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Disegno di legge n. 1429-B, recante “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda lettura, dal Senato e in prima lettura dalla Camera dei deputati” SECONDA LETTURA CAMERA _ Trattazione in Aula

Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

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Disegno di legge n. 1429-B, recante “Disposizioni per il

superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero

dei parlamentari, il contenimento dei costi delle istituzioni, la

soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della

Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda lettura,

dal Senato e in prima lettura dalla Camera dei deputati”

SECONDA LETTURA CAMERA _ Trattazione in Aula

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Discussione in Assemblea

Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

Discussione sulle linee generali del disegno di legge costituzionale: C. 2613-B

Numero seduta e data

Fase procedimento e dibattito Interventi

Seduta n. 526 del 20

novembre 2015

(Discussione, pag. 1)

Discussione sulle linee generali A.C. 2613-B

pag. 2

Interventi

Repliche dei relatori e del Governo A.C.

2613-B pag. 47

Interventi

Annunzio di questioni pregiudiziali A.C.

2613-B pag. 48

Seduta n. 528 del 24

novembre 2015 (Seguito

della discussione, pag. 2)

Esame di questioni pregiudiziali A.C. 2613-

B pag. 2

Interventi

Ripresa esame di questioni pregiudiziali

A.C. 2613-B pag. 16- Esame articoli A.C.

2613-B pag. 17- Esame articolo 1 A.C.

2613-B pag. 17

Interventi

Ripresa esame articolo 1 A.C. 2613-B pag.

44

Interventi

Seduta n. 529 del 25

novembre 2015 (Seguito

della discussione, pag. 1)

Ripresa esame articolo 1 A.C. 2613-B pag. 2 Interventi

Ripresa esame articolo 1 A.C. 2613-B pag. 29

Interventi

Seduta n. 530 del 26

novembre 2015 (Seguito

della discussione, pag. 116)

Esame articolo 2 A.C. 2613-B pag. 116

Seduta n. 533 del 1°

dicembre 2015 (Seguito

della discussione, pag. 21)

Ripresa esame articolo 2 A.C. 2613-B pag.

22

Interventi

Ripresa esame articolo 2 A.C. 2613-B pag.

34

Interventi

Ripresa esame articolo 2 A.C. 2613-B pag. 3 Interventi

Ripresa esame articolo 2 A.C. 2613-B pag.

68

Interventi

Esame articolo 30 A.C. 2613-B pag. 81 Interventi

Esame articolo 37 A.C. 2613-B pag. 92 Interventi

Seduta n. 535 del 3

dicembre 2015 (Seguito

della discussione, pag. 1)

Ripresa esame articolo 37 A.C. 2613-B pag.

2

Interventi

Esame articolo 38 A.C. 2613-B pag. 23 Interventi

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2

Esame articolo 39 A.C. 2613-B pag. 24 Interventi

Esame ordini del giorno A.C. 2613-B pag.

41

Interventi

Seduta n. 544 del 11

gennaio 2016 (Seguito della

discussione ed

approvazione, pag. 41)

Dichiarazioni di voto finale A.C. 2613-B

pag. 42

Interventi

Ripresa dichiarazioni di voto finale A.C.

2613-B pag. 62

Interventi

Votazione finale ed approvazione A.C. 2613-B

pag. 73- Testo integrale della dichiarazione di

voto finale del deputato Mauro Pili A.C. 2613-

B pag. 91

Interventi

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XVII LEGISLATURA

Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 526 di venerdì 20 novembre 2015

Disegno di legge costituzionale: S. 1429-B: Disposizioni per il superamento del

bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il

contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del

CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione,

dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato)

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2613-B)

PRESIDENTE. ........................................................................................................................... 2

EMANUELE FIANO, Relatore di maggioranza ...................................................................... 2

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. ....................................................................... 5

STEFANO QUARANTA, ......................................................................................................... 7

CRISTIAN INVERNIZZI, ....................................................................................................... 10

MICHELE NICOLETTI. ......................................................................................................... 12

SIMONE BALDELLI. ............................................................................................................. 15

SIMONE BALDELLI. ............................................................................................................. 19

MASSIMO PARISI. ................................................................................................................ 20

MASSIMO PARISI. ................................................................................................................ 20

MASSIMO PARISI. ................................................................................................................ 21

ALFREDO D'ATTORRE. ....................................................................................................... 22

TERESA PICCIONE. .............................................................................................................. 28

BARBARA POLLASTRINI.................................................................................................... 33

ELENA CENTEMERO. .......................................................................................................... 34

ELENA CENTEMERO. .......................................................................................................... 37

IGNAZIO ABRIGNANI.......................................................................................................... 38

FLORIAN KRONBICHLER. .................................................................................................. 39

STEFANO FASSINA. ............................................................................................................. 41

ROCCO BUTTIGLIONE. ....................................................................................................... 43

EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. ............................................................. 48

PRESIDENTE. ......................................................................................................................... 49

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Discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429-B – Disposizioni per il

superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei

parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la

soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione

(Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima

deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione,

dal Senato) (A.C. 2613-B) (ore 9,40).

PRESIDENTE.

L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge costituzionale, già

approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione, dalla

Camera e nuovamente modificato, in prima 2613-B: Disposizioni per il superamento

del deliberazione, dal Senato, n. bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei

parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la

soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione sulle linee

generali è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi

calendario).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2613-B)

PRESIDENTE.

Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali. Avverto che i presidenti dei gruppi

parlamentari di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà, MoVimento 5 Stelle e

Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a

parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento. Ha facoltà di intervenire

il relatore per la maggioranza, deputato Fiano.

EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza.

La ringrazio. Presidente, signori colleghi, rappresentanti del Governo, il prossimo anno

ricorre il settantesimo anniversario dell'Assemblea costituente e il testo che la Camera

si appresta ad esaminare in vista della prima deliberazione di cui all'articolo 138 della

Costituzione, che sarà chiusa con la prima doppia conforme, è quello approvato dal

Senato il 13 ottobre scorso, giacché l'esame in sede referente svolto dalla nostra

Commissione affari costituzionali della Camera dei deputati ha confermato senza

modifiche il testo trasmesso dal Senato. A diciotto mesi dall'inizio dell'esame

parlamentare, cominciato il 15 aprile dell'anno scorso, ci troviamo, dunque, in

prossimità di un passaggio politico-parlamentare decisivo, di grande rilievo,

nell'ambito del percorso di riforme di questa legislatura parlamentare, della legislatura

in corso e della storia delle istituzioni repubblicane del nostro Paese. Nel procedimento

di riforma costituzionale che è in itinere siamo ad un passo, dunque, da questa nostra

lettura, denominata doppia conforme. Siamo, quindi, al passaggio decisivo, al giro di

boa della definizione del testo che sarà sottoposto al giudizio del corpo elettorale per il

tramite del referendum confermativo. Questo passaggio parlamentare sotto il profilo

politico è di importanza decisiva complessivamente per questa legislatura, il cui rilievo

nella storia parlamentare, il rilievo di questa legislatura, è come tutti noi sappiamo

legato a doppio filo a quello delle riforme costituzionali. Il 22 aprile 2013, a due mesi

dalle elezioni politiche, l'allora neo eletto Presidente della Repubblica Giorgio

Napolitano qualificò come imperdonabile la mancata riforma della legge elettorale e le

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limitate previsioni della seconda parte della Costituzione che avevano segnato la

chiusura della XVI legislatura. Al monito del Presidente Napolitano seguì l'istituzione

della Commissione per le riforme costituzionali, la cui relazione conclusiva ha

costituito la base per la predisposizione del disegno di legge che ha aperto questo

processo riformatore, prospettato, peraltro, nelle sue linee essenziali, dal Presidente del

Consiglio Matteo Renzi nel corso delle dichiarazioni programmatiche pronunciate di

fronte alle Camere il 24 e 25 febbraio dell'anno scorso, prima del voto di fiducia al

Governo. Siamo, dunque, alle soglie di una modifica della Costituzione che interviene

seguendo due linee direttrici che si radicano nella nostra storia, non solo recente. La

prima attiene all'organizzazione del Parlamento e all'assetto della forma di Governo:

l'individuazione, l'analisi e il superamento dei limiti del bicameralismo perfetto e delle

inefficienze del parlamentarismo connesse alla posizione del Governo in Parlamento

hanno attraversato come un filo rosso il dibattito sulle riforme costituzionali che si è

svolto in Italia a partire dalla Commissione Bozzi del 1983, fino alla Commissione De

Mita-Iotti del 1992 e alla Commissione bicamerale D'Alema del 1997. La seconda, più

recente, prende le mosse dalla riforma del Titolo V della parte II della Costituzione del

2001 e interviene sulla disciplina della divisione territoriale del potere con l'obiettivo

di semplificare e perfezionare il dettato costituzionale alla luce dell'esperienza

applicativa degli ultimi quattordici anni che è stata caratterizzata, come tutti noi

sappiamo, da un forte contenzioso costituzionale. Quali sono, dunque, colleghi,

Presidente, Ministro Boschi, rappresentanti del Governo, i cardini di questa riforma

costituzionale ? Essa interviene in primo luogo sull'organizzazione del Parlamento,

superando il bicameralismo perfetto introdotto dalla Costituzione del 1948. Il Senato

diviene un'Assemblea rappresentativa delle istituzioni territoriali. I senatori sono eletti

dai consigli regionali tra i consiglieri regionali e i sindaci delle regioni sulla base delle

indicazioni espresse dai cittadini. Il Senato non sarà più legato al Governo dal rapporto

fiduciario, ma sarà il luogo del raccordo tra i livelli di governo e la sede di

coordinamento tra il legislatore statale e i legislatori regionali in funzione di

prevenzione dei possibili conflitti nell'esercizio delle rispettive competenze. Il Senato

svolgerà, dunque, un ruolo omologo a quello a cui sono chiamate le seconde Camere

negli ordinamenti regionali o federali in cui il potere è oggetto di una ripartizione

verticale sul territorio. La sola Camera dei deputati, eletta direttamente dal corpo

elettorale, sarà chiamata a rappresentare la nazione e a partecipare alla determinazione

dell'indirizzo politico accordando e revocando la fiducia al Governo. La ridefinizione

del ruolo costituzionale delle due Camere produce effetti a cascata sulle funzioni che

esse sono chiamate ad esercitare, sull'assetto del procedimento legislativo, sull'elezione

del Presidente della Repubblica e dei giudici della Corte costituzionale. In secondo

luogo, il ruolo del Governo in Parlamento è oggetto di riforma, in connessione al

procedimento legislativo e alla decretazione d'urgenza. La priorità delle iniziative

legislative dell'Esecutivo è riconosciuta attraverso l'introduzione dei disegni di legge

prioritari e del voto a data certa. Al contempo, però, è contrastato l'abuso della

decretazione d'urgenza attraverso il recepimento costituzionale dei limiti oggi previsti

dalla legge ordinaria e dalla giurisprudenza della Corte nel ricorso all'articolo 77 della

Costituzione. Infine, per quanto concerne il Titolo V della parte II della Costituzione è

modificato, sempre nell'ottica della semplificazione e della riduzione del contenzioso

costituzionale, il riparto delle funzioni legislative e regolamentari ed è introdotta la

cosiddetta clausola di supremazia, in linea con l'orientamento che ha già portato

all'approvazione della legge 7 aprile 2014, 56, che ha eliminato ogni riferimento alle

province nel testo costituzionale. n. Infine, è modificato l'istituto del regionalismo

differenziato. Nell'ambito di questo quadro di modifica, passo in rassegna alcune delle

disposizioni modificate dal Senato. Il nuovo articolo 55, quinto comma, afferma che il

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Senato rappresenta le istituzioni territoriali e svolge le seguenti funzioni: il raccordo tra

lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica; il concorso all'esercizio della

funzione legislativa nei casi e secondo le modalità stabilite dalla Costituzione; il

concorso all'esercizio di funzioni di raccordo tra lo Stato, gli altri enti costitutivi della

Repubblica e l'Unione europea; la partecipazione a decisioni dirette alla formazione e

all'attuazione degli atti normativi delle politiche dell'Unione; la valutazione delle

politiche pubbliche e delle attività delle pubbliche amministrazioni; la verifica

dell'impatto delle politiche dell'Unione europea sui territori; il concorso all'espressione

dei pareri sulle nomine di competenza del Governo; il concorso alla verifica

dell'attuazione delle leggi dello Stato. Per ciò che attiene all'elezione del Senato, è stata

introdotta, com’è noto, nel nuovo articolo 57, quinto comma, la previsione secondo la

quale i senatori saranno eletti in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i

candidati consiglieri in occasione dell'elezione dei consigli regionali e delle province

autonome. Rimane, comunque, ferma l'elezione dei senatori con metodo proporzionale

da parte dei consigli regionali e delle province autonome tra i propri componenti. Il

Senato ha modificato anche la modalità di elezione dei giudici della Corte

costituzionale da parte delle Camere, prevedendo, con una novella all'articolo 135, che

l'elezione dei cinque giudici spetti distintamente ai due rami del Parlamento,

diversamente da come si era modificato qui nella precedente lettura alla Camera, nel

numero di tre alla Camera e due al Senato, anziché al Parlamento in seduta comune. È

stata così ripristinata la previsione contenuta nel disegno di legge originario del

Governo e nel testo approvato dal Senato in prima lettura. Di conseguenza, inoltre, il

nuovo articolo 38, comma 2 del 1967, stabilendo 16, modifica l'articolo 3 della legge

costituzionale n. l'elezione dei giudici costituzionali da parte di ciascuna Camera

anziché da parte del Parlamento in seduta comune. Ma sono mantenute le modalità di

votazione a scrutinio segreto ed il quorum richiesto, pari alla maggioranza dei due terzi

dei componenti fino al terzo scrutinio ed alla maggioranza dei tre quinti dei

componenti dal quarto scrutinio. Vengo all'iter che abbiamo attraversato in

Commissione. Ne riferisco, Presidente, all'Aula e non mi dilungo su tutti gli elementi

di modifica introdotti al Senato perché sono comunque facenti parte della relazione che

è agli atti. Per quanto concerne l'esame referente, la I Commissione ha avviato l'esame

di questo provvedimento nella seduta del 21 ottobre. Nella seduta del 27, la

Commissione ha deliberato un'indagine conoscitiva che si è svolta nelle sedute del 28 e

del 29 ottobre con audizione di esperti. Nella seduta del 27 ottobre, su proposta del

gruppo del MoVimento 5 Stelle, ha deliberato di richiedere al Governo di fornire, ai

sensi del Regolamento, taluni elementi informativi riguardanti alcune delle modifiche

apportate dal Senato, ai quali l'Esecutivo, nella persona del Ministro Boschi, ha fornito

risposta consegnando alla Commissione anche una nota scritta nella seduta del 3

novembre. Concluso l'esame preliminare, sono stati presentati circa centocinquanta

emendamenti al testo, alcuni dei quali sono stati valutati come irricevibili sulla base di

quanto disposto dall'articolo 70, comma 2, del Regolamento, secondo il quale, riguardo

ai progetti di legge già approvati dalla Camera e rinviati al Senato, com’è noto la

Camera delibera soltanto sulle modificazioni apportate dal Senato e sugli emendamenti

ad esse conseguenti. Gli emendamenti giudicati ricevibili sono stati tutti respinti dalla

Commissione nella seduta dell'11 novembre. La Commissione ha acquisito i pareri

necessari delle Commissioni X, XII e XIV e della Commissione parlamentare per le

questioni regionali. Sulla base dell'iter attraversato anche in questa fase dalla

Commissione parlamentare e che ho voluto ricostruire, giungiamo, quindi, Presidente,

come dicevo all'inizio, ad un passaggio politico decisivo nell'approvazione del testo di

modifica della nostra Costituzione; passaggio che caratterizza questa legislatura, che

ha compiuto nelle Aule parlamentari tutto l'iter istituzionale previsto per la sua

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modifica, facendo tesoro delle proposte di modifica importanti che sono state avanzate

in Parlamento. E giunge a noi un testo modificato al Senato che rappresenta, secondo

la maggioranza, il testo che potrà apportare le modifiche necessarie alla nostra

Costituzione come da noi richiesto sin dall'inizio. È un passaggio decisivo per

l'avanzamento del Paese, per il suo ammodernamento, per una democrazia più

efficiente, per un funzionamento parlamentare più consono alle necessità del Paese.

Noi pensiamo di avere risolto le questioni che erano state poste; pensiamo di aver

svolto con coscienza il nostro ruolo di analisi del testo proposto, delle modifiche

avanzate; e pensiamo, quindi, che questo processo di modifica, con questa lettura, con

la doppia conforme, si avvii serenamente verso il giudizio del popolo italiano

attraverso il referendum per il bene di questa Repubblica, per il suo futuro e per i nostri

concittadini.

PRESIDENTE.

Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, il deputato Toninelli.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza.

La ringrazio Presidente, cinque minuti, non mi bastano, come relatore di minoranza,

neppure per indicare tutti i no...

PRESIDENTE. Ne ha dieci.

DANILO TONINELLI.

Relatore di minoranza. Va bene, questa era l'informazione che avevo ricevuto, quindi è

molto meglio. Non sono comunque sufficienti, Presidente, per poter indicare nel

dettaglio quali sono tutti i no che una forza politica, che in questo momento

rappresento, sin dall'inizio, ha portato avanti nei confronti di questa riforma. Io ricordo

i no, ad esempio, che le forze di maggioranza hanno indicato, hanno detto, nei nostri

confronti in tutte le letture. Parlo, in particolare, di due punti che potrebbero sembrare

non così rilevanti all'interno dalla riforma, ma che, in realtà, per i cittadini italiani lo

sono. Mi riferisco al no ai vitalizi indicato dalle forze di maggioranza e che è stato

ribadito anche in un'ultima sessione della Commissione in cui è stato chiesto dal

sottoscritto di poter avere la possibilità di derogare alla prassi di non potere intervenire

con emendamenti su materie non modificate nella lettura precedente, ovverosia di

poter inserire proprio i vitalizi all'interno di questo passaggio dalla riforma. Il

sottoscritto ha chiesto, con il consenso unanime di tutte le forze politiche, se ci fosse la

possibilità di modificare questa prassi. In realtà, è stato detto no da tutte le forze

politiche. Come no è stato detto anche in tutte le letture di modificare l'immunità

parlamentare, o meglio, di cancellare quell'immunità parlamentare che urla vendetta e

che viene assegnata a quei consiglieri regionali che ahinoi (dico noi e parlo per tutto il

popolo italiano) oggi rappresentano la categoria che è sottoposta a maggior numero di

indagini e di processi penali. Voi date, con questa riforma, a queste figure dei

consiglieri regionali la possibilità, una volta saliti sul treno che dalla città da cui

provengono li porta a Roma, di poter essere liberati dai processi a cui sono sottoposti,

non ultime, ad esempio, le indagini sulle spese pazze che hanno colpito più del 50 per

cento dei consigli regionali; neppure questa richiesta di modifica. Non avete accettato

la nostra richiesta di avere una visione alternativa e chi avete di fronte non è il

rappresentante in questo momento di una forza politica che dice «viva per forza il

bicameralismo paritario», ma di una forza politica che diceva «ragioniamo su un

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bicameralismo differenziato all'interno del quale si può ragionare su una unica Camera

che dà la fiducia al Governo, ma eletta con una legge elettorale proporzionale come

avviene in quasi tutti i ventotto Paesi dell'Unione europea». Ci avete detto no e avete

addirittura approvato una legge elettorale iper maggioritaria che mette il Paese nelle

mani di una sola persona che è il capo partito. Non avete neppure ascoltato l'altra

apertura di poter analizzare una seconda Camera delle garanzie che fosse un reale

contrappeso per l'unica Camera politica. Avete deciso di seguire esclusivamente la

vostra strada, affermando falsamente che le opposizioni erano sempre in posizioni

contrarie. Non è assolutamente vero. Noi le proposte le abbiamo fatte e non solo non le

avete ascoltate, ma avete continuato a dibattere esclusivamente all'interno del vostro

partito. Io ricordo perfettamente all'interno dei lavori della Commissione, quando le

Commissioni venivano interrotte, venivano fatte riunioni di partito, di maggioranza, e

quando si trovava la quadra si tornava in Commissione. Ciò significa che per voi il

Parlamento e la rappresentanza popolare è esclusivamente di partito. In realtà, non è

così, perché la rappresentanza popolare è di tutti i membri che siedono all'interno di

questo Parlamento. Ma andando ai no che il MoVimento 5 Stelle dice alla riforma, il

primo no è il pericolo di accentramento dal potere. Fare una riforma di questo tipo,

pasticciata, ma che ha come fine quello di creare un'unica Camera politica che dà la

fiducia al Governo e abbinarla ad una legge elettorale, come l'Italicum, iper

maggioritaria che permette al partito vincitore di prendere il 55 per cento dei seggi,

quindi più della maggioranza assoluta dell'unica Camera politica rimasta, significa

riferirsi al capo politico. Parlo di singola persona, perché avendo voi inserito il

ballottaggio, significa che chi andrà al ballottaggio non saranno due forze politiche,

saranno due capi di partito e saranno quei capi di partito che faranno sedere la maggior

parte dei nominati all'interno di questo Parlamento e saranno due capi di partito che si

terranno in «pancia» la maggior parte dei voti. Quindi, i deputati che siederanno in

questa Camera, non saranno tirati per la giacchetta, non avranno il fiato sul collo dei

cittadini elettori, ma dovranno rispondere solo ed esclusivamente ad una persona.

Questo è qualcosa di assolutamente pericoloso ! Diciamo anche «no», un «no»

fortissimo, soprattutto in un periodo come questo, con delle tragedie immani accadute

in questi giorni a Parigi, e non solo, sulla deliberazione dello stato di guerra. Voi avete

inserito una modifica all'articolo 78 dove affermate che questa unica Camera delibera

lo stato di guerra. Se abbiniamo questa affermazione con quanto appena detto, che

questa Camera avrà più della maggioranza assoluta in mano ad un unico partito, che è

in mano ad un unico capo di partito, significa che un'unica persona può deliberare lo

stato di guerra, alla faccia del Presidente del Consiglio che in questi giorni dice «a

differenza del Presidente Hollande, io di leggi speciali non ne faccio». L'ha già fatta la

legge speciale che dice che l'unica Camera politica rimasta in vita in questa struttura

costituzionale del nostro Paese è questa e che quindi l'unica persona, il Capo del

Governo, può, da solo, deliberare lo Stato di guerra. Diciamo «no» alle giustificazioni

che avete addotto a questa riforma. La farraginosità, la complicanza del Parlamento

che blocca le iniziative governative. È una balla colossale ! La produzione legislativa è

per il 90 per cento di provenienza governativa. Avete affermato che è difficile produrre

leggi. I dati dicono il contrario: l'Italia produce più leggi, molte di più, fino al doppio o

al triplo, di altre democrazie importanti dell'Unione europea e lo fa nei tempi medi

degli altri Paesi. Quindi non è assolutamente vero. Voi state scaricando sul Parlamento

le responsabilità che avete all'interno del vostro partito. Se la politica è debole non

devono essere cambiate le regole, va rafforzata la politica con strumenti di trasparenza,

onestà e meritocrazia, «inciuci» di partito non devono essere la giustificazione per

modificare le regole democratiche. Diciamo «no» alla corsia preferenziale con cui voi

avete sostituito la decretazione d'urgenza, ma forse sostituito non è corretto, avete

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affiancato ai decreti d'urgenza, che permettono al Governo in settanta giorni di

approvare la qualunque, senza nemmeno più i requisiti di straordinaria necessità e di

urgenza.

Diciamo «no» all'ulteriore differenziazione tra le regioni a statuto ordinario e le regioni

a Statuto speciale, che oggi diventano ancora più avvantaggiate rispetto a quelle

ordinarie, perché non debbono, se non all'atto della modifica del proprio statuto

regionale, uniformarsi alle modifiche legislative costituzionali. Ciò significa che

saranno iper speciali contro tutte le altre. Avremmo tranquillamente potuto ragionare

sul dare differenti autonomie, sull'autodeterminazione finanziaria, a tutte le regioni, e

togliere i privilegi a quelle regioni a statuto speciale le cui giustificazioni che hanno

addotto i privilegi non esistono più, non sono più storiche, o meglio fanno parte di una

storia che oramai è passata. Questo accade e la maggior parte dei costituzionalisti che

sono venuti in audizione in Commissione hanno affermato che questo è un problema e

non è stato affrontato. La storia ci dirà che nessuna di queste regioni a statuto speciale

uniformerà il proprio statuto mantenendo quell'autonomia e quella differenziazione

rispetto a quelle regioni ordinarie che oramai sono sempre più deboli. Diciamo «no» a

quella differenziazione di competenze che avete assegnato tra lo Stato e le regioni,

perché tra i maggiori costituzionalisti in Italia si è chiaramente affermato come ci sarà

un nuovo contenzioso di natura costituzionale. Non avete risolto il problema, anzi lo

avete ricreato, perché con le disposizioni concorrenti sono state reinserite le

disposizioni generali comuni che avete inserito in molti punti e che produrranno

contenzioso legislativo.

PRESIDENTE. Concluda.

DANILO TONINELLI,

Relatore di minoranza. Come diciamo «no» a quella clausola di supremazia del

Governo che può intervenire, giustificandolo in maniera totalmente «larga», sulle

competenze di natura esclusivamente regionale. Questi no, signora Presidente,

testimoniano una cosa che l'interesse che sta dietro a questa riforma è unico, è uno

solo: non è modificare o migliorare, ma è semplicemente quello di non disturbare il

manovratore. Qua si sono recepite le istanze di poteri esterni al nostro Paese che sono

sia politici, che di natura finanziaria, poteri bancari, che ci hanno detto, anche per

iscritto, che le limitazioni di una democrazia troppo ampia generano dei rallentamenti

della speculazione finanziaria. Dare tutto ciò in mano ad un'unica persona che gestisce

l'unico partito che ha la maggioranza in questo Parlamento, significa far andare quelle

speculazioni finanziarie delle banche private da cui è nata una crisi enorme che ha

toccato la vita di tutti noi italiani, e anche degli altri popoli europei. Significa stringere

la mano e andare a braccetto con quelle società che la crisi l'hanno creata. Noi, signora

Presidente, stiamo da tutt'altra parte, come ha visto anche con la modifica del

nostro simbolo a cui abbiamo levato il nome dal capo politico. Significa che

rappresentiamo una forza che si apre a tutti quelli che vogliono partecipare insieme a

noi a migliorare l'Italia, a migliorare le regole democratiche dell'Italia a differenza

vostra che, invece, mettete tutto il potere nelle mani di una sola persona. Questa

differenza la stanno capendo sempre più italiani e sempre più italiani, nel tempo, la

capiranno.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, il deputato Quaranta.

STEFANO QUARANTA,

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Relatore di minoranza. Grazie, signora Presidente. Ministro, sottosegretari, siamo qui a

discutere della modifica di pochi articoli della Carta costituzionale fatta dal Senato

nella precedente lettura. È però evidente, come hanno fatto il relatore Fiano e il relatore

Toninelli, che occorre a questo punto esprimere un giudizio complessivo su questa

riforma. Giudizio complessivo che va espresso tenendo insieme, a mio modo di vedere,

la riforma della Costituzione e della legge elettorale. Legge elettorale che nobilitate col

nome di Italicum, ma che forse andrebbe chiamata più propriamente «Leopoldum»,

essendo una cosa chiaramente cucinata in casa per interesse di qualcuno. Ora il

combinato disposto di riforma della Costituzione e di legge elettorale ci dà un quadro

davvero inedito che potremmo definire di presidenzialismo alla fiorentina, in cui un

unico soggetto, sostanzialmente, controlla tutti i poteri con scarsissimi contropoteri. È

molto facile evidenziare come questa riforma accentri i poteri sul Governo, e quindi sul

Premier, sia nei confronti delle regioni che vengono depotenziate (l'eliminazione della

legislazione concorrente, la clausola di supremazia), sia nei confronti del Parlamento,

perché se lei tiene insieme, signor Ministro, il procedimento legislativo assai

farraginoso che fa a pugni con l'efficienza, e forse anche con la lingua italiana (basta

leggere l'articolo 10 della vostra Carta costituzionale), e in più si consente al Governo

di approvare i suoi disegni di legge con priorità, con il voto a data certa, è del tutto

evidente che anche il potere legislativo finirà in gran parte nelle mani del Governo. Se

poi a questo sommiamo il fatto che il Premier si nominerà anche gran parte dei suoi

deputati e con il secondo turno, di fatto, ci sarà un'elezione diretta del Presidente del

Consiglio, siamo davvero a un'architettura costituzionale che non ha precedenti in

Europa e nel mondo, perché neanche i sistemi presidenziali, laddove ci sono, hanno

così scarsi contropoteri come quelli che state facendo voi con questa vostra riforma.

Quindi, altro che completamento nello spirito dei padri costituenti, miglioramento

della Carta elaborata settanta anni fa, qui siamo a un vero e proprio stravolgimento a

una «deforma» della Carta costituzionale di cui voi vi state assumendo la

responsabilità. Ora, se poi mi permette, mi sembrano anche deboli le soluzioni

trovate ad alcuni punti della propaganda renziana, cioè la presunta efficienza di questa

riforma. Ne abbiamo discusso anche in Commissione affari costituzionali qualche

giorno fa e anche autorevoli esponenti del Partito Democratico ci hanno detto che

questa riforma del bicameralismo, in realtà, potrà anche complicare il procedimento

legislativo. Quindi, non vi è nessuna efficienza in questa riforma. E anche riguardo i

costi della politica non si è avuto il coraggio di abolire il Senato. Si è fatto un Senato

che probabilmente ha poco senso e non si capisce bene che frutti produrrà. Però, dal

punto di vista anche dei costi della politica, che era l'altra parola d'ordine della riforma

renziana, mi pare che non ci siamo assolutamente. Devo dire che il passaggio al

Senato, cioè le poche cose che sono state modificate, forse, hanno paradossalmente

peggiorato la situazione o quanto meno hanno evidenziato le contraddizioni di questa

riforma.

Io mi vorrei soffermare soltanto su pochi punti. L'articolo 1, dove sostanzialmente si

evidenziano le funzioni del Senato. Le modifiche che sono state fatte, che sono

puramente lessicali, non incidono minimamente sul senso complessivo e dimostrano

che avete partorito un Senato che da un lato non esercita quei poteri che avrebbe potuto

esercitare.

Cioè, voi vi siete inventati il Senato delle Autonomie – ovviamente senza aver fatto

prima nessun ragionamento sul funzionamento delle regioni, quindi con una roba

abbastanza campata per aria –, però, a questo Senato non avete dato i poteri che i

Senati federali hanno, che sono spesso anche di veto e di tutela degli interessi delle

regioni o dei Länder, come sul modello tedesco. Avete dato a questo Senato, che è un

ibrido appunto (di elezione di secondo grado, che tiene insieme cinque tipologie di

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senatori diversi, perché abbiamo gli ex Presidenti della Repubblica, i senatori nominati

dai Presidenti della Repubblica, i nuovi senatori a scadenza, quelli che durano sette

anni, come i prossimi Presidenti della Repubblica, e poi abbiamo consiglieri regionali

e sindaci, per non farci mancare nulla e sempre in nome dell'efficienza di questo

Senato), a questo ibrido di Senato avete consegnato il potere di riforma della Carta

costituzionale, a mio modo di vedere in contraddizione con l'articolo 1 della

Costituzione, laddove si dice che la sovranità appartiene al popolo e non agli eletti di

secondo grado. Quindi, è un pasticcio che rischia veramente di creare problemi anche

di efficienza e di funzionamento. Sull'articolo 2: qui davvero avete toccato delle vette

incredibili di superficialità e di ambiguità, perché di fatto avete trovato una formula per

l'elezione dei senatori che rimanda a una legge bicamerale; avete stabilito uno strano

principio di coerenza che non si capisce bene cosa voglia dire e, quindi, anche da

questo punto di vista, l'unico dato chiaro e certo che è bene che i cittadini italiani

sappiano è che il Senato non sarà eletto dei cittadini italiani. Poi vedremo che formule

riuscirete a trovare con la legge elettorale, ma l'unico dato certo è questo, quindi

ambiguo; irricevibile e sbagliata è anche stata, a mio modo di vedere, la riforma di

questo articolo 2.

Infine, un altro punto su cui io vorrei portare l'attenzione, perché evidenzia in maniera

emblematica come, quando si fanno le cose male, poi arrivano anche dei frutti

avvelenati in coda, è l'elezione dei giudici costituzionali. Per come avete concepito

questo vostro bicameralismo e la legge elettorale, qualunque scelta si fosse fatta era

sbagliata, a questo punto, perché l'elezione dei giudici costituzionali in seduta comune

non si può più fare, per ragioni evidenti, perché avendo diminuito soltanto il numero

dei senatori e non in maniera proporzionale anche quello dei deputati il Senato sarebbe

stato irrilevante in un'elezione di giudici costituzionali in seduta comune, così come

l'irrilevanza sarebbe aumentata alla luce della legge elettorale che avete fatto, che

consegna una stragrande maggioranza di deputati ad un partito solo. Però, diventa

anche curiosa, farraginosa e incomprensibile l'elezione separata, perché francamente

non riesco a capire come si possa mettere sullo stesso piano l'elezione di giudici

costituzionali, che sono i garanti della Carta costituzionale, tre di una Camera che è

eletta dai cittadini, due di un Senato che invece non è eletto dai cittadini e che

rappresenta i territori, con un ulteriore problema: non solo rischiamo di avere dei

giudici costituzionali che non si capisce bene perché dovrebbero rappresentare la

sensibilità dei territori, ma con una tale differenziazione delle regioni e del peso che

hanno all'interno del Senato davvero si rende ancora più grottesco il fatto di aver dato

al Senato l'elezione dei giudici costituzionali, perché basta l'accordo di poche regioni

per eleggersi un giudice costituzionale. Quindi, siamo veramente a una roba che è

senza senso e che, credo, gridi vendetta, perché qui ci riempiamo la bocca di

modernizzazione, di riforme, e invece stiamo facendo dei passi da gigante indietro. Per

concludere il mio ragionamento – perché credo che poi sia utile anche fare un bilancio

complessivo –, il problema vero qual è ? È che noi stiamo mettendo in campo una

riforma che è del tutto evidente pasticciata e dagli esiti imprevedibili sotto molti

aspetti, salvo uno, quello appunto, come dicevo all'inizio, dell'uomo solo al comando.

È probabile che serva in questo momento, se si vuole essere coerenti con la

governance europea, un fedele esecutore degli ordini di Bruxelles e di Berlino, in cui i

Parlamenti sostanzialmente sono messi da una parte – e qui appunto c’è l'esecutore di

ordini altrui –, però, secondo me, siccome il problema vero non è la governance

italiana ma proprio quella europea, mi sarei aspettato, da un Governo sedicente di

centrosinistra, un'azione efficace e forte per migliorare la governance europea e

migliorare la qualità della democrazia complessiva nel nostro continente, non invece

scelte istituzionali che sono perfettamente in linea con questa governance europea e

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anzi contribuiscono a rendere efficiente la catena di comando in cui però i cittadini

sono esclusi.

Vorrei proprio concludere su questo ragionamento, perché il problema, secondo me, è

molto semplice: l'uomo solo al comando non ha mai contribuito al cambiamento di un

Paese. Per il cambiamento di un Paese ci vogliono più democrazia, più spazi

democratici, il che vuol dire maggiore coinvolgimento dei cittadini. In questo, anche le

scelte che avete fatto sui referendum popolari e sulle leggi di iniziativa popolare

dimostrano che siete lontanissimi da un coinvolgimento dei cittadini. L'uomo solo al

comando è appunto funzionale, invece, all'esistente; forse rende più efficiente il

sistema così com’è. Allora mi chiedo: voi che vi autodefinite così innovatori,

riformisti, com’è che invece sulla legge fondamentale dello Stato, quella della riforma

costituzionale, siete più conservatori, molto più conservatori, del disegno lungimirante

dei padri costituenti di settant'anni fa ? Cara Ministra Boschi, lei dice che queste

riforme erano attese da settant'anni, io temo che qualche padre costituente si

rigirerebbe nella tomba, se potesse leggere questo testo costituzionale.

PRESIDENTE.

Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza Invernizzi. Prego deputato.

CRISTIAN INVERNIZZI,

Relatore di minoranza. Grazie, signora Presidente. Onorevole Ministro, onorevole

sottosegretari, colleghi, non posso che manifestare anche in questa sede tutta una serie

di rilievi, tra l'altro già in parte anticipati dai miei colleghi di minoranza, che

condividono con me l'incarico di relatori in questo passaggio parlamentare. Abbiamo

già detto, esposto, in parecchie sedi, tutte quelle che sono le nostre fondamentali

riserve circa questo progetto di riforma della Costituzione. Sorvoliamo magari anche

sul metodo che è stato utilizzato per arrivarvi, perché ormai siamo quasi in conclusione

con questo passaggio parlamentare e gli articoli da considerare sono veramente pochi,

così come anche gli argomenti che andremo a trattare, però non vorrei che qualcuno si

dimenticasse che una riforma costituzionale votata qui alla Camera dei deputati solo ed

esclusivamente dai membri dell'attuale maggioranza di Governo in seguito

all'abbandono di tutte le opposizioni per questioni non ideologiche ma metodologiche,

che però, quando si parla di riforma costituzionale, assumono un valore sostanziale

sicuramente importante, non fa ben sperare per il futuro di quello che dovrebbe essere

un patrimonio comune e non soltanto delle forze politiche oggi rappresentate in

Parlamento ma anche di tutti i cittadini che in quelle forze politiche comunque si

riconoscono. Così non è stato; quello è stato un vulnus democratico la cui

responsabilità ricade interamente sulla maggioranza di Governo. Ritengo in questa

sede appunto di ricordare e sottolineare come una legge costituzionale, una

Costituzione, quella che dovrebbe essere la base della convivenza civile e politica dallo

Stato italiano per i prossimi «x» anni, non dovrebbe nascere all'interno di un clima di

quel tipo. Al di là comunque di questo rilievo, che sono convinto, tra qualche anno,

quando i limiti di questa Costituzione verranno a galla, magari tornerà in mente a

parecchie persone, vorrei anche dire, per entrare nel merito comunque dell'oggetto di

cui stiamo trattando oggi, è che pare obiettivamente quasi svilente per non dire

irrisorio, anche del ruolo di un deputato di minoranza, analizzare quello che è

sostanzialmente frutto di un accordo interno alla maggioranza al Senato e che ha

portato quindi alla definizione – mi riferisco ovviamente, come è anche abbastanza

intuibile, all'articolo 57, così come modificato, circa la modalità di elezione dei

senatori, per il quale sappiamo tutti cos’è successo – di un accordo al ribasso tra le due

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anime, soprattutto all'interno del Partito Democratico, che ha prodotto ciò che

probabilmente non esiste in nessuna Costituzione del mondo.

Quella che voi dicevate essere la Costituzione più bella del mondo – la più bella

del mondo ! – era stata già toccata, anche questo vorrei ricordarlo. Non è vero,

Presidente del Consiglio Renzi e, in questo caso, anche Ministro Boschi, che in

settant'anni nessuno aveva mai cercato di riformare la Costituzione. C'era stato un

Governo eletto – vorrei ricordarlo –, eletto sulla base di un programma politico che

prevedeva la riforma dalla Costituzione in senso federale (mi riferisco al Governo

Berlusconi 2001-2006), che invece la Costituzione l'aveva riformata. C'era stato un

progetto di riforma molto organico, un progetto di riforma importante, che poi era stato

bocciato dagli italiani; ma non è vero che abbiamo dovuto aspettare che l'uomo della

provvidenza saltasse fuori da Rignano sull'Arno perché qualcuno avesse il coraggio di

riformare la Costituzione. Certo, c'era un atteggiamento molto differente: me li ricordo

i vari «popoli viola», mi ricordo «Libertà e Giustizia», mi ricordo gli appelli degli

intellettuali appartenenti ad una certa area, quella di sinistra; mi ricordo le

confederazioni dei sindacati dei lavoratori, mi ricordo quel periodo in cui sembrava

che i fascisti fossero tornati e avevano osato toccare una Costituzione che nasceva

dalla lotta antifascista e dalla straordinaria saggezza dei padri costituenti, cui

ovviamente coloro che allora la toccarono non potevano nemmeno mettersi a fianco.

Mi ricordo quel clima e registro invece, a dispetto di quel clima di allora, cioè quando

sembrava che qualcuno fosse pronto anche a disseppellire le armi nascoste dalla

Resistenza nell'arco appenninico perché bisognava opporre sempre resistenza, in

quest'anno e mezzo, che, a quanto pare, la Costituzione può essere toccata e come la

Costituzione possa essere riformata in amplissime parti che la costituiscono ed essere

fatto in un clima di forte ostilità e conflitto nei confronti dalla minoranza. E tutti questi

sinceri democratici che soltanto dieci anni fa hanno occupato le piazze italiane, a

quanto pare, non ci sono più. Ma vi chiedo veramente di leggerla insieme, perché, al di

là dell'accordo che avete fatto con la minoranza interna del Partito Democratico, vi

dico che pur rileggendola parecchie volte non riesco a capire che cosa volete, cioè che

tipo di elezione ci sarà dal prossimo Governo. Infatti, si dice che la durata del mandato

dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono

stati eletti «virgola» – anche qua, la virgola, secondo me, rischia di porre dei problemi

interpretativi –, in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati

consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi secondo modalità stabilite

dalla legge di cui al sesto comma, per cui poi rimandate al sesto comma e cito dal sesto

comma solo ed esclusivamente l'ultima parte, cioè: «i seggi sono attribuiti in ragione

dei voti espressi e della composizione di ciascun consiglio», quando sapete

perfettamente anche che ci sono consigli regionali in cui i voti espressi non

corrispondono esattamente alla composizione del consiglio regionale, perché vi è in

vigore una legge maggioritaria che crea appunto una disparità tra voto espresso e

rappresentanza in consiglio regionale. Sono veramente curioso di vedere che tipo di

legge sarete in grado di partorire; una legge che veramente sarà simil proporzionale

che però dovrà andare anche a correggere appunto la composizione maggioritaria di

alcuni consigli regionali per far sì che vi sia la corrispondenza dei senatori eletti con i

voti espressi in consiglio. Cioè, veramente, non riesco sinceramente a capacitarmi di

come sia possibile inserire in una Costituzione delle previsioni innanzitutto fumose,

perché non si capisce cosa significhi «eletti in conformità alle scelte espresse», che

vuol dire tutto e il contrario di tutto. Se non stessimo parlando della Camera alta, del

Senato dalla Repubblica, ma del consiglio di rappresentanza delle classi scolastiche

magari ci potremmo fare una risata; ma il problema è che non stiamo parlando di

quello. Faccio un piccolo esempio e guardiamo anche nel resto d'Europa come invece

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viene normata la cosa. Non è che le riforme costituzionali sono state fatte solo in Italia,

non è che il rapporto tra Camera dei deputati e Senato – che dovrebbe essere dalle

Autonomie e invece non lo è – viene normato soltanto in questa Costituzione.

Ci sono delle Costituzioni, cito ad esempio quella tedesca, che da settant'anni svolgono

– a quanto pare in modo più che egregio – il loro lavoro, tant’è vero che se la

Germania è una delle Repubbliche più stabili in Europa un motivo magari ci sarà e

magari, al di là dell'efficienza teutonica recentemente messa in discussione, è merito

anche delle regole costituzionali inserite in quello Stato. Lì come normano l'elezione

del Bundesrat ? Articolo 51, comma 1: il Bundesrat è composto dai membri dei

Governi dei Länder, che li nominano e li revocano. Semplice, qui, indipendentemente

dal fatto dell'elezione – mi avvio alla conclusione – di primo e secondo livello. Una

Costituzione dovrebbe dire questo, dovrebbe far capire ai cittadini che cosa, da chi e in

che modo sono composte le Camere che sono espressione del loro voto, libero e – così

dovrebbe essere – sovrano. Concordo pienamente, forse per la prima volta in modo

anche inusuale, con quanto detto dall'onorevole Quaranta prima. Io non so che futuro

prevedete voi per l'Italia, io non so se siete convinti che la situazione sociale che oggi

esiste sarà quella anche che ci sarà fra cinque anni, non so nemmeno che opinione

avete dell'Europa, perché possiamo dire che sembra che la stabilità si sia perché c’è

un'Europa – venti secondi, e concludo – che potrebbe impedire tutta una serie di derive

autoritarie in Italia, ma non mi sembra che la storia si stia indirizzando verso questo.

Abbiamo visto che l'Europa in seguito a quello che sta succedendo scricchiola

pesantemente e mi auguro che tra qualche anno non vi sia, seduto lì al posto vicino al

Ministro Boschi, un leader carismatico col pelo sullo stomaco che grazie alle leggi che

voi avete fatto porterà l'Italia in una direzione che probabilmente oggi non vi

immaginate nemmeno.

PRESIDENTE.

Non vedo il deputato La Russa in Aula e dunque andiamo avanti. Ha facoltà di

intervenire la rappresentante del Governo. Prendo atto che si riserva di intervenire nel

prosieguo del dibattito. È iscritto a parlare il deputato Nicoletti. Ne ha facoltà.

MICHELE NICOLETTI.

Signora Presidente, signora Ministro, colleghe e colleghi, vorrei concentrare questo

mio intervento su un tema che forse nella discussione attorno alla riforma

costituzionale non ha svolto un ruolo di primo piano come invece meriterebbe e che

però negli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto è stato richiamato più volte.

Io penso infatti che, anche alla luce dei gravissimi fatti di questi giorni, non possiamo

ragionare sulle questioni politico-istituzionali semplicemente sull'orizzonte nazionale.

Gran parte della nostra discussione è stata una discussione come se noi ci trovassimo

nel 1948. Abbiamo parlato di divisione dei poteri, di bilanciamento dei poteri come se

il potere legislativo che si esercita sui cittadini del nostro territorio fosse in capo

esclusivamente al nostro Parlamento e non anche all'Unione europea, come se il potere

esecutivo fosse tutto in capo al nostro Governo nazionale e non anche a organismi

sovranazionali, come se il potere giudiziario o il controllo e la tutela dei diritti fossero

in capo tutti a organismi nazionali e non a organismi sovranazionali, come la Corte dei

diritti di Strasburgo o la Corte di giustizia. Ogni giorno nel nostro Parlamento noi

sperimentiamo il fatto che gli atti politici che riguardano la vita dei cittadini in larga

misura sono assunti al di fuori delle nostre istituzioni nazionali, non per un qualche

disegno demoniaco ma perché noi, perché i nostri padri costituenti saggiamente, nel

1948, articolo 11 della nostra Costituzione, hanno previsto queste limitazioni della

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sovranità nazionale. Questo è stato un elemento profetico che ha inserito dentro il

nostro ordinamento costituzionale un elemento di dinamismo che noi oggi dobbiamo

valorizzare. Non esistono allora più questioni nazionali, né a livello economico, né a

livello sociale – pensiamo al dramma delle migrazioni – né a livello militare, né a

livello di sicurezza, né a livello ambientale, né a livello politico-istituzionale.

Forse dobbiamo dircelo anche con chiarezza e forse nella discussione che noi avremo,

finito l’iter parlamentare, quando ci rivolgeremo ai nostri cittadini, noi dovremo dire

con maggiore chiarezza che la scelta politica oggi fondamentale è esattamente tra chi

pensa che i problemi si possano risolvere ancora a livello nazionale – con tutto il

rispetto che io ho per lo Stato nazionale, che ha rappresentato uno strumento

fondamentale di tutela dei diritti delle persone, di realizzazione di un elevatissimo

sistema di welfare e che oggi gli organismi sovranazionali non sono in grado, questa è

la loro gravissima responsabilità, di garantire – e chi invece, nonostante le difficoltà

che vi sono a livello internazionale, ritiene che ormai quello sia l'orizzonte su cui noi

possiamo meglio tutelare i diritti delle persone, una più piena democrazia, benessere

per tutti. Questa è la frattura politica fondamentale: da un lato un ripiegamento

nazionale o, ahimè, nazionalistico, come vediamo in altri Paesi europei; dall'altro lato

una forte e coraggiosa apertura, con tutti i rischi ma anche le sfide che questo

comporta, a un nuovo orizzonte internazionale, per noi quello europeo. Questo io

penso sia un elemento importante da tenere presente. Allora – questa è la linea tra

conservatori e innovatori – se questa è la sfida, la sfida della costituzionalizzazione del

potere a livello sovranazionale, forse anche i temi che stanno dentro questa riforma

dovrebbero essere considerati conseguentemente. Non si tratta infatti solo di un'opera

di razionalizzazione e di efficientamento interno quando noi mettiamo mano al nostro

bicameralismo paritario o al rapporto tra Stato e regioni, ma a mio modo di vedere –

certo, con le contraddizioni che anche sono state rilevate e gli elementi di debolezza

che io mi auguro poi nel cammino futuro potranno essere anche eventualmente corretti

– però c’è chiaramente indicata la volontà di armonizzare il nostro assetto istituzionale

interno ad un ordinamento sovranazionale. Io penso che noi non possiamo discutere

delle cose, dei rapporti interni tra gli organi del nostro Stato, quando ormai le decisioni

sono appunto prese altrove, ma il nostro problema è quello che anche voi avete

sollevato, colleghi delle opposizioni, e cioè come noi possiamo rendere pieno l'articolo

1 della nostra Costituzione, cioè la sovranità dei nostri cittadini, laddove le decisioni

vengono assunte. Allora se questo è l'orizzonte, in questa direzione assume pieno senso

la differenziazione che qui è stata operata tra la rappresentanza politica e la

rappresentanza territoriale, che tanta fatica si è fatta a comprendere, come due forme

diverse e complementari di espressione della volontà politica dei cittadini: da un lato

della loro diversità, pluralismo e ricchezza ideologico-politica organizzata in partiti e

dall'altro lato delle istanze dei territori nelle loro diversità geografiche e sociali. L'una,

quella politica, tesa a definire le politiche dei diritti e l'indirizzo politico del Governo a

livello nazionale e internazionale; l'altra, a contribuire a modellare le direttive interne e

anche comunitarie con riguardo alle differenze e alle specificità dei territori e a

valutarne l'impatto. Se questa è la direzione forte di questa riforma costituzionale,

allora dobbiamo dirci che, una volta compiuto questo iter, altri passaggi devono essere

compiuti per rafforzare il rapporto tra ordinamento nazionale e internazionale e

potenziarne la dimensione democratica.

Penso anzitutto al rapporto tra Parlamento e Governo. Io di nuovo ho sentito qui

favoleggiare attorno al presidenzialismo di fatto, al potere di un uomo unico al

comando. Vorrei capire dove questo vi sia nel testo che noi stiamo discutendo e

approvando. Non vi è nulla di tutto ciò. Siamo dentro una forma di Governo

parlamentare, in cui un gruppo, anche limitato, di deputati avrà domani mattina la

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possibilità di togliere la fiducia a qualsivoglia Governo e farlo cadere senza che il

Governo abbia, come in altre forme di Governo parlamentare, degli strumenti di difesa,

quali quello della sfiducia costruttiva, quello dello scioglimento delle Camere e così

via. Siamo dentro una forma di Governo parlamentare. Io confesso di avere una

preoccupazione opposta a quella che voi avete, se solo rileggo la storia politica

italiana, con il trasformismo parlamentare che caratterizza quest'Aula e il magmatico

muoversi di membri della Camera da una parte all'altra, che non ha uguali in nessun

Paese civile.

Quindi io invito a considerare la lettera di questo testo, che, invece, ci mantiene

dentro questa forma di Governo parlamentare, che noi abbiamo intensamente voluto

mantenere. È, però – e questo non è un malvagio combinato disposto, ma, anzi, è un

virtuoso disposto – affiancato da una legge elettorale che consenta ai cittadini di

indicare una maggioranza omogenea di Governo che esca dal voto popolare.

Detto questo, il problema cruciale sarà potenziare il rapporto tra il Parlamento e il

Governo in sede di relazioni anche con l'Unione europea. Io penso a quanto noi

facciamo quando il Governo viene a riferire prima dei Consigli dell'Unione. Ma se noi

siamo dentro una forma di Governo parlamentare, se noi riconosciamo che quelli sono

i luoghi della decisione effettiva, noi non possiamo celebrare questi momenti come

momenti rituali, ma devono essere dei momenti di effettiva discussione e indirizzo

politico da parte della Camera, dell'unica Camera politica e, attraverso la Camera dei

cittadini, nei confronti del suo Governo. Così penso al rapporto tra Parlamento

nazionale e Parlamento europeo e penso, ancora, al ruolo, anch'esso fondamentale, del

nostro Parlamento nelle altre organizzazioni internazionali, che – qui voglio ricordarlo

– spesso sono sconosciute, ma che svolgono un ruolo importante proprio in materia di

costituzionalizzazione del potere di tutela dei diritti fondamentali, in primo luogo il

Consiglio d'Europa, ma anche le altre assemblee come la NATO e l'OSCE.

È evidente a tutti quanto queste organizzazioni giochino un ruolo fondamentale

dall'inizio di questa legislatura. Ci sono moltissimi provvedimenti che riguardano la

vita delle persone, che riguardano il contrasto al terrorismo, al crimine informatico e

così via, che noi assumiamo sulla base di convenzioni, di trattati internazionali o di

sentenze di una Corte di giustizia. La nostra presenza dentro a quelle organizzazioni e

il raccordo tra il nostro Parlamento e quelle organizzazioni devono essere più forti,

perché che cos’è la Costituzione se non, appunto, una cornice all'interno della quale si

difendono i diritti ? E a quelli che dicono che volevano un Senato delle garanzie io mi

permetto di chiedere: ma un sistema di garanzie, cioè di tutela dei diritti fondamentali,

chi lo ha esercitato in questi anni, se non la Corte costituzionale, se non la Corte di

Strasburgo ? E quanto il nostro bicameralismo paritario, su tante materie sensibili per

la vita quotidiana delle persone, è stato in grado di svolge un effettivo ruolo di garanzia

dei diritti fondamentali ? Allora andiamo a vedere qual è oggi, sulla vita delle persone,

il vero sistema delle garanzie e andiamo a potenziare quel sistema di garanzie.

Andiamo a potenziarlo e a rendere il nostro Paese maggiormente protagonista dei

luoghi in cui le convenzioni, i trattati si scrivono. Allora, dentro questo, signora

Presidente, noi dobbiamo pensare a quello che succederà dopo. Noi dobbiamo

rafforzare la nostra azione come Parlamento. Dovremmo rivedere la nostra legislazione

in materia.

La delegazione che io ho l'onore di presiedere è regolata da una legge del 1949, che dà,

in qualche modo, la linea alle altre delegazioni parlamentari, che naturalmente

rispecchia il bicameralismo paritario, prevedendo una composizione tra Camera e

Senato. Ma nel momento in cui noi avremo una Camera politica, che è il luogo della

rappresentanza fondamentale dei valori delle persone, e l'altra è una Camera dei

territori, bisognerà evidentemente adattare la legislazione vigente per consentire al

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nostro Parlamento di essere politicamente rappresentato, laddove, appunto, queste

decisioni vengono assunte anche tenendo conto che i territori sono rappresentati a

livello di Consiglio d'Europa dal Congresso delle autorità locali e regionali. Quindi,

posto che anche la Camera dei deputati avrà competenza sulla materia dei trattati

internazionali e della politica internazionale, ad esclusione dei rapporti tra le regioni e

l'Unione europea, che rimane anche in capo al Senato, bisognerà, appunto, pensare ad

una piena rappresentanza della Camera dentro queste delegazioni.

Questo è quello che dovremo fare, così come noi dovremmo dedicarci al grande tema

che negli altri Paesi si sta discutendo e che anche è stato evocato dai colleghi, cioè gli

strumenti di governance europea. Noi dobbiamo fare del nostro Parlamento anche il

luogo della discussione della governance europea e di come rendere piena – è anche la

nostra preoccupazione – la democrazia in quei luoghi così vitali, proprio perché questa

limitazione della nostra sovranità politica, in condizioni di parità con altri Stati, non sia

un depauperamento della possibilità dei nostri cittadini di decidere del loro destino e

del destino delle loro comunità, ma sia un potenziamento.

Così si potrà proseguire nella direzione, oggi decisiva, della costituzionalizzazione del

potere politico sovranazionale e dotare i nostri concittadini e il nostro Paese di

strumenti più adeguati all'esercizio della sovranità, dentro quell'orizzonte che oggi è

l'orizzonte della nostra vera comunità politica, ossia l'orizzonte europeo, l'orizzonte

degli Stati Uniti d'Europa, su cui anche il nostro Parlamento, per iniziativa anche della

Presidente, ha mosso recentemente passi significativi. Questa è la direzione in cui noi

dobbiamo andare e io mi auguro che questo passo di approvazione della riforma

costituzionale, che noi stiamo per compiere, e poi di dialogo con i cittadini possa

trasmettere al nostro Paese che noi non stiamo togliendo democrazia a loro, ma stiamo

cercando, invece, di renderli più cittadini in un orizzonte nazionale e sovranazionale.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI.

Grazie, Presidente. Ci sono alcune premesse che ritengo necessario svolgere a titolo

personale in questa sede. Intanto, la prima è che più leggo le riforme che vengono fatte

– in particolare della Costituzione e non solo – e più apprezzo la Costituzione così

com’è. La seconda è una premessa in relazione all'atteggiamento che il mio partito ha

avuto in questo processo di riforma. Tutti sanno che il mio partito, nella fase iniziale,

ha concorso all'avvio di queste riforme, nella speranza che l'inizio di questa fase

«costituente», di grande riflessione di carattere costituzionale, fosse una fase di alto

profilo e soprattutto che servisse ad aprire un ponte di collaborazione – una sorta di

pacificazione, dopo vent'anni di scontro politico, potremmo dire quasi di guerra civile

sotterranea, tra maggioranza e opposizione, tra centrodestra e centrosinistra –, un ponte

di dialogo su quelli che sono, non solo a mio avviso, ma a avviso di molti, i temi

centrali che riguardano la scrittura delle regole. Ora, volendo, si può andare a tracciare

un bilancio, anche semplicemente in questa fase, che non è la fase conclusiva, ma è

certamente l'inizio della fase conclusiva.

Possiamo dire che questo auspicio non si è rivelato di fatto aderente alla realtà: giacché

doveva portare a costruire un ponte tra maggioranza e opposizione, si è in realtà forse

riusciti a trovarsi in una sorta di forzatura unilaterale. Ricordo che questo ramo del

Parlamento ha approvato in assenza delle opposizioni, con emendamenti votati in

notturna durante una seduta fiume con i banchi vuoti delle opposizioni, la riforma

costituzionale, e che al Senato le opposizioni non hanno votato la riforma

costituzionale. Tutt'al più ha creato un ponte di dialogo, sì, ma tra maggioranza del PD

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e l'opposizione del PD; si sono quindi trovati dei punti di compromesso, e questo

riguarda anche chiaramente la legge elettorale.

La terza premessa è quella che – Presidente, come lei sa bene, rappresentando uno dei

due rami del Parlamento, e colleghi, tutti voi sapete benissimo, essendo componenti di

uno dei due rami del Parlamento – siamo in una fase di antiparlamentarismo

fortissimo, viscerale, legato a derive demagogiche e populiste che travolgono spesso la

credibilità di queste istituzioni, perché non solo provengono da fuori, ma vengono

spesso assecondate da movimenti o da singoli parlamentari che in queste istituzioni

vivono ed esercitano la loro attività. L'antiparlamentarismo è anche alimentato da una

questione politica. È una riflessione che intendo consegnare a questa Assemblea, sulla

assenza di leadership in questo Parlamento: se noi pensiamo ai leader dei principali

partiti in questo Paese, abbiamo in mente persone che non sono elette in Parlamento,

non sono presenti in Parlamento. A partire dal leader del Partito Democratico, che non

è un deputato della Repubblica: è un Presidente del Consiglio, per fortuna è uno che

viene in Parlamento, ma non è un componente di questo Parlamento. Non è un

componente di questo Parlamento Beppe Grillo, che pure è il leader di quello che alle

elezioni è stato il primo partito italiano, e che in questo momento i sondaggi danno in

crescita; comunque, un grande protagonista della vita politica di questo Paese. Non è in

questo Parlamento Silvio Berlusconi, che una parte di questo Parlamento ha preferito

escludere dalla rappresentanza politica. Non è in questo Parlamento Matteo Salvini.

Non è in questo Parlamento Nichi Vendola.

In questo Parlamento, cioè, a differenza di quello che succede negli altri Parlamenti...

Qualche tempo fa sono stato a un congresso nazionale del Partito Popolare Europeo a

Madrid, e ho avuto la fortuna casuale di vedere un dibattito televisivo dove Mariano

Rajoy e il suo antagonista del Partito Socialista si confrontavano nell'aula del

Parlamento: quanto manca, Presidente Boldrini, a questo Parlamento il fatto che non ci

siano dei leader che possano prendere la parola, che debbano sottostare a delle regole,

cioè che possano essere richiamati o espulsi dall'Aula, o a cui comunque si possa

togliere la parola se dicono cose sconvenienti, ma che partecipino alla vita democratica

e siano colleghi dei 630 deputati che siedono in quest'Aula ? Quanto manca che non

possano essere né alla Camera né al Senato ! I capi dei primi cinque partiti di questo

Paese sono fuori dal Parlamento ! Quanto contribuisce questo alla decadenza di questo

Parlamento ? Al fatto che chiunque rappresenti qualcosa possa dire: «beh, sì, ma la

colpa è del Parlamento ?». O dire ancora «è forse il Parlamento che deve essere chiuso

?» è il Parlamento che non funziona» ? Trasmissioni che costruiscono il loro successo,

giornali che costruiscono il loro successo sulla critica, sulla denigrazione sistematica

del Parlamento ! Questo è quello che succede, questo è il clima in cui siamo.

L'antiparlamentarismo come status, come ragione sociale, come issue anche

dell'informazione, mediatico !

In più ci aggiungiamo una cosa che forse siamo in pochissimi a dire: un Governo non

eletto dal popolo. Perché il risultato elettorale è stato quello che è stato, però da quando

c’è stato Mario Monti, passando per Enrico Letta fino al Governo Renzi, non c’è stata

l'elezione popolare. Il Ministro Boschi qui e gli altri colleghi, bravissimi, capaci,

presenti, rappresentano un Governo che però non è andato dagli elettori a prendersi

degli impegni. Il Ministro Boschi è entrata in quest'Aula come deputato: non ha fatto

una campagna elettorale in cui, confrontandosi contro il sottoscritto, Brunetta o altri,

ha presentato un modello di riforme istituzionali su cui prendere il consenso; cosa che

per esempio Berlusconi aveva fatto.

La battaglia presidenzialista che Berlusconi ha portato avanti negli ultimi vent'anni era

una battaglia che insieme ad altri progetti sul fisco, sulla sicurezza e sul resto,

Berlusconi ha sottoposto, insieme alla Lega, ad Alleanza Nazionale, alla coalizione di

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Governo, al giudizio degli elettori. Su questo ha ricevuto un mandato, e sulla base di

questo mandato ha messo in campo un progetto politico, una riforma, che poi è stata

bocciata, ma questo è stato ciò che è successo.

Questa situazione in questo caso non c’è stata; con in più, se vogliamo aggiungere

un'altra aggravante, l'elemento della incostituzionalità del premio di maggioranza

dell'ultima legge. Sono uno di quelli convinti che il Porcellum era meno negativo di

quello che è stato detto; sono uno di quelli che litigava la scorsa volta con colleghi

autorevoli del gruppo del Partito Democratico, che andavano in giro sostenendo che

noi eravamo dei nominati: perché si può essere eletti con una legge che può non

piacere, ma non si può raccontare in giro che siamo dei nominati, perché se lo

raccontiamo per primi noi è evidente che questo concetto passa all'esterno ! E se uno è

nominato non è rispettato. Noi siamo eletti dal popolo ! Informo tutti i colleghi presenti

in quest'Aula, anche quelli che non lo sono, che siamo eletti dal popolo ! Perché

altrimenti è vero quello che dicono alcuni miei colleghi: che dovrebbero dimettersi

tutti coloro che sono stati eletti con una maggioranza incostituzionale. Cioè tutto il

premio di maggioranza dovrebbe andare a casa !

Questo non è stato stabilito dalla Corte, perché non è così, anche se la Corte tutto

sommato ci ha ripristinato un proporzionale con le preferenze, che peraltro era anche

stato abolito da un referendum, quello del 1993, inserendolo per la Camera, dove il

proporzionale con le preferenze non c’è mai stato; e anche lì un altro colpo di genio: si

è fatta la legge, si sono messe le preferenze. Bene, complimenti ! Poi andiamo a

discutere sulla Severino, sui rapporti tra mafia e politica: ma non lo conosciamo questo

Paese ? Ma non l'avete vista la presentazione de L'Enciclopedia delle mafie, dove

quando vengono tracciati i grafici delle presenze della criminalità territoriale in questo

Paese non c’è uno spazio libero ? E noi facciamo una legge elettorale con le

preferenze, per chiudere l'accordo con la minoranza del PD ! E poi facciamo le leggi

contro la corruzione, il codice etico ! Ma dove siamo ? Ma ci rendiamo conto di quello

che stiamo facendo, oppure no (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il

Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) ?

Ci rendiamo conto che parliamo di un Paese con un Parlamento con una maggioranza

con 240 deputati eletti con le preferenze, dove se dovessimo chiudere un ospedale

avremmo la gente incatenata nell'emiciclo ! Perché questo è quello che succede nel

migliore dei casi, in cui ci sia una protezione fisica e militare del territorio, dei suoi

privilegi, dei suoi finanziamenti, se non addirittura il ricatto sistematico del Governo.

Con il proporzionale con le preferenze le finanziarie venivano approvate all'unanimità,

col voto segreto ! Perché si dava, c'era il do ut des, c'era la contropartita ! Cosa vi

credete, che nei prossimi Parlamenti con le leggi elettorali con le preferenze i deputati

staranno qui da lunedì al venerdì a votare le mozioni ! ? Credete questo ! ? O credete

che facciano ambulatorio tutta la settimana sul collegio, per farsi rieleggere ! ? Credete

che questo porti la moralità, porti che il finanziamento... Tutto questo nel quadro del

finanziamento dei partiti, che è stato cancellato: e noi sperimentiamo questo pasticcio

in questa circostanza ! ?

Il bicameralismo perfetto: si dice, si riduce il bicameralismo perfetto. Signori, io

facevo lo studente universitario, già si parlava della modifica del bicameralismo

perfetto. Qualche ora in quest'Aula ce l'ho passata: quante sciocchezze abbiamo

cancellato da una legge all'altra, da un decreto-legge all'altro grazie al fatto che esiste il

bicameralismo perfetto ? Si voleva superare il bicameralismo perfetto ? Benissimo:

chiudete una delle due Camere, tanto le riforme le facciamo un tanto al chilo.

Benissimo, chiudiamo il Senato ! No, il Senato rimane, ma rimane come Camera delle

regioni; non si capisce bene, eletti o non eletti anche lì. Riecco il ponte di dialogo tra il

PD e la minoranza del PD !

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Le regioni andavano chiuse ! L'unica cosa che andava chiusa in questo Paese, se si

voleva salvare l'Italia dal rapporto tra gestione, preferenza, voto di scambio e

imbroglio, erano le regioni. Sono state chiuse le province ! E il Senato rimane la

Camera delle regioni: le ergiamo addirittura a ruolo parlamentare ! I consiglieri

regionali, che prendono le loro preferenze per fare i consiglieri regionali, tra

l'ambulatorio, il consiglio regionale e la gestione del potere locale, vengono durante la

settimana gratis a fare i senatori. È un pasticcio che non si capisce come possa

funzionare !

Io parlo in libertà: finalmente non abbiamo più vincoli di sorta. Dico quello che penso,

a prescindere anche da quello che pensa formalmente il mio partito: ho il dovere verso

me stesso e verso quest'Aula di essere intellettualmente onesto.

Altro che riduzione del numero dei parlamentari ! Bastava ridurre o cancellare le

regioni. Si faceva una grande riforma, ma non una riforma con il metodo «stai sereno !

mica tanto...», come va adesso, in base alla quale in due mesi si cancellano le regioni.

È un processo che va fatto, va fatto un percorso. Noi dobbiamo immaginare, se

vogliamo salvare questo Paese, un percorso che, di qui al 2025 o al 2030, tiri fuori il

Paese da alcune sacche che non funzionano, da alcuni problemi che emergono.

Non si fa né dall'oggi al domani, né a colpi di maggioranza. Lo si fa, se è possibile,

insieme, lo si fa in maniera ragionata.

La riduzione del numero dei parlamentari: ma noi ci rendiamo conto cos’è stato il

dibattito sulla rappresentanza dei parlamentari all'interno della Costituente ? La

Costituente produce una Carta costituzionale, nella quale il numero dei parlamentari

non c’è, perché c’è un dibattito alto, nobile e serio – non un dibattito su quanto i

parlamentari costano, perché la democrazia non va trattata come un costo – sul fatto

che ci debba essere una rappresentanza di un deputato e di un senatore ogni «x» decine

di migliaia di abitanti, 90.000 per la Camera e 200.000 per il Senato. Non avevano

neanche stabilito il numero; il numero si inserisce dopo, venti anni dopo, non dopo un

quarto d'ora, perché aumentavano con il censimento. In base al censimento, si

determinava il numero dei parlamentari.

Se proprio dobbiamo seguire questa demagogia, che è forse quella che lascia una

speranza a questa maggioranza di poter vincere il referendum, lo si faccia almeno con

criterio. Si volevano ridurre gli eletti ? Si chiudevano le regioni. Già il pasticcio delle

province è evidente e sotto gli occhi di tutti, ma non si sono chiuse e si sono lasciate

aperte. Non hanno soldi, ma non riescono a lavorare, lavorano male, ma sono uno

strumento di potere. Sono problemi, è chiaro.

Io credo che qui dobbiamo interrogarci perché poi alla fine il bilancio delle riforme lo

si acquisisce su due grandi linee; quindi dobbiamo farci due domande. Possiamo

tollerare una riforma che dia più efficienza e miglior funzionamento, che non è

maggiore velocità. Attenzione, Ministro Boschi, la velocità non c'entra. Dalla velocità

vengono fuori pasticci giganti. La velocità è quella che fa della «legge Fornero», cioè

una legge che si ispirava ad un principio di razionalizzazione della spesa previdenziale,

anche condivisibile, un pasticcio gigante e un dramma personale per famiglie intere,

perché, grazie alla velocità, non sono stati fatti bene i conti e si sono trovate in mezzo

delle persone, perché i cosiddetti esodati sono vittime della velocità. Quindi, la retorica

della velocità a casa mia non entra. Ma il funzionamento efficace, la rappresentanza

vera, quella è la funzionalità di un Parlamento.

Allora, se si decide di restringere la rappresentatività in cambio della funzionalità, può

essere un compromesso e una scelta che si fa. O, viceversa, si amplia la

rappresentatività, nel caso in cui ci si trovi effettivamente di fronte a un deficit di

rappresentatività a scapito di una minor funzionalità. Io ho come la sensazione che con

questa riforma noi perdiamo funzionalità e rappresentatività insieme. E allora qui c’è

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una controprova democratica che bisogna fare. Tutti quelli che fanno le riforme e che

se ne rendono protagonisti, secondo me, devono domandarsi questa cosa e, nel corso

della storia, tutti quanti noi, in un modo o nell'altro, l'abbiamo imparato. Dovete

domandarvi: se a fare questa riforma non fossimo stati noi, ma altri, cosa sarebbe

successo ? Se a fare questa riforma fosse stato il MoVimento 5 Stelle al Governo, se

fosse stato Berlusconi dieci anni fa o l'anno prossimo, cosa avremmo fatto noi ? Io

immagino il proliferare dei girotondi, degli amici de «la più bella del mondo»,

immagino schiere di intellettuali a contrastare la barbarie di chi vuole massacrare la

nostra Costituzione così bella.

Guardate che avviare questo Paese in questa fase, in cui gli enti locali sono a pezzi, in

cui le risorse economiche sono poche, in cui le nostre casse non traboccano di denari e

la crisi internazionale è quella che è, e non voglio neanche nominare la questione

terrorismo, infilare questo Paese in una fase sperimentale di avviamento di una

Costituzione che stravolge la seconda parte del nostro ordinamento costituzionale, in

una fase in cui dovremmo riuscire a capire dalla mattina, quando iniziamo le sedute,

come si affronta questa seduta oggi – ve lo dice uno che questo Parlamento ogni tanto

lo presiede pure – capire come fare una legge adesso con il nuovo Senato è

assolutamente problematico. Guardate, c’è un problema, io ne sono convinto.

Noi entriamo in tunnel avventuristico dal quale non so come ne usciremo, ma,

soprattutto, io dico: attenzione, c’è qualcuno che mette in relazione il combinato

disposto tra la riforma costituzionale e la legge elettorale, tuttavia io credo che noi non

avremo una maggiore efficienza, avremo invece una funzionalità dubbia.

PRESIDENTE. Concluda onorevole.

SIMONE BALDELLI.

Sì Presidente, lo so, ma noi abbiamo un tempo maggiore giacché si sono cancellati

degli iscritti, quindi la scampanellata è una cortesia che apprezzo, ma approfitto per

concludere in maniera tranquilla perché so che c’è tempo a sufficienza. Credo che ogni

protagonista delle riforme sia andato incontro ad una eterogenesi dei fini. Ogni volta

che è stata fatta una riforma per un fine, anche elettorale, con l'obiettivo di garantire la

maggioranza che l'ha portata avanti, ha finito per favorire altri ! Attenzione allora,

dalla legge elettorale e da questa riforma non è detto che ne esca vincitore chi oggi ne è

protagonista ! Intanto, per il sospetto che sia stata fatta tanto per farla e mettere a segno

il punto sostenendo: noi la abbiamo fatta, a differenza di chi non la ha fatta in tanti

anni. Ma se non si è fatta in tutti questi anni un motivo vi sarà, probabilmente o non

era matura o non andava bene per come era stata pensata e realizzata.

Vedremo, perché vi sarà il giudizio degli elettori, ma io sono convinto che il rischio del

pasticcio sia molto più grande dell'idea di dire che non ce la si è fatta, anche perché

non ci sono orde di elettori qua fuori che aspettano la riforma. Questo Governo e

questa maggioranza non hanno ricevuto alcun mandato, e molto probabilmente l'unico

motivo per cui la fa è una data: 2018 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia –

Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) ! In sostanza, si tratta di riuscire ad

avere una buona ragione per andare avanti. Poi, per il resto, in maniera alta e nobile c’è

la sfida di volerle fare e fare bene. A nostro modesto avviso, questa sfida non è

guadagnata, è invece persa. Dopodiché, domandatevi sempre se oggi al posto vostro ci

fosse stato chiunque altro, cosa avreste fatto da quei banchi e nelle piazze (Applausi

dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi

Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Parisi. Ne ha facoltà.

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MASSIMO PARISI.

Grazie, Presidente. Ministro, onorevoli colleghi, mi ero preparato un intervento scritto,

ma ho troppa stima ed affetto nei confronti del collega Baldelli per non dire

quantomeno due cose sul suo intervento, di cui ho certamente apprezzato la passione e,

per la verità, alcuni degli argomenti che ha sostenuto. Io credo sia troppo facile dire

potevamo abolire le regioni. Certo, potevamo fare mille cose. Ho la vaga sensazione,

visto che sull'abolizione delle regioni non è stato presentato un solo emendamento in

nessuno dei due rami del Parlamento, che sia una di quelle cose che si dicono senza

avere cognizione di che cosa sia un riformismo possibile. Il riformismo possibile è fare

le cose che sono possibili con il Parlamento dato, eletto come è stato eletto, e nelle

circostanze esistenti.

Certo, la riforma poteva essere migliore, lo dico perché ci sono degli argomenti che

condividiamo, in particolar modo con il collega Baldelli. Certo che poteva essere

migliore se si fosse introdotto il presidenzialismo, fa parte anche della nostra storia, ma

in questo caso vi erano degli emendamenti, e quegli emendamenti sono stati bocciati

con l'80 per cento dei voti contrari del Parlamento. Per far quel tipo di riforma allora

non è che serve un'altra legge elettorale, serve invece la deriva autoritaria e i carri

armati, perché fare una riforma che vede contrario l'80 per cento del Parlamento

significa non farla. Mi veniva in mente allora una frase di Ratzinger prima che

diventasse Papa – ora Papa emerito...

SIMONE BALDELLI. Anche Ratzinger !

MASSIMO PARISI.

Certo ! La frase dice: attuare ciò che è possibile e non reclamare con il cuore in

fiamme l'impossibile, limitarsi al possibile sembra una rinuncia alla passione morale,

pragmatismo da meschini, non l'assenza di compromesso, ma il compromesso stesso è

la vera morale dell'attività politica.

La seconda cosa che voglio dire all'amico Baldelli è che è vero che queste riforme sono

state approvate in seconda e terza lettura con l'abbandono delle opposizioni e in

particolar modo del partito che ci ha visto insieme per tanti anni, ma non possiamo

dimenticare che la prima lettura del Senato ha avuto il voto favorevole di Forza Italia, e

fra la prima lettura del Senato e la seconda della Camera non è che il testo è stato

stravolto e al posto della democrazia parlamentare sono stati introdotti i carri armati.

Quelle riforme le abbiamo votate grazie ad un gesto lungimirante e, siccome la

piccola componente di cui faccio parte ha creduto in una storia, e visto che forse siamo

al testo definitivo, siamo forse alla penultima volta in cui parliamo in questa Aula di

questo argomento, mi permetto di ricostruirla questa storia, anche perché tra poco, il

18 gennaio, saranno due anni dall'incontro che ha portato al patto del Nazareno.

Quell'idea di riforma nasce dall'incontro di due leader, quello del centrosinistra, non il

nostro, e il lungimirante Silvio Berlusconi.

E in quell'incontro non si decise solo di rispondere a un'emergenza, perché c'era

un'emergenza. È vero che non ci sono le masse che reclamano intorno al Parlamento il

varo di una legge elettorale e il varo di una nuova Costituzione, ma è vero che ci fu una

sentenza della Corte costituzionale che dichiarò che il cosiddetto Porcellum, di cui

condivido molte delle valutazioni che ha fatto il collega Baldelli, era incostituzionale e

un paese, una democrazia senza legge elettorale non può stare. E però in quell'incontro

quei due leader decisero di fare una seconda cosa, oltre alla legge elettorale, e lo

decisero spontaneamente perché in quel caso non c'era un'emergenza, c'era una storia.

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C'era la storia di un Paese che da trent'anni, dall'ottava legislatura alla diciassettesima

legislatura della Repubblica, ha cercato di cambiare la legge elettorale. Decisero, senza

che ci fosse un'emergenza, di approfittare di una legislatura che per ovvie regioni, per

logica di numeri, doveva essere costituente, per fare anche la riforma costituzionale

che da trent'anni si racconta agli italiani essere necessaria. E l'abbiamo raccontato

anche noi, lo ha raccontato anche Forza Italia e ci sono nel primo programma elettorale

di Forza Italia tanti di quegli elementi, che poi ritroviamo nelle riforme; il superamento

del bicameralismo paritario per esempio.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 11,05)

MASSIMO PARISI.

Come fu del deputato, allora, Silvio Berlusconi un progetto di legge del 1996 che

prevedeva, guardate i casi della storia, un Senato composto da 100 membri. Questo

giusto per ricordare alcune questioni. Ora, da quell'incontro del Nazareno, dicevo, sono

passati due anni. E, giusto perché si rifletta su alcuni elementi, la legge elettorale, uno

di quei due temi di quell'incontro, è diventata legge dello Stato nel maggio scorso –

ancorché non perfettamente operativa perché, come sappiamo, entrerà il prossimo

luglio 2016 – cioè soltanto 472 giorni dopo l'incontro del Nazareno, un anno, tre mesi e

diciassette giorni. Se saremo fortunati o sfortunati, a seconda dei casi, anche perché le

opinioni, come abbiamo visto, su questo tema cambiano, anche in Parlamento, la

riforma costituzionale, questa riforma costituzionale potrebbe essere, come dire,

licenziata definitivamente intorno ad aprile del 2016, cioè a 813 giorni dal «patto del

Nazareno», due anni, due mesi e 23 giorni. E non sarà ovviamente ancora finita, perché

ci sarà il referendum confermativo previsto dall'articolo 138 comma 2 della

Costituzione, che grossomodo potrebbe tenersi nell'ottobre del 2016. Ci saranno voluti

a quel punto mille giorni, mille giorni per fare una riforma costituzionale, due anni e

otto mesi. Ecco, lo dico senza acrimonia, se è in corso una deriva autoritaria nella

storia del Paese, è la prima deriva autoritaria al rallenty nella storia delle derive

autoritarie.

Legge elettorale e riforma della Costituzione furono i due capisaldi di quell'accordo. A

quell'accordo seguì, oltre al percorso della legge elettorale, per quel che riguarda le

riforme, il Consiglio dei ministri del 31 marzo 2014, in cui fu approvato il disegno di

legge di iniziativa governativa, che dava avvio concreto all'iter delle riforme. Ecco,

voglio rimarcare, e credo che sia giusto che quest'Aula del Parlamento lo faccia, che di

quel testo uscito dal Consiglio dei ministri è rimasto ben poco. E questo grazie al

lavoro svolto dentro le aule parlamentari, in occasione della prima lettura al Senato,

conclusasi nell'agosto 2014 con il voto favorevole di Forza Italia, e soprattutto in

occasione della prima lettura alla Camera, conclusasi nel marzo di quest'anno. Queste

non sono dunque le riforme di Renzi, non sono solo le riforme del Governo o di una

parte politica, sono riforme migliorate in maniera sostanziale grazie anche al confronto

che si era instaurato tra Partito democratico e Forza Italia. Un confronto purtroppo

interrottosi. Ma parte dei riflessi di quel passaggio sono ancora vivi nel testo.

E perché dico che non sono le riforme di Renzi ? Perché, se guardiamo alla

composizione del Senato, il testo presentato dal Governo prevedeva un Senato

composto dai presidenti delle regioni, dai sindaci dei comuni capoluogo, da due

consiglieri regionali e due sindaci per ogni regione, a questi si sarebbero dovuti

aggiungere 21 senatori di nomina presidenziale. Il testo su cui oggi discutiamo invece,

grazie a quel lavoro che è stato fatto, è molto diverso, e non sto a ridirlo perché lo

conosciamo. Questo risultato è stato raggiunto grazie anche al fatto che c'era, ci fu, c’è

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stato un confronto. E, seppure oggi rinnegato sull'altare dell'opposizione dura e pura,

fu un successo politico quel risultato, anche di Forza Italia. Anche l'innovazione,

rispetto al testo governativo, del quorum per l'elezione del Presidente della Repubblica

la si deve al lavoro parlamentare. Non voglio nascondere però un elemento, non voglio

nascondere che a mio avviso, ad avviso della nostra piccola componente, durante

l'ultima lettura al Senato, il testo è stato secondo noi peggiorato. Se però oggi

quest'Aula discute di un testo peggiore di quello che licenziammo nel marzo scorso, ci

sono delle responsabilità e sono responsabilità duplici, ci sono responsabilità di natura

più politica che di merito e sono responsabilità da un lato di una rottura di un accordo

che vedeva confrontarsi i due principali schieramenti in maniera costruttiva, dall'altro

un congresso permanente che un partito, il partito che esprime il Presidente del

Consiglio, ha svolto su questi temi nell'Aula del Senato.

E mi riferisco, quando parlo di passi indietro rispetto al testo della Camera, ai passi

indietro fatti sull'articolo 2 e sull'articolo 37. Per quanto riguarda il metodo di elezione

del Senato con le modifiche al quinto comma dell'articolo 2 si è scelta una soluzione

che non introduce l'elezione diretta ma pone dei limiti a quella indiretta, una situazione

complessa che rimanda la soluzione della questione alla legge bicamerale che dovrà

entrare nel dettaglio. Sull'articolo 37, invece, il peggioramento che riscontriamo è

relativo all'elezione dei componenti di nomina parlamentare della Corte costituzionale

e in questo devo dire stranamente, per una certa eterogenesi dei fini, probabilmente mi

trovo anche d'accordo con colleghi di parte opposta che hanno parlato prima di me e

quindi non sto ad insistere anche su questo punto.

E c’è una criticità ulteriore sulle norme transitorie sull'elezione dei senatori e

tuttavia noi della nostra componente, anche nel corso dell'inizio dell'esame di questo

provvedimento ed in corso di quella che sarà l'analisi del provvedimento in Aula, non

ci siamo arresi alla prospettiva di continuare a inseguire l'idea che comunque questa

riforma nel suo complesso grazie al superamento del bicameralismo paritario, grazie al

fatto che così, lo dico en passant, diventiamo uno dei Paesi più virtuosi dal punto di

vista del numero dei parlamentari – forse una cosa che all'opinione pubblica interessa –

è comunque una riforma che risolve una parte di quelle problematiche relative al Titolo

V, quel Titolo V che fu cambiato manu militari, allora sì, dal centrosinistra nel 2001; e

allora noi abbiamo avuto e avremo un atteggiamento per cui dopo si possa dire agli

italiani che finalmente la parola passi a loro, cioè che finalmente questo sia il

passaggio conclusivo, ripeto nonostante i peggioramenti che non ci convincono e non

ci hanno convinto e sono stati introdotti al Senato per quelle cause politiche che ho

ricordato, la nostra componente darà il proprio apporto costruttivo affinché si possa

rapidamente andare al referendum confermativo e passare la parola agli italiani.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato D'Attorre. Ne ha facoltà.

ALFREDO D'ATTORRE.

Grazie Presidente, signora Ministra, cari colleghi, credo che mi consentirete di

cominciare questo intervento con un riferimento ad un'altra mia dichiarazione in

quest'Aula, quella che ho pronunciato in occasione del primo passaggio del DDL

costituzionale, per motivare in quella occasione; eravamo all'inizio dell'anno, credo nel

febbraio del 2015, pur a fronte di una notevole, già allora, perplessità su diversi

elementi di questo DDL costituzionale, che già in quella occasione mi portarono a non

votare diversi articoli del provvedimento, tra cui l'articolo centrale, l'articolo 2,

ciononostante ho espresso in quel passaggio un voto favorevole, testimonianza di una

posizione non pregiudizialmente contraria, avversa al processo riformatore e alla sua

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prosecuzione, accompagnando questo vuoto con la dichiarazione, già in quella

occasione, che senza profonde modifiche di metodo e di merito nell'iter delle riforme,

quel voto favorevole espresso in quella circostanza, che aveva quella motivazione, non

sarebbe stato riconfermato nei passaggi successivi; e lo feci esprimendo anche una

considerazione relativa allo stretto intreccio che credo tutti qui riconosciamo tra questo

DDL costituzionale e la legge elettorale, intreccio strettissimo che credo, quale che sia

la valutazione che se ne dà – positiva come ho ascoltato poco fa nelle parole del

deputato Nicoletti, o negativa – è riconosciuto qui da tutti un legame organico tra

questi due provvedimenti che naturalmente ci impegna, nel momento in cui noi siamo

qui chiamati a pronunciarci sul DDL costituzionale, a tener conto del complesso del

quadro.

E i passaggi successivi che si sono verificati nei mesi seguenti l'approvazione della

legge elettorale alla Camera nel maggio di quest'anno e il passaggio ulteriore sul DDL

costituzionale al Senato hanno, dal mio punto di vista, pienamente confermato quelle

preoccupazioni e sul piano, sia del merito, che del metodo, motivano, dal mio punto di

vista, l'orientamento e il voto convintamente negativo che io oggi qui esprimo. E non

nascondo, consentitemi quest'ultima notazione personale, che il modo in cui questo iter

delle riforme è andato avanti è stato per me e per altri colleghi anche uno degli

elementi che ha concorso in maniera non secondaria a motivare una decisione

impegnativa e sofferta come quella dell'abbandono del gruppo del Partito Democratico.

Partirei, innanzitutto, da una questione di metodo perché, quando tocchiamo le regole

fondamentali del gioco democratico, la Costituzione e la legge elettorale, il metodo

non è un orpello, ma il metodo è sostanza. E io credo che in tutta questa vicenda ci sia

stato un vizio d'origine pesante. Qui nessuno disconosce il fatto che il Governo potesse

e dovesse avere un ruolo di impulso in questa vicenda. Nessuno di noi ha contestato

che questo processo partisse da una proposta avanzata dall'Esecutivo. Il punto è che

questo ruolo di impulso che il Governo poteva esercitare si è presto trasformato in un

condizionamento pesante sull'intero iter riformatore. Un condizionamento che ha

trasformato, come abbiamo vissuto in tanti passaggi in questi mesi, il voto su ogni

singolo emendamento relativo alla legge elettorale e alla riforma costituzionale in un

voto di fiducia sull'Esecutivo. Questo metodo, che ha espropriato il Parlamento della

sua funzione, della sua centralità, delle sue prerogative su una materia che da sempre

era stata riconosciuta come una materia squisitamente parlamentare, è stato un

macigno che ha gravato sull'intero percorso, producendo dei passaggi che, riletti a

distanza di qualche mese, hanno dell'incredibile.

Io voglio ricordare un episodio. Credo che fossimo nel dicembre dell'anno scorso e ci

sono qui dei colleghi, anche del gruppo del Partito Democratico, che hanno vissuto con

me quella vicenda. In Commissione, nel primo passaggio parlamentare, alcuni di noi

sollevarono la questione dell'evidente irragionevolezza dell'articolo 2 di questo

provvedimento, che disegnava una composizione del Senato che credo nessuno in

coscienza ed onestà si sente di difendere compiutamente, che è stata con tutta evidenza

il frutto di un compromesso riuscito male. Infatti, qui non si tratta di disconoscere il

compromesso come elemento fondante della politica democratica, ma si tratta di

interrogarsi sulla natura e sulla qualità di questo compromesso. Ebbene, di fronte a una

composizione del Senato, che già allora prevedeva, accanto a consiglieri regionali

eletti dai consigli regionali e a sindaci eletti dai consiglieri regionali, anche cinque

personalità nominate direttamente dal Presidente della Repubblica, avevamo introdotto

la necessità di riaprire l'esame e la valutazione di quell'articolo attraverso un

emendamento che ci consentisse di rimuovere l'elemento di più palese incongruenza

costituito dalla presenza appunto dei cinque senatori di nomina presidenziale. Una

modifica che, se fosse stata confermata e accettata anche in Aula, avrebbe reso ben più

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agevole la discussione che poi c’è stata nel successivo passaggio al Senato quando

l'esigenza di modificare quell'articolo 2 è diventata un'esigenza condivisa da tutti.

Ebbene, no, quel voto della Commissione fu presentato, non come la volontà di

concorrere al miglioramento del provvedimento, senza mettere in discussione i pilastri

fondanti della riforma, ma fu preso come un voto contro il Governo, come un venir

meno alla lealtà politica, col risultato che quella modifica assolutamente ragionevole,

necessaria e utile, come i fatti successivi hanno dimostrato, a una più ragionevole

prosecuzione dell'iter, è stata impedita e quei membri della Commissione che avevano

preso quell'iniziativa sono stati additati come deputati che si erano sottratti a un

vincolo di comunità e di lealtà rispetto al proprio gruppo politico.

Ho fatto questo esempio, ma la lista degli strappi e delle forzature che si sono registrati

nell'intero iter riformatore è una lista molto cospicua qualitativamente e

quantitativamente. Mi perdonerete se insisto su questi aspetti di metodo, ma sono

aspetti fondanti, dal mio punto di vista, quando ragioniamo di Costituzione e di regole

fondamentali della democrazia. Penso alla sostituzione forzata di diversi membri delle

Commissioni alla Camera e al Senato; membri dissenzienti rispetto alla linea ufficiale

del partito. Anche questo credo abbia pochi precedenti nella vicenda parlamentare e

certo ne ha pochissimi nella vicenda politico-parlamentare del centrosinistra. Penso al

reiterato uso dell'argomento politico per il quale o il processo riformatore andava

avanti secondo le linee indicate dal Governo, ripeto non sui pilastri, ma su ogni singolo

dettaglio della riforma, su ogni singolo emendamento, o si faceva così come indicava il

Governo sulla base di accordi assunti in sede extraparlamentare, oppure l'argomento

era che questa legislatura non sarebbe potuta andare avanti e che si sarebbe arrivati allo

scioglimento delle Camere, arrogandosi, peraltro, di un potere che non spetta

naturalmente né ai singoli parlamentari, né ai Ministri, né al Presidente del Consiglio.

Penso al fatto che il ruolo delle Commissioni è stato ripetutamente eluso. Voglio

ricordare la vicenda della legge elettorale: primo passaggio alla Camera, nessuna

discussione e voto sugli emendamenti in Commissione; passaggio al Senato, idem, con

utilizzo poi del maxiemendamento canguro Esposito per far decadere tutte le proposte

modificative; terzo passaggio alla Camera della legge elettorale, sostituzione in blocco

dei membri della Commissione. Senza poi considerare l'episodio, dal mio punto di

vista più grave di tutta questa vicenda, che è la decisione assunta dal Governo

nell'aprile dell'anno scorso di imporre il voto di fiducia sull'approvazione della legge

elettorale. Una decisione che ha solo due precedenti nella storia parlamentare del

nostro Paese: la legge Acerbo del 1923, in una fase storica che non ho qui la necessità

di ricordare, e la legge truffa del 1953 dopo, peraltro, una vicenda parlamentare ben

più travagliata di quella che ha caratterizzato l'approvazione dell'Italicum. Una

decisione dal mio punto di vista sbagliata, grave e che è destinata a lasciare un segno

pesante su questa legislatura per il precedente che costituisce.

E consentitemi di dire che noi abbiamo realizzato un capolavoro. Perché ? Perché

abbiamo avuto tutto un iter della riforma in cui proposte di modifica, sia sulla legge

elettorale, che sulla riforma costituzionale, sono state considerate all'interno della forza

politica di maggioranza relativa come impraticabili, non perché in sé irragionevoli, ma

perché bisognava mantenere l'accordo extraparlamentare stretto con Forza Italia. Non

rivelo un mistero se dico qui che, rispetto a tante proposte di modifica che abbiamo

avanzato di fronte ai nostri interlocutori che sono stati il capogruppo del PD Fiano in

Commissione e la Ministra Boschi, non c’è stato opposto un diniego di merito, ma ci è

stato spesso detto che queste proposte sono ragionevoli, sarebbero migliorative, ma

abbiamo un accordo con Forza Italia e non lo possiamo modificare. L'esito è stato che

questo accordo extraparlamentare per vicende non attinenti all'iter delle riforme è

venuto meno, per cui adesso ci troviamo con questa doppia situazione: un complesso

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delle riforme che non è stato possibile migliorare in virtù di questa impostazione e

provvedimenti che vengono approvati con una maggioranza che non è una

maggioranza costituente, ma che in alcuni casi, come nel caso della legge elettorale, è

stata una maggioranza perfino più ristretta, sensibilmente più ristretta, della

maggioranza di Governo, contraddicendo un impegno, quello a non rifare mai più

riforme della Costituzione e delle regole democratiche fondamentali a colpi di

maggioranza, che avevamo solennemente assunto di nuovo in occasione delle ultime

elezioni quando, come centrosinistra, insieme PD e SEL, eravamo stati eletti sul

programma di Italia Bene Comune e della Carta di intenti di Italia Bene Comune.

Anche perché sapevamo e sappiamo bene che non è affatto vero che non ci siano state

riforme e tentativi di riforma della Costituzione anche recentemente. La Ministra

Boschi ha parlato addirittura di settant'anni di immobilismo costituzionale. Ma anche a

restringere più modestamente lo sguardo agli ultimi quindici anni, tutti ricordiamo che

negli ultimi quindici anni noi abbiamo avuto ben tre pesanti interventi sulla

Costituzione, riusciti o tentati. Mi riferisco, naturalmente, alla riforma del Titolo V del

2001, alla tentata riforma della Costituzione, fortunatamente respinta con un voto

popolare, nel 2006 e all'intervento che poi c’è stato sull'articolo 81 nel 2012. E il modo

in cui quelle riforme sono state portate avanti, a colpi di maggioranza o sotto l'urto di

emergenze che hanno impedito qualsiasi discussione, avrebbe dovuto suggerirci una

particolare cautela e prudenza in materia di riforme costituzionali. Non è vero che negli

ultimi quindici anni non si sia fatto nulla, non si sia intervenuto. Questa è una

narrazione facile, ma è fattualmente falsa. La verità è che negli ultimi quindici anni

abbiamo fatto riforme sbagliate nel merito e nel metodo. Ora, nel merito noi avremo la

possibilità credo di confrontarci nel corso della discussione degli emendamenti. Io

voglio qui semplicemente riprendere alcuni punti, tenendo fermo questo legame

organico, che non dobbiamo mai perdere di vista, tra questo provvedimento di riforma

costituzionale e la legge elettorale. Il collega Nicoletti ci invitava a un esame testuale

del testo per smentire la tesi che non c’è un intervento sulla forma di Governo. Ma se

noi guardiamo alla legge elettorale, è evidente che lì un intervento sostanziale de facto

c’è ed è un intervento molto pesante e incisivo. La nuova legge elettorale resuscita i

due principali vizi del Porcellum che erano stati cancellati dalla Corte costituzionale.

Corte costituzionale che aveva restituito finalmente ai cittadini il potere di scegliersi i

parlamentari. Con l'Italicum questo potere i partiti per buona parte, per il 60 per cento,

se lo riprendono. In più, ci troviamo di fronte di nuovo a un premio di maggioranza

che viene attribuito attraverso un meccanismo di ballottaggio con una misura che può

essere del tutto abnorme e che diventa ancora più abnorme in considerazione degli

attuali livelli di partecipazione al voto che si stanno ormai stabilizzando, non solo in

Italia, ma in tutti i Paesi della periferia dell'eurozona. Io faccio questa osservazione:

ormai, se guardiamo le elezioni degli ultimi anni in Italia, in Grecia, in Spagna, in

Portogallo, l'affluenza elettorale tende purtroppo ad andare verso il 50 per cento. È un

dato ormai sistemico e abbastanza esteso. Questo significa che una lista che potrebbe

oggi tranquillamente vincere il ballottaggio, avendo raggiunto al primo turno il 25 per

cento del consenso elettorale – oggi questa previsione non è assolutamente peregrina

sulla base degli attuali rapporti di forza in campo –, può, sulla base del sistema che

stiamo costruendo, avere la maggioranza assoluta alla Camera e al Senato ed esprimere

un Premier che ha una legittimazione e un'investitura popolare diretta e che

contemporaneamente si nomina una parte consistente dei parlamentari che lo dovranno

sostenere. Un sistema di presidenzialismo introdotto surrettiziamente di fatto, senza

quei contrappesi e quei meccanismi di equilibrio che invece connotano i veri e sani

regimi presidenziali. In una situazione in cui un partito che prende il 25 per cento dei

voti al primo turno, che con una partecipazione al voto del 50 per cento, significano il

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12-13 per cento di rappresentanza reale della società, prende tutto, diventa il padrone

incontrastato della scena politica.

Facendo un esempio, se guardiamo alla Prima Repubblica, in cui votava il 90 per

cento dei cittadini, è come se in uno scenario della Prima Repubblica, un partito con i

voti del Partito Socialista di Craxi, per intenderci, un partito del 13-14 per cento,

diventava il dominus assoluto, da solo, della scena politica italiana. Questo è il sistema

che noi stiamo disegnando. Ora è evidente che la discussione che noi faremo su questo

disegno di legge realisticamente non sarà in condizione, in quest'Aula, di riaprire la

partita e, quindi, onestamente, è del tutto evidente che noi ci stiamo preparando con i

nostri argomenti a un confronto che si svolgerà nel Paese davanti ai cittadini con

referendum popolare del prossimo autunno.

Io voglio qui rapidamente indicare perché anche le motivazioni specifiche che sono

state addotte a sostegno del disegno di legge costituzionale sono sbagliate. È stato

detto: dobbiamo superare il bicameralismo perfetto, perché dobbiamo accelerare l'iter

di formazione delle leggi. Io inviterei tutti a ragionare anche qui sulla base dei dati, dei

fatti. Non è affatto vero che in Italia le leggi sì approvano più...

PRESIDENTE. Concluda.

ALFREDO D'ATTORRE.

Ho già esaurito i venti minuti...

PRESIDENTE. Sì, ha un minuto, onorevole D'Attorre.

ALFREDO D'ATTORRE.

Non è affatto vero che in Italia noi abbiamo un tempo di approvazione delle leggi che è

più lungo rispetto alle altre grandi democrazie europee, anzi i dati ci dicono

esattamente l'opposto: le leggi si fanno in Italia, in media, abbastanza più rapidamente

che negli altri Paesi e anzi abbiamo un problema di ipertrofia normativa, di

un'eccessiva produzione di leggi.

Così come anche l'argomento della riduzione dei costi. Io qui non entro nel merito – si

può immaginare quale sia la mia opinione – se sia un argomento congruo in materia di

revisione costituzionale, ma la riduzione dei costi si sarebbe potuta realizzare in

maniera più incisiva e più saggia attraverso altre vie, immaginando una riduzione

bilanciata del numero dei deputati e dei senatori, come diversi di noi, diversi gruppi,

avevano proposto, o addirittura percorrendo una strada più radicale e coraggiosa come

quella del passaggio al monocameralismo e a un vero superamento del Senato. Si

poteva fare. Si potevano realizzare questi obiettivi evitando di realizzare un sistema

così squilibrato ed evitando anche di dar luogo a questo nuovo Senato che è un Senato

ibrido, privo di una sua natura e di una sua configurazione definita. Avevamo davanti a

noi due modelli possibili, o il Senato delle garanzie eletto su base proporzionale, sulla

base del suffragio diretto, che avrebbe svolto una funzione rilevante su alcune grandi

questioni che attenevano ai diritti e alle libertà, alle garanzie individuali (un modello in

sé coerente, dotato di senso, si può essere d'accordo o no, ma quel modello ha un

senso, ha una sua coerenza) oppure l'altra strada, anche questa indicata da tanti di noi

con emendamenti, che era quella di un vero Senato rappresentativo delle autonomie

territoriali, in cui gli enti territoriali e i Governi territoriali trovassero direttamente

espressione. Alla fine, attraverso questo compromesso extraparlamentare che non trova

una sanzione neppure nel voto parlamentare, perché chi ha concorso a questo pasticcio

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oggi si sottrae anche a un voto di approvazione di questa riforma, noi ci troviamo di

fronte a un ibrido del tutto irrisolto che rischia di rendere perfino più farraginoso il

procedimento di approvazione delle leggi. Mi pare che il sistema che esce delinei dieci

modalità possibili di articolazione del procedimento legislativo, in alcuni casi

attraverso una concertazione anche piuttosto delicata che si dovrà svolgere tra i

Presidenti di Camera e Senato.

A ciò si aggiunge una modifica dell'articolo 117 che, per venire incontro a una giusta

esigenza di superamento dei limiti della riforma del 2001, rischia, in realtà, di

realizzare un finto superamento della legislazione concorrente, perché si dice di

superare la legislazione concorrente, ma in realtà la si reintroduce surrettiziamente su

diverse materie, di fatto, producendo un sistema rigido che rischia di riaprire un

contenzioso davanti alla Corte costituzionale che la giurisprudenza di questi anni,

comunque, in qualche modo, aveva concorso a dirimere e a stabilizzare.

Infine, consentitemi un'ultima considerazione. Anche qui mi riferisco all'intervento

tenuto poco fa dal collega Nicoletti, il quale ci ha detto che non ha senso considerare

questo processo di riforma indipendentemente dal nesso che ormai si è stabilito tra

ordinamento nazionale e ordinamento europeo. Io sono d'accordo, è così. Lo faccio

però sulla base di uno svolgimento del ragionamento che è molto diverso da quello del

collega Nicoletti che ha fatto riferimento all'articolo 11 della Costituzione così come

disegnato dai nostri padri costituenti. In quell'articolo 11 c’è scritto, è vero, che la

Repubblica accetta limitazioni della propria sovranità a favore di ordinamenti

internazionali che perseguano scopi di pace e di cooperazione, ma lo fa sulla base di un

principio di pari dignità tra gli Stati e tra i popoli. Allora, noi forse dovremmo

interrogarci sul fatto che questa riforma costituzionale, in realtà, va incontro a uno

sviluppo dell'Unione europea che è molto, molto lontano, da quello disegnato

dall'articolo 11 della nostra Carta costituzionale. Uno sviluppo dell'Unione europea in

cui noi rischiamo di svuotare definitivamente la sovranità democratica e costituzionale,

non per costruire una democrazia europea, una sovranità politica europea, ma

semplicemente per trasferire poteri di indirizzo politico dai Parlamenti nazionali a

organismi tecnocratici sovranazionali, in una situazione in cui si accentua una

condizione di profonda asimmetria tra i diversi Stati europei, con alcuni Stati, a partire

dalla Germania, che difendono gelosamente, col proprio Parlamento e con la propria

Corte costituzionale, le proprie prerogative democratiche costituzionali e con altri

Paesi guidati da Governi che si fanno vanto di accedere a richieste dell'Europa, della

Commissione europea, di semplificazioni del sistema costituzionale che consentano di

adeguarsi con più celerità e con più efficacia alle direttive imposte dagli organismi

tecnocratici di Bruxelles. Sappiate che questo sarà un punto di fondo della discussione

che terremo nei prossimi mesi davanti al Paese. Il Presidente Renzi, la Ministra

Boschi, hanno ripetuto diverse volte che – io credo a ciò che dicono – questa riforma,

queste riforme, ce le chiedono l'Europa. Ebbene, io credo che però questo debba essere

un motivo di riflessione. Possiamo indebolire il nostro sistema rappresentativo,

possiamo svuotare la funzione del Parlamento, possiamo rendere ineffettivo...

PRESIDENTE. Ora ha concluso anche il tempo dell'onorevole Scotto, onorevole D'Attore.

Dovrebbe concludere.

ALFREDO D'ATTORRE. Sapevo di avere venti minuti, sono esauriti ?

PRESIDENTE. Non venti minuti. L'onorevole Scotto ne aveva sette, quindi aveva i suoi

venti minuti, più i sette dell'onorevole Scotto, che sta esaurendo.

ALFREDO D'ATTORRE.

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Concludo. Allora questo sarà un tema di fondo del confronto che avremo nei prossimi

mesi perché io credo che questa riforma, così come è stata congegnata, rischi di

accettare supinamente una deriva per la quale noi rinunciamo a tratti fondamentali del

nostro ordinamento democratico costituzionale, non già per costruire il sogno dei veri

Stati uniti d'Europa, ma semplicemente per trasferire poteri a organismi tecnocratici

privi di qualsiasi legittimazione popolare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra

Italiana-Sinistra Ecologia Libertà)

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Piccione. Ne ha facoltà.

TERESA PICCIONE.

Grazie Presidente, a distanza di quasi un anno, era dicembre, lo ricordava l'onorevole

D'Attorre, dello scorso anno, ci troviamo di nuovo di fronte al testo di revisione della

nostra Carta costituzionale.

Questo lungo percorso, faticoso, che è stato condotto all'interno delle Camere del

nostro Parlamento ci consegna, a mio avviso, un testo equilibrato e direi anche in

qualche maniera pacificato rispetto a punti di vista divergenti e distanti che hanno

trovato nell'ultima stesura del Senato una composizione armonica. Io credo che oggi

questo testo porta a compimento un lavoro difficile, che cerca di adeguare la Carta a un

contesto diverso, a un contesto di efficientamento che è quello che in fondo serviva,

senza stravolgerne l'impianto democratico, non solo salvaguardato da tutta la prima

parte della Costituzione, ma anche in questo nuovo tessuto che noi abbiamo tentato di

riscrivere.

So che questo testo ha vissuto grandi momenti difficili, li ho vissuti dentro la

Commissione e dentro l'Aula parlamentare però credo che – è il mio punto di vista –

noi con questo lavoro non abbiamo messo a rischio né l'impianto di democrazia

parlamentare, al quale io sono particolarmente legata, né l'agibilità democratica delle

nostre istituzioni. Le modifiche apportate dal Senato non sono moltissime rispetto al

lavoro fatto dalla Camera, pure se sono significative. Mi riferisco, in particolar modo, a

un compito forse meglio precisato sulle funzioni all'articolo 55 e a quelle modifiche

sulle quali noi della XII Commissione, questa volta parlo per la Commissione per gli

affari sociali, non sempre siamo stati d'accordo come quella di riportare la lettera m)

delle politiche sociali dentro un contesto regionale. Lo abbiamo contrastato, anche se

adesso ci rassegniamo al punto di vista diverso dei senatori, perché in un'indagine

conoscitiva della Commissione affari sociali c'eravamo resi conto che la mancata

gestione centrale di queste politiche ha determinato in alcuni processi regionali

squilibri della garanzia dei diritti dei cittadini. Quindi pensavamo, qui alla Camera, che

le politiche sociali dovessero essere guidate essenzialmente dal Governo. Ma tant’è, i

punti di vista vanno composti e vanno armonizzati. C’è ancora la modifica di cui

hanno parlato i relatori prima di me e cioè quella della votazione dei giudici

costituzionali e la restituzione al Senato dei due giudici da eleggere. Io non credo che

ciò possa alterare la composizione dell'organo di garanzia che poi è la cosa che ci sta

più a cuore. Sui poteri di garanzia la Camera aveva già lavorato al momento

dell'articolo sull'elezione del Presidente della Repubblica, modificando il quorum

proprio in relazione all'approvazione, non ancora fatta, ma che era in corso,

dell'Italicum, prevedendo che non fosse nelle mani della sola maggioranza la

possibilità di eleggere il Presidente. Voglio ricordare che abbiamo mantenuto anche al

Senato il quorum dei tre quinti dei votanti anche nell'ultima votazione che eleggerà il

nuovo Presidente della Repubblica al momento della nuova Costituzione.

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C’è poi la modifica del tanto discusso articolo 2, l'articolo 57 della nostra Costituzione,

sulla modalità di elezione dei nostri senatori.

Vista la composizione del Senato, diventato Camera delle autonomie o comunque

dei territori, non sono particolarmente pregiudizialmente legata ad alcuna modalità di

elezione. Per me va bene quella indiretta, va bene quella data ai cittadini, ma se questo

elemento, che è stato al nostro interno, soprattutto anche all'interno del PD, un

elemento di vivace discussione se non di contrapposizione, si è riusciti a comporlo,

sono molto contenta si sia ricostituita un'unità di visione su questo punto. Esprimo

soddisfazione alla fine, perché è vero che questo non è il miglior testo possibile, ma è

chiaro che deve tenere conto di molteplici punti di vista e di particolari equilibri. È

stato lasciato com'era, come la Camera l'aveva esitato, come il duro lavoro della I

Commissione lo aveva costruito, l'articolo 10, che riguarda il procedimento legislativo,

il voto a data certa, Presidente, che è stato uno dei punti di grande discussione per noi.

Infatti, voglio ricordare che quando il testo era stato esaminato quel voto era solo

bloccato. Cioè, il testo legislativo del Governo, con priorità – perché è giusto che il

Governo abbia precedenza nei suoi atti parlamentari rispetto a quelli del Parlamento, in

certi 400, e momenti, soprattutto perché si era costituzionalizzata la legge n. sarebbe

stato impossibile introdurre nei decreti materie non omogenee – quel testo, quel voto

bloccato, impediva al Parlamento il suo lavoro emendativo. È stato un emendamento

della I Commissione a reintrodurre il passaggio, in Commissione referente, con il

lavoro della Commissione referente e anche con il lavoro emendativo dell'Aula, a

restituire al Parlamento quella centralità che a noi era sembrata in qualche modo

minacciata. Tutto questo è rimasto ed ha trasformato il voto bloccato solamente in un

voto a data certa, peraltro allungando i tempi, da sessanta a settantacinque giorni,

perché il Senato, se richiamasse il testo, deve avere il tempo di esaminarlo anch'esso. È

rimasto immutato l'articolo 13, il sindacato preventivo della Corte sulla legge

elettorale, punto sul quale questa Camera aveva tanto lavorato e riflettuto. È rimasto,

dicevo, il quorum del Presidente della Repubblica, all'articolo 21, è rimasto quello dei

referendum. C’è ancora un punto nodale che restituisce o meglio riconosce al

Parlamento la sua centralità, che era già stato ricordato dal collega Nicoletti, quello

della fiducia. È questa Camera che darà al Governo la fiducia, e dal Presidente della

Repubblica il Premier riceve il suo incarico e i suoi poteri, perché si presenti a questa

Camera. Allora, questo dà a noi deputati una responsabilità in più che dobbiamo

mantenere. Credo che questo iter ci possa rasserenare, Presidente. Concludo. Credo

che il rischio di qualunque deriva autoritaria – non c'era nel testo del Governo – è stato

assolutamente scongiurato. Io credo che questo testo raggiunga degli obiettivi

importanti per il Paese: migliora l'efficienza della nostra democrazia, mantenendo il

rispetto dei suoi principi ispiratori; continua a mantenere la centralità del Parlamento;

consente all'Esecutivo di governare con maggiore incisività ma non a scapito della

rappresentanza; garantisce ancora una volta quell'equilibrio a noi caro, l'equilibrio dei

poteri, ma anche la terzietà degli organi di garanzia. Credo che abbiamo fatto un buon

lavoro con cui presentarci a testa alta al Paese (Applausi dei deputati del gruppo

Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Dieni. Ne ha facoltà.

FEDERICA DIENI.

La legittimità di una Carta costituzionale, quale presupposto di legalità, deriva da due

fonti: dalla partecipazione politica egualitaria di tutti i cittadini e dalla forma

ragionevole in cui i contrasti politici vengono risolti. Questa forma ragionevole non

può essere solo una lotta per maggioranza aritmetiche ma deve caratterizzarsi come un

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processo di argomentazione sensibile alla verità. Questa frase l'ha pronunciata un

filosofo, Habermas, che non dovrebbe essere sconosciuto alla tradizione che si vanta di

rappresentare il Partito Democratico. Non so francamente se il PD renziano abbia

questo tipo di interesse nell'identificare le sue basi culturali di riferimento. Il suo

segretario preferisce attingere da un altro tipo di bagaglio per la sua narrazione, magari

facendo riferimento a La settimana enigmistica. Parlando di Costituzione si

richiederebbe un dibattito un po’ più alto di quello a cui ci hanno costretto la

maggioranza e il Presidente del Consiglio. Quest'ultimo, d'altra parte, è sempre un po’

stile lunghe discussioni; preferisce sempre chiudere il discorso con una battuta e tutto è

risolto, anche quando si tratta di cambiare una Carta fondamentale che è lì da

settant'anni e che ha garantito all'Italia democrazia e benessere. Discussioni ne

abbiamo viste tante, ma nessuna di queste riguardano i fatti e gli argomenti che

avremmo voluto fossero toccati. Il nostro intento, è vero, era bloccare questa riforma,

ma il motivo non era quello della «vulgata renziana», ossia che il MoVimento 5 Stelle

è contro qualsiasi cambiamento; il motivo, invece, è che noi siamo contrari a che

qualsiasi cambiamento sia migliore di nessun cambiamento. Persino la minoranza del

PD ha avuto la decenza di ricordare a Renzi come non sia vero il fatto che l'Italia stia

aspettando da settant'anni una riforma costituzionale. Ma quando mai ! Come se ai

tempi di De Gasperi e Togliatti, appena approvata la Costituzione, ci si fosse resi conto

subito che si era fatta una scempiaggine. La Costituzione, semplicemente, era stata

concepita in un momento in cui si credeva che il Parlamento dovesse essere

sovraordinato al Governo e posto al perno del sistema. Si trattava, per questo, di una

Repubblica parlamentare. A partire dalla Seconda Repubblica, al di là della

discussione sul federalismo per contenere le spinte secessionistiche della Lega, era

emerso il desiderio governativo di avere più poteri e di superare alcune criticità relative

al bicameralismo paritario. A questo si sono aggiunte in seguito alcune esigenze di

razionalizzazione per ridurre sprechi che stavano diventando nel tempo insostenibili.

Un esempio sono quelli connessi agli enti come province e CNEL. Questa è una

brevissima disamina della storia che ci ha portati fin qui. Ovviamente si tratta di una

riduzione senza pretesa di completezza, ma che serve ad arrivare ad un punto: se si

fosse inteso partire da alcune criticità, che tutti avvertivamo come tali, si sarebbe

potuto intavolare una discussione che avrebbe reso maggiore onore ad un dibattito

fondamentale come quello sulla riforma della Carta costituzionale. Mancava tuttavia la

volontà di avviare un tale confronto. La riforma che è attualmente in discussione ha

molti difetti, ma uno sopra tutti: parte da un'imposizione. Ma come – si dirà –, ci sono

stati anni di confronti e dibattiti, con proposte che hanno coperto quasi tutte le

alternative su cui sviluppare una riforma ! Si è proposto il presidenzialismo, il

semipresidenzialismo, il premierato forte, il monocameralismo, la Repubblica federale

e chi più ne ha più ne metta. Tuttavia, un minimo di spirito di onestà dovrebbe

riconoscere che tutte queste alternative sono state considerate in periodi diversi: in cui

era al tramonto la Prima Repubblica o in cui si stava sviluppando, in un contesto

basato sul bipolarismo, la Seconda. Si è tornati poi a discuterne, è vero, all'inizio di

questa legislatura, ma lasciando il dibattito in mano ad un consiglio di saggi che ha

ripreso i lavori di altri accademici nella passata legislatura e si è ben guardato dal

cercare un reale coinvolgimento con uno degli attori che era chiaro sarebbe divenuto

un asse portante del nuovo sistema partitico italiano: il MoVimento 5 Stelle. In questa

nuova conventio ad excludendum, ben più rigida di quella adottata nella Prima

Repubblica, il MoVimento 5 Stelle veniva additato come una forza antisistema da

isolare, quasi un incidente da contenere, da mantenere all'interno di una zona protetta,

ammortizzando le sue istanze con le chiacchiere sull'incompetenza e sugli scontrini,

nella speranza che non si diffondesse il contagio, un po’ come la Francia

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rivoluzionaria. Si è cercato di creare attorno ai nostri gruppi una zona cuscinetto fatta

di fuoriusciti pentiti che avrebbero dovuto ricordare come siamo brutti, sporchi e

cattivi, come siamo antidemocratici, come siamo litigiosi e asserviti a Grillo e a

Casaleggio. Le riforme costituzionali – vi siete anche vantati – sono state scritte

assieme all'opposizione; certo, ma assieme all'opposizione che ha scelto il Governo:

Forza Italia andava bene mentre il Movimento 5 Stelle no. Siamo stati noi ad

escluderci dal confronto ? Assolutamente. Anzi, ne siamo fieri, perché il confronto in

salsa renziana corrisponde a un tiepido diritto di tribuna su quello che viene deciso a

palazzo Chigi. Persino Berlusconi, che certo non è un novellino e che nella sua vita ha

avuto ogni genere di frequentazione, basti ricordare lo stalliere di Arcore, se ne è

dovuto rendere conto quando, concluso il patto del Nazareno, è stato defenestrato una

volta che aveva smesso di servire.

Che cosa ci fosse in quell'accordo probabilmente non lo sapremo mai, ma quel che è

certo è che non era basato su questa Costituzione, dato che tale è rimasta, mentre è

cambiato soltanto l'appoggio forzista. Ma al di là delle regole delle trattative alla

«Renzi maniera», sono i presupposti che sono mancati. Il dibattito che non c'era stato

dovrà essere basato sulla risposta a due domande: cosa non andava bene nella

Costituzione attuale ? Come avremmo voluto l'Italia futura ? Ebbene, noi a queste

domande abbiamo risposto. Saremmo anche stati disponibili a confrontarci su questi

punti, se ce ne fosse stata la volontà. Noi abbiamo proposto un maggiore

coinvolgimento del cittadino nel processo democratico attraverso la democrazia diretta,

i referendum. Abbiamo proposto la semplificazione, la soppressione degli enti inutili.

Abbiamo chiesto di riaffermare la centralità del Parlamento nel sistema, migliorando la

qualità della legislazione e proponendo per il Senato un ruolo ben definito e una

selezione democratica, altrimenti avrebbe avuto molto più senso abolirlo. Insomma,

avevamo un disegno su cui eravamo pronti a dibattere. Che c'era dall'altra parte ? Solo

la volontà di approvare delle misure che potessero essere vendute efficacemente

all'interno della grande narrazione, dello spot, di apparire in tutte le televisioni da parte

di Renzi senza che poi ci si ponesse grandi interrogativi né sull'integrazione di queste

misure nel complesso del sistema istituzionale né sull'effettivo funzionamento delle

nuove istituzioni. E così, la volontà di sbandierare ai quattro venti il fatto che non ci

dovevano essere più senatori eletti e pagati ha scatenato un mercato delle vacche tale

da trasformare il dibattito sul ruolo del Senato in una trattativa su come sarebbero

dovuti essere ripartiti i nuovi eletti. Il risultato è stato, a mio modo di vedere, pessimo:

un compromesso al ribasso che ha portato la minoranza del PD ad accontentarsi di una

vaga garanzia del fatto che i nuovi senatori sarebbero stati scelti attraverso un

meccanismo connesso con le elezioni regionali, il cui modo, ovviamente, è tutto ancora

da inventare. L'iter legislativo si è trasformato in un caos; c’è incoerenza persino sul

numero delle procedure rispetto ai diversi casi che si potranno verificare. Sarà

interessante vedere se qualcuno riuscirà a inventarsi un'infografica, e certo non invidio

chi dovrà insegnare diritto agli studenti più giovani. Il Senato non è chiaro cosa

rappresenti. Vale la pena ricordare che abbiamo inventato un unicum nel diritto

comparato. Si tratta di una Camera che riforma la Costituzione ma che sulla maggior

parte delle leggi non avrà modo di dire una parola, anche per questioni legate alle

tempistiche che sono previste assai stringenti. I tempi, sì, questi porteranno i nuovi

senatori a doversi interessare di una tale mole di atti – quelli che dovranno occuparli in

consiglio regionale e quelli su cui dovrebbero esprimersi al Senato – che viene da

pensare come sulla maggior parte di essi la Camera potrà contare sul silenzio assenso.

E non oso pensare al ruolo dei sindaci senatori. L'abolizione delle province, da

monetizzare subito per garantire l'effimero risultato all'europee, è stata finora

l'eliminazione della democrazia nella selezione degli organismi di vertice, sempre

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attendendo di vedere come si articolerà la successiva cancellazione a seguito della

soppressione effettiva della provincia come ente costitutivo della Repubblica. Finora

abbiamo visto solo i disastri derivanti dalla gestione del personale, ma siamo in attesa

anche di vedere cosa vi inventerete adesso. Tutto ciò è condito con una violenza

inaudita sulla lingua italiana, che porterà una Costituzione semplice e scritta benissimo

a diventare in alcuni articoli un accrocco di subordinate incomprensibili su cui si

sbizzarrirà l'interpretazione del giudice costituzionale. Quello che ne esce bene,

ovviamente, è il Governo, che si troverà con nuovi strumenti, come la legge di

iniziativa governativa, a confrontarsi con un Parlamento che sarà ridotto alla

sommatoria di una Camera assente e di una Camera asservita.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 12)

FEDERICA DIENI.

Già, perché, come è stato ribadito infinite volte, non sarebbe neppure così grave questo

se non fosse accompagnato da una legge elettorale a vocazione totalitaria, con una

maggioranza composta da un solo partito, scelta da un uomo solo, il suo segretario, e

con un gran numero di parlamentari imposti dall'alto. Guardate che si è detto molte

volte in questi giorni che il MoVimento 5 Stelle starebbe cambiando idea nei confronti

del cosiddetto Italicum perché lo danno vincente nei sondaggi. Dovreste ormai aver

capito, al netto della propaganda, che al MoVimento 5 Stelle il mantenimento del

sistema democratico interessa assai più che andare al Governo, se no non avremmo

neppure posto un problema relativo al Porcellum e non saremmo qui a domandare di

ridimensionare il livello di abominio di questa nuova architettura istituzionale.

Mettiamo infatti che siate in buona fede, cari colleghi di maggioranza: come potete

tollerare che un partito diverso dal vostro si trovi in mano una tale mole di potere come

quello che voi avete deciso di porre in capo a chi vincerà le prossime elezioni ? Certo

potremmo avvantaggiarcene, ma a quale prezzo ? In una democrazia i Governi

cambiano e un Esecutivo che abbia cattive intenzioni si troverà in mano un sistema con

molti meno contrappesi di quelli che i nostri padri ci hanno consegnato.

Guardate io non sono né una nostalgica né una conservatrice attaccata a tal punto a

questa Costituzione da definirla irriformabile, ma tra questo e quello che avete fatto

voi passa una differenza abissale e le correzioni che sono state effettuate in

quest'ultimo passaggio al Senato, se è possibile, peggiorano ancor più la situazione.

Della presunta elettività dei senatori si è già detto, ma che dire invece della decisione

di riservare due giudici costituzionali al Senato ? Alcuni li hanno definiti avvocati delle

regioni, ma è dubbio che essi rappresenteranno anche le sole regioni. Io penso che sia

più facile che rappresenteranno invece le cordate che li hanno eletti, cordate basate

magari su appartenenze territoriali o altri tipi di scambio. Avete reso non giustiziabile

preventivamente eventuali modifiche all'Italicum visto che, per come è strutturato il

testo, una novella non rientrerebbe nel sindacato della Corte e del resto, come delle

funzioni, penso di aver detto già in precedenza. Insomma, colleghi di maggioranza,

ormai ci siamo rassegnati a trovare orecchi sordi da parte vostra a queste

argomentazioni, risparmiateci però l'ipocrisia di dirci che non abbiamo voluto

partecipare alle riforme. Io sono convinta che molti di voi sotto sotto sperano anch'essi

che il referendum boccerà un testo pessimo, che non è all'altezza di questa Repubblica,

quelli di voi almeno che tengano un poco al bene del Paese.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'università di Bologna, che stanno

assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Sono in una visita di studio a Montecitorio,

ben arrivati (Applausi). È iscritta a parlare la deputata Pollastrini. Ne ha facoltà.

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BARBARA POLLASTRINI.

Signora Presidente, signori sottosegretari, da lunedì prossimo si vota e il confronto sarà

in un'Aula gremita, ma vorrei lasciare la mia testimonianza all'avvio di giornate intense

i cui esiti consegneranno un testo pressoché definitivo. Mai avremmo immaginato,

signora Presidente, che il dibattito potesse accadere in un momento drammatico per il

mondo, per l'Europa. I sentimenti, i pensieri di ognuno di noi sono altrove, a quella

gioventù strappata a Parigi e ad altri luoghi del dolore seminato dal terrorismo. Eppure

tutti oggi qui, con le differenze che sono state rappresentate anche fino a questo

momento nel nostro dibattito, dobbiamo fare del nostro meglio sull'insieme del

progetto riformatore di cui una parte rilevante è appunto la materia su cui ci stiamo

confrontando. Forse io credo che su una cosa possiamo essere tutti d'accordo: come ha

detto ieri il Premier, in Italia, per fare fronte a Daesh e cooperare nel sostegno alla vita

e alla libertà di ogni persona, non c’è bisogno di toccare la prima parte della

Costituzione, i principi fondamentali del nostro Patto. Questo per me significa tante

cose, compreso quell'articolo 11 che a tutti noi dovrebbe stare a cuore e quello spirito

della Carta col suo richiamo al ripudio della guerra e insieme al dovere di difendere i

diritti umani anche oltre i confini del nostro Paese. Perché mi sono permessa di

richiamare questa realtà alla nostra bibbia laica ? Perché credo che anche in un

confronto che ha avuto e avrà espressioni forti e divergenze serie, ogni gruppo e per

quanto ci riguarda il gruppo del PD può rintracciare il dialogo sempre e comunque nel

riconoscimento del Patto repubblicano nato dalla tragedia del Novecento e da

consegnare al futuro. Non sembri banale ricordarlo quando inquietudini, bisogni

inevasi e scarti epocali possono mettere in discussione il senso della democrazia per

milioni di persone. Ecco al fondo io credo, colleghi e colleghe, che questa è la ragione

più vera per cui si vuole la riforma e si vuole un progetto riformatore: rendere più

efficiente, più vicino ai cittadini e alle cittadine, più democratico lo Stato. Aiutare la

piena attuazione dell'articolo 3 sull'uguaglianza di ogni persona e sul contrasto a ogni

discriminazione.

Lo so, è sulla qualità dell'innovazione che ci sono opinioni molto divergenti, io mi

avvicino a questa materia con la modestia del caso e non nascondo, lo voglio dire con

sincerità anche oggi, che avrei preferito una riforma più radicale, ad esempio un

modello più simil-Bundesrat, con il ridisegno delle regioni, il superamento di quelle a

statuto speciale e della Conferenza Stato-regioni o quanto meno la presenza nel nuovo

Senato dei presidenti delle regioni, dei sindaci delle città capoluogo e delle città

metropolitane. Con altre e altri del mio gruppo – lo ha rammentato pochi minuti fa il

collega D'Attorre – ci abbiamo provato, anche cercando di tenere aperta tra una lettura

e l'altra la possibilità di intervenire sull'articolo 2 e la composizione del Senato. Io

avrei risolto diversamente anche il nodo della rappresentatività, magari con la scelta di

una platea simile a quella che legittima il Senato francese. Potrei aggiungere la non

piena soddisfazione per la parte concernente la riforma del Titolo V. Ci ho pensato

dunque, ci ho pensato stanotte, ci ho pensato nei giorni prima e continuerò a pensarci,

anche perché ho dovuto esprimere in Commissione opinioni in dissenso dal mio

gruppo e sempre con una certa sofferenza. Mi sono chiesta perché questo Parlamento

non abbia voluto o potuto osare di più; perché il Governo non sia stato più flessibile,

meno impositivo; perché il percorso sia stato talvolta infelice fino a quell'Aula

abbandonata da chi si opponeva. Ho letto proposte e rilievi di autorevoli

costituzionalisti, l'ho fatto con lo spirito di chi cerca di vedere la quota di verità che c’è

in ognuno e, aggiungo, in ogni collega. In particolare per la mia storia più acute mi

suonano le distanze, più sofferenti mi sono le distanze dagli amici di Sinistra Italiana e

mi spiace che il traguardo non sia condiviso. Io ho stima per tanti in quest'Aula, ho

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stima per Alfredo D'Attorre e con lui ho condiviso delle battaglie, ma detto ciò e come

vedete, con una sincerità che forse non è usuale in un'Aula solenne, penso che la

riforma fosse un imperativo morale quanto, certo, cercare di farla bene. Penso che non

siamo innanzi a una torsione autoritaria e che oggi sia un servizio utile anche vedere il

buono che c’è: si supera il bicameralismo, si affermano garanzie non scontate

sull'elezione del Presidente della Repubblica e della Corte con il vaglio preventivo

della legge elettorale, si precisano funzioni e il raccordo col nuovo Senato tra lo Stato,

altri livelli istituzionali e l'Unione europea, c’è la norma paritaria, l'elezione dei

senatori è più farraginosa del previsto – lo so anch'io – ma tuttavia esiste. È poco, io

non mi sento di dirlo in modo tranchant come fanno altri, in un Paese bloccato e

persino tradito nel rinvio di trasformazioni attese da anni e segnato da uno status quo

che non favorisce certo chi meno ha potere e chi ha più bisogno. Chiudo, dovendo fare

un atto di ringraziamento al relatore, con uno sguardo rivolto in avanti perché poi

credo che le riforme vivano della società, dei suoi conflitti, dei movimenti, della

saggezza fattiva e della cultura di classi dirigenti che siano veramente degne di questo

nome. Credo che sarà così anche per questa riforma, per una legge elettorale che avrei

voluto più coalizionale – tanto da non votarla – e che spero ancora possa essere

cambiata. Sarà così quando dovremo scrivere, come diceva il collega Nicoletti, norme

per la governance europea, quella sui partiti e quella sulla democrazia sindacale.

Aggiungo una nota che mi preme moltissimo, mi rivolgo anche a lei, signora

Presidente: penso che alla luce di questa riforma sia giusto produrre nel nostro

Regolamento un'innovazione e cioè l'istituzione di una Commissione permanente sui

diritti umani alla Camera. Credo di non dover argomentare qui le ragioni evidenti di

un'urgenza, di una necessità che sappia guardare al futuro e alla dignità della persona.

C’è ancora, dunque, molto cammino da fare, ma qualcosa di importante si è avviato.

Sta a tutti – lo dico innanzitutto a me stessa – imparare dagli errori ed essere più

ambiziosi e aperti non per sé, ma per la ricerca infinita di un bene comune (Applausi

dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Elena Centemero. Ne ha facoltà.

ELENA CENTEMERO.

Grazie, signora Presidente. Signora Presidente, signora Ministra, il mio intervento oggi

in quest'Aula non è sicuramente un intervento di chi ha competenze di

costituzionalista, come abbiamo sentito sia in Commissione sia all'interno di

quest'Aula, ma parlo proprio come deputata rappresentante dei cittadini, ricordando

che la Costituzione è rivolta e deve essere viva e deve essere comprensibile nel cuore

dei cittadini. Parlo anche come chi, nella prima lettura alla Camera, ha lavorato

all'interno della Commissione, nel comitato ristretto di questa riforma costituzionale,

con la ferma volontà di voler cambiare e riformare la nostra Costituzione, sicuramente

da una posizione diversa rispetto a quella delle forze di maggioranza, parlando,

appunto, dall'opposizione.

Negli interventi che mi hanno preceduto, anche io avrei voluto un intervento più deciso

e più radicale, soprattutto su quello che è l'aspetto del regionalismo e delle autonomie

locali, rispetto al quale, all'interno di questa riforma costituzionale, non si prende una

vera e decisa posizione, così come per quanto riguarda il Senato, che avrei voluto più

simile a quello del modello tedesco o di altri modelli europei, di altre Costituzioni

europee, che rappresentano un po’ il tema del confronto costituzionale.

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Ricordo anche che nel rendere efficiente il nostro sistema – cosa che ritengo

assolutamente necessaria – non vada dimenticata anche, oltre alla riforma

costituzionale, la riforma della legge elettorale, legge elettorale che è strettamente

collegata, ma anche – qui mi rivolgo a lei, signora Presidente – la riforma dei

Regolamenti parlamentari, che è assolutamente necessaria per rendere più efficiente il

processo legislativo.

Lo sguardo con cui intervengo è uno sguardo storico, perché io penso che, in un'epoca

in cui continuiamo a vivere nel presente, esclusivamente presente, guardare indietro e

la memoria storica siano un punto importante per farci capire che cosa ha funzionato e

cosa non ha funzionato all'interno di questo progetto di riforma. Le Costituzioni

moderne, infatti, vengono scritte per fissare i limiti di chi governa, ma anche per

definire le condizioni e i modi in cui l'autorità deve essere esercitata. Torno un po’

indietro nel tempo, quando, nel 1789, ci fu il primo processo costituente, venne

introdotta, nell'articolo 16 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, una

frase che poteva sembrare apparentemente strana: «Un uomo che non conosce i diritti

dell'uomo e non attua la divisione dei poteri non ha Costituzione». Quindi, la

Costituzione si basa sulla divisione dei poteri e sul riconoscimento dei diritti dell'uomo

e dei diritti dei cittadini. Quando i rivoluzionari francesi parlavano di questo, non

avevano in mente un concetto neutro di Costituzione, ma volevano affermare proprio i

diritti degli individui verso l'autorità e stabilire le regole in base alle quali le autorità

avrebbero dovuto esercitare il loro potere, un potere, appunto, regolato e suddiviso tra

più autorità: la divisione dei poteri. Forse su questo ci saremmo dovuti maggiormente

interrogare all'interno di questo processo di riforma, che è stato il più ampio dal 1947

ad oggi.

Limitare i poteri, garantire – e io aggiungerei –, nelle fasi di revisione delle

Costituzioni, come quella di adesso, bilanciare ed equilibrare i poteri era un punto,

secondo me, fondamentale proprio anche nel rendere efficiente il sistema.

A partire dagli anni Settanta è iniziata la fase di revisione della Costituzione, che è

cresciuta negli anni Ottanta fino ad avere il massimo sviluppo a partire dagli anni

Novanta.

E il centro di questo revisionismo è stato proprio la forma di Governo. Si lamentava,

infatti, che ci fosse un Esecutivo troppo debole e che la composizione dei Governi

fosse instabile, troppo frammentata. Questo è un punto fondamentale. Qui, in questa

revisione, è prevalsa sicuramente la preoccupazione di assicurare una maggiore

efficienza e una maggiore rapidità decisionale al sistema di Governo, che si chiama

governabilità, e che è condivisibile. Ma è prevalsa su quella che è, invece, la necessità

di evitare eccessive concentrazioni di potere e di assicurare un sistema di pesi e

contrappesi.

Nel mio intervento richiamerò alcuni punti fondamentali, innanzitutto, come vi dicevo,

il richiamo storico, e lo faccio da un punto di vista politico, perché mi sarebbe piaciuto

che ci fosse anche ora, in questa riforma costituzionale, quello spirito e quel senso di

responsabilità, da parte di tutte le forze politiche, che caratterizzò l'Assemblea

costituente, quando, anche allora, ci fu una rottura tra centro e sinistra. Questo, però,

non fece venir meno la volontà di pervenire ad una scelta costituzionale unitaria che

rappresentasse una premessa comune per il confronto tra i partiti e gli schieramenti.

L'ispirazione unitaria all'epoca resistette. Resistette all'inasprimento della

contrapposizione politica, perché la Costituzione rappresentava veramente il frutto

maturo di questa ispirazione. E, alla fine, tutte le forze politiche si riconobbero,

nonostante le proprie riserve su un aspetto piuttosto che su un altro, sul risultato

complessivo della Costituzione.

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Forse questo, anzi direi che questo è decisamente mancato. Ripensare a questo

spaccato storico mi fa pensare quanto lontano siamo, come politici e come forze

partitiche, dai costituenti e quale occasione abbiamo mancato. Lo dico a tutte le forze

politiche. La prospettiva unitaria avrebbe dovuto essere l'obiettivo di tutti quanti,

purtroppo non siamo riusciti in questo e ciò mi rammarica moltissimo.

Un secondo punto a cui tengo veramente tantissimo è il tema delle autonomie locali. È

stata ricordata prima la questione del Titolo V, io vorrei ricordare qui il regionalismo

differenziato e anche il Titolo V. Nella Costituzione era affermata la centralità del

Parlamento come luogo di democrazia, con l'arricchimento di questa attraverso i poteri

locali. Nella riforma che stiamo ora affrontando, è stato apprezzabilmente rafforzato e

modificato il regionalismo, attraverso il regionalismo differenziato responsabile, ma

non si sono affrontati, comunque, i nodi centrali. La modifica dell'articolo 116 – in

particolar modo mi riferisco al terzo comma, che impone che la regione, per essere

destinataria di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, sia in condizioni di

equilibrio tra le entrate e le uscite del proprio bilancio – è un punto importante, è un

punto che riprende il cammino di quel processo dal passaggio al regionalismo

dell'uniformità al regionalismo della differenza, che si era arenato sostanzialmente

dopo il percorso dal 2001 al 2007.

Questo è un punto sicuramente importante. È un punto importante perché il concetto di

regionalismo differenziato cerca di porre un argine al neo centralismo che noi vediamo

rivivere all'interno della riforma costituzionale e che non condividiamo. Infatti, di

fondo c’è ancora un'idea di Stato a metà tra quella totalmente centralista e quella

totalmente federale e federalista. Quindi, alla fine non viene risolto il problema della

forma di Governo.

Pur condividendo il tema centrale del regionalismo differenziato e vedendolo come

aspetto positivo, vorrei sottolineare, però, un altro aspetto, un altro tema che è

mancato, un punto debole che rimane aperto all'interno di questa riforma, cioè quello

del Titolo V, in particolar modo dell'articolo 117. Molte delle persone che abbiamo

audito, degli illustri professori che abbiamo audito all'interno della Commissione

Affari costituzionali hanno evidenziato, infatti, dubbi sul fatto che effettivamente il

contenzioso tra Stato e regioni, che dal 2001 è aumentato moltissimo, possa essere

ridotto in modo significativo da questa riforma. In molti sostengono che il contenzioso

tra lo Stato e le Regioni non sia dipeso tanto dalle materie di competenza concorrente

che si è voluto eliminare. Il contenzioso regionale, invece, se andiamo a vedere, è stato

alimentato da materie quasi tutte di competenza esclusiva dello Stato.

Io mi chiedo quindi, ci chiediamo soprattutto, al di là di quello che è il regionalismo

differenziato, che però pone in essere una visione dello Stato in cui abbiamo un

regionalismo unitario che continua ad esistere, un regionalismo differenziato, e poi

regioni a statuto speciale, se non sarebbe stato invece il caso di dar vita ad una più

profonda riflessione.

Quale regionalismo realmente vogliamo ? Questo tipo di intervento normativo-

costituzionale darà vita sicuramente ad un puzzle: se vogliamo un'autonomia

responsabile, è questa davvero la risposta all'autonomia responsabile ? L'assetto attuale

delle regioni, così frammentato, va bene ? Per questo noi come forza politica qui

avevamo presentato in prima lettura una serie di emendamenti, che avevano riguardato

la costituzione e la composizione di aree macroregionali, che è una delle strategie

fondamentali dell'Unione europea.

Un altro punto importante è quello della legge elettorale. È stato richiamato prima,

nella riforma costituzionale che stiamo affrontando resta un problema di fondo, il

collegamento tra la riforma costituzionale e la legge elettorale, in particolar modo dopo

la modifica dell'articolo 2 avvenuta al Senato: proprio la legge elettorale che non

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riguarderà solo le elezioni della Camera, ma anche e soprattutto quella del nuovo

Senato. Oltretutto da quello che sentiamo e leggiamo non sappiamo se la legge

elettorale sarà esattamente quella che adesso cambierà, né sappiamo come questa legge

elettorale potrà cambiare lo scenario politico.

Si pone poi il problema della legge elettorale per il nuovo Senato. Lo dicevo prima: la

questione più importante – d'altronde avviene in tutti i Paesi dell'Unione europea – sarà

l'opzione che verrà fatta sulla selezione delle candidature, cioè su come i soggetti

politici interpreteranno ciò che il nuovo Senato vuole e deve essere.

Un altro tema che vorrei affrontare è quello della democrazia paritaria, e questo lo

affronto come rapporteur del Consiglio d'Europa per la democrazia paritaria.

All'interno della revisione dell'articolo 55, in cui vengono definite le nuove funzioni

delle Camere, e dunque il nuovo modello di Stato, è introdotto il principio di parità di

genere in rapporto alle leggi elettorali. Si recita: « Le leggi che stabiliscono la modalità

di elezione delle Camere promuovono l'equilibrio tra donne e uomini nella

rappresentanza»; si tratta in realtà di un completamento del principio che noi abbiamo

introdotto nel 2003 proprio nella riforma dell'articolo 51 della Costituzione. Si tratta di

un elemento molto importante, perché nel rapporto che sto curando per il Consiglio

d'Europa l'elemento fondamentale che viene posto anche dalla Commissione di

Venezia a garanzia della democrazia paritaria è la presenza all'interno delle leggi

costituzionali del principio di democrazia paritaria. Accanto a questo, però, il tema

fondamentale è quello della legge elettorale; e noi vogliamo proprio che la legge

elettorale dia vita ad una parità che non sia solo sulla carta, come è stata quella che

abbiamo visto fino ad oggi, ma che diventi una parità reale, che quindi sia tutela e

garanzia della rappresentanza equilibrata tra uomini e donne all'interno delle nostre

istituzioni: a partire in questo caso dalle istituzioni nazionali, ma anche nelle istituzioni

locali. La sovrapposizione tra il primo comma dell'articolo 122 ed il settimo comma

dell'articolo 117, che era più sostanzioso, ci auguriamo che non indebolisca e renda

ancora più difficile da raggiungere la parità effettiva nelle assemblee.

Altri due punti che vorrei sottolineare sono il linguaggio della Costituzione;

permettetemi che da letterata quale sono mi soffermi su questo, ed è stato sottolineato

da tantissime persone all'interno delle audizioni, ma non solo nelle audizioni. Il

linguaggio della Costituzione non è indifferente: la Costituzione è innanzitutto il

linguaggio scritto.

Se voi provate a leggere e a rileggere l'attuale Costituzione, non è difficile alla lettura,

anche per chi non è abituato al linguaggio normativo.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ELENA CENTEMERO.

Questo perché la nostra Costituzione fu scritta in un linguaggio scorrevole ed elegante.

Ecco, linguaggio scorrevole ed elegante che direi manca all'attuale testo,

eccessivamente ricco di tecnicismi, di riferimenti anche normativi difficili da sciogliere

per i semplici cittadini.

Noi avevamo già proposto all'interno della prima lettura un ordine del giorno che

andava nella direzione di una revisione linguistica. Voglio ricordare che nel 1947 i

lavori dell'Assemblea Costituente furono rallentati perché, al di là di quello che è il

giudizio storico, Palmiro Togliatti all'epoca chiese a tre illustri letterati di dar vita alla

revisione linguistica e formale della Costituzione. Credo che sarebbe estremamente

importante fare questa revisione linguistica anche alla nuova Costituzione !

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Da ultimo, voglio solo sottolineare un punto che riguarda le delegazioni internazionali.

Ne ha già parlato prima l'onorevole Nicoletti: verrà presentato un ordine del giorno,

che noi sottoscriveremo, affinché, cambiando la composizione di Camera e Senato e le

funzioni, la rappresentatività, credo che anche all'interno delle delegazioni

internazionali del Parlamento italiano, dal Consiglio d'Europa alla NATO all'OSCE

all'InCE, questa nuova struttura costituzionale debba essere rispecchiata (Applausi dei

deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Ignazio Abrignani. Ne ha facoltà.

IGNAZIO ABRIGNANI.

Signora Presidente, signora Ministra, il nostro gruppo, Alleanza Liberalpopolare

Autonomie, è nato da una divisione di Forza Italia proprio per una scelta sull'appoggio

alle riforme. La nostra è stata una scelta sofferta ma, direi, inevitabile: la nostra

partecipazione, anche personale, in Commissione affari costituzionali, dei nostri

colleghi al Senato, su questa riforma è stata molto costruttiva, e ha permesso anche

modifiche che noi riteniamo assolutamente importanti.

Nel momento in cui si va a completare un percorso, non poteva che essere una scelta di

appoggio, una scelta direi di coerenza con quello che era stato fatto prima. La collega

Centemero, con una forbita cultura storica, ha rievocato addirittura partendo dal 1700 il

ricordo sulle costituenti: io mi limiterò a dire è che dal 1948 che i nostri Padri

costituenti volevano già fare una riforma costituzionale.

E allora, per carità, tutto è perfettibile, tutto poteva essere fatto meglio; ma se in questo

Paese non si cominciano a fare le cose, non ci sarà mai poi modo neanche di cambiare

quelle che non riteniamo corrette. Nel momento in cui questa riforma supera

fondamentalmente il bicameralismo, non possiamo che dare atto a chi l'ha proposta

non solo di aver avuto coraggio, ma soprattutto di aver portato fino in fondo una scelta,

che – ripeto – forse dal 1948 i nostri Padri costituenti si sono resi conto che qualcosa

non andava.

Io stesso mi ricordo, nella mia esperienza, di aver approvato leggi all'ottava lettura:

quando una legge dello Stato deve fare otto passaggi... Il Presidente Berlusconi nei

nostri discorsi ci chiamava sempre e si lamentava della navetta; diceva: tra le cose che

ho subito nelle mie esperienze da capo del Governo c’è sempre stato che, quando

proponevo una legge, le navette mi impedivano poi di vederla realizzata. Oggi, con

questa riforma elettorale, possiamo dire al Presidente Berlusconi che la navetta

l'abbiamo eliminata: ci saranno, per carità, i giusti controlli, ci saranno i giusti

passaggi, però fondamentalmente non penso più (poi magari sarò smentito dalla storia)

che verranno approvate leggi all'ottava lettura. Di questo mi sento di dire che sono

assolutamente certo !

Allora, questo è un cambiamento epocale a cui noi non potevamo non partecipare o

non essere presenti. È per questo che continuiamo ancora oggi a partecipare a questa

modifica elettorale. Sono stati fatti tanti cambiamenti in questo ambito; al di là del

superamento del bicameralismo, sono stati modificati il referendum e le competenze,

sono stati soppressi il CNEL e le Commissioni d'inchiesta, si è intervenuti anche sulla

decretazione d'urgenza.

Ma, visto che già altri hanno parlato di questi argomenti, io mi soffermerò nei pochi

minuti che ho soprattutto sulle modifiche al Titolo V, perché anche questo tipo di

scelta, che nel passato è stata fatta in maniera frettolosa, oggi dispiace che non abbia

ancora una maggiore partecipazione dei gruppi parlamentari, perché è veramente nata

dall'esperienza di quello che ci siamo resi conto che non andava bene. In particolare, al

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di là delle competenze che abbiamo visto sulla soppressione delle province, il

cosiddetto regionalismo differenziato è quello che permette di ricondurre alla

competenza legislativa statale alcune materie che in questi anni hanno veramente in

qualche modo depauperato il Paese di possibilità.

Mi rifaccio, in particolare – qui c’è un elenco lungo – alle materie di cui io, in

qualche modo, come competenza, mi occupo tutti i giorni e che sono la ricerca

scientifica e tecnologica sull'energia e soprattutto i beni culturali e il turismo.

Noi sappiamo che aver regionalizzato il turismo è stata una delle cose peggiori che

abbiamo fatto perché ha privato questo Paese della possibilità di avere delle risorse

centralizzate negli ambiti della promozione e dello sviluppo di questo settore che,

parcellizzati a livello regionale, hanno di fatto impedito al nostro Paese di combattere

contro altri grandi soggetti, come la Francia e la Germania che, nel settore turistico,

avendo una competenza legislativa statale, potevano permettersi risorse, scelte e azioni

ben diverse da quelle che, con tutto il rispetto, potevamo fare noi, sia dalla ricca

Lombardia, ma soprattutto dalla lontana Basilicata.

Allora, anche questa riforma ci convince sempre di più della bontà di questo nostro

atteggiamento positivo. Per esempio, al Senato – fatto assolutamente positivo – è stato

anche riportato alla competenza statale il commercio con l'estero e assolutamente

doveva essere così perché è un'altra di quelle grandi scelte di fondo che non possono

che appartenere allo Stato.

Solo due accenni veloci. Di uno se n’è parlato: a proposito della legge elettorale, è una

legge elettorale che invece io condivido, perché ritengo che sia importante sapere alla

fine chi ha vinto e chi decide; come anch'io potrei dire qualcosa, ma l'ho già detto altre

volte, di come sia contrario alle preferenze. Ma l'importante, anche a questo proposito,

è che si sia fatta una legge elettorale che in qualche modo dice a questo Paese che si va

verso la modernità. È questa la richiesta fondamentale che viene dai nostri cittadini,

cioè i cittadini vogliono che qualcuno si prenda l'onere di governare il Paese e, dopo

cinque anni, venga valutato. Allora è un tipo di scelta, per carità, anche questa, come

tutte le cose, perfettibili, ma se noi in questo Paese continuiamo a dire che si poteva

fare meglio – ripeto – alla fine, non avremo fatto nulla.

Per cui, anche sulla legge elettorale c’è stato il nostro appoggio coerente perché

continuiamo a dire che è stata una legge che è servita. Ma oggi siamo qui a parlare,

Presidente – e termino –, di riforma costituzionale ed è sicuramente un momento

storico del nostro Paese. Oggi, con questo voto alla Camera ci dovrebbe essere

finalmente la prima delle due letture che porta avanti questo discorso, per cui – come

detto anche dal collega Parisi che mi ha preceduto prima – io non posso che

confermare il voto convinto del gruppo di Alleanza Liberalpopolare Autonomie a

favore di questa riforma e a favore di tutte quelle riforme che servono a migliorare e a

modernizzare il nostro Paese.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Kronbichler. Ne ha facoltà.

FLORIAN KRONBICHLER.

Grazie, Presidente. Cara Ministra, cari colleghi e care colleghe, mi tocca di fare il

controcanto al collega, amico e conterraneo Michele Nicoletti, che è volato alto,

spiegandoci – se l'ho capito bene – che non c’è da preoccuparsi troppo, tanto c’è

l'Europa e la Costituzione di un piccolo Paese membro, insomma, il cui peso è relativo.

Ecco, io mi soffermo nel mio intervento sull'aspetto del regionalismo, quello speciale

in particolare.

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Lo faccio per una divisione che noi all'interno del nostro gruppo ci siamo dati. Non lo

faccio nel modo in cui la forza politica maggioritaria della mia provincia, il Südtirol,

affronta la riforma della Costituzione. Essa dice, sintetizzando: della Costituzione

fatevene ciò che volete, basta che in essa non ci toccate la nostra autonomia. Difatti,

parlandone male, che io di più non potrei, alla fine i suoi rappresentanti voteranno a

favore. Io non la penso così ! La Costituzione è nostra, di tutti. Tutela noi tutti, e di

seguito valuto e voto la riforma per quanto vale nella sua interezza. Non ci può essere

buona autonomia all'interno di una Costituzione cattiva.

Le regioni a statuto speciale, province autonome di Trento e Bolzano comprese, difatti

per il momento si possono considerare risparmiate dal furore centralizzatore che è

caratteristica portante della bozza di riforma che ci accingiamo a ridiscutere. E non

solo. Nella sua terza tornata di lettura al Senato la specialità è stata messa

ulteriormente al sicuro. Ne esce in parte rafforzata. L'articolo 39, comma 13,

prevedeva in origine che le disposizioni contenute nella legge costituzionale non si

applicassero alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e di

Bolzano «fino all'adeguamento» dei rispettivi statuti sulla base di intese con le

medesime regioni e province autonome. Ora quel «fino all'adeguamento» è stato

cambiato in «fino alla revisione» degli statuti. La nuova formulazione, si vede, lascia

più spazio di interpretazione e di manovra. E non è il solo rafforzamento. L'articolo

riformulato (in forma assai bruttina, a dir la verità, in un burocratese, non degno di un

testo da Magna Carta, ma ciò vale per tutta la riforma), questo articolo permette che le

regioni autonome beneficino automaticamente pure dei miglioramenti previsti e

prevedibili per le regioni ordinarie. Insomma, la forbice fra autonomie ordinarie e

autonomie speciali, con la riforma si aprirà ulteriormente. Su questo punto le

valutazioni all'interno del nostro gruppo di SEL, ora Sinistra italiana – SEL, divergono.

C’è chi sostiene che una diversificazione troppo accentuata fra ordinarie e speciali

possa condurre a dannosi squilibri, una strisciante conflittualità con le regioni

«normali» e a continui contenziosi di fronte alle Corte costituzionale.

Siamo tutti federalisti, persino autonomisti, ci mancherebbe ! Ma siamo pur strenui

difensori del principio dell'uguaglianza. Certuni fra di noi si fiderebbero di più del più

vincolante «fino all'adeguamento» piuttosto che del più volatile «fino alla revisione ».

Perché le autonomie speciali si dovrebbero «adeguare» alla peggiorata normativa per

le regioni ordinarie ? Sarebbe un adeguamento al ribasso, il mal comune non può

essere l'obiettivo. Io dico: la specialità va salvaguardata. E la specialità implica

inevitabilmente sempre diversità, altrimenti che specialità sarebbe ?

Inoltre, ragiono per logica. Il nostro gruppo, noi tutti assieme detestiamo questa

riforma costituzionale per intera. La riteniamo autoritaria e centralista nella sua

impostazione e sbrigativa nella stesura. Siamo contrari ! Quindi, già per logica si

proibisce la richiesta di un qualsiasi «adeguamento». Le regioni ad autonomia speciale

sono riuscite a chiamarsi fuori, in parte e per il momento ! Vogliamo essere noi a

chiedere che si «adeguino» a qualcosa a cui siamo contrari ? Sarebbe illogico. Quindi,

difendo l'eccezione. E sono grato che il mio gruppo lo rispetti.

Le regioni ordinarie bistrattate, questo è vero, anzi suicidate in questa cosiddetta

riforma (perché la resistenza di chi le governa è stata a dir poco timida, blanda, quasi

collaborazionista), ora farebbero male a prendersela con le sorelle speciali. Queste,

ovviamente, devono essere consapevoli della propria responsabilità ed agire di seguito,

mantenendo un atteggiamento solidale, sostenendo le cause delle autonomie più deboli

e non esibendo troppo la propria presunta superiorità.

In questa virtù, l'umiltà, lo devo dire, la mia provincia autonoma e i suoi governanti

non eccellono proprio. La massima napoleonica del «mai stravincere» non sempre è

principio guida della loro politica di autonomia. Solo un esempio: la Regione Trentino-

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Alto Adige/Südtirol ha un milione di abitanti e si è conquistata 4 senatori nel futuro

Senato. La Liguria, per esempio, con il 50 per cento di abitanti in più, ne avrà 2, la

metà. Lasciamo da parte le ragioni di questa divisione, dubbie. Un simile manifesto

squilibrio rafforza l'autonomia ? Va a maggior tutela delle minoranze, che sono da

tutelare ? O piuttosto diffonde solo frustrazioni fra le regioni sorelle ? È una politica

miope voler far passare per diritti ciò che manifestamente sono privilegi (è una parola

proibita dalle nostre parti). Le regioni ad autonomia speciale devono rendersi

consapevoli che è più utile alla propria causa un buon rapporto con le regioni limitrofe

ordinarie che non l'una o l'altra competenza in più.

Metto in guardia da un altro rischio per la nostra autonomia, e i professionisti della

cosiddetta «revisione», prevista dalla benemerita «clausola di salvaguardia», già ci

stanno lavorando: cercano di portare l'intero processo di revisione e di ampliamento

dell'autonomia dentro le famigerate commissioni paritetiche. Nel nostro caso, è una

commissione che paritetica è più di nome che di sostanza. C’è la maledetta tendenza a

bypassare le istituzioni democratiche, Parlamento o consigli provinciali o regionali,

non fa differenza. Ritengo insopportabile che norme di rango costituzionale vengano

elaborate e in pratica decise sistematicamente ad esclusione del pubblico. L'autonomia

regionale trova la sua ragion d'essere in un più di disponibilità (verso le esigenze dei

cittadini), un più di trasparenza e un più di democrazia. Tutto questo, le commissioni

cosiddette paritetiche che fungono da incubatrici...

PRESIDENTE. Concluda.

FLORIAN KRONBICHLER.

Sì sto per chiudere, non sono così svelto di riflessi... le commissioni cosiddette

partitiche che fungono da incubatrici delle norme autonomiste, fin ad ora non l'hanno

fornito. Funzionando alla stregua di agenzie segrete, producono norme di rango

costituzionale. Il processo di «revisione» degli statuti di autonomia non deve avvenire

bypassando gli organi costituzionali, quindi la democrazia. Di un'autonomia rafforzata

al prezzo di una democrazia amputata non ci importa. Grazie.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA.

Grazie Presidente, signora Ministra, onorevoli colleghi, con grande rispetto mi rivolgo

a quest'Aula, ma devo dire con grande franchezza che a me pare che nei lavori che

abbiamo svolto in questi mesi vi sia stata la prevalenza di una notevole

sottovalutazione dei rischi contenuti nelle norme che la maggioranza parlamentare va

ad approvare. A me pare che questa sottovalutazione sia dovuta sostanzialmente ad una

cultura politica molto di moda in questa fase, che distingue il campo politico tra

innovatori e conservatori e condanna e confina nel campo della conservazione tutti

coloro che provano a declinare l'innovazione in modo diverso rispetto all'impianto che

è stato proposto come unico possibile. È stato un grave limite, un grave limite che poi

ha avuto sul piano del metodo, come ha ricordato in modo eccellente il collega

D'Attorre, delle conseguenze assolutamente gravi, che anche qua sono state

drammaticamente sottovalutate.

Il collega D'Attorre ha fatto un elenco di ragioni, di motivazioni che inficiano o

indeboliscono enormemente la legittimità della revisione costituzionale che andiamo

ad approvare; aggiungo, tra le motivazioni, il fatto che tutti noi che siamo qui alla

Camera e al Senato, siamo stati eletti con una legge elettorale che la Corte

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costituzionale ha definito illegittima e, in particolare, per quanto riguarda i deputati e i

senatori della maggioranza, essi sono stati eletti sulla base di un programma che

prevedeva appunto, come ha ricordato il collega D'Attorre, che non si facessero mai

più revisioni costituzionali senza un significativo coinvolgimento delle opposizioni.

Queste ragioni, questi problemi di metodo sono drammaticamente sottovalutati e

rendono la revisione costituzionale, qualunque sarà l'esito del referendum, carente di

legittimità.

Sul piano del merito, non ho tempo per entrare sulle questioni specifiche, ma a me pare

davvero impossibile non compiere una valutazione che tenga conto di tutti gli elementi

del quadro; la revisione costituzionale, la legge elettorale, come è stato ricordato, e

aggiungo un punto importante: le procedure di approvazione dei regolamenti

parlamentari, ai quali il testo rinvia questioni molto rilevanti; e, infine, la forma partito,

perché quei rischi di regressione democratica, che tanti di noi hanno sottolineato,

diventano enormemente più elevati sulla base del fatto che in Italia, unico caso tra le

democrazie europee con le quali ci piace confrontarci, vi è una prevalenza di partiti

personali e plebiscitari, come pure, per statuto, il Partito Democratico.

Mettere insieme questi quattro elementi porta a riconoscere, con un minimo di

onestà intellettuale, un quadro davvero rischioso e sottolineo un altro punto

importante: l'illusione funzionalista che ha dominato il nostro dibattito e le relative

valutazioni positive che ho sentito dal relatore di maggioranza, dal Governo, oggi e in

occasioni precedenti. L'illusione funzionalista, la debolezza della politica spiegata dal

quadro istituzionale, dalla legge elettorale, senza andare a riconoscere i problemi veri, i

problemi di fondo, che sono lo svuotamento della democrazia nazionale nel quadro

economico che si è venuto a determinare nell'ultimo trentennio e per quanto riguarda i

Paesi dell'Eurozona, nel quadro di trattati che hanno un impianto radicalmente

alternativo all'impianto fondato sul lavoro della nostra Costituzione.

Un'illusione funzionalista pericolosa, che porta a confondere la governabilità con la

capacità di governo. Attenzione, governabilità non vuol dire capacità di governo.

Governo vuol dire avere poi una connessione profonda con larga parte di quel popolo

in nome del quale poi si governa.

A me pare che vi sia, dietro questa ossessione della governabilità come capacità di

governo, la rassegnazione culturale e politica al fatto che oramai i Governi nazionali

possono soltanto amministrare, possono soltanto attuare l'unica agenda possibile. E, a

quel punto, siccome l'unica agenda possibile è una sola agenda, basta una democrazia

minoritaria attraverso meccanismi elettorali e revisioni costituzionali che consegnano

un potere sconfinato e il potere di amministrare alla minoranza che arriva prima.

Credo che sia drammaticamente sbagliato rassegnarsi alla politica come

amministrazione, ma questo fa il pacchetto che abbiamo e che la maggioranza si

appresta ad approvare con la revisione del Senato, la legge elettorale, la forma partito e

le procedure regolamentari.

A me pare che tra gli elementi di sottovalutazione – e voglio rimarcare questo punto

che è stato poco presente – vi è il fatto che il modello istituzionale e costituzionale si

porta dietro anche un modello economico-sociale. Non a caso l'articolo 1 della nostra

Costituzione indica una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Ecco, allora, il

modello costituzionale, il modello istituzionale, il cambiamento implicito della forma

di Governo verso un presidenzialismo di fatto a contrappesi indeboliti, è il

corrispettivo di un quadro economico-sociale dove fasce crescenti di popolo, fasce

crescenti di società vengono esclusi.

Una dinamica economica e l'agenda di politica economica imposta dall'Eurozona

condannano all'esclusione economico-sociale fasce crescenti di popolo, fasce crescenti

di classi medie. È un quadro politico-istituzionale che si adegua e fonda il suo

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funzionamento sul consenso di una minoranza sempre più ristretta. Un quadro politico-

istituzionale, insieme alla legge elettorale, alla forma partito, alle procedure

regolamentari che rischia molto seriamente di svuotare di senso anche la prima parte

della Costituzione. Ecco, credo che questi elementi dovrebbero essere presi in

considerazione anche da coloro che sono convinti di muoversi nella direzione giusta.

E vado a concludere con due brevi osservazioni di merito specifiche. La prima

riguarda le attribuzioni, in un quadro di revisione del Titolo V molto discutibile, in cui

si riaccentrano funzioni importanti e si delegano alle regioni le politiche sociali. Ecco,

trovo questa asimmetria, questa redistribuzione di funzioni estremamente pericolosa e

coerente con quella regressione sociale corrispondente alla regressione politico-

istituzionale determinata dal pacchetto che stiamo approvando.

E infine – ci tengo a dirlo perché siamo in un contesto nel quale quello che qualche

settimana fa sembrava improbabile adesso diventa invece molto meno improbabile –

non si è voluto in quest'Aula modificare il quorum richiesto per la dichiarazione dello

stato di guerra. Noi consegniamo a una minoranza, alla prima delle minoranze, con le

percentuali di voto possibili che prima richiamava il collega D'Attorre grazie alla legge

elettorale, la possibilità di portare il Paese in guerra.

Credo sia un rischio molto serio. E allora, sulla base di questa analisi e di queste

valutazioni e con lo spirito di chi vuole innovare ma non scambia l'innovazione con la

regressione, porteremo avanti la nostra battaglia nel referendum costituzionale e spero

che il popolo italiano, la maggioranza del popolo italiano, rimanga coerente con i

principi fondamentali della Carta costituzionale del 1948 e blocchi una deriva

regressiva che porta la nostra democrazia ad essere molto restrittiva in termini di

partecipazione democratica, in termini di garanzie istituzionali, in termini di qualità

della partecipazione. (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra

Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rocco Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE.

Grazie. Signora Presidente e signora rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, io

devo rivendicare la piena legittimità di questo Parlamento a decidere in materia di

riforma costituzionale. Mi spiace dissentire dal collega Fassina, per il quale ho molta

stima e che citerò successivamente, ma la Corte costituzionale ha detto, con chiarezza,

che questo Parlamento non è illegittimo. Sostanzialmente, ci ha detto: «Va bene:

quello che avete fatto per il passato è sanato. Per il futuro cambiate». Dunque, ci ha

invitati, con energia, a cambiare ed è quello che stiamo facendo.

Potevamo noi accettare l'idea di essere delegittimati, lasciando il Paese senza guida

in un momento di grave tempesta economico-sociale ? E potevamo rinunciare a fare le

riforme in una fase nella quale la questione delle riforme è come una piaga aperta nella

nostra vita nazionale ? Io condivido, invece, molte cose che ha detto dopo il collega

Fassina, salvo una: necessitas non habet legem.

Qui la riforma bisogna farla, perché tenere un Paese trent'anni con l'idea che queste

istituzioni non funzionano e non cambiarle significa indebolire le istituzioni,

delegittimarle, far loro perdere quell'aura di sacralità di cui le istituzioni hanno bisogno

e che devono avere, anche se magari non la meritano del tutto. È stato Walter

Benjamin a teorizzare – per l'opera d'arte, ma io lo utilizzo per i Parlamenti, invece –

l'esigenza di un'aura. Il popolo deve riconoscere che, al di là dei limiti, lì si realizza una

cosa straordinaria: molti diventano uno e molte volontà particolari riescono a

incontrarsi, per definire il cammino della libertà comune.

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Questo è il risultato di istituzioni, impegno, fatica e, per certi aspetti, è anche un

miracolo, per quelli bigotti come me, ed è qualcosa che il popolo crede e deve credere.

Dobbiamo dargli motivo di credere, anche se sappiamo che non riusciremo mai a

giustificare pienamente empiricamente questa fede che però – direbbe Immanuel Kant

– è una condizione trascendentale di esistenza dello Stato. Lo Stato esiste se esiste la

convinzione diffusa della coincidenza del particolare e dell'universale, dove l'atto

legislativo, l'atto che questa Assemblea svolge, si compie in nome del popolo sovrano,

che esercita la sovranità nei modi e nei limiti previsti dalla Costituzione. Tenere ancora

aperta la questione istituzionale sarebbe irresponsabile e, quindi, credo che abbiamo

fatto bene ad affrontarla.

Il collega Fassina solleva un'altra questione, invece, che è reale: l'impoverimento della

democrazia. Io sono d'accordo con lui, anche se penso che la soluzione sia diversa. Le

democrazie nazionali sono povere, perché a livello nazionale non c’è più la possibilità

di decidere perché i fatti, più ancora dei trattati, ci dicono che i livelli di esercizio della

sovranità sono livelli continentali. E, allora, il problema non è di rivendicare a livello

nazionale una possibilità di decidere, che certamente è stata ristretta. Volesse il popolo

italiano, a maggioranza, fare la rivoluzione socialista non la potrebbe fare, perché è

contenuto dai trattati.

Potrebbe farla il popolo europeo, ma allora bisogna fare passi avanti energici non solo

dal punto di vista istituzionale come riformare i trattati, evitare che l'Unione sia una

realtà burocratica e renderla pienamente democratica con la partecipazione popolare.

Ma non è solo un problema di trattati o di prendersela con la burocrazia di Bruxelles. È

il problema di creare un'opinione pubblica europea.

In un libro vecchio, ma che sono sicuro che il collega Fassina avrà letto, di Habermas,

Strukturwandel der Öffentlichkeit sulle trasformazioni strutturali della pubblica

opinione, lui fa la storia delle trasformazioni della pubblica opinione. Noi abbiamo

bisogno di una pubblica opinione europea, ma non l'abbiamo. Abbiamo pubbliche

opinioni nazionali, e se una pubblica opinione europea si sta formando – e si sta

formando – purtroppo si sta formando oltre le Alpi, tra la Francia e la Germania.

L'Italia ne è fuori, e se vogliamo affrontare la questione democratica di queste cose

dobbiamo parlare, oltre che della formazione di partiti europei, perché il livello

nazionale della democrazia è più facile, ma è finito.

Il problema della democrazia si sposta a livello europeo e uno dei limiti di questa

Costituzione è che questo livello europeo non è sufficientemente tenuto da conto. La

rivoluzione socialista il popolo europeo la può decidere, il popolo greco no e quello

italiano nemmeno, anche perché la rivoluzione socialista – e il collega Fassina

ricorderà i dibattiti sulla rivoluzione in un solo Paese, – non si fa in un solo Paese, ma

richiede una dimensione che è quella continentale se pure basta (Marx parlava di

rivoluzione mondiale). Ma mettiamo che basti quella continentale, certamente non

basta quella nazionale.

Allora, il problema vero (e in questo penso che alcune accuse di conservazione abbiano

un senso), non è tornare alla Costituzione del 1948. Il problema vero è di proiettare i

valori della Costituzione del 1948 dentro un progetto costituzionale europeo.

Ciò detto, e quindi affermata la mia convinzione che le riforme vanno fatte e che è

meglio una riforma non ideale che niente riforma, veniamo a questa riforma.

Diceva Vincenzo Cuoco che non esistono le Costituzioni perfette. La Costituzione è

come un abito: se tu sei gobbo, l'abito che va bene per te è un abito che più o meno

riesce a maneggiare o a nascondere la gobba che hai e non va bene per un altro ma va

bene solo per te. Russel Kirk teorizzava che la Costituzione americana va bene solo per

gli Stati Uniti d'America, perché dipende dalla storia, dalla lingua, dalla idiosincrasia,

dalla geografia, che sono tipiche degli Stati Uniti. Infatti, quanti hanno tentato di

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imitarla in America latina in genere hanno fatto una cattiva fine. Questo io l'ho sempre

detto quando Pannella voleva che noi facessimo la Repubblica come gli Stati Uniti.

Attenzione: le riforme che funzionano sono quelle che più o meno secondano tendenze

evolutive già presenti e già immanenti all'interno di una società e tengono conto

comunque del modo in cui questa società è strutturata.

Per questo io sono sempre stato diffidente delle grandi riforme, perché spesso quello

che si riforma con la grande riforma smette di funzionare. C’è un certo spirito

illuministico della grande riforma che è pericoloso e non siamo andati completamente

fuori da questo pericolo. Diciamo: era proprio necessario abolire il bicameralismo

perfetto ? Io ho qualche dubbio. Io ho l'impressione che alcune riforme parlamentari –

e, signora Presidente, lei ricorderà che io le scrissi una lettera su questo tema – alcune

riforme regolamentari avrebbero reso perfettamente funzionante il bicameralismo

perfetto.

Vogliamo dirci la verità ? Il bicameralismo perfetto smette di funzionare al tempo della

riforma del Regolamento fatta da un grande democratico, Ingrao, che aveva però l'idea

della democrazia partecipativa in una fase storica che lo legittimava, ma nella fase

storica successiva la democrazia si è posta un altro problema: non quello di allargare la

partecipazione ma quello di arrivare alla decisione; perché una democrazia che non

decide è una democrazia che si suicida. Le dittature, Mussolini, Hitler, non arrivarono

al potere dopo aver ammazzato la democrazia; arrivarono al potere perché la

democrazia si era suicidata per due ragioni: la corruzione e la incapacità decisionale; e

sono due problemi che hanno minacciato anche noi e che minacciano tuttora anche noi.

Allora quel Regolamento, nell'impossibilità di portare i comunisti al Governo, portò il

Governo in Parlamento; è la causa prima di molti mali successivi, il cosiddetto

consociativismo. Ma noi abbiamo nella previsione regolamentare la possibilità di

deliberare le leggi in sede legislativa in Commissione, la usiamo mai ?

Rarissimamente. La sede redigente la usiamo mai ? Rarissimamente. Sarebbe bastato

dire: i provvedimenti che arrivano dall'altra Camera, della seconda Camera che li

esamina, vanno direttamente in sede redigente, avremmo drammaticamente accelerato.

Ma non mi soffermo perché questa è una via che non abbiamo battuto. Il tema della

riforma regolamentare rimane attuale, perché senza una buona riforma regolamentare,

anche con questa trasformazione istituzionale, dubito che funzioneremo bene, ma

comunque abbiamo scelto il cammino non del piecemeal political engineering, come

vorrebbe Karl Popper, la ingegneria politica un pezzetto per volta. Abbiamo scelto la

via non della grande riforma, grazie a Dio, ma di una media riforma, qualcosa in più

del piecemeal political engineering e qualcosa di meno della grande riforma. Questa è

la scelta che abbiamo fatto e abbiamo superato il bicameralismo perfetto. Tutto bene ?

No, io devo francamente dirvi i limiti che vedo in questo disegno che noi abbiamo

costruito. Vi risparmio alcune osservazioni sui diritti delle minoranze perché le ha

svolte molto bene il collega Kronbichler, vengo invece a segnalare un dato molto

positivo. Noi abbiamo previsto la possibilità di legiferare senza decreti di necessità di

urgenza in tempi certi. Il decreto del Governo era diventata la modalità ordinaria di

legiferare per l'impossibilità di garantire tempi certi. Adesso i tempi certi ci sono e io

avrei preferito quasi che si fosse abolita, o sottoposta a limiti ancora più forti, la

decretazione di necessità ed urgenza, tuttavia vedo che alcuni limiti alla decretazione

di necessità e urgenza sono stati istituiti e questo dovrebbe permettere un confronto

parlamentare più sano e più efficace.

Come credo che sia positivo il fatto che abbiamo deciso di dare allo Stato il potere di

chiusura di sistema. Il sistema precedente era un sistema in cui non esisteva nessuno

che fosse in grado di dire un'ultima parola e allora si va in circolo. C’è una garanzia

ultima dell'unità del sistema che non può stare se non con lo Stato. Io l'ho sperimentato

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sul tema della trasposizione delle direttive europee. Quando le competenze sono

regionali e le regioni non le esercitano, lo Stato italiano diventa responsabile del

pagamento di multe stratosferiche. Io mi inventai, allora ero Ministro per le politiche

comunitarie, la clausola di flessibilità: lo Stato interviene, la regione poi dopo, se

ritiene, interverrà e prevarrà la norma regionale, ma intanto mettiamo lo Stato al sicuro

dalla procedura di infrazione. Quest'oggi si è andati molto oltre, abbiamo una clausola

di chiusura di sistema che è soddisfacente ed evita uno dei grandi problemi del vecchio

sistema. Come pure è soddisfacente l'idea di un regionalismo a fisionomia variabile.

Diciamoci la verità, il livello di maturità politica delle classi dirigenti regionali non è

uniforme nel Paese. Ci sono regioni alle quali è ragionevole attribuire maggiori

competenze e ci sono regioni alle quali non è ragionevole e le condizioni poste, che

riguardano per esempio il pareggio di bilancio, non sono condizioni economicistiche,

perché nel pareggio di bilancio si riflette anche la capacità di una classe dirigente

locale. Io avrei inserito altre misure, forse più pesanti, a sanzione questa volta, di classi

dirigenti regionali incapaci di esercitare efficacemente l'autonomia, comunque

abbiamo fatto sicuramente un passo importante nel giusta direzione; il regionalismo

differenziato è un'innovazione positiva.

Vedo, invece, delle cose che ancora non funzionano. Alla Camera noi abbiamo

limitato moltissimo, troppo, i nostri interventi emendativi; poi, al Senato, gli interventi

emendativi ci sono stati e il testo è tornato a noi con importanti modifiche. Delle

modifiche non fatte, vorrei sottolineare – lo ha detto il collega Fassina prima – il

problema della dichiarazione di guerra: non è solo che è troppo esile la maggioranza

con la quale si può dichiarare la guerra, ma è anche il fatto che la dichiarazione di

guerra, nel tempo moderno, è una cosa complicata. Vi dico come si regola, grosso

modo, nella Costituzione di un Paese vicino, amico e simile a noi: puoi trovarti ad

essere invaso e a non poter riunire l'Assemblea. Allora la dichiarazione di guerra la

deve fare il Capo dello Stato, che sente, se può, le Camere a maggioranza qualificata;

le Camere, perché da una cosa del genere non puoi escludere il Senato o, in un altro

Paese, il Bundesrat.

Se hai la possibilità di consultare, puoi non sentire le regioni e puoi non avere quorum

elevati, se hai la possibilità di averli. In condizioni di emergenza, basta, al limite, che il

Capo dello Stato, non potendo svolgere la consultazione costituzionalmente prevista, si

prenda la responsabilità di dire «ci hanno invaso, siamo in guerra». Da questo punto di

vista, l'articolo è povero, non solo per la ragione detta dal collega Fassina, ma anche

perché potremmo trovarci in condizioni nelle quali siamo in guerra e non siamo in

grado di attivare quel meccanismo.

Questo andrebbe rivisitato, perché i processi di revisione costituzionale andrebbero poi

ricondotti... non sono finiti, a mio avviso. Spero che siano finiti come questione

centrale per la pubblica opinione. Qualche aggiustamento dopo potrà servire, usando la

via di quelli che sono stati negli Stati Uniti gli amendments: il primo è arrivato solo

quattro anni dopo l'approvazione della Costituzione. Quindi, c’è un problema sulla

dichiarazione di guerra.

C’è un problema particolare che riguarda le politiche europee e ha diverse dimensioni.

Un aspetto del problema riguarda l'adesione dell'Italia all'Unione europea. È vero, noi

abbiamo nella Costituzione esistente una base sufficiente, ma ampliare questa base,

nella sperata crescita di un'effettiva unione politica, non sarebbe stato inutile, e su

questo vedo che il problema non è al centro delle nostre preoccupazioni, ma dovrebbe

esserci, dovrebbe esserlo molto di più.

Un altro aspetto riguarda la formazione della posizione italiana sugli atti in discussione

nell'Unione europea, perché noi abbiamo introdotto, con le 234 del 2012, mi 11 del

2005, poi la n. riforme fatte in materia, la legge n. pare, la possibilità per il Parlamento

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di dare delle indicazioni vincolanti al Governo. Il Ministro può ricevere dal Parlamento

l'ordine o di ottenere un certo risultato o di non dare il proprio voto a nessun

compromesso diverso, che non contenga il risultato che gli è stato indicato che deve

raggiungere.

E se non ci riesce ? Se non ci riesce, darà un voto provvisorio, tornerà e il Parlamento

gli dirà se quel voto lo può mantenere oppure no. Se diamo al Parlamento poteri così

penetranti sulla politica europea, poi dobbiamo essere sicuri che il Parlamento sappia

quello che vuole. Adesso abbiamo due Camere, elette su basi diverse, non omogenee e

con una relativa facilità che ci possa essere un'indicazione di una Camera e

un'indicazione dell'altra. A chi deve obbedire il povero Ministro ? Vogliamo metterlo

in chiaro ? Nel testo attuale, questo non è chiaro.

Io mi auguro che ci sia, forse, un ordine del giorno, una dichiarazione

interpretativa, non lo so, ma è una questione che mi auguro non si ponga nel breve

periodo, ma che certamente è reale e va sanata, perché le leggi si fanno cercando di

considerare, per quanto possibile, tutti i casi che si possono presentare e, soprattutto, i

casi più sfavorevoli. E questo non è un caso del tutto cervellotico, non è un caso di

scuola: è una possibilità reale, dati i sistemi che abbiamo scelto per l'elezione della

Camera e del Senato.

Ci sarebbe, oggi, una maggioranza omogenea tra Camera e Senato eletto con le nuove

regole ? Forse. C’è sempre stata nella storia repubblicana ? No, andate a vedere i

risultati delle elezioni regionali, anzi, le elezioni regionali hanno spesso avuto in Italia

la funzione che hanno negli Stati Uniti le elezioni di midterm. Le elezioni di midterm

sono elezioni nelle quali si sfoga il malcontento contro il Governo in carica. Siccome

un Governo serio fa all'inizio della legislatura tutte le riforme amare, in modo che la

gente abbia la possibilità di vedere che funzionano, e, poi, magari lo voti dopo cinque

anni o dopo quattro anni, negli Stati Uniti, avendo visto che hanno funzionato, cosa

succede negli Stati Uniti ?

Che il midterm è il momento in cui le riforme sono fatte, gli effetti ancora non si

vedono e il Governo, in genere, perde. Se succede così anche da noi, come è successo

in un passato anche recente, come facciamo in politica europea ? Abbiamo due centri

che alternativamente possono dire al Governo cosa deve fare e il Governo cosa fa ?

Quindi, c’è bisogno di ricondurre ad unità il tema delle politiche europee. Secondo me,

è più ragionevole che lo si riconduca ad unità presso la Camera che non presso il

Senato, ma, al limite, va bene anche presso il Senato, purché ci sia su questo una

chiarezza.

E, quindi, arriviamo alla conclusione di questo itinerario. Ripeto, non sono le riforme

ideali, non è la Costituzione ideale, non è la Costituzione che io avrei scritto: è la

Costituzione migliore che si possa fare, oggi, in questo Parlamento, e questa riforma

bisogna farla oggi, in questo Parlamento, con una maggioranza che riesce a costruirsi

dentro questo Parlamento. Poi, dobbiamo anche uscire da un certo mito della riforma

istituzionale: le istituzioni funzionano sulla base di testi scritti, ma moltissimo anche

sulla base di convenzioni non scritte, di una prassi che si forma nell'attività quotidiana.

E qui tocchiamo un altro tema: è difficile che le istituzioni possano funzionare bene

se non c’è anche un certo galateo parlamentare, la convinzione comune che bisogna

lavorare a servizio della medesima nazione. Non c’è Parlamento se non c’è

legittimazione reciproca e il riconoscimento reciproco, ed è quando c’è questo che la

prassi parlamentare progressivamente o prepara nuove riforme costituzionali o le

realizza, di fatto, per consuetudine costituzionale. In Gran Bretagna la consuetudine

costituzionale è tutto, perché la lettera costituzionale non c’è, ma anche in altri Paesi, e

anche qui da noi, è stata un elemento di grandissimo rilievo.

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E qui c’è un problema che non si può risolvere in sede di riforma, ma che interpella

tutti noi. Viviamo un tempo di crisi della democrazia. Come se ne esce ? Se ne esce in

avanti con l'Europa o se ne esce tornando indietro con un'impossibile

rinazionalizzazione delle politiche; e, se se ne esce in avanti, guardando verso l'Europa,

siamo capaci di ricostruire, a livello nazionale, gli strumenti di una partecipazione

effettiva italiana alla democrazia europea ? Questo non avviene senza legittimazione

reciproca, senza la capacità di vivere il sentimento di un'unità nazionale.

È tanto più grave, questo, in un momento in cui noi, generazioni che avevano pensato

di essersi liberate dalla ossessione della guerra con la caduta del muro di Berlino,

viviamo di nuovo in un mondo pericoloso. In questo mondo pericoloso bisogna

ritrovare le ragioni dell'unità e le ragioni dell'identità. Mi auguro che questa riforma sia

un contributo, limitato, ma importante; un passo nella direzione di questo recupero.

Grazie per la vostra attenzione.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione

sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 2613-B)

PRESIDENTE. Non vedo più i relatori di minoranza.

Ha facoltà di replicare il relatore per la maggioranza, il deputato Emanuele Fiano.

EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza.

La ringrazio, Presidente. Molto brevemente, ringrazio i colleghi, il Ministro Boschi, i

rappresentanti del Governo. Mi preme solo, al termine di questo dibattito che ho

ascoltato con attenzione, per il rispetto che porto a tutti i colleghi, riferirmi in

particolare ai colleghi che qui hanno elevato critiche molto profonde nel merito e nel

metodo dell'approvazione di questo disegno di legge di revisione costituzionale, perché

a me preme chiarire dei concetti che mi trovano in disaccordo con alcuni dei colleghi

che sono intervenuti. Penso al collega D'Attorre, al quale ovviamente mi ha legato una

militanza sino a pochi giorni fa e una condivisione di percorso, per lo meno nella

stessa sede della Commissione affari costituzionali della Camera, perché a me preme

ribadire ciò di cui sono totalmente certo e che è inscritto nel testo che noi stiamo

approvando: non è vero che noi stiamo cambiando la formula di Governo di questo

Paese, nel testo di riforma costituzionale. Non è vero che si riduce in questo testo lo

spazio di azione del Parlamento nei confronti del Governo, nella contemporanea

attuazione della legge elettorale e della riforma costituzionale. Non è vero, come ha

avuto modo di sostenere il collega D'Attorre, che il Presidente del Consiglio che

governerà con questa riforma costituzionale e con la legge elettorale che abbiamo

approvato controllerà la maggior parte dei parlamentari che sosterranno la sua

maggioranza. Anzi, è vero il contrario, perché di quei 340 deputati che nella Camera

garantiranno la maggioranza che darà la fiducia al Governo solo 100 saranno eletti

come capolista bloccati. È vero, invece, che il Parlamento ha presidiato, nell'ambito del

percorso di modifica costituzionale, il concetto che alcuni degli enti di garanzia

costituzionale fossero eletti con dei quorum che garantissero maggioranze più ampie di

quelle che sostengono il Governo. Questo vale sia per il quorum di elezione del

Presidente della Repubblica sia per altri quorum di elezione, anche se al Senato si è

modificata la modalità di elezione dei cinque membri della Corte costituzionale di

nomina parlamentare, perché si è ritornati ad un'elezione di due membri da parte del

Senato e di tre membri da parte della Camera dei deputati. Io penso che, essendo

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ovviamente legittima qualsiasi critica su questo disegno di legge costituzionale, sia

importante la certezza di sapere che alla fine saranno gli elettori italiani, con lo

strumento del referendum, a decretare o meno – io sono certo in senso positivo – il loro

favore alla riforma che stiamo approvando. Secondo me è importante che, invece,

questo Parlamento sia convinto del fatto che ci possono essere ricette e soluzioni

diverse, ma noi non stiamo scrivendo una nuova strada pericolosamente autoritaria per

il sistema di governo e il sistema parlamentare di questo Paese. Mi premeva dire

questo, nel grande rispetto di tutte le opinioni che ho ascoltato, perché penso che debba

essere scritto – perlomeno per quello che riguarda il relatore, e so di poter parlare

anche a nome del gruppo del Partito Democratico, in questo caso – che nella diversità

delle opinioni è necessario segnalare al Paese, a coloro che ci ascoltano, a coloro che

leggeranno i testi del nostro dibattito parlamentare, che noi stiamo innovando il

sistema istituzionale e parlamentare di questo Paese, non stiamo scrivendo una

pericolosa strada autoritaria per questo Paese.

PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Fiano. Prendo atto che la rappresentante del Governo,

Ministra Boschi, rinunzia alla replica.

(Annunzio di questioni pregiudiziali – A.C. 2613-B)

PRESIDENTE.

Avverto che sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità 2 e le

questioni pregiudiziali di merito1 e Brunetta n. Invernizzi ed altri n. 2, che saranno

esaminate e poste in 1 e Dadone ed altri Scotto ed altri n. votazione nella seduta di

martedì prossimo, 24 novembre, a partire dalle ore 10, prima di passare all'esame degli

articoli del provvedimento. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

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XVII LEGISLATURA

Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 528 di martedì 24 novembre 2015

La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 10,20.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429-B – Disposizioni per

il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il

contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la

revisione del titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione,

dal Senato, modificato, in prima deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in

prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 2613-B).

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2

INDICE

Seduta n. 528 di martedì 24 novembre 2015

PRESIDENTE. ..................................................................................................................................... 3

MARCO RONDINI. ............................................................................................................................ 4

ROBERTO OCCHIUTO. .................................................................................................................... 5

CELESTE COSTANTINO. ................................................................................................................. 7

FABIANA DADONE. ......................................................................................................................... 9

DORINA BIANCHI. ......................................................................................................................... 12

GIAN LUIGI GIGLI. ......................................................................................................................... 13

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. ................................................................................................ 14

ALAN FERRARI. .............................................................................................................................. 15

IGNAZIO LA RUSSA. ...................................................................................................................... 17

Votazione sulle questioni pregiudiziali di merito Scotto e Dadone ed altri ................................... 19

PRESIDENTE. ................................................................................................................................... 20

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 2613-B) ............................................................................................... 20

DANILO TONINELLI. ..................................................................................................................... 20

FEDERICA DIENI. ........................................................................................................................... 28

GIANNI MELILLA. .......................................................................................................................... 33

EMANUELE COZZOLINO. ............................................................................................................. 35

RICCARDO NUTI. ........................................................................................................................... 38

DALILA NESCI. ............................................................................................................................... 48

ANDREA CECCONI. ....................................................................................................................... 56

GIUSEPPE D'AMBROSIO. .............................................................................................................. 64

FABIANA DADONE. ....................................................................................................................... 73

ALFONSO BONAFEDE. .................................................................................................................. 81

GIULIA SARTI. ................................................................................................................................ 87

SIMONE BALDELLI. ....................................................................................................................... 96

MARA MUCCI................................................................................................................................ 104

EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. ..................................................................... 109

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XVII LEGISLATURA

Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 528 di martedì 24 novembre 2015

La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 10,20.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429-B – Disposizioni per

il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il

contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la

revisione del titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione,

dal Senato, modificato, in prima deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in

prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 2613-B).

PRESIDENTE.

L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale,

già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato in prima deliberazione

dalla Camera e nuovamente modificato, in prima 2613-B: Disposizioni per il

superamento del. bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il

contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e

la revisione del titolo V della parte II della Costituzione.

Ricordo che nella seduta del 20 novembre 2015 si è conclusa la discussione sulle linee

generali e che il relatore per la maggioranza è intervenuto in sede di replica.

(Esame di questioni pregiudiziali – A.C. 2613-B)

PRESIDENTE.

Passiamo all'esame delle questioni pregiudiziali di costituzionalità Invernizzi ed altri e

Brunetta e Occhiuto questioni pregiudiziali di merito e Dadone ed Scotto ed altri (Vedi

l'allegato A – A.C. 2613-B).

Avverto che la questione pregiudiziale di costituzionalità Brunetta stata sottoscritta

anche dal deputato Occhiuto.

A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni

pregiudiziali, ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3

del medesimo articolo 40, può intervenire uno solo dei proponenti di ciascuno degli

strumenti per illustrarlo per non più di dieci minuti, nonché un deputato per ognuno

degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.

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Chiusa la discussione, l'Assemblea decide, ai sensi dell'articolo 40, comma 4, terzo

periodo, del Regolamento, con un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali di

costituzionalità e poi, con altra unica votazione, sulle questioni pregiudiziali di merito.

Il deputato Rondini ha facoltà di illustrare la 1. questione pregiudiziale di

costituzionalità Invernizzi ed altri.

MARCO RONDINI.

Signora Presidente, l’iter procedurale del testo di riforma costituzionale sul quale

abbiamo presentato una pregiudiziale, che è relativo a ben 47 articoli della Carta, ha

subito un'accelerazione di carattere politico, voluta da questo Esecutivo. Al Senato è

stato approvato in Aula, senza passaggio in Commissione e quindi senza relatore,

perché la maggioranza ha preferito evitare un confronto serrato con le opposizioni in

un ambito dove i numeri non garantivano di blindare il testo. Lo strappo istituzionale

che ha sottratto il testo della riforma alla discussione nella Commissione di merito in

violazione degli articoli 34, 102 e 120 del Regolamento presenta evidenti profili di

incostituzionalità in relazione al dettato di cui all'articolo 72 della Costituzione,

secondo il quale ogni disegno di legge, presentato ad una Camera è, secondo le norme

del suo Regolamento, esaminato da una Commissione e poi dalla Camera stessa, che

l'approva articolo per articolo e con votazione finale; la procedura normale di esame e

di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge

in materia costituzionale. L'esame del provvedimento al Senato è stato inoltre viziato

da atteggiamenti arbitrari ed eccessivamente discrezionali nell'interpretazione delle

consuetudini e del Regolamento da parte della Presidenza. Una condotta che noi

riteniamo manifestamente incostituzionale rispetto alle garanzie che la nostra Carta

fondamentale attribuisce ai gruppi parlamentari di opposizione. L'elezione di secondo

grado del Senato è una violazione dell'articolo 1 della Costituzione in quanto il popolo,

titolare della sovranità, viene privato del diritto di esercitarla.

È un esercizio che, fra l'altro, abbiamo già visto manifestarsi in occasione della riforma

delle province, che vengono consegnate, anche quelle, a un'elezione di secondo grado.

In più, quella è sicuramente una riforma pasticciata, perché oggi non si capisce più a

chi sono delegate le materie che erano delegate alle province, creando dei disagi

enormi ai cittadini.

Ma, tornando al disegno di legge sul quale abbiamo presentato la questione

pregiudiziale, noi riteniamo che l'effetto della prospettata riforma del bicameralismo,

unito alla modifica della legge elettorale, con una Camera dei deputati a vocazione

ipermaggioritaria, e al rafforzamento delle prerogative del Governo in Parlamento è

suscettibile di determinare effetti distorsivi dell'equilibrato rapporto fra i poteri dello

Stato.

La lettura, in combinato disposto, delle riforme in esame e dell'approvata legge

elettorale permetterà che un partito con solo il 25 per cento possa scegliere il

Presidente della Repubblica, i cinque membri della Corte costituzionale ad

appannaggio del Parlamento e, attraverso il Presidente della Repubblica, anche gli altri

cinque, quindi dieci su quindici; nomina le Authority e i membri del Consiglio

superiore della magistratura. Un sistema autoritario, in sostanza, che si contrappone al

principio cardine della nostra Carta costituzionale, sancito dall'articolo 1.

Il disegno di legge costituzionale in esame propone di modificare le disposizioni

contenute nei titoli I, II, III, V e VI della parte II della Costituzione e nelle disposizioni

finali. Una legge costituzionale dal contenuto disomogeneo che, qualora si pervenisse a

un referendum confermativo, si porrebbe in violazione della sovranità popolare e della

libertà di voto, poiché obbligherebbe in modo coercitivo gli elettori ad esprimere un

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solo voto sull'intero testo, nonostante le modifiche della Costituzione siano varie e

disparate.

Dalla lettura del nuovo articolo 117 è riscontrabile una molteplicità e varietà di termini

utilizzati per indicare le competenze legislative esclusivamente statali e quelle riferite

alla potestà regionale: «principi fondamentali», con riferimento all'articolo 122 della

Costituzione; «norme di coordinamento», con riferimento alla finanza pubblica e al

sistema tributario; «principi generali», con riferimento al patrimonio dei comuni, delle

città metropolitane e delle regioni; «profili ordinamentali generali» relativi agli enti di

area vasta definiti con legge dello Stato e richiamati nell'articolo 40 del disegno di

legge. Formule confuse che genereranno sicuramente numerosi conflitti di attribuzione

dinanzi alla Corte costituzionale. Tutto ciò in manifesta violazione del principio

sancito dall'articolo 5 della Costituzione. La presente riforma costituzionale

depotenzia, di fatto, le regioni, privandole di qualunque tipo di funzione, sopprimendo

la materia concorrente e mettendola sempre in capo allo Stato e introducendo la

formula della clausola di supremazia, foriera di un effetto distorsivo rispetto alla

potestà legislativa regionale, con una clausola che prevede che la legge dello Stato può

intervenire su proposta del Governo in materie non riservate alla legislazione esclusiva

dello Stato, quando lo richieda la tutela dell'unità giuridica o economica, ovvero la

tutela dell'interesse nazionale e tutto ciò a danno delle regioni.

Per questi motivi, che sono riportati anche nel testo della nostra questione

pregiudiziale, riteniamo che non debba proseguire l'iter di approvazione di questo

disegno di legge e chiediamo naturalmente che questo, con un voto favorevole sulla

nostra questione pregiudiziale, si possa fermare (Applausi dei deputati del gruppo Lega

Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Il deputato Occhiuto ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di 2.

costituzionalità Brunetta e Occhiuto.

ROBERTO OCCHIUTO.

Grazie, signora Presidente. Il testo di riforma al nostro esame, nel tentare di cambiare

l'impianto ordinamentale della Costituzione, incide significativamente anche sulla

forma di governo del nostro Paese. Non è un mistero che il dibattito dottrinale che, nel

frattempo, si è sviluppato intorno alla riforma e che ha avuto voce anche in Parlamento

durante le audizioni, abbia rilevato numerose criticità, le stesse che Forza Italia

evidenzia da diverso tempo e che noi abbiamo indicato nella nostra pregiudiziale di

costituzionalità.

Tra le perplessità avanzate dagli esperti, una particolare riflessione merita

l'osservazione riportata all'interno della nostra questione pregiudiziale, che è relativa al

combinato disposto della legge elettorale approvata lo scorso maggio con la riforma

costituzionale attualmente in discussione, che comporterebbe un cambiamento

surrettizio della forma di Governo che, con il tempo, porterebbe ad una sorta di

premierato assoluto. Con il combinato disposto di questa riforma con la legge

elettorale approvata, avremmo cioè un sistema che potrebbe concedere il premio di

maggioranza ad una sola lista anche se questa accedesse al ballottaggio soltanto con il

25, il 26 per cento o solo qualcosa di più di tutte le altre. A causa dell'esclusione della

possibilità di apparentamento, si darebbe ad una ristrettissima minoranza elettorale il

controllo assoluto della Camera e la conseguente possibilità di scegliere quasi tutte le

cariche istituzionali e tutti gli organismi di garanzia. Avremmo un sistema insomma

privo di ogni bilanciamento, senza quei pesi e quei contrappesi necessari per garantire

l'equilibrio tra i poteri dello Stato.

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Si tratta di un elemento particolarmente rilevante che, come Forza Italia, abbiamo

denunciato anche nel corso dell'esame della legge elettorale e che ha avuto un peso

rilevante anche nell'atteggiamento che il mio gruppo ha tenuto nei confronti delle

riforme. Eppure, Forza Italia aveva adottato una linea molto diversa dall'opposizione

che fece la sinistra nel corso della XIV legislatura alla riforma costituzionale portata

avanti allora dal Governo Berlusconi. Avevamo infatti deciso di sostenere, con pari

dignità e responsabilità, le riforme proposte dal Governo Renzi, come una forza matura

e consapevole deve essere in grado di fare. Anche nelle ultime settimane, nei mesi

passati e negli ultimi giorni abbiamo sentito ripetere lo stucchevole ritornello del

cambio di opinione di Forza Italia sulle riforme. Basta con questo ritornello ! È vero,

avevamo creduto a Renzi; avevamo creduto a Renzi, come molti italiani avevano

creduto a Renzi e ora non ci credono più.

Avevamo creduto al Presidente del Consiglio, come molti suoi ex alleati avevano fatto

e ora non ci credono più. Avevamo creduto insomma che volesse riorganizzare

l'assetto costituzionale del Paese attraverso un ordinato e corretto rapporto dialettico

fra maggioranza e minoranze, ma i fatti hanno dimostrato che evidentemente così non

era.

Le decisioni assunte in merito alle riforme, tali da determinare un combinato disposto

da deriva autoritaria ci hanno portato a prendere le distanze da questo testo.

Bisogna sottolineare inoltre che il testo approvato in terza lettura dal Senato è assai

più pasticciato rispetto a quello originariamente presentato dal Governo. Nel testo

originario infatti si potevano rintracciare alcuni aspetti che erano già presenti nella

riforma costituzionale del 2005, promossa dal Governo Berlusconi. Mi riferisco in

particolare alla fine del bicameralismo perfetto e ad un Senato rappresentativo delle

realtà regionali.

Oggi, invece, discutiamo un testo fortemente peggiorato. Nel passaggio da questo ramo

del Parlamento all'altro, gli aspetti più controversi, in verità assai discussi anche nel

Partito Democratico, riguardavano le funzioni del Senato e il meccanismo di elezione

dei senatori e, anche rispetto a questi due aspetti, le ultime modifiche apportate dal

Senato, non solo non hanno risolto le questioni più problematiche che la dottrina aveva

evidenziato, ma in fondo hanno introdotto soluzioni che sono addirittura peggiorative e

che aumentano i dubbi e le perplessità.

Che cosa vuol dire nella nuova formulazione dell'articolo 57 che i senatori saranno

eletti in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri ?

Bisogna essere un giurista o un costituzionalista per capire che questa è un'espressione

troppo vaga e indeterminata ? Bisogna essere un fine giurista per capire che questa

espressione, contenuta nell'articolo 57 della nostra Costituzione, rischierà di generare

una confusione che non è degna del dettato costituzionale ? Non c’è inoltre un'evidente

violazione dell'articolo 1 della Costituzione in merito all'elezione di secondo grado del

Senato, in quanto il popolo titolare della sovranità viene privato del diritto di

esercitarla ? Secondo noi, c’è questa violazione, lo abbiamo scritto nella nostra

questione pregiudiziale.

Si introduce, poi, un meccanismo di forte disomogeneità nel metodo di elezione di un

organo che ha già una composizione fortemente disomogenea, perché è un organo

formato da rappresentanti di enti territoriali diversi, come sono le regioni e i comuni.

Infatti, se si accetta la premessa per cui al Senato i comuni debbano essere

rappresentati, non si comprende la motivazione per la quale i loro rappresentanti, i

rappresentanti dei comuni in Senato, non solo non debbano essere scelti dai cittadini,

come accade per i consigli regionali, e nemmeno dai comuni stessi bensì dai consiglieri

regionali. Che c'entra questo ? Pertanto, nell'ambito dell'indicazione da parte dei

cittadini dei futuri senatori vengono esclusi i sindaci che, invece, saranno scelti in

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piena autonomia da parte degli organi consiliari delle regioni, con una ingiustificata

disparità di trattamento rispetto ai senatori di provenienza dal livello regionale.

E intervengo ancora sulle competenze che saranno attribuite al Senato (anche queste

abbiamo segnalato nella nostra pregiudiziale). Su quelle competenze, indicate

all'articolo 55, mi chiedo che senso ha avuto, nelle modifiche apportate al testo,

conservare il nucleo di funzioni assegnate al Senato aggiungendone diverse altre, quasi

a ottenere il superamento del bicameralismo perfetto ma lasciando inalterato il peso

istituzionale della seconda Camera, quasi ad ottenere, come è stato detto da qualcuno

in audizione, «la botte piena e la moglie ubriaca».

Come è noto, l'intento primario della riforma dovrebbe essere quello di escludere il

Senato dal circuito fiduciario e di ridurne drasticamente il peso nel procedimento

legislativo. La trasformazione del ruolo del Senato, quale Assemblea rappresentativa

degli enti territoriali, si accompagna a un riassetto fortemente centralistico della forma

di Stato e, dunque, ad una sua fisiologica marginalizzazione nel procedimento

legislativo.

Ma sembra che, proprio per sopperire a questo rischio il Governo e soprattutto la

maggioranza abbiano sentito il bisogno di compensare in qualche modo il Senato. Ciò

è avvenuto incrementando la quantità e la qualità delle leggi bicamerali, che

attualmente sono decisamente troppe, visto che la forma di governo rimane

parlamentare e che il Senato non partecipa al circuito fiduciario, accumulando, però,

tutta una serie di funzioni assai eterogenee in capo all'organo. Con riguardo a tale

ultimo profilo, è evidente che la prospettiva risarcitoria nella quale in terza lettura si è

operato, rischia di produrre più danni che benefici, rompendo la razionalità

dell'originario progetto di riforma rispetto allo scopo perseguito.

Inoltre, tra le funzioni della seconda Camera è stata aggiunta quella di valutare – e non

solo di concorrere a valutare – le politiche pubbliche, l'attività delle pubbliche

amministrazioni, l'impatto delle politiche europee. Il problema, però, non si limita alla

coerenza: infatti, la valutazione delle politiche pubbliche, dell'attività delle pubbliche

amministrazioni e la verifica delle leggi dello Stato e dell'impatto delle politiche

dell'Unione europea sui territori sono funzioni assai evanescenti, difficile da

perimetrare e ancora più da esercitare. Avremmo voluto più chiarezza anche su questo

tema.

Queste, signora Presidente, e altre sono alcune delle questioni, alcuni dei vizi che

abbiamo indicato nella nostra pregiudiziale di costituzionalità. Queste sono alcune

delle ragioni della nostra contrarietà alla riforma che proponete. Abbiamo visto che la

Ministra Boschi canta già vittoria, dicendo che il referendum sicuramente sarà

approvato. Io vorrei ricordare alla Ministra Boschi, al Presidente del Consiglio e al

Governo che spesso, quando si pone mano alle riforme costituzionali e alla legge

elettorale senza un rigore istituzionale che questa opera vorrebbe, si determina una

vera e propria eterogenesi dei fini.

Quindi, non cantate vittoria e aspettate di giudicare quello che sarà l'esito del giudizio

dei cittadini rispetto a questa pasticciata riforma su cui anche noi, in questa lettura alla

Camera, ci esprimeremo in maniera contraria, come abbiamo già anticipato attraverso

la nostra pregiudiziale.

PRESIDENTE. La deputata Celeste Costantino ha facoltà di illustrare la questione 1, di

cui è cofirmataria.pregiudiziale di merito Scotto ed altri.

CELESTE COSTANTINO.

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Grazie, signora Presidente. Al quarto passaggio di questa riforma è del tutto evidente

che presentare una pregiudiziale di costituzionalità ha solo un obiettivo: quello di

ribadire, ancora una volta, l'illegittimità con cui si stanno apportando guasti alla Carta

costituzionale e, di conseguenza, alla qualità della nostra democrazia.

Le criticità che già caratterizzavano l'iniziale testo governativo ormai sono

consolidate nel testo adesso in esame. Per esempio, l'elezione di secondo grado del

Senato viola l'articolo 1 della Costituzione: il popolo, titolare della sovranità, viene

privato del diritto di esercitarla. La trasformazione del Senato da elettivo a non elettivo

sottrae l'elettore del potere di legittimazione diretta di quell'istituzione.

L'effetto della prospettata riforma del bicameralismo, unito alla modifica della legge

elettorale con Camera dei deputati a vocazione ipermaggioritaria e al rafforzamento

delle prerogative del Governo in Parlamento, è suscettibile di determinare non solo

effetti distorsivi dell'equilibrato rapporto fra i poteri dello Stato ma anche un

intollerabile restringimento della rappresentanza politica attraverso la soglia di

sbarramento, una soglia che penalizza eccessivamente i partiti minori determinando

una larghissima esclusione sociale e politica.

In dottrina esiste l'unanimità su un concetto fondamentale, secondo cui il potere deve

essere ripartito tra più soggetti ed organi in modo tale che nessuno di essi sia in

condizione di sopraffare gli altri. La pluralità degli organi costituzionali comporta che

questi siano reciprocamente indipendenti e si trovino in una condizione di equilibrio

che sia tale da garantire, in modo effettivo, il ruolo che a ciascuno di essi è attribuito. I

costituenti hanno saputo costruire un sistema fondato su pesi e contrappesi, in grado di

funzionare perfettamente e capace di resistere alla prova del tempo e a contesti

profondamente diversi.

Il testo al nostro esame, nel combinato disposto con la nuova legge elettorale

denominata Italicum, determina, come risultato finale, un monocameralismo dominato

da una coalizione di partiti non legittimata dalla maggioranza degli elettori, privo di

contropoteri e con un aumento esponenziale di nuovi poteri. Infatti, se la Camera

elegge, con i suoi 630 deputati, praticamente da sola, in un Parlamento in seduta

comune composto da circa 730 membri – 630 deputati più i 100 senatori –, il

Presidente della Repubblica, un terzo dei componenti del CSM e tre dei cinque giudici

costituzionali, essendo, inoltre, titolare esclusiva della funzione legislativa e del

rapporto di fiducia con il Governo, per contro il Senato partecipa paritariamente

all'approvazione delle leggi costituzionali ed elegge due giudici costituzionali, ma le

sue attribuzioni, per quanto riguarda la funzione legislativa, sono puramente consultive

e facilmente superabili dal voto contrario, ancorché a maggioranza assoluta, della

Camera dei deputati.

Nello stesso tempo, paradossalmente le funzioni che l'articolo 70 della Costituzione,

così come modificato nel testo al nostro esame, attribuisce al Senato sono davvero

modeste. Il nuovo Senato non ha alcun peso e ciò non tanto per la fonte di

legittimazione, quanto per il fatto che il suo apporto alla formazione delle leggi è

fortemente condizionato dal volere della Camera dei deputati. Inoltre, si profila un

rischio serio proprio per la finanza pubblica, dovuto alle possibili coalizioni tra

interessi regionali per intervenire direttamente sulla spesa pubblica.

La possibilità offerta al nuovo Senato di intervenire sulle leggi di bilancio, con la

convergenza di interessi locali tesi ad aumentare la spesa dello Stato a favore delle

realtà territoriali, costringerebbe la Camera ad approvare poi la legge di bilancio con

una maggioranza rafforzata. Va considerata inoltre – e mi avvio a concludere, signora

Presidente – la sgrammaticatura istituzionale del testo presentato dal Governo, che lo

ha reso, a nostro avviso, difficilmente emendabile senza una seria e ponderata

considerazione degli effetti delle varie modifiche proposte, che oltretutto cambiavano

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in continuazione durante l'iter procedurale. Sono cambiamenti sostanziali che

rappresentano, soprattutto, un segno di debolezza culturale e di grande

approssimazione istituzionale, considerato, inoltre, che si assiste ad una regressione

culturale profonda, con la cancellazione del Senato, la composizione della Camera con

un sistema ipermaggioritario e con la distruzione del sistema di garanzie, con il

risultato di un'alterazione in senso autoritario della logica della Repubblica

parlamentare, codificato nella nostra Costituzione repubblicana, e che, in definitiva, la

riforma in esame avrebbe un impatto devastante sulla sovranità popolare, sulla

rappresentanza, sulla partecipazione democratica, sul diritto al voto. Per tutti questi

motivi, crediamo che non si debba procedere all'esame di questo provvedimento

(Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. La ringrazio, deputata Costantino. La deputata Dadone ha facoltà di illustrare

la sua questione pregiudiziale di merito.

FABIANA DADONE.

Grazie, Presidente. Ci troviamo oggi nuovamente ad esaminare il disegno di legge

Boschi di superamento del bicameralismo perfetto, che, come abbiamo più volte

evidenziato, nasconde, sotto il dichiarato intento di snellire quello che è un farraginoso

procedimento legislativo, una riforma fortemente sbilanciata in favore del Governo. È

una finalità che appare ancora più evidente se si valuta il combinato disposto di queste

riforme insieme alla legge elettorale Italicum da voi concepita. Se questa riforma verrà

approvata, infatti, la nostra Repubblica parlamentare, che ci è stata lasciata in eredità

da ben più saggi di noi padri costituenti, diventerà sostanzialmente una Repubblica

presidenziale. Si sposterà, infatti, l'asse istituzionale in favore dell'Esecutivo. Tanto per

essere chiari, avremo un Governo che con il suo Presidente del Consiglio gestirà

totalmente l'agenda dei lavori parlamentari, ovvero deciderà quali leggi verranno

calendarizzate e quali verranno approvate o meno, e una Camera che, a maggioranza,

eseguirà. Sarà una mera esecutrice, forte anche di quella maggioranza numerica che gli

verrà garantita dal premio di maggioranza, che è inserito all'interno dell'Italicum. È un

problema che, per chi non è addetto ai lavori, può non sembrare così nodale, ma in

realtà lo è, eccome. Infatti, un tipo di riforma di questo genere non si può fare così

come l'avete fatta voi, tant’è che è zeppa di profili di criticità costituzionale.

Passiamo ad esaminare quelli che sono i profili di criticità costituzionale per i quali

abbiamo deciso di presentare la presente questione pregiudiziale. Per fare capire i

motivi, non certamente a voi, perché chi siede in quest'Aula voterà questo testo, che è

frutto di un compromesso, senza battere ciglio, ma per permettere, invece, di capire

meglio il senso di questo testo alle persone che, al di fuori di quest'Aula, seguono i

lavori e che si troveranno a votare tramite referendum questa riforma... Presidente,

posso chiedere che i banchi del Governo siano liberi ? Ci tengo ad essere ascoltata

perché è importante. Grazie.

Innanzitutto è bene ricordare che il procedimento disciplinato dall'articolo 138 della

Carta fondamentale presuppone che l'esercizio di revisione costituzionale spetti ai

membri delle due Camere rappresentative del popolo, cui appartiene chiaramente la

sovranità, secondo il dettato dell'articolo 1, i quali devono essere eletti con un voto,

chiaramente dei cittadini, che è un voto personale, uguale, libero e segreto, a norma

dell'articolo 48 della Carta costituzionale. Peccato che questo sia un Parlamento in

carica nel quale i deputati siano stati proclamati eletti secondo l'applicazione di

meccanismi che sono stati dichiarati 1 costituzionalmente illegittimi dalla Corte

costituzionale con la sentenza del 2014, dalla quale discende una palese ed evidente

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carenza di legittimità di queste due Camere a procedere alla revisione del testo

costituzionale e, a maggior ragione, alla modifica dell'intera Seconda Parte dello

stesso.

Immagino che chi siede tra questi scranni sarà pronto a controbattere che, invece, la

Corte costituzionale, in quella citata sentenza, ha fatto salvi tutti gli atti compiuti da

questo Parlamento in forza del principio di continuità dello Stato. Ecco, peccato che

questa sia l'interpretazione che voi politici date di questa sentenza, ma che la comunità

scientifica, che ritengo essere un pelino più imparziale, interpreta in maniera

decisamente diversa. Lo sanno molto bene i due colleghi di maggioranza che, insieme

a me, in Giunta per le elezioni, hanno seguito i lavori di convalida del plenum di questa

Assemblea. Perché ? Perché per la prima volta si è proceduto, in quella sede, su nostra

istanza, a svolgere delle audizioni informali, proprio per capire gli effetti di quella

sentenza sulla convalida di tutti questi deputati del plenum di questa Assemblea, in

particolare sulla convalida dei seggi del premio di maggioranza, tra i quali siede –

inevitabile ricordarlo – il Ministro per le riforme costituzionali Boschi, il

sottosegretario Scalfarotto e anche lei, Presidente Boldrini.

Dalle audizioni informali sono emersi degli spunti decisamente interessanti. Infatti, in

questa audizione pensi che, su sette costituzionalisti comparsi, cinque hanno detto

chiaramente che non si poteva procedere con la convalida del premio di maggioranza.

Si sta parlando di 148 deputati su 630: 148 voti che oggi, in questa sede, peseranno

sulla votazione di queste riforme costituzionali. Questi cinque costituzionalisti si sono

esposti anche, chiaramente, sul principio di continuità dello Stato, sostenendo che le

Camere avrebbero potuto continuare ad operare grazie a questo principio implicito, ma

limitato nel tempo, come esemplificato dalla stessa Corte in quella sentenza, con il

richiamo alla prorogatio prevista dagli articoli 61 e 77, secondo comma, della

Costituzione, che prevede tutt'al più un allungamento di tre mesi, ma non certo di una

legislatura intera.

In quella sede, per esempio, il professor De Fiores disse che dubitava che il Parlamento

fosse nella condizione giuridico-costituzionale per esercitare il potere di revisione, per

due ragioni: che un Parlamento eletto con una legge elettorale incostituzionale non

potesse essere legittimato a riformare la Carta costituzionale, dalle cui superiori

disposizioni discende, per contrasto, la sua illegittimità, e che la revisione

costituzionale si colloca al di fuori del principio di continuità della funzione degli

organi costituzionali. A sostegno di questa tesi vi è anche il professor Sorrentino.

Questi non sono gli unici cinque costituzionalisti che si sono espressi in questo senso,

tant’è che proprio in quelle audizioni venne citata la pubblicazione di una nota, che era

uscita su Confronti costituzionali, del professor Gino Scaccia della LUISS, il quale ha

sostenuto che, nel momento in cui la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale

la legge elettorale, al di là delle questioni giuridiche, la legittimità politica del

Parlamento viene meno.

Ovviamente, con l'onestà intellettuale che contraddistingue questa maggioranza,

soprattutto il PD, il PD stesso ha fatto orecchie da mercante e ha deciso di andare

avanti dritto per la propria strada, convalidando tutto il plenum dell'Assemblea e

portando addirittura avanti questo scellerato disegno di legge costituzionale. Ma la

domanda che ci poniamo è: siete veramente certi di essere legittimati a stravolgere la

Carta costituzionale ? Io, seriamente parlando, al posto vostro, qualche domandina

comincerei a farmela. E, scusate se insisto a citare le opinioni di costituzionalisti, ma

suppongo che, non essendo loro iscritti al MoVimento 5 Stelle ed essendo decisamente

più autorevoli di me in materia, magari potrebbero farvi cambiare idea, chi lo sa ?

In un'intervista rilasciata questo agosto dal professor Alessandro Pace, che è professore

emerito di diritto costituzionale presso la facoltà La Sapienza di Roma, anche il

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professor Pace si è espresso in merito alla legittimazione di queste Camere con parole

che qualche freno dovrebbero mettervelo, dicendo testualmente...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, si può abbassare il tono della voce, perché si fa fatica a

seguire l'intervento ? Vi ringrazio della collaborazione. Prego, deputata.

FABIANA DADONE.

Grazie. L'attuale Parlamento, mentre doveva approvare le leggi 1 del 2014), non

elettorali secondo le indicazioni della Consulta (sentenza avrebbe dovuto porre mano

alla revisione costituzionale. Le Camere elette nel 2013, in forza di una legge elettorale

poi dichiarata incostituzionale, non possiedono la legittimazione necessaria per

modificare la Costituzione. Inoltre, 1 si evince chiaramente che il principio dalle

battute finali della sentenza di continuità degli organi costituzionali poteva essere

invocato solo per un breve periodo di tempo e non per l'intera legislatura, come da

subito preteso da Renzi, con la conseguenza chiaramente di condizionare la volontà dei

parlamentari nominati con il costante ricatto del possibile scioglimento delle Camere.

Ma lasciamo perdere questo argomento. Facciamo finta che questo Parlamento sia

legittimato. C’è un'altra questione non da meno, ossia che questo disegno di legge è

giunto dal Governo, dall'Esecutivo, cioè è stato il potere esecutivo a proporre una

riforma costituzionale: mamma mia, che orrore ! Io ricordo che, nella passata lettura, il

presidente del gruppo SEL in un intervento citava Calamandrei, ricordando quanto lui

disse in merito alle riforme costituzionali: quando si discutono, i banchi del Governo

dovrebbero essere vuoti. Qui sono zeppi addirittura di deputati che sono lì grazie al

premio di maggioranza. Votano e si sostengono questa riforma, che hanno, peraltro,

proposto loro: un pastrocchio non da poco. È un Parlamento che, a mio parere, senza

spina dorsale, per qualche poltrona, per qualche carica, io non so per cosa, ha svenduto

la massima competenza che ha al Governo.

Oltre a questi profili, ci sono degli altri profili critici, perché ovviamente, quando si

presentano delle riforme di questo genere lo si fa con questa arroganza e con la poca

volontà di discutere ed emergono profili critici notevoli, come, per esempio, quello in

merito al disegno del nuovo Senato, che ha competenze scarse di collegamento con le

istituzioni territoriali, ma ha competenza costituzionali e non si capisce come dovrebbe

essere votato/nominato.

Si viola, come è stato chiaramente già detto prima, il principio di sovranità popolare di

cui all'articolo 1, secondo il quale i cittadini dovrebbero, attraverso il voto, manifestare

la sovranità popolare. Un principio che viene violato dall'articolo 57, secondo e quinto

comma, con una formulazione che è criptica, perché non si capisce: i sindaci sembra

che non debbano essere scelti, mentre invece i senatori consiglieri regionali sì, ma

conformemente al risultato delle elezioni. Quindi, sono due le questioni, o ci si attiene

a quello che l'elettore dice per il consiglio regionale e verrà ad essere riprodotto nella

stessa identica maniera al Senato e, allora, è un duplicato inutile, altrimenti ci si

distacca dalla volontà dell'elettore e, allora, si viola quanto sancito dall'articolo 1.

PRESIDENTE. Concluda.

FABIANA DADONE.

Mi avvio alla conclusione, Presidente. Il professor Gustavo Zagrebelsky, in occasione

della conferenza stampa tenutasi a Torino sul deposito del ricorso contro l'Italicum, ha

detto qualcosa che mi ha fatto sorridere non poco: bisognerebbe chiedere ai sostenitori

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di questa riforma – quindi al Ministro Boschi, in particolar modo – di spiegare come si

faceva a scuola, con parole semplici, che cosa prevede l'articolo 2. Ecco, mi vien da

ridere solo all'idea, perché ho dei dubbi che riuscirebbe a farlo con parole semplici.

Altri profili riguardano i quaranta articoli toccati con una revisione; una revisione è

una piccola modifica, non è uno stravolgimento di un terzo dell'articolato

costituzionale.

PRESIDENTE. Concluda, deputata...

FABIANA DADONE.

Soltanto due minuti.

PRESIDENTE. Concluda, non ha due minuti, il suo tempo è già terminato. La prego, concluda.

FABIANA DADONE.

È un argomento importantissimo. Il referendum è un aut aut, quindi, strumento

plebiscitario e non più garanzia delle minoranze, e poi vi è la questione della doppia

conforme che in realtà avete scelto voi di interpretare così, ma è stata sempre

interpretata in altra maniera; otto gruppi parlamentari e quattro questioni pregiudiziali,

qualche domanda dovreste porvela per quella che è una riforma che un membro di

maggioranza, a microfoni spenti, ha definito costituzionalmente sgrammaticata

(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.

DORINA BIANCHI.

Grazie Presidente; la questione pregiudiziale che tra l'altro riproduce in gran parte gli

stessi argomenti già contenuti nella pregiudiziale respinta dalla Camera il 18 dicembre

dell'anno scorso è non soltanto priva di fondamento, ma ancora sostiene una visione

conservatrice che considera la Carta del 1948 una sorta di «totem» intoccabile e che

ignora che la riforma delle nostre istituzioni si rende necessaria, proprio al fine di non

vanificare gli importanti risultati raggiunti sui diritti fondamentali, grazie, appunto, a

questa Carta.

Ci si dimentica troppo facilmente della vera e propria crisi costituzionale che è emersa

dalle elezioni politiche del febbraio del 2013, quando la legislatura non riusciva

neppure ad avviarsi e, quando, proprio a causa del nostro assurdo e ingombrante

bicameralismo paritario, non c'era una maggioranza in entrambe le Camere, non si

riusciva a formare un Governo né ad eleggere il nuovo Presidente della Repubblica.

Uno stallo istituzionale dal quale si è usciti solo grazie alla rielezione del Presidente

Napolitano e alla formazione di un Governo di grande coalizione. Ci si dimentica

troppo facilmente che allo scoppio della crisi dei debiti sovrani e dell'economia reale

l'Italia si è trovata in una condizione di maggiore fragilità rispetto agli altri Paesi a

causa dell'accumulo di problemi irrisolti negli anni, tra i quali, in particolare, quello del

mancato ammodernamento del nostro sistema istituzionale. Dobbiamo ricordare che

noi tentiamo di ammodernare il nostro sistema costituzionale da circa trent'anni.

Nel nuovo sistema il Senato è la Camera rappresentativa delle istituzioni territoriali,

sede di raccordo tra i legislatori regionali e il legislatore statale, con la finalità di

responsabilizzare il sistema delle autonomie e riportare il contenzioso costituzionale

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entro limiti fisiologici. Si tratta di una Camera che svolge anche altre importanti

funzioni e che, pertanto, non è per niente dequalificata. Il fatto che, poi, coerentemente

con questa impostazione, il Senato sia eletto dai consigli regionali, peraltro, in

conformità alle scelte espresse dagli elettori, non rappresenta affatto una violazione

dell'articolo 1 della Costituzione né della sovranità popolare, come sostiene

erroneamente la pregiudiziale. È priva di fondamento anche la tesi secondo la quale il

combinato disposto della riforma del bicameralismo e della nuova legge elettorale porti

a un intollerabile restringimento della rappresentanza attraverso la soglia di

sbarramento.

Le esigenze di governabilità e di rappresentatività sono, invece, ben contemperate ove

si consideri che il premio di maggioranza assicura uno scarto molto contenuto dei

seggi, rispetto alla maggioranza assoluta, i seggi di scarto sono solo venticinque, e che

la soglia di sbarramento del 3 per cento assicura un ampio pluralismo politico. Quanto

alla cosiddetta corsia preferenziale, ricordo solo che essa corrisponde, addirittura, a una

proposta che è stata fatta e contenuta nel decalogo proposto nel 1982 dall'allora

Presidente del Consiglio Giovanni Spadolini. Non c’è alcun scardinamento dei principi

fondamentali della Costituzione di cui agli articoli 1 e 48, come sostiene la

pregiudiziale. Il disegno di legge di riforma costituzionale ha un contenuto pienamente

omogeneo, perché la riforma del bicameralismo paritario e la riforma del Titolo V sono

due facce della stessa medaglia, rappresentano un disegno unitario di riforma del

nostro assetto istituzionale e, pertanto, gli elettori potranno pronunciarsi nel

referendum confermativo a favore o contro questa riforma, senza alcuna coercizione

della loro volontà.

Quanto alle garanzie del sistema costituzionale, il testo del disegno di legge, in

particolare dopo le modifiche apportate dal Senato e dalla Camera, le ha rafforzate e

non indebolite, come dimostrano le modifiche dell'articolo 64 della Costituzione che

prescrive che i Regolamenti garantiscono i diritti delle minoranze e lo statuto

dell'opposizione, l'articolo 71 sui progetti di iniziativa popolare che non potranno più

rimanere nei cassetti delle Camere e, addirittura, con la previsione di referendum

propositivi e di indirizzo, l'articolo 75 con l'abbassamento del quorum di validità del

referendum abrogativo, l'articolo 77 con le limitazioni della decretazione d'urgenza e

l'articolo 83 relativo all'elezione del Presidente della Repubblica, con l'innalzamento

del quorum per l'elezione del Presidente della Repubblica, che si eleva ai tre quinti dei

componenti e poi dei votanti.

Per tutte queste ragioni, noi siamo dell'idea che la questione pregiudiziale presentata è

priva di ogni fondamento ed è pertanto da respingere (Applausi dei deputati del gruppo

Area Popolare (NCD-UDC)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gian Luigi Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI.

Grazie Presidente, eccoci per l'ennesima volta a parlare di eccezioni di

incostituzionalità, pregiudiziali di incostituzionalità, per quanto riguarda questo

provvedimento. Ciò sembrerebbe un po'paradossale, appunto, dopo che sono state già

respinte più volte queste pretese di incostituzionalità, ma se andiamo a leggere, poi, nel

merito le tre pregiudiziali presentate, scopriamo che, in realtà, al di là del paradosso di

carattere ripetitivo, appunto, di cui ho già detto, in realtà, non si tratta tanto di

sostenere, in ciascuna di queste tre eccezioni di incostituzionalità, una vera

incostituzionalità di questa riforma, se non per specifici punti, su cui tornerò, ma si

tratta in gran parte, andandole a leggere, di valutazioni di merito che, per carità, sono

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rispettabilissime, dignitosissime, interessantissime, ma che non toccano, a mio avviso,

la costituzionalità della materia.

I punti, in realtà, sui quali viene pretesa, appunto, una incostituzionalità del

provvedimento sono riconducibili, invece, sostanzialmente a tre: il primo, ed è il più

grave, riguarda l'ennesima riproposizione, nella pregiudiziale del MoVimento 5 Stelle,

di una pretesa non legittimazione di questo Parlamento a decidere di una riforma

costituzionale. Dico che è l'ennesima volta, perché questo tipo di opinione da parte del

MoVimento 5 Stelle l'abbiamo sentita ribadire in tutte le occasioni, in tutte le salse e in

tutti i dibattiti che si sono svolti in questi anni.

E però vale la pena, forse, una volta per tutte, chiudere questo argomento, rileggendo –

e mi scuserete se 1 del 2014 della Corte costituzionale, lo faccio – quello che la

sentenza nella quale appunto veniva dichiarato incostituzionale in parte il meccanismo

elettorale vigente con il Porcellum, ha con chiarezza stabilito. La Corte dice che la

decisione da essa assunta produrrà i suoi effetti esclusivamente in occasione di una

nuova consultazione elettorale, consultazione che si dovrà effettuare o secondo le

regole contenute nella normativa che resta in vigore a seguito della presente decisione

ovvero secondo la nuova normativa elettorale eventualmente adottata dalle Camere.

Essa, pertanto – dice la Corte –, non tocca in alcun modo gli atti posti in essere in

conseguenza di quanto stabilito durante la vigenza delle norme annullate, compresi gli

esiti delle elezioni svoltesi e gli atti adottati dal Parlamento eletto. In particolare, la

Corte, con riferimento alla pretesa retroattività della sentenza, afferma che la

retroattività vale soltanto per i rapporti tuttora pendenti, con conseguente esclusione di

quelli esauriti, i quali rimangono regolati dalla legge dichiarata invalida. Le elezioni

che si sono svolte in applicazione anche delle norme elettorali dichiarate

costituzionalmente illegittime costituiscono in definitiva e con ogni evidenza un fatto

concluso, posto che il processo di composizione delle Camere si compie con la

proclamazione degli eletti. Del pari, non sono riguardati gli atti che le Camere

adotteranno prima che si svolgano nuove consultazioni elettorali.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 11,15)

GIAN LUIGI GIGLI.

Pertanto, conclude la Corte, nessuna incidenza è in grado di spiegare la presente

decisione, neppure con riferimento agli atti che le Camere adotteranno prima di nuove

consultazioni elettorali. Le Camere sono organi costituzionalmente necessari ed

indefettibili e non possono in alcun momento cessare di esistere o perdere la capacità

di deliberare. Basterebbe questo a smentire una volta per tutte – e sarebbe il caso che i

colleghi non insistessero ulteriormente – la pretesa non legittimazione di questo

Parlamento ad approvare qualunque riforma della Carta costituzionale. Mi fermo qui

Presidente.

PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha

facoltà.

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO.

Grazie, Presidente. Signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, siamo

ancora una volta, come si è detto, a discutere di questioni pregiudiziali di

costituzionalità, che in realtà sono quasi tutte di merito, però alcune considerazioni

vale la pena farle. Ho sentito dire dai colleghi della Lega che sarebbe stata violata la

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Costituzione perché non c’è stato un dibattito al Senato in Commissione, e questo

avrebbe alterato lo schema democratico: non so se alteri di più questo lo schema

democratico o presentare 500 mila emendamenti non scritti, non letti e poi ritirati

all'ultimo dopo aver tenuto il Senato bloccato per qualche mese, compresi i poveri

dipendenti per tutta l'estate, poi seguiti – mi pare – da 82 milioni di emendamenti in

Aula. Ecco, credo che questo di democratico non abbia niente, perché normalmente la

democrazia funziona sulla consapevolezza: la Lega ha cercato di bloccare i lavori con

emendamenti scritti da un software. Credo che se poi è saltato il lavoro in

Commissione non ci si possa lamentare. Poi abbiamo sentito i colleghi di Forza Italia

e, con riguardo alla loro contestazione, devo dire che è abbastanza stupefacente leggere

ancora una volta, nelle loro questioni pregiudiziali di costituzionalità, che l'elezione

indiretta del Senato costituisce una violazione dell'articolo 1 della Costituzione,

addirittura. Qui le colpe vanno al Presidente Mattarella, perché magicamente, quello

che era un passaggio dal passato al futuro, come fu definita dal capogruppo di Forza

Italia al Senato questa riforma, è diventata una violazione dell'articolo 1, e nel mezzo è

successa una sola cosa: è stato eletto un Presidente della Repubblica non gradito a

Forza Italia. Poi ho sentito i colleghi del MoVimento 5 Stelle, che continuano a dirci

che la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimi gli eletti con il premio di

maggioranza: non è così ! La Corte costituzionale ha detto che il Porcellum era

incostituzionale tutto, comprese le liste bloccate.

Quindi, la distinzione tra chi era eletto con il premio di maggioranza e chi non lo era è

una distinzione che va bene per il blog, ma di costituzionale non ha niente. La realtà è

che, come ha detto l'onorevole Gigli, nonostante l'incostituzionalità del Porcellum

questo Parlamento ha il potere e la capacità di legiferare. Invece, per quel che riguarda

le eccezioni pregiudiziali di SEL, esse danno l'occasione di rispondere a un argomento

che è presente in tutte le questioni pregiudiziali, ed è quello che dice: con il 25 per

cento qualcuno può vincere le elezioni della Camera, eleggere da solo il Presidente

della Repubblica e, a quel punto, controllare anche gli altri organi di garanzia. Basta

fare di conto per vedere che non è vero, perché chi vince il ballottaggio, al massimo,

prende 340 parlamentari; per l'elezione del Presidente della Repubblica servono i tre

quinti dei votanti, che, sommando Camera e Senato, fanno 438. Questo vuol dire che,

per elegge il Presidente della Repubblica, chi ha preso il 25 per cento e vinto il premio

di maggioranza ha bisogno di tutti i senatori meno due: essendo il Senato eletto su base

proporzionale, è impossibile che ciò succeda. La realtà è che il meccanismo che esce

con questa riforma rafforza i poteri della minoranza sull'elezione del Presidente della

Repubblica e quindi impedisce anche quell'effetto secondario, che è di controllare

Corte costituzionale e Consiglio superiore della magistratura – come leggiamo spesso

sulle riforme –, perché in realtà il Presidente della Repubblica sarà un Presidente di

garanzia eletto anche con i voti dell'opposizione. Se mai, la preoccupazione in quel

caso, è che con il nuovo sistema l'opposizione potrà bloccare l'elezione del Presidente

della Repubblica; io sono molto più preoccupato di questo. La realtà è che

quell'affermazione, che è l'unica ripetuta in tutte le questioni di pregiudizialità, è

semplicemente sbagliata, basterebbe fare il conto (Applausi dei deputati del gruppo

Scelta Civica per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

ALAN FERRARI.

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Grazie, Presidente. Vorrei controbattere in questo mio intervento ad alcune delle

affermazioni contenute nelle questioni pregiudiziali presentate dai gruppi del

MoVimento 5 Stelle, SEL, Lega Nord e Forza Italia. Primo: questo Parlamento è

legittimato a riformare la Costituzione ? Sappiamo che la sentenza 1 del 2014 ha

dichiarato parzialmente illegittima della Corte costituzionale. la legge elettorale con la

quale questo Parlamento è stato eletto, tuttavia quella sentenza si chiude con il

richiamo al principio di continuità dello Stato – già ricordato poco fa –, ai sensi della

quale le elezioni che si sono svolte in applicazione anche delle norme elettorali

dichiarate costituzionalmente illegittime costituiscono, in via definitiva e con ogni

evidenza, un fatto concluso, posto che il processo di composizione delle Camere si

compie con la proclamazione degli eletti; le Camere sono organi costituzionalmente

necessari ed indefettibili e non possono in alcun momento cessare di esistere o perdere

la capacità di deliberare, ergo questo Parlamento è legittimato. Secondo: il Governo è

legittimato alla presentazione di disegni di legge costituzionali ? Sì. Ai sensi

dell'articolo 71 della Costituzione il Governo gode di iniziativa legislativa, anche

costituzionale, come gli altri soggetti individuati dalla Carta stessa. Ciò premesso, resta

poi alle Camere il potere di esaminare, emendare o respingere proposte di legge.

Questo, peraltro, è ciò che è accaduto nell'ambito di questo provvedimento

(procedimento di revisione), visto che il testo presentato dal Governo è stato

ampiamente modificato sia dalla Camera sia dal Senato. Vi è poi la terza

considerazione sulla procedura di approvazione: diversamente da quanto accaduto in

passato – penso al 1993 e al 1997 –, in questa occasione si è scelto di modificare la

Carta costituzionale ricorrendo alla procedura prevista dall'articolo 138 della

Costituzione, che contempla, come sappiamo, la possibilità di ricorrere a referendum.

Criticare l'eterogeneità del quesito referendario implica un'indiretta critica alla

procedura di cui all'articolo 138 stesso. L'omogeneità del quesito referendario, peraltro,

è un requisito che è stato introdotto dalla Carta in relazione al referendum abrogativo

di cui all'articolo 75, e non è così evidente che debba applicarsi anche al referendum di

cui all'articolo 138. Quarto: per quanto attiene al contenuto del provvedimento, si

lamenta la violazione del principio democratico in relazione all'elezione di secondo

grado del Senato. L'elezione indiretta – e lo dico ora vista anche l'apertura del Senato

sull'indicazione ai cittadini – da parte degli organi eletti direttamente dal corpo

elettorale, in questo caso i consigli regionali, è compatibile con il principio

democratico sancito dall'articolo 1 della Costituzione. Si tratta, infatti, di uno dei

possibili modi di selezione dei componenti della seconda Camera in un Parlamento

bicamerale. Quinto: relativamente alla presunta assenza di contrappesi al Governo e

alla sua maggioranza parlamentare, mi permetto di fare un elenco: il Senato, la Corte

costituzionale, il Presidente della Repubblica, le regioni, gli enti locali, il referendum

abrogativo e la magistratura sono parti di un sistema che è ben ampio di contrappesi.

Per tutte queste ragioni trovo fuori luogo queste pregiudiziali. Detto questo,

Presidente, vorrei concludere con qualche considerazione più politica, perché...

PRESIDENTE. Attenda, onorevole Ferrari, prima di concludere. Colleghi, per favore, dobbiamo

abbassare un po’ la voce, perché è diventato impossibile. Per cortesia ! Prego.

ALAN FERRARI.

Grazie, Presidente. Dicevo che vorrei concludere con qualche considerazione più

politica, perché niente ritengo sia più politico della riforma della Costituzione. E lo

faccio tenendo a mente ancora una volta il preziosissimo lascito del presidente della

Commissione per la Costituzione, onorevole Ruini: che quasi rivolgendosi ai futuri

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revisori del testo sosteneva la basilarità e la futura longevità della Costituzione,

riconoscendo al contempo però la necessità di perfezionarla. Diceva: «Abbiamo la

certezza che durerà a lungo e forse non finirà mai, ma si verrà completando e adattando

alle esigenze dell'esperienza storica. Noi stessi ed i nostri figli – chiudeva –

rimedieremo a lacune e difetti».

Quando questa Camera esaminava il testo nella scorsa lettura, nel gennaio-febbraio

scorso, ebbi modo di dire, insieme a tanti colleghi del Partito Democratico, quanto

fosse significativo il legame tra questa riforma e le altre riforme in corso, su quanto

fosse significativo il legame tra questa riforma e la stabilità del Paese. Oggi, guardando

l'anno che è trascorso, possiamo e dobbiamo constatare che non ci sbagliavamo, che

quel richiamo soprattutto a ciò che sarebbe accaduto dopo l'approvazione della riforma,

era corretto.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ALAN FERRARI.

Allora, a chi si oppone ancora oggi, chiedo che ne sarebbe dell'Italia se qui il

Parlamento non avesse allora creduto in questa riforma ? Che ne sarebbe della riforma

della scuola e le sue 100 mila assunzioni, dei 300 mila posti di lavoro, per venire al

lavoro, della fiducia di imprese e consumatori che aumenta, e quant'altro ? Tutto

questo per dire che allora come oggi serve responsabilità e lungimiranza.

Ho concluso, Presidente. Qualcuno in quest'Aula dice che i Padri costituenti si stanno

rigirando nella tomba. Può essere; ma se lo stanno facendo lo fanno non per chi sta con

coraggio adeguando la Carta ad una società che si muove così velocemente, ma per chi

questo coraggio non lo ha. Il PD respinge queste pregiudiziali e guarda avanti

(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà. Onorevole La Russa, non

vorrei distoglierla da questo dialogo, però deve intervenire.

IGNAZIO LA RUSSA.

Presidente, lei è troppo buono e troppo gentile; e d'altronde il mio intervento è

abbastanza breve. È rivolto innanzitutto ai colleghi che hanno presentato le questioni

pregiudiziali...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole La Russa. Colleghi, soprattutto dietro l'onorevole La Russa: sta

parlando una persona, dovreste abbassare il tono della voce !

IGNAZIO LA RUSSA.

Non mi piace parlare così; comunque decidete, anche se stanno dietro io mi fido,

quindi possono rimanere.

Vorrei soprattutto rivolgermi ai colleghi che hanno presentato le pregiudiziali, per

giustificare il fatto che il mio gruppo non ha inteso presentare alcuna pregiudiziale.

Riteniamo che, essendo ormai alla terza lettura, sia del tutto evidente la volontà di

questa maggioranza di procedere oltre, di superare l'evidente forzatura costituzionale

contenuta nel testo; e invece credo che occorrerà lavorare nei confronti dell'opinione

pubblica affinché questo testo possa essere compreso nella sua interezza, in vista di

quel referendum confermativo che, lì sì, trova motivi di giustificata critica nelle

pregiudiziali. Perché se è vero che sulla legittimità di questo Parlamento la Corte

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costituzionale si è espressa in maniera chiara, non è altrettanto chiaro che la disparità

di temi contenuti nella riforma costituzionale possa correttamente essere affrontata dal

corpo elettorale con un unico referendum, attesa l'assoluta diversità... Quanto meno vi

sono due indirizzi, uno sui poteri attribuiti alle regioni nel rapporto con lo Stato, uno su

tutto il resto del contenuto della riforma costituzionale, che mal si adattano ad un unico

referendum confermativo.

Però l'elemento che comprendo avete voluto sottolineare – ripeto, a mio avviso

inutilmente, ma voteremo a favore di tutte le pregiudiziali presentate – è quello relativo

al modo con cui viene sottratta al corpo elettorale la possibilità di scegliere i senatori.

Su questo abbiamo presentato un emendamento.

So che gli uffici hanno lavorato diverse ore, e li ringrazio; ne parleremo quando poi

affronteremo l'emendamento, per decidere se accogliere o meno l'emendamento che ho

presentato. Anticipo già adesso che esso propone, sia pur nella strettoia determinata

dalla immodificabilità di quanto già deciso nei due passaggi precedenti, che l'elezione

dei senatori avvenga nel momento in cui sono eletti i membri della Camera dei

deputati. Creando un problema, me ne rendo conto, da risolvere col sesto comma dello

stesso articolo; ma un problema è già creato dalla incostituzionalità, quella sì, di questo

evento, che consente alle regioni di sottrarre di fatto, nonostante il «conformemente»,

un potere che invece dovrebbe essere solo ed esclusivamente dei cittadini.

Mi fermo, Presidente, perché so che i minuti scorrono. C’è bisogno di riflettere: di

riflettere sul fatto che questo Governo per la prima volta, perché di solito i Governi si

sono sempre astenuti dall'essere protagonisti nelle riforme costituzionali siffatte, si

sono sempre astenuti dal sovrapporsi al giudizio dei deputati... Non è incostituzionale,

ma è un argomento di opportunità politica, che questo Governo ancora una volta non

ha voluto né saputo cogliere, non ha voluto né saputo considerare la sua natura

accessoria alla regolarità democratica, atteso che è un Governo presieduto da persona

non eletta e votato da un Parlamento in qualche modo delegittimato.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

IGNAZIO LA RUSSA. Pazienza ! Vedremo di riparare, nei modi che la legge ci consente.

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Su un lutto della deputata Liliana Ventricelli.

PRESIDENTE. Comunico che la collega Liliana Ventricelli è stata colpita da un grave lutto: la

perdita del padre. Alla collega la Presidenza la Camera ha già fatto pervenire le

espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidera ora rinnovare anche a

nome dell'Assemblea.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame di questioni pregiudiziali – A.C. 2613-B)

PRESIDENTE.

Passiamo ai voti.

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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni

pregiudiziali di costituzionalità Invernizzi e Brunetta e Occhiuto ed altri.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione)

Votazione sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità Invernizzi e Brunetta e

Occhiuto ed altri.

Cassano, Casellato, De Lorenzis, Sorial...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 434

Votanti 431

Astenuti 3

Maggioranza 216

Hanno votato Si 143

Hanno votato No 288

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato De Lorenzis ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

I deputati Manfredi, Narduolo, Gutgeld e Zampa hanno segnalato che non sono

riusciti ad esprimere voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni

pregiudiziali di merito Scotto e Dadone ed altri

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione sulle questioni pregiudiziali di merito Scotto e Dadone ed altri

Onorevole De Lorenzis, purtroppo c’è in piedi l'onorevole Cominardi e noi non

riusciamo a vedere se lei sta votando o meno. Pensavamo che avesse votato. Se vuole,

glielo spiego in un altro modo, però è così.

Patriarca, Tancredi, Di Lello, Basilio, Pagano. Tancredi, chiedo scusa. Epifani. Bene,

ci siamo tutti ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 439

Votanti 435

Astenuti 4

Maggioranza 218

Hanno votato Si 145

Hanno votato No 290

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(I deputati Manfredi, Zampa e Gutgeld hanno segnalato che non sono riusciti ad

esprimere voto contrario).

(Esame degli articoli – A.C. 2613-B)

PRESIDENTE.

Essendo state testé respinte le questioni pregiudiziali di costituzionalità e di merito

presentate, passiamo al seguito alla discussione del disegno di legge in esame.

Passiamo, dunque, all'esame degli articoli. Avverto che saranno posti in votazione

esclusivamente gli articoli 1, 2, 30, 37, 38 e 39, in quanto modificati dal Senato. Sugli

altri articoli è già intervenuta la doppia lettura conforme da parte delle due Camere.

Avverto, inoltre, che non sono pubblicati nel fascicolo, a norma dell'articolo 70,

comma 2, del Regolamento, gli emendamenti non riferiti a parti modificate dal Senato

conseguenti a tali modifiche.

Avverto altresì che, ad eccezione di quelle dei primi firmatari, tutte le altre

sottoscrizioni apposte agli emendamenti presentati dai deputati del gruppo Movimento

5 Stelle sono state ritirate prima dell'inizio della seduta.

Avverto, infine, che l'emendamento D'Attorre 39.100 è stato ritirato dal presentatore.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 2613-B)

PRESIDENTE.

Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi

l'allegato A – A.C. 2613-B).

Colleghi, ci sono alcuni interventi sul complesso degli emendamenti: pregherei chi

rimane in Aula di stare in silenzio e chi non è interessato di uscire, ma di consentire a

chi deve intervenire di poterlo fare nel modo migliore.

Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative il deputato Toninelli.

Ne ha facoltà.

DANILO TONINELLI.

La ringrazio, Presidente. Il complesso degli emendamenti riguarda l'articolo 1, che è

l'articolo relativo alle funzioni delle Camere, modificato al Senato, in particolare con le

nuove funzioni che vengono assegnate al nuovo Senato.

Questo mi permette di fare un'ampia disamina, Presidente, di tutto quello che è stato il

percorso che ha portato le forze di maggioranza, su iniziativa delle forze di Governo, a

modificare più di quaranta articoli di questa Costituzione. La premessa che faccio,

Presidente, è che il MoVimento 5 Stelle ha depositato circa sessanta emendamenti e ne

ha depositati trenta in Commissione, a dimostrazione, da una parte, della serietà del

gruppo parlamentare che in questo momento rappresento e del fatto che comunque ci

sia una totale contrarietà nei contenuti e nel metodo che la maggioranza ha portato

avanti in questo iter di riforma costituzionale.

Io parto da una disamina di natura generale, che può essere – diciamo – l'embrione, il

presupposto da cui è nata questa riforma; e la parola è «storica», che si è abbinata con

«natura storica» della revisione costituzionale in atto, a cui il Presidente del Consiglio

ha fatto riferimento, virgolettato. Ovviamente, parla il Presidente del Consiglio: «Negli

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ultimi venti anni di riforme in Italia si è parlato tutti i giorni. Negli ultimi venti mesi

noi le abbiamo fatte». È la parte centrale di tutti i suoi discorsi; in ogni suo intervento

lui ha affermato: gli altri parlavano di riforme, noi le abbiamo fatte. Ovviamente noi

sappiamo che la verità è un'altra, ovvero che negli ultimi vent'anni, a differenza di

quanto dice il Presidente del Consiglio, di riforme se ne sono fatte fin troppe – e mi

permetto di andare a vederne qualcheduna – evidentemente tante ed evidentemente

sbagliate.

Andiamo in ordine contrario: prima del Jobs Act ci sono state, ad esempio, le leggi

Treu del 1997, con il Governo Prodi, e la legge Biagi del 2004, col Governo

Berlusconi. Che cosa hanno fatto queste riforme ? Sottolineo e ripeterò sempre più

spesso la parola «riforme» perché è la parola che il Presidente del Consiglio ha più

utilizzato non per dire che cosa rappresentavano, che cos'erano, ma semplicemente per

far passare comunicativamente il messaggio che si trattava di qualcosa di bello, di

qualcosa di nuovo, di qualcosa che faceva bene.

Andiamo a vedere che cosa sono le riforme che si sono fatte negli ultimi vent'anni.

Abbiamo detto la legge Treu e la legge Biagi. Che cosa hanno fatto ? Hanno introdotto

il precariato, che inizialmente era un'eccezione e che, grazie a queste riforme, è

diventata una regola; per arrivare alla riforma Fornero del mercato del lavoro del 2012.

Prima ancora abbiamo avuto la cosiddetta legge obiettivo, che ha dato il via ad una di

quelle monumentali mangiatoie di denaro pubblico che sono state definite «grandi

opere». Ritorniamo alla riforma Fornero delle pensioni del 2011, che ha creato la

categoria degli esodati, ha bloccato il mercato del lavoro e ha distrutto il futuro

pensionistico delle nuove generazioni. Stiamo parlando di riforme.

Poi abbiamo le riforme delle grandi privatizzazioni. Se ne sta parlando molto, ad

esempio, anche sulle Ferrovie dello Stato. Le grandi privatizzazioni partono dal 1992

in poi: quella della telefonia, con cui capitalisti senza capitali hanno spolpato asset

strategici per lo sviluppo del Paese; poi vediamo, ad esempio, la grande riforma

costituzionale dell'Unione europea, partita con il Trattato di Roma del 2004, che però è

stato bocciato nei referendum francese e olandese. E, siccome i burocrati europei

hanno capito che il popolo e i cittadini europei non avevano nessuna voglia di una

Costituzione europea, perché un'Unione europea dei popoli non esisteva ancora, che

cosa hanno pensato di fare ? Hanno inventato il Trattato di Lisbona, quella grande

riforma che è stata ratificata senza referendum e ha creato un'Unione europea senza

democrazia, ed è il contesto in cui viviamo oggi e a cui è seguita l'approvazione dei

fantastici – ovviamente in senso eufemistico – e catastrofici – in senso realistico –

trattati del fiscal compact e del MES, Meccanismo europeo di stabilità. Per arrivare

alle magnifiche riforme istituzionali.

Siamo più vicini ai tempi nostri, la legge elettorale nota come il Porcellum risale al

2005, che è una legge antidemocratica per antonomasia e non siamo noi ad esprimere

questo giudizio politico, ma è stata proprio la Corte costituzionale ad affermare che i

suoi cardini erano di natura antidemocratica, perché incostituzionali. Non

dimentichiamo poi la grande riforma costituzionale del centrosinistra del 2001, che

oggi è definita catastrofica persino da chi l'ha realizzata; e la grande riforma

costituzionale del centrodestra, la riforma Berlusconi, che, come quella che si discute

oggi, voleva cancellare il bicameralismo paritario e rafforzare l'Esecutivo, ma che per

fortuna è stata bloccata con un referendum dell'anno successivo il 2006.

Insomma, signor Presidente, di riforme, di cui si riempie la bocca il segretario del

Partito Democratico nonché Presidente del Consiglio, non eletto da nessuno, ce ne

sono state a bizzeffe negli ultimi vent'anni: tutte riforme che hanno peggiorato la vita e

il benessere dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5

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Stelle). Questo è un dato di fatto, signor Presidente; questo è un dato di fatto e

ovviamente...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Toninelli. Onorevole Verini, gentilmente... La ringrazio. Prego,

onorevole Toninelli.

DANILO TONINELLI.

Grazie, Presidente. ... fino ad arrivare all'attuale riforma costituzionale, che noi ci

siamo permessi di chiamare #schiforma o deforma, come dicono alcuni

costituzionalisti, perché serviva trovare un termine unico, che, come la parola

«riforme», analizzasse il significato reale di quello che si portava dietro come

contenuti.

Quindi, ci rivolgiamo al Presidente del Consiglio per suo tramite, Presidente, di

riforma non c’è nulla e di storico c’è ancora meno.

Ma andiamo ad analizzare nello specifico quelle che sono state le affermazioni del

secondo firmatario di questa proposta di riforma che ha modificato il bicameralismo.

Mi riferisco al Ministro Boschi, che affermava, il 21 luglio del 2014: «a differenza del

passato stiamo facendo un lavoro che non vuole andare avanti a colpi di maggioranza.

Se ci sono dei rappresentanti da parte di Lega o MoVimento 5 Stelle noi siamo ben

contenti. Stiamo facendo un processo di riforme con un partito che rappresenta milioni

di cittadini e che siede in Parlamento». Il Ministro delle riforme Boschi ha poi

aggiunto – rispondendo a chi, rivolgendogli una domanda, le diceva che il PD stava

facendo le riforme con un pregiudicato, riferendosi ovviamente a Silvio Berlusconi –:

«è giusto che ci sia un consenso ampio, perché il PD non vuole andare avanti a colpi di

maggioranza né sulla legge elettorale né sulle riforme costituzionali». Le mie parole

sono virgolettate quindi risalenti al luglio 2014 e sono del secondo firmatario delle

riforme.

Come sono andati invece i fatti, Signora Presidente ? Il Partito Democratico ha fatto

tutto da solo, ha trasferito per l'ennesima volta all'interno di se stesso tutta la sovranità

popolare, pensando che la sua maggioranza in Parlamento potesse rappresentare tutti i

cittadini italiani, anche quelli che non l'hanno votato e ha mandato avanti queste

riforme; ha fatto tutto da solo, nella strada percorsa ha perso Forza Italia, non ha

raccolto nessuna richiesta di modifica da parte del MoVimento 5 Stelle, e io vorrei

indicarle queste richieste di modifica. Infatti, Signora Presidente, perché se escludiamo

quelle che avrebbero intaccato l'ossatura vera e propria della vostra riforma, ce ne sono

altre che invece non avrebbero prodotto modifiche radicali.

Mi ricordo ad esempio la proposta sui vitalizi e le pensioni d'oro. Noi abbiamo

fatto di tutto, presentando emendamenti, affinché si potesse finalmente dire ai cittadini

italiani che alcuni dei privilegi della classe politica finalmente non esistevano più.

Ahinoi non è andata così, ci avete come al solito risposto che non era il momento

giusto, non era luogo giusto e che quindi i vitalizi si dovevano toccare da un'altra parte,

in un'altra sede, in un altro procedimento legislativo, in un'altra legge, con un altro

dibattito, quindi i vitalizi li avete tenuti belli all'interno della Costituzione.

Vi abbiamo anche chiesto di togliere l'immunità parlamentare ai signori consiglieri

regionali, che, salendo sul treno dalla città di provenienza, venivano a Roma e si

spogliavano dei vestiti, magari a righe bianche e nere orizzontali, che gli avevano

messo magari dei magistrati a seguito di inchieste o di condanne che avevano subito.

Questo perché gli avete dato l'immunità parlamentare ! Quindi noi vi abbiamo chiesto:

signori miei, se credete che i nuovi senatori consiglieri regionali debbano rappresentare

non la Nazione, ma gli enti territoriali, significa che dell'immunità non vi è alcuna

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necessità. L'avete lasciata, probabilmente perché avete visto che i vostri maggiori

esponenti all'interno dei consigli regionali più o meno avevano un'indagine in corso,

erano sottoposti come minimo a indagini per le spese pazze. Che fare quindi ? Avete

detto: salviamogli il posteriore, diamogli l'immunità in modo tale che possano svolgere

l'una e l'altra funzione, quella di consigliere regionale e quella di senatore Avete detto

di no anche a questo e ne risponderete ovviamente al vostro elettorato e ai cittadini

italiani.

Vi abbiamo anche chiesto un'altra cosa, che penso più attuale di così non possa essere,

riguardante la deliberazione dello stato di guerra. Voi avete modificato quell'articolo,

mi sembra l'articolo 78 della Costituzione, affermando, anzi scrivendo, che si tratta di

una modifica di una deliberazione fatta solo dalla Camera dei deputati, unica Camera

che dà la fiducia al Governo. Che significa questo ? Significa che a maggioranza

assoluta – inizialmente a maggioranza semplice, poi avete accettato nel corso delle

letture precedenti un emendamento del MoVimento 5 Stelle –, permettevate a questo

Parlamento, eletto con una legge elettorale, l'Italicum, che regala il 55 per cento dei

seggi, molto di più della maggioranza assoluta, ad un unico partito, che magari ha

preso il 20 per cento dei voti del 50 per cento degli aventi diritto al voto, di deliberare

lo stato di guerra. Vi abbiamo detto: signori miei, è piuttosto pericoloso, perché se la

maggioranza di questo Parlamento, dell'unica Camera politica, è in mano ad un unico

capo politico, significa che un'unica persona o un gruppo di persone può decidere sulla

deliberazione dello stato di guerra.

Avete detto di no anche a questa nostra richiesta. Per non parlare, signor Presidente,

dell'elezione dei giudici costituzionali, all'interno della quale noi volevamo inserire

trasparenza e meritocrazia, un dibattito pubblico che permettesse al Parlamento e

all'opinione pubblica di valutare le candidature e di portarle, poi, ad una successiva

elezione. Un percorso, questo, che avrebbe certamente portato alla candidatura di nomi

migliori e all'elezione di rappresentanti, di difensori, di custodi della Costituzione

sicuramente di più alto profilo.

Ma torniamo un po’ al percorso che ha portato a ciò che la Ministra Boschi ha

affermato essere un percorso non «a botte di maggioranza». L'invito ad andare oltre la

maggioranza era rivolto, evidentemente, tornando ai virgolettati del Ministro Boschi,

solo a Berlusconi e solo per motivi di interessi politici, non certo per motivi atti a

trovare le scelte migliori per il bene della collettività, quindi, interessi politici, scambi

di favori e di poltrone, affari di potere, insomma, tutto ciò che non aveva al centro e

non portava con sé l'interesse collettivo. Ovviamente, siccome il MoVimento 5 Stelle è

una forza politica a cui gli scambi di poltrone e i favori reciproci non interessano, ci

avete bellamente tenuto fuori. A riprova di quanto dico, nel vostro rapporto con Forza

Italia sono i fatti. Vi ricordate le motivazioni per cui Forza Italia ha rotto il cosiddetto

patto del Nazareno: non certo perché nel percorso di riforma sia venuta meno qualche

parte di merito del contenuto della riforma stessa. No, parole di Berlusconi, il patto del

Nazareno è venuto meno perché il Partito Democratico ha scelto, senza interpellarlo, il

nome dell'attuale Presidente della Repubblica. Questo fatto, questo passaggio prova

che lì dentro non c'era un lavoro, un accordo, un'alleanza di contenuto per il bene del

Paese, ma un'alleanza di poltrone. Non ultimo, a ribadire la verità, la realtà di quanto

dico, è l'affermazione di questi giorni di Silvio Berlusconi, il quale afferma che nel

patto non c'erano solo le riforme ma c'era anche la legge Severino, quindi una

possibilità per lo stesso Berlusconi di avere quella agibilità politica che aveva perso.

Lo stesso si può dire per la maggioranza di emergenza che avete ottenuto al Senato.

Qui arriviamo alla magnificenza della politica portata avanti dalla maggioranza, in

particolare dal Partito Democratico. Essendo venuto meno il partito di Berlusconi,

perché le poltrone, perché i favori non sono andati a buon fine, siamo arrivati al cuore

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di questa riforma e, veramente, con sommo rammarico, signor Presidente, rilevo che il

cuore di questa riforma, l'unico motivo per cui questa riforma verrà ricordata, sono le

volgarità del senatore D'Anna rivolte ad una senatrice del MoVimento 5 Stelle al

Senato. L'unico passaggio per cui i cittadini italiani ricorderanno questo percorso di

riforma della Costituzione sono le volgarità, ripeto, dei verdiniani, in particolare del

senatore D'Anna, rivolte ad una senatrice del MoVimento 5 Stelle. Perché parlo del

senatore D'Anna ? Perché, venuto meno l'appoggio del partito di Forza Italia, di Silvio

Berlusconi, è arrivato in soccorso, per dare i numeri e per mantenere la maggioranza al

Senato, il partito dei verdiniani. Il senatore D'Anna, in particolare, era un esponente di

spicco dei verdiniani, senza il quale la riforma non sarebbe mai passata. Ribadisco,

costui è tristemente famoso per la volgarità con cui si rivolse, durante le riforme, ad

una senatrice del MoVimento 5 Stelle, ma lo stesso senatore D'Anna, poi, nella prima

lettura, riteneva – o meglio, affermava – che il Presidente del Consiglio fosse un

pessimo riformatore e un ottimo tiranno: questo addirittura pochi mesi prima, scusi se

rido, definiva le riforme come una «fetenzìa» (probabilmente non lo pronuncio

neanche correttamente). Questo significa, Presidente, che anche il nuovo gruppo dei

verdiniani – evidentemente dico un eufemismo ma è necessario dirlo – non è che oggi

stia appoggiando le riforme perché le sposa nel contenuto, ma chissà per quali scambi

di poltrone, chissà per quali promesse elettorali (diventeranno capilista in qualche

collegio, evidentemente). Oggi costoro stanno appoggiando, in sostituzione di Forza

Italia, il partito di maggioranza. Questo è lo scenario in cui si sta portando avanti la

riforma costituzionale, la Costituzione, il patto sociale per antonomasia che disciplina i

rapporti tra tutti i cittadini italiani e tra le istituzioni e gli stessi.

Poi andiamo ad un altro argomento, anch'esso molto interessante, che riguarda le

motivazioni che ci siamo visti, come forza politica, contestare maggiormente, cioè

quelle sulla democrazia diretta, l'aver introdotto all'interno di questo provvedimento

alcuni passaggi sulla democrazia diretta, perché qua le truffe semantiche urlano

vendetta. Allora nella riforma si è detto che ci sarebbero, ci sono, importanti aperture

in questo ambito, quindi partecipazione diretta dei cittadini all'attività legislativa.

Andiamo ad analizzare tutti questi passaggi. Primo: le leggi di iniziativa popolare

dovranno essere obbligatoriamente discusse, ci dicevano; ma noi abbiamo chiesto: ma

come può succedere se poi semplicemente le respingete ? Noi dicevamo in realtà che

dovevano essere direttamente portate in Aula e che ne fosse obbligatoria, ovviamente,

la votazione. Di questo non è stato dato atto. Solo un altro insulto, evidentemente, alla

democrazia, che si somma a quelli visti in tutti i vari passaggi. Unico dato effettivo

sulle leggi...

PRESIDENTE. Scusi onorevole Toninelli. Onorevole Farina, il Governo, soprattutto su un

provvedimento come questo, sta in Aula per ascoltare chi parla e questo deve fare e noi

dobbiamo consentirgli di farlo. Grazie.

DANILO TONINELLI.

Unico dato effettivo, signor Presidente, sulle leggi di iniziativa popolare è che il

numero delle firme, in questa riforma del Governo e della maggioranza, è passato da

cinquanta a centocinquantamila. Quindi: prima truffa. La seconda truffa: è stato

introdotto il quorum per il referendum pari alla maggioranza dei partecipanti alle

ultime elezioni, ma si tiene conto del fatto che anche qui è stato aumentato il numero

delle firme richieste al referendum da cinquecentomila a ottocentomila firme. In più,

c’è una legge costituzionale che va a disciplinare il referendum e in più una legge

ordinaria per declinarla all'atto pratico. Immaginate voi quanto ci metteremo, forse nel

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2122. Terza truffa: cerchiamo di favorire la partecipazione dei cittadini alla

determinazione delle politiche pubbliche. Queste le parole ovviamente di chi diceva:

abbiamo inserito strumenti di partecipazione diretta. Quindi sono stati introdotti i

referendum consultivi e propositivi. Peccato, ripeto, che anche qui c’è una legge

costituzionale e una legge ordinaria, quindi sulla partecipazione diretta non ci sarà

domani ma neppure tra vent'anni, se questa riforma costituzionale dovesse passare, non

ci sarà proprio niente.

Ma andiamo a noi, dopo tutti questi ragionamenti, ci siamo posti alcune domande e le

risposte quali sono state ? Le risposte sono arrivate, anche dall'esterno della nostra

politica nazionale e le riporto leggendo, signor Presidente, alcuni passaggi del report

della J.P. Morgan sulle riforme strutturali per l'area euro del 28 maggio 2013. Siamo

veramente sul pezzo come tempo ! Le riforme economiche non bastano, bisogna

riscrivere le costituzioni antifasciste, questo è il sunto. Di seguito leggo le parole di

questo report: quando la crisi è iniziata era diffusa l'idea che questi limiti intrinseci

avessero natura prettamente economica, debito pubblico troppo alto, problemi legati ai

mutui e alle banche, tassi di cambio reali non convergenti e varie rigidità strutturali.

Ma col tempo è divenuto chiaro che esistono anche limiti di natura politica. I sistemi

politici dei Paesi del sud – quindi c’è anche l'Italia – e in particolare le loro costituzioni

adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che

appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell'area europea. Quando i

politici tedeschi parlano di processi di riforma decennale probabilmente hanno in

mente sia riforme di tipo economico, sia riforme di tipo politico. I sistemi politici e

costituzionali del sud presentano tipicamente le seguenti caratteristiche – questo è il

cuore del report dalla J.P. Morgan, ovviamente recepito totalmente dal Governo Renzi

– esecutivi deboli nei confronti dei Parlamenti e governi centrali deboli nei confronti

delle regioni, tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori. Io traduco, ma mi sembra

già abbastanza semplice, la J.P. Morgan ci sta dicendo – quella che diceva che il rating

della società da cui è partita questa crisi economica colossale andava benissimo – che

la Costituzione è troppo democratica e troppa democrazia fa male alla finanza, fa male

alla speculazione finanziaria, fa male la tecnica di costruzione del consenso fondato sul

clientelismo – e siamo d'accordo, ogni tanto capita – e la licenza di protestare se

vengono proposte modifiche sgradite dello status quo.

Ovviamente l'opinione pubblica non dovrebbe dissentire mai nei confronti

dell'opinione dell'unico manovratore. La crisi ha illustrato a quali conseguenze portino

queste caratteristiche. I Paesi della periferia hanno ottenuto successi solo parziali nel

seguire percorsi di riforme economiche e fiscali e abbiamo visto Esecutivi limitati nella

loro azione dalle Costituzioni (parliamo del Portogallo), dalle autorità locali (parliamo

dalla Spagna) e dalla crescita di partiti populisti (Italia e Grecia), addirittura sono

venuti a dire che il MoVimento 5 Stelle sta bloccando la speculazione finanziaria. Noi

diciamo grazie, questo è un ottimo complimento. Da lì parte l'iniziativa politica del

Governo Renzi di modificare la Costituzione, laddove c’è democrazia non c’è

abbastanza speculazione finanziaria. In un assetto europeo come il nostro è la moneta

che decide – e dove c’è l'euro non può esserci democrazia, l'abbiamo visto in Grecia

dove inizialmente, opponendosi alla politica dell'austerità, gli hanno chiuso le banche

per settimane, e questa è la democrazia dell'euro – quindi il Governo Renzi sta

recependo questa politica. Andiamo ad analizzare altre affermazioni molto interessanti

sulla riforma e sulla credibilità che, a detta del Presidente del Consiglio, l'Italia

dovrebbe acquisire a seguito di questa riforma. Ricorrente tra i promotori della riforma

è l'affermazione per la quale questa riforma costituzionale servirebbe ad avere più

credibilità in Europa, per cui bisognerebbe ricordare che tutte le riforme fatte con

questo scopo hanno in realtà ridotto l'Italia nella situazione drammatica in cui in realtà

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siamo. Un piccolo dato, che è molto recente: l'ultimo rapporto della Caritas

sull'esclusione sociale certifica un aumento della povertà senza precedenti, con

addirittura un 14 per cento di persone in Italia che non hanno da mangiare, un aumento

del 130 per cento negli ultimi cinque anni. Sono gli anni dei Governi del PD, quelli

delle cosiddette riforme per ottenere credibilità in Europa; il PD, che nel 2011

tappezzava le città di manifesti che dicevano: la disoccupazione giovanile è al 29 per

cento, Berlusconi dimettiti. Ripeto, 2011, città piene di manifesti con queste scritte:

disoccupazione giovanile al 29 per cento: Berlusconi dimettiti. Io me li ricordo

perfettamente questi manifesti, oggi la disoccupazione giovanile supera il 40 per cento,

non so a questo punto cosa dover consigliare a Renzi. Se a Berlusconi con il 29 per

cento dicevate «dimettiti», a Renzi dovremmo dire: venga arrestato. Non so,

sinceramente, che cosa poter dire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5

Stelle). È aumentata del 13 per cento, là dimettiti, qua arrestati, non so, arrestati da

solo. Non c’è nessuna correlazione tra la riforma e la garanzia di stabilità dei Governi,

perché la riforma non prevede nessun meccanismo per garantirla. Questo è un mito

straordinario, io ho avuto la sfortuna di partecipare ai tavoli in diretta streaming con il

Presidente del Consiglio e ho respirato la sua ahimè necessità di governismo assoluto.

Lui pensa che – non so se si è autoconvinto o cerca di convincere gli altri – la

governabilità sia il mantra assoluto, ma io gli dico che mi sembra che faccia piuttosto

fatica a governare nonostante gli immani numeri che ha all'interno della sua attuale

maggioranza, perché la governabilità del Presidente del Consiglio è la governabilità dei

numeri in Parlamento dati da leggi con premi di maggioranza abnormi: pigli il 25 per

cento dei voti nelle elezioni politiche, ottieni più del doppio degli eletti in Parlamento,

ciò significa che non rappresenti la maggior parte dei cittadini italiani e qualche

piccolo problema mi sembra che già c’è all'interno del partito di maggioranza e

probabilmente ci sarà, perché la governabilità è qualcosa di diverso, la governabilità ha

una valenza di natura sociale, la governabilità non viene imposta con i numeri, oggetto

e conseguenza di una legge elettorale dichiarata incostituzionale. Quindi, ripeto, non

c’è alcuna relazione tra questa riforma e la governabilità, nessuna previsione – infatti

noi avremmo magari accettato di valutare una previsione su un argomento come la

sfiducia costruttiva – nessun sistema per disincentivare il trasformismo, le migrazioni,

le non so come chiamarle.

Questa è la legislatura con il maggior numero di parlamentari che se ne sono andati dal

partito dal quale sono provenuti per essere eletti o tramite elezioni dei cittadini per

mere valutazioni di natura speculativa, gruppi parlamentari che sono nati per pigliarsi

soldi pubblici, gruppi parlamentari o componenti di gruppi parlamentari nati per

prendere altri soldi o altre poltrone. Non c’è mai stata alcuna ragione di natura

democratica o di natura politica o di natura di rappresentanza a giustificare la

trasmigrazione dal gruppo parlamentare-partito che li aveva portati in Aula ad un altro

e l'esempio del gruppo dei «verdiniani» è sconcertante, mi permetterei di dire quasi

vomitevole, signor Presidente. Andiamo avanti, sul tema della Costituzione e della

credibilità in Europa c’è stato un vero e proprio mercimonio, si è arrivati persino a

sentire il capogruppo alla Camera dei deputati affermare che era stata promessa

maggior indulgenza sulle valutazioni dei conti pubblici dell'Italia da parte delle

Vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel in cambio della riforma del Senato. Mi

permetto di ripeterlo, Presidente, perché io non riesco a vedere alcun tipo di nesso e

per me nessun italiano. Oggi il Presidente, quindi il Partito Democratico, ci dice che la

riforma del Senato è così necessaria perché dall'altra parte, in Europa, il giudizio sui

conti pubblici dall'Italia poteva essere più indulgente. Ma mi spiegate il nesso ? La

riforma del Senato e i conti pubblici che nesso hanno ? Evidentemente non ce n’è

nessuno. Quindi si è arrivati a cercare di giustificare nelle maniere più becere la

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necessità di dover portare avanti la riforma del Senato. Andiamo un po’ ad analizzare

alcuni grandi costituzionalisti che hanno, a differenza di questo disegno di legge,

portato avanti il disegno della Costituzione attualmente vigente, infatti la scrittura dalla

Costituzione del 1948 è stata fatta con stile semplice, sobrio, piano, comprensibile e

solenne, tutti aggettivi straordinari. Infatti la Costituzione potrebbe tranquillamente

essere letta da un bambino delle scuole elementari e i principi che essa porta con sé

sono comprensibili. Io mi permetto di ricordare il nuovo articolo 70 della Costituzione

che voi avete scritto che da 15 parole è passato a 481 parole e sfido chiunque, anche i

più illuminati burocrati di Stato, a vederci chiaro lì dentro. Il caos è totale. Perché dico

questo ? Dico questo perché l'iniziativa del Governo e della maggioranza non è

un'iniziativa di merito, non ve ne frega nulla del merito della Costituzione. L'obiettivo

di questa riforma è uno ed uno solo: è quello del governismo assoluto. Se poi il Senato

sia completamente pasticciato, se poi i senatori non siano in grado di fare i senatori

perché sono sindaci che fanno un altro mestiere o consiglieri regionali che fanno un

altro mestiere, se poi tutto questo non possa produrre alcun beneficio, voi lo sapete

benissimo, ma non ve ne frega nulla. A voi interessava una sola cosa, che ci fosse

un'unica Camera che desse il voto al Governo, quindi il quadretto che avete disegnato è

questo, è quello della modifica non solo della forma di Governo, ma della forma di

Stato, in una maniera che è molto ma molto ma molto peggiore del presidenzialismo,

perché il presidenzialismo statunitense vede l'elezione del Presidente in un'elezione e

un'altra elezione è quella del Congresso, cioè del Parlamento. L'una limita l'altra,

quando il Presidente Obama va a bussare alla porta del Congresso, il Congresso

potrebbe fargli tranquillamente il gesto dell'ombrello. Perché può permettersi di farlo ?

Perché dice: a me il seggio regalato, lo ha donato il voto dei cittadini che mi hanno

eletto in quell'elezione; lei, signor Presidente, è stato eletto in un'altra elezione ed ha un

altro elettorato. Noi rispondiamo alle istanze dei nostri elettori e non alle sue istanze.

Voi che fate ? Voi fate eleggere direttamente il Presidente del Consiglio con l'Italicum,

fate nominare la maggior parte dei candidati al Parlamento, all'unica Camera politica

rimasta, con le liste bloccate e senza preferenze e fate in modo che questo Parlamento

di nominati, o meglio, che questa unica Camera politica di nominati dia poi la fiducia

al Governo. Mi dice lei, signor Presidente, come chiamarlo ? Sicuramente di

democrazia parlamentare rappresentativa non c’è più l'ombra.

Non c’è l'ombra del semipresidenzialismo alla francese, non c’è l'ombra del

presidenzialismo statunitense. Non c’è nulla. È una forma di Stato e di Governo –

signor Presidente, lo dico veramente in maniera triste – che ha un solo L'Ungheria di

esempio simile (un po’ meglio), parlo dell'Ungheria di Orban. Orban è l'unico dei

ventotto Paesi ad avere il monocameralismo, come voi state creando, e una legge

elettorale maggioritaria che mette in mano al partito che ha preso un solo voto in più

dell'avversario, più della maggioranza assoluta dei seggi dell'unica Camera rimasta.

(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Per concludere, voi avete fatto peggio di quello che oggi state definendo come uno

pseudodittatore. Questa è la realtà dei fatti e, piano piano, tutti i cittadini se ne

accorgeranno. Non date per scontato che al referendum passi il vostro hashtag: «c’è

chi dice sì»; secondo me non sarà così (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5

Stelle).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo statale di Arcevia e

Montecarotto, in provincia di Ancona, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle

tribune (Applausi). Ha chiesto di parlare l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.

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FEDERICA DIENI.

Grazie, Presidente. Sulla riforma costituzionale abbiamo detto parecchio in questi mesi

e io peraltro sono intervenuta venerdì in discussione generale, ma possiamo aggiungere

qualcos'altro ovviamente.

Allora, in primo luogo, non si può partire da una riforma costituzionale quando le

priorità di questo Paese sono altre: le priorità sarebbero dovute essere le riforme

economiche, riforme che avrebbero fatto ripartire le imprese e l'economia italiana,

invece quello che ha pensato bene di fare il Presidente del Consiglio, una volta

nominato dai suoi dirigenti di partito, è stato di porre in essere un progetto che porta la

firma del Ministro Boschi – perché appunto questo disegno di legge è conosciuto con il

suo nome – ma, per ammissione della stessa Ministra, si tratta di una riforma che è

voluta principalmente dall'ex Presidente della Repubblica, Napolitano, ed è una

riforma che, invece di migliorare quelle che sono le norme contenute nella

Costituzione, va a stravolgere un terzo dei suoi articoli.

Possiamo fare tantissimi ragionamenti su quello che sarebbe stato opportuno fare,

invece che appunto mettere mano in maniera così pesante a una riforma costituzionale.

I dubbi sono stati tantissimi, ma alcuni sono superati.

Il Presidente del Consiglio vuole convincerci, o convincere i cittadini, che questa sia

una riforma necessaria, che con questa appunto l'Italia potrà ripartire. Abbiamo visto

che non è così. Questa è una nuova seconda lettura, perché a questa dovranno seguirne

altre due, una nuovamente al Senato e una alla Camera, se non ci saranno modifiche

che noi invece auspichiamo ci siano.

È una riforma confusa e pasticciata, confusa e pasticciata perché – come ha detto

benissimo il mio collega Toninelli prima di me – si vanno a complicare articoli che,

sino ad adesso, sono stati semplicissimi da interpretare, quindi non c’è bisogno di

alcun tipo di interpretazione. Invece, ogni volta che si va a modificare la Costituzione –

come ad esempio il Titolo V –, vediamo che si vanno a complicare le cose. Si fanno

delle riforme in fretta e furia oppure fatte male, tanto per dire ai cittadini che si fa

qualcosa.

Il Titolo V, per esempio, con le competenze ripartite tra regioni e Stato, ha complicato

notevolmente la vita alla Corte costituzionale che è dovuta spesso intervenire per

chiarire il senso di quelle norme, di quegli articoli. Quindi, già di per sé abbiamo visto

come questa riforma, la riforma del Titolo V, ha complicato notevolmente la vita sia

alle regioni che allo Stato stesso e, conseguentemente, ai cittadini.

Questa complicherà ancor di più le cose. Partendo dal presupposto che il Senato è

un costo per i cittadini, invece di decidere di abolirlo definitivamente e totalmente, si

decide di mantenere in piedi questo carrozzone, dove i costi rimarranno comunque

altissimi, perché il Senato comunque continuerà a vivere, continueranno a esserci i

funzionari, i dirigenti e tutti coloro i quali gravitano intorno al mondo del Senato.

Continueranno a esserci i senatori perché ci saranno cento senatori che svolgeranno più

di un incarico, faranno contemporaneamente i sindaci e i consiglieri regionali e ci

saranno i cosiddetti senatori a vita che avranno molteplici competenze, per esempio

potranno partecipare al processo di modifica della Costituzione, potranno partecipare

ad altri procedimenti normativi, però non potranno, per esempio, incidere tantissimo su

quelle che saranno le funzioni delle regioni che andranno a rappresentare.

Infatti, si vuole creare una sorta di Senato federale, dove ci sono appunto senatori

espressione della regione di appartenenza, che però appieno non rappresenteranno mai

la propria regione.

Tra l'altro, ci sono anche delle differenze talmente grandi per ciò che riguarda anche la

rappresentanza delle varie regioni, che magari molti senatori saranno eletti, per

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esempio, in Lombardia e questo potrà anche incidere sull'elezione e la nomina di due

giudici della Corte costituzionale, perché ricordiamo che i senatori avranno la

possibilità...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Dieni. Onorevole Sanga, gentilmente. Prego, onorevole.

FEDERICA DIENI.

... la possibilità di eleggere, di nominare due giudici della Corte costituzionale. Che

senso ha scegliere dei senatori che vanno in Senato a rappresentare le proprie regioni e

dare una competenza così importante, come quella della nomina di due giudici della

Corte costituzionale ? Come verranno scelti questi giudici ? In base alla vicinanza

territoriale ? Per competenza ? Saranno giudici che da molti verranno definiti avvocati

delle regioni, però di fatto molto probabilmente potrebbero anche essere grati a coloro

che li hanno nominati.

Abbiamo già visto che quello che è stato fatto da questo Governo in questi due anni è

stato fare proclami che poi di fatto non portano alcun beneficio per i cittadini.

L'abbiamo visto per esempio con la «riforma Delrio», sull'abolizione delle province.

Finora, di fatto, non vi è stata alcuna abolizione delle province. È sotto gli occhi di

tutti: le province ancora esistono. Quello che è stato eliminato sino a che la riforma –

speriamo di no – verrà confermata dal referendum è l'elezione dei consiglieri

provinciali, quindi viene eliminata soltanto la massima espressione della democrazia,

la possibilità dei cittadini di scegliersi i propri rappresentanti.

L'unica cosa forse positiva del Premier sarà quella di cancellare il CNEL – bellissimo

risultato – ma non penso che questo comporterà un enorme vantaggio in termini

economici per lo Stato. Noi riteniamo che questo sia comunque condivisibile, però non

è così risolutivo. In ogni caso, anche in questo sfacelo, il nostro proposito, il proposito

di una formazione politica seria, che si candida a governare l'Italia, anche questa volta,

è quello di tentare di mettere una pezza appena possibile. Abbiamo infatti formulato

varie proposte, le abbiamo condivise con la maggioranza, sia in Commissione, sia nel

precedente passaggio della riforma in Aula, per cercare comunque di sistemare norme

scritte formalmente male – perché anche la lingua italiana è stata calpestata e

maltrattata da questa riforma –, l'abbiamo fatto cercando di presentare non tantissimi

emendamenti, ma un numero di emendamenti tale da giustificare un nostro intervento

migliorativo. Abbiamo proposto, per esempio, di modificare e quindi di scrivere in

maniera più dettagliata le attività da svolgere da parte dei senatori, perché il Senato

possa essere una Camera di rappresentanza degli interessi territoriali. Serve, proprio

per questa ragione, una strutturazione delle funzioni e delle procedure anche in

considerazione dell'enorme mole di lavoro che si dovranno trovare a svolgere i

consiglieri regionali e i sindaci, che saranno quindi chiamati alla carica di senatore.

È fondamentale per questa ragione che i poteri del Senato siano giusti e che siano

effettivi. Attualmente appunto il Senato potrebbe dire la propria su un sacco di

questioni.

Di fatto, la nostra impressione è che non metterà voce su nessun tipo di questione,

perché probabilmente i senatori, che saranno sia sindaci sia consiglieri regionali,

avranno il loro compito da svolgere, sia al comune sia alla regione. Quindi,

conseguentemente non avranno neanche il tempo e il modo di leggere gli atti che

dovranno votare, non avranno neanche il modo di occuparsi di queste questioni e

verranno a Roma soltanto per pigiare il tasto verde per approvare qualsiasi proposta da

parte del Governo. Quindi, conseguentemente – ripeto – non si capisce questa volontà

di mantenere in vita un Senato che noi, a questo punto, avremmo voluto abolire in toto.

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Vi è, poi, il nuovo nodo dell'articolo 57, quinto comma, secondo il quale i senatori

sono eletti in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in

occasione delle elezioni dei consigli regionali o delle province autonome. Ovviamente,

questa precisazione non basta da sola a sanare l'intervento che si è compiuto sul nostro

ordinamento, anche in considerazione della legge elettorale, anzi anche questa

modifica, che è stata frutto del sofferto e traumatico confronto all'interno del Partito

Democratico, rischia di non portare, in realtà, alcun effetto significativo.

Lasciamo stare il fatto che la disposizione è collocata nel punto sbagliato dell'articolo,

in cui si parla della durata dell'incarico. Se dovessimo segnalare tutte le storture

formali di questa riforma non finiremmo più. Ciò che ci interessa, piuttosto, è dare

maggiore effettività al legame che deve intercorrere tra il momento elettorale e la

scelta dei senatori. Intendiamo lasciare, quindi, tutto alla libera interpretazione dei

consigli regionali ? Questo vuole fare il Governo ? A me non sembra opportuno; non

sembra opportuno che saranno i vari consigli regionali a scegliere al loro interno i

senatori e, quindi, quei consiglieri che verranno in Senato a rappresentare il proprio

territorio. Chi li sceglie ? In base a quale norma ? Con che modalità verranno scelti ?

Magari la Calabria adotterà un sistema che sarà diverso da quello della Lombardia e

quindi, conseguentemente, non ci sarà alcun tipo di uniformità della scelta.

Per di più, i senatori non verranno scelti direttamente dai cittadini. È questo che ci

preoccupa tantissimo, perché già con questa legge elettorale è sottratta la possibilità

agli elettori di scegliere il capolista perché è bloccato, nonostante, appunto, noi

avessimo richiesto di ristabilire le preferenze, così come aveva affermato la Corte

costituzionale. Ma al di là di questo, in questo modo nessun senatore potrà essere

scelto direttamente dai propri cittadini e sarà rimesso tutto alla decisione del consiglio

regionale di appartenenza che potrà, per esempio, scegliere di fare una lista legata per

coloro i quali andranno a ricoprire il ruolo di senatori. Però, ancora non è dato saperlo,

perché tutto è rimandato alle leggi e quindi, di conseguenza, non si capisce bene come

questo avverrà.

Per di più, una competenza del Senato, che a noi non sembra opportuno far rimanere in

capo ai senatori, è quella di eleggere i giudici della Corte costituzionale. In più,

l'articolo 39, comma undicesimo, prevede che il termine di ricorso alla Corte

costituzionale sulla nuova legge elettorale del Senato, opera promulgata nella

legislatura in corso, scade il decimo giorno dall'entrata in vigore della medesima legge

elettorale. Ovviamente, la maggioranza – noi non crediamo, appunto, in un errore – ha

omesso di considerare che nel caso di modifiche successive all'Italicum in questa

legislatura, ove si ponesse, per esempio, questa eventualità, non si possa, appunto,

utilizzare questo vaglio preventivo da parte della Corte Costituzionale per la legge

elettorale.

Invece, questa è una cosa importantissima, perché visto come è andata con il

«Porcellum», cioè con questa legge elettorale che per sette anni ha continuato a essere

utilizzata per eleggere i deputati e i senatori, che, appunto, è stata dichiarata

incostituzionale dopo ben sette anni e che, comunque, ha comportato delle legislature

composte da componenti illegittimi, quindi con elezioni illegittime, riteniamo che sia

opportuno questo vaglio preventivo di legittimità costituzionale, in modo tale che

comunque la Corte si potrà esprimere prima che avvenga questo tipo di elezione e,

quindi, prima che si facciano dei danni.

Infatti, sappiamo benissimo che questa legislatura è viziata da un «Porcellum» che ha

previsto un premio di maggioranza abnorme, appunto dichiarato tale dalla Corte

costituzionale, e quindi vede moltissimi esponenti della maggioranza che non

avrebbero dovuto sedere su queste poltrone e che, comunque, contribuiscono in

maniera impropria, appunto a colpi di maggioranza, a fare approvare le fiducie e ad

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approvare qualsiasi testo normativo su cui il Governo abbia posto la fiducia o,

comunque, a schiacciare sempre questa luce verde, senza neanche verificare quale sia

il provvedimento e l'importanza del provvedimento in questione.

Quindi, proprio per evitare queste storture, proprio per fare in modo che, per esempio,

vi possano essere delle preferenze, come appunto aveva previsto la stessa Corte

costituzionale, noi riteniamo che sia indispensabile correggere questa omissione da

parte della maggioranza e quindi, conseguentemente, inserire una norma che vada a

prevedere espressamente che nel caso di modifica successiva, per esempio

dell'Italicum nel corso di questa legislatura, sia comunque possibile, appunto, ricorrere

a questo vaglio preventivo di legittimità costituzionale.

Ho già detto che i senatori verranno a Roma in maniera frazionata. Verranno part-time

a Roma e saranno, quindi, sia consiglieri regionali sia sindaci e questo si è giustificato

proprio per ridurre i costi per lo Stato. Quindi, questa era la giustificazione. Però,

vediamo che i senatori, che verranno a Roma a ricoprire il proprio incarico, avranno

dei rimborsi spesa e, quindi, avranno dei rimborsi che andranno a coprire, ovviamente,

il costo di alloggio e il costo del vitto; poi, andranno a coprire anche le spese per poter

svolgere il proprio mandato in maniera adeguata e, quindi, conseguentemente sulle

spese, se questo era il motivo reale per il quale si è dovuti intervenire in questa maniera

per il Senato, non ci sembra, appunto, che si sia raggiunto un risultato.

Quindi, noi che cosa chiediamo ? Chiediamo anche un sistema legislativo più

semplice, perché il sistema legislativo che andrà adesso a delinearsi sarà un sistema

molto articolato. Servirebbe veramente uno studio per capirlo e non basterebbe

neanche una mappa per non perdersi nel labirinto di particolari termini di scadenze e

degli iter di competenze. Quindi, conseguentemente noi realmente non riusciamo a

capire che cosa si voglia dire ai cittadini, perché i costi del Senato rimarranno; gli

elettori, però, non potranno scegliere i senatori, il Senato avrà delle competenze in

alcuni settori che non dovrebbe avere e non potrà neanche rappresentare,

conseguentemente, in maniera adeguata le proprie regioni.

Noi abbiamo proposto, quindi, pochi emendamenti. Sono degli emendamenti di

buonsenso che auspichiamo possano trovare l'accoglimento da parte della

maggioranza, perché riteniamo che soltanto attraverso l'apporto e l'aiuto del

MoVimento 5 Stelle, che è la prima forza nazionale a essere entrata in Parlamento,

perché siamo stati il primo partito alle scorse elezioni, si possa realmente contribuire a

migliorare un testo che a noi non convince per nulla. Lo riteniamo doveroso, perché la

Costituzione non si può scrivere a colpi di maggioranza e non può essere un unico

partito a scegliersi anche la forza con la quale scrivere la Costituzione. Per esempio...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Dieni. Onorevole Manfredi, se a lei non dà disturbo, noi stiamo

andando avanti con i lavori. Prego, onorevole Dieni.

FEDERICA DIENI.

Grazie, Presidente. Allora, dicevo, il PD, quando ha iniziato a fare questo tipo di

riforma, inizialmente ha trovato una controparte in Forza Italia, quindi in Berlusconi.

Dunque, tutta questa riforma nasce da questo accordo. Successivamente Berlusconi

viene defenestrato, si smarca dalla riforma e, quindi, ora cambia l'opposizione, la finta

opposizione che continua a sostenere questa riforma.

Il MoVimento 5 Stelle, ripeto, che è una forza così importante nel Paese, non ha potuto

incidere minimamente, quindi non è stato neanche presa in considerazione per

modificare alcuni articoli, che comunque erano di buonsenso, e poteva dire la sua,

migliorando un testo che a noi, appunto, non convince. Questo non lo riteniamo

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opportuno. Non lo riteniamo opportuno perché ricordo che, fino a prova contraria,

siamo una Repubblica parlamentare, in cui il Governo non dovrebbe mettere bocca in

una riforma così importante, ma in realtà si fa promotore di questa iniziativa, in cui

un'opposizione così rilevante non partecipa in maniera fattiva, non per propria volontà,

a una modifica di quaranta articoli della Costituzione, quindi stiamo parlando di un

terzo degli articoli della Costituzione.

Il procedimento che è stato utilizzato è un procedimento che noi abbiamo contestato,

perché inizialmente, nella prima lettura, quando il testo è arrivato in Commissione,

abbiamo lavorato di fretta, abbiamo lavorato di notte, abbiamo lavorato, quindi, senza

poter valutare al meglio il testo che veniva proposto. Ci si è impuntati su alcuni articoli

proprio perché, come ha detto il mio collega Toninelli prima di me e benissimo, il

Presidente del Consiglio non ammette alcun tipo di opposizione, non ammette alcun

tipo di parere contrario rispetto al suo e, quindi, vede tutto quello che un'opposizione

ha sui suoi progetti come qualcosa da eliminare. Quindi, ha deciso, in questo modo, di

passare da una Repubblica parlamentare, con questo bicameralismo perfetto, a una

Repubblica dove il potere viene tutto concentrato nelle mani di una persona, il

Presidente del Consiglio, è l'unica parte della Costituzione che ne esce rafforzata.

Quindi, in questo caso vediamo quali sono le sue manie di grandezza, perché lui ha

previsto questa Costituzione per esaltare la figura del Presidente del Consiglio, che

deve decidere tutto quello che vuole, senza alcun tipo di opposizione da parte di

nessuno, e che, quindi, in maniera indisturbata può decidere quali sono le misure

fondamentali per l'Italia e quali no.

Questo non ci sembra opportuno, perché la dialettica che viene fatta all'interno di

questa Aula e all'interno delle Commissioni è fondamentale affinché i provvedimenti

che vengono adottati siano condivisi e siano, comunque, anche migliorati. Infatti, dalla

dialettica e ovviamente dal confronto può nasce un provvedimento sicuramente

migliore, si può prendere quello che di meglio l'altra parte decide di proporre e si può

anche rigettare la cosa che non si condivide. Quindi, sicuramente il dialogo, il

confronto non devono essere limitati, anzi.

Colgo anche l'occasione per dire che la riforma contemporanea del Regolamento

parlamentare, unita a questa riforma costituzionale e unita anche alla legge elettorale,

che ha vocazione totalitaria, stabiliscono proprio che si vuole mettere una fine alla

Repubblica parlamentare per come noi l'abbiamo conosciuta e l'abbiamo apprezzata in

questi anni. Questo procedimento, che è stato utilizzato e che non dovrebbe essere

ammissibile per un provvedimento normale, è stato utilizzato addirittura per una

riforma così importante della Costituzione e questo è davvero intollerabile.

Tutto ciò dovrebbe portarci a riflettere sulla deriva di questa democrazia, che è definita

parlamentare soltanto dai libri ormai, ma che nei fatti si basa sulla centralità del Primo

Ministro. Non ci sarebbe neanche bisogno di cambiare nulla, avviene già ora prima

della riforma.

Noi avevamo proposto anche altre cose di buonsenso, per esempio il referendum

propositivo senza quorum, che è una delle nostre nelle nostre proposte più importanti,

perché, appunto, il referendum consente ai cittadini di esprimersi direttamente sulle

proposte e togliere il quorum è fondamentale perché si vuole dare a coloro i quali

decidono di partecipare a una consultazione, quindi decidono di esprimere il proprio

parare, la possibilità anche di decidere, quindi non è un potere a chi decide di non

recarsi alle urne. Volevamo anche inserire alcuni correttivi, che ovviamente, per

l'epoca in cui era stata prevista la Costituzione non potevamo prevedersi, come per

esempio, aggiungere la tutela del wi-fi libero e di Internet come mezzi per poter di

diffondere la conoscenza.

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Volevamo, quindi, introdurre alcuni miglioramenti alla Costituzione, che noi non

riteniamo immodificabile, ma riteniamo che questi correttivi possano essere fatti non

soltanto in maniera condivisa, ma anche in maniera calibrata, quindi introducendoli

pian piano, introducendo prima queste modifiche per poi, eventualmente, passare a una

modifica più ampia.

In questi anni abbiamo esaminato tutti i tipi di democrazia, sono stati analizzati tutti i

tipi di Governo. Per esempio, inizialmente con Letta era stata istituita questa

Commissione di quaranta saggi, che hanno lavorato per circa un anno e poi di questo

lavoro non se n’è fatto più nulla. Comunque, il loro compito sostanzialmente era quello

di fare un vademecum dei pro e contro dei vari sistemi che andavano a delinearsi.

Quindi, i tentativi sono stati svariati.

Noi abbiamo bloccato, inoltre, il tentativo di modifica dell'articolo 138, che è quello

fondamentale per guidare la procedura per modificare la Costituzione. Continueremo a

lottare, in quest'Aula e anche fuori di quest'Aula, affinché questa riforma non possa

passare, perché noi la riteniamo una riforma che va contro la democrazia, una riforma

che non ci soddisfa per nulla, una riforma che fa a meno del Parlamento e fa a meno,

quindi, di rappresentare quelli che sono i diritti dei cittadini. Quindi,

conseguentemente, ci batteremo, anche al di fuori di quest'Aula, affinché i cittadini

italiani – siamo sicuri che molti ci daranno una mano in tutto questo – decidano di non

approvare questo tipo di riforma, perché i cittadini vogliono qualcosa di diverso in

questo momento: vogliono delle misure a tutela dell'economia, vogliono delle misure

economiche che facciano ripartire l'Italia.

Quindi, concludo dicendo che noi ci impegneremo per la campagna referendaria e

che faremo di tutto per non far passare questa riforma (Applausi dei deputati del

gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA.

Grazie, signor Presidente. Il costituzionalista Alessandro Pace del Comitato per la

democrazia costituzionale ha inviato, in questi giorni, a noi deputati una lettera aperta

che parte dal peccato originale di questa riforma, cioè il fatto che essa nasca non per

iniziativa del Parlamento, ma del Governo.

La libertà di coscienza dei parlamentari è stata sacrificata alla logica del vincolo di

fedeltà al partito di maggioranza. Oggi stiamo discutendo di emendamenti che, per

pregiudizio, non potranno essere approvati, neanche uno e questo lo sappiamo tutti. Il

mito futurista della velocità del nostro Presidente del Consiglio non dovrebbe, invece,

essere consentito per una legge di revisione costituzionale, che, non a caso, ha tempi di

riflessione e maturazione diversi dalla legge ordinaria. Così volle il nostro costituente.

1 del 2014 della Corte. Peraltro, la sentenza costituzionale ebbe a precisare che, a

seguito della incostituzionalità delle norme elettorali della legge Calderoli, il

Parlamento avrebbe potuto continuare ad operare grazie ad un principio, cioè al

principio fondamentale della continuità dello Stato, però limitato nel tempo, con

richiamo alla prorogatio prevista dagli articoli 61 e 77 della Costituzione, che

prevedono tutt'al più una efficacia non superiore ai tre mesi.

L'articolo 1 di questo disegno di legge riguarda le funzioni delle Camere. Le

incongruenze sono varie e determineranno una grave alterazione degli equilibri tra i

poteri costituzionali. Il Senato non sarà più eletto direttamente dai cittadini, ma

continuerà ad avere un potere legislativo. Nel caso dei senatori sindaci, non verranno

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eletti neanche indirettamente dai cittadini, come avverrà, invece, per i senatori

consiglieri regionali a part time.

Peraltro, per i senatori consiglieri regionali si stabilisce la loro conformità al risultato

delle elezioni regionali, ma, se così è, perché non si evita l'ipocrisia di un inutile

duplicato, riconoscendo ai cittadini il potere di eleggere direttamente i senatori ?

L'esigenza dell'elettività diretta del Senato non è una bizzarria di qualche gufo

costituzionalista, ma consegue dal fatto che questa riforma, comunque, assegna al

Senato sia funzioni legislative che di revisione costituzionale. Per questo la sovranità

popolare sancita dalla Costituzione impone il voto diretto dei cittadini; il voto diretto

dei senatori li sottrarrebbe ai giochi e alle dinamiche politiche delle regioni e dei

comuni. La grande differenza tra il numero dei deputati e dei senatori rende quasi

ininfluente il ruolo dei senatori nelle delicate riunioni in seduta comune del

Parlamento, in occasione dell'elezione dei giudici costituzionali e del Presidente della

Repubblica. Ciò aggrava ancora di più il combinato disposto con la legge elettorale

Italicum che assegna un abnorme premio di maggioranza a favore di una lista che con

la minoranza dei voti si vede assegnati ben 340 deputati. I senatori consiglieri regionali

e i senatori sindaci opereranno a tempo parziale e ciò influirà sulla qualità e quantità

del loro lavoro; obiettivamente vi chiedo, quale forza potrà esprimere un Senato privo

di legittimazione democratica e con 95 senatori a mezzadria ? Il Bundesrat tedesco è

ben altra cosa, opera in Germania sin dalla Costituzione imperiale del 1870, tranne

durante il periodo nazista, ed è costituito dalle sole rappresentanze dei Länder che, a

seconda della loro importanza, come è noto, hanno a disposizione da tre a sei voti per

ogni deliberazione.

Nei fatti, con questo disegno di legge costituzionale, il potere viene spostato sul

Governo, che controlla la maggioranza del Parlamento ed è il dominus del nuovo

ordinamento, con 1 del 2014 della Corte costituzionale, secondo cui buona pace dalla

sentenza. la rappresentatività non può essere penalizzata dalla governabilità, anzi si

riconosce che la rappresentatività è un bene tutelato dalla Costituzione, a differenza

della governabilità di cui non esiste nessuna traccia nella Costituzione italiana. Alla

faccia del barone Montesquieu, non ci sarà nessun contropotere nel futuro Parlamento

italiano che limiti il Governo. Il Senato è ridotto a una larva, i diritti delle minoranze

non sono costituzionalizzate, il rimando ai regolamenti, da parte di questo disegno di

legge, è patetico, la maggioranza della Camera farà domani quello che fa oggi, ad

esempio, con le proposte di legge di iniziativa popolare: ve ne sono ventisette giacenti

qui alla Camera, nessuna di esse viene esaminata dalla Camera dei deputati. Su 270

proposte di legge di iniziativa popolare depositate negli ultimi vent'anni, qui, alla

Camera, solo tre hanno superato il vaglio dell'esame da parte del Parlamento. La

clausola di supremazia stabilita da questo disegno di legge è la cartina di tornasole

dell'umiliazione delle autonomie locali e di un autentico federalismo.

Riteniamo per questo che questo disegno di legge costituzionale dissolva l'identità

della Repubblica italiana nata dalla Resistenza; è inaccettabile per il metodo e per i

contenuti 52 del 2015, e lo è, ancora di più, in rapporto alla legge elettorale cosiddetta

Italicum, approvata pochi mesi fa. Per questo contrastiamo questo disegno di legge,

qui, oggi, e soprattutto domani, con il referendum in cui i cittadini italiani, non per

concessione del Presidente Renzi, ma per volontà della Costituzione italiana dovranno

pronunciarsi.

La vostra è solo una vittoria di Pirro, frutto di una maggioranza assicurata da una legge

anticostituzionale. E dispiace, soprattutto per chi siede in questo Parlamento, di aver

dato con il nostro 3,2 per cento la possibilità al Partito Democratico di avere più di

cento deputati rispetto ai voti che effettivamente aveva preso, frutto di questo premio

di maggioranza. Senza il nostro apporto non ci sarebbe stata una maggioranza che,

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adesso, stravolge la Costituzione. A noi il premio di maggioranza ha significato, su

trentasette deputati, solo dieci deputati in più e avremmo rinunciato benissimo a questi

dieci deputati in più, pur di salvare la Costituzione italiana. Il 25 e il 26 giugno 2006 si

svolse in Italia il secondo referendum costituzionale, il primo vi fu nel 2001, e in quel

referendum costituzionale fu respinta la controriforma varata nella XIV legislatura dal

centrodestra. Il 61,29 per cento dei cittadini italiani, cioè 15 milioni 783 mila 269

cittadini italiani votarono contro la riforma approvata in Parlamento da Forza Italia, da

Alleanza Nazionale e dalla Lega Nord. Non vincemmo noi, vinse la Costituzione

italiana, i suoi valori, i suoi equilibri, la sua storia, iniziata nelle carceri fasciste e nelle

montagne, durante la Resistenza; Costituzione difesa contro poteri forti e oscuri di ogni

tipo, nella storia repubblicana, contro le logge massoniche, contro le varie leggi truffa,

contro lo stragismo nero e contro il terrorismo rosso.

Per questo noi confidiamo nella capacità dei cittadini italiani di discernere e di capire

da che parte collocarsi. Arrivederci al referendum (Applausi dei deputati del gruppo

Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

EMANUELE COZZOLINO.

Grazie Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, questa riforma

costituzionale non ci piace, lo abbiamo detto in ogni occasione, in tutte le salse, nel

corso del precedente esame sul testo che è stato poi modificato al Senato e lo

ribadiamo, ora, in questo esame in cui gli spazi di manovra sono angusti, per l'avvenuta

approvazione in doppia conforme di un gran numero di articoli. Tra gli aspetti più

perniciosi e a nostro avviso potenzialmente pericolosi di questa riforma c’è, in

particolare, la riforma del Senato della Repubblica e il superamento dell'attuale sistema

di bicameralismo paritario. Gli articoli 1 e 2 di questo disegno di legge sono stati

oggetto di modifica al Senato, dunque, in questo esame sono nuovamente oggetto di

discussione, essendo state, però, le modifiche al Senato estremamente circoscritte e di

portata limitata anche su questi articoli di portata così fondamentale, ovviamente, in

senso negativo, la possibilità di proporre modifiche consistenti è stata impresa ardua e

in alcuni casi impossibile. Ciononostante, per quello che riguarda l'articolo 1 e, come

vedremo in seguito, anche l'articolo 2, il gruppo del MoVimento 5 Stelle non ha gettato

la spugna, ma abbiamo presentato un certo numero di proposte emendative che, se lette

con attenzione, non hanno l'unica finalità dilatoria di rinviare al Senato un testo anche

minimamente modificato, soltanto per riazzerare il computo delle letture richieste

dall'articolo 138. Nella maggior parte dei casi si tratta di proposte di modifiche di un

certo rilievo che nelle condizioni date cercano in parte di limitare il danno prodotto

dalla trasformazione del Senato in una sorta di orpello istituzionale, la cui principale

funzione sarà, come vedremo nell'esame dell'articolo 2, quella di dare un ricovero di

prestigio e sicuro ad alcuni consiglieri regionali, magari inseguiti da qualche pendenza

giudiziaria sui propri territori.

Il Senato della Repubblica viene svuotato di qualsiasi funzione di rilievo nel processo

legislativo, e non solo, e questo salasso di funzioni, di potere e di autorevolezza viene

operato già dall'articolo 1 di questa riforma che riforma, ma sarebbe più opportuno dire

«deforma», l'articolo 55 della Costituzione. Prima di proseguire sul contenuto

dell'articolo 1 e sull'illustrazione del complesso degli emendamenti ad esso presentati,

mi consenta, Presidente, una breve divagazione che nel dibattito su una riforma

costituzionale non è affatto secondaria. La Costituzione del 1948, l'attuale in vigore, al

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di là del suo contenuto, aveva un merito riconosciuto da tutti, l'estrema chiarezza e

l'assoluta semplicità che l'hanno resa un testo fruibile senza difficoltà dalla maggior

parte dei cittadini dell'epoca e seguenti, ancora oggi.

Tale caratteristica non fu un caso ma fu esplicitamente perseguita dai costituenti, che

affidarono ad un illustre letterato come Concetto Marchesi il coordinamento linguistico

del testo giuridico che doveva essere approvato. Dunque, poche parole, 1.357 singoli

lemmi, al 74 per cento presi dal vocabolario di base; articoli concisi e con un numero

limitato di commi. L'articolo 55 della Costituzione attualmente si compone di due soli

commi: l'articolo 1 lo fa lievitare a sei e introduce termini vaghi – in politichese, dei

quali non si capisce bene la portata normativa – proprio al comma che è oggetto del

nostro esame. L'articolo 55 in vigore è questo: «Il Parlamento si compone della

Camera deputati e del Senato della Repubblica. Il Parlamento si riunisce in seduta

comune dei membri delle due Camere solo nei casi stabiliti dalla Costituzione». E

questo è quello che avete creato con questo «schiforma»: Il Parlamento si compone

della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Le leggi che stabiliscono le

modalità d'elezione delle Camere promuovono l'equilibrio tra donne e uomini nella

rappresentanza (come già riportato all'articolo 51 della Costituzione). Ciascun membro

della Camera dei deputati rappresenta la nazione. La Camera dei deputati è titolare del

rapporto di fiducia con il Governo ed esercita la funzione di indirizzo politico, la

funzione legislativa e quella di controllo dell'operato del Governo. Il Senato della

Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali ed esercita funzioni di raccordo tra lo

Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica. Concorre all'esercizio della funzione

legislativa nei casi e secondo modalità stabilite dalla Costituzione, nonché all'esercizio

delle funzioni di raccordo tra lo Stato, gli altri enti costitutivi della Repubblica e

l'Unione europea. Partecipa alle decisioni dirette alla formazione e all'attuazione degli

atti normativi e delle politiche dell'Unione europea. Valuta le politiche pubbliche e

l'attività delle pubbliche amministrazioni e verifica l'impatto delle politiche dell'Unione

europea sui territori. Concorre ad esprimere pareri sulle nomine di competenza del

Governo nei casi previsti dalla legge e a verificare l'attuazione delle leggi dello Stato.

Il Parlamento si riunisce in seduta comune dei membri delle Camere nei casi stabiliti

dalla Costituzione. «Esercita funzioni di raccordo» e «valuta e verifica una politica»,

che vuol dire in concreto ? Mi auguro che la portata di questa riforma e della dottrina

espressa dal cosiddetto «giglio magico», quello che è l’inner circle che ha partorito

questo testo, non sia da far pensare al Grande raccordo anulare, magari intasato come

sempre, quando qualche persona di Roma proverà a capire quali siano le nuove

funzioni di questo Senato. Come riportato nella relazione, che fu trasmessa dal

Presidente del Consiglio il 17 dicembre 2013, della famosa commissione per le riforme

costituzionali istituita l'11 giugno 2013, si prospetta la possibilità che, nell'ambito dei

compiti dei due rami del Parlamento, in particolare del Senato, assuma particolare

rilievo la valutazione delle politiche pubbliche che – si evidenzia nella relazione –

costituisce una specificazione della funzione di controllo parlamentare. Con questa

espressione la commissione rivela che intende riferirsi alla misura dell'efficacia di

un'azione attraverso una quantificazione dei suoi effetti mediante indicatori di

prestazione e apprezzamento della congruità dei suoi obiettivi. Nel concetto di

valutazione entra anche l'accertamento di che cosa non ha funzionato allorché gli

obiettivi non sono stati raggiunti, una valutazione comparativa delle situazioni in cui

gli obiettivi sono stati raggiunti e di quelli in cui, invece, si è fallito. Si considerano,

inoltre, anche la valutazione degli effetti della legge (valutazione dell'impatto

regolatorio) e l'accertamento delle ragioni dell'eventuale mancato conseguimento degli

obiettivi. Per «politiche pubbliche» – viene evidenziato nella relazione – si intende il

complesso delle azioni concrete messe in atto o coordinate dai poteri pubblici in

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relazione a problemi inerenti l'intera comunità nazionale. Si ricorda, inoltre, che tali

funzioni sono inserite per la prima volta nella Costituzione ma sono in parte già

presenti nell'ordinamento nazionale e in sede dell'Unione europea, così come in altre

esperienze comparate. La verifica e l'attuazione delle leggi statali e la valutazione delle

politiche pubbliche e delle attività delle pubbliche amministrazioni dovranno essere

peraltro adeguatamente definite in sede applicativa, al fine di evitare che la stessa

possa riverberarsi nel controllo sull'operato del Governo, che è funzione attribuita dal

medesimo articolo 55 alla sola Camera dei deputati. Quindi, è un testo poco

congruente; come già detto precedentemente, risulterà poco chiara, dovrà essere

interpretata. La legge fondamentale dovrà essere interpretata e non sarà più chiara.

Tornando al contenuto del comma in esame, ho già detto che il Senato è stato ridotto a

orpello; mi viene un'immagine di uno dei Fori cadenti del coro dell'Adelchi. Con gli

emendamenti presentati dal nostro gruppo a questo articolo, cerchiamo di rendere

meno generiche e soprattutto meno interpretabili le funzioni che questa Camera dovrà

e potrà svolgere. Vorrei in primo luogo citare quelle proposte emendative che cercano

di collegare le funzioni attribuite da questo comma a quelle linee di principio poste dal

nuovo articolo 71 come riformato dalla presente legge, in tema di partecipazione dei

cittadini alla determinazione delle politiche pubbliche.

In sostanza, riassumendo il senso e la finalità di questi emendamenti, che

successivamente verranno esaminati singolarmente, l'obiettivo è il seguente: se il

Senato è regolato da una semplice opera di verifica dell'impatto delle politiche

dell'Unione europea sui territori, se deve valutare le politiche pubbliche e l'attività delle

pubbliche amministrazioni da un lato, gli si consenta di ascoltare i soggetti sui quali

queste politiche ricadono, cioè i cittadini; dall'altro, si consenta di utilizzare il lavoro di

valutazione, di attività ispettiva del nuovo Senato come strumento che consenta di

declinare e applicare meglio e pienamente quel principio di partecipazione alla

determinazione delle politiche pubbliche da parte dei cittadini, principio inserito, come

dicevo, nell'articolo 71. Detto senza mezzi termini, quello che vorremmo ottenere,

anche se per via inevitabilmente indiretta, è che il principio della partecipazione dei

cittadini alla determinazione delle politiche pubbliche sia qualcosa di vicino al débat

public dell'ordinamento francese piuttosto che all'indirizzo mail aperto dal Governo in

vista della «buona scuola» e della riforma della pubblica amministrazione, delle quali è

stato reso noto solo il numero di e-mail ma non i contenuti. Visto il grande successo

riscontrato da studenti e professori della riforma della scuola «alla bona» (per i non

toscani scuola «alla buona»), forse avevano mandato le proposte per la riforma un po’

diverse da quelle applicate con la riforma.

Un'altra serie di emendamenti cerca di intervenire su un modo di scrivere le norme

tipicamente all'italiana, cioè attribuire una funzione o un potere senza prevedere

strumenti per svolgerli davvero, un po’ come se uno scrivesse una legge che vieta a chi

ha preparato la pasta di servirla ai commensali. Un gioco delle tre carte, questo,

diffusissimo nelle leggi ordinarie, ma che inserito in Costituzione e in questo specifico

punto della Costituzione diviene sanguinoso. Come vediamo tutti, il Senato dovrà

svolgere una sorta di attività di controllo e valutazione sull'attività di una serie di

organi interni come le pubbliche amministrazioni, sui risultati prodotti dalle politiche

europee e sull'attuazione delle leggi dello Stato. Bene, il Senato valuterà e controllerà

con grande impegno, ma che succede se il controllo e la valutazione daranno esiti

negativi ? Assolutamente nulla. Il Senato se la canterà e se la suonerà da solo, come un

CNEL qualunque, solo inserito in una sede più elegante, prestigiosa e ricca di storia.

Chi ha scritto questo passaggio del comma, più che ad una Carta costituzionale, forse

si è ispirato a un ordine del giorno parlamentare di quelli in cui si prevede il classico

impegno «a valutare l'opportunità di» eccetera. Il Senato non ha neppure la facoltà di

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convocare il Governo per lo svolgimento di un semplice dibattito, per chiedere

spiegazioni in merito a leggi rimaste sulla carta – il nostro ordinamento è generoso in

questo senso –, oppure per chiedere conto di impatti fortemente negativi di una

determinata politica pubblica sui territori. Tra i nostri emendamenti abbiamo previsto

alcune disposizioni che prevedono questo momento di verifica tra la Camera, a cui è

affidato, non da un regolamento o da un decreto ministeriale ma dalla Carta

fondamentale, lo svolgimento di tutte le funzioni di controllo, e l'organo costituzionale,

il Governo, che è deputato e responsabile dell'attuazione delle leggi e delle politiche

pubbliche. Anche perché, colleghi, come dimostra il primo comma dell'articolo 55, alla

luce di quest'articolo, il Senato è almeno formalmente parte dei difetti del Parlamento,

che si compone appunto della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. In

Parlamento, colleghi, una cosa non si può negare, anche nella nuova visione dello Stato

della banda dei quattro (Renzi, Boschi, Lotti e Bonifazi), che è quella di parlare e di

dibattere. Già questa Costituzione toglie di fatto il potere al Senato e restringe di molto,

rispetto al Governo, i poteri della Camera dei deputati, che sarà una mera ratificatrice

delle decisioni del Primo Ministro, non eletto. Il meno che si può chiedere, dunque, è

quello di prevedere che il Senato possa chiamare il Governo a un confronto pubblico

su una serie di rilievi che gli vengono mossi. Se questo non dovesse accadere, beh,

allora meglio abrogare dalla Costituzione questo comma e inserirlo nella prima legge

che stanzia fondi per i lavori cosiddetti socialmente utili, perché di questo si tratterà:

far svolgere un lavoro che in realtà non serve a nulla, se non a giustificare uno

stipendio non tanto ai nuovi senatori, a cui verrà garantita anche l'immunità, ma ai

funzionari del Senato, chiamati a scavare la classica buca per poi richiuderla. C’è poi

un ultimo blocco di emendamenti del MoVimento 5 Stelle che si rifà alla questione

della chiarezza del lessico, che ho avuto modo di sollevare all'inizio del mio intervento.

Che vuol dire «politica pubblica», «provvedimento normativo due, tre, quattro» ?

«Impatto» concretamente che significa ? Risultati prodotti ? E alla luce di quali

parametri di partenza ? Significa consenso o dissenso da parte dei cittadini e degli enti

locali ? Ed ultimo, «territori» che vuol dire ? Regioni e comuni in senso

amministrativo e istituzionale, oppure ci riferiamo al significato geografico ? Ancora,

«concorre ad esprimere un parere», che vuol dire in concreto ? Se un parere del Senato

su una nomina sarà negativo, che conseguenza produrrà ? Lo vedremo

nell'applicazione, come dice la relazione dei saggi. Nessuna conseguenza o, come già

successo in questa legislatura, si rifà la votazione con la scusa che i senatori non

sapevano che la normativa era cambiata solo da una decina di anni, ritorniamo anche

qui alla categoria dei lavori socialmente utili ? Ecco, i nostri emendamenti, proponendo

la sostituzione di un termine con un altro, cercano di rendere meno vaga, meno labile,

la funzione di valutazione e controllo del Senato.

Se mi consentite di concludere con una battuta, ispirandomi ad un collega ben più

illustre di me, vogliamo evitare di passare da un sistema di bicameralismo paritario ad

un sistema in cui di fatto c’è una sola Camera che legifera e vota la fiducia, ed un

Senato che asciuga gli scogli. Un'asciugatura pagata a caro prezzo, perché, checché ne

dica l'ottimo Presidente del Consiglio e compagnia cantando, il Senato continuerà a

produrre sempre gli stessi costi per gli italiani e non migliorerà il sistema legislativo

(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

RICCARDO NUTI.

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Presidente, la riforma della Costituzione di un Paese non può essere proprietà di una

sola parte politica, né tantomeno espressione del Governo di turno. E, invece, i

principali promotori e sostenitori di questa riforma sono i principali esponenti

dell'attuale Esecutivo, cioè del Governo: circostanza già di per sé abbastanza grave, in

quanto in una Repubblica parlamentare le modifiche della Costituzione, ed in

particolar modo una sua revisione così ampia, dovrebbero essere prerogativa

esclusivamente parlamentare. Per questo tale riforma appartiene solo a voi, e non al

popolo italiano, e distrugge il nostro patrimonio comune !

Quello che proponete non apporta alcun miglioramento all'attuale architettura

costituzionale, che rispetto alla Carta costituzionale scritta dai nostri Padri costituenti è

rimasta sostanzialmente immutata sino ai giorni nostri, salvo alcune modifiche

apportate negli anni recenti e rimaste in parte inattuate. In altre parole, avete

drasticamente peggiorato le nostre regole costituzionali, stravolto l'architettura

istituzionale che si basava su un collaudato sistema di pesi e contrappesi, con risvolti

che non osiamo immaginare.

Al Senato avete votato questa legge tra mercimoni, scambi, ricatti e trasformismi:

quello che anche a livello giornalistico è stato definito il cosiddetto «mercato delle

vacche». E anche al Senato un ruolo quanto meno particolare ha avuto il senatore

Giorgio Napolitano, nonché ex Presidente della Repubblica: lo stesso Presidente della

Repubblica che firmò a suo tempo il cosiddetto lodo Alfano, e che oggi ha appoggiato

in maniera molto esplicita questa cosiddetta riforma costituzionale. Ricordiamo, per

chi probabilmente ha la memoria corta, che il lodo Alfano, che il Presidente della

Repubblica Napolitano firmò, venne dichiarato incostituzionale poco dopo tramite 262

del 2009; e già questo una sentenza della Corte costituzionale, la dovrebbe far capire,

a tutti coloro che citano Napolitano come una persona che ha contribuito in maniera

decisiva alla riforma costituzionale, come forse non è il caso di far riferimento al

Presidente Napolitano, in quanto un Presidente della Repubblica che firma una legge

che poco dopo viene dichiarata incostituzionale, diciamo che è uno smacco non da

poco !

Una delle principali motivazioni che utilizzate per sostenere questo scellerato testo di

legge è che il bicameralismo perfetto non funziona; eppure, quando volete e vi fa

comodo, riuscite ad approvare leggi in un lampo, per tenervi per esempio i rimborsi

elettorali senza controlli sui bilanci dei partiti. L'esempio che stiamo qui citando è

quello della legge cosiddetta Boccadutri. Cosa accade ? In questa legislatura, nella

quale almeno formalmente c’è ancora il bicameralismo, accade che questa Camera

dopo l'estate ha approvato una legge, cosiddetta Boccadutri perché il primo firmatario

ha questo cognome, che non introduce altro che una sanatoria per quanto riguarda i

rimborsi ai partiti; ovvero, c'era una Commissione che per legge doveva controllare i

rendiconti dei partiti, a questa Commissione non è stato dato a quanto pare abbastanza

personale, e nel momento in cui non è stato dato abbastanza personale, questa

Commissione non ha potuto fare gli adeguati controlli previsti per legge. Ebbene, con

una «leggina» inserita appunto nella cosiddetta legge Boccadutri, si è creata la

sanatoria e si è permesso ai partiti di ottenere tali rimborsi, nonostante i controlli della

Commissione competente previsti per legge non siano stati effettuati.

A quanto ammontano ? A circa 45,5 milioni di euro. Si dice che il bicameralismo è

molto lento, non riesce a produrre le leggi, e che questa riforma nasce quindi con

questo obiettivo; però, signori, cosa accade ? E qui lo diciamo anche ai cittadini: che la

stessa legge, subito dopo, in tempi veramente rapidi rispetto a tutte le altre, è andata al

Senato ed è stata approvata, ed è diventata legge dello Stato. Diciamo, quindi, che non

si può parlare di furto nel senso di violazione della legge, ma di una nuova forma di

furto legalizzato che permette ai partiti di ottenere questi rimborsi aggirando la legge

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che loro stessi avevano fatto. Questo è un esempio di come in realtà il bicameralismo

funziona quando c’è la volontà; e siccome voi non avete la volontà di approvare delle

leggi serie, quelle come per esempio la class action che è stata approvata alla Camera

la tenete ancora insabbiata, e al Senato non vede la luce. O, per esempio, una riforma

importante come quella della legge sul reddito di cittadinanza al Senato, vi ostinate a

non volerla calendarizzare in Aula. Questo a dimostrazione che non è il bicameralismo

in sé che non funziona, ma è la volontà che non avete; e che avete solamente nei

provvedimenti che fanno comodo a voi, soprattutto quando dovete legalizzare le

ruberie a vostro favore. Un altro esempio, come ho detto, è la legge sul lodo Alfano,

che praticamente regalava l'immunità alle alte cariche dello Stato; fra le quali, guarda

caso, il Presidente del Consiglio, che in quel momento, quando è stato approvato, era

Berlusconi.

Avete spostato il terreno del confronto nell'arena mediatica, spostando i vostri mal

riusciti sforzi comunicativi sulla presunta portata storica del risultato che, a vostro dire,

si otterrebbe con l'approvazione definitiva di questa riforma costituzionale, soffocando

il dibattito pubblico dal merito. Quindi, non è che non se ne sia parlato in termini di ore

all'interno delle Commissioni e dell'Aula, anche se quanto è accaduto in Commissione

al Senato è abbastanza sconvolgente; ma quando si analizza il merito non ci sono mai

delle risposte adeguate, addirittura spesso non ci sono neanche delle risposte. Questo a

dimostrazione di come chi propone questa legge non abbia probabilmente neanche

l'adeguata conoscenza per supportare tale riforma costituzionale, e comunque non

sappia cosa rispondere nel merito.

E, soprattutto, avete dimenticato che recentemente i risultati analoghi per quanto

riguarda questa riforma non sono stati proprio eccezionali. Come, per esempio, la

riforma approvata circa dieci anni fa dal Governo Berlusconi, che è stata poi respinta

nel successivo referendum costituzionale; o la riforma approvata dal cosiddetto

Governo di centrosinistra nel 2001, frutto di dinamiche del tutto simili, che ha prodotto

risultati giudicati disastrosi dai suoi stessi autori. Per ultimo ricordiamo la riforma del

2012 che ha introdotto lo scellerato principio del pareggio di bilancio in Costituzione e

che, pur costituendo una modifica circoscritta, ha rappresentato una maniera di

legiferare opposta allo spirito costituzionale, in quanto provocata da una situazione

esclusivamente emergenziale, e costituisce tutt'oggi un rilevante freno alla ripresa

economica. Per intenderci, non si possono fare dei veri e propri investimenti, perché

questi vanno in contrasto con il pareggio di bilancio; soprattutto i comuni, tramite le

normative che sono state introdotte per il pareggio di bilancio interno, si vedono in

notevoli difficoltà.

Andiamo alla parte delle proposte, cioè a quelle che abbiamo fatto noi in questi mesi

sia alla Camera che al Senato. Al Senato abbiamo cercato di modificare nel merito

alcune criticità di questo disegno di legge, con duecento emendamenti; per chi ci sta

seguendo e magari non conosce il termine emendamenti, significa proposte che vanno

a modificare la legge. Sono delle proposte chiare e semplici, che volevano riscrivere ed

integrare questo disegno di legge pessimo e assurdo; ripeto, testo che viene dal

Governo, quindi una riforma costituzionale che viene dal Governo. In quella sede tra le

altre proposte abbiamo chiesto, per esempio, di dimezzare il numero dei parlamentari;

abbiamo chiesto l'elettività diretta dei cento membri del Senato; l'abolizione

dell'immunità parlamentare; abbiamo chiesto maggiori garanzie per l'opposizione;

abbiamo chiesto la decadenza dalla carica di parlamentare in caso di reiterata assenza,

e la decadenza dei senatori sottoposti a processo penale (pensi un po’ che proposte

irricevibili che abbiamo presentato !); l'inserimento dei referendum consultivi.

Abbiamo proposto anche i referendum propositivi e di indirizzo e la riduzione dello

stipendio dei parlamentari insieme alla soppressione dei loro vitalizi. Si tratta di

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proposte che, forse, qui dentro sono sconvolgenti, ma che sono chieste veramente,

queste sì, dai cittadini. Perché ? Perché, quando si parla di riforma costituzionale, io

sento blaterare soggetti del Governo e parlamentari della maggioranza che si tratta di

riforme che chiedono i cittadini. Ma, in realtà, questo è assolutamente falso: nessun

cittadino vi ha mai chiesto di fare finta di abolire il Senato, crearlo di nominati e fare sì

che questi senatori potessero avere l'immunità. Le poche cose che hanno chiesto i

cittadini in questi anni e che sono degne di essere inserite in una riforma costituzionale

– o comunque per motivi legislativi vanno appunto inserite nella riforma costituzionale

– sono alcune di queste. E proprio a queste avete detto no, ovvero alle uniche cose che

veramente, dal punto di vista del miglioramento della Carta costituzionale, sono state

chieste dai cittadini, a queste avete detto no.

Io mi voglio soffermare in particolare su due di queste proposte, perché secondo me

sono degne di nota. Partiamo dall'ultima che ho detto: la riduzione dello stipendio dei

parlamentari insieme alla soppressione dei loro vitalizi. Presidente, qui noi abbiamo un

Paese che ha circa 10 milioni di poveri e continuamente i politici dicono che bisogna

cercare di ridurre le spese e che bisogna fare sì che gli italiani tirino la cinghia. E, però,

proprio chi deve dare l'esempio di volere guadagnare di meno per avvicinarsi ai

cittadini si dimostra assolutamente falso in questo. Perché ? Perché, quando un

parlamentare prende 18 mila euro al mese, di cui le indennità sono 10 mila euro al

mese (ovviamente lordi), noi pensiamo che un gesto di riduzione dello stipendio dei

parlamentari sia doveroso, soprattutto nel momento in cui abbiamo questa povertà, che

cresce e che è arrivata, appunto, a 10 milioni di cittadini. Abbiamo, invece, tante altre

persone che vivono la disperazione di una malattia. Per esempio vivono una malattia e,

quindi, si ritrovano ad affrontare le difficoltà del sistema sanitario. Abbiamo, per

esempio, delle liste di attesa per fare degli esami, per prevenire quelle che sono delle

malattie che sono lunghissime o, per esempio, abbiamo un sistema sanitario

profondamente corrotto. Ecco, davanti a questo, che poteva essere un segnale di

distensione di una politica che si avvicina ai cittadini, nonostante i tanti annunci e

nonostante le tante belle parole che sono state da voi proferite in vari dibattiti televisivi

– nei quali ovviamente, sì, siete sempre presenti – a questo avete detto no.

Poi vi è un altro punto che secondo me merita un chiarimento, che è quello dell'assenza

dei parlamentari e, quindi, dell'eventuale decadenza dalla carica di parlamentare in

caso di reiterata assenza. Infatti io vorrei precisare una cosa. In questo Parlamento il

problema non è solamente l'assenza, perché purtroppo tanti colleghi sono presenti.

Perché dico che «purtroppo» sono presenti ? Perché se si tratta di essere presenti per

approvare delle leggi vergogna, come quelle che sono state approvate negli anni

precedenti o in questa legislatura, ebbene forse è meglio essere assenti, piuttosto che

votare e fare passare certe vergogne. Infatti non bisogna guardare solamente i numeri

delle assenze o meno in Aula o eventualmente in Commissione, dove molti dei

parlamentari della maggioranza spesso sono assenti, ma soprattutto alla qualità di

quello che si propone e di quello che si vota, cosa che spesso non avviene in Aula.

Quindi ci si limita a dire che si è presenti, ma non a dire che, per esempio, si è votato a

favore di un decreto, come quello IMU Banca d'Italia, che da un lato, sì, aboliva l'IMU

– che poi avete reintrodotto con altro nome –, ma contemporaneamente dava per

esempio i 7,5 miliardi alle banche. Non avete detto che cosa conteneva lo «sblocca

Italia». Quindi voi eravate presenti e avete votato a favore: è passato il provvedimento

sullo «sblocca Italia», però poi quello che accade dal punto di vista per esempio delle

trivellazioni, non lo si racconta.

Queste proposte sono sicuramente state chiare, dettate dal buonsenso, e senza

dubbio trovano largo seguito tra i cittadini, come ho detto. Non curanti di ciò avete

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sempre risposto con un secco «no» a tutti, alla faccia di chi nelle vostre fila diceva che

dovevamo scongelarci e che dicevamo sempre «no».

E invece, mese dopo mese, anno dopo anno, siamo arrivati a due anni e mezzo

dall'inizio legislatura e ci si accorge che chi dice «no» siete sempre voi, soprattutto

quando stiamo parlando di proposte di buonsenso, che arrivano veramente dalla

cittadinanza, che sono state oggetto di dibattito pubblico e che hanno visto varie

manifestazioni supportare questo stesso tipo di proposte.

Ma, nonostante ciò, voi con i vostri giri di parole evitate sempre di proporle o di

votarle, quando le proponiamo con emendamenti. Però, mentre dite «no» a queste,

dall'altro lato dite «sì» a qualcosa. Per esempio, vi preparate a dare l'impunità alla

classe politica più corrotta del Paese, spalancando le porte del Senato a consiglieri

regionali o sindaci indagati, rinviati a giudizio e persino condannati. Con il nuovo

Senato, ad esempio, il vicepresidente della regione Lombardia, Mario Mantovani,

arrestato poche settimane fa per tangenti, potrebbe essere un papabile senatore e

godere dell'immunità. Similmente, se un consiglio comunale verrà sciolto per mafia, il

sindaco di quel comune, nominato senatore, manterrà la sua poltrona a Palazzo

Madama, cioè al Senato. Quindi voi dite «no» alle proposte che ho detto poc'anzi,

come per esempio la riduzione del numero dei parlamentari, dello stipendio o dei

vitalizi, però dite «sì» all'immunità per questo tipo di soggetti, consiglieri regionali o

sindaci, che, come sappiamo, sono la classe politica più corrotta del Paese. E lo

dimostrano le varie indagini e sentenze che ci sono state in questi anni.

Ci sono stati passaggi parlamentari su questa riforma costituzionale dell'ultimo anno e

mezzo, nonostante le numerosissime critiche, portate avanti anche da illustri giuristi. E,

quindi, non solo il MoVimento 5 Stelle, ma anche vari costituzionalisti hanno dato il

loro parere contrario a questo disegno di legge, che voi chiamate riforma

costituzionale, ma che invece dovreste chiamare «demolizione della Carta

costituzionale». Questi passaggi non sono riusciti a migliorare i gravi problemi che

l'impianto di questo disegno di legge presenta, a causa dell'ottusità e dei silenzi del

Governo e della maggioranza.

Ne consegue che ci troviamo oggi, dopo mesi e mesi di lavori, ad evidenziarvi

nuovamente le criticità che già allora avevamo sottoposto, mentre la maggioranza

dichiarava senza ritegno la propria formale dichiarata apertura al massimo

coinvolgimento delle opposizioni nell'esame di questo disegno di legge, secondo

quello che dovrebbe essere il principio guida per qualsiasi processo di revisione

costituzionale, soprattutto di questa portata, all'interno delle Aule parlamentari. Siete

stati protagonisti della completa chiusura rispetto alle istanze provenienti

dall'opposizione, secondo gli ordini impartiti da Palazzo Chigi.

Perché parlo di opposizione, in particolare, Presidente ? Perché quando si dice di voler

dare spazio alle opposizioni in realtà, a mio parere, si fa un grande errore. Infatti,

considerare Forza Italia o la Lega opposizione di questa maggioranza o di questo

Governo è quantomeno comico. Così come quella che prima era Sinistra Ecologia

Libertà, detta SEL, e che ora si dice Sinistra Italiana. Perché Presidente ? Perché, da un

lato, abbiamo dei partiti come Forza Italia e Lega Nord che hanno sempre voluto fare

questo tipo di riforma: ci hanno provato – anzi ora siete riusciti a far addirittura peggio

di quella che era la riforma voluta da Berlusconi – e, nonostante questo, loro fanno, per

così dire, finta di opporsi a tratti a questo disegno di legge. Ma sappiamo benissimo

che, in realtà, sono favorevoli. Infatti fanno il giochino di creare sottogruppi, per

esempio al Senato, come quello capeggiato da Verdini, e tramite questo altro gruppetto

appoggiano queste riforme. Dall'altra parte abbiamo, per esempio, invece, SEL,

Sinistra Ecologia e Libertà. Come è stato detto poc'anzi dal parlamentare di SEL

Melilla, prima sì candidano con il PD, poi permettono appunto con questa candidatura

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di ottenere un premio di maggioranza abnorme e incostituzionale – lo diremo subito

dopo – e poi dicono: ah, scusateci, se l'avessimo saputo, non ci saremmo alleati col PD.

Però intanto la frittata è fatta e intanto il PD, insieme a Verdini, sta modificando la

Carta costituzionale. Complimenti, perché a questo punto mi chiedo che fiducia si può

avere in voi, se fate questi grandi errori, come se non aveste mai capito chi fosse il PD.

E poi ci venite a dire: «scusate, abbiamo sbagliato ad allearci col PD». Abbastanza

ridicoli, permettetemi di dire.

Questo atteggiamento di far finta di parlare con le opposizioni, quando poi in realtà

l'unica opposizione qui dentro è costituita dal MoVimento 5 Stelle e non avete tenuto

minimamente in considerazione le nostre proposte, è stato adottato anche per quanto

riguarda il Regolamento delle Camere; in pratica uno strumento che dovrebbe essere di

garanzia dell'opposizione, invece viene utilizzato a vostro uso e consumo sempre per

evitare di avere un dibattito parlamentare serio nel merito. Quelli che dovrebbero

essere gli organi super partes all'interno della Camera in realtà si sono invece

dimostrati molto di parte e molto schierati, così di garanzie delle opposizioni non ne

abbiamo viste.

Volete che faccia qualche esempio ? Beh, io ricordo a tutti, alla Presidenza, al Governo

e a tutti i colleghi che sono presenti, purtroppo pochi, della maggioranza, la cosiddetta

ghigliottina. Introdurre la ghigliottina, visto che il Regolamento della Camera non lo

prevede da nessuna parte è assolutamente uno scempio, e sicuramente non è una

garanzia per le opposizioni. Eppure voi, pur di fare andare avanti il decreto-legge che

stava per scadere, il cosiddetto IMU – Banca d'Italia, avete introdotto e ideato quella

che è la ghigliottina. Nel momento in cui anche all'interno dalla Camera non c’è

l'appoggio per quanto riguarda la tutela delle opposizioni, pensate voi cosa può

accadere con questa riforma costituzionale.

Siete arrivati fino all'indizione, nel corso dell'ultimo passaggio alla Camera, di una

seduta fiume, durante la quale è stata approvata questa riforma costituzionale in

un'Aula semivuota fino a notte fonda, con una surreale discussione priva di dibattito in

cui il Presidente del Consiglio è arrivato giungendo da un vertice europeo;

un'immagine avvilente dal punto di vista istituzionale, ma che ben può rappresentare

simbolicamente il percorso di questa riforma e anche il suo contenuto. Insomma, ve la

cantate e ve la suonate, e non essendoci alcuna opposizione reale, come detto poc'anzi,

ve la siete votata da soli.

Per far capire quanto è stata assoluta la chiusura del Governo nei confronti delle

istanze dell'opposizione basti ricordare che sono stati negati anche accoglimenti

parziali, anche quando queste proposte non avevano una incidenza diretta sull'impianto

complessivo di questo scellerato disegno di legge. Come già ricordato, le modifiche

sulle quali siamo chiamati oggi ad esprimerci sono il frutto esclusivo di un dibattito

praticamente interno alla maggioranza di Governo, ed in particolare di un solo partito

di maggioranza, il PD, un partito che è rappresentato in questa Aula in maniera

maggioritaria non in virtù della volontà popolare, perché, ricordiamolo, la prima lista

elettorale alla Camera dei deputati è stata il MoVimento 5 Stelle, ma bensì a causa di

una legge elettorale dichiarata incostituzionale, che distorce in maniera inaccettabile la

volontà popolare come la presenza di molti di voi in questa Aula, eletti grazie al

premio di maggioranza che vi abbiamo già ricordato.

Sottolineo un'altra cosa, visto che è stato detto in precedenza, non è solamente un certo

numero di parlamentari ad essere incostituzionale, quelli cioè che sono entrati qui

grazie al premio di maggioranza, ma, come abbiamo detto più volte, è tutto il

Parlamento ad essere incostituzionale. Voi avete fatto una legge elettorale – voi, perché

noi non eravamo in Parlamento – che è stata successivamente dichiarata

incostituzionale. Quindi è chiaro che voi non siete in grado di fare leggi che rispettino

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la Costituzione, e quindi ancor meno potete pensare di modificare la Costituzione. Ora

con questo premio di maggioranza ci venite a dire che invece siete legittimati a

modificare la Costituzione. Una vera e propria barzelletta. Questo per rispondere alle

considerazioni fatte poc'anzi dal presidente Mazziotti Di Celso, dicendo che non

sarebbe vero quanto affermato dalla collega Dadone. Non è quindi, lo ripetiamo,

solamente un certo numero di parlamentari che è incostituzionale, ma in realtà lo è

tutto il Parlamento, che anche per motivi semplicemente di logica e di razionalità non

dovrebbe permettersi di effettuare queste modifiche alla Carta Costituzionale.

Con questo testo di legge la nostra Carta Costituzionale sarà completamente sepolta

insieme ai suoi valori fondamentali, l'avete demolita al Senato sulla base di questi

indicibili accordi, che ricordavo poc'anzi, grazie a Verdini ! Questo va quanto meno

detto, Presidente, perché un pluri indagato per concorso in corruzione e bancarotta

fraudolenta lo avete fatto diventare padre costituente. Probabilmente gli garantirete

anche un aiuto dal punto di vista dei suoi processi, rimane il fatto però che un

personaggio di tale spessore non dovrebbe essere la vostra stampella per fare questa

modifica costituzionale, quantomeno per l'onorabilità che dovrebbero avere le

istituzioni.

Questo passaggio nell'Aula della Camera dei deputati potrebbe rappresentare l'ultimo

passaggio parlamentare del disegno 2613-B, che modifica in numerose parti la nostra

Carta di legge costituzionale. È, quindi, l'ultima occasione che abbiamo per poter

apportare alcune migliorie, anche se sfortunatamente le possibilità di intervento sono

estremamente risicate.

Entriamo, ancora di più, nel merito del disegno di legge. Per prima cosa, bisogna

sottolineare come il ruolo che avete disegnato per il vostro Senato continua ad avere

contorni di difficile interpretazione. Oltre a quello che avete dichiarato a livello

normativo generale, questo Senato non ha, a differenza di quanto da voi sostenuto,

alcuna analogia con le seconde Camere presenti in altri ordinamenti democratici di

ispirazione regionalista o federalista, soprattutto perché in questi casi l'esercizio del

potere ha una marcata ripartizione di tipo verticale dislocata sul territorio. Infatti, il

sistema che avete disegnato per questo Senato non ha suoi simili nel resto del mondo e

neppure lontani parenti.

Insomma, ci avete voluto far credere che stavate modificando il bicameralismo

introducendo sistemi funzionanti e collaudati, mentre ci ritroviamo con un sistema che

potrebbe produrre effetti incerti e indesiderati.

I vari passaggi parlamentari non sono stati sufficienti per farvi capire che il Senato che

volete creare non è dotato dei necessari strumenti tecnici volti a intervenire

efficacemente nel procedimento legislativo, anche nell'ambito che dovrebbe essere

l'interesse più territoriale e decentralizzato.

Al medesimo tempo sono state attribuite funzioni che si configurerebbero come

funzioni di controllo generale al Senato, ma che non sono assolutamente collegate alla

rappresentanza territoriale o all'esercizio decentralizzato del potere. Tra queste vi sono

la valutazione delle politiche pubbliche e dell'attività delle pubbliche amministrazioni,

la verifica dell'impatto delle politiche dell'Unione europea sui territori, il concorso alla

verifica dell'attuazione delle leggi dello Stato. Si tratta di funzioni che trasformano il

Senato da supposto organo di rappresentanza territoriale in organo di controllo su

materie per le quali non avrebbe alcuna competenza, secondo lo stesso disegno

originario dei suoi ideatori, in quanto, appunto, includerebbe compiti estranei alla

rappresentanza territoriale.

Tutto ciò senza alcun potere reale di intervento. In altre parole, anche nel caso in cui

questo Senato riesca a condurre in maniera adeguata ed efficiente la propria funzione

di controllo e, a seguito di verifiche, dovesse produrre proposte di interventi per

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correggere o modificare determinate situazioni, non è prevista possibilità di intervento

reale: tanto rumore per niente.

In sintesi, avete detto che volete abolire il Senato; in realtà, lo state tenendo con costi

pressoché simili, quindi neanche a fronte di un risparmio economico rilevante, per poi

creare più che altro confusione. La vera abolizione del Senato, che è stata proposta dal

MoVimento 5 Stelle al Senato, l'avete bocciata: avete votato «no» anche a questa,

contraddicendo tutto quello che avevate detto davanti alle TV.

L'attività di controllo, infatti, costituisce un'attività estremamente rilevante che, se

attuata in maniera rigorosa, può apportare molti benefici, in quanto consentirebbe di

apportare i necessari correttivi e, quindi, rendere il sistema più efficiente. Invece la

maggioranza ha deciso di affidare tale importante strumento di controllo a senatori, la

cui attività si svolge principalmente in tutt'altri luoghi, quello della rappresentanza

politica regionale da parte dei consigli regionali, e quello dell'amministrazione dei

comuni da parte di sindaci. Sarà già complicato per queste persone assicurare la loro

partecipazione all'attività paralegislativa del Senato, figuriamoci all'attività di controllo

e monitoraggio, che richiede, forse, ancora più tempo e più impegno.

Tutto ciò senza considerare, come più volte abbiamo sottolineato, quali personaggi

rischiano di essere nominati all'interno di questo Senato. Come si può pensare di dare a

consiglieri regionali e a sindaci questo ruolo all'interno del Senato ? Persone che già

dovrebbero svolgere molto meglio di quanto avviene tutt'oggi il loro ruolo, sia al

comune per quanto riguarda i sindaci, sia al consiglio regionale, dovrebbero pure

svolgere questa attività al Senato: l'attività di controllo, in realtà, sarà, come sempre e

come già è in questo Parlamento, un'attività di passacarte. Sarà, quindi, semplicemente

un modo per creare una Camera i cui appartenenti avranno l'immunità.

Questo è ciò che accade e che va in contraddizione con quanto avete detto fino adesso.

Andiamo alla modalità di elezione, che è veramente ridicola. La modalità di elezione è

stata infatti il principale oggetto di dibattito di questa riforma all'interno dello stesso

partito di maggioranza, e mi viene da dire grazie ad un teatrino, un dibattito che ha

provocato, diciamo, delle finte spaccature; secondo quanto previsto dall'articolo 57

infatti, così come l'avete modificato, i senatori verrebbero nominati in base ai risultati

elettorali dei vari Consigli regionali, un atto che produrrà una plateale rottura

dell'ordine democratico. Innanzitutto il principio – e cito testualmente dall'attuale testo

che volete approvare – della conformità alle scelte espresse dagli elettori, in base alla

quale si dovrà procedere alla nomina dei senatori, costituisce un principio tanto

nebuloso quanto soggetto a vistose differenze interpretative, la cui applicazione

comporterà non pochi problemi anche in virtù dei rapporti tra maggioranza e

minoranza nei Consigli regionali e delle diverse leggi elettorali vigenti in ogni regione.

Diciamo che quella che avete inserito nell'ultimo passaggio al Senato, per quanto

riguarda l'elezione del Senato, si può definire una «supercazzola» perché, in pratica, si

modifica leggermente la forma, ma successivamente il Senato sarà comunque di

nominati; tutto per mettere a tacere un dibattito che era nato più che altro grazie alla

TV, ai giornali, i quali, anziché parlare del merito di tutto il resto della riforma, hanno

preferito dedicare ore e ore, settimane e settimane dei loro programmi e delle loro

pagine per parlare di un finto litigio fra la cosiddetta minoranza del PD e il resto del

PD che ne è maggioranza.

Tutto poi per giustificare la nascita di nuovi partiti e le solite prese in giro per far

credere di essere diversi, fra finta sinistra e finta destra. Inoltre nulla si dice nello

specifico della nomina dei sindaci, un'altra questione che questa riforma lascia irrisolta

senza sapere in quale maniera verrà declinata all'atto pratico; forse il punto più

discusso in merito alla nomina dei senatori è l'immunità, in quanto i senatori nominati

potranno godere delle stesse immunità attualmente previste per i parlamentari anche se

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non sono stati eletti per ricoprire tale carica. In altre parole, potranno essere nominati

senatori, soggetti ad esempio indagati che, grazie all'immunità, potranno sfuggire alla

giustizia. Non osiamo immaginare quali situazioni potrebbero generarsi: consiglieri

regionali disposti a vendere i propri voti oppure sindaci pronti a regalare appalti nel

proprio Comune pur di venire nominati e sottrarsi alla giustizia. Un modo, peraltro, per

incentivare quello che è stato ed è il mercato delle vacche da anni in queste istituzioni,

purtroppo.

La nomina dei senatori non rappresenta ovviamente l'unico punto critico di questa

riforma; infatti, con una modifica al terzo comma dell'articolo 116, si prevede

l'estensione dell'ambito delle materie in relazione alle quali è prevista la possibilità di

attribuire con legge ordinaria ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia alle

Regioni anche su richiesta delle stesse. Nel nuovo elenco, di cui all'articolo 116, terzo

comma della Costituzione, sono ora ricomprese le disposizioni generali comuni per le

politiche sociali, di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera m). In base alla nuova

formulazione, si fa riferimento non alla specifica materia ma alle disposizioni generali

e comuni che diventano oggetto di autonomia, diversamente rispetto a quanto previsto

da altra materia soggetta al regionalismo differenziato. Cosa comporterà tutto questo

(probabilmente, per chi ci ascolta non è molto chiaro e molto semplice da

comprendere) ? Molto probabilmente questo aumenterà e porterà ad un contenzioso di

fronte alla Corte costituzionale. L'articolo 116, terzo comma, e l'articolo 117, secondo

comma, lettera m), sembrano dunque essere tra loro confliggenti, in particolare una

parte di questa lettera m), che costituisce l'architrave in ordine alla garanzia di equità,

universalità e uniformità dei diritti sociali, dunque delle politiche che ne conseguono

su tutti i cittadini di tutto il territorio nazionale.

Con questa formulazione inoltre si divide il binomio finora rimasto immutato tra

politiche sociali e politiche sanitarie, caposaldo del nostro sistema di welfare.

Il rischio che ne deriva sarà la disgregazione delle politiche socio-sanitarie, ma non

sembra che ve ne importi qualcosa di queste politiche socio-sanitarie per poi scoprire

che il nostro sistema da questo punto di vista sta crollando e poi gridare «al lupo al

lupo». Un'altra modifica grave riguarda l'elezione dei giudici costituzionali; il Senato

ha infatti ripristinato la previsione contenuta nel testo governativo ove si prevedeva che

i cinque giudici costituzionali di nomina parlamentare siano scelti nel numero di tre

dalla Camera dei deputati e nel numero di due dal Senato, anziché essere scelti dal suo

soggetto naturale che dovrebbe essere il Parlamento in seduta comune, quindi Camera

e Senato insieme in seduta comune. Si tratta di una modifica sostanziale che incrina

pericolosamente il bilanciamento dei rapporti fra istituzioni così come d'altronde

l'intera riforma nel suo complesso; infatti i due giudici costituzionalmente verranno

scelti in base ad un'elezione di terzo grado da parte di senatori nominati in base ad

un'elezione di secondo grado da parte dei consiglieri regionali, una vera e propria

follia. Tra le modifiche apportate dal Senato è stato precisato all'articolo 39, comma

11, che il termine per il ricorso alla Corte costituzionale sulla nuova legge elettorale

del Senato, ove promulgata nella legislatura in corso, scade il decimo giorno

dall'entrata in vigore della medesima legge elettorale. Tale modifica appare porsi in

contraddizione con il testo del comma nel suo complesso, laddove lo stesso, nel porre

il termine di dieci giorni dall'entrata in vigore della stessa legge di revisione

costituzionale per il ricorso alla Corte costituzionale, non stabilisce altresì cosa

accadrebbe nel caso in cui una nuova legge elettorale per la Camera dei deputati

dovesse essere approvata nella legislatura in corso oltre tale termine. In altre parole, se

il ricorso alla Corte costituzionale per la legge elettorale per il Senato decorre

dall'entrata in vigore della legge elettorale stessa, nel caso della legge elettorale per la

Camera esso decorre dall'entrata in vigore della riforma costituzionale e nulla è

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stabilito per le leggi elettorali per la Camera approvate dopo il decorre di questo

termine. Presidente, questa riforma costituzionale, come ho illustrato in questo mio

intervento, non è altro che il frutto della pazzia di alcune persone e mi sorprende una

cosa soprattutto, mi sorprende vedere che tanti colleghi parlamentari blaterano parole,

ripetono parole vuote per rispondere e spiegare cosa stanno facendo. Parlano di posti di

lavoro, parlano di scuola, insomma tutto tranne quello che è il merito della riforma

costituzionale. Neanche i soggetti e i personaggi della maggioranza e del Governo

hanno saputo spiegare in TV il loro intento, se non dire che il Parlamento non riesce a

lavorare, ormai è ingolfato, dobbiamo modificare le regole, ce lo chiedono i cittadini e

ce lo chiede il Paese. Tutte balle, perché in realtà siamo davanti a un insieme di

persone assolutamente false che, anziché dire che non hanno avuto finora la volontà di

approvare leggi in tempi rapidi e di approvare solamente quelle a loro gradite,

continuano a raccontarci questa storiella da anni. Il Parlamento ha la possibilità di

funzionare ma viene costantemente bloccato dagli interessi personali di ogni

parlamentare e di ogni gruppo politico. La voglia di dimostrare all'esterno, tramite i

media, la propria capacità di parlare di cambiamento, di prospettare un futuro migliore,

si sta scontrando con la realtà. La realtà è che abbiamo un territorio sempre di più

devastato, un territorio sempre di più inquinato, crolla giorno dopo giorno soprattutto

quando arrivano quattro gocce di pioggia; abbiamo un Paese pieno di politici corrotti,

dai consigli comunali e regionali al Parlamento, e quando si dice che noi diciamo «no»

mentre invece c’è chi dice «sì», collegandomi all'intervento del mio collega Toninelli,

se c’è qualcuno che dice «sì», bisogna chiedere anche a cosa si dice «sì», Presidente,

perché si può dire per esempio «sì» alla corruzione, come avete fatto in maniera

esplicita e implicita in questi anni, ma c’è anche chi dice purtroppo in questo Paese

«sì» alla mafia.

Ebbene, noi, Presidente, davanti a questo scempio che state facendo e davanti a tutte le

leggi che avete approvato che sono una peggio dell'altra e nessuna che aiuta veramente

il territorio e i cittadini, siamo felici di dire «no», come siamo felici di dire per esempio

«no» alla corruzione e come siamo felici di dire «no» alla mafia. Non basta dire che

c’è chi dice «no» e quindi etichettarlo come un gufo, come qualcuno che vuole

bloccare, ma bisogna anche dire qual è il contenuto di una riforma, a cosa si dice «sì» e

a cosa si dice «no». Noi siamo orgogliosi di dire «no» alla corruzione e siamo

orgogliosi di dire «no» alla mafia e siamo orgogliosi di dire «no» ad una riforma che in

realtà sta peggiorando la nostra Carta costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo

MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà alle

ore 15,30.

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La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 15,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati

Alfreider, Amici, Bernardo, Bonifazi, Bratti, Bressa, Capelli, Costa, D'Alia, Di Gioia, Di

Lello, Epifani, Fedriga, Fico, Garofani, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Losacco, Lupi,

Manciulli, Antonio Martino, Mazziotti Di Celso, Pes, Piccoli Nardelli, Portas, Rosato, Sanga,

Sani, Scalfarotto, Scotto, Sorial, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla

ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centouno, come risulta dall'elenco depositato

presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

(Ripresa esame dell'articolo 1 – A.C. 2613-B)

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta hanno avuto inizio gli

interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 1.

Ha chiesto di parlare la deputata Nesci. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI.

Con questo disegno di legge di riforma della Costituzione, cosiddetto «Renzi-Boschi»,

alle regioni è data la possibilità di autonomia piena sulle politiche sociali. Con riguardo

alle norme generali, lo stesso disegno di legge prevede, invece, il ritorno allo Stato

della potestà normativa in materia di tutela della salute. Questa asimmetria è molto

pericolosa; l'abbiamo detto in maniera molto chiara e continueremo a spiegarlo nel

corso di questa seduta. Al di là dei conflitti che possono derivarne tra Stato e regioni, è

pacifico che si va a realizzare una disparità, è evidente cioè che si andranno ad aprire

degli spazi per una disparità di situazioni in netto contrasto con i principi

costituzionali. Paradossalmente, in tema di sostegno sociale, per esempio, a Brescia

potrebbe, di fatto, esserci una risposta pubblica molto diversa, invece, rispetto a Vibo

Valentia. In realtà, però, questo disegno di legge di riforma della Costituzione ha due

obiettivi di fondo: destrutturare la rappresentatività politica a partire dal momento

elettorale, accentrare tutti i poteri necessari e realizzare i tagli imposti dal fiscal

compact. La suddetta riforma, che si sta facendo largo, ovviamente, nel grande silenzio

di opinionisti specialisti, mira ad impedire, una volta per tutte, che il popolo possa

recuperare la propria sovranità perduta con l'ingresso dell'Italia nel sistema dell'euro.

Questa è la verità che televisioni, giornali, agenzie di informazione e Ministri non

hanno il coraggio di ammettere e spiegare. Nella riforma in parola non c’è il minimo

intervento giuridico di sistema che rimuova le cause reali della crisi che stiamo

attraversando da ormai troppi anni. Al contrario, il testo punta a rafforzare l'argine

giuridico già posto a garanzia della speculazione finanziaria. Lo fa, per esempio, con

l'articolo 31 del disegno di legge in argomento, che va a riformare l'articolo 117 della

Costituzione affidando espressamente allo Stato il potere di legiferare in materia di

moneta e di sistema valutario. In questa prospettiva, lo Stato non va a coincidere con il

popolo sovrano, ma corrisponde agli apparati del potere e al loro nuovo assetto fissato

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in Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Apparati,

ovviamente, voluti e sostenuti dalle alte sfere della finanza che hanno la proprietà della

Banca centrale europea e della sua appendice italiana. Con questa riforma

costituzionale, poi, si fa passare per necessario ciò che non lo è. Si usa la proiezione

dell'inganno, come per esempio l'abolizione del bicameralismo, per indurre, di fatto, i

comuni al dissesto finanziario e ad aprire poi le porte a futuri commissariamenti

governativi e sottrazione di sovranità. Fine ultimo di questo processo è sostituire, ad

ogni livello, la rappresentatività democratica con la tecnocrazia burocratica, che non

risponde ovviamente al corpo elettorale, né deve rendere conto alle singole comunità

locali.

Dall'approvazione di questa riforma incostituzionale della Costituzione i comuni,

per esempio, dovranno reggersi con le proprie gambe, cioè con la propria raccolta dei

tributi, e così si distrugge per sempre ogni parte residuale dello Stato che dagli anni

Novanta ha incominciato una rapida scomparsa attraverso la creazione dei parlamenti

regionali, la regionalizzazione della sanità, la rinuncia ai controlli centrali e

l'aziendalizzazione dei servizi pubblici. Già con l'introduzione del pareggio di bilancio

si è realizzato uno dei più grandi attentati allo Stato come contratto sociale e alla

Repubblica come garante dei diritti fondamentali ed irrinunciabili. Come ho spiegato e

ribadito in numerosi atti di interventi parlamentari, il pareggio di bilancio traduce una

volontà di poteri non democratici, né elettivi. Serve, in sostanza, a perpetuare la grande

truffa del debito pubblico, per cui ogni euro emesso dalla Banca centrale europea è un

euro di debito verso i vivi, le persone e i cittadini tutti. In breve, quindi, il denaro è

stampato dalla Banca centrale europea, che è una banca assolutamente privata. Lo

stesso denaro è prestato agli Stati dell'Eurozona che in cambio emettono titoli del

debito. Da un lato, la moneta viene creata dalla carta straccia e poi prestata, dall'altro

essa viene presa per essere ripagata al valore nominale. Da questo scambio perverso

nasce il dramma di oggi, ampliato ovviamente dagli strumenti di contenimento, come il

meccanismo europeo di stabilizzazione della finanza pubblica, il fiscal compact, dai

quali derivano ulteriori svalutazioni della moneta e tagli progressivi alla sanità, alla

scuola, alla giustizia e arresto dell'amministrazione pubblica, con un parallelo

vertiginoso aumento delle tasse. Insomma, questa maggioranza si sta macchiando di un

crimine terribile, questa maggioranza sta cambiando gli equilibri propri della

Costituzione repubblicana, questa maggioranza sta cambiando formalmente la forma di

Governo, già trasformata da Presidenti della Repubblica di provenienza bancaria, o

avvezzi ad una autarchia assoluta, che non riconosce il potere giudiziario. Senza un

vero confronto parlamentare, questa maggioranza sta inquinando il terreno della

democrazia in modo da affamare le nuove generazioni che già vivono in condizioni di

precarietà disumana e pagano la previdenza degli anziani. Questa maggioranza è la

stessa di quella di ieri che, con pretesti vari, ha governato all'unisono obbedendo agli

ordini di una finta Unione europea proiettata come istituzione soltanto per

assoggettare, in realtà, il popolo europeo con lo strumento monetario. Questa

maggioranza che ieri ha bruciato e svenduto le ricchezze pubbliche, dall'IRI, all'Enel,

dall'ENI a Finmeccanica, da Telecom alla RAI (Applausi dei deputati del gruppo

MoVimento 5 Stelle), oggi spaccia questo disegno di legge costituzionale persino come

una moderna opportunità ovviamente complice la grande prostituzione intellettuale di

un sistema accademico o scolastico, sanitario e mediatico che è nelle mani di dirigenti

senza scrupolo e, se serve, anche riempiti di soldi.

Questa è la riforma di cui abbiamo discusso. Deve essere chiaro a tutti anche una

cosa ovvero che questa maggioranza parlamentare e questo Governo non sono

legittimati ad attentare alla nostra Costituzione. Per vari motivi non lo sono e voglio

spiegarli e renderli noti a tutti. Ribadisco: questa giornata sarà utilizzata proprio per

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spiegare ai cittadini italiani e a tutti quelli che ci seguono cosa sta accadendo nelle

Aule parlamentari da qualche mese a questa parte. Innanzitutto sappiamo che l'articolo

138 della nostra Costituzione prevede una procedura cosiddetta «aggravata» di

revisione della Costituzione, proprio in ragione dell'importanza della nostra Carta

costituzionale. L'articolo 138 si riferisce, ovviamente, solamente alle due Camere

rappresentative del popolo.

In altre parole, sono solamente le Camere, il Senato e la Camera dei deputati, a poter

procedere a rivedere la Carta costituzionale, in ragione di cosa ? In ragione di quello

che rappresentano queste Camere; rappresentano, appunto, il popolo. Quindi, fino a

prova contraria, se la sovranità appartiene al popolo, è una sovranità che si esercita

anche attraverso il lavoro del Parlamento. I membri del Parlamento in carica, quindi

tutti quanti, sono stati proclamati eletti con una legge elettorale che poi è stata

dichiarata 1 del 2014. incostituzionale dalla Corte costituzionale con la sentenza.

Perché è importante leggere questa sentenza, soprattutto il significato e le ripercussioni

che doveva avere su tutta l'attività del Parlamento ? Innanzitutto, da questa sentenza

discende una palese ed evidente carenza di legittimazione di queste due Camere a

procedere alla revisione del testo costituzionale e, ovviamente, a maggior ragione, alla

modificazione globale dell'intera seconda parte dello stesso. La maggioranza

parlamentare che si accinge ad approvare questa proposta di riforma, ma, in realtà, è un

vero e proprio stravolgimento della nostra Carta costituzionale, esiste, infatti,

solamente in virtù dell'attribuzione di un premio di maggioranza che poi in realtà è

stato definito incostituzionale. Questo perché ? Perché una minoranza netta del Paese

oggi e sin dall'inizio della legislatura in corso scrive le sorti del Paese e agisce senza un

vero controllo parlamentare, se non fosse per l'opposizione continua e il fiato sul collo

del MoVimento 5 Stelle che, con i mezzi ovviamente che ha, cerca di rendere note

alcune circostanze e alcune attività che avvengono all'interno del Parlamento e che

purtroppo i media censurano e che, ovviamente, come ho detto, intellettuali ed

opinionisti vari omettono o comunque non vogliono raccontare ai cittadini fuori da

questi palazzi.

Allora, perché è importante la rappresentanza democratica e politica ? Perché l'organo

della rappresentanza politica, che è ovviamente il Parlamento, è al centro del sistema di

democrazia rappresentativa e della forma di Governo parlamentare. Quindi, nel

momento in cui, con questa riforma di legge costituzionale andiamo a modificare

anche le due Camere, vuol dire che si sta attentando a tutto il sistema democratico e in

particolare alla forma di Stato e alla forma di Governo che vengono sostanzialmente

modificate. Tra l'altro, le previsioni della legge elettorale, come sappiamo, hanno in

sostanza compresso l'intera rappresentatività dell'Assemblea parlamentare e di questo

bisogna tenerne conto. Di fatto, si sono intaccate quelle funzioni fondamentali che

erano proprie del Parlamento e, quindi, di tutte le sue declinazioni interne, come la

funzione di indirizzo e di controllo dell'attività del Governo, così come anche la

funzione di garanzia della nostra Costituzione. Infatti, si va a modificare la

Costituzione attentando direttamente all'articolo 138, che è proprio quel grimaldello

per aggredire definitivamente la nostra Costituzione. È lo stesso articolo che cercammo

di difendere con tutti i mezzi, salendo anche sui tetti di Montecitorio. Abbiamo

raccontato al mondo quello che stava accadendo in questo Parlamento con questa

azione che fu forte, da molti criticata, ma raggiunse il suo scopo, ossia raccontare

davvero al mondo intero cosa stava accadendo in queste Aule parlamentari. Infatti, la

nostra è stata più volte definita la Costituzione più bella del mondo, però nel momento

in cui la stavano stravolgendo, così come avete fatto nuovamente in questi mesi,

nessuno, anzi pochi avevano alzato la testa. La stessa cosa non è accaduta con il

Governo Renzi.

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Non è accaduta e ci aspettavamo prese di posizione da intellettuali, da persone a cui il

popolo italiano spesso si ispira. Mi riferisco, per esempio, a Benigni, che ha raccontato

la bellezza della nostra Costituzione attraverso il servizio pubblico radiotelevisivo.

Bene, persone come Benigni oggi tacciono. Questo, ovviamente, è paradossale se

pensiamo a quello che lui è riuscito, con la sua bravura, con la sua professionalità, a

raccontare a tutti gli italiani. Non è il solo, ma tace tutto il mondo accademico e

scolastico; un mondo che forse rimane troppo rinchiuso fra le sue mura e che poi non

guarda a quello che in concreto accade all'interno delle istituzioni. Dovrebbe essere

dovere di tutti i professori e docenti universitari informarsi su quello che accade in

concreto nelle Aule parlamentari perché in momenti storici come questo non si può

pensare di tacere e di non esporsi. Infatti, questo è il momento di farlo, non ci saranno

altri momenti. Noi potremmo dire: noi non vogliamo rimpiangere nulla della nostra

attività qui dentro. Questa attività ci permette ancora oggi di raccontare e di spiegare

quello che avviene attraverso il Regolamento che per il momento non è oggetto di

modifiche, ma sappiamo che lo sarà di qui a poco. Quindi, ancora una volta ci

avvieremo verso quello che molti hanno definito esagerato forse pensare, ossia verso

una dittatura, verso una compressione dei principi democratici e costituzionali. Beh,

questa cosa sta già avvenendo. Soprattutto i colpi di Stato, come qualcuno li ha

definiti, di certo avvengono gradualmente; non verranno a citofonare alle nostre

abitazioni per dire che siamo in piena dittatura. Quindi, attenzione a quello che accade

ogni giorno nel nostro Paese. Lo diciamo soprattutto agli studenti e ai giovanissimi che

devono seguire più che mai l'evolversi delle notizie di queste ore e di questi giorni

perché la democrazia è sacra e c’è se effettivamente è rintracciabile poi anche nel

lavoro delle istituzioni e nelle leggi che poi vanno a disciplinare e a regolare la vita di

tutti noi ogni giorno.

Perché, ripeto, era importante questa sentenza della Corte costituzionale che definiva,

appunto, illegittima ed incostituzionale la legge elettorale del Porcellum ? Perché

significava che, all'indomani di quella sentenza, il Parlamento doveva agire per

modificare la legge elettorale e, quindi, farla rientrare nei ranghi appunto della

Costituzione e dei principi costituzionali. Dopodiché, le Camere dovevano essere

sciolte dal Presidente della Repubblica. Invece, si è fatto finta di nulla e, anzi, si è

continuato con il cambio di Governo e con queste riforme così irrazionali e continue

qui dentro come se le Camere, queste Camere, fossero legittimate a riformare il Paese

come spesso in qualche spot in TV alcuni politici vanno raccontando. Noi eravamo

convinti e siamo tuttora convinti che all'indomani di quella sentenza bisognava

procedere a ristabilire un processo democratico di elezione dei rappresentanti in

Parlamento. Questa cosa non è avvenuta, ma noi siamo dentro questo Palazzo

ovviamente perché i cittadini ci hanno dato questo ruolo di opposizione in Parlamento,

anche se, come sappiamo, quella legge elettorale drogò anche i risultati elettorali

perché il MoVimento 5 Stelle nel 2013 appunto era entrato in Parlamento come prima

forza politica.

Ma l'allora Presidente della Repubblica se ne infischiò del risultato elettorale e si

procedette così come poi la storia e la cronaca hanno raccontato.

Ma – ripeto – diciamo che il sistema che si va configurando attraverso questa riforma

costituzionale è pericolosissimo, anche se pensiamo al referendum costituzionale

previsto dall'articolo 138 che coinvolgerà, di qui a poco, tutti gli italiani. Tuttavia, esso

rischia di trasformarsi in un vero e proprio voto plebiscitario a favore o contro la

maggioranza parlamentare e questo Governo, perché si tratta di una riforma che ha in

sé una serie di elementi disomogenei. Vi sono anche alcune cose condivisibili,

ovviamente, come per esempio l'abolizione del CNEL, ma ovviamente chiedere agli

italiani di pronunciarsi su questa riforma mastodontica sarà molto complicato. Noi

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lotteremo il più possibile per fare arrivare informazioni utili agli italiani, in modo che

possano, in maniera acritica ed autonoma, scegliere poi in che termini partecipare a

questo referendum.

Fra le cose più subdole di questa riforma costituzionale o «schiforma» costituzionale

c’è il cosiddetto «regionalismo differenziato». Come ho detto anche all'inizio del mio

discorso, c’è la possibilità di attribuire, con legge dello Stato, ulteriori forme e

condizioni, anche particolari, di autonomia alle regioni, anche su richiesta delle stesse

regioni, appunto, come per esempio in tema di politiche sociali, come se non fosse già

sotto gli occhi di tutti il fallimento di questa specie di federalismo che si è attuato.

Ovviamente, faccio l'esempio della sanità, perché è quello più emblematico, che, tra

l'altro, tutti i cittadini possono eventualmente verificare e riscontrare anche in prima

persona.

Questo regionalismo differenziato si è in sostanza già creato ed attuato, avendo dato la

sanità in mano alle regioni e, ovviamente, senza poi pretendere i controlli dovuti. In

primis nell'ambito sanitario, però, si è infiltrata la corruzione e la criminalità

organizzata, ed ecco che, anche grazie a questi scandali di corruzione e fenomeni di

corruttele e di clientele, le regioni che si sono macchiate di questi reati vi hanno offerto

l'alibi per commissariare le regioni magari già sottoposte a piano di rientro. L'abbiamo

detto più volte: questo Governo – ma anche il Governo Letta e quello Monti – ha

sempre usato la sanità pubblica come un vero e proprio bancomat e, cioè, recuperando

risorse dalla periferia per farle arrivare al Governo centrale. Questo è un modo

semplice per prelevare le risorse anche in maniera antidemocratica, perché i

commissariamenti ovviamente li disponete voi e scegliete voi gli uomini da

posizionare nei settori strategici del Paese, così come è avvenuto nella sanità.

Quindi, quello che state facendo con la riforma costituzionale è un esperimento di cui,

in qualche modo, avete già potuto verificare il risultato e le risultanze. L'esempio è

proprio quello della regione Calabria, che rappresenta un caso nazionale proprio per il

fallimento del commissariamento, un commissariamento che era stato disposto dal

Governo centrale perché la sanità calabrese era in disavanzo. C’è stato detto che i

politici calabresi e i cittadini tutti non erano in grado di gestire le proprie risorse in

ambito sanitario. Benissimo ! Vennero nominati questi commissari. Se ne sono

succeduti diversi nel tempo, ma poi che cosa accade a un certo punto ? Che qualche

mese fa il piano di rientro della Calabria stava per concludersi perché, per bocca della

stessa Ministra Lorenzin, si era arrivati ad un disavanzo di soli 30 milioni di euro.

Guarda caso quelle affermazioni – forse era un caso, forse no – avvenivano durante

la campagna elettorale delle regionali di novembre 2014, ben felici di essere fuori dal

piano di rientro, perché il piano di rientro significa tagli lineari, recupero di risorse ad

ogni costo, anche a costo, appunto, del diritto alla salute.

Facemmo anche diverse proposte, come MoVimento 5 Stelle, per poter uscire più

celermente da quel commissariamento. Un esempio su tutti era quello del

finanziamento in surplus che a tutt'oggi riceve il Policlinico universitario ospedaliero

«Mater Domini». È un finanziamento in surplus che riceve dalla regione senza un

protocollo d'intesa valido e vigente, perché è un protocollo d'intesa che è scaduto nel

2008. Grazie al recupero di quei soldi in pochi mesi saremmo usciti dal piano di

rientro.

Ovviamente, nessuno, a tutt'oggi, vuole mettere mano ai rapporti tra il rettore

dell'università di Catanzaro e la regione tutta e, quindi, non solo non usciamo dal piano

di rientro ma è notizia di qualche giorno fa che il disavanzo della Calabria aumenta.

Quindi, passiamo da 30 milioni di euro ad oltre 65 milioni di euro.

Dunque, questa è la riprova del fallimento totale anche delle gestioni commissariali

di uomini che il Governo ha scelto per gestire al meglio le risorse. Quindi, ancora una

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volta, purtroppo, la storia a danno dei cittadini – in questo caso calabresi, ma anche di

altre regioni che sono sottoposte a commissariamento – ha raccontato del fallimento di

scelte calate dall'alto.

E qual è la gravità dell'elemento che poi informa tutta la riforma costituzionale ? State

definitivamente attentando al sistema democratico perché non sarà più possibile

eleggere, per esempio, i rappresentanti all'interno di quella specie di Camera nuova che

volete creare, di questo Senato regionale, perché ne faranno parte consiglieri regionali

e sindaci, con una formula così vaga che non si comprende nemmeno come verranno

scelti.

Di certo non dai cittadini, perché si parla di un'elezione che dovrà rispettare le scelte

espresse dagli elettori al momento dell'elezione dei consiglieri regionali, in questo

caso. Quindi, non si comprende come sarà possibile, appunto, scegliere rappresentanti

all'interno di questo nuovo Senato, che non verrà abolito ma esisterà comunque.

Semplicemente non sarà data la possibilità ai cittadini di esprimere i propri

rappresentanti, proprio come già era avvenuto con il «Porcellum» e proprio come era

già avvenuto tante altre volte.

Quindi, è pericolosissimo, tra l'altro, lasciare questo spiraglio ai commissariamenti, che

saranno più frequenti proprio in temi così cruciali per il Paese come quello della salute,

della sanità e del welfare tutto, perché questo è un attacco, appunto, ai diritti come

quello della salute, che già era stato picconato più volte, in questi decenni, prelevando

soldi dalla sanità pubblica e di fatto avvantaggiando la sanità privata.

Su questo punto chiariamoci, perché anche a livello regionale e locale non abbiamo

mai demonizzato a prescindere gli interventi privati all'interno della sanità, perché di

certo il privato può integrare il servizio sanitario nazionale e regionale, ma di certo non

può accadere, come invece è accaduto in questi anni, che i Governi decidano di

togliere risorse alla sanità pubblica e, quindi, in concreto non è possibile che di questa

decadenza delle strutture pubbliche e di questo smantellamento, pezzo a pezzo, dei

reparti degli ospedali pubblici se ne avvantaggi la sanità privata.

Tant’è vero che – sempre per parlare del caso della Calabria – invece spese ingenti,

come quelle farmaceutiche, non sono mai state toccate nell'ambito del

commissariamento. Quindi, il commissariamento non serve a fare scelte magari

impopolari ma più lungimiranti; in realtà non è servito a nulla.

Infatti, i debiti sono aumentati, i pagamenti di alcune ASP non sono stati definiti, come

quegli oltre 300 milioni di euro che ballano all'ASP di Reggio Calabria, un'ASP, tra

l'altro, che è stata interessata dai provvedimenti dell'Autorità anticorruzione nazionale,

ovviamente su segnalazione del MoVimento 5 Stelle, che aveva per tempo avvertito il

governatore regionale, in questo caso della Calabria, di non esporsi a sanzioni di

questo tipo che era ovvio sarebbero arrivate, perché basta leggere le leggi e volerle far

rispettare ed era ovvio che si sarebbe arrivati a quel punto.

Come al solito la politica e i partiti sono troppo impegnati in giochi di potere e di

poltrone e, insomma, in subordine poi arriva il diritto alla salute, il diritto dei cittadini.

Ripeto, noi, nello specifico, avverseremo la parte della riforma costituzionale in cui si

legittimano, di fatto, i commissariamenti su temi cruciali, come quello della sanità, se

non altro in ragione del fallimento di questi anni.

Soprattutto la possibilità di eleggere i propri rappresentanti viene definitivamente

eliminata con questa riforma costituzionale. Abbiamo tentato di farvi desistere da

questo vostro impegno quotidiano nella demolizione della democrazia anche al Senato,

facendo proposte nel merito ed emendamenti assolutamente calzanti con il testo della

riforma. Adesso ci apprestiamo, invece, a discutere questa riforma costituzionale –

ripeto – nel silenzio di televisioni e di giornali, che non mi spiegheranno cosa sta

accadendo in concreto in queste Aule. Lo stiamo facendo anche in concomitanza con

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un'altra legge cruciale per il Paese, che è la legge di stabilità. Si vocifera già di

contingentamenti, di selezione, fino al limite del surreale, di emendamenti e di

proposte.

Insomma, adesso state definitivamente togliendo la possibilità anche ai parlamentari

che oggi siedono in queste Aule di fare il proprio dovere e di esercitare il proprio

mandato, ma, d'altronde, questo avveniva già avendo voi, di fatto, picconato la

possibilità dell'opposizione di vigilare e controllare l'attività del Governo, decidendo di

non rispondere, se non a rilento, agli atti di sindacato ispettivo, ovvero alle

interrogazioni parlamentari, ossia la possibilità di informare direttamente il Governo di

questioni che non sempre sono all'oggetto dell'attività parlamentare. C’è la possibilità

anche dello stesso Governo di riscattarsi rispetto ad alcune accuse di dimenticanza di

territori, di regioni, ma soprattutto di settori cruciali del Paese. Decidete anche di non

rispondere agli atti di sindacato ispettivo, quindi capirete come non c’è più la

possibilità di fare un lavoro buono per il Paese.

Abbiamo denunciato più volte che i partiti si sono trasformati in veri e propri

comitati d'affari, che, a questo punto, sono in grado solamente di rispondere alla

richiesta di lobbisti e multinazionali. Infatti, queste sono direttive e soprattutto azioni

facilmente intellegibili attraverso le leggi che voi stessi scrivete. Anche quando

abbiamo fatto proposte che avevano a che fare con il meccanismo democratico e con la

capacità di lavorare meglio all'interno di queste Aule parlamentari, avete sempre

rimandato il nostro campo d'azione a successivi decreti, a successivi disegni di legge.

Così come finalmente speravamo, che discutendo di Costituzione e di riforma

costituzionale, si potesse fare un ragionamento di ampio respiro anche sulla

modernizzazione del nostro Paese. È una cosa che ci avete impedito, per esempio,

anche con la riforma della RAI. Aspettavamo da tempo di poter legiferare su questo

asset così strategico per il nostro Paese, che è, in questo caso, il servizio pubblico

radiotelevisivo, visto che gli italiani in questi anni hanno partecipato e compartecipato

all'esistenza della RAI e dell'intero sistema pubblico radiotelevisivo.

E, anche in quel caso, tempi ristretti e incapacità di dialogare con onestà intellettuale su

alcuni temi. Addirittura, quando vi apprestavate a scrivere questa riforma

costituzionale, più volte avete citato l'Europa, o meglio l'Unione europea e i suoi

dettami per rispondere meglio alle esigenze dei cittadini, alle nuove sfide che il mondo

innovativo e tecnologico ci porgeva. Bene, nel caso, invece, della riforma della RAI,

quando si è trattato di legiferare sugli appalti, l'avete fatto anche in deroga alle direttive

comunitarie.

Quindi, questo è sempre per sottolineare l'ipocrisia di questo modo d'agire, ossia

l'agire, per dirla alla Fusaro, con cretinismo economico, che, insomma, si riferisce

solamente ad una parte della nostra Costituzione e non al resto. Infatti, fare riferimento

sempre e solo alla disponibilità in concreto di risorse – mi riferisco all'articolo 81 della

Costituzione –, quindi richiamare continuamente il principio del pareggio di bilancio,

ovviamente è un principio che non può superare i diritti fondamentali che proprio la

nostra Costituzione garantisce. Ricordo anche che l'inserimento di questo articolo in

Costituzione è stata un'anomalia nell'intero panorama europeo. Siamo gli unici che

celermente si sono affrettati per inserire questo cappio al collo degli italiani, perché di

questo si tratta.

Dall'altro lato, quindi, non c'era nemmeno una politica o, comunque, una voglia di

agire per il bene del Paese, ma c'era, ancora una volta, la voglia di assecondare lobby

finanziarie e bancarie. Lo vedrete, italiani fuori da questi palazzi, se ve lo faranno

capire e conoscere, anche con il prossimo decreto salva banche: ovviamente salviamo

alcune banche, salviamo le banche degli amici degli amici. Quando serve, il

Parlamento, in questo senso, diventa un vero e proprio zerbino per gli amici e le lobby

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finanziarie, così come avevate già fatto con il decreto IMU Bankitalia. C'erano molti di

voi, colleghi, che quasi quasi sminuivano la portata di quel decreto, addirittura

cantando: «O banca ciao», «O bella ciao», scusate, in Aula (Applausi dei deputati del

gruppo MoVimento 5 Stelle). Fummo derisi per le nostre azioni parlamentari, che

ovviamente tendevano, anche in quel caso, ad opporsi ad un decreto che regalava 7,5

miliardi di euro alle banche private, salvo poi – sempre da parte di queste forze

politiche – successivamente piangere lacrime di coccodrillo in televisione. Infatti, non

si è potuto fare altro che rimestare in questi gruppi parlamentari, che cambiano nome,

cambiano etichetta, cambiano i gruppi parlamentari.

Il Gruppo Misto alla Camera diventa il terzo gruppo parlamentare più folto. Insomma,

significa che c’è un vero e proprio problema all'interno della nostra democrazia. Ma,

d'altronde, con questa riforma costituzionale non fate altro che chiudere il cerchio.

Abbiamo più volte spiegato, anche fuori da queste Aule, come il nostro sistema

democratico fosse già stato attentato dalla mancanza di una vera e propria libertà di

informazione. Infatti, quando i giornalisti e le televisioni, ovviamente quelli che hanno

intenzione di farlo, non possono raccontare quello che davvero accade nel Paese, ma

addirittura diventano lecchini del potere e servi del sistema, allora, in quel caso, capite

che è impossibile anche pensare di avere una reazione da parte dei cittadini. Ma noi

ovviamente non demordiamo, anzi sappiamo bene che noi esistiamo all'interno di

queste Aule parlamentari proprio per questo motivo.

Infatti, non giungendo le giuste informazioni ai cittadini, fuori, appunto, dal sistema di

potere politico, sono anche impossibilitati a reagire. Questo, ovviamente, non è un

alibi, perché ci sono molti gruppi di cittadini che, in autonomia o liberamente associati,

riescono a sostenere quella parte sana della politica che in questo caso stiamo

rappresentando al meglio. Noi riusciamo a fare anche battaglie impensabili fino a poco

tempo fa; infatti, la verità è che noi e la nostra forza politica, che è il MoVimento 5

Stelle, abbiamo già sconvolto e cambiato in meglio il Paese e abbiamo abbattuto dei

paradigmi mentali, delle logiche che prima sembravano insuperabili.

Giusto a titolo di esempio, perché, appunto, è una proposta che non avete voluto

inserire all'interno della riforma costituzionale, ricordo che noi l'abbiamo già in

concreto adottata: ci siamo tagliati gli stipendi, continuiamo a tagliarceli ogni mese e la

metà dei nostri stipendi va in un Fondo per le piccole e medie imprese gestito dal

Ministero dello sviluppo economico, che va, finalmente, ad aiutare imprese in

sofferenza o, semplicemente, imprese nuove che vogliano proiettarsi sul mercato.

Inoltre, ricordo anche la rinuncia ai 42 milioni di euro dei rimborsi elettorali: nessun

partito o forza politica nella storia della Repubblica lo aveva mai fatto. Questo per dire

che all'interno delle riforme costituzionali vi erano accorgimenti e proposte che

potevano essere inserite.

PRESIDENTE. Concluda, collega

DALILA NESCI.

Sì, Presidente, concludo. È la dimostrazione che anche solamente l'esempio può essere

rivoluzionario; noi abbiamo adottato queste misure in concreto, continueremo a

batterci non solo a difesa della Costituzione in maniera formale, ma affinché la nostra

Costituzione sia effettivamente e in concreto perseguita nei suoi principi originari

(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore «Giuseppe

De Gruttola» di Ariano Irpino, in provincia di Avellino, che stanno assistendo ai nostri

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lavori dalle tribune (Applausi). Ha chiesto di parlare il collega Cecconi. Ne ha

facoltà.

ANDREA CECCONI.

Grazie, Presidente. Il disegno di legge di cui all'Atto Camera 2613 contiene un

intervento di vastissima portata sulla Carta costituzionale, che rappresenta il

documento fondativo della nostra Repubblica, e va ad incidere radicalmente su quasi

40 dei 139 articoli che la compongono complessivamente. La rubrica con la quale

questo disegno di legge è stato intitolato è già indicativa del suo contenuto:

Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero

dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la

soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione. È,

quindi, un contenuto disomogeneo, irrazionale e confusionario, che mira a nascondere

il reale intento di questa riforma, cioè quello di stravolgere la forma di Governo

parlamentare che abbiamo oggi in questo Paese, trasferendo all'Esecutivo, e, quindi, al

Governo, un ruolo di dominio incontrastabile nel complesso assetto delle istituzioni.

Una simile deriva, in effetti, non rappresenta una novità nella storia delle democrazie

europee, dal momento che vi si è già assistito nel passato, in analoghe situazioni di

crisi economica globale, non dovute alle scelte dei cittadini, ma da questi subite a

causa della miopia e dell'incapacità dei Governi che li hanno governati. Nei momenti

di grave crisi il superamento del principio dei pesi e dei contrappesi che informa il

costituzionalismo moderno è la strada più semplice, in apparenza, per chi, per

inadeguatezza o convenienza, non riesce a comprendere che il prodotto di decisioni

politiche fallimentari non può che essere un'idea di politica alternativa e non l'indicare

le possibili alternative come ostacoli per eliminare la possibilità stessa della scelta. La

riforma della Costituzione in discussione andrebbe totalmente rigettata per ragioni di

forma, come ho già detto, ma, soprattutto, per ragioni di sostanza. La nostra

Costituzione, infatti, ha una forma originaria che è un monumento in termini di

sobrietà, di essenzialità, di economia e anche di eleganza del linguaggio.

È un bellissimo modello di lingua piana, sobria, semplice e comprensibile, ma allo

stesso tempo stilisticamente alta. Rispetto a quel modello che abbiamo avuto per

sessant'anni in questo Paese, basta la semplice lettura del nuovo testo per rilevarne

l'oscurità, la complessità, la farraginosità che, a dispetto dell'intento dichiarato di

semplificazione, finirà per rendere ancora più complesso il funzionamento delle

istituzioni, senza contare che molti articoli sono passati da venti a quattrocento parole,

rendendone effettivamente molto complessa la comprensione per i normali cittadini, e

la bellezza dalla nostra Costituzione, come di tutte le Costituzioni, è quella di essere

semplice, lineare e comprensibile a tutti. Poi, ovviamente, viene declinata con legge

ordinaria, che non dovrebbe rappresentare un elemento stesso della Costituzione,

invece, ci troviamo di fronte ad articoli che sono stati trasformati in un'evidente

composizione di forma e di sostanza come se fosse una normale legge ordinaria di

questo Paese. E questo è stato un grave errore che non ci possiamo permettere.

Nel merito politico, la riforma deve essere rigettata, in quanto mira a un sostanziale

mutamento della forma di governo parlamentare, senza che tale mutamento si

manifesti attraverso i meccanismi correttivi diffusi nelle altre democrazie compatibili e

comparabili con la Repubblica italiana. In termini specifici e anche semplici mancano

tutti quei pesi e contrappesi che si sarebbero dovuti inserire nel momento in cui si

andava a modificare il sistema bicamerale della nostra democrazia. Se la ratio reale

della riforma è quella di superare il parlamentarismo e non semplicemente il

bicameralismo paritario, come viene fatto intendere, occorrerebbe impostare l'impianto

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complessivo in una prospettiva presidenzialista, in modo da far corrispondere allo

strapotere dell'Esecutivo un corrispondente mandato democratico diretto. La riforma,

invece, importa alcuni elementi tipici di sistemi nei quali la preponderanza

dell'Esecutivo è giustificata dalla sua elezione diretta, senza, tuttavia, portare a

compimento il disegno relativo che sembra essere, invece, affidato alla fotografia della

situazione politica attuale, sulla quale l'organizzazione dei poteri viene scolpita nel

disegno di legge costituzionale che, non a caso, è di origine governativa, un'altra nota

di demerito di questa riforma. Si tratta di un disegno di legge di proposta del Governo,

quando un percorso costituzionale o costituente, se così vogliamo chiamarlo, nel nostro

Paese, dovrebbe sempre e comunque aver origine dal Parlamento, poiché i

parlamentari sono gli unici eletti dal popolo italiano.

La riforma appare essere, quindi, uno strumento politico del Governo, volto, non al

miglioramento del funzionamento delle istituzioni, seppur in un modo che appare

contrario all'impianto parlamentare e alla forma di governo designata dal costituente,

ma volto principalmente alla propaganda elettorale. Solo in questo modo è possibile

spiegare l'incoerenza di fondo del disegno e il modo con il quale, nel corso del dibattito

finora svoltosi, sono stati sciolti i nodi relativi alle sue più evidenti contraddizioni. A

titolo di esempio, basti pensare all'evoluzione della composizione del Senato che è

stato pensato originariamente dal Governo quale organo di rappresentanza delle

istituzioni territoriali, ma, al tempo stesso, in una maniera totalmente illogica, di

garanzia, e che in quanto tale andava composto, secondo sempre la relazione iniziale

della prima stesura, da un numero non meramente simbolico di componenti del Senato

nominati dal Presidente della Repubblica e che inizialmente erano ben 21; accanto ai

21 senatori con funzione di garanzia, vi erano in misura paritaria consiglieri regionali e

sindaci nonché i presidenti delle giunte regionali e i sindaci dei comuni capoluogo. Nel

successivo passaggio, invece, la composizione del Senato è stata completamente

stravolta, fino ad essere presentata alla Camera nella forma più attuale, arrivando a

prevedere 100 componenti di cui 95 senatori eletti in secondo grado dai consigli

regionali tra i propri membri, ovviamente, e nella misura di uno per ciascuno tra i

sindaci dei comuni dei rispettivi territori, e solo cinque senatori che possono essere

nominati dal Presidente della Repubblica per sette anni.

A questo stravolgimento della composizione del Senato non è corrisposta

coerentemente alcuna differenziazione significativa delle funzioni del Senato, che, se

da un lato è stato privato dei soggetti che avrebbero dovuto svolgere la funzione di

garanzia propria delle seconde Camere non territoriali, dall'altro è stato privato dei

soggetti che avrebbero dovuto svolgere il ruolo di mediazione tra Governo centrale e

governi periferici, proprio delle seconde Camere territoriali. È infatti evidente che, in

assenza di titolari dell'indirizzo politico a livello regionale, ovvero i presidenti delle

giunte regionali, niente potrà ragionevolmente evitare il conflitto tra livelli di governo

circa la delimitazione delle rispettive competenze, dal momento che semplici

consiglieri regionali senza vincolo di mandato risponderanno ovviamente e

maggiormente a logiche partitiche piuttosto che territoriali, quindi non al voto dei

propri elettori ma ai diktat del proprio partito. La scelta di introdurre i sindaci nel

Senato delle autonomie era già eccentrica ed è veramente incomprensibile, perché se si

voleva fare un Senato territoriale, un Senato delle regioni, o emulare o scimmiottare

sistemi come quello tedesco, inserirci all'interno anche dei sindaci – tra l'altro dieci,

quindi anche numericamente pochi rispetto agli ottomila che abbiamo nel territorio

italiano – è veramente una scelta incomprensibile, in quanto essi sono organi

amministrativi e non politici, che non esercitano la funzione legislativa di rango

primario e neanche a livello territoriale, come può essere, per esempio, il consiglio

regionale. Poteva avere una sua logica politica laddove, accanto a tutti i sindaci di

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comuni capoluogo, vi fossero stati altri due sindaci per regione, mentre nel testo che

oggi la Camera è chiamata ad esaminare la scelta di disegnare quale rappresentante un

solo sindaco per ciascuna regione – individuati, tra l'altro, casualmente, senza alcun

criterio, perché non c’è alcun criterio all'interno di questa riforma – appare priva di

qualsiasi razionalità. L'assenza di correlazione tra composizione del Senato e

attribuzione delle relative funzioni è dimostrata dalla drastica modifica avutasi nell'una

senza corrispondenza nell'altra, con sostanziale svuotamento di senso del

bicameralismo, che viene ridotto a un monocameralismo nell'ambito di un disegno

volto a blindare la Camera superstite nelle mani di una maggioranza parlamentare non

rappresentativa – questo bisogna sottolinearlo – perché eletta per mezzo di gravi

distorsioni predisposte nell'ambito ovviamente dell'altra riforma, quella dell'Italicum, il

cui impianto è ipermaggioritario. Soluzioni importate ora dall'uno o dall'altro

ordinamento straniero e innestate in un contesto ordinamentale differente per storia,

tradizione, evoluzione politica e società convivono all'interno dello stesso disegno di

legge in modo totalmente casuale. Non dovrebbe essere necessario in questa sede

ricordare che la caratteristica fondamentale della Costituzione è invece quella di

superare l'orizzonte ristretto della situazione politica contingente, per fornire alle

istituzioni democratiche gli strumenti che assicurino la separazione dei poteri di

governo e la garanzia dei diritti dei cittadini, a prescindere dalla contingenza politica

che è necessariamente mutevole ? Non è possibile voler cambiare la Costituzione, la

Carta più importante del nostro Paese, del nostro ordinamento, soltanto perché, per

questioni di opportunità politica o anche solo per opportunità di un singolo uomo al

potere, si ritiene necessario cambiarla in una direzione, insieme alla legge elettorale,

per trarne un vantaggio personale o politico per una sola fetta politica di questo Paese o

per un solo partito. L'ultima volta che si è avuta una riforma di grande portata come

questa, comunque decisamente più organica rispetto a quella che ci troviamo davanti, è

stata quella del Titolo V nel 2001. Tale riforma è stata definita dai suoi stessi autori,

cioè quelli che l'avevano fatta a loro tempo, disastrosa; che fosse disastrosa, tra l'altro,

è tuttora evidente, ed effettivamente ha dimostrato di essere un disastro per il nostro

Paese.

Il che significa che, se questo disegno di riforma disomogenea, poco funzionale –

un'accozzaglia di riforma all'interno di un disegno che va a modificare appunto 40

articoli su 139 –, dovesse malauguratamente arrivare a compimento, con l'assetto dei

poteri da essa derivante tra le forze politiche, i cittadini si troverebbero davanti e per

moltissimo tempo a una riforma costituzionale molto più che disastrosa, rispetto a

quella fatta nel 2001. Infatti, lo spirito che anima i sedicenti riformatori non appare

affatto essere costituente ma, al contrario, sembra volto all'approvazione della riforma

purché sia, come se le storture da essa derivanti potranno essere corrette con facilità

(cosa che non sarà), come se fossero oggetto di legislazione ordinaria e non

costituzionale. Una volta che cambiamo questa Costituzione, sarà praticamente

difficilissimo, se non impossibile, andarla a cambiare in seguito perché la nuova

riforma del Senato, la nuova costituzione del Senato non ci pone davanti due Camere

che hanno una maggioranza politica e un consenso politico generalizzato nel Paese, ma

potremmo avere una Camera con una maggioranza politica e un Senato formato da

consiglieri regionali e sindaci di tutt'altro colore politico, che risponderanno non alle

esigenze del proprio Paese ma alle esigenze del proprio partito, che renderebbero di

fatto vana qualsiasi riforma costituzionale, anche sugli altri temi di concorrenza tra

Camera e Senato che si dovessero andare ad affrontare. Questo è quanto emerge dal

metodo adottato per la riforma, volto alla compressione ovviamente dei tempi di

discussione parlamentare, che si è avuta in questa Camera e soprattutto al Senato,

anche in violazione evidente della ratio del procedimento che si dovrebbe sposare

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quando si fanno riforme costituzionali e del procedimento previsto appunto per le

stesse. Quindi, non dovrebbero verificarsi delle «ghigliottine» o dei «canguri» o modi

che vanno contro il Regolamento della Camera o contro il Regolamento del Senato per

portare a compimento a tutti i costi una riforma costituzionale che evidentemente non è

stata condivisa con l'intero Parlamento ma che viene soltanto da una parte dello stesso.

Quanto fin qui esposto costituisce la premessa fondamentale per la successiva

discussione nel merito tecnico del disegno di legge costituzionale. A nostro avviso,

infatti, il fatto che la riforma sia complessivamente viziata da incoerenza e

irrazionalità, prima che da un disegno politico volto ad un pericoloso superamento del

bicameralismo e del parlamentarismo come lo conosciamo oggi, la rende inaccettabile

nel suo impianto complessivo. Tuttavia, la consapevolezza degli effetti che la riforma

produrrà, qualora dovesse essere approvata ed entrare in vigore, obbliga quantomeno a

un tentativo, seppur minimo, in questa lettura, di correzione, che più che in un'ottica di

miglioramento deve essere inteso come un contenimento degli effetti più deleteri che la

riforma stessa sta portando al nostro Paese. In particolare, su una serie di punti è

necessario richiamare l'attenzione di tutti. I punti principali sui quali la riforma

interviene riguardano essenzialmente la composizione del Senato e le sue funzioni, il

procedimento legislativo e il ruolo del Governo nello stesso procedimento legislativo e

la riforma del Titolo V, attinente all'autonomia regionale. Sull'incoerenza del criterio di

composizione del nuovo Senato si è già detto, anche molto, oggi in quest'Aula. I

procedimenti legislativi, anziché essere semplificati, diventano, a nostro parere, più

complessi e farraginosi. Il procedimento attuale, infatti, nel disegno della riforma,

dovrebbe essere superato, in quanto il doppio passaggio dello stesso progetto di legge

in due diverse Camere dotate degli stessi poteri renderebbe inefficiente, secondo chi ha

proposto la riforma, l'attività legislativa del Parlamento. A questo proposito, è da

evidenziare che attualmente i progetti di legge possono essere presentati

indistintamente in entrambe le Camere, per cui, mentre una delle due è impegnata su

un progetto, l'altra ne valuta ovviamente altri. E dal momento che esse lavorano

contemporaneamente, il doppio passaggio non importa effettivi rallentamenti, salvo

che nell'ipotesi di modifica di un testo legislativo durante il secondo passaggio, caso in

cui si attiva la cosiddetta navetta. La sua incidenza è tuttavia statisticamente molto

contenuta e riguarda i disegni di legge maggiormente controversi, sui quali la

ponderazione, la valutazione e la correzione nel secondo passaggio spesso si sono

rivelati, nella storia della nostra Repubblica, indispensabili. Ciò ha dimostrato

l'efficacia della garanzia propria della seconda Camera.

Oltre a questo si dovrebbe ricordare che, quando la maggioranza e le Camere sono

unanimi – o anche quando non sono unanimi –, ci sono progetti di legge che nel giro di

neanche una settimana passano dalla Camera al Senato e diventano legge dello Stato in

un batter d'occhio. Quindi non si capisce quale sia la motivazione che stia sotto la

farraginosità attuale delle nostre due Camere. La verità è che, se c’è la volontà politica

e se c’è la capacità del Governo e dei parlamentari, le due Camere, così come le

abbiamo oggi, funzionano benissimo. Ma, purtroppo, hanno funzionato benissimo

nella storia della nostra Repubblica per le peggio nefandezze, l'ultima, la più recente, è

la proposta di legge Boccadutri sul finanziamento pubblico ai partiti, ma basta

ricordare la precedente legislatura con tutti i decreti ad personam per Berlusconi, che

lo hanno sempre salvato nei suoi processi giudiziari, a scapito ovviamente di un Paese

e di un sistema parlamentare completamente denigrato e svuotato delle sue funzioni.

Nel disegno di legge costituzionale – proprio per parlare delle due Camere – salvo

alcune materie di ambito bicamerale, il procedimento ordinario si svolge nella sola

Camera dei deputati e il Senato può intervenire con proposte di modifica superabili

dalla Camera con un voto a maggioranza, che diventa a maggioranza qualificata in

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determinati ambiti, stante il loro rilievo per il livello di governo territoriale. Tuttavia

non è prevista alcuna forma di risoluzione conciliativa tra i livelli di governo, oltre a

quello che da parte del Senato si riduce ad essere un parere non vincolante. E, dato che

il Senato non rappresenta i legislatori regionali, ma solo alcuni membri dei consigli

regionali, è da escludere che il passaggio derivante dal suo parere possa effettivamente

fungere da forma di coordinamento tra diversi livelli di governo. Cioè, non è

assolutamente detto che il Senato parli proprio per il livello territoriale di governo, ma

è molto probabile che il Senato parlerà per opportunità politica o semplicemente per

l'opportunità dei semplici componenti dell'Assemblea del Senato stessa. È invece poi

ipotizzabile – ed è stato evidenziato anche dal Comitato tecnico per la legislazione –

l'insorgere di dubbi interpretativi nel corso del procedimento legislativo sui casi nei

quali il procedimento da seguire sia quello in cui l'intervento del Senato abbia

incidenza minore o maggiore o, ancora, nei casi in cui il progetto di legge sia misto,

ovvero attenga a materie proprie di entrambi gli ambiti di incidenza del Senato.

In assenza di previsioni circa le modalità di risoluzione delle questioni che potrebbero

insorgere tra la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica riguardo a quale sia il

procedimento legislativo da seguire previsto in altre Costituzioni caratterizzate da

bicameralismo differenziato, è evidente che il procedimento legislativo, anziché

semplificarsi, tenderà a complicarsi.

Circa la riduzione della sola Camera politica elettiva, la Camera dei deputati, peraltro è

necessario evidenziare la pericolosità insita nella scelta di abbinare allo svuotamento

delle funzioni effettive del Senato l'approvazione di una legge elettorale, l'Italicum, di

ispirazione ipermaggioritaria, in base alla quale l'esigenza di governabilità è perseguita

in modo del tutto sconosciuto alle altre democrazie occidentali con la previsione di un

meccanismo distorsivo, che può in astratto portare una forza politica, anche

estremamente minoritaria nel Paese, ad ottenere da sola una maggioranza assoluta

dell'unica Camera titolare della funzione legislativa e della funzione di indirizzo

politico. Conseguente a questa osservazione è l'introduzione nel procedimento

legislativo del cosiddetto voto a data certa, mediante il quale viene istituita una corsia

preferenziale per i disegni di legge del Governo, per cui esso può chiedere alla sola

Camera superstite di deliberare che un disegno di legge, indicato come essenziale per

l'attuazione del suo programma, sia sottoposto alla votazione finale entro sessanta

giorni dalla richiesta e, decorso il termine, esso possa essere posto in votazione senza

modifiche. L'impatto che questa modifica può avere sull'assetto del nostro sistema

costituzionale, combinato con la sostanziale eliminazione della seconda Camera e con

la natura ipermaggioritaria della legge elettorale in discussione, può provocare una

distorsione evidente della forma di Governo, in cui, rispetto al potere dell'Esecutivo,

non vi è traccia di effettivi contrappesi che possano operare in funzione di

bilanciamento.

Infatti è facile ipotizzare che alla Camera superstite non rimarrà che l'analisi dei

disegni di legge indicati come essenziali per l'attuazione del programma, i quali, in

quanto tali, saranno anche quelli sui quali è più probabile che il Governo ponga la

questione di fiducia, strumento al cui abuso non è stato posto rimedio. Per questa via la

Camera dei deputati verrebbe posta in un ruolo di subalternità rispetto al Governo, il

che non è ragionevolmente compatibile con la natura di un unico organo direttamente

elettivo nel sistema risultante dalla riforma.

Irrazionale appare, altresì, rispetto al disegno complessivo, la riforma del Titolo V

della Costituzione, con la quale si sopprime la competenza legislativa concorrente e si

riporta una serie di materie alla competenza esclusiva dello Stato. Uno dei motivi della

mancata attuazione del Titolo V viene indicato nella mancanza di previsione di una

Camera delle autonomie, che fungesse da istituzione di raccordo tra Stato e regioni,

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che infatti, nella panoramica comparatistica, ossia con gli altri Stati, è presente

essenzialmente nei sistemi caratterizzati da una forma di Stato federale.

Con la riforma, da un lato, si intende istituire una Camera rappresentativa delle

istituzioni territoriali; dall'altro, si intende invertire la spinta regionalistica perseguita

con la precedente riforma del Titolo V, con una nuova centralizzazione delle funzioni.

Quale che sia la scelta del legislatore costituzionale, se cioè sia nel senso di una

maggiore devoluzione delle competenze a rafforzamento delle autonomie territoriali di

stampo federale, oppure se sia nel senso di un ripristino di modello di Stato fortemente

accentrato, la scelta di istituire detta Camera, ossia il Senato, appare manifestamente

contraddittoria rispetto a quella con la quale si ripristinano nel Titolo V le competenze

statali.

Peraltro, è da evidenziare come, da un lato, venga soppressa la competenza

concorrente, che attualmente ha ad oggetto materie su cui si è formato un indirizzo

univoco nel primo quindicennio di vigenza del nuovo Titolo V, mentre, dall'altro,

vengono introdotte nell'ambito della legislazione esclusiva statale una serie di materie,

rispetto alle quali allo Stato spetta unicamente la legislazione nell'ambito delle

disposizioni generali e comuni, che in qualche modo fanno orientare il criterio della

legislazione concorrente, ma in modo confusionario, soprattutto in una forma che,

essendo innovativa e necessitante di essere interpretata, provocherà verosimilmente

una nuova ondata di contenzioso costituzionale e finirà per paralizzare l'attività

legislativa, che invece si vorrebbe semplificare.

Si arriva infine, nell'ambito del Titolo V, alla previsione di una clausola di supremazia

statale, i presupposti per la cui applicazione sono estremamente vaghi e molto

difficilmente delimitabili, la cui applicazione viene peraltro attribuita ad una scelta del

Governo, spostando ancora una volta sull'Esecutivo il baricentro dell'effettiva attività

legislativa.

Durante il dibattito che si è avuto sia in Aula, alla Camera e al Senato

precedentemente, ma anche all'interno delle Commissioni, sono emerse rispetto a

questo obiezioni riguardanti l'ambito di sconfinamento del Governo nel campo proprio

del Parlamento, attraverso il ricorso alla corsia preferenziale per i suoi disegni di legge

o, nel campo proprio delle regioni, attraverso il ricorso alla clausola di supremazia.

Sembra non tenersi in alcun conto l'esperienza storica anche recente, nonostante si sia

detto più volte e nonostante ovviamente l'esperienza degli ultimi quindici anni ci abbia

fatto capire che forse andava trovata una maniera differente di gestire la legislazione

concorrente.

Non vi è alcuna base per ipotizzare le azioni del Governo, che ha sistematicamente

violato le condizioni per il ricorso alle decretazione d'urgenza per scavalcare il

Parlamento negli ultimi venti, trent'anni, abusando ovviamente di fiducie. È molto

plausibile che abuserà anche dei nuovi strumenti che si sta, il Governo stesso,

mettendo a disposizione. La riforma intende porre limite a queste evidenti storture, che

vulnerano ovviamente il principio della separazione dei poteri, sostituendo

all'alluvione attuale dei decreti-legge, sulla cui conversione si pone la fiducia,

un'alluvione futura dei progetti di legge, indicati come essenziali per l'attuazione del

programma di Governo o come necessari per la tutela dell'unità giuridica ed economica

della Repubblica, sui quali, coerentemente con la loro essenzialità per l'attuazione del

programma, sarà posta la questione di fiducia, anche questa volta riducendo il

Parlamento a mero ratificatore.

È infine necessario evidenziare che in una riforma della Costituzione fatta sul

presupposto di un aggiornamento della stessa ed imposta dalle istanze più pressanti

provenienti dai cittadini, proprio quelle più essenziali proposte dai cittadini vengono

ignorate, con particolare riferimento alla riforma degli istituti di iniziativa legislativa

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popolare, come il referendum abrogativo, con significativa riduzione della possibilità

da parte dei cittadini dei mezzi di partecipazione e relegato a semplici previsioni che

rinviano a ulteriori leggi costituzionali o a leggi di attuazione, rendendo concretamente

vacui gli interventi stessi.

In riferimento al rapporto dello Stato con l'Unione europea, a fronte della comparsa

della stessa all'interno di una serie di articoli, tale rapporto tra Stato e Unione europea

rimane indefinito: mentre negli altri Stati europei sono state disciplinate le modalità

della loro appartenenza all'Unione e i limiti e le garanzie della stessa, nulla di tutto ciò

è avvenuto in Italia e questa riforma rappresenta l'ennesima occasione sprecata

nonostante sia evidente che tale rapporto è il vero fulcro di tutte le questioni politiche

proprie di questa fase storica, caratterizzata da una crisi economica e sociale che è

degenerata in una crisi democratica a livello sopranazionale.

Collegata ai punti precedenti è la questione relativa all'uso delle risorse pubbliche e

alla capacità di reazione dello Stato rispetto alla crisi economica. Il riferimento è

all'introduzione nella Costituzione del principio di pareggio di bilancio, che oltre ad

essere rimasto sostanzialmente inapplicato per impossibilità tecnica, ma anche

economica, ha mostrato tutti i suoi limiti, portato un aggravamento della recessione e

non ha prodotto alcun concreto passo in avanti nei processi di condivisione di diritti e

doveri nel progresso per la solidarietà tra Stati a livello europeo. Anche in questo

ambito in cui una riflessione è d'obbligo, l'occasione offerta dalla riforma

costituzionale non è stata accolta.

È bene anche ricordare che nei precedenti passaggi parlamentari come questo di

revisione costituzionale di questa portata, la forma è francamente sostanza. Dietro alla

formale dichiarata apertura al massimo coinvolgimento delle opposizioni secondo il

presunto spirito costituente della legislatura in corso, in tali passaggi, quelli passati e

anche quello attuale, siamo stati infatti testimoni della totale chiusura da parte della

maggioranza e del Governo rispetto alle istanze provenienti proprio dalle opposizioni.

Questa chiusura si è manifestata anche a livello procedimentale con l'evocazione da

parte della maggioranza delle più disparate tecniche volte alla compressione del

dibattito parlamentare, fino all'indizione nel precedente passaggio alla Camera di una

seduta fiume, nel corso della quale la riforma è stata approvata in una Aula semivuota

fino a notte fonda, con una surreale discussione priva di dibattito, in cui il Presidente

del Consiglio dei Ministri è apparso giungendo direttamente da un vertice europeo,

un'immagine avvilente dal punto di vista istituzionale, ma che ben può rappresentare

simbolicamente il percorso di questa riforma e anche il suo contenuto.

Rispetto alla principale istanza delle opposizioni la chiusura è stata totale, la

maggioranza non l'ha voluta accogliere neanche in parte, neanche quando essa non

aveva un'incidenza diretta sul disegno complessivo dalla riforma. Coerentemente con

quanto sin qui brevemente ricordato, le modifiche sulle quali siamo chiamati oggi ad

esprimerci sono il frutto esclusivo di un dibattito del tutto interno alla maggioranza di

Governo, e in particolare al solo partito della maggioranza, lo stesso partito che

attualmente è il principale rappresentante dell'attuale maggioranza non già in virtù

della volontà popolare, ovvero del risultato elettorale, bensì a causa della mostruosa

distorsione di quel risultato ad opera di una legge elettorale giudicata

costituzionalmente illegittima perché antidemocratica.

Per tornare un attimo al Titolo V, un argomento che mi sta particolarmente a cuore, il

Senato ha approvato una modifica del terzo comma dell'articolo 116 della

Costituzione, estendendo l'ambito delle materie in relazione alle quali è prevista la

possibilità di attribuire con legge dello Stato ulteriori forme e condizioni particolari di

autonomia delle regioni, anche su richiesta delle stesse. È il famoso regionalismo

differenziato. Nel nuovo elenco di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione

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sono ora ricomprese le disposizioni generali e comuni per le politiche sociali, che

erano già state modificate all'articolo 117, seconda comma, lettera m).

Si badi bene, sulla base della nuova formulazione, diversamente da quanto avviene

rispetto ad altre fattispecie analogamente assoggettate al cosiddetto regionalismo

differenziato, quali ad esempio istruzione e formazione professionale e governo del

territorio, di cui all'articolo 117, secondo comma lettere o) ed u), per quanto riguarda le

politiche sociali si fa riferimento non alla specifica materia, ma alle disposizioni

generali e comuni che diventano oggetto di autonomia delle regioni stesse e la

questione rende molto probabile il contenzioso di fronte alla Corte costituzionale.

Il nuovo articolo 116 appare apertamente confliggere infatti con il 117, lettera m), e

non è chiaro come potranno convivere e come saranno declinate, nelle loro

applicazioni, le disposizioni di cui all'articolo 117 e dell'articolo 116, che è da

considerarsi l'architrave in ordine di garanzia di equità, universalità ed uniformità dei

diritti sociali, dunque delle politiche che ne conseguono su tutti i cittadini di tutto il

territorio nazionale. La suddetta modifica è grave, voi lo sapete che è un grosso errore,

per il risultato a cui conduce: cause istituzionali, conflitti di competenza, a tutto

discapito dei cittadini.

Risulta altresì scisso il binomio con le politiche sanitarie, binomio da considerarsi

caposaldo del sistema di welfare. È fortissimo il rischio di parcellizzazione e

disgregazione delle politiche socio-sanitarie. C’è stata una discussione molto attenta e

alta rispetto all'eventualità di dover cambiare il Titolo V, lettera m), proprio perché ci

trovavamo di fronte a un Paese con ventidue sistemi sanitari differenti. Questa cosa è

stata modificata, trovando un accentramento, perlomeno nelle linee generali, del

sistema sanitario e anche sociale, ed è stata completamente disattesa al Senato,

concedendo ad alcune regioni che ne fanno richiesta di potersi appropriare di una parte

importante del welfare, che è quella delle politiche sociali, mettendoci di fronte a un

fatto compiuto, che porterà a una cosa che già conosciamo, perché l'abbiamo

conosciuta esattamente con la sanità. Avremo ventidue sistemi della politica sociale

differenti nel nostro Stato e, per quanto ne voglia dire il Governo che ci saranno

accordi Stato-regione, che è soltanto un'opportunità per alcune regioni, è chiaro che

questa deriva che si sta prendendo – che è anche contestata da buona parte della

maggioranza parlamentare che sostiene il Governo – ci porterà sicuramente a un

disastro nei termini delle politiche sociali, soprattutto in quelle regioni che già oggi

stanno faticando ad erogare servizi. Mentre avremo, come al solito, le regioni del nord

che potranno dare, forse anche dare di più, avremo regioni del sud completamente

spogliate.

Il Senato ha modificato anche la modalità di elezione dei giudici della Corte

costituzionale da parte delle Camere, prevedendo, con una novella all'articolo 135 della

Costituzione, che l'elezione dei cinque giudici spetti distintamente ai due rami del

Parlamento, nel numero di tre alla Camera e due al Senato, anziché al Parlamento in

seduta comune.

È stata così ripristinata la previsione contenuta nel disegno di legge originario del

Governo e, anche in questo caso, anziché cogliere alcune istanze formulate dalle

opposizioni, che senza incidere nel progetto complessivo della riforma, miravano a

introdurre una forma di designazione più trasparente, più democratica di elezione dei

giudici della Corte costituzionale, si è scelto ovviamente di procedere in senso opposto.

La Corte è un fondamentale organo di garanzia a chiusura del sistema repubblicano e

funzionalmente essenziale alla stessa superiorità normativa della Costituzione sugli

altri atti normativi. È infatti composta per sua larga maggioranza di due terzi da

membri designati da poteri di garanzia, quale il Capo dello Stato e la magistratura,

mentre il restante terzo di designazione da parte dell'organo parlamentare ha il fine di

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mantenere un rapporto tra sovranità popolare e limiti costituzionali. La modifica in

questione indebolisce questo rapporto, così come la riforma nel suo complesso. Dei

cinque giudici di designazione parlamentare due saranno eletti dal Senato, il quale è

eletto a sua volta da consiglieri regionali pur con l'ambigua formula del nuovo articolo

57 di cui si è detto.

Pertanto tali giudici saranno soggetti di un'inedita forma di elezione non più

semplicemente indiretta di secondo livello, ma addirittura di terzo livello, eletti da

senatori che saranno eletti a loro volta da consiglieri regionali (e qui i cittadini non

c'entrano mai).

Tra le modifiche apportate al Senato è stato precisato, all'articolo 39, comma 11,

che il termine per il ricorso alla Corte costituzionale della nuova legge elettorale del

Senato, ove promulgata nella legislatura in corso, scade il decimo giorno dall'entrata in

vigore della medesima legge elettorale. Tale modifica però appare forse in

contraddizione con il testo del comma in questione nel suo complesso, laddove lo

stesso, nel porre il termine di dieci giorni dall'entrata in vigore della stessa legge di

revisione costituzionale per ricorso alla Corte, non stabilisce altresì cosa accadrebbe

nel caso in cui una nuova legge elettorale per la Camera dei deputati dovesse essere

approvata nella legislatura in corso oltre il termine di dieci giorni di approvazione della

riforma.

Se il dies a quo per il ricorso alla Corte costituzionale per la legge elettorale per il

Senato decorre dall'entrata in vigore della legge elettorale stessa, nel caso della legge

elettorale per la Camera esso decorre dall'entrata in vigore della riforma costituzionale

e nulla è stabilito per le leggi elettorali per la Camera approvate dopo il decorso di

questo termine. Tale ipotesi, quella cioè che il Governo e la maggioranza parlamentare

che rappresenta siano tentate di modificare l'attuale Italicum a breve distanza

temporale dalle elezioni politiche, appare tutt'altro che improbabile, mentre certe e

devastanti per la democrazia sono le conseguenze derivanti dallo svolgimento delle

elezioni politiche sotto la vigenza di leggi elettorali costituzionalmente illegittime, cosa

di cui, come si è detto, lo stesso processo di riforma in discussione rappresenta

evidente testimonianza.

Sul MoVimento 5 Stelle grava in questa fase la responsabilità di avvertire il legislatore

del rischio che implica il medesimo disegno di riforma con tutte le criticità che nel

corso del procedimento parlamentare sono state evidenziate. Purtroppo, questa lettura

non ci permette di emendare in forma compiuta tutte le cose che ho appena detto

all'Assemblea, fatto sta che rimane che questa è una riforma costituzionale che noi ci

auguriamo non veda mai la luce e che eventualmente, con il referendum confermativo

che si svolgerà, possano i cittadini fermare e bloccare (Applausi dei deputati del

gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE D'AMBROSIO.

Grazie, Presidente. Signor Presidente, sicuramente nei numerosi passaggi e nelle

numerose letture alle quali finora abbiamo assistito su questa che il Governo definisce

riforma della Costituzione non ci sono stati elementi essenziali e sostanziali su cui

finora non abbiamo lanciato allarmi, su cui finora non abbiamo comunque mancato di

dare la nostra versione o comunque una controproposta, la controproposta del

MoVimento 5 Stelle. E alla fine un nostro giudizio di merito in verità non è mai

mancato e purtroppo è stato spesso negativo. Perché è stato negativo ? Perché,

Presidente, chiariamo una posizione: il MoVimento 5 Stelle non si è mai opposto ad

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una riforma costituzionale, semplicemente non ci sembrava questo il momento politico

e di opportunità per farlo, visto quello che è accaduto con la sentenza che ha di fatto

distrutto finalmente la legge elettorale definita Porcellum dal realizzatore stesso che ha

di fatto delegittimato politicamente questo Parlamento. Quando parliamo di un

Parlamento illegittimo chiaramente parliamo di un Parlamento che è illegittimo da un

punto di vista politico, quindi nel momento in cui lo è da un punto di vista politico,

immaginiamo quale senso e quale ragione vi sia o vi possa essere dietro ad uno

stravolgimento del genere della nostra Carta costituzionale.

Noi, Presidente, quindi, non condividiamo questa riforma costituzionale e mi sembra

abbastanza chiaro anche il motivo, sia nel merito, che nel metodo, come finora hanno

esplicitato i miei colleghi. Non la condividiamo nei modi con cui viene posta

all'attenzione delle due Aule e non la condividiamo nel merito.

C’è poi anche una questione emergenziale, Presidente, in questo momento, che deve

farci e farvi mettere in un secondo piano questa riforma, proprio anche in questo

preciso momento storico. In questo passaggio che ci apprestiamo ad affrontare stiamo

comprimendo questa lettura con l'arrivo alla Camera della legge di stabilità e sappiamo

quale importanza abbia la legge di stabilità per tutto il nostro Paese, per il futuro, per i

prossimi mesi difficili, che il nostro Paese dovrà affrontare. Anche questo della legge

di stabilità è sicuramente un appuntamento fisso e non prorogabile, previsto e atteso in

questo periodo dell'anno. Ma vi è anche, Presidente, un'emergenza sicurezza.

Un'emergenza sicurezza sicuramente – quella sì – imprevista e tragica in questo

momento. A tal proposito, Presidente, mi consenta, parlando dell'emergenza sicurezza,

di sottolineare soprattutto quello che noi abbiamo cercato di evidenziare, cioè il

problema della sicurezza interna relativamente al nostro Paese. Nel momento in cui i

media e determinati leader di alcuni partiti cercano di spostare l'attenzione su quella

che può essere la sicurezza esterna al nostro Paese, noi invece abbiamo un problema

enorme di sicurezza interna. Volevo ricordare a quest'Aula che, mentre noi qui

parliamo di legge di stabilità, mentre qui noi parliamo di quella che è una riforma

costituzionale che soltanto voi volete in questo modo, in zone spesso dimenticate della

nostra nazione, come ad esempio la provincia di Foggia, il proprio capoluogo, San

Severo, Cerignola, in queste città, nell'ultimo periodo oramai si susseguono

giornalmente episodi di persone che come minimo vengono gambizzate, se non

addirittura ci lasciano la pelle per strada. Si tratta di episodi, Presidente, di delinquenza

organizzata, di spari tra la gente. Quello che tanto ci ha indignato a Parigi accade

purtroppo giornalmente in queste città, solo che è la nostra delinquenza organizzata,

solo che sono i nostri cittadini italiani che sparano a altri cittadini che possono essere

anche delinquenti, ma comunque sempre di episodi di violenza si tratta e in alcuni casi

possono colpire anche innocenti. Allora, Presidente, io mi chiedo: quale importanza

riveste questa riforma rispetto a quelli che sono questi episodi, a quello che

rappresentano questi episodi che vanno a colpire la vita dei cittadini rendendola di

giorno in giorno insicura ? Io davvero vorrei chiedere a questi cittadini quanto loro

importi questa riforma costituzionale rispetto all'impossibilità da parte degli stessi di

poter uscire dalla propria casa tranquillamente, di poter aprire il proprio esercizio

commerciale tranquillamente, di poter mandare i propri figli al parco tranquillamente ?

Quindi capite quanto per noi siano più importanti determinate priorità che riguardano

magari i cittadini rispetto alla riforma costituzionale stessa. Allora, Presidente, io

vorrei che a questo invece noi dedicassimo più attenzione, a questi episodi, a questi

avvenimenti, che davvero risultano essere estremamente importanti e molte volte

dequalificanti nei confronti della qualità della vita dei cittadini rispetto invece alla

riforma costituzionale alla quale tanto, invece, il vostro Governo, il vostro Presidente

del Consiglio, Renzi, si è vincolato e ha vincolato questa legislatura.

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Dicevo Presidente che non condividiamo questa riforma, ma comunque, visto che

la maggioranza ha deciso oramai da tempo di affrontare il tema, anche questa volta

proponiamo degli argomenti e degli emendamenti che ci sembrano essere di

buonsenso. Intervengo proprio nell'ambito del complesso degli emendamenti con

queste riflessioni perché voglio motivare il nostro pensiero quando ci opponiamo con i

nostri emendamenti a questo modo invece di intendere proprio la riforma

costituzionale. Credo, infatti, che se noi spingiamo tutto oltre il limite della riflessione

e del dialogo spesso non si ottengono risultati.

Allora, sia chiaro, io non nego che nelle interviste, nelle dichiarazioni a mezzo stampa

del Ministro delle riforme, Boschi, vi siano stati numerosi riferimenti al dialogo, al

confronto, all'apertura nei confronti delle opposizioni, e quindi anche del MoVimento

5 Stelle, ma se contiamo però il numero di volte che queste parole sono state

pronunciate otterremo, Presidente, un numero sicuramente superiore alla cifra che

quest'anno il Governo taglia alle forze dell'ordine, ancora una volta; una cifra rilevante,

come ben sapete. Mi chiedo come questo confronto si misura nel semplice conteggio

delle ore passate in Commissione affari costituzionali, cioè è più importante il numero

delle ore rispetto alla qualità delle ore stesse ? In più, questo dialogo si pesa valutando

soltanto il numero di volte in cui siamo stati messi di fronte alle cose fatte ? I cittadini

dovrebbero sapere che tante volte, tantissime volte, ci siamo trovati di fronte ad un

Governo verso il quale il MoVimento 5 Stelle ha tentato più volte di porre fatti, atti,

dati, domande, basati su quelle che erano la concretezza delle esperienze anche

costituzionali non solo italiane. Invece, dall'altra parte, abbiamo ricevuto

semplicemente il silenzio. Non abbiamo mai ricevuto risposte da questo punto di vista.

Allora quando il Ministro Boschi parla di dialogo, di confronto, io davvero non capisco

a chi si riferisca, forse a quelle che realmente non sono opposizioni. Il MoVimento 5

Stelle da questo punto di vista non ha mai ottenuto risposte concrete. Io capisco che è il

Presidente del Consiglio effettivamente trovi molto più facile andare in Arabia Saudita

in questo momento, scelta tragicomica davvero la definirei, o addirittura andare a

Torino e chiedere di taggare i sospetti, si lascia commentare da sola questa definizione,

rispetto ad un passaggio, Presidente, alla Camera o al Senato per vedere davvero di che

cosa si stia discutendo relativamente a quella riforma costituzionale sulla quale tanto si

è investito a titolo personale; soprattutto perché spesso i social network raccontano una

verità sulla politica che noi facciamo qui, nelle Camere, che non sempre, ad onore di

narrazione, può essere riportata e quindi offerta, raccontata ai cittadini, in modo tale

che magari il cittadino possa comprendere realmente quello che il Governo vuole fare.

Magari sarebbe più opportuno da parte del Governo (più che lanciare degli hashtag o

dei tweet o scrivere magari delle «supercazzole» tranquillamente su Facebook) venire

qui a riferire nell'Aula nella quale i cittadini si aspettano che il Governo riferisca e dia

concreti riferimenti, relativamente proprio all'importanza e al perché, nonostante tutte

queste priorità che prima ho elencato, si continua ad insistere e ad occupare il tempo

della Camera facendo questa riforma che per noi risulta essere una riforma sciagurata.

Ma non lo risulta essere soltanto per noi. Voglio ricordare, Presidente, che nei

precedenti passaggi, lo avevamo sottolineato e ancora una volta lo voglio sottolineare,

il Presidente del Consiglio Renzi aveva sposato questa riforma, raccontandola, perché

è come se si raccontassero le favole ai cittadini, come quella di un risparmio

economico nei confronti dei cittadini; i cittadini avrebbero risparmiato da questa

riforma del Senato. Invece, la Corte dei conti ci ha detto benissimo che (basta andare a

leggere i bilanci dal Senato) il Senato non costa quel benedetto miliardo di euro che

Renzi raccontava, ma costa 500 milioni di euro, per noi tantissimi. Addirittura la Corte

ci dice che questa riforma che voi volete fare ci farà risparmiare l'enorme cifra di 42

milioni di euro all'anno, quando noi vi avevamo proposto di ritoccare la riforma

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costituzionale, quindi anche il Senato, facendo una semplice cosa, dimezzando il

numero dei senatori, dimezzando il numero dei parlamentari e dimezzando gli stipendi

di senatori e dei Parlamentari. Questo avrebbe portato ad oltre 400 milioni di euro

all'anno di risparmi per i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5

Stelle). Logicamente questo, Presidente, non è stato accolto e si è persa l'occasione di

risparmiare. Allora ci si è spostati su altro, sulla possibilità che questa riforma

costituzionale dava all'iter legislativo di svolgersi velocemente e non di essere

rimpallato continuamente tra la Camera e il Senato.

E, allora, io voglio fare un esempio molto pratico. Non lo voglio fare a quest'Aula

perché voi questi dati li conoscete benissimo e fate finta di non conoscerli, perché è più

importante per voi tenervi la poltrona rispetto al ricatto fatto da Renzi che ha vincolato

la legislatura a questa riforma. Mi riferisco, invece, alla velocità degli atti. E, allora,

Presidente, voglio ricordare, così velocemente, che la legge anticorruzione ha

impiegato, tra Camera e Senato, nei vari passaggi, prima della definitiva approvazione,

oltre 1.300 giorni. Si tratta, poi, di una legge anticorruzione molto blanda, dobbiamo

anche dirlo. Voglio ricordarlo ai cittadini: 1.300 giorni. Invece per quanto riguarda la

proposta di legge Boccadutri, con la quale i partiti velocemente facevano razzia di

quello che ancora resta dei rimborsi elettorali, perché, altrimenti, non avevano i soldi

manco per pagare le banche che avevano anticipato già quei soldi, Presidente, bisogna

dirlo, hanno impiegato la bellezza di una decina di giorni tra Camera e Senato per

approvarla velocemente, così come avete fatto anche nel caso del lodo Alfano. E,

allora, Presidente, lo dobbiamo dire ai cittadini: anche la scusa di Renzi dell'iter

legislativo più veloce tra Camera e Senato non sussiste perché, quando si vogliono fare

le cose tra Camera e Senato, sono velocissimi. Il problema non è capire quando si

vogliono fare, ma è capire cosa si vuole fare e noi vediamo che spesso quello che si

vuole fare non è assolutamente di interesse dei cittadini, ma è di interesse soltanto dei

partiti. E lì il percorso stranamente diventa velocissimo.

E, allora, Presidente, io mi chiedo davvero il Governo, cambiando questa Costituzione,

in che modo tenti di cambiare quello che è il tetto perché stiamo cambiando il tetto

della casa dei cittadini, la protezione dei cittadini, la nostra Carta costituzionale che

dovrebbe essere il tetto a protezione di qualsiasi periodo, diciamo così, non dei

migliori dei cittadini, addirittura andando a sfaldare, Presidente, le fondamenta della

nostra Costituzione. Questo sta facendo questo Governo. E, allora, io mi chiedo perché

non avete accolto le nostre istanze ad esempio nella riforma costituzionale riguardo la

partecipazione attiva dei cittadini, la partecipazione alla vita pubblica da parte dei

cittadini. Infatti, al centro dei nostri emendamenti, in tutti i passaggi all'interno di

questa riforma costituzionale, abbiamo messo proprio la partecipazione attiva dei

cittadini. Abbiamo messo proprio questo e voi, come al solito, lasciate andare questa

opportunità, lasciate passare questa occasione, senza introdurre nella Costituzione

alcuno strumento reale di partecipazione attiva dei cittadini. Questo Governo,

Presidente, e questa maggioranza hanno già un deficit di credibilità e coerenza da

pagare e questo pesa, a dir la verità, molto di più di ogni debito pubblico. Questo

Governo e questa maggioranza scontano e, soprattutto, lo dico col sorriso, sconteranno,

lo vedrete, sconterete, lo pagherete...

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

GIUSEPPE D'AMBROSIO.

Sì. Grazie Presidente, ma logicamente mi rivolgevo, tramite lei, chiaramente. Non mi

permetterei mai. Sconterete tutto questo che state facendo alle prossime elezioni; lo

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vedrete benissimo, perché i cittadini stanno cominciando a comprendere quanto sia

realmente differente, tramite lei, Presidente, chiaramente, la scala di priorità di questa

classe politica rispetto a quella che è la priorità del singolo cittadino. Io mi chiedo

davvero perché non impiegare tutto questo tempo ad esempio su una cosa che i

cittadini chiedono e su una cosa che l'Europa ci chiede da decenni, ossia sul reddito di

cittadinanza. Ma perché non impieghiamo questo tempo e queste risorse sul reddito di

cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? E, invece,

dobbiamo assistere al vostro vergognoso balletto ogni volta che si può fare, non si può

fare, vediamo il reddito di dignità. Io vengo da una regione, la Puglia, dove dobbiamo

assistere allo squallido balletto di Emiliano che cerca di sorpassare a destra il vostro

Renzi parlando di reddito di dignità per assistere qualche centinaio di famiglie quando,

invece, il vostro presidente e segretario regionale, nonché presidente di una regione,

dovrebbe parlare al suo Presidente del Consiglio e dire di portare il reddito di

cittadinanza a livello nazionale per aiutare nove milioni di cittadini e non qualche

migliaio di cittadini. Questo è lo squallido balletto al quale assistiamo giornalmente

(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E io, Presidente, mi vergogno, quando vado in piazza da rappresentante delle

istituzioni, a dover rappresentare anche chi, invece, facendosi barba dei cittadini

comunque che soffrono davvero, parla di questi strumenti e li utilizza soltanto come

marchette elettorali. Presidente, i cittadini devono veramente subire oramai ogni

nefandezza; veramente ogni giorno ne ascoltano una nuova. Quindi, in loro

rappresentanza, io vi dico che quello che si percepisce all'interno di quest'Aula viene

poi trasferito con enorme fastidio all'esterno. I cittadini sono come minimo infastiditi e

voglio utilizzare un termine gentile. E, logicamente, quella che si pone come la nostra

opposizione che, seppur dura, è dialogante, alla fine cerca davvero di portare quelle

che sono le perplessità dei cittadini, le perplessità anche della parte dei cittadini che è

competente, la parte dei cittadini che adesso vi si sta opponendo troncando l'Italicum.

Noi stiamo già presentando in diversi tribunali ricorso contro l'Italicum e non lo stiamo

facendo noi come MoVimento 5 Stelle, ma lo stanno facendo avvocati che già vi

hanno bocciato come classe politica il Porcellum e che adesso, ancora con gli stessi

rilievi di incostituzionalità, si stanno opponendo all'Italicum. E voi, ancora una volta,

sordi nei confronti degli stessi cittadini, andate avanti. Andate avanti, perché ? Perché

per voi sono più importanti le vostre istanze, quelle interne ai partiti; per voi oramai il

mondo inizia e finisce qui dentro, non c’è un esterno, ma c’è soltanto la segreteria di

partito all'esterno, nella quale oramai vi rifugiate perennemente a parlare. Ma con i

cittadini oramai non c’è bisogno più di dialogare perché, altrimenti, se uno ascolta i

cittadini, diventa un demagogo, diventa un populista, deve ascoltare il cittadino che si

lamenta. Ma mai che ci si chiede perché quel cittadino è arrivato a quel punto; mai che

ci si chiede perché quel cittadino ci sta chiedendo una cosa che potrebbe anche essere

irrealizzabile. Ma perché è arrivato a chiederci quella cosa lì ?

E, allora, Presidente, nei nostri emendamenti abbiamo chiesto proprio di essere più

precisi e più attenti sulla previsione in base alla quale i componenti del nuovo Senato

saranno eletti anche dai consigli regionali. Altro problema enorme: i consigli regionali.

Proprio da lì dovevate andarli a prendere questi nominati, dai consiglieri regionali ?

Non c’è giorno che un consiglio regionale non venga colpito da uno scandalo

giudiziario e voi, logicamente, la garanzia, da dove la andate a prendere ? Dai peggiori

delinquenti, dai consiglieri regionali, logicamente nominandoli addirittura voi, perché

anche un listino, Presidente, ha, diciamo così, un'elezione controllata all'interno delle

regionali. Ma chi volete prendere in giro ? Ma anche quando oramai votate con le

preferenze all'interno dei listini, sono tutte preferenze pilotate, perché arriva l'ordine di

partito che muove le truppe cammellate con le quali andate a votare tutti quanti certe

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persone. Persone, magari, che libere non prenderebbero manco la preferenza della

propria moglie o del proprio marito e che, invece, prendono decine di migliaia di

preferenze e, poi, logicamente, sapete benissimo i personaggi ad esempio che ci

troviamo nel nostro Parlamento europeo. Qualcuno li ricorderà benissimo. Io ricordo

benissimo ad esempio. Io credo, Presidente, che tutti i cittadini si ricordino i meriti con

i quali Iva Zanicchi sia andata nel Parlamento europeo e le tracce che ha lasciato per

decenni la sua presenza nel Parlamento europeo. E questo logicamente grazie a tutti

voi e i cittadini ve ne sono grati e ve ne saranno grati per decenni. Ma anche delle

attuali presenze nel Parlamento europeo. Ricordiamo la vostra parlamentare europea,

se la ricordano tutti i cittadini e ce la ricordano ancora in piazza, ossia quella che con

80 euro faceva la spesa per un anno e mezzo. Se la ricordano tutti benissimo. Guarda

caso, adesso quegli 80 euro sono scomparsi dall'agenda politica del nostro Governo

perché, probabilmente, l'inflazione non permette più di fare la spesa per un anno e

mezzo, ma ci fermiamo a un anno e, quindi, è diventato un problema gestire il resto dal

tempo. Di questo probabilmente dovreste rendere conto ai cittadini e non della riforma

costituzionale che va a prendere rottami che porterete in Senato part-time dal consiglio

regionale. E, allora, Presidente, quando parlavo di garanzie, parlavo appunto del fatto

che, in conformità a quelle che sono le scelte poi espresse all'interno dei consigli

regionali, noi anche lì avremo l'ennesima occasione di rinnovare questi organi

regionali.

E anche in quel caso la valutazione del Governo e della maggioranza qual è stata ? Su

questo è stata vaga, molto vaga, soprattutto perché siamo in un periodo storico in cui i

consiglieri regionali sono spesso indagati, rinviati a giudizio, decaduti, riammessi,

licenziati, riconfermati e sinceramente non riusciamo neanche noi a capire più lo status

che hanno e che avranno, Presidente, di fronte a quella che potrebbe essere una carica

che li porterà, addirittura, ad essere parcheggiati all'interno del Senato dove – e voglio

ricordarlo ancora, parlando di soldi che tanto interessano ai cittadini – è vero che non

saranno stipendiati, ma hanno i rimborsi spese, ai quali finora, Presidente, nessuno ci

ha assicurato esserci nemmeno un tetto. Questo ci mette un po'di diffidenza, diciamo

così, nei confronti di questi consiglieri regionali, che tante volte vediamo che con i

rimborsi si divertono a fare le cose più divertenti: dall'acquisto dei vibratori sino,

addirittura, alla raccolta indiscriminata di scontrini per terra in ogni consiglio

regionale; ciò addirittura fa pensare alla possibile capacità di essere presenti, nello

stesso secondo, in più luoghi della regione Basilicata da parte di alcuni consiglieri

regionali della Basilicata, che, tra parentesi, il PD ha ricandidato e i cittadini hanno

rivotato e rieletto.

Quindi, ancora una volta i cittadini hanno le loro colpe, ma voi, come classe politica,

dimostrate di essere sempre pessimi, perché non date la possibilità ai cittadini di poter

votare...

PRESIDENTE. Collega, si deve rivolgere alla Presidenza.

GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo scusa, Presidente.

PRESIDENTE. Quindi, o mi dà del lei e, quindi, quelle accuse le sta rivolgendo a me con un

plurale maiestatis, oppure non ci capiamo. Quindi, si rivolga alla Presidenza, per

favore.

GIUSEPPE D'AMBROSIO.

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La ringrazio, Presidente. Alcune volte mi lascio prendere da quelle che sono le vicende

locali, che, alcune volte, superano la realtà e, quindi, mi rivolgo ad un ipotetico lei.

PRESIDENTE. Vada avanti

GIUSEPPE D'AMBROSIO.

Noi, Presidente, abbiamo chiesto di vincolare i futuri consiglieri regionali al rispetto

della volontà dei cittadini su quelli che sono i possibili futuri senatori. Questa ci è

sembrata, Presidente, una cosa di buonsenso nell'ambito di una riforma che, come

dicevo, ci preoccupa molto, moltissimo, perché i consiglieri regionali dovrebbero fare i

consiglieri regionali a tempo pieno e non fare poi, a part-time in vacanza, i senatori a

Roma. I consiglieri regionali dovrebbero fare quello che i cittadini hanno definito

tramite il loro voto e, cioè, impegnarsi all'interno delle proprie realtà regionali per

migliorare le stesse.

In alternativa, Presidente, abbiamo chiesto che ci si riferisse ad un dato certo e, cioè, a

quello delle preferenze. Mettiamoci ancora una volta a rischio con le preferenze,

perché almeno si lasci quella responsabilità – perché è una responsabilità – ai cittadini

di scegliersi il candidato più opportuno e chiaramente, nel momento in cui i cittadini

scelgono un candidato indagato, condannato o perlomeno una persona che non è

opportuno che abbia una certa carica, se ne assumono la responsabilità i cittadini,

perché questa andrebbe anche data ai cittadini come responsabilità e non, magari, la

scusa di un listino chiuso, nel quale il cittadino si nasconde pur di non dire di avere

votato il partito nel quale sapeva benissimo esserci un condannato che, poi, viene nelle

nostre aule istituzionali.

Io, Presidente, non mi fido più delle segreterie; non mi fido più delle segreterie dei

partiti e non mi fido più nemmeno dei partiti, che dovrebbero essere quegli istituti,

previsti dalla nostra Carta costituzionale, proprio a metà strada tra i cittadini e le

istituzioni stesse. Invece, oramai i partiti sono diventati istituzione; si sono chiusi

all'interno dell'istituzione e non guardano più i cittadini. I partiti non devono dare

questa scusa ai cittadini; non dobbiamo più portare i cittadini a deresponsabilizzarsi.

La scusa che tutti utilizzano ogni volta alle elezioni dell'astensionismo dal voto è una

scusa che è una sconfitta per i partiti e questo non dovrebbe accadere. Logicamente,

nel momento in cui si va a mettere mano alla Carta costituzionale questo non si può

accettare.

Abbiamo chiesto nei nostri emendamenti, Presidente, una maggiore attenzione anche

nei confronti dei territori e dei consessi istituzionali locali e nazionali circa, ad

esempio, le politiche comunitarie. Può ben immaginare perché, da pugliese, io debba

specificarlo con il mio gruppo politico in forma di un emendamento.

Presidente, proprio in questo momento stiamo vivendo un corto circuito che potrebbe

anche verificarsi in futuro su questo e lo stiamo vivendo con la Xylella. Sulla Xylella,

Presidente, senza voler scendere nel dettaglio dei problemi tecnici, che in questa sede

non competono, gran parte del problema è politico, in quel caso, ed è dovuto ad

un'errata valutazione geografica, agricola e soprattutto politica da parte anche

dell'Unione europea.

Io mi aspetto che un politico, Presidente, intervenga anche su questo e anche in una

riforma come questa per chiarire, una volta in più, il rapporto che ci dovrebbe essere,

ad esempio, tra l'Unione europea e quelle che sono le regioni italiane (Applausi dei

deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) perché, ad esempio, nessuno chiarisce quello

che è il rapporto che ci può essere tra la regione Puglia, in questo caso sulla Xylella,

l'ente istituzionale romano e l'ente istituzionale europeo.

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Quindi, nel momento in cui noi andiamo a creare una struttura come quella del Senato,

che dovrebbe essere legata ai territori regionali ma ha così vaghi spazi di

posizionamento e di azione rispetto a quelle che sono poi le problematiche legate

proprio ai territori, mi chiedo: quale strumento stiamo creando ? Cosa stiamo creando ?

Un carrozzone che non servirà a nulla ? Un doppione completamente inutile, perché un

problema come quello della Xylella, Presidente, non avrà alcun riferimento

istituzionale ?

È una definizione, Presidente, quella del chiarire in qualche modo la dignità di quello

che è il futuro Senato, dove non è possibile, alla fine, identificare un possibile peso

specifico politico. Noi questo lo chiediamo proprio tramite i nostri emendamenti in

maniera proprio esplicita, oltre a quelle che sono le definizioni del nostro Presidente

Renzi – anzi, direi del vostro Presidente Renzi –, definizioni spesso romantiche,

geografiche o politico-elettorali, se legate ad un periodo nel quale vi sono possibili

elezioni. Per noi questo diventa, invece, un problema essenziale, un problema legato

alla Carta costituzionale, un problema legato alla politica estera, un problema legato a

tutta quella che è la vita dei cittadini.

Vorrei dirvi che il tema delle politiche regionali, che sono tanto pesantemente toccate

all'interno di questa riforma, e dell'Unione europea è un settore delle attività produttive

estremamente importante ed è non solo il futuro della nostra Italia ma è il presente.

Esso rappresenta il presente delle nostre politiche economiche. Qui si tratta

specificatamente del destino di regioni, di città e di investimenti strategici che

dobbiamo cominciare a fare per intercettare determinati finanziamenti e per intercettare

una certa tipologia di politica, di sviluppo e di investimento che non possiamo, invece,

non legare a quelle che sono queste politiche di riforma che voi state facendo.

E allora, Presidente, io mi chiedo: deleghiamo tutto questo al Governo in questa

riforma così tanto vaga ? Deleghiamo quella che sarà la futura composizione del

Senato in base a chi frequenterà questo Senato ? Facciamo magari, ancora una volta,

una delega in bianco anche sulla riforma costituzionale al Governo, così come abbiamo

fatto per la «riforma Madia», altra riforma estremamente importante sulla quale voi

state dando una delega in bianco completa al Governo ?

Questo è quello che il MoVimento 5 Stelle si chiede e logicamente, non fidandosi per

niente di questo Governo, è terrorizzato dall'idea di una delega in bianco data dalla

Camera ad un Governo quando, invece, dovrebbe accadere esattamente il contrario: le

riforme dovrebbero partire da qui ! Questa è la rappresentazione normale direi, non

viziata, diciamo, dal «Porcellum», della volontà dei cittadini ed è da qui che dovrebbe

partire ogni possibile riforma.

E allora, Presidente, deleghe a parte, la parte sulla verifica dell'impatto delle politiche

dell'Unione europea è centrale in questa lettura della riforma costituzionale che stiamo

affrontando anche alla Camera. Se dobbiamo valutare una nuova disciplina o una

nuova dinamica di quella che è la politica attuale, per così dire, fra gli enti comunitari e

quelli locali, allora dobbiamo essere precisi, perché proprio ancora il caso Xylella ha

dimostrato tutte le lacune che ci sono all'interno di questo dialogo istituzionale. E

proprio in quel caso il problema politico diventa economico e diventa anche sociale –

vedrete che diventerà anche sociale –, perché nelle intenzioni doveva essere contenuto

anche con metodi che noi non abbiamo mai condiviso – e sottolineo: mai ! – ma, in

realtà, poi potrebbe allargarsi o si era già allargato anche oltre il previsto.

Allora adesso che faremo ? Come affronteremo questo problema ? Come affronteremo

il rapporto, che non c’è più, tra i vari livelli istituzionali ? Ci riduciamo, magari, a

buttar giù una nuova disciplina, magari larga, ancora una volta vaga, sulla quale

andremo ad occupare uno spazio politico istituzionale ai vari livelli, dove ognuno, ogni

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ente si muoverà in base alla propria opportunità politica, senza, ancora una volta,

andare a cogliere quello che è l'interesse dei cittadini ?

Io non so, Presidente, che idea abbia il Partito Democratico (Applausi dei deputati del

gruppo MoVimento 5 Stelle)... Questo è un applauso probabilmente più alla stima,

Presidente...

PRESIDENTE. Vada avanti, per favore. Collega Bonafede !

GIUSEPPE D'AMBROSIO. Sta applaudendo perché, dopo di me, toccherà a lui,

Presidente.

PRESIDENTE. Andiamo avanti, per favore.

GIUSEPPE D'AMBROSIO.

Non so che idea abbia il Partito Democratico, o comunque gli altri partiti presenti

all'interno di quest'Aula, però, Presidente, ho anche paura, sinceramente, ad ascoltarla

questa idea, visti gli atti che arrivano in Parlamento. Quindi, sinceramente, io penso

che il peso che questi atti possono avere, poi, sulle regioni e sui comuni nello

scacchiere politico determinerà la responsabilità che loro si andranno a prendere. Il

rapporto – bisogna riconoscerlo, è evidente – tra questa Camera e i vari livelli

istituzionali, anche le vostre regioni, anche le regioni governate dal PD stesso, si è

oramai rotto. I vostri stessi presidenti di partito...

PRESIDENTE. Collega !

GIUSEPPE D'AMBROSIO.

Chiedo scusa, Presidente... vengono contro, tramite lei, Presidente, quelle che sono le

volontà del partito che governa. Allora, io mi chiedo: se nemmeno i cittadini sono più

al centro – non lo sono più di fatto – dell'agenda politica, in un caso come questo della

riforma costituzionale, perché non porre al centro nemmeno gli enti locali, sui quali noi

potremmo, una volta per tutte, andare a risolvere determinate problematiche, che ci

hanno portato a questa situazione. Come diceva, ad esempio, la collega Nesci, da

quando voi avete, di fatto, demandato la sanità, in maniera incontrollata, alle regioni, i

vostri consigli regionali hanno, di fatto, distrutto la sanità delle nostre regioni. Voi

dovreste assumervi la responsabilità di queste scelte sciagurate. Ancora una volta, voi

nella legge di stabilità andrete a tagliare 4 miliardi di euro alla sanità – 4 miliardi di

euro – e per fare cosa ? Per farvi la marchetta sulla tassa della prima casa.

Allora io riporto qui la targhetta, Presidente, che i cittadini di Tamburi hanno dedicato

a tutta la politica sul problema Ilva. I cittadini di Tamburi maledicono i politici per

aver avuto la possibilità di risolvere il problema Ilva e non averlo risolto. Io penso a

ogni cittadino malato, che si troverà di fronte a prestazioni sanitarie che non potrà più

utilizzare, perché dovrà pagarle, perché voi state tagliando ogni servizio. Allora io,

Presidente, porto la maledizione di quel cittadino in queste Aule, perché non è

possibile, non è accettabile porre priorità su queste cose, rispetto a queste altre cose che

stanno accadendo nel nostro Paese e che i cittadini pagheranno concretamente sulla

loro pelle.

Allora, nonostante il nostro giudizio negativo, Presidente, noi comunque continuiamo,

perché magari qualcuno ci dice che noi siamo quelli del «no». Presidente, loro

giocheranno, la maggioranza giocherà la propria campagna referendaria sullo slogan

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«C’è chi dice sì». Loro dicono «sì» ai tagli sulla sanità; loro dicono «sì» a portare

indagati e condannati all'interno dei consigli regionali; loro dicono «sì» a fare le

peggiori nefandezze nei confronti dei cittadini. Noi, invece, vorremmo dire «sì» al

reddito di cittadinanza; noi vorremmo dire «sì» al taglio dello stipendio dei deputati e

dei senatori; noi vogliamo dire «sì» al dimezzamento del numero dei deputati e dei

senatori; noi vogliamo dire «sì» al taglio dei privilegi della politica; noi vorremmo dire

«sì» al taglio definitivo del vitalizio, ad esempio, al quale noi già rinunciamo; noi

vorremmo dire «sì», Presidente, a tante altre cose e non alle scemenze pronunciate da

chi, magari, in campagna elettorale perenne, va postando tweet continui, va postando

cose che sono veramente al limite dell'assurdità. Presidente, concludo dicendo che

comunque continueremo ad essere propositivi.

Abbiamo presentato 60 emendamenti in questa riforma, per cercare di migliorare, per

quanto possibile, una cosa che definiamo, comunque, nefasta per i cittadini. Però, noi

ci poniamo, comunque, come coloro che, alla fine, vogliono essere propositivi. Allora,

ancora una volta, faccio un invito, che è stato fatto a noi, che il collega ricordava, e

che, una volta tanto, invece, continuiamo a ribadire a voi su questi emendamenti:

scongelatevi, scongelatevi, scongelatevi non nei confronti del MoVimento 5 Stelle,

scongelatevi nei confronti dei cittadini.

PRESIDENTE. Collega !

GIUSEPPE D'AMBROSIO.

Era un invito rivolto a tutti, Presidente, non solo alla maggioranza presente in

quest'Aula. È un invito rivolto a coloro che, secondo me, adesso, per giustificare questa

riforma, dovrebbero andare in una piazza, Presidente – e qui viene il mio invito finale

– a giustificare questa riforma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Io mi auguro che ogni deputato e senatore che approverà questa riforma, da noi

simpaticamente definita «schiforma», vada nella sua piazza, nella propria città,

liberamente nei confronti dei cittadini, a spiegare il perché era di estrema importanza

fare questa riforma e ad accogliere con piacere e a rispondere alle domande dei

cittadini. Infatti, io sarò il primo cittadino che si rivolgerà al primo parlamentare che va

per strada e fa questa piazzata e gli farà, Presidente, questa domanda: perché non

volete approvare il reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo

MoVimento 5 Stelle) ?

PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare studenti e docenti dell'Istituto di istruzione

superiore Einaudi di Porto Sant'Elpidio, Fermo, che seguono i nostri lavori (Applausi).

Ha chiesto di parlare la collega Dadone. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE.

Grazie, Presidente. Rileggere gli atti dell'Assemblea costituente, in occasione di una

discussione di un disegno di legge come quello attuale, può portare a compiere una

serie di riflessioni che, in realtà, sono di una straordinaria attualità e che smentiscono

quelli che sono i luoghi comuni in merito all'insufficienza o alla contraddittorietà dei

motivi che avevano spinto i padri costituenti a scegliere quello che è un sistema

parlamentare su modello bicamerale addirittura perfetto, che in questa sede è stato

condannato in ogni maniera. La discussione, che ha avuto inizio dal 23 settembre del

1947, ha portato i partiti a maturare una serie di riflessioni su una forma di Governo

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parlamentare e inizialmente a non armonizzare quelli che erano i propri intenti, dati

chiaramente da obiettivi diversi di partito, ma che hanno portato, invece, poi, nel

periodo che era intercorso tra la chiusura della discussione delle tre sottocommissioni

all'apertura del dibattito in Assemblea, ad un avvicinamento su quelli che erano i temi

più rilevanti, ovvero sia sull'opportunità di adottare un sistema bicamerale fino

alla.necessità, per esempio, della differenziazione delle elezioni tra Camera e Senato,

in base a leggi che erano ispirate a differenti principi, cosa che purtroppo, in occasione,

invece, di questa sottospecie di fase costituente non è capitato.

Andiamo – chiaramente nel poco tempo che ho – a ripercorrere quelle che sono le

tappe dei lavori che sono stati svolti per quel che riguarda la Camera e il Senato. Per

quel che riguarda la Camera, si è iniziata subito dopo la discussione dell'articolo 52 del

progetto che conteneva, nel primo comma, la sintesi della scelta bicamerale. Il dibattito

aveva affrontato il tema della rappresentanza politica in relazione a quella che era la

dizione dell'articolo 5 del progetto, che prevedeva che la Camera fosse eletta a

suffragio universale diretto. Come sapranno sicuramente tutti, all'epoca l'onorevole

Giolitti del PCI propose un emendamento per aggiungere alla previsione del suffragio

universale diretto la seguente frase: «e segreto secondo un sistema proporzionale».

Giolitti stesso acconsentì, poi, a ritirare questo emendamento, dopo che venne gli

ricordato dai suoi colleghi, in particolar modo da Ruini, che la seconda

sottocommissione aveva già sottoposto all'Assemblea un emendamento che era volto

nella stessa direzione del proprio, con la raccomandazione, però, di non inserire, per

ragioni tecniche, una norma che privilegiasse un determinato sistema elettorale rispetto

ad altri. La ragione tecnica qual era ? Era lo scontro che c'era tra i partiti delle grandi

masse, a favore, chiaramente, di un sistema proporzionale di lista, e i partiti minori,

che erano favorevoli all'uninominale maggioritario.

Nonostante questo dibattito, si è poi arrivati a trovare quella che era una soluzione di

mediazione: sarebbe stato tra gli elementi determinanti e fondamentali non solo il peso

della Camera, ma anche il peso di quello che era il carattere politico del bicameralismo

italiano. La legge elettorale che poi è stata approvata per la Camera dalla stessa

Costituente avrebbe cercato, poi, di risolvere quello che è un problema di

compromesso, non un compromesso al ribasso come siamo soliti dire qui, ma quello

che era un compromesso frutto di una discussione avvenuta seriamente e non con i

tempi contingentati, che avrebbe unito gli scrutini di lista nazionale al sistema delle

preferenze, cosicché l'eletto avrebbe potuto, come rappresentante del partito,

interpretare le istanze politiche generali del corpo elettorale e interpretare, come

designato attraverso il sistema delle preferenze, le esigenze di quella parte

dell'elettorato che egli doveva conoscere e con la quale egli doveva avere rapporti

personali e diretti. Quindi, un affondo sulla linea di quella che è la rappresentanza;

attraverso tale affondo sembra di rivedere, sostanzialmente, di rileggere quelle che

sono le motivazioni in base alle quali 1 la Consulta ha dichiarato, all'inizio dello

scorso anno, con la sentenza del 2014, l'illegittimità costituzionale della legge

approvata da questa Camera, il cosiddetto Porcellum, per i motivi che abbiamo già

ricordato più e più volte, ovverosia un premio di maggioranza distorsivo e liste

bloccate che non permettono all'elettore di esprimere preferenze e, quindi, di avere una

vera e propria rappresentatività.

Per quel che, invece, concerne il Senato si era partiti dal testo dell'articolo 55 del

progetto della Costituzione che prevedeva che la Camera dei senatori fosse eletta su

base regionale e che a ciascuna regione, salvo che alla Valle d'Aosta, fossero attribuiti

almeno cinque senatori, più un senatore ogni 200 mila abitanti, e che il sistema

elettorale funzionasse così: un terzo dei membri doveva essere nominato dal consiglio

regionale e due terzi a suffragio universale diretto da elettori che avessero compiuto il

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venticinquesimo anno di età. Il testo che aveva presentato la sottocommissione

all'Assemblea rappresentava un tentativo di compromesso che era teso proprio a

risolvere i contrasti e le diverse posizioni che i partiti avevano presentato all'interno

della sottocommissione. È noto, infatti, che alla base delle profonde divisioni che si

erano manifestate nella Commissione dei settantacinque a proposito del Senato stava

una concezione profondamente diversa della stessa idea della rappresentanza che si

sarebbe dovuta esprimere in questa seconda Camera. Camera che avrebbe dovuto

esprimere una pluralità di interessi, da quelli delle diverse categorie professionali a

quelli più specificamente territoriali, fino a quelli, anche, che richiedevano, per

esempio, il concorso di specifiche competenze per l'attività legislativa. Questa

concezione di Camera, questa visione di seconda Camera era particolarmente

importante per la DC, che la presentò tramite un ordine del giorno a firma dei deputati

Piccioni e Moro che sottolineava proprio l'esigenza di procedere nella discussione

riguardante il Senato solo dopo aver accettato il principio che la seconda Camera

avrebbe risposto alla necessità di integrare la rappresentanza politica in modo che essa

rispecchiasse la realtà sociale nelle sue varie articolazioni e in tutti gli interessi

politicamente rilevanti, chiamando a partecipare alla seconda Camera i gruppi nei quali

spontaneamente si ordinano le realtà sociali, secondo un criterio di ripartizione a base

territoriale regionale, mediante un'elezione a doppio grado, criterio proporzionale con

entità numerica delle varie categorie. Questo ordine del giorno sostanzialmente

proponeva quella che era una visione radicalmente alternativa al progetto dell'articolo

55, proposto dalla sottocommissione direttamente all'Assemblea. Infatti, fu

sottolineato, per esempio dagli onorevoli del PCI, che con l'approvazione di questo

ordine del giorno si sarebbe andati in direzione completamente diversa da quella che

era già la parte di Costituzione che avevano approvato e delineato nei capi precedenti.

Fu, nonostante tutto, non ritirato, sottoposto al vaglio e alla votazione dell'Assemblea e

fu respinto. Spettò poi, a questo punto, all'onorevole Nitti, che è uno dei più grandi

illustri della tradizione liberale, aprire la discussione sul futuro del Senato, attraverso,

anche lì, la presentazione di un emendamento che prevedeva l'elezione del Senato,

prevedeva che il Senato dovesse essere eletto sulla base di un senatore ogni 200 mila

abitanti.

Fu il gruppo comunista a raccogliere e a rilanciare, al centro di quello che era il

dibattito, l'emendamento presentato dall'onorevole Nitti e, in particolare, presentò un

emendamento all'articolo 55, prevedendo che le Camere fossero elette a suffragio

universale e diretto. Ma non è tanto quello che era previsto nell'emendamento ad essere

importante, quanto, invece, furono importanti le motivazioni a sostegno della

votazione di questo emendamento, perché le motivazioni fecero intuire quello che era

un radicale cambiamento di opinione sul ruolo del Senato che si era verificato

all'interno di quello che era il gruppo comunista. Il gruppo comunista si era convinto

dell'utilità dell'istituzione del Senato per rispondenza alle esigenze che la legge

trovasse, attraverso il vaglio della seconda Camera, una maggiore elaborazione e un

maggior perfezionamento. Quindi, avevano capito quella che sarebbe dovuta essere la

funzione più adeguata di questa seconda Camera, all'interno di quello che era tutto

l'impianto che avevano disegnato e approvato.

Il Partito Comunista riteneva, inoltre, che anche questa Camera dovesse, come la

prima, rappresentare la nazione in modo unitario, in considerazione del fatto che la

sovranità appartiene al popolo tutto, nella forma più indiscriminata e questo principio

era stato stabilito, era già stato votato, in quello che è l'articolo 1 della Carta

costituzionale. Fu sulla base, quindi, di questa argomentazione che il gruppo comunista

dichiarò di aderire al contenuto dell'emendamento di Nitti che riguardava l'elezione dei

senatori e, quindi, con la sconfitta dell'ordine del giorno a firma Piccioni e Moro e la

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scelta del gruppo comunista di respingere quello che era un sistema di elezione misto

dei senatori che era contenuto nel progetto che era giunto dalla sottocommissione dei

75 – che, quindi, già aveva avuto un dibattito ampio e serio, non come quello

affrontato da noi in Commissione, mentre si fischietta e si guarda l'orologio – si è

spostata la discussione del Senato su un'ottica completamente diversa da quella che era

l'ottica originaria e, quindi, il collegamento tra il Senato e le regioni ha assunto un

significato differente da quello che avevano inteso portare gli stessi padri costituenti in

Aula. Furono presentati altri emendamenti per giungere all'elezione sulla base del

suffragio universale; in particolare, giova ricordare l'ordine del giorno di Perassi che fu

respinto. Perché, che cosa proponeva questo ordine del giorno ? Semplicemente di

riportare la formulazione a quella che era la proposta di articolo 55 avanzata dalla

sottocommissione dei 75. Tale proposta fu, pensi Presidente, respinta in Aula e questo

fu il simbolo di quanto, in effetti, il dibattito avesse funzionato, perché il testo così

raggiunto si è modificato e, nonostante ci si ostinasse a riproporre quella che era stata

la valutazione precedente, i partiti che prima avevano votato questa valutazione, si

erano così convinti dell'esigenza di ridisegnare il Senato in quest'altra maniera che

respinsero quello che era il disegno originario, arrivando a definire quello che è il

Senato come fino ad oggi, quanto meno, l'abbiamo conosciuto.

Altri problemi ovviamente ci furono per quello che riguardava la presentazione di

emendamenti che andavano in contrasto e che furono risolti tranquillamente entro il 7

ottobre, ma il punto era che l'approvazione da parte dell'Assemblea costituente portò ad

affermare che il Senato sarebbe stato eletto a suffragio universale diretto con collegio

uninominale. Una votazione che è memorabile, perché dimostra come il fulcro di

quello che è stato un appassionato dibattito all'interno dell'Assemblea costituente, fu

tale e tanto, al punto da mettere in discussione quello che era il patto costituente stesso,

quindi, quello che era il testo che era stato fornito sul problema dell'elezione del Senato

che è quello che oggi viene rimesso in discussione dal Governo Renzi. La

consapevolezza però dell'importanza di quella discussione emerge anche dalla piena

coscienza dei costituenti che avevano optato per l'elezione diretta e a suffragio

universale dei senatori, con un testo che, lo ricordiamo, era differente rispetto a quello

che è arrivato, cosa che, in effetti, anzi, che, invece – altro che in effetti – oggi non è

capitato assolutamente. Anzi, che tipo di parallelismo si può dedurre tra i lavori

dell'Assemblea costituente e quelli che sono stati messi in atto, oggi ? Che l'elettività

del Senato e la sua costituzionale presenza come organo di garanzia contro le

prevaricazioni della maggioranza e dei possibili attentati di questa ai diritti politici e

alle libertà garantiti dalla Costituzione sembrano essere delle caratteristiche essenziali

per quella seconda Camera.

Principi che, però, non possono essere modificati attraverso un procedimento di

revisione costituzionale, che è esattamente quello che si sta tentando di fare oggi.

Anziché aprire una fase costituente, che sarebbe la sede più opportuna per discutere

una riforma di tale portata, si è invece deciso di utilizzare il procedimento dell'articolo

138, quindi quello che riguarda delle leggere revisioni, per stravolgere tutta la seconda

parte e ridisegnare un Senato che era stato costruito – l'abbiamo ricordato bene prima –

sulla base di un dibattito serio, approfondito e non scaglionato da contingentamento dei

tempi, emendamenti limitati e sedute fiume. Niente di questo genere. L'impossibilità di

abolire il Senato, d'altronde, e di cancellare quelle che sono le funzioni di garanzia che

gli sono state attribuite dai costituenti risulta anche dal fatto che la Costituzione ha

voluto attribuire al Senato una piena e paritaria partecipazione alla nomina degli organi

costituzionali (Presidente della Repubblica, giudici della Corte costituzionale, membri

del CSM) che appartengono al sistema di garanzie costituzionali e che assicurano

l'equilibrio tra il principio di maggioranza e quello di rigidità e di prevalenza effettiva

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della Costituzione. Scelta radicalmente diversa, invece, da quella contenuta nel disegno

di legge presentato da questo Governo, che inizialmente ha sottratto al corpo elettorale

la possibilità di scegliere i senatori sostenendo che sarebbero dovuti essere nominati

dai consigli regionali; poi ha cambiato formulazione con quella specie di accordo al

ribasso, ma con la designazione secondo l'attuale formulazione dell'articolo 2

sostanzialmente non è cambiato nulla, anche perché sfido qualcuno, leggendo questo

articolo, a comprendere di che cosa si parli. Si parla della scelta degli eletti in

conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri regionali in

occasione del rinnovo degli organi medesimi. «In conformità» che vuol dire ? Che è un

doppione ? Lo dicevo stamattina durante l'illustrazione della questione pregiudiziale:

in che senso la si intende ? «In conformità» nel senso che l'elettore si esprimerà nella

stessa maniera per il consiglio regionale ? Allora, a questo punto, sarà un doppione;

oppure significa che, se ci si discosterà, si violerà quello che è il principio di sovranità

popolare e allora sarà stato anche inutile andare a chiedere loro che cosa ne pensano, se

questo consigliere dovrebbe diventare senatore o meno ? Per non parlare poi dei

sindaci, che invece proprio non vengono nominati.

C’è poi la durata del mandato, perché in questo disegno di legge si prevede che i

senatori consiglieri regionali durino per la durata del proprio mandato nei propri

consigli regionali e poi ci sono i cinque nominati dal Presidente della Repubblica, che

invece hanno un mandato che dura esattamente quanto quello della Presidenza della

Repubblica, quindi è una specie di mini partito del Presidente della Repubblica.

Non occorre ripetere – l'abbiamo già detto – che i dibattiti e i voti dell'Assemblea

costituente hanno sollevato un livello di discussione che è completamente diverso

rispetto a quello che c’è stato durante le proposte avanzate dal Presidente del Consiglio

Renzi e dal Ministro Boschi, che vanno in tutt'altra direzione rispetto a quella che era

una riforma che invece era stata molto ben ponderata e molto ben discussa; anche

perché si arrivava da un periodo che era completamente differente da quello attuale e

sicuramente i padri costituenti dell'epoca avevano una legittimazione che queste

Camere se la sognano anche di notte.

Che dire, Presidente, in merito ancora al sistema di elezione ? I criteri sono irrazionali

e sostanzialmente incomprensibili; la modifica non ha apportato alcun tipo di

miglioria, a nostro parere, e per quello che riguarda un'altra parte importante a

sostegno di questa riforma, la governabilità, non si può dire che sottraendo il rapporto

fiduciario che intercorre tra Governo e Senato si possa stabilire una sorta di

governabilità chiaramente appoggiata sulla legge elettorale nuova, anche perché il

bicameralismo, così come previsto, dubito che abbia di per sé aggravato quella che è la

stabilità dei Governi e che abbia leso l'esperienza della Prima o anche della Seconda

Repubblica, perché la formazione delle maggioranze non corrispondenti alla volontà

dell'elettorato hanno riguardato in pari misura sia la Camera che il Senato; quindi pare

anche difficilmente sostenibile che il rendiconto politico costituzionale del Senato sia

inferiore rispetto a quello della Camera.

Quindi, questa sembra semplicemente una motivazione addotta per giustificare quella

che è una riforma che non ha senso. Possiamo dircelo tranquillamente: non ha senso

alcuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Perché ho voluto ripercorrere e tediare così tanto tutta quest'Aula su quelli che erano i

passi che hanno portato l'Assemblea costituente ad approvare il Senato e la Camera

così come li conosciamo oggi ? Per sottolineare la differenza – non tanto per voi,

perché, ovviamente, dubito che ve ne freghi qualcosa, ma, magari, per chi segue da

fuori e che ha veramente interesse a capire che cosa dovrebbe poi votare, quando ci

sarà il tanto proclamato e sbandierato referendum – e per far capire che il metodo era

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completamente differente; è per quello che siamo così tanto inalberati su questa

riforma.

È un disegno di legge che arriva dal Governo, quando i banchi del Governo non

dovrebbero vedere presente nemmeno una persona. A parte che non la vedono

comunque più di una persona, neanche durante la discussione di questa riforma, ma i

banchi dovrebbero essere proprio vuoti, nel senso che sono le Camere che dovrebbero

avanzare delle proposte di modifica della Carta costituzionale e votarla con quello che

è il procedimento di modifica previsto dall'articolo 138, quindi aggravato con la doppia

lettura e con tre mesi di distanza tra una lettura rispetto ai passaggi nelle due Camere.

Non dovrebbe essere il Governo a proporla.

Tra l'altro, questo è un Parlamento che manca della legittimazione politica, giuridica,

chiamatela come volete; manca l'opportunità. Vedete voi come giustificarla rispetto

alle vostre coscienze, sicuramente un Parlamento che è stato eletto con una legge

elettorale incostituzionale manco dovrebbe sognarselo di toccare questa Carta. Invece

se l’è sognato e come: ha fatto partire la proposta di modifica dal Governo ed è lo

stesso Governo che ha proposto anche la legge elettorale. Queste due riforme così

importanti meriterebbero un periodo di riflessione veramente importante, invece che

cosa si è fatto ? Si è fatto partire da una Camera l'esame della legge elettorale e, in

contemporanea, dall'altra, la riforma costituzionale, poi le si è intrecciate e si è andati a

discutere su quelle che potevano essere le migliorie, non tanto di quella che è una

riforma che, si sa, non aspira ad essere la migliore riforma di tutti i secoli ma

semplicemente quella che accontenta di più la maggioranza del partito con magari

anche gli ex alleati della coalizione di maggioranza e, perché no, anche una stampella

finta opposizione. Il metodo è totalmente sballato: ci sono stati dei tempi contingentati.

Ma voi ve li immaginate in Assemblea costituente i tempi contingentati ? Avete 60

minuti per discutere 4 mila emendamenti: Presidente, le pare un metodo sensato di

andare a riformare quella che è la Carta più importante dello Stato italiano ? Io la trovo

follia allo stato puro, come la proposta del Partito Democratico, nella precedente

lettura, di proporre la seduta fiume per portare a conclusione l'esame degli

emendamenti.

La seduta fiume è una seduta – lo spiego sempre a chi ci segue, perché ovviamente voi

lo sapete – alla quale si ricorre nel momento in cui ci sono dei decreti che vanno in

scadenza e quindi bisogna approvare tutti gli emendamenti per lottare contro il brutto e

cattivo ostruzionismo delle opposizioni. Si dice che si va avanti notte e giorno,

all'infinito, finché non si finisce l'esame di tutti gli emendamenti e si vota

immediatamente la conclusione del provvedimento, perché altrimenti andrebbe in

scadenza. Peccato che qui è stata richiesta per delle riforme costituzionali; abbiamo

votato per una settimana, notte e giorno, gli emendamenti – tra l'altro con delle

sospensioni che non ci dovrebbero essere in una seduta fiume – e si è poi arrivati al

voto finale un mese e mezzo dopo.

Allora, il senso della seduta fiume, a livello proprio di logica parlamentare, di

Regolamento parlamentare, proprio non avrebbe dovuto neanche essere concesso, ma

la Presidenza di questa Camera, anziché assumersi la responsabilità di dire che non era

possibile, ha messo in votazione il provvedimento, ed essendo questo – lo sanno anche

i sassi, ormai – un Parlamento con un premio di maggioranza abnorme, si è potuto

autoapprovare la proposta avanzata da se stesso di deliberare la seduta fiume e ha

potuto chiudere l'esame di tutti gli emendamenti. Arrivati al Senato si è posta la

«ghigliottina» sugli emendamenti: non ne potete presentare troppi perché altrimenti si

intasa la discussione. Peccato che, se una discussione vera ci fosse stata, con ogni

probabilità tutti avrebbero collaborato seriamente a fare una discussione che fosse

anche costruttiva, probabilmente magari non depositando neanche 80 milioni di

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emendamenti, come qualcuno ha fatto. Ma la discussione viene già posta con un

contingentamento dei tempi e con un contingentamento degli emendamenti, e si è

deciso di saltare il passaggio in Commissione. Come si fa a saltare il passaggio in

Commissione ? Le Commissioni affari costituzionali di Camera e Senato sono le sedi

naturali in cui non solo si dovrebbe fare la discussione, ma dovrebbe proprio

partire da lì sicuramente, e non dal Governo, che in questo momento giustamente

sbaglia.

Vi è poi l'interpretazione della doppia conforme: non si può procedere con

l'emendabilità di quelli che sono articoli già approvati sia dalla Camera che dal Senato.

Se questa interpretazione è sicuramente valida per quello che riguarda le leggi

ordinarie, come si fa, però, a dire che sia valida per le riforme costituzionali ? Ma,

allora, che diamine di senso avrebbe il procedimento aggravato ex articolo 138 ? Se

tanto vale questo bel precedente, tutto quello che è un procedimento aggravato non è

assolutamente aggravato, perché si supera con la prassi.

Peraltro, l'applicazione di quest'interpretazione va completamente contro quello che è il

precedente della Giunta per il Regolamento della Camera del 5 maggio 1993, nel quale

si sosteneva proprio che, nel procedimento di revisione costituzionale, possono essere

introdotti emendamenti anche soppressivi, pur quando sul testo sia stata formulata la

doppia conforme. Sussiste poi l'argomento, che è decisamente insuperabile e

assorbente, secondo il quale, fino a quando non sia stata definitivamente approvata o

promulgata, una modifica non può prevalere sulla Costituzione vigente e sostituirsi alla

stessa. Quindi significa che il procedimento ex articolo 138 rimane lì dov’è: non è che

si può aggirare dicendo che c’è la doppia conforme oppure si possono solo modificare

quei due articoli che sono stati toccati dalla Camera precedente. Infatti, altrimenti, non

avrebbe avuto senso che i Padri costituenti prevedessero una procedura di questo

genere.

Abbiamo parlato prima di revisione. Revisione significa piccola modifica. Qua si

toccano quaranta articoli: bisognava bloccare i lavori parlamentari. Se questo fosse

stato un Parlamento eletto con una legge elettorale degna di questo nome, si sarebbero

dovuti bloccare i lavori e aprire una fase costituente. Occorreva sederci tutti a un

tavolo e nelle Commissioni affari costituzionali e dire: bisogna discutere e fare delle

sottocommissioni, come fu fatto all'epoca. Si doveva discutere di quelle che erano le

esigenze di modifica. Si poteva fare ? Assolutamente sì. Ma perché utilizzare un

procedimento di revisione con questi éscamotage della doppia conforme, per arrivare

poi a correre, fare alleanze che poi si sono scisse – lo hanno ricordato benissimo i miei

colleghi in precedenza – e che si sono sciolte nel frattempo ? Infatti prima Forza Italia

era concorde con questa riforma, poi si è staccata ed è diventata opposizione, a questo

punto è venuta meno la maggioranza che occorre dei due terzi e, allora, si è lanciata

l'ideona: «chiederemo un referendum». Grazie, lo chiederete sicuramente perché è

previsto dalla Carta costituzionale. Referendum che, però, sempre per previsione dei

padri costituenti, che erano molto, molto più saggi e molto più lungimiranti di ognuno

di noi, si prevedeva come uno strumento a tutela delle opposizioni. Quindi, nel

momento in cui non si fosse riusciti a raggiungere quella maggioranza così ampia, si

sarebbe potuto chiedere ai cittadini: ma, a voi, questo tipo di revisione, questo tipo di

piccola modifica, va bene o meno ? Siete concordi o meno ?

Quello che invece si intende fare quest'oggi, o meglio quello che si farà e che voi

intendete fare, è mettere i cittadini nella condizione di decidere con un aut aut: o ti

prendi il pacchetto completo delle riforme o non ti prendi assolutamente nulla. Quindi,

o tutti «sì» o tutti «no». Così si trasforma quello che è uno strumento di garanzia delle

opposizioni in uno strumento puramente plebiscitario, ovvero si chiede: ti piace tutto

questo plico di riforme ? Guarda se hai tempo di leggertelo, sennò te lo spiego in

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quattro minuti: si dimezzano i senatori, non li si paga più e il procedimento legislativo

sarà più snello. Sì o no ? Ma questo non è un vero modo per affrontare una riforma

costituzionale.

Peraltro, di fronte a una serie di emendamenti proposti da noi, è stato detto dal

Governo e dalla maggioranza che la previsione era troppo dettagliata e troppo

farraginosa per essere inserita all'interno della Carta costituzionale, che per sua natura

detta dei principi e, quindi, deve essere semplice, chiara, immediata e deve fare capire

in maniera semplice i principi generali e poi tutto il resto si svilupperà con leggi

successive. Questo è all'articolo 72. Più che una norma di principio, quello che prevede

il percorso di formazione di una legge, sembra un trattato, perché è lungo all'incirca tre

spanne. Se questo è un articolo semplice, comprensibile e immediato, allora, o voi siete

tutti brillantissimi oppure nessuno ha idea di come si scrivano le Costituzioni e

sicuramente non ne avevano idea alcuna i padri costituenti.

Tralascio tutta la discussione in merito all'inutilità totale del Senato, così come è

previsto, soprattutto alla luce delle modifiche fatte al Senato, che hanno semplicemente

introdotto dei «valuta» o «concorre a valutare», «valuta» o «esercita in raccordo con»,

che sono modifiche che sono semplicemente servite a far decadere tutti quelli che

erano gli emendamenti presentati e non sono certo modifiche sostanziali. Per quel che

riguarda poi il fatto della scelta in conformità alle scelte espresse dagli elettori, non si è

capito e dubito che riusciremo a capirlo. Infatti bisognerebbe entrare nella testa di

quello che è il «brillantone» che ha proposto questa formulazione, per capire anche

quale sarà la legge elettorale che si intenderà attuare in merito. Come si intenderà farlo

? Cosa succederà se i consigli regionali si distaccheranno dalla scelta espressa dagli

elettori ? Boh, non lo sapremo.

Sull'elezione dei giudici e su tutto quello che sono le altre norme, si sono ampiamente

espressi i miei colleghi negli interventi precedenti. Io voglio soltanto concludere,

portando a riflettere tutta l'Aula – che so essere molto stanca a fronte di questi

lunghissimi interventi sul complesso degli emendamenti – che il motivo per cui anche

oggi abbiamo fatto questa serie di interventi molto lunghi e molto tediosi – alcuni

molto tecnici, altri decisamente meno – è perché ci ritroviamo di fronte al fatto di aver

fatto in Commissione un lavoro che si è concluso con una manciata di emendamenti

trattati in un'ora all'incirca, ci si è ritrovati ad arrivare in Aula con una

calendarizzazione fatta per poi permettere la prossima settimana di affrontare con

tempi contingentati – quindi con tempi ridotti – gli emendamenti e a non avere un

dibattito vero nemmeno qui. Ma, allora, noi che cosa ci stiamo a fare ? Che cosa ci sta

a fare il Parlamento ? Io mi chiedo perché queste Camere abbiano ceduto quello che è

il loro potere massimo, oltre alla legislazione ordinaria, che è già completamente data

nelle mani del Governo, che di fatto decreta anche senza che ci siano i presupposti

previsti dalla Carta costituzionale, quindi necessità e urgenza. Gli si è messa in mano

addirittura la facoltà di modificare completamente la seconda parte della Carta

costituzionale, senza nemmeno un dibattito. Ma io dubito che tutti, qui dentro, abbiano

contezza di che cosa prevedano tutti questi quaranta articoli e di quanto si cambi

veramente l'impianto di quello che è il nostro Stato e di quello che diventerà con

l'approvazione di questa riforma.

Spero, non so, che avere fatto un raffronto con quello che era un dibattito avvenuto

seriamente possa portare i deputati che siedono all'interno di questa sala a capire

quanto invece sia stato vuoto, inutile, svilito e insensato il, chiamiamolo dibattito, ma

dibattito non è, piuttosto il monologo, che abbiamo fatto su questa riforma (Applausi

dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Bonafede. Ne ha facoltà.

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ALFONSO BONAFEDE.

Grazie Presidente. Non so, Presidente, se mi basterà il tempo – sebbene sia tanto – che

mi viene concesso per quest'intervento. Ho sempre pensato che ci vorrebbero ore, forse

giorni e forse mesi, per raccontare la bellezza della nostra Costituzione, il suo

significato, la sua storia. Mi basta leggere tre articoli della Costituzione per dare

soltanto un esempio.

Anticipo fin d'ora che ritengo che questa riforma costituzionale, questa pseudo-

riforma costituzionale, stravolgendo la seconda parte della Costituzione, stravolge ogni

articolo della Costituzione, anche quelli della prima parte.

Il primo. «L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità

appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Chi

può davvero, tra i presenti, dire che questa riforma lascia integro l'articolo 1 della

Costituzione ? La sovranità, dopo questa riforma, apparterrà ancora al popolo italiano o

apparterrà ad un solo uomo che avrà manipolato la Costituzione e tutte le norme della

Costituzione, soltanto per poter arrivare al potere e tenere tra le sue mani quel potere

alla faccia del popolo italiano ? Altro che esercizio della sovranità !

«La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo sia come singolo

sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità e richiede l'adempimento

dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale».

L'articolo 3: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla

legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche,

di condizioni personali e sociali». Il secondo comma specifica: «è compito della

Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto

la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona

umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica

economica e sociale del Paese».

Sentite come le norme erano differenti, avevano un significato differente, avevano una

portata giuridica e sociale differente nel riconoscere che tutti i cittadini devono essere

considerati uguali, ma laddove tale uguaglianza non esiste nei fatti la Repubblica

interviene per garantire che quella uguaglianza non sia soltanto un principio sancito

dalla Carta Costituzionale, ma per far sì che la Costituzione viva nei rapporti umani,

che la Costituzione garantisca che tutti i cittadini siano realmente uguali davanti alla

legge, cosa che non accade con una riforma costituzionale che ha permesso ad una

minoranza del Paese di andare al potere all'interno di questo Parlamento e di

approfittare di quel potere per stravolgere la Costituzione, violando i diritti alla

democrazia e tutti i diritti di ciascun cittadino che discendono da una democrazia che

dovrebbe esistere veramente.

Presidente, ci vorrebbero giorni, forse mesi, per raccontare la bellezza della nostra

Costituzione, ebbene forse ce ne vorrebbero ancora di più di giorni o di mesi per

raccontare l'orrore giuridico di questa riforma costituzionale, un orrore che vive

attraverso dinamiche inimmaginabili al di fuori di questo Parlamento, perché se noi

andiamo a spiegare ad un cittadino cosa sta succedendo, se noi lo distogliamo per un

attimo dalle incredibili problematiche e dagli incredibili drammi economici in cui i

partiti, nel corso di questi anni, hanno fatto scivolare la condizione dei nostri cittadini,

di tutti noi cittadini, se noi riusciamo a distoglierlo per un attimo dalla sua difficile

situazione economica e gli spieghiamo cosa sta facendo la maggioranza in questo

momento – una parte tra l'altro della maggioranza – un cittadino non lo

comprenderebbe. Ebbene, la forza del diritto sta nella sua capacità di essere percepito

dai cittadini come giustizia, e questa riforma è ingiusta proprio nella misura in cui un

cittadino normale e di buonsenso non potrebbe in alcun modo comprenderne né la

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portata né le motivazioni che hanno portato i partiti ad individuare una serie di norme

assurde ed allucinanti al solo fine di ritagliarsi una fetta di potere che già avevano

conquistato con la forza, ma che adesso cercano di conquistare con la violenza –

perché guardate che la forza o la violenza non si esplicano e non si articolano soltanto

attraverso la fisicità –, è violento quello che il Partito Democratico e questo Governo

stanno facendo in questo Parlamento, è certamente violento !

Presidente, mi sono interrogato sul perché la nostra Costituzione sia così bella. Perché i

nostri Padri della Costituzione sono riusciti in un'impresa in cui questa maggioranza

non riuscirebbe neanche se campasse all'interno di questo Parlamento per 300 anni

(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

Perché loro ci sono riusciti ? Per un semplice fatto, che erano passati attraverso la

guerra, che avevano vissuto sulla loro pelle gli orrori della guerra e prima ancora gli

orrori della dittatura.

Loro avevano capito, avevano visto, cosa può accadere nel momento in cui un uomo si

mette in testa di essere migliore degli altri, nel momento in cui un uomo circondato da

burattini decide di imporre quel teatrino a tutto il Paese, al solo fine di ritagliarsi la

propria fetta di potere.

Infatti la nostra Costituzione vive proprio di quei pesi e contrappesi che possono

blindarla. Ecco, quello che hanno fatto i Padri della nostra Costituzione non è stato

mettersi intorno a un tavolo e dire:«Vediamo che norme possiamo delineare per

l'assetto democratico dell'Italia». Si sono seduti attorno ad un tavolo per mettere nero

su bianco un progetto che doveva rimanere blindato di fronte a qualsiasi attacco alla

democrazia, un progetto che doveva resistere di fronte a qualsiasi nuova dittatura. E

guardate che, per vedere una dittatura, per fare rivivere una dittatura, non è necessario

vedere qualcuno che marcia su Roma, non è necessario vedere un intervento militare a

tutti i costi. Una dittatura vive di soprusi che sono innanzitutto nelle norme, che

passano attraverso innanzitutto lo stravolgimento di ogni garanzia a favore delle

opposizioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che passano

innanzitutto attraverso una serie di parlamentari che non devono dire grazie a nessun

cittadino, perché non sono stati eletti da quei cittadini, ma a un solo capo e che sono

disposti a vendere l'anima al diavolo per mantenere quel posto. Perché qui dentro ce lo

dobbiamo ricordare tutti che la maggior parte dei parlamentari del PD è di nomina

bersaniana e che questo rende ancora più debole il PD di fronte all'avvento del

Presidente del Consiglio Renzi; perché tutti coloro che sono entrati qui dentro,

dovendo dire grazie a Pier Luigi Bersani, ora temono di contraddire il capo, perché

sanno che una volta usciti non rientrerebbero mai più qui dentro con il nuovo capo

(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Questo è ciò che accade, un teatrino, una farsa che riduce il Parlamento italiano allo

zerbino di un uomo che si è ritrovato improvvisamente, grazie alla benedizione

dell'allora Presidente della Repubblica, all'interno di un Governo e addirittura a

presiedere un Governo.

Raccontiamola la storia che ci porta a queste riforme, perché, vedete, l'articolo 138 non

era stato scritto perché a un certo punto i Padri della Costituzione hanno pensato:

«Facciamo perdere un po'di tempo alle Camere, facciamoli votare quattro volte,

insomma perché soltanto due volte, è la Costituzione». No, perché avevano capito

l'importanza di individuare un procedimento ed una maggioranza che dovevano

resistere al dibattito parlamentare, nel senso che quel dibattito parlamentare doveva

servire per perfezionare l'esito finale. Invece così non è stato, perché la verità è che i

Padri della Costituzione non avrebbero mai immaginato quello che è accaduto in Italia

negli ultimi tre anni. Avevano pensato a un ritorno del fascismo, al ritorno della

dittatura, ma mai avrebbero immaginato quello che è accaduto realmente. Io,

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Presidente, mi ricordo, mi sono ricordato, sono andato a cercare una citazione di

Calamandrei.

Calamandrei diceva: se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la

nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri

dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati; dovunque è morto un

italiano, per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì

è nata la nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ed è proprio quello che sto cercando di spiegare, cioè che la Costituzione non è

stata scritta dall'inchiostro di una penna, ma dal sangue di tanti cittadini che sono morti

per la libertà e per la democrazia.

E allora quello che era accaduto non doveva più accadere, ma non soltanto il fascismo

come situazione politica e storica di quel momento. Non doveva più avvenire nessun

sopruso della democrazia.

E allora che cosa è successo invece in questi tre anni ? Noi abbiamo avuto delle

elezioni che sono state totalmente cestinate da chi governa ! Il voto di ogni cittadino

italiano, anche quello a favore del Partito Democratico, ogni voto è stato cestinato,

perché nessuno degli elettori avrebbe mai immaginato gli sviluppi, nessuno degli

elettori avrebbe mai votato, ha mai votato Matteo Renzi ! A nessuno degli elettori è

stato spiegato che il Partito Democratico avrebbe stravolto la Costituzione italiana

insieme a Denis Verdini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

Dopo quelle elezioni, a un certo punto, qualcuno ha deciso di convincere tutti che la

soluzione migliore era garantire un Governo a tutti i costi al Paese e in particolare che

Partito Democratico, Scelta Civica, Forza Italia, questo grande calderone di gente

eletta per motivi totalmente differenti da quello che poi sono venuti a fare qui,

all'interno del Parlamento (tra virgolette eletta, perché nessun cittadino ha potuto

votare un parlamentare grazie al Porcellum)... cosa è successo ? Si è creato un

Governo, un Governo trasversale, un Governo che era il Governo di Letta. Poi dopo un

anno improvvisamente senza che nessuno si alzasse dal Parlamento per dire che

mancava la fiducia al Governo Letta, improvvisamente, in una cena, l'allora Presidente

della Repubblica e il Presidente del Consiglio attuale decidono che andava cambiato il

Governo.

E così abbiamo, dall'oggi al domani, un Presidente del Consiglio nuovo con un

Governo nominato dallo stesso Presidente del Consiglio; incredibile ! Ma nel

frattempo, quello che accade è che la Corte Costituzionale interviene, perché tutti i

partiti erano lì concentrati nello spiegare ai cittadini che il Porcellum era proprio una

porcata, andava cambiata, ma nessuno lo cambiava mai. È stato necessario l'intervento

della Corte costituzionale che ha stabilito che il Porcellum era incostituzionale.

Ovviamente la Corte costituzionale dice: questo Parlamento continuerà ad operare. Ma

era evidentemente un regime di prorogatio. Nessuno doveva nemmeno immaginare di

poter cambiare la Costituzione con una maggioranza risicata che praticamente non

c'era più e che aveva bisogno dei voti di Denis Verdini.

Su questo voglio dire una cosa che è importante perché c’è l'equivoco, che state

facendo strisciare tra i cittadini, per cui la Costituzione si cambia con tutti. L'equivoco

non è questo, il dialogo con le altre forze politiche va cercato. Però, con questo

presupposto, in astratto giusto, il Partito Democratico, fa in modo di giustificare che la

Costituzione la sta cambiando con Denis Verdini. Ma non è non è possibile fare un

ragionamento del genere, questo non è un sillogismo, perché io il dibattito politico lo

devo cercare con tutte le altre forze politiche, ma non necessariamente con tutti. Devo

cercare di creare un filtro, se ci sono uno, due, e più rinvii a giudizio di una persona, un

attimino mi chiedo se è il caso di cambiare la Costituzione italiana insieme a quella

persona. Tra l'altro, i Ministri del Governo continuano a dire che Forza Italia è stata

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contraddittoria. Io mi chiedo: sicuramente c’è stato il patto del Nazareno e sicuramente

c’è stato a tavolino un accordo che non possiamo dire da chi è stato tradito, perché in

una partita a poker tra due bari è difficile capire chi vince e chi perde, si può semmai

cercare di capire chi ha barato di più. Ebbene da quel tavolo, da quel patto del

Nazareno, nasce quello di cui andiamo a discutere oggi. Tuttavia, a un certo punto,

viene a mancare un partito e ne rimane qualcuno che si distacca appunto nella

componente Denis Verdini. Ora io voglio chiedere, siccome assisteremo al solito gioco

del silenzio del Partito Democratico e del Governo che stanno lì (io ribadisco: ogni

tanto mandate le gigantografie che tanto non se ne accorge nessuno), ma secondo voi,

che percentuale di cittadini italiani rappresenta oggi Denis Verdini e che percentuale

rappresenta il Ministro Alfano ? C’è un po'da farsi questa domanda se davvero state

cambiando la Costituzione in quattro gatti o se invece state cercando di tirare nel carro,

nel calderone dei burattini, persone che non rappresentano più nessuno, perché è

evidente a tutti che non rappresentano più nessuno. Era questa la rottamazione ?

Presidente, sento parlare (anch'io oggi ne ho parlato per far capire di cosa stiamo

discutendo) di riforma. Allora uno si chiede: ma siamo sicuri che stiamo parlando di

una riforma ? Dal sito della Treccani emerge che la riforma è una modifica sostanziale,

ma attuata con metodo non violento. Quindi, già non ci rientra più questa riforma,

perché ribadisco che qui è stata fatta una violenza istituzionale. Voglio ricordare che

nella precedente lettura siamo stati costretti a discutere della modifica della

Costituzione di notte come i ladri, perché ladri di democrazia siete.

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, per favore !

ALFONSO BONAFEDE.

Sì, Presidente, perché ladri di democrazia sono tutti coloro che stanno votando

favorevolmente questa pseudo riforma. Presidente, in occasione della precedente

lettura, io sono stato buttato fuori da quest'Aula perché ripetevo ad alta voce la parola

«onestà»(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) per difendere la

Costituzione, perché c’è disonestà in chi sta cercando di massacrarla e rivendico il mio

diritto di dirlo e di ripetere più volte la parola «onestà» !

Dicevo: una modificazione sostanziale, ma attuata in metodo non violento di uno stato

di cose, di un'istituzione, di un ordinamento, e così via, rispondente a varie necessità,

ma soprattutto a esigenze di rinnovamento e di adeguamento ai tempi.

Questa è la barzelletta che raccontate: «ne avevamo tutti bisogno della modifica della

Costituzione».

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 18,25)

ALFONSO BONAFEDE.

Ora, ho sentito molto spesso obiettare, di fronte alle obiezioni che vengono fatte a

questa pseudo riforma, «se ne è parlato per tanti anni, noi siamo riusciti a fare quello

che non era riuscito a fare nessuno». Sicuramente quello che non era riuscito a fare

Berlusconi, il Partito Democratico ci sta riuscendo. Addirittura, ogni tanto, secondo

me, Berlusconi si stupisce perché nemmeno lui era arrivato a immaginare tanta audacia

e temerarietà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma dicevo che

qualcuno continua ad affermare l'importanza di aver fatto qualcosa che altri non

avevano fatto. Infatti, è semplice da individuare il bluff, perché non arriva mai una

risposta nel merito. Se uno dice ma questa riforma del Senato non ha senso, la risposta

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è: «però e ci hanno provato per tanti anni ora ci stiamo riuscendo noi». Se uno spiega

che stiamo mandando la peggiore classe politica di questo Paese, quella che grazie a

voi, grazie ai partiti, siede all'interno dei consigli regionali, a fare i senatori, la gente

ovviamente non lo può capire. D'altronde, di fronte all'obiezione di merito dall'altra

parte si dice: «però noi abbiamo fatto qualcosa che gli altri dovevano fare; noi ci siamo

riusciti». Se uno spiega e obietta, come hanno fatto i più illustri costituzionalisti, non il

MoVimento 5 Stelle, che non è il caso di creare una macchina infernale che permetterà

di soggiogare la Corte costituzionale e il Presidente della Repubblica al ruolo di

emanazione di un Presidente del Consiglio, di un Premier, dall'altra parte la risposta

ancora è: «qualcosa andava fatto e noi lo abbiamo fatto; noi abbiamo cambiato la

Costituzione ne parlavano in tanti». È vero, ne parlava anche Matteo Renzi, soltanto

che se uno va a prendere i suoi discorsi, i suoi proclami, i suoi spot, i suoi tweet, prima

dell'elezione, non ci trova niente di quello che poi è accaduto. Ma dico io almeno una

delle tante cose che aveva detto dovrebbe trovare, giusta o sbagliata, corrispondenza ?

Io avevo sentito parlare sempre di un Senato che andava abolito, poi uno chiede: «ma

scusi aveva detto che il Senato andava abolito invece non è stato abolito» e la risposta

è: «sì però siamo di meno». Queste sono risposte che hanno il solo effetto di prendere

in giro i cittadini attraverso una macchina dell'informazione che continua ad

assecondarlo. Non si può assecondare delle informazioni false sulla Costituzione,

perché la Costituzione, nella sua laicità, è sacra. Non si possono dire delle falsità e in

maniera totalmente disinvolta: «sì, ma ho cambiato idea».

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 18,30)

ALFONSO BONAFEDE.

Quando immagino quello che hanno fatto questo Governo e questa maggioranza;

quando sento parlare del fare, del fare a tutti i costi, non importa cosa fai, l'importante

è che la fai; quando penso al Jobs Act; quando penso alla riforma della Costituzione;

quando penso all'Italicum, mi viene in mente una stanza ammobiliata in maniera

antica, diciamo così la classica stanza dei nonni che non viene toccata per tanto tempo

e, poi, però, qualcuno dice: ma, insomma, cambiamo questi mobili, qualcosa un

attimino va fatta. La stanza è funzionante, in astratto funziona tutto, le luci, ma diciamo

che è un po’ antica. Ecco, così forse è la macchina istituzionale e costituzionale. Come

abbiamo detto anche noi, andava dimezzato il numero dei parlamentari e andavano

dimezzati, peraltro, gli stipendi dei parlamentari; andava portata la legalità all'interno

del Parlamento attraverso incompatibilità che dicessero chiaro, in maniera

inequivocabile, nella Costituzione che un condannato in via definitiva non può sedere

all'interno del Parlamento. E, allora, in quella stanza a un certo punto arriva uno, un

ragazzotto, uno cresciuto senza lavorare. Se state immaginando tutti la stessa persona,

io non ho pronunciato il nome. E questa persona dice ai familiari: va bene, non vi

preoccupate, ci penso io, faccio qualcosa che voi non siete riusciti a fare perché questa

camera, questa stanza, questi mobili vanno rinnovati. È troppo vecchio e troppo antico.

Si fidano per un attimo, lo fanno entrare e lui prende una spranga e distrugge tutta la

stanza. La distrugge completamente e, poi, comincia a fare murales sulle pareti e poi

esce e dice: vedete, sono riuscito a cambiare qualcosa che voi non cambiavate da anni

e da decenni. Quello che il Partito Democratico di Matteo Renzi ha fatto rispetto alla

Costituzione e alla nostra democrazia non è cambiamento, non si chiama riforma, ma

si chiama vandalismo istituzionale. Ha solo questo nome perché decidere di massacrare

la Costituzione, di stravolgerla nei suoi assenti fondamentali, senza cercare nessun tipo

di condivisione con le forze di opposizione, significa vandalismo istituzionale. Si

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toglie ogni forma di sicurezza rispetto all'avvento di un dittatore nel futuro, ammesso

che la dittatura non ci sia già adesso. Ammesso e non concesso che voi riteniate in

buona fede, cosa a cui non credo, che la nostra democrazia per ora è ben consolidata;

ammesso e non concesso questo, dovete ammettere una volta per tutte che questa

nuova Costituzione che state delineando, oltre a essere un obbrobrio sotto tutti i punti

di vista, è molto fragile rispetto ad un eventuale futuro dittatore che, vincendo una sola

elezione, anzi non vincendo, in quanto grazie all'Italicum gli basta prendere una

percentuale minima, prende il Governo del Paese asservendo tutti gli organi che sono

posti a difesa della Costituzione, dalla Corte costituzionale al Presidente della

Repubblica, trasformandoli in una propria emanazione, blindando a quel punto il

proprio potere.

Non potete non farvi domande di questo tipo. Eppure, il Presidente del Consiglio e il

Ministro Boschi hanno frequentato la mia stessa facoltà, che è la facoltà di

giurisprudenza di Firenze; una facoltà che è nota a livello nazionale, ma anche

internazionale, per l'importanza dei pubblicisti e dei costituzionalisti che ha espresso

E quando eravamo lì a imparare il diritto ci insegnavano che la Costituzione è grande

ed è importante nella misura in cui ha delineato meccanismi, non solo di nuova

democrazia, ma anche di difesa di quella democrazia, di difesa a tutti i costi contro

qualsiasi soggetto che in un momento di crisi sociale, economico, può avere la

possibilità e il potere di andare al Governo e a quel punto asservire il Paese ai propri

bisogni e alle proprie esigenze. Questa è una domanda che si devono porre tutti perché,

vedete, ci sono degli emendamenti che purtroppo non cambiano niente. Purtroppo, c’è

una pseudo-minoranza all'interno del Partito Democratico che in qualche modo ha

finto di volersi imporre per poi, invece, proseguire in quel tracciato di mediocrità che

caratterizza questa legislatura, grazie alla mediocrità che caratterizza le leggi che

vengono approvate da questo Parlamento; leggi spesso fatte male come questa; leggi

che potrebbero essere fatte meglio; leggi che, a volte, essendo prive di colore politico,

potrebbero anche essere approvate in virtù di un dibattito e di un dialogo con le forze

dell'opposizione, con il MoVimento 5 Stelle. Cito, per esempio, la legge sulla

continuità affettiva. Tutta una serie di norme che, davvero, se avessero a cuore gli

interessi dei cittadini, potrebbero riuscire ad essere un momento di incontro con le

forze di opposizione. Ma non è mai così perché le leggi che vengono approvate da

questo Parlamento, dall'articolo 416-ter all'Italicum, dal falso in bilancio alla riforma

costituzionale, dalle leggi sull'evasione fiscale al Jobs Act, sono tutte leggi che sono

fatte a tavolino, tra poche persone, con pochi poteri forti che pensano di poter

calpestare i diritti dei cittadini. E in nome di quella pretesa ci sono pochi soggetti che si

riuniscono, che decidono di fare un Governo e che decidono che quel Governo deve

andare avanti a tutti i costi, senza mai chiedersi: ma è giusto quello che stiamo

facendo?

Mi torna in mente quello che ci insegnavano all'università, per l'appunto la stessa

facoltà, ribadisco, che hanno frequentato, sia il Presidente del Consiglio Renzi, sia il

Ministro Boschi. Ci dicevano che un giurista è un osservatore privilegiato perché lui

vede la realtà come dovrebbe essere, guarda attraverso le lenti del diritto e guarda tutto

ciò in una prospettiva di giustizia. Ebbene, io mi chiedo: frequentando le stesse lezioni

universitarie, com’è possibile che il Presidente del Consiglio Renzi e il Ministro

Boschi non si siano accorti che quelle lenti qui dentro sono andate in frantumi ? Sono

andate in frantumi in nome di una pretesa, che è quella del «facciamo qualcosa a tutti i

costi», per convincere gli elettori che non importa la qualità della giustizia, ma importa

la quantità delle norme e non importa se quelle norme sono totalmente irragionevoli.

Qui noi stiamo parlando della riforma della Costituzione, degli emendamenti sulla

riforma della Costituzione, ma non possiamo limitare il dibattito parlamentare a questo

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perché, quando parliamo della fonte primaria della nostra democrazia e quando

parliamo della fonte primaria che è gerarchicamente sovraordinata a tutte le leggi,

allora ci dobbiamo fermare un attimo e riflettere.

Dobbiamo riflettere su quello che sta accadendo, sulla qualità della Costituzione e,

quindi, sulla qualità delle leggi, perché i cittadini, noi cittadini, non comprendiamo più

il significato di una legge.

Mi viene in mente la frase pronunciata di fronte alla Corte di Cassazione dal

procuratore generale in occasione del «processo Eternit», perché parliamo di questo:

parliamo di diritti costituzionalmente garantiti nell'articolo 32 della Costituzione,

quello secondo cui il diritto alla salute è inviolabile. Ebbene, a un certo punto il

procuratore generale ha detto che si doveva arrivare all'assoluzione; lui specificava che

era consapevole della colpevolezza ma c'era la prescrizione, c'era la tagliola della

prescrizione a tutti i costi. E inoltre disse: «Tra diritto e giustizia (Applausi dei deputati

del gruppo MoVimento 5 Stelle) siamo costretti a scegliere il diritto». È incredibile ! E,

quindi, anche se in quel caso avevamo una colpevolezza, il diritto non corrispondeva

alla giustizia ma andava applicato il diritto.

E, allora, io vi chiedo: ma è possibile continuare a fare leggi che non corrispondono al

criterio e al valore della giustizia ? È possibile, in qualche modo, concepire un diritto

che non sia sovrapponibile al concetto di giustizia perfettamente compatibile ? Io

immagino che possano esserci a volte dei margini in cui il tecnicismo giuridico va oltre

quello che dovrebbe essere il concetto di giustizia. Ma qui stiamo andando oltre: qui

stiamo andando oltre ogni volta che stravolgiamo il concetto di diritto e permettiamo

che all'interno di un'aula di tribunale, in cui è affissa la scritta «la giustizia è uguale per

tutti», si possa rispondere: è vero la giustizia è uguale per tutti, ma noi qui parliamo di

diritto mica di giustizia.

Noi abbiamo il dovere di trasmettere a tutti i cittadini che il Parlamento italiano si batte

ogni giorno e lavora ogni giorno per garantire norme giuste. Fate il tentativo di parlare

con un cittadino...

PRESIDENTE. Collega, concluda.

ALFONSO BONAFEDE

... e spiegargli – sì, grazie Presidente – la pseudoriforma della Costituzione. Vedrete

che alla fine anche lui penserà a un atto di vandalismo istituzionale (Applausi dei

deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Sarti. Ne ha facoltà.

GIULIA SARTI.

Grazie, Presidente. Questa riforma rappresenta in pieno il regime mascherato da

democrazia oramai in vigore con un colpo di mano dietro l'altro nel nostro Paese.

Questa riforma è solo uno dei tanti capitoli, ma uno degli ultimi episodi lo abbiamo

visto venerdì scorso. Erano circa le 17 quando a Caltanissetta, nel processo «Borsellino

quater», si è deciso di non ascoltare più in udienza come teste l'ex Presidente della

Repubblica, Giorgio Napolitano, per il semplice fatto che aveva inviato una letterina in

cui scriveva che non aveva nulla da dire. Con questa lettera si è derogato a tutto il

codice di procedura penale e all'articolo 3 della Costituzione in un colpo solo,

annullando un'udienza che era già fissata per il 14 dicembre. Nel nostro Paese bisogna

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ancora imparare a dare attuazione alla Costituzione vigente e, invece, noi oggi

dobbiamo stare qui a votarne il suo stravolgimento.

Prima ancora di parlare del contenuto assurdo di questa che voi chiamate riforma

costituzionale e che sarebbe più corretto definire come «obbrobrio giuridico

costituzionale», bisogna soffermarsi sul soggetto promotore, soggetto che non è e non

era legittimato a scriverla. L'attuale Governo, che ha scritto, appunto, questa specie di

riforma che ci apprestiamo a votare, è tenuto in piedi da una maggioranza che i

cittadini italiani non hanno scelto. Il Partito Democratico, nella campagna elettorale del

2013, non ha mica detto ai cittadini italiani: «Se ci votate il nostro Ministro dell'Interno

sarà Angelino Alfano o il nostro Ministro della Salute sarà Beatrice Lorenzin». Non ha

mica detto loro: «Se ci votate riscriveremo la Costituzione italiana prima insieme a

Forza Italia» – partito che (fa sempre bene ricordarlo) è stato fondato da tre

condannati, di cui uno per mafia, cioè Dell'Utri, Previti e Berlusconi – «e poi per

tenerla in piedi ci continueremo ad avvalere del contributo di Denis Verdini e dei suoi

seguaci». Non lo ha detto ai cittadini italiani in quella campagna elettorale del 2013 !

Per questo si può tranquillamente affermare che il PD ha completamente tradito il

mandato che gli avevano conferito i suoi elettori, elettori che sono stati presi per i

fondelli, per essere gentili. Soprattutto, il Partito Democratico ha tradito il Parlamento

italiano, perché una riforma costituzionale per essere tale dovrebbe essere condivisa,

mentre qui di condiviso c’è solo il diktat di Renzi imposto a tutti i deputati della

maggioranza.

A noi oggi non resta che poter presentare pochi emendamenti, che verranno

puntualmente bocciati. A me ciò che fa più indignare è che gli insegnamenti dei padri

costituenti siano completamente caduti nel vuoto. Quello che mi fa indignare è che

votare questa riforma significa fregarsene della storia della nostra Repubblica, ignorare

i valori dell'equilibrio, della competenza, della levatura morale ed etica che ha

contraddistinto la scrittura di ogni singolo articolo della nostra attuale Costituzione. Per

cambiarla il percorso, prima ancora che il contenuto, doveva essere completamente

diverso.

Venendo al merito, le poche ridicole ed ultime modifiche votate in Senato attengono,

ad esempio, all'articolo 1, quinto comma, dell'articolo 55 della Costituzione, in tema di

funzioni che dovrà avere questo nuovo Senato. Si tratta di un emendamento che è stato

approvato al fine di fare decadere tutti gli altri milioni di emendamenti presentati

all'articolo 1. Si è infatti scelto di sostituire interamente e non di apportare delle singole

e puntuali modifiche al quinto comma dell'articolo 55 della Costituzione, che era

l'unico che era stato modificato nel passaggio alla Camera, proprio per fare decadere

così tutti gli altri emendamenti a questo articolo 1 del testo di riforma.

Con questo nuovo emendamento sono state riproposte le modifiche che voleva portare

il primo dei tre «emendamenti Finocchiaro». L'emendamento concerne un

ampliamento, se così vogliamo chiamarlo, delle funzioni del Senato, ma sono utilizzate

espressioni vaghe e che avranno ben poco riscontro effettivo. Quello che cambia è che

non si dice più che il Senato concorre all'esercizio delle funzioni di raccordo tra lo

Stato e gli enti territoriali, ma che il Senato esercita direttamente questa funzione di

raccordo. Similmente, non si prevede più che il Senato concorre alla valutazione delle

politiche pubbliche e dell'attività delle pubbliche amministrazioni, ma che il Senato

valuta direttamente le politiche pubbliche e l'attività delle pubbliche amministrazioni, a

cui si aggiunge la competenza a verificare l'impatto delle politiche dell'Unione europea

sui territori. Come dicevamo, in sostanza non cambia molto. Si può dire che sulla carta

si rafforzano leggermente le funzioni del Senato, ma è una modifica più che altro di

facciata, una modifica «farlocca».

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Poi, si è andato a modificare l'articolo 2 e, in particolare, il quinto comma dell'articolo

57 della Costituzione, in tema di composizione ed elezione del Senato. Anche in

questo caso la modifica presentata non è altro che aria fritta. Con l'emendamento,

infatti, si aggiunge un ultimo periodo a questo comma, in base al quale i senatori sono

eletti dai consigli regionali in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i

candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le

modalità stabilite dalla legge di cui al sesto comma.

La legge di cui al sesto comma è la legge approvata da Camera e Senato, che,

dunque, resta bicamerale, che dovrà disciplinare le modalità di elezione dei membri del

Senato da parte dei consigli regionali. Non si fa riferimento alla designazione dei

sindaci da eleggere come membri del Senato, che, infatti, sarebbe problematico legare

al momento delle elezioni regionali. Quello che è certo è che quella del Senato resta

un'elezione indiretta. Insomma, i futuri senatori rimangono dei non eletti dal popolo o,

giuridicamente parlando, degli eletti indirettamente dal popolo. Come in concreto

opererà questa designazione non è ancora stato stabilito e sarà disciplinato nella legge

che regolerà l'elezione, da parte dei consigli regionali, dei senatori. Non essendoci

ancora questa legge a cui si fa riferimento, non si sa di cosa stiamo parlando. Il Senato

diventerà un dopolavoro per condannati e indagati per spese pazze dei consigli

regionali e, ipoteticamente, potremmo trovarci in Senato un Trota o una Minetti, viste

le alte modalità di selezione della classe dirigente che avvengono con le elezioni

regionali.

Un'altra modifica che è stata apportata è quella all'articolo 30, che va a modificare

l'articolo 116 della Costituzione e che introduce quel «politiche sociali», che andrà,

così, a confliggere con l'articolo 117 della Costituzione. Con riguardo al cosiddetto

«regionalismo differenziato», nel testo giunto dal Senato, infatti, risulta una modifica

al terzo comma di questo articolo 116 della Costituzione, con cui si estende l'ambito

delle materie in relazione alle quali è prevista la possibilità di attribuire, con legge

dello Stato, ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia alle regioni, anche su

richiesta delle stesse. Nel nuovo elenco di quell'articolo 116, terzo comma, della

Costituzione sono ora ricomprese le disposizioni generali e comuni per le politiche

sociali, di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera m). Sulla base della nuova

formulazione, diversamente da quanto avviene rispetto ad altre fattispecie

analogamente assoggettate al cosiddetto «regionalismo differenziato», quali, ad

esempio, istruzione e formazione professionale, governo del territorio, di cui

all'articolo 117, secondo comma, lettere o) e u), per quanto riguarda le politiche sociali,

si fa, invece, riferimento non alla specifica materia, ma alle disposizioni generali e

comuni, che diventano oggetto di autonomia.

Il nuovo articolo 117, terzo comma, affida alle regioni la potestà legislativa esclusiva

in materia di programmazione ed organizzazione dei servizi sanitari e sociali, ma,

mentre per quanto riguarda la salute le disposizioni generali e comuni rimangono nella

potestà legislativa esclusiva statale, ciò non vale per quanto riguarda le disposizioni

generali comuni delle politiche sociali, che potranno essere – queste sì – trasferite tout

court all'autonomia delle regioni. Morale della favola: il nuovo articolo 116 è in pieno

conflitto con quanto disposto dall'articolo 117, secondo comma, lettera m).

Anche in questo caso, dunque, il Governo ha creato una confusione tale per cui non è

chiaro nulla, a partire da come le due norme potranno convivere e come saranno

declinate, nella loro applicazione, le disposizioni di cui all'articolo 117, secondo

comma, lettera m), e l'articolo 116, terzo comma, con riguardo ad un pezzo della

medesima lettera m), che è da considerarsi l'architrave in ordine alla garanzia di equità,

universalità ed uniformità dei diritti sociali, dunque delle politiche che ne conseguono

su tutti i cittadini di tutto il territorio nazionale.

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Inoltre, questa modifica è in contrasto con l'obiettivo dichiarato dal Governo in ordine

al nuovo Titolo V, ossia quello di voler dirimere l'intervento dello Stato e quello delle

regioni anche per ridurre il contenzioso, scindendolo in due ambiti distinti.

Diversamente, ciò che risulta pericolosamente a rischio di scissione è il binomio del

sistema socio-sanitario del nostro welfare in vista del preoccupante rischio di

parcellizzazione e disgregazione delle politiche socio-sanitarie. Infatti, anche in questo

caso, vi è totale mancanza di chiarezza su come le suddette norme potranno convivere,

su come saranno declinate e su quali ricadute avranno sui cittadini. Infine, nel nuovo

testo dell'articolo 116 della Costituzione, così come modificato, la procedura per il

riconoscimento di autonomia nelle nuove materie non necessita più della richiesta da

parte delle regioni.

Il che vuol dire che lo Stato, il Governo, di sua iniziativa, può benissimo decidere di

sgravarsi di quelle materie ed affidarle, in ulteriori e particolari forme di autonomia,

alle politiche regionali, regione per regione, ad una sì, ad un'altra magari no, a piacere

o, peggio, in premio o magari per punizione. Non è più neanche prevista la

maggioranza assoluta, come vige ora, per l'approvazione della legge che concede

l'autonomia. Il rischio di creare categorie di cittadini e di territori di serie «A» e di serie

«B» è molto alto e stiamo parlando di politiche sociali, non di programmi scolastici,

materia che dovrebbe essere affrontata con un certo rigore, e che, invece, viene

relegata ad ulteriori conflitti, così come vi abbiamo spiegato in tantissime occasioni

nelle discussioni che stiamo facendo oggi e che sono state fatte in Commissione Affari

costituzionali.

Un'ultima, anzi non un'ultima, ma un'ulteriore modifica che è stata fatta è quella

l'articolo 37, che incide sull'articolo 135 della Costituzione. Si era introdotta, così, una

previsione che era già stata approvata, in prima lettura, dal Senato e che era stata poi

modificata nel corso dell'esame qui alla Camera, ossia la previsione in base alla quale,

dei cinque giudici costituzionali di nomina parlamentare, tre sono eletti dalla Camera e

due dal Senato. Si elimina, quindi, la previsione in base alla quale i giudici venivano

eletti dal Parlamento in seduta comune. In questo modo si vuole porre rimedio al

problema sollevato in merito al leggerissimo peso che il Senato, ridotto sensibilmente

nel numero dei suoi componenti, avrebbe giocato nella selezione dei giudici

costituzionali, qualora si fosse lasciata la previsione dell'elezione con il Parlamento in

seduta comune. In questo modo si dà ad un Senato del tutto atipico il rilevantissimo

compito di eleggere due giudici costituzionali. Quindi, per fare l'esempio di cui parlavo

prima, un «Trota» o una Minetti potrebbero addirittura eleggere dei membri all'interno

della nostra Corte costituzionale: una vera e propria assurdità. Ho citato questi due solo

perché sono due esempi eclatanti delle modalità con cui venivano e sono selezionati i

candidati alle elezioni regionali nel nostro Paese. Di esempi se ne potrebbero fare

moltissimi, di condannati e di indagati per gravi reati, soprattutto reati e delitti contro

la pubblica amministrazione.

Poi all'articolo 38 viene inserito un nuovo comma e si va a modificare la legge 2 del

1967, che racchiude altre disposizioni sulla Corte costituzionale costituzionale. Con

l'approvazione dell'emendamento precedente, era stato previsto che, di questi cinque

giudici costituzionali di provenienza parlamentare, tre sono eletti dalla Camera e due

dal Senato. Dunque, con questo nuovo emendamento, si fa un raccordo e si modifica

l'articolo 3 di questa legge costituzionale del 1967 per coordinarlo con tale previsione,

dal momento che esso era stato scritto sulla base dell'elezione dei giudici parlamentari

dal Parlamento in seduta comune. Non vengono modificate le maggioranze già

previste, richieste per la loro elezione, anche se, ovviamente, la loro portata cambia in

relazione al fatto che non si riferiscono più al Parlamento in seduta comune, bensì a

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ciascuna singola Camera: due terzi dei componenti per i primi tre scrutini e tre quinti

dei componenti per gli scrutini successivi.

All'articolo 39 si sono modificate le disposizioni transitorie. La prima modifica attiene

al comma 12 di quest'articolo 39 e questo comma 12 riguarda l'adeguamento degli

statuti delle regioni speciali e delle province autonome al testo di riforma

costituzionale. Viene mantenuto che le disposizioni di cui al Capo IV del testo di

riforma non si applicano alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di

Trento e di Bolzano fino alla revisione – prima si parlava di adeguamento, ora di

revisione – dei rispettivi statuti, sulla base di intese con le medesime regioni e province

autonome, e che, fino a tale momento, resta ferma la disciplina vigente prevista dai

medesimi statuti e dalle relative norme di attuazione, ai fini di quanto previsto

dall'articolo 120 della Costituzione, ovvero in tema di potere sostitutivo dello Stato.

Tuttavia si aggiunge la previsione in base alla quale, fino a tale momento, le regioni

speciali e le province autonome potranno concordare con lo Stato ulteriori forme di

autonomia, ad eccezione di quelle che si riferiscono alle materie di cui all'articolo 117,

terzo comma, della Costituzione, secondo il disposto del terzo comma dell'articolo

116, di cui abbiamo già parlato e che riguarda le ulteriori forme di autonomia che

possono essere concordate fra lo Stato e le Regioni in determinati ambiti, nel testo

attualmente vigente, mentre poi potranno farlo sulla base del terzo comma dell'articolo

116 così come è stato riformato. Quindi, in sostanza, quella che si introduce è la

possibilità esplicita, anche per le regioni e le province speciali, e non solo per quelle

ordinarie, di concordare con lo Stato ulteriori forme di autonomia, rispetto a quelle già

previste sulla base del terzo comma di questo articolo 116 della Costituzione. Bisogna

tenere presente che, lungamente, dopo il 2001, quando cioè è stata introdotta la

previsione che permette alle regioni ordinarie di concordare con lo Stato ulteriori

forme di autonomia, ci si è interrogati sul fatto se di tale previsione potessero godere

anche le regioni e province speciali che, ovviamente, hanno già altre particolari forme

di autonomia; ci si poneva questo quesito sulla base della circostanza che,

paradossalmente, sarebbe potuto accadere che una regione ordinaria che avesse

utilizzato a fondo questa possibilità sarebbe potuta diventare più speciale di una

regione o provincia speciale, qualora si fosse ritenuto che il comma 3 dell'articolo 116

non fosse applicabile in riferimento a queste ultime.

Con la seconda modifica, invece, a questo articolo 39, si è resa poi certa la possibilità

di approvare la legge elettorale del nuovo Senato anche nel corso di questa legislatura.

Il testo precedente non lo prevedeva esplicitamente, ma già si poteva interpretare. A

queste pochissime modifiche apportate dal Senato noi ovviamente abbiamo proposto

emendamenti che, come si diceva, verranno puntualmente bocciati, così come già è

avvenuto in Commissione. Stiamo proponendo cose di buon senso e andrò a citare

alcuni esempi; il problema è sempre lo stesso, che nonostante, qui, la possibilità di fare

emendamenti sia veramente risicata e ridicola – perché siamo ormai ad un passaggio

quasi definitivo e, quindi, non si può più andare ad incidere sulla struttura vera e

propria di questa «schiforma» costituzionale, ma possiamo, appunto, soltanto andare

ad incidere su alcuni aspetti – ecco che neanche su questi pochissimi aspetti di

discussione su cui l'Aula, ovviamente, è molto attenta in questi giorni, noi possiamo

aspettarci delle approvazioni.

Possiamo solo aspettarci, come al solito, il voto negativo da parte di tutta la

maggioranza che esegue i diktat del capetto Renzi e non possiamo nemmeno aspettarci

una vera e propria discussione sugli emendamenti, perché, come già sta avvenendo

oggi e come probabilmente avverrà anche nei prossimi giorni, le uniche persone, gli

unici deputati che stanno esercitando la loro facoltà di opporsi a questo assurdo

disegno di legge di riforma costituzionale siamo noi, sono i deputati del MoVimento 5

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Stelle. Un intervento da parte di un deputato di SEL c’è stato in questa discussione sul

complesso degli emendamenti, ma dalla maggioranza e dalle altre opposizioni proprio

il nulla più assoluto. In discussione generale, certo, qualcosa è stato detto, ma il punto

è che vedremo cosa accadrà sui singoli emendamenti; ormai non si esercita nemmeno

più la possibilità che ci è data di parlare e di spiegare gli emendamenti a questo testo,

perché i giochi ormai sono già belli che finiti e, quindi, tutto il dibattito si svolge

all'esterno, con la consapevolezza che i cittadini italiani ancora non sanno niente, e

sottolineo niente, di questa riforma costituzionale. Sarà ovviamente nostro compito e

sarà un piacere esercitare questo compito, il fatto di spiegare la verità, cioè non il

disegno di legge che verrà propugnato dai media, che ovviamente non faranno altro

che spiegare quello che diranno il Presidente del Consiglio e i suoi fedelissimi, ma noi

vogliamo continuare a spiegare questa assurda riforma fuori da quest'Aula, per

raccontare il vero senso di quello che si sta facendo qui.

E cioè, come dicevo, attuare sempre più un regime mascherato da democrazia.

Le pochissime modifiche che stiamo proponendo sono, appunto, cose di buon senso. I

nostri primi emendamenti prevedono, ad esempio, all'articolo 55 della Costituzione, di

specificare meglio che cosa voglia dire la valutazione delle politiche pubbliche inserite,

appunto, in questo articolo 1 che modifica l'articolo 55 della Costituzione. Infatti,

questa valutazione delle politiche pubbliche così genericamente assegnata al Senato

crea due criticità di segno opposto; secondo noi, questa valutazione è talmente ampia e

priva di ricadute da risultare vuota, ma al contempo troppo piena, in quanto rischia di

andare a sbattere contro una delle competenze assegnate alla nuova Camera e cioè il

controllo sull'operato del Governo.

Altri emendamenti sempre sull'articolo 55 della Costituzione volgono a far sì che il

nuovo Senato sia un organo consultivo per i cittadini che vogliano utilizzare questo

nuovo canale. I cittadini che vorranno proporre referendum popolari propositivi per

determinare le politiche pubbliche potranno, secondo noi, secondo queste nostre

proposte, chiedere al Senato la valutazione delle stesse, per capire dove e come

intervenire e se è realmente utile farlo. In questo modo si dà un senso alla valutazione

di queste politiche pubbliche, perché, altrimenti, il nuovo Senato farà solo finta di

servire a qualcosa, ammettendo che le faccia veramente queste valutazioni, e si

valorizza quel minimo di democrazia diretta che è stato introdotto dalla riforma. Il PD,

infatti, è stato capace pure di rifiutare gli unici interventi di modifica chiesti dal

MoVimento 5 Stelle e cioè quelli relativi ai referendum propositivi e all'eliminazione

del quorum per il referendum, sebbene queste modifiche non incidano direttamente sui

principi della riforma – cioè quegli assurdi principi che sono il superamento del

bicameralismo paritario, il potenziamento del potere legislativo del Governo e la

ricentralizzazione delle competenze territoriali – e nonostante fossero già state

introdotte, seppure, appunto, fintamente, attraverso la riduzione del quorum in

presenza di ottocentomila firme e l'introduzione del referendum propositivo, ma con

legge costituzionale futura, nel precedente passaggio che c'era stato, appunto, qui alla

da parte del Senato delle politiche europee, poi, abbiamo chiesto che il Senato, dato

che ha il compito generico, anche qui, di verificare l'impatto di queste politiche

dell'Unione europea sui territori, lo faccia conoscendo cosa ne pensano i cittadini.

Sempre, poi, con riferimento ai territori, nella scheda con gli elementi sulla qualità del

testo, è scritto che il riferimento a questi territori del penultimo periodo del quinto

comma dell'articolo 55, nella formulazione della riforma, è generico e, soprattutto,

atecnico. In effetti, che il Senato valuta l'impatto delle politiche dell'Unione europea

sui territori non vuol dire assolutamente nulla; a quali territori si riferisce la norma ?

Considerata la ratio nel suo complesso, la norma dovrebbe riferirsi, ovviamente, ai

territori che ricadono sotto la competenza del nuovo Senato e cioè le regioni, i comuni,

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in generale gli enti locali. Quindi, nell'emendamento che vogliamo proporre si

sostituiscono ai territori le istituzioni territoriali che il Senato rappresenta, solo per dare

un senso ad una disposizione che non ne ha alcuno, così come è attualmente formulata

e, quindi, di nuovo sottolineiamo il fatto che, purtroppo, quando si approvano degli

emendamenti non ci si preoccupa nemmeno di dare chiarezza nella formulazione del

contenuto di questi emendamenti e di dare, oltre che chiarezza, uniformità di

interpretazione.

Infatti, la maggior parte delle volte ci viene detto che molte segnalazioni sono

sottintese. Qui, però, stiamo parlando di riforme costituzionali e non di una leggina che

deve appunto andare a modificare una materia superficiale del nostro ordinamento, e

nulla deve e può essere sottinteso. Se possiamo dare maggiore senso a queste norme,

che noi ovviamente vorremmo evitare perfino di votare da quanto non le

condividiamo, però ci dobbiamo apprestare a votarle, almeno diamo un senso alle

parole che avete scritto. Quindi, perché avere un riferimento così vago alla valutazione

delle politiche pubbliche, all'articolo 55, dei territori o delle politiche dell'Unione

europea su cui il Senato dovrà valutare ? Specifichiamo quali sono questi territori,

niente di più ovvio, secondo noi, e invece di ovvio non c’è, come al solito, proprio

nulla. Un'altra modifica che è stata introdotta, come dicevo, è quella all'articolo 57, in

base alla quale i componenti del nuovo Senato saranno eletti dai consigli regionali in

conformità – guardate qui che popò di miglioramenti che state facendo – alle scelte

espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi

organi. Il punto, come abbiamo detto, è che non si capisce assolutamente come questo

possa avvenire, sia perché lo stabilirà la legge futura del Senato sia perché la

disposizione introdotta al riguardo dal Senato è come al solito vaga. Per questo

abbiamo voluto scrivere alcuni emendamenti per sottrarre alla maggioranza la

decisione e vincolare maggiormente i consiglieri regionali al rispetto delle indicazioni

date dai cittadini sui futuri senatori al momento delle elezioni regionali. Abbiamo

inoltre sottolineato che al momento delle elezioni regionali l'indicazione dei futuri

senatori sarà espressa dai cittadini con delle specifiche distinte scelte, sganciate da

quelle espresse per l'elezione dei consiglieri regionali, quindi abbiamo introdotto la

previsione in base alla quale le modalità di indicazione dei futuri senatori da parte dei

cittadini al momento delle elezioni regionali sarà demandata ad una legge bicamerale

approvata a maggioranza assoluta da parte di entrambe le Camere. Siamo intervenuti

anche sulla previsione secondo la quale i consiglieri regionali devono eleggere i

senatori in conformità alle scelte espresse dai cittadini al momento delle elezioni

regionali, sostituendo questa espressione, come al solito troppo vaga, con «al voto

espresso». In questo modo abbiamo voluto sottintendere, da un lato, che i cittadini

devono poter votare specificatamente anche per indicare i propri candidati senatori

preferiti e, dall'altro, ancorare l'elezione dei senatori al rispetto proporzionale dei voti

espressi al riguardo dai cittadini. Attraverso un altro emendamento abbiamo voluto

estendere anche ai candidati a sindaco le scelte degli elettori da considerare per la

nomina dei senatori da parte di ciascuna regione, dato che nel sistema di elezione dei

futuri senatori da parte dei consigli e sulla base delle indicazioni date dai cittadini al

momento delle elezioni regionali non si capisce affatto come in concreto avverrà la

distribuzione dei seggi tra le varie forze politiche, poiché, infatti, il comma 7

dell'articolo 57 dice in modo contraddittorio e per certi versi assurdo che i seggi sono

attribuiti in ragione dei voti espressi e della composizione di ciascun consiglio. Noi

abbiamo presentato un emendamento che introduce la previsione in base alla quale alle

minoranze deve essere assegnato un numero di senatori proporzionale ai voti da queste

ottenuti alle elezioni regionali, dunque di più di quanto non sarebbe se si tenesse conto

solo della composizione dei consigli, in ragione della perenne attribuzione dei premi di

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maggioranza. Un'altra modifica che stiamo chiedendo e che ho spiegato prima è quella

di cancellare la modifica introdotta all'articolo 30, che va appunto a modificare

l'articolo 116 della Costituzione, cioè quella inerente alle politiche sociali.

Proponiamo quindi di sopprimere questa lettera m), perché, come abbiamo detto,

creerebbe un vero e proprio conflitto con l'articolo 117 della Costituzione e non si

capirebbe più nulla rispetto appunto la previsione riguardante una materia importante

come le politiche sociali. Poi, con un'altra serie di emendamenti abbiamo previsto il

ripristino del meccanismo di elezione dei giudici costituzionali, imponendo che

l'elezione sia preceduta da una discussione pubblica sulle candidature, in modo da

evitare che i parlamentari siano informati del candidato da votare il giorno stesso o

comunque senza avere il tempo di conoscerlo e soprattutto di farlo conoscere

all'opinione pubblica. A questa modifica del metodo si aggiunge una modifica degli

elettori: nella versione attuale della riforma tre giudici sono eletti dalla Camera e due

dal nuovo Senato delle autonomie, con gli emendamenti presentati l'elezione

avverrebbe con l'integrazione dei membri delle due Camere con comuni cittadini

estratti a caso che dovrebbero rappresentare una forma di voto popolare diretto. Questa

integrazione altererebbe le maggioranze alla Camera ma soprattutto ribalterebbe

completamente la platea di elettori del Senato, dato che nel nuovo Senato ci sono 100

senatori che sarebbero solo la metà degli elettori. Gli emendamenti che abbiamo

proposto rendono necessaria l'integrazione di cento comuni cittadini. Questo

riporterebbe un minimo di democrazia nell'elezione dei giudici della Corte

costituzionale, che così sarebbero eletti dal Senato e dai cittadini. Nella versione

attuale del testo del «disegno di legge Boschi» i due giudici costituzionali eletti dal

Senato rappresenterebbero un singolare caso di elezione politica di terzo livello:

giudici eletti da senatori che sono eletti da consiglieri regionali, che sono eletti a loro

volta dai cittadini: un obbrobrio giuridico oltre che un obbrobrio democratico. Altre

modifiche attengono all'articolo 38, cioè alle disposizioni consequenziali e di

coordinamento. Una delle nostre proposte è quella di sostituire il comma sedici di

questo articolo 38, che a sua volta 2 del 1967 e le sue successive modifica la legge

costituzionale modificazioni. In particolare, noi vorremo alzare il numero di votazioni

oltre le quali è sufficiente la maggioranza dei tre quinti e non dei due terzi per

l'elezione dei giudici costituzionali scelti dalle Camere, oppure, in alternativa, con un

altro emendamento vorremmo alzare di fatto la maggioranza richiesta per l'elezione dei

giudici costituzionali scelti dalle Camere, nel senso che intendiamo proprio eliminare

la previsione in base alla quale a partire dalla quarta votazione è sufficiente la

maggioranza dei tre quinti. Perché sono così importanti queste votazioni e soprattutto

le modalità di selezione dei giudici della Corte costituzionale eletti dal Parlamento ?

Domani, guarda caso, ci ritroveremo – non ricordo neanche più se alla ventottesima o

alla ventinovesima votazione – per eleggere tre giudici della Corte costituzionale:

questo spettacolo di una miriade di votazioni, che si susseguono ormai da un anno e tre

mesi, è uno spettacolo decisamente triste. Triste perché noi vorremmo – lo abbiamo

detto più volte – rispettare, almeno finché rimane in vigore, il dettato costituzionale

vigente ed attuale e portare quindi, dentro ad un organo fondamentale come la Corte

costituzionale, delle persone di specchiata moralità e professionalità, dei profili tecnici

che siano sganciati dai partiti politici. Invece, siamo costretti ad assistere addirittura a

proposte che vedono come candidati dei deputati o degli ex senatori. Questo era già

successo con l'elezione dei membri del Consiglio superiore della magistratura: politici

eletti negli organi che dovrebbero garantire l'indipendenza della magistratura e la

giusta interpretazione delle norme costituzionali e quindi delle leggi scritte in

attuazione della delle norme costituzionali. Ci chiediamo cosa deve succedere – cosa

deve succedere ? – per far capire a questo Parlamento e al Governo soprattutto che

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questi organi così fondamentali per il nostro Paese non devono essere militarizzati con

adepti dei partiti, ma, piuttosto, la scelta di quei membri che ne fanno parte deve essere

il più possibile condivisa fra tutte le forze politiche.

Questa scelta non deve dare luogo ad una sorta di mercato delle vacche o di quote,

secondo cui il Partito Democratico si elegge il suo membro, Forza Italia si elegge un

altro suo membro, il MoVimento 5 Stelle il suo e via dicendo. Non sappiamo cosa

dovrà succedere. Ormai anche noi abbiamo praticamente perso tutte le speranze.

Stiamo cercando in tutti i modi di imporre a voi e di fare capire l'importanza del

metodo condiviso per l'elezione dei membri all'interno di questi organi. Speriamo che

queste, per così dire, nostre impostazioni, questo nostro volere rispettare il dettato

costituzionale, non sia un metodo che cada nel vuoto e che, magari, da domani, si

possa veramente porre fine a queste innumerevoli votazioni senza dei candidati

seriamente idonei a ricoprire quel ruolo. Speriamo anche che la scelta di quei membri

che verranno votati sia davvero una scelta condivisa e non una scelta fatta

semplicemente per quote.

Detto questo, passo infine ad una nostra sacrosanta proposta, sempre sull'articolo 39,

che disciplina le norme attuative transitorie di quest'allucinante disegno di legge

governativo. Nell'attuale versione, una volta che questa riforma – «schiforma» o quel

che è – sarà entrata in vigore, si potrà chiedere alla Corte costituzionale il controllo

della legge elettorale vigente in quel momento, presumibilmente quindi l'attuale

Italicum o, comunque, qualsiasi sarà, la legge elettorale vigente in quel momento. Ciò

potrà essere fatto entro dieci giorni dalla data di entrata in vigore della riforma.

Tuttavia, se decorsi questi dieci giorni, si approvasse una nuova legge elettorale per la

Camera o anche una semplice modifica della legge elettorale che sarà vigente in quel

momento, secondo il testo attuale, al controllo preventivo della Corte costituzionale si

potrebbe opporre che, essendo decorsi dieci giorni dall'entrata in vigore della riforma

costituzionale, non sarà più possibile chiedere il controllo della Corte per la nuova

legge elettorale votata.

Alcune, dunque, delle nostre modifiche, ovvero delle nostre proposte emendative,

mirano a fare sì che sia possibile richiedere il controllo preventivo di costituzionalità di

qualsiasi legge elettorale sarà approvata nel corso della legislatura, non solo di quella

vigente nei dieci giorni successivi all'approvazione della riforma. Allora, dato che qui

di volontà di modificare l'Italicum ce n’è in abbondanza da parte della maggioranza –

basti citare la proposta Lauricella con scritto a chiare lettere nella relazione introduttiva

che quella proposta è stata fatta per evitare l'effetto Parma, quindi per evitare che la

forza politica avversa, cioè noi del MoVimento 5 Stelle, vinciamo le elezioni in caso di

ballottaggio –, visto che questa volontà di cambiare l'Italicum è così elevata, almeno

facciamo in modo che la Corte Costituzionale possa sicuramente valutare la legittimità

costituzionale della nuova ed eventuale legge elettorale, che, come al solito, vi voterete

da soli.

Dico un'ultima cosa, Presidente, e mi appresto a concludere.

PRESIDENTE. Ha venti secondi.

GIULIA SARTI

C’è una cosa che non avete cancellato e che per fortuna non potrete cancellare

dall'impianto costituzionale oggi vigente ed è il referendum costituzionale, referendum

costituzionale che non potete cancellare e che dovrà quindi essere l'ultimo passo. È un

passo che spetterà ai cittadini per cancellare l'obbrobrio che stiamo per votare. L'ultima

parola spetta a loro e possiamo solo sperare in un risultato simile a quello del giugno

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del 2006. Noi da oggi in poi continueremo a lavorare per spiegare fuori da quest'Aula

cosa sta succedendo qui e cosa state combinando, in spregio a tutte le regole vigenti in

questo Paese. Cercheremo in ogni modo di arrivare ad un risultato fuori da quest'Aula,

che possa cancellare completamente quello che state facendo (Applausi dei deputati

del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Presidente Baldelli. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante

SIMONE BALDELLI.

La ringrazio, Presidente Di Maio. Servono molto meno di quaranta minuti per dire

quello che penso personalmente di questa riforma. Anzitutto alcune premesse.

La prima premessa è che, più leggo le proposte di riforma che vengono presentate e

più ascolto molti colleghi parlare di riforme e difendere queste riforme, e più,

Presidente, resto convinto che la nostra Costituzione, così com’è, sia la nostra

Costituzione perfetta, certo, con dei miglioramenti, con degli aggiornamenti, che poi in

corso d'opera la stessa Costituzione e lo stesso sistema parlamentare hanno messo in

campo. Ma, più sento parlare di riforme e più leggo queste riforme, e più mi piace la

Costituzione così com’è.

La seconda premessa, Presidente, è relativa all'atteggiamento che il mio partito ha

avuto nell'arco di questo percorso di riforma. Il mio partito, all'inizio di questa stagione

di riforme, ha creduto veramente che questa potesse essere una legislatura costituente,

anche se io credo che la priorità di questa legislatura sia quella di tirare fuori il Paese

dalla crisi economica nella quale si è trovato e non certo quella di riscrivere la

Costituzione. Ma il mio partito ci ha creduto, credendo che si potesse avviare una fase

di collaborazione e che questo percorso di riforme potesse costituire, in effetti,

Presidente, un ponte tra maggioranza e opposizione, che potesse costituire il

superamento di quella che per vent'anni – al di là di chi la racconta come una

filastrocca e una scampagnata – è stata una guerra civile sotterranea tra centrodestra e

centrosinistra. Ecco, in realtà, più che un ponte tra maggioranza e opposizione, tra

centrodestra e centrosinistra, è stato sì un ponte, ma un ponte tra maggioranza e

opposizione interna al PD.

Così come tra maggioranza e opposizione interna al PD è stata la legge elettorale,

che ci siamo fatti prima scrivere dalla Consulta, che ha ritirato fuori addirittura il

proporzionale con le preferenze, che – lo ricordo ai fan delle preferenze – è stato

cacciato via a furor di popolo nel 1993 da un referendum molto chiaro. E tra l'altro alla

Camera non c’è stato mai, al Senato non c’è stato mai il proporzionale con le

preferenze. Quindi, per così dire, con un'invenzione introduttiva, ci siamo fatti scrivere

la legge elettorale dalla Consulta e poi, non contenti, ce la siamo fatta scrivere per la

Camera dal Senato. Quindi si pensava dovesse esserci un ponte tra maggioranza e

opposizione in questo Parlamento. C’è stato sì un ponte tra maggioranza e opposizione,

ma all'interno di questo partito sovra-rappresentato, che in questo momento è il PD.

Dico «sovra-rappresentato» perché, nei vari punti che la Corte costituzionale ha

evidenziato, è di tutta evidenza quello del premio di maggioranza. Io non sono – l'ho

già detto – tra coloro che credono che i deputati eletti con il premio di maggioranza

debbano dimettersi da quest'Assemblea, ma sono semplicemente consapevole del fatto

che quel premio è stato dichiarato incostituzionale. E, siccome in quest'Assemblea

questa legge costituzionale è stata votata in assenza dei colleghi dell'opposizione, con i

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banchi vuoti dei colleghi dell'opposizione, e al Senato è stata votata contro le

opposizioni – e ho motivo di ritenere che anche questa lettura sarà una lettura che non

vedrà il consenso delle opposizioni – io credo che la maggioranza dovrebbe fare una

riflessione seria e profonda sugli equilibri di questo Parlamento. Infatti, le regole si

scrivono insieme. È vero che il mio partito ci ha creduto. Ci ha creduto così tanto che

ci sono stati colleghi del mio partito che, quando si è trattato di scegliere tra queste

riforme e il partito, hanno scelto le riforme ! Pensiamo quanto ci abbiamo creduto !

Però, è anche vero, che ci sono colleghi stessi che oggi rivendicano migliorie a questo

testo. Per fortuna che ci sono state le migliorie ! Pensa che cosa sarebbe uscito fuori, se

non ci fosse stato quel processo iniziale di un testo che, in questo momento, io

considero ancora non condivisibile, un testo improprio, un testo che crea un grande

pasticcio istituzionale !

Ancora, Presidente, un'altra premessa, il fatto che ci si trovi di fronte ad una forzatura

unilaterale, come dicevo prima, in cui la maggioranza decide di approvare una riforma

costituzionale con i banchi vuoti dell'opposizione in questo ramo del Parlamento,

approvando gli emendamenti nottetempo, senza che i colleghi dell'opposizione

possano essere in Aula e senza che li votino, per una scelta precisa, di fronte alla quale

la maggioranza non ha deciso di fermarsi a riflettere, ha deciso di andare avanti a spron

battuto. Per un testo che è stato immaginato, pensato, per assecondare un'ondata

demagogica, antiparlamentarista, perché se leggiamo il titolo di questo testo è tutto

chiaro, è un testo fatto per un referendum, perché dice: disposizioni per il superamento

del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento

dei costi di funzionamento dell'istituzione, la soppressione del CNEL – che credo la

stragrande maggioranza dei nostri elettori non sappiano neanche dove sta di casa e

cosa faccia – e la revisione del Titolo V della parte seconda della Costituzione, cioè il

richiamo ad un precedente pasticcio fatto dalla sinistra anche qui a colpi di

maggioranza.

Ecco, a fronte di questa forzatura unilaterale che c’è stata, di questa volontà della

maggioranza di andare avanti, di assecondare in qualche modo l'antiparlamentarismo

dilagante credo, Presidente, che una riflessione in questo Parlamento si debba fare.

Questo è un Parlamento che rischia una delegittimazione importante, non perché non

sia eletto con le preferenze, questa è un'altra sciocchezza colossale che si aggiunge alla

serie di stupidaggini che sono state fatte, tra cui quella di inserire le preferenze nella

legge elettorale, e verremo anche a questo, ma noi abbiamo un Parlamento in cui i

primi cinque leader dei partiti di questo Parlamento, di questo Paese non sono

rappresentati. Non è in Parlamento, anche se ci viene come Presidente del Consiglio,

ma non è componente di questo Parlamento, Matteo Renzi; non è in Parlamento Beppe

Grillo; non è in Parlamento, perché avete pensato di far retroagire una legge,

Berlusconi; non è in Parlamento Salvini; non è in Parlamento Vendola. I primi cinque

partiti di questo Paese non hanno i leader in Parlamento.

L'ho già detto in discussione generale, qualche tempo fa a Madrid ho avuto l'occasione

di guardare un dibattito in cui in Parlamento il Primo Ministro si confronta con il

leader dell'opposizione. Quello è un Parlamento sovrano ! Non quello in cui i leader

sono fuori e scaricano sul Parlamento le colpe del sistema che non funziona ! Tutti noi

da questo modo di fare, da questa propensione all'antiparlamentarismo siamo e saremo

sempre più delegittimati. Poi ci aggiungiamo anche del nostro, quello per cui andiamo

in giro a dire che siamo nominati, quello per cui siamo stati capaci di ritirare fuori,

sempre grazie al ponte che collega la maggioranza e l'opposizione, ma all'interno del

PD, le preferenze nella legge elettorale. Senza ricordarci che cosa sono state le

preferenze in questo Paese. Senza ricordarci quale deriva di illegalità sistematica hanno

comportato. Senza ricordarci quello che ci hanno raccontato al Senato durante la

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presentazione dell'Enciclopedia delle mafie tutti coloro che a quella enciclopedia

hanno lavorato e che hanno fatto vedere dei grafici con la piantina dell'Italia, dove non

ci sono zone bianche, specie in certe regioni del sud, rispetto all'infiltrazione e al

controllo sistematico del territorio da parte della criminalità organizzata. E noi ci

inventiamo la legge elettorale con le preferenze, dove avremo duecentoquaranta

deputati di maggioranza che in maniera sistematica potranno ricattare il Governo per

chiedere soldi e protezione politica per il territorio ! Altro, Presidente, che spending

review, altro che moralizzazione della politica, altro che libertà di scelta ! C’è un'intera

rassegna stampa di fatti di corruzione, di infiltrazione della criminalità organizzata nel

mondo delle preferenze, a partire dai consigli regionali, e noi abbiamo pensato di fare

assurgere a Camera Costituzionale il Senato della Repubblica composto dai consiglieri

regionali ! Abbiamo fatto questo colpo di genio, sono state abolite le province e sono

state proclamate Camera Alta le regioni, la Camera delle regioni, i consiglieri regionali

! Io non so cosa stia alla base del ragionamento di chi pensa che con le preferenze nella

prossima legislatura noi avremo parlamentari che staranno qui dal lunedì al venerdì a

votare le mozioni che mettiamo in calendario. La verità è che i parlamentari eletti con

le preferenze faranno la stessa cosa che fanno i consiglieri regionali: l'ambulatorio !

Ascolteranno i clientes, saranno costretti a seguire il territorio, che nella maggior parte

dei casi significa, nel migliore dei casi, raccomandazioni. Questo è quello che

succederà, non altro.

Il superamento del bicameralismo paritario, demagogia per demagogia. Facciamo finta

che le riforme si possano fare un tanto al chilo, allora sopprimete il Senato. È quello

dove Renzi non ha la maggioranza, non gli garba, sopprimiamo il Senato. Invece no, si

lascia il Senato, diventa la Camera delle regioni, non si capisce come viene eletta,

perché anche lì il ponte di collegamento di dialogo tra maggioranza e opposizione nel

PD ha prodotto l'ennesimo pastrocchio, per cui rispettando le indicazioni degli elettori,

che non si capisce cosa voglia dire, abbiamo fatto l'ennesimo pasticcio. Ma non si è

abolito il Senato, lo si è lasciato, ma così un tanto al chilo, cercando di metterci dentro

i consiglieri regionali ed è stato peggio del pasticcio delle province. Non si sono

abolite le province, ne è rimasto il potere, ne è rimasta la convenienza politica, non ci

sono i soldi, cioè ci sono problemi per il personale, ma rimane la sacca di potere.

Guarda che pasticcio. Però quante Presidenze di province ci si è accaparrati con questa

operazione.

Si potevano abolire le regioni, forse questa poteva essere una strada, abolire, accorpare,

ma non con il metodo «stai sereno», con un percorso chiaro, lineare, che nell'arco di

dieci, quindici anni portasse al superamento delle regioni così come le conosciamo, di

quei luoghi cioè dove la commistione tra potere, denaro e preferenze ha dato il peggio

di sé negli ultimi vent'anni di politica in questo Paese.

Superiamo queste regioni. Io lo dico onestamente, io sono convinto che poteri come

quelli della sanità vadano ricondotti a una logica centrale di Stato, responsabile,

ragionevole e controllore di come i soldi vengono spesi, i soldi dei cittadini.

E anche lì la differenziazione delle funzioni. Il nostro ordinamento è un ordinamento

che ha un bicameralismo perfetto, anche se la composizione delle due Camere è

differente.

Chi siede in questo Parlamento da più di qualche giorno sa quante stupidaggini sono

state cancellate, quanti errori o quante porcherie, che sono state introdotte in alcuni

provvedimenti, sono state cancellate grazie al bicameralismo paritario.

Il concorso, la necessità che per produrre legislazione si debba trovare un

compromesso e un accordo tra le due Camere ce lo insegna Manzella, è nel

meccanismo dei contrappesi che i Costituenti hanno voluto dare al legislatore.

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Così come un altro elemento pietoso è il dibattito sulla riduzione del numero dei

parlamentari purchessia, perché si tratta il Parlamento come un costo, si trattano i

parlamentari come fossero un costo. A parte che, se erano un costo, si potevano

chiudere i consigli regionali, ma anche al di là di questo c’è stato un dibattito

nell'Assemblea Costituente serio, alto, nobile su questo. Piaccia o no si è arrivati a un

punto di caduta, dalla Costituente esce una carta che non sancisce neanche il numero

dei deputati e dei senatori, non c'era. Perché era prevalso il principio della

rappresentanza, un tot, un deputato ogni novanta mila abitanti, un senatore ogni

duecento mila abitanti, questo è stato il criterio che i nostri Padri costituenti hanno

voluto dare e solo decenni dopo si mette un tetto, perché il progressivo espandersi della

popolazione avrebbe moltiplicato di gran lunga il numero dei parlamentari. Per questo

è stato messo un numero. E noi trattiamo la questione della rappresentatività come se

fosse una questione di costi ? E allora mettiamoci un signore con i baffi, e ne abbiamo

uno che paghiamo, e abbiamo risolto il problema della spesa per gli eletti, per i

parlamentari. Sono sciocchezze, sono sciocchezze come quello del limite del doppio

mandato.

Sono sciocchezze che non sfuggono a qualunque intelligenza semplice, specie da parte

di gruppi che, in questa legislatura, hanno avuto l'occasione di scoprire quanto la vita

parlamentare si evidenzi anche di insidie e che hanno perduto decine di parlamentari. E

voi credete che coloro che sono stati eletti in un gruppo che abbia il limite del secondo

mandato, una volta riconfermati, cosa facciano dal giorno dopo, se non andarsi a

cercare qualcuno che li ricandidi per la legislatura successiva ? Ma voglio dire, ci

arriva anche un bambino di sei anni ! Eppure, siamo costretti a dibattere anche di

questo.

Però io credo che, in fondo, su questa riforma, che dovrebbe far registrare, Presidente,

in quest'Aula, un clima costituente (e questo è il clima che registriamo, per non parlare

del clima che c'era nel corso della discussione generale, in cui forse non

raggiungevamo il numero di dieci – è vero che non c'erano votazioni, ma insomma è

sempre un passaggio di una riforma costituzionale, Presidente), io credo che il clima

costituente, onestamente, non si respiri. Il clima costituente, quando la maggioranza

vota emendamenti a spron battuto, alle quattro di notte, con l'aula vuota, non c’è, non

c’è, non è quello il clima costituente.

Ecco, le riforme o vanno normalmente nel verso di una maggiore rappresentatività, con

il rischio di compromettere, in qualche modo, l'efficienza, oppure vanno nella

direzione di rafforzare l'efficienza con la conseguenza di dover magari compromettere

la rappresentatività.

Io credo che in questa riforma sia stato compiuto il capolavoro di ridurre, mortificare la

rappresentatività e, sostanzialmente, azzerare l'efficienza.

Io credo che questo, Presidente, sia un pasticcio dal quale difficilmente riusciamo ad

uscire, perché la maggioranza si è innamorata delle proprie tesi: Renzi è già pronto a

fare il referendum contro tutti i vili, i nemici del popolo, i gufi e quant'altro, di

centrodestra, dei 5 Stelle e di tutti gli altri che non amano questa grande riforma che

finalmente si è fatta, perché si è fatta dopo tanti anni ! Ebbene, si è fatta «purché sia»,

meglio una riforma «purché sia» che una «non riforma». Io credo: meglio nessuna

riforma che un pasticcio, Presidente ! Ci si è già innamorati della fase successiva, già si

parla del referendum, quando questo ramo del Parlamento non l'ha ancora approvata.

Ecco io credo Presidente che il buonsenso imporrebbe una riflessione seria,

profonda, non sul significato del referendum, non sul chi lo vincerà, ma sulla

funzionalità di questa nuova carta, di questa nuova seconda parte dell'ordinamento che

esce da questa carta.

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Perché, Presidente, io credo che con l'approvazione di questa riforma, specie in

questa fase, nella fase di crisi istituzionale, in cui i partiti brancolano nel buio (la

rappresentanza politica è in grande difficoltà; i partiti hanno anche fatto questo gesto,

suicida, di togliersi il finanziamento pubblico a fronte di partiti che invece hanno

addirittura degli elementi di guadagno esterni, cioè ci sono partiti quasi a scopo di

lucro, altri partiti che sono in debito, in perdita; il finanziamento pubblico ai partiti non

c’è più, difficoltà da parte delle persone di poter finanziare l'attività politica, grande

diffidenza e malcontento nei confronti della politica, grande antiparlamentarismo,

l'antiparlamentarismo che diventa addirittura un must dell'informazione), noi ci

permettiamo di gettare il Paese nella confusione istituzionale, della sperimentazione di

un nuovo modello costituente, che non è frutto di un clima costituente, ma è frutto

della scelta unilaterale di una parte contro l'altra, di approvare una riforma «purché sia»

per far vedere che la si è fatta.

Allora io credo, Presidente, che in tutto questo, il buonsenso sia stato preso e sotterrato

sotto i piedi. Credo anche, Presidente, che noi non stiamo rendendo un bel servizio né a

noi stessi, né ai padri costituenti, né alle generazioni che verranno (Applausi di

deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

SIMONE BALDELLI.

La ringrazio, Presidente Di Maio. Servono molto meno di quaranta minuti per dire

quello che penso personalmente di questa riforma. Anzitutto alcune premesse.

La prima premessa è che, più leggo le proposte di riforma che vengono presentate e più

ascolto molti colleghi parlare di riforme e difendere queste riforme, e più, Presidente,

resto convinto che la nostra Costituzione, così com’è, sia la nostra Costituzione

perfetta, certo, con dei miglioramenti, con degli aggiornamenti, che poi in corso

d'opera la stessa Costituzione e lo stesso sistema parlamentare hanno messo in campo.

Ma, più sento parlare di riforme e più leggo queste riforme, e più mi piace la

Costituzione così com’è.

La seconda premessa, Presidente, è relativa all'atteggiamento che il mio partito ha

avuto nell'arco di questo percorso di riforma. Il mio partito, all'inizio di questa stagione

di riforme, ha creduto veramente che questa potesse essere una legislatura costituente,

anche se io credo che la priorità di questa legislatura sia quella di tirare fuori il Paese

dalla crisi economica nella quale si è trovato e non certo quella di riscrivere la

Costituzione. Ma il mio partito ci ha creduto, credendo che si potesse avviare una fase

di collaborazione e che questo percorso di riforme potesse costituire, in effetti,

Presidente, un ponte tra maggioranza e opposizione, che potesse costituire il

superamento di quella che per vent'anni – al di là di chi la racconta come una

filastrocca e una scampagnata – è stata una guerra civile sotterranea tra centrodestra e

centrosinistra. Ecco, in realtà, più che un ponte tra maggioranza e opposizione, tra

centrodestra e centrosinistra, è stato sì un ponte, ma un ponte tra maggioranza e

opposizione interna al PD.

Così come tra maggioranza e opposizione interna al PD è stata la legge elettorale, che

ci siamo fatti prima scrivere dalla Consulta, che ha ritirato fuori addirittura il

proporzionale con le preferenze, che – lo ricordo ai fan delle preferenze – è stato

cacciato via a furor di popolo nel 1993 da un referendum molto chiaro. E tra l'altro, al

Senato non c’è stato mai il proporzionale con le preferenze. Quindi, per così dire, con

un'invenzione introduttiva, ci siamo fatti scrivere la legge elettorale dalla Consulta e

poi, non contenti, ce la siamo fatta scrivere per la Camera dal Senato. Quindi si

pensava dovesse esserci un ponte tra maggioranza e opposizione in questo Parlamento.

C’è stato sì un ponte tra maggioranza e opposizione, ma all'interno di questo partito

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sovra-rappresentato, che in questo momento è il PD. Dico «sovra-rappresentato»

perché, nei vari punti che la Corte costituzionale ha evidenziato, quello del premio di

maggioranza. Io non sono – l'ho già detto – tra coloro che credono che i deputati eletti

con il premio di maggioranza debbano dimettersi da quest'Assemblea, ma sono

semplicemente consapevole del fatto che quel premio è stato dichiarato

incostituzionale. E, siccome in quest'Assemblea questa legge costituzionale è stata

votata in assenza dei colleghi dell'opposizione, con i banchi vuoti dei colleghi

dell'opposizione, e al Senato è stata votata contro le opposizioni – e ho motivo di

ritenere che anche questa lettura sarà una lettura che non vedrà il consenso delle

opposizioni – io credo che la maggioranza dovrebbe fare una riflessione seria e

profonda sugli equilibri di questo Parlamento. Infatti, le regole si scrivono insieme. È

vero che il mio partito ci ha creduto. Ci ha creduto così tanto che ci sono stati colleghi

del mio partito che, quando si è trattato di scegliere tra queste riforme e il partito,

hanno scelto le riforme ! Pensiamo quanto ci abbiamo creduto ! Però, è anche vero, che

ci sono colleghi stessi che oggi rivendicano migliorie a questo testo. Per fortuna che ci

sono state le migliorie ! Pensa che cosa sarebbe uscito fuori, se non ci fosse stato quel

processo iniziale di un testo che, in questo momento, io considero ancora non

condivisibile, un testo improprio, un testo che crea un grande pasticcio istituzionale !

Ancora, Presidente, un'altra premessa, il fatto che ci si trovi di fronte ad una forzatura

unilaterale, come dicevo prima, in cui la maggioranza decide di approvare una riforma

costituzionale con i banchi vuoti dell'opposizione in questo ramo del Parlamento,

approvando gli emendamenti nottetempo, senza che i colleghi dell'opposizione

possano essere in Aula e senza che li votino, per una scelta precisa, di fronte alla quale

la maggioranza non ha deciso di fermarsi a riflettere, ha deciso di andare avanti a spron

battuto. Per un testo che è stato immaginato, pensato, per assecondare un'ondata

demagogica, antiparlamentarista, perché se leggiamo il titolo di questo testo è tutto

chiaro, è un testo fatto per un referendum, perché dice: disposizioni per il superamento

del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento

dei costi di funzionamento dell'istituzione, la soppressione del CNEL – che credo la

stragrande maggioranza dei nostri elettori non sappiano neanche dove sta di casa e

cosa faccia – e la revisione del Titolo V della parte seconda della Costituzione, cioè il

richiamo ad un precedente pasticcio fatto dalla sinistra anche qui a colpi di

maggioranza.

Ecco, a fronte di questa forzatura unilaterale che c’è stata, di questa volontà della

maggioranza di andare avanti, di assecondare in qualche modo l'antiparlamentarismo

dilagante credo, Presidente, che una riflessione in questo Parlamento si debba fare.

Questo è un Parlamento che rischia una delegittimazione importante, non perché non

sia eletto con le preferenze, questa è un'altra sciocchezza colossale che si aggiunge alla

serie di stupidaggini che sono state fatte, tra cui quella di inserire le preferenze nella

legge elettorale, e verremo anche a questo, ma noi abbiamo un Parlamento in cui i

primi cinque leader dei partiti di questo Paese non sono presenti. Non è in Parlamento,

anche se ci viene come Presidente del Consiglio, ma non è componente di questo

Parlamento, Matteo Renzi; non è in Parlamento Beppe Grillo; non è in Parlamento,

perché avete pensato di far retroagire una legge, Berlusconi; non è in Parlamento

Salvini; non è in Parlamento Vendola. I primi cinque partiti di questo Paese non hanno

i leader in Parlamento.

L'ho già detto in discussione generale, qualche tempo fa a Madrid ho avuto l'occasione

di guardare un dibattito in cui in Parlamento il Primo Ministro si confrontava con il

leader dell'opposizione. Quello è un Parlamento sovrano ! Non quello in cui i leader

sono fuori e scaricano sul Parlamento le colpe del sistema che non funziona ! Tutti noi

da questo modo di fare, da questa propensione all'antiparlamentarismo siamo e saremo

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sempre più delegittimati. Poi ci aggiungiamo anche del nostro, quello per cui andiamo

in giro a dire che siamo nominati, quello per cui siamo stati capaci di ritirare fuori,

sempre grazie al ponte che collega la maggioranza e l'opposizione, ma all'interno del

PD, le preferenze nella legge elettorale. Senza ricordarci che cosa sono state le

preferenze in questo Paese. Senza ricordarci quale deriva di illegalità sistematica hanno

comportato. Senza ricordarci quello che ci hanno raccontato al Senato durante la

presentazione dell'Enciclopedia delle mafie tutti coloro che a quella enciclopedia

hanno lavorato e che hanno fatto vedere dei grafici con la piantina dell'Italia, dove non

ci sono zone bianche, specie in certe regioni del sud, rispetto all'infiltrazione e al

controllo sistematico del territorio da parte della criminalità organizzata. E noi ci

inventiamo la legge elettorale con le preferenze, dove avremo duecentoquaranta

deputati di maggioranza che in maniera sistematica potranno ricattare il Governo per

chiedere soldi e protezione politica per il territorio ! Altro, Presidente, che spending

review, altro che moralizzazione della politica, altro che libertà di scelta ! C’è un'intera

rassegna stampa di fatti di corruzione, di infiltrazione della criminalità organizzata nel

mondo delle preferenze, a partire dai consigli regionali, e noi abbiamo pensato di fare

assurgere a Camera Costituzionale il Senato della Repubblica composto dai consiglieri

regionali ! Abbiamo fatto questo colpo di genio, sono state abolite le province e sono

state proclamate Camera Alta le regioni, la Camera delle regioni, i consiglieri regionali

! Io non so cosa stia alla base del ragionamento di chi pensa che con le preferenze nella

prossima legislatura noi avremo parlamentari che staranno qui dal lunedì al venerdì a

votare le mozioni che mettiamo in calendario. La verità è che i parlamentari eletti con

le preferenze faranno la stessa cosa che fanno i consiglieri regionali: l'ambulatorio !

Ascolteranno i clientes, saranno costretti a seguire il territorio, che nella maggior parte

dei casi significa, nel migliore dei casi, raccomandazioni. Questo è quello che

succederà, non altro.

Il superamento del bicameralismo paritario. Demagogia per demagogia: Facciamo finta

che le riforme si possano fare un tanto al chilo, allora sopprimete il Senato. È quello

dove Renzi non ha la maggioranza, non gli garba, sopprimiamo il Senato. Invece no, si

lascia il Senato, diventa la Camera delle regioni, non si capisce come viene eletta,

perché anche lì il ponte di collegamento di dialogo tra maggioranza e opposizione nel

PD ha prodotto l'ennesimo pastrocchio, per cui rispettando le indicazioni degli elettori,

che non si capisce cosa voglia dire, abbiamo fatto l'ennesimo pasticcio. Ma non si è

abolito il Senato, lo si è lasciato, ma così un tanto al chilo, cercando di metterci dentro

i consiglieri regionali ed è stato peggio del pasticcio delle province. Non si sono

abolite le province, ne è rimasto il potere, ne è rimasta la convenienza politica, non ci

sono i soldi, cioè ci sono problemi per il personale, ma rimane la sacca di potere.

Guarda che pasticcio. Però quante Presidenze di province ci si è accaparrati con questa

operazione ?

Si potevano abolire le regioni, forse questa poteva essere una strada, abolire, accorpare,

non con il metodo «stai sereno», ma con un percorso chiaro, lineare, che nell'arco di

dieci, quindici anni portasse al superamento delle regioni così come le conosciamo, di

quei luoghi cioè dove la commistione tra potere, denaro e preferenze ha dato il peggio

di sé negli ultimi vent'anni di politica in questo Paese. Superiamo queste regioni. Io lo

dico onestamente, io sono convinto che poteri come quelli della sanità vadano

ricondotti a una logica centrale di Stato, responsabile, ragionevole e di controllo di

come i soldi vengono spesi, i soldi dei cittadini.

E anche lì la differenziazione delle funzioni. Il nostro ordinamento è un ordinamento

che ha un bicameralismo perfetto, anche se la composizione delle due Camere è

differente.

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Chi siede in questo Parlamento da più di qualche giorno sa quante stupidaggini sono

state cancellate, quanti errori o quante porcherie, che sono state introdotte in alcuni

provvedimenti, sono state cancellate grazie al bicameralismo paritario.

Il concorso, la necessità che per produrre legislazione si debba trovare un

compromesso e un accordo tra le due Camere ce lo insegna Manzella, è nel

meccanismo dei contrappesi che i Costituenti hanno voluto dare al legislatore.

Così come un altro elemento pietoso è il dibattito sulla riduzione del numero dei

parlamentari purchessia, perché si tratta il Parlamento come un costo, si trattano i

parlamentari come fossero un costo. A parte che, se era un problema di costo, si

potevano chiudere i consigli regionali, ma anche al di là di questo c’è stato un dibattito

nell'Assemblea Costituente serio, alto, nobile su questo. Piaccia o no si è arrivati a un

punto di caduta, dalla Costituente esce una carta che non sancisce neanche il numero

dei deputati e dei senatori, non c'era. Perché era prevalso il principio della

rappresentanza: un deputato ogni novanta mila abitanti, un senatore ogni duecento mila

abitanti, questo è stato il criterio che i nostri Padri costituenti hanno voluto dare e solo

decenni dopo si mette un tetto, perché il progressivo espandersi della popolazione

avrebbe moltiplicato di gran lunga il numero dei parlamentari. Per questo è stato messo

un numero. E noi trattiamo la questione della rappresentatività come se fosse una

questione di costi ? E allora mettiamoci un signore con i baffi, e ne abbiamo uno solo

che paghiamo, e abbiamo risolto il problema della spesa per gli eletti, per i

parlamentari. Sono sciocchezze, sono sciocchezze come quello del limite del doppio

mandato.

Sono sciocchezze che non sfuggono a qualunque intelligenza semplice, specie da parte

di gruppi che, in questa legislatura, hanno avuto l'occasione di scoprire quanto la vita

parlamentare si sostanzi anche di insidie e che hanno perduto decine di parlamentari. E

voi cosa credete che coloro che sono stati eletti in un gruppo che abbia il limite del

secondo mandato, una volta riconfermati, facciano dal giorno dopo, se non andarsi a

cercare qualcuno che li ricandidi per la legislatura successiva ? Ma voglio dire, ci

arriva anche un bambino di sei anni ! Eppure, siamo costretti a dibattere anche di

questo.

Però io credo che, in fondo, su questa riforma, che dovrebbe far registrare, Presidente,

in quest'Aula, un clima costituente (e questo è il clima che registriamo, per non parlare

del clima che c'era nel corso della discussione generale, in cui forse non

raggiungevamo il numero di dieci – è vero che non c'erano votazioni, ma insomma è

sempre un passaggio di una riforma costituzionale, Presidente), io credo che il clima

costituente, onestamente, non si respiri. Il clima costituente, quando la maggioranza

vota emendamenti a spron battuto, alle quattro di notte, con l'aula vuota, non c’è, non

c’è, non è quello il clima costituente.

Ecco, le riforme o vanno normalmente nel verso di una maggiore rappresentatività, con

il rischio di compromettere, in qualche modo, l'efficienza, oppure vanno nella

direzione di rafforzare l'efficienza con la conseguenza di dover magari compromettere

la rappresentatività. Io credo che in questa riforma sia stato compiuto il capolavoro di

ridurre, mortificare la rappresentatività e, sostanzialmente, azzerare l'efficienza.

Io credo che questo, Presidente, sia un pasticcio dal quale difficilmente riusciamo ad

uscire, perché la maggioranza si è innamorata delle proprie tesi: Renzi è già pronto a

fare il referendum contro tutti i vili, i nemici del popolo, i gufi e quant'altri, di

centrodestra, dei 5 Stelle e di tutti gli altri che non amano questa grande riforma che

finalmente si è fatta, perché si è fatta dopo tanti anni ! Ebbene, si è fatta «purché sia»,

meglio una riforma «purché sia» che una «non riforma». Io credo: meglio nessuna

riforma che un pasticcio, Presidente ! Ci si è già innamorati della fase successiva, già si

parla del referendum, quando questo ramo del Parlamento non l'ha ancora approvata.

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Ecco io credo Presidente che il buonsenso imporrebbe una riflessione seria, profonda,

non sul significato del referendum, non sul chi lo vincerà, ma sulla funzionalità di

questa nuova carta, di questa nuova seconda parte dell'ordinamento che esce da questa

carta.

Perché, Presidente, io credo che con l'approvazione di questa riforma, specie in questa

fase, nella fase di crisi istituzionale, in cui i partiti brancolano nel buio (la

rappresentanza politica è in grande difficoltà; i partiti hanno anche fatto questo gesto,

suicida, di togliersi il finanziamento pubblico a fronte di partiti che invece hanno

addirittura degli elementi di guadagno esterni, cioè ci sono partiti quasi a scopo di

lucro, altri partiti che sono in debito, in perdita; il finanziamento pubblico ai partiti non

c’è più, c’è difficoltà da parte delle persone di poter finanziare l'attività politica, grande

diffidenza e malcontento nei confronti della politica, grande antiparlamentarismo,

l'antiparlamentarismo che diventa addirittura un must dell'informazione), noi ci

permettiamo di gettare il Paese nella confusione istituzionale, della sperimentazione di

un nuovo modello costituente, che non è frutto di un clima costituente, ma è frutto

della scelta unilaterale di una parte contro l'altra, di approvare una riforma «purché sia»

per far vedere che la si è fatta.

Allora io credo, Presidente, che in tutto questo, il buonsenso sia stato preso e sotterrato

sotto i piedi. Credo anche, Presidente, che noi non stiamo rendendo un bel servizio né a

noi stessi, né alla memoria dei ai padri costituenti, né alle generazioni che verranno

(Applausi di deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi

Presidente).

PRESIDENTE. Grazie, Presidente Baldelli. Ha chiesto di parlare la collega Mucci. Ne ha

facoltà.

MARA MUCCI.

Grazie Presidente. Io non ho bisogno di sentire all'esterno il clima costituente, perché

me lo sento un po'dentro, se mi permette. Nel mio piccolo, in queste settimane, al di là

delle audizioni formali che abbiamo fatto in Commissioni e anche delle audizioni

informali che ho fatto con altri illustri costituzionalisti, ho cercato di farmi una mia

idea frutto delle settimane che ho passato a leggere libri anche per farmi una cultura su

quello che è stato il processo che ha portato alla nostra Carta costituzionale e di come

vorrei che questa fosse modificata. Sono partita da un punto di vista, se mi permette

Presidente, abbastanza privilegiato, perché non legato a nessun vincolo di partito, di

strategia di partito, di strategia elettorale, ma che deriva da un'idea che io mi sono fatta

di queste riforme, di come io le avrei disegnate se fossi stata al Governo. È importante

partire da un punto di vista che vede questa riforma inserirsi nell'alveo di riforme ben

più ampie che contano all'interno la legge elettorale, ma anche riforme istituzionali,

che sembrano minori, che hanno però un grande impatto sul nostro Paese. Penso, ad

esempio, all'unione di comuni, alle città metropolitane, a tutto quel percorso che è in

essere in questi momenti, ma che ancora non è pienamente definito, arrivando fino

all'attuazione vera dell'articolo 49 della Costituzione che vorrebbe vedere la

democrazia all'interno dei partiti e che è la base di partenza per avere una seria

rappresentanza e per avere dei risultati in termini anche qualitativi delle norme che

approva questo Parlamento. La premessa è quindi che questo testo ha certamente

perfettibile, ma il bicameralismo paritario, nel corso del tempo, ha contribuito a

generare incertezza nei procedimenti legislativi, nonché a destabilizzare Governi fragili

che nei due rami del Parlamento avevano maggioranze diverse. Questo penso che

negarlo sia abbastanza ipocrita. L'andirivieni che noi viviamo in queste Aule in prima

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persona è abbastanza anacronistico, per come lo vedo io, e lo dimostra il fatto che la

sistematica staffetta fra le Camere spesso si inceppa e che nell'altro lato del Parlamento

viene posta la questione di fiducia, oppure maxiemendamenti, tempi limitati, anche per

la discussione dei provvedimenti. Questo è un altro modo per incidere sul

procedimento legislativo: dare pochi giorni per emendare i provvedimenti e quindi non

consentire quel lavoro accurato, invece, che ciascun parlamentare dovrebbe fare. Per

questo, a mio avviso, se concentriamo il lavoro, come si sta facendo con questo

provvedimento, su una Camera singola, mantenendo gli stessi tempi, un ordine nelle

cose che permetta a tutti di poter lavorare con cura, i risultati potrebbero migliorare.

Questo però non è mai garanzia di una perfetta legiferazione, perché intanto questa

dipende anche dal nostro modo di vedere le cose. Per come posso vedere io la norma, è

giusta, per un mio collega potrebbe essere completamente sbagliata. Questo dipende

anche dalla nostra storia politica e dal nostro modo di vedere le norme. Però un

percorso che venga fatto anche in seno al proprio partito, e che veda gli elettori, quindi

gli attivisti, parte integrante del procedimento legislativo, che possano contribuire

anche essi al miglioramento dei testi, può aiutare ad evitare degli errori. Proprio i

meccanismi di democrazia interna, Presidente, il legame col territorio, l’accountability

dal punto di vista dell'elettore, contribuiscono a creare un'atmosfera e dare più ossigeno

a queste Aule. Dovrebbe essere anche questo uno degli obiettivi che dovrebbero avere

queste riforme in particolare.

Non ultimo vi è la riforma dei Regolamenti. Regolamenti che hanno bisogno, a mio

avviso, di un tagliando cospicuo e che completano un percorso ulteriore che io chiamo

di riforme del Paese.

Raggiungendo però il punto in esame, per quanto riguarda il nuovo Senato, questo

diventa organo di rappresentanza delle istituzioni territoriali. Il riparto delle

competenze legislative Stato-regioni è disegnato in un'ottica di un'ulteriore

valorizzazione degli enti territoriali del nostro ordinamento, ma anche di una riduzione

dei momenti di contrasto tra la sede centrale e quelle decentrate. Non nascondo che su

questo punto vedo dei profili di criticità in seno a questo disegno di legge. Il rapporto

di fiducia con il Governo, con questa riforma, viene meno. L'articolo 55, comma 4,

dalla Costituzione lo riserva alla Camera e il Senato compartecipa alla funzione

legislativa nei limiti tracciati dagli articoli 70 e seguenti. In particolare, l'articolo 55,

comma 5, della Costituzione recita che il Senato concorre all'esercizio delle funzioni di

raccordo tra Stato ed enti costitutivi della Repubblica e dell'Unione europea, ma quello

che più mi preme osservare è che valuta finalmente le politiche pubbliche, l'attività

delle pubbliche ammirazione e l'impatto delle politiche dell'Unione europea sui nostri

territori. Spero che questa sia veramente l'occasione con la quale i territori finalmente

riusciranno a trovare un canale anche di peso per fare emergere le proprie istanze.

Luogo di confronto che sicuramente è diverso dalla Conferenza Stato-regioni che

esiste oggi e che può essere confrontata, ma che ha limiti veramente risibili e che

qualcuno aveva suggerito di rafforzare come ulteriore suggerimento. Come però

concretamente funzionerà questo nuovo Senato, e se si riscontreranno gli annosi

problemi di contenzioso davanti alla Corte costituzionale, che però proprio la natura di

questo nuovo assetto voleva risolvere, lo giudicheremo vivendo il Senato. Io non mi

sento di avere tutte le certezze che invece altri colleghi hanno posto qui in queste ore,

perché non ho la sfera di cristallo per capire se effettivamente questo nuovo assetto

andrà a migliorare, o a peggiorare, le condizioni di criticità e di contenzioso che

stressano sicuramente le istituzioni.

La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni

territoriali dai quali sono stati eletti, in conformità alle scelte espresse dagli elettori per

i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi e secondo le

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modalità stabilite della legge. Questo è uno dei temi che ha suscitato maggior dibattito

su queste riforme. Premettendo che il nuovo Senato è stato pensato come

rappresentante delle istituzioni territoriali e non solo delle comunità regionali, che

infatti trovano la propria rappresentanza nei consigli regionali, personalmente però

avrei preferito si potesse costruire una rappresentanza che assicurasse il rispetto del

volere del territorio di provenienza, ad esempio come avviene per il Bundesrat tedesco,

quindi con un vincolo di mandato. Mentre ai sensi dell'articolo 67 dalla Costituzione

che rimane invariato, i senatori italiani eserciteranno la loro funzione senza vincolo di

mandato. Stride quindi, in questo contesto, la coesistenza della forma di rappresentanza

delle istituzioni territoriali e la conservazione del principio di divieto di mandato

imperativo sul modello di rappresentanza. In sintesi, il Senato sarà interprete delle

istanze delle comunità territoriali, però secondo la propria visione politica. Dall'altra

parte, credo sia fortemente necessario predisporre un Regolamento sufficientemente

intelligente che consenta ai senatori di svolgere adeguatamente il proprio compito

perché – ricordiamolo – i senatori, ma anche i sindaci che verranno selezionati per far

parte del Senato, avranno un altro compito. Quindi, questa funzione di raccordo con gli

enti territoriali dovrà essere garantita da un Regolamento che dovrà essere disegnato

per consentire loro di poter lavorare adeguatamente, un numero di Commissioni non

troppo elevato e tempi che consentano anche a loro di poter svolge quell'attività di

consultazione per i quali si faranno mandatari e di cui porteranno le istanze poi in

Parlamento. Altrimenti avremo fallito come riforma costituzionale, come disegno che

vogliamo portare avanti.

Per quanto attiene all'elezione dei senatori: nell'ultima lettura del Senato si è trovata

una mediazione con chi voleva i senatori eletti direttamente, partendo dal triste

presupposto, però, che gli enti territoriali sono pieni di indagati e di condannati. Dal

punto di vista dello Stato di diritto, anzi dello Stato di non diritto, assimilare l'indagato

ad un condannato non dà lustro alla nostra società, a mio avviso, perché si è colpevoli

quando si è dichiarata la colpevolezza. Questo è l'assunto di partenza per chi vuole

comunque che anche il Senato siano un Senato elettivo e chi, invece, dall'altra parte

riteneva opportuna l'elezione indiretta. Io ricordo che l'elezione di secondo grado dei

senatori comunque non sarebbe un meccanismo privo di legittimazione democratica, in

quanto eletti in primo luogo nei consigli regionali da parte degli elettori anche

attraverso il voto di preferenza.

E, quindi, in un secondo luogo, saranno scelti per far parte del consiglio regionale. Ma,

a monte di qualsiasi ragionamento, dobbiamo comprendere l'ambito nel quale ci

muoviamo. La riforma, infatti, assegna all'una e all'altra Camera competenze assai

diverse e soprattutto circoscrive il rapporto fiduciario, come è stato detto, a Camera dei

deputati e Governo. È del tutto logico, quindi, che solo quest'ultima si veda investita di

una legittimazione popolare diretta perché, anche ammissibilmente ragionando al

contrario, non comprenderei come ai senatori eletti direttamente dai cittadini possa

essere sottratto il potere di attribuire la fiducia ad un Governo. Ora, secondo il punto di

mediazione che è stato trovato, l'elezione dovrà avvenire in conformità alle scelte

espresse dagli elettori per i candidati consiglieri, secondo modalità che verranno

stabilite da legge bicamerale richiamata dal comma 6 dell'articolo 57 della

Costituzione. Al momento, quindi, dei rinnovi dei consigli regionali verrà espresso un

voto che, però, dipenderà anche da come si svolgeranno queste elezioni regionali.

Quindi, vedremo se sarà previsto un listino separato che quindi contenga i nomi dei

candidati senatori o un sistema che rimetta ai cittadini l'indicazione di una rosa di nomi

nell'ambito del quale il consiglio dovrà scegliere; o, ancora, se si stabilirà che chi ha

ottenuto il maggior numero di preferenze avrà accesso alla carica di senatore. L'effetto,

però, politico, in ogni caso che dobbiamo ottenere – e lo farà questo Parlamento, con

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entrambe le Camere – dovrà essere quello per il quale i senatori risponderanno alle

istituzioni locali. Se noi manchiamo questo obiettivo, anche tutto il castello che ci

stiamo costruendo non funziona e cade.

Circa il regionalismo differenziato, nuovo articolo 116, comma terzo, della

Costituzione: ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia concernenti materie

di cui all'articolo 117 (organizzazione della giustizia di pace, limitatamente a

disposizioni generali e comuni per le politiche sociali; politiche attive del lavoro;

istruzione e formazione professionale; commercio con l'estero; governo del territorio)

possono essere attribuite ad altre regioni con legge dello Stato, anche su richiesta delle

stesse, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei principi dell'articolo 119, purché la regione

sia in condizioni di equilibrio di bilancio. In merito al riparto di queste competenze,

quindi, la riforma va nel senso dell'accentramento; elimina dall'elenco di competenze

quelle concorrenti e attrae alla sede centrale alcune materie prima previste come

concorrenti o alcune di quelle riconosciute in via residuale alle regioni. Il nuovo

impianto costituzionale potrebbe sviluppare l'interesse quindi delle regioni – e questo è

lodevole – ad attivarsi per far valere le possibilità riconosciute dall'articolo 116 della

Costituzione, tenendo, quindi, a condizioni di equilibrio di bilancio le regioni stesse. Si

è, infatti, aggiunto al novero delle materie potenzialmente oggetto di appropriazione

regionale il commercio con l'estero e le disposizioni generali per le politiche sociali.

Un'attenta analisi va fatta quando si parla di garanzia della cittadinanza sociale e dei

diritti della cittadinanza sociale dei soggetti più deboli. Se da una parte è auspicabile

che la garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni relative all'assistenza sociale

ritorni in capo allo Stato, io mi preoccupo di far notare che acquisire questa materia

all'interno del nuovo regionalismo differenziato, così come ridisegnato, comporta il

serio rischio di avere nuovamente tanti statuti di cittadinanza sociale regionale quante

saranno le garanzie che ogni singola regione potrà sostenere economicamente. Il

rischio è, quindi, che le regioni più ricche daranno più diritti e le regioni più povere,

quelle col maggior numero di soggetti deboli, ne daranno meno. Ciò vale anche per

quanto riguarda il commercio con l'estero. E io credo – ne abbiamo parlato e discusso

molto anche in queste Aule – che sarebbe opportuno che si smettesse con la

rappresentanza delle regioni all'estero, con tutte le sedi che prendono costi ingenti per

rappresentare il proprio brand all'estero, ma che, invece, dovrebbero rappresentare in

primis il brand Italia. In questa maniera noi, invece, facciamo rientrare il commercio

con l'estero nella speciale autonomia. Saranno contente le regioni, ma probabilmente

non centreremo l'obiettivo di consentire di avere una visione unitaria della nostra

offerta turistica all'estero.

Un inciso sulle regioni a Statuto speciale: non condivido e mi lascia perplessa l'idea di

non applicare il nuovo Titolo V alle regioni a Statuto speciale e alle province autonome

di Trento e di Bolzano. Scelta che comporta, per esempio, che si applichi anche a

queste regioni la clausola di maggior favore. Di conseguenza, quello che aveva

consolidato negli ultimi anni la Corte costituzionale, ossia una migliore

differenziazione fra le regioni, verrà ovviamente meno. Anzi, la differenziazione

aumenterà ulteriormente.

Ad oggi le regioni a Statuto speciale godono, non solo della clausola di maggior

favore, ma anche di statuti sicuramente più forti rispetto alla disciplina delle regioni a

Statuto ordinario che scaturirà dalla riforma e che le indebolirà particolarmente.

Difficile, quindi, pensare ad una situazione potenziale in cui ci saranno delle intese da

parte delle regioni a Statuto speciale per uniformarsi e, quindi, per applicare il nuovo

Titolo V. E io credo che sia anche questo un fattore anacronistico su cui si dovrebbe

riflettere se parliamo di riforme costituzionali perché tutte le regioni sono e dovrebbero

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essere speciali e non soltanto talune che lo sono anche per motivi storici che

probabilmente non reggono più.

Altro punto importante: applicando alle regioni a statuto speciale il vecchio articolo

116, comma 3, anche il vincolo di bilancio che consente una differenziazione non si

applicherà alle regioni a statuto speciale medesime. Quindi, sarà un incentivo in meno.

Combinato disposto con l'Italicum: anche questa è una nota dolente per molti.

L'Italicum ha un sistema proporzionale di base, ma con correttivi sicuramente

distorsivi e su questo siamo tutti d'accordo. Quanto saranno distorsivi questi effetti

dipenderà dal risultato delle elezioni. Se vogliamo, però, contemperare le esigenze di

governabilità del sistema, che, tra l'altro, anche la Corte costituzionale ha apprezzato e

che sono riconducibili all'articolo 1 della Costituzione, e se vogliamo scaricare queste

esigenze sul sistema politico-partitico, allora il sistema parlamentare dovrà

necessariamente basarsi su legge proporzionale. Questo significa, però, che i partiti

dovranno mettersi d'accordo e coalizzarsi molto probabilmente per governare, stante la

situazione odierna. E io non comprendo perché proprio coloro che oggi denunciano

come l'Italicum sia l'ennesima norma iper-maggioritaria – e io su questo punto non

sono d'accordo in quanto basta pensare a leggi maggioritarie in collegi uninominali per

comprendere come esse possano produrre potenzialmente risultati molto superiori al 55

per cento dei seggi attribuiti a chi vince –, sbagliata e con un premio di maggioranza

che non è conteggiato sulla reale rappresentanza, siano quelli che non fanno in realtà

alleanze nemmeno sui programmi. E mi chiedo come si possa costruire un Governo

quando in questa maniera ci si sottrae appunto alle responsabilità di Governo.

Giudici della Corte costituzionale: la Corte costituzionale è composta da quindici

giudici, dei quali un terzo nominati dal Presidente della Repubblica, un terzo dalla

suprema magistratura ordinaria, tre dalla Camera dei deputati e due dal Senato della

Repubblica. Personalmente, su questo punto io non riesco a non essere d'accordo.

Nella versione approvata al Senato in seconda lettura si attribuiva alla Camera

l'elezione dei cinque giudici...

PRESIDENTE. I banchi del Governo, per favore.

MARA MUCCI.

... costituzionali in seduta comune assieme al Senato, con l'effetto, ovviamente, di

ombra sulla volontà individuale dei senatori. Inoltre, non comprendo, vista la scelta

che è stata fatta appunto per dare peso anche al Senato, come non si colga il fatto che

in questa maniera si dà meno peso alla Camera dove ci sarà una maggioranza netta

perché non eleggerà i cinque giudici completamente e interamente la Camera dei

deputati, ma due quindi saranno attribuiti al Senato. Non dico che questo possa essere

un contrappeso, però comunque andrà a mitigare quella che sarà l'impronta della

maggioranza sulle cariche importanti che costituiscono le istituzioni del nostro Paese.

Procedimento legislativo «motorizzato» (articolo 72, comma settimo, della

Costituzione): esclusi i casi di cui all'articolo 70, primo comma, e in ogni caso le leggi

di materia elettorale, le leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali e

le leggi di cui agli articoli 79 e 81, il Governo può chiedere alla Camera dei deputati di

deliberare, entro cinque giorni dalla richiesta, che un disegno di legge indicato come

essenziale per l'attuazione di un programma di Governo sia iscritto con priorità

all'ordine del giorno e sottoposto a pronuncia in via definitiva dalla Camera dei

deputati entro il termine di settanta giorni dalla delibera. Questo termine prima era

sessanta giorni e nell'ultima lettura è stato aumentato a settanta giorni. Ma da diversi

anni, al netto di questo dettaglio, una parte sempre più consistente di studiosi, ma

anche gli stessi parlamentari, denunciano l'effetto ingente e il fenomeno preoccupante

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dell'abuso della decretazione d'urgenza, sovente anche combinato con altri istituti come

maxiemendamenti e questione di fiducia.

Si è quindi constatato, in sunto, per la difficoltà di potere fare affidamento

sull'approvazione da parte del Parlamento in tempi congrui, ma soprattutto prevedibili,

dei disegni di legge che fanno da perno per l'indirizzo politico, che il Governo ha finito

per scaricare questa esigenza proprio sull'articolo 77 della Costituzione, approvando,

quindi, atti con decretazione d'urgenza anche qualora non ci fossero i presupposti.

Questa è una prassi sicuramente deprecabile, sicuramente da contestare e non

giustificabile, ma al contempo è corretto che questo ci faccia ragionare, appunto, sulla

portata di questa situazione, arrivando alla conclusione che l'uso abnorme del decreto-

legge, invece di dare ed essere necessariamente visto come manifestazione di forza del

Governo, in realtà ne decreti la grande debolezza.

Brevemente intervengo sull'elezione del Presidente della Repubblica. Il Capo dello

Stato continua a essere eletto dal Parlamento in seduta comune, poiché il Senato

rappresenta le istituzioni territoriali ed è composto dai consiglieri regionali. Però, si è

ritenuto di abrogare la norma che inseriva nel collegio anche i delegati regionali e il

quorum. I voti per l'elezione del Capo dello Stato sono stati modificati e abbassati dai

due terzi ai tre quinti dell'Assemblea dal quarto scrutinio.

Su questo punto ho un suggerimento per togliere l'elezione del Presidente della

Repubblica dalle mani sempre della maggioranza, ovvero quello che, a partire dal

quarto scrutinio, sia lasciata al popolo la decisione sulla Presidenza della Repubblica e,

quindi, di lasciare ai cittadini, nell'alveo della selezione che è stata fatta fino al terzo

scrutinio dai partiti politici, il potere di potere scegliere proprio il Presidente della

Repubblica e, quindi, di potere scegliere anche tra candidati di altre forze politiche.

Concludo, Presidente, dicendo che avrei preferito che lo stato di guerra lo dichiarassero

entrambe le Camere, sicuramente, e avrei preferito che si agisse già oggi sui vitalizi

degli ex parlamentari. Non è vero che siamo tutti contrari all'abolizione dei vitalizi.

Apprezzo l'introduzione dello statuto delle opposizioni, per garantire i diritti alle

minoranze che, però, dovrà essere attuato, ma vorrei anche un meccanismo a difesa

delle prerogative parlamentari che concedesse spazio al Parlamento di legiferare e non

soltanto, giustamente, anche al Governo di attuare i propri indirizzi.

Ritengo, Presidente, che si sia fatto troppo in fretta a smantellare una struttura

istituzionale sulla base di alcuni principi che sono sicuramente condivisibili, ma che ci

lascia in eredità un disegno incompleto. Manca una seria analisi sulla struttura delle

regioni a partire dal loro numero, ad esempio. Pensiamo, inoltre, all'accorpamento

delle regioni e a come si stanno costruendo le unioni di comuni e le città metropolitane.

Concludo, quindi, con alcune perplessità che mi restano, soprattutto in relazione a un

assetto, nella sua interezza, che si impegna poco nel completare il disegno soprattutto

dal punto di vista delle istituzioni che sono e restano cuore della rappresentanza

democratica.

PRESIDENTE. Grazie, collega Mucci. Adesso, se nessun altro chiede di intervenire, invito i

relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti

riferiti all'articolo 1. Quindi, chiedo al relatore Fiano di esprimere i pareri relativi agli

emendamenti all'articolo 1.

EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza.

La ringrazio, Presidente. La Commissione invita i presentatori al ritiro

dell'emendamento Gelmini 1.53, altrimenti il parere è contrario.

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La Commissione invita i presentatori al ritiro degli identici emendamenti Gelmini 1.1 e

Bianconi 1.100, altrimenti il parere è contrario.

La Commissione invita i presentatori al ritiro dell'emendamento Centemero 1.2,

altrimenti il parere è contrario.

La Commissione invita i presentatori al ritiro dell'emendamento Quaranta 1.11,

altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Scusi, collega Fiano. Solo se vuole: su qualche proposta emendativa c’è

il parere favorevole ?

EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Quindi, su tutti gli emendamenti c’è l'invito al ritiro, altrimenti il parere

è contrario.

EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Presidente, lo facevo per rispetto ai

proponenti.

PRESIDENTE. Infatti, solo se vuole e se per lei va bene io prendo atto del...

EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Sull'articolo 1 (Commenti del

deputato Palese)...

PRESIDENTE. Collega Palese, per favore.

EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Lo esplicito, Presidente. Sugli

emendamenti relativi all'articolo 1 – quindi, per questi emendamenti – il parere

della Commissione è per tutti invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo ?

IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei

ministri. Presidente, il parere è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. A quello espresso dal relatore di maggioranza, ovviamente.

IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei

ministri. È l'unico che si è espresso finora.

PRESIDENTE. Quindi, adesso siamo all'emendamento Gelmini 1.53. Se per voi va

bene, chiamerò uno alla volta i relatori di minoranza per ogni emendamento e poi

passiamo al successivo emendamento. Quindi, emendamento Gelmini 1.53.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Ne prendiamo atto. Identici emendamenti Gelmini 1.1 e Bianconi 1.100.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Centemero 1.2.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Quaranta 1.11.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Centemero 1.3.

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DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Gelmini 1.6.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Identici emendamenti Centemero 1.4 e Fassina 1.12.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Dadone 1.54.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Cecconi 1.104.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Cozzolino 1.55.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Bianconi 1.101.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Cecconi 1.105.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Toninelli 1.107.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Anche io mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Nuti 1.106.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Cecconi 1.108.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

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STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Toninelli 1.109.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Identici emendamenti Gelmini 1.5 e Bianconi 1.102.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Contrario.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Nuti 1.110.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento D'Ambrosio 1.111.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Contrario.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Capezzone 1.114.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento Toninelli 1.115.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Dieni 1.116.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Nuti 1.112.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Contrario.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Dadone 1.117.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Dieni 1.10.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

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CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Cozzolino 1.9.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Dieni 1.8.

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Capezzone 1.19 ?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento D'Ambrosio 1.132 ?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Cecconi 1.118 ?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Nuti 1.121 ?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Dadone 1.123 ?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Dadone 1.122 ?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Nuti 1.120 ?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Toninelli 1.125 ?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

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IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Dadone 1.124 ?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Cecconi 1.126 ?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Nuti 1.127 ?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Nuti 1.128 ?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Nuti 1.129 ?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Dadone 1.130 ?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Invernizzi 1.34 ?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Invernizzi 1.37 ?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Invernizzi 1.52 ?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Invernizzi 1.31 ?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

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Stile 0 fino a 124

115

PRESIDENTE. Emendamento Invernizzi 1.50 ?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento Invernizzi 1.35 ?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Scusi, Presidente, per l'economia dei

lavori, posso annunciare il parere favorevole su tutti gli emendamenti a mia

prima firma, fino all'emendamento 1.28 ?

PRESIDENTE. Va bene. Onorevole La Russa ?

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Vale anche per me.

PRESIDENTE. Per gli emendamenti a prima firma Invernizzi, vale anche per lei ?

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Invernizzi ha piena fiducia. Quindi, il

parere è favorevole.

PRESIDENTE. Quindi, il parere sugli emendamenti a prima firma Invernizzi è

favorevole sia per il relatore Invernizzi che per il relatore La Russa. Bene,

emendamento Invernizzi 1.35, Toninelli ?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Annuncio che mi rimetto all'Aula su

tutti gli emendamenti a prima firma Invernizzi, compreso questo, fino all'ultimo,

che è l'emendamento 1.28.

PRESIDENTE. Mi pare che anche il collega Quaranta si rimetta all'Aula per tutti gli

emendamenti a prima firma Invernizzi, fino a pagina 29 del fascicolo.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Esatto.

PRESIDENTE. Quindi, andiamo a pagina 30 del fascicolo. Emendamento Toninelli

1.131 ?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento Bianconi 1.103 ?

DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Interrompiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che

riprenderà nella seduta di domani a partire dalle ore 10.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

1

XVII LEGISLATURA

Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 529 di mercoledì 25 novembre 2015

Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429-B – Disposizioni per il

superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il

contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione

del titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato,

modificato, in prima deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in prima

deliberazione, dal Senato) (A.C. 2613-B).

INDICE INTERVENTI E VOTAZIONI EMENDAMENTI

PRESIDENTE. ................................................................................................................................... 5

MAURIZIO BIANCONI. .................................................................................................................. 6

ROBERTO OCCHIUTO. .................................................................................................................. 7

ROBERTO OCCHIUTO. .................................................................................................................. 7

Votazione emendamento Gelmini 1.53 .......................................................................................... 8

MAURIZIO BIANCONI. .................................................................................................................. 8

DANIELE CAPEZZONE. ................................................................................................................. 9

DANILO TONINELLI. ..................................................................................................................... 9

ROBERTO OCCHIUTO. ................................................................................................................ 10

IGNAZIO LA RUSSA. .................................................................................................................... 10

EMANUELE FIANO. ..................................................................................................................... 10

Votazione emendamenti Gelmini 1.1 e Bianconi 1.100 .............................................................. 11

Votazione emendamento Centemero 1.2 ..................................................................................... 12

STEFANO QUARANTA. ............................................................................................................... 12

ROCCO PALESE. ........................................................................................................................... 13

DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 13

MATTEO BRAGANTINI. .............................................................................................................. 14

FRANCESCO SANNA. .................................................................................................................. 14

ALFREDO D'ATTORRE. ............................................................................................................... 15

ARCANGELO SANNICANDRO. .................................................................................................. 16

MAURIZIO BIANCONI. ................................................................................................................ 17

GAETANO PIEPOLI. ..................................................................................................................... 18

ROBERTO OCCHIUTO. ................................................................................................................ 18

Votazione emendamento Centemero 1.3 ..................................................................................... 19

Votazione emendamento Gelmini 1.6 .......................................................................................... 19

STEFANO QUARANTA. ............................................................................................................... 20

Votazione emendamenti Centemero 1.4 e Fassina 1.12. ............................................................. 20

DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 21

ARCANGELO SANNICANDRO. .................................................................................................. 21

ALAN FERRARI. ............................................................................................................................ 22

IGNAZIO LA RUSSA. .................................................................................................................... 23

ROBERTO OCCHIUTO. ................................................................................................................ 23

MAURIZIO BIANCONI. ................................................................................................................ 24

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

2

STEFANO QUARANTA. ............................................................................................................... 24

Votazione dell'emendamento Dadone 1.54 .................................................................................. 25

Votazione emendamento Cecconi 1.104, ..................................................................................... 25

Votazione emendamento Cozzolino 1.55, ................................................................................... 26

Votazione emendamento Bianconi 1.101 .................................................................................... 27

Votazine emendamento Cecconi 1.105, ....................................................................................... 27

MATTEO BRAGANTINI. .............................................................................................................. 28

ANDREA CECCONI. ..................................................................................................................... 28

MARA MUCCI................................................................................................................................ 29

FABIANA DADONE. ..................................................................................................................... 29

Votazione emendamento Toninelli 1.107 .................................................................................... 30

FRANCESCO SANNA. .................................................................................................................. 30

ARCANGELO SANNICANDRO. .................................................................................................. 31

Votazione emendamento Nuti 1.106 ............................................................................................ 31

Votazione emendamento Cecconi 1.108 ...................................................................................... 32

ANDREA CECCONI. ..................................................................................................................... 34

Votazione emendamento Toninelli 1.109 .................................................................................... 34

MARIASTELLA GELMINI............................................................................................................ 35

MAURIZIO BIANCONI. ................................................................................................................ 35

Votazione emendamenti Gelmini 1.5 e Bianconi 1.102. ............................................................. 36

FABIANA DADONE. ..................................................................................................................... 36

Votazione emendamento Nuti 1.110 ............................................................................................ 37

Votazione sull'emendamento D'Ambrosio 1.111. ........................................................................ 38

DANIELE CAPEZZONE. ............................................................................................................... 38

Votazione emendamento Capezzone 1.114 ................................................................................. 39

FEDERICA DIENI. ......................................................................................................................... 39

Votazione dell'emendamento Toninelli 1.115 ............................................................................. 40

FABIANA DADONE. ..................................................................................................................... 40

Votazione emendamento Dieni 1.116 .......................................................................................... 41

DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 41

PRESIDENTE. ................................................................................................................................. 43

FRANCESCO SANNA. .................................................................................................................. 43

ARCANGELO SANNICANDRO. .................................................................................................. 44

Votazione emendamento Nuti 1.112 ............................................................................................ 45

Votazionesull'emendamento Dadone 1.117, ................................................................................ 45

Votazione emendamento Dieni 1.10, ........................................................................................... 46

Votazione emendamento Cozzolino 1.9 ...................................................................................... 46

MAURIZIO BIANCONI. ................................................................................................................ 47

FRANCESCO SANNA. .................................................................................................................. 47

Votazione emendamento Dieni 1.8. ............................................................................................. 48

DANIELE CAPEZZONE. ............................................................................................................... 48

ROBERTO OCCHIUTO. ................................................................................................................ 49

Votazione emendamento Capezzone 1.119. ................................................................................ 49

Votazione emendamento D'Ambrosio 1.132 ............................................................................... 49

Votazione emendamento Cecconi 1.118 ...................................................................................... 50

Votazione emendamento Nuti 1.121 ............................................................................................ 50

Votazione emendamento Dadone 1.123 ...................................................................................... 51

Votazione emendamento Dadone 1.122, ..................................................................................... 51

Votazione emendamento Nuti 1.120 ............................................................................................ 52

ARCANGELO SANNICANDRO. .................................................................................................. 52

FEDERICA DIENI. ......................................................................................................................... 53

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Votazione emendamento Toninelli 1.125 .................................................................................... 54

IGNAZIO LA RUSSA. .................................................................................................................... 54

Votazione emendamento Dadone 1.124 ...................................................................................... 55

Votazione emendamento Cecconi 1.126 ...................................................................................... 55

FABIANA DADONE. ..................................................................................................................... 56

Votazione emendamento Nuti 1.127 ............................................................................................ 57

Votazione emendamento Nuti 1.128 ............................................................................................ 58

Votazione emendamento Nuti 1.129 ............................................................................................ 58

DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 59

CRISTIAN INVERNIZZI. ............................................................................................................... 59

STEFANO QUARANTA. ............................................................................................................... 60

ROBERTO OCCHIUTO. ................................................................................................................ 61

Votazione emendamento Invernizzi 1.34. .................................................................................... 62

Votazione emendamento Invernizzi 1.37 ..................................................................................... 63

Votazione emendamento Invernizzi 1.52 ..................................................................................... 63

Votazione emendamento Invernizzi 1.31, .................................................................................... 64

Votazione emendamento Invernizzi 1.50 ..................................................................................... 64

Votazione emendamento Invernizzi 1.35 ..................................................................................... 65

Votazione emendamento Invernizzi 1.43 ..................................................................................... 65

Votazione emendamento Invernizzi 1.32 ..................................................................................... 66

Votazione emendamento Invernizzi 1.36 ..................................................................................... 66

Votazione emendamento Invernizzi 1.48 ..................................................................................... 67

Votazione emendamento Invernizzi 1.33 ..................................................................................... 67

Votazione emendamento Invernizzi 1.38 ..................................................................................... 68

Votazione emendamento Invernizzi 1.40 ..................................................................................... 68

Votazione emendamento Invernizzi 1.45 ..................................................................................... 69

Votazione emendamento Invernizzi 1.39 ..................................................................................... 70

Votazione emendamento Invernizzi 1.42 ..................................................................................... 70

Votazione emendamento Invernizzi 1.29 ..................................................................................... 71

Votazione emendamento Invernizzi 1.41 ..................................................................................... 71

Votazione emendamento Invernizzi 1.44 ..................................................................................... 72

Votazione emendamento Invernizzi 1.47 ..................................................................................... 72

Votazione emendamento Invernizzi 1.51 ..................................................................................... 72

Votazione emendamento Invernizzi 1.30 ..................................................................................... 73

Votazione emendamento Invernizzi 1.46 ..................................................................................... 73

Votazione emendamento Invernizzi 1.49 ..................................................................................... 74

Votazione emendamento Invernizzi 1.13 ..................................................................................... 74

Votazione emendamento Invernizzi 1.22 ..................................................................................... 75

Votazione emendamento Invernizzi 1.21 ..................................................................................... 75

Votazione emendamento Invernizzi 1.20 ..................................................................................... 76

Votazione emendamento Invernizzi 1.19 ..................................................................................... 76

Votazione emendamento Invernizzi 1.18 ..................................................................................... 77

Votazione emendamento Invernizzi 1.17 ..................................................................................... 78

Votazione emendamento Invernizzi 1.16 ..................................................................................... 78

Votazione emendamento Invernizzi 1.15 ..................................................................................... 79

Votazione emendamento Invernizzi 1.14 ..................................................................................... 79

Votazione emendamento Invernizzi 1.23 ..................................................................................... 80

Votazione emendamento Invernizzi 1.24 ..................................................................................... 80

Votazione emendamento Invernizzi 1.25 ..................................................................................... 81

Votazione emendamento Invernizzi 1.26 ..................................................................................... 81

Votazione emendamento Invernizzi 1.27 ..................................................................................... 82

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Votazione emendamento Invernizzi 1.28 ..................................................................................... 82

ANDREA CECCONI. ..................................................................................................................... 82

FABIANA DADONE. ..................................................................................................................... 83

Votazione emendamento Toninelli 1.131 .................................................................................... 84

Votazione emendamento Bianconi 1.103 .................................................................................... 84

STEFANO QUARANTA. ............................................................................................................... 85

MAURIZIO BIANCONI. ................................................................................................................ 86

DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 86

RICCARDO NUTI. ......................................................................................................................... 87

MATTEO RICHETTI. ..................................................................................................................... 87

FABIANA DADONE. ..................................................................................................................... 88

ALFONSO BONAFEDE. ................................................................................................................ 88

ROCCO BUTTIGLIONE. ............................................................................................................... 88

FEDERICA DIENI. ......................................................................................................................... 89

Votazione dell'articolo 1. ............................................................................................................. 90

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5

XVII LEGISLATURA

Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 529 di mercoledì 25 novembre 2015

La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 10,25.

Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429-B –

Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero

dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la

soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione

(Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione,

dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C.

2613-B).

PRESIDENTE.

L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge

costituzionale, già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato in prima

deliberazione dalla Camera e nuovamente modificato, in prima 2613-B: Disposizioni

per il superamento della deliberazione, dal Senato: bicameralismo paritario, la

riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento

delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II

della Costituzione.

Ricordo che nella seduta di ieri i relatori e il rappresentante del Governo hanno

espresso il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.

(Ripresa esame dell'articolo 1 – A.C. 2613-B)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e degli emendamenti ad esso presentati

(Vedi l'allegato A – A.C. 2613-B).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Gelmini 1.53.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Richetti. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI.

Grazie, Presidente; non è solo un fatto di rispetto della procedura prevista dalla

Costituzione stessa per la modifica della Carta, quindi, non è solo un atteggiamento di

chi vuole confermare un percorso che il Parlamento ha iniziato, che ha visto, per

quanto ci riguarda, le ultime modifiche al Senato come modifiche definitive di un

testo che vogliamo sottoporre al giudizio degli italiani, ma c’è anche una valutazione

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

6

di merito. Noi riteniamo che la suddivisione delle competenze, che questo

emendamento va a modificare, sia arrivata a un punto di sintesi e di equilibrio che va

mantenuto. Lo dico perché, anche nella discussione che ha preceduto l'esame degli

emendamenti, che io ho ascoltato con attenzione – perché non l'ho trovata sempre

strumentale o pregiudiziale – si è confermata la necessità che questo Parlamento, che

questo ramo del Parlamento, oggi, ponga una valutazione, a nostra volta positiva, di

questa modifica della Carta. Tale necessità l'ho trovata anche nelle parole, seppur

critiche, di tanti colleghi, a partire dall'intervento dell'onorevole Toninelli, che è un

collega che, oltre che stimare, ascolto con attenzione, il quale ha ribadito come non

fosse vero che in questo Paese, da molto tempo, mancano le riforme, elencandone

diverse; ha parlato del mercato del lavoro, delle pensioni, dei servizi pubblici, delle

liberalizzazioni, ma non è riuscito, nemmeno Toninelli, che è un collega preparato e

abile, a trovare un elemento di modifica del sistema istituzionale e costituzionale,

perché è mancato, perché non c’è stato, perché questo Parlamento (non questo nella

fattispecie, ma questa istituzione), non è stato in grado – e senza elementi di polemica

o di critica, ma secondo me con grave responsabilità – di ammodernare, modificare e

cambiare la nostra Carta costituzionale. Oggi le competenze suddivise tra Camera e

Senato delle autonomie, Senato delle regioni...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, il tono della voce.

Prego, onorevole Richetti.

MATTEO RICHETTI.

Tali competenze arrivano, come dicevo, ad un punto di equilibrio definitivo, per cui il

Partito Democratico voterà contro questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Bianconi. Ne ha

facoltà.

MAURIZIO BIANCONI.

Grazie, Presidente; questo emendamento è identico a un emendamento presentato dai

Conservatori e Riformisti; questo, invece, è stato presentato da Forza Italia ed è stato

presentato proprio da chi, alla scorsa passata in quest'Aula, mi impediva di parlare su

questi emendamenti, essendo fermamente contrario, io, a questa riforma, e loro,

invece, molto favorevoli. Faccio presente che, ieri, il collega Baldelli, Presidente, ci

ha ben spiegato il cambiamento di atteggiamento del suo partito e ha fatto un po'come

quegli avvocati di provincia che, non avendo letto le carte del processo, hanno il solo

scopo di far contento il cliente, cioè inventano una storia che accontenta il liente e

l'onorevole Baldelli ha inventato una storia che ha accontentato il suo cliente – lei sa

che per gli avvocati, specialmente per quelli di bassa lega, il cliente è anche il padrone

– e ha raccontato una storia di merito. In realtà, il padrone aveva detto perché la

riforma era prima buona e poi è diventata cattiva: perché non ha avuto il Presidente

della Repubblica che desiderava e perché non gli hanno mitigato la legge Severino.

Questo è il motivo per il quale oggi abbiamo questo emendamento. Lo rimarco,

perché questo è un popolo – e talvolta anche quest'Aula – che ha ben poca memoria

delle cose gravi che succedono. In un Paese normale, un capopartito che dice una cosa

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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così viene immediatamente espulso dall'agone politico; non per quello che ha fatto ma

per quello che ha detto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Occhiuto. Ne ha

facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO.

Presidente, intervengo solo per segnalare che non è...

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Per favore, il tono della voce, vi chiedo di abbassarlo.

Prego, deputato.

ROBERTO OCCHIUTO.

Presidente, solo per segnalare che non è proprio come dice l'onorevole Bianconi,

perché il senso di questo emendamento è quello di riportare l'articolo 55 al testo

precedente alle modifiche avvenute nell'altro ramo del Parlamento, allorquando,

nell'intento di attribuire più funzioni al Senato, si è partorita una versione piuttosto

pasticciata di questo articolo, che definisce appunto le funzioni che avrà l'altra

Camera nel nuovo sistema costituzionale. Con questo emendamento chiediamo

all'Aula di ripristinare il testo precedente, per evitare un pasticcio ulteriore rispetto

alle funzioni attribuite al Senato. Quindi, dichiaro il voto favorevole di Forza Italia,

ma non c’è alcuna modifica rispetto al testo già vagliato dall'Aula della Camera nella

precedente lettura. Noi vogliamo semplicemente che si ripristini quel testo.

PRESIDENTE. Non ci sono altri interventi. Passiamo ai voti. Indìco la votazione mediante

procedimento...

DANIELE CAPEZZONE. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Capezzone, prego. Revoco l'indizione della votazione. Non mi pare si fosse

prenotato... Mi scusi, non l'abbiamo vista noi. Prego, Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE.

Si figuri, signor Presidente. Anzi, con il cambio di postazione e la nascita della nostra

componente, è l'occasione per dare a lei e ai colleghi il buongiorno e il buon lavoro, e

anche il buongiorno al collega Occhiuto, che è collega troppo attento e troppo

politicamente esperto per invitarci a guardare l'albero di questo emendamento,

dimenticando la foresta. E la foresta dice che, nel passaggio precedente, il gruppo di

Forza Italia celebrava questa riforma come la madre di tutte le riforme, oggi, negli

interventi pubblici, ci spiegano che siamo invece a un passo dal regime. Io non so se

questo sia vero, ma, se siamo a un passo dal regime, chi ha collaborato a questa

riforma, come il gruppo di Forza Italia, è coautore del male che oggi dice di

contrastare.

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PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Gelmini 1.53, con il parere contrario della Commissione e del

Governo, il relatore di minoranza Toninelli che si rimette all'Assemblea, e con il parere

favorevole degli altri tre relatori di minoranza.

Votazione emendamento Gelmini 1.53

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Lainati, Donati, Famiglietti, Petraroli, Anzaldi, Sanga, Bonafede, Romele, Schullian,

Plangger, Sibilia, Di Battista, Massa, Paola Bragantini, Nizzi, Di Lello.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 398

Votanti 343

Astenuti 56

Maggioranza 172

Hanno votato Si 70

Hanno votato No 272

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Gelmini 1.1 e Bianconi 1.100. Ha

chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BIANCONI.

Grazie, Presidente. Io pregherei i colleghi: è vero che bisogna fare svelti, però le

cavolate che si scrivono in Costituzione poi rimangono e segnano come un timbro

indelebile l'ignoranza cospicua di chi le ha scritte e di chi le ha votate. Qui si parla del

Senato che esercita, attenti...

PRESIDENTE. Sì, infatti, per favore, il tono della voce, soprattutto chi parla vicino a chi sta

intervenendo.

MAURIZIO BIANCONI.

... le funzioni di raccordo fra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica. Io

sfido qualsiasi costituzionalista, qualsiasi esperto di diritto, a definire giuridicamente

la parola «raccordo», che è una parola tipica dei documenti politici che si scrivono,

degli ordini del giorno, o dei documenti che si fanno delle sezioni di partito. Ma la

cosa più singolare è questo termine «costitutivi»: «costitutivi» cosa significa ? Che

sono della Costituzione o che costituiscono ? E se è «costituiscono» bisogna andare

all'articolo 117, e allora il Senato si occuperebbe del raccordo fra comuni, città

metropolitane e Stato, se ho capito bene. C’è una Camera fatta da non si sa da chi –

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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perché poi lo vedremo –, che si occupa di fare una cosa imprecisata per gli enti che

costituiscono – penso che si voglia dire questo e non costituzionali – la Repubblica,

cioè lo Stato, i comuni e le città metropolitane. Qui non è che siamo all'ircocervo, qui

siamo al monstrum. Qui non si capisce che cosa fa chi ! Qui siamo all'Assemblea

inutile da un punto di vista istituzionale ma utilissima da un punto di vista politico,

perché con 51 voti tiene in ostaggio la Repubblica italiana. Passeremo alla storia per

aver votato questo schifo. Pensate a quello che fate quando lo votate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato

Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE.

Grazie, signor Presidente. Sfortunatamente agli errori degli anni passati – perché

purtroppo l'articolo in esame scaturisce anche da errori degli anni passati – si

aggiunge ora questo errore, bene illustrato dal collega Bianconi, di un incerto ruolo di

raccordo. Io invito tutti i colleghi – chi ha ambizione per una riforma costituzionale –

a confrontare l'apertura della Costituzione americana («We the people»), quindi le

regole che vengono dalla gente, dalla comunità, a questa strana assemblea di

condominio (Stato, regioni, province e comuni) in cui il Senato avrebbe il ruolo

incerto – non si capisce – di amministratore di condominio. Penso che quando fra

dieci anni, vent'anni, trent'anni – le Costituzioni andrebbero pensate con il respiro dei

decenni – qualcuno leggerà questa cosa, darà un giudizio molto duro non solo del

livello politico ma del respiro culturale di questa Assemblea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Toninelli. Ne ha

facoltà.

DANILO TONINELLI.

Presidente, se questa riforma dovesse passare, gli studenti dei banchi delle facoltà di

giurisprudenza si troveranno a leggere le parole che ora sto leggendo. Il nuovo

articolo 55 della Costituzione che dice: «Il Senato della Repubblica», puntini puntini,

«esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli enti costitutivi della Repubblica».

Punto a apo. «Concorre», sempre il Senato della Repubblica, puntini puntini,

«all'esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato, gli enti costitutivi della

Repubblica e l'Unione europea». In cinque righe si dice una cosa e un'altra cosa

differente, che magari gli addetti al mestiere possono intendere seppur con difficoltà,

ma che i cittadini e neppure gli studenti potranno intendere.

E mi permetto anche di leggere una valutazione tecnica che il MoVimento 5 Stelle in

Commissione ha chiesto al Comitato per la legislazione, proprio a causa di questa

parte totalmente sgrammaticata della modifica fatta dal Partito Democratico e dalla

maggioranza in generale. Il Comitato per la legislazione dice che, a seguito delle

modifiche apportate dal Senato relative all'articolo 55, ci potrebbero essere dei

problemi di coordinamento: quindi noi stiamo dando al Paese e ai nostri studenti un

articolo della Costituzione che per semplicità, chiarezza e facilità di comprensione è

una «fetenzia», che dice alla prima riga che il Senato ha il compito diretto... Sì,

fetenzia, Presidente ! Ha il compito diretto di raccordo tra lo Stato e gli enti costitutivi

della Repubblica, e subito dopo concorre ad esercitare la stessa cosa ! Penso che sia

scandaloso dare al Paese e ai futuri studenti delle facoltà di giurisprudenza una

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Costituzione scritta con i piedi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5

Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Occhiuto. Ne ha

facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO.

Presidente, anche noi abbiamo presentato questo emendamento per le ragioni che ha

affermato prima il collega Bianconi, ma anche per una ragione ulteriore: perché

questo emendamento mira ad evitare che nello stesso articolo ci possa essere una

inutile ripetizione, in quanto, nel primo periodo del quarto comma dell'articolo 1, si

legge che il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali, poi, nel

periodo successivo, si dice che il Senato della Repubblica concorre all'esercizio della

funzione legislativa, nonché all'esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato e gli

enti costitutivi. Due volte si fa riferimento a questo esercizio di raccordo fra lo Stato e

gli enti costitutivi, creando una difficoltà interpretativa che non è degna di un dettato

costituzionale !

Ci vien da dire che le modifiche apportate a questo articolo nell'altro ramo del

Parlamento evidentemente hanno impegnato molto più il Partito Democratico al suo

interno per dirimere le questioni più controverse, che non l'approfondimento che

sarebbe stato necessario in Aula. Questa è la ragione per cui abbiamo proposto questo

emendamento, che mira a rendere più comprensibile l'articolo 55 e più degno quello

che deve essere il dettato della Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega La Russa. Ne ha

facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA.

Presidente, voteremo a favore di questo emendamento: che non tocca poi un punto

essenziale forse del testo, ma è emblematico, perché fa vedere come al Senato le

modifiche che sono intervenute, anziché semplificare il testo, lo hanno trasformato in

una sorta di testo-accordo interno alle forze politiche, o alla stessa forza politica, col

solo risultato di contraddire quello che già c'era nel testo, bello o buono che fosse.

Quindi una critica, oltre che nel merito, soprattutto nella forma: credo che, mettendo a

raffronto il testo della Costituzione scritto dai Padri costituenti e quello che noi stiamo

per licenziare, ci rimanga solo un verbo, o meglio un sostantivo, la vergogna; perché

un testo come quello che stiamo per licenziare non merita di potere assumere

connotazioni costituzionali. E di questo, credo, ce ne dovremmo ricordare anche fra

qualche anno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fiano. Ne ha

facoltà.

EMANUELE FIANO.

Presidente, vorrei per il suo tramite far sapere al collega Toninelli, che si è espresso in

termini così eleganti sul contenuto della legge e riportandosi al parere del Comitato

per la legislazione, che il Comitato per la legislazione medesimo pone soluzione al

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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quesito che qui l'onorevole Toninelli ha posto; perché, a seguito dell'evidenziazione di

una tematica critica, aggiunge – pezzo che il collega Toninelli non ha citato –: «In

proposito si osserva peraltro che, come si può desumere da lavori preparatori, oltre

che da un'interpretazione sistematica delle due disposizioni, ovvero le diverse

competenze, mentre il primo periodo sembrerebbe volto ad individuare il ruolo del

Senato qualificandolo come luogo del raccordo tra lo Stato e gli enti costitutivi della

Repubblica, il secondo periodo invece sembrerebbe volto ad enumerare le

competenze che sono assegnate a tale ramo del Parlamento, annoverando tra di esse

anche quelle di raccordo tra lo Stato, gli enti territoriali e l'Unione europea, da

esercitare in concorso con la Camera».

Non so, Presidente, se questa sia una «fetenzia»: a me pare la risoluzione logica del

tema che poneva il collega Toninelli. Tanto è vero che – immagino per ragioni di

tempo, per la brevità dei minuti che gli erano consentiti per l'intervento – il collega

Toninelli ha omesso di ricordare la conclusione del parere obbligatorio del Comitato

per la legislazione, che le leggo, Presidente, e che la prego di voler consegnare al

collega Toninelli: «Il Comitato ritiene che, per la conformità ai parametri stabiliti

dall'articolo 16-bis del Regolamento, non vi sia nulla da osservare». E anch'io,

Presidente, facendo mio questo parere, ritengo che non ci sia proprio null'altro da

osservare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sugli identici emendamenti Gelmini 1.1 e Bianconi 1.100, con il parere

contrario della Commissione e del Governo, mentre si rimettono all'Aula i relatori

Toninelli e Quaranta, ed esprimono parere favorevole i relatori Invernizzi e la Russa.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamenti Gelmini 1.1 e Bianconi 1.100

D'Ambrosio, Fabbri, Di Lello, Cera, Galperti, Mognato, Piccione, Pili, Marzana,

Corda, Molteni...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 438

Votanti 436

Astenuti 98

Maggioranza 170

Hanno votato Si 50

Hanno votato No 288

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Centemero 1.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo, mentre si

rimettono all'Aula i relatori Toninelli, Quaranta e Invernizzi, ed esprime parere

favorevole il relatore La Russa.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Dichiaro aperta la votazione.

Votazione emendamento Centemero 1.2 (Segue la votazione).

Folino, Simone Valente, Di Lello Catania, Caruso, Gadda, Zolezzi...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 440

Votanti 444

Astenuti 96

Maggioranza 173

Hanno votato Si 53

Hanno votato No 173

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Quaranta 1.11.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Quaranta. Ne ha facoltà.

STEFANO QUARANTA.

Signor Presidente, stiamo parlando delle funzioni delle Camere, in particolare delle

funzioni del Senato. Abbiamo deciso con questa proposta di riforma che il

superamento del bicameralismo paritario avverrà differenziando le funzioni delle

Camere; peccato che da questo dettato costituzionale non si capisca esattamente quale

sia il compito di questo Senato. Si sarebbero potute fare molte cose, c'erano proposte

alternative, l'abbiamo visto anche in sede di discussione sulle linee generali. Qui non

c’è un confronto tra riformatori e conservatori. Si poteva persino ipotizzare un

monocameralismo perché con un Senato come questo, che non serve a nulla, forse

sarebbe stato meglio un sistema monocamerale. Cosa proponiamo noi con questo

emendamento ? Visto che si è deciso di fare del Senato la Camera delle regioni, anche

se abbiamo visto con poteri scarsissimi, tutti i Paesi che hanno un impianto federale o

regionale consentono al Senato, che rappresenta le regioni, poteri ben più ampi,

addirittura spesso di veto sulle scelte fatte dall'altra Camera; in questo caso non

abbiamo nulla se non la possibilità di riformare la Costituzione, potere forse

inappropriato e che immagino questo Senato eserciterà magari tra settant'anni, quindi

un potere nullo da questo punto di vista, mentre non c’è nulla sugli specifici poteri

delle regioni. Siccome anche in sede di audizione gli esperti ci hanno detto che

l'efficacia di questo Senato almeno la si dovrebbe misurare nel superamento della

Conferenza Stato-regioni, noi proponiamo che, contestualmente alla creazione di

questo Senato delle autonomie, ci sia il superamento della Conferenza Stato-regioni.

Mi rendo conto che in questo Senato non sono nemmeno previsti i presidenti di

regione, tanto la proposta è raffazzonata e senza senso, però credo che una riflessione

su questo punto, cioè a cosa serva questo Senato, dovremmo farla prima di approvare

una riforma che non ha né capo né coda.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha

facoltà.

ROCCO PALESE.

Signor Presidente, se cortesemente poi vuol far provvedere, è rotto questo microfono.

PRESIDENTE. Va bene, segnalerò.

ROCCO PALESE.

Grazie. Presidente. Noi voteremo a favore di questo emendamento. Parliamo delle

funzioni di un Senato totalmente farlocco, che servirà solo a spostare il contenzioso

attuale che la modifica del Titolo V – con gravi responsabilità della sinistra allorché

approvò quella scellerata modifica del Titolo V che ha innescato la spesa pubblica

completamente scoordinata e il federalismo vero della corruzione che c’è stato nel

nostro Paese, attivato anche e soprattutto da quella modifica del Titolo V per stessa

ammissione, anche se in maniera implicita, da Cantone in una recente intervista su la

Repubblica – ha determinato. Detto questo, non possiamo avere tre organi: la Camera,

la Conferenza Stato-regioni e il Senato. Il Senato andava abolito e andavano

rafforzate le funzioni e le determinazioni della Conferenza Stato-regioni, altro

organismo che comunque è in Costituzione. Determinare una situazione del genere

significa solo spostare il contenzioso che attualmente è tra le regioni e il Governo e lo

sarà successivamente tra questo fantomatico Senato che dovrà nascere – non

sappiamo con quali funzioni e con quali pasticci – e la Camera. Sarebbe stato meglio

abolirlo completamente e comunque, ammesso e non concesso che la maggioranza e

poi successivamente il referendum dovessero confermare questa inopportuna e

pasticciata riforma costituzionale, non c’è dubbio che l'emendamento pone un

problema serio e tenta di porre riparo, meglio feriti che morti, nel. 8senso che toglie la

possibilità al Senato di determinare situazioni che non passino attraverso la

Conferenza Stato-regioni, perché altrimenti invece di avere due contenziosi ne

abbiamo tre, quindi non duplicazione di contenziosi ma triplicazione, con il blocco e

paralisi di tutto quello che riguarda il procedimento non solo dell'iter legislativo, ma

di una serie enorme di riforme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha

facoltà.

DANILO TONINELLI.

Signor Presidente, condividiamo quanto affermato dal collega Quaranta, perché una

delle maggiori criticità di questa riforma è il fatto che non si capisca dove si va a

parare. Si danno alcune funzioni, in particolare in questo articolo, al Senato ma non si

capisce assolutamente all'atto pratico come possono essere attuate. Che significa che il

Senato svolge le funzioni di raccordo, che concorre a svolgere funzioni di raccordo,

che valuta la politica pubblica della pubblica amministrazione ? Non significa proprio

nulla, perché se non si esprime, non accade niente; se si esprime positivamente, non

accade niente; se si esprime negativamente nei confronti della funzione pubblica, non

accade nulla. Ha perfettamente ragione nel dire che rimane in vita anche la

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Conferenza Stato-regioni, che diventa una sorta di duo rispetto al Senato. Quindi noi

voteremo favorevolmente a questo emendamento e confermiamo la nostra idea, che

riteniamo essere giusta, che l'iniziativa di questa riforma è esclusivamente quella di

creare un governismo assoluto; poco importa creare funzioni raffazzonate e

difficilmente applicabili al Senato, l'importante è che ci sia solo una Camera che dà

una fiducia deglutita da un'unica persona, che è il Capo del Governo, e che quindi

possa fare ciò che vuole. In sintesi possiamo dire, tra virgolette, «non disturbate il

manovratore» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo

Bragantini. Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI.

Signor Presidente, quanto ho ? Un minuto o cinque ? Ne parlo cinque. Intanto su questo

provvedimento noi del movimento del fare siamo favorevoli in quanto noi ritenevamo

che questa riforma doveva andare a rivedere le funzioni...

PRESIDENTE. Ha un minuto.

MATTEO BRAGANTINI.

Però prima non mi ha risposto, quindi ne ho cinque ! Semmai dalle prossime volte...

PRESIDENTE. No, non le ho risposto cinque, non le ho risposto perché stavamo verificando.

MATTEO BRAGANTINI.

Dicevo appunto che il Senato a nostro avviso doveva avere un ruolo che andava a

sostituire totalmente la Conferenza Stato-regioni e il Senato doveva appunto avere un

vincolo di mandato ed essere un Senato alla tedesca. Un sistema sul quale a parole

tutti i gruppi erano favorevoli, dal PD fino a tutte le altre forze politiche; non

riusciamo a capire perché abbiamo perso questa occasione di andare a far sì che ci

fosse un vero Senato delle autonomie, un vero Senato delle regioni. Dunque per

questo motivo voteremo a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Francesco Sanna.

Ne ha facoltà.

FRANCESCO SANNA.

Signor Presidente, siamo al quarto esame parlamentare del testo di riforma

costituzionale e quindi è abbastanza originale, direi forse bislacco, sentire argomenti

che non tengono conto di quello che si è detto nelle tre precedenti letture. La scelta

del Parlamento è che il Senato sia un organo politico e quindi in qualche modo

diverso, in quanto politico-rappresentativo, dalla Conferenza Stato-regioni, nella

quale, voglio ricordare, ci sono solamente e siedono solamente gli esecutivi, quindi

non c’è una dialettica maggioranza-opposizione, non c’è una dialettica di forze

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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politiche. Si poteva fare così ? Si poteva abolire il Senato, si poteva

costituzionalizzare la Conferenza Stato-regioni ? Certo, ma la scelta del Parlamento è

stata diversa e anche le forze politiche, che oggi qui la contestano, hanno concorso a

dire e a volere una loro rappresentanza politica nel Senato della Repubblica.

Sgombrato il campo quindi da questa originale e bislacca modalità di discutere, io

vorrei dire che rimane il problema di raccordare, come fa la Conferenza Stato-regioni

e, vorrei dire, città, il rapporto tra gli enti costitutivi della Repubblica, che a questo

punto diventeranno le regioni e i comuni, eliminando la riforma la provincia, e lo

Stato, ed è esattamente questa la ragione per la quale il comma precedente, che avete

criticato e che noi invece abbiamo confermato nel testo del Senato, dà proprio al

Senato il potere di esercitare le funzioni di raccordo tra lo Stato e gli enti costitutivi

della Repubblica. Questo vuol dire che potrà esserci, avendo questa norma una natura

diciamo sovraordinata a quella che oggi definisce la Conferenza Stato-regioni, che è

semplicemente una legge ordinaria, una capacità espansiva della funzione del Senato

nel senso di assorbire delle competenze, delle funzioni, degli oggetti di discussione

che oggi sono propri della Conferenza Stato-regioni.

Diamo al tempo e alla politica il mandato e il compito di fare questa sperimentazione.

È tutta scritta qui dentro, è una norma non solo di attribuzione di competenza, ma

anche di principio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato

D'Attorre. Ne ha facoltà.

ALFREDO D'ATTORRE.

Grazie, Presidente. Semplicemente, per suo tramite, per invitare il collega Sanna a una

maggiore prudenza nel qualificare alcune argomentazioni critiche rispetto a questo

articolo e, immagino, anche rispetto a successivi elementi che esamineremo, nel senso

che, forse, se una parola come «bislacca» si può adoperare, credo che forse sarebbe

più adeguata non a chi sottolinea la natura del tutto irrisolta e indefinita del Senato

che esce da questa riforma costituzionale, ma appunto l'esito a cui si è pervenuto.

E, d'altra parte, le stesse argomentazioni del collega Sanna, che parlano di un processo

politico che dovrà, nel tempo, in via sperimentale, provare a definire il compito del

nuovo Senato, credo che valgano più di ogni altra argomentazione a definire la qualità

e l'esito per lo meno problematico di questo processo di riforma costituzionale

(Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Quaranta 1.11, con il parere contrario della Commissione e

del Governo e il parere favorevole di tutti i relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Quaranta 1.11

Folino, Piepoli, Marzano, Casellato, Donati, Tinagli...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Presenti 453

Votanti 453

Astenuti

Maggioranza 227

Hanno votato Si 160

Hanno votato No 293

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Centemero 1.3, sul quale vi è il parere

contrario della Commissione e del Governo, il relatore di minoranza Toninelli si è

rimesso all'Aula e vi è il parere favorevole degli altri tre relatori di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Presidente, colleghi, non so come si possa eludere una domanda del tipo «cosa è

scritto in questo articolo 55, quinto comma», perché è veramente un articolo

incomprensibile. Mettiamoci dal punto di vista del cittadino comune: vengono usati

termini giornalistici, forse per avvicinarsi al linguaggio comune, ma non sono termini

giuridici né di un'efficacia indispensabile per poter tranquillizzare coloro i quali

devono poi realizzare la Costituzione.

Il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali – e qui siamo a che

cosa è, come dire, nella sua funzione – ed esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e

gli altri enti costitutivi della Repubblica. Quindi, funzione di raccordo ! Ora, ho

sentito interventi di qualche esponente della maggioranza: mi vuole spiegare, in

pratica, che cosa deve fare questo Senato ? Immaginiamo che il Senato fosse

quest'Aula: come eserciterà queste funzioni ? Sono funzioni legislative ? Sono

funzioni amministrative ? In quale sede e in quale luogo ? E poi ripete la stessa cosa

nel periodo successivo: concorre all'esercizio della funzione legislativa nei casi e

secondo le modalità stabilite dalla Costituzione – parole completamente inutili, perché

è evidente che dovrà agire nell'ambito della Costituzione –, e ripete: all'esercizio delle

funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica e l'Unione

europea.

Siccome avevano dimenticato, prima, di mettere l'Unione europea, l'hanno messa nel

secondo periodo.

Ma chi lo ha scritto questo testo ? Ma chi l'ha scritto ? Poi, partecipa alle decisioni

dirette alla formazione e all'attuazione degli atti normativi. Che significa ? Significa

che legifera; si dice legifera, non si dice partecipa alle decisioni dirette alla

formazione e poi all'attuazione degli atti normativi. E come si fa ? Il Parlamento come

partecipa all'attuazione di una legge ? Come partecipa ? Una volta che il Parlamento

ha varato una legge, l'attuazione della legge non spetta al Parlamento: spetta al

Governo, ci insegnavano alle lezioni di educazione civica nella scuola elementare

(Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

Poi, valuta le politiche pubbliche e l'attività delle pubbliche amministrazioni.

Cioè, che cosa farà questo Senato ? Farà un seminario ? Farà, non so, una specie di

audizione, di Civit, di qualche cosa ? Che cosa farà questo Senato ? Si può mai

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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scrivere un testo costituzionale in questa maniera ? Qui bisogna mandare il testo

all'esame, come dire, al vaglio di giuristi; non solo, ma, soprattutto, di linguisti,

perché coloro i quali hanno scritto questo testo non sono in grado di leggere e,

soprattutto, di scrivere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra

Ecologia Libertà).

Questo deve essere chiaro. E quando il collega Sanna dice che siamo alla quarta

lettura, proprio questo fa impressione: siamo alla quarta lettura e non si è ancora

capito che questo testo non dice niente. Bene ha fatto l'onorevole Bianconi a dire:

scusate, raccordo cosa significa ? E, dopo tante parole, la maggioranza non è stata in

grado di spiegare che cosa significa raccordo, e noi, che stiamo all'opposizione,

dobbiamo fare degli emendamenti nel tentativo disperato, ma spesso anche limitato,

di dare un contenuto alla vaghezza di questo testo.

Per esempio, il nostro emendamento, quello che prevede di indicare che venga

soppressa la Conferenza Stato-Regioni, è un modo, così come hanno fatto altri con gli

altri emendamenti, di dare un contenuto a quello che non c’è, alla vaghezza di questo

testo. Poco c’è mancato che non scrivessero: facciamo una cosa, facciamo la Cosa

uno, la Cosa due. Perché si scriveva la Cosa uno ? Perché Occhetto non sapeva che

cosa fosse quello che voleva fare e allora i giornalisti lo aiutavano (mi ricordo la

Repubblica che dava contenuto), tutti gli intellettuali, a scrivere che cosa fosse la

Cosa uno, perché lui non lo sapeva. E il testo, qui, è il testo della Cosa uno, che non

so che cosa sia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia

Libertà e del deputato La Russa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Bianconi. Ne ha

facoltà.

MAURIZIO BIANCONI.

Presidente, quando ho indicato l'indescrivibile linguaggio giuridico di questo articolo,

ho indicato come emblematica la parola «raccordo», che è stata giustamente ripresa

da chi ha un minimo di sensibilità. In realtà, senza bisogno del Senato, c’è una regola

generale che è presupposta alla Costituzione e c’è l'obbligo di leale collaborazione

istituzionale fra enti. Non c’è bisogno del Senato, non c’è bisogno di indicare, perché

la leale collaborazione fra enti è un dovere presupposto alla Costituzione.

Quindi, siamo alla fiera degli ordini del giorno inutili. In più, lei sa, Presidente, perché

è uomo di cultura, che la nostra Costituzione può piacere o meno, ma su una cosa

sono tutti d'accordo: è scritta in un italiano ineguagliabile, ma pochi sanno perché.

Infatti, quando i costituenti, che non eravamo noi, ma avevano, senza sminuirci più di

tanto, ben altra levatura che la nostra, ebbero fatto il testo, chiamarono i professori

della Crusca, gli consegnarono il testo e glielo fecero mettere in italiano, con regole

fisse. Siccome Renzi è di Firenze e questa cosa la dovrebbe sapere, se questo

semiaborto linguistico lo avesse consegnato anche lui una settimana alla Crusca, forse

qui saremmo stati a confonderci di meno. Qui si usa un linguaggio che è tipico degli

ordini del giorno dei consigli comunali: la pagheremo sotto un profilo della nostra

identità. Questa legislatura, che porta già un numero che porta male, sarà segnata per

l'ignoranza che noi avremo dimostrato nello scrivere questo schifo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Piepoli. Ne ha

facoltà.

Page 185: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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GAETANO PIEPOLI.

Grazie, Presidente. Credo che, al di là di quella che può essere la polemica

congiunturale legata al dibattito su questo nuovo passaggio parlamentare, un tema

emerge, ed è un tema che noi dobbiamo considerare non più solo in filigrana, ma

davanti a noi.

Ed è un'emergenza per quello che sarà ovviamente il quadro successivo legato al

superamento del bicameralismo perfetto. Intendo dire quello che più volte i colleghi

qui stamattina hanno richiamato: la qualità della legislazione. Il superamento del

bicameralismo perfetto che, con questa legge noi andiamo a certificare, pone questo

non più come una sofisticata esigenza intellettuale, ma come una ragione di

sopravvivenza del Parlamento. Negli altri Paesi d'Europa, in particolare in Germania,

Francia e l'Inghilterra, da alcuni anni, proprio in relazione alla crisi che noi stiamo

vivendo, che è sicuramente nei suoi effetti una crisi economica, ma che è innanzitutto

una crisi delle regole legali e morali della democrazia, si cerca uno strumento per

tentare di sopperire al possibile effetto delle eclissi del parlamentarismo e per

rafforzare la qualità della legislazione. Io credo che proprio perché non avremo più

una sponda per la doppia lettura, perché il superamento del bicameralismo perfetto

produce questo immediato effetto, non ci possiamo più permettere di considerare

questo un sottoprodotto del nostro lavoro parlamentare. Inviterei, quindi, da questo

punto di vista, la Presidenza e i nostri gruppi parlamentari a farsi carico per il

prosieguo, già adesso, di questo tema. Sarebbe terribile se questa esperienza di

innovazione si traducesse in un affievolimento dalla capacità del Parlamento di

produrre buone leggi e quindi anche quegli strumenti senza i quali la lotta per la

democrazia diventa, purtroppo, una lotta monca (Applausi dei deputati del gruppo Per

l'Italia – Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Occhiuto. Ne ha

facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO.

Grazie Presidente, anche con questo emendamento noi miriamo a ripristinare il testo

che era stato modificato prima delle ultime modifiche dell'altro ramo del Parlamento.

Questa volta, però, la modifica che ci restituisce il Senato è una modifica

sostanzialmente più pasticciata rispetto al testo precedente. Vorrei leggere il testo che

il Senato ha analizzato prima che lo modificasse. Là si diceva che il Senato

praticamente si occupava dell'esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato, gli altri

enti costitutivi della Repubblica e tra questi ultimi e l'Unione europea, cioè il Senato

avrebbe dovuto curare il raccordo tra le Regioni, le province, le città metropolitane, i

comuni e le istituzioni europee. Nella modifica che il Senato invece oggi ci restituisce

è scritto che il Senato si occupa dell'esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato,

gli altri enti costitutivi della Repubblica e l'Unione europea. Vuol dire che tutte le

questioni che riguardano il rapporto tra il nostro Stato e l'Unione europea per questo

articolo 55, come modificato dal Senato, saranno di competenza del Senato. Ora,

mentre cresce l'incidenza e anche l'influenza nelle nostre politiche delle istituzioni

europee, noi stiamo delegando all'altra Camera, ad una Camera che avrebbe dovuto

essere minoritaria in termini di funzioni rispetto alla Camera dei deputati, le funzioni

di raccordo con l'Unione europea. Insomma, si tratta di un gran pasticcio che

dimostra, ancora una volta, che potevate provare a discutere di meno nel PD e ad

approfondire meglio in Aula prima di restituirci questo testo.

Page 186: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Centemero 1.3.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Centemero 1.3

Chi non riesce a votare, per favore, alzi la mano. Pes...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 446

Votanti 381

Astenuti 65

Maggioranza 191

Hanno votato Si 93

Hanno votato No 288

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gelmini

1.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si rimette all'Aula il

relatore di minoranza Toninelli e con il parere favorevole dei relatori di minoranza Quaranta,

Invernizzi e La Russa.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Gelmini 1.6

Marzano non riesce a votare... Zoggia, Calabrò, Librandi, Turco, Vecchio, Epifani, Daga, Fusilli,

Busto, Artini...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 452

Votanti 377

Astenuti 75

Maggioranza 189

Hanno votato Si 88

Hanno votato No 289

Page 187: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

20

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Centemero 1.4 e Fassina 1.12.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Quaranta. Ne ha facoltà.

STEFANO QUARANTA.

Grazie Presidente. Nel continuare questa amabile conversazione a distanza con il mio

collega Sanna, vorrei fargli rilevare quanto segue. Siamo un po’ al momento dei

bilanci, allora io provo a mettere in fila cos’è questo Senato, aspettando poi che

l'onorevole Sanna mi contesti qualche punto. Avete istituito il Senato delle regioni e

delle autonomie; questo Senato non è elettivo ma, badate bene, non rappresenta i

governi e le istituzioni locali, cosa che sarebbe stata quindi anche possibile, come

avviene in Germania, rappresenta il sistema politico locale; tuttavia non è elettivo,

perché avete deciso che non sia elettivo. Si istituisce questa sorta di dopolavoro dei

consiglieri regionali mentre, contemporaneamente, si tolgono poteri alle regioni, si

toglie la legislazione concorrente con la clausola di supremazia. Il Governo, quindi la

legislazione nazionale statale, assume una supremazia rispetto a quella locale.

Ancora, l'onorevole Sanna ha ammesso poco tempo fa che questo Senato non serve

nemmeno al superamento della Conferenza Stato-Regioni. Tuttavia, si è deciso di

istituirlo questo Senato, mentre si poteva semplicemente abolire il Senato, visto che

non si capisce bene a cosa serve. Invece no, si è deciso di istituirlo. Proviamo a vedere

insieme quali sono i poteri di questo Senato, perché se una cosa c’è, esiste, anzi viene

inventata ex novo, deve avere dei poteri, deve servire a qualcosa, altrimenti davvero

saremo di fronte ad uno spreco di efficienza e di risorse. Allora basta prendere il testo

per vedere quali sono i poteri di questo Senato. Il Senato rappresenta le istituzioni,

come abbiamo detto prima, poi c’è una serie di «concorre», «partecipa», «valuta»,

ovvero tutte cose che fa anche la Camera. Allora perché abbiamo fatto questo

emendamento, anche in maniera un po’ provocatoria, riportando il testo alla lettura

precedente ? Perché l'unico cambiamento che hanno voluto apportare i senatori a

questo testo è stato quello di mettere al posto della versione precedente (che era

«concorre alla valutazione delle politiche pubbliche»), pensate bene, «valuta le

politiche pubbliche». Questo è l'unico potere apparentemente esclusivo di questo

Senato. Ovviamente non è vero, perché chi valuterà innanzitutto le politiche

pubbliche sarà la Camera che esprime la fiducia al Governo, quindi, anche in questo

caso, non c’è alcun potere specifico ed esclusivo di questo Senato. Allora, onorevole

Sanna, saranno i posteri – io credo – a giudicare quanto sia o meno bislacca questa

proposta che voi portate come riforma della nostra sacra Carta costituzionale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici

emendamenti Centemero 1.4 e Fassina 1.12.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamenti Centemero 1.4 e Fassina 1.12.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Liuzzi, Di Salvo, Tancredi, Ciracì...Tancredi non riesce a votare...aspettiamo poi

l'intervento sul dispositivo della collega Liuzzi...bene, hanno votato tutti a questo

punto.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 446

Votanti 369

Astenuti 77

Maggioranza 185

Hanno votato Si 85

Hanno votato No 284

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 1.54, su cui vi è il parere contrario

della Commissione e del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.

DANILO TONINELLI.

Grazie Presidente. Questo è il primo di una serie di emendamenti che il MoVimento 5

Stelle ha proposto per specificare la valutazione che il Senato fa delle politiche

pubbliche e della pubblica amministrazione. Infatti noi riteniamo che sia una formula

troppo generica e, quindi, irrealizzabile dal punto di vista economico. In questo

emendamento, in particolare, proponiamo non la parola «valuta» e basta, che sarebbe

un valuta» genericamente, ma le parole: «valuta gli effetti economici e sociali delle»

politiche pubbliche.... Quindi, cerchiamo di circostanziare gli effetti della valutazione.

Per fare che cosa ? Per permettere che il Senato sappia in che maniera e come valutare

le politiche pubbliche dello Stato e della pubblica amministrazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sannicandro. Ne

ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Grazie Presidente. Mi ha anticipato il collega. Voglio appunto segnalare che non

soltanto gli emendamenti del MoVimento 5 Stelle, ma anche gli emendamenti degli

altri gruppi di opposizione tendono a dare un contenuto ad una norma che contenuto

non ha. Perché, in effetti, quando si dice «valuta le politiche pubbliche e l'attività delle

pubbliche amministrazioni e verifica l'impatto delle politiche dell'Unione europea sui

territori», si dice tutto e non si dice niente. Comunque, si dice qualcosa che in ogni

caso si potrebbe fare. Allora ecco gli emendamenti. Qualcuno dice: «valuta gli effetti

economici e sociali»; qualcun altro dice: «valuta gli effetti sul mercato del lavoro e

sull'occupazione»; qualcun altro ancora, anziché «valuta», propone: «può valutare»;

qualcun ancora parla di altri ambiti, su la cui valutazione si deve porre attenzione.

Quindi è, come si può notare, uno sforzo delle opposizioni di migliorare il testo, però,

sempre con dei limiti ovviamente. Infatti questo è un testo effettivamente

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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inemendabile. Ricordo che ogni disegno di legge e ogni progetto di legge dovrebbe

avere a monte una valutazione dell'impatto sull'ordinamento che questo disegno legge

può andare a causare. Quindi già esiste in pratica una cosa di questo tipo, non è che la

dobbiamo inserire nella Costituzione. Però – ripeto – le opposizioni, strette tra lasciare

questo testo generico e dargli un minimo di concretezza, sia pur con i limiti che ho

illustrato, si sono per così dire cimentate in quest'operazione. Ma la verità –

prendiamone atto – è che questo è un testo che non può essere emendato perché non è

un testo giuridico. È una specie, come ha già detto qualche collega, di ordine del

giorno del più sperduto comunello.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Ferrari. Ne ha

facoltà.

ALAN FERRARI.

Grazie Presidente, vorrei aggiungere qualche considerazione su questo punto, che

tocca una funzione che viene definita – ed è così – come esclusiva per il Senato e cioè

quella di valutazione delle politiche pubbliche, all'interno dell'articolo 55, che è quello

che stabilisce le funzioni delle Camere. Io penso che si debba ricostruire il

ragionamento che è stato fatto e si debba ricostruire anche il lavoro che ne è poi

derivato nel corso delle diverse letture della Camera. Il ragionamento che è stato fatto è

che noi davamo fine al bicameralismo perfetto, aprendo la strada ad un bicameralismo

differenziato, all'interno del quale ci fosse una Camera, come quella del Senato, in

grado di rappresentare i bisogni dei territori ed in grado di dare rappresentanza e voce

alle istituzioni territoriali.

Questo perché si suppone che l'impatto delle cose che vengono stabilite dalle leggi,

l'impatto delle scelte che vengono assunte dal Governo e dal Parlamento, sia da

verificare nei territori. Questo è stato quindi il motivo per cui, oltre a superare, per

così dire, l'eccessiva struttura – e quindi la fatica di legiferare con due Camere che

avevano lo stesso potere legislativo –, si è anche pensato di introdurre un qualcosa che

in realtà è in gestazione nel nostro Paese da moltissimo tempo, ovvero una Camera

che avesse questa funzione.

La valutazione è una di quelle funzioni sulle quali noi ci giochiamo la scommessa di

questo Senato e lo dico facendo alcune precisazioni. Sul «concorre» o sul «valuta» va

ricordato che è vero che ci sono altre amministrazioni in questo Paese che svolgono

funzioni di valutazione del personale e delle politiche – tra l'altro noi aggiungiamo

una funzione di valutazione delle politiche alla Presidenza del Consiglio con la

riforma della pubblica amministrazione –, ma prevedere al Senato, cioè affidare ad

una Camera, che è una Camera di un sistema bicamerale, la funzione di valutazione

vuol dire mettere a livello più alto una delle funzioni che consente a un Paese di

conoscere quello che accade, di conoscere come un'organizzazione – e in questo caso

tutti i suoi livelli istituzionali – risponda a una delle politiche scelte dal Governo e

scelte anche dal Parlamento, che fa le leggi per spingere quelle politiche.

Credo che, facendo così, noi iniziamo a seguire una strada che in altri Paesi – e l'ho

già ricordato nella scorsa lettura – è stata una strada che ha segnato un progresso della

democrazia molto evidente. Ho già fatto riferimento nel gennaio scorso al GAO, che è

il centro, o meglio l'organizzazione, che si chiama Government Accountability Office,

che presso il Congresso americano svolge funzioni di valutazioni, proprio perché il

Congresso faccia le migliori politiche pubbliche possibili ed eviti di essere

schizofrenico nel legiferare. Questo esiste dal 1921, gli viene affidato un budget di

550 o 600 milioni di dollari all'anno. Allora noi, con questo disegno di legge, non

Page 190: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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stiamo affidando un potere residuale al Senato. Stiamo dicendo: cari senatori,

interpretate al meglio il ruolo che vi viene affidato, perché avete il potere di dotare

questo Paese e il Parlamento di una funzione di conoscenza, quindi non solo di

giudizio. Infatti, valutare non vuol dire né controllare né giudicare: vuol dire

conoscere quello che è accaduto e il motivo per cui i risultati sono stati esattamente

quelli attesi oppure se si sono diversamente verificatisi. Infatti, persino in risultati

diversi c’è del buono. Quindi noi stiamo dicendo a questo Senato e ai senatori che

siederanno nell'altra Camera che avranno questo grande compito, che io penso – mi

avvio alla conclusione, Presidente – possa fare svolgere al nostro Parlamento, nel suo

complesso, una funzione di spinta verso un miglioramento della democrazia.

In conclusione, ho sentito molti colleghi di opposizione che in questi giorni

ribadiscono il fatto che la Carta che abbiamo è talmente perfetta e bella e scritta bene,

che l'esercizio di cambiamento che noi, per così dire, stiamo profondendo è un

esercizio sbagliato. Io preferisco avere una Carta imperfetta, ma che riesca a toccare

con mano alcuni punti irrisolti, come quello del valutare le politiche e valutare

l'impatto delle scelte che fanno Governo e Parlamento, piuttosto che avere una Carta

perfetta, che in realtà non ha sciolto questo nodo per tantissimo tempo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega La Russa. Ne ha

facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA.

Presidente, io mi sono preso la Costituzione, quella vigente, che come sapete è stampata

all'inizio del Regolamento. Leggendo l'articolo 55, ma anche tutti gli articoli successivi,

emerge in maniera chiara quello che il collega Sannicandro e altri colleghi hanno prima

ricordato. C’è una differenza abissale di linguaggio, che non è solo un fatto linguistico,

perché io credo che il testo, che inutilmente cerchiamo di emendare e che stiamo per

licenziare, nasconda non un'incapacità linguistica – per questo, pazienza, i tempi sono

quelli che sono – ma nasconda un vuoto politico.

Io credo che questo modo di modificare l'articolo 55 sia come una specie di

pioggerellina che si vuole far cadere sulle spalle dei senatori per rinfrescarli in una

giornata d'estate. In altre parole, gli si dice: non siete più la Camera alta, ma siete una

cosa così, vi facciamo, però, un articolo della Costituzione lungo, lungo, lungo, lungo;

più lungo è l'articolo, meno chiare sono le parole, più potete avere l'impressione che noi

teniamo ancora in grande considerazione questo ramo del Parlamento. Credo che, in

realtà, non si possa emendare una valutazione come questa che porta a quel linguaggio.

Ed è per questo che, sia per questo emendamento, che per i prossimi quattro o cinque –

li elencherà lei man mano – come gruppo Fratelli d'Italia ci siamo rimessi all'Aula. Non

ce la sentiamo di dire no a questi emendamenti, ma è anche inutile votarli, perché

comunque questo testo della Costituzione rimane un qualcosa di inqualificabile a nostro

avviso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Occhiuto. Ne ha

facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO.

Grazie Presidente, anche noi come il collega La Russa riteniamo che, forse nell'intento

di risarcire l'altra Camera per le ridotte funzioni che nella lettura precedente ad essa

Page 191: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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erano state assegnate, si sia determinata una situazione per la quale al nuovo Senato

saranno attribuite altre funzioni, anche se queste funzioni, poi, per come è scritto il

nuovo articolo della Costituzione che le disciplina, sono molto confuse, proprio come

quella che noi abbiamo chiesto di abrogare, ossia quella sulla quale stiamo discutendo e

che pretende che il Senato valuti le politiche pubbliche e la qualità della pubblica

amministrazione. Ecco, noi avevamo chiesto di abrogare questa locuzione, ma è stato

bocciato il nostro emendamento. Per questa ragione, signor Presidente, vorrei dichiarare

che voteremo a favore di questo emendamento proposto dalla collega Dadone e della

maggior parte degli altri emendamenti che mirano a circoscrivere o, comunque, a

meglio definire in che cosa debba consistere questa attività di valutazione delle politiche

pubbliche. Questi emendamenti mirano, cioè, a stabilire criteri e aspetti che debbano

interessare questa attività di valutazione. Per cui, preannuncio il voto favorevole del

gruppo di Forza Italia su questo emendamento e su molti simili che seguiranno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha

facoltà.

MAURIZIO BIANCONI.

Grazie Presidente, io ho chiesto di prendere la parola per una questione che riguarda

questo e gli altri emendamenti. Parlerò, poi, del perché abbiamo presentato questi

emendamenti perché quello che dice il collega La Russa non è privo di fondamento.

Però, abbiamo scelto di presentare gli emendamenti e lo dirò poi. Ma la cosa che fa più

impressione è che la politica rimane attardata sulla velocità del mondo che ci circonda e,

quindi, rimane sempre più fuori mercato, mentre lo scopo che ha la politica dovrebbe

essere quello di essere più efficiente, più efficace e più veloce. E, invece, noi cosa

abbiamo inventato ? Abbiamo preso una competenza che è tipicamente o dell'Esecutivo

o di commissioni tecniche e ne abbiamo fatto una competenza camerale. In altre parole,

noi diciamo che una Camera valuta l'efficienza e l'efficacia delle leggi. Una Camera ?

La Camera può dare un parere sull'efficienza e sull'efficacia che hanno preparato altri,

ma dare questo potere alla Camera significa togliere efficienza e semplificazione e

significa snaturare una funzione che tipicamente non è camerale. Qui siamo all'abc delle

questioni istituzionali, che sono state completamente sconvolte per fare questo

monstrum che consente – e non mi stancherò mai di dirlo e ne riparleremo con qualcuno

di voi se ancora sarò vivo – a chi ha il Governo e in questa Camera tiene il 51 per cento

dei voti, di tenere in ostaggio la Repubblica italiana. Infatti, il punto vero è questo qui.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato

Quaranta. Ne ha facoltà.

STEFANO QUARANTA.

Il collega Ferrari ci ha spiegato l'importanza delle funzioni di questo Senato. Allora, io

vorrei entrare nella concretezza delle cose del funzionamento di questo Senato. Infatti,

caro collega Ferrari, voi avete creato un Senato fatto da consiglieri regionali e sindaci, i

quali dovrebbero controllare il lavoro di 630 deputati a tempo pieno. Ora, le faccio un

esempio, visto che lei dice che la valutazione è molto importante. Prendiamo

semplicemente il procedimento legislativo. Voi avete dato dieci giorni a consiglieri

regionali e sindaci per impugnare leggi fatte da 630 deputati. Questi non riusciranno

Page 192: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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nemmeno a leggersi le leggi dei deputati, altro che fare le valutazioni delle politiche

pubbliche !

Lei mi deve spiegare come si può fare il consigliere regionale e come si può controllare

il lavoro di quattordici Commissioni in quanto, fatte delle debite proporzioni, avremo

sette senatori per ogni Commissione. Come eserciteranno il ruolo di controllo e di

valutazione ? Me lo spieghi, onorevole Ferrari.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone

1.54.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione dell'emendamento Dadone 1.54

Presenti 460

Votanti 450

Astenuti 10

Maggioranza 226

Hanno votato Si 162

Hanno votato No 288

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(I deputati Zan e Nardi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto

contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Cecconi 1.104, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere

favorevole di tutti i relatori di minoranza, tranne il relatore di minoranza La Russa che si

rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Cecconi 1.104,

Totaro. Chi altro non ha votato ? Ferrari. Chi ha problemi ? Latronico, Piras, che ha

votato. Capodicasa, Lorenzo Guerini, Ribaudo, Gitti. Bene, hanno votato tutti.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 465

Votanti 455

Astenuti 10

Page 193: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Maggioranza 288

Hanno votato Si 166

Hanno votato No 289

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(I deputati Zan e Nardi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto

contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Cozzolino 1.55, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere

favorevole di tutti i relatori di minoranza, tranne il relatore di minoranza La Russa che si

rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione (Segue la votazione).

Votazione emendamento Cozzolino 1.55,

Vico, Piccoli Nardelli, Patriarca, Qualcun altro ? No.Pilozzi, D'Attorre, Latronico,

Zan. Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 470

Votanti 460

Astenuti 10

Maggioranza 231

Hanno votato Si 165

Hanno votato No 295

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Vazio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Bianconi 1.101. Ha chiesto di parlare per

dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BIANCONI.

Grazie Presidente, così vengo qui alla spiegazione di prima in relazione alle valutazioni

dell'onorevole La Russa. Noi abbiamo preso questa decisione, comunque, per la teoria

della riduzione del danno: si presentano questi emendamenti per vedere se si riesce a

limitare il danno. In questo caso, abbiamo scelto di non dare questa competenza come

obbligatoria, ma come potenziale: da «valutare» a «può valutare».

Rispondo così anche, Presidente, alla osservazione del collega Sanna, che ha definito

bislacche alcune osservazioni, e, per fare una citazione di una cultura che conosco, ma

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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che non è la mia, non si può mica guardare la pagliuzza nell'occhio dell'altro, quando nel

proprio c’è una trave. Come si fa a parlare di cosa bislacca, quando ci viene spiegato che

il Senato è il rappresentante delle politiche regionali ? Il rappresentante delle politiche

regionali è la Conferenza Stato-regioni, perché le politiche regionali sono le politiche

dei governi regionali, le politiche dei comuni sono le politiche delle giunte comunali e

dei sindaci, mentre il Senato rappresenta i consigli. Anche in questo caso c’è un'altra

discrasia, perché, da una parte, rappresenta i consigli e poi ci sono ventuno sindaci che

rappresentano gli esecutivi. E anche in questo caso si crea una nuova discrasia, perché è

noto per chi ha fatto il consigliere regionale – io l'ho fatto tredici anni da capogruppo e

so quello che dico – che, fermamente, i consigli sono sempre in opposizione alle giunte,

anche gli stessi consiglieri di maggioranza. Quindi, con il Senato diamo fiato a una

nuova differenziazione delle politiche regionali, perché i consigli si sentiranno forti dei

poteri senatoriali e metteranno in difficoltà le giunte, mettendo ancora più in difficoltà la

leale collaborazione amministrativa e istituzionale. Avete combinato questo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Bianconi 1.101, con il parere contrario della

Commissione e del Governo, sul quale si rimettono all'Aula i relatori di minoranza

Toninelli, Quaranta e Invernizzi e con il parere favorevole del relatore di minoranza La

Russa.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Bianconi 1.101

Archi, Fanucci, Boccuzzi...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 477

Votanti 351

Astenuti 126

Maggioranza 176

Hanno votato Si 47

Hanno votato No 304

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cecconi

1.105, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole dei

relatori di minoranza Toninelli, Quaranta e Invernizzi e sul quale si rimette all'Aula il relatore

di minoranza La Russa.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Cecconi 1.105,

Page 195: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Casellato, Vico, Beni, Tidei, Latronico, Ciracì...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 473

Votanti 461

Astenuti 12

Maggioranza 231

Hanno votato Si 162

Hanno votato No 299

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Dal Moro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.107.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo Bragantini. Ne ha

facoltà.

MATTEO BRAGANTINI.

Grazie, Presidente. Intervengo semplicemente per motivare i molti voti di astensione su

molti di questi emendamenti. Molti di questi emendamenti vanno a restringere, in modo

sostanziale, chi più chi meno, le competenze del Senato. Dunque, a nostro avviso,

questo è sbagliato, perché, a nostro avviso, si dovevano dare altre competenze al Senato

e fare, ovviamente, una riforma alla tedesca, dunque con un Senato veramente delle

autonomie, con vincolo di mandato. Ma ridurre ancora le competenze del Senato, a

nostro avviso, sarebbe assurdo. Infatti, a questo punto, si dovrebbe, per coerenza,

semplicemente abolirlo, così almeno si avrebbero veramente dei risparmi di tempo e di

potenziali contenziosi. Ma ridurre ancora le poche competenze che ha, con formule

varie, potrebbe creare ulteriori contenziosi. Per tutti questi motivi, su molti di questi

emendamenti il gruppo Fare ! si astiene.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cecconi. Ne ha

facoltà.

ANDREA CECCONI.

Grazie, Presidente. Nella sua nuova formulazione, l'articolo 71 di questa riforma

introduce, al quarto comma, una futura e alquanto incerta legge costituzionale,

rinviandone poi la disciplina ad ancor più futura e ancor più incerta legge ordinaria

bicamerale sui referendum popolari propositivi di indirizzo nonché su altre forme di

consultazione popolare.

Lo scopo di questo emendamento è quello di far sì che il nuovo Senato sia un organo

consultivo per i cittadini che vogliono utilizzare questo nuovo canale di consultazione

popolare. I cittadini che vorranno proporre i referendum popolari e propositivi, per

determinare le politiche pubbliche, potranno chiedere al Senato la valutazione delle

stesse, per capire dove e come intervenire e soprattutto se è realmente utile farlo. In

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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questo modo si dà un senso alla valutazione di queste politiche pubbliche, altrimenti, il

nuovo Senato farà finta di servire a qualcosa, ammettendo che faccia quello che si dice

in questa riforma e che faccia realmente qualcosa.

Inoltre, si valorizza quel minimo di democrazia diretta che è stato introdotto in questa

riforma. Diciamo minimo perché il PD, il Governo e la maggioranza hanno respinto

tutte quelle proposte, che venivano dall'opposizione e dal MoVimento 5 Stelle, di

inserire all'interno di questa riforma costituzionale dei veri e propri strumenti di

democrazia diretta per i cittadini e di permettere dei referendum abrogativi propositivi

senza quorum, piuttosto che questa forma di minima democrazia diretta, che è stata

inserita in questa riforma tra l'altro con l'innalzamento delle firme richieste, che già

funziona poco in questo momento e che con questa riforma noi crediamo venga

totalmente soppressa e ammazzata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mucci. Ne ha

facoltà.

MARA MUCCI.

Grazie, Presidente. Condivido quanto detto dal collega Bragantini, perché con questi

emendamenti si sta andando a limitare quelle che saranno le competenze e il margine

d'azione del nuovo Senato.

Invece l'operazione, ciò che potrà fare il Senato, quello che riterrà opportuno fare il

Senato, che, di volta in volta, dovrà esprimersi sui provvedimenti, dovrà essere una

scelta dettata da precisi intenti, anche di legami, come detto, territoriali. Non si tratta,

quindi, di vincolare i poteri e le possibilità del nuovo Senato, scrivendoli direttamente in

Costituzione. La Costituzione deve essere, comunque, snella e dovrebbe enunciare i

principi generali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata

Dadone. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE.

Grazie, Presidente. Intervengo solo per sottolineare quanto Pag. 20detto dal collega

Cecconi. In realtà non si vanno a ridurre le funzioni del Senato, anzi si specifica che,

rispetto alla formulazione dell'articolo 71, quarto comma, nuova formulazione

chiaramente, in merito ai referendum costituzionali i cittadini potranno avere il vaglio

direttamente da questo nuovo Senato, in modo che non si arrivi a scontrarsi contro

quello che è un limite dell'attuale strumento, uno dei più grandi strumenti di democrazia

diretta che abbiamo. Quindi, se i cittadini prima potranno chiedere la possibilità di avere

dei referendum popolari propositivi a questo nuovo Senato, potranno effettivamente

usufruire di questo strumento e raggiungere degli obiettivi.

E questo Senato, addirittura, potrebbe avere una funzione reale rispetto al

pastrocchio che ha. Peraltro, in merito proprio ai referendum propositivi e abrogativi, in

prima lettura, avevamo chiesto al Partito Democratico, che sosteneva di voler allargare

la partecipazione popolare, di inserire questi strumenti senza quorum e ci è stato negato,

nonostante fosse l'unico emendamento.

Quindi, questa la troviamo una proposta di buonsenso: dare al Senato la possibilità di

valutare la possibilità per i cittadini di proporre un referendum.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.107.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Toninelli 1.107

Archi, Gandolfi, Zan, Ragosta, Colletti, Tentori, Misuraca...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 466

Votanti 422

Astenuti 44

Maggioranza 212

Hanno votato Si 126

Hanno votato No 296

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Nuti 1.106, con il parere contrario della

Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza

Toninelli e sul quale gli altri tre relatori di minoranza si rimettono all'Assemblea.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Francesco Sanna. Ne ha

facoltà.

FRANCESCO SANNA.

Grazie Presidente; intervengo per una brevissima osservazione di merito, che vale anche

per il precedente emendamento, e di motivazione del voto negativo sullo stesso:

attribuire al Senato della Repubblica, nuova versione, un potere consultivo a favore di

cittadini che propongono un quesito referendario, ci sembra improprio, perché confonde

la funzione di referendum e la funzione di questo ramo del Parlamento che, comunque,

seppure in maniera selettiva, continua a prender parte all'iter di formazione delle leggi.

Detto in altre parole, più semplici, il referendum è la proposizione, normalmente, di un

«intento ablativo» di cassazione dall'ordinamento di una legge fatta dal Parlamento da

parte del detentore della sovranità, il popolo. Dove il Parlamento non arriva e c’è un

contrasto vero e reale con il popolo, il referendum è stato individuato dai costituenti

come la chiave di soluzione di questo conflitto; ecco, allora, è chiaro che noi siamo

nell'ambito, nel nuovo articolo 71, di una nuova forma di referendum che è quella del

referendum propositivo, per cui leggi costituzionali determineranno il funzionamento

del nuovo referendum propositivo, ma il principio rimane uguale.

Il Senato partecipando alla formazione di una legge, ovvero non partecipando a una

formazione di una legge, nemmeno col potere di iniziativa, è in qualche modo

l'antagonista del comitato proponente del referendum, non è il consulente, non è colui

che può dire: avete ragione o avete torto.

Per cui lasciamo le cose distinte come è giusto che siano; il referendum punta a incidere

sulla legislazione dello Stato con un'iniziativa del popolo, il Senato della Repubblica

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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futuro partecipa alla formazione delle leggi che saranno poi giudicate dal popolo anche

in funzione di comitato promotore del referendum.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sannicandro. Ne ha

facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Presidente, siamo sull'emendamento Toninelli 1.109 ?

PRESIDENTE. Sì.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Perché, appunto, sentivo parlare di referendum invece...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, siamo sull'emendamento Nuti 1.106.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Allora, prenderò la parola sull'emendamento Toninelli 1.109.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Nuti 1.106.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Nuti 1.106

D'Ambrosio, Minardo, Silvia Giordano, Capodicasa, Sgambato, Sanga, Massa,

Rotta...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 470

Votanti 392

Astenuti 78

Maggioranza 197

Hanno votato Si 97

Hanno votato No 295

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Cecconi 1.108, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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favorevole di tutti i relatori di minoranza, a parte il relatore La Russa che si rimette

all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Cecconi 1.108

Lainati, Binetti, Schirò, Capodicasa, Prestigiacomo, Molea, Greco.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 478

Votanti 469

Astenuti 9

Maggioranza 235

Hanno votato Si 171

Hanno votato No 298

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.109.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Grazie, Presidente, voglio intervenire, perché vorrei che qualcuno mi aiutasse a risolvere

quella che a me pare una contraddizione. L'articolo 55, così come non modificato dalla

Camera e dal Senato, dice: la Camera dei deputati è titolare del rapporto di fiducia con il

Governo ed esercita la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e quella di

controllo dell'operato del Governo. Ora, il comma successivo, che è quello emendato,

attribuisce al Senato la facoltà di valutare le politiche pubbliche e l'attività delle

pubbliche amministrazioni. Ora, che significa ? In relazione al comma precedente e cioè

praticamente ai poteri della Camera dei deputati, che è titolare del rapporto di fiducia

con il Governo ed esercita le funzioni di controllo dell'operato del Governo, che deve

fare il Senato della Repubblica ? Valuta le politiche pubbliche e l'attività delle pubbliche

amministrazioni, cioè che fa ? E dopo che fa qualcosa, riferisce al Governo ? C’è una

sorta di rapporto sotterraneo, implicito o esplicito, parallelo del Senato con il Governo

sull'attuazione del programma del Governo ? Sappiamo che la funzione legislativa è

residuale, per quanto riguarda il Senato, ed è scritta in un articolo successivo, quindi,

tutto il resto rimane in capo alla Camera dei deputati e al Governo rimane l'onere di

attuare quello che la Camera ha legiferato. La cosa appare ancora più strana, perché, in

seguito, si scrive: il Senato verifica l'attuazione delle leggi dello Stato, lo ripeto, il

Senato verifica l'attuazione delle leggi dello Stato; che significa ? Noi abbiamo

approvato delle leggi in questo Parlamento, noi, abbiamo approvato delle leggi;

mettiamo l'ipotesi che ci fosse questo Senato di senatori consiglieri regionali e così via.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Quindi, verifica l'attuazione delle leggi dello Stato: con quale strumento ? Con uno

studio e un osservatorio sulla legislazione, come già abbiamo qui ? E dopo che avrà

osservato, che fa, considerato che il controllo sull'operato del Governo, come dice il

quarto comma dell'articolo 55, spetta al Parlamento ? Come è stato qui ricordato si tratta

evidentemente di scrivere qualcosa in un articolo, di allungarne il testo, proprio per dare

l'idea che al Senato si attribuiscono dei poteri, ma in effetti si attribuiscono delle parole.

Infatti, ho fatto un altro piccolo esercizio, che è quello di cancellare le parole inutili in

questo quinto comma. Faccio un esempio pratico per rendere l'idea di come arzigogola

il legislatore: anziché dire che il Senato «legifera» si dice: «partecipa alle decisioni

dirette alla formazione degli atti normativi». In Italia si dice «legifera», invece lo

scompongono, come se fossero in obitorio con un morto da scomporre e ne fanno tanti

pezzi, e poi ricongiungono il significato di quello che qui si vuole dire. Quindi, è

sostanzialmente un articolo inutile nella parte in cui cerca di rimette insieme un rapporto

tra il Governo e il Senato che invece è negato dall'articolo 55, comma quarto, del

Governo, nel quale si dice – ripeto, lo rileggo –: il rapporto di fiducia rimane tra Camera

dei deputati e Governo e tocca alla Camera esercitare la funzione di indirizzo politico.

Sulla base dell'osservatorio che ha messo in atto e delle risultanze dell'osservatorio il

Senato non può dire al Governo qualcosa; non può dire niente, perché è incompetente,

secondo il testo della Costituzione.

PRESIDENTE. Collega Sannicandro, al di là del merito dell'emendamento e del suo

intervento, lei poneva anche una questione, se non sbaglio, di ammissibilità

dell'emendamento. In realtà, giusto per capire: abbiamo dichiarato inammissibili alcuni

emendamenti che parlavano di rapporto di fiducia e presupponevano un rapporto di

fiducia tra il Senato e il Governo, perché non è previsto dall'articolato; in questo caso

c’è un'interlocuzione tra Senato e Governo e quindi solo per questo motivo è stato

dichiarato ammissibile.

ARCANGELO SANNICANDRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Io quegli emendamenti li voterei tutti, perché si tratta di ridurre il danno, l'abbiamo già

detto.

PRESIDENTE. Avevamo frainteso noi, pensando che ponesse una questione di

ammissibilità.

ARCANGELO SANNICANDRO.

No, parlavo degli emendamenti che vogliono sopperire alle lacune del testo, con tutti i

limiti che questo comporta ovviamente.

PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato

Cecconi. Ne ha facoltà.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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ANDREA CECCONI.

Grazie, Presidente. Diciamo che queste attribuzioni del Senato sono – l'abbiam detto più

di una volta – piuttosto vaghe, anzi piuttosto inutili, perché al Senato viene attribuito il

compito di valutare una serie di materie, ma se la valutazione di queste materie dovesse

essere negativa, che cosa diavolo deve succedere al Governo o al ramo del Parlamento

che rimane superstite, come la Camera ? Cioè, se il Senato esprime una valutazione

negativa sulle politiche europee del Governo, che cosa ce ne facciamo di questa

valutazione negativa ? A quanto pare, da quello che è scritto in questa riforma, non ce

ne facciamo assolutamente nulla. Quindi, con questo emendamento chiediamo di

inserire un piccolo capoverso in cui si dà la possibilità al Senato di chiamare il Governo

a riferire nell'Aula del Senato, in questo modo dando una sanzione, seppur lieve, o per

lo meno reputazionale, che consiste appunto nell'obbligo, in capo al Governo, di riferire

pubblicamente in Senato in caso di una valutazione negativa, perché se neanche questo

ci deve essere e deve esserci soltanto un foglio di carta con cui il Senato o una

Commissione del Senato esprime una valutazione negativa su una norma o un'attività

che sta svolgendo il Governo, ci pare pochino. Ci pare forse il caso che almeno il

Governo, come tante volte viene a riferire in Aula alla Camera, sia obbligato dalla

Costituzione ad andare al Senato e a riferire al Senato il perché delle sue scelte.

In quel momento, in quel caso, i senatori e il Senato stesso possono continuare ad

esprime una valutazione negativa sul Governo al Ministro che in quel momento ne è

rappresentante al Senato, in maniera tale almeno da far conoscere all'opinione pubblica

quali sono le motivazioni e soprattutto per permettere, dal punto di vista della

reputazione del Governo, che ci sia una Camera che abbia il compito di mettere in luce

quello che non sta svolgendo nella maniera più opportuna.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.109.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Toninelli 1.109

Arlotti, Latronico, D'Uva, Civati, Scuvera.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 469

Votanti 460

Astenuti 9

Maggioranza 231

Hanno votato Si 166

Hanno votato No 294

La Camera respinge (Vedi votazioni).

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Gelmini 1.5 e Bianconi 1.102.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI.

Grazie, Presidente. Come è già stato osservato, l'articolo 1 del testo, che modifica

l'articolo 55 della Costituzione, ha subito al Senato, in merito appunto alle funzioni del

nuovo Senato, diversi cambiamenti. Questi cambiamenti sono stati giudicati come

peggiorativi non solo da molti esponenti della Commissione affari costituzionali ma

anche dai tanti esperti che sono stati auditi in Commissione, perché vanno a generare

criticità e confusione. Per questo motivo Forza Italia ha presentato diverse proposte

emendative all'articolo 1, nell'ambito di quanto possibile in termini regolamentari e volti

principalmente a superare il disordine nelle funzioni attribuite al nuovo Senato, con

l'obiettivo almeno di riportare il testo a quanto approvato alla Camera, anche perché,

proprio nel momento in cui si toglie il Senato dal circuito fiduciario e quindi se ne

riduce il peso politico, questo tentativo di compensare la perdita di competenze e di

ruolo del Senato, attribuendo delle vaghe funzioni, è francamente fuorviante e anche un

po’ ridicolo e ci consegna un articolo 55 con grandi dubbi interpretativi. Allora, non

solo con riferimento alla valutazione delle politiche pubbliche e all'attività delle

pubbliche amministrazioni ma anche per quanto riguarda l'impatto delle politiche

europee, se non si va a perimetrare, a circoscrivere il ruolo del Senato in quest'ambito e

soprattutto a Pag. 24definire come questo potere venga esercitato, francamente questo

per noi rappresenta il tentativo di risarcire il Senato, ma creando dubbi interpretativi e

molta, molta confusione. Per questa ragione, chiediamo che si ritorni almeno al testo

votato alla Camera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della

Libertà – Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha

facoltà.

MAURIZIO BIANCONI.

Grazie, Presidente. Questa aggiunta del «verificare l'impatto» non fa altro che

aggiungere confusione alla confusione, in un discorso che abbiamo già fatto alcune

volte negli interventi di oggi. «Verificare l'impatto»: anche questo è un modo di

ragionare e di parlare tipico degli ordini del giorno, tipico delle mozioni dei consigli

comunali. «Verificare l'impatto» non vuol dire niente da un punto di vista giuridico,

tanto più da un punto di vista costituzionale; è sempre per allungare il famoso brodo.

Mi sembra che la questione di questo Senato così reinventato nasconda – lo dirò fino

allo sfinimento – il desiderio di mantenere in vita un ente che serve soltanto a chi

controllerà i suoi cinquantuno voti; ma soprattutto contribuisce ad una confusione di

ruoli e ad una messe di possibilità interpretative che renderà la vita di questo ente

quanto mai singolare, piena di ricorsi e di estensioni delle proprie facoltà. Addirittura, se

si dà retta a quello che è scritto con la proprietà indicata dal collega Sannicandro, questo

è un ente che, non potendo legiferare su certe materie, finirà poi col legiferare su di esse,

perché gli è data in fondo anche questa possibilità, sia pure con un giro di parole.

Non penso, contrariamente ad altri estensori dell'identico emendamento, che questo

peggiori in maniera particolare un testo che già era penoso di suo.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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PRESIDENTE. La invito a concludere.

MAURIZIO BIANCONI.

Prendiamo atto che c’è stata una variazione di opinioni, dettata appunto da questo

cambiamento che c’è stato fra Camera e Senato. In realtà il testo faceva schifo prima, e

chi è che ha fatto questo emendamento l'ha votato, fa schifo oggi e per altri motivi si è

cambiato opinione.

PRESIDENTE.

Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,

sugli identici emendamenti Gelmini 1.5 e Bianconi 1.102, con il parere contrario di

Commissione e Governo, mentre il relatore Toninelli si rimette all'Aula, il relatore

Quaranta esprime parere contrario, i relatori La Russa e Invernizzi sono favorevoli.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamenti Gelmini 1.5 e Bianconi 1.102.

Bianchi, Archi...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 478

Votanti 403

Astenuti 75

Maggioranza 202

Hanno votato Si 62

Hanno votato No 341

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Rizzo ha segnalato che avrebbe voluto astenersi. La deputata Nardi ha

segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Nuti 1.110

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Dadone. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE.

Presidente, l'idea di questo emendamento è sempre di dare un senso alle funzioni del

Senato, in particolar modo per quel che riguarda il campo della verifica da parte del

Senato delle politiche europee e del loro impatto sui territori. Che cosa prevede infatti

questo emendamento ? Di aggiungere lo svolgimento di attività consultive per i cittadini

in relazione all'impatto delle politiche dell'Unione europea sui territori, al fine di

favorire la determinazione delle politiche pubbliche nei modi di cui all'articolo 71,

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quarto comma: quindi si parla di nuovo di partecipazione popolare diretta. Infatti questo

nuovo Senato è vero che verificherebbe l'impatto delle politiche europee sui territori, ma

non coinvolgerebbe per niente i cittadini all'interno di questo procedimento.

È in sostanza simile all'emendamento che abbiamo proposto in precedenza, e rispetto al

quale il collega Sanna ha ritenuto che il Senato non dovesse svolgere funzione

consultiva in quanto ci sarebbe stata una confusione tra la funzione consultiva rispetto ai

referendum e la funzione legislativa. Però in realtà è stato detto da quasi tutte le

opposizioni che non si è capita quale sia la reale funzione legislativa di questo Senato,

per cui per dar maggior senso non si vede il perché votare contro ad un emendamento

che propone una maggiore inclusione dei cittadini nell'attività legislativa. Soprattutto

perché si parlava di referendum, e se ne è riferito in merito ad una funzione ablativa; ma

qui si parla di referendum propositivi, quindi di possibilità per i cittadini di proporre

leggi: non vediamo quale sia il contrasto rispetto alla «non funzione» di questo Senato

completamente inutile. Speriamo invece che in questa maniera si riesca a dare in

quest'ambito una funzione maggiormente definita al Senato, quanto meno permettendo

ai cittadini di partecipare maggiormente all'attività legislativa del Paese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Nuti 1.110.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Nuti 1.110

Arlotti, Dellai, Capodicasa...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 466

Votanti 412

Astenuti 54

Maggioranza 207

Hanno votato Si 116

Hanno votato No 296

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Le deputate Nardi e Piccione hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere

voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

D'Ambrosio 1.111, con il parere contrario di Commissione e Governo, favorevole del

relatore Toninelli, contrario del relatore Quaranta, mentre si rimettono all'Aula i relatori

Invernizzi e La Russa.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Page 205: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Votazione sull'emendamento D'Ambrosio 1.111.

Totaro, Capodicasa, Ciracì, Malpezzi, Polidori, Sandra Savino, Santerini,

Prestigiacomo, Biasotti, Bergamini, Caparini, Chimienti...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 471

Votanti 419

Astenuti 52

Maggioranza 210

Hanno votato Si 93

Hanno votato No 326

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Le deputate Nardi e Piccione hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere

voto contrario).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Capezzone 1.114

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE.

Signor Presidente, l'occasione di questo emendamento mi è buona per ricapitolare

quello che con tanti colleghi – fuori da questa Camera con Raffaele Fitto, in questa

Camera con la componente dei conservatori e riformisti – abbiamo cercato di fare dal

primo minuto di questa vicenda della riforma costituzionale. Non «nazarenavamo», non

abbiamo né cominciato né finito di «nazarenare», ma ci siamo concentrati su cinque

punti essenziali: credo offrendo al Governo, che però ha sempre solo detto «no», e

questo ci dispiace, cinque punti fondamentali per un salto di qualità, a nostro avviso,

della riforma.

Numero 1: il presidenzialismo, e ci è stato detto «no»; numero 2: l'abolizione secca del

Senato, che a nostro avviso, sarebbe stata una grande opportunità rispetto ad una

soluzione che temo – anche gli amici del Partito Democratico lo riconoscono – sia una

soluzione, questa attuale, che rischia di essere confusa: ci avete detto «no». Terzo,

inserire un tetto fiscale in Costituzione: fare una cosa storica dalla parte del

contribuente, stabilire che oltre un certo limite di tasse, e anche di spesa, non si poteva

andare, e ci è stato purtroppo detto «no». Avere la schiena dritta rispetto ai vincoli

europei, e ci è stato detto «no».

Ritentiamo con un'ultima cosa, che a nostro avviso dovrebbe interessare non solo ai

colleghi del sud, ma anche ai colleghi di tanta parte del nord: provare ad inserire in

Costituzione il principio della perequazione infrastrutturale. Vale per i grandi

investimenti, vale per le reti, vale per le infrastrutture tradizionali: inserire un elemento

di coesione nazionale, ripeto, non solo tra nord e sud, ma anche tra nord e nord, perché

ci sono tante aree del nord che sono assolutamente dimenticate.

Page 206: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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PRESIDENTE. La invito a concludere.

DANIELE CAPEZZONE.

Vi offriamo in «zona Cesarini» quest'ultima opportunità, sperando che la catena dei

«no» venga interrotta. Speriamo di sì, temiamo purtroppo che non accada (Applausi dei

deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Capezzone 1.114.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Capezzone 1.114

Casellato, Dellai...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 471

Votanti 399

Astenuti 72

Maggioranza 200

Hanno votato Si 101

Hanno votato No 298

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(I deputati Realacci e Manfredi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere

voto contrario).

Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore «Pizzi» di Capua, in

provincia di Caserta, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.115. Ha chiesto di parlare per

dichiarazione di voto la deputata Dieni. Ne ha facoltà.

FEDERICA DIENI.

Signor Presidente, questo emendamento ha le medesime finalità per le quali abbiamo

presentato anche quelli precedenti. La sua formulazione, articolo 71, introduce al nuovo

quarto comma una futura incerta legge costituzionale, rinviandone anche la disciplina a

una ancor più futura legge ordinaria bicamerale, referendum popolari propositivi e di

indirizzo, nonché di altre forme di consultazione.

Lo scopo di questo emendamento è quello di far sì che il nuovo Senato sia un organo

consultivo per i cittadini che vogliono utilizzare questo nuovo canale in relazione alle

politiche dell'Unione europea. I cittadini che vorranno incidere sull'attuazione delle

politiche europee in base a questo emendamento potranno proporre referendum

popolari, proposti dall'articolo 71, sulla base della valutazione dell'impatto delle stesse

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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da parte del nuovo Senato. Noi abbiamo presentato vari emendamenti in questo senso, la

maggioranza fino ad ora ce li ha bocciati ed erano appunto volti a introdurre

referendum, referendum propositivi e referendum senza quorum. Quindi questo

emendamento va sempre in questa direzione, è un emendamento che non incide sulla

struttura che si vuole dare alla nuova riforma, quindi non incide sugli aspetti

fondamentali e non passiamo fare altro che invitarvi a votare favorevolmente perché

appunto è un emendamento di buonsenso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.115, con il parere contrario della

Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza del

MoVimento 5 Stelle, mentre gli altri tre relatori di minoranza si rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione dell'emendamento Toninelli 1.115

Adornato...

Dichiaro chiusa la votazione.

Presenti 476

Votanti 390

Astenuti 86

Maggioranza 196

Hanno votato Si 93

Hanno votato No 297

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Dieni 1.116.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE.

Signor Presidente, continuiamo a insistere sulla questione della partecipazione popolare

diretta. La competenza del Senato, l'abbiamo già detto in tutte le salse, non si capisce

quale dovrebbe essere, ma quello che si tenta di nuovo di introdurre con questo

emendamento, seppure in maniera differente, è sempre una partecipazione popolare

diretta, diversa da quella prevista nei precedenti emendamenti, perché nei precedenti

emendamenti abbiamo chiesto necessariamente la partecipazione dei cittadini anche alla

valutazione – per esempio, nel precedente del collega Toninelli – nella verifica dello

stato di attuazione delle politiche dell'Unione europea, ma qui chiediamo di valutare

anche attraverso la consultazione dei cittadini l'impatto delle politiche europee. Quindi

non è una costrizione, una necessità, ma una possibilità. Io chiedo di valutarla

seriamente da parte della maggioranza o quanto meno di motivarci il perché del parere

contrario, perché se prima c’è stato motivato il parere contrario in merito alla funzione

consultiva sui referendum in generale, poi c’è stato detto che non si poteva sui

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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referendum propositivi per la questione della commistione tra funzione legislativa e

consultiva, che sarebbero andate in contrasto. Nella prima lettura c’è stato proprio

bocciato quell'unico emendamento nel quale eravamo arrivati alla fine a proporre di

togliere il quorum per i referendum sia propositivi che abrogativi, ora qui si chiede

semplicemente la possibilità di consultare i cittadini sulla valutazione di impatto.

Quindi, visto che già non li fate praticamente votare al Senato o forse lo farete ma

non si è capito ancora come o per lo meno non l'ha capito metà di quest'Aula e buona

parte dei costituzionalisti, sarebbe carino almeno permettere ai cittadini, dare loro la

vaga possibilità di partecipare alla valutazione degli impatti delle normative, visto che

poi sulle loro spalle ricadono gli effetti. Quindi chiedo in questo caso, quanto meno alla

maggioranza o al relatore, al Governo, a chiunque vuole, di darci una motivazione sul

perché, anche quindi su una possibilità, ci viene comunque dato, non solo a noi ma ai

cittadini italiani, un parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Dieni 1.116.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Dieni 1.116

Casellato, Gnecchi, Donati, Tancredi, Ermini, Caso, Magorno, Mannino, D'Uva...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 474

Votanti 417

Astenuti 57

Maggioranza 209

Hanno votato Si 118

Hanno votato No 299

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento, anche per consentire

l'allestimento delle cabine di voto per la riunione del Parlamento in seduta comune,

convocata alle ore 13 per l'elezione di tre giudici della Corte costituzionale. L'esame del

provvedimento riprenderà al termine della seduta comune.

Per un richiamo al Regolamento.

DANILO TONINELLI.

Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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DANILO TONINELLI.

Signor Presidente, articolo 56, comma 1, del Regolamento, in riferimento alla votazione

imminente dei giudici della Corte costituzionale. Presidente, da quanto apprendiamo,

oggi i parlamentari si accingono a votare su un'unica scheda tre nomi...

PRESIDENTE. Mi scusi, ma lei mi ha riferito per le elezioni della Camera.

DANILO TONINELLI.

È l'unico momento in cui farlo, Presidente. Mi dia un minuto.

PRESIDENTE. No.

DANILO TONINELLI.

Mi dia un minuto per terminare, Presidente.

PRESIDENTE. Lei mi sta parlando di un altro organo in questo momento, all'interno del

Regolamento.

DANILO TONINELLI.

Ma è l'unico momento questo e in alternativa le chiederò spazio durante le votazioni.

PRESIDENTE. Durante la votazione non può intervenire, c’è il seggio elettorale.

DANILO TONINELLI.

C’è un articolo del Regolamento che dice che si debbono votare i due terzi dei candidati

laddove sono superiori a due, è questo il Regolamento che vige, quello della Camera dei

deputati. Quando il Parlamento è in seduta comune questo Regolamento dice che,

quando nelle votazioni di organi collegiali il numero è superiore a due, i parlamentari

possono votare solo due terzi dei posti per cui si va a votare. È una norma di garanzia

che chiedo venga applicata in questa votazione, esattamente tra trenta minuti, Presidente

(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Bene, la seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 12,30, è ripresa alle 17,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Missioni.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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PRESIDENTE.

Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alli,

Amici, Artini, Bindi, Michele Bordo, Bratti, Caparini, Capelli, Catania, Dambruoso,

Dellai, Di Lello, Epifani, Fedriga, Fioroni, Fontanelli, Fraccaro, Giancarlo Giorgetti, La

Russa, Losacco, Manciulli, Mazziotti Di Celso, Migliore, Pes, Piccoli Nardelli,

Realacci, Rosato, Sanga, Sani, Scalfarotto, Schullian, Scotto, Tabacci, Valeria Valente e

Zampa sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centosette, come risulta dall'elenco

depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della

seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 1 – A.C. 2613-B)

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo respinto

l'emendamento Dieni 1.116.

Passiamo ora alla votazione dell'emendamento Nuti 1.112 a pagina 9 del fascicolo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Francesco Sanna. Ne ha

facoltà.

FRANCESCO SANNA.

Grazie, Presidente, vorrei ricordare ai colleghi il merito di questo emendamento. Stiamo

parlando delle funzioni del nuovo Senato e, in particolare, della funzione di valutazione

delle politiche pubbliche. L'emendamento propone una specificazione di questa

valutazione che abbiamo visto prima respingendo tutti gli emendamenti che intendevano

modificare la definizione generale per limitarla ad una più specifica. E debbo dire che se

avessero mantenuto quella definizione generale e, esemplificando, avessero indicato

specifiche preferenze di valutazione e se non fossimo alla quarta lettura, si poteva anche

dire che, in una cattiva forma di legislazione costituzionale, potevamo aggiungere a una

valutazione di genere anche una valutazione di species, ma questo l'abbiamo già

superato. Quindi, i colleghi del MoVimento 5 Stelle stanno dentro il gioco, cioè

accettano che il nuovo Senato sviluppi una propria attività di valutazione delle politiche

pubbliche e questo è già molto apprezzabile. Ricordiamo che questa valutazione delle

politiche pubbliche è una specificazione del controllo parlamentare. Non è vero, come

qualcuno ha detto prima, che è un concetto che non si capisce, che è una cosa che

mettiamo per far diluire la capacità di precisione del testo costituzionale. Siamo

nell'ambito del controllo parlamentare e il controllo parlamentare si fa, oltre che con

l'indirizzo politico pieno, cioè dando e togliendo la fiducia al Governo, anche con la

valutazione delle politiche pubbliche. Del resto, la relazione finale del cosiddetto

comitato dei saggi, trasmessa al Presidente del Consiglio pro tempore Enrico Letta nel

settembre 2013, insisteva sull'opportunità che il Senato avesse questa possibilità di

valutazione. Ora, si dice, quando nello specifico la valutazione al nuovo Senato viene

richiesta sull'impatto delle politiche dell'Unione europea, di togliere questa valutazione

di impatto per andare ad una – la leggo – «valutazione del gradimento dei cittadini sulle

politiche dell'Unione europea». Ora, un Parlamento non è un istituto di sondaggi, cioè

non è che il Parlamento si mette a rilevare – con quali sistemi poi mi chiedo – il

gradimento dei cittadini. Il Parlamento dovrà farlo con una capacità di analisi dei

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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risultati e degli impatti molto più raffinata e molto più concreta. Se l'Unione europea mi

dà, con questa direttiva, questa calata di effetti sulla regolamentazione legislativa

italiana, che cosa ha prodotto questo ?

Se l'Unione europea mi dà 20 miliardi di fondi strutturali in un dato periodo, come li

abbiamo spesi, che tipo di impatto hanno avuto sui territori: ecco, io credo che sia molto

più opportuna questa capacità di analisi e di valutazione che quella sul gradimento. E

siccome – voglio ricordarlo soprattutto ai colleghi della Lega, ai quali chiedo un voto

contrario su questo emendamento – si parla di impatto sui territori, credo che questo sia

il terreno proprio di una Camera che si dovrà occupare di rappresentare le istituzioni

territoriali in ambito nazionale, quindi un sistema che autorevolmente registrerà anche in

termini critici l'impatto delle politiche dell'Unione europea sul nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha

facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Presidente, il relatore di minoranza ha espresso parere contrario su questo

emendamento...

PRESIDENTE. No, veramente, onorevole Sannicandro, c’è il parere favorevole del relatore

di minoranza del MoVimento 5 Stelle e del relatore di minoranza di Fratelli d'Italia,

mentre si è rimesso all'Aula il relatore di minoranza della Lega, e vi è il parere contrario

del relatore di minoranza di Sinistra Italiana. Quindi, è diversificato in questo modo il

parere dei relatori.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Avevo capito che il collega Quaranta si fosse espresso in maniera contraria.

PRESIDENTE. Il collega Quaranta sì, ma sono quattro i relatori di minoranza. Chiedo scusa,

non avevo capito.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Io facevo riferimento al nostro collega. Quindi, quali sono le ragioni ? In effetti, questa

volta sono d'accordo con Sanna, che il Senato non può essere un ufficio di sondaggi.

Probabilmente c’è una sottile ironia in questo emendamento: dal momento che stiamo

cercando di ridurre il danno ma non veniamo presi in considerazione, probabilmente

questo emendamento serve per ironizzare sulle funzioni del Senato, perché in fin dei

conti è un Senato che ha poca dignità istituzionale. Però, è evidente che sulla verifica

dell'impatto delle politiche dell'Unione europea sui territori, anche qui, c’è da censurare

il linguaggio, perché, che significa «verifica l'impatto» ? Al massimo verifica gli effetti

delle politiche dell'Unione europea sui territori. Ogni volta leggo in emendamenti e

anche nel testo del disegno di legge le parole «sui territori»; io credo che l'azione umana

abbia due coordinate ineludibili: la prima coordinata è il tempo, la seconda coordinata è

lo spazio, quindi non riesco ad immaginare una verifica degli effetti delle politiche

dell'Unione europea sull'Iperuranio. Quindi, questa è un'ulteriore dimostrazione della

sciatteria linguistica del testo. In ogni caso, ciononostante, non possiamo votare a favore

dell'emendamento a firma Nuti, Cecconi ed altri per le ragioni che abbiamo già esposto.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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PRESIDENTE.

Grazie, onorevole Sannicandro. Mi scusi, ma non avevo proprio capito che si riferiva al

relatore di SI-SEL. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Nuti 1.112, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di

minoranza di Sinistra Italiana-SEL e il parere favorevole dei relatori di minoranza del

MoVimento 5 Stelle e di Fratelli d'Italia, mentre si rimette all'Assemblea il relatore della

Lega Nord.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Nuti 1.112

Piazzoni, Corsaro, Piepoli, Antezza, Bordo.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 408

Votanti 369

Astenuti 39

Maggioranza 185

Hanno votato Si 77

Hanno votato No 292

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Dadone 1.117, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere

favorevole di tutti i relatori di minoranza, ad eccezione del relatore della Lega Nord, che

si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Dadone 1.117,

Piepoli, Latronico, Dambruoso, Terzoni, Leva, Lattuca, Romano.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 414

Votanti 372

Astenuti 42

Maggioranza 187

Hanno votato Si 109

Hanno votato No 263

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

46

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Dieni 1.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere

favorevole di tutti i relatori di minoranza, ad eccezione del relatore di Fratelli d'Italia,

che si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Dieni 1.10,

Lainati, Greco, Fanucci, Paris, Del Grosso.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 416

Votanti 378

Astenuti 38

Maggioranza 190

Hanno votato Si 115

Hanno votato No 263

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Cozzolino 1.9, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere

favorevole di tutti i relatori di minoranza, ad eccezione del relatore di Fratelli d'Italia,

che si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Cozzolino 1.9

Greco, Pisano, Montroni.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 420

Votanti 388

Astenuti 32

Maggioranza 195

Hanno votato Si 125

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Hanno votato No 263

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Dieni 1.8.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Presidente, brevemente, colgo l'occasione di questo emendamento per chiedere

chiarimenti a qualcuno della maggioranza, che ha probabilmente le idee più chiare. In

questo quinto comma si dice che il Senato esprime pareri sulle nomine di competenza

del Governo nei casi previsti dalla legge, e fin qui, se fosse scritto così, avrebbe un

senso, però poi si aggiunge che «concorre ad esprimere pareri sulle nomine di

competenza del Governo»: concorre Pag. 32con chi ? Si presume, forse, con la Camera

dei deputati, però, quando andiamo a leggere le competenze della Camera dei deputati,

non troviamo che la Camera dei deputati è competente ad esprimere pareri sulle nomine

di competenza del Governo. Quindi, se qualcuno della maggioranza mi potesse chiarire

le idee sarebbe meglio, perché altrimenti abbiamo anche qui delle parole messe lì, in

più, tanto per scrivere qualcosa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha

facoltà.

MAURIZIO BIANCONI.

Presidente, vorrei tramite lei spiegare all'onorevole Sannicandro che, essendo la nostra

una democrazia competitiva, è il Senato che concorre con se stesso per migliorare le sue

funzioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sanna. Ne ha

facoltà.

FRANCESCO SANNA.

Signor Presidente, capisco il clima scherzoso, ma trattandosi di Costituzione ricordiamo

che in più parti, quando si parla delle competenze di Camera e Senato, che sono sempre

e comunque il Parlamento della Repubblica italiana, anche se con funzioni differenziate,

«concorre» significa «svolgono insieme»: anche se non paritariamente, perché solo alla

Camera è lasciato il potere di indirizzo politico che massimamente si esprime con la

fiducia al Governo, il ruolo di legislazione in alcuni casi, di valutazione delle politiche

pubbliche in altri casi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Dieni 1.8, con il parere contrario della Commissione e del Governo e quello favorevole

dei relatori di minoranza, ad eccezione dell'onorevole La Russa.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Votazione emendamento Dieni 1.8.

Sandra Savino, Pilozzi, Fantinati...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 426

Votanti 391

Astenuti 35

Maggioranza 196

Hanno votato Si 123

Hanno votato No 268

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Capezzone 1.119.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE.

Presidente, intervengo molto brevemente per dire che con questo emendamento si cerca

di intervenire per costruire un rapporto più «a testa alta», più «a schiena dritta» tra

Costituzione italiana e Unione europea. Nel dibattito tra Italia ed Europa nella politica

italiana noi assistiamo a due estremi, entrambi sbagliati: da un lato chi in modo

pedissequo e sistematico subisce lo status quo europeo, anche rispetto a meccanismi non

funzionanti; dall'altro chi ha un approccio esclusivamente distruttivo, da salto nel buio.

Noi proponiamo un passo in avanti, e vogliamo incardinare ora la discussione rispetto a

quello che accadrà nei prossimi mesi.

Scusate, colleghi, senza che la politica italiana se ne accorga – dimentichiamo un

momento le distinzioni di schieramento – stanno per venire alla luce quelli che io

considero dei gravi errori: una tesoreria unica europea; una unione fiscale europea fatta

male, con un rischio di omogeneizzazione al peggio; il rischio di ulteriori controlli

centrali di Bruxelles sui bilanci nazionali che priveranno governi e Parlamento ancora

più di oggi dell'azione effettiva attraverso la politica fiscale, che è il cuore del rapporto

tra elettori ed eletti, tra governi e cittadini. Allora questo emendamento, che vuole

inserire una valutazione di efficacia e di efficienza in Italia su quello che arriva da

Bruxelles, è un passo per porci a testa alta rispetto a quello che accade all'Unione

europea e per evitare nei prossimi mesi un derby francamente molto deludente tra chi va

a Bruxelles, a Parigi e a Berlino e dice sempre e solo «sì» chinando la testa, e chi,

commettendo l'errore uguale e contrario, dice solo «usciamo e usciamo», e non si

capisce dove si vada. Forse è il caso di introdurre un elemento di schiena dritta, di testa

alta rispetto ad alcuni vincoli europei sbagliati (Applausi dei deputati del gruppo Misto-

Conservatori e Riformisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha

facoltà.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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ROBERTO OCCHIUTO.

Presidente, noi abbiamo fin qui votato favorevolmente tutti gli emendamenti del collega

Capezzone; su questo però ci asterremo, ma per le stesse ragioni che lui adduceva nel

suo intervento. È troppo influente nelle politiche nazionali il peso dell'Europa per

affidare la valutazione dell'impatto delle politiche europee, e anche quindi dell'efficienza

e dell'efficacia, al nuovo Senato.

Noi contestiamo che il nuovo Senato abbia il monopolio del rapporto tra lo Stato

centrale e l'Unione europea. Per questa stessa ragione non siamo d'accordo ad estendere

in questa funzione anche la valutazione di efficienza e di efficacia: che va fatta sì, ma

non dal Senato, perché sarebbe sbagliato affidare a questa nuova Camera anche questo

tipo di competenza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Capezzone 1.119, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole

di tutti i relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Capezzone 1.119.

Archi, Di Battista, Mauri, Giammanco, Prestigiacomo...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 440

Votanti 340

Astenuti 100

Maggioranza 171

Hanno votato Si 61

Hanno votato No 279

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

D'Ambrosio 1.132, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e

favorevole di tutti i relatori di minoranza ad eccezione dell'onorevole La Russa.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento D'Ambrosio 1.132

Tartaglione, Gelmini...

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

50

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 443

Votanti 406

Astenuti 37

Maggioranza 204

Hanno votato Si 127

Hanno votato No 279

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Cecconi 1.118, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e quello

favorevole dei relatori di minoranza ad eccezione dell'onorevole La Russa.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Cecconi 1.118

Greco, Bolognesi, Fratoianni, Andrea Romano, Baroni, Pilozzi, Lo Monte...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 445

Votanti 403

Astenuti 42

Maggioranza 202

Hanno votato Si 123

Hanno votato No 280

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Nuti 1.121, parere contrario della Commissione e del Governo, favorevole di tutti i

relatori di minoranza ad eccezione dell'onorevole La Russa.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Nuti 1.121

Occhiuto, Marotta, Malisani, Ottobre, Scuvera, Matarrelli...

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

51

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 452

Votanti 411

Astenuti 41

Maggioranza 206

Hanno votato Si 129

Hanno votato No 282

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Dadone 1.123, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere

favorevole dei relatori di minoranza, mentre il relatore di minoranza del gruppo Fratelli

d'Italia-Alleanza Nazionale si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Dadone 1.123

Pilozzi, Pellegrino, Pesco...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 445

Votanti 398

Astenuti 47

Maggioranza 200

Hanno votato Si 123

Hanno votato No 275

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone

1.122, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei

relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Dadone 1.122,

Greco, sottosegretario Scalfarotto, Narduolo...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Page 219: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

52

Presenti 449

Votanti 444

Astenuti 5

Maggioranza 223

Hanno votato Si 160

Hanno votato No 284

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Nuti 1.120, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere

favorevole dei relatori di minoranza dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia

Libertà, mentre i relatori di minoranza dei gruppi Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale si rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Nuti 1.120

Gadda De Maria, Ruocco...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 449

Votanti 399

Astenuti 50

Maggioranza 200

Hanno votato Si 119

Hanno votato No 280

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.125. Ha chiesto di parlare per

dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Signor Presidente, voteremo a favore di questo emendamento che recepisce quanto

avevo detto in precedenza e cioè che era superfluo dire che verifica l'impatto sui

territori, perché come ho già detto non si opera che sui territori, ma voglio cogliere

l'occasione per evidenziare come il MoVimento 5 Stelle bene ha fatto con gli

emendamenti su cui abbiamo già votato favorevolmente nel voler specificare in generale

quali settori delle politiche europee dovevano essere sottoposti a verifica. Ora invece ci

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

53

sono altri emendamenti che ancora più correttamente cercano di limitare quella

genericità alle competenze specifiche del Senato, cioè non dimentichiamo che il Senato

della Repubblica, ai sensi sempre dell'articolo 55, rappresenta le istituzioni territoriali ed

esercita – abbiamo aggiunto – funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi

della Repubblica. Quindi questa è la potestà del Senato, quindi il Senato rappresenta le

istituzioni territoriali e ne cura diciamo così gli interessi. Poi abbiamo precisato quali

sarebbero le istituzioni territoriali, in qualche altra parte del testo.

Se così è, ben tentano di emendare i colleghi MoVimento 5 Stelle quando per esempio

con l'emendamento successivo dicono «nelle materie la cui potestà legislativa spetta alle

regioni», con l'emendamento ancora successivo dicono «sui bilanci degli enti

territoriali», con l'emendamento ancora successivo «sui territori, sulle regioni e sui

comuni» e con l'emendamento ancora successivo «sugli enti costitutivi della

Repubblica». Questo che cosa sta a significare ? Sta a significare che il testo ben poteva

essere scritto meglio, mentre la maggioranza non si capisce per quale motivo continua a

blindare un testo che da un lato è veramente scritto male ma che soprattutto è

contraddittorio. Se il Senato rappresenta le istituzioni territoriali – tant’è vero che

concorrono a costituirlo le regioni, gli enti territoriali insomma e i comuni – non si

capisce per quale motivo poi avete scritto nel comma quinto che può parlare di tutto e di

più. Non è un modo corretto dal punto di vista dell'architettura istituzionale. Si dovrebbe

precisare che le valutazioni, la verifica dell'impatto e quant'altro dovrebbero essere

limitate e circoscritte alle materia sulle quali il Senato avrà la competenza in relazione

proprio agli enti che lo hanno costituito. Noi voteremo quindi, come ha già detto il

collega Quaranta, a favore di questi ulteriori emendamenti ma ho voluto sottolineare

come in quest'Aula molti di noi fanno un lavoro egregio ma che non viene tenuto in

nessunissima considerazione senza un giustificato motivo. Forse c’è il gusto, c’è uno

orrore verso le cose fatte bene e si preferisce invece soffermarci su testi, comunque essi

siano, purché si vada avanti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dieni. Ne ha

facoltà.

FEDERICA DIENI.

Signor Presidente, con questo emendamento come con quelli successivi denunciamo il

basso livello qualitativo della riforma, infatti fare riferimento ai territori per valutare

l'impatto della legislazione dell'Unione europea appunto sugli stessi non vuol dire nulla.

Noi quello che appunto abbiamo intenzione di fare con questo emendamento è definire

in maniera dettagliata il territorio al quale appunto ci si riferisce.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Dieni. Onorevole Malpezzi, la ringrazio.

FEDERICA DIENI.

Quindi, in questo caso il Senato sarà rappresentativo di alcuni enti locali, in particolare

regioni e comuni, e quindi semplicemente con questa serie di emendamenti che abbiamo

presentato vogliamo semplicemente fare riferimento in maniera tecnica e in maniera

dettagliata a questi enti locali. Come ha detto anche prima di me benissimo

Sannicandro, qui praticamente si abbassa tantissimo il livello della legislazione perché

non si concepisce una Costituzione scritta in maniera molto superficiale, senza

individuare quindi in questo caso espressamente il territorio di riferimento. Vogliamo

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

54

porre rimedio a questa norma quindi apponendo questo tipo di correttivo e invitiamo

tutti a votare favorevolmente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.125, con il parere contrario della

Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza, mentre

il relatore di minoranza del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale si rimette

all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Toninelli 1.125

Fregolent, Baruffi, Caso...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 447

Votanti 436

Astenuti 11

Maggioranza 219

Hanno votato Si 153

Hanno votato No 283

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Dadone 1.124, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere

favorevole dei relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Revoco la votazione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La

Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA.

Signor Presidente, volevo dare l'occasione di citarmi ancora una volta, visto che lo ha

fatto ripetutamente e mentre ci siamo rimessi all'Aula per l'emendamento precedente,

che secondo me era leggermente diverso dai successivi proposti dagli amici, dai colleghi

del MoVimento 5 Stelle, su questo e sugli altri emendamenti, per le ragioni che loro

stessi hanno esposto, cioè, per il tentativo di ricondurre la normativa che stiamo votando

alle funzioni proprie del Senato, noi di Fratelli d'Italia esprimiamo parere favorevole e

invitiamo a votarlo.

PRESIDENTE. La ringrazio. Devo solo precisarle che ovviamente, onde evitare si pensi che

io sia parziale nei suoi confronti e a suo favore, è che per il Presidente è più semplice

dire onorevole La Russa che ripetere per quattro volte le parole «relatore di minoranza,

eccetera». Solo per questo, sia chiaro.

Page 222: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

55

Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,

sull'emendamento Dadone 1.124, con il parere contrario della Commissione e del

Governo e con il parere favorevole di tutti i relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Dadone 1.124

Gandolfi, Fabbri, D'Attorre, Pili. Ci sono altri ? Tripiedi.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 457

Votanti 453

Astenuti 4

Maggioranza 227

Hanno votato Si 162

Hanno votato No 291

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Cecconi 1.126, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere

favorevole di tutti i relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Cecconi 1.126

Coppola. Altri ?

Dichiaro chiusa la votazione

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 443

Votanti 441

Astenuti 2

Maggioranza 221

Hanno votato Si 153

Hanno votato No 288

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(La deputata Tartaglione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

56

Passiamo alla votazione dell'emendamento Nuti 1.127. Ha chiesto di parlare per

dichiarazione di voto l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE.

Grazie, Presidente. Nella scheda che ci è stata fornita dagli uffici, insieme a questo

disegno di legge costituzionale, compare, in merito agli elementi sulla qualità del testo

riferiti, in particolar modo, proprio all'articolo 55, quinto comma, il fatto che nella

formulazione la riforma sia generica e soprattutto atecnica. Cioè, questa formulazione è

sia generica sia atecnica. In effetti, la domanda che ci si pone è a quali territori si faccia

riferimento. L'ha spiegato benissimo prima il collega Sannicandro e altrettanto bene la

mia collega Dieni.

Quindi, con tutta questa serie di emendamenti bocciati finora e anche con questo

proponiamo un'ulteriore specifica, cioè che la norma dovrebbe riferirsi ai territori sui

quali ricadono le competenze di questo nuovo Senato e quindi teoricamente regioni,

comuni e, in generale, gli enti locali. Infatti, questo abbiamo previsto sulle regioni e sui

comuni.

L'emendamento, quindi, insiste e specifica maggiormente l'effetto e dimostra il fatto che

abbiamo già detto tutti prima in maniera piuttosto ampia salvo la maggioranza, ossia che

c’è un basso livello qualitativo a livello di linguaggio utilizzato nella riformulazione di

quella che è la Carta costituzionale. Purtroppo, è un atteggiamento molto

approssimativo ed è particolarmente pericoloso utilizzare un linguaggio di questo

genere, perché si sta andando a modificare la Carta costituzionale e ciò meriterebbe un

pelino in più di attenzione.

Capisco che siamo in quella che dovrebbe essere la quarta lettura, anche se in realtà è la

seconda, ovverosia la prima effettiva della Camera. Quindi, varrebbe la pena, proprio in

merito a quella che era la ratio dell'articolo 138, di riconsiderare i termini utilizzati

perché questa è una buona occasione e se c’è qualcosa da migliorare fermarsi e farlo

comunque, perché tanto non ci corre dietro nessuno e anzi a volte inciampiamo, anzi

inciampate spesso su voi stessi quando correte rispetto a quando non si farebbe se si

volessero approvare gli emendamenti.

Se lo si ritiene condivisibile, visto che si specificano quelle che sono funzioni che non

capisce, francamente, nessuna delle opposizioni, esprimete un parere favorevole o,

perlomeno, motivate il parere contrario ma non sulla base del fatto che siamo in quarta

lettura e, quindi, che la discussione deve essere chiusa (Applausi dei deputati del gruppo

MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Nuti 1.127, con il parere contrario della Commissione e

del Governo e con il parere favorevole di tutti i relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

MARA MUCCI. Presidente, ho chiesto di parlare...

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.

Onorevole Mucci, però cerchiamo di essere un po’ più reattivi, se possibile. Ha chiesto

di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.

MARA MUCCI.

Page 224: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

57

Presidente, scusatemi. Io non sono d'accordo su questi emendamenti che sono restrittivi

rispetto all'ambito di lavoro che sarà quello che disegnerà il nuovo Senato, perché

l'impatto della normativa europea non è un impatto che può essere soltanto sulle regioni

e sui Comuni a livello di bilancio, ma può esserci anche sulle imprese che sono sul

territorio.

Anche quello è un impatto dell'Unione europea. Basta guardare alle ultime norme che

sono state approvate e molto contestate dai territori, come quelle sulla pezzatura delle

vongole e sulle quote latte.

Su questo io spero che il nuovo Senato possa incidere, ovvero su una normativa europea

che, però, impatta non solo sui bilanci dei territori, ma anche sulle imprese stesse,

perché se non guardiamo e non abbiamo un occhio critico anche sull'impatto delle

nostre attività produttive probabilmente anche le normative che vengono emanate non

avranno il risultato che noi ci aspettiamo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Nuti 1.127, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere

favorevole di tutti i relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Nuti 1.127

Qualcuno non riesce a votare ? Minardo Altri ? Onorevole Morani, ci aiuti, però,

perché altrimenti rischiamo di rimanere qui...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 460

Votanti 458

Astenuti 2

Maggioranza 230

Hanno votato Si 165

Hanno votato No 293

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Nuti 1.128, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere

favorevole del relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle e del relatore di

minoranza del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà, mentre i relatori di

minoranza dei gruppi Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e

Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale si rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Page 225: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

58

Votazione emendamento Nuti 1.128

Adornato. Altri che non riescono a votare ? Buttiglione, Fucci. Ci siamo ? Hanno votato

tutti ? Bianconi; se lei si fa distrarre, onorevole Bianconi, poi è inevitabile.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 459

Votanti 339

Astenuti 20

Maggioranza 220

Hanno votato Si 153

Hanno votato No 286

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Nuti 1.129, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere

favorevole di tutti i relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Nuti 1.129

Qualcuno non riesce a votare ? Paris, Amendola, Furnari, Tartaglione, Carinelli.

L'onorevole Furnari ancora non riesce a votare. Siamo a posto.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 456

Votanti 453

Astenuti 3

Maggioranza 227

Hanno votato Si 162

Hanno votato No 291

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Dadone 1.130, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere

favorevole del relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle e del relatore di

minoranza del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà, mentre i relatori di

minoranza dei gruppi Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e

Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale si rimettono all'Aula.

Page 226: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

59

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Dadone 1.130

Ci siamo ? Totaro, Paris, Giorgis, Magorno, che ha votato. Grande, Silvia Giordano;

non pianga perché risolveremo il problema. Abbia fiducia. Fabbri. Altri ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 455

Votanti 402

Astenuti 53

Maggioranza 202

Hanno votato Si 118

Hanno votato No 284

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario, il

deputato Parentela ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Invernizzi 1.34.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

DANILO TONINELLI.

Grazie Presidente. Ci sono ora una lunga serie di emendamenti del collega Invernizzi sui

quali ci asterremo e ora spiego la motivazione. In pratica, non tolgono, né aggiungono

nulla, al già esistente pasticcio fatto dalla maggioranza in questo provvedimento circa le

competenze del Senato. Non è più possibile migliorarlo questo passaggio. Gli

emendamenti del collega Invernizzi, a nostro parere, ripeto, non tolgono, né

aggiungono, lo pasticciano ulteriormente. Ci asterremo su tutti i successivi

emendamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha

facoltà.

CRISTIAN INVERNIZZI.

Grazie Presidente. Siamo in un momento dalla procedura, riguardo la riforma

costituzionale, che obbliga le opposizioni a trovare tutta una serie di artifici –

chiamiamoli così – finalizzati comunque, non come sentivo prima da parte di alcuni, a

migliorare il testo, perché sappiamo che questo testo che è arrivato è blindato. È un testo

sul quale è possibile discutere, ma non sarà possibile ovviamente convincere nessuno

dall'attuale maggioranza circa gli errori che sono stati fatti nel corso dalle letture

precedenti e circa quello che noi, invece, avremmo voluto fare. La finalità di

emendamenti di questo tipo, signor Presidente, non è quella di pasticciare ulteriormente

una riforma costituzionale già ovviamente, a nostro avviso, più che pasticciata. Lo

Page 227: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

60

vedremo soprattutto nell'articolo successivo, quando andremo ad affrontare il tema che,

rispetto a tutti gli altri contenuti di questa riforma, durante la discussione in Senato, ha

concentrato la maggior parte sia dei commenti giornalistici che degli esperti circa il

metodo di elezione del Senato. Qui noi, con questi emendamenti, vogliamo sottolineare

tutto ciò semplicemente dal punto di vista politico. Poi, per carità, se uno venisse

accolto, questo riaprirebbe il gioco al Senato e quindi avrebbe anche la funzione di far

tornare a parlare di quello che vogliamo fare con quello che in origine della discussione,

nel testo base presentato, veniva definito Senato delle autonomie e poi, forse, per una

sorta di pudore, per un sussulto fortunatamente di pudore, è stato ricondotto all'interno

di una terminologia più chiara, quella di Senato della Repubblica, non certo dalle

autonomie. Però, vogliamo sottolineare con la presentazione di questi emendamenti,

come quello di fronte al quale noi ci troviamo, purtroppo, non è un Senato delle

autonomie, perché del Senato delle autonomie non ne ha il profilo e non ne ha i poteri.

Se si fosse voluto, in qualche modo, creare un qualcosa di effettivamente organico,

signore Presidente, noi avremmo potuto guardare ad altre esperienze europee circa la

possibilità di realizzare impianti costituzionali capaci di attraversare periodi devastanti,

se vogliamo, anche dal punto di vista proprio sociale. Mi riferisco alla Costituzione

federale tedesca sotto il cui vigore è stata affrontata la Guerra Fredda, sotto il cui vigore,

soprattutto, in seguito a semplici e non così invasive correzioni, si è riusciti a realizzare

in Germania qualcosa di assolutamente incredibile, vale a dire la riunificazione tedesca.

Quello che non siamo riusciti a capire, infatti, è come mai si sia voluto in Italia prendere

una Costituzione che, proprio quelli che oggi la cambiano, hanno definito più volte, in

più occasioni, come la più bella del mondo.

PRESIDENTE. Concluda.

CRISTIAN INVERNIZZI.

Mi avvio alla conclusione.

Si vuole creare un ectoplasma privo di particolare definizione e insistere in questa

battaglia, che, lo sappiamo, ha un'unica finalità, purtroppo, che è quella di potersi

presentare in campagna elettorale offrendo all'opinione pubblica in pasto un argomento

semplice (perché sarà questo il tema sul quale sicuramente la maggioranza batterà e

Renzi farà la sua campagna elettorale): noi siamo gli unici che hanno preso 315

mantenuti dal popolo, e così via, e li abbiamo cancellati; noi abbia cancellato 315

indennità. Purtroppo, al di sotto di questa patina di demagogia pura, c’è a nostro avviso

un gravissimo problema di equilibro costituzionale. Ecco perché questo Senato, che a

nostro avviso è privo di una effettiva caratterizzazione di Senato delle autonomie, non

dovrebbe nemmeno esistere. A questo punto sarebbe stato più opportuno cancellarlo,

onde evitare di fare quello che è stato fatto, per esempio, anche con le province, con la

differenza che in questo caso costituzionalizziamo un effettivo caos normativo e

istituzionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quaranta. Ne ha

facoltà.

STEFANO QUARANTA.

Grazie, Presidente, anche noi ci asterremo su tutti gli emendamenti proposti

dall'onorevole Invernizzi, di cui apprezziamo la buona volontà, ma riteniamo anche noi

che questa parte dell'articolo 1 sia inemendabile. Del resto, è scritta talmente male, in

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

61

maniera talmente superficiale, che trovo veramente grottesco che questo sia l'articolo 1

della nuova riforma e della nuova Carta costituzionale. Ed è ancora più grottesco e

inqualificabile il fatto che il Premier, il Presidente del Consiglio, presenti questa

sottospecie di riforma come la cartina di tornasole della sua volontà riformatrice del

Paese. Ora io chiederò ai cittadini italiani di leggersi quest'articolo 1 della riforma Renzi

che giudico assolutamente incomprensibile. Per fortuna ci sarà una campagna

referendaria e i cittadini potranno votare liberamente (Applausi dei deputati del gruppo

Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha

facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO.

Grazie, Presidente. È vero quanto hanno sostenuto i colleghi, cioè che questo articolo 1,

o meglio l'articolo 55 della Costituzione per come il Senato l'ha modificato, è difficile

da correggere. Ed è vero anche che forse neanche la serie di emendamenti che ora

voteremo a firma dell'onorevole Invernizzi possono essere sufficienti a correggere

questo articolo.

Il punto però è capire che cosa è successo al Senato. Al Senato la maggioranza,

probabilmente con un intento risarcitorio nei confronti del Senato che sarà, ha attribuito

a questa nuova Camera delle funzioni inopportune, che sarebbe stato opportuno non

attribuire al Senato che sarà. Allora questi emendamenti, siccome hanno lo scopo di

porre in evidenza la necessità di limitare queste funzioni inopportune, hanno un valore

politico che noi condividiamo e per questa ragione li voteremo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha

facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA.

Grazie, Presidente, l'ho detto sin dall'inizio, quindi concordo con i colleghi che l'hanno

ripetuto, che il testo di questo di questo provvedimento, di quella che dovrebbe essere la

nostra nuova Costituzione, è assolutamente inemendabile, perché non risponde alla

esigenza di dare agli italiani una Costituzione più snella, più efficace, più adatta alle

necessità del Paese o semplicemente alle risultanze di un comune sentire, ma è il frutto

di due diverse spinte: la prima, quella di dire, in qualche modo, che si è fatta una

qualsiasi riforma costituzionale, la seconda, lo vedremo nel successivo articolo, quella

di far finta di cancellare il Senato. Invece si mantengono grosso modo i costi e si toglie

ai cittadini la possibilità di eleggere i senatori per affidarli ai partiti in via completa,

anche se apparentemente con la correzione avvenuta così non sembra, invece così resta,

ma ne parleremo.

Allora gli emendamenti, questo e quello successivo, proposti dal collega Invernizzi,

sicuramente, a prescindere dal fatto che verranno bocciati, non possono migliorare o

cambiare una natura di per sé fallace di questo testo, che peraltro risponde, l'altro

elemento, a un tentativo, alla fine, di mettere insieme anime diverse dello stesso partito

di maggioranza.

Però contribuisce a dare un segnale politico sulla incapacità di questo Parlamento di

affrontare in maniera positiva quella richiesta, lungamente attesa, di una Costituzione

più moderna, più chiara, più diretta. Ecco, se non altro, gli emendamenti proposti dal

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

62

collega sono più chiari del resto dei testi. Per questo, pur sapendo che verranno bocciati,

come segnale politico, noi di Fratelli d'Italia voteremo a favore di tutti gli emendamenti

a firma Invernizzi che seguono.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matteo Bragantini.

Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI.

Grazie, Presidente. Indubbiamente in questi emendamenti capisco la ratio degli amici

della Lega, che prevedono che, levando queste competenze al Senato, vi possa essere la

possibilità che la valutazione dell'impatto dei provvedimenti della Comunità europea

riguardi direttamente i territori e le regioni. Ma, a mio avviso, questa è

un'interpretazione, anche se può essere valida, che potrebbe essere limitativa ed essere

utilizzata, per certi versi, da un sistema centralista che sta andando avanti. Dunque

verrebbe tolto sia alle regioni, sia anche al Senato, che noi auspichiamo diventi in futuro

– speriamo in una nuova riforma – un vero Senato delle autonomie, quello che adesso

non è.

È per questo motivo che, anche riconoscendo l'idea degli amici della Lega, noi ci

asterremo, perché riteniamo che potrebbe essere vista o potrebbe essere utilizzata da un

sistema centralista in un Pag. 42modo per limitare ancora di più i poteri sia ai territori

che al Senato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.34, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.34.

Acceleriamo colleghi, per favore... Del Grosso...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 453

Votanti 335

Astenuti 118

Maggioranza 168

Hanno votato Si 50

Hanno votato No 285

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Preziosi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Page 230: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

63

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.37, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere

favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi

con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e sul quale si rimettono all'Aula i

relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.37

Mognato, Galperti...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 448

Votanti 332

Astenuti 116

Maggioranza 167

Hanno votato Si 49

Hanno votato No 282

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.52, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.52

Adornato, Binetti, Taricco, Grillo...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 452

Votanti 338

Astenuti 114

Maggioranza 170

Hanno votato Si 53

Hanno votato No 285

Page 231: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

64

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(La deputata Pellegrino ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.31, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.31,

Ghizzoni, Furnari, Caso...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 451

Votanti 334

Astenuti 117

Maggioranza 168

Hanno votato Si 50

Hanno votato No 284

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.50

Binetti, Luigi Gallo...

Dichiaro chiusa la votazione. Onorevoli Grillo e Cozzolino, chiedo scusa, purtroppo la

votazione è chiusa.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 449

Votanti 335

Astenuti 114

Maggioranza 168

Page 232: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

65

Hanno votato Si 53

Hanno votato No 282

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.35, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.35

Grillo...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 447

Votanti 330

Astenuti 117

Maggioranza 166

Hanno votato Si 49

Hanno votato No 281

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(I deputati Fossati e Molea hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto

contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.43, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.43

Fossati, Cova, Molea, Sisto... Onorevole Crippa, noi aspettiamo... Anche l'onorevole

Nuti... Luigi Gallo, Ferraresi...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Page 233: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

66

Presenti 459

Votanti 339

Astenuti 120

Maggioranza 170

Hanno votato Si 51

Hanno votato No 288

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.32, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.32

Lainati, Fratoianni, Mannino, Colaninno, Bonafede, Benedetti...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 460

Votanti 339

Astenuti 121

Maggioranza 170

Hanno votato Si 52

Hanno votato No 2871

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.36, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.36

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Page 234: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

67

Presenti 445

Votanti 329

Astenuti 116

Maggioranza 165

Hanno votato Si 50

Hanno votato No 279

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Romanini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.48, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.48

Chi non riesce a votare ? Cariello, Paglia, Amendola.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 461

Votanti 338

Astenuti 123

Maggioranza 170

Hanno votato Si 51

Hanno votato No 287

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.33, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.33

Amendola. Altri che non riescono a votare ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Page 235: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

68

Presenti 456

Votanti 338

Astenuti 119

Maggioranza 170

Hanno votato Si 51

Hanno votato No 287

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.38, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.38

Archi. Non vedo altre mani alzate.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 451

Votanti 334

Astenuti 117

Maggioranza 168

Hanno votato Si 51

Hanno votato No 283

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.40, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.40

Marotta, Carinelli.

Dichiaro chiusa la votazione.

Page 236: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

69

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 462

Votanti 341

Astenuti 121

Maggioranza 171

Hanno votato Si 50

Hanno votato No 291

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.45, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.45

Marzano, Alberti, Santanchè.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 452

Votanti 335

Astenuti 117

Maggioranza 168

Hanno votato Si 48

Hanno votato No 287

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.39, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie – Lega dei

popoli – Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Page 237: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

70

Votazione emendamento Invernizzi 1.39

Fratoianni, Paris. Altri che non riescono a votare ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 460

Votanti 340

Astenuti 120

Maggioranza 171

Hanno votato Si 51

Hanno votato No 289

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.42, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, e con

il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie – Lega dei

popoli – Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.42

Montroni, Fanucci, Furnari. Altri che non riescono a votare ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 460

Votanti 339

Astenuti 121

Maggioranza 170

Hanno votato Si 52

Hanno votato No 287

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.29, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, e con

il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie – Lega dei

popoli – Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Page 238: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

71

Votazione emendamento Invernizzi 1.29

Fabbri, Bolognesi, Lattuca. Altri ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 458

Votanti 337

Astenuti 121

Maggioranza 169

Hanno votato Si 51

Hanno votato No 286

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.41, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, e con

il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie – Lega dei

popoli – Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.41

Gadda, Pagano. Altri ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

456 Presenti

337 Votanti

119 Astenuti

169 Maggioranza

Hanno votato sì 53

Hanno votato no 284.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.44, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, e con

il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie – Lega dei

popoli – Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Page 239: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

72

Votazione emendamento Invernizzi 1.44

Luigi Gallo, Rampelli, Malpezzi.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

462 Presenti

340 Votanti

122 Astenuti

171 Maggioranza

Hanno votato sì 53

Hanno votato no 287.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.47, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.47

Bolognesi, Marotta, D'Incà, De Menech...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

455 Presenti

338 Votanti

117 Astenuti

170 Maggioranza

Hanno votato sì 52

Hanno votato no 286.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.51

De Menech, Tartaglione, D'Ambrosio, Gagnarli, Malisani...

Page 240: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

73

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

462 Presenti

344 Votanti

118 Astenuti

173 Maggioranza

Hanno votato o sì 50

Hanno votato no 294.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.30, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.30

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

460 Presenti

343 Votanti

117 Astenuti

172 Maggioranza

Hanno votato sì 54

Hanno votato no 289.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.46, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.46

Fanucci, Marco Di Maio, Giorgis.

Dichiaro chiusa la votazione.

Page 241: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

74

Comunico il risultato della votazione:

456 Presenti

338 Votanti

118 Astenuti

170 Maggioranza

Hanno votato sì 50

Hanno votato no 288.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.49, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.49

Tartaglione, Carbone, Cozzolino, Rubinato, Kronbichler, Berlinghieri..

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

466 Presenti

349 Votanti

117 Astenuti

175 Maggioranza

Hanno votato sì 54

Hanno votato no 295.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.13, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si

rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.13

Bolognesi, ha votato. Altri ? Io non vedo mani alzate.

Dichiaro chiusa la votazione.

Page 242: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

75

Comunico il risultato della votazione:

460 Presenti

346 Votanti

114 Astenuti

174 Maggioranza

Hanno votato sì 54

Hanno votato no 292.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.22, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si

rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.22

Marzana, Andrea Romano, Bolognesi. Hanno votato. Fabbri, Marti, Albanella. Fabbri

ha votato, Albanella pure. Altri che non riescono a votare ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

460 Presenti

348 Votanti

112 Astenuti

175 Maggioranza

Hanno votato sì 53

Hanno votato no 295.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.21, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si

rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.21

Chi non riesce a votare ? Non vedo mani alzate.

Page 243: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

76

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

461 Presenti

344 Votanti

117 Astenuti

173 Maggioranza

Hanno votato sì 52

Hanno votato no 292.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Monchiero ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.20, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si

rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.20

Tartaglione, Paris. Altri ? Non vedo mani alzate. Sì, onorevole Malpezzi. Bene.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

463 Presenti

348 Votanti

115 Astenuti

175 Maggioranza

Hanno votato si 49

Hanno votato no 299

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.19, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si

rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.19

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

77

Abbiamo votato tutti ? No, Del Grosso, Carrozza, Cani. Altri ? Cani non riesce a

votare. Bene. Altri ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

461 Presenti

343 Votanti

118 Astenuti

172 Maggioranza

Hanno votato sì 48

Hanno votato no 295.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.18, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si

rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.18

Placido, Bolognesi, Marco Di Maio, Caso. Altri ? Piccione.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

463 Presenti

344 Votanti

119 Astenuti

173 Maggioranza

Hanno votato sì 48

Hanno votato no 296.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.17, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si

rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Page 245: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

78

Votazione emendamento Invernizzi 1.17

Bolognesi. Bene. Altri che non riescono a votare ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

451 Presenti

338 Votanti

113 Astenuti

170 Maggioranza

Hanno votato sì 45

Hanno votato no 293.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.16, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si

rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.16

Chi non riesce a votare ? Mannino. Altri ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

448 Presenti

338 Votanti

110 Astenuti

170 Maggioranza

Hanno votato sì 48

Hanno votato no 290.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.15, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si

rimettono all'Aula.

Page 246: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

79

Dichiaro aperta la votazione (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.15

Chi non riesce a votare ? Bolognesi, Amendola, Guidesi, Kronbichler, Massa.

Kronbichler non riesce ancora a votare. Ok. Altri ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

452 Presenti

337 Votanti

115 Astenuti

169 Maggioranza

Hanno votato sì 46

Hanno votato no 291

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.14, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si

rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.14

Chi non riesce a votare ? Carrozza, Ferrari. Ok. Altri ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

442 Presenti

328 Votanti

114 Astenuti

165 Maggioranza

Hanno votato sì 45

Hanno votato no 283

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.23, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di

Page 247: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

80

minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si

rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.23

Ci siamo ? Caso, Gallinella, Simone Valente. Altri ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

450 Presenti

335 Votanti

115 Astenuti

168 Maggioranza

Hanno votato sì 46

Hanno votato no 289.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.24, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si

rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.24

Placido, Gutgeld, Caparini, D'Ambrosio.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

453 Presenti

337 Votanti

116 Astenuti

169 Maggioranza

Hanno votato sì 46

Hanno votato no 291

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.25, con il parere contrario della Commissione e del Governo, si rimettono

all'Assemblea i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-

SEL e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e di Fratelli

d'Italia.

Page 248: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

81

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.25

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

455 Presenti

341 Votanti

114 Astenuti

171 Maggioranza

Hanno votato sì 49

Hanno votato no 292

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.26, con il parere contrario della Commissione e del Governo, si rimettono

all'Assemblea i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-

SEL e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e di Fratelli

d'Italia.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.26

Gadda, Colletti.

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione:

446 Presenti

334 Votanti

112 Astenuti

168 Maggioranza

Hanno votato sì 48

Hanno votato no 286

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.27, con il parere contrario della Commissione e del Governo, si rimettono

all'Assemblea i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-

SEL e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e di Fratelli

d'Italia.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Page 249: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

82

Votazione emendamento Invernizzi 1.27

La Russa, D'Ambrosio, Marotta, Paris, Zaratti.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

448 Presenti

331 Votanti

117 Astenuti

166 Maggioranza

Hanno votato sì 45

Hanno votato no 286

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.28, con il parere contrario della Commissione e del Governo, si rimettono

all'Assemblea i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-

SEL e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e di Fratelli

d'Italia.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.28

Binetti, De Rosa, Tancredi, Guerra, Caso.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

452 Presenti

334 Votanti

118 Astenuti

168 Maggioranza

Hanno votato sì 47

Hanno votato no 287.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.131.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.

Colleghi, vi pregherei di abbassare un po’ il tono della voce, per favore. Prego,

onorevole Cecconi.

ANDREA CECCONI.

Grazie, Presidente. Ho fatto questo tipo di intervento anche in mattinata e ribadisco un

po’ lo stesso concetto, nel senso che già il Senato, come previsto dalla riforma che è

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

83

in discussione, avrà ben pochi compiti e sull'operato del Governo avrà dei compiti di

controllo, di verifica, con la possibilità di emettere dei pareri.

Ma se questi pareri dovessero essere contrari o dovessero in qualche modo indicare

che il Senato non è assolutamente d'accordo con quello che il Governo sta facendo,

non esiste...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Cecconi. Colleghi, così però non è possibile. Colleghi !

Prego, onorevole.

ANDREA CECCONI.

... non esiste alcun genere di accorgimento, di sanzione o di strumento affinché questo

parere espresso dal Senato possa in qualche modo arrivare a conoscenza del Governo

per una successiva valutazione, tant’è che rimarrebbe soltanto la Camera dei deputati

l'organo che potrebbe in qualche modo essere impositivo nei confronti dell'operato del

Governo. Con questo emendamento si cerca semplicemente di chiedere che il

Governo sia costretto, su indicazioni del Senato, ad andare nell'Aula del Senato a

riferire e, in qualche modo, ad avere perlomeno una sanzione sulla reputazione

dell'operato del Governo, in maniera tale che il Senato possa fare qualcosa, se mai la

dovesse fare. Infatti, a questo punto ci poniamo anche il problema che possa fare

quello che viene indicato in Costituzione, perché, non essendoci nessuna sanzione,

quello che fa cade completamente nel vuoto, allora ci chiediamo anche quale sia la

motivazione per cui questa Camera debba valutare. Chiediamo che almeno ci sia un

momento in cui il Capo del Governo o il Ministro entri nell'Aula del Senato e ci sia

una pubblicità verso l'opinione pubblica nel dire che il Senato è fermamente contrario

a quello che il Governo sta svolgendo. Così gli stiamo dando almeno un senso,

perché, altrimenti, a questo punto, così com’è si tratta di una competenza che il

Senato ha ma è totalmente priva di senso. Infatti, se devono emettere un documento,

un foglio di carta che dice che i senatori non sono assolutamente contenti di quello

che sta facendo il Governo e tutto finisce lì, francamente credo che i senatori non si

spingeranno neanche a svolgere questo minimo compito, tant’è che forse questo

emendamento – forse ! – li potrebbe mettere nelle condizioni di avere almeno una

«riscossa» nell'avere il Capo del Governo all'interno dell'Aula che deve giustificare il

suo operato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE.

Grazie, Presidente. A sostegno di quanto detto dal mio collega Cecconi, il motivo per

cui abbiamo proposto questo emendamento è, nuovamente, tentare di dare un senso a

un Senato che di fatto un senso non ce l'ha. L'hanno sottolineato tutti in tutte le salse,

ma né il Governo si è alzato a difendere questa sua proposta né tanto meno

maggioranza e relatori si sono sgualciti più di tanto. Che funzione tentiamo di dare ?

Sappiamo che il Senato ha la competenza di «valutare l'impatto delle politiche

dell'Unione europea sui territori», ma se la valutazione è negativa, che succede ?

Assolutamente nulla, e qui viene il problema. Allora, diamo un senso a questo

controllo e, nel momento in cui lo fa, prevediamo una sorta di sanzione lieve, una

sanzione reputazionale, che consiste nell'obbligo in capo al Governo di andare a

riferire pubblicamente in Senato in caso di valutazione negativa da parte del Senato

Page 251: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

84

medesimo. Quindi, avanziamo una proposta per rendere questo Senato un Senato che

abbia un qualsivoglia senso. Questo – giusto per chiudere, Presidente –, per dire che

siamo tutt'altro che un gruppo che Pag. 54dice costantemente «no», ma facciamo

proposte di ogni genere e la maggioranza manco si degna di guardarci (Applausi dei

deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Toninelli 1.131, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore

di minoranza La Russa e il parere favorevole di tutti gli altri relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Toninelli 1.131

Toninelli, Fanucci, Carbone, Manfredi, Magorno.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

422 Presenti

420 Votanti

2 Astenuti

211 Maggioranza

Hanno votato sì 144

Hanno votato no 276.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Bianconi 1.103, con il parere contrario di Commissione e Governo, mentre si

rimettono all'Aula i relatori del MoVimento 5 Stelle, di Sinistra Italiana-Sinistra

Ecologia Libertà e Lega Nord, ed esprime parere favorevole il relatore di Fratelli

d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Bianconi 1.103

Grassi, Vazio, Amoddio...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

429 Presenti

311 Votanti

118 Astenuti

156 Maggioranza

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

85

Hanno votato sì 34

Hanno votato no 277

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell'articolo 1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quaranta. Ne ha facoltà.

STEFANO QUARANTA.

Presidente, siamo alla votazione dell'articolo 1. Vorrei far riflettere quest'Aula sulle

parole del Ministro Boschi. A mio modo di vedere con una leggera sopravvalutazione

di se stessa e con una conoscenza della storia istituzionale di questo Paese

leggermente approssimativa, ci ha fatto sapere dalle colonne del Corriere della Sera

che sono settant'anni che questo Paese aspetta questa riforma.

Capisco che figure che hanno scritto questa Carta costituzionale... Vorrei citarne

alcuni, anche per dar loro l'estremo saluto con la votazione di questo articolo 1:

Calamandrei, Croce, De Gasperi, Di Vittorio, Einaudi, Pertini, Silone, Togliatti Aldo

Moro. Capisco che questi personaggi, rispetto alla cifra politica del Primo Ministro

Renzi e del Ministro Boschi siano poca cosa, e che quindi sono settant'anni che

aspettavamo di avere questo Governo per rinnovare la nostra Carta costituzionale.

E allora vediamo qual è il prodotto della grande innovazione di questo Governo.

Innanzitutto abbiamo superato il bicameralismo paritario. Bene; come l'abbiamo fatto

? Abolendo il Senato ? No: tenendo un Senato, con quali caratteristiche ? Innanzitutto

un Senato non elettivo; lo vedremo poi meglio all'articolo 2. Quindi la grande

innovazione è che i cittadini non voteranno più per il Senato !

E che tipo di Senato facciamo ? Facciamo un Senato delle autonomie o delle regioni,

senza alcuna riflessione su come funzionano oggi le regioni nel nostro Paese, senza

aver ragionato su quali poteri servono ancora alle regioni; perché è paradossale:

facciamo il Senato delle regioni nel momento in cui togliamo dei poteri alle regioni,

grazie all'abolizione della legislazione concorrente, grazie alla clausola di supremazia.

Facciamo un Senato, ripeto non elettivo, in cui non sono rappresentate le istituzioni

regionali, ma i sistemi politici territoriali; e lo facciamo senza assegnargli alcuna

funzione, perché abbiamo visto come sui poteri specifici delle regioni e delle

autonomie il Senato non ha alcun potere speciale, alcun potere di veto, alcun potere

incisivo.

Mentre paradossalmente diamo invece a questo Senato – che è un ibrido, che sempre

in nome della semplificazione vedrà al suo interno cinque tipologie di senatori – il

potere di riforma della Costituzione. Cioè a un Senato non eletto dai cittadini, di

secondo grado, diamo il potere supremo, che l'articolo 1 dice che spetta ai cittadini

italiani, di riformare la Costituzione. Questo è il prodotto di settant'anni di attesa !

Meno male che è arrivato questo Governo.

L'unico elemento certo di questa riforma non riguarda né il Senato, né il

bicameralismo, nulla: riguarda il fatto che questa riforma produrrà un incredibile

accentramento di poteri su una persona sola. E la cosa che io trovo paradossale è che

queste Aule, quella della Camera e quella del Senato, sostanzialmente danno ragione

al Presidente Renzi, che dice che il Parlamento non conta nulla e ci deve essere un

uomo solo al comando: magari per portare avanti le politiche di austerità o di questa

Europa, in modo tale che se qualcuno un giorno alzerà il telefono da Berlino o da

Bruxelles avrà un fedele esecutore qui in Italia (Applausi dei deputati del gruppo

Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà) !

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

86

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha

facoltà.

MAURIZIO BIANCONI.

Signor Presidente, quando si discute di questa pessima legge mi viene sempre in

mente quel proverbio famoso, quella barzelletta, quel modo di dire. Dice: «Quante me

ne ha date, ma quante gliene ho dette». Ecco, io ne ho dette tante ma ne abbiamo

prese tante: perché abbiamo detto in tutti i modi lo scempio che stanno compiendo,

abbiamo spiegato per tutte le angolazioni l'errore istituzionale prima che politico che

viene compiuto; e anche sotto il profilo estetico, formale, che poi in questo caso è

anche sostanza, è commesso con questo obbrobrio che noi andiamo ad approvare.

Voglio soltanto fare due o tre osservazioni. La prima è questa: il Senato è comunque

assemblea, ed è cosa diversa – non mi stancherò mai di dirlo – dalle funzioni di

governo. Noi siamo riusciti con questo Senato a mischiare i poteri assembleari con

quelli di governo delle giunte, dei sindaci, perché ci sono consiglieri regionali e

sindaci all'interno della stessa assemblea. In più abbiamo il retaggio regale ed

imperiali del «regaletto» dei cinque senatori non a vita; perché questi non devono

essere neanche bravi: questi devono essere amici del Presidente ! Quando sono amici

del Presidente, questi possono venire lì ed avere il partitino del 5 per cento all'interno

di questo Senato.

Questa è la prima cosa, la confusione; poi, l'obbrobrio. La terza cosa, al collega che

prima mi ha dato sulla voce sulla questione dell’«esprime pareri», spiegandoci, in

maniera molto soggettiva, che siccome il parere lo esprime già la Camera, noi si

concorre quindi con questo Senato a dare un parere: no, la Camera dà un parere sulle

politiche, non sulle nomine ! Sulle nomine c’è una specificità, un indirizzo unico: la

nomina è un atto, non è una politica, e sulle nomine del Governo la Camera non

esprime pareri. E allora è una, toscanamente parlando, grandissima bischerata !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha

facoltà.

DANILO TONINELLI.

Presidente, a me pare veramente poco esprimere un voto contrario del gruppo del

MoVimento 5 Stelle contro questo articolo: pare veramente poco, perché questo

articolo porta con sé l'unico motivo per cui sono stati modificati più di quaranta

articoli della Costituzione. Questo motivo è scritto in due righe del nuovo articolo 55

della Costituzione stracciata: «La Camera dei deputati è titolare del rapporto di fiducia

con il Governo ed esercita la funzione di indirizzo politico». Quello che voleva il

Presidente del Consiglio, segretario del Partito Democratico è solo questo: tutto il

resto è un contorno, per far vedere che questa legislatura aveva un senso. Solo queste

due righe portano in sé il significato di questa riforma; tutto il resto è nulla, se non una

complicanza e un gran pasticcio i cui effetti li vedremo negli anni, ma tanto era solo

questo che contava nel breve termine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5

Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Nuti. Ne ha facoltà.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

87

RICCARDO NUTI.

Presidente, con questo articolo della Costituzione si vede il livello dei nostri

governanti e della maggioranza. Hanno detto per mesi e anni che queste erano le

riforme chieste dei cittadini.

Invece nessun cittadino ha chiesto questo tipo di riforme costituzionali, guarda caso

infatti questa schifezza che state approvando non è stata inserita in nessuno dei vostri

programmi elettorali, siamo arrivati al punto che smaschera il livello istituzionale e

legislativo di questi personaggi che blaterano da mesi parole vuote. L'unica cosa che

vi hanno chiesto i cittadini è di far funzionare il Parlamento, perché quando si ha la

volontà si può far funzionare il Parlamento, e di non rubare più. Invece voi state

continuando a non far funzionare il Parlamento, a fare solo le leggi che fanno comodo

a voi. Questo i cittadini ve lo faranno pagare (Applausi dei deputati del gruppo

MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Richetti. Ne ha

facoltà.

MATTEO RICHETTI.

Signor Presidente, al di là dei toni con cui il collega Nuti ha concluso il suo

intervento, ho apprezzato le riflessioni che hanno accompagnato la valutazione su

questo articolo. Voglio però puntualizzare due aspetti, uno sollevato dal collega

Quaranta e uno dal collega Toninelli. Non si fa il Senato delle regioni nel momento in

cui si depotenziano le regioni, si chiama riordino. Con la Costituzione non ci sono

meno regioni, c’è meno conflitto tra Stato e regioni. Lo dico perché questo è un punto,

anche rispetto alla centralità a cui l'onorevole Quaranta ha guardato dei lavori

parlamentari, sul quale dovremmo fare un supplemento di riflessione: conta di più o

conta di meno un Parlamento che non è mai arrivato a modificare la Costituzione o

conta di più o conta di meno un Parlamento che oggi, non sotto ricatto alcuno, non

perché è agli ordini dell'uomo solo al comando, ma perché consapevolmente decide di

cambiare la Costituzione in questi termini, sulla quale si può assolutamente essere in

disaccordo ma non certo sulla piena potestà di quest'Aula di assumere

consapevolmente questa decisione ? Un secondo aspetto: sì, Toninelli, è vero. Il

collega ha centrato un punto, volevamo un parlamentarismo nel quale la fiducia fosse

data da una sola Camera, era esplicitamente uno degli obiettivi non solo del PD ma di

tutta la maggioranza. Un'ultima considerazione, Presidente, perché questo è stato un

articolo sul quale ci si è spesso confrontati sul termine «valutazione»: il Parlamento

non eroga servizi, molti emendamenti ci chiedevano di rimettere in capo il

soddisfacimento dei cittadini o il gradimento dei cittadini circa le politiche di livello

superiore, cioè comunitario. Quando si fanno servizi, c’è la customer satisfaction,

quando si fanno le leggi, c’è la valutazione del loro impatto sui territori. È un punto

centrale della differenza tra un'assemblea elettiva di altro livello ed un'Assemblea

legislativa e lo dico perché – concludo – il Parlamento in ogni momento deve avere

contezza della società che sta regolando. Un Parlamento in ogni momento non valuta

genericamente l'impatto delle leggi ma capisce come le leggi stanno trasformando la

società considerato che siamo chiamati a governarla e a produrre norme che la Pag.

57condizionano fortissimamente. Per cui questo primo articolo, su cui il PD darà

ovviamente un voto favorevole, è il caposaldo della riforma che andiamo ad

approvare.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

88

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Dadone. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE.

Signor Presidente, innanzitutto per far presente che se come dice il collega Richetti

l'obiettivo di dare la fiducia in mano alla sola Camera fosse stato un obiettivo del PD

e della maggioranza, avrebbero dovuto inserirlo nel programma delle elezioni, perché

almeno gli elettori l'avrebbero saputo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5

Stelle) e avreste avuto una legittimazione a farlo. Seconda cosa, non ci sarà un

conflitto tra lo Stato e le regioni, ma questo lo state dicendo voi quando già adesso i

costituzionalisti dicono che non si capisce un tubo di questa formulazione. Non lo

dico io, lo dice gente che di lavoro studia la Carta costituzionale. Inoltre il collega

Richetti – ultima cosa – ha detto che il Parlamento ha deciso di cambiare. Ma che

Parlamento ? L'ha fatto il Governo, questa è una riforma presentata dal Governo e voi

vi siete genuflessi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), avete

accettato questo accordo al ribasso e questo pastrocchio ne è il risultato. Non riuscite

nemmeno a sostenerlo voi, questa ne è la palese dimostrazione (Applausi dei deputati

del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Bonafede. Ne ha facoltà.

ALFONSO BONAFEDE.

Signor Presidente, il collega Richetti chiede se conta di più o conta di meno questo Parlamento

che sta massacrando la Costituzione. Conta di meno, non ci sono dubbi che conta di meno,

conta di meno perché non è che il peso di un Parlamento lo decide quanto riesce a truffare

della democrazia esistente, il peso di un Parlamento lo decide lo spessore politico (Applausi

dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) di quel Parlamento, la sua capacità di capire che

quando stai modificando la Costituzione cerchi una convergenza vera e un confronto vero con

le altre opposizioni. Non stai lì ad eseguire gli ordini che vengono impartiti da un Presidente

del Consiglio che non è stato eletto da nessuno (Commenti). Per cui, Richetti, questo

Parlamento conta certamente di meno e continua a contare di meno ogni giorno in cui cercate

di defraudare la nostra Repubblica della sua democrazia (Applausi dei deputati del gruppo

MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha

facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ricordare a tutti noi, a me per primo, che

da trent'anni – forse non da settanta ma certamente da trent'anni – questo Paese si

affatica sul tema delle riforme istituzionali, ed è convinzione diffusa – non so quanto

vera, ma certamente diffusa – che il sistema istituzionale attuale non funziona, che

riforme necessarie per il bene comune vengono ritardate per incapacità funzionale che

deriva dal fatto che il principio di rappresentanza ha prevalso in modo eccessivo

sull'esigenza della governabilità. Non commetterò l'errore fatto da qualche collega

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

89

poco fa di dire «tutti i costituzionalisti dicono questo», perché non è vero, perché i

costituzionalisti sono tanti, ognuno la pensa in modo diverso dall'altro e dovremmo

cercare di argomentare non con l'autorità di supposti esperti ma con la natura delle

cose. La natura della cosa «Parlamento italiano» ci dice che il Parlamento italiano non

funziona bene, non funziona bene perché il principio di rappresentanza ha

predominato, si parla molto e si decide poco e si decide poco perché c’è un eccesso di

potere e di interdizione di diversi gruppi. Un modo di combattere l'eccesso di potere e

di interdizione è quello di passare da un sistema bicamerale a un sistema

monocamerale. Io non so se questo era scritto nel programma del Partito

Democratico, so che di questo si sta parlando in Italia da lungo tempo ed ho il

sospetto che se un'altra proposta fosse stata avanzata, dai banchi dell'opposizione o di

una parte dell'opposizione oggi si direbbe: ma come, non state facendo la riforma che

serve, perché lasciate tutto com'era prima e i difetti del sistema Italia non verranno

cambiati. Certo, tutto può essere criticato, può darsi che andiamo da un eccesso di

rappresentatività a un eccesso di decisionismo, può essere, lo vedremo e nel caso lo

correggeremo, ma negare che esista un problema, pensare che la vecchia Costituzione

andasse bene così come era, limitarsi a criticare le soluzioni che sono proposte da

questa maggioranza senza avanzare proposte di soluzioni alternative non significa fare

un'opposizione costruttiva che serve al bene del Paese. Ci sono cose che potrebbero

essere fatte meglio ? Ma certo, ma perché non vengono proposte ? Perché c’è un

atteggiamento oppositorio il quale sembra dire che di questa riforma non c'era

bisogno ? Ma signori miei, se in questo Parlamento è presente una componente così

forte come quella dei nostri amici grillini e se, oltre ad una quota di elettorato che li

vota perché non ne può più del vecchio sistema, c’è una quota di elettorato ancora

molto più grande che non vota affatto, vuol dire che il sistema non funziona e quindi

dei rimedi vanno adottati. Si potevano adottare altri rimedi ? Forse.

Non sono stato io a diffondere l'idea che in questo Paese bisogna realizzare... Ecco

forse noi il vero filo corretto delle riforme l'abbiamo smarrito quando abbiamo tentato

di mettere assieme un principio presidenzialista e un principio parlamentare e su

questo forse abbiamo sbagliato. Questa è la critica che si potrebbe fare, ma non è

questa la critica che ho sentito fino ad ora. Ho parlato troppo ma su questo tema

avremo occasione di tornare nel corso della discussione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Dieni. Ne ha facoltà.

FEDERICA DIENI.

Grazie, Presidente. Il difetto del sistema Italia non è la Costituzione; il difetto del

sistema Italia sono questi partiti, questa maggioranza, la corruzione, il malaffare e il

voto di scambio. Ecco che cosa si dovrebbe sistemare.

Quindi, la Costituzione non la vuole cambiare il Paese, o almeno non la vuole

stravolgere in questo modo. Nessuno ha avuto mandato di stravolgere la Costituzione,

soprattutto un Parlamento incostituzionale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

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90

Votazione dell'articolo 1.

Hanno votato tutti ? Onorevole Occhiuto, onorevole Marzana. Onorevole Manfredi, la

richiamo all'ordine... Altri ? Martella, Ginoble. Onorevole Sereni, calma. Altri ? De

Lorenzis, Ruocco. Che fa, onorevole Ruocco, vota ? C’è riuscita ? Altri ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

415 Presenti

412 Votanti

3 Astenuti

207 Maggioranza

Hanno votato sì 274

Hanno votato no 138.

La Camera approva (Vedi votazioni).

(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta

di domani.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,35).

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1

XVII LEGISLATURA

Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 529 di mercoledì 25 novembre 2015

Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429-B – Disposizioni per il

superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il

contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione

del titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato,

modificato, in prima deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in prima

deliberazione, dal Senato) (A.C. 2613-B).

INDICE INTERVENTI E VOTAZIONI EMENDAMENTI

Seduta n. 529 di mercoledì 25 novembre 2015 .................................................................................. 1

PRESIDENTE. ................................................................................................................................... 6

MAURIZIO BIANCONI. .................................................................................................................. 7

ROBERTO OCCHIUTO. .................................................................................................................. 8

ROBERTO OCCHIUTO. .................................................................................................................. 8

Votazione emendamento Gelmini 1.53 .......................................................................................... 9

MAURIZIO BIANCONI. .................................................................................................................. 9

DANIELE CAPEZZONE. ............................................................................................................... 10

DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 10

ROBERTO OCCHIUTO. ................................................................................................................ 11

IGNAZIO LA RUSSA. .................................................................................................................... 11

EMANUELE FIANO. ..................................................................................................................... 11

Votazione emendamenti Gelmini 1.1 e Bianconi 1.100 .............................................................. 12

Votazione emendamento Centemero 1.2 ..................................................................................... 13

STEFANO QUARANTA. ............................................................................................................... 13

ROCCO PALESE. ........................................................................................................................... 14

DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 14

MATTEO BRAGANTINI. .............................................................................................................. 15

FRANCESCO SANNA. .................................................................................................................. 15

ALFREDO D'ATTORRE. ............................................................................................................... 16

ARCANGELO SANNICANDRO. .................................................................................................. 17

MAURIZIO BIANCONI. ................................................................................................................ 18

GAETANO PIEPOLI. ..................................................................................................................... 19

ROBERTO OCCHIUTO. ................................................................................................................ 19

Votazione emendamento Centemero 1.3 ..................................................................................... 20

Votazione emendamento Gelmini 1.6 .......................................................................................... 20

STEFANO QUARANTA. ............................................................................................................... 21

Votazione emendamenti Centemero 1.4 e Fassina 1.12. ............................................................. 21

DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 22

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

2

ARCANGELO SANNICANDRO. .................................................................................................. 22

ALAN FERRARI. ............................................................................................................................ 23

IGNAZIO LA RUSSA. .................................................................................................................... 24

ROBERTO OCCHIUTO. ................................................................................................................ 24

MAURIZIO BIANCONI. ................................................................................................................ 25

STEFANO QUARANTA. ............................................................................................................... 25

Votazione dell'emendamento Dadone 1.54 .................................................................................. 26

Votazione emendamento Cecconi 1.104, ..................................................................................... 26

Votazione emendamento Cozzolino 1.55, ................................................................................... 27

Votazione emendamento Bianconi 1.101 .................................................................................... 28

Votazine emendamento Cecconi 1.105, ....................................................................................... 28

MATTEO BRAGANTINI. .............................................................................................................. 29

ANDREA CECCONI. ..................................................................................................................... 29

MARA MUCCI................................................................................................................................ 30

FABIANA DADONE. ..................................................................................................................... 30

Votazione emendamento Toninelli 1.107 .................................................................................... 30

FRANCESCO SANNA. .................................................................................................................. 31

ARCANGELO SANNICANDRO. .................................................................................................. 31

Votazione emendamento Nuti 1.106 ............................................................................................ 32

Votazione emendamento Cecconi 1.108 ...................................................................................... 32

ANDREA CECCONI. ..................................................................................................................... 34

Votazione emendamento Toninelli 1.109 .................................................................................... 35

MARIASTELLA GELMINI............................................................................................................ 35

MAURIZIO BIANCONI. ................................................................................................................ 36

Votazione emendamenti Gelmini 1.5 e Bianconi 1.102. ............................................................. 37

FABIANA DADONE. ..................................................................................................................... 37

Votazione emendamento Nuti 1.110 ............................................................................................ 38

Votazione sull'emendamento D'Ambrosio 1.111. ........................................................................ 38

DANIELE CAPEZZONE. ............................................................................................................... 39

Votazione emendamento Capezzone 1.114 ................................................................................. 40

FEDERICA DIENI. ......................................................................................................................... 40

Votazione dell'emendamento Toninelli 1.115 ............................................................................. 41

FABIANA DADONE. ..................................................................................................................... 41

Votazione emendamento Dieni 1.116 .......................................................................................... 42

DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 42

PRESIDENTE. ................................................................................................................................. 43

FRANCESCO SANNA. .................................................................................................................. 44

ARCANGELO SANNICANDRO. .................................................................................................. 45

Votazione emendamento Nuti 1.112 ............................................................................................ 46

Votazionesull'emendamento Dadone 1.117, ................................................................................ 46

Votazione emendamento Dieni 1.10, ........................................................................................... 47

Votazione emendamento Cozzolino 1.9 ...................................................................................... 47

MAURIZIO BIANCONI. ................................................................................................................ 48

FRANCESCO SANNA. .................................................................................................................. 48

Votazione emendamento Dieni 1.8. ............................................................................................. 48

DANIELE CAPEZZONE. ............................................................................................................... 49

ROBERTO OCCHIUTO. ................................................................................................................ 49

Votazione emendamento Capezzone 1.119. ................................................................................ 50

Votazione emendamento D'Ambrosio 1.132 ............................................................................... 50

Votazione emendamento Cecconi 1.118 ...................................................................................... 51

Votazione emendamento Nuti 1.121 ............................................................................................ 51

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

3

Votazione emendamento Dadone 1.123 ...................................................................................... 52

Votazione emendamento Dadone 1.122, ..................................................................................... 52

Votazione emendamento Nuti 1.120 ............................................................................................ 53

ARCANGELO SANNICANDRO. .................................................................................................. 53

FEDERICA DIENI. ......................................................................................................................... 54

Votazione emendamento Toninelli 1.125 .................................................................................... 54

IGNAZIO LA RUSSA. .................................................................................................................... 55

Votazione emendamento Dadone 1.124 ...................................................................................... 55

Votazione emendamento Cecconi 1.126 ...................................................................................... 56

FABIANA DADONE. ..................................................................................................................... 56

Votazione emendamento Nuti 1.127 ............................................................................................ 57

Votazione emendamento Nuti 1.128 ............................................................................................ 58

Votazione emendamento Nuti 1.129 ............................................................................................ 59

DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 59

CRISTIAN INVERNIZZI. ............................................................................................................... 60

STEFANO QUARANTA. ............................................................................................................... 61

ROBERTO OCCHIUTO. ................................................................................................................ 61

Votazione emendamento Invernizzi 1.34. .................................................................................... 63

Votazione emendamento Invernizzi 1.37 ..................................................................................... 63

Votazione emendamento Invernizzi 1.52 ..................................................................................... 64

Votazione emendamento Invernizzi 1.31, .................................................................................... 64

Votazione emendamento Invernizzi 1.50 ..................................................................................... 65

Votazione emendamento Invernizzi 1.35 ..................................................................................... 65

Votazione emendamento Invernizzi 1.43 ..................................................................................... 66

Votazione emendamento Invernizzi 1.32 ..................................................................................... 66

Votazione emendamento Invernizzi 1.36 ..................................................................................... 67

Votazione emendamento Invernizzi 1.48 ..................................................................................... 67

Votazione emendamento Invernizzi 1.33 ..................................................................................... 68

Votazione emendamento Invernizzi 1.38 ..................................................................................... 68

Votazione emendamento Invernizzi 1.40 ..................................................................................... 69

Votazione emendamento Invernizzi 1.45 ..................................................................................... 69

Votazione emendamento Invernizzi 1.39 ..................................................................................... 70

Votazione emendamento Invernizzi 1.42 ..................................................................................... 70

Votazione emendamento Invernizzi 1.29 ..................................................................................... 71

Votazione emendamento Invernizzi 1.41 ..................................................................................... 71

Votazione emendamento Invernizzi 1.44 ..................................................................................... 72

Votazione emendamento Invernizzi 1.47 ..................................................................................... 72

Votazione emendamento Invernizzi 1.51 ..................................................................................... 73

Votazione emendamento Invernizzi 1.30 ..................................................................................... 73

Votazione emendamento Invernizzi 1.46 ..................................................................................... 74

Votazione emendamento Invernizzi 1.49 ..................................................................................... 74

Votazione emendamento Invernizzi 1.13 ..................................................................................... 75

Votazione emendamento Invernizzi 1.22 ..................................................................................... 75

Votazione emendamento Invernizzi 1.21 ..................................................................................... 76

Votazione emendamento Invernizzi 1.20 ..................................................................................... 76

Votazione emendamento Invernizzi 1.19 ..................................................................................... 77

Votazione emendamento Invernizzi 1.18 ..................................................................................... 77

Votazione emendamento Invernizzi 1.17 ..................................................................................... 78

Votazione emendamento Invernizzi 1.16 ..................................................................................... 78

Votazione emendamento Invernizzi 1.15 ..................................................................................... 79

Votazione emendamento Invernizzi 1.14 ..................................................................................... 79

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

4

Votazione emendamento Invernizzi 1.23 ..................................................................................... 80

Votazione emendamento Invernizzi 1.24 ..................................................................................... 80

Votazione emendamento Invernizzi 1.25 ..................................................................................... 81

Votazione emendamento Invernizzi 1.26 ..................................................................................... 81

Votazione emendamento Invernizzi 1.27 ..................................................................................... 82

Votazione emendamento Invernizzi 1.28 ..................................................................................... 82

ANDREA CECCONI. ..................................................................................................................... 83

FABIANA DADONE. ..................................................................................................................... 84

Votazione emendamento Toninelli 1.131 .................................................................................... 84

Votazione emendamento Bianconi 1.103 .................................................................................... 85

STEFANO QUARANTA. ............................................................................................................... 85

MAURIZIO BIANCONI. ................................................................................................................ 86

DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 87

RICCARDO NUTI. ......................................................................................................................... 87

MATTEO RICHETTI. ..................................................................................................................... 87

FABIANA DADONE. ..................................................................................................................... 88

ALFONSO BONAFEDE. ................................................................................................................ 88

ROCCO BUTTIGLIONE. ............................................................................................................... 89

FEDERICA DIENI. ......................................................................................................................... 90

Votazione dell'articolo 1. ............................................................................................................. 90

Seduta n. 530 di giovedì 26 novembre 2015 .................................................................................... 91

PRESIDENTE. ................................................................................................................................. 92

PRESIDENTE. ................................................................................................................................. 92

Seduta n. 533 di martedì 1 dicembre 2015 ....................................................................................... 93

PRESIDENTE. ................................................................................................................................. 93

EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. ...................................................................... 93

IGNAZIO LA RUSSA. .................................................................................................................... 94

DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 95

Votazione emendamento La Russa 2.130 ..................................................................................... 95

ROBERTO OCCHIUTO. ................................................................................................................ 96

Votazione emendamento Gelmini 2.1 .......................................................................................... 96

CRISTIAN INVERNIZZI. ............................................................................................................... 97

DANILO TONINELLI. ................................................................................................................... 98

IGNAZIO LA RUSSA. .................................................................................................................... 99

FRANCESCO SANNA. .................................................................................................................. 99

ARCANGELO SANNICANDRO. ................................................................................................ 100

MAURIZIO BIANCONI. .............................................................................................................. 100

Votazione emendamenti Centemero 2.2 e Invernizzi 2.3 .......................................................... 101

MATTEO RICHETTI. ................................................................................................................... 102

STEFANO QUARANTA. ............................................................................................................. 103

DANILO TONINELLI. ................................................................................................................. 103

MAURIZIO BIANCONI. .............................................................................................................. 104

IGNAZIO LA RUSSA. .................................................................................................................. 104

Votazione emendamenti Centemero 2.4 e Scotto 2.100 ............................................................ 105

DANILO TONINELLI. ................................................................................................................. 106

DANIELE CAPEZZONE. ............................................................................................................. 106

ARCANGELO SANNICANDRO. ................................................................................................ 107

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

5

DALILA NESCI. ........................................................................................................................... 109

MARA MUCCI.............................................................................................................................. 109

Votazione emendamento Toninelli 2.101 .................................................................................. 110

DANILO TONINELLI. ................................................................................................................. 110

ARCANGELO SANNICANDRO. ................................................................................................ 111

RICCARDO NUTI. ....................................................................................................................... 111

SIMONE VALENTE. .................................................................................................................... 111

FRANCESCO D'UVA. .................................................................................................................. 112

EMANUELE COZZOLINO. ......................................................................................................... 112

GIANNI MELILLA ....................................................................................................................... 112

GIANNI MELILLA ....................................................................................................................... 113

GIUSEPPE BRESCIA ................................................................................................................... 113

MASSIMILIANO BERNINI ......................................................................................................... 113

IGNAZIO LA RUSSA ................................................................................................................... 114

MAURIZIO BIANCONI. .............................................................................................................. 114

CHIARA DI BENEDETTO. .......................................................................................................... 115

DALILA NESCI ............................................................................................................................ 116

FRANCESCO SANNA ................................................................................................................. 116

GIANLUCA VACCA .................................................................................................................... 117

DAVIDE CRIPPA ......................................................................................................................... 117

Votazione emendamento D'Ambrosio 2.102 ............................................................................. 118

DANILO TONINELLI. ................................................................................................................. 118

MAURIZIO BIANCONI ............................................................................................................... 119

FRANCESCO D'UVA ................................................................................................................... 119

DALILA NESCI. ........................................................................................................................... 120

LUIGI GALLO .............................................................................................................................. 120

ARCANGELO SANNICANDRO ................................................................................................. 121

RICCARDO NUTI ........................................................................................................................ 121

DANIELE CAPEZZONE .............................................................................................................. 121

EMANUELE COZZOLINO. ......................................................................................................... 122

ALESSANDRO DI BATTISTA. ................................................................................................... 122

STEFANO QUARANTA. ............................................................................................................. 123

MICHELE DELL'ORCO. .............................................................................................................. 123

Votazione emendamento D'Ambrosio 2.103 ............................................................................. 124

FABIANA DADONE. ................................................................................................................... 124

DALILA NESCI ............................................................................................................................ 125

SIMONE VALENTE ..................................................................................................................... 126

RICCARDO NUTI. ....................................................................................................................... 126

EMANUELE COZZOLINO. ......................................................................................................... 126

FRANCESCO D'UVA ................................................................................................................... 127

Votazione emendamento Dadone 2.104 .................................................................................... 127

RICCARDO NUTI. ....................................................................................................................... 128

SIMONE VALENTE. .................................................................................................................... 128

DALILA NESCI ............................................................................................................................ 129

MATTEO BRAGANTINI ............................................................................................................. 129

EMANUELE COZZOLINO .......................................................................................................... 129

FABIANA DADONE .................................................................................................................... 130

FILIPPO GALLINELLA ............................................................................................................... 130

DAVIDE CRIPPA. ........................................................................................................................ 130

Votazione emendamento Nuti 2.105 .......................................................................................... 131

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6

XVII LEGISLATURA

Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 529 di mercoledì 25 novembre 2015

La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 10,25.

Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429-B –

Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero

dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la

soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione

(Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione,

dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C.

2613-B).

PRESIDENTE.

L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge

costituzionale, già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato in prima

deliberazione dalla Camera e nuovamente modificato, in prima 2613-B: Disposizioni

per il superamento del deliberazione, dal Senato: n. bicameralismo paritario, la

riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento

delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II

della Costituzione.

Ricordo che nella seduta di ieri i relatori e il rappresentante del Governo hanno

espresso il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.

(Ripresa esame dell'articolo 1 – A.C. 2613-B)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e degli emendamenti ad esso presentati

(Vedi l'allegato A – A.C. 2613-B).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Gelmini 1.53.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Richetti. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI.

Grazie, Presidente; non è solo un fatto di rispetto della procedura prevista dalla

Costituzione stessa per la modifica della Carta, quindi, non è solo un atteggiamento di

chi vuole confermare un percorso che il Parlamento ha iniziato, che ha visto, per

quanto ci riguarda, le ultime modifiche al Senato come modifiche definitive di un

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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testo che vogliamo sottoporre al giudizio degli italiani, ma c’è anche una valutazione

di merito. Noi riteniamo che la suddivisione delle competenze, che questo

emendamento va a modificare, sia arrivata a un punto di sintesi e di equilibrio che va

mantenuto. Lo dico perché, anche nella discussione che ha preceduto l'esame degli

emendamenti, che io ho ascoltato con attenzione – perché non l'ho trovata sempre

strumentale o pregiudiziale – si è confermata la necessità che questo Parlamento, che

questo ramo del Parlamento, oggi, ponga una valutazione, a nostra volta positiva, di

questa modifica della Carta. Tale necessità l'ho trovata anche nelle parole, seppur

critiche, di tanti colleghi, a partire dall'intervento dell'onorevole Toninelli, che è un

collega che, oltre che stimare, ascolto con attenzione, il quale ha ribadito come non

fosse vero che in questo Paese, da molto tempo, mancano le riforme, elencandone

diverse; ha parlato del mercato del lavoro, delle pensioni, dei servizi pubblici, delle

liberalizzazioni, ma non è riuscito, nemmeno Toninelli, che è un collega preparato e

abile, a trovare un elemento di modifica del sistema istituzionale e costituzionale,

perché è mancato, perché non c’è stato, perché questo Parlamento (non questo nella

fattispecie, ma questa istituzione), non è stato in grado – e senza elementi di polemica

o di critica, ma secondo me con grave responsabilità – di ammodernare, modificare e

cambiare la nostra Carta costituzionale. Oggi le competenze suddivise tra Camera e

Senato delle autonomie, Senato delle regioni...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, il tono della voce.

Prego, onorevole Richetti.

MATTEO RICHETTI.

Tali competenze arrivano, come dicevo, ad un punto di equilibrio definitivo, per cui il

Partito Democratico voterà contro questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Bianconi. Ne ha

facoltà.

MAURIZIO BIANCONI.

Grazie, Presidente; questo emendamento è identico a un emendamento presentato dai

Conservatori e Riformisti; questo, invece, è stato presentato da Forza Italia ed è stato

presentato proprio da chi, alla scorsa passata in quest'Aula, mi impediva di parlare su

questi emendamenti, essendo fermamente contrario, io, a questa riforma, e loro,

invece, molto favorevoli. Faccio presente che, ieri, il collega Baldelli, Presidente, ci

ha ben spiegato il cambiamento di atteggiamento del suo partito e ha fatto un po'come

quegli avvocati di provincia che, non avendo letto le carte del processo, hanno il solo

scopo di far contento il cliente, cioè inventano una storia che accontenta il liente e

l'onorevole Baldelli ha inventato una storia che ha accontentato il suo cliente – lei sa

che per gli avvocati, specialmente per quelli di bassa lega, il cliente è anche il padrone

– e ha raccontato una storia di merito. In realtà, il padrone aveva detto perché la

riforma era prima buona e poi è diventata cattiva: perché non ha avuto il Presidente

della Repubblica che desiderava e perché non gli hanno mitigato la legge Severino.

Questo è il motivo per il quale oggi abbiamo questo emendamento. Lo rimarco,

perché questo è un popolo – e talvolta anche quest'Aula – che ha ben poca memoria

delle cose gravi che succedono. In un Paese normale, un capopartito che dice una cosa

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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così viene immediatamente espulso dall'agone politico; non per quello che ha fatto ma

per quello che ha detto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Occhiuto. Ne ha

facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO.

Presidente, intervengo solo per segnalare che non è...

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Per favore, il tono della voce, vi chiedo di abbassarlo.

Prego, deputato.

ROBERTO OCCHIUTO.

Presidente, solo per segnalare che non è proprio come dice l'onorevole Bianconi,

perché il senso di questo emendamento è quello di riportare l'articolo 55 al testo

precedente alle modifiche avvenute nell'altro ramo del Parlamento, allorquando,

nell'intento di attribuire più funzioni al Senato, si è partorita una versione piuttosto

pasticciata di questo articolo, che definisce appunto le funzioni che avrà l'altra

Camera nel nuovo sistema costituzionale. Con questo emendamento chiediamo

all'Aula di ripristinare il testo precedente, per evitare un pasticcio ulteriore rispetto

alle funzioni attribuite al Senato. Quindi, dichiaro il voto favorevole di Forza Italia,

ma non c’è alcuna modifica rispetto al testo già vagliato dall'Aula della Camera nella

precedente lettura. Noi vogliamo semplicemente che si ripristini quel testo.

PRESIDENTE. Non ci sono altri interventi. Passiamo ai voti. Indìco la votazione mediante

procedimento...

DANIELE CAPEZZONE. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Capezzone, prego. Revoco l'indizione della votazione. Non mi pare si fosse

prenotato... Mi scusi, non l'abbiamo vista noi. Prego, Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE.

Si figuri, signor Presidente. Anzi, con il cambio di postazione e la nascita della nostra

componente, è l'occasione per dare a lei e ai colleghi il buongiorno e il buon lavoro, e

anche il buongiorno al collega Occhiuto, che è collega troppo attento e troppo

politicamente esperto per invitarci a guardare l'albero di questo emendamento,

dimenticando la foresta. E la foresta dice che, nel passaggio precedente, il gruppo di

Forza Italia celebrava questa riforma come la madre di tutte le riforme, oggi, negli

interventi pubblici, ci spiegano che siamo invece a un passo dal regime. Io non so se

questo sia vero, ma, se siamo a un passo dal regime, chi ha collaborato a questa

riforma, come il gruppo di Forza Italia, è coautore del male che oggi dice di

contrastare.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Gelmini 1.53, con il parere contrario della Commissione e del

Governo, il relatore di minoranza Toninelli che si rimette all'Assemblea, e con il parere

favorevole degli altri tre relatori di minoranza.

Votazione emendamento Gelmini 1.53

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Lainati, Donati, Famiglietti, Petraroli, Anzaldi, Sanga, Bonafede, Romele, Schullian,

Plangger, Sibilia, Di Battista, Massa, Paola Bragantini, Nizzi, Di Lello.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

398 Presenti

342 Votanti

56 Astenuti

172 Maggioranza

Hanno votato sì 70

Hanno votato no 272.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Gelmini 1.1 e Bianconi 1.100. Ha

chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BIANCONI.

Grazie, Presidente. Io pregherei i colleghi: è vero che bisogna fare svelti, però le

cavolate che si scrivono in Costituzione poi rimangono e segnano come un timbro

indelebile l'ignoranza cospicua di chi le ha scritte e di chi le ha votate. Qui si parla del

Senato che esercita, attenti...

PRESIDENTE. Sì, infatti, per favore, il tono della voce, soprattutto chi parla vicino a chi sta

intervenendo.

MAURIZIO BIANCONI.

... le funzioni di raccordo fra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica. Io

sfido qualsiasi costituzionalista, qualsiasi esperto di diritto, a definire giuridicamente

la parola «raccordo», che è una parola tipica dei documenti politici che si scrivono,

degli ordini del giorno, o dei documenti che si fanno delle sezioni di partito. Ma la

cosa più singolare è questo termine «costitutivi»: «costitutivi» cosa significa ? Che

sono della Costituzione o che costituiscono ? E se è «costituiscono» bisogna andare

all'articolo 117, e allora il Senato si occuperebbe del raccordo fra comuni, città

metropolitane e Stato, se ho capito bene. C’è una Camera fatta da non si sa da chi –

perché poi lo vedremo –, che si occupa di fare una cosa imprecisata per gli enti che

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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costituiscono – penso che si voglia dire questo e non costituzionali – la Repubblica,

cioè lo Stato, i comuni e le città metropolitane. Qui non è che siamo all'ircocervo, qui

siamo al monstrum. Qui non si capisce che cosa fa chi ! Qui siamo all'Assemblea

inutile da un punto di vista istituzionale ma utilissima da un punto di vista politico,

perché con 51 voti tiene in ostaggio la Repubblica italiana. Passeremo alla storia per

aver votato questo schifo. Pensate a quello che fate quando lo votate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato

Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE.

Grazie, signor Presidente. Sfortunatamente agli errori degli anni passati – perché

purtroppo l'articolo in esame scaturisce anche da errori degli anni passati – si

aggiunge ora questo errore, bene illustrato dal collega Bianconi, di un incerto ruolo di

raccordo. Io invito tutti i colleghi – chi ha ambizione per una riforma costituzionale –

a confrontare l'apertura della Costituzione americana («We the people»), quindi le

regole che vengono dalla gente, dalla comunità, a questa strana assemblea di

condominio (Stato, regioni, province e comuni) in cui il Senato avrebbe il ruolo

incerto – non si capisce – di amministratore di condominio. Penso che quando fra

dieci anni, vent'anni, trent'anni – le Costituzioni andrebbero pensate con il respiro dei

decenni – qualcuno leggerà questa cosa, darà un giudizio molto duro non solo del

livello politico ma del respiro culturale di questa Assemblea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Toninelli. Ne ha

facoltà.

DANILO TONINELLI.

Presidente, se questa riforma dovesse passare, gli studenti dei banchi delle facoltà di

giurisprudenza si troveranno a leggere le parole che ora sto leggendo. Il nuovo

articolo 55 della Costituzione che dice: «Il Senato della Repubblica», puntini puntini,

«esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli enti costitutivi della Repubblica».

Punto a apo. «Concorre», sempre il Senato della Repubblica, puntini puntini,

«all'esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato, gli enti costitutivi della

Repubblica e l'Unione europea». In cinque righe si dice una cosa e un'altra cosa

differente, che magari gli addetti al mestiere possono intendere seppur con difficoltà,

ma che i cittadini e neppure gli studenti potranno intendere.

E mi permetto anche di leggere una valutazione tecnica che il MoVimento 5 Stelle in

Commissione ha chiesto al Comitato per la legislazione, proprio a causa di questa

parte totalmente sgrammaticata della modifica fatta dal Partito Democratico e dalla

maggioranza in generale. Il Comitato per la legislazione dice che, a seguito delle

modifiche apportate dal Senato relative all'articolo 55, ci potrebbero essere dei

problemi di coordinamento: quindi noi stiamo dando al Paese e ai nostri studenti un

articolo della Costituzione che per semplicità, chiarezza e facilità di comprensione è

una «fetenzia», che dice alla prima riga che il Senato ha il compito diretto... Sì,

fetenzia, Presidente ! Ha il compito diretto di raccordo tra lo Stato e gli enti costitutivi

della Repubblica, e subito dopo concorre ad esercitare la stessa cosa ! Penso che sia

scandaloso dare al Paese e ai futuri studenti delle facoltà di giurisprudenza una

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Costituzione scritta con i piedi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5

Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Occhiuto. Ne ha

facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO.

Presidente, anche noi abbiamo presentato questo emendamento per le ragioni che ha

affermato prima il collega Bianconi, ma anche per una ragione ulteriore: perché

questo emendamento mira ad evitare che nello stesso articolo ci possa essere una

inutile ripetizione, in quanto, nel primo periodo del quarto comma dell'articolo 1, si

legge che il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali, poi, nel

periodo successivo, si dice che il Senato della Repubblica concorre all'esercizio della

funzione legislativa, nonché all'esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato e gli

enti costitutivi. Due volte si fa riferimento a questo esercizio di raccordo fra lo Stato e

gli enti costitutivi, creando una difficoltà interpretativa che non è degna di un dettato

costituzionale !

Ci vien da dire che le modifiche apportate a questo articolo nell'altro ramo del

Parlamento evidentemente hanno impegnato molto più il Partito Democratico al suo

interno per dirimere le questioni più controverse, che non l'approfondimento che

sarebbe stato necessario in Aula. Questa è la ragione per cui abbiamo proposto questo

emendamento, che mira a rendere più comprensibile l'articolo 55 e più degno quello

che deve essere il dettato della Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega La Russa. Ne ha

facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA.

Presidente, voteremo a favore di questo emendamento: che non tocca poi un punto

essenziale forse del testo, ma è emblematico, perché fa vedere come al Senato le

modifiche che sono intervenute, anziché semplificare il testo, lo hanno trasformato in

una sorta di testo-accordo interno alle forze politiche, o alla stessa forza politica, col

solo risultato di contraddire quello che già c'era nel testo, bello o buono che fosse.

Quindi una critica, oltre che nel merito, soprattutto nella forma: credo che, mettendo a

raffronto il testo della Costituzione scritto dai Padri costituenti e quello che noi stiamo

per licenziare, ci rimanga solo un verbo, o meglio un sostantivo, la vergogna; perché

un testo come quello che stiamo per licenziare non merita di potere assumere

connotazioni costituzionali. E di questo, credo, ce ne dovremmo ricordare anche fra

qualche anno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fiano. Ne ha

facoltà.

EMANUELE FIANO.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Presidente, vorrei per il suo tramite far sapere al collega Toninelli, che si è espresso in

termini così eleganti sul contenuto della legge e riportandosi al parere del Comitato

per la legislazione, che il Comitato per la legislazione medesimo pone soluzione al

quesito che qui l'onorevole Toninelli ha posto; perché, a seguito dell'evidenziazione di

una tematica critica, aggiunge – pezzo che il collega Toninelli non ha citato –: «In

proposito si osserva peraltro che, come si può desumere da lavori preparatori, oltre

che da un'interpretazione sistematica delle due disposizioni, ovvero le diverse

competenze, mentre il primo periodo sembrerebbe volto ad individuare il ruolo del

Senato qualificandolo come luogo del raccordo tra lo Stato e gli enti costitutivi della

Repubblica, il secondo periodo invece sembrerebbe volto ad enumerare le

competenze che sono assegnate a tale ramo del Parlamento, annoverando tra di esse

anche quelle di raccordo tra lo Stato, gli enti territoriali e l'Unione europea, da

esercitare in concorso con la Camera».

Non so, Presidente, se questa sia una «fetenzia»: a me pare la risoluzione logica del

tema che poneva il collega Toninelli. Tanto è vero che – immagino per ragioni di

tempo, per la brevità dei minuti che gli erano consentiti per l'intervento – il collega

Toninelli ha omesso di ricordare la conclusione del parere obbligatorio del Comitato

per la legislazione, che le leggo, Presidente, e che la prego di voler consegnare al

collega Toninelli: «Il Comitato ritiene che, per la conformità ai parametri stabiliti

dall'articolo 16-bis del Regolamento, non vi sia nulla da osservare». E anch'io,

Presidente, facendo mio questo parere, ritengo che non ci sia proprio null'altro da

osservare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sugli identici emendamenti Gelmini 1.1 e Bianconi 1.100, con il parere

contrario della Commissione e del Governo, mentre si rimettono all'Aula i relatori

Toninelli e Quaranta, ed esprimono parere favorevole i relatori Invernizzi e la Russa.

Dichiaro aperta la votazione.

Votazione emendamenti Gelmini 1.1 e Bianconi 1.100

(Segue la votazione).

D'Ambrosio, Fabbri, Di Lello, Cera, Galperti, Mognato, Piccione, Pili, Marzana,

Corda, Molteni...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

436 Presenti

338 Votanti

98 Astenuti

170 Maggioranza

Hanno votato sì 50

Hanno votato no 288.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Centemero 1.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo, mentre si

rimettono all'Aula i relatori Toninelli, Quaranta e Invernizzi, ed esprime parere

favorevole il relatore La Russa.

Dichiaro aperta la votazione.

Votazione emendamento Centemero 1.2

(Segue la votazione).

Folino, Simone Valente, Di Lello Catania, Caruso, Gadda, Zolezzi...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

440 Presenti

344 Votanti

96 Astenuti

173 Maggioranza

Hanno votato sì 53

Hanno votato no 291.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Quaranta 1.11.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Quaranta. Ne ha facoltà.

STEFANO QUARANTA.

Signor Presidente, stiamo parlando delle funzioni delle Camere, in particolare delle

funzioni del Senato. Abbiamo deciso con questa proposta di riforma che il

superamento del bicameralismo paritario avverrà differenziando le funzioni delle

Camere; peccato che da questo dettato costituzionale non si capisca esattamente quale

sia il compito di questo Senato. Si sarebbero potute fare molte cose, c'erano proposte

alternative, l'abbiamo visto anche in sede di discussione sulle linee generali. Qui non

c’è un confronto tra riformatori e conservatori. Si poteva persino ipotizzare un

monocameralismo perché con un Senato come questo, che non serve a nulla, forse

sarebbe stato meglio un sistema monocamerale. Cosa proponiamo noi con questo

emendamento ? Visto che si è deciso di fare del Senato la Camera delle regioni, anche

se abbiamo visto con poteri scarsissimi, tutti i Paesi che hanno un impianto federale o

regionale consentono al Senato, che rappresenta le regioni, poteri ben più ampi,

addirittura spesso di veto sulle scelte fatte dall'altra Camera; in questo caso non

abbiamo nulla se non la possibilità di riformare la Costituzione, potere forse

inappropriato e che immagino questo Senato eserciterà magari tra settant'anni, quindi

un potere nullo da questo punto di vista, mentre non c’è nulla sugli specifici poteri

delle regioni. Siccome anche in sede di audizione gli esperti ci hanno detto che

l'efficacia di questo Senato almeno la si dovrebbe misurare nel superamento della

Conferenza Stato-regioni, noi proponiamo che, contestualmente alla creazione di

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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questo Senato delle autonomie, ci sia il superamento della Conferenza Stato-regioni.

Mi rendo conto che in questo Senato non sono nemmeno previsti i presidenti di

regione, tanto la proposta è raffazzonata e senza senso, però credo che una riflessione

su questo punto, cioè a cosa serva questo Senato, dovremmo farla prima di approvare

una riforma che non ha né capo né coda.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha

facoltà.

ROCCO PALESE.

Signor Presidente, se cortesemente poi vuol far provvedere, è rotto questo microfono.

PRESIDENTE. Va bene, segnalerò.

ROCCO PALESE.

Grazie. Presidente. Noi voteremo a favore di questo emendamento. Parliamo delle

funzioni di un Senato totalmente farlocco, che servirà solo a spostare il contenzioso

attuale che la modifica del Titolo V – con gravi responsabilità della sinistra allorché

approvò quella scellerata modifica del Titolo V che ha innescato la spesa pubblica

completamente scoordinata e il federalismo vero della corruzione che c’è stato nel

nostro Paese, attivato anche e soprattutto da quella modifica del Titolo V per stessa

ammissione, anche se in maniera implicita, da Cantone in una recente intervista su la

Repubblica – ha determinato. Detto questo, non possiamo avere tre organi: la Camera,

la Conferenza Stato-regioni e il Senato. Il Senato andava abolito e andavano

rafforzate le funzioni e le determinazioni della Conferenza Stato-regioni, altro

organismo che comunque è in Costituzione. Determinare una situazione del genere

significa solo spostare il contenzioso che attualmente è tra le regioni e il Governo e lo

sarà successivamente tra questo fantomatico Senato che dovrà nascere – non

sappiamo con quali funzioni e con quali pasticci – e la Camera. Sarebbe stato meglio

abolirlo completamente e comunque, ammesso e non concesso che la maggioranza e

poi successivamente il referendum dovessero confermare questa inopportuna e

pasticciata riforma costituzionale, non c’è dubbio che l'emendamento pone un

problema serio e tenta di porre riparo, meglio feriti che morti, nel. 8senso che toglie la

possibilità al Senato di determinare situazioni che non passino attraverso la

Conferenza Stato-regioni, perché altrimenti invece di avere due contenziosi ne

abbiamo tre, quindi non duplicazione di contenziosi ma triplicazione, con il blocco e

paralisi di tutto quello che riguarda il procedimento non solo dell'iter legislativo, ma

di una serie enorme di riforme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha

facoltà.

DANILO TONINELLI.

Signor Presidente, condividiamo quanto affermato dal collega Quaranta, perché una

delle maggiori criticità di questa riforma è il fatto che non si capisca dove si va a

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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parare. Si danno alcune funzioni, in particolare in questo articolo, al Senato ma non si

capisce assolutamente all'atto pratico come possono essere attuate. Che significa che il

Senato svolge le funzioni di raccordo, che concorre a svolgere funzioni di raccordo,

che valuta la politica pubblica della pubblica amministrazione ? Non significa proprio

nulla, perché se non si esprime, non accade niente; se si esprime positivamente, non

accade niente; se si esprime negativamente nei confronti della funzione pubblica, non

accade nulla. Ha perfettamente ragione nel dire che rimane in vita anche la

Conferenza Stato-regioni, che diventa una sorta di duo rispetto al Senato. Quindi noi

voteremo favorevolmente a questo emendamento e confermiamo la nostra idea, che

riteniamo essere giusta, che l'iniziativa di questa riforma è esclusivamente quella di

creare un governismo assoluto; poco importa creare funzioni raffazzonate e

difficilmente applicabili al Senato, l'importante è che ci sia solo una Camera che dà

una fiducia deglutita da un'unica persona, che è il Capo del Governo, e che quindi

possa fare ciò che vuole. In sintesi possiamo dire, tra virgolette, «non disturbate il

manovratore» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo

Bragantini. Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI.

Signor Presidente, quanto ho ? Un minuto o cinque ? Ne parlo cinque. Intanto su questo

provvedimento noi del movimento del fare siamo favorevoli in quanto noi ritenevamo

che questa riforma doveva andare a rivedere le funzioni...

PRESIDENTE. Ha un minuto.

MATTEO BRAGANTINI.

Però prima non mi ha risposto, quindi ne ho cinque ! Semmai dalle prossime volte...

PRESIDENTE. No, non le ho risposto cinque, non le ho risposto perché stavamo verificando.

MATTEO BRAGANTINI.

Dicevo appunto che il Senato a nostro avviso doveva avere un ruolo che andava a

sostituire totalmente la Conferenza Stato-regioni e il Senato doveva appunto avere un

vincolo di mandato ed essere un Senato alla tedesca. Un sistema sul quale a parole

tutti i gruppi erano favorevoli, dal PD fino a tutte le altre forze politiche; non

riusciamo a capire perché abbiamo perso questa occasione di andare a far sì che ci

fosse un vero Senato delle autonomie, un vero Senato delle regioni. Dunque per

questo motivo voteremo a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Francesco Sanna.

Ne ha facoltà.

FRANCESCO SANNA.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Signor Presidente, siamo al quarto esame parlamentare del testo di riforma

costituzionale e quindi è abbastanza originale, direi forse bislacco, sentire argomenti

che non tengono conto di quello che si è detto nelle tre precedenti letture. La scelta

del Parlamento è che il Senato sia un organo politico e quindi in qualche modo

diverso, in quanto politico-rappresentativo, dalla Conferenza Stato-regioni, nella

quale, voglio ricordare, ci sono solamente e siedono solamente gli esecutivi, quindi

non c’è una dialettica maggioranza-opposizione, non c’è una dialettica di forze

politiche. Si poteva fare così ? Si poteva abolire il Senato, si poteva

costituzionalizzare la Conferenza Stato-regioni ? Certo, ma la scelta del Parlamento è

stata diversa e anche le forze politiche, che oggi qui la contestano, hanno concorso a

dire e a volere una loro rappresentanza politica nel Senato della Repubblica.

Sgombrato il campo quindi da questa originale e bislacca modalità di discutere, io

vorrei dire che rimane il problema di raccordare, come fa la Conferenza Stato-regioni

e, vorrei dire, città, il rapporto tra gli enti costitutivi della Repubblica, che a questo

punto diventeranno le regioni e i comuni, eliminando la riforma la provincia, e lo

Stato, ed è esattamente questa la ragione per la quale il comma precedente, che avete

criticato e che noi invece abbiamo confermato nel testo del Senato, dà proprio al

Senato il potere di esercitare le funzioni di raccordo tra lo Stato e gli enti costitutivi

della Repubblica. Questo vuol dire che potrà esserci, avendo questa norma una natura

diciamo sovraordinata a quella che oggi definisce la Conferenza Stato-regioni, che è

semplicemente una legge ordinaria, una capacità espansiva della funzione del Senato

nel senso di assorbire delle competenze, delle funzioni, degli oggetti di discussione

che oggi sono propri della Conferenza Stato-regioni.

Diamo al tempo e alla politica il mandato e il compito di fare questa sperimentazione.

È tutta scritta qui dentro, è una norma non solo di attribuzione di competenza, ma

anche di principio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato

D'Attorre. Ne ha facoltà.

ALFREDO D'ATTORRE.

Grazie, Presidente. Semplicemente, per suo tramite, per invitare il collega Sanna a una

maggiore prudenza nel qualificare alcune argomentazioni critiche rispetto a questo

articolo e, immagino, anche rispetto a successivi elementi che esamineremo, nel senso

che, forse, se una parola come «bislacca» si può adoperare, credo che forse sarebbe

più adeguata non a chi sottolinea la natura del tutto irrisolta e indefinita del Senato

che esce da questa riforma costituzionale, ma appunto l'esito a cui si è pervenuto.

E, d'altra parte, le stesse argomentazioni del collega Sanna, che parlano di un processo

politico che dovrà, nel tempo, in via sperimentale, provare a definire il compito del

nuovo Senato, credo che valgano più di ogni altra argomentazione a definire la qualità

e l'esito per lo meno problematico di questo processo di riforma costituzionale

(Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Quaranta 1.11, con il parere contrario della Commissione e

del Governo e il parere favorevole di tutti i relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Page 274: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Votazione emendamento Quaranta 1.11

Folino, Piepoli, Marzano, Casellato, Donati, Tinagli...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

453 Presenti e votanti

Maggioranza 227

Hanno votato sì 160

Hanno votato no 293.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Centemero 1.3, sul quale vi è il parere

contrario della Commissione e del Governo, il relatore di minoranza Toninelli si è

rimesso all'Aula e vi è il parere favorevole degli altri tre relatori di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Presidente, colleghi, non so come si possa eludere una domanda del tipo «cosa è

scritto in questo articolo 55, quinto comma», perché è veramente un articolo

incomprensibile. Mettiamoci dal punto di vista del cittadino comune: vengono usati

termini giornalistici, forse per avvicinarsi al linguaggio comune, ma non sono termini

giuridici né di un'efficacia indispensabile per poter tranquillizzare coloro i quali

devono poi realizzare la Costituzione.

Il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali – e qui siamo a che

cosa è, come dire, nella sua funzione – ed esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e

gli altri enti costitutivi della Repubblica. Quindi, funzione di raccordo ! Ora, ho

sentito interventi di qualche esponente della maggioranza: mi vuole spiegare, in

pratica, che cosa deve fare questo Senato ? Immaginiamo che il Senato fosse

quest'Aula: come eserciterà queste funzioni ? Sono funzioni legislative ? Sono

funzioni amministrative ? In quale sede e in quale luogo ? E poi ripete la stessa cosa

nel periodo successivo: concorre all'esercizio della funzione legislativa nei casi e

secondo le modalità stabilite dalla Costituzione – parole completamente inutili, perché

è evidente che dovrà agire nell'ambito della Costituzione –, e ripete: all'esercizio delle

funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica e l'Unione

europea.

Siccome avevano dimenticato, prima, di mettere l'Unione europea, l'hanno messa nel

secondo periodo.

Ma chi lo ha scritto questo testo ? Ma chi l'ha scritto ? Poi, partecipa alle decisioni

dirette alla formazione e all'attuazione degli atti normativi. Che significa ? Significa

che legifera; si dice legifera, non si dice partecipa alle decisioni dirette alla

formazione e poi all'attuazione degli atti normativi. E come si fa ? Il Parlamento come

partecipa all'attuazione di una legge ? Come partecipa ? Una volta che il Parlamento

ha varato una legge, l'attuazione della legge non spetta al Parlamento: spetta al

Governo, ci insegnavano alle lezioni di educazione civica nella scuola elementare

(Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

Page 275: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Poi, valuta le politiche pubbliche e l'attività delle pubbliche amministrazioni.

Cioè, che cosa farà questo Senato ? Farà un seminario ? Farà, non so, una specie di

audizione, di Civit, di qualche cosa ? Che cosa farà questo Senato ? Si può mai

scrivere un testo costituzionale in questa maniera ? Qui bisogna mandare il testo

all'esame, come dire, al vaglio di giuristi; non solo, ma, soprattutto, di linguisti,

perché coloro i quali hanno scritto questo testo non sono in grado di leggere e,

soprattutto, di scrivere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra

Ecologia Libertà).

Questo deve essere chiaro. E quando il collega Sanna dice che siamo alla quarta

lettura, proprio questo fa impressione: siamo alla quarta lettura e non si è ancora

capito che questo testo non dice niente. Bene ha fatto l'onorevole Bianconi a dire:

scusate, raccordo cosa significa ? E, dopo tante parole, la maggioranza non è stata in

grado di spiegare che cosa significa raccordo, e noi, che stiamo all'opposizione,

dobbiamo fare degli emendamenti nel tentativo disperato, ma spesso anche limitato,

di dare un contenuto alla vaghezza di questo testo.

Per esempio, il nostro emendamento, quello che prevede di indicare che venga

soppressa la Conferenza Stato-Regioni, è un modo, così come hanno fatto altri con gli

altri emendamenti, di dare un contenuto a quello che non c’è, alla vaghezza di questo

testo. Poco c’è mancato che non scrivessero: facciamo una cosa, facciamo la Cosa

uno, la Cosa due. Perché si scriveva la Cosa uno ? Perché Occhetto non sapeva che

cosa fosse quello che voleva fare e allora i giornalisti lo aiutavano (mi ricordo la

Repubblica che dava contenuto), tutti gli intellettuali, a scrivere che cosa fosse la

Cosa uno, perché lui non lo sapeva. E il testo, qui, è il testo della Cosa uno, che non

so che cosa sia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia

Libertà e del deputato La Russa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Bianconi. Ne ha

facoltà.

MAURIZIO BIANCONI.

Presidente, quando ho indicato l'indescrivibile linguaggio giuridico di questo articolo,

ho indicato come emblematica la parola «raccordo», che è stata giustamente ripresa

da chi ha un minimo di sensibilità. In realtà, senza bisogno del Senato, c’è una regola

generale che è presupposta alla Costituzione e c’è l'obbligo di leale collaborazione

istituzionale fra enti. Non c’è bisogno del Senato, non c’è bisogno di indicare, perché

la leale collaborazione fra enti è un dovere presupposto alla Costituzione.

Quindi, siamo alla fiera degli ordini del giorno inutili. In più, lei sa, Presidente, perché

è uomo di cultura, che la nostra Costituzione può piacere o meno, ma su una cosa

sono tutti d'accordo: è scritta in un italiano ineguagliabile, ma pochi sanno perché.

Infatti, quando i costituenti, che non eravamo noi, ma avevano, senza sminuirci più di

tanto, ben altra levatura che la nostra, ebbero fatto il testo, chiamarono i professori

della Crusca, gli consegnarono il testo e glielo fecero mettere in italiano, con regole

fisse. Siccome Renzi è di Firenze e questa cosa la dovrebbe sapere, se questo

semiaborto linguistico lo avesse consegnato anche lui una settimana alla Crusca, forse

qui saremmo stati a confonderci di meno. Qui si usa un linguaggio che è tipico degli

ordini del giorno dei consigli comunali: la pagheremo sotto un profilo della nostra

identità. Questa legislatura, che porta già un numero che porta male, sarà segnata per

l'ignoranza che noi avremo dimostrato nello scrivere questo schifo.

Page 276: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Piepoli. Ne ha

facoltà.

GAETANO PIEPOLI.

Grazie, Presidente. Credo che, al di là di quella che può essere la polemica

congiunturale legata al dibattito su questo nuovo passaggio parlamentare, un tema

emerge, ed è un tema che noi dobbiamo considerare non più solo in filigrana, ma

davanti a noi.

Ed è un'emergenza per quello che sarà ovviamente il quadro successivo legato al

superamento del bicameralismo perfetto. Intendo dire quello che più volte i colleghi

qui stamattina hanno richiamato: la qualità della legislazione. Il superamento del

bicameralismo perfetto che, con questa legge noi andiamo a certificare, pone questo

non più come una sofisticata esigenza intellettuale, ma come una ragione di

sopravvivenza del Parlamento. Negli altri Paesi d'Europa, in particolare in Germania,

Francia e l'Inghilterra, da alcuni anni, proprio in relazione alla crisi che noi stiamo

vivendo, che è sicuramente nei suoi effetti una crisi economica, ma che è innanzitutto

una crisi delle regole legali e morali della democrazia, si cerca uno strumento per

tentare di sopperire al possibile effetto delle eclissi del parlamentarismo e per

rafforzare la qualità della legislazione. Io credo che proprio perché non avremo più

una sponda per la doppia lettura, perché il superamento del bicameralismo perfetto

produce questo immediato effetto, non ci possiamo più permettere di considerare

questo un sottoprodotto del nostro lavoro parlamentare. Inviterei, quindi, da questo

punto di vista, la Presidenza e i nostri gruppi parlamentari a farsi carico per il

prosieguo, già adesso, di questo tema. Sarebbe terribile se questa esperienza di

innovazione si traducesse in un affievolimento dalla capacità del Parlamento di

produrre buone leggi e quindi anche quegli strumenti senza i quali la lotta per la

democrazia diventa, purtroppo, una lotta monca (Applausi dei deputati del gruppo Per

l'Italia – Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Occhiuto. Ne ha

facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO.

Grazie Presidente, anche con questo emendamento noi miriamo a ripristinare il testo

che era stato modificato prima delle ultime modifiche dell'altro ramo del Parlamento.

Questa volta, però, la modifica che ci restituisce il Senato è una modifica

sostanzialmente più pasticciata rispetto al testo precedente. Vorrei leggere il testo che

il Senato ha analizzato prima che lo modificasse. Là si diceva che il Senato

praticamente si occupava dell'esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato, gli altri

enti costitutivi della Repubblica e tra questi ultimi e l'Unione europea, cioè il Senato

avrebbe dovuto curare il raccordo tra le Regioni, le province, le città metropolitane, i

comuni e le istituzioni europee. Nella modifica che il Senato invece oggi ci restituisce

è scritto che il Senato si occupa dell'esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato,

gli altri enti costitutivi della Repubblica e l'Unione europea. Vuol dire che tutte le

questioni che riguardano il rapporto tra il nostro Stato e l'Unione europea per questo

articolo 55, come modificato dal Senato, saranno di competenza del Senato. Ora,

mentre cresce l'incidenza e anche l'influenza nelle nostre politiche delle istituzioni

Page 277: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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europee, noi stiamo delegando all'altra Camera, ad una Camera che avrebbe dovuto

essere minoritaria in termini di funzioni rispetto alla Camera dei deputati, le funzioni

di raccordo con l'Unione europea. Insomma, si tratta di un gran pasticcio che

dimostra, ancora una volta, che potevate provare a discutere di meno nel PD e ad

approfondire meglio in Aula prima di restituirci questo testo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Centemero 1.3.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Centemero 1.3

Chi non riesce a votare, per favore, alzi la mano. Pes...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

446 Presenti

381 Votanti

65 Astenuti

191 Maggioranza

Hanno votato sì 93

Hanno votato no 288

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gelmini

1.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si rimette all'Aula il

relatore di minoranza Toninelli e con il parere favorevole dei relatori di minoranza Quaranta,

Invernizzi e La Russa.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Gelmini 1.6

Marzano non riesce a votare... Zoggia, Calabrò, Librandi, Turco, Vecchio, Epifani, Daga, Fusilli,

Busto, Artini...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

452 Presenti

377 Votanti

75 Astenuti

189 Maggioranza

Han no votato sì 88

Hanno votato no 289

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Page 278: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Centemero 1.4 e Fassina 1.12.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Quaranta. Ne ha facoltà.

STEFANO QUARANTA.

Grazie Presidente. Nel continuare questa amabile conversazione a distanza con il mio

collega Sanna, vorrei fargli rilevare quanto segue. Siamo un po’ al momento dei

bilanci, allora io provo a mettere in fila cos’è questo Senato, aspettando poi che

l'onorevole Sanna mi contesti qualche punto. Avete istituito il Senato delle regioni e

delle autonomie; questo Senato non è elettivo ma, badate bene, non rappresenta i

governi e le istituzioni locali, cosa che sarebbe stata quindi anche possibile, come

avviene in Germania, rappresenta il sistema politico locale; tuttavia non è elettivo,

perché avete deciso che non sia elettivo. Si istituisce questa sorta di dopolavoro dei

consiglieri regionali mentre, contemporaneamente, si tolgono poteri alle regioni, si

toglie la legislazione concorrente con la clausola di supremazia. Il Governo, quindi la

legislazione nazionale statale, assume una supremazia rispetto a quella locale.

Ancora, l'onorevole Sanna ha ammesso poco tempo fa che questo Senato non serve

nemmeno al superamento della Conferenza Stato-Regioni. Tuttavia, si è deciso di

istituirlo questo Senato, mentre si poteva semplicemente abolire il Senato, visto che

non si capisce bene a cosa serve. Invece no, si è deciso di istituirlo. Proviamo a vedere

insieme quali sono i poteri di questo Senato, perché se una cosa c’è, esiste, anzi viene

inventata ex novo, deve avere dei poteri, deve servire a qualcosa, altrimenti davvero

saremo di fronte ad uno spreco di efficienza e di risorse. Allora basta prendere il testo

per vedere quali sono i poteri di questo Senato. Il Senato rappresenta le istituzioni,

come abbiamo detto prima, poi c’è una serie di «concorre», «partecipa», «valuta»,

ovvero tutte cose che fa anche la Camera. Allora perché abbiamo fatto questo

emendamento, anche in maniera un po’ provocatoria, riportando il testo alla lettura

precedente ? Perché l'unico cambiamento che hanno voluto apportare i senatori a

questo testo è stato quello di mettere al posto della versione precedente (che era

«concorre alla valutazione delle politiche pubbliche»), pensate bene, «valuta le

politiche pubbliche». Questo è l'unico potere apparentemente esclusivo di questo

Senato. Ovviamente non è vero, perché chi valuterà innanzitutto le politiche

pubbliche sarà la Camera che esprime la fiducia al Governo, quindi, anche in questo

caso, non c’è alcun potere specifico ed esclusivo di questo Senato. Allora, onorevole

Sanna, saranno i posteri – io credo – a giudicare quanto sia o meno bislacca questa

proposta che voi portate come riforma della nostra sacra Carta costituzionale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici

emendamenti Centemero 1.4 e Fassina 1.12.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamenti Centemero 1.4 e Fassina 1.12.

Liuzzi, Di Salvo, Tancredi, Ciracì...Tancredi non riesce a votare...aspettiamo poi

l'intervento sul dispositivo della collega Liuzzi...bene, hanno votato tutti a questo

punto.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

446 Presenti

369 Votanti

77 Astenuti

185 Maggioranza

Hanno votato sì 85

Hanno votato no 284.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 1.54, su cui vi è il parere contrario

della Commissione e del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.

DANILO TONINELLI.

Grazie Presidente. Questo è il primo di una serie di emendamenti che il MoVimento 5

Stelle ha proposto per specificare la valutazione che il Senato fa delle politiche

pubbliche e della pubblica amministrazione. Infatti noi riteniamo che sia una formula

troppo generica e, quindi, irrealizzabile dal punto di vista economico. In questo

emendamento, in particolare, proponiamo non la parola «valuta» e basta, che sarebbe

un valuta» genericamente, ma le parole: «valuta gli effetti economici e sociali delle»

politiche pubbliche.... Quindi, cerchiamo di circostanziare gli effetti della valutazione.

Per fare che cosa ? Per permettere che il Senato sappia in che maniera e come valutare

le politiche pubbliche dello Stato e della pubblica amministrazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sannicandro. Ne

ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Grazie Presidente. Mi ha anticipato il collega. Voglio appunto segnalare che non

soltanto gli emendamenti del MoVimento 5 Stelle, ma anche gli emendamenti degli

altri gruppi di opposizione tendono a dare un contenuto ad una norma che contenuto

non ha. Perché, in effetti, quando si dice «valuta le politiche pubbliche e l'attività delle

pubbliche amministrazioni e verifica l'impatto delle politiche dell'Unione europea sui

territori», si dice tutto e non si dice niente. Comunque, si dice qualcosa che in ogni

caso si potrebbe fare. Allora ecco gli emendamenti. Qualcuno dice: «valuta gli effetti

economici e sociali»; qualcun altro dice: «valuta gli effetti sul mercato del lavoro e

sull'occupazione»; qualcun altro ancora, anziché «valuta», propone: «può valutare»;

qualcun ancora parla di altri ambiti, su la cui valutazione si deve porre attenzione.

Quindi è, come si può notare, uno sforzo delle opposizioni di migliorare il testo, però,

sempre con dei limiti ovviamente. Infatti questo è un testo effettivamente

inemendabile. Ricordo che ogni disegno di legge e ogni progetto di legge dovrebbe

avere a monte una valutazione dell'impatto sull'ordinamento che questo disegno legge

può andare a causare. Quindi già esiste in pratica una cosa di questo tipo, non è che la

dobbiamo inserire nella Costituzione. Però – ripeto – le opposizioni, strette tra lasciare

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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questo testo generico e dargli un minimo di concretezza, sia pur con i limiti che ho

illustrato, si sono per così dire cimentate in quest'operazione. Ma la verità –

prendiamone atto – è che questo è un testo che non può essere emendato perché non è

un testo giuridico. È una specie, come ha già detto qualche collega, di ordine del

giorno del più sperduto comunello.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Ferrari. Ne ha

facoltà.

ALAN FERRARI.

Grazie Presidente, vorrei aggiungere qualche considerazione su questo punto, che

tocca una funzione che viene definita – ed è così – come esclusiva per il Senato e cioè

quella di valutazione delle politiche pubbliche, all'interno dell'articolo 55, che è quello

che stabilisce le funzioni delle Camere. Io penso che si debba ricostruire il

ragionamento che è stato fatto e si debba ricostruire anche il lavoro che ne è poi

derivato nel corso delle diverse letture della Camera. Il ragionamento che è stato fatto è

che noi davamo fine al bicameralismo perfetto, aprendo la strada ad un bicameralismo

differenziato, all'interno del quale ci fosse una Camera, come quella del Senato, in

grado di rappresentare i bisogni dei territori ed in grado di dare rappresentanza e voce

alle istituzioni territoriali.

Questo perché si suppone che l'impatto delle cose che vengono stabilite dalle leggi,

l'impatto delle scelte che vengono assunte dal Governo e dal Parlamento, sia da

verificare nei territori. Questo è stato quindi il motivo per cui, oltre a superare, per

così dire, l'eccessiva struttura – e quindi la fatica di legiferare con due Camere che

avevano lo stesso potere legislativo –, si è anche pensato di introdurre un qualcosa che

in realtà è in gestazione nel nostro Paese da moltissimo tempo, ovvero una Camera

che avesse questa funzione.

La valutazione è una di quelle funzioni sulle quali noi ci giochiamo la scommessa di

questo Senato e lo dico facendo alcune precisazioni. Sul «concorre» o sul «valuta» va

ricordato che è vero che ci sono altre amministrazioni in questo Paese che svolgono

funzioni di valutazione del personale e delle politiche – tra l'altro noi aggiungiamo

una funzione di valutazione delle politiche alla Presidenza del Consiglio con la

riforma della pubblica amministrazione –, ma prevedere al Senato, cioè affidare ad

una Camera, che è una Camera di un sistema bicamerale, la funzione di valutazione

vuol dire mettere a livello più alto una delle funzioni che consente a un Paese di

conoscere quello che accade, di conoscere come un'organizzazione – e in questo caso

tutti i suoi livelli istituzionali – risponda a una delle politiche scelte dal Governo e

scelte anche dal Parlamento, che fa le leggi per spingere quelle politiche.

Credo che, facendo così, noi iniziamo a seguire una strada che in altri Paesi – e l'ho

già ricordato nella scorsa lettura – è stata una strada che ha segnato un progresso della

democrazia molto evidente. Ho già fatto riferimento nel gennaio scorso al GAO, che è

il centro, o meglio l'organizzazione, che si chiama Government Accountability Office,

che presso il Congresso americano svolge funzioni di valutazioni, proprio perché il

Congresso faccia le migliori politiche pubbliche possibili ed eviti di essere

schizofrenico nel legiferare. Questo esiste dal 1921, gli viene affidato un budget di

550 o 600 milioni di dollari all'anno. Allora noi, con questo disegno di legge, non

stiamo affidando un potere residuale al Senato. Stiamo dicendo: cari senatori,

interpretate al meglio il ruolo che vi viene affidato, perché avete il potere di dotare

questo Paese e il Parlamento di una funzione di conoscenza, quindi non solo di

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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giudizio. Infatti, valutare non vuol dire né controllare né giudicare: vuol dire

conoscere quello che è accaduto e il motivo per cui i risultati sono stati esattamente

quelli attesi oppure se si sono diversamente verificatisi. Infatti, persino in risultati

diversi c’è del buono. Quindi noi stiamo dicendo a questo Senato e ai senatori che

siederanno nell'altra Camera che avranno questo grande compito, che io penso – mi

avvio alla conclusione, Presidente – possa fare svolgere al nostro Parlamento, nel suo

complesso, una funzione di spinta verso un miglioramento della democrazia.

In conclusione, ho sentito molti colleghi di opposizione che in questi giorni

ribadiscono il fatto che la Carta che abbiamo è talmente perfetta e bella e scritta bene,

che l'esercizio di cambiamento che noi, per così dire, stiamo profondendo è un

esercizio sbagliato. Io preferisco avere una Carta imperfetta, ma che riesca a toccare

con mano alcuni punti irrisolti, come quello del valutare le politiche e valutare

l'impatto delle scelte che fanno Governo e Parlamento, piuttosto che avere una Carta

perfetta, che in realtà non ha sciolto questo nodo per tantissimo tempo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega La Russa. Ne ha

facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA.

Presidente, io mi sono preso la Costituzione, quella vigente, che come sapete è stampata

all'inizio del Regolamento. Leggendo l'articolo 55, ma anche tutti gli articoli successivi,

emerge in maniera chiara quello che il collega Sannicandro e altri colleghi hanno prima

ricordato. C’è una differenza abissale di linguaggio, che non è solo un fatto linguistico,

perché io credo che il testo, che inutilmente cerchiamo di emendare e che stiamo per

licenziare, nasconda non un'incapacità linguistica – per questo, pazienza, i tempi sono

quelli che sono – ma nasconda un vuoto politico.

Io credo che questo modo di modificare l'articolo 55 sia come una specie di

pioggerellina che si vuole far cadere sulle spalle dei senatori per rinfrescarli in una

giornata d'estate. In altre parole, gli si dice: non siete più la Camera alta, ma siete una

cosa così, vi facciamo, però, un articolo della Costituzione lungo, lungo, lungo, lungo;

più lungo è l'articolo, meno chiare sono le parole, più potete avere l'impressione che noi

teniamo ancora in grande considerazione questo ramo del Parlamento. Credo che, in

realtà, non si possa emendare una valutazione come questa che porta a quel linguaggio.

Ed è per questo che, sia per questo emendamento, che per i prossimi quattro o cinque –

li elencherà lei man mano – come gruppo Fratelli d'Italia ci siamo rimessi all'Aula. Non

ce la sentiamo di dire no a questi emendamenti, ma è anche inutile votarli, perché

comunque questo testo della Costituzione rimane un qualcosa di inqualificabile a nostro

avviso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Occhiuto. Ne ha

facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO.

Grazie Presidente, anche noi come il collega La Russa riteniamo che, forse nell'intento

di risarcire l'altra Camera per le ridotte funzioni che nella lettura precedente ad essa

erano state assegnate, si sia determinata una situazione per la quale al nuovo Senato

saranno attribuite altre funzioni, anche se queste funzioni, poi, per come è scritto il

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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nuovo articolo della Costituzione che le disciplina, sono molto confuse, proprio come

quella che noi abbiamo chiesto di abrogare, ossia quella sulla quale stiamo discutendo e

che pretende che il Senato valuti le politiche pubbliche e la qualità della pubblica

amministrazione. Ecco, noi avevamo chiesto di abrogare questa locuzione, ma è stato

bocciato il nostro emendamento. Per questa ragione, signor Presidente, vorrei dichiarare

che voteremo a favore di questo emendamento proposto dalla collega Dadone e della

maggior parte degli altri emendamenti che mirano a circoscrivere o, comunque, a

meglio definire in che cosa debba consistere questa attività di valutazione delle politiche

pubbliche. Questi emendamenti mirano, cioè, a stabilire criteri e aspetti che debbano

interessare questa attività di valutazione. Per cui, preannuncio il voto favorevole del

gruppo di Forza Italia su questo emendamento e su molti simili che seguiranno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha

facoltà.

MAURIZIO BIANCONI.

Grazie Presidente, io ho chiesto di prendere la parola per una questione che riguarda

questo e gli altri emendamenti. Parlerò, poi, del perché abbiamo presentato questi

emendamenti perché quello che dice il collega La Russa non è privo di fondamento.

Però, abbiamo scelto di presentare gli emendamenti e lo dirò poi. Ma la cosa che fa più

impressione è che la politica rimane attardata sulla velocità del mondo che ci circonda e,

quindi, rimane sempre più fuori mercato, mentre lo scopo che ha la politica dovrebbe

essere quello di essere più efficiente, più efficace e più veloce. E, invece, noi cosa

abbiamo inventato ? Abbiamo preso una competenza che è tipicamente o dell'Esecutivo

o di commissioni tecniche e ne abbiamo fatto una competenza camerale. In altre parole,

noi diciamo che una Camera valuta l'efficienza e l'efficacia delle leggi. Una Camera ?

La Camera può dare un parere sull'efficienza e sull'efficacia che hanno preparato altri,

ma dare questo potere alla Camera significa togliere efficienza e semplificazione e

significa snaturare una funzione che tipicamente non è camerale. Qui siamo all'abc delle

questioni istituzionali, che sono state completamente sconvolte per fare questo

monstrum che consente – e non mi stancherò mai di dirlo e ne riparleremo con qualcuno

di voi se ancora sarò vivo – a chi ha il Governo e in questa Camera tiene il 51 per cento

dei voti, di tenere in ostaggio la Repubblica italiana. Infatti, il punto vero è questo qui.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato

Quaranta. Ne ha facoltà.

STEFANO QUARANTA.

Il collega Ferrari ci ha spiegato l'importanza delle funzioni di questo Senato. Allora, io

vorrei entrare nella concretezza delle cose del funzionamento di questo Senato. Infatti,

caro collega Ferrari, voi avete creato un Senato fatto da consiglieri regionali e sindaci, i

quali dovrebbero controllare il lavoro di 630 deputati a tempo pieno. Ora, le faccio un

esempio, visto che lei dice che la valutazione è molto importante. Prendiamo

semplicemente il procedimento legislativo. Voi avete dato dieci giorni a consiglieri

regionali e sindaci per impugnare leggi fatte da 630 deputati. Questi non riusciranno

nemmeno a leggersi le leggi dei deputati, altro che fare le valutazioni delle politiche

pubbliche !

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Lei mi deve spiegare come si può fare il consigliere regionale e come si può controllare

il lavoro di quattordici Commissioni in quanto, fatte delle debite proporzioni, avremo

sette senatori per ogni Commissione. Come eserciteranno il ruolo di controllo e di

valutazione ? Me lo spieghi, onorevole Ferrari.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone

1.54.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione dell'emendamento Dadone 1.54

460 Presenti

450 Votanti

10 Astenuti

226 Maggioranza

Hanno votato sì 162

Hanno votato no 288.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(I deputati Zan e Nardi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto

contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Cecconi 1.104, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere

favorevole di tutti i relatori di minoranza, tranne il relatore di minoranza La Russa che si

rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Cecconi 1.104,

Totaro. Chi altro non ha votato ? Ferrari. Chi ha problemi ? Latronico, Piras, che ha

votato. Capodicasa, Lorenzo Guerini, Ribaudo, Gitti. Bene, hanno votato tutti.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

465 Presenti

455 Votanti

10 Astenuti

228 Maggioranza

Hanno votato sì 166

Hanno votato no 289.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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(I deputati Zan e Nardi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto

contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Cozzolino 1.55, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere

favorevole di tutti i relatori di minoranza, tranne il relatore di minoranza La Russa che si

rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione (Segue la votazione).

Votazione emendamento Cozzolino 1.55,

Vico, Piccoli Nardelli, Patriarca, Qualcun altro ? No.Pilozzi, D'Attorre, Latronico,

Zan. Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

470 Presenti

460 Votanti

10 Astenuti

231 Maggioranza

Hanno votato sì 165

Hanno votato no 295.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Vazio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Bianconi 1.101. Ha chiesto di parlare per

dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BIANCONI.

Grazie Presidente, così vengo qui alla spiegazione di prima in relazione alle valutazioni

dell'onorevole La Russa. Noi abbiamo preso questa decisione, comunque, per la teoria

della riduzione del danno: si presentano questi emendamenti per vedere se si riesce a

limitare il danno. In questo caso, abbiamo scelto di non dare questa competenza come

obbligatoria, ma come potenziale: da «valutare» a «può valutare».

Rispondo così anche, Presidente, alla osservazione del collega Sanna, che ha definito

bislacche alcune osservazioni, e, per fare una citazione di una cultura che conosco, ma

che non è la mia, non si può mica guardare la pagliuzza nell'occhio dell'altro, quando nel

proprio c’è una trave. Come si fa a parlare di cosa bislacca, quando ci viene spiegato che

il Senato è il rappresentante delle politiche regionali ? Il rappresentante delle politiche

regionali è la Conferenza Stato-regioni, perché le politiche regionali sono le politiche

dei governi regionali, le politiche dei comuni sono le politiche delle giunte comunali e

dei sindaci, mentre il Senato rappresenta i consigli. Anche in questo caso c’è un'altra

discrasia, perché, da una parte, rappresenta i consigli e poi ci sono ventuno sindaci che

rappresentano gli esecutivi. E anche in questo caso si crea una nuova discrasia, perché è

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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noto per chi ha fatto il consigliere regionale – io l'ho fatto tredici anni da capogruppo e

so quello che dico – che, fermamente, i consigli sono sempre in opposizione alle giunte,

anche gli stessi consiglieri di maggioranza. Quindi, con il Senato diamo fiato a una

nuova differenziazione delle politiche regionali, perché i consigli si sentiranno forti dei

poteri senatoriali e metteranno in difficoltà le giunte, mettendo ancora più in difficoltà la

leale collaborazione amministrativa e istituzionale. Avete combinato questo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Bianconi 1.101, con il parere contrario della

Commissione e del Governo, sul quale si rimettono all'Aula i relatori di minoranza

Toninelli, Quaranta e Invernizzi e con il parere favorevole del relatore di minoranza La

Russa.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Bianconi 1.101

Archi, Fanucci, Boccuzzi...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

477 Presenti

351 Votanti

126 Astenuti

176 Maggioranza

Hanno votato sì 47

Hanno votato no 304.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cecconi

1.105, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole dei

relatori di minoranza Toninelli, Quaranta e Invernizzi e sul quale si rimette all'Aula il relatore

di minoranza La Russa.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazine emendamento Cecconi 1.105,

Casellato, Vico, Beni, Tidei, Latronico, Ciracì...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

473 Presenti

461 Votanti

12 Astenuti

231 Maggioranza

Hanno votato sì 162

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Hanno votato no 299.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Dal Moro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.107.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo Bragantini. Ne ha

facoltà.

MATTEO BRAGANTINI.

Grazie, Presidente. Intervengo semplicemente per motivare i molti voti di astensione su

molti di questi emendamenti. Molti di questi emendamenti vanno a restringere, in modo

sostanziale, chi più chi meno, le competenze del Senato. Dunque, a nostro avviso,

questo è sbagliato, perché, a nostro avviso, si dovevano dare altre competenze al Senato

e fare, ovviamente, una riforma alla tedesca, dunque con un Senato veramente delle

autonomie, con vincolo di mandato. Ma ridurre ancora le competenze del Senato, a

nostro avviso, sarebbe assurdo. Infatti, a questo punto, si dovrebbe, per coerenza,

semplicemente abolirlo, così almeno si avrebbero veramente dei risparmi di tempo e di

potenziali contenziosi. Ma ridurre ancora le poche competenze che ha, con formule

varie, potrebbe creare ulteriori contenziosi. Per tutti questi motivi, su molti di questi

emendamenti il gruppo Fare ! si astiene.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cecconi. Ne ha

facoltà.

ANDREA CECCONI.

Grazie, Presidente. Nella sua nuova formulazione, l'articolo 71 di questa riforma

introduce, al quarto comma, una futura e alquanto incerta legge costituzionale,

rinviandone poi la disciplina ad ancor più futura e ancor più incerta legge ordinaria

bicamerale sui referendum popolari propositivi di indirizzo nonché su altre forme di

consultazione popolare.

Lo scopo di questo emendamento è quello di far sì che il nuovo Senato sia un organo

consultivo per i cittadini che vogliono utilizzare questo nuovo canale di consultazione

popolare. I cittadini che vorranno proporre i referendum popolari e propositivi, per

determinare le politiche pubbliche, potranno chiedere al Senato la valutazione delle

stesse, per capire dove e come intervenire e soprattutto se è realmente utile farlo. In

questo modo si dà un senso alla valutazione di queste politiche pubbliche, altrimenti, il

nuovo Senato farà finta di servire a qualcosa, ammettendo che faccia quello che si dice

in questa riforma e che faccia realmente qualcosa.

Inoltre, si valorizza quel minimo di democrazia diretta che è stato introdotto in questa

riforma. Diciamo minimo perché il PD, il Governo e la maggioranza hanno respinto

tutte quelle proposte, che venivano dall'opposizione e dal MoVimento 5 Stelle, di

inserire all'interno di questa riforma costituzionale dei veri e propri strumenti di

democrazia diretta per i cittadini e di permettere dei referendum abrogativi propositivi

senza quorum, piuttosto che questa forma di minima democrazia diretta, che è stata

inserita in questa riforma tra l'altro con l'innalzamento delle firme richieste, che già

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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funziona poco in questo momento e che con questa riforma noi crediamo venga

totalmente soppressa e ammazzata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mucci. Ne ha

facoltà.

MARA MUCCI.

Grazie, Presidente. Condivido quanto detto dal collega Bragantini, perché con questi

emendamenti si sta andando a limitare quelle che saranno le competenze e il margine

d'azione del nuovo Senato.

Invece l'operazione, ciò che potrà fare il Senato, quello che riterrà opportuno fare il

Senato, che, di volta in volta, dovrà esprimersi sui provvedimenti, dovrà essere una

scelta dettata da precisi intenti, anche di legami, come detto, territoriali. Non si tratta,

quindi, di vincolare i poteri e le possibilità del nuovo Senato, scrivendoli direttamente in

Costituzione. La Costituzione deve essere, comunque, snella e dovrebbe enunciare i

principi generali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata

Dadone. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE.

Grazie, Presidente. Intervengo solo per sottolineare quanto Pag. 20detto dal collega

Cecconi. In realtà non si vanno a ridurre le funzioni del Senato, anzi si specifica che,

rispetto alla formulazione dell'articolo 71, quarto comma, nuova formulazione

chiaramente, in merito ai referendum costituzionali i cittadini potranno avere il vaglio

direttamente da questo nuovo Senato, in modo che non si arrivi a scontrarsi contro

quello che è un limite dell'attuale strumento, uno dei più grandi strumenti di democrazia

diretta che abbiamo. Quindi, se i cittadini prima potranno chiedere la possibilità di avere

dei referendum popolari propositivi a questo nuovo Senato, potranno effettivamente

usufruire di questo strumento e raggiungere degli obiettivi.

E questo Senato, addirittura, potrebbe avere una funzione reale rispetto al

pastrocchio che ha. Peraltro, in merito proprio ai referendum propositivi e abrogativi, in

prima lettura, avevamo chiesto al Partito Democratico, che sosteneva di voler allargare

la partecipazione popolare, di inserire questi strumenti senza quorum e ci è stato negato,

nonostante fosse l'unico emendamento.

Quindi, questa la troviamo una proposta di buonsenso: dare al Senato la possibilità di

valutare la possibilità per i cittadini di proporre un referendum.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.107.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Toninelli 1.107

Archi, Gandolfi, Zan, Ragosta, Colletti, Tentori, Misuraca...

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

466 Presenti

422 Votanti

44 Astenuti

212 Maggioranza

Hanno votato sì 126

Hanno votato no 296.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Nuti 1.106, con il parere contrario della

Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza

Toninelli e sul quale gli altri tre relatori di minoranza si rimettono all'Assemblea.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Francesco Sanna. Ne ha

facoltà.

FRANCESCO SANNA.

Grazie Presidente; intervengo per una brevissima osservazione di merito, che vale anche

per il precedente emendamento, e di motivazione del voto negativo sullo stesso:

attribuire al Senato della Repubblica, nuova versione, un potere consultivo a favore di

cittadini che propongono un quesito referendario, ci sembra improprio, perché confonde

la funzione di referendum e la funzione di questo ramo del Parlamento che, comunque,

seppure in maniera selettiva, continua a prender parte all'iter di formazione delle leggi.

Detto in altre parole, più semplici, il referendum è la proposizione, normalmente, di un

«intento ablativo» di cassazione dall'ordinamento di una legge fatta dal Parlamento da

parte del detentore della sovranità, il popolo. Dove il Parlamento non arriva e c’è un

contrasto vero e reale con il popolo, il referendum è stato individuato dai costituenti

come la chiave di soluzione di questo conflitto; ecco, allora, è chiaro che noi siamo

nell'ambito, nel nuovo articolo 71, di una nuova forma di referendum che è quella del

referendum propositivo, per cui leggi costituzionali determineranno il funzionamento

del nuovo referendum propositivo, ma il principio rimane uguale.

Il Senato partecipando alla formazione di una legge, ovvero non partecipando a una

formazione di una legge, nemmeno col potere di iniziativa, è in qualche modo

l'antagonista del comitato proponente del referendum, non è il consulente, non è colui

che può dire: avete ragione o avete torto.

Per cui lasciamo le cose distinte come è giusto che siano; il referendum punta a incidere

sulla legislazione dello Stato con un'iniziativa del popolo, il Senato della Repubblica

futuro partecipa alla formazione delle leggi che saranno poi giudicate dal popolo anche

in funzione di comitato promotore del referendum.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sannicandro. Ne ha

facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Presidente, siamo sull'emendamento Toninelli 1.109 ?

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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PRESIDENTE. Sì.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Perché, appunto, sentivo parlare di referendum invece...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, siamo sull'emendamento Nuti 1.106.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Allora, prenderò la parola sull'emendamento Toninelli 1.109.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Nuti 1.106.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Nuti 1.106

D'Ambrosio, Minardo, Silvia Giordano, Capodicasa, Sgambato, Sanga, Massa,

Rotta...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

470 Presenti

392 Votanti

78 Astenuti

197 Maggioranza

Hanno votato sì 97

Hanno votato no 295.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Cecconi 1.108, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere

favorevole di tutti i relatori di minoranza, a parte il relatore La Russa che si rimette

all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Cecconi 1.108

Lainati, Binetti, Schirò, Capodicasa, Prestigiacomo, Molea, Greco.

Dichiaro chiusa la votazione.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Comunico il risultato della votazione:

478 Presenti

469 Votanti

9 Astenuti

235 Maggioranza

Hanno votato sì 171

Hanno votato no 298.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.109.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Grazie, Presidente, voglio intervenire, perché vorrei che qualcuno mi aiutasse a risolvere

quella che a me pare una contraddizione. L'articolo 55, così come non modificato dalla

Camera e dal Senato, dice: la Camera dei deputati è titolare del rapporto di fiducia con il

Governo ed esercita la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e quella di

controllo dell'operato del Governo. Ora, il comma successivo, che è quello emendato,

attribuisce al Senato la facoltà di valutare le politiche pubbliche e l'attività delle

pubbliche amministrazioni. Ora, che significa ? In relazione al comma precedente e cioè

praticamente ai poteri della Camera dei deputati, che è titolare del rapporto di fiducia

con il Governo ed esercita le funzioni di controllo dell'operato del Governo, che deve

fare il Senato della Repubblica ? Valuta le politiche pubbliche e l'attività delle pubbliche

amministrazioni, cioè che fa ? E dopo che fa qualcosa, riferisce al Governo ? C’è una

sorta di rapporto sotterraneo, implicito o esplicito, parallelo del Senato con il Governo

sull'attuazione del programma del Governo ? Sappiamo che la funzione legislativa è

residuale, per quanto riguarda il Senato, ed è scritta in un articolo successivo, quindi,

tutto il resto rimane in capo alla Camera dei deputati e al Governo rimane l'onere di

attuare quello che la Camera ha legiferato. La cosa appare ancora più strana, perché, in

seguito, si scrive: il Senato verifica l'attuazione delle leggi dello Stato, lo ripeto, il

Senato verifica l'attuazione delle leggi dello Stato; che significa ? Noi abbiamo

approvato delle leggi in questo Parlamento, noi, abbiamo approvato delle leggi;

mettiamo l'ipotesi che ci fosse questo Senato di senatori consiglieri regionali e così via.

Quindi, verifica l'attuazione delle leggi dello Stato: con quale strumento ? Con uno

studio e un osservatorio sulla legislazione, come già abbiamo qui ? E dopo che avrà

osservato, che fa, considerato che il controllo sull'operato del Governo, come dice il

quarto comma dell'articolo 55, spetta al Parlamento ? Come è stato qui ricordato si tratta

evidentemente di scrivere qualcosa in un articolo, di allungarne il testo, proprio per dare

l'idea che al Senato si attribuiscono dei poteri, ma in effetti si attribuiscono delle parole.

Infatti, ho fatto un altro piccolo esercizio, che è quello di cancellare le parole inutili in

questo quinto comma. Faccio un esempio pratico per rendere l'idea di come arzigogola

il legislatore: anziché dire che il Senato «legifera» si dice: «partecipa alle decisioni

dirette alla formazione degli atti normativi». In Italia si dice «legifera», invece lo

scompongono, come se fossero in obitorio con un morto da scomporre e ne fanno tanti

pezzi, e poi ricongiungono il significato di quello che qui si vuole dire. Quindi, è

sostanzialmente un articolo inutile nella parte in cui cerca di rimette insieme un rapporto

tra il Governo e il Senato che invece è negato dall'articolo 55, comma quarto, del

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Governo, nel quale si dice – ripeto, lo rileggo –: il rapporto di fiducia rimane tra Camera

dei deputati e Governo e tocca alla Camera esercitare la funzione di indirizzo politico.

Sulla base dell'osservatorio che ha messo in atto e delle risultanze dell'osservatorio il

Senato non può dire al Governo qualcosa; non può dire niente, perché è incompetente,

secondo il testo della Costituzione.

PRESIDENTE. Collega Sannicandro, al di là del merito dell'emendamento e del suo

intervento, lei poneva anche una questione, se non sbaglio, di ammissibilità

dell'emendamento. In realtà, giusto per capire: abbiamo dichiarato inammissibili alcuni

emendamenti che parlavano di rapporto di fiducia e presupponevano un rapporto di

fiducia tra il Senato e il Governo, perché non è previsto dall'articolato; in questo caso

c’è un'interlocuzione tra Senato e Governo e quindi solo per questo motivo è stato

dichiarato ammissibile.

ARCANGELO SANNICANDRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Io quegli emendamenti li voterei tutti, perché si tratta di ridurre il danno, l'abbiamo già

detto.

PRESIDENTE. Avevamo frainteso noi, pensando che ponesse una questione di

ammissibilità.

ARCANGELO SANNICANDRO.

No, parlavo degli emendamenti che vogliono sopperire alle lacune del testo, con tutti i

limiti che questo comporta ovviamente.

PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato

Cecconi. Ne ha facoltà.

ANDREA CECCONI.

Grazie, Presidente. Diciamo che queste attribuzioni del Senato sono – l'abbiam detto più

di una volta – piuttosto vaghe, anzi piuttosto inutili, perché al Senato viene attribuito il

compito di valutare una serie di materie, ma se la valutazione di queste materie dovesse

essere negativa, che cosa diavolo deve succedere al Governo o al ramo del Parlamento

che rimane superstite, come la Camera ? Cioè, se il Senato esprime una valutazione

negativa sulle politiche europee del Governo, che cosa ce ne facciamo di questa

valutazione negativa ? A quanto pare, da quello che è scritto in questa riforma, non ce

ne facciamo assolutamente nulla. Quindi, con questo emendamento chiediamo di

inserire un piccolo capoverso in cui si dà la possibilità al Senato di chiamare il Governo

a riferire nell'Aula del Senato, in questo modo dando una sanzione, seppur lieve, o per

lo meno reputazionale, che consiste appunto nell'obbligo, in capo al Governo, di riferire

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pubblicamente in Senato in caso di una valutazione negativa, perché se neanche questo

ci deve essere e deve esserci soltanto un foglio di carta con cui il Senato o una

Commissione del Senato esprime una valutazione negativa su una norma o un'attività

che sta svolgendo il Governo, ci pare pochino. Ci pare forse il caso che almeno il

Governo, come tante volte viene a riferire in Aula alla Camera, sia obbligato dalla

Costituzione ad andare al Senato e a riferire al Senato il perché delle sue scelte.

In quel momento, in quel caso, i senatori e il Senato stesso possono continuare ad

esprime una valutazione negativa sul Governo al Ministro che in quel momento ne è

rappresentante al Senato, in maniera tale almeno da far conoscere all'opinione pubblica

quali sono le motivazioni e soprattutto per permettere, dal punto di vista della

reputazione del Governo, che ci sia una Camera che abbia il compito di mettere in luce

quello che non sta svolgendo nella maniera più opportuna.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.109.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Toninelli 1.109

Arlotti, Latronico, D'Uva, Civati, Scuvera.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

469 Presenti

460 Votanti

9 Astenuti

231 Maggioranza

Hanno votato sì 166

Hanno votato no 294.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Gelmini 1.5 e Bianconi 1.102.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI.

Grazie, Presidente. Come è già stato osservato, l'articolo 1 del testo, che modifica

l'articolo 55 della Costituzione, ha subito al Senato, in merito appunto alle funzioni del

nuovo Senato, diversi cambiamenti. Questi cambiamenti sono stati giudicati come

peggiorativi non solo da molti esponenti della Commissione affari costituzionali ma

anche dai tanti esperti che sono stati auditi in Commissione, perché vanno a generare

criticità e confusione. Per questo motivo Forza Italia ha presentato diverse proposte

emendative all'articolo 1, nell'ambito di quanto possibile in termini regolamentari e volti

principalmente a superare il disordine nelle funzioni attribuite al nuovo Senato, con

l'obiettivo almeno di riportare il testo a quanto approvato alla Camera, anche perché,

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proprio nel momento in cui si toglie il Senato dal circuito fiduciario e quindi se ne

riduce il peso politico, questo tentativo di compensare la perdita di competenze e di

ruolo del Senato, attribuendo delle vaghe funzioni, è francamente fuorviante e anche un

po’ ridicolo e ci consegna un articolo 55 con grandi dubbi interpretativi. Allora, non

solo con riferimento alla valutazione delle politiche pubbliche e all'attività delle

pubbliche amministrazioni ma anche per quanto riguarda l'impatto delle politiche

europee, se non si va a perimetrare, a circoscrivere il ruolo del Senato in quest'ambito e

soprattutto a Pag. 24definire come questo potere venga esercitato, francamente questo

per noi rappresenta il tentativo di risarcire il Senato, ma creando dubbi interpretativi e

molta, molta confusione. Per questa ragione, chiediamo che si ritorni almeno al testo

votato alla Camera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della

Libertà – Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianconi. Ne ha

facoltà.

MAURIZIO BIANCONI.

Grazie, Presidente. Questa aggiunta del «verificare l'impatto» non fa altro che

aggiungere confusione alla confusione, in un discorso che abbiamo già fatto alcune

volte negli interventi di oggi. «Verificare l'impatto»: anche questo è un modo di

ragionare e di parlare tipico degli ordini del giorno, tipico delle mozioni dei consigli

comunali. «Verificare l'impatto» non vuol dire niente da un punto di vista giuridico,

tanto più da un punto di vista costituzionale; è sempre per allungare il famoso brodo.

Mi sembra che la questione di questo Senato così reinventato nasconda – lo dirò fino

allo sfinimento – il desiderio di mantenere in vita un ente che serve soltanto a chi

controllerà i suoi cinquantuno voti; ma soprattutto contribuisce ad una confusione di

ruoli e ad una messe di possibilità interpretative che renderà la vita di questo ente

quanto mai singolare, piena di ricorsi e di estensioni delle proprie facoltà. Addirittura, se

si dà retta a quello che è scritto con la proprietà indicata dal collega Sannicandro, questo

è un ente che, non potendo legiferare su certe materie, finirà poi col legiferare su di esse,

perché gli è data in fondo anche questa possibilità, sia pure con un giro di parole.

Non penso, contrariamente ad altri estensori dell'identico emendamento, che questo

peggiori in maniera particolare un testo che già era penoso di suo.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MAURIZIO BIANCONI.

Prendiamo atto che c’è stata una variazione di opinioni, dettata appunto da questo

cambiamento che c’è stato fra Camera e Senato. In realtà il testo faceva schifo prima, e

chi è che ha fatto questo emendamento l'ha votato, fa schifo oggi e per altri motivi si è

cambiato opinione.

PRESIDENTE.

Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,

sugli identici emendamenti Gelmini 1.5 e Bianconi 1.102, con il parere contrario di

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

37

Commissione e Governo, mentre il relatore Toninelli si rimette all'Aula, il relatore

Quaranta esprime parere contrario, i relatori La Russa e Invernizzi sono favorevoli.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamenti Gelmini 1.5 e Bianconi 1.102.

Bianchi, Archi...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

478 Presenti

403 Votanti

75 Astenuti

202 Maggioranza

Hanno votato sì 62

Hanno votato no 341.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Rizzo ha segnalato che avrebbe voluto astenersi. La deputata Nardi ha

segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Nuti 1.110

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Dadone. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE.

Presidente, l'idea di questo emendamento è sempre di dare un senso alle funzioni del

Senato, in particolar modo per quel che riguarda il campo della verifica da parte del

Senato delle politiche europee e del loro impatto sui territori. Che cosa prevede infatti

questo emendamento ? Di aggiungere lo svolgimento di attività consultive per i cittadini

in relazione all'impatto delle politiche dell'Unione europea sui territori, al fine di

favorire la determinazione delle politiche pubbliche nei modi di cui all'articolo 71,

quarto comma: quindi si parla di nuovo di partecipazione popolare diretta. Infatti questo

nuovo Senato è vero che verificherebbe l'impatto delle politiche europee sui territori, ma

non coinvolgerebbe per niente i cittadini all'interno di questo procedimento.

È in sostanza simile all'emendamento che abbiamo proposto in precedenza, e rispetto al

quale il collega Sanna ha ritenuto che il Senato non dovesse svolgere funzione

consultiva in quanto ci sarebbe stata una confusione tra la funzione consultiva rispetto ai

referendum e la funzione legislativa. Però in realtà è stato detto da quasi tutte le

opposizioni che non si è capita quale sia la reale funzione legislativa di questo Senato,

per cui per dar maggior senso non si vede il perché votare contro ad un emendamento

che propone una maggiore inclusione dei cittadini nell'attività legislativa. Soprattutto

perché si parlava di referendum, e se ne è riferito in merito ad una funzione ablativa; ma

qui si parla di referendum propositivi, quindi di possibilità per i cittadini di proporre

leggi: non vediamo quale sia il contrasto rispetto alla «non funzione» di questo Senato

completamente inutile. Speriamo invece che in questa maniera si riesca a dare in

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

38

quest'ambito una funzione maggiormente definita al Senato, quanto meno permettendo

ai cittadini di partecipare maggiormente all'attività legislativa del Paese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Nuti 1.110.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Nuti 1.110

Arlotti, Dellai, Capodicasa...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

466 Presenti

412 Votanti

54 Astenuti

207 Maggioranza

Hanno votato sì 116

Hanno votato no 296.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Le deputate Nardi e Piccione hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere

voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

D'Ambrosio 1.111, con il parere contrario di Commissione e Governo, favorevole del

relatore Toninelli, contrario del relatore Quaranta, mentre si rimettono all'Aula i relatori

Invernizzi e La Russa.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione sull'emendamento D'Ambrosio 1.111.

Totaro, Capodicasa, Ciracì, Malpezzi, Polidori, Sandra Savino, Santerini,

Prestigiacomo, Biasotti, Bergamini, Caparini, Chimienti...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

471 Presenti

419 Votanti

52 Astenuti

210 Maggioranza

Hanno votato sì 93

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

39

Hanno votato no 326.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Le deputate Nardi e Piccione hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere

voto contrario).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Capezzone 1.114

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE.

Signor Presidente, l'occasione di questo emendamento mi è buona per ricapitolare

quello che con tanti colleghi – fuori da questa Camera con Raffaele Fitto, in questa

Camera con la componente dei conservatori e riformisti – abbiamo cercato di fare dal

primo minuto di questa vicenda della riforma costituzionale. Non «nazarenavamo», non

abbiamo né cominciato né finito di «nazarenare», ma ci siamo concentrati su cinque

punti essenziali: credo offrendo al Governo, che però ha sempre solo detto «no», e

questo ci dispiace, cinque punti fondamentali per un salto di qualità, a nostro avviso,

della riforma.

Numero 1: il presidenzialismo, e ci è stato detto «no»; numero 2: l'abolizione secca del

Senato, che a nostro avviso, sarebbe stata una grande opportunità rispetto ad una

soluzione che temo – anche gli amici del Partito Democratico lo riconoscono – sia una

soluzione, questa attuale, che rischia di essere confusa: ci avete detto «no». Terzo,

inserire un tetto fiscale in Costituzione: fare una cosa storica dalla parte del

contribuente, stabilire che oltre un certo limite di tasse, e anche di spesa, non si poteva

andare, e ci è stato purtroppo detto «no». Avere la schiena dritta rispetto ai vincoli

europei, e ci è stato detto «no».

Ritentiamo con un'ultima cosa, che a nostro avviso dovrebbe interessare non solo ai

colleghi del sud, ma anche ai colleghi di tanta parte del nord: provare ad inserire in

Costituzione il principio della perequazione infrastrutturale. Vale per i grandi

investimenti, vale per le reti, vale per le infrastrutture tradizionali: inserire un elemento

di coesione nazionale, ripeto, non solo tra nord e sud, ma anche tra nord e nord, perché

ci sono tante aree del nord che sono assolutamente dimenticate.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DANIELE CAPEZZONE.

Vi offriamo in «zona Cesarini» quest'ultima opportunità, sperando che la catena dei

«no» venga interrotta. Speriamo di sì, temiamo purtroppo che non accada (Applausi dei

deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Capezzone 1.114.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

40

Votazione emendamento Capezzone 1.114

Casellato, Dellai...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

471 Presenti

399 Votanti

72 Astenuti

200 Maggioranza

Hanno votato sì 101

Hanno votato no 298.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(I deputati Realacci e Manfredi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere

voto contrario).

Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore «Pizzi» di Capua, in

provincia di Caserta, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.115. Ha chiesto di parlare per

dichiarazione di voto la deputata Dieni. Ne ha facoltà.

FEDERICA DIENI.

Signor Presidente, questo emendamento ha le medesime finalità per le quali abbiamo

presentato anche quelli precedenti. La sua formulazione, articolo 71, introduce al nuovo

quarto comma una futura incerta legge costituzionale, rinviandone anche la disciplina a

una ancor più futura legge ordinaria bicamerale, referendum popolari propositivi e di

indirizzo, nonché di altre forme di consultazione.

Lo scopo di questo emendamento è quello di far sì che il nuovo Senato sia un organo

consultivo per i cittadini che vogliono utilizzare questo nuovo canale in relazione alle

politiche dell'Unione europea. I cittadini che vorranno incidere sull'attuazione delle

politiche europee in base a questo emendamento potranno proporre referendum

popolari, proposti dall'articolo 71, sulla base della valutazione dell'impatto delle stesse

da parte del nuovo Senato. Noi abbiamo presentato vari emendamenti in questo senso, la

maggioranza fino ad ora ce li ha bocciati ed erano appunto volti a introdurre

referendum, referendum propositivi e referendum senza quorum. Quindi questo

emendamento va sempre in questa direzione, è un emendamento che non incide sulla

struttura che si vuole dare alla nuova riforma, quindi non incide sugli aspetti

fondamentali e non passiamo fare altro che invitarvi a votare favorevolmente perché

appunto è un emendamento di buonsenso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.115, con il parere contrario della

Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza del

MoVimento 5 Stelle, mentre gli altri tre relatori di minoranza si rimettono all'Aula.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

41

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione dell'emendamento Toninelli 1.115

Adornato...

Dichiaro chiusa la votazione.

476 Presenti

390 Votanti

86 Astenuti

196 Maggioranza

Hanno votato sì 93

Hanno votato no 297.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Dieni 1.116.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE.

Signor Presidente, continuiamo a insistere sulla questione della partecipazione popolare

diretta. La competenza del Senato, l'abbiamo già detto in tutte le salse, non si capisce

quale dovrebbe essere, ma quello che si tenta di nuovo di introdurre con questo

emendamento, seppure in maniera differente, è sempre una partecipazione popolare

diretta, diversa da quella prevista nei precedenti emendamenti, perché nei precedenti

emendamenti abbiamo chiesto necessariamente la partecipazione dei cittadini anche alla

valutazione – per esempio, nel precedente del collega Toninelli – nella verifica dello

stato di attuazione delle politiche dell'Unione europea, ma qui chiediamo di valutare

anche attraverso la consultazione dei cittadini l'impatto delle politiche europee. Quindi

non è una costrizione, una necessità, ma una possibilità. Io chiedo di valutarla

seriamente da parte della maggioranza o quanto meno di motivarci il perché del parere

contrario, perché se prima c’è stato motivato il parere contrario in merito alla funzione

consultiva sui referendum in generale, poi c’è stato detto che non si poteva sui

referendum propositivi per la questione della commistione tra funzione legislativa e

consultiva, che sarebbero andate in contrasto. Nella prima lettura c’è stato proprio

bocciato quell'unico emendamento nel quale eravamo arrivati alla fine a proporre di

togliere il quorum per i referendum sia propositivi che abrogativi, ora qui si chiede

semplicemente la possibilità di consultare i cittadini sulla valutazione di impatto.

Quindi, visto che già non li fate praticamente votare al Senato o forse lo farete ma

non si è capito ancora come o per lo meno non l'ha capito metà di quest'Aula e buona

parte dei costituzionalisti, sarebbe carino almeno permettere ai cittadini, dare loro la

vaga possibilità di partecipare alla valutazione degli impatti delle normative, visto che

poi sulle loro spalle ricadono gli effetti. Quindi chiedo in questo caso, quanto meno alla

maggioranza o al relatore, al Governo, a chiunque vuole, di darci una motivazione sul

perché, anche quindi su una possibilità, ci viene comunque dato, non solo a noi ma ai

cittadini italiani, un parere contrario.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Dieni 1.116.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Dieni 1.116

Casellato, Gnecchi, Donati, Tancredi, Ermini, Caso, Magorno, Mannino, D'Uva...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

474 Presenti

417 Votanti

57 Astenuti

209 Maggioranza

Hanno votato sì 118

Hanno votato no 299.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento, anche per consentire

l'allestimento delle cabine di voto per la riunione del Parlamento in seduta comune,

convocata alle ore 13 per l'elezione di tre giudici della Corte costituzionale. L'esame del

provvedimento riprenderà al termine della seduta comune.

Per un richiamo al Regolamento.

DANILO TONINELLI.

Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANILO TONINELLI.

Signor Presidente, articolo 56, comma 1, del Regolamento, in riferimento alla votazione

imminente dei giudici della Corte costituzionale. Presidente, da quanto apprendiamo,

oggi i parlamentari si accingono a votare su un'unica scheda tre nomi...

PRESIDENTE. Mi scusi, ma lei mi ha riferito per le elezioni della Camera.

DANILO TONINELLI.

È l'unico momento in cui farlo, Presidente. Mi dia un minuto.

Page 300: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

43

PRESIDENTE. No.

DANILO TONINELLI.

Mi dia un minuto per terminare, Presidente.

PRESIDENTE. Lei mi sta parlando di un altro organo in questo momento, all'interno del

Regolamento.

DANILO TONINELLI.

Ma è l'unico momento questo e in alternativa le chiederò spazio durante le votazioni.

PRESIDENTE. Durante la votazione non può intervenire, c’è il seggio elettorale.

DANILO TONINELLI.

C’è un articolo del Regolamento che dice che si debbono votare i due terzi dei candidati

laddove sono superiori a due, è questo il Regolamento che vige, quello della Camera dei

deputati. Quando il Parlamento è in seduta comune questo Regolamento dice che,

quando nelle votazioni di organi collegiali il numero è superiore a due, i parlamentari

possono votare solo due terzi dei posti per cui si va a votare. È una norma di garanzia

che chiedo venga applicata in questa votazione, esattamente tra trenta minuti, Presidente

(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Bene, la seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 12,30, è ripresa alle 17,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Missioni.

PRESIDENTE.

Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alli,

Amici, Artini, Bindi, Michele Bordo, Bratti, Caparini, Capelli, Catania, Dambruoso,

Dellai, Di Lello, Epifani, Fedriga, Fioroni, Fontanelli, Fraccaro, Giancarlo Giorgetti, La

Russa, Losacco, Manciulli, Mazziotti Di Celso, Migliore, Pes, Piccoli Nardelli,

Realacci, Rosato, Sanga, Sani, Scalfarotto, Schullian, Scotto, Tabacci, Valeria Valente e

Zampa sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centosette, come risulta dall'elenco

depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della

seduta odierna.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

44

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 1 – A.C. 2613-B)

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo respinto

l'emendamento Dieni 1.116.

Passiamo ora alla votazione dell'emendamento Nuti 1.112 a pagina 9 del fascicolo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Francesco Sanna. Ne ha

facoltà.

FRANCESCO SANNA.

Grazie, Presidente, vorrei ricordare ai colleghi il merito di questo emendamento. Stiamo

parlando delle funzioni del nuovo Senato e, in particolare, della funzione di valutazione

delle politiche pubbliche. L'emendamento propone una specificazione di questa

valutazione che abbiamo visto prima respingendo tutti gli emendamenti che intendevano

modificare la definizione generale per limitarla ad una più specifica. E debbo dire che se

avessero mantenuto quella definizione generale e, esemplificando, avessero indicato

specifiche preferenze di valutazione e se non fossimo alla quarta lettura, si poteva anche

dire che, in una cattiva forma di legislazione costituzionale, potevamo aggiungere a una

valutazione di genere anche una valutazione di species, ma questo l'abbiamo già

superato. Quindi, i colleghi del MoVimento 5 Stelle stanno dentro il gioco, cioè

accettano che il nuovo Senato sviluppi una propria attività di valutazione delle politiche

pubbliche e questo è già molto apprezzabile. Ricordiamo che questa valutazione delle

politiche pubbliche è una specificazione del controllo parlamentare. Non è vero, come

qualcuno ha detto prima, che è un concetto che non si capisce, che è una cosa che

mettiamo per far diluire la capacità di precisione del testo costituzionale. Siamo

nell'ambito del controllo parlamentare e il controllo parlamentare si fa, oltre che con

l'indirizzo politico pieno, cioè dando e togliendo la fiducia al Governo, anche con la

valutazione delle politiche pubbliche. Del resto, la relazione finale del cosiddetto

comitato dei saggi, trasmessa al Presidente del Consiglio pro tempore Enrico Letta nel

settembre 2013, insisteva sull'opportunità che il Senato avesse questa possibilità di

valutazione. Ora, si dice, quando nello specifico la valutazione al nuovo Senato viene

richiesta sull'impatto delle politiche dell'Unione europea, di togliere questa valutazione

di impatto per andare ad una – la leggo – «valutazione del gradimento dei cittadini sulle

politiche dell'Unione europea». Ora, un Parlamento non è un istituto di sondaggi, cioè

non è che il Parlamento si mette a rilevare – con quali sistemi poi mi chiedo – il

gradimento dei cittadini. Il Parlamento dovrà farlo con una capacità di analisi dei

risultati e degli impatti molto più raffinata e molto più concreta. Se l'Unione europea mi

dà, con questa direttiva, questa calata di effetti sulla regolamentazione legislativa

italiana, che cosa ha prodotto questo ?

Se l'Unione europea mi dà 20 miliardi di fondi strutturali in un dato periodo, come li

abbiamo spesi, che tipo di impatto hanno avuto sui territori: ecco, io credo che sia molto

più opportuna questa capacità di analisi e di valutazione che quella sul gradimento. E

siccome – voglio ricordarlo soprattutto ai colleghi della Lega, ai quali chiedo un voto

contrario su questo emendamento – si parla di impatto sui territori, credo che questo sia

il terreno proprio di una Camera che si dovrà occupare di rappresentare le istituzioni

territoriali in ambito nazionale, quindi un sistema che autorevolmente registrerà anche in

termini critici l'impatto delle politiche dell'Unione europea sul nostro Paese.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne

ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Presidente, il relatore di minoranza ha espresso parere contrario su questo

emendamento...

PRESIDENTE. No, veramente, onorevole Sannicandro, c’è il parere favorevole del relatore

di minoranza del MoVimento 5 Stelle e del relatore di minoranza di Fratelli d'Italia,

mentre si è rimesso all'Aula il relatore di minoranza della Lega, e vi è il parere contrario

del relatore di minoranza di Sinistra Italiana. Quindi, è diversificato in questo modo il

parere dei relatori.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Avevo capito che il collega Quaranta si fosse espresso in maniera contraria.

PRESIDENTE. Il collega Quaranta sì, ma sono quattro i relatori di minoranza. Chiedo scusa,

non avevo capito.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Io facevo riferimento al nostro collega. Quindi, quali sono le ragioni ? In effetti, questa

volta sono d'accordo con Sanna, che il Senato non può essere un ufficio di sondaggi.

Probabilmente c’è una sottile ironia in questo emendamento: dal momento che stiamo

cercando di ridurre il danno ma non veniamo presi in considerazione, probabilmente

questo emendamento serve per ironizzare sulle funzioni del Senato, perché in fin dei

conti è un Senato che ha poca dignità istituzionale. Però, è evidente che sulla verifica

dell'impatto delle politiche dell'Unione europea sui territori, anche qui, c’è da censurare

il linguaggio, perché, che significa «verifica l'impatto» ? Al massimo verifica gli effetti

delle politiche dell'Unione europea sui territori. Ogni volta leggo in emendamenti e

anche nel testo del disegno di legge le parole «sui territori»; io credo che l'azione umana

abbia due coordinate ineludibili: la prima coordinata è il tempo, la seconda coordinata è

lo spazio, quindi non riesco ad immaginare una verifica degli effetti delle politiche

dell'Unione europea sull'Iperuranio. Quindi, questa è un'ulteriore dimostrazione della

sciatteria linguistica del testo. In ogni caso, ciononostante, non possiamo votare a favore

dell'emendamento a firma Nuti, Cecconi ed altri per le ragioni che abbiamo già esposto.

PRESIDENTE.

Grazie, onorevole Sannicandro. Mi scusi, ma non avevo proprio capito che si riferiva al

relatore di SI-SEL. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Nuti 1.112, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di

minoranza di Sinistra Italiana-SEL e il parere favorevole dei relatori di minoranza del

MoVimento 5 Stelle e di Fratelli d'Italia, mentre si rimette all'Assemblea il relatore della

Lega Nord.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Nuti 1.112

Piazzoni, Corsaro, Piepoli, Antezza, Bordo.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

408 Presenti

369 Votanti

39 Astenuti

185 Maggioranza

Hanno votato sì 77

Hanno votato no 292.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Dadone 1.117, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere

favorevole di tutti i relatori di minoranza, ad eccezione del relatore della Lega Nord, che

si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazionesull'emendamento Dadone 1.117,

Piepoli, Latronico, Dambruoso, Terzoni, Leva, Lattuca, Romano.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

414 Presenti

372 Votanti

42 Astenuti

187 Maggioranza

Hanno votato sì 109

Hanno votato no 263.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Dieni 1.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere

favorevole di tutti i relatori di minoranza, ad eccezione del relatore di Fratelli d'Italia,

che si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Votazione emendamento Dieni 1.10,

Lainati, Greco, Fanucci, Paris, Del Grosso.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

416 Presenti

378 Votanti

38 Astenuti

190 Maggioranza

Hanno votato sì 115

Hanno votato no 263.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Cozzolino 1.9, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere

favorevole di tutti i relatori di minoranza, ad eccezione del relatore di Fratelli d'Italia,

che si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Cozzolino 1.9

Greco, Pisano, Montroni.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

420 Presenti

388 Votanti

32 Astenuti

195 Maggioranza

Hanno votato sì 125

Hanno votato no 263.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Dieni 1.8.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Presidente, brevemente, colgo l'occasione di questo emendamento per chiedere

chiarimenti a qualcuno della maggioranza, che ha probabilmente le idee più chiare. In

questo quinto comma si dice che il Senato esprime pareri sulle nomine di competenza

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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del Governo nei casi previsti dalla legge, e fin qui, se fosse scritto così, avrebbe un

senso, però poi si aggiunge che «concorre ad esprimere pareri sulle nomine di

competenza del Governo»: concorre Pag. 32con chi ? Si presume, forse, con la Camera

dei deputati, però, quando andiamo a leggere le competenze della Camera dei deputati,

non troviamo che la Camera dei deputati è competente ad esprimere pareri sulle nomine

di competenza del Governo. Quindi, se qualcuno della maggioranza mi potesse chiarire

le idee sarebbe meglio, perché altrimenti abbiamo anche qui delle parole messe lì, in

più, tanto per scrivere qualcosa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha

facoltà.

MAURIZIO BIANCONI.

Presidente, vorrei tramite lei spiegare all'onorevole Sannicandro che, essendo la nostra

una democrazia competitiva, è il Senato che concorre con se stesso per migliorare le sue

funzioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sanna. Ne ha

facoltà.

FRANCESCO SANNA.

Signor Presidente, capisco il clima scherzoso, ma trattandosi di Costituzione ricordiamo

che in più parti, quando si parla delle competenze di Camera e Senato, che sono sempre

e comunque il Parlamento della Repubblica italiana, anche se con funzioni differenziate,

«concorre» significa «svolgono insieme»: anche se non paritariamente, perché solo alla

Camera è lasciato il potere di indirizzo politico che massimamente si esprime con la

fiducia al Governo, il ruolo di legislazione in alcuni casi, di valutazione delle politiche

pubbliche in altri casi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Dieni 1.8, con il parere contrario della Commissione e del Governo e quello favorevole

dei relatori di minoranza, ad eccezione dell'onorevole La Russa.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Dieni 1.8.

Sandra Savino, Pilozzi, Fantinati...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

426 Presenti

391 Votanti

35 Astenuti

Page 306: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

49

196 Maggioranza

Hanno votato sì 123

Hanno votato no 268.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Capezzone 1.119.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE.

Presidente, intervengo molto brevemente per dire che con questo emendamento si cerca

di intervenire per costruire un rapporto più «a testa alta», più «a schiena dritta» tra

Costituzione italiana e Unione europea. Nel dibattito tra Italia ed Europa nella politica

italiana noi assistiamo a due estremi, entrambi sbagliati: da un lato chi in modo

pedissequo e sistematico subisce lo status quo europeo, anche rispetto a meccanismi non

funzionanti; dall'altro chi ha un approccio esclusivamente distruttivo, da salto nel buio.

Noi proponiamo un passo in avanti, e vogliamo incardinare ora la discussione rispetto a

quello che accadrà nei prossimi mesi.

Scusate, colleghi, senza che la politica italiana se ne accorga – dimentichiamo un

momento le distinzioni di schieramento – stanno per venire alla luce quelli che io

considero dei gravi errori: una tesoreria unica europea; una unione fiscale europea fatta

male, con un rischio di omogeneizzazione al peggio; il rischio di ulteriori controlli

centrali di Bruxelles sui bilanci nazionali che priveranno governi e Parlamento ancora

più di oggi dell'azione effettiva attraverso la politica fiscale, che è il cuore del rapporto

tra elettori ed eletti, tra governi e cittadini. Allora questo emendamento, che vuole

inserire una valutazione di efficacia e di efficienza in Italia su quello che arriva da

Bruxelles, è un passo per porci a testa alta rispetto a quello che accade all'Unione

europea e per evitare nei prossimi mesi un derby francamente molto deludente tra chi va

a Bruxelles, a Parigi e a Berlino e dice sempre e solo «sì» chinando la testa, e chi,

commettendo l'errore uguale e contrario, dice solo «usciamo e usciamo», e non si

capisce dove si vada. Forse è il caso di introdurre un elemento di schiena dritta, di testa

alta rispetto ad alcuni vincoli europei sbagliati (Applausi dei deputati del gruppo Misto-

Conservatori e Riformisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha

facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO.

Presidente, noi abbiamo fin qui votato favorevolmente tutti gli emendamenti del collega

Capezzone; su questo però ci asterremo, ma per le stesse ragioni che lui adduceva nel

suo intervento. È troppo influente nelle politiche nazionali il peso dell'Europa per

affidare la valutazione dell'impatto delle politiche europee, e anche quindi dell'efficienza

e dell'efficacia, al nuovo Senato.

Noi contestiamo che il nuovo Senato abbia il monopolio del rapporto tra lo Stato

centrale e l'Unione europea. Per questa stessa ragione non siamo d'accordo ad estendere

in questa funzione anche la valutazione di efficienza e di efficacia: che va fatta sì, ma

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

50

non dal Senato, perché sarebbe sbagliato affidare a questa nuova Camera anche questo

tipo di competenza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Capezzone 1.119, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole

di tutti i relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Capezzone 1.119.

Archi, Di Battista, Mauri, Giammanco, Prestigiacomo...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

440 Presenti

340 Votanti

100 Astenuti

171 Maggioranza

Hanno votato sì 61

Hanno votato no 279.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

D'Ambrosio 1.132, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e

favorevole di tutti i relatori di minoranza ad eccezione dell'onorevole La Russa.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento D'Ambrosio 1.132

Tartaglione, Gelmini...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

443 Presenti

406 Votanti

37 Astenuti

204 Maggioranza

Hanno votato sì 127

Hanno votato no 279.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Page 308: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

51

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Cecconi 1.118, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e quello

favorevole dei relatori di minoranza ad eccezione dell'onorevole La Russa.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Cecconi 1.118

Greco, Bolognesi, Fratoianni, Andrea Romano, Baroni, Pilozzi, Lo Monte...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

445 Presenti

403 Votanti

42 Astenuti

202 Maggioranza

Hanno votato sì 123

Hanno votato no 280.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Nuti 1.121, parere contrario della Commissione e del Governo, favorevole di tutti i

relatori di minoranza ad eccezione dell'onorevole La Russa.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Nuti 1.121

Occhiuto, Marotta, Malisani, Ottobre, Scuvera, Matarrelli...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

452 Presenti

411 Votanti

41 Astenuti

206 Maggioranza

Hanno votato sì 129

Hanno votato no 282.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Dadone 1.123, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere

favorevole dei relatori di minoranza, mentre il relatore di minoranza del gruppo Fratelli

d'Italia-Alleanza Nazionale si rimette all'Aula.

Page 309: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

52

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Dadone 1.123

Pilozzi, Pellegrino, Pesco...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

445 Presenti

398 Votanti

47 Astenuti

200 Maggioranza

Hanno votato sì 123

Hanno votato no 275.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone

1.122, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei

relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Dadone 1.122,

Greco, sottosegretario Scalfarotto, Narduolo...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

449 Presenti

444 Votanti

5 Astenuti

223 Maggioranza

Hanno votato sì 160

Hanno votato no 284.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Nuti 1.120, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere

favorevole dei relatori di minoranza dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia

Libertà, mentre i relatori di minoranza dei gruppi Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale si rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Page 310: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

53

Votazione emendamento Nuti 1.120

Gadda De Maria, Ruocco...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

449 Presenti

399 Votanti

50 Astenuti

200 Maggioranza

Hanno votato sì 119

Hanno votato no 280.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.125. Ha chiesto di parlare per

dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Signor Presidente, voteremo a favore di questo emendamento che recepisce quanto

avevo detto in precedenza e cioè che era superfluo dire che verifica l'impatto sui

territori, perché come ho già detto non si opera che sui territori, ma voglio cogliere

l'occasione per evidenziare come il MoVimento 5 Stelle bene ha fatto con gli

emendamenti su cui abbiamo già votato favorevolmente nel voler specificare in generale

quali settori delle politiche europee dovevano essere sottoposti a verifica. Ora invece ci

sono altri emendamenti che ancora più correttamente cercano di limitare quella

genericità alle competenze specifiche del Senato, cioè non dimentichiamo che il Senato

della Repubblica, ai sensi sempre dell'articolo 55, rappresenta le istituzioni territoriali ed

esercita – abbiamo aggiunto – funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi

della Repubblica. Quindi questa è la potestà del Senato, quindi il Senato rappresenta le

istituzioni territoriali e ne cura diciamo così gli interessi. Poi abbiamo precisato quali

sarebbero le istituzioni territoriali, in qualche altra parte del testo.

Se così è, ben tentano di emendare i colleghi MoVimento 5 Stelle quando per esempio

con l'emendamento successivo dicono «nelle materie la cui potestà legislativa spetta alle

regioni», con l'emendamento ancora successivo dicono «sui bilanci degli enti

territoriali», con l'emendamento ancora successivo «sui territori, sulle regioni e sui

comuni» e con l'emendamento ancora successivo «sugli enti costitutivi della

Repubblica». Questo che cosa sta a significare ? Sta a significare che il testo ben poteva

essere scritto meglio, mentre la maggioranza non si capisce per quale motivo continua a

blindare un testo che da un lato è veramente scritto male ma che soprattutto è

contraddittorio. Se il Senato rappresenta le istituzioni territoriali – tant’è vero che

concorrono a costituirlo le regioni, gli enti territoriali insomma e i comuni – non si

capisce per quale motivo poi avete scritto nel comma quinto che può parlare di tutto e di

più. Non è un modo corretto dal punto di vista dell'architettura istituzionale. Si dovrebbe

precisare che le valutazioni, la verifica dell'impatto e quant'altro dovrebbero essere

limitate e circoscritte alle materia sulle quali il Senato avrà la competenza in relazione

proprio agli enti che lo hanno costituito. Noi voteremo quindi, come ha già detto il

collega Quaranta, a favore di questi ulteriori emendamenti ma ho voluto sottolineare

come in quest'Aula molti di noi fanno un lavoro egregio ma che non viene tenuto in

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

54

nessunissima considerazione senza un giustificato motivo. Forse c’è il gusto, c’è uno

orrore verso le cose fatte bene e si preferisce invece soffermarci su testi, comunque essi

siano, purché si vada avanti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dieni. Ne ha

facoltà.

FEDERICA DIENI.

Signor Presidente, con questo emendamento come con quelli successivi denunciamo il

basso livello qualitativo della riforma, infatti fare riferimento ai territori per valutare

l'impatto della legislazione dell'Unione europea appunto sugli stessi non vuol dire nulla.

Noi quello che appunto abbiamo intenzione di fare con questo emendamento è definire

in maniera dettagliata il territorio al quale appunto ci si riferisce.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Dieni. Onorevole Malpezzi, la ringrazio.

FEDERICA DIENI.

Quindi, in questo caso il Senato sarà rappresentativo di alcuni enti locali, in particolare

regioni e comuni, e quindi semplicemente con questa serie di emendamenti che abbiamo

presentato vogliamo semplicemente fare riferimento in maniera tecnica e in maniera

dettagliata a questi enti locali. Come ha detto anche prima di me benissimo

Sannicandro, qui praticamente si abbassa tantissimo il livello della legislazione perché

non si concepisce una Costituzione scritta in maniera molto superficiale, senza

individuare quindi in questo caso espressamente il territorio di riferimento. Vogliamo

porre rimedio a questa norma quindi apponendo questo tipo di correttivo e invitiamo

tutti a votare favorevolmente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.125, con il parere contrario della

Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza, mentre

il relatore di minoranza del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale si rimette

all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Toninelli 1.125

Fregolent, Baruffi, Caso...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

447 Presenti

436 Votanti

11 Astenuti

219 Maggioranza

Hanno votato sì 153

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

55

Hanno votato no 283.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Dadone 1.124, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere

favorevole dei relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Revoco la votazione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La

Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA.

Signor Presidente, volevo dare l'occasione di citarmi ancora una volta, visto che lo ha

fatto ripetutamente e mentre ci siamo rimessi all'Aula per l'emendamento precedente,

che secondo me era leggermente diverso dai successivi proposti dagli amici, dai colleghi

del MoVimento 5 Stelle, su questo e sugli altri emendamenti, per le ragioni che loro

stessi hanno esposto, cioè, per il tentativo di ricondurre la normativa che stiamo votando

alle funzioni proprie del Senato, noi di Fratelli d'Italia esprimiamo parere favorevole e

invitiamo a votarlo.

PRESIDENTE. La ringrazio. Devo solo precisarle che ovviamente, onde evitare si pensi che

io sia parziale nei suoi confronti e a suo favore, è che per il Presidente è più semplice

dire onorevole La Russa che ripetere per quattro volte le parole «relatore di minoranza,

eccetera». Solo per questo, sia chiaro.

Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico,

sull'emendamento Dadone 1.124, con il parere contrario della Commissione e del

Governo e con il parere favorevole di tutti i relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Dadone 1.124

Gandolfi, Fabbri, D'Attorre, Pili. Ci sono altri ? Tripiedi.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

457 Presenti

453 Votanti

4 Astenuti

227 Maggioranza

Hanno votato sì 162

Hanno votato no 291.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Page 313: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Cecconi 1.126, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere

favorevole di tutti i relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Cecconi 1.126

Coppola. Altri ?

Dichiaro chiusa la votazione

Comunico il risultato della votazione:

443 Presenti

441 Votanti

2 Astenuti

221 Maggioranza

Hanno votato sì 153

Hanno votato no 288.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(La deputata Tartaglione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Nuti 1.127. Ha chiesto di parlare per

dichiarazione di voto l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE.

Grazie, Presidente. Nella scheda che ci è stata fornita dagli uffici, insieme a questo

disegno di legge costituzionale, compare, in merito agli elementi sulla qualità del testo

riferiti, in particolar modo, proprio all'articolo 55, quinto comma, il fatto che nella

formulazione la riforma sia generica e soprattutto atecnica. Cioè, questa formulazione è

sia generica sia atecnica. In effetti, la domanda che ci si pone è a quali territori si faccia

riferimento. L'ha spiegato benissimo prima il collega Sannicandro e altrettanto bene la

mia collega Dieni.

Quindi, con tutta questa serie di emendamenti bocciati finora e anche con questo

proponiamo un'ulteriore specifica, cioè che la norma dovrebbe riferirsi ai territori sui

quali ricadono le competenze di questo nuovo Senato e quindi teoricamente regioni,

comuni e, in generale, gli enti locali. Infatti, questo abbiamo previsto sulle regioni e sui

comuni.

L'emendamento, quindi, insiste e specifica maggiormente l'effetto e dimostra il fatto che

abbiamo già detto tutti prima in maniera piuttosto ampia salvo la maggioranza, ossia che

c’è un basso livello qualitativo a livello di linguaggio utilizzato nella riformulazione di

quella che è la Carta costituzionale. Purtroppo, è un atteggiamento molto

approssimativo ed è particolarmente pericoloso utilizzare un linguaggio di questo

genere, perché si sta andando a modificare la Carta costituzionale e ciò meriterebbe un

pelino in più di attenzione.

Capisco che siamo in quella che dovrebbe essere la quarta lettura, anche se in realtà è la

seconda, ovverosia la prima effettiva della Camera. Quindi, varrebbe la pena, proprio in

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

57

merito a quella che era la ratio dell'articolo 138, di riconsiderare i termini utilizzati

perché questa è una buona occasione e se c’è qualcosa da migliorare fermarsi e farlo

comunque, perché tanto non ci corre dietro nessuno e anzi a volte inciampiamo, anzi

inciampate spesso su voi stessi quando correte rispetto a quando non si farebbe se si

volessero approvare gli emendamenti.

Se lo si ritiene condivisibile, visto che si specificano quelle che sono funzioni che non

capisce, francamente, nessuna delle opposizioni, esprimete un parere favorevole o,

perlomeno, motivate il parere contrario ma non sulla base del fatto che siamo in quarta

lettura e, quindi, che la discussione deve essere chiusa (Applausi dei deputati del gruppo

MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Nuti 1.127, con il parere contrario della Commissione e

del Governo e con il parere favorevole di tutti i relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

MARA MUCCI. Presidente, ho chiesto di parlare...

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.

Onorevole Mucci, però cerchiamo di essere un po’ più reattivi, se possibile. Ha chiesto

di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.

MARA MUCCI.

Presidente, scusatemi. Io non sono d'accordo su questi emendamenti che sono restrittivi

rispetto all'ambito di lavoro che sarà quello che disegnerà il nuovo Senato, perché

l'impatto della normativa europea non è un impatto che può essere soltanto sulle regioni

e sui Comuni a livello di bilancio, ma può esserci anche sulle imprese che sono sul

territorio.

Anche quello è un impatto dell'Unione europea. Basta guardare alle ultime norme che

sono state approvate e molto contestate dai territori, come quelle sulla pezzatura delle

vongole e sulle quote latte.

Su questo io spero che il nuovo Senato possa incidere, ovvero su una normativa europea

che, però, impatta non solo sui bilanci dei territori, ma anche sulle imprese stesse,

perché se non guardiamo e non abbiamo un occhio critico anche sull'impatto delle

nostre attività produttive probabilmente anche le normative che vengono emanate non

avranno il risultato che noi ci aspettiamo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Nuti 1.127, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere

favorevole di tutti i relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Nuti 1.127

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

58

Qualcuno non riesce a votare ? Minardo Altri ? Onorevole Morani, ci aiuti, però,

perché altrimenti rischiamo di rimanere qui...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

460 Presenti

458 Votanti

2 Astenuti

230 Maggioranza

Hanno votato sì 165

Hanno votato no 293.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Nuti 1.128, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere

favorevole del relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle e del relatore di

minoranza del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà, mentre i relatori di

minoranza dei gruppi Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e

Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale si rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Nuti 1.128

Adornato. Altri che non riescono a votare ? Buttiglione, Fucci. Ci siamo ? Hanno votato

tutti ? Bianconi; se lei si fa distrarre, onorevole Bianconi, poi è inevitabile.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

459 Presenti

439 Votanti

20 Astenuti

220 Maggioranza

Hanno votato sì 153

Hanno votato no 286.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Nuti 1.129, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere

favorevole di tutti i relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Votazione emendamento Nuti 1.129

Qualcuno non riesce a votare ? Paris, Amendola, Furnari, Tartaglione, Carinelli.

L'onorevole Furnari ancora non riesce a votare. Siamo a posto.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

456 Presenti

453 Votanti

3 Astenuti

227 Maggioranza

Hanno votato sì 162

Hanno votato no 291.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Dadone 1.130, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere

favorevole del relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle e del relatore di

minoranza del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà, mentre i relatori di

minoranza dei gruppi Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e

Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale si rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Dadone 1.130

Ci siamo ? Totaro, Paris, Giorgis, Magorno, che ha votato. Grande, Silvia Giordano;

non pianga perché risolveremo il problema. Abbia fiducia. Fabbri. Altri ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

455 Presenti

402 Votanti

53 Astenuti

202 Maggioranza

Hanno votato sì 118

Hanno votato no 284

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario, il

deputato Parentela ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Invernizzi 1.34.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

DANILO TONINELLI.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

60

Grazie Presidente. Ci sono ora una lunga serie di emendamenti del collega Invernizzi sui

quali ci asterremo e ora spiego la motivazione. In pratica, non tolgono, né aggiungono

nulla, al già esistente pasticcio fatto dalla maggioranza in questo provvedimento circa le

competenze del Senato. Non è più possibile migliorarlo questo passaggio. Gli

emendamenti del collega Invernizzi, a nostro parere, ripeto, non tolgono, né

aggiungono, lo pasticciano ulteriormente. Ci asterremo su tutti i successivi

emendamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha

facoltà.

CRISTIAN INVERNIZZI.

Grazie Presidente. Siamo in un momento dalla procedura, riguardo la riforma

costituzionale, che obbliga le opposizioni a trovare tutta una serie di artifici –

chiamiamoli così – finalizzati comunque, non come sentivo prima da parte di alcuni, a

migliorare il testo, perché sappiamo che questo testo che è arrivato è blindato. È un testo

sul quale è possibile discutere, ma non sarà possibile ovviamente convincere nessuno

dall'attuale maggioranza circa gli errori che sono stati fatti nel corso dalle letture

precedenti e circa quello che noi, invece, avremmo voluto fare. La finalità di

emendamenti di questo tipo, signor Presidente, non è quella di pasticciare ulteriormente

una riforma costituzionale già ovviamente, a nostro avviso, più che pasticciata. Lo

vedremo soprattutto nell'articolo successivo, quando andremo ad affrontare il tema che,

rispetto a tutti gli altri contenuti di questa riforma, durante la discussione in Senato, ha

concentrato la maggior parte sia dei commenti giornalistici che degli esperti circa il

metodo di elezione del Senato. Qui noi, con questi emendamenti, vogliamo sottolineare

tutto ciò semplicemente dal punto di vista politico. Poi, per carità, se uno venisse

accolto, questo riaprirebbe il gioco al Senato e quindi avrebbe anche la funzione di far

tornare a parlare di quello che vogliamo fare con quello che in origine della discussione,

nel testo base presentato, veniva definito Senato delle autonomie e poi, forse, per una

sorta di pudore, per un sussulto fortunatamente di pudore, è stato ricondotto all'interno

di una terminologia più chiara, quella di Senato della Repubblica, non certo dalle

autonomie. Però, vogliamo sottolineare con la presentazione di questi emendamenti,

come quello di fronte al quale noi ci troviamo, purtroppo, non è un Senato delle

autonomie, perché del Senato delle autonomie non ne ha il profilo e non ne ha i poteri.

Se si fosse voluto, in qualche modo, creare un qualcosa di effettivamente organico,

signore Presidente, noi avremmo potuto guardare ad altre esperienze europee circa la

possibilità di realizzare impianti costituzionali capaci di attraversare periodi devastanti,

se vogliamo, anche dal punto di vista proprio sociale. Mi riferisco alla Costituzione

federale tedesca sotto il cui vigore è stata affrontata la Guerra Fredda, sotto il cui vigore,

soprattutto, in seguito a semplici e non così invasive correzioni, si è riusciti a realizzare

in Germania qualcosa di assolutamente incredibile, vale a dire la riunificazione tedesca.

Quello che non siamo riusciti a capire, infatti, è come mai si sia voluto in Italia prendere

una Costituzione che, proprio quelli che oggi la cambiano, hanno definito più volte, in

più occasioni, come la più bella del mondo.

PRESIDENTE. Concluda.

CRISTIAN INVERNIZZI.

Page 318: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

61

Mi avvio alla conclusione.

Si vuole creare un ectoplasma privo di particolare definizione e insistere in questa

battaglia, che, lo sappiamo, ha un'unica finalità, purtroppo, che è quella di potersi

presentare in campagna elettorale offrendo all'opinione pubblica in pasto un argomento

semplice (perché sarà questo il tema sul quale sicuramente la maggioranza batterà e

Renzi farà la sua campagna elettorale): noi siamo gli unici che hanno preso 315

mantenuti dal popolo, e così via, e li abbiamo cancellati; noi abbia cancellato 315

indennità. Purtroppo, al di sotto di questa patina di demagogia pura, c’è a nostro avviso

un gravissimo problema di equilibro costituzionale. Ecco perché questo Senato, che a

nostro avviso è privo di una effettiva caratterizzazione di Senato delle autonomie, non

dovrebbe nemmeno esistere. A questo punto sarebbe stato più opportuno cancellarlo,

onde evitare di fare quello che è stato fatto, per esempio, anche con le province, con la

differenza che in questo caso costituzionalizziamo un effettivo caos normativo e

istituzionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quaranta. Ne ha

facoltà.

STEFANO QUARANTA.

Grazie, Presidente, anche noi ci asterremo su tutti gli emendamenti proposti

dall'onorevole Invernizzi, di cui apprezziamo la buona volontà, ma riteniamo anche noi

che questa parte dell'articolo 1 sia inemendabile. Del resto, è scritta talmente male, in

maniera talmente superficiale, che trovo veramente grottesco che questo sia l'articolo 1

della nuova riforma e della nuova Carta costituzionale. Ed è ancora più grottesco e

inqualificabile il fatto che il Premier, il Presidente del Consiglio, presenti questa

sottospecie di riforma come la cartina di tornasole della sua volontà riformatrice del

Paese. Ora io chiederò ai cittadini italiani di leggersi quest'articolo 1 della riforma Renzi

che giudico assolutamente incomprensibile. Per fortuna ci sarà una campagna

referendaria e i cittadini potranno votare liberamente (Applausi dei deputati del gruppo

Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha

facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO.

Grazie, Presidente. È vero quanto hanno sostenuto i colleghi, cioè che questo articolo 1,

o meglio l'articolo 55 della Costituzione per come il Senato l'ha modificato, è difficile

da correggere. Ed è vero anche che forse neanche la serie di emendamenti che ora

voteremo a firma dell'onorevole Invernizzi possono essere sufficienti a correggere

questo articolo.

Il punto però è capire che cosa è successo al Senato. Al Senato la maggioranza,

probabilmente con un intento risarcitorio nei confronti del Senato che sarà, ha attribuito

a questa nuova Camera delle funzioni inopportune, che sarebbe stato opportuno non

attribuire al Senato che sarà. Allora questi emendamenti, siccome hanno lo scopo di

porre in evidenza la necessità di limitare queste funzioni inopportune, hanno un valore

politico che noi condividiamo e per questa ragione li voteremo.

Page 319: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

62

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha

facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA.

Grazie, Presidente, l'ho detto sin dall'inizio, quindi concordo con i colleghi che l'hanno

ripetuto, che il testo di questo di questo provvedimento, di quella che dovrebbe essere la

nostra nuova Costituzione, è assolutamente inemendabile, perché non risponde alla

esigenza di dare agli italiani una Costituzione più snella, più efficace, più adatta alle

necessità del Paese o semplicemente alle risultanze di un comune sentire, ma è il frutto

di due diverse spinte: la prima, quella di dire, in qualche modo, che si è fatta una

qualsiasi riforma costituzionale, la seconda, lo vedremo nel successivo articolo, quella

di far finta di cancellare il Senato. Invece si mantengono grosso modo i costi e si toglie

ai cittadini la possibilità di eleggere i senatori per affidarli ai partiti in via completa,

anche se apparentemente con la correzione avvenuta così non sembra, invece così resta,

ma ne parleremo.

Allora gli emendamenti, questo e quello successivo, proposti dal collega Invernizzi,

sicuramente, a prescindere dal fatto che verranno bocciati, non possono migliorare o

cambiare una natura di per sé fallace di questo testo, che peraltro risponde, l'altro

elemento, a un tentativo, alla fine, di mettere insieme anime diverse dello stesso partito

di maggioranza.

Però contribuisce a dare un segnale politico sulla incapacità di questo Parlamento di

affrontare in maniera positiva quella richiesta, lungamente attesa, di una Costituzione

più moderna, più chiara, più diretta. Ecco, se non altro, gli emendamenti proposti dal

collega sono più chiari del resto dei testi. Per questo, pur sapendo che verranno bocciati,

come segnale politico, noi di Fratelli d'Italia voteremo a favore di tutti gli emendamenti

a firma Invernizzi che seguono.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matteo Bragantini.

Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI

Grazie, Presidente. Indubbiamente in questi emendamenti capisco la ratio degli amici

della Lega, che prevedono che, levando queste competenze al Senato, vi possa essere la

possibilità che la valutazione dell'impatto dei provvedimenti della Comunità europea

riguardi direttamente i territori e le regioni. Ma, a mio avviso, questa è

un'interpretazione, anche se può essere valida, che potrebbe essere limitativa ed essere

utilizzata, per certi versi, da un sistema centralista che sta andando avanti. Dunque

verrebbe tolto sia alle regioni, sia anche al Senato, che noi auspichiamo diventi in futuro

– speriamo in una nuova riforma – un vero Senato delle autonomie, quello che adesso

non è.

È per questo motivo che, anche riconoscendo l'idea degli amici della Lega, noi ci

asterremo, perché riteniamo che potrebbe essere vista o potrebbe essere utilizzata da un

sistema centralista in un Pag. 42modo per limitare ancora di più i poteri sia ai territori

che al Senato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.34, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

Page 320: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

63

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.34.

Acceleriamo colleghi, per favore... Del Grosso...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

453 Presenti

335 Votanti

118 Astenuti

168 Maggioranza

Hanno votato sì 50

Hanno votato no 285.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Preziosi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.37, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere

favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi

con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e sul quale si rimettono all'Aula i

relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.37

Mognato, Galperti...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

448 Presenti

332 Votanti

116 Astenuti

167 Maggioranza

Hanno votato sì 49

Hanno votato no 283.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Page 321: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

64

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.52, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.52

Adornato, Binetti, Taricco, Grillo...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

452 Presenti

338 Votanti

114 Astenuti

170 Maggioranza

Hanno votato sì 53

Hanno votato no 285.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(La deputata Pellegrino ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.31, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.31,

Ghizzoni, Furnari, Caso...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

451 Presenti

334 Votanti

117 Astenuti

168 Maggioranza

Hanno votato sì 50

Hanno votato no 284.

Page 322: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

65

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.50

Binetti, Luigi Gallo...

Dichiaro chiusa la votazione. Onorevoli Grillo e Cozzolino, chiedo scusa, purtroppo la

votazione è chiusa.

Comunico il risultato della votazione:

449 Presenti

335 Votanti

114 Astenuti

168 Maggioranza

Hanno votato sì 53

Hanno votato no 282.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.35, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.35

Grillo...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

447 Presenti

330 Votanti

117 Astenuti

166 Maggioranza

Hanno votato sì 49

Hanno votato no 281.

Page 323: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

66

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(I deputati Fossati e Molea hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto

contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.43, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.43

Fossati, Cova, Molea, Sisto... Onorevole Crippa, noi aspettiamo... Anche l'onorevole

Nuti... Luigi Gallo, Ferraresi...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

459 Presenti

339 Votanti

120 Astenuti

170 Maggioranza

Hanno votato sì 51

Hanno votato no 288.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.32, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.32

Lainati, Fratoianni, Mannino, Colaninno, Bonafede, Benedetti...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

460 Presenti

339 Votanti

121 Astenuti

Page 324: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

67

170 Maggioranza

Hanno votato sì 52

Hanno votato no 287.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.36, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.36

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

445 Presenti

329 Votanti

116 Astenuti

165 Maggioranza

Hanno votato sì 50

Hanno votato no 279.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Romanini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.48, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.48

Chi non riesce a votare ? Cariello, Paglia, Amendola.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

461 Presenti

338 Votanti

123 Astenuti

Page 325: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

68

170 Maggioranza

Hanno votato sì 51

Hanno votato no 287

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.33, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.33

Amendola. Altri che non riescono a votare ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

456 Presenti

338 Votanti

118 Astenuti

170 Maggioranza

Hanno votato sì 51

Hanno votato no 287

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.38, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.38

Archi. Non vedo altre mani alzate.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

451 Presenti

334 Votanti

117 Astenuti

Page 326: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

69

168 Maggioranza

Hanno votato sì 51

Hanno votato no 283

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.40, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.40

Marotta, Carinelli.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

462 Presenti

341 Votanti

121 Astenuti

171 Maggioranza

Hanno votato sì 50

Hanno votato no 291

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.45, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.45

Marzano, Alberti, Santanchè.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Page 327: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

70

452 Presenti

335 Votanti

117 Astenuti

168 Maggioranza

Hanno votato sì 48

Hanno votato no 287.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.39, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie – Lega dei

popoli – Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.39

Fratoianni, Paris. Altri che non riescono a votare ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

460 Presenti

340 Votanti

120 Astenuti

171 Maggioranza

Hanno votato sì 51

Hanno votato no 289.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.42, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, e con

il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie – Lega dei

popoli – Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.42

Montroni, Fanucci, Furnari. Altri che non riescono a votare ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Page 328: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

71

460 Presenti

339 Votanti

121 Astenuti

170 Maggioranza

Hanno votato sì 52

Hanno votato no 287.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.29, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, e con

il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie – Lega dei

popoli – Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.29

Fabbri, Bolognesi, Lattuca. Altri ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

458 Presenti

337 Votanti

121 Astenuti

169 Maggioranza

Hanno votato sì 51

Hanno votato no 286.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.41, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, e con

il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie – Lega dei

popoli – Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.41

Gadda, Pagano. Altri ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Page 329: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

72

456 Presenti

337 Votanti

119 Astenuti

169 Maggioranza

Hanno votato sì 53

Hanno votato no 284.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.44, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL, e con

il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie – Lega dei

popoli – Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.44

Luigi Gallo, Rampelli, Malpezzi.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

462 Presenti

340 Votanti

122 Astenuti

171 Maggioranza

Hanno votato sì 53

Hanno votato no 287.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.47, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.47

Bolognesi, Marotta, D'Incà, De Menech...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

455 Presenti

338 Votanti

117 Astenuti

Page 330: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

73

170 Maggioranza

Hanno votato sì 52

Hanno votato no 286.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.51

De Menech, Tartaglione, D'Ambrosio, Gagnarli, Malisani...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

462 Presenti

344 Votanti

118 Astenuti

173 Maggioranza

Hanno votato o sì 50

Hanno votato no 294.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.30, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.30

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

460 Presenti

343 Votanti

117 Astenuti

172 Maggioranza

Page 331: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

74

Hanno votato sì 54

Hanno votato no 289.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.46, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.46

Fanucci, Marco Di Maio, Giorgis.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

456 Presenti

338 Votanti

118 Astenuti

170 Maggioranza

Hanno votato sì 50

Hanno votato no 288.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.49, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si

rimettono all'Aula i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di SI-SEL e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.49

Tartaglione, Carbone, Cozzolino, Rubinato, Kronbichler, Berlinghieri..

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

466 Presenti

349 Votanti

117 Astenuti

175 Maggioranza

Hanno votato sì 54

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

75

Hanno votato no 295.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.13, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si

rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.13

Bolognesi, ha votato. Altri ? Io non vedo mani alzate.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

460 Presenti

346 Votanti

114 Astenuti

174 Maggioranza

Hanno votato sì 54

Hanno votato no 292.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.22, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si

rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.22

Marzana, Andrea Romano, Bolognesi. Hanno votato. Fabbri, Marti, Albanella. Fabbri

ha votato, Albanella pure. Altri che non riescono a votare ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

460 Presenti

348 Votanti

112 Astenuti

175 Maggioranza

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

76

Hanno votato sì 53

Hanno votato no 295.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.21, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si

rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.21

Chi non riesce a votare ? Non vedo mani alzate.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

461 Presenti

344 Votanti

117 Astenuti

173 Maggioranza

Hanno votato sì 52

Hanno votato no 292.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Monchiero ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.20, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si

rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.20

Tartaglione, Paris. Altri ? Non vedo mani alzate. Sì, onorevole Malpezzi. Bene.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

463 Presenti

348 Votanti

115 Astenuti

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

77

175 Maggioranza

Hanno votato si 49

Hanno votato no 299

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.19, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si

rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.19

Abbiamo votato tutti ? No, Del Grosso, Carrozza, Cani. Altri ? Cani non riesce a

votare. Bene. Altri ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

461 Presenti

343 Votanti

118 Astenuti

172 Maggioranza

Hanno votato sì 48

Hanno votato no 295.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.18, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si

rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.18

Placido, Bolognesi, Marco Di Maio, Caso. Altri ? Piccione.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Page 335: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

78

463 Presenti

344 Votanti

119 Astenuti

173 Maggioranza

Hanno votato sì 48

Hanno votato no 296.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.17, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si

rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.17

Bolognesi. Bene. Altri che non riescono a votare ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

451 Presenti

338 Votanti

113 Astenuti

170 Maggioranza

Hanno votato sì 45

Hanno votato no 293.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.16, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si

rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.16

Chi non riesce a votare ? Mannino. Altri ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Page 336: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

79

Comunico il risultato della votazione:

448 Presenti

338 Votanti

110 Astenuti

170 Maggioranza

Hanno votato sì 48

Hanno votato no 290.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.15, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si

rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione (Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.15

Chi non riesce a votare ? Bolognesi, Amendola, Guidesi, Kronbichler, Massa.

Kronbichler non riesce ancora a votare. Ok. Altri ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

452 Presenti

337 Votanti

115 Astenuti

169 Maggioranza

Hanno votato sì 46

Hanno votato no 291

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.14, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si

rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.14

Page 337: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

80

Chi non riesce a votare ? Carrozza, Ferrari. Ok. Altri ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

442 Presenti

328 Votanti

114 Astenuti

165 Maggioranza

Hanno votato sì 45

Hanno votato no 283

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.23, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si

rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.23

Ci siamo ? Caso, Gallinella, Simone Valente. Altri ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

450 Presenti

335 Votanti

115 Astenuti

168 Maggioranza

Hanno votato sì 46

Hanno votato no 289.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.24, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e Autonomie-Lega dei

Popoli-Noi con Salvini e di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre i relatori di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si

rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.24

Placido, Gutgeld, Caparini, D'Ambrosio.

Page 338: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

81

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

453 Presenti

337 Votanti

116 Astenuti

169 Maggioranza

Hanno votato sì 46

Hanno votato no 291

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.25, con il parere contrario della Commissione e del Governo, si rimettono

all'Assemblea i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-

SEL e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e di Fratelli

d'Italia.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.25

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

455 Presenti

341 Votanti

114 Astenuti

171 Maggioranza

Hanno votato sì 49

Hanno votato no 292

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.26, con il parere contrario della Commissione e del Governo, si rimettono

all'Assemblea i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-

SEL e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e di Fratelli

d'Italia.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.26

Gadda, Colletti.

Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione:

Page 339: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

82

446 Presenti

334 Votanti

112 Astenuti

168 Maggioranza

Hanno votato sì 48

Hanno votato no 286

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.27, con il parere contrario della Commissione e del Governo, si rimettono

all'Assemblea i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-

SEL e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e di Fratelli

d'Italia.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.27

La Russa, D'Ambrosio, Marotta, Paris, Zaratti.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

448 Presenti

331 Votanti

117 Astenuti

166 Maggioranza

Hanno votato sì 45

Hanno votato no 286

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Invernizzi 1.28, con il parere contrario della Commissione e del Governo, si rimettono

all'Assemblea i relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana-

SEL e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e di Fratelli

d'Italia.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Invernizzi 1.28

Binetti, De Rosa, Tancredi, Guerra, Caso.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

Page 340: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

83

452 Presenti

334 Votanti

118 Astenuti

168 Maggioranza

Hanno votato sì 47

Hanno votato no 287.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.131.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.

Colleghi, vi pregherei di abbassare un po’ il tono della voce, per favore. Prego,

onorevole Cecconi.

ANDREA CECCONI.

Grazie, Presidente. Ho fatto questo tipo di intervento anche in mattinata e ribadisco un

po’ lo stesso concetto, nel senso che già il Senato, come previsto dalla riforma che è

in discussione, avrà ben pochi compiti e sull'operato del Governo avrà dei compiti di

controllo, di verifica, con la possibilità di emettere dei pareri.

Ma se questi pareri dovessero essere contrari o dovessero in qualche modo indicare

che il Senato non è assolutamente d'accordo con quello che il Governo sta facendo,

non esiste...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Cecconi. Colleghi, così però non è possibile. Colleghi !

Prego, onorevole.

ANDREA CECCONI.

... non esiste alcun genere di accorgimento, di sanzione o di strumento affinché questo

parere espresso dal Senato possa in qualche modo arrivare a conoscenza del Governo

per una successiva valutazione, tant’è che rimarrebbe soltanto la Camera dei deputati

l'organo che potrebbe in qualche modo essere impositivo nei confronti dell'operato del

Governo. Con questo emendamento si cerca semplicemente di chiedere che il

Governo sia costretto, su indicazioni del Senato, ad andare nell'Aula del Senato a

riferire e, in qualche modo, ad avere perlomeno una sanzione sulla reputazione

dell'operato del Governo, in maniera tale che il Senato possa fare qualcosa, se mai la

dovesse fare. Infatti, a questo punto ci poniamo anche il problema che possa fare

quello che viene indicato in Costituzione, perché, non essendoci nessuna sanzione,

quello che fa cade completamente nel vuoto, allora ci chiediamo anche quale sia la

motivazione per cui questa Camera debba valutare. Chiediamo che almeno ci sia un

momento in cui il Capo del Governo o il Ministro entri nell'Aula del Senato e ci sia

una pubblicità verso l'opinione pubblica nel dire che il Senato è fermamente contrario

a quello che il Governo sta svolgendo. Così gli stiamo dando almeno un senso,

perché, altrimenti, a questo punto, così com’è si tratta di una competenza che il

Senato ha ma è totalmente priva di senso. Infatti, se devono emettere un documento,

un foglio di carta che dice che i senatori non sono assolutamente contenti di quello

che sta facendo il Governo e tutto finisce lì, francamente credo che i senatori non si

spingeranno neanche a svolgere questo minimo compito, tant’è che forse questo

Page 341: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

84

emendamento – forse ! – li potrebbe mettere nelle condizioni di avere almeno una

«riscossa» nell'avere il Capo del Governo all'interno dell'Aula che deve giustificare il

suo operato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE.

Grazie, Presidente. A sostegno di quanto detto dal mio collega Cecconi, il motivo per

cui abbiamo proposto questo emendamento è, nuovamente, tentare di dare un senso a

un Senato che di fatto un senso non ce l'ha. L'hanno sottolineato tutti in tutte le salse,

ma né il Governo si è alzato a difendere questa sua proposta né tanto meno

maggioranza e relatori si sono sgualciti più di tanto. Che funzione tentiamo di dare ?

Sappiamo che il Senato ha la competenza di «valutare l'impatto delle politiche

dell'Unione europea sui territori», ma se la valutazione è negativa, che succede ?

Assolutamente nulla, e qui viene il problema. Allora, diamo un senso a questo

controllo e, nel momento in cui lo fa, prevediamo una sorta di sanzione lieve, una

sanzione reputazionale, che consiste nell'obbligo in capo al Governo di andare a

riferire pubblicamente in Senato in caso di valutazione negativa da parte del Senato

medesimo. Quindi, avanziamo una proposta per rendere questo Senato un Senato che

abbia un qualsivoglia senso. Questo – giusto per chiudere, Presidente –, per dire che

siamo tutt'altro che un gruppo che Pag. 54dice costantemente «no», ma facciamo

proposte di ogni genere e la maggioranza manco si degna di guardarci (Applausi dei

deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Toninelli 1.131, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore

di minoranza La Russa e il parere favorevole di tutti gli altri relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Toninelli 1.131

Toninelli, Fanucci, Carbone, Manfredi, Magorno.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

422 Presenti

420 Votanti

2 Astenuti

211 Maggioranza

Hanno votato sì 144

Hanno votato no 276.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Page 342: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

85

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Bianconi 1.103, con il parere contrario di Commissione e Governo, mentre si

rimettono all'Aula i relatori del MoVimento 5 Stelle, di Sinistra Italiana-Sinistra

Ecologia Libertà e Lega Nord, ed esprime parere favorevole il relatore di Fratelli

d'Italia-Alleanza Nazionale.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamento Bianconi 1.103

Grassi, Vazio, Amoddio...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

429 Presenti

311 Votanti

118 Astenuti

156 Maggioranza

Hanno votato sì 34

Hanno votato no 277

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell'articolo 1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quaranta. Ne ha facoltà.

STEFANO QUARANTA.

Presidente, siamo alla votazione dell'articolo 1. Vorrei far riflettere quest'Aula sulle

parole del Ministro Boschi. A mio modo di vedere con una leggera sopravvalutazione

di se stessa e con una conoscenza della storia istituzionale di questo Paese

leggermente approssimativa, ci ha fatto sapere dalle colonne del Corriere della Sera

che sono settant'anni che questo Paese aspetta questa riforma.

Capisco che figure che hanno scritto questa Carta costituzionale... Vorrei citarne

alcuni, anche per dar loro l'estremo saluto con la votazione di questo articolo 1:

Calamandrei, Croce, De Gasperi, Di Vittorio, Einaudi, Pertini, Silone, Togliatti Aldo

Moro. Capisco che questi personaggi, rispetto alla cifra politica del Primo Ministro

Renzi e del Ministro Boschi siano poca cosa, e che quindi sono settant'anni che

aspettavamo di avere questo Governo per rinnovare la nostra Carta costituzionale.

E allora vediamo qual è il prodotto della grande innovazione di questo Governo.

Innanzitutto abbiamo superato il bicameralismo paritario. Bene; come l'abbiamo fatto

? Abolendo il Senato ? No: tenendo un Senato, con quali caratteristiche ? Innanzitutto

un Senato non elettivo; lo vedremo poi meglio all'articolo 2. Quindi la grande

innovazione è che i cittadini non voteranno più per il Senato !

E che tipo di Senato facciamo ? Facciamo un Senato delle autonomie o delle regioni,

senza alcuna riflessione su come funzionano oggi le regioni nel nostro Paese, senza

aver ragionato su quali poteri servono ancora alle regioni; perché è paradossale:

facciamo il Senato delle regioni nel momento in cui togliamo dei poteri alle regioni,

grazie all'abolizione della legislazione concorrente, grazie alla clausola di supremazia.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Facciamo un Senato, ripeto non elettivo, in cui non sono rappresentate le istituzioni

regionali, ma i sistemi politici territoriali; e lo facciamo senza assegnargli alcuna

funzione, perché abbiamo visto come sui poteri specifici delle regioni e delle

autonomie il Senato non ha alcun potere speciale, alcun potere di veto, alcun potere

incisivo.

Mentre paradossalmente diamo invece a questo Senato – che è un ibrido, che sempre

in nome della semplificazione vedrà al suo interno cinque tipologie di senatori – il

potere di riforma della Costituzione. Cioè a un Senato non eletto dai cittadini, di

secondo grado, diamo il potere supremo, che l'articolo 1 dice che spetta ai cittadini

italiani, di riformare la Costituzione. Questo è il prodotto di settant'anni di attesa !

Meno male che è arrivato questo Governo.

L'unico elemento certo di questa riforma non riguarda né il Senato, né il

bicameralismo, nulla: riguarda il fatto che questa riforma produrrà un incredibile

accentramento di poteri su una persona sola. E la cosa che io trovo paradossale è che

queste Aule, quella della Camera e quella del Senato, sostanzialmente danno ragione

al Presidente Renzi, che dice che il Parlamento non conta nulla e ci deve essere un

uomo solo al comando: magari per portare avanti le politiche di austerità o di questa

Europa, in modo tale che se qualcuno un giorno alzerà il telefono da Berlino o da

Bruxelles avrà un fedele esecutore qui in Italia (Applausi dei deputati del gruppo

Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà) !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha

facoltà.

MAURIZIO BIANCONI.

Signor Presidente, quando si discute di questa pessima legge mi viene sempre in

mente quel proverbio famoso, quella barzelletta, quel modo di dire. Dice: «Quante me

ne ha date, ma quante gliene ho dette». Ecco, io ne ho dette tante ma ne abbiamo

prese tante: perché abbiamo detto in tutti i modi lo scempio che stanno compiendo,

abbiamo spiegato per tutte le angolazioni l'errore istituzionale prima che politico che

viene compiuto; e anche sotto il profilo estetico, formale, che poi in questo caso è

anche sostanza, è commesso con questo obbrobrio che noi andiamo ad approvare.

Voglio soltanto fare due o tre osservazioni. La prima è questa: il Senato è comunque

assemblea, ed è cosa diversa – non mi stancherò mai di dirlo – dalle funzioni di

governo. Noi siamo riusciti con questo Senato a mischiare i poteri assembleari con

quelli di governo delle giunte, dei sindaci, perché ci sono consiglieri regionali e

sindaci all'interno della stessa assemblea. In più abbiamo il retaggio regale ed

imperiali del «regaletto» dei cinque senatori non a vita; perché questi non devono

essere neanche bravi: questi devono essere amici del Presidente ! Quando sono amici

del Presidente, questi possono venire lì ed avere il partitino del 5 per cento all'interno

di questo Senato.

Questa è la prima cosa, la confusione; poi, l'obbrobrio. La terza cosa, al collega che

prima mi ha dato sulla voce sulla questione dell’«esprime pareri», spiegandoci, in

maniera molto soggettiva, che siccome il parere lo esprime già la Camera, noi si

concorre quindi con questo Senato a dare un parere: no, la Camera dà un parere sulle

politiche, non sulle nomine ! Sulle nomine c’è una specificità, un indirizzo unico: la

nomina è un atto, non è una politica, e sulle nomine del Governo la Camera non

esprime pareri. E allora è una, toscanamente parlando, grandissima bischerata !

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha

facoltà.

DANILO TONINELLI.

Presidente, a me pare veramente poco esprimere un voto contrario del gruppo del

MoVimento 5 Stelle contro questo articolo: pare veramente poco, perché questo

articolo porta con sé l'unico motivo per cui sono stati modificati più di quaranta

articoli della Costituzione. Questo motivo è scritto in due righe del nuovo articolo 55

della Costituzione stracciata: «La Camera dei deputati è titolare del rapporto di fiducia

con il Governo ed esercita la funzione di indirizzo politico». Quello che voleva il

Presidente del Consiglio, segretario del Partito Democratico è solo questo: tutto il

resto è un contorno, per far vedere che questa legislatura aveva un senso. Solo queste

due righe portano in sé il significato di questa riforma; tutto il resto è nulla, se non una

complicanza e un gran pasticcio i cui effetti li vedremo negli anni, ma tanto era solo

questo che contava nel breve termine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5

Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Nuti. Ne ha facoltà.

RICCARDO NUTI.

Presidente, con questo articolo della Costituzione si vede il livello dei nostri

governanti e della maggioranza. Hanno detto per mesi e anni che queste erano le

riforme chieste dei cittadini.

Invece nessun cittadino ha chiesto questo tipo di riforme costituzionali, guarda caso

infatti questa schifezza che state approvando non è stata inserita in nessuno dei vostri

programmi elettorali, siamo arrivati al punto che smaschera il livello istituzionale e

legislativo di questi personaggi che blaterano da mesi parole vuote. L'unica cosa che

vi hanno chiesto i cittadini è di far funzionare il Parlamento, perché quando si ha la

volontà si può far funzionare il Parlamento, e di non rubare più. Invece voi state

continuando a non far funzionare il Parlamento, a fare solo le leggi che fanno comodo

a voi. Questo i cittadini ve lo faranno pagare (Applausi dei deputati del gruppo

MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Richetti. Ne ha

facoltà.

MATTEO RICHETTI.

Signor Presidente, al di là dei toni con cui il collega Nuti ha concluso il suo

intervento, ho apprezzato le riflessioni che hanno accompagnato la valutazione su

questo articolo. Voglio però puntualizzare due aspetti, uno sollevato dal collega

Quaranta e uno dal collega Toninelli. Non si fa il Senato delle regioni nel momento in

cui si depotenziano le regioni, si chiama riordino. Con la Costituzione non ci sono

meno regioni, c’è meno conflitto tra Stato e regioni. Lo dico perché questo è un punto,

anche rispetto alla centralità a cui l'onorevole Quaranta ha guardato dei lavori

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parlamentari, sul quale dovremmo fare un supplemento di riflessione: conta di più o

conta di meno un Parlamento che non è mai arrivato a modificare la Costituzione o

conta di più o conta di meno un Parlamento che oggi, non sotto ricatto alcuno, non

perché è agli ordini dell'uomo solo al comando, ma perché consapevolmente decide di

cambiare la Costituzione in questi termini, sulla quale si può assolutamente essere in

disaccordo ma non certo sulla piena potestà di quest'Aula di assumere

consapevolmente questa decisione ? Un secondo aspetto: sì, Toninelli, è vero. Il

collega ha centrato un punto, volevamo un parlamentarismo nel quale la fiducia fosse

data da una sola Camera, era esplicitamente uno degli obiettivi non solo del PD ma di

tutta la maggioranza. Un'ultima considerazione, Presidente, perché questo è stato un

articolo sul quale ci si è spesso confrontati sul termine «valutazione»: il Parlamento

non eroga servizi, molti emendamenti ci chiedevano di rimettere in capo il

soddisfacimento dei cittadini o il gradimento dei cittadini circa le politiche di livello

superiore, cioè comunitario. Quando si fanno servizi, c’è la customer satisfaction,

quando si fanno le leggi, c’è la valutazione del loro impatto sui territori. È un punto

centrale della differenza tra un'assemblea elettiva di altro livello ed un'Assemblea

legislativa e lo dico perché – concludo – il Parlamento in ogni momento deve avere

contezza della società che sta regolando. Un Parlamento in ogni momento non valuta

genericamente l'impatto delle leggi ma capisce come le leggi stanno trasformando la

società considerato che siamo chiamati a governarla e a produrre norme che la Pag.

57condizionano fortissimamente. Per cui questo primo articolo, su cui il PD darà

ovviamente un voto favorevole, è il caposaldo della riforma che andiamo ad

approvare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Dadone. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE.

Signor Presidente, innanzitutto per far presente che se come dice il collega Richetti

l'obiettivo di dare la fiducia in mano alla sola Camera fosse stato un obiettivo del PD

e della maggioranza, avrebbero dovuto inserirlo nel programma delle elezioni, perché

almeno gli elettori l'avrebbero saputo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5

Stelle) e avreste avuto una legittimazione a farlo. Seconda cosa, non ci sarà un

conflitto tra lo Stato e le regioni, ma questo lo state dicendo voi quando già adesso i

costituzionalisti dicono che non si capisce un tubo di questa formulazione. Non lo

dico io, lo dice gente che di lavoro studia la Carta costituzionale. Inoltre il collega

Richetti – ultima cosa – ha detto che il Parlamento ha deciso di cambiare. Ma che

Parlamento ? L'ha fatto il Governo, questa è una riforma presentata dal Governo e voi

vi siete genuflessi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), avete

accettato questo accordo al ribasso e questo pastrocchio ne è il risultato. Non riuscite

nemmeno a sostenerlo voi, questa ne è la palese dimostrazione (Applausi dei deputati

del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Bonafede. Ne ha facoltà.

ALFONSO BONAFEDE.

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Signor Presidente, il collega Richetti chiede se conta di più o conta di meno questo Parlamento

che sta massacrando la Costituzione. Conta di meno, non ci sono dubbi che conta di meno,

conta di meno perché non è che il peso di un Parlamento lo decide quanto riesce a truffare

della democrazia esistente, il peso di un Parlamento lo decide lo spessore politico (Applausi

dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) di quel Parlamento, la sua capacità di capire che

quando stai modificando la Costituzione cerchi una convergenza vera e un confronto vero con

le altre opposizioni. Non stai lì ad eseguire gli ordini che vengono impartiti da un Presidente

del Consiglio che non è stato eletto da nessuno (Commenti). Per cui, Richetti, questo

Parlamento conta certamente di meno e continua a contare di meno ogni giorno in cui cercate

di defraudare la nostra Repubblica della sua democrazia (Applausi dei deputati del gruppo

MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha

facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ricordare a tutti noi, a me per primo, che

da trent'anni – forse non da settanta ma certamente da trent'anni – questo Paese si

affatica sul tema delle riforme istituzionali, ed è convinzione diffusa – non so quanto

vera, ma certamente diffusa – che il sistema istituzionale attuale non funziona, che

riforme necessarie per il bene comune vengono ritardate per incapacità funzionale che

deriva dal fatto che il principio di rappresentanza ha prevalso in modo eccessivo

sull'esigenza della governabilità. Non commetterò l'errore fatto da qualche collega

poco fa di dire «tutti i costituzionalisti dicono questo», perché non è vero, perché i

costituzionalisti sono tanti, ognuno la pensa in modo diverso dall'altro e dovremmo

cercare di argomentare non con l'autorità di supposti esperti ma con la natura delle

cose. La natura della cosa «Parlamento italiano» ci dice che il Parlamento italiano non

funziona bene, non funziona bene perché il principio di rappresentanza ha

predominato, si parla molto e si decide poco e si decide poco perché c’è un eccesso di

potere e di interdizione di diversi gruppi. Un modo di combattere l'eccesso di potere e

di interdizione è quello di passare da un sistema bicamerale a un sistema

monocamerale. Io non so se questo era scritto nel programma del Partito

Democratico, so che di questo si sta parlando in Italia da lungo tempo ed ho il

sospetto che se un'altra proposta fosse stata avanzata, dai banchi dell'opposizione o di

una parte dell'opposizione oggi si direbbe: ma come, non state facendo la riforma che

serve, perché lasciate tutto com'era prima e i difetti del sistema Italia non verranno

cambiati. Certo, tutto può essere criticato, può darsi che andiamo da un eccesso di

rappresentatività a un eccesso di decisionismo, può essere, lo vedremo e nel caso lo

correggeremo, ma negare che esista un problema, pensare che la vecchia Costituzione

andasse bene così come era, limitarsi a criticare le soluzioni che sono proposte da

questa maggioranza senza avanzare proposte di soluzioni alternative non significa fare

un'opposizione costruttiva che serve al bene del Paese. Ci sono cose che potrebbero

essere fatte meglio ? Ma certo, ma perché non vengono proposte ? Perché c’è un

atteggiamento oppositorio il quale sembra dire che di questa riforma non c'era

bisogno ? Ma signori miei, se in questo Parlamento è presente una componente così

forte come quella dei nostri amici grillini e se, oltre ad una quota di elettorato che li

vota perché non ne può più del vecchio sistema, c’è una quota di elettorato ancora

molto più grande che non vota affatto, vuol dire che il sistema non funziona e quindi

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dei rimedi vanno adottati. Si potevano adottare altri rimedi ? Forse.

Non sono stato io a diffondere l'idea che in questo Paese bisogna realizzare... Ecco

forse noi il vero filo corretto delle riforme l'abbiamo smarrito quando abbiamo tentato

di mettere assieme un principio presidenzialista e un principio parlamentare e su

questo forse abbiamo sbagliato. Questa è la critica che si potrebbe fare, ma non è

questa la critica che ho sentito fino ad ora. Ho parlato troppo ma su questo tema

avremo occasione di tornare nel corso della discussione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Dieni. Ne ha facoltà.

FEDERICA DIENI.

Grazie, Presidente. Il difetto del sistema Italia non è la Costituzione; il difetto del

sistema Italia sono questi partiti, questa maggioranza, la corruzione, il malaffare e il

voto di scambio. Ecco che cosa si dovrebbe sistemare.

Quindi, la Costituzione non la vuole cambiare il Paese, o almeno non la vuole

stravolgere in questo modo. Nessuno ha avuto mandato di stravolgere la Costituzione,

soprattutto un Parlamento incostituzionale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione dell'articolo 1.

Hanno votato tutti ? Onorevole Occhiuto, onorevole Marzana. Onorevole Manfredi, la

richiamo all'ordine... Altri ? Martella, Ginoble. Onorevole Sereni, calma. Altri ? De

Lorenzis, Ruocco. Che fa, onorevole Ruocco, vota ? C’è riuscita ? Altri ?

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione:

415 Presenti

412 Votanti

3 Astenuti

207 Maggioranza

Hanno votato sì 274

Hanno votato no 138.

La Camera approva (Vedi votazioni).

(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta

di domani.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,35).

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Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 530 di giovedì 26 novembre 2015

INDICE

Disegno di legge costituzionale: Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario,

la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle

istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della

Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione,

dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 2613-B)

(Seguito della discussione)

(Esame articolo 2 – A.C. 2613-B) ...

Seduta n. 530 di giovedì 26 novembre 2015 .................................................................................... 91

PRESIDENTE. ................................................................................................................................. 92

PRESIDENTE. ................................................................................................................................. 92

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429-B –

Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del

numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni,

la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione

(Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione,

dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C.

2613-B) (ore 20,55).

PRESIDENTE.

L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge

costituzionale, già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima

deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in prima 2613-B: Disposizioni

per il superamento del deliberazione, dal Senato: n. bicameralismo paritario, la

riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento

delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II

della Costituzione.

Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo approvato l'articolo 1.

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 2613-B)

PRESIDENTE.

Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate

(Vedi l'allegato A – A.C. 2613-B).

Non essendovi iscritti a parlare sul complesso degli emendamenti, come stabilito in

sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, il seguito dell'esame del provvedimento

avrà luogo nella seduta di martedì prossimo 1o dicembre, a partire dalle ore 10,30.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 533 di martedì 1 dicembre Seguito della discussione del disegno di

legge costituzionale: S. 1429-B – Disposizioni per il superamento del

bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il

contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del

CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in

prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione, dalla

Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C.

2613-B) (ore 12).

PRESIDENTE.

L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge

costituzionale, già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima

deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in prima 2613-B: Disposizioni

per il superamento del deliberazione, dal Senato: n. bicameralismo paritario, la

riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento

delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II

della Costituzione.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della

discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi

calendario).

Ricordo che nella seduta del 26 novembre 2015 si è conclusa la fase degli

interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 2.

(Ripresa esame dell'articolo 2 – A.C. 2613-B)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso

presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2613-B).

Invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli

emendamenti riferiti a tale articolo.

EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza.

Presidente, sull'articolo 2 il parere, per tutti gli emendamenti presentati, è di invito al

ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Sta bene. Interpellerò i relatori di minoranza su ciascun emendamento.

Emendamento La Russa 2.130.

IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Signora Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore

per la maggioranza.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.130 La Russa. Ha chiesto di

parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA.

Signora Presidente, tutti gli emendamenti di cui ci siamo occupati nel dare il parere

sono certamente importanti, ma mi permetto di segnalare ai colleghi di questo ramo

del Parlamento questo emendamento, che è il primo all'articolo 2, perché è l'unico

emendamento che, ove venisse approvato, rimedierebbe ad alcune assolute

incongruenze, quelle rimediabili – perché l'essere stato il provvedimento già votato da

questo ramo del Parlamento e da quello del Senato, non ci consente una grande

agibilità nel modificare il testo – per cui le poche cose modificabili ce le siamo dovute

quasi inventare. In particolare questo emendamento, a lungo discusso dagli uffici

della Camera, che originariamente nel testo che era stato loro prima inviato lo

avevano dichiarato inammissibile, è stato alla fine con un po’ di fatica – per non dire

con moltissima fatica – dichiarato ammissibile perché ? Perché è l'unico che cambia

una costruzione che fa acqua da tutte le parti.

Se il testo non venisse modificato, oggi come oggi, noi avremmo un Senato eletto – vi

leggo il testo – dai Consigli regionali, ma oggi si prevede: «in conformità alle scelte

espresse dagli elettori per i candidati consiglieri, in occasione del rinnovo dei

medesimi organi», cioè viene eletto dal Consiglio regionale, ma in conformità di

quello che dicono gli elettori. Quando ? Man mano che si eleggono i consigli

regionali. Come ? Lo dice poi una legge ordinaria che dovrà essere fatta. Cosa

succederebbe ? Succederebbe, nella migliore delle ipotesi, ammesso che la legge di

attuazione sia poi una buona legge, che i senatori sarebbero dei consiglieri regionali

che rimangono in carica a rotazione, cioè man mano che il Consiglio regionale finisce

la propria legislatura cambiano e non si sa bene come vengono sostituiti, cioè bisogna

aspettare l'altra elezione e c’è un periodo di intermezzo. In sostanza, avremmo come

primo effetto che il Plenum del Senato sarebbe largamente compromesso per

determinati periodi, che la sua composizione non sarebbe stabile, ma sarebbe

continuamente variabile e quello che più importa è che i cittadini forse neanche si

accorgerebbero di eleggere dei senatori che sono difatti eletti poi dal Consiglio

regionale in base a come loro hanno votato per il Consiglio regionale, ma tenendo

conto della composizione del Consiglio regionale che – come tutti sanno – è una

composizione fortemente condizionata dalle singole leggi regionali che cambiano

regione per regione, che assegnano premi di maggioranza cospicui, in sostanza

finendo col vanificare completamente quella piccola apertura che avrebbe fatto il

Senato prevedendo: «in conformità alle scelte espresse dagli elettori».

Nella strettoia dell'impossibilità di riproporre quella che per noi è la strada maestra, e

cioè che siano eletti direttamente dai cittadini in occasione dell'elezione del

Parlamento, magari scegliendo tra i candidati solo consiglieri regionali, se questa è la

volontà del legislatore, noi proponiamo un emendamento che cerca di raggiungere per

via indiretta lo stesso risultato, cioè diciamo – sto cercando l'emendamento, vediamo

se riesco a trovarlo – che sono eletti senatori i consiglieri regionali votati

contestualmente all'elezione della Camera dei deputati. Sosteniamo cioè che per

potersi candidare in un'apposita competizione che è contestuale a quella dell'elezione

dei deputati, bisogna essere consiglieri regionali, ma che la votazione è affidata al

corpo elettorale nel momento in cui si votano i deputati. Questo consente di eleggere

sicuramente dei rappresentanti delle regioni, ma consente ai cittadini di scegliere

senza artifizi i senatori che vogliono, senza dover troppo essere condizionati dalle

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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leggi regionali e dai premi di maggioranza e soprattutto impedisce che il Plenum sia

modificato e che vi siano delle votazioni continue.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole La Russa.

IGNAZIO LA RUSSA.

Concludo, Presidente. Si tratta di un emendamento semplice che, se votato, rende

chiarezza e ridà agli elettori un potere che altrimenti questa riforma gli toglie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha

facoltà.

DANILO TONINELLI.

La ringrazio, Presidente. Noi apprezziamo l'emendamento del collega La Russa, ma

vorrei Pag. 29specificare le motivazioni per cui non voteremo favorevolmente, ma ci

asterremo e abbiamo fatto tutta una serie successiva di emendamenti, che va a togliere

quella che secondo noi è una parte non corretta dell'emendamento proposto dal

collega La Russa.

Va benissimo il fatto di collegare strettamente il voto degli elettori per i Consigli ed i

consiglieri regionali con quello dei senatori. Significa dare qualcosa di più di una

semplice scelta di una semplice conformità, come dice questa norma.

Ma quello che non accettiamo, quello che non riteniamo corretto è l'ultimo passaggio

di questo emendamento, quello in cui si lega il numero dei futuri senatori alla

composizione di ciascun consiglio regionale. Perché diciamo questo ? Perché

sappiamo perfettamente che nelle regioni c’è un sistema maggioritario che dà più

della maggioranza assoluta dei seggi a chi vince prendendo un solo voto in più. Ciò

significa che, se un partito che prende il 20 o il 25 per cento, prende il 55 o il 60 per

cento dei seggi in regione e questa percentuale dei membri che costituiscono i consigli

è lo specchio dei futuri senatori, non stiamo rispettando il voto degli elettori, ma

stiamo rispettando gli effetti del premio di maggioranza che è insito nelle leggi

elettorali regionali. È per questo infatti che noi abbiamo proposto emendamenti che

rendono più collegata la scelta dei senatori all'espressione del voto degli elettori,

indipendentemente dagli effetti che il premio di maggioranza crea nell'effettiva

composizione delle poltrone all'interno dei consigli regionali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

La Russa 2.130, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale il

relatore di minoranza per il MoVimento 5 Stelle si è rimesso all'Assemblea e con il

parere favorevole degli altri relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento La Russa 2.130

Folino, Piepoli, Capezzone, Totaro, Casellato, Catania, Fusilli, Massa, Biasotti,

Quaranta, De Maria, Alberti, Benedetti, Palladino, Crimi, Luigi Gallo...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Presenti 463

Votanti 380

Astenuti 83

Maggioranza 191

Hanno votato Si 80

Hanno votato No 300

Passiamo alla votazione dell'emendamento Gelmini 2.1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO.

Grazie, Presidente. Per dichiarare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia

sull'emendamento a prima firma Gelmini, ma anche per cogliere l'occasione per

chiarire che noi voteremo favorevolmente anche alcuni dei successivi emendamenti

che mirano a correggere il testo che ci ha restituito il Senato.

L'articolo 57, per come modificato nell'altro ramo del Parlamento, come tutti sanno,

stabilisce i criteri di elezione dei nuovi senatori e, nel farlo, stabilisce che i senatori

eletti verranno scelti in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati

consiglieri. Ora, questa locuzione per noi può generare seri dubbi interpretativi, che

non sarebbero degni di un dettato costituzionale.

Con l'emendamento in questione allora chiediamo che la scelta dei senatori debba

passare necessariamente per l'indicazione degli elettori in base all'ordine di lista, in

modo da individuare in maniera più chiara, in occasione delle elezioni regionali, chi

concorrerà alla carica di senatore.

Per questa ragione, noi voteremo a favore di questo emendamento, ma voteremo

favorevolmente anche gli emendamenti successivi che vanno a modificare questa

locuzione pericolosa, rischiosa e foriera di dubbi interpretativi che è stata inserita al

Senato. Che significa «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati

consiglieri» ? Secondo noi, questo articolo 57 crea fortissimi dubbi, che non saranno

dipanati nemmeno dalla legge costituzionale, e per questa ragione voteremo a favore

di questo e di alcuni altri emendamenti che a questo seguiranno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Gelmini 2.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e con il parere favorevole degli altri relatori di

minoranza.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Gelmini 2.1

Blazina, Magorno, Formisano, Calabria, Marotta, Amoddio, Berlinghieri. Amoddio

ha fatto. Mi sembra che abbiano votato tutti.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

97

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Presenti 461

Votanti 441

Astenuti 20

Maggioranza 221

Hanno votato Si 79

Hanno votato No 362

(Il deputato Baroni ha segnalato di essersi astenuto mentre avrebbe voluto esprimere

voto contrario. Il deputato Marrocu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere

voto contrario).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Centemero 2.2 e Invernizzi 2.3.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

CRISTIAN INVERNIZZI.

Grazie, signora Presidente. Guardi, con tutti questi emendamenti presentati dalle

opposizioni si vuole semplicemente sottolineare un dato secondo noi evidente, ma che

purtroppo così invece non pare alla maggioranza. Sappiamo tutti quello di cui stiamo

discutendo ed è il punto sul quale al Senato, se dobbiamo credere a quello che i

giornali all'epoca riportavano, c’è stato il maggiore scontro, la maggiore frizione

interna allo stesso Partito Democratico. E la formula che ne è scaturita dal Senato

parrebbe – perché anche in questo caso dobbiamo fare affidamento sostanzialmente

alle cronache giornalistiche – essere il risultato dell'accordo interno al Partito

Democratico che, da una parte, cioè dalla parte dei renziani, della maggioranza,

voleva assolutamente garantire l'elezione indiretta dei senatori e dalla parte della

minoranza, invece esigeva una garanzia costituzionale circa l'elettività dei senatori in

conformità alla volontà elettorale espressa dal popolo nelle elezioni. Ne è scaturita

una norma che è obiettivamente di difficile comprensione. Io chiedo, quindi, a questo

punto, un'interpretazione autentica, cioè da coloro che questo lodo l'hanno stretto.

Chiedo alla minoranza dal Partito Democratico di spiegare in parole povere e in modo

chiaro, così come dovrebbe essere un'esegesi fondata sulla semplicità della

spiegazione, soprattutto quando parliamo di Costituzione, che cosa significa l'articolo

2, comma quinto, così come risulta. Si parla, infatti, della durata dal mandato.

Leggiamolo: «La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi

delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti virgola». E già, secondo me, qua

la virgola pone dei problemi interpretativi. E continua: «in conformità alle scelte

espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei

medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge di cui al sesto comma».

Non vedo perché non dovremmo credere agli allora proclami della minoranza del

Partito Democratico; era per loro di fondamentale importanza perché comunque la

loro formazione si basa su quanto è scaturito dalla Costituzione che ha seguito il

ventennio fascista, Costituzione fondata su dei principi assolutamente imprescindibili

della Resistenza e della democraticità, eccetera, eccetera, eccetera.

Page 355: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

98

Io vorrei capire se questa formula, a loro avviso, effettivamente garantisce che i

senatori saranno diretta o, comunque, se non diretta, indiretta espressione della

volontà popolare. Perché messa così questa formulazione vuol dire tutto e vuol dire

nulla, soprattutto se letta in combinato disposto con il comma successivo. È già stato

rilevato dagli interventi precedenti come sia praticamente impossibile, stante le

diverse leggi elettorali vigenti nelle varie regioni, garantire che la composizione dei

vari consigli regionali sia direttamente proporzionale alla volontà espressa dagli

elettori. C’è già il premio di maggioranza che, attribuendo una rappresentanza

maggioritaria al presidente che viene eletto, impedisce la diretta corrispondenza tra

voto e composizione in consiglio regionale. E quello che sinceramente mi lascia

perplesso è che il frutto del compromesso, come quasi sempre avviene, si tramuta in

una disposizione legislativa fumosa, non comprensibile – e mi avvio alla conclusione

– e foriera a mio avviso di qualunque tipo di interpretazione. Messa così questa norma

non vuol dire assolutamente nulla; messa così, come sanno anche gli esponenti della

minoranza del Partito Democratico, la garanzia che vi sarà collegamento tra senatori

eletti e voto espresso dai cittadini non esiste. Io non so che tipo di legge voi andrete a

fare, ossia questa legge che dovrà essere approvata, sia dalla Camera, che dal Senato.

Ma veramente sarà un esercizio di fantasia legislativa...

PRESIDENTE. Deve concludere.

CRISTIAN INVERNIZZI.

Mi avvio veramente a conclusione, Presidente. Dicevo che sarà un esercizio di

fantasia legislativa che ho la curiosità di leggere. Ma, soprattutto, ho la curiosità di

vedere come questa fumosa interpretazione verrà tradotta in atto normativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha

facoltà.

DANILO TONINELLI.

Grazie Presidente, partendo dal presupposto che una norma del genere non sia

migliorabile, noi comunque voteremo favorevolmente a questi identici emendamenti.

Diciamo non sia migliorabile perché specificare come gli elettori andranno a scegliere

i nuovi senatori all'interno delle stesse elezioni regionali, come ha scritto la

maggioranza «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati

consiglieri», è praticamente impossibile. Quantomeno questi identici emendamenti,

che cosa dicono ? Sembrano dare più incidenza alle scelte degli elettori al momento

delle votazioni dei consigli regionali. Come ? Separando in due liste la votazione dei

consiglieri dei consigli regionali rispetto alla votazione dei nuovi senatori. Due liste

significa che c’è più espressione di volontà popolare, di scelta popolare da parte dei

cittadini. Non dico che c’è, ma c’è qualcosa di più rispetto al nulla del potere che i

cittadini come elettori hanno nella scelta effettiva di chi mandare tra i consiglieri

regionali in Senato a ricoprire la carica di nuovi senatori. Questa delle due liste è una

delle tante ipotesi – non si sa quali verranno scelte – che si potranno applicare nella

scrittura della futura legge elettorale del nuovo Senato. Dire che ci sono tante ipotesi

per scrivere una legge significa dire che questa legge è stata scritta con i piedi

(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Page 356: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

99

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha

facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA.

Il fatto che questi identici emendamenti siano stati dichiarati ammissibili significa che

non contrastano con il comma 6 dell'articolo 2, che prescrive che in qualche modo si

tenga conto della composizione del consiglio regionale. Allora, se non contrastano

con la norma che dice come deve essere la legge ordinaria di attuazione, ci sembra

che siano ottimi emendamenti. In sostanza, gli identici emendamenti dicono che

quando l'elettore, sia pure in concomitanza con le elezioni regionali, cosa che per noi

rimane un errore, andrà a scegliere contestualmente anche i senatori, almeno gli sarà

chiaro chi sono i candidati che aspirano a diventare senatori e deciderà lui tra quei

candidati con il metodo proporzionale chi e quanti sono. Non deciderà dopo il

consiglio regionale, in base a qualche alchimia o a qualche accordo dietro le spalle

degli elettori. Per questo motivo, voteremo a favore di questi emendamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sanna. Ne ha

facoltà.

FRANCESCO SANNA.

Essendo noi alla quarta lettura parlamentare del testo di riforma costituzionale,

abbiamo – stavolta lo dico senza aggettivi – il dovere di guardarci all'indietro e vedere

da dove nascono anche le impostazioni lessicali che stiamo osservando. Il Senato ha

discusso abbondantemente su questo punto e noi non abbiamo necessità – io credo –,

di sviluppare tesi legittimamente differenti, come quelle che abbiamo ascoltato nella

presentazione e nella spiegazione degli emendamenti e di ridicolizzare quello che è

stato fatto in quella sede. È stata semplicemente ricondotta ad una razionalità di

sistema un'impostazione per la quale il consiglio regionale dà mandato ad alcuni

consiglieri regionali – e li elegge senatori – di rappresentare quella istituzione nel

Senato della Repubblica, ma, al tempo stesso, quel consiglio regionale sarà vincolato,

nella scelta delle singole personalità da mandare in Senato, a quanto hanno indicato

gli elettori in sede di elezioni regionali.

Questo vuol dire conformità. Vorrei ripeterlo con le parole della senatrice

Finocchiaro: non è che questa espressione sia sconosciuta al linguaggio giuridico e

anche al lavoro che facciamo noi. Quando nella riforma costituzionale si parla di

doppia conformità cosa significa ? Significa identità delle cose che si sono votate in

una prima occasione e identità delle cose che si sono votate in una seconda occasione.

Per trasportare il concetto nell'ambito elettorale funzionerà così: i cittadini elettori

della Lombardia, della Sicilia, delle Puglie, durante le elezioni regionali, sulla base di

una legge regionale che verrà fatta secondo i principi di una legge ordinaria, che verrà

scritta dalle Camere in tempi immediatamente successivi all'avvenuta inefficacia della

riforma costituzionale, indicheranno, attraverso meccanismi elettoralmente acconci,

ma che non dobbiamo stabilire noi adesso in Costituzione – come vorrebbe fare,

invece, l'emendamento dei colleghi –, e successivamente ci sarà un mandato,

un'investitura, una ratifica da parte del consiglio regionale. Esattamente come – lo

voglio dire all'onorevole la Russa – ai tempi della legge che porta il nome di un

esponente politico della sua parte, l'onorevole Tatarella, si faceva per l'elezione del

Page 357: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

100

presidente della regione, eletto direttamente dai cittadini e confermato in un mandato

di voto da parte dei consigli regionali. Si farà esattamente così.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne

ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Sarei grato ai colleghi di maggioranza se parlassero in modo comprensibile. La

domanda che si fa il popolo italiano e che ci facciamo noi è la seguente: i senatori

saranno eletti dal popolo o saranno eletti dai consiglieri regionali e tra i consiglieri

regionali ? Questa è la domanda che ci poniamo tutti e non possiamo nasconderla

dietro una serie di arzigogoli. Il testo, nella parte in cui non è stato emendato, è

chiarissimo. Dice che i senatori vengono eletti tra i consiglieri regionali e non c’è –

poi ne parliamo – emendamento che tenga, oppure pasticcio che tenga, che possa

eludere quanto è scritto al terzo comma: i consigli regionali – abbrevio – eleggono,

con metodo proporzionale, i senatori tra i propri componenti e nella misura di uno per

ciascuno. Poi, il sesto Pag. 33comma ribadisce: con legge approvata da entrambe le

Camere sono regolate le modalità di attribuzione dei seggi e di elezione dei membri

del Senato della Repubblica tra i consiglieri e i sindaci.

Quindi, questo è un punto fermo da cui l'interprete non potrà discostarsi. Vediamo,

invece, il pasticcio che è stato fatto al Senato, o meglio, il presunto compromesso che,

invece, è una resa incondizionata, utilizzando una espressione equivoca e, comunque,

un linguaggio banale. Cosa significa «i consiglieri regionali eleggeranno i senatori in

conformità alle scelte espresse dagli elettori» ? Ci voleva la scienza di chi ha fatto il

compromesso per scrivere che il consiglio regionale, quando voterà, voterà con i

propri voti e quindi, naturalmente, in riferimento ai voti che ognuno di essi ha avuto ?

Praticamente, se la maggioranza è dieci, ci sarà l'espressione di dieci voti – è una

banalità senza fine, che è veramente vergognosa all'interno di un testo costituzionale –

, in conformità – badate bene – alle scelte espresse dagli elettori per i candidati

consiglieri. Appunto ! Gli elettori eleggono i propri candidati consiglieri in

riferimento a quelli che sono i propri desiderata. E quando lo fanno ? In occasione del

rinnovo dei medesimi organi. Salute, eccetera eccetera. Quando lo devono fare, se non

in occasione del rinnovo degli organi ? Ma che testo costituzionale è questo ? Che

testo costituzionale è questo (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra italiana –

Sinistra Ecologia Libertà e Misto – Conservatori e Riformisti) ? Questa è la domanda

che tutti si devono porre. Altro che testo costituzionale, questo è un vergognoso

pasticcio e mi meraviglio che abbiano collaborato menti eccelse, all'interno del Senato

e fuori dal Senato, per fare un compromesso.

Ma quale compromesso ? Quale compromesso ? Dite che si è trattato di una resa

incondizionata di coloro i quali hanno fatto finta di opporsi per poter meglio

mercanteggiare le proprie posizioni (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra italiana

– Sinistra Ecologia Libertà e Misto – Conservatori e Riformisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha

facoltà. Le chiedo la cortesia di essere sintetico, perché dobbiamo fare quest'ultimo

voto per sospendere la seduta e allestire le cabine.

MAURIZIO BIANCONI.

Page 358: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

101

Non mancherò di sintesi per dire che l'onorevole Sannicandro, da giurista qual è, ma

bastava la laurea, penso, non un di più, ma forse anche diritto all'istituto, ha

perfettamente capito che il pasticcio è evidente. È un pasticcio fatto male, nel quale

non solo – non solo ! – si prende in giro l'elettore dicendo che elegge ciò che non

elegge, ma si prende in giro anche il diritto del consigliere regionale di eleggere,

perché lo deve fare in conformità. Quindi, dovrebbe fare un atto dovuto. Il che

significa che il consigliere regionale elegge, ma con un atto dovuto, quindi ha le mani

legate anche il consigliere.

Con un testo così incasinato – uso una frase che è proprio il massimo, una parola che

è proprio il massimo, che rende veramente conto del presunto accordo –, noi

dobbiamo registrare – ecco perché ho chiesto di prendere la parola – che oggi uno che

viene chiamato e indicato a fare il giudice della Corte costituzionale, da circa un anno,

un anno e mezzo, sta dicendo che questo è un ottimo testo, che meglio non si poteva

fare, che il compromesso è una cosa micidiale fatta benissimo. Noi dovremmo

mandare in Corte costituzionale chi già decise che questo casino diventi la

Costituzione del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Misto –

Conservatori e Riformisti).

PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, ormai ha finito, non ho fatto in tempo nemmeno a

richiamare il suo linguaggio. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici

emendamenti Centemero 2.2 e Invernizzi 2.3, con il parere contrario della

Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamenti Centemero 2.2 e Invernizzi 2.3

Intanto che i colleghi votano, mi è particolarmente gradito informare l'Aula che il

collega Filippo Crimì, in questi giorni, è diventato padre della piccola Sofia. Alla

bambina, alla mamma e al nostro collega vanno gli auguri di tutta l'Aula (Applausi),

che ristabiliscono anche l'unanimità, come avete visto.

Di Lello, Montroni, Lattuca, Sisto, Giancarlo Giordano, Fossati, Simoni.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Presenti 458

Votanti 454

Astenuti 4

Maggioranza 228

Hanno votato Si 160

Hanno votato No 294

Sospendiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, per consentire

l'allestimento delle cabine per la votazione dei giudici della Corte costituzionale da

parte del Parlamento in seduta comune, prevista a partire dalle ore 13. La seduta della

Page 359: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

102

Camera è sospesa e riprenderà al termine della riunione del Parlamento in seduta

comune.

La seduta, sospesa alle 12,40, è ripresa alle 18,15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i

deputati Adornato, Alfreider, Amici, Artini, Bindi, Bratti, Bueno, Capelli, Catania, De

Menech, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Fraccaro, Giancarlo Giorgetti, La Russa,

Losacco, Lupi, Manciulli, Mazziotti Di Celso, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio,

Realacci, Rosato, Sanga, Santerini, Scalfarotto, Spadoni, Tabacci e Villecco Calipari

sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centotré, come risulta dall'elenco

depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto

della seduta odierna.

Si riprende la discussione. (Ripresa esame dell'articolo 2 – A.C. 2613-B)

PRESIDENTE. Ricordo nella parte antimeridiana della seduta sono stati da ultimo respinti

gli identici emendamenti Centemero 2.2 e Invernizzi 2.3.

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Centemero 2.4 e Scotto

2.100.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI.

Grazie. In parte riprendo le considerazioni fatte dal collega Sanna sul punto

precedente. La formulazione trovata dal Senato, infatti, in maniera inequivocabile

crea un collegamento tra l'espressione dei cittadini in sede di votazione e di rinnovo

dei consigli regionali...

PRESIDENTE. Mi perdoni, collega Richetti. Colleghi, abbassiamo il tono della voce, per

favore ! Sta parlando un collega.

MATTEO RICHETTI.

...ed il consiglio regionale stesso, Presidente, che deve individuare i senatori sulla

base dell'espressione in maniera esplicita contenuta nel testo costituzionale che stiamo

approvando. Questa è, a nostro parere, la sintesi più chiara, ma che ha un esplicito

rimando al proprio interno ad una legge che va a puntualizzare ciò che gli identici

emendamenti espongono, ovvero il metodo – in questo caso si fa riferimento a quello

proporzionale – e il suffragio diretto, che sarà regolamentato dalla legge a cui rimanda

l'articolo 2 della legge costituzionale in discussione. E, quindi, voteremo contro questi

identici emendamenti perché, a nostro parere, all'interno della Costituzione devono

esserci i criteri e le modalità che poi troveranno attuazione nella legge ordinaria di

riferimento.

Page 360: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

103

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quaranta. Ne ha

facoltà. Colleghi, se riusciamo a prendere posto e ad abbassare il tono della voce,

grazie.

STEFANO QUARANTA.

Grazie Presidente, intervengo su questi identici emendamenti perché parliamo di un

tema serio che merita di essere approfondito in modo adeguato. L'articolo 2 della

riforma tratta due temi fondamentalmente: la composizione del Senato e come questo

Senato viene eletto. Ora, con gli emendamenti che i gruppi di opposizione in

particolare hanno cercato di costruire, il tema è stato quello di trovare il tecnicismo

che consentisse l'elezione diretta dei senatori. Ma, in realtà, prima di questi tecnicismi

volti a modificare la proposta del Governo, bisognerebbe affrontare un tema che

invece è un tema di fondo, che riguarda la coerenza e la serietà di questa riforma.

Infatti, badate bene, il punto non è prevedere o meno l'elezione di secondo grado; ci

sono dei sistemi, come ad esempio quello tedesco, che prevedono le elezioni di

secondo grado ed è assolutamente legittimo e comprensibile in quel tipo di sistema.

Infatti, i casi sono due: o il Senato rappresenta le istituzioni regionali, i governi

regionali e, allora, ci può stare anche l'elezione di secondo grado, oppure, se invece

vogliamo rappresentare il sistema politico locale, come nel caso della riforma, tant’è

vero che abbiamo i 95 più 5, cosa che abbiamo già visto nella composizione di questo

Senato, allora, se appunto dobbiamo rappresentare il sistema politico locale, non si

capisce perché sia negata l'elezione diretta da parte dei cittadini. Quindi, anche qui

non si tratta di fare delle battaglie ideologiche, ma si tratta di essere d'accordo con se

stessi, di dare un minimo di coerenza a una riforma che non ce l'ha, perché si è scelto

di non rappresentare le istituzioni regionali, ma, al contempo, non si fanno votare i

cittadini. O è l'una o è l'altra. Anche l'articolo 2 si dimostra solo un pasticcio frutto di

un compromesso incomprensibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha

facoltà.

DANILO TONINELLI.

La ringrazio, Presidente. Innanzitutto, è fondamentale sfatare il mito che siamo di

fronte ad un'elezione indiretta dei nuovi senatori. Ed è con un semplice esempio che

possiamo dimostrare che non si tratta di un'elezione indiretta perché, se la votazione

che i consigli regionali fanno dei nuovi senatori all'interno dei consiglieri è

un'elezione indiretta, significa che il Presidente della Repubblica è eletto

indirettamente dai cittadini. E non sembra a me, sinceramente, che si possa affermare

che il Presidente della Repubblica in Italia sia eletto indirettamente. Quindi, ciò che

abbiamo di fronte non è né a un'elezione indiretta, né una elezione.

Siamo di fronte ad una nomina fatta dalla classe politica più corrotta della storia della

Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che sono i

consiglieri regionali, i quali tra di loro, in base al maggior numero di pendenze penali

che portano sulle spalle e che si portano su quel treno che, dalla città in cui salgono

per arrivare a Roma, per trasformarsi in senatori e pigliarsi l'immunità parlamentare,

si spogliano di questo peso, cioè delle pendenze penali. Dunque, chi ne ha di più sarà

quello che, con tutta probabilità, avrà le maggiori chance di diventare senatore.

Quindi, scordiamoci l'elezione diretta, scordiamoci l'elezione indiretta,

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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scordiamoci l'elezione: è la nomina di coloro che sono i più corrotti dalla storia della

Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha

facoltà.

MAURIZIO BIANCONI.

Grazie, Presidente. Io penso che in quest'Aula non ci sia nessuno che possa dire che io

difendo, in qualche modo, questa pessima riforma, ma cerco di farla per i suoi

contenuti oggettivi e non per queste valutazioni soggettive che io ho sentito adesso.

Fra i tanti consiglieri regionali che dal 1970 fanno il loro mestiere – e quelli delle

regioni a statuto speciale anche da prima –, vi sono tantissime persone perbene che

hanno dedicato la loro vita alla politica, alla gente e che sono andate a cercarsi i voti.

Squalificare la classe dirigente di questo Paese in questo modo non è salvare il

sistema: è di una parte fare l'intero e, dopo avere fatto l'intero, creare il discredito

generale e, dopo che si è creato il discreto generale sulle istituzioni, pretendere di fare

Costituzioni che difendano le istituzioni e che non seguono, invece, l'andazzo

generale del discredito generale che si è provocato.

Non è un giro di parole, ma chi fa così e non difende le istituzioni per quello che sono

oggettivamente, attaccando i meccanismi sbagliati ma cercando di fare scandalo sulle

persone, non fa altro che aiutare chi compie questi danni che si stanno facendo con

questa Costituzione. Non fa che aiutare un populismo stolto di piazza, che farà fuori le

istituzioni e ci lascerà in pasto a chi ha più soldi, a chi ha più potere e a chi ha più

finanza.

Io l'ho detto più di una volta: dobbiamo essere critici, forti, determinati, onesti, ma

mai e poi mai cedere al gioco così facile dello scandalismo, che fa di tutta l'erba un

fascio, offendendo chi si è dedicato alla politica perché alla politica crede e di

difendere la gente ne ha fatto uno scopo della vita.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha

facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA.

Grazie, Presidente. Io tornerò al contenuto dell'emendamento e alla critica che è

venuta da chi, invece, difende l'attuale testo che ci è stato rimandato dal Senato. È

stato detto qui, dal banco del Comitato dei nove, che non si può modificare

sostanzialmente, perché c’è già il principio, espresso immagino, che intende dire, nel

comma 6 di questo articolo, che vi è una legge di attuazione e che ci penserà la legge,

perché noi vogliamo stabilire nella Costituzione solo dei criteri generali.

Io mi sono guardato la Costituzione, così come la vogliamo riformare, e tutti gli

articoli che vanno a modificare il vecchio testo sono zeppi non di principi ma di

dettagli (anche e della ipotesi minore). Ma c’è anche il comma modificato dal Senato

– «La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle

istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti (...)» – mentre la legge che dovrebbe

poi attuare la Costituzione, quella ordinaria, dice che con legge approvata da entrambe

le Camere sono regolate le modalità di attribuzione dei seggi e di elezione (...) tra i

consiglieri e i sindaci, nonché quelle per la loro sostituzione (...)».

Page 362: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Se c'era questa norma, che bisogno c'era di dire che durano tanto quanto durano i

Consigli regionali ? È un dettaglio non da Costituzione. Tutto il testo che avete

inserito vuole trasformare questa nostra Costituzione in una legge ordinaria. Utilizzate

sempre ed esclusivamente tale linguaggio. Basta guardare la lunghezza degli articoli.

Guardate i nuovi articoli introdotti e guardate il testo originario della Costituzione.

L'articolo che qui ci riguarda era di tre righe e diventa di una pagina, proprio perché

cercate di piegare la Costituzione agli interessi di parte e la vicenda del Senato è la

questione più palese. Non si tratta di consiglieri regionali, di quelli corrotti o di quelli

non corrotti: qui si tratta di creare una Camera, la seconda Camera, con competenze

ancora importantissime, la cui composizione in tempi brevi – in tempi medi o in tempi

lunghi non lo sappiamo – sia predefinita a vantaggio di un'area di sinistra governativa.

Questo si sta facendo. Si sta fotografando l'attuale situazione delle regioni e l'attuale

situazione delle sindacature, ma in questo momento, in tempi brevi e medio-brevi, a

chi conviene questa composizione ? A chi conviene ? A chi sicuramente, in Emilia, in

Toscana, al momento in Piemonte, al momento in Puglia, al momento in Sicilia,

governa coi premi di maggioranza la regione e che quindi potrà, in tempi brevi,

immaginare di avere un grande vantaggio attraverso quella che è «un'elezione

imbroglio» dei senatori. Infatti, se da un lato si dice che è in conformità alle scelte

degli elettori, dall'altro lato si dice che, però, queste scelte devono poi tenere conto

della composizione del consiglio regionale, cioè gli elettori possono scegliere quello

che vogliono ma alla fine, con la norma di chiusura, tali scelte devono essere,

comunque, in sintonia con la composizione dei consigli regionali e, se in Toscana,

grazie al premio di maggioranza e non solo, la sinistra ha una stragrande

maggioranza, gli elettori magari avranno voglia di bocciare i candidati della sinistra,

ma il maggior numero di senatori che quella regione esprimerà comunque sarà di

sinistra. Questo è l'imbroglio !

Non fate finta di non capire. Accettate emendamenti come questi che vi dicono che

sia, sì, espressione della regione, ma lasciamo veramente decidere ai cittadini, per

esempio con un rapporto eletto-elettori di tipo proporzionale. Non è mio questo

emendamento perché ne avevo proposto uno a mio avviso migliore, ma va bene anche

questo. Ed è per ciò che vi invito o a votarlo e, se non lo votate, perlomeno a non

ammannirci sciocchezze e bugie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici

emendamenti Centemero 2.4 e Scotto 2.100, con il parere contrario della

Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamenti Centemero 2.4 e Scotto 2.100

Ci siamo ? Rizzetto, Fanucci, Ciracì, Sandra Savino. Rizzetto è riuscito a votare ?

Provi a votare. L'onorevole Fanucci, sta votando. Sisto.

Presenti 467

Votanti 462

Astenuti 5

Maggioranza 232

Hanno votato Si 166

Hanno votato No 296

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

106

Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 2.101.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

DANILO TONINELLI.

Grazie Presidente, innanzitutto vorrei specificare che affermare che i consiglieri

regionali sono la categoria che è stata più interessata da procedimenti, quantomeno

per spese pazze, è dire un dato di fatto. Per evitare semplicemente che si dica questo,

sarebbe stato sufficiente non dare l'immunità parlamentare ai nuovi senatori (Applausi

dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il fatto che sia stata data – permetteteci

– ci fa pensare e sospettare. Il fatto che sia stata data ad una figura che dovrebbe

rappresentare gli enti territoriali e che non rappresenta la nazione – perché solo i

deputati della Repubblica rappresentano la nazione – ci fa pensare male. Va bene ?

Detto questo, noi stiamo oggi trattando di quella modifica che è stata fatta al

Senato, ovverosia di quel tentativo farlocco, finto e offensivo di dire che la votazione

da parte dei consigli regionali dei nuovi senatori è fatta in conformità alle scelte

espresse dai cittadini. È già stato detto che è una finta elezione indiretta ed addirittura

è una finta elezione. Ma questo – ricordiamolo, perché è stato già detto, ma è

fondamentale ribadirlo – è stato il punto di incontro all'interno del partito di

maggioranza, tra la corrente maggioritaria del partito e la corrente minoritaria, ovvero

la minoranza del partito di maggioranza ha accettato l'accordo di questa inutile e

falsissima scelta dei cittadini dei consiglieri regionali da scegliere e da trasformare in

senatori, ben sapendo che poi tutto è rimandato ad una legge ordinaria, legge ordinaria

che viene fatta dal partito di maggioranza, che la può fare come gli pare e piace.

Quindi il dato politico è: nel momento in cui Verdini ha costituito il suo gruppo

parlamentare al Senato, la minoranza ha calato le brache e ha accettato questo

emendamento inutile e offensivo per l'elettività diretta reale dei senatori – perché non

lo è – accettando questo accordo.

Detto questo, Presidente, noi che cosa presentiamo con questo emendamento ?

Cerchiamo di vincolare maggiormente la scelta dei cittadini ovvero che la loro scelta

si tramuti in una trasformazione di un consigliere regionale in un senatore. Ma

soprattutto, siccome si rimanda tutto ad una legge bicamerale – la scrittura della

nuova legge elettorale per il nuovo Senato sarà una legge bicamerale a maggioranza

semplice –, noi quantomeno, siccome la maggioranza che avete è assoluta grazie ad

un premio di maggioranza dichiarato incostituzionale, diciamo di aumentare la quota

di maggioranza e chiediamo che la legge, la nuova legge elettorale del Senato,

quantomeno venga approvata a maggioranza. Ci sembra una semplicissima iniezione

di democrazia in un sistema totalmente antidemocratico e, ahinoi, non capiamo perché

ci state rispondendo negativamente. Vorremmo una spiegazione dal partito di

maggioranza. Sappiamo che ovviamente non voterete favorevolmente. Quantomeno

prendete atto del fatto che votare a maggioranza assoluta e non a maggioranza

semplice una legge così importante è una buona idea (Applausi dei deputati del

gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne

ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

107

Signor Presidente, vorrei dire al collega Toninelli che voterò e voteremo a favore di

questo emendamento. Però, se è consentito, con stima, – onorevole Toninelli,

davvero, lei sa che la ascoltiamo con attenzione – il problema non è che ci siano uno o

più consiglieri regionali corrotti o non corrotti. Non è questo il cuore del problema. Il

cuore del problema, su cui le opposizioni devono sfidare in positivo e in modo

intelligente la maggioranza, è se si stia scrivendo una buona Costituzione o no. La

nostra valutazione è che si stia scrivendo una pessima Costituzione pasticciata e credo

che in cuor loro tanti rappresentanti della maggioranza e anche tanti rappresentanti

dell'attuale minoranza – alcuni dei quali oggi gridano a regime dopo avere invece

votato per questo testo costituzionale e sbagliando – rimpiangono di non avere

approvato gli emendamenti che noi conservatori e riformisti abbiamo proposto dal

primo minuto. Ed era la proposta dell'abolizione secca del Senato, che avrebbe fatto

chiarezza, che sarebbe stata una cosa comprensibile per l'opinione pubblica. Lo dico

con vero e autentico rispetto per la maggioranza e per le intenzioni riformatrici

pronunciate dal Presidente del Consiglio.

Noi comprendiamo anche la semplificazione della politica e l'idea di un referendum in

cui dire: c’è il nuovo contro il vecchio, chi vuole cambiare contro chi non vuole

cambiare. Sappiamo che nel mondo si assiste a una trasformazione della politica in X

Factor, nel senso peggiore, ma anche a volte nel senso non peggiore del termine. Si

tratta di votare sull'emozione, sul sentimento, su quello che crea simpatia e senso di

coinvolgimento. Però, attenzione, perché l'eccesso di superficialità poi si paga. Non si

può confidare nel fatto che gli elettori siano distratti, che bevano una cosa un minuto e

poi, dopo, se la dimentichino. No ! Poi, dopo, la realtà si prende il sopravvento sulle

superficialità. Questo è accaduto al centrodestra, che poi lo ha pagato tutto insieme.

State attenti, rischiate di pagarlo anche voi. È successo sulla province e ora la gente si

accorge che le province sono ancora lì. L'unica cosa che non c’è più sono le elezioni

per le province. Poi si accorgeranno che il Senato è ancora lì. L'unica cosa che non ci

sarà saranno le elezioni per il Senato e ci sarà questo pasticcetto di organo politico,

che state privando di competenze e che allora cercherà di innescare polemiche e

contenzioso politico con la Camera vincente e con la maggioranza vincente del

momento. E quanto meno potere istituzionale avrà, tanto più cercherà di fare chiasso e

confusione.

Allora, signor Presidente, la prego. Io ho avanzato molte critiche all'atteggiamento

delle opposizioni, di noi opposizioni, però signori della maggioranza – e mi avvio alla

conclusione – state attenti. Infatti domani potete fare un tweet e dopodomani potete

fare una dichiarazione al TG e dire che la cosa è andata, ma tra qualche anno, quando

si leggerà questa Costituzione, questo pasticcio, sarà letta come un sigillo di

superficialità e di incompetenza vostra e di un'intera classe dirigente (Applausi dei

deputati dei gruppi Misto-Conservatori e Riformisti e Sinistra Italiana-Sinistra

Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne

ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Noi, come è stato già detto dal collega Quaranta, voteremo a favore dei numerosi

emendamenti contenuti nelle pagine seguenti, emendamenti proposti dal MoVimento

5 Stelle, emendamenti proposti da Forza Italia e emendamenti proposti da noi, che

hanno tutti, tutti, una caratteristica, ovvero la caratteristica, per così dire, di tentare di

reintrodurre una qualche forma di elezione diretta dei senatori. Infatti, come abbiamo

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

108

già abbondantemente illustrato questa mattina, il testo è chiaro nonostante il diversivo

introdotto dal Senato. Il testo è chiaro perché dice che i consigli regionali saranno

eletti dai senatori tra i propri componenti. E qui faccio mie le osservazioni fatte dal

collega Toninelli. Quindi saranno eletti tra i propri componenti e nella misura di uno

per ciascuno e via dicendo. Quindi è chiaro, non c’è ombra di dubbio.

Però poi al Senato sono state introdotte quattro righe, che servivano a fare intendere

che forse si era recuperato un certo voto e una certa eleggibilità diretta da parte del

popolo. Abbiamo spiegato come questo non è. Non è perché si dice una banalità,

come abbiamo già detto stamattina, ovvero che i consiglieri regionali, o meglio i

senatori, saranno eletti secondo le espressioni dei consiglieri da parte dei cittadini,

quando hanno eletto i consiglieri regionali. Ora gli elettori si esprimono una volta

sola: quando eleggono i consiglieri regionali. Allora cosa accadrà in un consiglio

regionale ? Che ci sarà un 20 per cento di un partito, un altro 30 per cento di un altro

partito, il 5 per cento di un altro partito, quindi dire che i senatori saranno eletti,

rispettando la volontà che i cittadini hanno manifestato quando hanno eletto i

consiglieri regionali, significa dire una banalità, o semmai leggere l'evento ex post e

non ex ante. Questo è il senso delle quattro righe che hanno introdotto al Senato,

pasticciando inutilmente il testo. Ripeto «inutilmente». Perché ? Perché quando ci

sono delle norme chiare e una che potrebbe apparire in contraddizione, non è che la si

salta a piè pari nell'interpretazione o si butta questa norma nel cestino e la si cancella.

È chiaro: bisogna risolvere, per così dire, la contraddizione. E la contraddizione

porterebbe, appunto, all'elezione da parte dei consiglieri regionali, perché quelle

parole sono parole inutili.

Perché sono stati presentati tanti emendamenti ? Perché la maggioranza ancora

oggi con il suo silenzio, o meglio non chiarendo il senso di questa norma in modo

chiaro, non chiarendo, senza troppe circonlocuzioni, vuole mantenere in piedi, qui

dentro oggi, sulla stampa e nell'opinione pubblica domani, un equivoco, cioè far

intendere o lasciare intendere a qualcheduno che si possa eleggere un qualcosa, che

qualcuno è chiamato ad eleggere qualche senatore. Così non è ! Per cui, noi delle

opposizioni ci siamo affaticati a presentare emendamenti che cercano di introdurre il

principio di elezione. È evidente che saranno bocciati, ma almeno abbiano il coraggio

di dire che noi qui stiamo sancendo un'elezione dei senatori direttamente da parte dei

consiglieri regionali. Cosa è scritto nei nostri emendamenti o in quelli degli altri

colleghi ? Scriviamo: «rispettando i voti appositamente espressi». Si vuole appunto,

con quell’«appositamente» dell'emendamento del collega del MoVimento 5 Stelle,

cercare di ancorare l'espressione del voto ai senatori e non ai consiglieri regionali; e

così si continua con altri emendamenti, come il nostro, per esempio, laddove diciamo

che le elezioni per i senatori dovranno farsi su apposita lista, separata da quella per i

consiglieri regionali. E i tentativi sono numerosissimi, il tutto per disvelare l'inganno

che si sta mantenendo in piedi in quest'Aula, mentre sarebbe...

PRESIDENTE. Concluda.

ARCANGELO SANNICANDRO.

È a me che sta suonando, Presidente ?

PRESIDENTE.

Sì, sto suonando a lei perché il suo tempo è esaurito.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

109

ARCANGELO SANNICANDRO.

Ho finito, poi riprendo con l'altro intervento (Applausi dei deputati del gruppo

Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI.

Grazie, Presidente. I nostri sono emendamenti presentati ovviamente per tentare di

sistemare una riforma costituzionale, ma è evidente che con pochi emendamenti, che

molto probabilmente verranno bocciati da questa maggioranza, che non ha alcuna

intenzione di confrontarsi con le altre forze politiche presenti all'interno di quest'Aula,

sarà complicato spiegare e far tornare indietro il Governo su una scelta specifica:

togliere sovranità al popolo, evitando ancora una volta di fargli scegliere i propri

rappresentanti all'interno, in questo caso, del Senato. Per cui, la previsione incriminata

in questo senso è la frase in cui si dice che questi senatori del nuovo Senato verranno

eletti in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in

occasione del rinnovo dei medesimi organi. Quindi, è chiaro come un'espressione così

vaga, quindi non un'espressione generale che reca in sé un principio ma

un'espressione troppo vaga, non permetta di comprenderne le ricadute (Applausi dei

deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mucci. Ne ha

facoltà.

MARA MUCCI.

Grazie, Presidente. Personalmente non condivido l'affermazione per la quale si ritiene

che un Senato, che rappresenta le istituzioni territoriali e locali, non sia significativo,

possa non essere utile. Esistono tante altre democrazie dove esistono delle Camere

rappresentative di enti territoriali, ed hanno il loro valore e la propria autonomia,

comunque sia portano un valore aggiunto dal punto di vista della legislazione. Per

quanto riguarda l'elezione diretta, non comprendo perché continuiamo a parlare di

elezione diretta, perché è chiaro, è scritto chiaramente in questa modifica

costituzionale, che saranno i consigli regionali e i consigli delle province autonome di

Trento e Bolzano ad eleggere, con metodo proporzionale, i senatori fra i propri

componenti. È qui che sta il punto chiave: vengono eletti dei senatori fra i componenti

del consiglio regionale così che questi possano essere portavoce delle istituzioni e

delle questioni locali. Mi chiedo, viceversa, se ci fosse un'elezione diretta, come, da

una parte, si potrebbe giustificare la mancanza del voto di fiducia da parte di un

Senato direttamente eletto dai cittadini e, dall'altra Pag. 41parte, la valenza politica di

questo Senato, che non rappresenta più soltanto ed esclusivamente gli enti territoriali

ma avrà anche un proprio valore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Toninelli 2.101, con il parere contrario della

Commissione e del Governo e il parere favorevole di tutti i relatori di minoranza.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

110

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Toninelli 2.101

Piepoli, Furnari, De Maria, Di Lello, Turco, Rizzetto, De Menech, Marrocu, Bindi,

Milanato.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Presenti 494

Votanti 480

Astenuti 4

Maggioranza 241

Hanno votato Si 177

Hanno votato No 303

Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Ambrosio 2.102.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

DANILO TONINELLI.

La ringrazio, Presidente. Anche in questo emendamento cerchiamo di vincolare

maggiormente la scelta dei cittadini elettori alla successiva trasformazione del voto in

senatori. Come facciamo ? Aggiungiamo alle parole «in conformità delle scelte

espresse» la parola «inderogabilmente». Significa che, quando verrà scritta e

approvata la legge elettorale dei nuovi senatori, le preferenze – chiamiamole così –

espresse dagli elettori saranno vincolanti sui metodi e le metodologie che quella legge

elettorale indicherà nella trasformazione delle scelte dei cittadini, all'interno dei

candidati come consiglieri regionali, in senatori. Perché lo facciamo ? Perché qui c’è

un piccolo baco che in realtà è enorme. Che cos’è ? È, come al solito, l'assenza di

vincolo. La domanda è: se i consigli regionali, che devono eleggere tra i consiglieri i

nuovi senatori in conformità alle scelte – noi aggiungiamo «inderogabilmente» –

espresse dai cittadini, non lo fanno, che cavolo succede ? Va a pigliarli qualcuno ?

Hanno delle penali ? Hanno dalle sanzioni ? Direi proprio di no. Non succede niente.

Quindi, non solo oggi non sappiamo come la nuova legge scriverà le modalità con cui

la scelta degli elettori inciderà sulla futura elezione dei senatori, ma addirittura non

sappiamo se questa fumosità totale della scelta espressa dai cittadini elettori non verrà

neppure considerata, perché questo è un caso che dobbiamo tenere in considerazione.

Se i consigli regionali se ne fregano delle labili scelte dei cittadini elettori, che

succede ? Noi pensiamo che non succederà proprio niente. Intanto mettiamo

«inderogabilmente» come un vincolo maggiore di rispetto delle scelte dei cittadini

elettori, in emendamenti successivi prevediamo anche la sanzione. Penso che quello

che abbiamo appena detto sia un caso che si verificherà in uno o più dei consigli

regionali, e vedremo che cosa accadrà, vedremo quanti ricorsi ci saranno, vedremo

quanto sarà bloccato quel sistema che voi state inserendo in Costituzione (Applausi

dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

111

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne

ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Presidente, ho già detto che voteremo a favore.

Però non è possibile tacere una qualche perplessità che io ho personalmente: i

consiglieri regionali dovrebbero votare inderogabilmente secondi i voti appositamente

espressi. Capisco il tentativo di mantenere salva la volontà popolare, ma la volontà

popolare si è espressa dando il 10 per cento a un partito e all'altro. Quindi i gruppi, in

questo caso, del consiglio regionale – hai ragione – sono costretti a votare in quella

proporzione non i nomi, ma in quella proporzione secondi i voti espressi. Ma si può

fare una legge costituzionalmente legittima che dice che i consiglieri regionali devono

votare in quella maniera ? Giustamente dice il collega Toninelli: che succede qualora i

consigli regionali esercitassero la loro autonoma responsabilità ? È chiaro voi capite

che diventa a questo punto anche una cosa inutile. Una norma di questo tipo, un

meccanismo di questo tipo, è anche inutile. Vi era bisogno di fare dei consiglieri

regionali, dei passacarte per quanto riguarda il principio della nomina ? Rimarrebbe

soltanto la libertà di indicare il nome, ma per quanto riguarda la quantità e la

provenienza politica dovrebbero essere vincolati. La quale cosa mi pare che

costituzionalmente non sia molto legittima.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

RICCARDO NUTI.

Grazie Presidente, intervengo solo per dire che ci troviamo ad analizzare una riforma

costituzionale con degli errori veramente grossolani, ma la scelta è fra la possibilità di

modificare qualcosa, cioè di migliorare la riforma costituzionale, ed invece lasciarla

così, perché gli accordi fra i partiti non prevedono migliorie a questa riforma

costituzionale, come se si trattasse di carta straccia. L'emendamento del MoVimento 5

Stelle, a prima firma D'Ambrosio, sottolinea che al momento delle elezioni regionali

l'indicazione dei futuri senatori sarà espressa dai cittadini con delle specifiche distinte

scelte sganciate da quelle espresse per l'elezione dei consiglieri regionali. Quello che

voi state facendo è bocciare qualunque proposta perché non volete migliorare questo

testo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.

SIMONE VALENTE.

Grazie Presidente, è evidente che le numerose proposte emendative su questo punto

vogliono sollevare un problema. Le parole «in conformità», che ricordo sono state

inserite al Senato, vogliono denunciare come la volontà dei cittadini non sarà

sicuramente portata avanti dalle istituzioni, perché non potranno scegliere

direttamente chi andrà a sedere in Senato. Proprio per questo motivo, questo

emendamento, come quello precedente del collega Toninelli, vuole vincolare

maggiormente i consiglieri regionali al rispetto delle indicazioni date dai cittadini sui

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

112

futuri senatori al momento delle elezioni regionali. Vogliamo dare più potere al

popolo perché stiamo capendo che le istituzioni, compresa questa Camera, se ne

stanno fregando completamente dei cittadini italiani e il silenzio del Governo e della

maggioranza testimoniano ogni giorno questa presa di posizione da parte dei partiti

(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà.

FRANCESCO D'UVA.

Presidente grazie, intanto chiedo la possibilità di sottoscrivere questo emendamento

che mi sembra di buonsenso, perché di fatto stiamo cercando di migliorare un testo

che è troppo vago. Del resto siamo i legislatori e non dovremmo lasciare troppa

interpretazione, perché poi sappiamo cosa succede quando si lasciano troppe

interpretazioni alle leggi che facciamo. Noi vogliamo in questo momento chiedere, è

molto semplice, che «inderogabilmente secondi i voti appositamente espressi». Se

dobbiamo indicare quelli che saranno i prossimi futuri senatori, dobbiamo anche dire

che questi qui devono essere nominati in base ai voti espressi inderogabilmente,

perché non è possibile lasciare semplicemente in conformità alle scelte. Quali scelte ?

Qui noi stiamo cercando semplicemente di migliorare il testo, non c’è politica nel

senso di faziosità. No, non c’è nulla di tutto ciò. Questo è buonsenso. Vogliamo agire

secondo Pag. 43buonsenso e approvare questo emendamento, per favore (Applausi dei

deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

EMANUELE COZZOLINO.

Grazie Presidente, come hanno avuto modo di illustrare i miei colleghi

precedentemente la frasetta che è stata inserita al Senato, frutto dell'accordo interno

alla maggioranza, o meglio del Partito Democratico, è poco chiara. Noi con questo

emendamento andiamo semplicemente a specificare che deve essere rispettato

inderogabilmente quanto espresso dagli elettori, questo perché la maggior parte, se

non la totalità, delle leggi regionali sono maggioritarie e quindi i voti espressi dagli

elettori per eleggere i consigli regionali non sono mai rispettati, perché i consigli

regionali godono del premio di maggioranza e quindi non sarebbero adeguatamente

rappresentati. Sanna questa mattina diceva che dovrete fare un'altra legge: perché non

inserirla direttamente in Costituzione visto che ormai avete inserito qualsiasi cosa in

Costituzione ? Mettiamoci anche le regole per l'elezione di questo nuovo Senato.

Invito a valutare questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento

5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

113

Grazie Presidente, anch'io sottoscrivo questo emendamento che cerca un po'di ridurre

il danno. Autorevoli colleghi della maggioranza hanno giustificato questa modifica

che è stata apportata al Senato, introducendo appunto la conformità alle scelte

espresse dagli elettori, riferendosi soprattutto alla «legge Tatarella». La «legge

Tatarella», come è noto, prevedeva la designazione dei presidenti delle giunte

regionali, però la designazione non è elezione diretta, tant’è che noi abbiamo avuto

due casi clamorosi. Uno molto clamoroso, quello del presidente Antonio Rastrelli in

Campania eletto con una ampia maggioranza e quattro anni dopo costretto alle

dimissioni da una imboscata del consiglio regionale.

PRESIDENTE. Concluda.

GIANNI MELILLA

Poi abbiamo anche un altro esempio è l'esempio del presidente Luigi Bersani, che era

presidente della regione Emilia Romagna dal 1993, rieletto nel 1995. Nel 1996,

Bersani lasciò la presidenza dalla regione Emilia per fare il Ministro col Governo

Prodi. In questo caso, fu eletto un altro presidente, non quello che i cittadini emiliani

avevano designato così come successe in Campania. Quindi, elezione diretta dei

senatori è una cosa, designazione è un'altra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà. I colleghi intorno all'onorevole Brescia se

riescono...

GIUSEPPE BRESCIA

Al Senato è stata introdotta questa previsione in base alla quale i componenti del

nuovo Senato saranno eletti dai consigli regionali, si dice, «in conformità alle scelte

espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei

medesimi organi». Ma non si capisce bene come questa conformità possa avvenire.

Quindi, questo emendamento, come tanti altri presentati dal MoVimento 5 Stelle, è

finalizzato a vincolare maggiormente i consiglieri regionali al rispetto delle

indicazioni date dai cittadini sui futuri senatori al momento delle elezioni regionali.

Infine, si sottolinea che al momento delle elezioni regionali, l'indicazione dei futuri

senatori sarà espressa dei cittadini con delle specifiche distinte scelte sganciate da

quelle espresse dall'elezione dei consiglieri regionali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO BERNINI

Grazie Presidente, la cosa assurda di tutto questo dibattito, se si può chiamare così, è

che il Governo e la maggioranza non rispondono, non chiariscono, i legittimi dubbi,

nostri e di tutte le altre forze di minoranza. Per esempio, non chiariscono quale sarà il

peso che avranno le scelte dei cittadini sulle proporzioni dei futuri senatori distribuiti

dalle varie forze politiche. Insomma domandare è lecito e rispondere è cortesia.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

114

Quindi, almeno fatelo per una questione di educazione e di bon ton istituzionale

(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha

facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA

Come è noto non faccio parte del Governo o delle forze che lo appoggiano, però

cercherò di dare una risposta alla legittima domanda fatta dal collega del MoVimento

5 Stelle.

È semplice, non rispondono perché la risposta è imbarazzante. Perché cos’è che

contiene questo emendamento – che non risolve, per carità, il problema è irrisolvibile,

visto il testo che ci state dando e che solo marginalmente possiamo modificare – che

vi è assolutamente indigesto ? Contiene la parola «appositamente». Lo spiego a quei

dieci telespettatori che magari stanno seguendo il canale della Camera dei deputati. Si

sta discutendo di come eleggere i senatori che vi rappresentano. Dice la sinistra che

deve eleggerli il Consiglio regionale in conformità al voto espresso in occasione delle

elezioni regionali. Si dice, ma in che tipo di conformità ? Diciamo che questi voti

devono essere appositamente espressi, cioè chi vota deve sapere che sta votando quale

senatore vuole appositamente ! Questo vuol dire la parola che hanno scelto i colleghi

che hanno fatto questo emendamento. Questa parola «appositamente» fa cadere il

castello di bugie e di mistificazione di chi sostiene questo testo, perché se è

appositamente, vuol dire che devi indicare prima chiaramente ai cittadini chi sono

quelli che verranno eletti e magari metterli in una lista a parte come avveniva nella

legge cosiddetta Tatarellum, dove c'era il listino e il primo del listino era quello

indicato senatore, una lista a parte di cui capolista era indicato. Con tutte le altre cose

che correttamente sono state dette sulla differenza tra questa e quella conformità che

qui invece si vorrebbe... prego onorevole Bossi...

UMBERTO BOSSI.

Con una lista apposita.

IGNAZIO LA RUSSA.

L'onorevole Bossi dice correttamente che «appositamente» vuol dire con una lista

apposita, che è quello che credo sostengano anche i redattori di questo emendamento

o comunque con una chiara indicazione. Non lo dicono ! Non possono rispondere al

tuo quesito caro collega, perché se dovessero rispondere dovrebbero dire: noi non

vogliamo che sia chiaro chi diventa senatore perché vogliamo poi mistificare il voto

degli elettori e scegliere quelli che più ci fanno comodo, indipendentemente dal

rapporto tra il voto degli elettori e il numero dei senatori e le persone da eleggere

come senatori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale)

!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha

facoltà.

MAURIZIO BIANCONI.

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Presidente, è doveroso in virtù del mandato, insistere su questo punto e su questo

emendamento, perché tutti, ma veramente tutti, abbiano chiaro l'imbroglio in atto !

L'articolo 57 della Costituzione, così come è mutato, ci dice che i senatori sono

eletti dai Consigli regionali con metodo proporzionale, il che significa che essi sono

eletti a seconda della composizione del Consiglio regionale. Se venti PD, dieci

Conservatori-Riformisti, venti MoVimento Cinque Stelle, si farà due, due, uno.

Quindi, a prescindere dall'idea degli elettori, è quella composizione proporzionale che

dà il numero dei senatori, in relazione al tema generale dei cento e della divisione.

Dopodiché, c’è scritto, nell'appiccicaticcio incomprensibile fatto al Senato, che essi

sono eletti in conformità delle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri

in occasione del rinnovo dei medesimi organi. Il che significa che quei due consiglieri

per il PD, per i due consiglieri per il MoVimento Cinque Stelle, il consigliere dei

conservatori e riformisti devono essere sì scelti col metodo proporzionale, ma in

conformità di cosa ? Guardate che «in conformità» vuol dire «così come» non vuol

dire «pressappoco», non vuol dire «all'incirca». Vuol dire «così come» ! Così come

hanno scelto gli elettori ! Allora, gli elettori per scegliere i candidati che devono fare i

senatori, i consiglieri regionali che vogliono fare i senatori lo devono dire prima e si

deve votare anche per i senatori, altrimenti non c’è una scelta degli elettori, ma c’è

una scelta del Consiglio regionale sulla vaghezza delle proporzioni di quel Consiglio

regionale senza minimamente tener conto di quello che è successo con gli elettori, i

quali esprimono un solo voto che è per il consigliere regionale, cosa che mi dà il

numero due, uno, due, e non Tizio, Caio e Sempronio.

Inoltre, può succedere – lo dirò poi nel corso della mia dichiarazione

sull'emendamento che ho presentato – che ci possano essere alcuni che sono

incompatibili con la carica di senatore ! Per esempio nella regione Toscana, chi fa

l'assessore non può fare il consigliere regionale. Allora un consigliere regionale che

viene eletto senatore e poi viene nominato assessore bisogna che si dimetta da

consigliere regionale e che si dimetta anche da senatore. E il volere degli elettori

dov’è ?

Di fronte a questo meccanismo prevalente, che è il meccanismo del Consiglio

regionale alla proporzionalità dei voti, confermata poi dall'ultimo, perché c’è scritto

che la legge poi regolerà, i seggi sono attribuiti in ragione dei voti espressi e della

composizione di ciascun Consiglio. Quindi si riconferma la proporzionalità ! Ciò

significa che è una presa in giro totale, perché questa cosa non vuol dire

assolutamente niente ! Non vuol dire assolutamente niente, perché non c’è conformità

e non c’è scelta (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti) !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Di Benedetto. Ne ha facoltà.

CHIARA DI BENEDETTO.

Grazie Presidente. Presidente siamo qui ancora una volta a cercare di far approvare un

emendamento, presentato da una forza di opposizione, finalizzato a mettere una pezza

a un errore fatto nella lettura precedente quella del Senato. È stato fatto un errore, una

norma scritta in maniera poco chiara, e quello che vogliamo fare è chiarire in maniera

più specifica e più precisa come deve funzionare l'elezione dei senatori. Noi vogliamo

chiarire appunto qual è il significato della conformità, e questo lo facciamo

sostituendo appunto «in conformità alle scelte espresse» con «inderogabilmente

secondo i voti appositamente espressi». Questo, Presidente, perché quello che

vorremmo ottenere è semplicemente che l'espressione del voto dei cittadini non

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venisse in qualche modo svilito e mortificato dalla discrezionalità dei Consigli

regionali piuttosto che dei partiti, questo, secondo me, dovrebbe essere l'obiettivo

primario di chi fa un certo tipo di riforme in maniera cosciente e responsabile

(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI

Presidente, il silenzio del PD, del Nuovo Centrodestra, di tutta la maggioranza che

sostiene questo Governo fa pensare proprio alla superficialità con la quale si seguono

questi lavori, perché è evidente che per voi questi passaggi parlamentari sono una

scocciatura vera e propria, quindi il bicameralismo per voi effettivamente è una

scocciatura e una Pag. 46perdita di tempo, ma non lo è per noi, soprattutto se si parla

di riforme costituzionali ! Allora le sentenze della Consulta non ci hanno insegnato

nulla ! Dalla sentenza della Consulta che ha sancito l'illegittimità della legge elettorale

dovevamo imparare un principio importante, ovvero che leggi che poi vengono

dichiarate incostituzionali minano direttamente il sistema democratico dell'intero

Paese ! Non si può quindi legiferare con questa superficialità e, soprattutto, a questo

punto con la mancanza di dignità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5

Stelle) !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Francesco Sanna.

Ne ha facoltà.

FRANCESCO SANNA

I colleghi dell'opposizione non devono confondere il fatto di dire una volta,

probabilmente, senza la sufficiente abilità nell'esposizione – perché solo questo può

giustificare le loro ricorrenti rimostranze – il concetto e l'interpretazione che noi

attribuiamo alle norme che votiamo come un silenzio di chi non sa cosa sta votando.

Noi lo sappiamo cosa stiamo votando e lo sappiamo perché abbiamo seguito i lavori

parlamentari e siamo alla quarta volta che esaminiamo le stesse disposizioni e che

diamo lo stesso indirizzo politico. È molto semplice alla fine quello che stiamo

facendo, quando diciamo in conformità con le indicazioni degli elettori che si sono

espresse nel momento in cui si sono eletti i consiglieri regionali, diciamo il massimo

di rispetto per l'indicazione dell'elettorato, al quale andrà proposto quindi in maniera

in qualche modo differenziata, in qualche modo evidente, che quel candidato è

candidato a fare il consigliere e anche il senatore. E in conformità significa secondo

un meccanismo di elezione, di piena investitura da parte del consiglio regionale e al

tempo stesso di impossibilità per il consiglio regionale di distanziarsi e di modificare

l'indicazione elettorale. È così complicato questo concetto ? Non è assolutamente

complicato, forse la complicazione sta nel voler inserire in questa parte della

Costituzione quello che invece noi, noi alla prima lettura, noi alla seconda, noi alla

terza e noi adesso riteniamo debba essere oggetto di quella che tecnicamente si

chiama riserva di legge. La Costituzione all'ultimo comma dell'articolo 57 contiene

una riserva di legge con alcuni principi già scritti in Costituzione ma senza le parti di

sostanza che voi volete inserire e costituzionalizzare. Siccome fare la legge generale

sull'elezione del Senato sarà una cosa un pochino più complicata di quella che

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possiamo fare adesso, noi riteniamo che questo non debba avvenire in sede di scrittura

della Costituzione ma debba avvenire in sede di legge approvata da entrambi i rami

del Parlamento. E se uno diventa incompatibile, ci chiede giustamente il collega

Melilla e lo ripetono altri colleghi ? Quella legge dovrà prevedere un elenco di

personalità designate dal consiglio regionale, sulla base dell'indicazione elettorale, che

sarà più di uno, più di due, più di tre o più dei dodici previsti per la regione

Lombardia. Questo sarà il sistema a regime che si perfezionerà e si comprenderà nel

suo dettaglio quando la legge prevista dalla riserva dell'ultimo comma dell'articolo 57

sarà scritta e approvata da entrambi i rami del Parlamento. Non credo che dobbiamo

ripetere ulteriormente questa lettura delle disposizioni costituzionali, l'abbiamo fatto

ripetutamente negli interventi dei colleghi che hanno preceduto, fidatevi nel capire

che la nostra non insistenza non è una non comprensione del testo e che ci sembra

molto più semplice di come voi la girate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi intorno all'onorevole Vacca se

possono prendere posto.

GIANLUCA VACCA

Signor Presidente, capisco che per la maggioranza sia difficile da capire, d'altronde è

una maggioranza figlia legittima di una porcata di legge elettorale incostituzionale

quindi è difficile comprendere alcuni concetti ma qua due sono le cose: o i relatori di

questa legge elettorale sono analfabeti, non conoscono la lingua italiana oppure sono

in totale malafede, perché vede, la frase «in conformità alle scelte espresse dagli

elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi» vuol

dire in italiano testualmente che potranno andare al Senato soltanto persone che sono

state elette nei consigli regionali. Ebbene, ci mancherebbe altro, verrebbe da dire, ci

mancherebbe altro che si mandi in Senato qualcuno che non è neanche stato eletto ma

è soltanto candidato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ma

letteralmente vuol dire questo. Il nostro emendamento invece introduce due avverbi di

modo, come lei ben sa l'avverbio di modo accompagna il verbo per indicare il modo

in cui deve essere espressa l'azione. Quindi inderogabilmente, cioè in maniera

inderogabile, e con voti appositamente espressi, cioè in modo apposito, esprimere chi

dovrà andare in Senato. Una norma di buonsenso che un cittadino democraticamente

eletto nelle istituzioni capisce, chi invece è stato eletto non democraticamente non

capisce (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà, sempre con il permesso dei colleghi che sono

intorno a lei, se ritengono di lasciarla intervenire.

DAVIDE CRIPPA

Signor Presidente, io sono rimasto particolarmente sorpreso dall'intervento del collega

Sanna, mi sembrava di assistere a una rievocazione di un film di Tognazzi. Il concetto

di «in conformità» parole letterali, il massimo di rispetto in qualche modo

differenziato, ma in qualche modo di chi ? Suo, onorevole Sanna, o del legislatore

regionale ? «In qualche modo» riferito a che cosa ? Un termine talmente vago che

anche vi spaventate e avete paura di dire chiaramente quello che avete scritto, ovvero

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che queste situazioni non permetteranno in nessun modo in conformità del potere

espresso dagli elettori. Poi vado avanti, ha citato «secondo un meccanismo di

elezione, di piena investitura» del consiglio che coinvolga in piena investitura il

consiglio regionale, ma se è di rispetto degli elettori, visto che le leggi regionali hanno

in specie dei premi enormi, non è forse rispetto la piena investitura del consiglio

regionale ? Io credo che lei oggi abbia fatto un classico esempio di film di Tognazzi,

noi vorremmo invece avere da lei un'idea un po’ più chiara, se ce l'ha. Io credo che

invece avere espresso una condizione così vaga e così imprecisa ci testimonia

l'impreparazione su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5

Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento D'Ambrosio 2.102, con il parere contrario della

Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento D'Ambrosio 2.102

Di Lello, Sgambato, Lauricella, Baroni, Dallai, Capodicasa, Di Benedetto, Massa,

Fucci, Parisi...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Presenti 467

Votanti 462

Astenuti 5

Maggioranza 232

Hanno votato Si 168

Hanno votato No 294

(I deputati Borghi e Manfredi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere

voto contrario).

Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Ambrosio 2.103.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

DANILO TONINELLI.

Signor Presidente, siamo molto felici di avere avuto l'interpretazione autentica di un

passaggio che è incomprensibile, volontariamente incomprensibile, da parte del

partito di maggioranza che l'ha scritto su quella conformità della scelta espressa dai

cittadini precedente al voto dei consigli regionali dei nuovi senatori. L'interpretazione

autentica è questa: dovete avere fiducia nel Partito Democratico. L'interpretazione

autentica dell'ininterpretabile, dell'impossibilità di interpretare è: non si capisce nulla,

ma abbiate fiducia in noi, abbiate fiducia in chi ha detto che avrebbe investito 9

miliardi nel dissesto idrogeologico, non ha messo un centesimo (Applausi dei deputati

del gruppo MoVimento 5 Stelle). Abbiate fiducia in chi ha detto: approveremo in

pochi mesi una legge sul conflitto di interessi. Abbiate fiducia in questo partito che ha

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detto: approveremo in poche settimane una legge forte sul conflitto di interessi.

Ebbene sì, avremo una grandissima fiducia nel Partito Democratico (Applausi dei

deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha

facoltà.

MAURIZIO BIANCONI

Signor Presidente, è una discussione che va avanti a tentoni.

Ma se un collega dice che chi è in maggioranza ha ben capito cosa ha votato, questa

non è un'attenuante ma è un'aggravante del problema, perché, se è stato capito bene,

avete letto che i senatori si eleggono dai consigli regionali con il metodo

proporzionale e si eleggono – lasciamo fare il resto – in conformità delle scelte

espresse dagli elettori.

Il metodo proporzionale dei consigli regionali non è tal quale quello degli elettori, ma

risponde ad esigenze per le quali il premio di maggioranza falsa totalmente, sul piano

dei numeri dei senatori, le scelte degli elettori. Qui siamo «alla grossa»: ha vinto il PD

e ne piglia di più; hanno perso Conservatori e Riformisti e il MoVimento 5 Stelle e,

dunque, ne pigliano un po'meno. Ma non rompete le scatole, perché sempre colui che

ha capito tutto ci ha spiegato che in qualche modo si troverà la soluzione.

Ora, io mi domando e mi dico cosa si potrà fare di fronte a chi ci spiega cos’è una

riserva di legge e ci spiega che questa riserva di legge verrà riempita in qualche modo.

Non ci si rende neanche conto – e lo dico con tutto l'affetto e l'amicizia – delle cose

grosse che vengono dette dentro un assetto, il diritto costituzionale, che ha pochi

spifferi. Ha tanti ragionamenti, ma pochi spifferi e una riserva di legge riguarda

principi precisi.

Presidente, il collega che mi ha preceduto ha spiegato della riserva di legge per

l'elezione del Senato. Se lei va – per me è una curiosità: tanto per calcare la differenza

– all'articolo 56 della Costituzione in vigore lei leggerà che la Camera dei deputati è

eletta a suffragio universale e diretto e il numero dei deputati è di 630.

Di fronte a un principio così si può fare una riserva di legge, ma noi siamo di

fronte a un principio che ti dice che c’è il metodo proporzionale dei consigli, che è in

conformità delle scelte degli elettori, che è diverso, nel quale troveremo qualche modo

per indicare i consiglieri regionali che faranno anche i senatori. Siamo su Scherzi a

Parte e non ce ne rendiamo conto. Siamo su Scherzi a Parte ! Italiani, svegliatevi:

non è vero che stanno facendo la riforma della Costituzione ! Siamo su Scherzi a

Parte (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti) !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà.

FRANCESCO D'UVA

Presidente, questo emendamento – non so se ha notato, ma immagino di sì – è molto

simile a quello precedente. La formulazione cambia, perché noi ancora battiamo e

speriamo che questa maggioranza voglia finalmente essere un po’ più chiara, un po’

più concreta al riguardo, perché queste scelte espresse con queste scelte in conformità

con le scelte che cosa significa esattamente ? Non significa nulla, è vago.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Noi qui diciamo «sulla base dei voti espressi». Così i consiglieri regionali, che

dovranno andare a nominare, a votare quelli che saranno i futuri senatori, lo potranno

fare in base a cosa ? In base alle scelte ? No ! In base ai voti espressi. Si fa, in questo

modo, una cosa molto semplice: si legittima la presenza di quel senatore, che è lì al

Senato, grazie a un voto dato dai cittadini.

Quindi, in qualche modo cerchiamo anche di dare più potere a questi cittadini. È

assurdo che mentre c’è una forza politica che cerca di andare verso la democrazia

diretta, qualcosa di sempre più diretto dei cittadini e rappresentanti, voi vogliate fare

da rappresentanti e rappresentati stessi.

Cerchiamo di venirci incontro e votiamo favorevolmente su questo emendamento

(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI.

Presidente, è veramente offensivo dell'intelligenza di tutti dovere, a questo punto,

tentare di spiegare emendamenti migliorativi di una riforma costituzionale che non ha

nessuna caratteristica per essere tale. È per questo, in realtà, il nostro appello è rivolto

al di fuori di queste Aule, ai costituzionalisti, ai giuristi, ai professori universitari che

nelle aule delle università ci hanno spiegato al meglio e raccontato la bellezza della

Costituzione.

Ebbene, signori, svegliatevi e dite la vostra, perché qui dentro non hanno alcuna

intenzione di legiferare come si dovrebbe. Non c’è la possibilità di mettere mano a

questa riforma, è tutto blindato. Serve veramente che l'opinione pubblica si faccia

sentire fuori da questo palazzo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5

Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

LUIGI GALLO

Grazie, Presidente. Voi dovete leggere questo emendamento, perché ci sono delle

parole bellissime: «sulla base dei voti espressi». È un concetto, la democrazia: le

persone vanno a votare e decidono le cose. I cittadini che decidono ? Ricordate ? Si

tratta dei referendum, quelli dove vanno a votare i cittadini e poi voi il giorno dopo li

tradite, appena mettete piede in questo palazzo. È la stessa cosa. Forse voi il voto

l'avete dimenticato con il «Porcellum», visto che vi nominavano le segreterie di

partito. È arrivato il Presidente del Consiglio credendo di volere rottamare la vecchia

classe politica; invece, ha rottamato i cittadini, che adesso non contano più niente,

perché con le riforme che avete fatto alle province, con le riforme che fate al Senato

voi in sostanza sostituite i cittadini con le segreterie dei partiti. Le segreterie dei partiti

si metteranno d'accordo sui nomi e decideranno a chi fare governare il Paese. Ecco la

nuova democrazia del Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo

MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne

ha facoltà.

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ARCANGELO SANNICANDRO

Presidente, voglio fare un esperimento concreto per cercare di dare una soluzione al

problema nella sua concretezza. In Puglia, come in tante altre parti d'Italia, in

primavera si sono svolti i comizi elettorali per le regioni con il maggioritario, con il

premio di maggioranza volevo dire.

Il risultato è stato il seguente: Emiliano sindaco di Puglia, 6 consiglieri; Forza Italia,

5; La Puglia con Emiliano, 3; MoVimento 5 Stelle, 8; Movimento Schittulli, 4; Noi a

Sinistra, 4; Fitto, 4; PD, 14; Popolari, 3. Questa è la composizione del consiglio

regionale.

Secondo il testo, non emendato dal Senato, si potrebbe intendere che i senatori

saranno eletti in questo modo. Siccome – per caso – sono 5 i senatori attribuiti alla

Puglia, diciamo che ogni senatore dovrebbe avere almeno 10 voti; quindi, un senatore

10 voti. Quindi, si faranno delle alleanze e si eleggeranno i 5 senatori.

Ma se andiamo a leggere, invece, l'emendamento pasticciato, il papocchio di cui si sta

parlando abbondantemente, si dice poi una cosa contraria, cioè che i consiglieri

regionali devono tenere conto non di quanti sono loro, ma dei voti espressi dai

cittadini. Come lo si risolve questo problema ? Io vorrei che il collega Sanna, che ha

capito molto bene come stanno le cose, facesse un esempio pratico, perché io in

astratto non lo comprendo. Invece, se ci caliamo nella realtà forse ci potremmo

avvicinare alla vera volontà del legislatore. Altrimenti, io sono smarrito e credo che

non soltanto io sono smarrito in questo caso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

RICCARDO NUTI

Grazie, Presidente. Poc'anzi il collega Sanna del Partito Democratico ci ha detto come

lui interpreta il testo della riforma costituzionale, del provvedimento che stiamo per

votare. Ma gli italiani non hanno e non dovrebbero avere bisogno del traduttore,

dell'interprete Sanna del Partito Democratico, per comprendere una legge

costituzionale. Questa dovrebbe essere chiara a tutti ed invece così non è.

Quindi, se già è necessaria l'interpretazione del collega del Partito Democratico,

questo già testimonia come questa legge costituzionale sia scritta con i piedi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE

Presidente, intervengo per dire che il collega Sannicandro ha, a mio avviso, due volte

ragione.

Una prima volta, per l'esempio che ha fatto, che è un esempio calzante sotto gli occhi

di tutti. Una seconda volta, perché ci ricorda – e fa bene – che a questo punto si

innescheranno conflitti e contenziosi politici e giuridici perfino sulla determinazione

dei – virgolette – senatori espressi da ciascun consiglio regionale. Io non voglio

ricordare quello che tutti dovremmo ricordare, ovvero che una Costituzione come la

Costituzione americana è una cosa che ognuno dovrebbe poter imparare a memoria e

tenere in un taschino, una cosa che tutti capiscano. Qui innescherete una matrioska di

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conflitti, il conflitto più grande, che sarà il conflitto politico che il Senato innescherà

con la Camera e con la maggioranza espressa dalla Camera, ma anche poi ulteriori

conflitti all'interno delle regioni e all'interno dei consigli regionali, quale che sia la

decisione che i consigli regionali esprimeranno sui senatori. Pensate che caos, pensate

che guerra sul nulla, pensate quanto ancora disprezzo per la politica che si innescherà

con questo capolavoro !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

EMANUELE COZZOLINO.

Grazie Presidente. Qua andremmo a introdurre una piccola modifica sulla base dei

voti espressi, Infatti, come hanno detto i miei colleghi, quanto è riportato adesso in

Costituzione, che volete cambiare – siamo nell'ambito della modifica dell'articolo 2 –

non è così chiaro. Sannicandro ha sintetizzato bene prima, dicendo che effettivamente

i consigli regionali, come detto prima, sono eletti con leggi maggioritarie e, quindi,

non rispecchiano, uno a uno, i voti espressi dagli elettori. Questo sarebbe il metodo

proporzionale. Quello che chiediamo è, appunto, che venga rispettato

proporzionalmente. Visto che il Senato dovrà rispecchiare i territori e, per così dire, la

distribuzione tra le varie forze politiche, il miglior metodo è il metodo proporzionale,

anche perché non darà la fiducia al Governo. Quindi, se esso è solo un ente

rappresentativo, che sia almeno proporzionale !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO DI BATTISTA.

Presidente, alcuni cittadini credono che con questa riforma venga abolito il Senato.

Ecco, il Senato non verrà abolito. Diventerà in pratica un Senato non eletto da

nessuno, composto appunto da consiglieri regionali decisi all'interno delle stanze dei

partiti. Questo per noi è drammatico.

Non è drammatico il cambio della Costituzione in sé. Anche per il MoVimento 5

Stelle la Costituzione dovrebbe essere cambiata. Per esempio, dovrebbe essere abolito

il gruppo Misto. Io, con tutto il rispetto, ricordo però che in questa Camera il terzo

partito più numeroso è il gruppo Misto e i colleghi si siedono qui dietro a me. Oltre

sessanta membri, appunto quasi il 10 per cento dei deputati, hanno lasciato un partito

per entrare nel gruppo Misto e per noi questo non può avvenire. Un parlamentare

dovrebbe anche essere obbligato alla regola dei due mandati. Infatti la politica per noi

non è una professione, ma un servizio civile da fare in un tempo limitato della propria

vita perché, se si sta troppo tempo in questo Palazzo, si faranno gli interessi di questo

Palazzo e non dei cittadini fuori. Ciò anche per evitare, Presidente, delle storture –

faccio un esempio tra gli esempi – come quelle del Presidente Napolitano – e mi

avvio alla conclusione – che entrò in Parlamento l'anno della Ecco, questo per noi non

deve essere possibile da Costituzione morte di Stalin. (Applausi dei deputati del

gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Quaranta. Ne ha facoltà.

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STEFANO QUARANTA.

Grazie Presidente. Come appunto si diceva, il Senato non viene abolito. Allora, senza

pregiudizi e comunque la si pensi, vorrei porre una domanda a quest'Aula. Ma siamo

sicuri che con questa riforma si semplifica il quadro istituzionale del nostro Paese ?

Infatti il Presidente del Consiglio ha basato gran parte, per così dire, della campagna

sull'opportunità di questa riforma costituzionale sull'idea di semplificare. Abbiamo

visto l'articolo 1, in cui non si capisce bene quali siano realmente le funzioni del

Senato. All'articolo 2 stiamo vedendo che la legge con cui questo Senato dovrà essere

eletto è una cosa strana, per cui ognuno sta dando la sua interpretazione, per cui un

testo farraginoso rimanda poi addirittura a una successiva legge elettorale. Abbiamo

visto col procedimento legislativo che, in caso di più materie presenti, non si capisce

bene che procedimento debba essere attivato, ovvero, se i Presidenti di Camera e

Senato non sono d'accordo, quale procedimento attivare. Noi stiamo creando un

mostro ! Indipendentemente da come la si pensi, se guardiamo in faccia la realtà, la

cruda realtà, questo sistema è molto più complicato dell'attuale. Ce ne vogliamo

rendere conto per evitare lo sfacelo delle nostre istituzioni ?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Dell'Orco. Ne ha facoltà. Vi invito, però, a prenotarvi prima. Anche se

parla un altro collega, la Presidenza prende nota.

MICHELE DELL'ORCO.

Presidente, ha perfettamente ragione, grazie.

PRESIDENTE. Invito anche i colleghi, se potete, a rimanere seduti e magari abbassare il

tono della voce quando fanno gli interventi i colleghi. Prego, onorevole Dell'Orco.

MICHELE DELL'ORCO.

Presidente, diciamo che anche in questo caso si dà il potere ai consiglieri regionali

praticamente di auto-eleggersi. Ricordiamo che la classe politica dei consigli regionali

è quella più indagata, con più processi di tutta Italia. Nel 2015 si contano oltre

cinquecento indagati, un paio di persone condannate e una ventina sotto processo.

Fare decidere alla classe italiana politica Pag. 52peggiore d'Italia chi dovrà diventare

senatore è veramente assurdo. È un po’ come fare decidere a un criminale chi deve

andare in galera e chi no.

Con quest'emendamento noi chiediamo che si debbano eleggere i senatori, non in

conformità a quanto indicato dai cittadini, bensì secondo le scelte dei cittadini. Si

cerca, insomma, di vincolare maggiormente i consiglieri regionali alle scelte dei

cittadini. Noi sappiamo che in questo caso è tutto blindato, perché non volete

continuare la discussione, e cerchiamo di parlare all'esterno. Però è inutile che

continuate a ingannare i cittadini: voi non volete fare scegliere ai cittadini, ma volete

regalare l'impunità ai vostri amici consiglieri regionali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

124

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

D'Ambrosio 2.103, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento D'Ambrosio 2.103

Amendola, Di Lello, Ciprini, Tripiedi...

Dichiaro chiusa la votazione.

Presenti 472

Votanti 470

Astenuti 2

Maggioranza 236

Hanno votato Si 168

Hanno votato No 302

Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 2.104.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE.

Grazie Presidente. Con quest'emendamento tentiamo di dare nuovamente una sorta di

chiarezza alla composizione di questo nuovo Senato. Ma facciamo un passino

indietro, visto che abbiamo un attimo di tempo. La scorsa settimana abbiamo discusso

l'articolo 1 di questa riforma e si è parlato sostanzialmente delle funzioni del Senato,

funzioni di raccordo tra lo Stato e gli enti territoriali della Repubblica, funzioni in

merito alla valutazione delle politiche, agli impatti e via dicendo, funzioni che sono

state rafforzate al Senato sulla carta, ma che poco sono state rafforzate nella realtà.

Infatti, questo è un Senato che dovrebbe raccordare, ma dalla discussione emersa dalla

scorsa settimana è parso chiaro solo al Partito Democratico che cosa debba fare

mentre a tutte le altre opposizioni non è parso chiaro per nulla. Ha però un potere

molto chiaro, che è quello di revisione costituzionale. Quindi ha il potere

paradossalmente legislativo massimo, ma non si capisce che cosa dovrebbe fare in

raccordo con gli enti locali, essendo una sorta di Senato delle autonomie. Peraltro è un

Senato composto da cento senatori – nominati nel modo in cui vedremo adesso – a

confronto di 630 deputati, che quindi avranno decisamente più potere rendendo questo

Senato, di fatto, un nonnulla. Allora – lo abbiamo detto in tutte le salse – tanto valeva

a questo punto abolirlo.

Passiamo all'articolo 2, che concerne la composizione del Senato, quello di cui si è

discusso tanto in questi minuti. È eletto in conformità alle scelte espresse dagli

elettori: questo bisognava farlo, perché altrimenti si andava a violare il principio di

sovranità popolare stabilito dall'articolo 1. Il problema è che non si è capito in che

maniera, o perlomeno l'hanno capito soltanto alcuni. Infatti, se è vero che è una

formulazione critica secondo metà di quest'Aula, secondo l'altra metà invece non lo è.

Infatti esclude da un lato che i senatori sindaci vengono eletti.

Dall'altro lato si dice che, invece, i consiglieri regionali senatori verranno eletti in

conformità alle scelte in merito proprio ai consiglieri regionali. Con «in conformità»,

Page 382: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

125

che cosa si intende ? Se si intende che ci si conformerà integralmente a quello che è

risultato delle elezioni regionali, allora sarà un doppione e sarà esattamente come

un'elezione regionale e Pag. 53non cambierà nulla (sembrava, più che altro, una presa

per il naso); se, invece, i consigli regionali si distaccheranno rispetto alla volontà

espressa dagli elettori, ci sarà una violazione del principio di sovranità popolare.

In realtà, a sciogliere questo complicato nodo di interpretazione è riuscito il

collega Sanna e ha detto, come ha riferito prima il collega Bianconi, che la riserva di

eleggere, in qualche modo, verrà rispettata, ma non ci è dato scoprire come. «In

conformità» significa «in rispetto», in qualche modo differenziato, dalla volontà

popolare.

Io ringrazio il collega Sanna per questa splendida, magnifica interpretazione e

ringrazio anche il Governo perché ha partecipato in maniera decisa a questo dibattito

e ha spiegato con parole semplici come da noi era stato richiesto che cosa questa

formulazione criptica volesse dire. Ovviamente ero sarcastica: lei Presidente lo sa

perché è qui in Aula ma, chi ci segue da casa ovviamente non ne ha la percezione. Ma

perché il Governo non ha interesse a spiegarla in questa sede ? Perché qui c’è un

premio di maggioranza che è spaventoso, per cui, chiaramente, al Ministro primo

firmatario delle riforme neanche interessa partecipare a questa discussione, perché sa

che qui le riforme passeranno e torneranno nell'altra Camera, che invece ha problemi

maggiori, a livello di maggioranza, proprio perché non ha una maggioranza altrettanto

stabile. Ecco perché ci siamo trovati oggi di fronte a questa formulazione, che è

tutt'altro che una formulazione chiara e semplice, perché se così fosse vorrebbe dire

che ci stiamo limitando a fare degli emendamenti strumentali e inutili e una polemica

spicciola, ma così non è. Così non è perché è stato sollevato anche dagli auditi il fatto

che il testo non sia semplice e chiaro come dovrebbe essere un testo di riforma

costituzionale.

Quindi, che cosa tentiamo di fare con questo emendamento ? Eliminare le parole «in

conformità alle scelte», che nessuno, salvo Sanna, ha capito che cosa significhi dire, e

sostituirle espressamente con le parole «secondo le scelte e le proporzioni», nel senso

che i consiglieri regionali, nell'eleggere i senatori dovranno rispettare le proporzioni

dei voti dati dai cittadini al momento delle elezioni regionali. Questo perché ? Si tenta

di eliminare l'effetto distorsivo dei premi di maggioranza delle leggi elettorali

regionali, proprio quello che oggi, all'interno di questa Camera, inficia questa

discussione e la rende a dir poco avvilente, perché di fatto già si sa che tanto riuscirete

a far passare questa riforma e a bocciare tutto, perché con il premio di maggioranza

siete la maggioranza assoluta di questa Camera.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI

Grazie, Presidente. Con questo emendamento, oltre a vincolare maggiormente i

consiglieri regionali al rispetto delle indicazioni date dai cittadini sui futuri senatori al

momento delle elezioni regionali, diciamo espressamente che i consiglieri regionali,

nell'eleggere i senatori, dovranno rispettare le proporzioni dei voti dati dai cittadini al

momento delle elezioni regionali. Si cerca quindi di annullare l'effetto dei premi di

maggioranza delle leggi elettorali regionali sulla distribuzione dei seggi del Senato

nelle varie regioni.

Page 383: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

126

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.

SIMONE VALENTE

Grazie, Presidente. Qualche collega, in precedenza, è intervenuto sollevando le

proprie preoccupazioni nel caso un senatore dovesse essere nominato assessore o

comunque dovesse andare a ricoprire qualche altro incarico pubblico, però questa

analisi, seppur legittima, è in qualche modo comprensibile per chi ha sempre militato

in un partito ma da noi, come gruppo di opposizione del MoVimento 5 Stelle, non può

Pag. 54essere accettata, perché noi abbiamo un principio cardine del nostro mandato

che è quello, appunto, di portare a termine il nostro mandato senza accettare altri

incarichi o candidarsi a un altro ruolo. Questo è un concetto che dovrebbe entrare

nella politica, perché ahimè questo ha rovinato negli anni tutta la classe politica e la

sua reputazione. Quindi, in qualche modo vogliamo portare avanti questo principio

anche nelle proposte emendative. Quanto detto in precedenza dai miei colleghi va in

questa direzione e io sono pronto a sottoscriverlo in toto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

RICCARDO NUTI.

Grazie, Presidente. Prima di tutto dico che, forse, il Governo può anche non essere

presente in Aula, non vogliamo costringe il Governo a questa presenza silenziosa per

ore, non ne vediamo l'utilità. Detto questo, non so se i colleghi si sono resi conto

dell'indecenza e della follia che stanno per approvare e votare: praticamente è scritto –

e abbiamo già chiarito che il Senato non verrà abolito –, che la durata del mandato dei

senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono

stati eletti. Quindi, avremo non solo delle leggi elettorali regionali che, magari, con

dei premi di maggioranza, creeranno delle distorsioni all'interno del Senato, ma se,

per esempio, dopo che il nuovo Senato è stato costituito, all'improvviso, dopo due

anni, decade il consiglio regionale delle Marche, con le nuove elezioni che ci saranno

nelle Marche cambierà nuovamente la maggioranza all'interno del Senato. Questa è

follia pura ! Ma soprattutto, l'emendamento tende ad eliminare gli effetti dei premi di

maggioranza delle elezioni regionali. Chiediamo almeno che sia letto l'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

EMANUELE COZZOLINO.

Grazie, Presidente. Se avete seguito agli interventi, vi è stata una serie di

emendamenti con i quali abbiamo cercato di riportare l'elezione indiretta del Senato a

un metodo proporzionale che rispetti la volontà dei cittadini, appunto con metodo

proporzionale. Con questo emendamento andiamo ad esplicitare ancora più

chiaramente che vogliamo bypassare il metodo maggioritario di elezione dei consigli

regionali per proporre il metodo proporzionale, che rispecchia i voti e le intenzioni

degli elettori riguardo alle forze politiche che partecipano alle elezioni regionali e che

andranno a fare parte del nuovo Senato, perché il Senato non viene abolito, ma questo

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

127

è un piccolo dettaglio. Ormai sembra insignificante, ma questa riforma veniva

venduta come abolizione del Senato o superamento del Senato: l'abbiamo

semplicemente cambiato facendolo diventare una brutta copia del Senato attuale,

come è successo con le province e le città metropolitane.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà.

FRANCESCO D'UVA

Grazie, Presidente. Chiedo di sottoscrivere l'emendamento Dadone, perché è sì simile

a quelli precedenti ma aggiunge un passaggio importante, perché con questo

emendamento si cerca di superare quello che è il premio di maggioranza nelle varie

regioni. Sappiamo che ogni regione ha la sua legge elettorale e sappiamo che ogni

legge elettorale ha un suo premio di maggioranza, succede così che ci sono regioni in

cui c’è un premio di maggioranza spropositato e quindi c’è il rischio che questo

premio di maggioranza spropositato possa andare ad inficiare la giusta elezione di

quelli che saranno i futuri senatori. Per superare questo scoglio, chiediamo che

vengano rispettate sia le scelte che le proporzioni, quindi si cerchi di considerare le

percentuali con cui i consiglieri sono stati votati nei consigli regionali. Questo ci

sembra di buonsenso, a meno che non ci sia una certa malafede nel voler puntare ai

premi di maggioranza e così prendere sia tanti consiglieri regionali che tanti senatori e

fregarsene della volontà del popolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5

Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Dadone 2.104, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere

favorevole dei relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione (Segue la votazione).

Votazione emendamento Dadone 2.104

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Presenti 466

Votanti 462

Astenuti 4

Maggioranza 232

Hanno votato Si 162

Hanno votato No 300

(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

Page 385: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

128

Passiamo alla votazione dell'emendamento Nuti 2.105.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

RICCARDO NUTI.

Grazie Presidente, sarò breve. Nel passaggio al Senato avete inserito il solito giro di

parole che ripetiamo si compone delle seguenti parole «in conformità alle scelte

espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei

medesimi organi». Con questa nostra proposta inseriamo le parole «secondo le scelte

appositamente» e poi segue espresse dagli elettori per i candidati consiglieri. In

pratica cosa chiediamo di fare Presidente ? Chiediamo di introdurre al momento delle

elezioni regionali l'indicazione dei futuri senatori, cioè di fare una distinzione fra

coloro che devono essere eletti al consiglio regionale e coloro che devono essere eletti

invece al Senato della Repubblica. Questo è un «emendamento normalità», proprio

per evitare quella confusione che invece voi state creando, perché tutto parte dalla

finta abolizione del Senato, che scopriamo poi, invece, non verrà abolito. Ci dicono:

ma i senatori non prenderanno nessuna indennità e poi si scopre che invece avranno

dei rimborsi senza alcun tetto. Si scopre addirittura che, se un consiglio regionale

decade, il Senato diventa praticamente un centro commerciale con porta girevole,

quindi si entra e si esce in base alle elezioni che ci sono delle varie regioni ed in più,

con la scusa di voler semplificare quello che è la Costituzione e la struttura legislativa

del nostro ordinamento, si va in realtà a complicare ulteriormente la normativa,

facendo sì che i cittadini non abbiano una scelta distinta da effettuare al momento

delle elezioni. Quindi, con questo emendamento, noi diciamo: i cittadini devono

esprimere due scelte differenti, una per i consigli regionali e una per i senatori che i

cittadini vogliono che vadano al Senato della Repubblica, altrimenti ci sarà maggior

confusione. E anche l'ultimo elemento che è stato annunciato per mesi e mesi dai TG

a «lingue unite», a quel punto decadrà, perché si paleserà semplicemente come tutto

quello che è stato elogiato in questi anni, e in questi mesi, in realtà non sarà altro che

una complicazione ulteriore del nuovo Senato e della Costituzione (Applausi dei

deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi dietro l'onorevole

Valente... onorevole Vecchio....

SIMONE VALENTE.

Grazie Presidente, insomma non posso che apprezzare lo sforzo dei miei colleghi

della I Commissione nel trovare diverse formulazioni per modificare queste norma,

questa dicitura «in conformità». Continuiamo a riproporre emendamenti simili, ma

con diverse formulazioni, fino adesso ne abbiamo discusso Pag. 56quattro. Abbiamo

provato a sostituire la norma dicendo «secondo le scelte e le proporzioni», «secondo

le scelte appositamente», «inderogabilmente secondo i voti appositamente espressi»,

«sulla base dei voti espressi». Alla fine, la volontà è una: quella di dare un potere

decisionale maggiore ai cittadini che vanno alle elezioni e poter scegliere i propri

politici che dovranno sedere nel Senato. Questa è la nostra intenzione. C’è la

proposta, la disponibilità a trovare diverse formulazioni, speriamo che nei prossimi

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

129

emendamenti il Governo e la maggioranza ci dicano se non vogliono minimamente

prendere in considerazioni le nostre proposte oppure valutarle una volta per tutte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI

Presidente, come è noto, al Senato è stata introdotta la previsione in base alla quale i

componenti del nuovo Senato saranno eletti dai consigli regionali in conformità alle

scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei

medesimi organi. Il punto è che non si comprende, in alcun modo, come questo possa

avvenire, perché lo stabilirà la futura legge del Senato e non sarà affatto facile,

ovviamente, far tornare i conti e capire come questa previsione inciderà

effettivamente nella composizione del Senato. Per di più, la disposizione introdotta è

piuttosto vaga e questo creerà dei problemi.

Noi con questi emendamenti abbiamo tentato di modificare e di sistemare l'assetto di

questa disposizione, ma è veramente complicato lavorare in questi termini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matteo

Bragantini. Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI

Grazie Presidente, intervengo per un motivo molto semplice. Ci sono varie posizioni,

e anche noi siamo abbastanza critici su questa riforma soprattutto sulla composizione

del Senato, ma che il Senato cambierà ogni volta che cambia un consiglio regionale

non è una cosa sbagliata. Un Senato delle autonomie, un Senato delle regioni, è ovvio

cosa deve rappresentare. A nostro avviso, si può cambiare anche ogni due-tre anni e

dev'esserci una maggioranza variabile, perché non è una maggioranza governativa, ma

è una maggioranza che deve riguardare le leggi per il benessere dei territori. Anzi, noi

avevamo proposto, e il PD non ha voluto ascoltarci, che invece ci doveva essere un

Senato con vincolo di mandato, in modo che i senatori rappresentanti di quella

regione dovevano fare quello che quella regione decideva che era il meglio per il

proprio territorio. Dunque, non guardiamo come una cosa sbagliata che il Senato

possa cambiare la propria composizione nel corso degli anni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

EMANUELE COZZOLINO

Grazie Presidente, magari per qualcuno può essere criptico questo emendamento, però

andiamo a introdurre la possibilità di inserire un listino per la sola elezione del

Senato, in modo che possano essere eletti direttamente dai cittadini i senatori e quindi

con una rappresentanza proporzionale dei voti espressi dai cittadini. È un'ulteriore

modifica, ma so che ormai il testo è blindato. Mandate Scalfarotto e non viene la

Ministra che ha partorito questa, passatemi il termine, riforma, l'accordo nella

maggioranza per questa riforma. Quindi, sembra che qui non si possa cambiare

assolutamente niente. Questa è un'ulteriore proposta di modifica e non solo protesta.

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

130

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE

Grazie Presidente, solo per far presente che già in Italia c’è un profondo scollamento

tra i cittadini e Pag. 57la classe politica. Scollamento che è stato aumentato nel

momento in cui i partiti hanno optato per delle leggi elettorali con dei listini bloccati,

non dando neanche più la possibilità di esprimere una preferenza e quindi di vedere

quel rapporto che ci deve essere di rappresentatività tra l'elettore e l'eletto. Qui si è

discusso di tentare di togliere il Senato, poi lo si è mantenuto. Lo si è mantenuto

prima dicendo che non doveva essere proprio eletto, ma nominato, poi si è fatta questa

scelta di elezione «in conformità a», ma non si è capito come. Quindi, quello che

proviamo a proporre qui (lo abbiamo proposto in 10 mila salse, perché poi la necessità

aguzza l'ingegno) è per lo meno di farlo fare, di far esprimere la scelta con delle

espressioni di voto che siano sganciate e separate tra di loro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

FILIPPO GALLINELLA

Grazie Presidente. Sempre con lo spirito di voler dare un senso all'elezione del

Senato, noi abbiamo proposto questo emendamento, che anzi chiedo di sottoscriverlo

perché mi era sfuggito. Chiedo all'Aula di fare una riflessione su questo, perché

altrimenti è chiaro che le opposizioni si lamentano, perché vedono una distorsione

della democrazia, una tutela giuridica di persone che non se la meritano e che, vista

l'esperienza, si comportano mediamente male o almeno sopra la media. Per questo

chiediamo a tutti quanti di votare favorevolmente questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà. Per favore, colleghi..., contenete il vostro

entusiasmo nei confronti dell'onorevole Piepoli. È l'ultimo intervento, l'ultimo

emendamento, poi basta. Per favore !

DAVIDE CRIPPA.

Grazie Presidente, nel rileggere il testo così come proposto, circa la parte di «in

conformità» mi viene in mente che, dal punto di vista tecnico, quando qualsiasi atto

viene firmato da un direttore lavori e di seguito abbiamo un'asseverazione sia

dell'elettricista, che dell'idraulico, questi rilasciano delle certificazioni «in

conformità». Ma in conformità in quel caso vuol dire nel rispetto della legge.

Allora, io mi chiedo: una conformità rispetto a un qualcosa che ancora deve essere

emanato. Perché questa legge, che poco fa ci ha annunciato in modo proclamante il

collega Sanna, mi chiedo: come fa a essere in conformità di una cosa che deve ancora

avvenire ? Come facciamo a dire che quello che verrà sarà in conformità ? Forse

dovremmo parlare di come si andrà ad agire sul tema e allora eventualmente

valuteremo se quello sarà in conformità rispetto al valore espresso dai voti degli

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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elettori, e non, così come noi auspichiamo, sia una necessità, ma secondo invece una

vostra convenienza che è quella che immaginate sempre e solo voi !

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Nuti 2.105, parere contrario di Commissione e Governo, parere favorevole dei relatori

di minoranza eccetto il relatore del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale che si

rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione (Segue la votazione).

Votazione emendamento Nuti 2.105

Marotta, Giancarlo Giordano, Prina

Dichiaro chiusa la votazione

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Presenti 452

Votanti 444

Astenuti 8

Maggioranza 223

Hanno votato Si 154

Hanno votato No 290

(Le deputate Argentin e Rubinato e il deputato Aiello hanno segnalato che non sono

riusciti ad esprimere voto contrario).

A questo punto interrompiamo l'esame del provvedimento, che riprenderà domani

mattina alle ore 9,30.

Votazioni elettroniche (Schema) ... Votazioni I-IX Allegato contenente i documenti

di seduta

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9 agosto corretto con indice – rivedere ed inserire le votazio

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Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 530 di giovedì 26 novembre 2015

INDICE

Disegno di legge costituzionale: Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario,

la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle

istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della

Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione,

dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 2613-B)

(Seguito della discussione)

(Esame articolo 2 – A.C. 2613-B) ...

Seduta n. 530 di giovedì 26 novembre 2015 ........................................................................................ 1

PRESIDENTE. ..................................................................................................................................... 2

PRESIDENTE. ..................................................................................................................................... 2

Page 391: Costituzione”, già approvato, con modificazioni, in seconda … · 2016. 11. 15. · 1 Discussione in Assemblea . Seconda lettura Camera – Testo approvato l’11 gennaio 2016

Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429-B –

Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero

dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la

soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione

(Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione,

dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C.

2613-B) (ore 20,55).

PRESIDENTE.

L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale,

già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione,

dalla Camera e nuovamente modificato, in prima 2613-B: Disposizioni per il

superamento del deliberazione, dal Senato: n. bicameralismo paritario, la riduzione del

numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni,

la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione.

Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo approvato l'articolo 1.

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 2613-B)

PRESIDENTE.

Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi

l'allegato A – A.C. 2613-B).

Non essendovi iscritti a parlare sul complesso degli emendamenti, come stabilito in

sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, il seguito dell'esame del provvedimento

avrà luogo nella seduta di martedì prossimo 1o dicembre, a partire dalle ore 10,30.

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1

Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 533 di martedì 1 dicembre 2015

Disegno di legge costituzionale: Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la

riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle

istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione

(Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione, dalla Camera e

nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 2613-B)

INDICE

PRESIDENTE. ..................................................................................................................................... 3

EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. .......................................................................... 3

IGNAZIO LA RUSSA. ........................................................................................................................ 3

DANILO TONINELLI. ....................................................................................................................... 5

Votazione emendamento La Russa 2.130 ......................................................................................... 5

ROBERTO OCCHIUTO. .................................................................................................................... 6

Votazione emendamento Gelmini 2.1 .............................................................................................. 6

CRISTIAN INVERNIZZI. ................................................................................................................... 7

DANILO TONINELLI. ....................................................................................................................... 8

IGNAZIO LA RUSSA. ........................................................................................................................ 8

FRANCESCO SANNA. ...................................................................................................................... 9

ARCANGELO SANNICANDRO. ...................................................................................................... 9

MAURIZIO BIANCONI. .................................................................................................................. 10

Votazione emendamenti Centemero 2.2 e Invernizzi 2.3 .............................................................. 11

MATTEO RICHETTI. ....................................................................................................................... 12

STEFANO QUARANTA. ................................................................................................................. 12

DANILO TONINELLI. ..................................................................................................................... 13

MAURIZIO BIANCONI. .................................................................................................................. 13

IGNAZIO LA RUSSA. ...................................................................................................................... 14

Votazione emendamenti Centemero 2.4 e Scotto 2.100 ................................................................ 15

DANILO TONINELLI. ..................................................................................................................... 15

DANIELE CAPEZZONE. ................................................................................................................. 16

ARCANGELO SANNICANDRO. .................................................................................................... 17

DALILA NESCI. ............................................................................................................................... 18

MARA MUCCI.................................................................................................................................. 19

Votazione emendamento Toninelli 2.101 ...................................................................................... 19

DANILO TONINELLI. ..................................................................................................................... 20

ARCANGELO SANNICANDRO. .................................................................................................... 20

RICCARDO NUTI. ........................................................................................................................... 21

SIMONE VALENTE. ........................................................................................................................ 21

FRANCESCO D'UVA. ...................................................................................................................... 21

EMANUELE COZZOLINO. ............................................................................................................. 22

GIANNI MELILLA ........................................................................................................................... 22

GIANNI MELILLA ........................................................................................................................... 22

GIUSEPPE BRESCIA ....................................................................................................................... 23

MASSIMILIANO BERNINI ............................................................................................................. 23

IGNAZIO LA RUSSA ....................................................................................................................... 23

MAURIZIO BIANCONI. .................................................................................................................. 24

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CHIARA DI BENEDETTO. .............................................................................................................. 25

DALILA NESCI ................................................................................................................................ 25

FRANCESCO SANNA ..................................................................................................................... 25

GIANLUCA VACCA ........................................................................................................................ 26

DAVIDE CRIPPA ............................................................................................................................. 27

Votazione emendamento D'Ambrosio 2.102 ................................................................................. 27

DANILO TONINELLI. ..................................................................................................................... 28

MAURIZIO BIANCONI ................................................................................................................... 28

FRANCESCO D'UVA ....................................................................................................................... 29

DALILA NESCI. ............................................................................................................................... 29

LUIGI GALLO .................................................................................................................................. 29

ARCANGELO SANNICANDRO ..................................................................................................... 30

RICCARDO NUTI ............................................................................................................................ 30

DANIELE CAPEZZONE .................................................................................................................. 31

EMANUELE COZZOLINO. ............................................................................................................. 31

ALESSANDRO DI BATTISTA. ....................................................................................................... 31

STEFANO QUARANTA. ................................................................................................................. 32

MICHELE DELL'ORCO. .................................................................................................................. 32

Votazione emendamento D'Ambrosio 2.103 ................................................................................. 33

FABIANA DADONE. ....................................................................................................................... 33

DALILA NESCI ................................................................................................................................ 34

SIMONE VALENTE ......................................................................................................................... 35

RICCARDO NUTI. ........................................................................................................................... 35

EMANUELE COZZOLINO. ............................................................................................................. 35

FRANCESCO D'UVA ....................................................................................................................... 36

Votazione emendamento Dadone 2.104 ........................................................................................ 36

RICCARDO NUTI. ........................................................................................................................... 37

SIMONE VALENTE. ........................................................................................................................ 37

DALILA NESCI ................................................................................................................................ 38

MATTEO BRAGANTINI ................................................................................................................. 38

EMANUELE COZZOLINO .............................................................................................................. 38

FABIANA DADONE ........................................................................................................................ 39

FILIPPO GALLINELLA ................................................................................................................... 39

DAVIDE CRIPPA. ............................................................................................................................ 39

Votazione emendamento Nuti 2.105 .............................................................................................. 40

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Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429-B –

Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del

numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle

istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della

Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima

deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal

Senato) (A.C. 2613-B) (ore 12).

PRESIDENTE.

L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale,

già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione,

dalla Camera e nuovamente modificato, in prima 2613-B: Disposizioni per il

superamento del deliberazione, dal Senato: n. bicameralismo paritario, la riduzione del

numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni,

la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione

è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

Ricordo che nella seduta del 26 novembre 2015 si è conclusa la fase degli

interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 2.

(Ripresa esame dell'articolo 2 – A.C. 2613-B)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso

presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2613-B).

Invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli

emendamenti riferiti a tale articolo.

EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza.

Presidente, sull'articolo 2 il parere, per tutti gli emendamenti presentati, è di invito al

ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Sta bene. Interpellerò i relatori di minoranza su ciascun emendamento.

Emendamento La Russa 2.130.

IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

Signora Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per

la maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.130 La Russa. Ha chiesto di

parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA.

Signora Presidente, tutti gli emendamenti di cui ci siamo occupati nel dare il parere

sono certamente importanti, ma mi permetto di segnalare ai colleghi di questo ramo del

Parlamento questo emendamento, che è il primo all'articolo 2, perché è l'unico

emendamento che, ove venisse approvato, rimedierebbe ad alcune assolute

incongruenze, quelle rimediabili – perché l'essere stato il provvedimento già votato da

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questo ramo del Parlamento e da quello del Senato, non ci consente una grande

agibilità nel modificare il testo – per cui le poche cose modificabili ce le siamo dovute

quasi inventare. In particolare questo emendamento, a lungo discusso dagli uffici della

Camera, che originariamente nel testo che era stato loro prima inviato lo avevano

dichiarato inammissibile, è stato alla fine con un po’ di fatica – per non dire con

moltissima fatica – dichiarato ammissibile perché ? Perché è l'unico che cambia una

costruzione che fa acqua da tutte le parti.

Se il testo non venisse modificato, oggi come oggi, noi avremmo un Senato eletto – vi

leggo il testo – dai Consigli regionali, ma oggi si prevede: «in conformità alle scelte

espresse dagli elettori per i candidati consiglieri, in occasione del rinnovo dei

medesimi organi», cioè viene eletto dal Consiglio regionale, ma in conformità di quello

che dicono gli elettori. Quando ? Man mano che si eleggono i consigli regionali. Come

? Lo dice poi una legge ordinaria che dovrà essere fatta. Cosa succederebbe ?

Succederebbe, nella migliore delle ipotesi, ammesso che la legge di attuazione sia poi

una buona legge, che i senatori sarebbero dei consiglieri regionali che rimangono in

carica a rotazione, cioè man mano che il Consiglio regionale finisce la propria

legislatura cambiano e non si sa bene come vengono sostituiti, cioè bisogna aspettare

l'altra elezione e c’è un periodo di intermezzo. In sostanza, avremmo come primo

effetto che il Plenum del Senato sarebbe largamente compromesso per determinati

periodi, che la sua composizione non sarebbe stabile, ma sarebbe continuamente

variabile e quello che più importa è che i cittadini forse neanche si accorgerebbero di

eleggere dei senatori che sono difatti eletti poi dal Consiglio regionale in base a come

loro hanno votato per il Consiglio regionale, ma tenendo conto della composizione del

Consiglio regionale che – come tutti sanno – è una composizione fortemente

condizionata dalle singole leggi regionali che cambiano regione per regione, che

assegnano premi di maggioranza cospicui, in sostanza finendo col vanificare

completamente quella piccola apertura che avrebbe fatto il Senato prevedendo: «in

conformità alle scelte espresse dagli elettori».

Nella strettoia dell'impossibilità di riproporre quella che per noi è la strada maestra, e

cioè che siano eletti direttamente dai cittadini in occasione dell'elezione del

Parlamento, magari scegliendo tra i candidati solo consiglieri regionali, se questa è la

volontà del legislatore, noi proponiamo un emendamento che cerca di raggiungere per

via indiretta lo stesso risultato, cioè diciamo – sto cercando l'emendamento, vediamo

se riesco a trovarlo – che sono eletti senatori i consiglieri regionali votati

contestualmente all'elezione della Camera dei deputati. Sosteniamo cioè che per potersi

candidare in un'apposita competizione che è contestuale a quella dell'elezione dei

deputati, bisogna essere consiglieri regionali, ma che la votazione è affidata al corpo

elettorale nel momento in cui si votano i deputati. Questo consente di eleggere

sicuramente dei rappresentanti delle regioni, ma consente ai cittadini di scegliere senza

artifizi i senatori che vogliono, senza dover troppo essere condizionati dalle leggi

regionali e dai premi di maggioranza e soprattutto impedisce che il Plenum sia

modificato e che vi siano delle votazioni continue.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole La Russa.

IGNAZIO LA RUSSA.

Concludo, Presidente. Si tratta di un emendamento semplice che, se votato, rende

chiarezza e ridà agli elettori un potere che altrimenti questa riforma gli toglie.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha

facoltà.

DANILO TONINELLI.

La ringrazio, Presidente. Noi apprezziamo l'emendamento del collega La Russa, ma

vorrei Pag. 29specificare le motivazioni per cui non voteremo favorevolmente, ma ci

asterremo e abbiamo fatto tutta una serie successiva di emendamenti, che va a togliere

quella che secondo noi è una parte non corretta dell'emendamento proposto dal collega

La Russa.

Va benissimo il fatto di collegare strettamente il voto degli elettori per i Consigli ed i

consiglieri regionali con quello dei senatori. Significa dare qualcosa di più di una

semplice scelta di una semplice conformità, come dice questa norma.

Ma quello che non accettiamo, quello che non riteniamo corretto è l'ultimo passaggio

di questo emendamento, quello in cui si lega il numero dei futuri senatori alla

composizione di ciascun consiglio regionale. Perché diciamo questo ? Perché

sappiamo perfettamente che nelle regioni c’è un sistema maggioritario che dà più della

maggioranza assoluta dei seggi a chi vince prendendo un solo voto in più. Ciò significa

che, se un partito che prende il 20 o il 25 per cento, prende il 55 o il 60 per cento dei

seggi in regione e questa percentuale dei membri che costituiscono i consigli è lo

specchio dei futuri senatori, non stiamo rispettando il voto degli elettori, ma stiamo

rispettando gli effetti del premio di maggioranza che è insito nelle leggi elettorali

regionali. È per questo infatti che noi abbiamo proposto emendamenti che rendono più

collegata la scelta dei senatori all'espressione del voto degli elettori, indipendentemente

dagli effetti che il premio di maggioranza crea nell'effettiva composizione delle

poltrone all'interno dei consigli regionali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

La Russa 2.130, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale il

relatore di minoranza per il MoVimento 5 Stelle si è rimesso all'Assemblea e con il

parere favorevole degli altri relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento La Russa 2.130

Folino, Piepoli, Capezzone, Totaro, Casellato, Catania, Fusilli, Massa, Biasotti,

Quaranta, De Maria, Alberti, Benedetti, Palladino, Crimi, Luigi Gallo...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Presenti 463

Votanti 380

Astenuti 83

Maggioranza 191

Hanno votato Si 80

Hanno votato No 300

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Passiamo alla votazione dell'emendamento Gelmini 2.1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO.

Grazie, Presidente. Per dichiarare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia

sull'emendamento a prima firma Gelmini, ma anche per cogliere l'occasione per

chiarire che noi voteremo favorevolmente anche alcuni dei successivi emendamenti

che mirano a correggere il testo che ci ha restituito il Senato.

L'articolo 57, per come modificato nell'altro ramo del Parlamento, come tutti sanno,

stabilisce i criteri di elezione dei nuovi senatori e, nel farlo, stabilisce che i senatori

eletti verranno scelti in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati

consiglieri. Ora, questa locuzione per noi può generare seri dubbi interpretativi, che

non sarebbero degni di un dettato costituzionale.

Con l'emendamento in questione allora chiediamo che la scelta dei senatori debba

passare necessariamente per l'indicazione degli elettori in base all'ordine di lista, in

modo da individuare in maniera più chiara, in occasione delle elezioni regionali, chi

concorrerà alla carica di senatore.

Per questa ragione, noi voteremo a favore di questo emendamento, ma voteremo

favorevolmente anche gli emendamenti successivi che vanno a modificare questa

locuzione pericolosa, rischiosa e foriera di dubbi interpretativi che è stata inserita al

Senato. Che significa «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati

consiglieri» ? Secondo noi, questo articolo 57 crea fortissimi dubbi, che non saranno

dipanati nemmeno dalla legge costituzionale, e per questa ragione voteremo a favore di

questo e di alcuni altri emendamenti che a questo seguiranno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

Gelmini 2.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di

minoranza del MoVimento 5 Stelle e con il parere favorevole degli altri relatori di

minoranza.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Gelmini 2.1

Blazina, Magorno, Formisano, Calabria, Marotta, Amoddio, Berlinghieri. Amoddio ha

fatto. Mi sembra che abbiano votato tutti.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Presenti 461

Votanti 441

Astenuti 20

Maggioranza 221

Hanno votato Si 79

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Hanno votato No 362

(Il deputato Baroni ha segnalato di essersi astenuto mentre avrebbe voluto esprimere

voto contrario. Il deputato Marrocu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto

contrario).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Centemero 2.2 e Invernizzi 2.3.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

CRISTIAN INVERNIZZI.

Grazie, signora Presidente. Guardi, con tutti questi emendamenti presentati dalle

opposizioni si vuole semplicemente sottolineare un dato secondo noi evidente, ma che

purtroppo così invece non pare alla maggioranza. Sappiamo tutti quello di cui stiamo

discutendo ed è il punto sul quale al Senato, se dobbiamo credere a quello che i

giornali all'epoca riportavano, c’è stato il maggiore scontro, la maggiore frizione

interna allo stesso Partito Democratico. E la formula che ne è scaturita dal Senato

parrebbe – perché anche in questo caso dobbiamo fare affidamento sostanzialmente

alle cronache giornalistiche – essere il risultato dell'accordo interno al Partito

Democratico che, da una parte, cioè dalla parte dei renziani, della maggioranza, voleva

assolutamente garantire l'elezione indiretta dei senatori e dalla parte della minoranza,

invece esigeva una garanzia costituzionale circa l'elettività dei senatori in conformità

alla volontà elettorale espressa dal popolo nelle elezioni. Ne è scaturita una norma che

è obiettivamente di difficile comprensione. Io chiedo, quindi, a questo punto,

un'interpretazione autentica, cioè da coloro che questo lodo l'hanno stretto. Chiedo alla

minoranza dal Partito Democratico di spiegare in parole povere e in modo chiaro, così

come dovrebbe essere un'esegesi fondata sulla semplicità della spiegazione, soprattutto

quando parliamo di Costituzione, che cosa significa l'articolo 2, comma quinto, così

come risulta. Si parla, infatti, della durata dal mandato. Leggiamolo: «La durata del

mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai

quali sono stati eletti virgola». E già, secondo me, qua la virgola pone dei problemi

interpretativi. E continua: «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i

candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le

modalità stabilite dalla legge di cui al sesto comma». Non vedo perché non dovremmo

credere agli allora proclami della minoranza del Partito Democratico; era per loro di

fondamentale importanza perché comunque la loro formazione si basa su quanto è

scaturito dalla Costituzione che ha seguito il ventennio fascista, Costituzione fondata

su dei principi assolutamente imprescindibili della Resistenza e della democraticità,

eccetera, eccetera, eccetera.

Io vorrei capire se questa formula, a loro avviso, effettivamente garantisce che i

senatori saranno diretta o, comunque, se non diretta, indiretta espressione della volontà

popolare. Perché messa così questa formulazione vuol dire tutto e vuol dire nulla,

soprattutto se letta in combinato disposto con il comma successivo. È già stato rilevato

dagli interventi precedenti come sia praticamente impossibile, stante le diverse leggi

elettorali vigenti nelle varie regioni, garantire che la composizione dei vari consigli

regionali sia direttamente proporzionale alla volontà espressa dagli elettori. C’è già il

premio di maggioranza che, attribuendo una rappresentanza maggioritaria al presidente

che viene eletto, impedisce la diretta corrispondenza tra voto e composizione in

consiglio regionale. E quello che sinceramente mi lascia perplesso è che il frutto del

compromesso, come quasi sempre avviene, si tramuta in una disposizione legislativa

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fumosa, non comprensibile – e mi avvio alla conclusione – e foriera a mio avviso di

qualunque tipo di interpretazione. Messa così questa norma non vuol dire

assolutamente nulla; messa così, come sanno anche gli esponenti della minoranza del

Partito Democratico, la garanzia che vi sarà collegamento tra senatori eletti e voto

espresso dai cittadini non esiste. Io non so che tipo di legge voi andrete a fare, ossia

questa legge che dovrà essere approvata, sia dalla Camera, che dal Senato. Ma

veramente sarà un esercizio di fantasia legislativa...

PRESIDENTE. Deve concludere.

CRISTIAN INVERNIZZI.

Mi avvio veramente a conclusione, Presidente. Dicevo che sarà un esercizio di fantasia

legislativa che ho la curiosità di leggere. Ma, soprattutto, ho la curiosità di vedere

come questa fumosa interpretazione verrà tradotta in atto normativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha

facoltà.

DANILO TONINELLI.

Grazie Presidente, partendo dal presupposto che una norma del genere non sia

migliorabile, noi comunque voteremo favorevolmente a questi identici emendamenti.

Diciamo non sia migliorabile perché specificare come gli elettori andranno a scegliere i

nuovi senatori all'interno delle stesse elezioni regionali, come ha scritto la maggioranza

«in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri», è

praticamente impossibile. Quantomeno questi identici emendamenti, che cosa dicono ?

Sembrano dare più incidenza alle scelte degli elettori al momento delle votazioni dei

consigli regionali. Come ? Separando in due liste la votazione dei consiglieri dei

consigli regionali rispetto alla votazione dei nuovi senatori. Due liste significa che c’è

più espressione di volontà popolare, di scelta popolare da parte dei cittadini. Non dico

che c’è, ma c’è qualcosa di più rispetto al nulla del potere che i cittadini come elettori

hanno nella scelta effettiva di chi mandare tra i consiglieri regionali in Senato a

ricoprire la carica di nuovi senatori. Questa delle due liste è una delle tante ipotesi –

non si sa quali verranno scelte – che si potranno applicare nella scrittura della futura

legge elettorale del nuovo Senato. Dire che ci sono tante ipotesi per scrivere una legge

significa dire che questa legge è stata scritta con i piedi (Applausi dei deputati del

gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha

facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA.

Il fatto che questi identici emendamenti siano stati dichiarati ammissibili significa che

non contrastano con il comma 6 dell'articolo 2, che prescrive che in qualche modo si

tenga conto della composizione del consiglio regionale. Allora, se non contrastano con

la norma che dice come deve essere la legge ordinaria di attuazione, ci sembra che

siano ottimi emendamenti. In sostanza, gli identici emendamenti dicono che quando

l'elettore, sia pure in concomitanza con le elezioni regionali, cosa che per noi rimane

un errore, andrà a scegliere contestualmente anche i senatori, almeno gli sarà chiaro chi

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sono i candidati che aspirano a diventare senatori e deciderà lui tra quei candidati con

il metodo proporzionale chi e quanti sono. Non deciderà dopo il consiglio regionale, in

base a qualche alchimia o a qualche accordo dietro le spalle degli elettori. Per questo

motivo, voteremo a favore di questi emendamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sanna. Ne ha

facoltà.

FRANCESCO SANNA.

Essendo noi alla quarta lettura parlamentare del testo di riforma costituzionale,

abbiamo – stavolta lo dico senza aggettivi – il dovere di guardarci all'indietro e vedere

da dove nascono anche le impostazioni lessicali che stiamo osservando. Il Senato ha

discusso abbondantemente su questo punto e noi non abbiamo necessità – io credo –,

di sviluppare tesi legittimamente differenti, come quelle che abbiamo ascoltato nella

presentazione e nella spiegazione degli emendamenti e di ridicolizzare quello che è

stato fatto in quella sede. È stata semplicemente ricondotta ad una razionalità di

sistema un'impostazione per la quale il consiglio regionale dà mandato ad alcuni

consiglieri regionali – e li elegge senatori – di rappresentare quella istituzione nel

Senato della Repubblica, ma, al tempo stesso, quel consiglio regionale sarà vincolato,

nella scelta delle singole personalità da mandare in Senato, a quanto hanno indicato gli

elettori in sede di elezioni regionali.

Questo vuol dire conformità. Vorrei ripeterlo con le parole della senatrice Finocchiaro:

non è che questa espressione sia sconosciuta al linguaggio giuridico e anche al lavoro

che facciamo noi. Quando nella riforma costituzionale si parla di doppia conformità

cosa significa ? Significa identità delle cose che si sono votate in una prima occasione

e identità delle cose che si sono votate in una seconda occasione. Per trasportare il

concetto nell'ambito elettorale funzionerà così: i cittadini elettori della Lombardia,

della Sicilia, delle Puglie, durante le elezioni regionali, sulla base di una legge

regionale che verrà fatta secondo i principi di una legge ordinaria, che verrà scritta

dalle Camere in tempi immediatamente successivi all'avvenuta inefficacia della

riforma costituzionale, indicheranno, attraverso meccanismi elettoralmente acconci, ma

che non dobbiamo stabilire noi adesso in Costituzione – come vorrebbe fare, invece,

l'emendamento dei colleghi –, e successivamente ci sarà un mandato, un'investitura,

una ratifica da parte del consiglio regionale. Esattamente come – lo voglio dire

all'onorevole la Russa – ai tempi della legge che porta il nome di un esponente politico

della sua parte, l'onorevole Tatarella, si faceva per l'elezione del presidente della

regione, eletto direttamente dai cittadini e confermato in un mandato di voto da parte

dei consigli regionali. Si farà esattamente così.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne

ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Sarei grato ai colleghi di maggioranza se parlassero in modo comprensibile. La

domanda che si fa il popolo italiano e che ci facciamo noi è la seguente: i senatori

saranno eletti dal popolo o saranno eletti dai consiglieri regionali e tra i consiglieri

regionali ? Questa è la domanda che ci poniamo tutti e non possiamo nasconderla

dietro una serie di arzigogoli. Il testo, nella parte in cui non è stato emendato, è

chiarissimo. Dice che i senatori vengono eletti tra i consiglieri regionali e non c’è – poi

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ne parliamo – emendamento che tenga, oppure pasticcio che tenga, che possa eludere

quanto è scritto al terzo comma: i consigli regionali – abbrevio – eleggono, con metodo

proporzionale, i senatori tra i propri componenti e nella misura di uno per ciascuno.

Poi, il sesto Pag. 33comma ribadisce: con legge approvata da entrambe le Camere sono

regolate le modalità di attribuzione dei seggi e di elezione dei membri del Senato della

Repubblica tra i consiglieri e i sindaci.

Quindi, questo è un punto fermo da cui l'interprete non potrà discostarsi. Vediamo,

invece, il pasticcio che è stato fatto al Senato, o meglio, il presunto compromesso che,

invece, è una resa incondizionata, utilizzando una espressione equivoca e, comunque,

un linguaggio banale. Cosa significa «i consiglieri regionali eleggeranno i senatori in

conformità alle scelte espresse dagli elettori» ? Ci voleva la scienza di chi ha fatto il

compromesso per scrivere che il consiglio regionale, quando voterà, voterà con i propri

voti e quindi, naturalmente, in riferimento ai voti che ognuno di essi ha avuto ?

Praticamente, se la maggioranza è dieci, ci sarà l'espressione di dieci voti – è una

banalità senza fine, che è veramente vergognosa all'interno di un testo costituzionale –,

in conformità – badate bene – alle scelte espresse dagli elettori per i candidati

consiglieri. Appunto ! Gli elettori eleggono i propri candidati consiglieri in riferimento

a quelli che sono i propri desiderata. E quando lo fanno ? In occasione del rinnovo dei

medesimi organi. Salute, eccetera eccetera. Quando lo devono fare, se non in occasione

del rinnovo degli organi ? Ma che testo costituzionale è questo ? Che testo

costituzionale è questo (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra italiana – Sinistra

Ecologia Libertà e Misto – Conservatori e Riformisti) ? Questa è la domanda che tutti

si devono porre. Altro che testo costituzionale, questo è un vergognoso pasticcio e mi

meraviglio che abbiano collaborato menti eccelse, all'interno del Senato e fuori dal

Senato, per fare un compromesso.

Ma quale compromesso ? Quale compromesso ? Dite che si è trattato di una resa

incondizionata di coloro i quali hanno fatto finta di opporsi per poter meglio

mercanteggiare le proprie posizioni (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra italiana

– Sinistra Ecologia Libertà e Misto – Conservatori e Riformisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha

facoltà. Le chiedo la cortesia di essere sintetico, perché dobbiamo fare quest'ultimo

voto per sospendere la seduta e allestire le cabine.

MAURIZIO BIANCONI.

Non mancherò di sintesi per dire che l'onorevole Sannicandro, da giurista qual è, ma

bastava la laurea, penso, non un di più, ma forse anche diritto all'istituto, ha

perfettamente capito che il pasticcio è evidente. È un pasticcio fatto male, nel quale

non solo – non solo ! – si prende in giro l'elettore dicendo che elegge ciò che non

elegge, ma si prende in giro anche il diritto del consigliere regionale di eleggere,

perché lo deve fare in conformità. Quindi, dovrebbe fare un atto dovuto. Il che

significa che il consigliere regionale elegge, ma con un atto dovuto, quindi ha le mani

legate anche il consigliere.

Con un testo così incasinato – uso una frase che è proprio il massimo, una parola che è

proprio il massimo, che rende veramente conto del presunto accordo –, noi dobbiamo

registrare – ecco perché ho chiesto di prendere la parola – che oggi uno che viene

chiamato e indicato a fare il giudice della Corte costituzionale, da circa un anno, un

anno e mezzo, sta dicendo che questo è un ottimo testo, che meglio non si poteva fare,

che il compromesso è una cosa micidiale fatta benissimo. Noi dovremmo mandare in

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Corte costituzionale chi già decise che questo casino diventi la Costituzione del popolo

italiano (Applausi dei deputati del gruppo Misto – Conservatori e Riformisti).

PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, ormai ha finito, non ho fatto in tempo nemmeno a

richiamare il suo linguaggio. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici

emendamenti Centemero 2.2 e Invernizzi 2.3, con il parere contrario della

Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione.(Segue la votazione).

Votazione emendamenti Centemero 2.2 e Invernizzi 2.3

Intanto che i colleghi votano, mi è particolarmente gradito informare l'Aula che il

collega Filippo Crimì, in questi giorni, è diventato padre della piccola Sofia. Alla

bambina, alla mamma e al nostro collega vanno gli auguri di tutta l'Aula (Applausi),

che ristabiliscono anche l'unanimità, come avete visto.

Di Lello, Montroni, Lattuca, Sisto, Giancarlo Giordano, Fossati, Simoni.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Presenti 458

Votanti 454

Astenuti 4

Maggioranza 228

Hanno votato Si 160

Hanno votato No 294

Sospendiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, per consentire l'allestimento

delle cabine per la votazione dei giudici della Corte costituzionale da parte del

Parlamento in seduta comune, prevista a partire dalle ore 13. La seduta della Camera è

sospesa e riprenderà al termine della riunione del Parlamento in seduta comune.

La seduta, sospesa alle 12,40, è ripresa alle 18,15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i

deputati Adornato, Alfreider, Amici, Artini, Bindi, Bratti, Bueno, Capelli, Catania, De

Menech, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Fraccaro, Giancarlo Giorgetti, La Russa,

Losacco, Lupi, Manciulli, Mazziotti Di Celso, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio,

Realacci, Rosato, Sanga, Santerini, Scalfarotto, Spadoni, Tabacci e Villecco Calipari

sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centotré, come risulta dall'elenco

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depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della

seduta odierna.

Si riprende la discussione. (Ripresa esame dell'articolo 2 – A.C. 2613-B)

PRESIDENTE. Ricordo nella parte antimeridiana della seduta sono stati da ultimo respinti

gli identici emendamenti Centemero 2.2 e Invernizzi 2.3.

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Centemero 2.4 e Scotto 2.100.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.

MATTEO RICHETTI.

Grazie. In parte riprendo le considerazioni fatte dal collega Sanna sul punto

precedente. La formulazione trovata dal Senato, infatti, in maniera inequivocabile crea

un collegamento tra l'espressione dei cittadini in sede di votazione e di rinnovo dei

consigli regionali...

PRESIDENTE. Mi perdoni, collega Richetti. Colleghi, abbassiamo il tono della voce,

per favore ! Sta parlando un collega.

MATTEO RICHETTI.

...ed il consiglio regionale stesso, Presidente, che deve individuare i senatori sulla base

dell'espressione in maniera esplicita contenuta nel testo costituzionale che stiamo

approvando. Questa è, a nostro parere, la sintesi più chiara, ma che ha un esplicito

rimando al proprio interno ad una legge che va a puntualizzare ciò che gli identici

emendamenti espongono, ovvero il metodo – in questo caso si fa riferimento a quello

proporzionale – e il suffragio diretto, che sarà regolamentato dalla legge a cui rimanda

l'articolo 2 della legge costituzionale in discussione. E, quindi, voteremo contro questi

identici emendamenti perché, a nostro parere, all'interno della Costituzione devono

esserci i criteri e le modalità che poi troveranno attuazione nella legge ordinaria di

riferimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quaranta. Ne ha

facoltà. Colleghi, se riusciamo a prendere posto e ad abbassare il tono della voce,

grazie.

STEFANO QUARANTA.

Grazie Presidente, intervengo su questi identici emendamenti perché parliamo di un

tema serio che merita di essere approfondito in modo adeguato. L'articolo 2 della

riforma tratta due temi fondamentalmente: la composizione del Senato e come questo

Senato viene eletto. Ora, con gli emendamenti che i gruppi di opposizione in

particolare hanno cercato di costruire, il tema è stato quello di trovare il tecnicismo che

consentisse l'elezione diretta dei senatori. Ma, in realtà, prima di questi tecnicismi volti

a modificare la proposta del Governo, bisognerebbe affrontare un tema che invece è un

tema di fondo, che riguarda la coerenza e la serietà di questa riforma. Infatti, badate

bene, il punto non è prevedere o meno l'elezione di secondo grado; ci sono dei sistemi,

come ad esempio quello tedesco, che prevedono le elezioni di secondo grado ed è

assolutamente legittimo e comprensibile in quel tipo di sistema. Infatti, i casi sono due:

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o il Senato rappresenta le istituzioni regionali, i governi regionali e, allora, ci può stare

anche l'elezione di secondo grado, oppure, se invece vogliamo rappresentare il sistema

politico locale, come nel caso della riforma, tant’è vero che abbiamo i 95 più 5, cosa

che abbiamo già visto nella composizione di questo Senato, allora, se appunto

dobbiamo rappresentare il sistema politico locale, non si capisce perché sia negata

l'elezione diretta da parte dei cittadini. Quindi, anche qui non si tratta di fare delle

battaglie ideologiche, ma si tratta di essere d'accordo con se stessi, di dare un minimo

di coerenza a una riforma che non ce l'ha, perché si è scelto di non rappresentare le

istituzioni regionali, ma, al contempo, non si fanno votare i cittadini. O è l'una o è

l'altra. Anche l'articolo 2 si dimostra solo un pasticcio frutto di un compromesso

incomprensibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha

facoltà.

DANILO TONINELLI.

La ringrazio, Presidente. Innanzitutto, è fondamentale sfatare il mito che siamo di

fronte ad un'elezione indiretta dei nuovi senatori. Ed è con un semplice esempio che

possiamo dimostrare che non si tratta di un'elezione indiretta perché, se la votazione

che i consigli regionali fanno dei nuovi senatori all'interno dei consiglieri è un'elezione

indiretta, significa che il Presidente della Repubblica è eletto indirettamente dai

cittadini. E non sembra a me, sinceramente, che si possa affermare che il Presidente

della Repubblica in Italia sia eletto indirettamente. Quindi, ciò che abbiamo di fronte

non è né a un'elezione indiretta, né una elezione.

Siamo di fronte ad una nomina fatta dalla classe politica più corrotta della storia della

Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che sono i

consiglieri regionali, i quali tra di loro, in base al maggior numero di pendenze penali

che portano sulle spalle e che si portano su quel treno che, dalla città in cui salgono per

arrivare a Roma, per trasformarsi in senatori e pigliarsi l'immunità parlamentare, si

spogliano di questo peso, cioè delle pendenze penali. Dunque, chi ne ha di più sarà

quello che, con tutta probabilità, avrà le maggiori chance di diventare senatore.

Quindi, scordiamoci l'elezione diretta, scordiamoci l'elezione indiretta, scordiamoci

l'elezione: è la nomina di coloro che sono i più corrotti dalla storia della Repubblica

italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha

facoltà.

MAURIZIO BIANCONI.

Grazie, Presidente. Io penso che in quest'Aula non ci sia nessuno che possa dire che io

difendo, in qualche modo, questa pessima riforma, ma cerco di farla per i suoi

contenuti oggettivi e non per queste valutazioni soggettive che io ho sentito adesso.

Fra i tanti consiglieri regionali che dal 1970 fanno il loro mestiere – e quelli delle

regioni a statuto speciale anche da prima –, vi sono tantissime persone perbene che

hanno dedicato la loro vita alla politica, alla gente e che sono andate a cercarsi i voti.

Squalificare la classe dirigente di questo Paese in questo modo non è salvare il sistema:

è di una parte fare l'intero e, dopo avere fatto l'intero, creare il discredito generale e,

dopo che si è creato il discreto generale sulle istituzioni, pretendere di fare Costituzioni

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che difendano le istituzioni e che non seguono, invece, l'andazzo generale del

discredito generale che si è provocato.

Non è un giro di parole, ma chi fa così e non difende le istituzioni per quello che sono

oggettivamente, attaccando i meccanismi sbagliati ma cercando di fare scandalo sulle

persone, non fa altro che aiutare chi compie questi danni che si stanno facendo con

questa Costituzione. Non fa che aiutare un populismo stolto di piazza, che farà fuori le

istituzioni e ci lascerà in pasto a chi ha più soldi, a chi ha più potere e a chi ha più

finanza.

Io l'ho detto più di una volta: dobbiamo essere critici, forti, determinati, onesti, ma mai

e poi mai cedere al gioco così facile dello scandalismo, che fa di tutta l'erba un fascio,

offendendo chi si è dedicato alla politica perché alla politica crede e di difendere la

gente ne ha fatto uno scopo della vita.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha

facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA.

Grazie, Presidente. Io tornerò al contenuto dell'emendamento e alla critica che è venuta

da chi, invece, difende l'attuale testo che ci è stato rimandato dal Senato. È stato detto

qui, dal banco del Comitato dei nove, che non si può modificare sostanzialmente,

perché c’è già il principio, espresso immagino, che intende dire, nel comma 6 di questo

articolo, che vi è una legge di attuazione e che ci penserà la legge, perché noi vogliamo

stabilire nella Costituzione solo dei criteri generali.

Io mi sono guardato la Costituzione, così come la vogliamo riformare, e tutti gli

articoli che vanno a modificare il vecchio testo sono zeppi non di principi ma di

dettagli (anche e della ipotesi minore). Ma c’è anche il comma modificato dal Senato –

«La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni

territoriali dai quali sono stati eletti (...)» – mentre la legge che dovrebbe poi attuare la

Costituzione, quella ordinaria, dice che con legge approvata da entrambe le Camere

sono regolate le modalità di attribuzione dei seggi e di elezione (...) tra i consiglieri e i

sindaci, nonché quelle per la loro sostituzione (...)».

Se c'era questa norma, che bisogno c'era di dire che durano tanto quanto durano i

Consigli regionali ? È un dettaglio non da Costituzione. Tutto il testo che avete inserito

vuole trasformare questa nostra Costituzione in una legge ordinaria. Utilizzate sempre

ed esclusivamente tale linguaggio. Basta guardare la lunghezza degli articoli. Guardate

i nuovi articoli introdotti e guardate il testo originario della Costituzione.

L'articolo che qui ci riguarda era di tre righe e diventa di una pagina, proprio perché

cercate di piegare la Costituzione agli interessi di parte e la vicenda del Senato è la

questione più palese. Non si tratta di consiglieri regionali, di quelli corrotti o di quelli

non corrotti: qui si tratta di creare una Camera, la seconda Camera, con competenze

ancora importantissime, la cui composizione in tempi brevi – in tempi medi o in tempi

lunghi non lo sappiamo – sia predefinita a vantaggio di un'area di sinistra governativa.

Questo si sta facendo. Si sta fotografando l'attuale situazione delle regioni e l'attuale

situazione delle sindacature, ma in questo momento, in tempi brevi e medio-brevi, a

chi conviene questa composizione ? A chi conviene ? A chi sicuramente, in Emilia, in

Toscana, al momento in Piemonte, al momento in Puglia, al momento in Sicilia,

governa coi premi di maggioranza la regione e che quindi potrà, in tempi brevi,

immaginare di avere un grande vantaggio attraverso quella che è «un'elezione

imbroglio» dei senatori. Infatti, se da un lato si dice che è in conformità alle scelte

degli elettori, dall'altro lato si dice che, però, queste scelte devono poi tenere conto

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della composizione del consiglio regionale, cioè gli elettori possono scegliere quello

che vogliono ma alla fine, con la norma di chiusura, tali scelte devono essere,

comunque, in sintonia con la composizione dei consigli regionali e, se in Toscana,

grazie al premio di maggioranza e non solo, la sinistra ha una stragrande maggioranza,

gli elettori magari avranno voglia di bocciare i candidati della sinistra, ma il maggior

numero di senatori che quella regione esprimerà comunque sarà di sinistra. Questo è

l'imbroglio !

Non fate finta di non capire. Accettate emendamenti come questi che vi dicono che sia,

sì, espressione della regione, ma lasciamo veramente decidere ai cittadini, per esempio

con un rapporto eletto-elettori di tipo proporzionale. Non è mio questo emendamento

perché ne avevo proposto uno a mio avviso migliore, ma va bene anche questo. Ed è

per ciò che vi invito o a votarlo e, se non lo votate, perlomeno a non ammannirci

sciocchezze e bugie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici

emendamenti Centemero 2.4 e Scotto 2.100, con il parere contrario della Commissione

e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamenti Centemero 2.4 e Scotto 2.100

Ci siamo ? Rizzetto, Fanucci, Ciracì, Sandra Savino. Rizzetto è riuscito a votare ?

Provi a votare. L'onorevole Fanucci, sta votando. Sisto.

Presenti 467

Votanti 462

Astenuti 5

Maggioranza 232

Hanno votato Si 166

Hanno votato No 296

Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 2.101.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

DANILO TONINELLI.

Grazie Presidente, innanzitutto vorrei specificare che affermare che i consiglieri

regionali sono la categoria che è stata più interessata da procedimenti, quantomeno per

spese pazze, è dire un dato di fatto. Per evitare semplicemente che si dica questo,

sarebbe stato sufficiente non dare l'immunità parlamentare ai nuovi senatori (Applausi

dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il fatto che sia stata data – permetteteci –

ci fa pensare e sospettare. Il fatto che sia stata data ad una figura che dovrebbe

rappresentare gli enti territoriali e che non rappresenta la nazione – perché solo i

deputati della Repubblica rappresentano la nazione – ci fa pensare male. Va bene ?

Detto questo, noi stiamo oggi trattando di quella modifica che è stata fatta al

Senato, ovverosia di quel tentativo farlocco, finto e offensivo di dire che la votazione

da parte dei consigli regionali dei nuovi senatori è fatta in conformità alle scelte

espresse dai cittadini. È già stato detto che è una finta elezione indiretta ed addirittura è

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una finta elezione. Ma questo – ricordiamolo, perché è stato già detto, ma è

fondamentale ribadirlo – è stato il punto di incontro all'interno del partito di

maggioranza, tra la corrente maggioritaria del partito e la corrente minoritaria, ovvero

la minoranza del partito di maggioranza ha accettato l'accordo di questa inutile e

falsissima scelta dei cittadini dei consiglieri regionali da scegliere e da trasformare in

senatori, ben sapendo che poi tutto è rimandato ad una legge ordinaria, legge ordinaria

che viene fatta dal partito di maggioranza, che la può fare come gli pare e piace.

Quindi il dato politico è: nel momento in cui Verdini ha costituito il suo gruppo

parlamentare al Senato, la minoranza ha calato le brache e ha accettato questo

emendamento inutile e offensivo per l'elettività diretta reale dei senatori – perché non

lo è – accettando questo accordo.

Detto questo, Presidente, noi che cosa presentiamo con questo emendamento ?

Cerchiamo di vincolare maggiormente la scelta dei cittadini ovvero che la loro scelta si

tramuti in una trasformazione di un consigliere regionale in un senatore. Ma

soprattutto, siccome si rimanda tutto ad una legge bicamerale – la scrittura della nuova

legge elettorale per il nuovo Senato sarà una legge bicamerale a maggioranza semplice

–, noi quantomeno, siccome la maggioranza che avete è assoluta grazie ad un premio

di maggioranza dichiarato incostituzionale, diciamo di aumentare la quota di

maggioranza e chiediamo che la legge, la nuova legge elettorale del Senato,

quantomeno venga approvata a maggioranza. Ci sembra una semplicissima iniezione

di democrazia in un sistema totalmente antidemocratico e, ahinoi, non capiamo perché

ci state rispondendo negativamente. Vorremmo una spiegazione dal partito di

maggioranza. Sappiamo che ovviamente non voterete favorevolmente. Quantomeno

prendete atto del fatto che votare a maggioranza assoluta e non a maggioranza

semplice una legge così importante è una buona idea (Applausi dei deputati del gruppo

MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha

facoltà.

DANIELE CAPEZZONE.

Signor Presidente, vorrei dire al collega Toninelli che voterò e voteremo a favore di

questo emendamento. Però, se è consentito, con stima, – onorevole Toninelli, davvero,

lei sa che la ascoltiamo con attenzione – il problema non è che ci siano uno o più

consiglieri regionali corrotti o non corrotti. Non è questo il cuore del problema. Il

cuore del problema, su cui le opposizioni devono sfidare in positivo e in modo

intelligente la maggioranza, è se si stia scrivendo una buona Costituzione o no. La

nostra valutazione è che si stia scrivendo una pessima Costituzione pasticciata e credo

che in cuor loro tanti rappresentanti della maggioranza e anche tanti rappresentanti

dell'attuale minoranza – alcuni dei quali oggi gridano a regime dopo avere invece

votato per questo testo costituzionale e sbagliando – rimpiangono di non avere

approvato gli emendamenti che noi conservatori e riformisti abbiamo proposto dal

primo minuto. Ed era la proposta dell'abolizione secca del Senato, che avrebbe fatto

chiarezza, che sarebbe stata una cosa comprensibile per l'opinione pubblica. Lo dico

con vero e autentico rispetto per la maggioranza e per le intenzioni riformatrici

pronunciate dal Presidente del Consiglio.

Noi comprendiamo anche la semplificazione della politica e l'idea di un referendum in

cui dire: c’è il nuovo contro il vecchio, chi vuole cambiare contro chi non vuole

cambiare. Sappiamo che nel mondo si assiste a una trasformazione della politica in X

Factor, nel senso peggiore, ma anche a volte nel senso non peggiore del termine. Si

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tratta di votare sull'emozione, sul sentimento, su quello che crea simpatia e senso di

coinvolgimento. Però, attenzione, perché l'eccesso di superficialità poi si paga. Non si

può confidare nel fatto che gli elettori siano distratti, che bevano una cosa un minuto e

poi, dopo, se la dimentichino. No ! Poi, dopo, la realtà si prende il sopravvento sulle

superficialità. Questo è accaduto al centrodestra, che poi lo ha pagato tutto insieme.

State attenti, rischiate di pagarlo anche voi. È successo sulla province e ora la gente si

accorge che le province sono ancora lì. L'unica cosa che non c’è più sono le elezioni

per le province. Poi si accorgeranno che il Senato è ancora lì. L'unica cosa che non ci

sarà saranno le elezioni per il Senato e ci sarà questo pasticcetto di organo politico, che

state privando di competenze e che allora cercherà di innescare polemiche e

contenzioso politico con la Camera vincente e con la maggioranza vincente del

momento. E quanto meno potere istituzionale avrà, tanto più cercherà di fare chiasso e

confusione.

Allora, signor Presidente, la prego. Io ho avanzato molte critiche all'atteggiamento

delle opposizioni, di noi opposizioni, però signori della maggioranza – e mi avvio alla

conclusione – state attenti. Infatti domani potete fare un tweet e dopodomani potete

fare una dichiarazione al TG e dire che la cosa è andata, ma tra qualche anno, quando

si leggerà questa Costituzione, questo pasticcio, sarà letta come un sigillo di

superficialità e di incompetenza vostra e di un'intera classe dirigente (Applausi dei

deputati dei gruppi Misto-Conservatori e Riformisti e Sinistra Italiana-Sinistra

Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne

ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Noi, come è stato già detto dal collega Quaranta, voteremo a favore dei numerosi

emendamenti contenuti nelle pagine seguenti, emendamenti proposti dal MoVimento 5

Stelle, emendamenti proposti da Forza Italia e emendamenti proposti da noi, che hanno

tutti, tutti, una caratteristica, ovvero la caratteristica, per così dire, di tentare di

reintrodurre una qualche forma di elezione diretta dei senatori. Infatti, come abbiamo

già abbondantemente illustrato questa mattina, il testo è chiaro nonostante il diversivo

introdotto dal Senato. Il testo è chiaro perché dice che i consigli regionali saranno eletti

dai senatori tra i propri componenti. E qui faccio mie le osservazioni fatte dal collega

Toninelli. Quindi saranno eletti tra i propri componenti e nella misura di uno per

ciascuno e via dicendo. Quindi è chiaro, non c’è ombra di dubbio.

Però poi al Senato sono state introdotte quattro righe, che servivano a fare intendere

che forse si era recuperato un certo voto e una certa eleggibilità diretta da parte del

popolo. Abbiamo spiegato come questo non è. Non è perché si dice una banalità, come

abbiamo già detto stamattina, ovvero che i consiglieri regionali, o meglio i senatori,

saranno eletti secondo le espressioni dei consiglieri da parte dei cittadini, quando

hanno eletto i consiglieri regionali. Ora gli elettori si esprimono una volta sola: quando

eleggono i consiglieri regionali. Allora cosa accadrà in un consiglio regionale ? Che ci

sarà un 20 per cento di un partito, un altro 30 per cento di un altro partito, il 5 per cento

di un altro partito, quindi dire che i senatori saranno eletti, rispettando la volontà che i

cittadini hanno manifestato quando hanno eletto i consiglieri regionali, significa dire

una banalità, o semmai leggere l'evento ex post e non ex ante. Questo è il senso delle

quattro righe che hanno introdotto al Senato, pasticciando inutilmente il testo. Ripeto

«inutilmente». Perché ? Perché quando ci sono delle norme chiare e una che potrebbe

apparire in contraddizione, non è che la si salta a piè pari nell'interpretazione o si butta

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questa norma nel cestino e la si cancella. È chiaro: bisogna risolvere, per così dire, la

contraddizione. E la contraddizione porterebbe, appunto, all'elezione da parte dei

consiglieri regionali, perché quelle parole sono parole inutili.

Perché sono stati presentati tanti emendamenti ? Perché la maggioranza ancora

oggi con il suo silenzio, o meglio non chiarendo il senso di questa norma in modo

chiaro, non chiarendo, senza troppe circonlocuzioni, vuole mantenere in piedi, qui

dentro oggi, sulla stampa e nell'opinione pubblica domani, un equivoco, cioè far

intendere o lasciare intendere a qualcheduno che si possa eleggere un qualcosa, che

qualcuno è chiamato ad eleggere qualche senatore. Così non è ! Per cui, noi delle

opposizioni ci siamo affaticati a presentare emendamenti che cercano di introdurre il

principio di elezione. È evidente che saranno bocciati, ma almeno abbiano il coraggio

di dire che noi qui stiamo sancendo un'elezione dei senatori direttamente da parte dei

consiglieri regionali. Cosa è scritto nei nostri emendamenti o in quelli degli altri

colleghi ? Scriviamo: «rispettando i voti appositamente espressi». Si vuole appunto,

con quell’«appositamente» dell'emendamento del collega del MoVimento 5 Stelle,

cercare di ancorare l'espressione del voto ai senatori e non ai consiglieri regionali; e

così si continua con altri emendamenti, come il nostro, per esempio, laddove diciamo

che le elezioni per i senatori dovranno farsi su apposita lista, separata da quella per i

consiglieri regionali. E i tentativi sono numerosissimi, il tutto per disvelare l'inganno

che si sta mantenendo in piedi in quest'Aula, mentre sarebbe...

PRESIDENTE. Concluda.

ARCANGELO SANNICANDRO.

È a me che sta suonando, Presidente ?

PRESIDENTE.

Sì, sto suonando a lei perché il suo tempo è esaurito.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Ho finito, poi riprendo con l'altro intervento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra

Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Nesci. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI.

Grazie, Presidente. I nostri sono emendamenti presentati ovviamente per tentare di

sistemare una riforma costituzionale, ma è evidente che con pochi emendamenti, che

molto probabilmente verranno bocciati da questa maggioranza, che non ha alcuna

intenzione di confrontarsi con le altre forze politiche presenti all'interno di quest'Aula,

sarà complicato spiegare e far tornare indietro il Governo su una scelta specifica:

togliere sovranità al popolo, evitando ancora una volta di fargli scegliere i propri

rappresentanti all'interno, in questo caso, del Senato. Per cui, la previsione incriminata

in questo senso è la frase in cui si dice che questi senatori del nuovo Senato verranno

eletti in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in

occasione del rinnovo dei medesimi organi. Quindi, è chiaro come un'espressione così

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vaga, quindi non un'espressione generale che reca in sé un principio ma un'espressione

troppo vaga, non permetta di comprenderne le ricadute (Applausi dei deputati del

gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mucci. Ne ha

facoltà.

MARA MUCCI.

Grazie, Presidente. Personalmente non condivido l'affermazione per la quale si ritiene

che un Senato, che rappresenta le istituzioni territoriali e locali, non sia significativo,

possa non essere utile. Esistono tante altre democrazie dove esistono delle Camere

rappresentative di enti territoriali, ed hanno il loro valore e la propria autonomia,

comunque sia portano un valore aggiunto dal punto di vista della legislazione. Per

quanto riguarda l'elezione diretta, non comprendo perché continuiamo a parlare di

elezione diretta, perché è chiaro, è scritto chiaramente in questa modifica

costituzionale, che saranno i consigli regionali e i consigli delle province autonome di

Trento e Bolzano ad eleggere, con metodo proporzionale, i senatori fra i propri

componenti. È qui che sta il punto chiave: vengono eletti dei senatori fra i componenti

del consiglio regionale così che questi possano essere portavoce delle istituzioni e delle

questioni locali. Mi chiedo, viceversa, se ci fosse un'elezione diretta, come, da una

parte, si potrebbe giustificare la mancanza del voto di fiducia da parte di un Senato

direttamente eletto dai cittadini e, dall'altra Pag. 41parte, la valenza politica di questo

Senato, che non rappresenta più soltanto ed esclusivamente gli enti territoriali ma avrà

anche un proprio valore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento Toninelli 2.101, con il parere contrario della

Commissione e del Governo e il parere favorevole di tutti i relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento Toninelli 2.101

Piepoli, Furnari, De Maria, Di Lello, Turco, Rizzetto, De Menech, Marrocu, Bindi,

Milanato.

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Presenti 494

Votanti 480

Astenuti 4

Maggioranza 241

Hanno votato Si 177

Hanno votato No 303

Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Ambrosio 2.102.

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Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

DANILO TONINELLI.

La ringrazio, Presidente. Anche in questo emendamento cerchiamo di vincolare

maggiormente la scelta dei cittadini elettori alla successiva trasformazione del voto in

senatori. Come facciamo ? Aggiungiamo alle parole «in conformità delle scelte

espresse» la parola «inderogabilmente». Significa che, quando verrà scritta e approvata

la legge elettorale dei nuovi senatori, le preferenze – chiamiamole così – espresse dagli

elettori saranno vincolanti sui metodi e le metodologie che quella legge elettorale

indicherà nella trasformazione delle scelte dei cittadini, all'interno dei candidati come

consiglieri regionali, in senatori. Perché lo facciamo ? Perché qui c’è un piccolo baco

che in realtà è enorme. Che cos’è ? È, come al solito, l'assenza di vincolo. La domanda

è: se i consigli regionali, che devono eleggere tra i consiglieri i nuovi senatori in

conformità alle scelte – noi aggiungiamo «inderogabilmente» – espresse dai cittadini,

non lo fanno, che cavolo succede ? Va a pigliarli qualcuno ? Hanno delle penali ?

Hanno dalle sanzioni ? Direi proprio di no. Non succede niente. Quindi, non solo oggi

non sappiamo come la nuova legge scriverà le modalità con cui la scelta degli elettori

inciderà sulla futura elezione dei senatori, ma addirittura non sappiamo se questa

fumosità totale della scelta espressa dai cittadini elettori non verrà neppure considerata,

perché questo è un caso che dobbiamo tenere in considerazione. Se i consigli regionali

se ne fregano delle labili scelte dei cittadini elettori, che succede ? Noi pensiamo che

non succederà proprio niente. Intanto mettiamo «inderogabilmente» come un vincolo

maggiore di rispetto delle scelte dei cittadini elettori, in emendamenti successivi

prevediamo anche la sanzione. Penso che quello che abbiamo appena detto sia un caso

che si verificherà in uno o più dei consigli regionali, e vedremo che cosa accadrà,

vedremo quanti ricorsi ci saranno, vedremo quanto sarà bloccato quel sistema che voi

state inserendo in Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne

ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO.

Presidente, ho già detto che voteremo a favore.

Però non è possibile tacere una qualche perplessità che io ho personalmente: i

consiglieri regionali dovrebbero votare inderogabilmente secondi i voti appositamente

espressi. Capisco il tentativo di mantenere salva la volontà popolare, ma la volontà

popolare si è espressa dando il 10 per cento a un partito e all'altro. Quindi i gruppi, in

questo caso, del consiglio regionale – hai ragione – sono costretti a votare in quella

proporzione non i nomi, ma in quella proporzione secondi i voti espressi. Ma si può

fare una legge costituzionalmente legittima che dice che i consiglieri regionali devono

votare in quella maniera ? Giustamente dice il collega Toninelli: che succede qualora i

consigli regionali esercitassero la loro autonoma responsabilità ? È chiaro voi capite

che diventa a questo punto anche una cosa inutile. Una norma di questo tipo, un

meccanismo di questo tipo, è anche inutile. Vi era bisogno di fare dei consiglieri

regionali, dei passacarte per quanto riguarda il principio della nomina ? Rimarrebbe

soltanto la libertà di indicare il nome, ma per quanto riguarda la quantità e la

provenienza politica dovrebbero essere vincolati. La quale cosa mi pare che

costituzionalmente non sia molto legittima.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Nuti. Ne ha facoltà.

RICCARDO NUTI.

Grazie Presidente, intervengo solo per dire che ci troviamo ad analizzare una riforma

costituzionale con degli errori veramente grossolani, ma la scelta è fra la possibilità di

modificare qualcosa, cioè di migliorare la riforma costituzionale, ed invece lasciarla

così, perché gli accordi fra i partiti non prevedono migliorie a questa riforma

costituzionale, come se si trattasse di carta straccia. L'emendamento del MoVimento 5

Stelle, a prima firma D'Ambrosio, sottolinea che al momento delle elezioni regionali

l'indicazione dei futuri senatori sarà espressa dai cittadini con delle specifiche distinte

scelte sganciate da quelle espresse per l'elezione dei consiglieri regionali. Quello che

voi state facendo è bocciare qualunque proposta perché non volete migliorare questo

testo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Simone Valente. Ne ha facoltà.

SIMONE VALENTE.

Grazie Presidente, è evidente che le numerose proposte emendative su questo punto

vogliono sollevare un problema. Le parole «in conformità», che ricordo sono state

inserite al Senato, vogliono denunciare come la volontà dei cittadini non sarà

sicuramente portata avanti dalle istituzioni, perché non potranno scegliere direttamente

chi andrà a sedere in Senato. Proprio per questo motivo, questo emendamento, come

quello precedente del collega Toninelli, vuole vincolare maggiormente i consiglieri

regionali al rispetto delle indicazioni date dai cittadini sui futuri senatori al momento

delle elezioni regionali. Vogliamo dare più potere al popolo perché stiamo capendo che

le istituzioni, compresa questa Camera, se ne stanno fregando completamente dei

cittadini italiani e il silenzio del Governo e della maggioranza testimoniano ogni giorno

questa presa di posizione da parte dei partiti (Applausi dei deputati del gruppo

MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

D'Uva. Ne ha facoltà.

FRANCESCO D'UVA.

Presidente grazie, intanto chiedo la possibilità di sottoscrivere questo emendamento

che mi sembra di buonsenso, perché di fatto stiamo cercando di migliorare un testo che

è troppo vago. Del resto siamo i legislatori e non dovremmo lasciare troppa

interpretazione, perché poi sappiamo cosa succede quando si lasciano troppe

interpretazioni alle leggi che facciamo. Noi vogliamo in questo momento chiedere, è

molto semplice, che «inderogabilmente secondi i voti appositamente espressi». Se

dobbiamo indicare quelli che saranno i prossimi futuri senatori, dobbiamo anche dire

che questi qui devono essere nominati in base ai voti espressi inderogabilmente, perché

non è possibile lasciare semplicemente in conformità alle scelte. Quali scelte ? Qui noi

stiamo cercando semplicemente di migliorare il testo, non c’è politica nel senso di

faziosità. No, non c’è nulla di tutto ciò. Questo è buonsenso. Vogliamo agire secondo

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Pag. 43buonsenso e approvare questo emendamento, per favore (Applausi dei deputati

del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Cozzolino. Ne ha facoltà.

EMANUELE COZZOLINO.

Grazie Presidente, come hanno avuto modo di illustrare i miei colleghi

precedentemente la frasetta che è stata inserita al Senato, frutto dell'accordo interno

alla maggioranza, o meglio del Partito Democratico, è poco chiara. Noi con questo

emendamento andiamo semplicemente a specificare che deve essere rispettato

inderogabilmente quanto espresso dagli elettori, questo perché la maggior parte, se non

la totalità, delle leggi regionali sono maggioritarie e quindi i voti espressi dagli elettori

per eleggere i consigli regionali non sono mai rispettati, perché i consigli regionali

godono del premio di maggioranza e quindi non sarebbero adeguatamente

rappresentati. Sanna questa mattina diceva che dovrete fare un'altra legge: perché non

inserirla direttamente in Costituzione visto che ormai avete inserito qualsiasi cosa in

Costituzione ? Mettiamoci anche le regole per l'elezione di questo nuovo Senato. Invito

a valutare questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5

Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA

Grazie Presidente, anch'io sottoscrivo questo emendamento che cerca un po'di ridurre

il danno. Autorevoli colleghi della maggioranza hanno giustificato questa modifica che

è stata apportata al Senato, introducendo appunto la conformità alle scelte espresse

dagli elettori, riferendosi soprattutto alla «legge Tatarella». La «legge Tatarella», come

è noto, prevedeva la designazione dei presidenti delle giunte regionali, però la

designazione non è elezione diretta, tant’è che noi abbiamo avuto due casi clamorosi.

Uno molto clamoroso, quello del presidente Antonio Rastrelli in Campania eletto con

una ampia maggioranza e quattro anni dopo costretto alle dimissioni da una imboscata

del consiglio regionale.

PRESIDENTE. Concluda.

GIANNI MELILLA

Poi abbiamo anche un altro esempio è l'esempio del presidente Luigi Bersani, che era

presidente della regione Emilia Romagna dal 1993, rieletto nel 1995. Nel 1996,

Bersani lasciò la presidenza dalla regione Emilia per fare il Ministro col Governo

Prodi. In questo caso, fu eletto un altro presidente, non quello che i cittadini emiliani

avevano designato così come successe in Campania. Quindi, elezione diretta dei

senatori è una cosa, designazione è un'altra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Brescia. Ne ha facoltà. I colleghi intorno all'onorevole Brescia se riescono...

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GIUSEPPE BRESCIA

Al Senato è stata introdotta questa previsione in base alla quale i componenti del nuovo

Senato saranno eletti dai consigli regionali, si dice, «in conformità alle scelte espresse

dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi».

Ma non si capisce bene come questa conformità possa avvenire. Quindi, questo

emendamento, come tanti altri presentati dal MoVimento 5 Stelle, è finalizzato a

vincolare maggiormente i consiglieri regionali al rispetto delle indicazioni date dai

cittadini sui futuri senatori al momento delle elezioni regionali. Infine, si sottolinea che

al momento delle elezioni regionali, l'indicazione dei futuri senatori sarà espressa dei

cittadini con delle specifiche distinte scelte sganciate da quelle espresse dall'elezione

dei consiglieri regionali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO BERNINI

Grazie Presidente, la cosa assurda di tutto questo dibattito, se si può chiamare così, è

che il Governo e la maggioranza non rispondono, non chiariscono, i legittimi dubbi,

nostri e di tutte le altre forze di minoranza. Per esempio, non chiariscono quale sarà il

peso che avranno le scelte dei cittadini sulle proporzioni dei futuri senatori distribuiti

dalle varie forze politiche. Insomma domandare è lecito e rispondere è cortesia.

Quindi, almeno fatelo per una questione di educazione e di bon ton istituzionale

(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha

facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA

Come è noto non faccio parte del Governo o delle forze che lo appoggiano, però

cercherò di dare una risposta alla legittima domanda fatta dal collega del MoVimento 5

Stelle.

È semplice, non rispondono perché la risposta è imbarazzante. Perché cos’è che

contiene questo emendamento – che non risolve, per carità, il problema è irrisolvibile,

visto il testo che ci state dando e che solo marginalmente possiamo modificare – che vi

è assolutamente indigesto ? Contiene la parola «appositamente». Lo spiego a quei dieci

telespettatori che magari stanno seguendo il canale della Camera dei deputati. Si sta

discutendo di come eleggere i senatori che vi rappresentano. Dice la sinistra che deve

eleggerli il Consiglio regionale in conformità al voto espresso in occasione delle

elezioni regionali. Si dice, ma in che tipo di conformità ? Diciamo che questi voti

devono essere appositamente espressi, cioè chi vota deve sapere che sta votando quale

senatore vuole appositamente ! Questo vuol dire la parola che hanno scelto i colleghi

che hanno fatto questo emendamento. Questa parola «appositamente» fa cadere il

castello di bugie e di mistificazione di chi sostiene questo testo, perché se è

appositamente, vuol dire che devi indicare prima chiaramente ai cittadini chi sono

quelli che verranno eletti e magari metterli in una lista a parte come avveniva nella

legge cosiddetta Tatarellum, dove c'era il listino e il primo del listino era quello

indicato senatore, una lista a parte di cui capolista era indicato. Con tutte le altre cose

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che correttamente sono state dette sulla differenza tra questa e quella conformità che

qui invece si vorrebbe... prego onorevole Bossi...

UMBERTO BOSSI.

Con una lista apposita.

IGNAZIO LA RUSSA.

L'onorevole Bossi dice correttamente che «appositamente» vuol dire con una lista

apposita, che è quello che credo sostengano anche i redattori di questo emendamento o

comunque con una chiara indicazione. Non lo dicono ! Non possono rispondere al tuo

quesito caro collega, perché se dovessero rispondere dovrebbero dire: noi non

vogliamo che sia chiaro chi diventa senatore perché vogliamo poi mistificare il voto

degli elettori e scegliere quelli che più ci fanno comodo, indipendentemente dal

rapporto tra il voto degli elettori e il numero dei senatori e le persone da eleggere come

senatori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale) !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha

facoltà.

MAURIZIO BIANCONI.

Presidente, è doveroso in virtù del mandato, insistere su questo punto e su questo

emendamento, perché tutti, ma veramente tutti, abbiano chiaro l'imbroglio in atto !

L'articolo 57 della Costituzione, così come è mutato, ci dice che i senatori sono

eletti dai Consigli regionali con metodo proporzionale, il che significa che essi sono

eletti a seconda della composizione del Consiglio regionale. Se venti PD, dieci

Conservatori-Riformisti, venti MoVimento Cinque Stelle, si farà due, due, uno.

Quindi, a prescindere dall'idea degli elettori, è quella composizione proporzionale che

dà il numero dei senatori, in relazione al tema generale dei cento e della divisione.

Dopodiché, c’è scritto, nell'appiccicaticcio incomprensibile fatto al Senato, che essi

sono eletti in conformità delle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in

occasione del rinnovo dei medesimi organi. Il che significa che quei due consiglieri per

il PD, per i due consiglieri per il MoVimento Cinque Stelle, il consigliere dei

conservatori e riformisti devono essere sì scelti col metodo proporzionale, ma in

conformità di cosa ? Guardate che «in conformità» vuol dire «così come» non vuol

dire «pressappoco», non vuol dire «all'incirca». Vuol dire «così come» ! Così come

hanno scelto gli elettori ! Allora, gli elettori per scegliere i candidati che devono fare i

senatori, i consiglieri regionali che vogliono fare i senatori lo devono dire prima e si

deve votare anche per i senatori, altrimenti non c’è una scelta degli elettori, ma c’è una

scelta del Consiglio regionale sulla vaghezza delle proporzioni di quel Consiglio

regionale senza minimamente tener conto di quello che è successo con gli elettori, i

quali esprimono un solo voto che è per il consigliere regionale, cosa che mi dà il

numero due, uno, due, e non Tizio, Caio e Sempronio.

Inoltre, può succedere – lo dirò poi nel corso della mia dichiarazione sull'emendamento

che ho presentato – che ci possano essere alcuni che sono incompatibili con la carica di

senatore ! Per esempio nella regione Toscana, chi fa l'assessore non può fare il

consigliere regionale. Allora un consigliere regionale che viene eletto senatore e poi

viene nominato assessore bisogna che si dimetta da consigliere regionale e che si

dimetta anche da senatore. E il volere degli elettori dov’è ?

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Di fronte a questo meccanismo prevalente, che è il meccanismo del Consiglio

regionale alla proporzionalità dei voti, confermata poi dall'ultimo, perché c’è scritto

che la legge poi regolerà, i seggi sono attribuiti in ragione dei voti espressi e della

composizione di ciascun Consiglio. Quindi si riconferma la proporzionalità ! Ciò

significa che è una presa in giro totale, perché questa cosa non vuol dire assolutamente

niente ! Non vuol dire assolutamente niente, perché non c’è conformità e non c’è scelta

(Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti) !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale,

l'onorevole Di Benedetto. Ne ha facoltà.

CHIARA DI BENEDETTO.

Grazie Presidente. Presidente siamo qui ancora una volta a cercare di far approvare un

emendamento, presentato da una forza di opposizione, finalizzato a mettere una pezza

a un errore fatto nella lettura precedente quella del Senato. È stato fatto un errore, una

norma scritta in maniera poco chiara, e quello che vogliamo fare è chiarire in maniera

più specifica e più precisa come deve funzionare l'elezione dei senatori. Noi vogliamo

chiarire appunto qual è il significato della conformità, e questo lo facciamo sostituendo

appunto «in conformità alle scelte espresse» con «inderogabilmente secondo i voti

appositamente espressi». Questo, Presidente, perché quello che vorremmo ottenere è

semplicemente che l'espressione del voto dei cittadini non venisse in qualche modo

svilito e mortificato dalla discrezionalità dei Consigli regionali piuttosto che dei partiti,

questo, secondo me, dovrebbe essere l'obiettivo primario di chi fa un certo tipo di

riforme in maniera cosciente e responsabile (Applausi dei deputati del gruppo

MoVimento 5 Stelle) !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Nesci. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI

Presidente, il silenzio del PD, del Nuovo Centrodestra, di tutta la maggioranza che

sostiene questo Governo fa pensare proprio alla superficialità con la quale si seguono

questi lavori, perché è evidente che per voi questi passaggi parlamentari sono una

scocciatura vera e propria, quindi il bicameralismo per voi effettivamente è una

scocciatura e una Pag. 46perdita di tempo, ma non lo è per noi, soprattutto se si parla di

riforme costituzionali ! Allora le sentenze della Consulta non ci hanno insegnato nulla

! Dalla sentenza della Consulta che ha sancito l'illegittimità della legge elettorale

dovevamo imparare un principio importante, ovvero che leggi che poi vengono

dichiarate incostituzionali minano direttamente il sistema democratico dell'intero Paese

! Non si può quindi legiferare con questa superficialità e, soprattutto, a questo punto

con la mancanza di dignità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Francesco Sanna.

Ne ha facoltà.

FRANCESCO SANNA

I colleghi dell'opposizione non devono confondere il fatto di dire una volta,

probabilmente, senza la sufficiente abilità nell'esposizione – perché solo questo può

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giustificare le loro ricorrenti rimostranze – il concetto e l'interpretazione che noi

attribuiamo alle norme che votiamo come un silenzio di chi non sa cosa sta votando.

Noi lo sappiamo cosa stiamo votando e lo sappiamo perché abbiamo seguito i lavori

parlamentari e siamo alla quarta volta che esaminiamo le stesse disposizioni e che

diamo lo stesso indirizzo politico. È molto semplice alla fine quello che stiamo

facendo, quando diciamo in conformità con le indicazioni degli elettori che si sono

espresse nel momento in cui si sono eletti i consiglieri regionali, diciamo il massimo di

rispetto per l'indicazione dell'elettorato, al quale andrà proposto quindi in maniera in

qualche modo differenziata, in qualche modo evidente, che quel candidato è candidato

a fare il consigliere e anche il senatore. E in conformità significa secondo un

meccanismo di elezione, di piena investitura da parte del consiglio regionale e al tempo

stesso di impossibilità per il consiglio regionale di distanziarsi e di modificare

l'indicazione elettorale. È così complicato questo concetto ? Non è assolutamente

complicato, forse la complicazione sta nel voler inserire in questa parte della

Costituzione quello che invece noi, noi alla prima lettura, noi alla seconda, noi alla

terza e noi adesso riteniamo debba essere oggetto di quella che tecnicamente si chiama

riserva di legge. La Costituzione all'ultimo comma dell'articolo 57 contiene una riserva

di legge con alcuni principi già scritti in Costituzione ma senza le parti di sostanza che

voi volete inserire e costituzionalizzare. Siccome fare la legge generale sull'elezione

del Senato sarà una cosa un pochino più complicata di quella che possiamo fare

adesso, noi riteniamo che questo non debba avvenire in sede di scrittura della

Costituzione ma debba avvenire in sede di legge approvata da entrambi i rami del

Parlamento. E se uno diventa incompatibile, ci chiede giustamente il collega Melilla e

lo ripetono altri colleghi ? Quella legge dovrà prevedere un elenco di personalità

designate dal consiglio regionale, sulla base dell'indicazione elettorale, che sarà più di

uno, più di due, più di tre o più dei dodici previsti per la regione Lombardia. Questo

sarà il sistema a regime che si perfezionerà e si comprenderà nel suo dettaglio quando

la legge prevista dalla riserva dell'ultimo comma dell'articolo 57 sarà scritta e

approvata da entrambi i rami del Parlamento. Non credo che dobbiamo ripetere

ulteriormente questa lettura delle disposizioni costituzionali, l'abbiamo fatto

ripetutamente negli interventi dei colleghi che hanno preceduto, fidatevi nel capire che

la nostra non insistenza non è una non comprensione del testo e che ci sembra molto

più semplice di come voi la girate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Vacca. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi intorno all'onorevole Vacca se possono

prendere posto.

GIANLUCA VACCA

Signor Presidente, capisco che per la maggioranza sia difficile da capire, d'altronde è

una maggioranza figlia legittima di una porcata di legge elettorale incostituzionale

quindi è difficile comprendere alcuni concetti ma qua due sono le cose: o i relatori di

questa legge elettorale sono analfabeti, non conoscono la lingua italiana oppure sono in

totale malafede, perché vede, la frase «in conformità alle scelte espresse dagli elettori

per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi» vuol dire in

italiano testualmente che potranno andare al Senato soltanto persone che sono state

elette nei consigli regionali. Ebbene, ci mancherebbe altro, verrebbe da dire, ci

mancherebbe altro che si mandi in Senato qualcuno che non è neanche stato eletto ma

è soltanto candidato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ma

letteralmente vuol dire questo. Il nostro emendamento invece introduce due avverbi di

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modo, come lei ben sa l'avverbio di modo accompagna il verbo per indicare il modo in

cui deve essere espressa l'azione. Quindi inderogabilmente, cioè in maniera

inderogabile, e con voti appositamente espressi, cioè in modo apposito, esprimere chi

dovrà andare in Senato. Una norma di buonsenso che un cittadino democraticamente

eletto nelle istituzioni capisce, chi invece è stato eletto non democraticamente non

capisce (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Crippa. Ne ha facoltà, sempre con il permesso dei colleghi che sono intorno a lei, se

ritengono di lasciarla intervenire.

DAVIDE CRIPPA

Signor Presidente, io sono rimasto particolarmente sorpreso dall'intervento del collega

Sanna, mi sembrava di assistere a una rievocazione di un film di Tognazzi. Il concetto

di «in conformità» parole letterali, il massimo di rispetto in qualche modo

differenziato, ma in qualche modo di chi ? Suo, onorevole Sanna, o del legislatore

regionale ? «In qualche modo» riferito a che cosa ? Un termine talmente vago che

anche vi spaventate e avete paura di dire chiaramente quello che avete scritto, ovvero

che queste situazioni non permetteranno in nessun modo in conformità del potere

espresso dagli elettori. Poi vado avanti, ha citato «secondo un meccanismo di elezione,

di piena investitura» del consiglio che coinvolga in piena investitura il consiglio

regionale, ma se è di rispetto degli elettori, visto che le leggi regionali hanno in specie

dei premi enormi, non è forse rispetto la piena investitura del consiglio regionale ? Io

credo che lei oggi abbia fatto un classico esempio di film di Tognazzi, noi vorremmo

invece avere da lei un'idea un po’ più chiara, se ce l'ha. Io credo che invece avere

espresso una condizione così vaga e così imprecisa ci testimonia l'impreparazione su

questo tema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento

elettronico, sull'emendamento D'Ambrosio 2.102, con il parere contrario della

Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento D'Ambrosio 2.102

Di Lello, Sgambato, Lauricella, Baroni, Dallai, Capodicasa, Di Benedetto, Massa,

Fucci, Parisi...

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Presenti 467

Votanti 462

Astenuti 5

Maggioranza 232

Hanno votato Si 168

Hanno votato No 294

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(I deputati Borghi e Manfredi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere

voto contrario).

Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Ambrosio 2.103.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

DANILO TONINELLI.

Signor Presidente, siamo molto felici di avere avuto l'interpretazione autentica di un

passaggio che è incomprensibile, volontariamente incomprensibile, da parte del partito

di maggioranza che l'ha scritto su quella conformità della scelta espressa dai cittadini

precedente al voto dei consigli regionali dei nuovi senatori. L'interpretazione autentica

è questa: dovete avere fiducia nel Partito Democratico. L'interpretazione autentica

dell'ininterpretabile, dell'impossibilità di interpretare è: non si capisce nulla, ma abbiate

fiducia in noi, abbiate fiducia in chi ha detto che avrebbe investito 9 miliardi nel

dissesto idrogeologico, non ha messo un centesimo (Applausi dei deputati del gruppo

MoVimento 5 Stelle). Abbiate fiducia in chi ha detto: approveremo in pochi mesi una

legge sul conflitto di interessi. Abbiate fiducia in questo partito che ha detto:

approveremo in poche settimane una legge forte sul conflitto di interessi. Ebbene sì,

avremo una grandissima fiducia nel Partito Democratico (Applausi dei deputati del

gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha

facoltà.

MAURIZIO BIANCONI

Signor Presidente, è una discussione che va avanti a tentoni.

Ma se un collega dice che chi è in maggioranza ha ben capito cosa ha votato, questa

non è un'attenuante ma è un'aggravante del problema, perché, se è stato capito bene,

avete letto che i senatori si eleggono dai consigli regionali con il metodo proporzionale

e si eleggono – lasciamo fare il resto – in conformità delle scelte espresse dagli elettori.

Il metodo proporzionale dei consigli regionali non è tal quale quello degli elettori, ma

risponde ad esigenze per le quali il premio di maggioranza falsa totalmente, sul piano

dei numeri dei senatori, le scelte degli elettori. Qui siamo «alla grossa»: ha vinto il PD

e ne piglia di più; hanno perso Conservatori e Riformisti e il MoVimento 5 Stelle e,

dunque, ne pigliano un po'meno. Ma non rompete le scatole, perché sempre colui che

ha capito tutto ci ha spiegato che in qualche modo si troverà la soluzione.

Ora, io mi domando e mi dico cosa si potrà fare di fronte a chi ci spiega cos’è una

riserva di legge e ci spiega che questa riserva di legge verrà riempita in qualche modo.

Non ci si rende neanche conto – e lo dico con tutto l'affetto e l'amicizia – delle cose

grosse che vengono dette dentro un assetto, il diritto costituzionale, che ha pochi

spifferi. Ha tanti ragionamenti, ma pochi spifferi e una riserva di legge riguarda

principi precisi.

Presidente, il collega che mi ha preceduto ha spiegato della riserva di legge per

l'elezione del Senato. Se lei va – per me è una curiosità: tanto per calcare la differenza

– all'articolo 56 della Costituzione in vigore lei leggerà che la Camera dei deputati è

eletta a suffragio universale e diretto e il numero dei deputati è di 630.

Di fronte a un principio così si può fare una riserva di legge, ma noi siamo di fronte

a un principio che ti dice che c’è il metodo proporzionale dei consigli, che è in

conformità delle scelte degli elettori, che è diverso, nel quale troveremo qualche modo

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per indicare i consiglieri regionali che faranno anche i senatori. Siamo su Scherzi a

Parte e non ce ne rendiamo conto. Siamo su Scherzi a Parte ! Italiani, svegliatevi: non

è vero che stanno facendo la riforma della Costituzione ! Siamo su Scherzi a Parte

(Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti) !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

D'Uva. Ne ha facoltà.

FRANCESCO D'UVA

Presidente, questo emendamento – non so se ha notato, ma immagino di sì – è molto

simile a quello precedente. La formulazione cambia, perché noi ancora battiamo e

speriamo che questa maggioranza voglia finalmente essere un po’ più chiara, un po’

più concreta al riguardo, perché queste scelte espresse con queste scelte in conformità

con le scelte che cosa significa esattamente ? Non significa nulla, è vago.

Noi qui diciamo «sulla base dei voti espressi». Così i consiglieri regionali, che

dovranno andare a nominare, a votare quelli che saranno i futuri senatori, lo potranno

fare in base a cosa ? In base alle scelte ? No ! In base ai voti espressi. Si fa, in questo

modo, una cosa molto semplice: si legittima la presenza di quel senatore, che è lì al

Senato, grazie a un voto dato dai cittadini.

Quindi, in qualche modo cerchiamo anche di dare più potere a questi cittadini. È

assurdo che mentre c’è una forza politica che cerca di andare verso la democrazia

diretta, qualcosa di sempre più diretto dei cittadini e rappresentanti, voi vogliate fare da

rappresentanti e rappresentati stessi.

Cerchiamo di venirci incontro e votiamo favorevolmente su questo emendamento

(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Nesci. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI.

Presidente, è veramente offensivo dell'intelligenza di tutti dovere, a questo punto,

tentare di spiegare emendamenti migliorativi di una riforma costituzionale che non ha

nessuna caratteristica per essere tale. È per questo, in realtà, il nostro appello è rivolto

al di fuori di queste Aule, ai costituzionalisti, ai giuristi, ai professori universitari che

nelle aule delle università ci hanno spiegato al meglio e raccontato la bellezza della

Costituzione.

Ebbene, signori, svegliatevi e dite la vostra, perché qui dentro non hanno alcuna

intenzione di legiferare come si dovrebbe. Non c’è la possibilità di mettere mano a

questa riforma, è tutto blindato. Serve veramente che l'opinione pubblica si faccia

sentire fuori da questo palazzo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

LUIGI GALLO

Grazie, Presidente. Voi dovete leggere questo emendamento, perché ci sono delle

parole bellissime: «sulla base dei voti espressi». È un concetto, la democrazia: le

persone vanno a votare e decidono le cose. I cittadini che decidono ? Ricordate ? Si

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tratta dei referendum, quelli dove vanno a votare i cittadini e poi voi il giorno dopo li

tradite, appena mettete piede in questo palazzo. È la stessa cosa. Forse voi il voto

l'avete dimenticato con il «Porcellum», visto che vi nominavano le segreterie di partito.

È arrivato il Presidente del Consiglio credendo di volere rottamare la vecchia classe

politica; invece, ha rottamato i cittadini, che adesso non contano più niente, perché con

le riforme che avete fatto alle province, con le riforme che fate al Senato voi in

sostanza sostituite i cittadini con le segreterie dei partiti. Le segreterie dei partiti si

metteranno d'accordo sui nomi e decideranno a chi fare governare il Paese. Ecco la

nuova democrazia del Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo

MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne

ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO

Presidente, voglio fare un esperimento concreto per cercare di dare una soluzione al

problema nella sua concretezza. In Puglia, come in tante altre parti d'Italia, in

primavera si sono svolti i comizi elettorali per le regioni con il maggioritario, con il

premio di maggioranza volevo dire.

Il risultato è stato il seguente: Emiliano sindaco di Puglia, 6 consiglieri; Forza Italia, 5;

La Puglia con Emiliano, 3; MoVimento 5 Stelle, 8; Movimento Schittulli, 4; Noi a

Sinistra, 4; Fitto, 4; PD, 14; Popolari, 3. Questa è la composizione del consiglio

regionale.

Secondo il testo, non emendato dal Senato, si potrebbe intendere che i senatori saranno

eletti in questo modo. Siccome – per caso – sono 5 i senatori attribuiti alla Puglia,

diciamo che ogni senatore dovrebbe avere almeno 10 voti; quindi, un senatore 10 voti.

Quindi, si faranno delle alleanze e si eleggeranno i 5 senatori.

Ma se andiamo a leggere, invece, l'emendamento pasticciato, il papocchio di cui si sta

parlando abbondantemente, si dice poi una cosa contraria, cioè che i consiglieri

regionali devono tenere conto non di quanti sono loro, ma dei voti espressi dai

cittadini. Come lo si risolve questo problema ? Io vorrei che il collega Sanna, che ha

capito molto bene come stanno le cose, facesse un esempio pratico, perché io in

astratto non lo comprendo. Invece, se ci caliamo nella realtà forse ci potremmo

avvicinare alla vera volontà del legislatore. Altrimenti, io sono smarrito e credo che

non soltanto io sono smarrito in questo caso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Nuti. Ne ha facoltà.

RICCARDO NUTI

Grazie, Presidente. Poc'anzi il collega Sanna del Partito Democratico ci ha detto come

lui interpreta il testo della riforma costituzionale, del provvedimento che stiamo per

votare. Ma gli italiani non hanno e non dovrebbero avere bisogno del traduttore,

dell'interprete Sanna del Partito Democratico, per comprendere una legge

costituzionale. Questa dovrebbe essere chiara a tutti ed invece così non è.

Quindi, se già è necessaria l'interpretazione del collega del Partito Democratico, questo

già testimonia come questa legge costituzionale sia scritta con i piedi.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE

Presidente, intervengo per dire che il collega Sannicandro ha, a mio avviso, due volte

ragione.

Una prima volta, per l'esempio che ha fatto, che è un esempio calzante sotto gli occhi

di tutti. Una seconda volta, perché ci ricorda – e fa bene – che a questo punto si

innescheranno conflitti e contenziosi politici e giuridici perfino sulla determinazione

dei – virgolette – senatori espressi da ciascun consiglio regionale. Io non voglio

ricordare quello che tutti dovremmo ricordare, ovvero che una Costituzione come la

Costituzione americana è una cosa che ognuno dovrebbe poter imparare a memoria e

tenere in un taschino, una cosa che tutti capiscano. Qui innescherete una matrioska di

conflitti, il conflitto più grande, che sarà il conflitto politico che il Senato innescherà

con la Camera e con la maggioranza espressa dalla Camera, ma anche poi ulteriori

conflitti all'interno delle regioni e all'interno dei consigli regionali, quale che sia la

decisione che i consigli regionali esprimeranno sui senatori. Pensate che caos, pensate

che guerra sul nulla, pensate quanto ancora disprezzo per la politica che si innescherà

con questo capolavoro !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Cozzolino. Ne ha facoltà.

EMANUELE COZZOLINO.

Grazie Presidente. Qua andremmo a introdurre una piccola modifica sulla base dei voti

espressi, Infatti, come hanno detto i miei colleghi, quanto è riportato adesso in

Costituzione, che volete cambiare – siamo nell'ambito della modifica dell'articolo 2 –

non è così chiaro. Sannicandro ha sintetizzato bene prima, dicendo che effettivamente i

consigli regionali, come detto prima, sono eletti con leggi maggioritarie e, quindi, non

rispecchiano, uno a uno, i voti espressi dagli elettori. Questo sarebbe il metodo

proporzionale. Quello che chiediamo è, appunto, che venga rispettato

proporzionalmente. Visto che il Senato dovrà rispecchiare i territori e, per così dire, la

distribuzione tra le varie forze politiche, il miglior metodo è il metodo proporzionale,

anche perché non darà la fiducia al Governo. Quindi, se esso è solo un ente

rappresentativo, che sia almeno proporzionale !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Di Battista. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO DI BATTISTA.

Presidente, alcuni cittadini credono che con questa riforma venga abolito il Senato.

Ecco, il Senato non verrà abolito. Diventerà in pratica un Senato non eletto da nessuno,

composto appunto da consiglieri regionali decisi all'interno delle stanze dei partiti.

Questo per noi è drammatico.

Non è drammatico il cambio della Costituzione in sé. Anche per il MoVimento 5 Stelle

la Costituzione dovrebbe essere cambiata. Per esempio, dovrebbe essere abolito il

gruppo Misto. Io, con tutto il rispetto, ricordo però che in questa Camera il terzo partito

più numeroso è il gruppo Misto e i colleghi si siedono qui dietro a me. Oltre sessanta

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membri, appunto quasi il 10 per cento dei deputati, hanno lasciato un partito per

entrare nel gruppo Misto e per noi questo non può avvenire. Un parlamentare dovrebbe

anche essere obbligato alla regola dei due mandati. Infatti la politica per noi non è una

professione, ma un servizio civile da fare in un tempo limitato della propria vita

perché, se si sta troppo tempo in questo Palazzo, si faranno gli interessi di questo

Palazzo e non dei cittadini fuori. Ciò anche per evitare, Presidente, delle storture –

faccio un esempio tra gli esempi – come quelle del Presidente Napolitano – e mi avvio

alla conclusione – che entrò in Parlamento l'anno della Ecco, questo per noi non deve

essere possibile da Costituzione morte di Stalin. (Applausi dei deputati del gruppo

MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Quaranta. Ne ha facoltà.

STEFANO QUARANTA.

Grazie Presidente. Come appunto si diceva, il Senato non viene abolito. Allora, senza

pregiudizi e comunque la si pensi, vorrei porre una domanda a quest'Aula. Ma siamo

sicuri che con questa riforma si semplifica il quadro istituzionale del nostro Paese ?

Infatti il Presidente del Consiglio ha basato gran parte, per così dire, della campagna

sull'opportunità di questa riforma costituzionale sull'idea di semplificare. Abbiamo

visto l'articolo 1, in cui non si capisce bene quali siano realmente le funzioni del

Senato. All'articolo 2 stiamo vedendo che la legge con cui questo Senato dovrà essere

eletto è una cosa strana, per cui ognuno sta dando la sua interpretazione, per cui un

testo farraginoso rimanda poi addirittura a una successiva legge elettorale. Abbiamo

visto col procedimento legislativo che, in caso di più materie presenti, non si capisce

bene che procedimento debba essere attivato, ovvero, se i Presidenti di Camera e

Senato non sono d'accordo, quale procedimento attivare. Noi stiamo creando un mostro

! Indipendentemente da come la si pensi, se guardiamo in faccia la realtà, la cruda

realtà, questo sistema è molto più complicato dell'attuale. Ce ne vogliamo rendere

conto per evitare lo sfacelo delle nostre istituzioni ?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole

Dell'Orco. Ne ha facoltà. Vi invito, però, a prenotarvi prima. Anche se parla un altro

collega, la Presidenza prende nota.

MICHELE DELL'ORCO.

Presidente, ha perfettamente ragione, grazie.

PRESIDENTE. Invito anche i colleghi, se potete, a rimanere seduti e magari abbassare il

tono della voce quando fanno gli interventi i colleghi. Prego, onorevole Dell'Orco.

MICHELE DELL'ORCO.

Presidente, diciamo che anche in questo caso si dà il potere ai consiglieri regionali

praticamente di auto-eleggersi. Ricordiamo che la classe politica dei consigli regionali

è quella più indagata, con più processi di tutta Italia. Nel 2015 si contano oltre

cinquecento indagati, un paio di persone condannate e una ventina sotto processo. Fare

decidere alla classe italiana politica Pag. 52peggiore d'Italia chi dovrà diventare

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senatore è veramente assurdo. È un po’ come fare decidere a un criminale chi deve

andare in galera e chi no.

Con quest'emendamento noi chiediamo che si debbano eleggere i senatori, non in

conformità a quanto indicato dai cittadini, bensì secondo le scelte dei cittadini. Si

cerca, insomma, di vincolare maggiormente i consiglieri regionali alle scelte dei

cittadini. Noi sappiamo che in questo caso è tutto blindato, perché non volete

continuare la discussione, e cerchiamo di parlare all'esterno. Però è inutile che

continuate a ingannare i cittadini: voi non volete fare scegliere ai cittadini, ma volete

regalare l'impunità ai vostri amici consiglieri regionali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento

D'Ambrosio 2.103, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il

parere favorevole dei relatori di minoranza.

Dichiaro aperta la votazione. (Segue la votazione).

Votazione emendamento D'Ambrosio 2.103

Amendola, Di Lello, Ciprini, Tripiedi...

Dichiaro chiusa la votazione.

Presenti 472

Votanti 470

Astenuti 2

Maggioranza 236

Hanno votato Si 168

Hanno votato No 302

Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 2.104.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE.

Grazie Presidente. Con quest'emendamento tentiamo di dare nuovamente una sorta di

chiarezza alla composizione di questo nuovo Senato. Ma facciamo un passino indietro,

visto che abbiamo un attimo di tempo. La scorsa settimana abbiamo discusso l'articolo

1 di questa riforma e si è parlato sostanzialmente delle funzioni del Senato, funzioni di

raccordo tra lo Stato e gli enti territoriali della Repubblica, funzioni in merito alla

valutazione delle politiche, agli impatti e via dicendo, funzioni che sono state

rafforzate al Senato sulla carta, ma che poco sono state rafforzate nella realtà. Infatti,

questo è un Senato che dovrebbe raccordare, ma dalla discussione emersa dalla scorsa

settimana è parso chiaro solo al Partito Democratico che cosa debba fare mentre a tutte

le altre opposizioni non è parso chiaro per nulla. Ha però un potere molto chiaro, che è

quello di revisione costituzionale. Quindi ha il potere paradossalmente legislativo

massimo, ma non si capisce che cosa dovrebbe fare in raccordo con gli enti locali,

essendo una sorta di Senato delle autonomie. Peraltro è un Senato composto da cento

senatori – nominati nel modo in cui vedremo adesso – a confronto di 630 deputati, che

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