoranza, ad eccezione dell'onorevole La Russa.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Dieni 1.8.
Sandra Savino, Pilozzi, Fantinati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
426 Presenti
391 Votanti
35 Astenuti
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
49
196 Maggioranza
Hanno votato sì 123
Hanno votato no 268.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capezzone 1.119.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE.
Presidente, intervengo molto brevemente per dire che con questo emendamento si cerca
di intervenire per costruire un rapporto più «a testa alta», più «a schiena dritta» tra
Costituzione italiana e Unione europea. Nel dibattito tra Italia ed Europa nella politica
italiana noi assistiamo a due estremi, entrambi sbagliati: da un lato chi in modo
pedissequo e sistematico subisce lo status quo europeo, anche rispetto a meccanismi non
funzionanti; dall'altro chi ha un approccio esclusivamente distruttivo, da salto nel buio.
Noi proponiamo un passo in avanti, e vogliamo incardinare ora la discussione rispetto a
quello che accadrà nei prossimi mesi.
Scusate, colleghi, senza che la politica italiana se ne accorga – dimentichiamo un
momento le distinzioni di schieramento – stanno per venire alla luce quelli che io
considero dei gravi errori: una tesoreria unica europea; una unione fiscale europea fatta
male, con un rischio di omogeneizzazione al peggio; il rischio di ulteriori controlli
centrali di Bruxelles sui bilanci nazionali che priveranno governi e Parlamento ancora
più di oggi dell'azione effettiva attraverso la politica fiscale, che è il cuore del rapporto
tra elettori ed eletti, tra governi e cittadini. Allora questo emendamento, che vuole
inserire una valutazione di efficacia e di efficienza in Italia su quello che arriva da
Bruxelles, è un passo per porci a testa alta rispetto a quello che accade all'Unione
europea e per evitare nei prossimi mesi un derby francamente molto deludente tra chi va
a Bruxelles, a Parigi e a Berlino e dice sempre e solo «sì» chinando la testa, e chi,
commettendo l'errore uguale e contrario, dice solo «usciamo e usciamo», e non si
capisce dove si vada. Forse è il caso di introdurre un elemento di schiena dritta, di testa
alta rispetto ad alcuni vincoli europei sbagliati (Applausi dei deputati del gruppo Misto-
Conservatori e Riformisti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha
facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO.
Presidente, noi abbiamo fin qui votato favorevolmente tutti gli emendamenti del collega
Capezzone; su questo però ci asterremo, ma per le stesse ragioni che lui adduceva nel
suo intervento. È troppo influente nelle politiche nazionali il peso dell'Europa per
affidare la valutazione dell'impatto delle politiche europee, e anche quindi dell'efficienza
e dell'efficacia, al nuovo Senato.
Noi contestiamo che il nuovo Senato abbia il monopolio del rapporto tra lo Stato
centrale e l'Unione europea. Per questa stessa ragione non siamo d'accordo ad estendere
in questa funzione anche la valutazione di efficienza e di efficacia: che va fatta sì, ma
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
50
non dal Senato, perché sarebbe sbagliato affidare a questa nuova Camera anche questo
tipo di competenza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Capezzone 1.119, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole
di tutti i relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Capezzone 1.119.
Archi, Di Battista, Mauri, Giammanco, Prestigiacomo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
440 Presenti
340 Votanti
100 Astenuti
171 Maggioranza
Hanno votato sì 61
Hanno votato no 279.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
D'Ambrosio 1.132, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e
favorevole di tutti i relatori di minoranza ad eccezione dell'onorevole La Russa.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento D'Ambrosio 1.132
Tartaglione, Gelmini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
443 Presenti
406 Votanti
37 Astenuti
204 Maggioranza
Hanno votato sì 127
Hanno votato no 279.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
51
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Cecconi 1.118, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e quello
favorevole dei relatori di minoranza ad eccezione dell'onorevole La Russa.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Cecconi 1.118
Greco, Bolognesi, Fratoianni, Andrea Romano, Baroni, Pilozzi, Lo Monte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
445 Presenti
403 Votanti
42 Astenuti
202 Maggioranza
Hanno votato sì 123
Hanno votato no 280.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Nuti 1.121, parere contrario della Commissione e del Governo, favorevole di tutti i
relatori di minoranza ad eccezione dell'onorevole La Russa.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Nuti 1.121
Occhiuto, Marotta, Malisani, Ottobre, Scuvera, Matarrelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
452 Presenti
411 Votanti
41 Astenuti
206 Maggioranza
Hanno votato sì 129
Hanno votato no 282.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Dadone 1.123, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere
favorevole dei relatori di minoranza, mentre il relatore di minoranza del gruppo Fratelli
d'Italia-Alleanza Nazionale si rimette all'Aula.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
52
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Dadone 1.123
Pilozzi, Pellegrino, Pesco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
445 Presenti
398 Votanti
47 Astenuti
200 Maggioranza
Hanno votato sì 123
Hanno votato no 275.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone
1.122, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei
relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Dadone 1.122,
Greco, sottosegretario Scalfarotto, Narduolo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
449 Presenti
444 Votanti
5 Astenuti
223 Maggioranza
Hanno votato sì 160
Hanno votato no 284.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Nuti 1.120, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere
favorevole dei relatori di minoranza dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia
Libertà, mentre i relatori di minoranza dei gruppi Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale si rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
53
Votazione emendamento Nuti 1.120
Gadda De Maria, Ruocco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
449 Presenti
399 Votanti
50 Astenuti
200 Maggioranza
Hanno votato sì 119
Hanno votato no 280.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.125. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Signor Presidente, voteremo a favore di questo emendamento che recepisce quanto
avevo detto in precedenza e cioè che era superfluo dire che verifica l'impatto sui
territori, perché come ho già detto non si opera che sui territori, ma voglio cogliere
l'occasione per evidenziare come il MoVimento 5 Stelle bene ha fatto con gli
emendamenti su cui abbiamo già votato favorevolmente nel voler specificare in generale
quali settori delle politiche europee dovevano essere sottoposti a verifica. Ora invece ci
sono altri emendamenti che ancora più correttamente cercano di limitare quella
genericità alle competenze specifiche del Senato, cioè non dimentichiamo che il Senato
della Repubblica, ai sensi sempre dell'articolo 55, rappresenta le istituzioni territoriali ed
esercita – abbiamo aggiunto – funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi
della Repubblica. Quindi questa è la potestà del Senato, quindi il Senato rappresenta le
istituzioni territoriali e ne cura diciamo così gli interessi. Poi abbiamo precisato quali
sarebbero le istituzioni territoriali, in qualche altra parte del testo.
Se così è, ben tentano di emendare i colleghi MoVimento 5 Stelle quando per esempio
con l'emendamento successivo dicono «nelle materie la cui potestà legislativa spetta alle
regioni», con l'emendamento ancora successivo dicono «sui bilanci degli enti
territoriali», con l'emendamento ancora successivo «sui territori, sulle regioni e sui
comuni» e con l'emendamento ancora successivo «sugli enti costitutivi della
Repubblica». Questo che cosa sta a significare ? Sta a significare che il testo ben poteva
essere scritto meglio, mentre la maggioranza non si capisce per quale motivo continua a
blindare un testo che da un lato è veramente scritto male ma che soprattutto è
contraddittorio. Se il Senato rappresenta le istituzioni territoriali – tant’è vero che
concorrono a costituirlo le regioni, gli enti territoriali insomma e i comuni – non si
capisce per quale motivo poi avete scritto nel comma quinto che può parlare di tutto e di
più. Non è un modo corretto dal punto di vista dell'architettura istituzionale. Si dovrebbe
precisare che le valutazioni, la verifica dell'impatto e quant'altro dovrebbero essere
limitate e circoscritte alle materia sulle quali il Senato avrà la competenza in relazione
proprio agli enti che lo hanno costituito. Noi voteremo quindi, come ha già detto il
collega Quaranta, a favore di questi ulteriori emendamenti ma ho voluto sottolineare
come in quest'Aula molti di noi fanno un lavoro egregio ma che non viene tenuto in
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
54
nessunissima considerazione senza un giustificato motivo. Forse c’è il gusto, c’è uno
orrore verso le cose fatte bene e si preferisce invece soffermarci su testi, comunque essi
siano, purché si vada avanti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dieni. Ne ha
facoltà.
FEDERICA DIENI.
Signor Presidente, con questo emendamento come con quelli successivi denunciamo il
basso livello qualitativo della riforma, infatti fare riferimento ai territori per valutare
l'impatto della legislazione dell'Unione europea appunto sugli stessi non vuol dire nulla.
Noi quello che appunto abbiamo intenzione di fare con questo emendamento è definire
in maniera dettagliata il territorio al quale appunto ci si riferisce.
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Dieni. Onorevole Malpezzi, la ringrazio.
FEDERICA DIENI.
Quindi, in questo caso il Senato sarà rappresentativo di alcuni enti locali, in particolare
regioni e comuni, e quindi semplicemente con questa serie di emendamenti che abbiamo
presentato vogliamo semplicemente fare riferimento in maniera tecnica e in maniera
dettagliata a questi enti locali. Come ha detto anche prima di me benissimo
Sannicandro, qui praticamente si abbassa tantissimo il livello della legislazione perché
non si concepisce una Costituzione scritta in maniera molto superficiale, senza
individuare quindi in questo caso espressamente il territorio di riferimento. Vogliamo
porre rimedio a questa norma quindi apponendo questo tipo di correttivo e invitiamo
tutti a votare favorevolmente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.125, con il parere contrario della
Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza, mentre
il relatore di minoranza del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale si rimette
all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Toninelli 1.125
Fregolent, Baruffi, Caso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
447 Presenti
436 Votanti
11 Astenuti
219 Maggioranza
Hanno votato sì 153
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
55
Hanno votato no 283.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Dadone 1.124, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere
favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Revoco la votazione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La
Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA.
Signor Presidente, volevo dare l'occasione di citarmi ancora una volta, visto che lo ha
fatto ripetutamente e mentre ci siamo rimessi all'Aula per l'emendamento precedente,
che secondo me era leggermente diverso dai successivi proposti dagli amici, dai colleghi
del MoVimento 5 Stelle, su questo e sugli altri emendamenti, per le ragioni che loro
stessi hanno esposto, cioè, per il tentativo di ricondurre la normativa che stiamo votando
alle funzioni proprie del Senato, noi di Fratelli d'Italia esprimiamo parere favorevole e
invitiamo a votarlo.
PRESIDENTE. La ringrazio. Devo solo precisarle che ovviamente, onde evitare si pensi che
io sia parziale nei suoi confronti e a suo favore, è che per il Presidente è più semplice
dire onorevole La Russa che ripetere per quattro volte le parole «relatore di minoranza,
eccetera». Solo per questo, sia chiaro.
Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,
sull'emendamento Dadone 1.124, con il parere contrario della Commissione e del
Governo e con il parere favorevole di tutti i relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Dadone 1.124
Gandolfi, Fabbri, D'Attorre, Pili. Ci sono altri ? Tripiedi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
457 Presenti
453 Votanti
4 Astenuti
227 Maggioranza
Hanno votato sì 162
Hanno votato no 291.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
56
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Cecconi 1.126, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere
favorevole di tutti i relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Cecconi 1.126
Coppola. Altri ?
Dichiaro chiusa la votazione
Comunico il risultato della votazione:
443 Presenti
441 Votanti
2 Astenuti
221 Maggioranza
Hanno votato sì 153
Hanno votato no 288.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Tartaglione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Nuti 1.127. Ha chiesto di parlare per
dichiarazione di voto l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE.
Grazie, Presidente. Nella scheda che ci è stata fornita dagli uffici, insieme a questo
disegno di legge costituzionale, compare, in merito agli elementi sulla qualità del testo
riferiti, in particolar modo, proprio all'articolo 55, quinto comma, il fatto che nella
formulazione la riforma sia generica e soprattutto atecnica. Cioè, questa formulazione è
sia generica sia atecnica. In effetti, la domanda che ci si pone è a quali territori si faccia
riferimento. L'ha spiegato benissimo prima il collega Sannicandro e altrettanto bene la
mia collega Dieni.
Quindi, con tutta questa serie di emendamenti bocciati finora e anche con questo
proponiamo un'ulteriore specifica, cioè che la norma dovrebbe riferirsi ai territori sui
quali ricadono le competenze di questo nuovo Senato e quindi teoricamente regioni,
comuni e, in generale, gli enti locali. Infatti, questo abbiamo previsto sulle regioni e sui
comuni.
L'emendamento, quindi, insiste e specifica maggiormente l'effetto e dimostra il fatto che
abbiamo già detto tutti prima in maniera piuttosto ampia salvo la maggioranza, ossia che
c’è un basso livello qualitativo a livello di linguaggio utilizzato nella riformulazione di
quella che è la Carta costituzionale. Purtroppo, è un atteggiamento molto
approssimativo ed è particolarmente pericoloso utilizzare un linguaggio di questo
genere, perché si sta andando a modificare la Carta costituzionale e ciò meriterebbe un
pelino in più di attenzione.
Capisco che siamo in quella che dovrebbe essere la quarta lettura, anche se in realtà è la
seconda, ovverosia la prima effettiva della Camera. Quindi, varrebbe la pena, proprio in
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
57
merito a quella che era la ratio dell'articolo 138, di riconsiderare i termini utilizzati
perché questa è una buona occasione e se c’è qualcosa da migliorare fermarsi e farlo
comunque, perché tanto non ci corre dietro nessuno e anzi a volte inciampiamo, anzi
inciampate spesso su voi stessi quando correte rispetto a quando non si farebbe se si
volessero approvare gli emendamenti.
Se lo si ritiene condivisibile, visto che si specificano quelle che sono funzioni che non
capisce, francamente, nessuna delle opposizioni, esprimete un parere favorevole o,
perlomeno, motivate il parere contrario ma non sulla base del fatto che siamo in quarta
lettura e, quindi, che la discussione deve essere chiusa (Applausi dei deputati del gruppo
MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Nuti 1.127, con il parere contrario della Commissione e
del Governo e con il parere favorevole di tutti i relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
MARA MUCCI. Presidente, ho chiesto di parlare...
PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.
Onorevole Mucci, però cerchiamo di essere un po’ più reattivi, se possibile. Ha chiesto
di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.
MARA MUCCI.
Presidente, scusatemi. Io non sono d'accordo su questi emendamenti che sono restrittivi
rispetto all'ambito di lavoro che sarà quello che disegnerà il nuovo Senato, perché
l'impatto della normativa europea non è un impatto che può essere soltanto sulle regioni
e sui Comuni a livello di bilancio, ma può esserci anche sulle imprese che sono sul
territorio.
Anche quello è un impatto dell'Unione europea. Basta guardare alle ultime norme che
sono state approvate e molto contestate dai territori, come quelle sulla pezzatura delle
vongole e sulle quote latte.
Su questo io spero che il nuovo Senato possa incidere, ovvero su una normativa europea
che, però, impatta non solo sui bilanci dei territori, ma anche sulle imprese stesse,
perché se non guardiamo e non abbiamo un occhio critico anche sull'impatto delle
nostre attività produttive probabilmente anche le normative che vengono emanate non
avranno il risultato che noi ci aspettiamo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Nuti 1.127, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere
favorevole di tutti i relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Nuti 1.127
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
58
Qualcuno non riesce a votare ? Minardo Altri ? Onorevole Morani, ci aiuti, però,
perché altrimenti rischiamo di rimanere qui...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
460 Presenti
458 Votanti
2 Astenuti
230 Maggioranza
Hanno votato sì 165
Hanno votato no 293.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Nuti 1.128, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere
favorevole del relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle e del relatore di
minoranza del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà, mentre i relatori di
minoranza dei gruppi Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale si rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Nuti 1.128
Adornato. Altri che non riescono a votare ? Buttiglione, Fucci. Ci siamo ? Hanno votato
tutti ? Bianconi; se lei si fa distrarre, onorevole Bianconi, poi è inevitabile.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
459 Presenti
439 Votanti
20 Astenuti
220 Maggioranza
Hanno votato sì 153
Hanno votato no 286.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Nuti 1.129, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere
favorevole di tutti i relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
59
Votazione emendamento Nuti 1.129
Qualcuno non riesce a votare ? Paris, Amendola, Furnari, Tartaglione, Carinelli.
L'onorevole Furnari ancora non riesce a votare. Siamo a posto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
456 Presenti
453 Votanti
3 Astenuti
227 Maggioranza
Hanno votato sì 162
Hanno votato no 291.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Dadone 1.130, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere
favorevole del relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle e del relatore di
minoranza del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà, mentre i relatori di
minoranza dei gruppi Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale si rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Dadone 1.130
Ci siamo ? Totaro, Paris, Giorgis, Magorno, che ha votato. Grande, Silvia Giordano;
non pianga perché risolveremo il problema. Abbia fiducia. Fabbri. Altri ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
455 Presenti
402 Votanti
53 Astenuti
202 Maggioranza
Hanno votato sì 118
Hanno votato no 284
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario, il
deputato Parentela ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Invernizzi 1.34.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
60
Grazie Presidente. Ci sono ora una lunga serie di emendamenti del collega Invernizzi sui
quali ci asterremo e ora spiego la motivazione. In pratica, non tolgono, né aggiungono
nulla, al già esistente pasticcio fatto dalla maggioranza in questo provvedimento circa le
competenze del Senato. Non è più possibile migliorarlo questo passaggio. Gli
emendamenti del collega Invernizzi, a nostro parere, ripeto, non tolgono, né
aggiungono, lo pasticciano ulteriormente. Ci asterremo su tutti i successivi
emendamenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha
facoltà.
CRISTIAN INVERNIZZI.
Grazie Presidente. Siamo in un momento dalla procedura, riguardo la riforma
costituzionale, che obbliga le opposizioni a trovare tutta una serie di artifici –
chiamiamoli così – finalizzati comunque, non come sentivo prima da parte di alcuni, a
migliorare il testo, perché sappiamo che questo testo che è arrivato è blindato. È un testo
sul quale è possibile discutere, ma non sarà possibile ovviamente convincere nessuno
dall'attuale maggioranza circa gli errori che sono stati fatti nel corso dalle letture
precedenti e circa quello che noi, invece, avremmo voluto fare. La finalità di
emendamenti di questo tipo, signor Presidente, non è quella di pasticciare ulteriormente
una riforma costituzionale già ovviamente, a nostro avviso, più che pasticciata. Lo
vedremo soprattutto nell'articolo successivo, quando andremo ad affrontare il tema che,
rispetto a tutti gli altri contenuti di questa riforma, durante la discussione in Senato, ha
concentrato la maggior parte sia dei commenti giornalistici che degli esperti circa il
metodo di elezione del Senato. Qui noi, con questi emendamenti, vogliamo sottolineare
tutto ciò semplicemente dal punto di vista politico. Poi, per carità, se uno venisse
accolto, questo riaprirebbe il gioco al Senato e quindi avrebbe anche la funzione di far
tornare a parlare di quello che vogliamo fare con quello che in origine della discussione,
nel testo base presentato, veniva definito Senato delle autonomie e poi, forse, per una
sorta di pudore, per un sussulto fortunatamente di pudore, è stato ricondotto all'interno
di una terminologia più chiara, quella di Senato della Repubblica, non certo dalle
autonomie. Però, vogliamo sottolineare con la presentazione di questi emendamenti,
come quello di fronte al quale noi ci troviamo, purtroppo, non è un Senato delle
autonomie, perché del Senato delle autonomie non ne ha il profilo e non ne ha i poteri.
Se si fosse voluto, in qualche modo, creare un qualcosa di effettivamente organico,
signore Presidente, noi avremmo potuto guardare ad altre esperienze europee circa la
possibilità di realizzare impianti costituzionali capaci di attraversare periodi devastanti,
se vogliamo, anche dal punto di vista proprio sociale. Mi riferisco alla Costituzione
federale tedesca sotto il cui vigore è stata affrontata la Guerra Fredda, sotto il cui vigore,
soprattutto, in seguito a semplici e non così invasive correzioni, si è riusciti a realizzare
in Germania qualcosa di assolutamente incredibile, vale a dire la riunificazione tedesca.
Quello che non siamo riusciti a capire, infatti, è come mai si sia voluto in Italia prendere
una Costituzione che, proprio quelli che oggi la cambiano, hanno definito più volte, in
più occasioni, come la più bella del mondo.
PRESIDENTE. Concluda.
CRISTIAN INVERNIZZI.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
61
Mi avvio alla conclusione.
Si vuole creare un ectoplasma privo di particolare definizione e insistere in questa
battaglia, che, lo sappiamo, ha un'unica finalità, purtroppo, che è quella di potersi
presentare in campagna elettorale offrendo all'opinione pubblica in pasto un argomento
semplice (perché sarà questo il tema sul quale sicuramente la maggioranza batterà e
Renzi farà la sua campagna elettorale): noi siamo gli unici che hanno preso 315
mantenuti dal popolo, e così via, e li abbiamo cancellati; noi abbia cancellato 315
indennità. Purtroppo, al di sotto di questa patina di demagogia pura, c’è a nostro avviso
un gravissimo problema di equilibro costituzionale. Ecco perché questo Senato, che a
nostro avviso è privo di una effettiva caratterizzazione di Senato delle autonomie, non
dovrebbe nemmeno esistere. A questo punto sarebbe stato più opportuno cancellarlo,
onde evitare di fare quello che è stato fatto, per esempio, anche con le province, con la
differenza che in questo caso costituzionalizziamo un effettivo caos normativo e
istituzionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quaranta. Ne ha
facoltà.
STEFANO QUARANTA.
Grazie, Presidente, anche noi ci asterremo su tutti gli emendamenti proposti
dall'onorevole Invernizzi, di cui apprezziamo la buona volontà, ma riteniamo anche noi
che questa parte dell'articolo 1 sia inemendabile. Del resto, è scritta talmente male, in
maniera talmente superficiale, che trovo veramente grottesco che questo sia l'articolo 1
della nuova riforma e della nuova Carta costituzionale. Ed è ancora più grottesco e
inqualificabile il fatto che il Premier, il Presidente del Consiglio, presenti questa
sottospecie di riforma come la cartina di tornasole della sua volontà riformatrice del
Paese. Ora io chiederò ai cittadini italiani di leggersi quest'articolo 1 della riforma Renzi
che giudico assolutamente incomprensibile. Per fortuna ci sarà una campagna
referendaria e i cittadini potranno votare liberamente (Applausi dei deputati del gruppo
Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha
facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO.
Grazie, Presidente. È vero quanto hanno sostenuto i colleghi, cioè che questo articolo 1,
o meglio l'articolo 55 della Costituzione per come il Senato l'ha modificato, è difficile
da correggere. Ed è vero anche che forse neanche la serie di emendamenti che ora
voteremo a firma dell'onorevole Invernizzi possono essere sufficienti a correggere
questo articolo.
Il punto però è capire che cosa è successo al Senato. Al Senato la maggioranza,
probabilmente con un intento risarcitorio nei confronti del Senato che sarà, ha attribuito
a questa nuova Camera delle funzioni inopportune, che sarebbe stato opportuno non
attribuire al Senato che sarà. Allora questi emendamenti, siccome hanno lo scopo di
porre in evidenza la necessità di limitare queste funzioni inopportune, hanno un valore
politico che noi condividiamo e per questa ragione li voteremo.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
62
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha
facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA.
Grazie, Presidente, l'ho detto sin dall'inizio, quindi concordo con i colleghi che l'hanno
ripetuto, che il testo di questo di questo provvedimento, di quella che dovrebbe essere la
nostra nuova Costituzione, è assolutamente inemendabile, perché non risponde alla
esigenza di dare agli italiani una Costituzione più snella, più efficace, più adatta alle
necessità del Paese o semplicemente alle risultanze di un comune sentire, ma è il frutto
di due diverse spinte: la prima, quella di dire, in qualche modo, che si è fatta una
qualsiasi riforma costituzionale, la seconda, lo vedremo nel successivo articolo, quella
di far finta di cancellare il Senato. Invece si mantengono grosso modo i costi e si toglie
ai cittadini la possibilità di eleggere i senatori per affidarli ai partiti in via completa,
anche se apparentemente con la correzione avvenuta così non sembra, invece così resta,
ma ne parleremo.
Allora gli emendamenti, questo e quello successivo, proposti dal collega Invernizzi,
sicuramente, a prescindere dal fatto che verranno bocciati, non possono migliorare o
cambiare una natura di per sé fallace di questo testo, che peraltro risponde, l'altro
elemento, a un tentativo, alla fine, di mettere insieme anime diverse dello stesso partito
di maggioranza.
Però contribuisce a dare un segnale politico sulla incapacità di questo Parlamento di
affrontare in maniera positiva quella richiesta, lungamente attesa, di una Costituzione
più moderna, più chiara, più diretta. Ecco, se non altro, gli emendamenti proposti dal
collega sono più chiari del resto dei testi. Per questo, pur sapendo che verranno bocciati,
come segnale politico, noi di Fratelli d'Italia voteremo a favore di tutti gli emendamenti
a firma Invernizzi che seguono.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matteo Bragantini.
Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI
Grazie, Presidente. Indubbiamente in questi emendamenti capisco la ratio degli amici
della Lega, che prevedono che, levando queste competenze al Senato, vi possa essere la
possibilità che la valutazione dell'impatto dei provvedimenti della Comunità europea
riguardi direttamente i territori e le regioni. Ma, a mio avviso, questa è
un'interpretazione, anche se può essere valida, che potrebbe essere limitativa ed essere
utilizzata, per certi versi, da un sistema centralista che sta andando avanti. Dunque
verrebbe tolto sia alle regioni, sia anche al Senato, che noi auspichiamo diventi in futuro
– speriamo in una nuova riforma – un vero Senato delle autonomie, quello che adesso
non è.
È per questo motivo che, anche riconoscendo l'idea degli amici della Lega, noi ci
asterremo, perché riteniamo che potrebbe essere vista o potrebbe essere utilizzata da un
sistema centralista in un Pag. 42modo per limitare ancora di più i poteri sia ai territori
che al Senato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.34, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
63
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.34.
Acceleriamo colleghi, per favore... Del Grosso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
453 Presenti
335 Votanti
118 Astenuti
168 Maggioranza
Hanno votato sì 50
Hanno votato no 285.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Preziosi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.37, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere
favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi
con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e sul quale si rimettono all'Aula i
relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.37
Mognato, Galperti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
448 Presenti
332 Votanti
116 Astenuti
167 Maggioranza
Hanno votato sì 49
Hanno votato no 283.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
64
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.52, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.52
Adornato, Binetti, Taricco, Grillo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
452 Presenti
338 Votanti
114 Astenuti
170 Maggioranza
Hanno votato sì 53
Hanno votato no 285.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Pellegrino ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.31, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.31,
Ghizzoni, Furnari, Caso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
451 Presenti
334 Votanti
117 Astenuti
168 Maggioranza
Hanno votato sì 50
Hanno votato no 284.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
65
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.50
Binetti, Luigi Gallo...
Dichiaro chiusa la votazione. Onorevoli Grillo e Cozzolino, chiedo scusa, purtroppo la
votazione è chiusa.
Comunico il risultato della votazione:
449 Presenti
335 Votanti
114 Astenuti
168 Maggioranza
Hanno votato sì 53
Hanno votato no 282.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.35, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.35
Grillo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
447 Presenti
330 Votanti
117 Astenuti
166 Maggioranza
Hanno votato sì 49
Hanno votato no 281.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
66
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(I deputati Fossati e Molea hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto
contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.43, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.43
Fossati, Cova, Molea, Sisto... Onorevole Crippa, noi aspettiamo... Anche l'onorevole
Nuti... Luigi Gallo, Ferraresi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
459 Presenti
339 Votanti
120 Astenuti
170 Maggioranza
Hanno votato sì 51
Hanno votato no 288.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.32, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.32
Lainati, Fratoianni, Mannino, Colaninno, Bonafede, Benedetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
460 Presenti
339 Votanti
121 Astenuti
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
67
170 Maggioranza
Hanno votato sì 52
Hanno votato no 287.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.36, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.36
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
445 Presenti
329 Votanti
116 Astenuti
165 Maggioranza
Hanno votato sì 50
Hanno votato no 279.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Romanini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.48, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.48
Chi non riesce a votare ? Cariello, Paglia, Amendola.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
461 Presenti
338 Votanti
123 Astenuti
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
68
170 Maggioranza
Hanno votato sì 51
Hanno votato no 287
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.33, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.33
Amendola. Altri che non riescono a votare ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
456 Presenti
338 Votanti
118 Astenuti
170 Maggioranza
Hanno votato sì 51
Hanno votato no 287
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.38, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.38
Archi. Non vedo altre mani alzate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
451 Presenti
334 Votanti
117 Astenuti
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
69
168 Maggioranza
Hanno votato sì 51
Hanno votato no 283
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.40, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.40
Marotta, Carinelli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
462 Presenti
341 Votanti
121 Astenuti
171 Maggioranza
Hanno votato sì 50
Hanno votato no 291
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.45, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.45
Marzano, Alberti, Santanchè.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
70
452 Presenti
335 Votanti
117 Astenuti
168 Maggioranza
Hanno votato sì 48
Hanno votato no 287.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.39, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie – Lega dei
popoli – Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.39
Fratoianni, Paris. Altri che non riescono a votare ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
460 Presenti
340 Votanti
120 Astenuti
171 Maggioranza
Hanno votato sì 51
Hanno votato no 289.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.42, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, e con
il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie – Lega dei
popoli – Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.42
Montroni, Fanucci, Furnari. Altri che non riescono a votare ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
71
460 Presenti
339 Votanti
121 Astenuti
170 Maggioranza
Hanno votato sì 52
Hanno votato no 287.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.29, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, e con
il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie – Lega dei
popoli – Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.29
Fabbri, Bolognesi, Lattuca. Altri ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
458 Presenti
337 Votanti
121 Astenuti
169 Maggioranza
Hanno votato sì 51
Hanno votato no 286.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.41, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, e con
il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie – Lega dei
popoli – Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.41
Gadda, Pagano. Altri ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
72
456 Presenti
337 Votanti
119 Astenuti
169 Maggioranza
Hanno votato sì 53
Hanno votato no 284.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.44, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, e con
il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie – Lega dei
popoli – Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.44
Luigi Gallo, Rampelli, Malpezzi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
462 Presenti
340 Votanti
122 Astenuti
171 Maggioranza
Hanno votato sì 53
Hanno votato no 287.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.47, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.47
Bolognesi, Marotta, D'Incà, De Menech...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
455 Presenti
338 Votanti
117 Astenuti
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
73
170 Maggioranza
Hanno votato sì 52
Hanno votato no 286.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.51
De Menech, Tartaglione, D'Ambrosio, Gagnarli, Malisani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
462 Presenti
344 Votanti
118 Astenuti
173 Maggioranza
Hanno votato o sì 50
Hanno votato no 294.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.30, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.30
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
460 Presenti
343 Votanti
117 Astenuti
172 Maggioranza
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
74
Hanno votato sì 54
Hanno votato no 289.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.46, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.46
Fanucci, Marco Di Maio, Giorgis.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
456 Presenti
338 Votanti
118 Astenuti
170 Maggioranza
Hanno votato sì 50
Hanno votato no 288.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.49, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si
rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.49
Tartaglione, Carbone, Cozzolino, Rubinato, Kronbichler, Berlinghieri..
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
466 Presenti
349 Votanti
117 Astenuti
175 Maggioranza
Hanno votato sì 54
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
75
Hanno votato no 295.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.13, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si
rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.13
Bolognesi, ha votato. Altri ? Io non vedo mani alzate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
460 Presenti
346 Votanti
114 Astenuti
174 Maggioranza
Hanno votato sì 54
Hanno votato no 292.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.22, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si
rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.22
Marzana, Andrea Romano, Bolognesi. Hanno votato. Fabbri, Marti, Albanella. Fabbri
ha votato, Albanella pure. Altri che non riescono a votare ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
460 Presenti
348 Votanti
112 Astenuti
175 Maggioranza
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
76
Hanno votato sì 53
Hanno votato no 295.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.21, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si
rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.21
Chi non riesce a votare ? Non vedo mani alzate.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
461 Presenti
344 Votanti
117 Astenuti
173 Maggioranza
Hanno votato sì 52
Hanno votato no 292.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Monchiero ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.20, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si
rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.20
Tartaglione, Paris. Altri ? Non vedo mani alzate. Sì, onorevole Malpezzi. Bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
463 Presenti
348 Votanti
115 Astenuti
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
77
175 Maggioranza
Hanno votato si 49
Hanno votato no 299
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.19, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si
rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.19
Abbiamo votato tutti ? No, Del Grosso, Carrozza, Cani. Altri ? Cani non riesce a
votare. Bene. Altri ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
461 Presenti
343 Votanti
118 Astenuti
172 Maggioranza
Hanno votato sì 48
Hanno votato no 295.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.18, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si
rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.18
Placido, Bolognesi, Marco Di Maio, Caso. Altri ? Piccione.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
78
463 Presenti
344 Votanti
119 Astenuti
173 Maggioranza
Hanno votato sì 48
Hanno votato no 296.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.17, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si
rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.17
Bolognesi. Bene. Altri che non riescono a votare ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
451 Presenti
338 Votanti
113 Astenuti
170 Maggioranza
Hanno votato sì 45
Hanno votato no 293.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.16, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si
rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.16
Chi non riesce a votare ? Mannino. Altri ?
Dichiaro chiusa la votazione.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
79
Comunico il risultato della votazione:
448 Presenti
338 Votanti
110 Astenuti
170 Maggioranza
Hanno votato sì 48
Hanno votato no 290.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.15, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si
rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione (Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.15
Chi non riesce a votare ? Bolognesi, Amendola, Guidesi, Kronbichler, Massa.
Kronbichler non riesce ancora a votare. Ok. Altri ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
452 Presenti
337 Votanti
115 Astenuti
169 Maggioranza
Hanno votato sì 46
Hanno votato no 291
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.14, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si
rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.14
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
80
Chi non riesce a votare ? Carrozza, Ferrari. Ok. Altri ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
442 Presenti
328 Votanti
114 Astenuti
165 Maggioranza
Hanno votato sì 45
Hanno votato no 283
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.23, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si
rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.23
Ci siamo ? Caso, Gallinella, Simone Valente. Altri ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
450 Presenti
335 Votanti
115 Astenuti
168 Maggioranza
Hanno votato sì 46
Hanno votato no 289.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.24, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei
Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si
rimettono all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.24
Placido, Gutgeld, Caparini, D'Ambrosio.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
81
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
453 Presenti
337 Votanti
116 Astenuti
169 Maggioranza
Hanno votato sì 46
Hanno votato no 291
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.25, con il parere contrario della Commissione e del Governo, si rimettono
all'Assemblea i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-
SEL e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e di Fratelli
d'Italia.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.25
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
455 Presenti
341 Votanti
114 Astenuti
171 Maggioranza
Hanno votato sì 49
Hanno votato no 292
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.26, con il parere contrario della Commissione e del Governo, si rimettono
all'Assemblea i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-
SEL e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e di Fratelli
d'Italia.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.26
Gadda, Colletti.
Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione:
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
82
446 Presenti
334 Votanti
112 Astenuti
168 Maggioranza
Hanno votato sì 48
Hanno votato no 286
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.27, con il parere contrario della Commissione e del Governo, si rimettono
all'Assemblea i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-
SEL e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e di Fratelli
d'Italia.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.27
La Russa, D'Ambrosio, Marotta, Paris, Zaratti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
448 Presenti
331 Votanti
117 Astenuti
166 Maggioranza
Hanno votato sì 45
Hanno votato no 286
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Invernizzi 1.28, con il parere contrario della Commissione e del Governo, si rimettono
all'Assemblea i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-
SEL e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e di Fratelli
d'Italia.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Invernizzi 1.28
Binetti, De Rosa, Tancredi, Guerra, Caso.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
83
452 Presenti
334 Votanti
118 Astenuti
168 Maggioranza
Hanno votato sì 47
Hanno votato no 287.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.131.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.
Colleghi, vi pregherei di abbassare un po’ il tono della voce, per favore. Prego,
onorevole Cecconi.
ANDREA CECCONI.
Grazie, Presidente. Ho fatto questo tipo di intervento anche in mattinata e ribadisco un
po’ lo stesso concetto, nel senso che già il Senato, come previsto dalla riforma che è
in discussione, avrà ben pochi compiti e sull'operato del Governo avrà dei compiti di
controllo, di verifica, con la possibilità di emettere dei pareri.
Ma se questi pareri dovessero essere contrari o dovessero in qualche modo indicare
che il Senato non è assolutamente d'accordo con quello che il Governo sta facendo,
non esiste...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Cecconi. Colleghi, così però non è possibile. Colleghi !
Prego, onorevole.
ANDREA CECCONI.
... non esiste alcun genere di accorgimento, di sanzione o di strumento affinché questo
parere espresso dal Senato possa in qualche modo arrivare a conoscenza del Governo
per una successiva valutazione, tant’è che rimarrebbe soltanto la Camera dei deputati
l'organo che potrebbe in qualche modo essere impositivo nei confronti dell'operato del
Governo. Con questo emendamento si cerca semplicemente di chiedere che il
Governo sia costretto, su indicazioni del Senato, ad andare nell'Aula del Senato a
riferire e, in qualche modo, ad avere perlomeno una sanzione sulla reputazione
dell'operato del Governo, in maniera tale che il Senato possa fare qualcosa, se mai la
dovesse fare. Infatti, a questo punto ci poniamo anche il problema che possa fare
quello che viene indicato in Costituzione, perché, non essendoci nessuna sanzione,
quello che fa cade completamente nel vuoto, allora ci chiediamo anche quale sia la
motivazione per cui questa Camera debba valutare. Chiediamo che almeno ci sia un
momento in cui il Capo del Governo o il Ministro entri nell'Aula del Senato e ci sia
una pubblicità verso l'opinione pubblica nel dire che il Senato è fermamente contrario
a quello che il Governo sta svolgendo. Così gli stiamo dando almeno un senso,
perché, altrimenti, a questo punto, così com’è si tratta di una competenza che il
Senato ha ma è totalmente priva di senso. Infatti, se devono emettere un documento,
un foglio di carta che dice che i senatori non sono assolutamente contenti di quello
che sta facendo il Governo e tutto finisce lì, francamente credo che i senatori non si
spingeranno neanche a svolgere questo minimo compito, tant’è che forse questo
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
84
emendamento – forse ! – li potrebbe mettere nelle condizioni di avere almeno una
«riscossa» nell'avere il Capo del Governo all'interno dell'Aula che deve giustificare il
suo operato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE.
Grazie, Presidente. A sostegno di quanto detto dal mio collega Cecconi, il motivo per
cui abbiamo proposto questo emendamento è, nuovamente, tentare di dare un senso a
un Senato che di fatto un senso non ce l'ha. L'hanno sottolineato tutti in tutte le salse,
ma né il Governo si è alzato a difendere questa sua proposta né tanto meno
maggioranza e relatori si sono sgualciti più di tanto. Che funzione tentiamo di dare ?
Sappiamo che il Senato ha la competenza di «valutare l'impatto delle politiche
dell'Unione europea sui territori», ma se la valutazione è negativa, che succede ?
Assolutamente nulla, e qui viene il problema. Allora, diamo un senso a questo
controllo e, nel momento in cui lo fa, prevediamo una sorta di sanzione lieve, una
sanzione reputazionale, che consiste nell'obbligo in capo al Governo di andare a
riferire pubblicamente in Senato in caso di valutazione negativa da parte del Senato
medesimo. Quindi, avanziamo una proposta per rendere questo Senato un Senato che
abbia un qualsivoglia senso. Questo – giusto per chiudere, Presidente –, per dire che
siamo tutt'altro che un gruppo che Pag. 54dice costantemente «no», ma facciamo
proposte di ogni genere e la maggioranza manco si degna di guardarci (Applausi dei
deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Toninelli 1.131, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore
di minoranza La Russa e il parere favorevole di tutti gli altri relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Toninelli 1.131
Toninelli, Fanucci, Carbone, Manfredi, Magorno.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
422 Presenti
420 Votanti
2 Astenuti
211 Maggioranza
Hanno votato sì 144
Hanno votato no 276.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
85
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Bianconi 1.103, con il parere contrario di Commissione e Governo, mentre si
rimettono all'Aula i relatori del MoVimento 5 Stelle, di Sinistra Italiana-Sinistra
Ecologia Libertà e Lega Nord, ed esprime parere favorevole il relatore di Fratelli
d'Italia-Alleanza Nazionale.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamento Bianconi 1.103
Grassi, Vazio, Amoddio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
429 Presenti
311 Votanti
118 Astenuti
156 Maggioranza
Hanno votato sì 34
Hanno votato no 277
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quaranta. Ne ha facoltà.
STEFANO QUARANTA.
Presidente, siamo alla votazione dell'articolo 1. Vorrei far riflettere quest'Aula sulle
parole del Ministro Boschi. A mio modo di vedere con una leggera sopravvalutazione
di se stessa e con una conoscenza della storia istituzionale di questo Paese
leggermente approssimativa, ci ha fatto sapere dalle colonne del Corriere della Sera
che sono settant'anni che questo Paese aspetta questa riforma.
Capisco che figure che hanno scritto questa Carta costituzionale... Vorrei citarne
alcuni, anche per dar loro l'estremo saluto con la votazione di questo articolo 1:
Calamandrei, Croce, De Gasperi, Di Vittorio, Einaudi, Pertini, Silone, Togliatti Aldo
Moro. Capisco che questi personaggi, rispetto alla cifra politica del Primo Ministro
Renzi e del Ministro Boschi siano poca cosa, e che quindi sono settant'anni che
aspettavamo di avere questo Governo per rinnovare la nostra Carta costituzionale.
E allora vediamo qual è il prodotto della grande innovazione di questo Governo.
Innanzitutto abbiamo superato il bicameralismo paritario. Bene; come l'abbiamo fatto
? Abolendo il Senato ? No: tenendo un Senato, con quali caratteristiche ? Innanzitutto
un Senato non elettivo; lo vedremo poi meglio all'articolo 2. Quindi la grande
innovazione è che i cittadini non voteranno più per il Senato !
E che tipo di Senato facciamo ? Facciamo un Senato delle autonomie o delle regioni,
senza alcuna riflessione su come funzionano oggi le regioni nel nostro Paese, senza
aver ragionato su quali poteri servono ancora alle regioni; perché è paradossale:
facciamo il Senato delle regioni nel momento in cui togliamo dei poteri alle regioni,
grazie all'abolizione della legislazione concorrente, grazie alla clausola di supremazia.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
86
Facciamo un Senato, ripeto non elettivo, in cui non sono rappresentate le istituzioni
regionali, ma i sistemi politici territoriali; e lo facciamo senza assegnargli alcuna
funzione, perché abbiamo visto come sui poteri specifici delle regioni e delle
autonomie il Senato non ha alcun potere speciale, alcun potere di veto, alcun potere
incisivo.
Mentre paradossalmente diamo invece a questo Senato – che è un ibrido, che sempre
in nome della semplificazione vedrà al suo interno cinque tipologie di senatori – il
potere di riforma della Costituzione. Cioè a un Senato non eletto dai cittadini, di
secondo grado, diamo il potere supremo, che l'articolo 1 dice che spetta ai cittadini
italiani, di riformare la Costituzione. Questo è il prodotto di settant'anni di attesa !
Meno male che è arrivato questo Governo.
L'unico elemento certo di questa riforma non riguarda né il Senato, né il
bicameralismo, nulla: riguarda il fatto che questa riforma produrrà un incredibile
accentramento di poteri su una persona sola. E la cosa che io trovo paradossale è che
queste Aule, quella della Camera e quella del Senato, sostanzialmente danno ragione
al Presidente Renzi, che dice che il Parlamento non conta nulla e ci deve essere un
uomo solo al comando: magari per portare avanti le politiche di austerità o di questa
Europa, in modo tale che se qualcuno un giorno alzerà il telefono da Berlino o da
Bruxelles avrà un fedele esecutore qui in Italia (Applausi dei deputati del gruppo
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha
facoltà.
MAURIZIO BIANCONI.
Signor Presidente, quando si discute di questa pessima legge mi viene sempre in
mente quel proverbio famoso, quella barzelletta, quel modo di dire. Dice: «Quante me
ne ha date, ma quante gliene ho dette». Ecco, io ne ho dette tante ma ne abbiamo
prese tante: perché abbiamo detto in tutti i modi lo scempio che stanno compiendo,
abbiamo spiegato per tutte le angolazioni l'errore istituzionale prima che politico che
viene compiuto; e anche sotto il profilo estetico, formale, che poi in questo caso è
anche sostanza, è commesso con questo obbrobrio che noi andiamo ad approvare.
Voglio soltanto fare due o tre osservazioni. La prima è questa: il Senato è comunque
assemblea, ed è cosa diversa – non mi stancherò mai di dirlo – dalle funzioni di
governo. Noi siamo riusciti con questo Senato a mischiare i poteri assembleari con
quelli di governo delle giunte, dei sindaci, perché ci sono consiglieri regionali e
sindaci all'interno della stessa assemblea. In più abbiamo il retaggio regale ed
imperiali del «regaletto» dei cinque senatori non a vita; perché questi non devono
essere neanche bravi: questi devono essere amici del Presidente ! Quando sono amici
del Presidente, questi possono venire lì ed avere il partitino del 5 per cento all'interno
di questo Senato.
Questa è la prima cosa, la confusione; poi, l'obbrobrio. La terza cosa, al collega che
prima mi ha dato sulla voce sulla questione dell’«esprime pareri», spiegandoci, in
maniera molto soggettiva, che siccome il parere lo esprime già la Camera, noi si
concorre quindi con questo Senato a dare un parere: no, la Camera dà un parere sulle
politiche, non sulle nomine ! Sulle nomine c’è una specificità, un indirizzo unico: la
nomina è un atto, non è una politica, e sulle nomine del Governo la Camera non
esprime pareri. E allora è una, toscanamente parlando, grandissima bischerata !
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
87
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha
facoltà.
DANILO TONINELLI.
Presidente, a me pare veramente poco esprimere un voto contrario del gruppo del
MoVimento 5 Stelle contro questo articolo: pare veramente poco, perché questo
articolo porta con sé l'unico motivo per cui sono stati modificati più di quaranta
articoli della Costituzione. Questo motivo è scritto in due righe del nuovo articolo 55
della Costituzione stracciata: «La Camera dei deputati è titolare del rapporto di fiducia
con il Governo ed esercita la funzione di indirizzo politico». Quello che voleva il
Presidente del Consiglio, segretario del Partito Democratico è solo questo: tutto il
resto è un contorno, per far vedere che questa legislatura aveva un senso. Solo queste
due righe portano in sé il significato di questa riforma; tutto il resto è nulla, se non una
complicanza e un gran pasticcio i cui effetti li vedremo negli anni, ma tanto era solo
questo che contava nel breve termine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5
Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Nuti. Ne ha facoltà.
RICCARDO NUTI.
Presidente, con questo articolo della Costituzione si vede il livello dei nostri
governanti e della maggioranza. Hanno detto per mesi e anni che queste erano le
riforme chieste dei cittadini.
Invece nessun cittadino ha chiesto questo tipo di riforme costituzionali, guarda caso
infatti questa schifezza che state approvando non è stata inserita in nessuno dei vostri
programmi elettorali, siamo arrivati al punto che smaschera il livello istituzionale e
legislativo di questi personaggi che blaterano da mesi parole vuote. L'unica cosa che
vi hanno chiesto i cittadini è di far funzionare il Parlamento, perché quando si ha la
volontà si può far funzionare il Parlamento, e di non rubare più. Invece voi state
continuando a non far funzionare il Parlamento, a fare solo le leggi che fanno comodo
a voi. Questo i cittadini ve lo faranno pagare (Applausi dei deputati del gruppo
MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Richetti. Ne ha
facoltà.
MATTEO RICHETTI.
Signor Presidente, al di là dei toni con cui il collega Nuti ha concluso il suo
intervento, ho apprezzato le riflessioni che hanno accompagnato la valutazione su
questo articolo. Voglio però puntualizzare due aspetti, uno sollevato dal collega
Quaranta e uno dal collega Toninelli. Non si fa il Senato delle regioni nel momento in
cui si depotenziano le regioni, si chiama riordino. Con la Costituzione non ci sono
meno regioni, c’è meno conflitto tra Stato e regioni. Lo dico perché questo è un punto,
anche rispetto alla centralità a cui l'onorevole Quaranta ha guardato dei lavori
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
88
parlamentari, sul quale dovremmo fare un supplemento di riflessione: conta di più o
conta di meno un Parlamento che non è mai arrivato a modificare la Costituzione o
conta di più o conta di meno un Parlamento che oggi, non sotto ricatto alcuno, non
perché è agli ordini dell'uomo solo al comando, ma perché consapevolmente decide di
cambiare la Costituzione in questi termini, sulla quale si può assolutamente essere in
disaccordo ma non certo sulla piena potestà di quest'Aula di assumere
consapevolmente questa decisione ? Un secondo aspetto: sì, Toninelli, è vero. Il
collega ha centrato un punto, volevamo un parlamentarismo nel quale la fiducia fosse
data da una sola Camera, era esplicitamente uno degli obiettivi non solo del PD ma di
tutta la maggioranza. Un'ultima considerazione, Presidente, perché questo è stato un
articolo sul quale ci si è spesso confrontati sul termine «valutazione»: il Parlamento
non eroga servizi, molti emendamenti ci chiedevano di rimettere in capo il
soddisfacimento dei cittadini o il gradimento dei cittadini circa le politiche di livello
superiore, cioè comunitario. Quando si fanno servizi, c’è la customer satisfaction,
quando si fanno le leggi, c’è la valutazione del loro impatto sui territori. È un punto
centrale della differenza tra un'assemblea elettiva di altro livello ed un'Assemblea
legislativa e lo dico perché – concludo – il Parlamento in ogni momento deve avere
contezza della società che sta regolando. Un Parlamento in ogni momento non valuta
genericamente l'impatto delle leggi ma capisce come le leggi stanno trasformando la
società considerato che siamo chiamati a governarla e a produrre norme che la Pag.
57condizionano fortissimamente. Per cui questo primo articolo, su cui il PD darà
ovviamente un voto favorevole, è il caposaldo della riforma che andiamo ad
approvare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE.
Signor Presidente, innanzitutto per far presente che se come dice il collega Richetti
l'obiettivo di dare la fiducia in mano alla sola Camera fosse stato un obiettivo del PD
e della maggioranza, avrebbero dovuto inserirlo nel programma delle elezioni, perché
almeno gli elettori l'avrebbero saputo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5
Stelle) e avreste avuto una legittimazione a farlo. Seconda cosa, non ci sarà un
conflitto tra lo Stato e le regioni, ma questo lo state dicendo voi quando già adesso i
costituzionalisti dicono che non si capisce un tubo di questa formulazione. Non lo
dico io, lo dice gente che di lavoro studia la Carta costituzionale. Inoltre il collega
Richetti – ultima cosa – ha detto che il Parlamento ha deciso di cambiare. Ma che
Parlamento ? L'ha fatto il Governo, questa è una riforma presentata dal Governo e voi
vi siete genuflessi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), avete
accettato questo accordo al ribasso e questo pastrocchio ne è il risultato. Non riuscite
nemmeno a sostenerlo voi, questa ne è la palese dimostrazione (Applausi dei deputati
del gruppo MoVimento 5 Stelle)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Bonafede. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
89
Signor Presidente, il collega Richetti chiede se conta di più o conta di meno questo Parlamento
che sta massacrando la Costituzione. Conta di meno, non ci sono dubbi che conta di meno,
conta di meno perché non è che il peso di un Parlamento lo decide quanto riesce a truffare
della democrazia esistente, il peso di un Parlamento lo decide lo spessore politico (Applausi
dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) di quel Parlamento, la sua capacità di capire che
quando stai modificando la Costituzione cerchi una convergenza vera e un confronto vero con
le altre opposizioni. Non stai lì ad eseguire gli ordini che vengono impartiti da un Presidente
del Consiglio che non è stato eletto da nessuno (Commenti). Per cui, Richetti, questo
Parlamento conta certamente di meno e continua a contare di meno ogni giorno in cui cercate
di defraudare la nostra Repubblica della sua democrazia (Applausi dei deputati del gruppo
MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha
facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ricordare a tutti noi, a me per primo, che
da trent'anni – forse non da settanta ma certamente da trent'anni – questo Paese si
affatica sul tema delle riforme istituzionali, ed è convinzione diffusa – non so quanto
vera, ma certamente diffusa – che il sistema istituzionale attuale non funziona, che
riforme necessarie per il bene comune vengono ritardate per incapacità funzionale che
deriva dal fatto che il principio di rappresentanza ha prevalso in modo eccessivo
sull'esigenza della governabilità. Non commetterò l'errore fatto da qualche collega
poco fa di dire «tutti i costituzionalisti dicono questo», perché non è vero, perché i
costituzionalisti sono tanti, ognuno la pensa in modo diverso dall'altro e dovremmo
cercare di argomentare non con l'autorità di supposti esperti ma con la natura delle
cose. La natura della cosa «Parlamento italiano» ci dice che il Parlamento italiano non
funziona bene, non funziona bene perché il principio di rappresentanza ha
predominato, si parla molto e si decide poco e si decide poco perché c’è un eccesso di
potere e di interdizione di diversi gruppi. Un modo di combattere l'eccesso di potere e
di interdizione è quello di passare da un sistema bicamerale a un sistema
monocamerale. Io non so se questo era scritto nel programma del Partito
Democratico, so che di questo si sta parlando in Italia da lungo tempo ed ho il
sospetto che se un'altra proposta fosse stata avanzata, dai banchi dell'opposizione o di
una parte dell'opposizione oggi si direbbe: ma come, non state facendo la riforma che
serve, perché lasciate tutto com'era prima e i difetti del sistema Italia non verranno
cambiati. Certo, tutto può essere criticato, può darsi che andiamo da un eccesso di
rappresentatività a un eccesso di decisionismo, può essere, lo vedremo e nel caso lo
correggeremo, ma negare che esista un problema, pensare che la vecchia Costituzione
andasse bene così come era, limitarsi a criticare le soluzioni che sono proposte da
questa maggioranza senza avanzare proposte di soluzioni alternative non significa fare
un'opposizione costruttiva che serve al bene del Paese. Ci sono cose che potrebbero
essere fatte meglio ? Ma certo, ma perché non vengono proposte ? Perché c’è un
atteggiamento oppositorio il quale sembra dire che di questa riforma non c'era
bisogno ? Ma signori miei, se in questo Parlamento è presente una componente così
forte come quella dei nostri amici grillini e se, oltre ad una quota di elettorato che li
vota perché non ne può più del vecchio sistema, c’è una quota di elettorato ancora
molto più grande che non vota affatto, vuol dire che il sistema non funziona e quindi
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
90
dei rimedi vanno adottati. Si potevano adottare altri rimedi ? Forse.
Non sono stato io a diffondere l'idea che in questo Paese bisogna realizzare... Ecco
forse noi il vero filo corretto delle riforme l'abbiamo smarrito quando abbiamo tentato
di mettere assieme un principio presidenzialista e un principio parlamentare e su
questo forse abbiamo sbagliato. Questa è la critica che si potrebbe fare, ma non è
questa la critica che ho sentito fino ad ora. Ho parlato troppo ma su questo tema
avremo occasione di tornare nel corso della discussione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Dieni. Ne ha facoltà.
FEDERICA DIENI.
Grazie, Presidente. Il difetto del sistema Italia non è la Costituzione; il difetto del
sistema Italia sono questi partiti, questa maggioranza, la corruzione, il malaffare e il
voto di scambio. Ecco che cosa si dovrebbe sistemare.
Quindi, la Costituzione non la vuole cambiare il Paese, o almeno non la vuole
stravolgere in questo modo. Nessuno ha avuto mandato di stravolgere la Costituzione,
soprattutto un Parlamento incostituzionale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione dell'articolo 1.
Hanno votato tutti ? Onorevole Occhiuto, onorevole Marzana. Onorevole Manfredi, la
richiamo all'ordine... Altri ? Martella, Ginoble. Onorevole Sereni, calma. Altri ? De
Lorenzis, Ruocco. Che fa, onorevole Ruocco, vota ? C’è riuscita ? Altri ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
415 Presenti
412 Votanti
3 Astenuti
207 Maggioranza
Hanno votato sì 274
Hanno votato no 138.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).
Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta
di domani.
Sull'ordine dei lavori (ore 19,35).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
91
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 530 di giovedì 26 novembre 2015
INDICE
Disegno di legge costituzionale: Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario,
la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle
istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della
Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione,
dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 2613-B)
(Seguito della discussione)
(Esame articolo 2 – A.C. 2613-B) ...
Seduta n. 530 di giovedì 26 novembre 2015 .................................................................................... 91
PRESIDENTE. ................................................................................................................................. 92
PRESIDENTE. ................................................................................................................................. 92
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
92
Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429-B –
Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del
numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni,
la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione
(Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione,
dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C.
2613-B) (ore 20,55).
PRESIDENTE.
L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge
costituzionale, già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima
deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in prima 2613-B: Disposizioni
per il superamento del deliberazione, dal Senato: n. bicameralismo paritario, la
riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento
delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II
della Costituzione.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo approvato l'articolo 1.
(Esame dell'articolo 2 – A.C. 2613-B)
PRESIDENTE.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate
(Vedi l'allegato A – A.C. 2613-B).
Non essendovi iscritti a parlare sul complesso degli emendamenti, come stabilito in
sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, il seguito dell'esame del provvedimento
avrà luogo nella seduta di martedì prossimo 1o dicembre, a partire dalle ore 10,30.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
93
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 533 di martedì 1 dicembre Seguito della discussione del disegno di
legge costituzionale: S. 1429-B – Disposizioni per il superamento del
bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il
contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del
CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in
prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione, dalla
Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C.
2613-B) (ore 12).
PRESIDENTE.
L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge
costituzionale, già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima
deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in prima 2613-B: Disposizioni
per il superamento del deliberazione, dal Senato: n. bicameralismo paritario, la
riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento
delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II
della Costituzione.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della
discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi
calendario).
Ricordo che nella seduta del 26 novembre 2015 si è conclusa la fase degli
interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 2.
(Ripresa esame dell'articolo 2 – A.C. 2613-B)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso
presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2613-B).
Invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli
emendamenti riferiti a tale articolo.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza.
Presidente, sull'articolo 2 il parere, per tutti gli emendamenti presentati, è di invito al
ritiro o parere contrario.
PRESIDENTE. Sta bene. Interpellerò i relatori di minoranza su ciascun emendamento.
Emendamento La Russa 2.130.
IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Signora Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore
per la maggioranza.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
94
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.130 La Russa. Ha chiesto di
parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA.
Signora Presidente, tutti gli emendamenti di cui ci siamo occupati nel dare il parere
sono certamente importanti, ma mi permetto di segnalare ai colleghi di questo ramo
del Parlamento questo emendamento, che è il primo all'articolo 2, perché è l'unico
emendamento che, ove venisse approvato, rimedierebbe ad alcune assolute
incongruenze, quelle rimediabili – perché l'essere stato il provvedimento già votato da
questo ramo del Parlamento e da quello del Senato, non ci consente una grande
agibilità nel modificare il testo – per cui le poche cose modificabili ce le siamo dovute
quasi inventare. In particolare questo emendamento, a lungo discusso dagli uffici
della Camera, che originariamente nel testo che era stato loro prima inviato lo
avevano dichiarato inammissibile, è stato alla fine con un po’ di fatica – per non dire
con moltissima fatica – dichiarato ammissibile perché ? Perché è l'unico che cambia
una costruzione che fa acqua da tutte le parti.
Se il testo non venisse modificato, oggi come oggi, noi avremmo un Senato eletto – vi
leggo il testo – dai Consigli regionali, ma oggi si prevede: «in conformità alle scelte
espresse dagli elettori per i candidati consiglieri, in occasione del rinnovo dei
medesimi organi», cioè viene eletto dal Consiglio regionale, ma in conformità di
quello che dicono gli elettori. Quando ? Man mano che si eleggono i consigli
regionali. Come ? Lo dice poi una legge ordinaria che dovrà essere fatta. Cosa
succederebbe ? Succederebbe, nella migliore delle ipotesi, ammesso che la legge di
attuazione sia poi una buona legge, che i senatori sarebbero dei consiglieri regionali
che rimangono in carica a rotazione, cioè man mano che il Consiglio regionale finisce
la propria legislatura cambiano e non si sa bene come vengono sostituiti, cioè bisogna
aspettare l'altra elezione e c’è un periodo di intermezzo. In sostanza, avremmo come
primo effetto che il Plenum del Senato sarebbe largamente compromesso per
determinati periodi, che la sua composizione non sarebbe stabile, ma sarebbe
continuamente variabile e quello che più importa è che i cittadini forse neanche si
accorgerebbero di eleggere dei senatori che sono difatti eletti poi dal Consiglio
regionale in base a come loro hanno votato per il Consiglio regionale, ma tenendo
conto della composizione del Consiglio regionale che – come tutti sanno – è una
composizione fortemente condizionata dalle singole leggi regionali che cambiano
regione per regione, che assegnano premi di maggioranza cospicui, in sostanza
finendo col vanificare completamente quella piccola apertura che avrebbe fatto il
Senato prevedendo: «in conformità alle scelte espresse dagli elettori».
Nella strettoia dell'impossibilità di riproporre quella che per noi è la strada maestra, e
cioè che siano eletti direttamente dai cittadini in occasione dell'elezione del
Parlamento, magari scegliendo tra i candidati solo consiglieri regionali, se questa è la
volontà del legislatore, noi proponiamo un emendamento che cerca di raggiungere per
via indiretta lo stesso risultato, cioè diciamo – sto cercando l'emendamento, vediamo
se riesco a trovarlo – che sono eletti senatori i consiglieri regionali votati
contestualmente all'elezione della Camera dei deputati. Sosteniamo cioè che per
potersi candidare in un'apposita competizione che è contestuale a quella dell'elezione
dei deputati, bisogna essere consiglieri regionali, ma che la votazione è affidata al
corpo elettorale nel momento in cui si votano i deputati. Questo consente di eleggere
sicuramente dei rappresentanti delle regioni, ma consente ai cittadini di scegliere
senza artifizi i senatori che vogliono, senza dover troppo essere condizionati dalle
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
95
leggi regionali e dai premi di maggioranza e soprattutto impedisce che il Plenum sia
modificato e che vi siano delle votazioni continue.
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole La Russa.
IGNAZIO LA RUSSA.
Concludo, Presidente. Si tratta di un emendamento semplice che, se votato, rende
chiarezza e ridà agli elettori un potere che altrimenti questa riforma gli toglie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha
facoltà.
DANILO TONINELLI.
La ringrazio, Presidente. Noi apprezziamo l'emendamento del collega La Russa, ma
vorrei Pag. 29specificare le motivazioni per cui non voteremo favorevolmente, ma ci
asterremo e abbiamo fatto tutta una serie successiva di emendamenti, che va a togliere
quella che secondo noi è una parte non corretta dell'emendamento proposto dal
collega La Russa.
Va benissimo il fatto di collegare strettamente il voto degli elettori per i Consigli ed i
consiglieri regionali con quello dei senatori. Significa dare qualcosa di più di una
semplice scelta di una semplice conformità, come dice questa norma.
Ma quello che non accettiamo, quello che non riteniamo corretto è l'ultimo passaggio
di questo emendamento, quello in cui si lega il numero dei futuri senatori alla
composizione di ciascun consiglio regionale. Perché diciamo questo ? Perché
sappiamo perfettamente che nelle regioni c’è un sistema maggioritario che dà più
della maggioranza assoluta dei seggi a chi vince prendendo un solo voto in più. Ciò
significa che, se un partito che prende il 20 o il 25 per cento, prende il 55 o il 60 per
cento dei seggi in regione e questa percentuale dei membri che costituiscono i consigli
è lo specchio dei futuri senatori, non stiamo rispettando il voto degli elettori, ma
stiamo rispettando gli effetti del premio di maggioranza che è insito nelle leggi
elettorali regionali. È per questo infatti che noi abbiamo proposto emendamenti che
rendono più collegata la scelta dei senatori all'espressione del voto degli elettori,
indipendentemente dagli effetti che il premio di maggioranza crea nell'effettiva
composizione delle poltrone all'interno dei consigli regionali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
La Russa 2.130, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale il
relatore di minoranza per il MoVimento 5 Stelle si è rimesso all'Assemblea e con il
parere favorevole degli altri relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento La Russa 2.130
Folino, Piepoli, Capezzone, Totaro, Casellato, Catania, Fusilli, Massa, Biasotti,
Quaranta, De Maria, Alberti, Benedetti, Palladino, Crimi, Luigi Gallo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
96
Presenti 463
Votanti 380
Astenuti 83
Maggioranza 191
Hanno votato Si 80
Hanno votato No 300
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gelmini 2.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO.
Grazie, Presidente. Per dichiarare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia
sull'emendamento a prima firma Gelmini, ma anche per cogliere l'occasione per
chiarire che noi voteremo favorevolmente anche alcuni dei successivi emendamenti
che mirano a correggere il testo che ci ha restituito il Senato.
L'articolo 57, per come modificato nell'altro ramo del Parlamento, come tutti sanno,
stabilisce i criteri di elezione dei nuovi senatori e, nel farlo, stabilisce che i senatori
eletti verranno scelti in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati
consiglieri. Ora, questa locuzione per noi può generare seri dubbi interpretativi, che
non sarebbero degni di un dettato costituzionale.
Con l'emendamento in questione allora chiediamo che la scelta dei senatori debba
passare necessariamente per l'indicazione degli elettori in base all'ordine di lista, in
modo da individuare in maniera più chiara, in occasione delle elezioni regionali, chi
concorrerà alla carica di senatore.
Per questa ragione, noi voteremo a favore di questo emendamento, ma voteremo
favorevolmente anche gli emendamenti successivi che vanno a modificare questa
locuzione pericolosa, rischiosa e foriera di dubbi interpretativi che è stata inserita al
Senato. Che significa «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati
consiglieri» ? Secondo noi, questo articolo 57 crea fortissimi dubbi, che non saranno
dipanati nemmeno dalla legge costituzionale, e per questa ragione voteremo a favore
di questo e di alcuni altri emendamenti che a questo seguiranno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Gelmini 2.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e con il parere favorevole degli altri relatori di
minoranza.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Gelmini 2.1
Blazina, Magorno, Formisano, Calabria, Marotta, Amoddio, Berlinghieri. Amoddio
ha fatto. Mi sembra che abbiano votato tutti.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
97
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Presenti 461
Votanti 441
Astenuti 20
Maggioranza 221
Hanno votato Si 79
Hanno votato No 362
(Il deputato Baroni ha segnalato di essersi astenuto mentre avrebbe voluto esprimere
voto contrario. Il deputato Marrocu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere
voto contrario).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Centemero 2.2 e Invernizzi 2.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.
CRISTIAN INVERNIZZI.
Grazie, signora Presidente. Guardi, con tutti questi emendamenti presentati dalle
opposizioni si vuole semplicemente sottolineare un dato secondo noi evidente, ma che
purtroppo così invece non pare alla maggioranza. Sappiamo tutti quello di cui stiamo
discutendo ed è il punto sul quale al Senato, se dobbiamo credere a quello che i
giornali all'epoca riportavano, c’è stato il maggiore scontro, la maggiore frizione
interna allo stesso Partito Democratico. E la formula che ne è scaturita dal Senato
parrebbe – perché anche in questo caso dobbiamo fare affidamento sostanzialmente
alle cronache giornalistiche – essere il risultato dell'accordo interno al Partito
Democratico che, da una parte, cioè dalla parte dei renziani, della maggioranza,
voleva assolutamente garantire l'elezione indiretta dei senatori e dalla parte della
minoranza, invece esigeva una garanzia costituzionale circa l'elettività dei senatori in
conformità alla volontà elettorale espressa dal popolo nelle elezioni. Ne è scaturita
una norma che è obiettivamente di difficile comprensione. Io chiedo, quindi, a questo
punto, un'interpretazione autentica, cioè da coloro che questo lodo l'hanno stretto.
Chiedo alla minoranza dal Partito Democratico di spiegare in parole povere e in modo
chiaro, così come dovrebbe essere un'esegesi fondata sulla semplicità della
spiegazione, soprattutto quando parliamo di Costituzione, che cosa significa l'articolo
2, comma quinto, così come risulta. Si parla, infatti, della durata dal mandato.
Leggiamolo: «La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi
delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti virgola». E già, secondo me, qua
la virgola pone dei problemi interpretativi. E continua: «in conformità alle scelte
espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei
medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge di cui al sesto comma».
Non vedo perché non dovremmo credere agli allora proclami della minoranza del
Partito Democratico; era per loro di fondamentale importanza perché comunque la
loro formazione si basa su quanto è scaturito dalla Costituzione che ha seguito il
ventennio fascista, Costituzione fondata su dei principi assolutamente imprescindibili
della Resistenza e della democraticità, eccetera, eccetera, eccetera.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
98
Io vorrei capire se questa formula, a loro avviso, effettivamente garantisce che i
senatori saranno diretta o, comunque, se non diretta, indiretta espressione della
volontà popolare. Perché messa così questa formulazione vuol dire tutto e vuol dire
nulla, soprattutto se letta in combinato disposto con il comma successivo. È già stato
rilevato dagli interventi precedenti come sia praticamente impossibile, stante le
diverse leggi elettorali vigenti nelle varie regioni, garantire che la composizione dei
vari consigli regionali sia direttamente proporzionale alla volontà espressa dagli
elettori. C’è già il premio di maggioranza che, attribuendo una rappresentanza
maggioritaria al presidente che viene eletto, impedisce la diretta corrispondenza tra
voto e composizione in consiglio regionale. E quello che sinceramente mi lascia
perplesso è che il frutto del compromesso, come quasi sempre avviene, si tramuta in
una disposizione legislativa fumosa, non comprensibile – e mi avvio alla conclusione
– e foriera a mio avviso di qualunque tipo di interpretazione. Messa così questa norma
non vuol dire assolutamente nulla; messa così, come sanno anche gli esponenti della
minoranza del Partito Democratico, la garanzia che vi sarà collegamento tra senatori
eletti e voto espresso dai cittadini non esiste. Io non so che tipo di legge voi andrete a
fare, ossia questa legge che dovrà essere approvata, sia dalla Camera, che dal Senato.
Ma veramente sarà un esercizio di fantasia legislativa...
PRESIDENTE. Deve concludere.
CRISTIAN INVERNIZZI.
Mi avvio veramente a conclusione, Presidente. Dicevo che sarà un esercizio di
fantasia legislativa che ho la curiosità di leggere. Ma, soprattutto, ho la curiosità di
vedere come questa fumosa interpretazione verrà tradotta in atto normativo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha
facoltà.
DANILO TONINELLI.
Grazie Presidente, partendo dal presupposto che una norma del genere non sia
migliorabile, noi comunque voteremo favorevolmente a questi identici emendamenti.
Diciamo non sia migliorabile perché specificare come gli elettori andranno a scegliere
i nuovi senatori all'interno delle stesse elezioni regionali, come ha scritto la
maggioranza «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati
consiglieri», è praticamente impossibile. Quantomeno questi identici emendamenti,
che cosa dicono ? Sembrano dare più incidenza alle scelte degli elettori al momento
delle votazioni dei consigli regionali. Come ? Separando in due liste la votazione dei
consiglieri dei consigli regionali rispetto alla votazione dei nuovi senatori. Due liste
significa che c’è più espressione di volontà popolare, di scelta popolare da parte dei
cittadini. Non dico che c’è, ma c’è qualcosa di più rispetto al nulla del potere che i
cittadini come elettori hanno nella scelta effettiva di chi mandare tra i consiglieri
regionali in Senato a ricoprire la carica di nuovi senatori. Questa delle due liste è una
delle tante ipotesi – non si sa quali verranno scelte – che si potranno applicare nella
scrittura della futura legge elettorale del nuovo Senato. Dire che ci sono tante ipotesi
per scrivere una legge significa dire che questa legge è stata scritta con i piedi
(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
99
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha
facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA.
Il fatto che questi identici emendamenti siano stati dichiarati ammissibili significa che
non contrastano con il comma 6 dell'articolo 2, che prescrive che in qualche modo si
tenga conto della composizione del consiglio regionale. Allora, se non contrastano
con la norma che dice come deve essere la legge ordinaria di attuazione, ci sembra
che siano ottimi emendamenti. In sostanza, gli identici emendamenti dicono che
quando l'elettore, sia pure in concomitanza con le elezioni regionali, cosa che per noi
rimane un errore, andrà a scegliere contestualmente anche i senatori, almeno gli sarà
chiaro chi sono i candidati che aspirano a diventare senatori e deciderà lui tra quei
candidati con il metodo proporzionale chi e quanti sono. Non deciderà dopo il
consiglio regionale, in base a qualche alchimia o a qualche accordo dietro le spalle
degli elettori. Per questo motivo, voteremo a favore di questi emendamenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sanna. Ne ha
facoltà.
FRANCESCO SANNA.
Essendo noi alla quarta lettura parlamentare del testo di riforma costituzionale,
abbiamo – stavolta lo dico senza aggettivi – il dovere di guardarci all'indietro e vedere
da dove nascono anche le impostazioni lessicali che stiamo osservando. Il Senato ha
discusso abbondantemente su questo punto e noi non abbiamo necessità – io credo –,
di sviluppare tesi legittimamente differenti, come quelle che abbiamo ascoltato nella
presentazione e nella spiegazione degli emendamenti e di ridicolizzare quello che è
stato fatto in quella sede. È stata semplicemente ricondotta ad una razionalità di
sistema un'impostazione per la quale il consiglio regionale dà mandato ad alcuni
consiglieri regionali – e li elegge senatori – di rappresentare quella istituzione nel
Senato della Repubblica, ma, al tempo stesso, quel consiglio regionale sarà vincolato,
nella scelta delle singole personalità da mandare in Senato, a quanto hanno indicato
gli elettori in sede di elezioni regionali.
Questo vuol dire conformità. Vorrei ripeterlo con le parole della senatrice
Finocchiaro: non è che questa espressione sia sconosciuta al linguaggio giuridico e
anche al lavoro che facciamo noi. Quando nella riforma costituzionale si parla di
doppia conformità cosa significa ? Significa identità delle cose che si sono votate in
una prima occasione e identità delle cose che si sono votate in una seconda occasione.
Per trasportare il concetto nell'ambito elettorale funzionerà così: i cittadini elettori
della Lombardia, della Sicilia, delle Puglie, durante le elezioni regionali, sulla base di
una legge regionale che verrà fatta secondo i principi di una legge ordinaria, che verrà
scritta dalle Camere in tempi immediatamente successivi all'avvenuta inefficacia della
riforma costituzionale, indicheranno, attraverso meccanismi elettoralmente acconci,
ma che non dobbiamo stabilire noi adesso in Costituzione – come vorrebbe fare,
invece, l'emendamento dei colleghi –, e successivamente ci sarà un mandato,
un'investitura, una ratifica da parte del consiglio regionale. Esattamente come – lo
voglio dire all'onorevole la Russa – ai tempi della legge che porta il nome di un
esponente politico della sua parte, l'onorevole Tatarella, si faceva per l'elezione del
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
100
presidente della regione, eletto direttamente dai cittadini e confermato in un mandato
di voto da parte dei consigli regionali. Si farà esattamente così.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne
ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Sarei grato ai colleghi di maggioranza se parlassero in modo comprensibile. La
domanda che si fa il popolo italiano e che ci facciamo noi è la seguente: i senatori
saranno eletti dal popolo o saranno eletti dai consiglieri regionali e tra i consiglieri
regionali ? Questa è la domanda che ci poniamo tutti e non possiamo nasconderla
dietro una serie di arzigogoli. Il testo, nella parte in cui non è stato emendato, è
chiarissimo. Dice che i senatori vengono eletti tra i consiglieri regionali e non c’è –
poi ne parliamo – emendamento che tenga, oppure pasticcio che tenga, che possa
eludere quanto è scritto al terzo comma: i consigli regionali – abbrevio – eleggono,
con metodo proporzionale, i senatori tra i propri componenti e nella misura di uno per
ciascuno. Poi, il sesto Pag. 33comma ribadisce: con legge approvata da entrambe le
Camere sono regolate le modalità di attribuzione dei seggi e di elezione dei membri
del Senato della Repubblica tra i consiglieri e i sindaci.
Quindi, questo è un punto fermo da cui l'interprete non potrà discostarsi. Vediamo,
invece, il pasticcio che è stato fatto al Senato, o meglio, il presunto compromesso che,
invece, è una resa incondizionata, utilizzando una espressione equivoca e, comunque,
un linguaggio banale. Cosa significa «i consiglieri regionali eleggeranno i senatori in
conformità alle scelte espresse dagli elettori» ? Ci voleva la scienza di chi ha fatto il
compromesso per scrivere che il consiglio regionale, quando voterà, voterà con i
propri voti e quindi, naturalmente, in riferimento ai voti che ognuno di essi ha avuto ?
Praticamente, se la maggioranza è dieci, ci sarà l'espressione di dieci voti – è una
banalità senza fine, che è veramente vergognosa all'interno di un testo costituzionale –
, in conformità – badate bene – alle scelte espresse dagli elettori per i candidati
consiglieri. Appunto ! Gli elettori eleggono i propri candidati consiglieri in
riferimento a quelli che sono i propri desiderata. E quando lo fanno ? In occasione del
rinnovo dei medesimi organi. Salute, eccetera eccetera. Quando lo devono fare, se non
in occasione del rinnovo degli organi ? Ma che testo costituzionale è questo ? Che
testo costituzionale è questo (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra italiana –
Sinistra Ecologia Libertà e Misto – Conservatori e Riformisti) ? Questa è la domanda
che tutti si devono porre. Altro che testo costituzionale, questo è un vergognoso
pasticcio e mi meraviglio che abbiano collaborato menti eccelse, all'interno del Senato
e fuori dal Senato, per fare un compromesso.
Ma quale compromesso ? Quale compromesso ? Dite che si è trattato di una resa
incondizionata di coloro i quali hanno fatto finta di opporsi per poter meglio
mercanteggiare le proprie posizioni (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra italiana
– Sinistra Ecologia Libertà e Misto – Conservatori e Riformisti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha
facoltà. Le chiedo la cortesia di essere sintetico, perché dobbiamo fare quest'ultimo
voto per sospendere la seduta e allestire le cabine.
MAURIZIO BIANCONI.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
101
Non mancherò di sintesi per dire che l'onorevole Sannicandro, da giurista qual è, ma
bastava la laurea, penso, non un di più, ma forse anche diritto all'istituto, ha
perfettamente capito che il pasticcio è evidente. È un pasticcio fatto male, nel quale
non solo – non solo ! – si prende in giro l'elettore dicendo che elegge ciò che non
elegge, ma si prende in giro anche il diritto del consigliere regionale di eleggere,
perché lo deve fare in conformità. Quindi, dovrebbe fare un atto dovuto. Il che
significa che il consigliere regionale elegge, ma con un atto dovuto, quindi ha le mani
legate anche il consigliere.
Con un testo così incasinato – uso una frase che è proprio il massimo, una parola che
è proprio il massimo, che rende veramente conto del presunto accordo –, noi
dobbiamo registrare – ecco perché ho chiesto di prendere la parola – che oggi uno che
viene chiamato e indicato a fare il giudice della Corte costituzionale, da circa un anno,
un anno e mezzo, sta dicendo che questo è un ottimo testo, che meglio non si poteva
fare, che il compromesso è una cosa micidiale fatta benissimo. Noi dovremmo
mandare in Corte costituzionale chi già decise che questo casino diventi la
Costituzione del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Misto –
Conservatori e Riformisti).
PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, ormai ha finito, non ho fatto in tempo nemmeno a
richiamare il suo linguaggio. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici
emendamenti Centemero 2.2 e Invernizzi 2.3, con il parere contrario della
Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamenti Centemero 2.2 e Invernizzi 2.3
Intanto che i colleghi votano, mi è particolarmente gradito informare l'Aula che il
collega Filippo Crimì, in questi giorni, è diventato padre della piccola Sofia. Alla
bambina, alla mamma e al nostro collega vanno gli auguri di tutta l'Aula (Applausi),
che ristabiliscono anche l'unanimità, come avete visto.
Di Lello, Montroni, Lattuca, Sisto, Giancarlo Giordano, Fossati, Simoni.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Presenti 458
Votanti 454
Astenuti 4
Maggioranza 228
Hanno votato Si 160
Hanno votato No 294
Sospendiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, per consentire
l'allestimento delle cabine per la votazione dei giudici della Corte costituzionale da
parte del Parlamento in seduta comune, prevista a partire dalle ore 13. La seduta della
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
102
Camera è sospesa e riprenderà al termine della riunione del Parlamento in seduta
comune.
La seduta, sospesa alle 12,40, è ripresa alle 18,15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i
deputati Adornato, Alfreider, Amici, Artini, Bindi, Bratti, Bueno, Capelli, Catania, De
Menech, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Fraccaro, Giancarlo Giorgetti, La Russa,
Losacco, Lupi, Manciulli, Mazziotti Di Celso, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio,
Realacci, Rosato, Sanga, Santerini, Scalfarotto, Spadoni, Tabacci e Villecco Calipari
sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente centotré, come risulta dall'elenco
depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto
della seduta odierna.
Si riprende la discussione. (Ripresa esame dell'articolo 2 – A.C. 2613-B)
PRESIDENTE. Ricordo nella parte antimeridiana della seduta sono stati da ultimo respinti
gli identici emendamenti Centemero 2.2 e Invernizzi 2.3.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Centemero 2.4 e Scotto
2.100.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.
MATTEO RICHETTI.
Grazie. In parte riprendo le considerazioni fatte dal collega Sanna sul punto
precedente. La formulazione trovata dal Senato, infatti, in maniera inequivocabile
crea un collegamento tra l'espressione dei cittadini in sede di votazione e di rinnovo
dei consigli regionali...
PRESIDENTE. Mi perdoni, collega Richetti. Colleghi, abbassiamo il tono della voce, per
favore ! Sta parlando un collega.
MATTEO RICHETTI.
...ed il consiglio regionale stesso, Presidente, che deve individuare i senatori sulla
base dell'espressione in maniera esplicita contenuta nel testo costituzionale che stiamo
approvando. Questa è, a nostro parere, la sintesi più chiara, ma che ha un esplicito
rimando al proprio interno ad una legge che va a puntualizzare ciò che gli identici
emendamenti espongono, ovvero il metodo – in questo caso si fa riferimento a quello
proporzionale – e il suffragio diretto, che sarà regolamentato dalla legge a cui rimanda
l'articolo 2 della legge costituzionale in discussione. E, quindi, voteremo contro questi
identici emendamenti perché, a nostro parere, all'interno della Costituzione devono
esserci i criteri e le modalità che poi troveranno attuazione nella legge ordinaria di
riferimento.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
103
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quaranta. Ne ha
facoltà. Colleghi, se riusciamo a prendere posto e ad abbassare il tono della voce,
grazie.
STEFANO QUARANTA.
Grazie Presidente, intervengo su questi identici emendamenti perché parliamo di un
tema serio che merita di essere approfondito in modo adeguato. L'articolo 2 della
riforma tratta due temi fondamentalmente: la composizione del Senato e come questo
Senato viene eletto. Ora, con gli emendamenti che i gruppi di opposizione in
particolare hanno cercato di costruire, il tema è stato quello di trovare il tecnicismo
che consentisse l'elezione diretta dei senatori. Ma, in realtà, prima di questi tecnicismi
volti a modificare la proposta del Governo, bisognerebbe affrontare un tema che
invece è un tema di fondo, che riguarda la coerenza e la serietà di questa riforma.
Infatti, badate bene, il punto non è prevedere o meno l'elezione di secondo grado; ci
sono dei sistemi, come ad esempio quello tedesco, che prevedono le elezioni di
secondo grado ed è assolutamente legittimo e comprensibile in quel tipo di sistema.
Infatti, i casi sono due: o il Senato rappresenta le istituzioni regionali, i governi
regionali e, allora, ci può stare anche l'elezione di secondo grado, oppure, se invece
vogliamo rappresentare il sistema politico locale, come nel caso della riforma, tant’è
vero che abbiamo i 95 più 5, cosa che abbiamo già visto nella composizione di questo
Senato, allora, se appunto dobbiamo rappresentare il sistema politico locale, non si
capisce perché sia negata l'elezione diretta da parte dei cittadini. Quindi, anche qui
non si tratta di fare delle battaglie ideologiche, ma si tratta di essere d'accordo con se
stessi, di dare un minimo di coerenza a una riforma che non ce l'ha, perché si è scelto
di non rappresentare le istituzioni regionali, ma, al contempo, non si fanno votare i
cittadini. O è l'una o è l'altra. Anche l'articolo 2 si dimostra solo un pasticcio frutto di
un compromesso incomprensibile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha
facoltà.
DANILO TONINELLI.
La ringrazio, Presidente. Innanzitutto, è fondamentale sfatare il mito che siamo di
fronte ad un'elezione indiretta dei nuovi senatori. Ed è con un semplice esempio che
possiamo dimostrare che non si tratta di un'elezione indiretta perché, se la votazione
che i consigli regionali fanno dei nuovi senatori all'interno dei consiglieri è
un'elezione indiretta, significa che il Presidente della Repubblica è eletto
indirettamente dai cittadini. E non sembra a me, sinceramente, che si possa affermare
che il Presidente della Repubblica in Italia sia eletto indirettamente. Quindi, ciò che
abbiamo di fronte non è né a un'elezione indiretta, né una elezione.
Siamo di fronte ad una nomina fatta dalla classe politica più corrotta della storia della
Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che sono i
consiglieri regionali, i quali tra di loro, in base al maggior numero di pendenze penali
che portano sulle spalle e che si portano su quel treno che, dalla città in cui salgono
per arrivare a Roma, per trasformarsi in senatori e pigliarsi l'immunità parlamentare,
si spogliano di questo peso, cioè delle pendenze penali. Dunque, chi ne ha di più sarà
quello che, con tutta probabilità, avrà le maggiori chance di diventare senatore.
Quindi, scordiamoci l'elezione diretta, scordiamoci l'elezione indiretta,
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104
scordiamoci l'elezione: è la nomina di coloro che sono i più corrotti dalla storia della
Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha
facoltà.
MAURIZIO BIANCONI.
Grazie, Presidente. Io penso che in quest'Aula non ci sia nessuno che possa dire che io
difendo, in qualche modo, questa pessima riforma, ma cerco di farla per i suoi
contenuti oggettivi e non per queste valutazioni soggettive che io ho sentito adesso.
Fra i tanti consiglieri regionali che dal 1970 fanno il loro mestiere – e quelli delle
regioni a statuto speciale anche da prima –, vi sono tantissime persone perbene che
hanno dedicato la loro vita alla politica, alla gente e che sono andate a cercarsi i voti.
Squalificare la classe dirigente di questo Paese in questo modo non è salvare il
sistema: è di una parte fare l'intero e, dopo avere fatto l'intero, creare il discredito
generale e, dopo che si è creato il discreto generale sulle istituzioni, pretendere di fare
Costituzioni che difendano le istituzioni e che non seguono, invece, l'andazzo
generale del discredito generale che si è provocato.
Non è un giro di parole, ma chi fa così e non difende le istituzioni per quello che sono
oggettivamente, attaccando i meccanismi sbagliati ma cercando di fare scandalo sulle
persone, non fa altro che aiutare chi compie questi danni che si stanno facendo con
questa Costituzione. Non fa che aiutare un populismo stolto di piazza, che farà fuori le
istituzioni e ci lascerà in pasto a chi ha più soldi, a chi ha più potere e a chi ha più
finanza.
Io l'ho detto più di una volta: dobbiamo essere critici, forti, determinati, onesti, ma
mai e poi mai cedere al gioco così facile dello scandalismo, che fa di tutta l'erba un
fascio, offendendo chi si è dedicato alla politica perché alla politica crede e di
difendere la gente ne ha fatto uno scopo della vita.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha
facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA.
Grazie, Presidente. Io tornerò al contenuto dell'emendamento e alla critica che è
venuta da chi, invece, difende l'attuale testo che ci è stato rimandato dal Senato. È
stato detto qui, dal banco del Comitato dei nove, che non si può modificare
sostanzialmente, perché c’è già il principio, espresso immagino, che intende dire, nel
comma 6 di questo articolo, che vi è una legge di attuazione e che ci penserà la legge,
perché noi vogliamo stabilire nella Costituzione solo dei criteri generali.
Io mi sono guardato la Costituzione, così come la vogliamo riformare, e tutti gli
articoli che vanno a modificare il vecchio testo sono zeppi non di principi ma di
dettagli (anche e della ipotesi minore). Ma c’è anche il comma modificato dal Senato
– «La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle
istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti (...)» – mentre la legge che dovrebbe
poi attuare la Costituzione, quella ordinaria, dice che con legge approvata da entrambe
le Camere sono regolate le modalità di attribuzione dei seggi e di elezione (...) tra i
consiglieri e i sindaci, nonché quelle per la loro sostituzione (...)».
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
105
Se c'era questa norma, che bisogno c'era di dire che durano tanto quanto durano i
Consigli regionali ? È un dettaglio non da Costituzione. Tutto il testo che avete
inserito vuole trasformare questa nostra Costituzione in una legge ordinaria. Utilizzate
sempre ed esclusivamente tale linguaggio. Basta guardare la lunghezza degli articoli.
Guardate i nuovi articoli introdotti e guardate il testo originario della Costituzione.
L'articolo che qui ci riguarda era di tre righe e diventa di una pagina, proprio perché
cercate di piegare la Costituzione agli interessi di parte e la vicenda del Senato è la
questione più palese. Non si tratta di consiglieri regionali, di quelli corrotti o di quelli
non corrotti: qui si tratta di creare una Camera, la seconda Camera, con competenze
ancora importantissime, la cui composizione in tempi brevi – in tempi medi o in tempi
lunghi non lo sappiamo – sia predefinita a vantaggio di un'area di sinistra governativa.
Questo si sta facendo. Si sta fotografando l'attuale situazione delle regioni e l'attuale
situazione delle sindacature, ma in questo momento, in tempi brevi e medio-brevi, a
chi conviene questa composizione ? A chi conviene ? A chi sicuramente, in Emilia, in
Toscana, al momento in Piemonte, al momento in Puglia, al momento in Sicilia,
governa coi premi di maggioranza la regione e che quindi potrà, in tempi brevi,
immaginare di avere un grande vantaggio attraverso quella che è «un'elezione
imbroglio» dei senatori. Infatti, se da un lato si dice che è in conformità alle scelte
degli elettori, dall'altro lato si dice che, però, queste scelte devono poi tenere conto
della composizione del consiglio regionale, cioè gli elettori possono scegliere quello
che vogliono ma alla fine, con la norma di chiusura, tali scelte devono essere,
comunque, in sintonia con la composizione dei consigli regionali e, se in Toscana,
grazie al premio di maggioranza e non solo, la sinistra ha una stragrande
maggioranza, gli elettori magari avranno voglia di bocciare i candidati della sinistra,
ma il maggior numero di senatori che quella regione esprimerà comunque sarà di
sinistra. Questo è l'imbroglio !
Non fate finta di non capire. Accettate emendamenti come questi che vi dicono che
sia, sì, espressione della regione, ma lasciamo veramente decidere ai cittadini, per
esempio con un rapporto eletto-elettori di tipo proporzionale. Non è mio questo
emendamento perché ne avevo proposto uno a mio avviso migliore, ma va bene anche
questo. Ed è per ciò che vi invito o a votarlo e, se non lo votate, perlomeno a non
ammannirci sciocchezze e bugie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici
emendamenti Centemero 2.4 e Scotto 2.100, con il parere contrario della
Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamenti Centemero 2.4 e Scotto 2.100
Ci siamo ? Rizzetto, Fanucci, Ciracì, Sandra Savino. Rizzetto è riuscito a votare ?
Provi a votare. L'onorevole Fanucci, sta votando. Sisto.
Presenti 467
Votanti 462
Astenuti 5
Maggioranza 232
Hanno votato Si 166
Hanno votato No 296
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
106
Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 2.101.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI.
Grazie Presidente, innanzitutto vorrei specificare che affermare che i consiglieri
regionali sono la categoria che è stata più interessata da procedimenti, quantomeno
per spese pazze, è dire un dato di fatto. Per evitare semplicemente che si dica questo,
sarebbe stato sufficiente non dare l'immunità parlamentare ai nuovi senatori (Applausi
dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il fatto che sia stata data – permetteteci
– ci fa pensare e sospettare. Il fatto che sia stata data ad una figura che dovrebbe
rappresentare gli enti territoriali e che non rappresenta la nazione – perché solo i
deputati della Repubblica rappresentano la nazione – ci fa pensare male. Va bene ?
Detto questo, noi stiamo oggi trattando di quella modifica che è stata fatta al
Senato, ovverosia di quel tentativo farlocco, finto e offensivo di dire che la votazione
da parte dei consigli regionali dei nuovi senatori è fatta in conformità alle scelte
espresse dai cittadini. È già stato detto che è una finta elezione indiretta ed addirittura
è una finta elezione. Ma questo – ricordiamolo, perché è stato già detto, ma è
fondamentale ribadirlo – è stato il punto di incontro all'interno del partito di
maggioranza, tra la corrente maggioritaria del partito e la corrente minoritaria, ovvero
la minoranza del partito di maggioranza ha accettato l'accordo di questa inutile e
falsissima scelta dei cittadini dei consiglieri regionali da scegliere e da trasformare in
senatori, ben sapendo che poi tutto è rimandato ad una legge ordinaria, legge ordinaria
che viene fatta dal partito di maggioranza, che la può fare come gli pare e piace.
Quindi il dato politico è: nel momento in cui Verdini ha costituito il suo gruppo
parlamentare al Senato, la minoranza ha calato le brache e ha accettato questo
emendamento inutile e offensivo per l'elettività diretta reale dei senatori – perché non
lo è – accettando questo accordo.
Detto questo, Presidente, noi che cosa presentiamo con questo emendamento ?
Cerchiamo di vincolare maggiormente la scelta dei cittadini ovvero che la loro scelta
si tramuti in una trasformazione di un consigliere regionale in un senatore. Ma
soprattutto, siccome si rimanda tutto ad una legge bicamerale – la scrittura della
nuova legge elettorale per il nuovo Senato sarà una legge bicamerale a maggioranza
semplice –, noi quantomeno, siccome la maggioranza che avete è assoluta grazie ad
un premio di maggioranza dichiarato incostituzionale, diciamo di aumentare la quota
di maggioranza e chiediamo che la legge, la nuova legge elettorale del Senato,
quantomeno venga approvata a maggioranza. Ci sembra una semplicissima iniezione
di democrazia in un sistema totalmente antidemocratico e, ahinoi, non capiamo perché
ci state rispondendo negativamente. Vorremmo una spiegazione dal partito di
maggioranza. Sappiamo che ovviamente non voterete favorevolmente. Quantomeno
prendete atto del fatto che votare a maggioranza assoluta e non a maggioranza
semplice una legge così importante è una buona idea (Applausi dei deputati del
gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne
ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
107
Signor Presidente, vorrei dire al collega Toninelli che voterò e voteremo a favore di
questo emendamento. Però, se è consentito, con stima, – onorevole Toninelli,
davvero, lei sa che la ascoltiamo con attenzione – il problema non è che ci siano uno o
più consiglieri regionali corrotti o non corrotti. Non è questo il cuore del problema. Il
cuore del problema, su cui le opposizioni devono sfidare in positivo e in modo
intelligente la maggioranza, è se si stia scrivendo una buona Costituzione o no. La
nostra valutazione è che si stia scrivendo una pessima Costituzione pasticciata e credo
che in cuor loro tanti rappresentanti della maggioranza e anche tanti rappresentanti
dell'attuale minoranza – alcuni dei quali oggi gridano a regime dopo avere invece
votato per questo testo costituzionale e sbagliando – rimpiangono di non avere
approvato gli emendamenti che noi conservatori e riformisti abbiamo proposto dal
primo minuto. Ed era la proposta dell'abolizione secca del Senato, che avrebbe fatto
chiarezza, che sarebbe stata una cosa comprensibile per l'opinione pubblica. Lo dico
con vero e autentico rispetto per la maggioranza e per le intenzioni riformatrici
pronunciate dal Presidente del Consiglio.
Noi comprendiamo anche la semplificazione della politica e l'idea di un referendum in
cui dire: c’è il nuovo contro il vecchio, chi vuole cambiare contro chi non vuole
cambiare. Sappiamo che nel mondo si assiste a una trasformazione della politica in X
Factor, nel senso peggiore, ma anche a volte nel senso non peggiore del termine. Si
tratta di votare sull'emozione, sul sentimento, su quello che crea simpatia e senso di
coinvolgimento. Però, attenzione, perché l'eccesso di superficialità poi si paga. Non si
può confidare nel fatto che gli elettori siano distratti, che bevano una cosa un minuto e
poi, dopo, se la dimentichino. No ! Poi, dopo, la realtà si prende il sopravvento sulle
superficialità. Questo è accaduto al centrodestra, che poi lo ha pagato tutto insieme.
State attenti, rischiate di pagarlo anche voi. È successo sulla province e ora la gente si
accorge che le province sono ancora lì. L'unica cosa che non c’è più sono le elezioni
per le province. Poi si accorgeranno che il Senato è ancora lì. L'unica cosa che non ci
sarà saranno le elezioni per il Senato e ci sarà questo pasticcetto di organo politico,
che state privando di competenze e che allora cercherà di innescare polemiche e
contenzioso politico con la Camera vincente e con la maggioranza vincente del
momento. E quanto meno potere istituzionale avrà, tanto più cercherà di fare chiasso e
confusione.
Allora, signor Presidente, la prego. Io ho avanzato molte critiche all'atteggiamento
delle opposizioni, di noi opposizioni, però signori della maggioranza – e mi avvio alla
conclusione – state attenti. Infatti domani potete fare un tweet e dopodomani potete
fare una dichiarazione al TG e dire che la cosa è andata, ma tra qualche anno, quando
si leggerà questa Costituzione, questo pasticcio, sarà letta come un sigillo di
superficialità e di incompetenza vostra e di un'intera classe dirigente (Applausi dei
deputati dei gruppi Misto-Conservatori e Riformisti e Sinistra Italiana-Sinistra
Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne
ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Noi, come è stato già detto dal collega Quaranta, voteremo a favore dei numerosi
emendamenti contenuti nelle pagine seguenti, emendamenti proposti dal MoVimento
5 Stelle, emendamenti proposti da Forza Italia e emendamenti proposti da noi, che
hanno tutti, tutti, una caratteristica, ovvero la caratteristica, per così dire, di tentare di
reintrodurre una qualche forma di elezione diretta dei senatori. Infatti, come abbiamo
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
108
già abbondantemente illustrato questa mattina, il testo è chiaro nonostante il diversivo
introdotto dal Senato. Il testo è chiaro perché dice che i consigli regionali saranno
eletti dai senatori tra i propri componenti. E qui faccio mie le osservazioni fatte dal
collega Toninelli. Quindi saranno eletti tra i propri componenti e nella misura di uno
per ciascuno e via dicendo. Quindi è chiaro, non c’è ombra di dubbio.
Però poi al Senato sono state introdotte quattro righe, che servivano a fare intendere
che forse si era recuperato un certo voto e una certa eleggibilità diretta da parte del
popolo. Abbiamo spiegato come questo non è. Non è perché si dice una banalità,
come abbiamo già detto stamattina, ovvero che i consiglieri regionali, o meglio i
senatori, saranno eletti secondo le espressioni dei consiglieri da parte dei cittadini,
quando hanno eletto i consiglieri regionali. Ora gli elettori si esprimono una volta
sola: quando eleggono i consiglieri regionali. Allora cosa accadrà in un consiglio
regionale ? Che ci sarà un 20 per cento di un partito, un altro 30 per cento di un altro
partito, il 5 per cento di un altro partito, quindi dire che i senatori saranno eletti,
rispettando la volontà che i cittadini hanno manifestato quando hanno eletto i
consiglieri regionali, significa dire una banalità, o semmai leggere l'evento ex post e
non ex ante. Questo è il senso delle quattro righe che hanno introdotto al Senato,
pasticciando inutilmente il testo. Ripeto «inutilmente». Perché ? Perché quando ci
sono delle norme chiare e una che potrebbe apparire in contraddizione, non è che la si
salta a piè pari nell'interpretazione o si butta questa norma nel cestino e la si cancella.
È chiaro: bisogna risolvere, per così dire, la contraddizione. E la contraddizione
porterebbe, appunto, all'elezione da parte dei consiglieri regionali, perché quelle
parole sono parole inutili.
Perché sono stati presentati tanti emendamenti ? Perché la maggioranza ancora
oggi con il suo silenzio, o meglio non chiarendo il senso di questa norma in modo
chiaro, non chiarendo, senza troppe circonlocuzioni, vuole mantenere in piedi, qui
dentro oggi, sulla stampa e nell'opinione pubblica domani, un equivoco, cioè far
intendere o lasciare intendere a qualcheduno che si possa eleggere un qualcosa, che
qualcuno è chiamato ad eleggere qualche senatore. Così non è ! Per cui, noi delle
opposizioni ci siamo affaticati a presentare emendamenti che cercano di introdurre il
principio di elezione. È evidente che saranno bocciati, ma almeno abbiano il coraggio
di dire che noi qui stiamo sancendo un'elezione dei senatori direttamente da parte dei
consiglieri regionali. Cosa è scritto nei nostri emendamenti o in quelli degli altri
colleghi ? Scriviamo: «rispettando i voti appositamente espressi». Si vuole appunto,
con quell’«appositamente» dell'emendamento del collega del MoVimento 5 Stelle,
cercare di ancorare l'espressione del voto ai senatori e non ai consiglieri regionali; e
così si continua con altri emendamenti, come il nostro, per esempio, laddove diciamo
che le elezioni per i senatori dovranno farsi su apposita lista, separata da quella per i
consiglieri regionali. E i tentativi sono numerosissimi, il tutto per disvelare l'inganno
che si sta mantenendo in piedi in quest'Aula, mentre sarebbe...
PRESIDENTE. Concluda.
ARCANGELO SANNICANDRO.
È a me che sta suonando, Presidente ?
PRESIDENTE.
Sì, sto suonando a lei perché il suo tempo è esaurito.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
109
ARCANGELO SANNICANDRO.
Ho finito, poi riprendo con l'altro intervento (Applausi dei deputati del gruppo
Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.
DALILA NESCI.
Grazie, Presidente. I nostri sono emendamenti presentati ovviamente per tentare di
sistemare una riforma costituzionale, ma è evidente che con pochi emendamenti, che
molto probabilmente verranno bocciati da questa maggioranza, che non ha alcuna
intenzione di confrontarsi con le altre forze politiche presenti all'interno di quest'Aula,
sarà complicato spiegare e far tornare indietro il Governo su una scelta specifica:
togliere sovranità al popolo, evitando ancora una volta di fargli scegliere i propri
rappresentanti all'interno, in questo caso, del Senato. Per cui, la previsione incriminata
in questo senso è la frase in cui si dice che questi senatori del nuovo Senato verranno
eletti in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in
occasione del rinnovo dei medesimi organi. Quindi, è chiaro come un'espressione così
vaga, quindi non un'espressione generale che reca in sé un principio ma
un'espressione troppo vaga, non permetta di comprenderne le ricadute (Applausi dei
deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mucci. Ne ha
facoltà.
MARA MUCCI.
Grazie, Presidente. Personalmente non condivido l'affermazione per la quale si ritiene
che un Senato, che rappresenta le istituzioni territoriali e locali, non sia significativo,
possa non essere utile. Esistono tante altre democrazie dove esistono delle Camere
rappresentative di enti territoriali, ed hanno il loro valore e la propria autonomia,
comunque sia portano un valore aggiunto dal punto di vista della legislazione. Per
quanto riguarda l'elezione diretta, non comprendo perché continuiamo a parlare di
elezione diretta, perché è chiaro, è scritto chiaramente in questa modifica
costituzionale, che saranno i consigli regionali e i consigli delle province autonome di
Trento e Bolzano ad eleggere, con metodo proporzionale, i senatori fra i propri
componenti. È qui che sta il punto chiave: vengono eletti dei senatori fra i componenti
del consiglio regionale così che questi possano essere portavoce delle istituzioni e
delle questioni locali. Mi chiedo, viceversa, se ci fosse un'elezione diretta, come, da
una parte, si potrebbe giustificare la mancanza del voto di fiducia da parte di un
Senato direttamente eletto dai cittadini e, dall'altra Pag. 41parte, la valenza politica di
questo Senato, che non rappresenta più soltanto ed esclusivamente gli enti territoriali
ma avrà anche un proprio valore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Toninelli 2.101, con il parere contrario della
Commissione e del Governo e il parere favorevole di tutti i relatori di minoranza.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
110
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Toninelli 2.101
Piepoli, Furnari, De Maria, Di Lello, Turco, Rizzetto, De Menech, Marrocu, Bindi,
Milanato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Presenti 494
Votanti 480
Astenuti 4
Maggioranza 241
Hanno votato Si 177
Hanno votato No 303
Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Ambrosio 2.102.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI.
La ringrazio, Presidente. Anche in questo emendamento cerchiamo di vincolare
maggiormente la scelta dei cittadini elettori alla successiva trasformazione del voto in
senatori. Come facciamo ? Aggiungiamo alle parole «in conformità delle scelte
espresse» la parola «inderogabilmente». Significa che, quando verrà scritta e
approvata la legge elettorale dei nuovi senatori, le preferenze – chiamiamole così –
espresse dagli elettori saranno vincolanti sui metodi e le metodologie che quella legge
elettorale indicherà nella trasformazione delle scelte dei cittadini, all'interno dei
candidati come consiglieri regionali, in senatori. Perché lo facciamo ? Perché qui c’è
un piccolo baco che in realtà è enorme. Che cos’è ? È, come al solito, l'assenza di
vincolo. La domanda è: se i consigli regionali, che devono eleggere tra i consiglieri i
nuovi senatori in conformità alle scelte – noi aggiungiamo «inderogabilmente» –
espresse dai cittadini, non lo fanno, che cavolo succede ? Va a pigliarli qualcuno ?
Hanno delle penali ? Hanno dalle sanzioni ? Direi proprio di no. Non succede niente.
Quindi, non solo oggi non sappiamo come la nuova legge scriverà le modalità con cui
la scelta degli elettori inciderà sulla futura elezione dei senatori, ma addirittura non
sappiamo se questa fumosità totale della scelta espressa dai cittadini elettori non verrà
neppure considerata, perché questo è un caso che dobbiamo tenere in considerazione.
Se i consigli regionali se ne fregano delle labili scelte dei cittadini elettori, che
succede ? Noi pensiamo che non succederà proprio niente. Intanto mettiamo
«inderogabilmente» come un vincolo maggiore di rispetto delle scelte dei cittadini
elettori, in emendamenti successivi prevediamo anche la sanzione. Penso che quello
che abbiamo appena detto sia un caso che si verificherà in uno o più dei consigli
regionali, e vedremo che cosa accadrà, vedremo quanti ricorsi ci saranno, vedremo
quanto sarà bloccato quel sistema che voi state inserendo in Costituzione (Applausi
dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
111
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne
ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Presidente, ho già detto che voteremo a favore.
Però non è possibile tacere una qualche perplessità che io ho personalmente: i
consiglieri regionali dovrebbero votare inderogabilmente secondi i voti appositamente
espressi. Capisco il tentativo di mantenere salva la volontà popolare, ma la volontà
popolare si è espressa dando il 10 per cento a un partito e all'altro. Quindi i gruppi, in
questo caso, del consiglio regionale – hai ragione – sono costretti a votare in quella
proporzione non i nomi, ma in quella proporzione secondi i voti espressi. Ma si può
fare una legge costituzionalmente legittima che dice che i consiglieri regionali devono
votare in quella maniera ? Giustamente dice il collega Toninelli: che succede qualora i
consigli regionali esercitassero la loro autonoma responsabilità ? È chiaro voi capite
che diventa a questo punto anche una cosa inutile. Una norma di questo tipo, un
meccanismo di questo tipo, è anche inutile. Vi era bisogno di fare dei consiglieri
regionali, dei passacarte per quanto riguarda il principio della nomina ? Rimarrebbe
soltanto la libertà di indicare il nome, ma per quanto riguarda la quantità e la
provenienza politica dovrebbero essere vincolati. La quale cosa mi pare che
costituzionalmente non sia molto legittima.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.
RICCARDO NUTI.
Grazie Presidente, intervengo solo per dire che ci troviamo ad analizzare una riforma
costituzionale con degli errori veramente grossolani, ma la scelta è fra la possibilità di
modificare qualcosa, cioè di migliorare la riforma costituzionale, ed invece lasciarla
così, perché gli accordi fra i partiti non prevedono migliorie a questa riforma
costituzionale, come se si trattasse di carta straccia. L'emendamento del MoVimento 5
Stelle, a prima firma D'Ambrosio, sottolinea che al momento delle elezioni regionali
l'indicazione dei futuri senatori sarà espressa dai cittadini con delle specifiche distinte
scelte sganciate da quelle espresse per l'elezione dei consiglieri regionali. Quello che
voi state facendo è bocciare qualunque proposta perché non volete migliorare questo
testo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.
SIMONE VALENTE.
Grazie Presidente, è evidente che le numerose proposte emendative su questo punto
vogliono sollevare un problema. Le parole «in conformità», che ricordo sono state
inserite al Senato, vogliono denunciare come la volontà dei cittadini non sarà
sicuramente portata avanti dalle istituzioni, perché non potranno scegliere
direttamente chi andrà a sedere in Senato. Proprio per questo motivo, questo
emendamento, come quello precedente del collega Toninelli, vuole vincolare
maggiormente i consiglieri regionali al rispetto delle indicazioni date dai cittadini sui
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
112
futuri senatori al momento delle elezioni regionali. Vogliamo dare più potere al
popolo perché stiamo capendo che le istituzioni, compresa questa Camera, se ne
stanno fregando completamente dei cittadini italiani e il silenzio del Governo e della
maggioranza testimoniano ogni giorno questa presa di posizione da parte dei partiti
(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà.
FRANCESCO D'UVA.
Presidente grazie, intanto chiedo la possibilità di sottoscrivere questo emendamento
che mi sembra di buonsenso, perché di fatto stiamo cercando di migliorare un testo
che è troppo vago. Del resto siamo i legislatori e non dovremmo lasciare troppa
interpretazione, perché poi sappiamo cosa succede quando si lasciano troppe
interpretazioni alle leggi che facciamo. Noi vogliamo in questo momento chiedere, è
molto semplice, che «inderogabilmente secondi i voti appositamente espressi». Se
dobbiamo indicare quelli che saranno i prossimi futuri senatori, dobbiamo anche dire
che questi qui devono essere nominati in base ai voti espressi inderogabilmente,
perché non è possibile lasciare semplicemente in conformità alle scelte. Quali scelte ?
Qui noi stiamo cercando semplicemente di migliorare il testo, non c’è politica nel
senso di faziosità. No, non c’è nulla di tutto ciò. Questo è buonsenso. Vogliamo agire
secondo Pag. 43buonsenso e approvare questo emendamento, per favore (Applausi dei
deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.
EMANUELE COZZOLINO.
Grazie Presidente, come hanno avuto modo di illustrare i miei colleghi
precedentemente la frasetta che è stata inserita al Senato, frutto dell'accordo interno
alla maggioranza, o meglio del Partito Democratico, è poco chiara. Noi con questo
emendamento andiamo semplicemente a specificare che deve essere rispettato
inderogabilmente quanto espresso dagli elettori, questo perché la maggior parte, se
non la totalità, delle leggi regionali sono maggioritarie e quindi i voti espressi dagli
elettori per eleggere i consigli regionali non sono mai rispettati, perché i consigli
regionali godono del premio di maggioranza e quindi non sarebbero adeguatamente
rappresentati. Sanna questa mattina diceva che dovrete fare un'altra legge: perché non
inserirla direttamente in Costituzione visto che ormai avete inserito qualsiasi cosa in
Costituzione ? Mettiamoci anche le regole per l'elezione di questo nuovo Senato.
Invito a valutare questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento
5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
113
Grazie Presidente, anch'io sottoscrivo questo emendamento che cerca un po'di ridurre
il danno. Autorevoli colleghi della maggioranza hanno giustificato questa modifica
che è stata apportata al Senato, introducendo appunto la conformità alle scelte
espresse dagli elettori, riferendosi soprattutto alla «legge Tatarella». La «legge
Tatarella», come è noto, prevedeva la designazione dei presidenti delle giunte
regionali, però la designazione non è elezione diretta, tant’è che noi abbiamo avuto
due casi clamorosi. Uno molto clamoroso, quello del presidente Antonio Rastrelli in
Campania eletto con una ampia maggioranza e quattro anni dopo costretto alle
dimissioni da una imboscata del consiglio regionale.
PRESIDENTE. Concluda.
GIANNI MELILLA
Poi abbiamo anche un altro esempio è l'esempio del presidente Luigi Bersani, che era
presidente della regione Emilia Romagna dal 1993, rieletto nel 1995. Nel 1996,
Bersani lasciò la presidenza dalla regione Emilia per fare il Ministro col Governo
Prodi. In questo caso, fu eletto un altro presidente, non quello che i cittadini emiliani
avevano designato così come successe in Campania. Quindi, elezione diretta dei
senatori è una cosa, designazione è un'altra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà. I colleghi intorno all'onorevole Brescia se
riescono...
GIUSEPPE BRESCIA
Al Senato è stata introdotta questa previsione in base alla quale i componenti del
nuovo Senato saranno eletti dai consigli regionali, si dice, «in conformità alle scelte
espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei
medesimi organi». Ma non si capisce bene come questa conformità possa avvenire.
Quindi, questo emendamento, come tanti altri presentati dal MoVimento 5 Stelle, è
finalizzato a vincolare maggiormente i consiglieri regionali al rispetto delle
indicazioni date dai cittadini sui futuri senatori al momento delle elezioni regionali.
Infine, si sottolinea che al momento delle elezioni regionali, l'indicazione dei futuri
senatori sarà espressa dei cittadini con delle specifiche distinte scelte sganciate da
quelle espresse dall'elezione dei consiglieri regionali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO BERNINI
Grazie Presidente, la cosa assurda di tutto questo dibattito, se si può chiamare così, è
che il Governo e la maggioranza non rispondono, non chiariscono, i legittimi dubbi,
nostri e di tutte le altre forze di minoranza. Per esempio, non chiariscono quale sarà il
peso che avranno le scelte dei cittadini sulle proporzioni dei futuri senatori distribuiti
dalle varie forze politiche. Insomma domandare è lecito e rispondere è cortesia.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
114
Quindi, almeno fatelo per una questione di educazione e di bon ton istituzionale
(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha
facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA
Come è noto non faccio parte del Governo o delle forze che lo appoggiano, però
cercherò di dare una risposta alla legittima domanda fatta dal collega del MoVimento
5 Stelle.
È semplice, non rispondono perché la risposta è imbarazzante. Perché cos’è che
contiene questo emendamento – che non risolve, per carità, il problema è irrisolvibile,
visto il testo che ci state dando e che solo marginalmente possiamo modificare – che
vi è assolutamente indigesto ? Contiene la parola «appositamente». Lo spiego a quei
dieci telespettatori che magari stanno seguendo il canale della Camera dei deputati. Si
sta discutendo di come eleggere i senatori che vi rappresentano. Dice la sinistra che
deve eleggerli il Consiglio regionale in conformità al voto espresso in occasione delle
elezioni regionali. Si dice, ma in che tipo di conformità ? Diciamo che questi voti
devono essere appositamente espressi, cioè chi vota deve sapere che sta votando quale
senatore vuole appositamente ! Questo vuol dire la parola che hanno scelto i colleghi
che hanno fatto questo emendamento. Questa parola «appositamente» fa cadere il
castello di bugie e di mistificazione di chi sostiene questo testo, perché se è
appositamente, vuol dire che devi indicare prima chiaramente ai cittadini chi sono
quelli che verranno eletti e magari metterli in una lista a parte come avveniva nella
legge cosiddetta Tatarellum, dove c'era il listino e il primo del listino era quello
indicato senatore, una lista a parte di cui capolista era indicato. Con tutte le altre cose
che correttamente sono state dette sulla differenza tra questa e quella conformità che
qui invece si vorrebbe... prego onorevole Bossi...
UMBERTO BOSSI.
Con una lista apposita.
IGNAZIO LA RUSSA.
L'onorevole Bossi dice correttamente che «appositamente» vuol dire con una lista
apposita, che è quello che credo sostengano anche i redattori di questo emendamento
o comunque con una chiara indicazione. Non lo dicono ! Non possono rispondere al
tuo quesito caro collega, perché se dovessero rispondere dovrebbero dire: noi non
vogliamo che sia chiaro chi diventa senatore perché vogliamo poi mistificare il voto
degli elettori e scegliere quelli che più ci fanno comodo, indipendentemente dal
rapporto tra il voto degli elettori e il numero dei senatori e le persone da eleggere
come senatori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale)
!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha
facoltà.
MAURIZIO BIANCONI.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
115
Presidente, è doveroso in virtù del mandato, insistere su questo punto e su questo
emendamento, perché tutti, ma veramente tutti, abbiano chiaro l'imbroglio in atto !
L'articolo 57 della Costituzione, così come è mutato, ci dice che i senatori sono
eletti dai Consigli regionali con metodo proporzionale, il che significa che essi sono
eletti a seconda della composizione del Consiglio regionale. Se venti PD, dieci
Conservatori-Riformisti, venti MoVimento Cinque Stelle, si farà due, due, uno.
Quindi, a prescindere dall'idea degli elettori, è quella composizione proporzionale che
dà il numero dei senatori, in relazione al tema generale dei cento e della divisione.
Dopodiché, c’è scritto, nell'appiccicaticcio incomprensibile fatto al Senato, che essi
sono eletti in conformità delle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri
in occasione del rinnovo dei medesimi organi. Il che significa che quei due consiglieri
per il PD, per i due consiglieri per il MoVimento Cinque Stelle, il consigliere dei
conservatori e riformisti devono essere sì scelti col metodo proporzionale, ma in
conformità di cosa ? Guardate che «in conformità» vuol dire «così come» non vuol
dire «pressappoco», non vuol dire «all'incirca». Vuol dire «così come» ! Così come
hanno scelto gli elettori ! Allora, gli elettori per scegliere i candidati che devono fare i
senatori, i consiglieri regionali che vogliono fare i senatori lo devono dire prima e si
deve votare anche per i senatori, altrimenti non c’è una scelta degli elettori, ma c’è
una scelta del Consiglio regionale sulla vaghezza delle proporzioni di quel Consiglio
regionale senza minimamente tener conto di quello che è successo con gli elettori, i
quali esprimono un solo voto che è per il consigliere regionale, cosa che mi dà il
numero due, uno, due, e non Tizio, Caio e Sempronio.
Inoltre, può succedere – lo dirò poi nel corso della mia dichiarazione
sull'emendamento che ho presentato – che ci possano essere alcuni che sono
incompatibili con la carica di senatore ! Per esempio nella regione Toscana, chi fa
l'assessore non può fare il consigliere regionale. Allora un consigliere regionale che
viene eletto senatore e poi viene nominato assessore bisogna che si dimetta da
consigliere regionale e che si dimetta anche da senatore. E il volere degli elettori
dov’è ?
Di fronte a questo meccanismo prevalente, che è il meccanismo del Consiglio
regionale alla proporzionalità dei voti, confermata poi dall'ultimo, perché c’è scritto
che la legge poi regolerà, i seggi sono attribuiti in ragione dei voti espressi e della
composizione di ciascun Consiglio. Quindi si riconferma la proporzionalità ! Ciò
significa che è una presa in giro totale, perché questa cosa non vuol dire
assolutamente niente ! Non vuol dire assolutamente niente, perché non c’è conformità
e non c’è scelta (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Di Benedetto. Ne ha facoltà.
CHIARA DI BENEDETTO.
Grazie Presidente. Presidente siamo qui ancora una volta a cercare di far approvare un
emendamento, presentato da una forza di opposizione, finalizzato a mettere una pezza
a un errore fatto nella lettura precedente quella del Senato. È stato fatto un errore, una
norma scritta in maniera poco chiara, e quello che vogliamo fare è chiarire in maniera
più specifica e più precisa come deve funzionare l'elezione dei senatori. Noi vogliamo
chiarire appunto qual è il significato della conformità, e questo lo facciamo
sostituendo appunto «in conformità alle scelte espresse» con «inderogabilmente
secondo i voti appositamente espressi». Questo, Presidente, perché quello che
vorremmo ottenere è semplicemente che l'espressione del voto dei cittadini non
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
116
venisse in qualche modo svilito e mortificato dalla discrezionalità dei Consigli
regionali piuttosto che dei partiti, questo, secondo me, dovrebbe essere l'obiettivo
primario di chi fa un certo tipo di riforme in maniera cosciente e responsabile
(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.
DALILA NESCI
Presidente, il silenzio del PD, del Nuovo Centrodestra, di tutta la maggioranza che
sostiene questo Governo fa pensare proprio alla superficialità con la quale si seguono
questi lavori, perché è evidente che per voi questi passaggi parlamentari sono una
scocciatura vera e propria, quindi il bicameralismo per voi effettivamente è una
scocciatura e una Pag. 46perdita di tempo, ma non lo è per noi, soprattutto se si parla
di riforme costituzionali ! Allora le sentenze della Consulta non ci hanno insegnato
nulla ! Dalla sentenza della Consulta che ha sancito l'illegittimità della legge elettorale
dovevamo imparare un principio importante, ovvero che leggi che poi vengono
dichiarate incostituzionali minano direttamente il sistema democratico dell'intero
Paese ! Non si può quindi legiferare con questa superficialità e, soprattutto, a questo
punto con la mancanza di dignità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5
Stelle) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Francesco Sanna.
Ne ha facoltà.
FRANCESCO SANNA
I colleghi dell'opposizione non devono confondere il fatto di dire una volta,
probabilmente, senza la sufficiente abilità nell'esposizione – perché solo questo può
giustificare le loro ricorrenti rimostranze – il concetto e l'interpretazione che noi
attribuiamo alle norme che votiamo come un silenzio di chi non sa cosa sta votando.
Noi lo sappiamo cosa stiamo votando e lo sappiamo perché abbiamo seguito i lavori
parlamentari e siamo alla quarta volta che esaminiamo le stesse disposizioni e che
diamo lo stesso indirizzo politico. È molto semplice alla fine quello che stiamo
facendo, quando diciamo in conformità con le indicazioni degli elettori che si sono
espresse nel momento in cui si sono eletti i consiglieri regionali, diciamo il massimo
di rispetto per l'indicazione dell'elettorato, al quale andrà proposto quindi in maniera
in qualche modo differenziata, in qualche modo evidente, che quel candidato è
candidato a fare il consigliere e anche il senatore. E in conformità significa secondo
un meccanismo di elezione, di piena investitura da parte del consiglio regionale e al
tempo stesso di impossibilità per il consiglio regionale di distanziarsi e di modificare
l'indicazione elettorale. È così complicato questo concetto ? Non è assolutamente
complicato, forse la complicazione sta nel voler inserire in questa parte della
Costituzione quello che invece noi, noi alla prima lettura, noi alla seconda, noi alla
terza e noi adesso riteniamo debba essere oggetto di quella che tecnicamente si
chiama riserva di legge. La Costituzione all'ultimo comma dell'articolo 57 contiene
una riserva di legge con alcuni principi già scritti in Costituzione ma senza le parti di
sostanza che voi volete inserire e costituzionalizzare. Siccome fare la legge generale
sull'elezione del Senato sarà una cosa un pochino più complicata di quella che
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
117
possiamo fare adesso, noi riteniamo che questo non debba avvenire in sede di scrittura
della Costituzione ma debba avvenire in sede di legge approvata da entrambi i rami
del Parlamento. E se uno diventa incompatibile, ci chiede giustamente il collega
Melilla e lo ripetono altri colleghi ? Quella legge dovrà prevedere un elenco di
personalità designate dal consiglio regionale, sulla base dell'indicazione elettorale, che
sarà più di uno, più di due, più di tre o più dei dodici previsti per la regione
Lombardia. Questo sarà il sistema a regime che si perfezionerà e si comprenderà nel
suo dettaglio quando la legge prevista dalla riserva dell'ultimo comma dell'articolo 57
sarà scritta e approvata da entrambi i rami del Parlamento. Non credo che dobbiamo
ripetere ulteriormente questa lettura delle disposizioni costituzionali, l'abbiamo fatto
ripetutamente negli interventi dei colleghi che hanno preceduto, fidatevi nel capire
che la nostra non insistenza non è una non comprensione del testo e che ci sembra
molto più semplice di come voi la girate.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi intorno all'onorevole Vacca se
possono prendere posto.
GIANLUCA VACCA
Signor Presidente, capisco che per la maggioranza sia difficile da capire, d'altronde è
una maggioranza figlia legittima di una porcata di legge elettorale incostituzionale
quindi è difficile comprendere alcuni concetti ma qua due sono le cose: o i relatori di
questa legge elettorale sono analfabeti, non conoscono la lingua italiana oppure sono
in totale malafede, perché vede, la frase «in conformità alle scelte espresse dagli
elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi» vuol
dire in italiano testualmente che potranno andare al Senato soltanto persone che sono
state elette nei consigli regionali. Ebbene, ci mancherebbe altro, verrebbe da dire, ci
mancherebbe altro che si mandi in Senato qualcuno che non è neanche stato eletto ma
è soltanto candidato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ma
letteralmente vuol dire questo. Il nostro emendamento invece introduce due avverbi di
modo, come lei ben sa l'avverbio di modo accompagna il verbo per indicare il modo
in cui deve essere espressa l'azione. Quindi inderogabilmente, cioè in maniera
inderogabile, e con voti appositamente espressi, cioè in modo apposito, esprimere chi
dovrà andare in Senato. Una norma di buonsenso che un cittadino democraticamente
eletto nelle istituzioni capisce, chi invece è stato eletto non democraticamente non
capisce (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà, sempre con il permesso dei colleghi che sono
intorno a lei, se ritengono di lasciarla intervenire.
DAVIDE CRIPPA
Signor Presidente, io sono rimasto particolarmente sorpreso dall'intervento del collega
Sanna, mi sembrava di assistere a una rievocazione di un film di Tognazzi. Il concetto
di «in conformità» parole letterali, il massimo di rispetto in qualche modo
differenziato, ma in qualche modo di chi ? Suo, onorevole Sanna, o del legislatore
regionale ? «In qualche modo» riferito a che cosa ? Un termine talmente vago che
anche vi spaventate e avete paura di dire chiaramente quello che avete scritto, ovvero
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
118
che queste situazioni non permetteranno in nessun modo in conformità del potere
espresso dagli elettori. Poi vado avanti, ha citato «secondo un meccanismo di
elezione, di piena investitura» del consiglio che coinvolga in piena investitura il
consiglio regionale, ma se è di rispetto degli elettori, visto che le leggi regionali hanno
in specie dei premi enormi, non è forse rispetto la piena investitura del consiglio
regionale ? Io credo che lei oggi abbia fatto un classico esempio di film di Tognazzi,
noi vorremmo invece avere da lei un'idea un po’ più chiara, se ce l'ha. Io credo che
invece avere espresso una condizione così vaga e così imprecisa ci testimonia
l'impreparazione su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5
Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento D'Ambrosio 2.102, con il parere contrario della
Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento D'Ambrosio 2.102
Di Lello, Sgambato, Lauricella, Baroni, Dallai, Capodicasa, Di Benedetto, Massa,
Fucci, Parisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Presenti 467
Votanti 462
Astenuti 5
Maggioranza 232
Hanno votato Si 168
Hanno votato No 294
(I deputati Borghi e Manfredi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere
voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Ambrosio 2.103.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI.
Signor Presidente, siamo molto felici di avere avuto l'interpretazione autentica di un
passaggio che è incomprensibile, volontariamente incomprensibile, da parte del
partito di maggioranza che l'ha scritto su quella conformità della scelta espressa dai
cittadini precedente al voto dei consigli regionali dei nuovi senatori. L'interpretazione
autentica è questa: dovete avere fiducia nel Partito Democratico. L'interpretazione
autentica dell'ininterpretabile, dell'impossibilità di interpretare è: non si capisce nulla,
ma abbiate fiducia in noi, abbiate fiducia in chi ha detto che avrebbe investito 9
miliardi nel dissesto idrogeologico, non ha messo un centesimo (Applausi dei deputati
del gruppo MoVimento 5 Stelle). Abbiate fiducia in chi ha detto: approveremo in
pochi mesi una legge sul conflitto di interessi. Abbiate fiducia in questo partito che ha
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
119
detto: approveremo in poche settimane una legge forte sul conflitto di interessi.
Ebbene sì, avremo una grandissima fiducia nel Partito Democratico (Applausi dei
deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha
facoltà.
MAURIZIO BIANCONI
Signor Presidente, è una discussione che va avanti a tentoni.
Ma se un collega dice che chi è in maggioranza ha ben capito cosa ha votato, questa
non è un'attenuante ma è un'aggravante del problema, perché, se è stato capito bene,
avete letto che i senatori si eleggono dai consigli regionali con il metodo
proporzionale e si eleggono – lasciamo fare il resto – in conformità delle scelte
espresse dagli elettori.
Il metodo proporzionale dei consigli regionali non è tal quale quello degli elettori, ma
risponde ad esigenze per le quali il premio di maggioranza falsa totalmente, sul piano
dei numeri dei senatori, le scelte degli elettori. Qui siamo «alla grossa»: ha vinto il PD
e ne piglia di più; hanno perso Conservatori e Riformisti e il MoVimento 5 Stelle e,
dunque, ne pigliano un po'meno. Ma non rompete le scatole, perché sempre colui che
ha capito tutto ci ha spiegato che in qualche modo si troverà la soluzione.
Ora, io mi domando e mi dico cosa si potrà fare di fronte a chi ci spiega cos’è una
riserva di legge e ci spiega che questa riserva di legge verrà riempita in qualche modo.
Non ci si rende neanche conto – e lo dico con tutto l'affetto e l'amicizia – delle cose
grosse che vengono dette dentro un assetto, il diritto costituzionale, che ha pochi
spifferi. Ha tanti ragionamenti, ma pochi spifferi e una riserva di legge riguarda
principi precisi.
Presidente, il collega che mi ha preceduto ha spiegato della riserva di legge per
l'elezione del Senato. Se lei va – per me è una curiosità: tanto per calcare la differenza
– all'articolo 56 della Costituzione in vigore lei leggerà che la Camera dei deputati è
eletta a suffragio universale e diretto e il numero dei deputati è di 630.
Di fronte a un principio così si può fare una riserva di legge, ma noi siamo di
fronte a un principio che ti dice che c’è il metodo proporzionale dei consigli, che è in
conformità delle scelte degli elettori, che è diverso, nel quale troveremo qualche modo
per indicare i consiglieri regionali che faranno anche i senatori. Siamo su Scherzi a
Parte e non ce ne rendiamo conto. Siamo su Scherzi a Parte ! Italiani, svegliatevi:
non è vero che stanno facendo la riforma della Costituzione ! Siamo su Scherzi a
Parte (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà.
FRANCESCO D'UVA
Presidente, questo emendamento – non so se ha notato, ma immagino di sì – è molto
simile a quello precedente. La formulazione cambia, perché noi ancora battiamo e
speriamo che questa maggioranza voglia finalmente essere un po’ più chiara, un po’
più concreta al riguardo, perché queste scelte espresse con queste scelte in conformità
con le scelte che cosa significa esattamente ? Non significa nulla, è vago.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
120
Noi qui diciamo «sulla base dei voti espressi». Così i consiglieri regionali, che
dovranno andare a nominare, a votare quelli che saranno i futuri senatori, lo potranno
fare in base a cosa ? In base alle scelte ? No ! In base ai voti espressi. Si fa, in questo
modo, una cosa molto semplice: si legittima la presenza di quel senatore, che è lì al
Senato, grazie a un voto dato dai cittadini.
Quindi, in qualche modo cerchiamo anche di dare più potere a questi cittadini. È
assurdo che mentre c’è una forza politica che cerca di andare verso la democrazia
diretta, qualcosa di sempre più diretto dei cittadini e rappresentanti, voi vogliate fare
da rappresentanti e rappresentati stessi.
Cerchiamo di venirci incontro e votiamo favorevolmente su questo emendamento
(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.
DALILA NESCI.
Presidente, è veramente offensivo dell'intelligenza di tutti dovere, a questo punto,
tentare di spiegare emendamenti migliorativi di una riforma costituzionale che non ha
nessuna caratteristica per essere tale. È per questo, in realtà, il nostro appello è rivolto
al di fuori di queste Aule, ai costituzionalisti, ai giuristi, ai professori universitari che
nelle aule delle università ci hanno spiegato al meglio e raccontato la bellezza della
Costituzione.
Ebbene, signori, svegliatevi e dite la vostra, perché qui dentro non hanno alcuna
intenzione di legiferare come si dovrebbe. Non c’è la possibilità di mettere mano a
questa riforma, è tutto blindato. Serve veramente che l'opinione pubblica si faccia
sentire fuori da questo palazzo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5
Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.
LUIGI GALLO
Grazie, Presidente. Voi dovete leggere questo emendamento, perché ci sono delle
parole bellissime: «sulla base dei voti espressi». È un concetto, la democrazia: le
persone vanno a votare e decidono le cose. I cittadini che decidono ? Ricordate ? Si
tratta dei referendum, quelli dove vanno a votare i cittadini e poi voi il giorno dopo li
tradite, appena mettete piede in questo palazzo. È la stessa cosa. Forse voi il voto
l'avete dimenticato con il «Porcellum», visto che vi nominavano le segreterie di
partito. È arrivato il Presidente del Consiglio credendo di volere rottamare la vecchia
classe politica; invece, ha rottamato i cittadini, che adesso non contano più niente,
perché con le riforme che avete fatto alle province, con le riforme che fate al Senato
voi in sostanza sostituite i cittadini con le segreterie dei partiti. Le segreterie dei partiti
si metteranno d'accordo sui nomi e decideranno a chi fare governare il Paese. Ecco la
nuova democrazia del Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo
MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne
ha facoltà.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
121
ARCANGELO SANNICANDRO
Presidente, voglio fare un esperimento concreto per cercare di dare una soluzione al
problema nella sua concretezza. In Puglia, come in tante altre parti d'Italia, in
primavera si sono svolti i comizi elettorali per le regioni con il maggioritario, con il
premio di maggioranza volevo dire.
Il risultato è stato il seguente: Emiliano sindaco di Puglia, 6 consiglieri; Forza Italia,
5; La Puglia con Emiliano, 3; MoVimento 5 Stelle, 8; Movimento Schittulli, 4; Noi a
Sinistra, 4; Fitto, 4; PD, 14; Popolari, 3. Questa è la composizione del consiglio
regionale.
Secondo il testo, non emendato dal Senato, si potrebbe intendere che i senatori
saranno eletti in questo modo. Siccome – per caso – sono 5 i senatori attribuiti alla
Puglia, diciamo che ogni senatore dovrebbe avere almeno 10 voti; quindi, un senatore
10 voti. Quindi, si faranno delle alleanze e si eleggeranno i 5 senatori.
Ma se andiamo a leggere, invece, l'emendamento pasticciato, il papocchio di cui si sta
parlando abbondantemente, si dice poi una cosa contraria, cioè che i consiglieri
regionali devono tenere conto non di quanti sono loro, ma dei voti espressi dai
cittadini. Come lo si risolve questo problema ? Io vorrei che il collega Sanna, che ha
capito molto bene come stanno le cose, facesse un esempio pratico, perché io in
astratto non lo comprendo. Invece, se ci caliamo nella realtà forse ci potremmo
avvicinare alla vera volontà del legislatore. Altrimenti, io sono smarrito e credo che
non soltanto io sono smarrito in questo caso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.
RICCARDO NUTI
Grazie, Presidente. Poc'anzi il collega Sanna del Partito Democratico ci ha detto come
lui interpreta il testo della riforma costituzionale, del provvedimento che stiamo per
votare. Ma gli italiani non hanno e non dovrebbero avere bisogno del traduttore,
dell'interprete Sanna del Partito Democratico, per comprendere una legge
costituzionale. Questa dovrebbe essere chiara a tutti ed invece così non è.
Quindi, se già è necessaria l'interpretazione del collega del Partito Democratico,
questo già testimonia come questa legge costituzionale sia scritta con i piedi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE
Presidente, intervengo per dire che il collega Sannicandro ha, a mio avviso, due volte
ragione.
Una prima volta, per l'esempio che ha fatto, che è un esempio calzante sotto gli occhi
di tutti. Una seconda volta, perché ci ricorda – e fa bene – che a questo punto si
innescheranno conflitti e contenziosi politici e giuridici perfino sulla determinazione
dei – virgolette – senatori espressi da ciascun consiglio regionale. Io non voglio
ricordare quello che tutti dovremmo ricordare, ovvero che una Costituzione come la
Costituzione americana è una cosa che ognuno dovrebbe poter imparare a memoria e
tenere in un taschino, una cosa che tutti capiscano. Qui innescherete una matrioska di
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
122
conflitti, il conflitto più grande, che sarà il conflitto politico che il Senato innescherà
con la Camera e con la maggioranza espressa dalla Camera, ma anche poi ulteriori
conflitti all'interno delle regioni e all'interno dei consigli regionali, quale che sia la
decisione che i consigli regionali esprimeranno sui senatori. Pensate che caos, pensate
che guerra sul nulla, pensate quanto ancora disprezzo per la politica che si innescherà
con questo capolavoro !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.
EMANUELE COZZOLINO.
Grazie Presidente. Qua andremmo a introdurre una piccola modifica sulla base dei
voti espressi, Infatti, come hanno detto i miei colleghi, quanto è riportato adesso in
Costituzione, che volete cambiare – siamo nell'ambito della modifica dell'articolo 2 –
non è così chiaro. Sannicandro ha sintetizzato bene prima, dicendo che effettivamente
i consigli regionali, come detto prima, sono eletti con leggi maggioritarie e, quindi,
non rispecchiano, uno a uno, i voti espressi dagli elettori. Questo sarebbe il metodo
proporzionale. Quello che chiediamo è, appunto, che venga rispettato
proporzionalmente. Visto che il Senato dovrà rispecchiare i territori e, per così dire, la
distribuzione tra le varie forze politiche, il miglior metodo è il metodo proporzionale,
anche perché non darà la fiducia al Governo. Quindi, se esso è solo un ente
rappresentativo, che sia almeno proporzionale !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO DI BATTISTA.
Presidente, alcuni cittadini credono che con questa riforma venga abolito il Senato.
Ecco, il Senato non verrà abolito. Diventerà in pratica un Senato non eletto da
nessuno, composto appunto da consiglieri regionali decisi all'interno delle stanze dei
partiti. Questo per noi è drammatico.
Non è drammatico il cambio della Costituzione in sé. Anche per il MoVimento 5
Stelle la Costituzione dovrebbe essere cambiata. Per esempio, dovrebbe essere abolito
il gruppo Misto. Io, con tutto il rispetto, ricordo però che in questa Camera il terzo
partito più numeroso è il gruppo Misto e i colleghi si siedono qui dietro a me. Oltre
sessanta membri, appunto quasi il 10 per cento dei deputati, hanno lasciato un partito
per entrare nel gruppo Misto e per noi questo non può avvenire. Un parlamentare
dovrebbe anche essere obbligato alla regola dei due mandati. Infatti la politica per noi
non è una professione, ma un servizio civile da fare in un tempo limitato della propria
vita perché, se si sta troppo tempo in questo Palazzo, si faranno gli interessi di questo
Palazzo e non dei cittadini fuori. Ciò anche per evitare, Presidente, delle storture –
faccio un esempio tra gli esempi – come quelle del Presidente Napolitano – e mi
avvio alla conclusione – che entrò in Parlamento l'anno della Ecco, questo per noi non
deve essere possibile da Costituzione morte di Stalin. (Applausi dei deputati del
gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Quaranta. Ne ha facoltà.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
123
STEFANO QUARANTA.
Grazie Presidente. Come appunto si diceva, il Senato non viene abolito. Allora, senza
pregiudizi e comunque la si pensi, vorrei porre una domanda a quest'Aula. Ma siamo
sicuri che con questa riforma si semplifica il quadro istituzionale del nostro Paese ?
Infatti il Presidente del Consiglio ha basato gran parte, per così dire, della campagna
sull'opportunità di questa riforma costituzionale sull'idea di semplificare. Abbiamo
visto l'articolo 1, in cui non si capisce bene quali siano realmente le funzioni del
Senato. All'articolo 2 stiamo vedendo che la legge con cui questo Senato dovrà essere
eletto è una cosa strana, per cui ognuno sta dando la sua interpretazione, per cui un
testo farraginoso rimanda poi addirittura a una successiva legge elettorale. Abbiamo
visto col procedimento legislativo che, in caso di più materie presenti, non si capisce
bene che procedimento debba essere attivato, ovvero, se i Presidenti di Camera e
Senato non sono d'accordo, quale procedimento attivare. Noi stiamo creando un
mostro ! Indipendentemente da come la si pensi, se guardiamo in faccia la realtà, la
cruda realtà, questo sistema è molto più complicato dell'attuale. Ce ne vogliamo
rendere conto per evitare lo sfacelo delle nostre istituzioni ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Dell'Orco. Ne ha facoltà. Vi invito, però, a prenotarvi prima. Anche se
parla un altro collega, la Presidenza prende nota.
MICHELE DELL'ORCO.
Presidente, ha perfettamente ragione, grazie.
PRESIDENTE. Invito anche i colleghi, se potete, a rimanere seduti e magari abbassare il
tono della voce quando fanno gli interventi i colleghi. Prego, onorevole Dell'Orco.
MICHELE DELL'ORCO.
Presidente, diciamo che anche in questo caso si dà il potere ai consiglieri regionali
praticamente di auto-eleggersi. Ricordiamo che la classe politica dei consigli regionali
è quella più indagata, con più processi di tutta Italia. Nel 2015 si contano oltre
cinquecento indagati, un paio di persone condannate e una ventina sotto processo.
Fare decidere alla classe italiana politica Pag. 52peggiore d'Italia chi dovrà diventare
senatore è veramente assurdo. È un po’ come fare decidere a un criminale chi deve
andare in galera e chi no.
Con quest'emendamento noi chiediamo che si debbano eleggere i senatori, non in
conformità a quanto indicato dai cittadini, bensì secondo le scelte dei cittadini. Si
cerca, insomma, di vincolare maggiormente i consiglieri regionali alle scelte dei
cittadini. Noi sappiamo che in questo caso è tutto blindato, perché non volete
continuare la discussione, e cerchiamo di parlare all'esterno. Però è inutile che
continuate a ingannare i cittadini: voi non volete fare scegliere ai cittadini, ma volete
regalare l'impunità ai vostri amici consiglieri regionali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
D'Ambrosio 2.103, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento D'Ambrosio 2.103
Amendola, Di Lello, Ciprini, Tripiedi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Presenti 472
Votanti 470
Astenuti 2
Maggioranza 236
Hanno votato Si 168
Hanno votato No 302
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 2.104.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE.
Grazie Presidente. Con quest'emendamento tentiamo di dare nuovamente una sorta di
chiarezza alla composizione di questo nuovo Senato. Ma facciamo un passino
indietro, visto che abbiamo un attimo di tempo. La scorsa settimana abbiamo discusso
l'articolo 1 di questa riforma e si è parlato sostanzialmente delle funzioni del Senato,
funzioni di raccordo tra lo Stato e gli enti territoriali della Repubblica, funzioni in
merito alla valutazione delle politiche, agli impatti e via dicendo, funzioni che sono
state rafforzate al Senato sulla carta, ma che poco sono state rafforzate nella realtà.
Infatti, questo è un Senato che dovrebbe raccordare, ma dalla discussione emersa dalla
scorsa settimana è parso chiaro solo al Partito Democratico che cosa debba fare
mentre a tutte le altre opposizioni non è parso chiaro per nulla. Ha però un potere
molto chiaro, che è quello di revisione costituzionale. Quindi ha il potere
paradossalmente legislativo massimo, ma non si capisce che cosa dovrebbe fare in
raccordo con gli enti locali, essendo una sorta di Senato delle autonomie. Peraltro è un
Senato composto da cento senatori – nominati nel modo in cui vedremo adesso – a
confronto di 630 deputati, che quindi avranno decisamente più potere rendendo questo
Senato, di fatto, un nonnulla. Allora – lo abbiamo detto in tutte le salse – tanto valeva
a questo punto abolirlo.
Passiamo all'articolo 2, che concerne la composizione del Senato, quello di cui si è
discusso tanto in questi minuti. È eletto in conformità alle scelte espresse dagli
elettori: questo bisognava farlo, perché altrimenti si andava a violare il principio di
sovranità popolare stabilito dall'articolo 1. Il problema è che non si è capito in che
maniera, o perlomeno l'hanno capito soltanto alcuni. Infatti, se è vero che è una
formulazione critica secondo metà di quest'Aula, secondo l'altra metà invece non lo è.
Infatti esclude da un lato che i senatori sindaci vengono eletti.
Dall'altro lato si dice che, invece, i consiglieri regionali senatori verranno eletti in
conformità alle scelte in merito proprio ai consiglieri regionali. Con «in conformità»,
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
125
che cosa si intende ? Se si intende che ci si conformerà integralmente a quello che è
risultato delle elezioni regionali, allora sarà un doppione e sarà esattamente come
un'elezione regionale e Pag. 53non cambierà nulla (sembrava, più che altro, una presa
per il naso); se, invece, i consigli regionali si distaccheranno rispetto alla volontà
espressa dagli elettori, ci sarà una violazione del principio di sovranità popolare.
In realtà, a sciogliere questo complicato nodo di interpretazione è riuscito il
collega Sanna e ha detto, come ha riferito prima il collega Bianconi, che la riserva di
eleggere, in qualche modo, verrà rispettata, ma non ci è dato scoprire come. «In
conformità» significa «in rispetto», in qualche modo differenziato, dalla volontà
popolare.
Io ringrazio il collega Sanna per questa splendida, magnifica interpretazione e
ringrazio anche il Governo perché ha partecipato in maniera decisa a questo dibattito
e ha spiegato con parole semplici come da noi era stato richiesto che cosa questa
formulazione criptica volesse dire. Ovviamente ero sarcastica: lei Presidente lo sa
perché è qui in Aula ma, chi ci segue da casa ovviamente non ne ha la percezione. Ma
perché il Governo non ha interesse a spiegarla in questa sede ? Perché qui c’è un
premio di maggioranza che è spaventoso, per cui, chiaramente, al Ministro primo
firmatario delle riforme neanche interessa partecipare a questa discussione, perché sa
che qui le riforme passeranno e torneranno nell'altra Camera, che invece ha problemi
maggiori, a livello di maggioranza, proprio perché non ha una maggioranza altrettanto
stabile. Ecco perché ci siamo trovati oggi di fronte a questa formulazione, che è
tutt'altro che una formulazione chiara e semplice, perché se così fosse vorrebbe dire
che ci stiamo limitando a fare degli emendamenti strumentali e inutili e una polemica
spicciola, ma così non è. Così non è perché è stato sollevato anche dagli auditi il fatto
che il testo non sia semplice e chiaro come dovrebbe essere un testo di riforma
costituzionale.
Quindi, che cosa tentiamo di fare con questo emendamento ? Eliminare le parole «in
conformità alle scelte», che nessuno, salvo Sanna, ha capito che cosa significhi dire, e
sostituirle espressamente con le parole «secondo le scelte e le proporzioni», nel senso
che i consiglieri regionali, nell'eleggere i senatori dovranno rispettare le proporzioni
dei voti dati dai cittadini al momento delle elezioni regionali. Questo perché ? Si tenta
di eliminare l'effetto distorsivo dei premi di maggioranza delle leggi elettorali
regionali, proprio quello che oggi, all'interno di questa Camera, inficia questa
discussione e la rende a dir poco avvilente, perché di fatto già si sa che tanto riuscirete
a far passare questa riforma e a bocciare tutto, perché con il premio di maggioranza
siete la maggioranza assoluta di questa Camera.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.
DALILA NESCI
Grazie, Presidente. Con questo emendamento, oltre a vincolare maggiormente i
consiglieri regionali al rispetto delle indicazioni date dai cittadini sui futuri senatori al
momento delle elezioni regionali, diciamo espressamente che i consiglieri regionali,
nell'eleggere i senatori, dovranno rispettare le proporzioni dei voti dati dai cittadini al
momento delle elezioni regionali. Si cerca quindi di annullare l'effetto dei premi di
maggioranza delle leggi elettorali regionali sulla distribuzione dei seggi del Senato
nelle varie regioni.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
126
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.
SIMONE VALENTE
Grazie, Presidente. Qualche collega, in precedenza, è intervenuto sollevando le
proprie preoccupazioni nel caso un senatore dovesse essere nominato assessore o
comunque dovesse andare a ricoprire qualche altro incarico pubblico, però questa
analisi, seppur legittima, è in qualche modo comprensibile per chi ha sempre militato
in un partito ma da noi, come gruppo di opposizione del MoVimento 5 Stelle, non può
Pag. 54essere accettata, perché noi abbiamo un principio cardine del nostro mandato
che è quello, appunto, di portare a termine il nostro mandato senza accettare altri
incarichi o candidarsi a un altro ruolo. Questo è un concetto che dovrebbe entrare
nella politica, perché ahimè questo ha rovinato negli anni tutta la classe politica e la
sua reputazione. Quindi, in qualche modo vogliamo portare avanti questo principio
anche nelle proposte emendative. Quanto detto in precedenza dai miei colleghi va in
questa direzione e io sono pronto a sottoscriverlo in toto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.
RICCARDO NUTI.
Grazie, Presidente. Prima di tutto dico che, forse, il Governo può anche non essere
presente in Aula, non vogliamo costringe il Governo a questa presenza silenziosa per
ore, non ne vediamo l'utilità. Detto questo, non so se i colleghi si sono resi conto
dell'indecenza e della follia che stanno per approvare e votare: praticamente è scritto –
e abbiamo già chiarito che il Senato non verrà abolito –, che la durata del mandato dei
senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono
stati eletti. Quindi, avremo non solo delle leggi elettorali regionali che, magari, con
dei premi di maggioranza, creeranno delle distorsioni all'interno del Senato, ma se,
per esempio, dopo che il nuovo Senato è stato costituito, all'improvviso, dopo due
anni, decade il consiglio regionale delle Marche, con le nuove elezioni che ci saranno
nelle Marche cambierà nuovamente la maggioranza all'interno del Senato. Questa è
follia pura ! Ma soprattutto, l'emendamento tende ad eliminare gli effetti dei premi di
maggioranza delle elezioni regionali. Chiediamo almeno che sia letto l'emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.
EMANUELE COZZOLINO.
Grazie, Presidente. Se avete seguito agli interventi, vi è stata una serie di
emendamenti con i quali abbiamo cercato di riportare l'elezione indiretta del Senato a
un metodo proporzionale che rispetti la volontà dei cittadini, appunto con metodo
proporzionale. Con questo emendamento andiamo ad esplicitare ancora più
chiaramente che vogliamo bypassare il metodo maggioritario di elezione dei consigli
regionali per proporre il metodo proporzionale, che rispecchia i voti e le intenzioni
degli elettori riguardo alle forze politiche che partecipano alle elezioni regionali e che
andranno a fare parte del nuovo Senato, perché il Senato non viene abolito, ma questo
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
127
è un piccolo dettaglio. Ormai sembra insignificante, ma questa riforma veniva
venduta come abolizione del Senato o superamento del Senato: l'abbiamo
semplicemente cambiato facendolo diventare una brutta copia del Senato attuale,
come è successo con le province e le città metropolitane.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà.
FRANCESCO D'UVA
Grazie, Presidente. Chiedo di sottoscrivere l'emendamento Dadone, perché è sì simile
a quelli precedenti ma aggiunge un passaggio importante, perché con questo
emendamento si cerca di superare quello che è il premio di maggioranza nelle varie
regioni. Sappiamo che ogni regione ha la sua legge elettorale e sappiamo che ogni
legge elettorale ha un suo premio di maggioranza, succede così che ci sono regioni in
cui c’è un premio di maggioranza spropositato e quindi c’è il rischio che questo
premio di maggioranza spropositato possa andare ad inficiare la giusta elezione di
quelli che saranno i futuri senatori. Per superare questo scoglio, chiediamo che
vengano rispettate sia le scelte che le proporzioni, quindi si cerchi di considerare le
percentuali con cui i consiglieri sono stati votati nei consigli regionali. Questo ci
sembra di buonsenso, a meno che non ci sia una certa malafede nel voler puntare ai
premi di maggioranza e così prendere sia tanti consiglieri regionali che tanti senatori e
fregarsene della volontà del popolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5
Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Dadone 2.104, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere
favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione (Segue la votazione).
Votazione emendamento Dadone 2.104
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Presenti 466
Votanti 462
Astenuti 4
Maggioranza 232
Hanno votato Si 162
Hanno votato No 300
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
128
Passiamo alla votazione dell'emendamento Nuti 2.105.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.
RICCARDO NUTI.
Grazie Presidente, sarò breve. Nel passaggio al Senato avete inserito il solito giro di
parole che ripetiamo si compone delle seguenti parole «in conformità alle scelte
espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei
medesimi organi». Con questa nostra proposta inseriamo le parole «secondo le scelte
appositamente» e poi segue espresse dagli elettori per i candidati consiglieri. In
pratica cosa chiediamo di fare Presidente ? Chiediamo di introdurre al momento delle
elezioni regionali l'indicazione dei futuri senatori, cioè di fare una distinzione fra
coloro che devono essere eletti al consiglio regionale e coloro che devono essere eletti
invece al Senato della Repubblica. Questo è un «emendamento normalità», proprio
per evitare quella confusione che invece voi state creando, perché tutto parte dalla
finta abolizione del Senato, che scopriamo poi, invece, non verrà abolito. Ci dicono:
ma i senatori non prenderanno nessuna indennità e poi si scopre che invece avranno
dei rimborsi senza alcun tetto. Si scopre addirittura che, se un consiglio regionale
decade, il Senato diventa praticamente un centro commerciale con porta girevole,
quindi si entra e si esce in base alle elezioni che ci sono delle varie regioni ed in più,
con la scusa di voler semplificare quello che è la Costituzione e la struttura legislativa
del nostro ordinamento, si va in realtà a complicare ulteriormente la normativa,
facendo sì che i cittadini non abbiano una scelta distinta da effettuare al momento
delle elezioni. Quindi, con questo emendamento, noi diciamo: i cittadini devono
esprimere due scelte differenti, una per i consigli regionali e una per i senatori che i
cittadini vogliono che vadano al Senato della Repubblica, altrimenti ci sarà maggior
confusione. E anche l'ultimo elemento che è stato annunciato per mesi e mesi dai TG
a «lingue unite», a quel punto decadrà, perché si paleserà semplicemente come tutto
quello che è stato elogiato in questi anni, e in questi mesi, in realtà non sarà altro che
una complicazione ulteriore del nuovo Senato e della Costituzione (Applausi dei
deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi dietro l'onorevole
Valente... onorevole Vecchio....
SIMONE VALENTE.
Grazie Presidente, insomma non posso che apprezzare lo sforzo dei miei colleghi
della I Commissione nel trovare diverse formulazioni per modificare queste norma,
questa dicitura «in conformità». Continuiamo a riproporre emendamenti simili, ma
con diverse formulazioni, fino adesso ne abbiamo discusso Pag. 56quattro. Abbiamo
provato a sostituire la norma dicendo «secondo le scelte e le proporzioni», «secondo
le scelte appositamente», «inderogabilmente secondo i voti appositamente espressi»,
«sulla base dei voti espressi». Alla fine, la volontà è una: quella di dare un potere
decisionale maggiore ai cittadini che vanno alle elezioni e poter scegliere i propri
politici che dovranno sedere nel Senato. Questa è la nostra intenzione. C’è la
proposta, la disponibilità a trovare diverse formulazioni, speriamo che nei prossimi
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
129
emendamenti il Governo e la maggioranza ci dicano se non vogliono minimamente
prendere in considerazioni le nostre proposte oppure valutarle una volta per tutte.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.
DALILA NESCI
Presidente, come è noto, al Senato è stata introdotta la previsione in base alla quale i
componenti del nuovo Senato saranno eletti dai consigli regionali in conformità alle
scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei
medesimi organi. Il punto è che non si comprende, in alcun modo, come questo possa
avvenire, perché lo stabilirà la futura legge del Senato e non sarà affatto facile,
ovviamente, far tornare i conti e capire come questa previsione inciderà
effettivamente nella composizione del Senato. Per di più, la disposizione introdotta è
piuttosto vaga e questo creerà dei problemi.
Noi con questi emendamenti abbiamo tentato di modificare e di sistemare l'assetto di
questa disposizione, ma è veramente complicato lavorare in questi termini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matteo
Bragantini. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI
Grazie Presidente, intervengo per un motivo molto semplice. Ci sono varie posizioni,
e anche noi siamo abbastanza critici su questa riforma soprattutto sulla composizione
del Senato, ma che il Senato cambierà ogni volta che cambia un consiglio regionale
non è una cosa sbagliata. Un Senato delle autonomie, un Senato delle regioni, è ovvio
cosa deve rappresentare. A nostro avviso, si può cambiare anche ogni due-tre anni e
dev'esserci una maggioranza variabile, perché non è una maggioranza governativa, ma
è una maggioranza che deve riguardare le leggi per il benessere dei territori. Anzi, noi
avevamo proposto, e il PD non ha voluto ascoltarci, che invece ci doveva essere un
Senato con vincolo di mandato, in modo che i senatori rappresentanti di quella
regione dovevano fare quello che quella regione decideva che era il meglio per il
proprio territorio. Dunque, non guardiamo come una cosa sbagliata che il Senato
possa cambiare la propria composizione nel corso degli anni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.
EMANUELE COZZOLINO
Grazie Presidente, magari per qualcuno può essere criptico questo emendamento, però
andiamo a introdurre la possibilità di inserire un listino per la sola elezione del
Senato, in modo che possano essere eletti direttamente dai cittadini i senatori e quindi
con una rappresentanza proporzionale dei voti espressi dai cittadini. È un'ulteriore
modifica, ma so che ormai il testo è blindato. Mandate Scalfarotto e non viene la
Ministra che ha partorito questa, passatemi il termine, riforma, l'accordo nella
maggioranza per questa riforma. Quindi, sembra che qui non si possa cambiare
assolutamente niente. Questa è un'ulteriore proposta di modifica e non solo protesta.
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
130
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE
Grazie Presidente, solo per far presente che già in Italia c’è un profondo scollamento
tra i cittadini e Pag. 57la classe politica. Scollamento che è stato aumentato nel
momento in cui i partiti hanno optato per delle leggi elettorali con dei listini bloccati,
non dando neanche più la possibilità di esprimere una preferenza e quindi di vedere
quel rapporto che ci deve essere di rappresentatività tra l'elettore e l'eletto. Qui si è
discusso di tentare di togliere il Senato, poi lo si è mantenuto. Lo si è mantenuto
prima dicendo che non doveva essere proprio eletto, ma nominato, poi si è fatta questa
scelta di elezione «in conformità a», ma non si è capito come. Quindi, quello che
proviamo a proporre qui (lo abbiamo proposto in 10 mila salse, perché poi la necessità
aguzza l'ingegno) è per lo meno di farlo fare, di far esprimere la scelta con delle
espressioni di voto che siano sganciate e separate tra di loro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.
FILIPPO GALLINELLA
Grazie Presidente. Sempre con lo spirito di voler dare un senso all'elezione del
Senato, noi abbiamo proposto questo emendamento, che anzi chiedo di sottoscriverlo
perché mi era sfuggito. Chiedo all'Aula di fare una riflessione su questo, perché
altrimenti è chiaro che le opposizioni si lamentano, perché vedono una distorsione
della democrazia, una tutela giuridica di persone che non se la meritano e che, vista
l'esperienza, si comportano mediamente male o almeno sopra la media. Per questo
chiediamo a tutti quanti di votare favorevolmente questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà. Per favore, colleghi..., contenete il vostro
entusiasmo nei confronti dell'onorevole Piepoli. È l'ultimo intervento, l'ultimo
emendamento, poi basta. Per favore !
DAVIDE CRIPPA.
Grazie Presidente, nel rileggere il testo così come proposto, circa la parte di «in
conformità» mi viene in mente che, dal punto di vista tecnico, quando qualsiasi atto
viene firmato da un direttore lavori e di seguito abbiamo un'asseverazione sia
dell'elettricista, che dell'idraulico, questi rilasciano delle certificazioni «in
conformità». Ma in conformità in quel caso vuol dire nel rispetto della legge.
Allora, io mi chiedo: una conformità rispetto a un qualcosa che ancora deve essere
emanato. Perché questa legge, che poco fa ci ha annunciato in modo proclamante il
collega Sanna, mi chiedo: come fa a essere in conformità di una cosa che deve ancora
avvenire ? Come facciamo a dire che quello che verrà sarà in conformità ? Forse
dovremmo parlare di come si andrà ad agire sul tema e allora eventualmente
valuteremo se quello sarà in conformità rispetto al valore espresso dai voti degli
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
131
elettori, e non, così come noi auspichiamo, sia una necessità, ma secondo invece una
vostra convenienza che è quella che immaginate sempre e solo voi !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Nuti 2.105, parere contrario di Commissione e Governo, parere favorevole dei relatori
di minoranza eccetto il relatore del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale che si
rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione (Segue la votazione).
Votazione emendamento Nuti 2.105
Marotta, Giancarlo Giordano, Prina
Dichiaro chiusa la votazione
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Presenti 452
Votanti 444
Astenuti 8
Maggioranza 223
Hanno votato Si 154
Hanno votato No 290
(Le deputate Argentin e Rubinato e il deputato Aiello hanno segnalato che non sono
riusciti ad esprimere voto contrario).
A questo punto interrompiamo l'esame del provvedimento, che riprenderà domani
mattina alle ore 9,30.
Votazioni elettroniche (Schema) ... Votazioni I-IX Allegato contenente i documenti
di seduta
9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio
132
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 530 di giovedì 26 novembre 2015
INDICE
Disegno di legge costituzionale: Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario,
la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle
istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della
Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione,
dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 2613-B)
(Seguito della discussione)
(Esame articolo 2 – A.C. 2613-B) ...
Seduta n. 530 di giovedì 26 novembre 2015 ........................................................................................ 1
PRESIDENTE. ..................................................................................................................................... 2
PRESIDENTE. ..................................................................................................................................... 2
Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429-B –
Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero
dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la
soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione
(Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione,
dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C.
2613-B) (ore 20,55).
PRESIDENTE.
L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale,
già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione,
dalla Camera e nuovamente modificato, in prima 2613-B: Disposizioni per il
superamento del deliberazione, dal Senato: n. bicameralismo paritario, la riduzione del
numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni,
la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo approvato l'articolo 1.
(Esame dell'articolo 2 – A.C. 2613-B)
PRESIDENTE.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi
l'allegato A – A.C. 2613-B).
Non essendovi iscritti a parlare sul complesso degli emendamenti, come stabilito in
sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, il seguito dell'esame del provvedimento
avrà luogo nella seduta di martedì prossimo 1o dicembre, a partire dalle ore 10,30.
1
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 533 di martedì 1 dicembre 2015
Disegno di legge costituzionale: Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la
riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle
istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione
(Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione, dalla Camera e
nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 2613-B)
INDICE
PRESIDENTE. ..................................................................................................................................... 3
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. .......................................................................... 3
IGNAZIO LA RUSSA. ........................................................................................................................ 3
DANILO TONINELLI. ....................................................................................................................... 5
Votazione emendamento La Russa 2.130 ......................................................................................... 5
ROBERTO OCCHIUTO. .................................................................................................................... 6
Votazione emendamento Gelmini 2.1 .............................................................................................. 6
CRISTIAN INVERNIZZI. ................................................................................................................... 7
DANILO TONINELLI. ....................................................................................................................... 8
IGNAZIO LA RUSSA. ........................................................................................................................ 8
FRANCESCO SANNA. ...................................................................................................................... 9
ARCANGELO SANNICANDRO. ...................................................................................................... 9
MAURIZIO BIANCONI. .................................................................................................................. 10
Votazione emendamenti Centemero 2.2 e Invernizzi 2.3 .............................................................. 11
MATTEO RICHETTI. ....................................................................................................................... 12
STEFANO QUARANTA. ................................................................................................................. 12
DANILO TONINELLI. ..................................................................................................................... 13
MAURIZIO BIANCONI. .................................................................................................................. 13
IGNAZIO LA RUSSA. ...................................................................................................................... 14
Votazione emendamenti Centemero 2.4 e Scotto 2.100 ................................................................ 15
DANILO TONINELLI. ..................................................................................................................... 15
DANIELE CAPEZZONE. ................................................................................................................. 16
ARCANGELO SANNICANDRO. .................................................................................................... 17
DALILA NESCI. ............................................................................................................................... 18
MARA MUCCI.................................................................................................................................. 19
Votazione emendamento Toninelli 2.101 ...................................................................................... 19
DANILO TONINELLI. ..................................................................................................................... 20
ARCANGELO SANNICANDRO. .................................................................................................... 20
RICCARDO NUTI. ........................................................................................................................... 21
SIMONE VALENTE. ........................................................................................................................ 21
FRANCESCO D'UVA. ...................................................................................................................... 21
EMANUELE COZZOLINO. ............................................................................................................. 22
GIANNI MELILLA ........................................................................................................................... 22
GIANNI MELILLA ........................................................................................................................... 22
GIUSEPPE BRESCIA ....................................................................................................................... 23
MASSIMILIANO BERNINI ............................................................................................................. 23
IGNAZIO LA RUSSA ....................................................................................................................... 23
MAURIZIO BIANCONI. .................................................................................................................. 24
2
CHIARA DI BENEDETTO. .............................................................................................................. 25
DALILA NESCI ................................................................................................................................ 25
FRANCESCO SANNA ..................................................................................................................... 25
GIANLUCA VACCA ........................................................................................................................ 26
DAVIDE CRIPPA ............................................................................................................................. 27
Votazione emendamento D'Ambrosio 2.102 ................................................................................. 27
DANILO TONINELLI. ..................................................................................................................... 28
MAURIZIO BIANCONI ................................................................................................................... 28
FRANCESCO D'UVA ....................................................................................................................... 29
DALILA NESCI. ............................................................................................................................... 29
LUIGI GALLO .................................................................................................................................. 29
ARCANGELO SANNICANDRO ..................................................................................................... 30
RICCARDO NUTI ............................................................................................................................ 30
DANIELE CAPEZZONE .................................................................................................................. 31
EMANUELE COZZOLINO. ............................................................................................................. 31
ALESSANDRO DI BATTISTA. ....................................................................................................... 31
STEFANO QUARANTA. ................................................................................................................. 32
MICHELE DELL'ORCO. .................................................................................................................. 32
Votazione emendamento D'Ambrosio 2.103 ................................................................................. 33
FABIANA DADONE. ....................................................................................................................... 33
DALILA NESCI ................................................................................................................................ 34
SIMONE VALENTE ......................................................................................................................... 35
RICCARDO NUTI. ........................................................................................................................... 35
EMANUELE COZZOLINO. ............................................................................................................. 35
FRANCESCO D'UVA ....................................................................................................................... 36
Votazione emendamento Dadone 2.104 ........................................................................................ 36
RICCARDO NUTI. ........................................................................................................................... 37
SIMONE VALENTE. ........................................................................................................................ 37
DALILA NESCI ................................................................................................................................ 38
MATTEO BRAGANTINI ................................................................................................................. 38
EMANUELE COZZOLINO .............................................................................................................. 38
FABIANA DADONE ........................................................................................................................ 39
FILIPPO GALLINELLA ................................................................................................................... 39
DAVIDE CRIPPA. ............................................................................................................................ 39
Votazione emendamento Nuti 2.105 .............................................................................................. 40
3
Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429-B –
Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del
numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle
istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della
Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima
deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal
Senato) (A.C. 2613-B) (ore 12).
PRESIDENTE.
L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale,
già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione,
dalla Camera e nuovamente modificato, in prima 2613-B: Disposizioni per il
superamento del deliberazione, dal Senato: n. bicameralismo paritario, la riduzione del
numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni,
la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione
è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
Ricordo che nella seduta del 26 novembre 2015 si è conclusa la fase degli
interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 2.
(Ripresa esame dell'articolo 2 – A.C. 2613-B)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso
presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2613-B).
Invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli
emendamenti riferiti a tale articolo.
EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza.
Presidente, sull'articolo 2 il parere, per tutti gli emendamenti presentati, è di invito al
ritiro o parere contrario.
PRESIDENTE. Sta bene. Interpellerò i relatori di minoranza su ciascun emendamento.
Emendamento La Russa 2.130.
IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Signora Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per
la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.130 La Russa. Ha chiesto di
parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA.
Signora Presidente, tutti gli emendamenti di cui ci siamo occupati nel dare il parere
sono certamente importanti, ma mi permetto di segnalare ai colleghi di questo ramo del
Parlamento questo emendamento, che è il primo all'articolo 2, perché è l'unico
emendamento che, ove venisse approvato, rimedierebbe ad alcune assolute
incongruenze, quelle rimediabili – perché l'essere stato il provvedimento già votato da
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questo ramo del Parlamento e da quello del Senato, non ci consente una grande
agibilità nel modificare il testo – per cui le poche cose modificabili ce le siamo dovute
quasi inventare. In particolare questo emendamento, a lungo discusso dagli uffici della
Camera, che originariamente nel testo che era stato loro prima inviato lo avevano
dichiarato inammissibile, è stato alla fine con un po’ di fatica – per non dire con
moltissima fatica – dichiarato ammissibile perché ? Perché è l'unico che cambia una
costruzione che fa acqua da tutte le parti.
Se il testo non venisse modificato, oggi come oggi, noi avremmo un Senato eletto – vi
leggo il testo – dai Consigli regionali, ma oggi si prevede: «in conformità alle scelte
espresse dagli elettori per i candidati consiglieri, in occasione del rinnovo dei
medesimi organi», cioè viene eletto dal Consiglio regionale, ma in conformità di quello
che dicono gli elettori. Quando ? Man mano che si eleggono i consigli regionali. Come
? Lo dice poi una legge ordinaria che dovrà essere fatta. Cosa succederebbe ?
Succederebbe, nella migliore delle ipotesi, ammesso che la legge di attuazione sia poi
una buona legge, che i senatori sarebbero dei consiglieri regionali che rimangono in
carica a rotazione, cioè man mano che il Consiglio regionale finisce la propria
legislatura cambiano e non si sa bene come vengono sostituiti, cioè bisogna aspettare
l'altra elezione e c’è un periodo di intermezzo. In sostanza, avremmo come primo
effetto che il Plenum del Senato sarebbe largamente compromesso per determinati
periodi, che la sua composizione non sarebbe stabile, ma sarebbe continuamente
variabile e quello che più importa è che i cittadini forse neanche si accorgerebbero di
eleggere dei senatori che sono difatti eletti poi dal Consiglio regionale in base a come
loro hanno votato per il Consiglio regionale, ma tenendo conto della composizione del
Consiglio regionale che – come tutti sanno – è una composizione fortemente
condizionata dalle singole leggi regionali che cambiano regione per regione, che
assegnano premi di maggioranza cospicui, in sostanza finendo col vanificare
completamente quella piccola apertura che avrebbe fatto il Senato prevedendo: «in
conformità alle scelte espresse dagli elettori».
Nella strettoia dell'impossibilità di riproporre quella che per noi è la strada maestra, e
cioè che siano eletti direttamente dai cittadini in occasione dell'elezione del
Parlamento, magari scegliendo tra i candidati solo consiglieri regionali, se questa è la
volontà del legislatore, noi proponiamo un emendamento che cerca di raggiungere per
via indiretta lo stesso risultato, cioè diciamo – sto cercando l'emendamento, vediamo
se riesco a trovarlo – che sono eletti senatori i consiglieri regionali votati
contestualmente all'elezione della Camera dei deputati. Sosteniamo cioè che per potersi
candidare in un'apposita competizione che è contestuale a quella dell'elezione dei
deputati, bisogna essere consiglieri regionali, ma che la votazione è affidata al corpo
elettorale nel momento in cui si votano i deputati. Questo consente di eleggere
sicuramente dei rappresentanti delle regioni, ma consente ai cittadini di scegliere senza
artifizi i senatori che vogliono, senza dover troppo essere condizionati dalle leggi
regionali e dai premi di maggioranza e soprattutto impedisce che il Plenum sia
modificato e che vi siano delle votazioni continue.
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole La Russa.
IGNAZIO LA RUSSA.
Concludo, Presidente. Si tratta di un emendamento semplice che, se votato, rende
chiarezza e ridà agli elettori un potere che altrimenti questa riforma gli toglie.
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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha
facoltà.
DANILO TONINELLI.
La ringrazio, Presidente. Noi apprezziamo l'emendamento del collega La Russa, ma
vorrei Pag. 29specificare le motivazioni per cui non voteremo favorevolmente, ma ci
asterremo e abbiamo fatto tutta una serie successiva di emendamenti, che va a togliere
quella che secondo noi è una parte non corretta dell'emendamento proposto dal collega
La Russa.
Va benissimo il fatto di collegare strettamente il voto degli elettori per i Consigli ed i
consiglieri regionali con quello dei senatori. Significa dare qualcosa di più di una
semplice scelta di una semplice conformità, come dice questa norma.
Ma quello che non accettiamo, quello che non riteniamo corretto è l'ultimo passaggio
di questo emendamento, quello in cui si lega il numero dei futuri senatori alla
composizione di ciascun consiglio regionale. Perché diciamo questo ? Perché
sappiamo perfettamente che nelle regioni c’è un sistema maggioritario che dà più della
maggioranza assoluta dei seggi a chi vince prendendo un solo voto in più. Ciò significa
che, se un partito che prende il 20 o il 25 per cento, prende il 55 o il 60 per cento dei
seggi in regione e questa percentuale dei membri che costituiscono i consigli è lo
specchio dei futuri senatori, non stiamo rispettando il voto degli elettori, ma stiamo
rispettando gli effetti del premio di maggioranza che è insito nelle leggi elettorali
regionali. È per questo infatti che noi abbiamo proposto emendamenti che rendono più
collegata la scelta dei senatori all'espressione del voto degli elettori, indipendentemente
dagli effetti che il premio di maggioranza crea nell'effettiva composizione delle
poltrone all'interno dei consigli regionali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
La Russa 2.130, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale il
relatore di minoranza per il MoVimento 5 Stelle si è rimesso all'Assemblea e con il
parere favorevole degli altri relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento La Russa 2.130
Folino, Piepoli, Capezzone, Totaro, Casellato, Catania, Fusilli, Massa, Biasotti,
Quaranta, De Maria, Alberti, Benedetti, Palladino, Crimi, Luigi Gallo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Presenti 463
Votanti 380
Astenuti 83
Maggioranza 191
Hanno votato Si 80
Hanno votato No 300
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Passiamo alla votazione dell'emendamento Gelmini 2.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO.
Grazie, Presidente. Per dichiarare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia
sull'emendamento a prima firma Gelmini, ma anche per cogliere l'occasione per
chiarire che noi voteremo favorevolmente anche alcuni dei successivi emendamenti
che mirano a correggere il testo che ci ha restituito il Senato.
L'articolo 57, per come modificato nell'altro ramo del Parlamento, come tutti sanno,
stabilisce i criteri di elezione dei nuovi senatori e, nel farlo, stabilisce che i senatori
eletti verranno scelti in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati
consiglieri. Ora, questa locuzione per noi può generare seri dubbi interpretativi, che
non sarebbero degni di un dettato costituzionale.
Con l'emendamento in questione allora chiediamo che la scelta dei senatori debba
passare necessariamente per l'indicazione degli elettori in base all'ordine di lista, in
modo da individuare in maniera più chiara, in occasione delle elezioni regionali, chi
concorrerà alla carica di senatore.
Per questa ragione, noi voteremo a favore di questo emendamento, ma voteremo
favorevolmente anche gli emendamenti successivi che vanno a modificare questa
locuzione pericolosa, rischiosa e foriera di dubbi interpretativi che è stata inserita al
Senato. Che significa «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati
consiglieri» ? Secondo noi, questo articolo 57 crea fortissimi dubbi, che non saranno
dipanati nemmeno dalla legge costituzionale, e per questa ragione voteremo a favore di
questo e di alcuni altri emendamenti che a questo seguiranno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Gelmini 2.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di
minoranza del MoVimento 5 Stelle e con il parere favorevole degli altri relatori di
minoranza.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Gelmini 2.1
Blazina, Magorno, Formisano, Calabria, Marotta, Amoddio, Berlinghieri. Amoddio ha
fatto. Mi sembra che abbiano votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Presenti 461
Votanti 441
Astenuti 20
Maggioranza 221
Hanno votato Si 79
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Hanno votato No 362
(Il deputato Baroni ha segnalato di essersi astenuto mentre avrebbe voluto esprimere
voto contrario. Il deputato Marrocu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto
contrario).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Centemero 2.2 e Invernizzi 2.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.
CRISTIAN INVERNIZZI.
Grazie, signora Presidente. Guardi, con tutti questi emendamenti presentati dalle
opposizioni si vuole semplicemente sottolineare un dato secondo noi evidente, ma che
purtroppo così invece non pare alla maggioranza. Sappiamo tutti quello di cui stiamo
discutendo ed è il punto sul quale al Senato, se dobbiamo credere a quello che i
giornali all'epoca riportavano, c’è stato il maggiore scontro, la maggiore frizione
interna allo stesso Partito Democratico. E la formula che ne è scaturita dal Senato
parrebbe – perché anche in questo caso dobbiamo fare affidamento sostanzialmente
alle cronache giornalistiche – essere il risultato dell'accordo interno al Partito
Democratico che, da una parte, cioè dalla parte dei renziani, della maggioranza, voleva
assolutamente garantire l'elezione indiretta dei senatori e dalla parte della minoranza,
invece esigeva una garanzia costituzionale circa l'elettività dei senatori in conformità
alla volontà elettorale espressa dal popolo nelle elezioni. Ne è scaturita una norma che
è obiettivamente di difficile comprensione. Io chiedo, quindi, a questo punto,
un'interpretazione autentica, cioè da coloro che questo lodo l'hanno stretto. Chiedo alla
minoranza dal Partito Democratico di spiegare in parole povere e in modo chiaro, così
come dovrebbe essere un'esegesi fondata sulla semplicità della spiegazione, soprattutto
quando parliamo di Costituzione, che cosa significa l'articolo 2, comma quinto, così
come risulta. Si parla, infatti, della durata dal mandato. Leggiamolo: «La durata del
mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai
quali sono stati eletti virgola». E già, secondo me, qua la virgola pone dei problemi
interpretativi. E continua: «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i
candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le
modalità stabilite dalla legge di cui al sesto comma». Non vedo perché non dovremmo
credere agli allora proclami della minoranza del Partito Democratico; era per loro di
fondamentale importanza perché comunque la loro formazione si basa su quanto è
scaturito dalla Costituzione che ha seguito il ventennio fascista, Costituzione fondata
su dei principi assolutamente imprescindibili della Resistenza e della democraticità,
eccetera, eccetera, eccetera.
Io vorrei capire se questa formula, a loro avviso, effettivamente garantisce che i
senatori saranno diretta o, comunque, se non diretta, indiretta espressione della volontà
popolare. Perché messa così questa formulazione vuol dire tutto e vuol dire nulla,
soprattutto se letta in combinato disposto con il comma successivo. È già stato rilevato
dagli interventi precedenti come sia praticamente impossibile, stante le diverse leggi
elettorali vigenti nelle varie regioni, garantire che la composizione dei vari consigli
regionali sia direttamente proporzionale alla volontà espressa dagli elettori. C’è già il
premio di maggioranza che, attribuendo una rappresentanza maggioritaria al presidente
che viene eletto, impedisce la diretta corrispondenza tra voto e composizione in
consiglio regionale. E quello che sinceramente mi lascia perplesso è che il frutto del
compromesso, come quasi sempre avviene, si tramuta in una disposizione legislativa
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fumosa, non comprensibile – e mi avvio alla conclusione – e foriera a mio avviso di
qualunque tipo di interpretazione. Messa così questa norma non vuol dire
assolutamente nulla; messa così, come sanno anche gli esponenti della minoranza del
Partito Democratico, la garanzia che vi sarà collegamento tra senatori eletti e voto
espresso dai cittadini non esiste. Io non so che tipo di legge voi andrete a fare, ossia
questa legge che dovrà essere approvata, sia dalla Camera, che dal Senato. Ma
veramente sarà un esercizio di fantasia legislativa...
PRESIDENTE. Deve concludere.
CRISTIAN INVERNIZZI.
Mi avvio veramente a conclusione, Presidente. Dicevo che sarà un esercizio di fantasia
legislativa che ho la curiosità di leggere. Ma, soprattutto, ho la curiosità di vedere
come questa fumosa interpretazione verrà tradotta in atto normativo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha
facoltà.
DANILO TONINELLI.
Grazie Presidente, partendo dal presupposto che una norma del genere non sia
migliorabile, noi comunque voteremo favorevolmente a questi identici emendamenti.
Diciamo non sia migliorabile perché specificare come gli elettori andranno a scegliere i
nuovi senatori all'interno delle stesse elezioni regionali, come ha scritto la maggioranza
«in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri», è
praticamente impossibile. Quantomeno questi identici emendamenti, che cosa dicono ?
Sembrano dare più incidenza alle scelte degli elettori al momento delle votazioni dei
consigli regionali. Come ? Separando in due liste la votazione dei consiglieri dei
consigli regionali rispetto alla votazione dei nuovi senatori. Due liste significa che c’è
più espressione di volontà popolare, di scelta popolare da parte dei cittadini. Non dico
che c’è, ma c’è qualcosa di più rispetto al nulla del potere che i cittadini come elettori
hanno nella scelta effettiva di chi mandare tra i consiglieri regionali in Senato a
ricoprire la carica di nuovi senatori. Questa delle due liste è una delle tante ipotesi –
non si sa quali verranno scelte – che si potranno applicare nella scrittura della futura
legge elettorale del nuovo Senato. Dire che ci sono tante ipotesi per scrivere una legge
significa dire che questa legge è stata scritta con i piedi (Applausi dei deputati del
gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha
facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA.
Il fatto che questi identici emendamenti siano stati dichiarati ammissibili significa che
non contrastano con il comma 6 dell'articolo 2, che prescrive che in qualche modo si
tenga conto della composizione del consiglio regionale. Allora, se non contrastano con
la norma che dice come deve essere la legge ordinaria di attuazione, ci sembra che
siano ottimi emendamenti. In sostanza, gli identici emendamenti dicono che quando
l'elettore, sia pure in concomitanza con le elezioni regionali, cosa che per noi rimane
un errore, andrà a scegliere contestualmente anche i senatori, almeno gli sarà chiaro chi
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sono i candidati che aspirano a diventare senatori e deciderà lui tra quei candidati con
il metodo proporzionale chi e quanti sono. Non deciderà dopo il consiglio regionale, in
base a qualche alchimia o a qualche accordo dietro le spalle degli elettori. Per questo
motivo, voteremo a favore di questi emendamenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sanna. Ne ha
facoltà.
FRANCESCO SANNA.
Essendo noi alla quarta lettura parlamentare del testo di riforma costituzionale,
abbiamo – stavolta lo dico senza aggettivi – il dovere di guardarci all'indietro e vedere
da dove nascono anche le impostazioni lessicali che stiamo osservando. Il Senato ha
discusso abbondantemente su questo punto e noi non abbiamo necessità – io credo –,
di sviluppare tesi legittimamente differenti, come quelle che abbiamo ascoltato nella
presentazione e nella spiegazione degli emendamenti e di ridicolizzare quello che è
stato fatto in quella sede. È stata semplicemente ricondotta ad una razionalità di
sistema un'impostazione per la quale il consiglio regionale dà mandato ad alcuni
consiglieri regionali – e li elegge senatori – di rappresentare quella istituzione nel
Senato della Repubblica, ma, al tempo stesso, quel consiglio regionale sarà vincolato,
nella scelta delle singole personalità da mandare in Senato, a quanto hanno indicato gli
elettori in sede di elezioni regionali.
Questo vuol dire conformità. Vorrei ripeterlo con le parole della senatrice Finocchiaro:
non è che questa espressione sia sconosciuta al linguaggio giuridico e anche al lavoro
che facciamo noi. Quando nella riforma costituzionale si parla di doppia conformità
cosa significa ? Significa identità delle cose che si sono votate in una prima occasione
e identità delle cose che si sono votate in una seconda occasione. Per trasportare il
concetto nell'ambito elettorale funzionerà così: i cittadini elettori della Lombardia,
della Sicilia, delle Puglie, durante le elezioni regionali, sulla base di una legge
regionale che verrà fatta secondo i principi di una legge ordinaria, che verrà scritta
dalle Camere in tempi immediatamente successivi all'avvenuta inefficacia della
riforma costituzionale, indicheranno, attraverso meccanismi elettoralmente acconci, ma
che non dobbiamo stabilire noi adesso in Costituzione – come vorrebbe fare, invece,
l'emendamento dei colleghi –, e successivamente ci sarà un mandato, un'investitura,
una ratifica da parte del consiglio regionale. Esattamente come – lo voglio dire
all'onorevole la Russa – ai tempi della legge che porta il nome di un esponente politico
della sua parte, l'onorevole Tatarella, si faceva per l'elezione del presidente della
regione, eletto direttamente dai cittadini e confermato in un mandato di voto da parte
dei consigli regionali. Si farà esattamente così.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne
ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Sarei grato ai colleghi di maggioranza se parlassero in modo comprensibile. La
domanda che si fa il popolo italiano e che ci facciamo noi è la seguente: i senatori
saranno eletti dal popolo o saranno eletti dai consiglieri regionali e tra i consiglieri
regionali ? Questa è la domanda che ci poniamo tutti e non possiamo nasconderla
dietro una serie di arzigogoli. Il testo, nella parte in cui non è stato emendato, è
chiarissimo. Dice che i senatori vengono eletti tra i consiglieri regionali e non c’è – poi
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ne parliamo – emendamento che tenga, oppure pasticcio che tenga, che possa eludere
quanto è scritto al terzo comma: i consigli regionali – abbrevio – eleggono, con metodo
proporzionale, i senatori tra i propri componenti e nella misura di uno per ciascuno.
Poi, il sesto Pag. 33comma ribadisce: con legge approvata da entrambe le Camere sono
regolate le modalità di attribuzione dei seggi e di elezione dei membri del Senato della
Repubblica tra i consiglieri e i sindaci.
Quindi, questo è un punto fermo da cui l'interprete non potrà discostarsi. Vediamo,
invece, il pasticcio che è stato fatto al Senato, o meglio, il presunto compromesso che,
invece, è una resa incondizionata, utilizzando una espressione equivoca e, comunque,
un linguaggio banale. Cosa significa «i consiglieri regionali eleggeranno i senatori in
conformità alle scelte espresse dagli elettori» ? Ci voleva la scienza di chi ha fatto il
compromesso per scrivere che il consiglio regionale, quando voterà, voterà con i propri
voti e quindi, naturalmente, in riferimento ai voti che ognuno di essi ha avuto ?
Praticamente, se la maggioranza è dieci, ci sarà l'espressione di dieci voti – è una
banalità senza fine, che è veramente vergognosa all'interno di un testo costituzionale –,
in conformità – badate bene – alle scelte espresse dagli elettori per i candidati
consiglieri. Appunto ! Gli elettori eleggono i propri candidati consiglieri in riferimento
a quelli che sono i propri desiderata. E quando lo fanno ? In occasione del rinnovo dei
medesimi organi. Salute, eccetera eccetera. Quando lo devono fare, se non in occasione
del rinnovo degli organi ? Ma che testo costituzionale è questo ? Che testo
costituzionale è questo (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra italiana – Sinistra
Ecologia Libertà e Misto – Conservatori e Riformisti) ? Questa è la domanda che tutti
si devono porre. Altro che testo costituzionale, questo è un vergognoso pasticcio e mi
meraviglio che abbiano collaborato menti eccelse, all'interno del Senato e fuori dal
Senato, per fare un compromesso.
Ma quale compromesso ? Quale compromesso ? Dite che si è trattato di una resa
incondizionata di coloro i quali hanno fatto finta di opporsi per poter meglio
mercanteggiare le proprie posizioni (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra italiana
– Sinistra Ecologia Libertà e Misto – Conservatori e Riformisti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha
facoltà. Le chiedo la cortesia di essere sintetico, perché dobbiamo fare quest'ultimo
voto per sospendere la seduta e allestire le cabine.
MAURIZIO BIANCONI.
Non mancherò di sintesi per dire che l'onorevole Sannicandro, da giurista qual è, ma
bastava la laurea, penso, non un di più, ma forse anche diritto all'istituto, ha
perfettamente capito che il pasticcio è evidente. È un pasticcio fatto male, nel quale
non solo – non solo ! – si prende in giro l'elettore dicendo che elegge ciò che non
elegge, ma si prende in giro anche il diritto del consigliere regionale di eleggere,
perché lo deve fare in conformità. Quindi, dovrebbe fare un atto dovuto. Il che
significa che il consigliere regionale elegge, ma con un atto dovuto, quindi ha le mani
legate anche il consigliere.
Con un testo così incasinato – uso una frase che è proprio il massimo, una parola che è
proprio il massimo, che rende veramente conto del presunto accordo –, noi dobbiamo
registrare – ecco perché ho chiesto di prendere la parola – che oggi uno che viene
chiamato e indicato a fare il giudice della Corte costituzionale, da circa un anno, un
anno e mezzo, sta dicendo che questo è un ottimo testo, che meglio non si poteva fare,
che il compromesso è una cosa micidiale fatta benissimo. Noi dovremmo mandare in
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Corte costituzionale chi già decise che questo casino diventi la Costituzione del popolo
italiano (Applausi dei deputati del gruppo Misto – Conservatori e Riformisti).
PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, ormai ha finito, non ho fatto in tempo nemmeno a
richiamare il suo linguaggio. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici
emendamenti Centemero 2.2 e Invernizzi 2.3, con il parere contrario della
Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).
Votazione emendamenti Centemero 2.2 e Invernizzi 2.3
Intanto che i colleghi votano, mi è particolarmente gradito informare l'Aula che il
collega Filippo Crimì, in questi giorni, è diventato padre della piccola Sofia. Alla
bambina, alla mamma e al nostro collega vanno gli auguri di tutta l'Aula (Applausi),
che ristabiliscono anche l'unanimità, come avete visto.
Di Lello, Montroni, Lattuca, Sisto, Giancarlo Giordano, Fossati, Simoni.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Presenti 458
Votanti 454
Astenuti 4
Maggioranza 228
Hanno votato Si 160
Hanno votato No 294
Sospendiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, per consentire l'allestimento
delle cabine per la votazione dei giudici della Corte costituzionale da parte del
Parlamento in seduta comune, prevista a partire dalle ore 13. La seduta della Camera è
sospesa e riprenderà al termine della riunione del Parlamento in seduta comune.
La seduta, sospesa alle 12,40, è ripresa alle 18,15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i
deputati Adornato, Alfreider, Amici, Artini, Bindi, Bratti, Bueno, Capelli, Catania, De
Menech, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Fraccaro, Giancarlo Giorgetti, La Russa,
Losacco, Lupi, Manciulli, Mazziotti Di Celso, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio,
Realacci, Rosato, Sanga, Santerini, Scalfarotto, Spadoni, Tabacci e Villecco Calipari
sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente centotré, come risulta dall'elenco
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depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della
seduta odierna.
Si riprende la discussione. (Ripresa esame dell'articolo 2 – A.C. 2613-B)
PRESIDENTE. Ricordo nella parte antimeridiana della seduta sono stati da ultimo respinti
gli identici emendamenti Centemero 2.2 e Invernizzi 2.3.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Centemero 2.4 e Scotto 2.100.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.
MATTEO RICHETTI.
Grazie. In parte riprendo le considerazioni fatte dal collega Sanna sul punto
precedente. La formulazione trovata dal Senato, infatti, in maniera inequivocabile crea
un collegamento tra l'espressione dei cittadini in sede di votazione e di rinnovo dei
consigli regionali...
PRESIDENTE. Mi perdoni, collega Richetti. Colleghi, abbassiamo il tono della voce,
per favore ! Sta parlando un collega.
MATTEO RICHETTI.
...ed il consiglio regionale stesso, Presidente, che deve individuare i senatori sulla base
dell'espressione in maniera esplicita contenuta nel testo costituzionale che stiamo
approvando. Questa è, a nostro parere, la sintesi più chiara, ma che ha un esplicito
rimando al proprio interno ad una legge che va a puntualizzare ciò che gli identici
emendamenti espongono, ovvero il metodo – in questo caso si fa riferimento a quello
proporzionale – e il suffragio diretto, che sarà regolamentato dalla legge a cui rimanda
l'articolo 2 della legge costituzionale in discussione. E, quindi, voteremo contro questi
identici emendamenti perché, a nostro parere, all'interno della Costituzione devono
esserci i criteri e le modalità che poi troveranno attuazione nella legge ordinaria di
riferimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quaranta. Ne ha
facoltà. Colleghi, se riusciamo a prendere posto e ad abbassare il tono della voce,
grazie.
STEFANO QUARANTA.
Grazie Presidente, intervengo su questi identici emendamenti perché parliamo di un
tema serio che merita di essere approfondito in modo adeguato. L'articolo 2 della
riforma tratta due temi fondamentalmente: la composizione del Senato e come questo
Senato viene eletto. Ora, con gli emendamenti che i gruppi di opposizione in
particolare hanno cercato di costruire, il tema è stato quello di trovare il tecnicismo che
consentisse l'elezione diretta dei senatori. Ma, in realtà, prima di questi tecnicismi volti
a modificare la proposta del Governo, bisognerebbe affrontare un tema che invece è un
tema di fondo, che riguarda la coerenza e la serietà di questa riforma. Infatti, badate
bene, il punto non è prevedere o meno l'elezione di secondo grado; ci sono dei sistemi,
come ad esempio quello tedesco, che prevedono le elezioni di secondo grado ed è
assolutamente legittimo e comprensibile in quel tipo di sistema. Infatti, i casi sono due:
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o il Senato rappresenta le istituzioni regionali, i governi regionali e, allora, ci può stare
anche l'elezione di secondo grado, oppure, se invece vogliamo rappresentare il sistema
politico locale, come nel caso della riforma, tant’è vero che abbiamo i 95 più 5, cosa
che abbiamo già visto nella composizione di questo Senato, allora, se appunto
dobbiamo rappresentare il sistema politico locale, non si capisce perché sia negata
l'elezione diretta da parte dei cittadini. Quindi, anche qui non si tratta di fare delle
battaglie ideologiche, ma si tratta di essere d'accordo con se stessi, di dare un minimo
di coerenza a una riforma che non ce l'ha, perché si è scelto di non rappresentare le
istituzioni regionali, ma, al contempo, non si fanno votare i cittadini. O è l'una o è
l'altra. Anche l'articolo 2 si dimostra solo un pasticcio frutto di un compromesso
incomprensibile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha
facoltà.
DANILO TONINELLI.
La ringrazio, Presidente. Innanzitutto, è fondamentale sfatare il mito che siamo di
fronte ad un'elezione indiretta dei nuovi senatori. Ed è con un semplice esempio che
possiamo dimostrare che non si tratta di un'elezione indiretta perché, se la votazione
che i consigli regionali fanno dei nuovi senatori all'interno dei consiglieri è un'elezione
indiretta, significa che il Presidente della Repubblica è eletto indirettamente dai
cittadini. E non sembra a me, sinceramente, che si possa affermare che il Presidente
della Repubblica in Italia sia eletto indirettamente. Quindi, ciò che abbiamo di fronte
non è né a un'elezione indiretta, né una elezione.
Siamo di fronte ad una nomina fatta dalla classe politica più corrotta della storia della
Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che sono i
consiglieri regionali, i quali tra di loro, in base al maggior numero di pendenze penali
che portano sulle spalle e che si portano su quel treno che, dalla città in cui salgono per
arrivare a Roma, per trasformarsi in senatori e pigliarsi l'immunità parlamentare, si
spogliano di questo peso, cioè delle pendenze penali. Dunque, chi ne ha di più sarà
quello che, con tutta probabilità, avrà le maggiori chance di diventare senatore.
Quindi, scordiamoci l'elezione diretta, scordiamoci l'elezione indiretta, scordiamoci
l'elezione: è la nomina di coloro che sono i più corrotti dalla storia della Repubblica
italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha
facoltà.
MAURIZIO BIANCONI.
Grazie, Presidente. Io penso che in quest'Aula non ci sia nessuno che possa dire che io
difendo, in qualche modo, questa pessima riforma, ma cerco di farla per i suoi
contenuti oggettivi e non per queste valutazioni soggettive che io ho sentito adesso.
Fra i tanti consiglieri regionali che dal 1970 fanno il loro mestiere – e quelli delle
regioni a statuto speciale anche da prima –, vi sono tantissime persone perbene che
hanno dedicato la loro vita alla politica, alla gente e che sono andate a cercarsi i voti.
Squalificare la classe dirigente di questo Paese in questo modo non è salvare il sistema:
è di una parte fare l'intero e, dopo avere fatto l'intero, creare il discredito generale e,
dopo che si è creato il discreto generale sulle istituzioni, pretendere di fare Costituzioni
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che difendano le istituzioni e che non seguono, invece, l'andazzo generale del
discredito generale che si è provocato.
Non è un giro di parole, ma chi fa così e non difende le istituzioni per quello che sono
oggettivamente, attaccando i meccanismi sbagliati ma cercando di fare scandalo sulle
persone, non fa altro che aiutare chi compie questi danni che si stanno facendo con
questa Costituzione. Non fa che aiutare un populismo stolto di piazza, che farà fuori le
istituzioni e ci lascerà in pasto a chi ha più soldi, a chi ha più potere e a chi ha più
finanza.
Io l'ho detto più di una volta: dobbiamo essere critici, forti, determinati, onesti, ma mai
e poi mai cedere al gioco così facile dello scandalismo, che fa di tutta l'erba un fascio,
offendendo chi si è dedicato alla politica perché alla politica crede e di difendere la
gente ne ha fatto uno scopo della vita.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha
facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA.
Grazie, Presidente. Io tornerò al contenuto dell'emendamento e alla critica che è venuta
da chi, invece, difende l'attuale testo che ci è stato rimandato dal Senato. È stato detto
qui, dal banco del Comitato dei nove, che non si può modificare sostanzialmente,
perché c’è già il principio, espresso immagino, che intende dire, nel comma 6 di questo
articolo, che vi è una legge di attuazione e che ci penserà la legge, perché noi vogliamo
stabilire nella Costituzione solo dei criteri generali.
Io mi sono guardato la Costituzione, così come la vogliamo riformare, e tutti gli
articoli che vanno a modificare il vecchio testo sono zeppi non di principi ma di
dettagli (anche e della ipotesi minore). Ma c’è anche il comma modificato dal Senato –
«La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni
territoriali dai quali sono stati eletti (...)» – mentre la legge che dovrebbe poi attuare la
Costituzione, quella ordinaria, dice che con legge approvata da entrambe le Camere
sono regolate le modalità di attribuzione dei seggi e di elezione (...) tra i consiglieri e i
sindaci, nonché quelle per la loro sostituzione (...)».
Se c'era questa norma, che bisogno c'era di dire che durano tanto quanto durano i
Consigli regionali ? È un dettaglio non da Costituzione. Tutto il testo che avete inserito
vuole trasformare questa nostra Costituzione in una legge ordinaria. Utilizzate sempre
ed esclusivamente tale linguaggio. Basta guardare la lunghezza degli articoli. Guardate
i nuovi articoli introdotti e guardate il testo originario della Costituzione.
L'articolo che qui ci riguarda era di tre righe e diventa di una pagina, proprio perché
cercate di piegare la Costituzione agli interessi di parte e la vicenda del Senato è la
questione più palese. Non si tratta di consiglieri regionali, di quelli corrotti o di quelli
non corrotti: qui si tratta di creare una Camera, la seconda Camera, con competenze
ancora importantissime, la cui composizione in tempi brevi – in tempi medi o in tempi
lunghi non lo sappiamo – sia predefinita a vantaggio di un'area di sinistra governativa.
Questo si sta facendo. Si sta fotografando l'attuale situazione delle regioni e l'attuale
situazione delle sindacature, ma in questo momento, in tempi brevi e medio-brevi, a
chi conviene questa composizione ? A chi conviene ? A chi sicuramente, in Emilia, in
Toscana, al momento in Piemonte, al momento in Puglia, al momento in Sicilia,
governa coi premi di maggioranza la regione e che quindi potrà, in tempi brevi,
immaginare di avere un grande vantaggio attraverso quella che è «un'elezione
imbroglio» dei senatori. Infatti, se da un lato si dice che è in conformità alle scelte
degli elettori, dall'altro lato si dice che, però, queste scelte devono poi tenere conto
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della composizione del consiglio regionale, cioè gli elettori possono scegliere quello
che vogliono ma alla fine, con la norma di chiusura, tali scelte devono essere,
comunque, in sintonia con la composizione dei consigli regionali e, se in Toscana,
grazie al premio di maggioranza e non solo, la sinistra ha una stragrande maggioranza,
gli elettori magari avranno voglia di bocciare i candidati della sinistra, ma il maggior
numero di senatori che quella regione esprimerà comunque sarà di sinistra. Questo è
l'imbroglio !
Non fate finta di non capire. Accettate emendamenti come questi che vi dicono che sia,
sì, espressione della regione, ma lasciamo veramente decidere ai cittadini, per esempio
con un rapporto eletto-elettori di tipo proporzionale. Non è mio questo emendamento
perché ne avevo proposto uno a mio avviso migliore, ma va bene anche questo. Ed è
per ciò che vi invito o a votarlo e, se non lo votate, perlomeno a non ammannirci
sciocchezze e bugie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici
emendamenti Centemero 2.4 e Scotto 2.100, con il parere contrario della Commissione
e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamenti Centemero 2.4 e Scotto 2.100
Ci siamo ? Rizzetto, Fanucci, Ciracì, Sandra Savino. Rizzetto è riuscito a votare ?
Provi a votare. L'onorevole Fanucci, sta votando. Sisto.
Presenti 467
Votanti 462
Astenuti 5
Maggioranza 232
Hanno votato Si 166
Hanno votato No 296
Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 2.101.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI.
Grazie Presidente, innanzitutto vorrei specificare che affermare che i consiglieri
regionali sono la categoria che è stata più interessata da procedimenti, quantomeno per
spese pazze, è dire un dato di fatto. Per evitare semplicemente che si dica questo,
sarebbe stato sufficiente non dare l'immunità parlamentare ai nuovi senatori (Applausi
dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il fatto che sia stata data – permetteteci –
ci fa pensare e sospettare. Il fatto che sia stata data ad una figura che dovrebbe
rappresentare gli enti territoriali e che non rappresenta la nazione – perché solo i
deputati della Repubblica rappresentano la nazione – ci fa pensare male. Va bene ?
Detto questo, noi stiamo oggi trattando di quella modifica che è stata fatta al
Senato, ovverosia di quel tentativo farlocco, finto e offensivo di dire che la votazione
da parte dei consigli regionali dei nuovi senatori è fatta in conformità alle scelte
espresse dai cittadini. È già stato detto che è una finta elezione indiretta ed addirittura è
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una finta elezione. Ma questo – ricordiamolo, perché è stato già detto, ma è
fondamentale ribadirlo – è stato il punto di incontro all'interno del partito di
maggioranza, tra la corrente maggioritaria del partito e la corrente minoritaria, ovvero
la minoranza del partito di maggioranza ha accettato l'accordo di questa inutile e
falsissima scelta dei cittadini dei consiglieri regionali da scegliere e da trasformare in
senatori, ben sapendo che poi tutto è rimandato ad una legge ordinaria, legge ordinaria
che viene fatta dal partito di maggioranza, che la può fare come gli pare e piace.
Quindi il dato politico è: nel momento in cui Verdini ha costituito il suo gruppo
parlamentare al Senato, la minoranza ha calato le brache e ha accettato questo
emendamento inutile e offensivo per l'elettività diretta reale dei senatori – perché non
lo è – accettando questo accordo.
Detto questo, Presidente, noi che cosa presentiamo con questo emendamento ?
Cerchiamo di vincolare maggiormente la scelta dei cittadini ovvero che la loro scelta si
tramuti in una trasformazione di un consigliere regionale in un senatore. Ma
soprattutto, siccome si rimanda tutto ad una legge bicamerale – la scrittura della nuova
legge elettorale per il nuovo Senato sarà una legge bicamerale a maggioranza semplice
–, noi quantomeno, siccome la maggioranza che avete è assoluta grazie ad un premio
di maggioranza dichiarato incostituzionale, diciamo di aumentare la quota di
maggioranza e chiediamo che la legge, la nuova legge elettorale del Senato,
quantomeno venga approvata a maggioranza. Ci sembra una semplicissima iniezione
di democrazia in un sistema totalmente antidemocratico e, ahinoi, non capiamo perché
ci state rispondendo negativamente. Vorremmo una spiegazione dal partito di
maggioranza. Sappiamo che ovviamente non voterete favorevolmente. Quantomeno
prendete atto del fatto che votare a maggioranza assoluta e non a maggioranza
semplice una legge così importante è una buona idea (Applausi dei deputati del gruppo
MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha
facoltà.
DANIELE CAPEZZONE.
Signor Presidente, vorrei dire al collega Toninelli che voterò e voteremo a favore di
questo emendamento. Però, se è consentito, con stima, – onorevole Toninelli, davvero,
lei sa che la ascoltiamo con attenzione – il problema non è che ci siano uno o più
consiglieri regionali corrotti o non corrotti. Non è questo il cuore del problema. Il
cuore del problema, su cui le opposizioni devono sfidare in positivo e in modo
intelligente la maggioranza, è se si stia scrivendo una buona Costituzione o no. La
nostra valutazione è che si stia scrivendo una pessima Costituzione pasticciata e credo
che in cuor loro tanti rappresentanti della maggioranza e anche tanti rappresentanti
dell'attuale minoranza – alcuni dei quali oggi gridano a regime dopo avere invece
votato per questo testo costituzionale e sbagliando – rimpiangono di non avere
approvato gli emendamenti che noi conservatori e riformisti abbiamo proposto dal
primo minuto. Ed era la proposta dell'abolizione secca del Senato, che avrebbe fatto
chiarezza, che sarebbe stata una cosa comprensibile per l'opinione pubblica. Lo dico
con vero e autentico rispetto per la maggioranza e per le intenzioni riformatrici
pronunciate dal Presidente del Consiglio.
Noi comprendiamo anche la semplificazione della politica e l'idea di un referendum in
cui dire: c’è il nuovo contro il vecchio, chi vuole cambiare contro chi non vuole
cambiare. Sappiamo che nel mondo si assiste a una trasformazione della politica in X
Factor, nel senso peggiore, ma anche a volte nel senso non peggiore del termine. Si
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tratta di votare sull'emozione, sul sentimento, su quello che crea simpatia e senso di
coinvolgimento. Però, attenzione, perché l'eccesso di superficialità poi si paga. Non si
può confidare nel fatto che gli elettori siano distratti, che bevano una cosa un minuto e
poi, dopo, se la dimentichino. No ! Poi, dopo, la realtà si prende il sopravvento sulle
superficialità. Questo è accaduto al centrodestra, che poi lo ha pagato tutto insieme.
State attenti, rischiate di pagarlo anche voi. È successo sulla province e ora la gente si
accorge che le province sono ancora lì. L'unica cosa che non c’è più sono le elezioni
per le province. Poi si accorgeranno che il Senato è ancora lì. L'unica cosa che non ci
sarà saranno le elezioni per il Senato e ci sarà questo pasticcetto di organo politico, che
state privando di competenze e che allora cercherà di innescare polemiche e
contenzioso politico con la Camera vincente e con la maggioranza vincente del
momento. E quanto meno potere istituzionale avrà, tanto più cercherà di fare chiasso e
confusione.
Allora, signor Presidente, la prego. Io ho avanzato molte critiche all'atteggiamento
delle opposizioni, di noi opposizioni, però signori della maggioranza – e mi avvio alla
conclusione – state attenti. Infatti domani potete fare un tweet e dopodomani potete
fare una dichiarazione al TG e dire che la cosa è andata, ma tra qualche anno, quando
si leggerà questa Costituzione, questo pasticcio, sarà letta come un sigillo di
superficialità e di incompetenza vostra e di un'intera classe dirigente (Applausi dei
deputati dei gruppi Misto-Conservatori e Riformisti e Sinistra Italiana-Sinistra
Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne
ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Noi, come è stato già detto dal collega Quaranta, voteremo a favore dei numerosi
emendamenti contenuti nelle pagine seguenti, emendamenti proposti dal MoVimento 5
Stelle, emendamenti proposti da Forza Italia e emendamenti proposti da noi, che hanno
tutti, tutti, una caratteristica, ovvero la caratteristica, per così dire, di tentare di
reintrodurre una qualche forma di elezione diretta dei senatori. Infatti, come abbiamo
già abbondantemente illustrato questa mattina, il testo è chiaro nonostante il diversivo
introdotto dal Senato. Il testo è chiaro perché dice che i consigli regionali saranno eletti
dai senatori tra i propri componenti. E qui faccio mie le osservazioni fatte dal collega
Toninelli. Quindi saranno eletti tra i propri componenti e nella misura di uno per
ciascuno e via dicendo. Quindi è chiaro, non c’è ombra di dubbio.
Però poi al Senato sono state introdotte quattro righe, che servivano a fare intendere
che forse si era recuperato un certo voto e una certa eleggibilità diretta da parte del
popolo. Abbiamo spiegato come questo non è. Non è perché si dice una banalità, come
abbiamo già detto stamattina, ovvero che i consiglieri regionali, o meglio i senatori,
saranno eletti secondo le espressioni dei consiglieri da parte dei cittadini, quando
hanno eletto i consiglieri regionali. Ora gli elettori si esprimono una volta sola: quando
eleggono i consiglieri regionali. Allora cosa accadrà in un consiglio regionale ? Che ci
sarà un 20 per cento di un partito, un altro 30 per cento di un altro partito, il 5 per cento
di un altro partito, quindi dire che i senatori saranno eletti, rispettando la volontà che i
cittadini hanno manifestato quando hanno eletto i consiglieri regionali, significa dire
una banalità, o semmai leggere l'evento ex post e non ex ante. Questo è il senso delle
quattro righe che hanno introdotto al Senato, pasticciando inutilmente il testo. Ripeto
«inutilmente». Perché ? Perché quando ci sono delle norme chiare e una che potrebbe
apparire in contraddizione, non è che la si salta a piè pari nell'interpretazione o si butta
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questa norma nel cestino e la si cancella. È chiaro: bisogna risolvere, per così dire, la
contraddizione. E la contraddizione porterebbe, appunto, all'elezione da parte dei
consiglieri regionali, perché quelle parole sono parole inutili.
Perché sono stati presentati tanti emendamenti ? Perché la maggioranza ancora
oggi con il suo silenzio, o meglio non chiarendo il senso di questa norma in modo
chiaro, non chiarendo, senza troppe circonlocuzioni, vuole mantenere in piedi, qui
dentro oggi, sulla stampa e nell'opinione pubblica domani, un equivoco, cioè far
intendere o lasciare intendere a qualcheduno che si possa eleggere un qualcosa, che
qualcuno è chiamato ad eleggere qualche senatore. Così non è ! Per cui, noi delle
opposizioni ci siamo affaticati a presentare emendamenti che cercano di introdurre il
principio di elezione. È evidente che saranno bocciati, ma almeno abbiano il coraggio
di dire che noi qui stiamo sancendo un'elezione dei senatori direttamente da parte dei
consiglieri regionali. Cosa è scritto nei nostri emendamenti o in quelli degli altri
colleghi ? Scriviamo: «rispettando i voti appositamente espressi». Si vuole appunto,
con quell’«appositamente» dell'emendamento del collega del MoVimento 5 Stelle,
cercare di ancorare l'espressione del voto ai senatori e non ai consiglieri regionali; e
così si continua con altri emendamenti, come il nostro, per esempio, laddove diciamo
che le elezioni per i senatori dovranno farsi su apposita lista, separata da quella per i
consiglieri regionali. E i tentativi sono numerosissimi, il tutto per disvelare l'inganno
che si sta mantenendo in piedi in quest'Aula, mentre sarebbe...
PRESIDENTE. Concluda.
ARCANGELO SANNICANDRO.
È a me che sta suonando, Presidente ?
PRESIDENTE.
Sì, sto suonando a lei perché il suo tempo è esaurito.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Ho finito, poi riprendo con l'altro intervento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra
Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Nesci. Ne ha facoltà.
DALILA NESCI.
Grazie, Presidente. I nostri sono emendamenti presentati ovviamente per tentare di
sistemare una riforma costituzionale, ma è evidente che con pochi emendamenti, che
molto probabilmente verranno bocciati da questa maggioranza, che non ha alcuna
intenzione di confrontarsi con le altre forze politiche presenti all'interno di quest'Aula,
sarà complicato spiegare e far tornare indietro il Governo su una scelta specifica:
togliere sovranità al popolo, evitando ancora una volta di fargli scegliere i propri
rappresentanti all'interno, in questo caso, del Senato. Per cui, la previsione incriminata
in questo senso è la frase in cui si dice che questi senatori del nuovo Senato verranno
eletti in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in
occasione del rinnovo dei medesimi organi. Quindi, è chiaro come un'espressione così
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vaga, quindi non un'espressione generale che reca in sé un principio ma un'espressione
troppo vaga, non permetta di comprenderne le ricadute (Applausi dei deputati del
gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mucci. Ne ha
facoltà.
MARA MUCCI.
Grazie, Presidente. Personalmente non condivido l'affermazione per la quale si ritiene
che un Senato, che rappresenta le istituzioni territoriali e locali, non sia significativo,
possa non essere utile. Esistono tante altre democrazie dove esistono delle Camere
rappresentative di enti territoriali, ed hanno il loro valore e la propria autonomia,
comunque sia portano un valore aggiunto dal punto di vista della legislazione. Per
quanto riguarda l'elezione diretta, non comprendo perché continuiamo a parlare di
elezione diretta, perché è chiaro, è scritto chiaramente in questa modifica
costituzionale, che saranno i consigli regionali e i consigli delle province autonome di
Trento e Bolzano ad eleggere, con metodo proporzionale, i senatori fra i propri
componenti. È qui che sta il punto chiave: vengono eletti dei senatori fra i componenti
del consiglio regionale così che questi possano essere portavoce delle istituzioni e delle
questioni locali. Mi chiedo, viceversa, se ci fosse un'elezione diretta, come, da una
parte, si potrebbe giustificare la mancanza del voto di fiducia da parte di un Senato
direttamente eletto dai cittadini e, dall'altra Pag. 41parte, la valenza politica di questo
Senato, che non rappresenta più soltanto ed esclusivamente gli enti territoriali ma avrà
anche un proprio valore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento Toninelli 2.101, con il parere contrario della
Commissione e del Governo e il parere favorevole di tutti i relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento Toninelli 2.101
Piepoli, Furnari, De Maria, Di Lello, Turco, Rizzetto, De Menech, Marrocu, Bindi,
Milanato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Presenti 494
Votanti 480
Astenuti 4
Maggioranza 241
Hanno votato Si 177
Hanno votato No 303
Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Ambrosio 2.102.
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Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI.
La ringrazio, Presidente. Anche in questo emendamento cerchiamo di vincolare
maggiormente la scelta dei cittadini elettori alla successiva trasformazione del voto in
senatori. Come facciamo ? Aggiungiamo alle parole «in conformità delle scelte
espresse» la parola «inderogabilmente». Significa che, quando verrà scritta e approvata
la legge elettorale dei nuovi senatori, le preferenze – chiamiamole così – espresse dagli
elettori saranno vincolanti sui metodi e le metodologie che quella legge elettorale
indicherà nella trasformazione delle scelte dei cittadini, all'interno dei candidati come
consiglieri regionali, in senatori. Perché lo facciamo ? Perché qui c’è un piccolo baco
che in realtà è enorme. Che cos’è ? È, come al solito, l'assenza di vincolo. La domanda
è: se i consigli regionali, che devono eleggere tra i consiglieri i nuovi senatori in
conformità alle scelte – noi aggiungiamo «inderogabilmente» – espresse dai cittadini,
non lo fanno, che cavolo succede ? Va a pigliarli qualcuno ? Hanno delle penali ?
Hanno dalle sanzioni ? Direi proprio di no. Non succede niente. Quindi, non solo oggi
non sappiamo come la nuova legge scriverà le modalità con cui la scelta degli elettori
inciderà sulla futura elezione dei senatori, ma addirittura non sappiamo se questa
fumosità totale della scelta espressa dai cittadini elettori non verrà neppure considerata,
perché questo è un caso che dobbiamo tenere in considerazione. Se i consigli regionali
se ne fregano delle labili scelte dei cittadini elettori, che succede ? Noi pensiamo che
non succederà proprio niente. Intanto mettiamo «inderogabilmente» come un vincolo
maggiore di rispetto delle scelte dei cittadini elettori, in emendamenti successivi
prevediamo anche la sanzione. Penso che quello che abbiamo appena detto sia un caso
che si verificherà in uno o più dei consigli regionali, e vedremo che cosa accadrà,
vedremo quanti ricorsi ci saranno, vedremo quanto sarà bloccato quel sistema che voi
state inserendo in Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne
ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO.
Presidente, ho già detto che voteremo a favore.
Però non è possibile tacere una qualche perplessità che io ho personalmente: i
consiglieri regionali dovrebbero votare inderogabilmente secondi i voti appositamente
espressi. Capisco il tentativo di mantenere salva la volontà popolare, ma la volontà
popolare si è espressa dando il 10 per cento a un partito e all'altro. Quindi i gruppi, in
questo caso, del consiglio regionale – hai ragione – sono costretti a votare in quella
proporzione non i nomi, ma in quella proporzione secondi i voti espressi. Ma si può
fare una legge costituzionalmente legittima che dice che i consiglieri regionali devono
votare in quella maniera ? Giustamente dice il collega Toninelli: che succede qualora i
consigli regionali esercitassero la loro autonoma responsabilità ? È chiaro voi capite
che diventa a questo punto anche una cosa inutile. Una norma di questo tipo, un
meccanismo di questo tipo, è anche inutile. Vi era bisogno di fare dei consiglieri
regionali, dei passacarte per quanto riguarda il principio della nomina ? Rimarrebbe
soltanto la libertà di indicare il nome, ma per quanto riguarda la quantità e la
provenienza politica dovrebbero essere vincolati. La quale cosa mi pare che
costituzionalmente non sia molto legittima.
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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Nuti. Ne ha facoltà.
RICCARDO NUTI.
Grazie Presidente, intervengo solo per dire che ci troviamo ad analizzare una riforma
costituzionale con degli errori veramente grossolani, ma la scelta è fra la possibilità di
modificare qualcosa, cioè di migliorare la riforma costituzionale, ed invece lasciarla
così, perché gli accordi fra i partiti non prevedono migliorie a questa riforma
costituzionale, come se si trattasse di carta straccia. L'emendamento del MoVimento 5
Stelle, a prima firma D'Ambrosio, sottolinea che al momento delle elezioni regionali
l'indicazione dei futuri senatori sarà espressa dai cittadini con delle specifiche distinte
scelte sganciate da quelle espresse per l'elezione dei consiglieri regionali. Quello che
voi state facendo è bocciare qualunque proposta perché non volete migliorare questo
testo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Simone Valente. Ne ha facoltà.
SIMONE VALENTE.
Grazie Presidente, è evidente che le numerose proposte emendative su questo punto
vogliono sollevare un problema. Le parole «in conformità», che ricordo sono state
inserite al Senato, vogliono denunciare come la volontà dei cittadini non sarà
sicuramente portata avanti dalle istituzioni, perché non potranno scegliere direttamente
chi andrà a sedere in Senato. Proprio per questo motivo, questo emendamento, come
quello precedente del collega Toninelli, vuole vincolare maggiormente i consiglieri
regionali al rispetto delle indicazioni date dai cittadini sui futuri senatori al momento
delle elezioni regionali. Vogliamo dare più potere al popolo perché stiamo capendo che
le istituzioni, compresa questa Camera, se ne stanno fregando completamente dei
cittadini italiani e il silenzio del Governo e della maggioranza testimoniano ogni giorno
questa presa di posizione da parte dei partiti (Applausi dei deputati del gruppo
MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
D'Uva. Ne ha facoltà.
FRANCESCO D'UVA.
Presidente grazie, intanto chiedo la possibilità di sottoscrivere questo emendamento
che mi sembra di buonsenso, perché di fatto stiamo cercando di migliorare un testo che
è troppo vago. Del resto siamo i legislatori e non dovremmo lasciare troppa
interpretazione, perché poi sappiamo cosa succede quando si lasciano troppe
interpretazioni alle leggi che facciamo. Noi vogliamo in questo momento chiedere, è
molto semplice, che «inderogabilmente secondi i voti appositamente espressi». Se
dobbiamo indicare quelli che saranno i prossimi futuri senatori, dobbiamo anche dire
che questi qui devono essere nominati in base ai voti espressi inderogabilmente, perché
non è possibile lasciare semplicemente in conformità alle scelte. Quali scelte ? Qui noi
stiamo cercando semplicemente di migliorare il testo, non c’è politica nel senso di
faziosità. No, non c’è nulla di tutto ciò. Questo è buonsenso. Vogliamo agire secondo
22
Pag. 43buonsenso e approvare questo emendamento, per favore (Applausi dei deputati
del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Cozzolino. Ne ha facoltà.
EMANUELE COZZOLINO.
Grazie Presidente, come hanno avuto modo di illustrare i miei colleghi
precedentemente la frasetta che è stata inserita al Senato, frutto dell'accordo interno
alla maggioranza, o meglio del Partito Democratico, è poco chiara. Noi con questo
emendamento andiamo semplicemente a specificare che deve essere rispettato
inderogabilmente quanto espresso dagli elettori, questo perché la maggior parte, se non
la totalità, delle leggi regionali sono maggioritarie e quindi i voti espressi dagli elettori
per eleggere i consigli regionali non sono mai rispettati, perché i consigli regionali
godono del premio di maggioranza e quindi non sarebbero adeguatamente
rappresentati. Sanna questa mattina diceva che dovrete fare un'altra legge: perché non
inserirla direttamente in Costituzione visto che ormai avete inserito qualsiasi cosa in
Costituzione ? Mettiamoci anche le regole per l'elezione di questo nuovo Senato. Invito
a valutare questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5
Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Melilla. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA
Grazie Presidente, anch'io sottoscrivo questo emendamento che cerca un po'di ridurre
il danno. Autorevoli colleghi della maggioranza hanno giustificato questa modifica che
è stata apportata al Senato, introducendo appunto la conformità alle scelte espresse
dagli elettori, riferendosi soprattutto alla «legge Tatarella». La «legge Tatarella», come
è noto, prevedeva la designazione dei presidenti delle giunte regionali, però la
designazione non è elezione diretta, tant’è che noi abbiamo avuto due casi clamorosi.
Uno molto clamoroso, quello del presidente Antonio Rastrelli in Campania eletto con
una ampia maggioranza e quattro anni dopo costretto alle dimissioni da una imboscata
del consiglio regionale.
PRESIDENTE. Concluda.
GIANNI MELILLA
Poi abbiamo anche un altro esempio è l'esempio del presidente Luigi Bersani, che era
presidente della regione Emilia Romagna dal 1993, rieletto nel 1995. Nel 1996,
Bersani lasciò la presidenza dalla regione Emilia per fare il Ministro col Governo
Prodi. In questo caso, fu eletto un altro presidente, non quello che i cittadini emiliani
avevano designato così come successe in Campania. Quindi, elezione diretta dei
senatori è una cosa, designazione è un'altra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Brescia. Ne ha facoltà. I colleghi intorno all'onorevole Brescia se riescono...
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GIUSEPPE BRESCIA
Al Senato è stata introdotta questa previsione in base alla quale i componenti del nuovo
Senato saranno eletti dai consigli regionali, si dice, «in conformità alle scelte espresse
dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi».
Ma non si capisce bene come questa conformità possa avvenire. Quindi, questo
emendamento, come tanti altri presentati dal MoVimento 5 Stelle, è finalizzato a
vincolare maggiormente i consiglieri regionali al rispetto delle indicazioni date dai
cittadini sui futuri senatori al momento delle elezioni regionali. Infine, si sottolinea che
al momento delle elezioni regionali, l'indicazione dei futuri senatori sarà espressa dei
cittadini con delle specifiche distinte scelte sganciate da quelle espresse dall'elezione
dei consiglieri regionali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO BERNINI
Grazie Presidente, la cosa assurda di tutto questo dibattito, se si può chiamare così, è
che il Governo e la maggioranza non rispondono, non chiariscono, i legittimi dubbi,
nostri e di tutte le altre forze di minoranza. Per esempio, non chiariscono quale sarà il
peso che avranno le scelte dei cittadini sulle proporzioni dei futuri senatori distribuiti
dalle varie forze politiche. Insomma domandare è lecito e rispondere è cortesia.
Quindi, almeno fatelo per una questione di educazione e di bon ton istituzionale
(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha
facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA
Come è noto non faccio parte del Governo o delle forze che lo appoggiano, però
cercherò di dare una risposta alla legittima domanda fatta dal collega del MoVimento 5
Stelle.
È semplice, non rispondono perché la risposta è imbarazzante. Perché cos’è che
contiene questo emendamento – che non risolve, per carità, il problema è irrisolvibile,
visto il testo che ci state dando e che solo marginalmente possiamo modificare – che vi
è assolutamente indigesto ? Contiene la parola «appositamente». Lo spiego a quei dieci
telespettatori che magari stanno seguendo il canale della Camera dei deputati. Si sta
discutendo di come eleggere i senatori che vi rappresentano. Dice la sinistra che deve
eleggerli il Consiglio regionale in conformità al voto espresso in occasione delle
elezioni regionali. Si dice, ma in che tipo di conformità ? Diciamo che questi voti
devono essere appositamente espressi, cioè chi vota deve sapere che sta votando quale
senatore vuole appositamente ! Questo vuol dire la parola che hanno scelto i colleghi
che hanno fatto questo emendamento. Questa parola «appositamente» fa cadere il
castello di bugie e di mistificazione di chi sostiene questo testo, perché se è
appositamente, vuol dire che devi indicare prima chiaramente ai cittadini chi sono
quelli che verranno eletti e magari metterli in una lista a parte come avveniva nella
legge cosiddetta Tatarellum, dove c'era il listino e il primo del listino era quello
indicato senatore, una lista a parte di cui capolista era indicato. Con tutte le altre cose
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che correttamente sono state dette sulla differenza tra questa e quella conformità che
qui invece si vorrebbe... prego onorevole Bossi...
UMBERTO BOSSI.
Con una lista apposita.
IGNAZIO LA RUSSA.
L'onorevole Bossi dice correttamente che «appositamente» vuol dire con una lista
apposita, che è quello che credo sostengano anche i redattori di questo emendamento o
comunque con una chiara indicazione. Non lo dicono ! Non possono rispondere al tuo
quesito caro collega, perché se dovessero rispondere dovrebbero dire: noi non
vogliamo che sia chiaro chi diventa senatore perché vogliamo poi mistificare il voto
degli elettori e scegliere quelli che più ci fanno comodo, indipendentemente dal
rapporto tra il voto degli elettori e il numero dei senatori e le persone da eleggere come
senatori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha
facoltà.
MAURIZIO BIANCONI.
Presidente, è doveroso in virtù del mandato, insistere su questo punto e su questo
emendamento, perché tutti, ma veramente tutti, abbiano chiaro l'imbroglio in atto !
L'articolo 57 della Costituzione, così come è mutato, ci dice che i senatori sono
eletti dai Consigli regionali con metodo proporzionale, il che significa che essi sono
eletti a seconda della composizione del Consiglio regionale. Se venti PD, dieci
Conservatori-Riformisti, venti MoVimento Cinque Stelle, si farà due, due, uno.
Quindi, a prescindere dall'idea degli elettori, è quella composizione proporzionale che
dà il numero dei senatori, in relazione al tema generale dei cento e della divisione.
Dopodiché, c’è scritto, nell'appiccicaticcio incomprensibile fatto al Senato, che essi
sono eletti in conformità delle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in
occasione del rinnovo dei medesimi organi. Il che significa che quei due consiglieri per
il PD, per i due consiglieri per il MoVimento Cinque Stelle, il consigliere dei
conservatori e riformisti devono essere sì scelti col metodo proporzionale, ma in
conformità di cosa ? Guardate che «in conformità» vuol dire «così come» non vuol
dire «pressappoco», non vuol dire «all'incirca». Vuol dire «così come» ! Così come
hanno scelto gli elettori ! Allora, gli elettori per scegliere i candidati che devono fare i
senatori, i consiglieri regionali che vogliono fare i senatori lo devono dire prima e si
deve votare anche per i senatori, altrimenti non c’è una scelta degli elettori, ma c’è una
scelta del Consiglio regionale sulla vaghezza delle proporzioni di quel Consiglio
regionale senza minimamente tener conto di quello che è successo con gli elettori, i
quali esprimono un solo voto che è per il consigliere regionale, cosa che mi dà il
numero due, uno, due, e non Tizio, Caio e Sempronio.
Inoltre, può succedere – lo dirò poi nel corso della mia dichiarazione sull'emendamento
che ho presentato – che ci possano essere alcuni che sono incompatibili con la carica di
senatore ! Per esempio nella regione Toscana, chi fa l'assessore non può fare il
consigliere regionale. Allora un consigliere regionale che viene eletto senatore e poi
viene nominato assessore bisogna che si dimetta da consigliere regionale e che si
dimetta anche da senatore. E il volere degli elettori dov’è ?
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Di fronte a questo meccanismo prevalente, che è il meccanismo del Consiglio
regionale alla proporzionalità dei voti, confermata poi dall'ultimo, perché c’è scritto
che la legge poi regolerà, i seggi sono attribuiti in ragione dei voti espressi e della
composizione di ciascun Consiglio. Quindi si riconferma la proporzionalità ! Ciò
significa che è una presa in giro totale, perché questa cosa non vuol dire assolutamente
niente ! Non vuol dire assolutamente niente, perché non c’è conformità e non c’è scelta
(Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,
l'onorevole Di Benedetto. Ne ha facoltà.
CHIARA DI BENEDETTO.
Grazie Presidente. Presidente siamo qui ancora una volta a cercare di far approvare un
emendamento, presentato da una forza di opposizione, finalizzato a mettere una pezza
a un errore fatto nella lettura precedente quella del Senato. È stato fatto un errore, una
norma scritta in maniera poco chiara, e quello che vogliamo fare è chiarire in maniera
più specifica e più precisa come deve funzionare l'elezione dei senatori. Noi vogliamo
chiarire appunto qual è il significato della conformità, e questo lo facciamo sostituendo
appunto «in conformità alle scelte espresse» con «inderogabilmente secondo i voti
appositamente espressi». Questo, Presidente, perché quello che vorremmo ottenere è
semplicemente che l'espressione del voto dei cittadini non venisse in qualche modo
svilito e mortificato dalla discrezionalità dei Consigli regionali piuttosto che dei partiti,
questo, secondo me, dovrebbe essere l'obiettivo primario di chi fa un certo tipo di
riforme in maniera cosciente e responsabile (Applausi dei deputati del gruppo
MoVimento 5 Stelle) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Nesci. Ne ha facoltà.
DALILA NESCI
Presidente, il silenzio del PD, del Nuovo Centrodestra, di tutta la maggioranza che
sostiene questo Governo fa pensare proprio alla superficialità con la quale si seguono
questi lavori, perché è evidente che per voi questi passaggi parlamentari sono una
scocciatura vera e propria, quindi il bicameralismo per voi effettivamente è una
scocciatura e una Pag. 46perdita di tempo, ma non lo è per noi, soprattutto se si parla di
riforme costituzionali ! Allora le sentenze della Consulta non ci hanno insegnato nulla
! Dalla sentenza della Consulta che ha sancito l'illegittimità della legge elettorale
dovevamo imparare un principio importante, ovvero che leggi che poi vengono
dichiarate incostituzionali minano direttamente il sistema democratico dell'intero Paese
! Non si può quindi legiferare con questa superficialità e, soprattutto, a questo punto
con la mancanza di dignità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Francesco Sanna.
Ne ha facoltà.
FRANCESCO SANNA
I colleghi dell'opposizione non devono confondere il fatto di dire una volta,
probabilmente, senza la sufficiente abilità nell'esposizione – perché solo questo può
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giustificare le loro ricorrenti rimostranze – il concetto e l'interpretazione che noi
attribuiamo alle norme che votiamo come un silenzio di chi non sa cosa sta votando.
Noi lo sappiamo cosa stiamo votando e lo sappiamo perché abbiamo seguito i lavori
parlamentari e siamo alla quarta volta che esaminiamo le stesse disposizioni e che
diamo lo stesso indirizzo politico. È molto semplice alla fine quello che stiamo
facendo, quando diciamo in conformità con le indicazioni degli elettori che si sono
espresse nel momento in cui si sono eletti i consiglieri regionali, diciamo il massimo di
rispetto per l'indicazione dell'elettorato, al quale andrà proposto quindi in maniera in
qualche modo differenziata, in qualche modo evidente, che quel candidato è candidato
a fare il consigliere e anche il senatore. E in conformità significa secondo un
meccanismo di elezione, di piena investitura da parte del consiglio regionale e al tempo
stesso di impossibilità per il consiglio regionale di distanziarsi e di modificare
l'indicazione elettorale. È così complicato questo concetto ? Non è assolutamente
complicato, forse la complicazione sta nel voler inserire in questa parte della
Costituzione quello che invece noi, noi alla prima lettura, noi alla seconda, noi alla
terza e noi adesso riteniamo debba essere oggetto di quella che tecnicamente si chiama
riserva di legge. La Costituzione all'ultimo comma dell'articolo 57 contiene una riserva
di legge con alcuni principi già scritti in Costituzione ma senza le parti di sostanza che
voi volete inserire e costituzionalizzare. Siccome fare la legge generale sull'elezione
del Senato sarà una cosa un pochino più complicata di quella che possiamo fare
adesso, noi riteniamo che questo non debba avvenire in sede di scrittura della
Costituzione ma debba avvenire in sede di legge approvata da entrambi i rami del
Parlamento. E se uno diventa incompatibile, ci chiede giustamente il collega Melilla e
lo ripetono altri colleghi ? Quella legge dovrà prevedere un elenco di personalità
designate dal consiglio regionale, sulla base dell'indicazione elettorale, che sarà più di
uno, più di due, più di tre o più dei dodici previsti per la regione Lombardia. Questo
sarà il sistema a regime che si perfezionerà e si comprenderà nel suo dettaglio quando
la legge prevista dalla riserva dell'ultimo comma dell'articolo 57 sarà scritta e
approvata da entrambi i rami del Parlamento. Non credo che dobbiamo ripetere
ulteriormente questa lettura delle disposizioni costituzionali, l'abbiamo fatto
ripetutamente negli interventi dei colleghi che hanno preceduto, fidatevi nel capire che
la nostra non insistenza non è una non comprensione del testo e che ci sembra molto
più semplice di come voi la girate.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Vacca. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi intorno all'onorevole Vacca se possono
prendere posto.
GIANLUCA VACCA
Signor Presidente, capisco che per la maggioranza sia difficile da capire, d'altronde è
una maggioranza figlia legittima di una porcata di legge elettorale incostituzionale
quindi è difficile comprendere alcuni concetti ma qua due sono le cose: o i relatori di
questa legge elettorale sono analfabeti, non conoscono la lingua italiana oppure sono in
totale malafede, perché vede, la frase «in conformità alle scelte espresse dagli elettori
per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi» vuol dire in
italiano testualmente che potranno andare al Senato soltanto persone che sono state
elette nei consigli regionali. Ebbene, ci mancherebbe altro, verrebbe da dire, ci
mancherebbe altro che si mandi in Senato qualcuno che non è neanche stato eletto ma
è soltanto candidato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ma
letteralmente vuol dire questo. Il nostro emendamento invece introduce due avverbi di
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modo, come lei ben sa l'avverbio di modo accompagna il verbo per indicare il modo in
cui deve essere espressa l'azione. Quindi inderogabilmente, cioè in maniera
inderogabile, e con voti appositamente espressi, cioè in modo apposito, esprimere chi
dovrà andare in Senato. Una norma di buonsenso che un cittadino democraticamente
eletto nelle istituzioni capisce, chi invece è stato eletto non democraticamente non
capisce (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Crippa. Ne ha facoltà, sempre con il permesso dei colleghi che sono intorno a lei, se
ritengono di lasciarla intervenire.
DAVIDE CRIPPA
Signor Presidente, io sono rimasto particolarmente sorpreso dall'intervento del collega
Sanna, mi sembrava di assistere a una rievocazione di un film di Tognazzi. Il concetto
di «in conformità» parole letterali, il massimo di rispetto in qualche modo
differenziato, ma in qualche modo di chi ? Suo, onorevole Sanna, o del legislatore
regionale ? «In qualche modo» riferito a che cosa ? Un termine talmente vago che
anche vi spaventate e avete paura di dire chiaramente quello che avete scritto, ovvero
che queste situazioni non permetteranno in nessun modo in conformità del potere
espresso dagli elettori. Poi vado avanti, ha citato «secondo un meccanismo di elezione,
di piena investitura» del consiglio che coinvolga in piena investitura il consiglio
regionale, ma se è di rispetto degli elettori, visto che le leggi regionali hanno in specie
dei premi enormi, non è forse rispetto la piena investitura del consiglio regionale ? Io
credo che lei oggi abbia fatto un classico esempio di film di Tognazzi, noi vorremmo
invece avere da lei un'idea un po’ più chiara, se ce l'ha. Io credo che invece avere
espresso una condizione così vaga e così imprecisa ci testimonia l'impreparazione su
questo tema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento
elettronico, sull'emendamento D'Ambrosio 2.102, con il parere contrario della
Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento D'Ambrosio 2.102
Di Lello, Sgambato, Lauricella, Baroni, Dallai, Capodicasa, Di Benedetto, Massa,
Fucci, Parisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Presenti 467
Votanti 462
Astenuti 5
Maggioranza 232
Hanno votato Si 168
Hanno votato No 294
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(I deputati Borghi e Manfredi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere
voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Ambrosio 2.103.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI.
Signor Presidente, siamo molto felici di avere avuto l'interpretazione autentica di un
passaggio che è incomprensibile, volontariamente incomprensibile, da parte del partito
di maggioranza che l'ha scritto su quella conformità della scelta espressa dai cittadini
precedente al voto dei consigli regionali dei nuovi senatori. L'interpretazione autentica
è questa: dovete avere fiducia nel Partito Democratico. L'interpretazione autentica
dell'ininterpretabile, dell'impossibilità di interpretare è: non si capisce nulla, ma abbiate
fiducia in noi, abbiate fiducia in chi ha detto che avrebbe investito 9 miliardi nel
dissesto idrogeologico, non ha messo un centesimo (Applausi dei deputati del gruppo
MoVimento 5 Stelle). Abbiate fiducia in chi ha detto: approveremo in pochi mesi una
legge sul conflitto di interessi. Abbiate fiducia in questo partito che ha detto:
approveremo in poche settimane una legge forte sul conflitto di interessi. Ebbene sì,
avremo una grandissima fiducia nel Partito Democratico (Applausi dei deputati del
gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha
facoltà.
MAURIZIO BIANCONI
Signor Presidente, è una discussione che va avanti a tentoni.
Ma se un collega dice che chi è in maggioranza ha ben capito cosa ha votato, questa
non è un'attenuante ma è un'aggravante del problema, perché, se è stato capito bene,
avete letto che i senatori si eleggono dai consigli regionali con il metodo proporzionale
e si eleggono – lasciamo fare il resto – in conformità delle scelte espresse dagli elettori.
Il metodo proporzionale dei consigli regionali non è tal quale quello degli elettori, ma
risponde ad esigenze per le quali il premio di maggioranza falsa totalmente, sul piano
dei numeri dei senatori, le scelte degli elettori. Qui siamo «alla grossa»: ha vinto il PD
e ne piglia di più; hanno perso Conservatori e Riformisti e il MoVimento 5 Stelle e,
dunque, ne pigliano un po'meno. Ma non rompete le scatole, perché sempre colui che
ha capito tutto ci ha spiegato che in qualche modo si troverà la soluzione.
Ora, io mi domando e mi dico cosa si potrà fare di fronte a chi ci spiega cos’è una
riserva di legge e ci spiega che questa riserva di legge verrà riempita in qualche modo.
Non ci si rende neanche conto – e lo dico con tutto l'affetto e l'amicizia – delle cose
grosse che vengono dette dentro un assetto, il diritto costituzionale, che ha pochi
spifferi. Ha tanti ragionamenti, ma pochi spifferi e una riserva di legge riguarda
principi precisi.
Presidente, il collega che mi ha preceduto ha spiegato della riserva di legge per
l'elezione del Senato. Se lei va – per me è una curiosità: tanto per calcare la differenza
– all'articolo 56 della Costituzione in vigore lei leggerà che la Camera dei deputati è
eletta a suffragio universale e diretto e il numero dei deputati è di 630.
Di fronte a un principio così si può fare una riserva di legge, ma noi siamo di fronte
a un principio che ti dice che c’è il metodo proporzionale dei consigli, che è in
conformità delle scelte degli elettori, che è diverso, nel quale troveremo qualche modo
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per indicare i consiglieri regionali che faranno anche i senatori. Siamo su Scherzi a
Parte e non ce ne rendiamo conto. Siamo su Scherzi a Parte ! Italiani, svegliatevi: non
è vero che stanno facendo la riforma della Costituzione ! Siamo su Scherzi a Parte
(Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
D'Uva. Ne ha facoltà.
FRANCESCO D'UVA
Presidente, questo emendamento – non so se ha notato, ma immagino di sì – è molto
simile a quello precedente. La formulazione cambia, perché noi ancora battiamo e
speriamo che questa maggioranza voglia finalmente essere un po’ più chiara, un po’
più concreta al riguardo, perché queste scelte espresse con queste scelte in conformità
con le scelte che cosa significa esattamente ? Non significa nulla, è vago.
Noi qui diciamo «sulla base dei voti espressi». Così i consiglieri regionali, che
dovranno andare a nominare, a votare quelli che saranno i futuri senatori, lo potranno
fare in base a cosa ? In base alle scelte ? No ! In base ai voti espressi. Si fa, in questo
modo, una cosa molto semplice: si legittima la presenza di quel senatore, che è lì al
Senato, grazie a un voto dato dai cittadini.
Quindi, in qualche modo cerchiamo anche di dare più potere a questi cittadini. È
assurdo che mentre c’è una forza politica che cerca di andare verso la democrazia
diretta, qualcosa di sempre più diretto dei cittadini e rappresentanti, voi vogliate fare da
rappresentanti e rappresentati stessi.
Cerchiamo di venirci incontro e votiamo favorevolmente su questo emendamento
(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Nesci. Ne ha facoltà.
DALILA NESCI.
Presidente, è veramente offensivo dell'intelligenza di tutti dovere, a questo punto,
tentare di spiegare emendamenti migliorativi di una riforma costituzionale che non ha
nessuna caratteristica per essere tale. È per questo, in realtà, il nostro appello è rivolto
al di fuori di queste Aule, ai costituzionalisti, ai giuristi, ai professori universitari che
nelle aule delle università ci hanno spiegato al meglio e raccontato la bellezza della
Costituzione.
Ebbene, signori, svegliatevi e dite la vostra, perché qui dentro non hanno alcuna
intenzione di legiferare come si dovrebbe. Non c’è la possibilità di mettere mano a
questa riforma, è tutto blindato. Serve veramente che l'opinione pubblica si faccia
sentire fuori da questo palazzo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Luigi Gallo. Ne ha facoltà.
LUIGI GALLO
Grazie, Presidente. Voi dovete leggere questo emendamento, perché ci sono delle
parole bellissime: «sulla base dei voti espressi». È un concetto, la democrazia: le
persone vanno a votare e decidono le cose. I cittadini che decidono ? Ricordate ? Si
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tratta dei referendum, quelli dove vanno a votare i cittadini e poi voi il giorno dopo li
tradite, appena mettete piede in questo palazzo. È la stessa cosa. Forse voi il voto
l'avete dimenticato con il «Porcellum», visto che vi nominavano le segreterie di partito.
È arrivato il Presidente del Consiglio credendo di volere rottamare la vecchia classe
politica; invece, ha rottamato i cittadini, che adesso non contano più niente, perché con
le riforme che avete fatto alle province, con le riforme che fate al Senato voi in
sostanza sostituite i cittadini con le segreterie dei partiti. Le segreterie dei partiti si
metteranno d'accordo sui nomi e decideranno a chi fare governare il Paese. Ecco la
nuova democrazia del Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo
MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne
ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO
Presidente, voglio fare un esperimento concreto per cercare di dare una soluzione al
problema nella sua concretezza. In Puglia, come in tante altre parti d'Italia, in
primavera si sono svolti i comizi elettorali per le regioni con il maggioritario, con il
premio di maggioranza volevo dire.
Il risultato è stato il seguente: Emiliano sindaco di Puglia, 6 consiglieri; Forza Italia, 5;
La Puglia con Emiliano, 3; MoVimento 5 Stelle, 8; Movimento Schittulli, 4; Noi a
Sinistra, 4; Fitto, 4; PD, 14; Popolari, 3. Questa è la composizione del consiglio
regionale.
Secondo il testo, non emendato dal Senato, si potrebbe intendere che i senatori saranno
eletti in questo modo. Siccome – per caso – sono 5 i senatori attribuiti alla Puglia,
diciamo che ogni senatore dovrebbe avere almeno 10 voti; quindi, un senatore 10 voti.
Quindi, si faranno delle alleanze e si eleggeranno i 5 senatori.
Ma se andiamo a leggere, invece, l'emendamento pasticciato, il papocchio di cui si sta
parlando abbondantemente, si dice poi una cosa contraria, cioè che i consiglieri
regionali devono tenere conto non di quanti sono loro, ma dei voti espressi dai
cittadini. Come lo si risolve questo problema ? Io vorrei che il collega Sanna, che ha
capito molto bene come stanno le cose, facesse un esempio pratico, perché io in
astratto non lo comprendo. Invece, se ci caliamo nella realtà forse ci potremmo
avvicinare alla vera volontà del legislatore. Altrimenti, io sono smarrito e credo che
non soltanto io sono smarrito in questo caso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Nuti. Ne ha facoltà.
RICCARDO NUTI
Grazie, Presidente. Poc'anzi il collega Sanna del Partito Democratico ci ha detto come
lui interpreta il testo della riforma costituzionale, del provvedimento che stiamo per
votare. Ma gli italiani non hanno e non dovrebbero avere bisogno del traduttore,
dell'interprete Sanna del Partito Democratico, per comprendere una legge
costituzionale. Questa dovrebbe essere chiara a tutti ed invece così non è.
Quindi, se già è necessaria l'interpretazione del collega del Partito Democratico, questo
già testimonia come questa legge costituzionale sia scritta con i piedi.
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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Capezzone. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE
Presidente, intervengo per dire che il collega Sannicandro ha, a mio avviso, due volte
ragione.
Una prima volta, per l'esempio che ha fatto, che è un esempio calzante sotto gli occhi
di tutti. Una seconda volta, perché ci ricorda – e fa bene – che a questo punto si
innescheranno conflitti e contenziosi politici e giuridici perfino sulla determinazione
dei – virgolette – senatori espressi da ciascun consiglio regionale. Io non voglio
ricordare quello che tutti dovremmo ricordare, ovvero che una Costituzione come la
Costituzione americana è una cosa che ognuno dovrebbe poter imparare a memoria e
tenere in un taschino, una cosa che tutti capiscano. Qui innescherete una matrioska di
conflitti, il conflitto più grande, che sarà il conflitto politico che il Senato innescherà
con la Camera e con la maggioranza espressa dalla Camera, ma anche poi ulteriori
conflitti all'interno delle regioni e all'interno dei consigli regionali, quale che sia la
decisione che i consigli regionali esprimeranno sui senatori. Pensate che caos, pensate
che guerra sul nulla, pensate quanto ancora disprezzo per la politica che si innescherà
con questo capolavoro !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Cozzolino. Ne ha facoltà.
EMANUELE COZZOLINO.
Grazie Presidente. Qua andremmo a introdurre una piccola modifica sulla base dei voti
espressi, Infatti, come hanno detto i miei colleghi, quanto è riportato adesso in
Costituzione, che volete cambiare – siamo nell'ambito della modifica dell'articolo 2 –
non è così chiaro. Sannicandro ha sintetizzato bene prima, dicendo che effettivamente i
consigli regionali, come detto prima, sono eletti con leggi maggioritarie e, quindi, non
rispecchiano, uno a uno, i voti espressi dagli elettori. Questo sarebbe il metodo
proporzionale. Quello che chiediamo è, appunto, che venga rispettato
proporzionalmente. Visto che il Senato dovrà rispecchiare i territori e, per così dire, la
distribuzione tra le varie forze politiche, il miglior metodo è il metodo proporzionale,
anche perché non darà la fiducia al Governo. Quindi, se esso è solo un ente
rappresentativo, che sia almeno proporzionale !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Di Battista. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO DI BATTISTA.
Presidente, alcuni cittadini credono che con questa riforma venga abolito il Senato.
Ecco, il Senato non verrà abolito. Diventerà in pratica un Senato non eletto da nessuno,
composto appunto da consiglieri regionali decisi all'interno delle stanze dei partiti.
Questo per noi è drammatico.
Non è drammatico il cambio della Costituzione in sé. Anche per il MoVimento 5 Stelle
la Costituzione dovrebbe essere cambiata. Per esempio, dovrebbe essere abolito il
gruppo Misto. Io, con tutto il rispetto, ricordo però che in questa Camera il terzo partito
più numeroso è il gruppo Misto e i colleghi si siedono qui dietro a me. Oltre sessanta
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membri, appunto quasi il 10 per cento dei deputati, hanno lasciato un partito per
entrare nel gruppo Misto e per noi questo non può avvenire. Un parlamentare dovrebbe
anche essere obbligato alla regola dei due mandati. Infatti la politica per noi non è una
professione, ma un servizio civile da fare in un tempo limitato della propria vita
perché, se si sta troppo tempo in questo Palazzo, si faranno gli interessi di questo
Palazzo e non dei cittadini fuori. Ciò anche per evitare, Presidente, delle storture –
faccio un esempio tra gli esempi – come quelle del Presidente Napolitano – e mi avvio
alla conclusione – che entrò in Parlamento l'anno della Ecco, questo per noi non deve
essere possibile da Costituzione morte di Stalin. (Applausi dei deputati del gruppo
MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Quaranta. Ne ha facoltà.
STEFANO QUARANTA.
Grazie Presidente. Come appunto si diceva, il Senato non viene abolito. Allora, senza
pregiudizi e comunque la si pensi, vorrei porre una domanda a quest'Aula. Ma siamo
sicuri che con questa riforma si semplifica il quadro istituzionale del nostro Paese ?
Infatti il Presidente del Consiglio ha basato gran parte, per così dire, della campagna
sull'opportunità di questa riforma costituzionale sull'idea di semplificare. Abbiamo
visto l'articolo 1, in cui non si capisce bene quali siano realmente le funzioni del
Senato. All'articolo 2 stiamo vedendo che la legge con cui questo Senato dovrà essere
eletto è una cosa strana, per cui ognuno sta dando la sua interpretazione, per cui un
testo farraginoso rimanda poi addirittura a una successiva legge elettorale. Abbiamo
visto col procedimento legislativo che, in caso di più materie presenti, non si capisce
bene che procedimento debba essere attivato, ovvero, se i Presidenti di Camera e
Senato non sono d'accordo, quale procedimento attivare. Noi stiamo creando un mostro
! Indipendentemente da come la si pensi, se guardiamo in faccia la realtà, la cruda
realtà, questo sistema è molto più complicato dell'attuale. Ce ne vogliamo rendere
conto per evitare lo sfacelo delle nostre istituzioni ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole
Dell'Orco. Ne ha facoltà. Vi invito, però, a prenotarvi prima. Anche se parla un altro
collega, la Presidenza prende nota.
MICHELE DELL'ORCO.
Presidente, ha perfettamente ragione, grazie.
PRESIDENTE. Invito anche i colleghi, se potete, a rimanere seduti e magari abbassare il
tono della voce quando fanno gli interventi i colleghi. Prego, onorevole Dell'Orco.
MICHELE DELL'ORCO.
Presidente, diciamo che anche in questo caso si dà il potere ai consiglieri regionali
praticamente di auto-eleggersi. Ricordiamo che la classe politica dei consigli regionali
è quella più indagata, con più processi di tutta Italia. Nel 2015 si contano oltre
cinquecento indagati, un paio di persone condannate e una ventina sotto processo. Fare
decidere alla classe italiana politica Pag. 52peggiore d'Italia chi dovrà diventare
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senatore è veramente assurdo. È un po’ come fare decidere a un criminale chi deve
andare in galera e chi no.
Con quest'emendamento noi chiediamo che si debbano eleggere i senatori, non in
conformità a quanto indicato dai cittadini, bensì secondo le scelte dei cittadini. Si
cerca, insomma, di vincolare maggiormente i consiglieri regionali alle scelte dei
cittadini. Noi sappiamo che in questo caso è tutto blindato, perché non volete
continuare la discussione, e cerchiamo di parlare all'esterno. Però è inutile che
continuate a ingannare i cittadini: voi non volete fare scegliere ai cittadini, ma volete
regalare l'impunità ai vostri amici consiglieri regionali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
D'Ambrosio 2.103, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il
parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).
Votazione emendamento D'Ambrosio 2.103
Amendola, Di Lello, Ciprini, Tripiedi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Presenti 472
Votanti 470
Astenuti 2
Maggioranza 236
Hanno votato Si 168
Hanno votato No 302
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 2.104.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.
FABIANA DADONE.
Grazie Presidente. Con quest'emendamento tentiamo di dare nuovamente una sorta di
chiarezza alla composizione di questo nuovo Senato. Ma facciamo un passino indietro,
visto che abbiamo un attimo di tempo. La scorsa settimana abbiamo discusso l'articolo
1 di questa riforma e si è parlato sostanzialmente delle funzioni del Senato, funzioni di
raccordo tra lo Stato e gli enti territoriali della Repubblica, funzioni in merito alla
valutazione delle politiche, agli impatti e via dicendo, funzioni che sono state
rafforzate al Senato sulla carta, ma che poco sono state rafforzate nella realtà. Infatti,
questo è un Senato che dovrebbe raccordare, ma dalla discussione emersa dalla scorsa
settimana è parso chiaro solo al Partito Democratico che cosa debba fare mentre a tutte
le altre opposizioni non è parso chiaro per nulla. Ha però un potere molto chiaro, che è
quello di revisione costituzionale. Quindi ha il potere paradossalmente legislativo
massimo, ma non si capisce che cosa dovrebbe fare in raccordo con gli enti locali,
essendo una sorta di Senato delle autonomie. Peraltro è un Senato composto da cento
senatori – nominati nel modo in cui vedremo adesso – a confronto di 630 deputati, che