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ANNUARIO ILPOLIGRAFO ABAV ACCADEMIA di BELLE ARTI di VENEZIA Insegnare l’arte? Pedagogia e didattica dell’arte come filosofia dell’esperienza creativa

cover annuario 2014 MIO accademia 25/06/15 08:07 Pagina 1 ABAV · Stefano Mancini - tecniche dell’incisione, Grafica d’Arte, litografia, Xilografia Marina Manfredi - Storia dell’Arte

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ANNUARIO

ILPOLIGRAFO

ABAV

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ACCADEMIA diBELLE ARTI di VENEZIA

Insegnare l’arte?Pedagogia e didatticadell’arte come filosofiadell’esperienza creativa

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AccAdemiA di Belle Arti di VeneziA

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ABA

VILPOLIGRAFO

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a cura di Alberto Giorgio cassani

AccAdemiA di Belle Arti di VeneziA

AnnuArioA

BAV

2014ILPOLIGRAFO

Insegnare l’arte?Pedagogia e didattica dell’arte come filosofia dell’esperienza creativa

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AccAdemiA di Belle Arti di VeneziA

Organigramma Istituzionale

Presidente: Luigino Rossidirettore: Carlo Di RacoVice-direttore: Sileno Salvagninidirettore amministrativo f.f.: Alessio Di Stefanodirettore dell’ufficio di ragioneria f.f.: Daniela Hopulele

Consiglio di Amministrazione

Presidente: Luigino Rossirappresentante miur: Giuseppe Della Pietradirettore: Carlo Di Racorappresentante dei docenti: marco Tosarappresentante degli studenti: Rubin Koldashi

Consiglio Accademico

Presidente: Carlo Di Racoconsiglieri: Riccardo Caldura, Ivana D’Agostino, Roberto Da Lozzo, Luca Farulli,

Silvia Ferri, Giuseppe La Bruna, Laura Safred, Martino Scavezzonrappresentanti degli studenti: Ilaria Fasoli, Matteo Schenkel

Nucleo di Valutazione

Presidente: Bruno Giorgio Civellocomponenti: Ottorino De Lucchi, Roberto Pozzobon

Revisori dei Conti

componenti: Maria Grazia Moroni, Anna Maria Serrentino

Consulta degli Studenti

componenti: Samuel Hernandez De Luca, Ilaria Fasoli, Gloria Favaro, Rubin Koldaschi, Samir Sayed Abdellattef, Matteo Schenkel,Valentina Taiariol

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Docenti

Jacopo Abis - tecniche dell’incisione, Grafica d’Arte, Serigrafia Giulio Alessandri - Storia dell’Arte contemporanea, teoria e Storia dei metodi

di rappresentazione Marta Allegri - tecniche plastiche contemporanee, Scultura Francesco Arrivo - Scenografia per la televisione laboratorio di composizione

scenografica per la televisione, drammaturgia multimediale Alberto Balletti - tecniche dell’incisione, Grafica d’Arte, calcografia Elena Barbalich - regiaRoberto Barbato - teoria e metodo dei mass media Luca Bendini - disegno, Pittura Maria Bernardone - disegno, tecniche dell’incisione, Grafica d’Arte Mirella Brugnerotto - decorazione Riccardo Caldura - Fenomenologia delle Arti contemporanee Claudia Cappello - Pittura Alberto Giorgio Cassani - elementi di Architettura e urbanistica, Storia

dell’Architettura contemporaneaGaetano Cataldo - metodologia della Progettazione Maria Causa - tecniche dell’incisione, Grafica d’ArteGuido Cecere - Fotografia, Storia del design Danilo Ciaramaglia - Plastica ornamentale Paola Cortelazzo - costume per lo Spettacolo Paolo Cossato - Storia dello Spettacolo Lorenzo Cutuli - ScenografiaIvana D’Agostino - Stile Storia dell’Arte e del costume, Storia dell’Arte contemporanea,

Storia della Scenografia contemporanea, Storia del costume e della moda Roberto Da Lozzo - cromatologia, Pittura, Scuola libera del nudo Giuseppe D’Angelo - tecniche per la Scultura Alessandro Di Chiara - Pedagogia e didattica dell’Arte, Antropologia delle arti Carlo Di Raco - Pittura Vallj Doni - tecniche dell’incisione, Grafica d’Arte Luca Farulli - estetica, estetica dei new media Diana Ferrara - tecniche dell’incisione, Grafica d’Arte Silvia Ferri - Anatomia artistica, Anatomia artistica per il costume Antonio Fiengo - Anatomia artistica Manuel Frara - Pittura, Applicazioni digitali per le Arti VisivePaolo Fraternali - tecniche dell’incisione, Grafica d’Arte, tecniche dell’incisione calcografica Aldo Grazzi - tecniche extramediali, Pittura Salvatore Guzzo - tecniche di Fonderia Giuseppe La Bruna - Scultura Igor Lecic - Pittura Stefano Leopizzi - ScenografiaPatrizia Lovato - Anatomia artistica Gaetano Mainenti - decorazione

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Stefano Mancini - tecniche dell’incisione, Grafica d’Arte, litografia, Xilografia Marina Manfredi - Storia dell’Arte moderna, letteratura artistica contemporanea David Marinotto - disegno per la Scultura, Scultura, Scuola libera del nudo Stefano Marotta - tecniche Grafiche Speciali, computer Graphics Raffaella Miotello - Anatomia artistica, Semiologia del corpo Elena Molena - tecniche dell’incisione, Grafica d’Arte Maria Anna Nagy - Pittura Marilena Nardi - Anatomia artistica, illustrazione Mario Pasquotto - tecniche grafiche speciali, metodologia progettuale

della comunicazione visiva, Packaging Renzo Peretti - Anatomia artistica, elementi di morfologia e dinamiche della Forma Miriam Pertegato - Pittura, disegno Roberto Pozzobon - Scultura Giuseppe Ranchetti - Scenotecnica, Pittura di Scena, disegno tecnico e Progettazione Elena Ribero - Anatomia artistica Laura Safred - Storia dell’Arte moderna, Storia del disegno e della Grafica d’Arte Remo Salvadori - tecniche per la Pittura Sileno Salvagnini - Storia dell’Arte contemporanea Edoardo Sanchi - Scenografia Martino Scavezzon - Pittura Andrea Serafini - tecniche dell’incisione, Grafica d’Arte Saverio Simi De Burgis - Storia dell’Arte contemporanea, Storia e metodologia

della critica d’Arte Anna Sostero - Progettazione multimediale, installazioni multimediali, Pittura Franco Tagliapietra - Storia dell’Arte contemporanea Alfredo Tigani - Anatomia artistica Vanni Tiozzo - restauro per la Pittura Maurizio Tonini - modellistica, Formatura tecnologia e tipologia dei materiali,

Anatomia artistica Annalisa Tornabene - disegno, Anatomia artistica Marco Tosa - tecnologia del marmo e delle Pietre dure, restauro dei materiali lapidei Cristina Treppo - decorazione Atej Tutta - decorazione Sara Ugolini - teoria della Percezione e Psicologia della Forma, Psicologia dell’ArteGloria Vallese - Storia dell’Arte contemporanea, elementi di iconografia e iconologia Laura Zanettin - Anatomia artistica, disegno Roberto Zanon - design Maurizio Zennaro - Plastica ornamentale, tecniche del mosaico Mauro Zocchetta - Anatomia artistica

Docenti a contratto

Maria Alberti - Storia del teatro contemporaneo, Storia della Scenografia Fabio Barettin - light design, illuminotecnica Orietta Berlanda - metodologia e tecniche della comunicazione

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Corrado Bosi - elementi di Grafica editorialeNicola Cisternino - Arti e musiche contemporanee, Storia della musica

contemporanea, Progettazione spazi sonori Antonio Diego Collovini - teoria e Storia del restauroMichele Daloiso - inglese Paolo Del Piccolo - Arredo scenico Giovanni Federle - informatica per la Grafica Giovanna Fiorentini - tecniche ed elaborazione del costume, tecniche grafiche

per il costume Andrea Franceschini - tecniche di montaggio, tecniche di ripresaGianni Gosdan - Fotografia e tecniche digitaliRossano Monti - tecniche dei nuovi media integratiPaola Moro - Autocad per la Scenografia, tecniche di modellazione digitale

computer 3d Stefano Nicolao - taglio del costume storico Tobia Oresti - ordini e StiliFabio Pittarello - tecniche di modellazione digitale 3d, Sistemi interattivi Tiziano Possamai - Psicologia della comunicazione Gianfranco Quaresimin – Storia della Grafica d’ArteMassimo Rossi - elementi di produzione video Roberto Russo - Architettura VirtualeMasha Starec - tecniche di animazione digitale, tecniche di Animazione digitaleDavide Tiso - Sound design, Fondamenti d’informaticaCarlo Tombola - digital Video e tecniche di documentazione AudiovisivaAndrea Trevisi - Web design, restyling del sito Web Giovanni Turria - tecniche dei Procedimenti a Stampa: tipografiaMilena Zanotelli - tecniche e tecnologie della decorazione

Assistenti amministrativi

Barbara Brugnaro, Daniela Gianese, Anna Rosa Grasso, Daniela Hopulele Luciano Maggiulli, Elisabetta Marini, Alessio Vanzelli, Rita Zanchi

Coadiutori

Roberta Berengo, Manuela Breda, Teresa Brovazzo, Ada Carraro, Giuseppa Farruggia, Silvia Marafin, Graziella Marinoni, Ferruccio Nordio, Mara Oselladore, Elisa Porri, Rosa “Meo Ambrosi” Tiozzo, Mirca Vianello, Viviana Vivardi, Carlo Zaniol

Modelle

Savina Bullo, Gabriella Serena, Lorella Serena, Maria Cristina Zanon

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progetto grafico e realizzazione editorialeil Poligrafo casa editrice Alessandro lise, Sara Pierobon, laura rigon

copyright © giugno 2015Accademia di Belle Arti di Veneziail Poligrafo casa editrice

il Poligrafo casa editrice srl35121 Padova piazza eremitani - via cassan, 34tel. 049 8360887 - fax 049 8360864e-mail [email protected]

iSSn 2280-4498iSBn 978-88-7115-903-4

Annuario dell’Accademia di Belle Arti di Venezia

a cura di Alberto Giorgio cassani

Annuario/Annuary 2014

Insegnare l’arte? Pedagogia e didattica dell’arte come filosofia dell’esperienza creativaArt Teaching? Pedagogy and Didactics of Art as a Philosophy of the Creative Experience

comitato scientifico

Gabriella Belli, Alberto Giorgio cassani, Giuseppina dal canton martina Frank, marta nezzo, nico Stringa, Giuliana tomasella Piermario Vescovo, Guido Vittorio zucconi

redazione internazionalelaura Safred

per la realizzazione di questo numero si ringraziano in particolare

Alessandro di chiara, laura Safred

referenze fotografiche

le immagini riprodotte provengono dall’Archivio fotografico dell’Accademia e dagli archivi personali degli Autori, salvo dove diversamente indicato. Si ringraziano: claudia Giuliani, direttrice dell’istituzione Biblioteca classense di ravenna per aver concesso gratuitamente la riproduzione delle immagini delle lettere del carteggio ricci e di quella di corrado ricci pubblicate nel contributo di Alberto Giorgio cassani; marina Andreose per le immagini fotografiche del contributo di roberto zanon Il progetto del gioiello in vetro

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13 editoriale Alberto Giorgio Cassani

15 Presentazione Luigino Rossi

17 Presentazione Carlo Di Raco

doSSier PedAGoGiA e didAtticA dell’Arte come FiloSoFiA dell’eSPerienzA creAtiVA a cura di Alessandro Di Chiara

21 Viktor lowenfeld e la creatività artistica nella scuola Giorgio Nonveiller

49 Scienza e grammatica nell’arte Francesco De Bartolomeis

71 educare all’arte: un compito “sempreverde” Franco Cambi

79 Pedagogia e didattica dell’arte Marco Dallari

91 controeducazione estetica: la responsabilità simbolica nel mondo contemporaneo Paolo Mottana

103 l’arte come “messa in scena” per l’agire creativo Sara Nosari

indice

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109 Pedagogia dell’arte come autoeducazione alla libertà dell’atto creatore Alessandro Di Chiara

Appendice esperienze didattiche odierne e una mancata riforma di un secolo fa a cura di Alberto Giorgio Cassani

141 Progetto Arte didattica Gaetano Cataldo

169 Art education at noordelijke Hogeschool leeuwarden (nHl) Vincent van der Post

179 «una folla d’inetti e di miseri»? la (mancata) riforma dell’insegnamento artistico di corrado ricci (1917) a cura di Alberto Giorgio Cassani

SAGGi e Studi

213 il titolo dell’opera d’arte. nascita di un dispositivo Laura Safred

235 le stelle i viaggi un ciclo astronomico nel portale centrale della Basilica di San marco a Venezia (prima parte) Gloria Vallese

277 elsa Schiaparelli, un’artista della moda Ivana D’Agostino

313 Sul restauro dell’arte contemporanea Diego Antonio Collovini

329 È vento Giulio Alessandri

diPArtimenti

341 Verso l’accordatura del Terzo Paradiso di michelangelo Pistoletto Nicola Cisternino

349 la Boot messe 2014 di düsseldorf (18-26 gennaio 2014). la partecipazione dell’Accademia di Venezia Gaetano Cataldo

355 il gioiello e la sua funzionalità Roberto Zanon

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363 Il progetto del vaso in vetro Roberto Zanon

367 Il progetto del gioiello in vetro Roberto Zanon

fondo storIco, archIvIo, bIblIoteca, progetto tesI, progettI europeI

375 piazzetta, bartolozzi, albrizzi e un libro d’ore ritrovato Lorena Dal Poz

391 progetto tesi. dai documenti conservati nel fondo storico dell’accademia di belle arti di venezia, anno accademico 2013-2014 Matteo Mazzocco

407 progetto tesi. dai documenti conservati nell’archivio dell’accademia di belle arti di venezia, anno accademico 2013-2014 Alessia Del Bianco

eventI

435 eventi 2014 Mostre, workshop, convegni, conferenze a cura di Giulia Parisi

appendIcI

481 riassunti

491 abstracts

503 autori

505 Indice dei nomi

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roberto Zanon

Il gioiello e la sua funzionalitàuna funzione primaria del gioiello è la comunicazione; l’uomo da sempre ha

desiderato comunicare il proprio status agli altri. Parallelamente un’altra impor-tante funzione del gioiello è stata, e continua a essere, quella di difendere il nostro corpo contro il nemico fisico e spirituale, un’imposizione che avviene già dalla più piccola età.1 la funzione apotropaica, quindi, riconoscibile fin dai reperti posti accanto ai resti umani del quinto millennio a.c., i più antichi che si siano ritrovati, a Varna Burials in Bulgaria. non è quindi vero il pensiero, molte volte ricorrente, che «il gioiello non serve a niente, se non a dimostrare sé stesso»2 e questo scritto desidera smentire questa affermazione.

oltre che la propria posizione, l’uomo può comunicare anche il proprio pen-siero attraverso il gioiello e ne è esempio il lavoro di molti artisti orafi che si sono cimentati alla piccola scala dell’oggetto per continuare a trasmettere le proprie immaginazioni artistiche.

Arte qualificante, arte per pochi: gli orafi d’europa occidentale godettero da sempre di uno status sociale più elevato tra gli artieri [...] grazie alla nobiltà dei metalli e delle pietre preziose che lavoravano, grazie alla committenza generalmente elevata, gra-zie a straordinari livelli di perizia tecnica e inventiva, che rendevano il manufatto – si trattasse di un calice, di un candeliere, di una cintura, di una spilla o di un fermaglio per il mantello – non solamente una “cosa” funzionale a un determinato uso, ma un oggetto d’arte nel senso che oggi diamo a questa espressione.3

Per molti progettisti di gioielli esiste una funzionalità interpretata non tanto dal punto di vista fisico quanto da quello spirituale, poiché c’è la consapevolezza

1 cfr. Maddalena Lonati, Memorie preziose, roma, robin edizioni, 2012, pp. 7-11.2 Antonella Giannone, Patrizia Calefato, Manuale di comunicazione, sociologia e cultura del-

la moda, 5: Performance, roma, meltemi, 2007, p. 102.3 Giovanna Baldissin Molli, Padova e l’arte degli orafi: una storia perduta?, in Giulia Chiarot,

L’arte orafa a Padova. Opere, tecniche e norme tra Medioevo e Rinascimento, Padova, il prato, 2001, pp. 5-9: 5.

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356 roBerto zAnon

che, nella maggioranza dei casi, indossare un bracciale o un anello è comunque un impedimento.4 la storia del gioiello è però pervasa da oggetti il cui apparente valore decorativo5 maschera o sovrappone un aspetto funzionale.

la categoria gioiello funzionale è interessante soprattutto se pensiamo che la fun-zionalità degli oggetti è strettamente collegata agli usi e costumi di un gruppo sociale. tanto più basica è la funzionalità di un oggetto e tanto più sarà durevole il suo impiego nel tempo e nello spazio.6

un esempio antico è lo spillone utile per fissare pelli e tessuti al corpo ma anche per trattenere i capelli.7 Anticamente era realizzato in avorio, osso, legno, bronzo, argento e poi in altri metalli: lungo fino a una dozzina di centimetri, ha un’estremità appuntita, per infilarlo, e l’altra estremità terminante nella capoc-chia, possiede un rigonfiamento, per impedirgli di sfilarsi (fig. 1).

Successiva, ma derivata dallo spillone, è la fibula – in archeologia la spilla di sicurezza – di bronzo, di ferro, di metallo prezioso, molto frequente fra i materiali di scavo, formata dalla vera e propria spilla (ardiglione) e da un corpo protettivo (arco) che la teneva ferma alla stoffa (fig. 2).8 la fibula, utilizzata inizialmente per assicurare le vesti sulle spalle e alla vita, ha trovato nel tempo diverse declinazioni per altre parti dell’abbigliamento e del corpo: i capelli, il mantello, la cravatta, il colletto, i polsini, la sciarpa fino a evolvere nel concetto contemporaneo di spilla9 nel quale l’oggetto persiste per il solo suo valore decorativo. in parallelo va ricor-dato che «anche le tiare e le bande auree che cingevano la fronte di personaggi autorevoli, al valore simbolico univano la funzione di elementi che condizionava-no e fissavano le acconciature».10

la spilla di sicurezza che attualmente conosciamo, pur di evidente deriva-zione dalla fibula, è in realtà frutto di un brevetto a opera di Walter Hunt,11 del

4 da una conversazione con Gijs Bakker presso la sua casa-studio ad Amsterdam il 15 maggio 2014.5 il concetto di decorazione è collegato a quello di “decor”, il bell’apparire di un’opera priva

di difetti, le cui parti rispondono a un calcolo preciso, risultato che si ottiene rispettando la consue-tudine o la natura. cfr. la trad. it. di luciano migotto in Marco Vitruvio Pollione, De Architectura, Libri X, testo latino a fronte, Pordenone, edizioni Studio tesi, 1990, p. 23.

6 da una corrispondenza con Bianca cappello (storica del gioiello, coordinatore curatoriale del museo del Gioiello di Vicenza, docente presso l’istituto europeo del design di milano e visiting professor presso il Politecnico di milano, attiva nell’ambito editoriale e nell’organizzazione di mostre sul gioiello) dell’11 giugno 2014.

7 cfr. Henri Petroski, The Evolution of Useful Things. How Everyday Artifacts-From Forks and Pins to Paper Clips and Zippers-Came to be as They are, new York, random House, 1992, p. 53.

8 cfr. Margherita Guarducci, Fibula prenestina. Tra antiquari, eruditi e falsari nella Roma del- l’Ottocento, roma, Bardi editore, 2007.

9 cfr. Silvia Damiani Grassi, I gioielli, milano, mondadori, 1998, p. 185.10 da una corrispondenza con Graziella Folchini Grassetto (storica della gioielleria contem-

poranea, curatrice di mostre a livello internazionale, direttrice della galleria di gioielli contempora-nei Studio Gr20) del 23 giugno 2014.

11 Walter Hunt (1795-1859), statunitense, famoso per aver inventato la spilla di sicurezza e inoltre aver ideato e costruito la prima macchina da cucire.

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il Gioiello e lA SuA FunzionAlità 357

1849, che arrivò alla definizione dell’oggetto piegando casualmente un pezzo di metallo.12 da notare che sul concetto della spilla di sicurezza, in altre parole della molla e del fissaggio dell’ago (o ardiglione) sulla staffa, si basano la maggior parte dei puntali usati per fissare le spille nei gioielli contemporanei.

molti altri poi sono gli esempi che si possono considerare quando si focalizza l’attenzione sull’intersezione tra uso e decoro.

Antichissimo l’impiego, già dall’epoca egizia, dell’anello-sigillo. l’anello re-cava sul castone il segno distintivo del suo proprietario che se ne serviva per ap-porre la sua firma con un’impronta sulle tavolette di cera abitualmente usate per la scrittura. dal medioevo in poi ha trovato regolare utilizzo da parte di nobili e sovrani per imprimere il sigillo di chiusura e di convalida di bolle e di editti. Famoso è l’anello del pescatore o piscatorio, la cui prima menzione è in una let-tera scritta da clemente iV nel 1265, che fa parte ufficialmente delle insegne del papa. l’anello del pescatore è stato utilizzato fino al 1842 per sigillare ogni docu-mento ufficiale redatto dal papa, o da lui controfirmato (fig. 3).13

l’anello contenitore, per il veleno o per i medicinali, con un serbatoio nel ca-stone che funge da piccolo recipiente, è un’altra tipologia di gioiello che possiede contemporaneamente l’effetto decorativo affiancato a una funzionalità. l’uso di tale anello pervenne dalla civiltà orientale o ellenistica e fu largamente adottato in quella romana (fig. 4).14

il pomander, ampolla-pendente per contenere miscele di sostanze aromatiche, è un altro ornamento con caratteristiche funzionali. tipicamente medievale, pro-babilmente indossato per necessità più che per bellezza, il pomander, dal francese pomme d’ambre, cioè “mela d’ambra”, è un contenitore di profumi, quali l’am-bra grigia (da cui il nome), il muschio, lo zibetto. inizialmente usato anche come porta ricordi, il pomander è stato indossato come protezione contro l’infezione in periodi di pestilenza o semplicemente come un oggetto utile a confondere i cattivi odori. Generalmente di forma sferica, era per lo più realizzato in oro o in argento traforato, appeso al collo come pendente o attaccato alla cintura. A volte contene-va più partizioni, in ciascuna delle quali era posto un profumo diverso (fig. 5).15

oggetto funzionale e decorativo per eccellenza nella storia dell’oreficeria è la châtelaine, la cintura, già in uso dal XVi secolo, alla quale era appesa una serie di catenelle dedicate a supportare un arnese con un uso specifico: forbici, ditale, chiavi, sigilli, astucci, pomander, puntaspilli, temperini, nastri per misurare e altri utensili per uso domestico quotidiano. nel XVii secolo:

12 cfr. Paola Antonelli, Humble masterpieces. Everyday marvels of design, london, thames & Hudson, 2005, p. 119.

13 Maurice M. Hassett, The Ring of the Fisherman, the catholic encyclopedia, new York, robert Appleton company, 1912, Xiii, pp. 60-61.

14 cfr. Marcy Waldie, A Ring to Die For: Poison Rings Hold Centuries of Secrets, «Antiques & collecting magazine», vol. 106, 8, october 2001, p. 60.

15 cfr. Brigitte Munier, Storia dei profumi. Dagli dèi dell’Olimpo al cyber-profumo, Bari, dedalo, 2006, p. 106.

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RobeRto Zanon

1. Spilloni per capelli, 600 a.C. ca.

2. Fibula a cerniera, I secolo d.C., bronzo, bologna, Collezione Palagi.

. Claudio Franchi, Anello del pescatore di Papa Benedetto XVI, 200, oro, Città del Vaticano.

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Il gIoIello e la sua funzIonalItà

4. anello contenitore portaveleno, XIV secolo d.C., bronzo, Kavarna, Bulgaria.

. Pomander, manifattura olandese o tedesca, 1620 ca, argento, londra, albert Collection.

6. Joseph Banks Durham, Châtelaine, 180 ca, ferro battuto, londra, Victoria & albert Museum.

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RobeRto Zanon

tutta la gioielleria da giorno fu profondamente modificata dalle châtelaines: i diaman-ti non vennero usati quasi più; ancora una volta la funzione cromatica era affidata alle pietre tagliate e fissate a cabochon: le pietre semipreziose e persino i metalli non nobili erano largamente impiegati, tanto che in alcuni paesi l’uso di metalli preziosi venne considerato vera ostentazione. La scarsa presenza di pietre preziose e l’uso di metalli non sempre pregiati hanno fatto sì che il numero delle châtelaines rimaste sia maggiore di qualsiasi altro tipo di gioielli dell’epoca.

entrata in uso in Inghilterra, è stata molto popolare nei secoli XVIII e XIX, poi-ché era un’alternativa versatile e ornamentale all’impiego delle tasche che appaiono anche nell’abito femminile a partire dalla seconda metà del XVIII secolo. Le tasche in qualche modo soppianteranno l’uso funzionale delle châtelaines che, comun-que, continuano a essere indossate da molte donne ricche per tutto il XIX secolo. Le châtelaine erano fatte di oro, argento, similoro (una lega color oro di rame e zin-co) e, più tardi, in acciaio. erano ornate di smalti, perle, perline, nappe, e talvolta medaglioni, ma molto raramente avevano una gemma (fig. ). Le châtelaines furo-no usate anche dagli uomini e a questo proposito va ricordato che altri erano i “gio-ielli” tendenti alla funzionalità durante il XVIII secolo dedicati all’ambito maschile; tabacchiere, bastoni da passeggio e orologi erano riccamente ingioiellati.

altro accessorio che appartiene all’ambito del gioiello e che vedrà un parti-colare sviluppo nel Settecento sono le fibbie, usate inizialmente per chiudere le scarpe (in sostituzione dei lacci), e i pantaloni, che troveranno poi impiego anche in collari o braccialetti. «La loro costruzione di base era identica a quella delle fib-bie prodotte attualmente: un bordo oblungo o circolare con un rivetto al centro sul quale erano imperniati i rebbi». Realizzate con una vasta gamma di mate-riali, dall’argento all’acciaio, erano anche cesellate e decorate con pietre preziose e con dimensioni inizialmente contenute che poi sono diventate “ingombranti”. Divenute oggetto di largo impiego, sempre nel XVIII secolo, i vari modelli e mate-riali con i quali erano costruite indicavano il rango o la condizione sociale.

altro ornamento che, appartenente alla tradizione, può considerarsi funzio-nale è il rosario, talvolta usato in veste di collana e, più specificatamente, in forma di anello. L’uso della corona risale alla fine del XIII secolo, ma la vasta diffusione di quest’oggetto è connessa alla fondazione, a partire dal XV secolo, delle con-fraternite del rosario. oggetti simili al rosario sono rintracciabili in varie religio-ni: nell’induismo, nel buddhismo, nell’islam, nell’oriente e nella chiesa latina.

Black J. Anderson, A history of Jewels, with an introduction by edward Lucie-Smith, Lon-don, orbis Publishing, 4, trad. it. Storia dei gioielli, bologna, odoya, , p. (prima trad. it. a cura di Franco Sborgi, novara, De agostini, ).

Gioiello funzionale, a cura di Bianca Cappello, Venezia, Marsilio, 4, pp. -. B.J. Anderson, A history of Jewels, cit., p. . Ivi., p. . Ibid. Cfr. Sandra Vasco Rocca, Gli oggetti devozionali, in Suppellettile ecclesiastica I, Firenze, Cen-

tro Di editore, , pp. 44-45.

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il Gioiello e lA SuA FunzionAlità 361

in origine la corona del rosario era costituita probabilmente da un cordone con nodi – come ancora oggi permane nella chiesa ortodossa – poiché la corda di pre-ghiere preesisteva al rosario, in quanto legata all’antica consuetudine di recitare serie di orazioni, in particolare da parte degli anacoreti. nella versione ad anello è formato da un piccolo cerchio metallico con dieci protuberanze, ognuna delle quali corrisponde a un’Ave maria, e un apice decorato da un’immagine, un sim-bolo religioso o una croce per il Padre nostro.22

ci sono poi oggetti funzionali-decorativi che hanno riscattato il proprio valo-re in un’autonoma identità tipologica quali: gli occhiali, l’orologio, il fermacapelli e il bottone. Gli occhiali e l’orologio per le loro complesse e articolate specificità, nel tentativo di estendere l’analisi, si allontanerebbero di troppo dall’obiettivo del presente studio. Anche il fermacapelli è una tipologia con una storia specifica, ma è interessante, nel contesto di questa indagine, segnalare la sua declinazione prettamente funzionale in “forcina”. un oggetto che trova origine nell’inghilterra del XVi secolo e che arriverà a una definizione industriale attorno agli anni Venti del novecento, quando, parallelamente a un impiego nelle acconciature di moda del tempo, anche le tecnologie di lavorazione del metallo ne permisero una pro-duzione industrializzata.23 in riferimento ai bottoni, questi furono usati, contem-poraneamente, sia come strumento funzionale sia come decoro.

le origini del bottone affondano nel buio della preistoria [...] i Germani nel 500 a.c. usavano delle chiusure per indumenti molto simili ai bottoni gemelli da polsino che ben conosciamo: due piastrine unite da un segmento rigido, molto spesso un piccolo osso animale le cui “teste” potevano fungere da bottone.24

Atto per sua natura ad ornare, il bottone, talvolta, è stato utilizzato a scopo esclu-sivamente decorativo. in altri casi di esso è stata sfruttata soprattutto la funzione e la sua utilità ha potuto agire anche di nascosto, spesso mascherata da una piega di tessuto, all’interno di sistemi di allacciatura a scomparsa.25

da notare che i bottoni nel rinascimento si «allontanano dalla pura funzio-nalità in un crescendo lussuoso, fino a divenire veri e propri gioielli in oro e argen-to massiccio, ornati di pietre preziosissime».26 Sempre a proposito della tipologia del bottone è singolare il parallelo che si evince con il gioiello contemporaneo per l’incredibile quantità di materiali che questi oggetti hanno sperimentato, anche precorrendo i tempi, mantenendo una forma che la maggior parte delle volte è tonda o comunque spesso facilmente inscrivibile in un cerchio.

da questo excursus storico si comprende come il gioiello funzionale abbia seguito i cambiamenti della società in linea con le mutate necessità, gli usi e i

22 Ibid.23 cfr. P. Antonelli, Humble masterpieces..., cit., p. 79.24 Vittoria de Buzzicarini, Isabella Zotti Minici, Bottoni & bottoni, modena, zanfi editori,

19952 [1990], p. 7.25 Barbara Bettoni, Da gioielli ad accessori alla moda. Tradizione e innovazione nella manifattura

del bottone in Italia dal tardo Medioevo a oggi, Venezia, marsilio, 2013, p. 19.26 V. de Buzzicarini, I. Zotti Minici, Bottoni & bottoni, cit., p. 14.

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costumi e anche in base all’evoluzione tecnologica che apre nuove prospettive, possibilità e anche nuovi bisogni.

non dobbiamo confondere un oggetto funzionale che si indossa con un gioiello funzionale. [...] non è l’indossabilità che trasforma un oggetto in gioiello. Per essere considerato gioiello l’oggetto funzionale deve rispondere a tutte le caratteristiche proprie di questo termine ovvero la dignità di concepimento attraverso l’estetica e la concettualità, la capacità di essere un veicolo di informazioni sociali e magari anche confermarle.27

27 da una corrispondenza con Bianca cappello dell’11 giugno 2014.