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PSICOLOGIA DEL CAREER COUNSELING
lez. 6 il counseling
Paola Magnano [email protected] ricevimento: giovedì 11-13
studio 8, piano -1
NON È il luogo in cui si dispensano consigli
COUNSELINGun’occasione formativa in grado di facilitare la consapevolezza e la responsabilità individuale
ETIMOLOGIA verbo latino consulo, avere cura di, venire in aiuto
non offrire consigli, quindi, ma facilitare le opportunità
proprie di ogni individuo nella sua specificità
counseling alcune definizioni “classiche”
il counseling consiste nell’abilitare il cliente a prendere una decisione riguardo a scelte di carattere personale (come scegliere un lavoro o gli studi) o a problemi e difficoltà speciali che lo riguardano direttamente (Bur%e', 1977)
si realizza un intervento di counseling quando una persona, che riveste regolarmente o temporaneamente il ruolo di counselor, offre o concorda esplicitamente di offrire tempo, attenzione e rispetto ad un’altra persona - o persone - temporaneamente nel ruolo di cliente. compito del counseling è di dare al cliente un’opportunità di esplorare, scoprire e chiarire dei modi di vivere più fruttuosi e miranti ad un più elevato stato di benessere (Britannic
Association of Counseling, 1985)
il counseling è un insieme di tecniche, abilità e atteggiamenti per aiutare le persone a gestire i loro problemi utilizzando le loro risorse personali (Reddy, 1987)
scopo del counseling
è offrire alla persona che fruisce dell’intervento l’opportunità di esplorare, scoprire e rendere chiari gli schemi di pensiero e azione, per vivere più congruentemente, aumentando il proprio grado di consapevolezza, facendo un uso migliore rispetto ai propri bisogni e desideri e pervenendo ad un grado maggiore di benessere (Di Fabio, 1999)
COUNSELING
se una persona si trova in difficoltà, il modo migliore di venirle in aiuto non è quello di dirle cosa fare, quanto, piuttosto, quello di aiutarla a comprendere la sua
situazione e a gestire il problema prendendo da sola e pienamente la responsabilità delle scelte eventuali
Folgheraiter, 1987
AIUTARE LE PERSONE AD AIUTARSI
COUNSELING
valorizzare la qualità della relazione umana instaurata dagli operatori come presupposto fondamentale del successo dell’intervento
il cliente (con le sue potenzialità) è posto al centro del processo di aiuto
l’aiuto non viene elargito dall’esterno, ma si realizza un investimento di fiducia nelle capacità della persona
rivoluzione copernicana
la relazione d’aiuto Rogers, 1971
si inverte il concetto di relazione con l’esperto: non più qualcuno che propone aiuto in forma di consigli, individuando soluzioni, ma colui che, rimuovendo ostacoli (cognitivi, emotivi e comportamentali), rende possibile il “dispiegarsi” delle energie e potenzialità che il soggetto possiede.
il processo di aiuto mira a restituire dignità e libertà alla persona, allenandolo all’autonomia e portandolo a potenziare il senso di autostima verso un processo di emancipazione che lo porterà a sviluppare il proprio empowerment.
il professionista della relazione di aiuto la capacità di comprendere il problema nei termini in cui si pone per il “cliente” e aiutarlo ad evolvere verso un miglior adattamento sociale.
quali sono gli elementi fondamentali per costruire una
relazione d’aiuto?
elementi fondamentali per costruire una relazione d’aiuto Rogers, 1971
due persone sono in contatto psicologico
la prima, il cliente, è in uno stato di incongruenza, vulnerabilità, ansia
la seconda, il counselor, è in uno stato di congruenza (autenticità)
il counselor prova nei confronti del cliente sentimenti di accettazione positiva incondizionata
il counselor prova una comprensione empatica del sistema di riferimento interno del cliente e si sforza di comunicargli questa sensazione
la relazione d’aiuto Rogers, 1971
INDICAZIONI METODOLOGICHE: interesse aperto, cioè la disponibilità integrale senza pregiudizi intenzione autentica di comprendere l’altro non giudizio, evitando critiche e colpevolizzazione non direttività, lasciando al cliente la definizione del problema sforzo continuo nell’osservazione degli aspetti di meta comunicazione.
la relazione d’aiuto Rogers, 1971
LA TECNICA DELLA RIFORMULAZIONE
è una modalità comunicativa di ascolto che consiste nel ri-dire e ri-offrire al cliente la sua comunicazione utilizzando o le sue stesse parole o altre pertinenti, anche in maniera più chiara e concisa.
perché la riformulazione possa essere efficace deve essere approvata dal cliente: se questo non avviene, il cliente proverà a spiegarsi nuovamente
non è importante riformulare sempre correttamente: l’eventuale disaccordo del cliente e la sua spiegazione serviranno a costruire la fiducia nella procedura
La riformulazione-riflesso: consiste nel parafrasare quanto l’interlocutore ha appena detto; può essere usata anche la riformulazione-eco, per mettere in risalto un punto specifico, consentendo al cliente di approfondirlo, e la riformulazione-riassunto, che consiste nell’evidenziare i punti essenziali per aumentarne la consapevolezza.
il counselor ripete le ultime parole del cliente: CL: non so se sono stanco o triste
il counselor fa una sintesi dell’esposizione del cliente, quando questa è particolarmente lunga: CL: oggi mi sento particolarmente allegra perché ho
incontrato una persona che mi è molto cara, felice perché sono riuscita ad accettare alcune parti di me che prima rifiutavo, serena perché alcun conflitti si sono ricomposti... stanco o
triste
COUNSELOR
.... in questo momento i
sentimenti in lei prevalenti sono la felicità, la serenità e
l’allegria
COUNSELOR
La riformulazione correttiva comprende al suo interno:
Rovesciamento del rapporto figura-sfondo, il counselor non aggiunge o toglie nulla, ma mostra qualcosa che è rimasto latente
CL: non sono sicuro che mi riuscirà
... ha paura di non farcela
COUNSELOR
CL: mi chiedo se è la stanchezza che mi fa sentire triste o se è la tristezza che mi rende stanco
.... il problema è capire se si
tratta soprattutto di stanchezza o di tristezza
COUNSELOR
Riformulazione-chiarificazione, consiste nel restituire alla persona il senso di ciò che è stato detto.
La verbalizzazione degli stati emozionali prevede che il counselor intuisca la qualità dello stato emozionale e ne valuti successivamente l’intensità, il contenuto e il tema portante. Si realizza attraverso:
CL: sono contento del mio legame affettivo
COUNSELOR
CL: sono infelice quando ...
.... lei non è felice quando ...
COUNSELOR
Uso dell’optativo
... si sente soddisfatto del suo legame affettivo
CL: sono troppo stanco.... vorrebbe essere meno stanco, più riposato...
COUNSELOR
Uso dei sinonimi:
Uso dell’antinomia
la relazione d’aiuto Rogers, 1971
USO DELLE DOMANDE
possono essere chiuse o aperte, semistrutturate, ad alternative multiple
le domande nel counseling non direttivo sono utilizzate molto raramente, soprattutto per ottenere informazioni
le uniche domande veramente sono le domande semantiche (Mucchielli, 1983)
... cosa significa per lei ...?COUNSELOR
errori da evitare
Es. Hai fatto bene/male; è giusto/sbagliato; Devi/non devi
di interpretazione e spiegazioni soggettive:
LE RISPOSTE-OSTACOLO AL DIALOGO valutazione e giudizio morale:
presenta una ricostruzione di ciò che il counselor ha sentito sulla base di legami di causa-effetto relativi agli aspetti che hanno attirato la sua attenzione
di supporto o consolazioneall’apparenza sembra un metodo efficace, in realtà implicitamente comunica svalutazione del problema
di inquisizionerelega il soggetto in una posizione difensiva e induce reazioni di ostilità perché il counselor viene percepito come intrusivo
di soluzione del problemasi forniscono soluzioni precostituite che “appartengono” all’ascoltatore e vengono espresse sotto forma di consiglio
le fasi del counseling Reddy, 1987
La I FASE è volta al riconoscimento e alla definizione del problema del cliente; l’intervento facilitante del counselor ha un ruolo fondamentale per la comprensione del problema, attraverso la rottura del “circolo vizioso” per cui il cliente analizza il problema sempre da uno stesso punto di vista e con le medesime convinzioni, invischiato in un processo di ruminazione mentale. Il counselor deve limitarsi alla comprensione, altrimenti rischia di trarre conclusioni personali e/o interpretazioni che minerebbero le basi del processo di counseling
le fasi del counseling Reddy, 1987
La II FASE è volta alla ridefinizione del problema del cliente; il counselor - soprattutto attraverso la riformulazione - ha il compito di stimolare il cliente perché si attivi la coscienza riflessiva indispensabile per una piena comprensione del problema. Il suo lavoro consiste prevalentemente nell’incrinare gli schemi mentali del cliente fino alla loro sostituzioni con altri nuovi. Alla fine di questa fase il cliente è in grado di considerare il suo problema da un’angolatura diversa e più esaustiva
le fasi del counseling Reddy, 1987
La III FASE è volta alla gestione del problema del cliente; il counselor ha il compito di facilitare il processo decisionale, che rimane comunque autogestito. La facilitazione riguarda la definizione del problema in termini di obiettivi concreti e raggiungibili, la formulazione di strategie per il raggiungimento dell’obiettivo, la valutazione di ogni strategia considerata e dei tempi necessari, la verifica della congruenza della scelta
il colloquio
è lo strumento del counseling
il primo colloquio Di Fabio, 1999
clima di accoglienza e autenticità
fugare false aspettative, chiarire in cosa consiste l’intervento di counseling
è il cliente che troverà dentro di sé risposte e soluzioni
il colloquio è di comprensione/chiarificazione
la tecnica è la riformulazione
sarà il cliente a parlare maggiormente
il counselor interviene di tanto in tanto con riformulazioni
rischio: fornire troppe spiegazioni
proposta di accordo: condivisione di fiducia reciproca per procedere bene con le riformulazioni
fase iniziale del colloquio Di Fabio, 1999
accoglienza e autenticità
accettazione positiva incondizionata: essere cordiali, manifestare simpatia, trasmettere calore umano, essere disponibili
congruenza: essere sinceri, genuini, inviare segnali non verbali congruenti
comprensione empatica: ascolto attivo, sensibilità, ricettività, disponibilità ad accogliere l’altro
essere pronti ma non impazienti ad instaurare una relazione interpersonale non superficiale
verificare l’efficacia della comunicazione
monitorare se stessi verificando la congruenza dei messaggi inviati
fase centrale del colloquio Di Fabio, 1999
polarizzarsi sulla persona in toto
focalizzare l’attenzione sul vissuto del cliente nell’hic et nunc e non sui fatti
fare attenzione a ciò che il cliente sta comunicando, anche con il cnv
chiedersi quali emozioni sta provando
non limitarsi al significato razionale delle sue parole non interessarsi al racconto degli avvenimenti o delle situazioni
non centrare l’attenzione sui legami di causa-effetto
focalizzare l’attenzione sul riconoscimento e la chiarificazione del problema
focalizzare l’attenzione sulla facilitazione del processo decisionale
chiusura del colloquio Di Fabio, 1999
il cliente deve essere a conoscenza della durata del colloquio (40/50 minuti circa)
concludere senza che ciò venga vissuto come disinteresse da parte del counselor
cogliere il momento giusto
chiudere in modo empatico rimanendo in contatto con il cliente
fare leva sulla fiducia nella relazione
considerare il prossimo incontro come un’occasione per proseguire/approfondire
continuare ad essere congruenti/empatici
ottenere il ritiro del cliente
... una persona autonoma empatico congruente disponibile all’accettazione positiva incondizionata pronto a rispettare il cliente (valori, vissuto, scelte) paziente e disponibile creativo sensibile e ricettivo
LE COMPETENZE DEL COUNSELOR area del saper essere ...
... mantenere un atteggiamento di accettazione incondizionata non esprimere giudizi effettuare sempre un attento lavoro di monitoraggio su se stesso osservare se stesso nella relazione, anche attraverso le reazioni del cliente verificare l’efficacia della comunicazione dell’empatia non fare interpretazioni non fare rivelazioni non fornire soluzioni non assumere atteggiamenti di conoscenza superiore non lasciarsi gratificare dall’induzione di una superiorità del proprio ruolo limitare al massimo l’utilizzo di domande non sottrarre spazi del colloquio al cliente se non per le opportune riformulazioni non fare abitualmente azioni di sostegno o di consolazione fini a se stesse avere sempre in mente un percorso finalizzato all’autonomizzazione del cliente
LE COMPETENZE DEL COUNSELOR area del saper fare ...
CONOSCERE ...
... i principi della comunicazione interpersonale
... finalità e metodologie operative del counseling
... linee guida di una relazione d’aiuto
... principi di conduzione del colloquio
LE COMPETENZE DEL COUNSELOR area del sapere
LE COMPETENZE DEL COUNSELOR area del come fare
praticare l’ascolto attivo praticare il rispecchiamento empatico usare riformulazioni di vario livello