16
Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXVIII - N. 44 - 4 dicembre 2014 Il proletariato deve dirigere le masse in lotta Il proletariato, come unica classe conseguentemente ri- voluzionaria della società contemporanea, dev’essere il dirigente, l’egemone nella lotta di tutto il popolo per il completo rivolgimento democratico, nella lotta di tut- ti i lavoratori e gli sfruttati contro gli oppressori e gli sfruttatori. Il proletariato è rivoluzionario in quanto riconosce e mette in pratica l’idea di egemonia. Il prole- tariato che ha riconosciuto questo compito è uno schiavo insorto contro la schiavi- tù. Il proletariato che non riconosce l’idea dell’egemonia della propria classe o che rinnega questa idea è uno schiavo che non capisce la sua situazione di schiavo; nel migliore dei casi è uno schiavo che lotta per migliorare la sua situazione di schia- vo, ma non per abbattere la schiavitù. (Lenin, “Il riformismo nella socialdemocrazia russa”, 14 (1°) settembre 1911, Opere complete, Editori Riuniti, vol. 17, pagg. 214-215) PAG. 2 Alle elezioni regionali dell’Emilia-Romagna e della Calabria CROLLO STORICO DELL’AFFLUENZA SFIDUCIATO IL GOVERNO RENZI Diserzione dalle urne: 62,3% in Emilia-Romagna, 55,9% in Calabria. Delegittimati i nuovi governatori e i partiti in lista. Il PD mantiene la sua roccaforte e riconquista la Calabria. La lista Tsipras non riesce a intercettare gli elettori in uscita a sinistra del PD. Lega nord in ascesa, flop di Forza Italia e del M5S LavorIaMo Per quaLIFICare L’aSTenSIonISMo CoMe un voTo DaTo aL PMLI e aL SoCIaLISMo Renzi attacca i sindacati e tira dritto disprezzando la piazza Il nuovo Berlusconi contestato a Bologna, Parma e Cosenza. In queste due ultime città la polizia carica i manifestanti I ConTeSTaTorI: “renzI Carogna, FuorI Da BoLogna”, “renzI BuFFone, MarChIonne è IL Tuo PaDrone”, “renzI PreSIDenTe DeLLa ConFInDuSTrIa” Tutti in piazza con il PMLI Il 12 dicembre alle manifestazioni territoriali congiunte CGIL e UIL Per il lavoro, l'art. 18 e il socialismo, contro il Jobs Act, il governo del Berlusconi democristiano Renzi e il capitalismo PER ISOLARE I RAZZISTI E I FASCISTI Riqualificare le periferie. Casa agli occupanti Provenienti dalle regioni del Sud su invito della Fiom. La Sicilia e la Sardegna manifesteranno successivamente OLTRE 30MILA METALMECCANICI IN PIAZZA A NAPOLI Il PMLI fa corpo unico con i metalmeccanici. gli operai della Merid Bulloni di Castellammare tengono alta la bandiera del PMLI IL 12 DICeMBre TuTTI In PIazza Per SuonarLe aL nuovo BerLuSConI anTIoPeraIo e anTISInDaCaLe SCIOPERO SOCIALE E CLASSE OPERAIA Da un Rapporto interno dell’Organizzazione di Viggiù del PMLI VIA IL MUOS, IL TRADITORE CROCETTA E LA BASE DI SIGONELLA Buona riuscita della manifestazione a niscemi RIUNIONE CONGIUNTA DI STUDIO DELLE ORGANIZZAZIONI DI RUFINA E VICCHIO DEL MUGELLO (FIRENZE) DEL PMLI Ispirandoci al discorso della Commemorazione di Mao siamo decisi a risvegliare la coscienza di classe del proletariato del Mugello e Valdisieve applaudiamo l’iniziativa di fronte unito contro il governo renzi promossa dai compagni di rufina Importante iniziativa dell’Organizzazione di Modena IL PMLI RICORDA ENGELS NEL 194° DELLA NASCITA Perché dite che Rizzo è un trotzkista e che Gramsci e Secchia non erano veri comunisti? napoli, 21 novembre 2014. Sciopero generale dei metalmeccanici. I lavoratori della Merid Bulloni di Castellammare di Stabia (napoli) si fanno fotografare tenendo alta la bandiera del PMLI (Foto Il Bolscevico) PAG. 4 PAG. 7 PAG. 12 PAG. 8 PAG. 13 PAG. 13 PAG. 6 PAG. 3

crollo storico dell’affluenza sfiduciato il governo renzipmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n440412.pdf · governo renzi promossa dai compagni di rufina importante iniziativa dell’organizzazione

  • Upload
    others

  • View
    2

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: crollo storico dell’affluenza sfiduciato il governo renzipmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n440412.pdf · governo renzi promossa dai compagni di rufina importante iniziativa dell’organizzazione

Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXVIII - N. 44 - 4 dicembre 2014

Il proletariato deve dirigere le masse in lotta

Il proletariato, come unica classe conseguentemente ri-voluzionaria della società contemporanea, dev’essere il dirigente, l’egemone nella lotta di tutto il popolo per il completo rivolgimento democratico, nella lotta di tut-ti i lavoratori e gli sfruttati contro gli oppressori e gli sfruttatori. Il proletariato è rivoluzionario in quanto riconosce e mette in pratica l’idea di egemonia. Il prole-tariato che ha riconosciuto questo compito è uno schiavo insorto contro la schiavi-tù. Il proletariato che non riconosce l’idea dell’egemonia della propria classe o che rinnega questa idea è uno schiavo che non capisce la sua situazione di schiavo; nel migliore dei casi è uno schiavo che lotta per migliorare la sua situazione di schia-vo, ma non per abbattere la schiavitù.

(Lenin, “Il riformismo nella socialdemocrazia russa”, 14 (1°) settembre 1911, Opere complete, Editori Riuniti, vol. 17, pagg. 214-215)

PAG. 2

Alle elezioni regionali dell’Emilia-Romagna e della Calabria

crollo storico dell’affluenza sfiduciato il governo renzi

Diserzione dalle urne: 62,3% in Emilia-Romagna, 55,9% in Calabria. Delegittimati i nuovi governatori e i partiti in lista. Il PD mantiene la sua roccaforte e riconquista la Calabria. La lista Tsipras non riesce a intercettare gli elettori in uscita a sinistra del PD. Lega nord in ascesa, flop di Forza Italia e del M5S

LavorIaMo Per quaLIFICare L’aSTenSIonISMo CoMe un voTo DaTo aL PMLI e aL SoCIaLISMo

Renzi attacca i sindacati e tira dritto disprezzando la piazza Il nuovo Berlusconi contestato a Bologna, Parma e Cosenza. In queste due ultime città la polizia carica i manifestantiI ConTeSTaTorI: “renzI Carogna, FuorI Da BoLogna”, “renzI BuFFone, MarChIonne è IL Tuo PaDrone”, “renzI PreSIDenTe DeLLa ConFInDuSTrIa”

Tutti in piazza con il PMLI

Il 12 dicembre alle manifestazioni territoriali congiunte CGIL e UIL

Per il lavoro, l'art. 18 e il socialismo, contro il Jobs Act, il governo del Berlusconi democristiano Renzi e il capitalismo

PER isolARE i RAzzisti E i fAsCisti

Riqualificare le periferie. Casa agli

occupanti

Provenienti dalle regioni del sud su invito della fiom. la sicilia e la sardegna manifesteranno successivamente

oltre 30Mila MetalMeccanici in Piazza a naPoli

Il PMLI fa corpo unico con i metalmeccanici. gli operai della Merid

Bulloni di Castellammare tengono alta la bandiera del PMLI

IL 12 DICeMBre TuTTI In PIazza Per SuonarLe aL nuovo BerLuSConI

anTIoPeraIo e anTISInDaCaLe

sCioPERo soCiAlE E ClAssE oPERAiA

Da un Rapporto interno dell’Organizzazione di Viggiù del PMLI

ViA il Muos, il tRAditoRE CRoCEttA E lA bAsE di siGonEllA

Buona riuscita della manifestazione a niscemi

Riunione congiunta di studio delle oRganizzazioni di Rufina e Vicchio del Mugello (fiRenze) del PMli

ispirandoci al discorso della Commemorazione di Mao siamo decisi a risvegliare la coscienza di classe del proletariato del Mugello e Valdisieveapplaudiamo l’iniziativa di fronte unito contro il governo renzi promossa dai compagni di rufina

importante iniziativa dell’organizzazione di Modena

il PMli ricorda engels nel 194° della nascita

Perché dite che Rizzo è un trotzkista e che Gramsci e secchia non erano

veri comunisti?

napoli, 21 novembre 2014. Sciopero generale dei metalmeccanici. I lavoratori della Merid Bulloni di Castellammare di Stabia (napoli) si fanno fotografare tenendo alta la bandiera del PMLI (Foto Il Bolscevico)

PAG. 4

PAG. 7

PAG. 12

PAG. 8

PAG. 13 PAG. 13PAG. 6

PAG. 3

Page 2: crollo storico dell’affluenza sfiduciato il governo renzipmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n440412.pdf · governo renzi promossa dai compagni di rufina importante iniziativa dell’organizzazione

2 il bolscevico / sciopero fiom N. 44 - 4 dicembre 2014

Provenienti dalle regioni del Sud su invito della Fiom. La Sicilia e la Sardegna manifesteranno successivamente

OLTRE 30MILA METALMECCANICI IN PIAZZA A NAPOLI

Il grande corteo applaudito lungo il percorso. Landini attacca duramente Renzi, che strumentalizza una sua frase “infelice”. Sulle magliette dei cassintegrati e licenziati di Pomigliano: “Renzi e Marchionne alle catene.

Operai in Paradiso”. Studenti e precari aprono un confronto con la Fiom. Il PMLI fa corpo unico con i metalmeccanici. Gli operai della Merid Bulloni di Castellammare tengono alta la bandiera del PMLI

�Redazione di NapoliÈ stato un autentico successo

lo sciopero di 8 ore indetto dalla FIOM-CGIL a Napoli venerdì 21 novembre per protestare contro le politiche sul lavoro antipopola-ri del governo del Berlusconi de-mocristiano Renzi, in particolare il famigerato Jobs Act. Un corteo in cui dominava il rosso di 30mila presenze, e forse più, ha attraver-sato il centro cittadino invadendo in maniera pacifica, ma ferma e dura, il capoluogo campano, con la classe operaia assoluta protago-nista del corteo con adesioni allo sciopero che sfioravano in mol-ti casi il 90% (come la Fincantie-ri di Castellammare di Stabia) o vi si avvicinavano come Alenia Ca-podichino, Alenia Nola, Ansaldo Breda di Napoli, Merid Bulloni di Castellammare, Fiat Pomiglia-no (con in prima fila i cassintegra-ti e licenziati), Iris Bus di Avelli-no, Ikea Afragola, TRW Elettrlyx, Finmeccanica, le operaie Whirl-pool, l’Eutelia, ma anche le Ac-ciaierie di Terni, l’Ilva di Taranto e altre fabbriche, medie e picco-le, provenienti da tutta la Cam-pania per opporsi alla tracotanza e all’arroganza dell’esecutivo del nuovo Berlusconi.

“Il Mezzogiorno sta pagando un prezzo doppio rispetto alle al-tre parti d’Italia – afferma un ope-raio – vogliamo subito una poli-tica di rilancio degli investimenti pubblici per creare sviluppo”. Pri-ma della manifestazione gli operai cassintegrati della Fiat di Pomi-gliano affittavano una limousine partendo alla volta di Napoli e presentandosi indossando alcune magliette con su scritto: “Renzi e Marchionne alle catene. Operai in paradiso” e sulla fiancata: “Renzi e Marchionne sulle catene di mon-taggio per 700 euro al mese”, con le risate e gli applausi di approva-zione dei manifestanti.

Il concentramento previsto a piazza Mancini sotto la statua di Garibaldi, “travolto” dalle bandiere rosse della Fiom, viene accompa-gnato fino alla partenza con il canto di “Bella Ciao” intonata a squarcia-gola dalle operaie e dagli operai, ma anche dai precari (soprattutto del settore sottopagato e supersfrutta-to dei call center), dai disoccupati, dai giovani dei Centri sociali, dalle studentesse e dagli studenti medi e universitari e da decine di comita-ti civici territoriali in lotta contro lo Sblocca-Italia (in particolar modo l’Associazione “Mai più amian-to” di Bagnoli con i familiari vitti-me dell’Eternit con cartelli contro la vergognosa sentenza della Corte di Cassazione assolutoria dei verti-ci criminali svizzeri, e il Comitato “Stop Biocidio”).

Come un pesce nell’acqua nel corteo i marxisti-leninisti, prove-nienti da alcune città della Cam-pania, formavano un combattivo spezzone guidato dal compagno Andrea, Segretario della Cellu-la “Vesuvio Rosso” di Napoli del Partito, coadiuvato dal compagno Gianni Vuoso, dell’Organizzazio-ne di Ischia del PMLI. Le com-

pagne e i compagni diffondeva-no sin dall’inizio il volantino “Il potere politico spetta di diritto al proletariato” con il quale si invi-tano i partecipanti a leggere il di-scorso del compagno Loris Sot-toscritti “Mao e la missione del proletariato” tenuto alla comme-morazione di Mao del 7 settembre scorso a Firenze a nome del Comi-tato centrale del Partito. Il volan-tino riscontrava un buon successo tra gli operai e le masse in lotta, soprattutto riguardo la nostra po-sizione contro Renzi e il suo nero esecutivo.

Presenti quasi tutti i partiti par-lamentari di “centro-sinistra” che si sono ben guardati dal portare striscioni o cartelli a favore del-lo sciopero; alcuni assessori della giunta antipopolare De Magistris, tra cui il vicesindaco falso comu-nista Tommaso Sodano, non face-vano altro che una “passerella”, probabilmente perché si avvicina-no le elezioni regionali primave-rili del 2015. Opportunisticamen-te anche l’ex governatore della Campania e rinnegato del comu-nismo, Antonio Bassolino, parte-cipava all’evento per recuperare un poco della credibilità persa con le sue politiche antipopolari che hanno affossato Napoli in venti anni di governo locale e regionale. L’accoglienza delle masse in lot-ta è stata di completa indifferenza, mentre si faceva da parte e non era

presente nessun papavero del PD che temeva ovviamente delle con-testazioni da parte delle operaie e degli operai.

La manifestazione attraversa-va tutta Corso Umberto raggiun-gendo prima piazza Nicola Amore e poi piazza Borsa; molti, attratti dal passaggio dagli slogan contro Renzi e dal colore dei manifesti e delle bandiere applaudiva convin-ta o addirittura si univa ai parte-cipanti. Particolarmente intenso è stato il momento del passaggio del corteo nei pressi dell’Università “Federico II” e delle facoltà occu-pate con applausi, slogan a favore della classe operaia e striscioni che inneggiavano allo sciopero gene-

rale. Bella l’immagine di solida-rietà tra studenti occupanti, da una parte, e operai e precari dall’al-tra, con una apertura di un serio

confronto – siglato con abbrac-ci e strette di mano – teso ad ini-ziare un percorso comune fin dal-le prossime iniziative di sciopero e di lotta. Il corteo proseguiva com-patto e unito per via Sanfelice per poi raggiungere il concentramento

finale a piazza Matteotti dove ve-niva data la parola prima ad An-tonio Frosolone, operaio della Fiat di Nola che diretto e senza mez-zi termini tratteggiava la sua situa-zione di cassintegrato: “dopo sei anni di cassaintegrazione ho pen-sato di farla finita anch’io: ho ri-nunciato ad acqua, cibo, farmaci per la mia patologia cardiaca: mi ha salvato solo la solidarietà”. Ri-corda Frosolone il suicidio e le tra-gedie di due operai, Pino e Maria, distrutti dalla miseria e dai debiti dovuti a licenziamenti e cassin-tegrazione da parte dei pesceca-ni padronali: “ho perso la digni-tà, non mi resta niente dei mille euro al mese di cassintegrazione,

devo pagare l’affitto e mantenere mia figlia minorenne e sostene-re l’altra mia figlia all’università: nell’ultimo anno nella mia fabbri-

ca ci sono stati ben 45 tentativi di suicidi tra i 316 operai e operaie in cassintegrazione”. Le toccanti di-chiarazioni di Frosolone con cui si apre dal palco il momento de-gli interventi continuava con quel-le altrettanto forti e decise di Lui-

sa Pastore dell’Associazione “Mai più amianto” impegnata in un pro-cesso a Napoli come parte civile contro le vecchie giunte antipopo-lari guidate da Iervolino e Basso-lino: “Il mio è un grido di dolore: sono figlia di due operai dell’Eter-nit morti più di 20 anni per asper-sosi polmonare e io stessa dall’e-tà di 27 anni ho dovuto affrontare ben due tumori. Quasi tutta la mia famiglia è stata sterminata: a Ba-gnoli abbiamo pagato un prez-zo troppo alto”. Luisa deve inter-rompere il suo intervento per un attimo per un pianto improvviso e l’emozione forte del momento, ma riprende con più vigore: “L’al-tro giorno con la sentenza della

Cassazione siamo stati schiaffeg-giati, siamo morti di nuovo: e alle istituzioni locali che ci hanno ab-bandonato dico che il sindaco De

Magistris ci deve delle scuse, anzi le condoglianze, perché lo stesso giorno della sentenza, lui faceva un’intervista sulle luminarie, men-tre io sono a lutto”.

È la volta di Maurizio Landini, Segretario generale della FIOM,

che non si risparmia nelle critiche contro l’attuale esecutivo: “al Sud ci sono meno di sei milioni di per-sone che lavorano, un livello così basso mai raggiunto dagli anni cinquanta del secolo scorso. L’in-dustria, sia nel pubblico che nel privato, ha ridotto gli investimenti del 54%, con un livello di disoc-cupazione peggiore della Grecia”. Accolto dagli applausi dei parte-cipanti in presidio, Landini rinca-ra la dose: “E il governo cosa fa? Non interviene sulle ragioni della crisi, ma taglia le spese per i servi-zi quando invece dovrebbe far ri-partire gli investimenti: noi oggi scioperiamo per dare un futuro al paese”. Il duro attacco al Berlu-

sconi democristiano continua per tutto l’intervento: “questo governo non ha il consenso della maggio-ranza delle persone che per vivere devono lavorare, i precari e i giova-ni: noi siamo la parte onesta del pa-ese che paga le tasse, mentre Ren-zi non ha l’appoggio delle persone oneste”. Questo passaggio destava “scandalo” nei vertici nazionali del PD con richiesta di scuse da parte di Landini per la frase “infelice” per-ché “offende milioni di lavoratori”. Il leader Fiom ritirerà in serata la frase perché “una cavolata”, anche se ribadirà tutto il resto del discorso fatto in piazza Matteotti: “la prote-sta, gli scioperi, i cortei dei lavora-tori ci sono e il governo Renzi non può nasconderla: i toni duri di que-sti giorni sono dovuti alla completa mancanza di dialogo di Renzi che divide chi lavora”.

Al concentramento conclusivo giungevano in prima fila le rosse bandiere del PMLI che facevano corpo unico con gli operai e ope-raie metalmeccaniche, in un clima fraterno e di lotta, sventolando per tutta la durata dell’evento che si concludeva nel primo pomeriggio accolto da un bellissimo sole au-tunnale. Tant’è che gli operai del-la Merid Bulloni di Castellamma-re hanno con fierezza tenuto alta la bandiera del PMLI in un momento del corteo.

Il riuscito e partecipato sciopero generale di 8 ore della FIOM non deve rimanere un fatto isolato; anzi. Non si deve dare tregua al governo antipopolare, antioperaio e antisin-dacale del Berlusconi democristia-no Renzi ma anzi bisogna decu-plicare le forze per suonargliele di nuovo allo sciopero CGIL del 12 dicembre prossimo. I marxisti-le-ninisti faranno la loro parte a soste-gno della classe operaia e dei suoi alleati precari, disoccupati, pensio-nati studenti, tenendo alte le inse-gne rosse per il lavoro, l’articolo 18 e il socialismo, contro il Jobs Act, il governo del nuovo Berlusconi Ren-zi e il capitalismo.

Nel messaggio di ringrazia-menti inviato alle compagne e ai compagni partecipanti dai dirigen-ti nazionali del PMLI con alla te-sta il compagno Giovanni Scuderi si legge fra l’altro: “Pur con for-ze ridottissime avete fatto del vo-stro meglio per dimostrare con-cretamente ai metalmeccanici del Sud che il PMLI è dalla loro parte e che si batterà fino in fon-do insieme a loro contro il Jobs Act, la legge di stabilità, i licen-ziamenti e la politica antiopera-ia e antisindacale del governo del Berlusconi democristiano Renzi. Abbiamo apprezzato molto la vo-stra disponibilità e il vostro spirito di sacrificio, specie delle compa-gne e dei compagni venuti da fuori Napoli. (...) Complimenti al foto-grafo e a voi tutti. Una gioia rivo-luzionaria vedervi in mezzo agli operai e così combattivi. Grande la compagna Michela che è riusci-ta a coinvolgere gli operai Merid Bulloni di Castellamare. Un even-to vedere gli operai alzare e sten-dere bene la bandiera del PMLI”.

IL 12 dICeMBRe tuttI In PIazza PeR SuOnaRLe aL nuOvO BeRLuSCOnI antIOPeRaIO e antISIndaCaLe

napoli 21 novembre 2014, sciopero generale dei metalmeccanici. In piazza Matteotti la conclusione della manifestazione, dove si sono tenuti i comizi conclusivi. Il PMLI tiene alte le proprie bandiere in sintonia con quelle della fiom e della CGIL (dal sito nazionale della FIOM)

napoli, 21 novembre 2014. Il momento dell’incontro tra gli studenti in lotta dell’università Federico II e la manifestazione dei metalmeccanici

una veduta parziale del lungo e combattivo corteo dei metalmeccanici che ha attraversato il centro di napoli. al centro si nota la delegazione del PMLI (foto Il Bolscevico)

Page 3: crollo storico dell’affluenza sfiduciato il governo renzipmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n440412.pdf · governo renzi promossa dai compagni di rufina importante iniziativa dell’organizzazione

N. 44 - 4 dicembre 2014 in sciopero contro il governo renzi / il bolscevico 3Come facevano Mussolini, Berlusconi e Craxi

Renzi attaCCa i sindaCati e tiRa dRitto dispRezzando la piazza Il nuovo Berlusconi contestato a Bologna, Parma e Cosenza. In queste due ultime città la polizia carica i manifestanti

I ContestatorI: “renzI Carogna, fuorI da Bologna”, “renzI Buffone, MarChIonne è Il tuo Padrone”, “renzI PresIdente della ConfIndustrIa”

Ci risiamo! Non passa giorno che Renzi non attacchi i sindacati e i lavoratori. Al massimo riesce a stare zitto mezza giornata, invia qualche twitter “moderato”, ten-ta invano di assumere un atteg-giamento apparentemente meno provocatorio, magari consigliato da qualche uomo del suo staff, ma alla fine la sua vera natura, la sua aggressività neofascista esce allo scoperto in tutta la sua viru-lenza.

Renzi è andato in Emilia-Ro-magna e in Calabria a sostenere i candidati PD alla carica di go-vernatore in queste due regioni che il 23 novembre andranno alle urne, e non ha perso l’occasione per lanciare i suoi strali contro chi si oppone alla politica del suo go-verno. È partito dall’Emilia, dove il consiglio regionale è stato tra-volto dallo scandalo “spese paz-ze”, dove i rappresentanti di tutti i partiti hanno utilizzato per scopi personali come cene, vacanze e persino “attrezzi” sessuali milioni di euro di fondi pubblici.

A Parma Renzi inizia anco-ra una volta dalle fabbriche, ma non da chi ci lavora ma da chi le possiede. Visita alla Pizzarotti prefabbricati (il cui titolare è sta-to coinvolto nel 1992 nell’inchie-sta di tangentopoli per l’appalto dell’aeroporto Malpensa) e alla Barilla, e giù lodi agli industria-li perché per Renzi ovviamente la ricchezza non viene prodotta dal proletariato bensì dai padro-ni. Quest’ultimi contraccambiano la politica in loro favore attua-ta dal governo sostenendo con forza Renzi, invece i lavoratori e

le masse popolari lo contestano ovunque.

Quando si è recato in muni-cipio a Parma per incontrare il sindaco a 5 stelle Pizzarotti ad attenderlo c’erano i lavoratori organizzati dalla Fiom e i centri sociali. Nei cartelli si leggevano questi slogan come questi: “Ren-zi buffone, Marchionne è il tuo padrone”, “Renzi presidente della Confindustria”. Renzi è sgattaio-lato dentro da un’uscita secon-daria mentre la polizia ha caricato i manifestanti appena questi si sono avvicinati.

Successivamente si è recato a Bologna, al Paladozza, dove è andato a chiudere la campagna elettorale per il candidato PD Stefano Bonaccini. Anche qui dura contestazione, con diver-se centinaia di manifestanti ap-partenenti alla Fiom e all’Usb, ai centri sociali cittadini, ad alcuni movimenti e collettivi studente-schi bolognesi a cui si è unito il corteo dei tirocinanti delle Procu-re di tutta Italia. Cartelli, fumogeni e lancio di uova e pomodori. Per le strade, riprendendo uno stori-co slogan antifascista è stato più volte gridato un efficace. “Renzi carogna, fuori da Bologna”

Venerdì 21 novembre conte-stazione anche a Cosenza tanto che parecchi siti d’informazione on-line hanno titolato “l’incubo di Renzi, contestato ovunque”. Centinaia di persone si sono ri-trovate nelle strade della città calabrese per protestare contro il Jobs Act, la legge di stabilità (leg-gi finanziaria) e la disoccupazione dilagante nella regione più povera

d’Europa. Qui Renzi ha fatto solo una fugace apparizione a soste-gno del candidato regionale PD Mario Oliverio, neanche una pa-rola sulle tragiche condizioni in cui versa la Calabria.

Il gruppo di manifestanti for-mato da centri sociali, comitati per la casa, disoccupati, lavora-tori in mobilità è stato pesante-mente caricato appena questo si è avvicinato all’auditorium dove era atteso Renzi, un giovane è

stato ricoverato in ospedale per una manganellata in testa. Alfano dopo la vergognosa aggressio-ne ai lavoratori delle acciaierie di Terni aveva promesso che le “for-ze dell’ordine” avrebbero carica-to solo in casi estremi ma invece vengono utilizzate per sopprime-re qualsiasi dissenso.

Il Berlusconi democristiano Renzi ha accusato le contesta-zioni e ha risposto con rabbia e disprezzo. Ecco alcune dichiara-

zioni rilasciate nel suo tour elet-torale: “Anziché passare il tempo a inventarsi ragioni per fare gli scioperi, io mi preoccupo di cre-are posti di lavoro”, indirizzata ai sindacati e in particolare alla Cgil; “fuori da qui possono dire quello che vogliono, ...non ci fate pau-ra”, riferendosi ai contestatori. E ha lanciato ancora i suoi slogan fasulli: “il governo non vole to-gliere i diritti ma estenderli” e “il sindacato vuol dividere i padroni dagli operai”.

La Camusso gli ha risposto che lui vuol parlare solo con chi gli dà ragione mentre sul lavoro la politica del governo non lo fa-vorisce per niente, semmai vuol ridurre il rapporto di lavoro a pura servitù medioevale mentre Lan-dini gli ha mandato a dire che la gente che lavora e tira la carretta è contro di lui. Ma la migliore ri-sposta la stanno dando i lavora-tori, i giovani e le masse popolari che continuano a contestarlo in tutte le piazze d’Italia. E a negar-gli il voto.

È così che si fa. È sbagliato e non aderente alla realtà trattare Renzi come “ebetino”, “Renzie” parafrasando Fonzie, oppure definirlo pagliaccio o parolaio come fa spesso il demagogo di destra Beppe Grillo. Renzi è tutto fuorché uno sprovveduto e ha come maestri Mussolini, Craxi e Berlusconi e lo vediamo benissimo quando disprezza la piazza. Come il duce vuol fare l’uomo forte che “sistema” l’Ita-lia, come l’ex segretario del PSI se ne frega della piazza, come il neoduce vuol dare mano libera ai padroni nel licenziare i lavo-ratori.

Questo neofascista di prove-nienza democristiana va ferma-to con tutti i mezzi, legali e non legali, fino a spazzare via il suo governo e le sue politiche antio-peraie e reazionarie. Continuiamo a opporci in tutte le piazze di tut-te le città d’Italia e prepariamoci a sferrargli un altro potente pugno rosso il 12 dicembre in occasione dello sciopero generale.

dalla Costa sMeRalda al sulCis

Marcia per il lavoro in sardegnaVi partecipano i cassintegrati dell’alcoa, gli esuberi di Meridiana, pastori e studenti

La Sardegna leva un nuovo grido di lotta e riafferma le sue ri-vendicazioni per bocca dei lavo-ratori che non sono più disposti a subire le conseguenze della crisi economica capitalistica e la po-litica antioperaia del governo del nuovo Berlusconi Renzi che nien-te ha fatto per “invertire” il destino di un’intera regione che affonda nella miseria e nella disperazione, con un tasso di disoccupazione che supera di un quarto quello nazionale e che ha visto quasi raddoppiare in dieci anni il nume-ro delle persone povere.

È partita a mezzogiorno del 14 novembre da Olbia la marcia itinerante “Unica per il lavoro”, promossa dalle lavoratrici e dai lavoratori di Meridiana (piloti, as-sistenti di volo, tecnici e operai degli hangar e amministrativi), dichiarati esuberi dalla compa-gnia aerea, quindi prossimi al licenziamento. Con loro i cassin-tegrati dell’Alcoa di Portovesme, il Movimento dei pastori e il Col-lettivo degli studenti di Olbia e altri lavoratori dei settori divorati dalla crisi che sta distruggendo il tessuto produttivo della Sarde-gna. Una forma di protesta orga-nizzata dai lavoratori proprio per unire tutte le proteste dell’isola e cercare di sturare le orecchie sia ai governi borghesi locali che a

quello centrale, responsabili della tragica situazione occupaziona-le, di abbandono e miseria in cui versano sempre più le lavoratrici, i lavoratori, i giovani e le masse popolari sarde.

I lavoratori delle aree di cri-si (dal tessile all’alluminio fino al mondo delle campagne) si uni-ranno ai dipendenti di Meridiana nelle varie tappe della marcia che toccherà in quattro giorni Olbia, Nuoro e Ottana con i chimici del-la Polimeri , il 16 a Iglesias con gli operai Alcoa e lunedì mattina a Cagliari, sotto il palazzo della Regione. Qui tutti i 1.634 lavora-tori che rischiano il licenziamen-to hanno firmato uno striscione per portarlo nelle manifestazioni previste nei prossimi giorni negli scali della compagnia aerea di Verona, Firenze e Milano fino ad Aiglemont, Parigi, nella dorata residenza del principe Karim Aga Khan, il padrone tagliateste.

Le lavoratrici e i lavoratori Me-ridiana ormai conosciuti come “magliette rosse”, dalle pettorine con su scritto la loro condizione di esuberi, si sono messi in viaggio dopo aver partecipato a un’as-semblea pubblica nell’aula con-siliare del comune, con delega-zioni degli studenti e dei minatori di Lula; con una decina di auto si sono dirette a Siniscola, dove

sono stati accolte dalle operaie dell’ex Rosmary (una delle tante aziende chiuse della zona). Sono arrivate fin sotto la torre faro pre-sidiata da un mese dal coman-dante Meridiana Andrea Mascia, che dal 27 ottobre ha avviato uno sciopero della fame, un’ul-teriore forma di protesta, contro

gli esuberi decisi dal vettore, che si aggiunge all’isolamento a 35 metri d’altezza sulla torre davanti all’aeroporto di Olbia. Nella mat-tina sono arrivati nuovi attestati di solidarietà da 300 studenti delle scuole superiori, reduci dalla ma-nifestazione in città per lo scio-pero nazionale del 14 novembre,

che radunati nel piazzale dell’ae-roporto con striscioni e fischietti hanno manifestato la loro vici-nanza ai lavoratori in lotta. A loro si sono poi aggiunti gli allevatori della Coldiretti e del Movimento pastori sardi, colpiti duramente dalla crisi economica capitalista.

Una regione desertificata dal punto di vista industriale e agri-colo, come emerge chiaramen-te dall’indagine che “Sardegna Solidale” ha commissionato alla Fondazione Emanuela Zancan di Padova. Lo studio “La povertà in Sardegna”, presentato a Cagliari il 12 novembre scorso, documen-ta un ulteriore peggioramento della situazione, fortemente de-nunciato dai lavoratori in marcia.

I dati. Nel 2013, la percen-tuale di popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale in Sardegna era del 31,7% (28,4% in Italia). Il numero complessivo di persone povere o a rischio di esclusione è passato da 292.188 nel 2004 a 420.659 nel 2014. In termini percentuali, le famiglie che si definiscono in difficoltà o grande difficoltà economica sono il 38,7% in regione.

La disoccupazione è a livelli al-larmanti: 17,5% nel 2013 (12,2% in Italia). A livello provinciale, la situazione più critica si riscontra nel Medio Campidano, dove tra il

2012 e il 2013 il tasso di disoccu-pazione è aumentato del 50%. Ma sono i giovani a pagare il prezzo più alto: il tasso di disoccupazio-ne giovanile in regione nel 2013 è notevolmente superiore (54,2%) alla media nazionale (40%) ed è superiore anche rispetto alla me-dia del Mezzogiorno (51,6%). Il livello è particolarmente elevato nelle province di Carbonia-Igle-sias (73,9%) e del Medio Campi-dano (64,7%). Tra il 2008 e il 2013 il tasso è fortemente aumentato: dal 36,8% al 54,2%.

Un segnale evidente delle crescenti difficoltà è dato dal nu-mero degli sfratti, soprattutto nei casi di morosità degli inquilini: il numero totale dei provvedimenti di sfratto emessi in Sardegna nel 2012 (670) è aumentato rispetto agli anni precedenti (+72% ri-spetto ai 390 del 2008).

Anche la situazione degli an-ziani è tragica. L’indice sintetico di deprivazione della popolazione anziana, calcolato come il rap-porto percentuale tra beneficiari di pensioni sociali e popolazione anziana, a livello medio regionale è pari a 9,2, a livello nazionale è 6,6: le province sarde che hanno valori sensibilmente più alti della media sono Carbonia-Iglesias, Oristano, Medio Campidano, Ca-gliari e Olbia Tempio.

21 novembre 2014. Il Berlusconi democristiano renzi bacia il presidente della Confindustria Squinzi durante il consiglio dei presidenti di Business Europe

napoli, 21 novembre 2014. sciopero dei metalmeccanici (dal sito nazionale della fIoM)

“unica”, la marcia del lavoro che si è svolta dal 14 al 17 novembre e che vede protagonisti i dipendenti di Meridiana e la partecipazione, tra gli altri, degli ope-rai del sulcis che ha toccato in quattro giorni Baronia, nuorese e sulcis

Page 4: crollo storico dell’affluenza sfiduciato il governo renzipmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n440412.pdf · governo renzi promossa dai compagni di rufina importante iniziativa dell’organizzazione

4 il bolscevico / elezioni regionali in emilia-romagna e calabria N. 44 - 4 dicembre 2014

Alle elezioni regionali dell’Emilia-Romagna e della Calabria

CRollo stoRiCo dEll’AffluEnzA sfiduCiAto il govERno REnzi

Diserzione dalle urne: 62,3% in Emilia-Romagna, 55,9% in Calabria. Delegittimati i nuovi governatori e i partiti in lista. Il PD mantiene la sua roccaforte e riconquista la Calabria. La lista Tsipras non riesce a intercettare gli elettori in uscita a sinistra del PD. Lega nord in ascesa, flop di Forza Italia e del M5S

LavorIaMo Per quaLIFICare L’aSTenSIonISMo CoMe un voTo DaTo aL PMLI e aL SoCIaLISMoCrollo storico dell’affluen-

za alle urne alle elezioni regio-nali che si sono svolte in Emilia-Romagna e Calabria domenica 23 novembre 2014. Mai l’affluenza alle urne era scesa fin qui sotto la soglia del 68%. Invece, nelle due regioni, dove complessivamen-te erano chiamati alle urne oltre 5 milioni di elettrici ed elettori, l’af-fluenza è calata addirittura al 40%.

Una vera e propria doccia fred-da per il governo del Berlusconi democristiano Renzi che è stato sonoramente sfiduciato dall’elet-torato. Anche se Renzi, con la sua impareggiabile arroganza musso-liniana, si fa beffa della volontà popolare e sostiene ad urne chiuse che l’affluenza è solo “un elemen-to secondario”. La verità è che egli sperava in un risultato assai diver-so dopo l’ubriacatura delle recenti elezioni europee che lo vedevano col vento in poppa anche sul piano elettorale. Al contrario il suo par-tito arretra pesantemente perden-do per strada nella sua roccaforte oltre 700 mila voti in pochi mesi. E’ il segno della crescente frattura fra Renzi e l’elettorato del PD, so-prattutto quello di sinistra, che se-gue la frattura con i suoi militanti. Una frattura al momento solo par-zialmente compensata dai consen-si che il premier riscuote nel “cen-tro-destra”.

Astensionismo da record

In Emilia-Romagna la diser-zione dalle urne si attesta al 62,3% del corpo elettorale, toccando il li-vello massimo mai raggiunto in tutte le regioni italiane chiamate alle urne negli ultimi anni. E’ un dato addirittura più alto di quello registrato in Calabria dove si atte-sta alla più che ragguardevole per-centuale del 55,9%.

L’Emilia-Romagna strappa il record conquistato dalla Sardegna solo pochi mesi fa sempre alle ele-zioni regionali dove si erano recati alle urne solo il 40,9% degli elet-tori.

Il risultato in Emilia-Romagna è particolarmente significativo giacché sin dal dopoguerra que-sta regione è sempre stata ai pri-mi posti nella graduatoria della partecipazione alle urne grazie al sottogoverno e soprattutto al rap-porto di cieca fiducia e sostegno incondizionato della maggioranza dell’elettorato prima col PCI revi-sionista e poi col PD e il “centro-sinistra” in genere.

Oggi questo rapporto di fiducia si è spezzato definitivamente e l’e-lettorato di sinistra in modo mas-siccio si è sentito libero di abbrac-ciare l’astensionismo (diserzione dalle urne, voto annullato o lascia-to in bianco).

Rispetto alle precedenti elezio-ni regionali del 2010, in Emilia-Romagna la diserzione raddoppia passando dal 31,9% al 62,3%. In Calabria dove la diserzione dal-le urne è ben più antica e radica-ta, l’incremento è del 15,2% pas-sando dal 40,7% al 55,9% attuale.

Per quanto riguarda la Calabria

occorre premettere che tutti i risul-tati non sono completi dal momen-to che ancora mentre scriviamo ci sono due sezioni su 2.409 da scru-tinare. Due sezioni che comunque non sono in grado di modificare di una virgola i risultati complessivi.

Il risultato dell’astensionismo è omogeneo in tutte le province an-che se incrementi maggiori si re-gistrano a Reggio Emilia (+34%), Forlì-Cesena (+31,8%) e a Mo-dena (+31,1%). In Calabria la di-serzione dalle urne sfiora il 60% a Crotone (59,2%) e Vibo Valentia (58,1%).

Astensionismo e elettorato di sinistra

Si tratta di risultati da capogi-ro. Gli astenuti non solo sono sal-damente il primo “partito” in en-trambe le regioni, ma superano di gran lunga il totale dei voti validi messi insieme dai partiti in lizza in Calabria; quasi li doppia in Emi-lia-Romagna.

Il peso degli astenuti in Emi-lia-Romagna (2.205.144 elettori) risulta ben 4 volte maggiore ri-spetto ai voti del PD che si ferma 535.109 voti. In Calabria, gli aste-nuti sono 1.100.518, con un peso ben 6 volte maggiore rispetto ai voti del PD (185.097).

E’ peraltro la componente del-la diserzione dalle urne, - ossia la scelta più palese, coraggiosa e de-cisa – a crescere massicciamente, mentre i voti nulli e le schede la-sciate in bianco sono in calo. In Emilia-Romagna le bianche sono diminuite da 20.173 a 15.327 voti; le nulle da 37.175 a 34.145 voti. In Calabria ancora i dati su nulle e bianche non sono stati conteggiati.

Una così massiccia avanzata dell’astensionismo non può che essere alimentata dalla perdita di consensi da parte di tutti i partiti della destra come della “sinistra” del regime. Ma già secondo i pri-mi studi sui flussi elettorali, come quello dell’Istituto Cattaneo sul voto a Parma, risulta che il balzo dell’astensionismo è dovuto so-stanzialmente all’apporto dell’e-lettorato di sinistra che alle elezio-ni europee, le più recenti, aveva votato PD, Movimento 5 stelle (M5S), Sel o Lista Tsipras.

L’Istituto Cattaneo calcola che il 69% degli elettori parmensi che avevano votato il M5S alle elezio-ni europee hanno deciso di aste-nersi nella presente consultazione. Poco meno della metà degli elet-tori del PD alle europee avrebbe oggi scelto di astenersi.

Le elettrici e gli elettori usano sempre più consapevolmente l’a-stensionismo come un voto vero e proprio. Un voto con cui dichiara-no la loro estraneità e il loro rifiuto dei partiti della destra e della “si-nistra” borghese, dei loro candida-ti e amministratori, delle istituzio-ni borghesi sempre più corrotte e oppressive.

L’elettorato è sempre più mo-bile. Non esistono più “zoccoli duri”, cieca fiducia, cambiali in bianco.

L’elettorato ha voluto puni-

re con l’astensionismo innanzi-tutto gli amministratori locali let-teralmente travolti dagli scandali e dalle condanne penali tanto da condurre alle dimissioni del go-vernatore dell’Emilia-Romagna Vasco Errani (PD) e alla sospen-sione del governatore della Cala-bria, il fascista mal-ripulito Giu-seppe Scopelliti (Forza Italia) e alle conseguenti elezioni antici-pate.

il voto ai neogovernatori e ai partiti che li

sostengonoI neo governatori e i partiti che

li sostengono o si siederanno in consiglio regionale risultano già in partenza fortemente delegitti-mati dall’astensionismo.

Stefano Bonaccini (PD) è sta-to eletto governatore dell’Emilia-Romagna con 615.723 voti pari ad

appena il 17,8% degli elettori che avevano diritto di voto. Il suo pre-decessore Errani di voti ne aveva presi 1.197.789 pari al 34,6%.

In Calabria, riconquistata dal “centro-sinistra”, Mario Gerardo Oliverio (PD) di voti ne ha raccol-ti 489.558 pari al 25,8% degli elet-tori. Giuseppe Scopelliti era stato eletto governatore nel 2010 con 614.584 voti pari al 32,6%.

Il PD in Emilia-Romagna per-de 322.504 voti rispetto alle re-gionali del 2010. Rispetto alle eu-ropee i voti persi sono addirittura 677.283, ossia quasi la metà dei consensi ricevuti in quella consul-tazione.

In Calabria, il PD all’apparen-za guadagna 23.016 voti rispetto alle precedenti regionali. In real-tà dal 2010 ad oggi sono sparite una marea di liste riconducibile al “centro-sinistra”. Rispetto alle più recenti elezioni europee invece perde quasi un terzo del suo elet-torato, pari a 82.711 voti.

Il M5S ha fatto flop e appare sempre più incapace di intercet-tare la protesta politica soprattutto fra l’elettorato di sinistra. Rispet-to alle europee ha perso due terzi dei propri consensi in Emilia-Ro-magna. Da 443.936 voti è passato agli attuali 159.456. Aumenta in-vece 30 mila voti rispetto alle pre-cedenti elezioni regionali 2010, ma allora era solo agli esordi elet-torali.

In Calabria il tracollo è anco-ra più vistoso perdendo addirittura i tre quarti dei consensi e passan-do da 160.828 voti nelle europee 2014 ai 38.231 attuali (-122.597 voti).

Molto ha fatto discutere la cre-scita della Lega Nord. In realtà, il dato più significativo è il nuovo equilibrio all’interno del “centro-destra” che si è realizzato in Emi-lia-Romagna con la perdita della leadership da parte di Forza Ita-lia e il sorpasso della Lega Nord che doppia il suo storico alleato. In effetti la Lega Nord ha quasi raddoppiato i suoi consensi rispet-to alle recenti europee (+117.045 voti), mentre Forza Italia è in ca-duta libera perdendo i due terzi dei propri consensi rispetto alle euro-pee (-171.473 voti) e oltre l’80% dei voti del 2010, ossia 417.630 voti. Tuttavia, nonostante si sia avvantaggiata dal crollo di Forza Italia, la Lega rispetto alle prece-denti elezioni regionali, dove ot-tenne il suo massimo storico in re-gione, ha perso un quarto del suo elettorato, pari a -55.162 voti.

Per quanto riguarda Forza Ita-lia, registra un risultato forte-mente negativo anche in Calabria dove perde 175.952 voti rispetto al 2010 e 50.698 voti rispetto alle europee 2014.

La Lista Tsipras presente con le liste L’Altra Emilia Romagna e L’Altra Calabria, non è riuscita a intercettare gli elettori in uscita a sinistra del PD. Rispetto alle ele-zioni europee dimezza in Emilia-Romagna i suoi consensi passan-do da 93.964 voti a 44.676 voti. Rispetto alle precedenti elezioni regionali, raffrontandola solo con i voti presi allora da PRC-PdCI,

di voti ne perde circa 14 mila. In Calabria, Tsipras passa da 31.524 voti ottenuti alle europee agli at-tuali 10.043. Alle regionali 2010, PRC e PdCI di voti ne avevano ottenuti 41.520. Secondo le pri-me analisi, i voti persi dalla Li-sta Tsipras sono andati soprattutto all’astensionismo.

SEL riesce a malapena a man-tenere i voti presi nel 2010.

votare per il PMli e il socialismo astenendosi

Le elettrici e gli elettori di si-nistra usano già massicciamente l’arma dell’astensionismo in netto e aperto dissenso con i partiti della “sinistra” borghese e con i governi in carica. Di questo li ringraziamo di cuore. Occorre però che vadano oltre e superino definitivamente il piano riformista e costituzionale entro cui si muovono e abbando-nino ogni illusioni parlamentarista e governista. Nelle condizioni del capitalismo e fermo restando lo Stato borghese è impossibile che i governi regionali come quelli co-munali siano in mano al popolo e al suo servizio. Perché le regioni e le città siano governate dal popolo e al servizio del popolo ci vuole il socialismo.

Noi marxisti-leninisti conti-nueremo a lavorare per far matu-rare la coscienza fra le elettrici e gli elettori di sinistra di usare l’a-stensionismo come un voto dato al PMLI e al socialismo. Ci si può astenere per motivi diversi e i più disparati, tutti legittimi e effica-ci. Ma l’astensionismo che fa più male e lascia il segno più profondo è quello espresso consapevolmen-te e apertamente come voto dato al PMLI e al socialismo. Perché è con questo voto che l’elettorato di sinistra si impegna a spendere le proprie preziose energie per l’av-vento del socialismo e per la con-quista del potere politico da parte del proletariato, che è la madre di tutte le questioni, e senza la quale non è possibile alcun cambiamen-to sostanziale.

CALABRIA - regionali 2014

CORPO ELETTORALE 1.897.729 CORPO ELETTORALE 1.887.078 CORPO ELETTORALE 1.786.728

VOTI VALIDI 781.360 VOTI VALIDI 1.028.790 VOTI VALIDI 747.917

VOTI SOLO SINDACO 15.851 VOTI SOLO SINDACO 34.738

REGIONALI 2014 REGIONALI 2010 DIFFERENZA EUROPEE 2014 DIFFERENZA

PARTITI Voti Voti Voti

ASTENUTI 1.100.518 58,0 140,8 823.550 43,6 80,1 276.968 14,4 60,7 1.038.811 58,1 138,9 61.707 -0,1 1,9

PD 185.097 9,8 23,7 162.081 8,6 15,8 23.016 1,2 7,9 267.736 15,0 35,8 -82.639 -5,2 -12,1

OLIVERIO PRESIDENTE 97.208 5,1 12,4 - - - - - - - - - - - -

FORZA ITALIA 95.979 5,1 12,3 271.581 14,4 26,4 -175.602 -9,3 -14,1 146.677 8,2 19,6 -50.698 -3,1 -7,3

CASA DELLE LIBERTA' 67.166 3,5 8,6 - - - - - - - - - - - -

DEMOCRATICI PROGRESSISTI 56.878 3,0 7,3 - - - - - - - - - - - -

NUOVO CENTRO DESTRA 47.447 2,5 6,1 - - - - - - - - - - - -

CALABRIA IN RETE 40.738 2,1 5,2 - - - - - - - - - - - -

MOVIMENTO 5 STELLE 38.231 2,0 4,9 - - - - - - 160.828 9,0 21,5 -122.597 -7,0 -16,6

LA SINISTRA 34.109 1,8 4,4 - - - - - - - - - - - -

AUTONOMIA E DIRITTI 29.297 1,5 3,7 71.945 3,8 7,0 -42.648 -2,3 -3,3 - - - - - -

CENTRO-DEMOCRATICO 26.805 1,4 3,4 - - - - - - - - - - - -

UDC 21.011 1,1 2,7 97.213 5,2 9,4 -76.202 -4,1 -6,7 85.410 4,8 11,4 -64.399 -3,7 -8,7

FRATELLI D'ITALIA-AN 19.347 1,0 2,5 - - - - - - 27.076 1,5 3,6 -7.729 -0,5 -1,1

NUOVO CDU 12.004 0,6 1,5 - - - - - - - - - - - -

L'ALTRA CALABRIA 10.043 0,5 1,3 41.520 2,2 4,0 -31.477 -1,7 -2,7 31.524 1,8 4,2 -21.481 -1,3 -2,9

SCOPPELLITI PRESIDENTE - - - 102.090 5,4 9,9 -102.090 -5,4 -9,9 - - - - - -

PRI-NUOVO PSI-UDEUR - - - 53.158 2,8 5,2 -53.158 -2,8 -5,2 - - - - - -

SOCIALISTI UNITI PSI - - - 33.000 1,7 3,2 -33.000 -1,7 -3,2 - - - - - -

LIBERTA' E AUTONOMIA NOI SUD - - - 31.345 1,7 3,0 -31.345 -1,7 -3,0 - - - - - -

PSI-SINISTRA CON VENDOLA - - - 38.106 2,0 3,7 -38.106 -2,0 -3,7 - - - - - -

ALLEANZA PER LA CALABRIA - - - 23.106 1,2 2,2 -23.106 -1,2 -2,2 - - - - - -

SLEGA LA CALABRIA - - - 21.145 1,1 2,1 -21.145 -1,1 -2,1 - - - - - -

DI PIETRO-IDV - - - 55.370 2,9 5,4 -55.370 -2,9 -5,4 7.530 0,4 1,0 -7.530 -0,4 -1,0

IO RESTO IN CALABRIA - - - 20.443 1,1 2,0 -20.443 -1,1 -2,0 - - - - - -

SCELTA CIVICA - - - 6.687 0,4 0,6 -6.687 -0,4 -0,6 10.045 0,6 1,3 -10.045 -0,6 -1,3

ALTRI - - - - - - - - - 11.091 0,6 1,5 -11.091 -0,6 -1,5

% suglielettori

% sui voti validi

% suglielettori

% sui voti

validiDiff.

Assoluta

Diff. % suglielettori

Diff. % sui

voti validi% suglielettori

% sui voti

validiDiff.

Assoluta

Diff. % suglielettori

Diff. % sui

voti validi

Elezioni regionali in Emilia-Romagna e in Calabria del 23 novembre 2014

DISerZIone DeLLe urne ProvInCIa Per ProvInCIa

Provincia diserzione 2014

diserzione 2010

diserzione differenza 2014/2010

Bologna 59,8 30,6 29,2Ferrara 62,6 31,8 30,8Forlì-Cesena 63,1 31,3 31,8Modena 60,9 29,8 31,1Parma 66,0 37,3 28,7Piacenza 63,7 36,5 27,2Ravenna 58,7 28,1 30,6Reggio Emilia 64,0 30,0 34,0Rimini 66,6 37,6 29,0EMILIA-ROMAGNA 62,3 31,9 30,4Catanzaro 55,0 38,2 16,8Cosenza 55,6 42,6 12,9Crotone 59,2 47,1 12,1Reggio Calabria 55,4 37,4 18,0Vibo Valentia 58,1 42,6 15,5CALABRIA 55,9 40,7 15,2IN COMPLESSO 60,0 35,1 25,0

Page 5: crollo storico dell’affluenza sfiduciato il governo renzipmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n440412.pdf · governo renzi promossa dai compagni di rufina importante iniziativa dell’organizzazione

N. 44 - 4 dicembre 2014 elezioni regionali in emilia-romagna / il bolscevico 5ElEzioni rEgionali Emilia-romagna

Stravince l’astensionismo. il 62,33% dell’elettorato diserta le urne

A Rimini alle urne solo il 33,45%. Crolla il PD che mantiene la Regione, la Lega cannibalizza Forza Italia, cala il M5S

SALutARe LezIone AL goveRno DeL nuovo BeRLuSConI RenzI �Dal nostro corrispondente dell’Emilia-Romagna“Tanto tuonò che alla fine

piovve”, mai proverbio fu più az-zeccato in riferimento alle elezio-ni regionali che si sono svolte in Emilia-Romagna domenica 23 no-vembre.

Anzi, più che di una piog-gia si è trattato di un uragano che ha travolto tutti i partiti borghesi in corsa per spartirsi le poltrone del consiglio regionale, comple-tamente delegittimato da un’af-fluenza mai così bassa nella storia elettorale dell’Emilia-Romagna: solo il 37,67% si è recato alle urne (non ancora disponibili i dati delle schede bianche e nulle), il prima-to va a Rimini dove solo il 33,45% dell’elettorato si è presentato ai seggi, a Parma il 34,03%, a Reg-gio Emilia il 35,99%, a Piacenza il 36,29%, a Forlì-Cesena il 36,92%, a Ferrara il 37,38%, a Modena il 38,92%, a Bologna il 40,17% e a Ravenna il 41,30%.

Una crescita dell’astensioni-smo era ampiamente prevedibile, sia per le cause che hanno porta-to alle elezioni anticipate, cioè la condanna per falso ideologi-co dell’ex Presidente della regio-ne Vasco Errani, l’inchiesta “spese pazze” che coinvolge 41 consi-glieri su 50 del precedente Consi-glio regionale (12 di questi erano pure ricandidati), ma anche per le politiche sociali, del lavoro, am-bientali, la sanità, la scuola a livel-lo regionale che hanno portato in-dietro di decenni le condizioni di vita e di lavoro delle masse popo-lari e lavoratrici, e non per l’ulti-mo la salutare lezione al gover-

no Renzi reo di procedere come uno schiacciasassi sui diritti e sul-le conquiste dei lavoratori per in-grassare i pescecani capitalisti.

Ma un risultato storico di que-ste proporzioni era impensabile.

Rispetto alle regionali del 2010 l’astensionismo è cresciuto del 30,1% e ha punito in misura mag-giore proprio il Pd che ha raccolto il 44,52% dei voti validi ma per-dendo 322.504 voti rispetto alle regionali del 2010 e 677.283 sul-le europee di quest’anno. La Lega Nord ottiene il 19,42% dei voti guadagnando 117,045 voti rispet-to alle europee, ma ne perde oltre 55mila rispetto al 2010, e non fa altro che recuperare solo in parte il tracollo di Forza Italia che ot-tiene appena l’8,4%. Il M5S pren-de il 13,3%, sempre sui voti va-lidi (aveva il 6% nel 2010, ma si era presentato solo a Bologna, e il 19,2% alle Europee). “L’altra Emilia-Romagna”, nata in conti-nuità e coerenza con l’Altra Eu-ropa con Tsipras, ha raccolto il 3,71% con 44.676 voti (la Fede-razione della sinistra ne aveva presi 58.943 nel 2010), Sel pren-de il 3,23% con poco più di mil-le voti in più, la lista Emilia-Ro-magna Civica meno di 18 mila voti (L’Idv ne prese 136.000), Ncd 2,63%, FdI 1,91%, Centro Demo-cratico 0,43%

Stefano Bonaccini è il nuovo presidente della Regione Emilia-Romagna, eletto con il 49,05%, sui voti validi (per la prima vol-ta il presidente viene eletto con meno del 50% dei voti) e con il 17,8% sul corpo elettorale, per-dendo 582.066 elettori rispetto

al suo predecessore che ne aveva presi il 34,6%.

Alan Fabbri, candidato della fascistissima e razzista Lega Nord, Forza Italia e FdI ha ottenuto il 29,85%, Giulia Gibertoni (M5S) il 13,30%, Maria Cristina Quinta-valla (L’Altra Emilia-Romagna) il 4,00%, Alessandro Rondoni (Ncd-Udc-Emilia Romagna Popolare) il 2,66% e Maurizio Mazzanti (Li-beri Cittadini) l’1,12%.

Deliranti i tweet del Berlusco-ni democristiano Renzi: “i risultati vanno molto bene al Pd, ci siamo ripresi quattro regioni del centro-destra”; “la non grande affluenza è un elemento che deve preoccupare ma che è secondario. Checché se ne dica oggi non tutti hanno per-so”, ma anche Bonaccini che dice “mi sento legittimato” con nean-che il 20% di voti degli aventi di-ritto!

Ma non è da meno l’imboni-tore Grillo che ha scritto nel suo blog che “L’astensionismo non ha

colpito il M5S”, che se ha guada-gnato il 6% rispetto alle regiona-li del 2010 ha perso il 6% rispet-to alle europee di 6 mesi fa. “Si può dire tranquillamente che con questo livello di astensionismo ha perso la democrazia”.

No Grillo, non è la democrazia ad aver perso, bensì la democra-zia borghese con le sue istituzio-ni neofasciste e antipopolari e tut-ti i suoi partiti, compreso il M5S, e il governo del Berlusconi demo-cristiano Renzi, ed ha stravinto la

linea astensionista del PMLI che trae forza da questo storico risul-tato per continuare a lavorare per qualificare l’astensionismo in sen-so marxista-leninista e tramutarlo in lotta contro il capitalismo e per il socialismo.

EMILIA-ROMAGNA - regionali 2014CORPO ELETTORALE 3.460.402 CORPO ELETTORALE 3.463.713 CORPO ELETTORALE 3.415.283VOTI VALIDI 1.201.785 VOTI VALIDI 2.109.871 VOTI VALIDI 2.308.559VOTI SOLO SINDACO 53.473 VOTI SOLO SINDACO 190.514

REGIONALI 2014 REGIONALI 2010 DIFFERENZA EUROPEE 2014 DIFFERENZA

PARTITI Voti Voti VotiASTENUTI 2.205.144 63,7 183,5 1.163.328 33,6 55,1 1.041.816 30,1 128,4 1.106.724 32,4 47,9 1.098.420 31,3 135,6 PD 535.109 15,5 44,5 857.613 24,8 40,6 -322.504 -9,3 3,9 1.212.392 35,5 52,5 -677.283 -20,0 -8,0 LEGA NORD 233.439 6,7 19,4 288.601 8,3 13,7 -55.162 -1,6 5,7 116.394 3,4 5,0 117.045 3,3 14,4 MOVIMENTO 5 STELLE 159.456 4,6 13,3 126.619 3,7 6,0 32.837 0,9 7,3 443.936 13,0 19,2 -284.480 -8,4 -5,9 FORZA ITALIA 100.478 2,9 8,4 518.108 15,0 24,6 -417.630 -12,1 -16,2 271.951 8,0 11,8 -171.473 -5,1 -3,4 L'ALTRA EMILIA ROMAGNA 44.676 1,3 3,7 58.943 1,7 2,8 -14.267 -0,4 0,9 93.964 2,8 4,1 -49.288 -1,5 -0,4 SEL 38.845 1,1 3,2 37.698 1,1 1,8 1.147 - 1,4 - - - - - - NCD-UDC-EMILIA-ROMAGNA POPOLARE 31.635 0,9 2,6 79.244 2,3 3,8 -47.609 -1,4 -1,2 59.554 1,7 2,6 -27.919 -0,8 - FRATELLI D'ITALIA-AN 23.052 0,7 1,9 - - - - - - 62.217 1,8 2,7 -39.165 -1,1 -0,8 EMILIA ROMAGNA CIVICA 17.984 0,5 1,5 - - - - - - 33.576 1,0 1,5 -15.592 -0,5 - LIBERI CITTADINI 11.864 0,3 1,0 - - - - - - - - - - - - CENTRO-DEMOCRATICO 5.247 0,2 0,4 - - - - - - - - - - - - DI PIETRO-IDV - - - 136.040 3,9 6,4 -136.040 -3,9 -6,4 8.608 0,3 0,4 -8.608 -0,3 -0,4 PARTITO PENSIONATI - - - 5.310 0,2 0,3 -5.310 -0,2 -0,3 - - - - - - LA DESTRA-AUT.PER L'EMILIA ROMAGNA - - - 1.695 - 0,1 -1.695 - -0,1 - - - - - - ALTRI - - - - - - - - - 5.967 0,2 0,3 -5.967 -0,2 -0,3

% suglielettori

% sui voti validi

% suglielettori

% sui voti

validiDiff.

Assoluta

Diff. % suglielettori

Diff. % sui

voti validi% suglielettori

% sui voti

validiDiff.

Assoluta

Diff. % suglielettori

Diff. % sui

voti validi

alfano sbugiardato sulle manganellate agli operai ast di Terni: nessuno del corteo ha aggredito la polizia

PD E Fi Salvano il manganEllaTorE DEgli oPErai Dalla SFiDucia

grave che Cgil e Fiom non abbiano chiesto le dimissioni. Hanno persino ritirato la richiesta a Renzi di scusarsiALFAno: “LAnDInI HA ContRIBuIto A RIPoRtARe LA CALMA FRA I MAnIFeStAntI”

Le manganellate date dalla polizia ai lavoratori delle Ac-ciaierie Speciali Terni (AST) il 29 ottobre scorso a Roma all’altezza di Piazza Indipen-denza hanno indotto il ministro degli Interni Alfano a dichia-rare il falso e a trasformare gli aggressori in aggrediti e vice-versa. Eppure sono unanimi le testimonianze delle vittime ri-coverate in ospedale con la te-sta spaccata e i numerosi filma-ti postati sul web e le immagini girate da una troupe televisiva della Rai presente in piazza al momento della carica dimo-strano chiaramente che l’attac-

co poliziesco contro i lavorato-ri è partito a freddo.

La mozione di sfiducia in-dividuale presentata da Sel e M5S, sostenuta anche da Lega e FdI, e discussa il 4 novem-bre alla Camera è servita solo a buttare altro fumo negli occhi dei lavoratori. Infatti era chia-ro fin dall’inizio che, per evi-tare guai al governo, PD e FI avrebbero fatto quadrato intor-no al manganellatore degli ope-rai Alfano il quale ha così avuto buon gioco nel propinare le sue infami giustificazioni sull’ope-rato delle “”forze dell’ordine” che a suo dire avrebbero cari-

cato il corteo con l’obbiettivo di fermare un eventuale blocco della stazione Termini da parte dei manifestanti, stazione che, guarda caso, si trova nella dire-zione opposta in cui si dirigeva il corteo.

“Ho visto le immagini della trasmissione di Rai3 Gazebo e non smentiscono la ricostruzio-ne dei fatti offerta da me in par-lamento” ha affermato Alfano con perfetta faccia di bronzo: “Era stato intimato l’alt, l’or-dine non è stato ascoltato dal corteo ed è seguito lo scontro tra polizia e manifestanti... Non c’è stata nessuna filiera di co-

mando che ha agito con ordi-ni precostituiti circa l’uso della forza. Respingo con forza que-sta immagine questa accusa in-giusta e umiliante nei confronti delle forze dell’ordine”. Quindi ha sentenziato Alfano “nessuno può smentire la ricostruzione dei fatti operata dalla polizia” e la versione fornita fin da subi-to alle Camere “non ha bisogno di essere riveduta né corretta”.

Tanto è bastato non solo per far rientrare i malumori interni al PD che, compatto, ha vota-to la fiducia al manganellato-re di operai Alfano: ma ha in-dotto Landini e Camusso a non

presentare alcuna richiesta di dimissioni. Tant’è che appe-na incassata la fiducia, costui ha dichiarato che “se perfino i diretti interessati, vale a dire Cgil, Fiom e sindacati di poli-zia, non hanno chiesto le mie dimissioni, vuol dire che tutto va bene” e ha dato apertamen-te il merito a Landini di aver “contribuito a portare la calma tra i manifestanti” in piazza.

La versione offerta da Alfa-no è stata però ancora una vol-ta sbugiardata da Emilio Trotti, un sindacalista della Fim-Cisl, quindi non un “incendiario an-tagonista”, presente al corteo,

secondo cui: “Non c’è stato alcun alt da parte della poli-zia... La carica è partita prima che ci avvicinassimo agli agen-ti”. Nessuno del corteo ha ag-gredito la pozia e infatti nelle immagini si vede chiaramen-te il funzionario di polizia che dà l’ordine di caricare prima ancora che vi fosse un qualsi-asi contatto tra manifestanti e forze dell’ordine e come non vi fosse alcun dubbio riguardo la direzione che aveva preso il corteo. Evidentemente si tratta-va di un ordine venuto dall’alto dal governo Renzi e dal mini-stro Alfano.

nota alle tabelleIl Bolscevico è l’unico giorna-

le che tradizionalmente pubblica accanto ai valori assoluti dei voti ottenuti da ciascun partito o lista e dall’astensionismo (diserzione dalle urne, scheda annullata o lasciata in bianco) le percentuali rapportate all’intero corpo elet-torale e non semplicemente le percentuali sui soli voti validi che risultano, specie in presenza di un’astensione così alta, gonfiate e prive di effettivo valore.

Pubblichiamo qui le tabelle riferite alla diserzione dalle urne provincia per provincia e i risultati complessivi delle elezioni regio-nali anticipate che si sono tenute

domenica 23 novembre in Emilia-Romagna e in Calabria.

In generale, i dati sono stati raf-frontati sia alle precedenti elezioni regionali del 2010, sia alle ultime elezioni europee del 2014 che sono le più recenti.

I raffronti con le precedenti elezioni regionali e anche con le politiche sono a volte molto dif-ficoltosi e possibili visto che al-cuni partiti sono scomparsi, altri si sono frammentati o accorpati, altri sono nati dopo quella data. Quando non abbiamo potuto as-segnare i voti espressi a liste pre-sentatesi alle regionali precedenti e oggi non presenti, tali voti sono

stati comunque segnalati a parte o accorpati negli “altri”.

In particolare, i voti ottenuti da Forza Italia sono stati raffron-tati con quelli ottenuti dal PDL nel passato essendo comunque FI la componente principale di quel partito.

Il Nuovo centro destra-UDC è stato raffrontato solo con i voti ot-tenuti dall’UDC nel 2010.

Le liste che fanno capo alla Lista Tsipras, ossia L’Altra Emilia Romagna e L’Altra Calabria, sono state raffrontate con la lista L’Altra Europa alle europee 2014 e ai voti ottenuti da PRC-PdCI alle regio-nali 2010.

Page 6: crollo storico dell’affluenza sfiduciato il governo renzipmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n440412.pdf · governo renzi promossa dai compagni di rufina importante iniziativa dell’organizzazione

6 il bolscevico / interni N. 44 - 4 dicembre 2014

Per isolare i razzisti e i fascisti

riqualificare le periferie casa agli occupanti

Basta con i manganelli e gli sgomberiIn questi giorni le immagini

drammatiche dei disordini scop-piati nella periferia romana, e de-gli sgomberi forzati di case oc-cupate nella periferia milanese, hanno rimesso all’ordine del gior-no il tema dell’invivibilità delle periferie urbane delle grandi città. Una situazione critica che non si è creata all’improvviso, ma che co-vava da lungo tempo e a cui è ba-stata una scintilla per esplodere in tutta la sua virulenza.

A Roma, nel quartiere degra-dato di Tor Sapienza, la scintilla è stata il tentativo di stupro denun-ciato da una donna da parte di al-cuni rumeni: decine di abitanti in-ferociti, anche sobillati e pilotati dai razzisti fascisti di Casa Pound, hanno sfogato la loro rabbia con-tro i rifugiati del locale “centro di accoglienza”, scontrandosi con la polizia e costringendo alla fine le autorità a trasferirli altrove. Il sin-daco del PD, Marino, dopo una la-titanza durata per giorni, si è deci-so ad andare nei quartieri in rivolta ma è stato duramente contestato dalla folla. Una manifestazione di 62 rioni con un corteo di protesa contro Marino e la giunta è stata effettuata il 15 novembre in città, chiaramente egemonizzata dall’ex sindaco fascista Alemanno e dai suoi scherani di Casa Pound e For-za Nuova.

Quasi contemporaneamen-te, a Milano, in quartieri come

Giambellino e Corvetto, si inten-sificavano improvvisamente gli sgomberi forzati di case popolari appartenenti all’Aler regionale e al comune e occupate da famiglie indigenti, talune anche da anni. Sgomberi effettuati con metodi brutali anche su donne e bambini dalla polizia intervenuta in forza e in assetto antisommossa, la quale non risparmiava manganellate, la-crimogeni e idranti per stroncare la resistenza delle famiglie occu-panti disperate e le manifestazioni dei giovani dei centri sociali in-tervenuti per difenderle. Al punto che una donna incinta rumena ha avuto un aborto dopo aver denun-ciato di essere stata manganellata sulla pancia da un poliziotto men-tre cercava di soccorrere una bam-bina caduta.

Da cosa nasce una tale situa-zione esplosiva nelle grandi peri-ferie urbane, che a Roma assume anche forti connotazioni razziste? La causa principale sta nel degra-do e nell’abbandono che da de-cenni caratterizzano le periferie delle grandi città, e che negli ul-timi anni è precipitata a causa del-la crisi economica e sociale, della disoccupazione crescente che get-ta nella miseria sempre più fami-glie e della mancanza di lavoro e di prospettive per i giovani.

Periferie ridotte a quartieri dormitorio, male illuminati e con scarsi trasporti pubblici; privi di

negozi perché quei pochi che c’e-rano sono costretti a chiudere uno dopo l’altro dalla crisi e dal proli-ferare dei centri commerciali; sen-za servizi per la popolazione, per i quali è costretta a recarsi in cit-tà con lunghi ed estenuanti viag-gi; senza centri ricreativi, cultu-rali e di svago, per cui i giovani non li frequentano e non li vivo-no. Quartieri pieni di sporcizia, con il poco verde pubblico invaso dai rifiuti, dove proliferano sem-pre più la prostituzione, lo spaccio e la piccola delinquenza. Perife-rie abbandonate di cui i politican-ti e i media borghesi si ricordano soltanto in occasione di elezioni, o in situazioni di emergenza come questa, per poi dimenticarsene re-golarmente subito dopo.

la trappola della guerra tra poveriÈ in questo degrado e abbando-

no che si crea, come in questi gior-ni a Roma e a Milano, il terreno favorevole al razzismo e alla xe-nofobia contro rifugiati, immigrati e Rom, additati come falsa causa dei mali che affliggono le periferie e su cui soffiano ad arte i fascisti e i leghisti, che non a caso ultima-mente hanno stretto un’alleanza politica. Una trappola in cui è fa-cile per loro far cadere la parte più arretrata delle masse di sottopro-letari e semiproletari delle perife-rie, favoriti enormemente dal riti-ro dai quartieri popolari dei partiti

della “sinistra” borghese, che or-mai, vedi il PD di Renzi, non han-no più legami con le masse popo-lari e vivono solo sui media e nei talk show.

In particolare il PD a Roma ha lasciato campo ai fascisti di Casa Pound e di Forza Nuova, che da anni scorrazzano indisturbati nei quartieri e nelle borgate, aggre-dendo studenti e giovani dei cen-tri sociali, e non a caso a Tor Sa-pienza si è assistito a un via vai di esponenti della destra fascista e leghista, come Borghezio, Ale-manno, la Meloni, per non parlare della presenza fissa dei principa-li caporioni di Casa Pound, For-za Nuova e altre formazioni fasci-ste. A Milano e in altre zone del Nord sono i leghisti a fomentare la campagna razzista e xenofoba contro migranti e i campi Rom, e ora anche ad incitare a sgombera-re le case occupate, con il caporio-ne fascioleghista Salvini che in-voca l’intervento dell’esercito e il governatore lombardo Maroni che chiede 200 sgomberi la settimana dalle case gestite dall’Aler.

Ma anche il neopodestà Pi-sapia, che capeggia la giunta co-munale milanese di “centro-sini-stra”, si muove sostanzialmente nella stessa logica, invocando il “rispetto della legalità” borghese per giustificare gli sgomberi del-le case popolari occupate gestite dal comune. Eppure a Milano, dei 90 mila alloggi popolari, di cui 61 mila dell’Aler e 29 mila del comu-ne, le case occupate “abusivamen-

te” sono solo poco più di 4 mila, mentre quelle vuote e non asse-gnate perché inagibili, cioè lascia-te andare in rovina, sono quasi 10 mila. Ci sarebbero dunque i mar-gini per trovare un alloggio alle famiglie occupanti disagiate senza metterle in mezzo alla strada con la forza.

Invece i cosiddetti “sindaci arancioni”, come Pisapia, DeMa-gistris e Marino, che tante aspetta-tive e speranze avevano suscitato nell’elettorato popolare, si stanno rivelando essere addirittura i nuo-vi poliziotti, quelli che mettono la legalità borghese e le regole del mercato davanti ai bisogni vitali delle masse. Il fatto è che sta per entrare in vigore il decreto Lupi che consentirà a Comuni e Regio-ni di mettere all’asta a prezzo di mercato le case popolari ex Iacp, e forse questo spiega il perché di questa improvvisa impennata de-gli sgomberi a Milano. Mentre Marino, pensando solo a salvarsi la poltrona traballante e a recupe-rare credibilità, va a Tor Sapienza a fare dichiarazioni equivoche che lisciano il pelo ai sentimenti raz-zisti e xenofobi ora prevalenti nel quartiere.

lottare per la casa e per città più vivibili

D’altra parte il governo Ren-zi, come i governi che l’hanno preceduto, non fa assolutamente nulla per iniziare a risolvere i gra-

vi problemi delle periferie urbane che stanno alla base delle dram-matiche vicende scoppiate in que-sti giorni. La sua unica risposta è quella poliziesca, che non fa che aggravare ulteriormente i proble-mi. Non a caso, mentre Renzi se ne sta zitto occupandosi d’altro, come ha fatto per l’alluvione di Genova, a parlare per il governo è solo Alfano, il quale fa la voce dura e proclama che “andremo avanti con gli sgomberi”.

Invece bisogna dire basta agli sgomberi e alla guerra tra pove-ri fomentata da razzisti, fascisti e leghisti, basta con i manganelli, i lacrimogeni e gli idranti, basta con l’abbandono e il degrado del-le periferie. Non a caso questi fat-ti drammatici accadono nelle pe-riferie più povere, abbandonate e degradate delle grandi città, e non nei quartieri centrali o semi peri-ferici più ricchi e serviti e nei pic-coli centri della provincia. Occor-re perciò riqualificare le periferie urbane, dare la casa agli occupanti indigenti e, come indica fra l’altro il Programma d’azione del PMLI, occorre finanziare piani comuna-li per il riuso e il risanamento di vecchi edifici, l’utilizzo delle case sfitte e la costruzione di nuove case popolari con fitti accessibili a tutti, immigrati e Rom compre-si. E occorre ristrutturare i quartie-ri-ghetto delle grandi città (come Napoli, Roma, Milano, ecc.) per ricostruire un ambiente vivibile, attrezzato di servizi e dotato di verde pubblico.

altissima adesione allo sciopero dei lavoratori

dei call center

Il 21 novembre per gli 80 mila lavoratori dei call center è stato il giorno dello sciopero nazionale del settore, il secondo dopo quello di giugno.

Altissima l’adesione allo sciopero e tantissimi i lavoratori scesi in piazza a Roma. In pre-valenza vengono dal Sud, dal-la Sicilia, dalla Calabria, dalla Sardegna, dalla Campania. Ma ci sono delegazioni anche dal Nord. Ci sono i lavoratori del-la Accenture, E-Caren di Ce-sano Boscone dove sono in 489 ad aver perso il posto di lavoro. Quelli Almaviva contact, givan-te del settore, della Gepin. Al grido “vogliamo lavoro” sono

sfilati in corteo da Piazza del-la Repubblica a Piazza del po-polo dove in serata hanno dato viva ad una “notte bianca”. Par-tecipata anche la protesta a he a Palermo dove, oltre tremila la-voratori stanno rischiando il po-sto.

I lavoratori chiedono nuo-ve regole sugli appalti, di re-cepire la normativa europea e soprattutto dire basta alle delo-calizzazioni che mettono a ri-schio migliaia di posti di lavo-ro. “Bisogna garantire il posto e le tutele in caso di cambio com-messa”, ha dichiarato Michele Azzola, segretario Slc Cgil .

Gli iscritti cisl in rivolta contro la Pensione di Bonanni

Nonostante tutti gli sforzi per mettere la sordina alla rivolta de-gli iscritti Cisl indignati per la pensione d’oro che si è “confezio-nato” il loro ex segretario generale Raffaele Bonanni (5.391,50 euro mensili nette), varie strutture peri-feriche e di categoria sono dovu-ti intervenire con comunicati e let-tere per prendere le distanze dallo stesso Bonanni per cercare di pla-care gli animi dei propri iscritti e salvare la faccia della Cisl nei luo-ghi di lavoro.

A smarcarsi da Bonanni sono la Cisl torinese che in una lettera agli iscritti chiede alla nuova segreteria di garantire i controlli necessari, in particolare il “bilancio consolida-to” e i controlli esterni. Ancor più esplicita è la Fim, il sindacato dei metalmeccanici: richiede addirit-tura che “le responsabilità perso-nali se accertate dovranno essere perseguite nelle sedi idonee da chi di competenza e sicuramente lo sa-ranno all’interno dell’organizza-zione”. Mentre la Cisl Romagna

ha scritto che le pensanti critiche a cui è esposta la Cisl in merito alla vicenda Bonanni, “oltre a genera-re un profondo sconforto, sta met-tendo sotto pressione tutti noi, diri-genti, quadri, operai e delegati”.

Si tratta comunque di una pre-sa di distanza insufficiente e reti-cente.

La verità è che i dirigenti della Cisl alla luce della scandalosa vi-cenda dello stipendio di Bonanni (vedi Il Bolscevico, n. 41) dovreb-bero andare a nascondersi, dal mo-

mento che mentre il loro segreta-rio (ma solo lui?), anno dopo anno si aumentava lo stipendio per ga-rantirsi una pensione superiore a quella dei grandi manager di Sta-to, dall’altro firmava accordi capi-tolazionisti col padronato e col go-verno, permettendo di fare tabula rasa di quei pochi diritti e conqui-ste dei lavoratori e dei pensionati ancora rimaste in piedi, da un tren-tennio di politiche sindacali coge-stionarie e filopadronali di cui la Cisl è sempre stata protagonista.

Manifestazioni contrto gli sfratti e sgomberi a Palermo e Firenze

Page 7: crollo storico dell’affluenza sfiduciato il governo renzipmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n440412.pdf · governo renzi promossa dai compagni di rufina importante iniziativa dell’organizzazione

2 il bolscevico / documento dell’UP del PMLI N. 23 - 12 giugno 2014

www.pmli.it

Sede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected]

Stam

pato

in p

ropr

io

IL PROLETARIATO AL POTEREITALIA UNITA, ROSSA E SOCIALISTA

Spazziamo via il governodel Berlusconi democristiano Renzi

LAVORO8 ORE

SCIOPERO GENERALE DI

Giù le mani dall'articolo 18 e dallo Statuto dei lavoratori

Abolizione del precariato e assunzione di tutti i precari

Rinnovo dei contratti di lavoro del Pubblico impiego

PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

Page 8: crollo storico dell’affluenza sfiduciato il governo renzipmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n440412.pdf · governo renzi promossa dai compagni di rufina importante iniziativa dell’organizzazione

8 il bolscevico / interni N. 44 - 4 dicembre 2014

Perché dite che Rizzo è un trotzkista e che Gramsci e Secchia non erano veri comunisti?

Cari compagni,volevo replicare al documento

critico su Marco Rizzo. Dal vostro punto di vista può essere anche giusto, come è giusta un’anali-si critica. Tuttavia ci sono alcuni punti che mi vedono in completo disaccordo.

Primo dei quali, se sono iscrit-to al CSP PARTITO COMUNI-STA è perché sono STALINISTA, quindi definizione di trotzkista a MARCO RIZZO non sussiste, lo dite solo voi; sono d’accordo con voi per quanto riguarda i tagli fat-ti all’intervista e filmati del PMLI di cui io comunque nutro grande rispetto, ma non è colpa di Rizzo. RIZZO ha detto che il PMLI è una formazione settaria? A dire il vero non è solo Rizzo ma anche alcuni compagni che al PMLI si sono avvicinati per poi allonta-narsene, quando si sentono dire che GRAMSCI e SECCHIA non sono veri comunisti. Sono d’ac-cordo su TOGLIATTI, anche se la politica adottata gli fu dettata proprio da STALIN per mettere fine all’ancora vivo fremito fasci-sta e alla conseguenza dell’in-terventismo americano, non per paura, ma per evitare ulteriori stragi. Di TOGLIATTI non condivi-do la politica a seguire, ma non considerare GRAMSCI e SEC-CHIA del movimento comunista italiano lo trovo un po’ grave. Una cosa che vedo contradditto-ria è che annoverate il compagno MAO alla stregua del compagno STALIN.

Il compagno MAO più tardi, dal ‘72 se non erro in poi, non fu più quello della RIVOLUZIO-NE CULTURALE, DELLA LUN-GA MARCIA, DEL LIBRETTO ROSSO, ma fu un MAO che aprì all’occidente, in particolar modo agli USA di NIXON, il peggiore dei presidenti che appoggiò le peggio dittature fasciste, vedi il CILE DI PINOCHET. E STALIN non lo avrebbe mai fatto.

Ritornando a RIZZO non è un dio è un compagno, uno che se non va bene va cambiato, perché il partito lo fanno le persone, a meno che non riteniate centinaia di persone così stupide da se-guirlo e di abboccare come se nulla fosse; io almeno non sono di queste persone.

Di RIZZO sappiamo tutto, o quasi, proprio perché sta tutto alla luce del sole, compreso il suo vitalizio, ma di quest’ultimo tema non sappiamo nulla dei dirigenti

del PMLI, perché gli introiti non vengono solo dal parlamento, compagni.

In definitiva per tutto quel-lo che ho scritto alcuni vi citano come settari. Ora con tutto il ri-spetto per l’anziano compagno GIOVANNI SCUDERI, compagni non perdiamoci in un bicchiere d’acqua a stare lì come vipere accovacciate ad aspettare che il topino si muova per attaccarlo, il problema è la tv? se vogliamo dirla tutta anche i social network di cui anche il PMLI fa abbon-dantemente uso sono strumenti BORGHESI E IMPERIALISTICI.

Buona lottaFabrizio Franceschini

Caro compagno,grazie per averci scritto e per

averci detto francamente cosa pensi del PMLI e del nostro artico-lo su Agorà e Marco Rizzo. Natu-ralmente le nostre critiche a Rizzo in quell’articolo non riguardano assolutamente i militanti del CSP Partito comunista, e questo tu lo hai ben capito visto il tono franco e rispettoso che usi nei confronti del nostro Partito e del compagno Giovanni Scuderi, ma è comun-que bene ribadirlo. Tra sinceri compagni dei vari partiti, gruppi e movimenti che si richiamano al comunismo non ci devono essere problemi a parlarsi francamente, nel supremo interesse del proleta-riato e della causa del socialismo.

Il fatto che Rizzo si proclami marxista-leninista e si richiami a Lenin e Stalin non dimostra di per sé che noi sbagliamo a definirlo un trotzkista. Non basta esaltare i grandi Maestri del proletariato in-ternazionale a parole per essere fedeli e coerenti ai loro insegna-menti, bisogna anche dimostrarlo con i fatti e con le azioni. Anche il revisionista Kautsky e i controri-voluzionari menscevichi si procla-mavano fedeli interpreti di Marx ed Engels, mentre Lenin veniva da loro tacciato di settarismo, ma poi la storia ha dimostrato chi era-no i veri e i falsi marxisti. Anche Trotzki si spacciava per il vero erede di Lenin, Krusciov esaltava Stalin quando era ancora vivo e Lin Biao alzava il Libretto rosso delle citazioni di Mao. Eppure oggi sappiamo che costoro si masche-ravano per nascondere la loro vera natura borghese e controri-voluzionaria.

Anche nel caso di Rizzo il nostro giudizio è basato sui fat-

ti, e scaturisce dal suo passato e presente politico e dalle sue posizioni ideologiche, politiche e programmatiche. Egli milita infatti inizialmente nell’organizzazione “ultrasinistra” e trotzkista Lotta Continua, dopodiché nel 1981, con un’operazione entrista tipica dei trotzkisti, entra nel PCI revi-sionista, dove vi assume rapida-mente diversi incarichi dirigenti fino alla sua liquidazione nel 1991.

Ora, nel 1981 i marxisti-lenini-sti esistevano già in Italia, il PMLI era stato fondato già da quattro anni (e quasi tutti i suoi fondato-ri erano già in campo dal 1967), ma il cripto “marxista-leninista” Rizzo non solo li ignora ma prefe-risce entrare nel PCI revisionista di Berlinguer (dopo, e non prima che questi aveva già rinnegato il socialismo e la Rivoluzione d’Ot-tobre schierandosi apertamente con la NATO, aveva fatto il “com-promesso storico” e praticato la “solidarietà nazionale” con la DC): e comunque non per condurre una battaglia da sinistra al suo in-terno, di cui non è rimasta traccia, ma per costruirsi una carriera po-litica parlamentare, in un partito che intanto con Natta e Occhetto si sta trasformando da revisioni-sta e socialdemocratico in liberale a tutti gli effetti, fino ad auto liqui-darsi nel giro di un decennio.

Rizzo e il revisionismoÈ vero che della sua militanza

nel PCI Rizzo rivendica di aver fatto riferimento alla “cosiddetta corrente filosovietica del PCI del controverso Armando Cossut-ta che, nel complesso incontro/scontro con quei prestigiosi di-rigenti “secchiani” (Alberganti, Vaia, Bera, Ricaldone, Cassinera ed altri) costituì negli anni ‘80 le fondamenta per tenere aperta la questione comunista in Italia” (dal sito di CSP, ndr). Ma come si fa a rivendicare come una medaglia di “sinistra” l’essere stati legati alla corrente filosovietica del PCI nell’era di Breznev e del socia-limperialismo sovietico? Quando il XX Congresso del PCUS e la “destalinizzazione” kruscioviana erano già avvenuti vent’anni pri-ma? Insomma, quand’è per Rizzo che il revisionismo va al potere in Unione Sovietica, se per lui c’e-ra ancora il socialismo durante il regime di Breznev, che infatti ap-poggiava?

Non a caso nel documento congressuale di fondazione del Partito comunista si afferma che “la storia del primo Stato socia-lista terminerà nel 1991 con la restaurazione del capitalismo”. Ciò significa che, ammesso che esista davvero, non c’è autocritica che tenga se ancora oggi Rizzo continua ad essere ambiguo sulla restaurazione del capitalismo in URSS, postdatandola addirittura al 1991, quindi considerando an-cora socialista, sia pure in fase morente, lo Stato governato dal rinnegato Gorbaciov. Anche que-sta ambiguità, che mentre da una parte esalta l’Unione Sovietica di Stalin, dall’altra cerca di conciliar-la con L’URSS revisionista e so-cialimperialista di Krusciov e dei suoi successori, è una manifesta-zione tipica di trotzkismo.

In ogni caso Rizzo non solo re-sta nel PCI revisionista e liberale fino al suo auto scioglimento, ma è tra i fondatori del PRC trotzki-sta, che si propone di “rifondare” anch’esso il comunismo su basi più “moderne”, ossia di rifonda-re un partito neorevisionista per perpetuare quell’inganno durato 70 anni che è stato il PCI revisio-

nista di Gramsci, Togliatti, Berlin-guer e Occhetto. Nel 1998 lascia Rifondazione trotzkista per aderi-re al PdCI di Cossutta e Diliberto, nato da una scissione a destra del PRC appositamente per salvare il governo Prodi, dunque continua a restare con tutti e due i piedi den-tro il neorevisionismo, e per di più nella sua frazione di destra, quel-la che sosterrà poi a spada trat-ta la partecipazione del governo D’Alema alla guerra imperialista della Nato nei Balcani e il secon-do governo Prodi. E in un ruolo di tutto rilievo, tanto che è stato coordinatore della Segreteria na-zionale del PdCI fino al 2004, pre-sidente del gruppo parlamentare dal 2001, e parlamentare europeo dal 2004, scippando tra l’altro il posto a Cossutta.

Rizzo non è credibile e affidabile

Insomma, quasi trent’anni di carriera politica borghese tutta vis-suta all’insegna del revisionismo, del riformismo e del parlamenta-rismo finché, all’improvviso, nel 2009, dopo essere stato espulso dal PdCI, si proclama marxista-leninista, fonda Comunisti sinistra popolare (che nel 2012 parteci-pa alle amministrative) e infine, all’inizio di quest’anno, fonda il Partito comunista. Un partito che però nel suo programma non si propone la rivoluzione socialista e la dittatura del proletariato, ma l’attuazione della Costituzione de-mocratica borghese e anticomu-nista del 1948 e la via elettorale e parlamentare al raggiungimento di una “democrazia per tutti”, quin-di anche per i borghesi e i padro-ni. In altre parole non si propone l’abbattimento del sistema capita-lista bensì la sua riforma in senso “democratico” e “popolare”.

Insomma, per noi Rizzo non è né credibile né affidabile, perché non solo non ha fatto una seria e profonda autocritica del suo pas-sato revisionista, ma continua a richiamarsi ostentatamente al PCI revisionista, pur proclamandosi marxista-leninista, il che fa appa-rire la sua improvvisa conversione dal revisionismo e neorevisioni-smo al marxismo-leninismo più un fatto formale che reale. Altrimenti, prima di cercare di occupare lo spazio che i veri marxisti-leninisti presidiano dal 1977, per non par-lare del decennio precedente di fase preparatoria, avrebbe dovu-to confrontarsi francamente col PMLI nell’interesse del proleta-riato italiano, invece di liquidarci spocchiosamente e senza prove a Agorà come una “piccola setta” e degli “ammaestrati”.

Lo dimostra anche la risposta sciocca e derisoria con cui, prima ancora della fondazione del Parti-to comunista, il Fronte della Gio-ventù comunista diretto da Ales-sandro Mustillo replicò su “Senza tregua” a una nostra franca e cir-costanziata critica, pubblicata sul n. 46/2013 de “Il Bolscevico”, in cui chiedevamo conto del perché prima della sua fondazione non si fossero confrontati col PMLI e perché continuassero ad ispirarsi al PCI revisionista pur definendo-si marxisti-leninisti. Chi è allora il settario, Rizzo o il PMLI? Le no-stre critiche a Rizzo non sono per partito preso, ma perché non vo-gliamo che si crei un’altra trappola revisionista e trotzkista per imbro-gliare i sinceri comunisti come te e ingabbiarli nel pantano del ri-formismo, dell’elettoralismo e del

parlamentarismo. Comunque non abbiamo difficoltà a mettere a di-sposizione di Rizzo le pagine de “Il Bolscevico” per dargli la possi-bilità di confutare le nostre accuse su di lui.

Occorre un serio bilancio critico e

autocritico Se oggi il proletariato italiano

ha solo una coscienza di classe in sé ed ha perso la coscienza di classe per sé, e deve essere rie-ducato a riacquistare il suo ruolo di classe dirigente rivoluzionaria a cui spetta il potere politico, ad aver di nuovo fiducia nel marxi-smo-leninismo-pensiero di Mao e nel socialismo, la colpa è del lungo processo di deideologiz-zazione, decomunistizzazione e socialdemocratizzazione dei diri-genti revisionisti del PCI e dei loro successori. E per questo occorre che il proletariato faccia un bilan-cio critico e autocritico della storia del movimento operaio e del PCI, prendendo coscienza dell’ingan-no storico che è stato effettuato ai suoi danni, fino a portarlo allo stato attuale. Su questo pensia-mo sarai d’accordo.

Ma non si può arrestare que-sto bilancio solo fino a Togliatti, come fa Rizzo, anzi solo fino al Togliatti dell’VIII Congresso del 1956, quello della “via italiana al socialismo”, per individuare le ra-dici del grande inganno del revi-sionismo ai danni del proletariato italiano.

No, Stalin non ha “dettato” af-fatto la politica a Togliatti. Gli ha dato solo dei consigli tattici per arrivare a liquidare la dittatura fa-scista di Mussolini. Quel volpone invece li trasformò in linea strate-gica per infognare il proletariato nel capitalismo e nel sottometterlo alla borghesia.

Occorre andare a fondo e in-dietro nel tempo per fare un bilan-cio di classe critico e autocritico, altrimenti si continua a credere alle svolte improvvise e cadute dal cielo, mentre il revisionismo è un processo più lungo e gradua-le che, come ci insegna Mao, è sempre presente come corren-te della borghesia all’interno del Partito del proletariato e dello Sta-to socialista: e va combattuto in-cessantemente, altrimenti riesce a prendere il sopravvento, come è successo in Unione sovietica e in Cina.

Per questo ti invitiamo a riflet-tere sul fatto che il PCI non è mai stato un vero partito marxista-leninista fin dalla sua fondazio-ne nel 1921: a cominciare dalla direzione settaria e opportunista di “sinistra” di Bordiga, e subito dopo da quella opportunista di destra e revisionista di Gramsci nel ‘24, seguita poi da quella di Togliatti. In sintesi l’anima revisio-nista di Gramsci va cercata nelle sue teorie liberal-riformiste che sostituivano la costruzione dei Consigli operai a quella del parti-to marxista-leninista, il concetto di “blocco storico” a quello di lotta di classe, il concetto di “egemonia” (non come la concepiva Lenin) a quello della dittatura del prole-tariato, e il concetto di “guerra di posizione” a quello di insurrezione rivoluzionaria per il socialismo. E sono queste sue teorizzazioni che posero per prime le fondamenta revisioniste del PCI, poi riprese e sviluppate da Togliatti nel dopo-guerra con la “via italiana al socia-

lismo”, che a sua volta ha portato alla terza fase storica del PCI, quella della “svolta” liberale e del-la sua liquidazione. Se Gramsci fosse stato un vero comunista come mai settori della borghesia e del trotzkismo lo considerano ancora adesso uno dei loro punti di riferimento, in Italia e all’estero?

Svolgere tutto il filo nero del revisionismo

Finché c’erano Lenin, Stalin, la III Internazionale e Mao, quest’a-nima revisionista della direzione del PCI veniva combattuta ed era costretta a camuffarsi e re-stare al coperto. Il revisionismo di destra di Gramsci fu capito e isolato di fatto dalla direzione del movimento comunista internazio-nale guidato da Stalin. Lo stesso Togliatti dovette a lungo rimanere coperto all’ombra di Stalin, prefe-rendo portare avanti le sue trame dietro le quinte. Per poi uscire più allo scoperto solo dopo la svolta di Salerno, e soprattutto dopo la morte di Stalin, con l’VIII Con-gresso del 1956, tenutosi non a caso subito dopo il XX Congresso del PCUS. Secchia rappresenta solo una variante trotzkista e di “sinistra” del revisionismo togliat-tiano, tutta interna al PCI, e non ha mai rappresentato una reale alternativa marxista-leninista alla direzione opportunista di destra di quel partito. Nemmeno lui voleva la rivoluzione socialista.

Se non si individua questo uni-co filo nero che lega tutta la storia del gruppo dirigente del PCI non si riesce a capire come siamo arrivati all’attuale situazione, e soprattutto si rischia di ricadere continuamente nello stesso in-ganno. Non a caso, secondo noi, Rizzo è volutamente reticente e ambiguo sulla critica della storia del PCI, e ne salva tutta la prima e seconda fase (fino all’VIII Con-gresso), perché sono quelle che più si prestano a confondere mar-xismo-leninismo e revisionismo, creando una zona grigia in cui lui può sguazzare recitando due parti in commedia: quella del ri-formista, da esibire nei salotti tele-visivi, sia Rai sia Mediaset, in cui viene spesso e volentieri invitato (al contrario di noi, lo ammetterai compagno, e ci sarà pure una ra-gione); e quella marxista-leninista e perfino stalinista, da mostrare di fronte ai sinceri comunisti.

Il fatto stesso che Rizzo esclu-da Mao tra i grandi Maestri del proletariato internazionale la dice lunga sulla sua reale adesione al marxismo-leninismo, che oggi non si può separare dal pensiero di Mao, in quanto lo mutilerebbe di tutto il fondamentale sviluppo storico della lotta contro il revi-sionismo moderno e della conti-nuazione della rivoluzione nei pa-esi socialisti. Non è un caso che Rizzo non abbia mai appoggiato la Grande Rivoluzione Cultura-le Proletaria in Cina e la lotta di Mao contro la cricca revisionista di Krusciov.

Non fermarsi alla superficie dei

problemiA questo proposito ti invitiamo

anche a non fermarti alla superfi-cie del problema sulla questione

11

1211-14

CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONIE DEGLI SCIOPERI

CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONIE DEGLI SCIOPERI

DICEMBREFp-Cisl, Cisl-Scuola, Cisl-Medici, Fns-Cisl, Fir-Cisl, Cisl-Università Afam - Sciopero nazionale del Comparto

Pubblico Impiego per l’intera giornata o turno di lavoro

Gilda-Unams - Sciopero del personale dei Comparti Scuola, Università, Ricerca e Afam

CGIL e UIL- Sciopero Generale con Manifestazioni a livello territoriale contro la Legge di Stabilità e il Jobs Act, coinvolti settori pubblici e privatiSciopero di 24 ore dei dipendenti SOC. Trenitalia DIV CARGO

della sezione Trasporto Merci e dei dipendenti delle società del Trasporto Ferroviario della compagnia F SI, NTV, Trenord SEGUE IN 9ª ➫

Page 9: crollo storico dell’affluenza sfiduciato il governo renzipmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n440412.pdf · governo renzi promossa dai compagni di rufina importante iniziativa dell’organizzazione

N. 44 - 4 dicembre 2014 interni / il bolscevico 9

Sciopero sociale e classe operaiaAbbiamo letto l’arti-

colo de Il Bolscevico sul grande sciopero sociale che, assieme a quello del-la FIOM, ha scosso tutto il Paese, ed anche le con-siderazioni critiche del Partito.

L’analisi politica del nostro Partito è giusta compagni, la classe ope-raia può anche essere mi-noritaria in Italia (anche se poi così non è visto che il proletariato è ancora nu-mericamente forte e che tra i precari e i disoccupati ci sono operai ed ex ope-rai che ricercano lavoro

come operai) ma rimane pur sempre la classe rivo-luzionaria d’avanguardia, per il posto che ricopre nel sistema produttivo, come ci insegnano i Ma-estri e il PMLI.

Lo sciopero sociale ha sicuramente avuto il me-rito di chiamare alla mo-bilitazione i precari e gli strati della piccola bor-ghesia (studenti, inse-gnanti, lavoratori autono-mi) ma nulla può negare il fatto che solo lo scio-pero generale dei lavora-tori, con il blocco delle produzioni nelle fabbri-

che e nelle campagne da parte di operai e lavorato-ri agricoli, ha la capacità di mettere in crisi i gover-ni espressione del potere borghese. Con lo sciopero generale dei lavoratori e quindi con il blocco della produzione si colpiscono i capitalisti in quello che è il loro massimo interes-se e unico scopo di vita, il profitto che deriva dal-lo sfruttamento del lavoro salariato.

Perciò riteniamo ne-cessarie e sacrosante le critiche ai dirigenti dei “sindacati di base” che a

causa della loro influenza anarchica e spontaneista sono facilitati a sbandare su posizioni che minano l’unità della lotta di classe e l’egemonia del proleta-riato in questa lotta.

Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

Da un Rapporto inter-no dell’Organizzazione di Viggiù del PMLI

Vergognosa sentenza

La CaSSaziONe GRazia iL maGNate SVizzeRO SChmidheiNy

Nessuna condanna per la strage di Eternit: tremila morti e 800 malati. Cancellati pure i risarcimenti ai familiari delle vittime

Ha suscitato indignazione la sentenza con cui la Cassazione ha annullato, per intervenuta pre-scrizione del reato di disastro am-bientale, la condanna inflitta dal-la Corte d’Appello di Torino nei confronti dell’ex proprietario del-la Eternit di Casale Monferrato, il magnate svizzero Schmidheiny. Con lo stesso provvedimento è stato anche, conseguentemen-te, dichiarato non dovuto il risar-cimento, già disposto dalla Cor-te d’Appello di Torino a carico di Eternit, di 20 milioni di euro a fa-vore della Regione Piemonte e di 30 milioni e 900.000 euro a favore del Comune di Casale Monferrato.

Il sindaco di Casale ha procla-mato, in segno di protesta contro questa mostruosa decisione giudi-

ziaria, il lutto cittadino come segno di solidarietà verso le migliaia di morti la cui memoria è stata oltrag-giata da questa sentenza.

Infatti alla luce delle tremila per-sone che finora sono morte a causa dell’amianto nell’area della cittadi-na piemontese - e di quelle altre che moriranno in quanto, secondo auto-revoli studi, il picco dei decessi si avrà attorno al 2025 - la percezio-ne diffusa è quella che si è trattato in realtà, più che un generico danno all’ambiente, di una vera e propria strage perpetrata dalla dirigenza di Eternit, la quale era a conoscen-za della pericolosità dell’amianto, e ciononostante ha esposto i suoi operai e tutta la cittadina piemonte-se al rischio che le sue polveri ve-nissero respirate, con gli esiti ormai

ben noti.La protesta contro la sentenza

assolutoria è stata talmente ampia da costringere la Cassazione a fare, fatto più unico che raro, un comu-nicato stampa in cui si precisa che l’oggetto del processo era esclusi-vamente l’esistenza o meno del re-ato di disastro ambientale che, so-stiene la Corte, è cessato nel 1986 con la chiusura dello stabilimento: “oggetto del giudizio - è costretta a precisare quasi per giustificarsi la Cassazione - non erano quindi sin-goli episodi di morti e patologie so-pravvenute, dei quali la Corte non si è occupata”. Tale interpretazio-ne della normativa però smentisce quanto a suo tempo aveva scritto la Corte d’appello di Torino nelle mo-tivazioni della sentenza di condan-

na alla pena di 18 anni di reclusio-ne nei confronti di Schmidheiny, la quale, nel rilevare che la consuma-zione del reato di disastro ambien-tale fosse tuttora in atto e lo sarebbe stata ancora per molto tempo, affer-mava che “i reati in nessun modo si possono affermare prescritti”.

La Cassazione, in parole po-vere, ha vanificato in modo prete-stuoso e cavilloso la lotta di un’in-tera collettività, quella di Casale, e anche il grande sforzo intrapreso dai suoi avvocati e dai pm piemon-tesi che iniziarono il processo nel 2009 dinanzi al Tribunale di Tori-no, il quale condannava nel 2012 l’ex presidente del cda, il magna-te svizzero Stephan Schmidheiny, e l’ex direttore dello stabilimento piemontese, il barone belga Lou-

is de Cartier de Marchienne, a 16 anni di reclusione per disastro am-bientale doloso permanente e per omissione volontaria di cautele antinfortunistiche, ritenendoli re-sponsabili di avere contribuito in modo determinante alla morte per mesotelioma di oltre tremila per-sone nell’arco di decenni. La Cor-te d’Appello di Torino poi nel 2013 inasprì ulteriormente la pena portandola a 18 anni. Nel frattem-po però De Cartier è morto nel 2013 a 92 anni e l’unico imputato la cui posizione è giunta fino alla Cassazione era rimasto il sessanta-settenne svizzero, uno degli uomi-ni più ricchi d’Europa, che ha rice-vuto come regalo dalla Cassazione italiana sia la cancellazione della condanna penale sia la vanifica-

zione di ogni risarcimento, fatto quest’ultimo che certamente farà contenti anche gli eredi di de Car-tier de Marchienne.

Ma la Procura della Repubbli-ca di Torino pochi giorni dopo il deposito della sentenza della Cas-sazione ha chiuso formalmente l’inchiesta Eternit bis in cui è in-dagato Stephan Schmidheiny con l’accusa, stavolta, di omicidio vo-lontario continuato nei confronti di 256 ex operai dell’Eternit e loro familiari, la cui morte è, secondo la pubblica accusa, con ogni evi-denza e al di là di ogni dubbio ri-conducibile all’amianto della scia-gurata fabbrica della morte, e con la speranza che anche questa volta non si metta di mezzo la Cassazio-ne a negare la giustizia.

della “apertura” di Mao agli Usa quando Nixon fu invitato in Cina. Già Lenin e Stalin avevano inse-gnato che i rapporti diplomatici ed economici tra Stati socialisti e Stati capitalisti vanno considerati distinti dai rapporti internazionali-sti tra i partiti comunisti e i prole-tariati dei medesimi paesi. Ti ricor-diamo infatti che l’8 febbraio 1924 il governo di Mussolini riconobbe e stabilì relazioni diplomatiche con l’URSS di Stalin, preceduto solo di sei giorni, tra le grandi po-tenze capitalistiche, dal governo della Gran Bretagna. Cosa avreb-be dovuto fare Stalin, rifiutare il ri-conoscimento che di fatto rompe-va l’isolamento a cui l’URSS era sottoposta dai paesi capitalistici? Ciò impedì forse che l’URSS con-tinuasse ad aiutare la lotta antifa-scista in Italia e in tutta Europa? Lo stesso vale per la Cina di Mao, per la quale la venuta a Canossa del capofila dell’imperialismo rap-presentò una grande vittoria stori-ca, perché segnò la fine della po-litica americana delle “due Cine”, restituendo alla Cina il legittimo seggio al Consiglio di sicurezza dell’Onu usurpato fino ad allora dal governo fantoccio di Taiwan.

Non si può minimamente dubi-tare dell’antimperialismo di Mao, in particolare di quello america-no. Basta andarsi a rileggere la sua dichiarazione del 20 maggio 1970 dal titolo “Popoli di tutto il mondo, unitevi per sconfiggere gli aggressori americani e tutti i loro lacché”. Essa contiene, tra l’altro, un attacco personale a Nixon, con queste parole: “Le atrocità fasciste di Nixon hanno acceso le fiamme ardenti del movimento rivoluzionario di massa negli Stati Uniti... L’amministrazione Nixon è dilaniata da difficoltà interne ed esterne: nel paese regna il caos più completo, e nel mondo essa è estremamente isolata”.

Riguardo agli introiti dei diri-genti del PMLI, caro compagno, essi non sono stipendiati dal Par-tito, e a parte i disoccupati e gli studenti, hanno tutti una loro pro-fessione o sono pensionati quindi vivono esclusivamente in base al loro salario o pensione. Ciò è solo una realtà, non un bene, in quan-to ci sarebbe un gran bisogno di rivoluzionari di professione per lo sviluppo del nostro amato Partito, che invece come certo saprai è estremamente povero, tanto da essere stato costretto a sospen-dere la pubblicazione cartacea de “Il Bolscevico”.

Tu dici che “il PMLI fa abbon-dantemente uso dei socialnet-

work che sono strumenti borghesi e imperialistici”, in realtà non è così. Il nostro Partito ha solo il sito www.pmli.it, il resto non ci appar-tiene, è di elementi e gruppi sco-nosciuti che si spacciano come PMLI. Comunque, se ne avessi-mo le forze potremmo benissimo e senza problemi utilizzare an-che i socialnetwork, privilegian-do però sempre il megafono alla tastiera. Non ci si sporca certo le mani se usiamo pure gli strumenti ideati e prodotti dalla borghesia e dagli imperialisti, se essi servono al proletariato, alla lotta di classe e alla causa del socialismo.

Pensi veramente anche tu che siamo settari? Perché lo dicono certi elementi arrivisti e opportu-nisti espulsi dal PMLI e comprati da Rizzo? Ti sembra che possa essere una prova credibile?

Tutta la storia del nostro Parti-to dimostra che non siamo delle “vipere accovacciate ad aspetta-re che il topino si muova per at-taccarlo”. Facciamo solo il nostro dovere rivoluzionario e marxista-leninista come hanno fatto e ci hanno insegnato Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao, quello di de-nunciare i riformisti e i revisionisti di destra e di “sinistra” che cor-rompono la coscienza di classe del proletariato, che minano la lot-ta di classe contro il capitalismo e per il socialismo.

Speriamo di essere riusciti al-meno in parte a rispondere con altrettanta franchezza alle tue franche domande, come si usa tra compagni che al di là di alcune differenze di posizione e di punti

di vista hanno a cuore la causa comune del proletariato e del so-cialismo. Da parte nostra ti fac-ciamo i nostri più calorosi saluti marxisti-leninisti e siamo pronti a continuare ed approfondire il dia-

logo iniziato con te su questi e su ogni altro tema che riterrai utile.

Buona lotta, che sia marxista-leninista.

Nella foto lo striscione degli operai Trw-Italia di Livorno esposto lungo un viale molto transitato della città riportante la parola d’ordine del PMLI “Gli operai in lotta non si manganellano”. Alle lavoratrici e ai lavoratori Trw in lotta contro la chiusura dello stabilimento di Livorno, qualche settimana fa è stata consegnata la solidarietà militante del PMLI con allegato il volantino sulle manganellate della polizia di Renzi agli operai di Terni che ha come titolo lo slogan riprodotto nello striscione. In quella occasione fu consegnata anche una copia del numero 40/2014 de “Il Bolscevico” che gli operai apprezzarono molto e che non avendolo mai letto se lo passarono di mano in mano con positiva curiosità.Un piccolo ma importante esempio di come la classe operaia possa far sue la linea e le parole d’ordine giuste del PMLI. (foto Il Bolscevico)

➫ DALLA 8ª

Milano, 25 Aprile 2014. Il PMLI partecipa alla mani-festazione per il 69° anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Col megafono il compagno Alessandro Frezza (foto Il Bolscevico)

Page 10: crollo storico dell’affluenza sfiduciato il governo renzipmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n440412.pdf · governo renzi promossa dai compagni di rufina importante iniziativa dell’organizzazione

CAP. 1 : ASSUMERE TUTTI I DOCENTI di cui la Buona Scuola ha bisogno ➙ LO SPOT: “un piano straordinario di assunzione di quasi 150.000 precari a settembre 2015”

CHI VIENE STA-BILIZZATO

➙ i precari di SERIE A

148.100 Precari: (quelli di SERIE A) • precari storici delle Graduatorie ad Esaurimento: GAE (140.600) • vincitori e idonei dell’ultimo concorso a cattedre (1.200+6.300) ➜ in parte sono stabilizzazioni e non assunzioni: sono già assunti e pagati

come precari ogni anno scolastico per le supplenze annuali (“insegnanti di cui lo Stato ha bisogno stabilmente” pag.12)

➜ lo obbliga “l’infrazione della direttiva europea 1990/70/CE” (pag. 36) che impone allo Stato Italiano di assumere a tempo indeterminato chi lavora con contratto precario da almeno 3 anni

COSA FARANNO I NEOASSUNTI

➙ insegnanti o tappabuchi?

➙ DUE DESTINI POSSIBILI:A)- GLI INSEGNANTI: “in 50.000 saranno assunti sulle cattedre attualmente

scoperte (intere o formate da spezzoni)” (pag. 22) B)- I TAPPABUCHI: (gli altri 100.000!!)

• copriranno le supplenze brevi (inferiori ad un anno) • “svolgeranno compiti legati all’autonomia e all’ampliamento dell’offerta

formativa: insegnamenti extracurricolari, predisposizione di contenuti innovativi per la didattica (?), progettualità di vario tipo, affiancamento dei tirocinanti” (pag.24)

• renderanno possibile il tempo pieno

I REQUISITI PER ESSERE AS-

SUNTI

1)- DISPONIBILITA’ GEOGRAFICA: “essere disponibili ad essere assunti in una provincia diversa della stessa regione o di una regione diversa da quella di appartenenza” (pag.27)

2)-Essere disponibili ad insegnare materie diverse dalla propria classe di concorso: le cosiddette “MATERIE AFFINI” (pag.27)

CHI E’ ESCLUSO

DALL’ASSUN- ZIONE

➙ i precari di

SERIE B e

SERIE Z

I)- PRECARI DELLA 2a FASCIA: (100.000) ➙ Precari di SERIE B • PAS e TFA, abilitati dopo il 2011, con un percorso molto impegnativo

simile alla SISSE (ma di 1 anno), con molti esami, lezioni all’università e tirocinio nelle scuole (i TFA) e rette salate

• non inseriti però nelle GAE come gli abilitati SISSE • in gran parte con molti anni di servizio alle spalle➜ NON saranno assunti, ma potranno partecipare al prossimo concorso a

cattedra (nel 2015), dove però ci sono 40.000 posti per 200.000 aspiran-ti, per cui in 160.000 resteranno fuori

➜ potranno insegnare le “poche supplenze brevi rimaste scoperte” (pag.25): dopo le nuove assunzioni avranno scarsissime possibilità di lavorare anche da precari, dopo anni di insegnamento

II)- PRECARI DELLA 3a FASCIA: (154.000) ➙ Precari di SERIE Z • laureati non abilitati • in 54.000 hanno più di un anno di supplenza alle spalle • insegnanti di cui la scuola ha avuto bisogno in questi anni (e di cui

avrebbe bisogno anche adesso) ➜ NON potranno più insegnare, neanche da precari e nemmeno se man-

cassero insegnanti della loro classe di concorso➜ ESPULSI DALL’INSEGNAMENTO (la loro Graduatoria viene abolita)

dato che “hanno avuto occasione di abilitarsi negli ultimi anni” e “più della metà di loro hanno insegnato meno di un anno”, per cui “non possono essere nemmeno considerati dei precari” (pag.25) ➙ Tutti rottamati!

IL NUOVO CON-CORSO

(pag 29-32)

• Bandito nel 2015 per il triennio 2016-2019 • 40.000 posti (13.000 l’anno: a coprire il normale turn-over) • Per i soli abilitati (PAS, TFA, etc) e i laureati prima del 2003 — 200.000

persone per 40.000 posti • unica modalità di accesso all’insegnamento (abolite le graduatorie) ➜ “permetterà di selezionare una massa critica di giovani, preparati, sinto-

nizzati sul mondo globale di oggi, che hanno scelto l’insegnamento e la scuola non per il posto fisso, o perché lo vedono come un lavoro meglio di tanti altri, ma perché credono nel valore della formazione..” (pag. 29) ➙ l’opposto dei Docenti Attuali secondo il Piano Scuola di Renzi

COSTI E

RISPARMI

(pag.35)

1 COSTI: “il più grande investimento nella scuola degli ultimi 20 anni” • 3 Miliardi di euro per assumere i quasi 150.000 precari • in 10 anni il costo sa-lirà a 4 Miliardi (per gli scatti di merito) 1 RISPARMI: in realtà è una riforma a costo zero!! • “300-350 milioni di euro dalle supplenze brevi” (pag.33) • i veri risparmi a regime ci saranno con la “meritocrazia”: blocco stipendi fino al 2018 + eliminazione scatti d’anzianità (vd. CAP.2) • dal Sole 24 Ore (29 set): risparmi da tagli a ATA (500 milioni) e Università (400 milioni) e dalla scuola stessa (commissari esterni)

IN CONCLU-SIONE:

COSE’ QUESTA ASSUNZIONE DI

MASSA?

I)- Si stabilizzano solo una parte dei precari che lavorano da anni nella scuo-la (precari in GAE+ vincitori e idonei del concorso) • un atto dovuto per la sentenza europea, spacciato come assunzione • la maggioranza farà da tappabuchi con mansioni diverse dall’ insegna-

mento della propria materia, anche in regioni diverse dalla propria • la copertura sarà data da tagli al mondo dell’istruzione

II)- Si espellono centinaia di migliaia di precari dal mondo della scuola: • gli abilitati, che potranno fare il concorso 2015: 196.400 persone per

40.000 posti, assegnati nel 2016-2019 ➙ in 156.000 resteranno fuori a contendersi le briciole delle supplenze

• i non abilitati (150.000) esclusi del tutto dall’insegnamento ➙ moltissimi degli esclusi lavoravano da anni nella scuola e ci sarebbe ancora un estremo bisogno di loro

CAP. 2 : FORMAZIONE E CARRIERA nella Buona Scuola “Le nuove opportunità per tutti i docenti”

➙ ovvero “MERITOCRAZIA” e STIPENDI degli insegnanti secondo La Buona Scuola di Renzi

BLOCCO DEGLI STIPENDI FINO

A FINE 2018

PREMESSA: gli stipendi della Scuola sono già bloccati dal 2009 dalla legge Tremonti (Lg 122/2010) e dalla proroga del Governo Letta (DPR 122/2013) IL BLOCCO FINO AL 2018: il piano Scuola prevede che “non saranno attribu-iti scatti negli anni 2015-2018 (fino alla fine del 2018)” (pag. 55) • altri 4 anni di blocco: si arriva a 9 anni consecutivi!! • una perdita media di 12.000 euro netti (16.000 lordi) di mancati aumenti per

Insegnanti e ATA [fonte: Orizzonte Scuola] I RISPARMI: il blocco “permetterà di recuperare le risorse, prima destinate alla progressione di carriera, utilizzabili anche per il MOF: il fondo di migliora-mento dell’offerta formativa che finanzia i progetti” (pag.57)

ELIMINAZIONE DEGLI SCATTI DI ANZIANITA’

ABOLITI GLI SCATTI DI ANZIANITÀ DESTINATI A TUTTI, dal settembre 2015 ➙ sostituiti da meccanismi meritocratici, perché: • “non è concepibile una carriera scolastica in cui si cresce solo perché si

invecchia” (pag. 8) ➙ Nota bene: gli scatti d’anzianità li hanno in tutte le altre categorie e gli insegnanti in tutta Europa

• “dobbiamo far uscire i docenti dal grigiore dei trattamenti indifferenziati”: “non vanno più considerati come una massa indistinta, ma come persone e come professionisti” (pag. 48)

Resteranno solo per coloro che sono arrivati al 33-esimo anno di servizio e a cui mancano meno di 3 anni al pensionamento (pag.56) ➙ per tutti gli altri dal settembre 2015 si passerà al nuovo sistema

LO STIPENDIO CON LA

MERITOCRAZIA

LO STIPENDIO DI UN INSEGNANTE: sarà formato da 1. STIPENDIO BASE (quello all’assunzione) 2. una quota strutturale data dagli SCATTI DI COMPETENZA erogati ogni

3 anni, ma solo al 66% degli insegnanti: quelli “meritevoli”, selezionati in ogni scuola➙ ai non meritevoli (il 34% per scuola) nessun aumento stipendiale:

stipendio base a vita; saranno spinti alla “mobilità orizzontale” verso scuole con insegnanti meno meritevoli (pag.58)

➙ i meritevoli saranno decisi ogni 3 anni dal Nucleo di Valutazione inter-na di ogni scuola cui faranno parte il dirigente, un membro esterno, i docenti mentor e altri (pag.52)

➙ tra i più meritevoli il Nucleo di Valutazione Interno sceglierà i Docenti Mentor con stipendio ancora maggiore e funzioni legate a Valutazione, Formazione, Tirocinio, supporto al Dirigente (pag.57) , ogni insegnante sarà giudicato sulla base di un portfolio che “potrà dimostrare quanto vale”, dove saranno indicati: • crediti didattici: per la qualità dell’insegnamento in classe (come

potrà giudicarla il Dirigente Scolastico?) • crediti formativi: legati alla formazione obbligatoria (con corsi a

pagamento come quelli che sono obbligati a fare i precari?) • crediti professionali: legati all’attività progettuale e organizzativa

➙ i crediti e il portfolio saranno inseriti in un Registro Pubblico consulta-bile dai Dirigenti Scolastici che “potranno scegliere le migliori profes-sionalità per potenziare la propria scuola” (pag. 51) perché ogni scuola possa “schierare la squadra con cui giocare la partita dell’istruzione” (pag.7): una forma di CHIAMATA DIRETTA

➙ i neoassunti in ruolo non potranno avere aumenti per merito nei primi 4-5 anni di carriera (pag. 55); ma per quale ragione???

3. QUOTA VARIABILE legata allo “svolgimento di progetti legati a funzioni obiettivo o competenze specifiche: BES, valutazione, POF, Orientamento, Innovazione Tecnologica” (pag 53) ➙ a carico del MOF (tagliato in tutti questi anni)

I DUE SISTEMI A

CONFRONTO

➙ A CHI CONVIENE ?

SCATTI DI COMPETENZA: (ma solo per il 66% degli insegnanti: i meritevoli)• 60 euro netti al mese in più, che scattano ogni 3 anni

➙ 20 euro l’anno (tra 1% e 1,5% annuo: meno dell’inflazione al 2%!!) • 12 scatti di merito teoricam. possibili ➙ però i neoassunti ne hanno 1

meno, e chi è già in servizio non arriverà al 12esimo scatto!! ➙ A CHI CONVIENE? (tabella pag 55: incrementi netti mensili sullo stipendio)

ANNO SERV.

Scatti Anzianità Attuali (per tutti)

Tutti gli Scatti di Merito Triennali

11 scatti su 12 (- 1 Scatto)

8 scatti su 12 (2 su 3)

9 142 e 180 (+38) 120 (- 22) 120 (-22)15 252 e 300 (+48) 240 (-12) 240 (-12)21 390 e 420 (+30) 360 (-30) 300 (-90)27 515 e 540 (+25) 480 (-35) 420 (-95)36 577 e 720 (+143) 660 (+83) 480 (-97)

➙ IN CONCLUSIONE: non conviene a nessuno!!• converrebbe (di poco) solo a chi avesse tutti gli scatti ➙ impossibile! • chi ha 1 scatto meno su 12 (il caso migliore possibile), ci guadagna solo

dopo il 30esimo anno, ma prima ci perde • chi è mediamente “bravo” (2 scatti su 3) ci perde notevolmente • chi ha ancora meno scatti farà la fame (l’inflazione erode il salario)

LE RISORSE DISPONIBILI

PER IL MERITO

“Saranno le stesse disponibili per gli scatti di anzianità distribuite però in modo differente per premiare l’impegno e le competenze” (pag.57) ➙ FALSO!: sono addirittura il 15% in meno!! infatti i 180 euro x i 66% “meri-tevoli” fa 119 euro; meno dei 142 euro per tutti di adesso Il blocco degli scatti fino a fine 2018 ➙ un taglio ulteriore di 60-70 euro al mese netti, che “permetterà di recuperare risorse utilizzabili per il MOF”

IN CONCLUSIONE:

LA MERITOCRAZIA

I)- Nasconde un taglio pesante degli stipendi data da blocco degli stipendi fino al 2018 + scatti di merito (modesti), solo per il 66%

• Anche per i “meritevoli” lo stipendio al più sarà quello attuale • Per “mediamente meritevoli” e “non meritevoli” la perdita è forte II)- Sottopone ancora di più gli insegnanti al potere del Dirigente: • determina il loro stipendio (decidendo i meritevoli!!) • può assumerli per chiamata diretta III)- Crea competizione tra gli insegnanti (cancellando ogni cooperazione) ➙ PEGGIORA LA DIDATTICA E LA CONDIZIONE DEGLI INSEGNANTI

CAP. 3 : LA VERA AUTONOMIA: VALUTAZIONE, TRASPARENZA, BUROCRAZIA ZERO➙ Ovvero: il ruolo centrale dell'INVALSI

e il ritorno della legge Aprea per gli ORGANI COLLEGIALI

Come saranno valutate le SCUOLE?

➙il ruolo centrale

dell’INVALSI

• Il Sistema Nazionale di Valutazione (l’INVALSI) predisporrà le modalità di valutazione per la scuole: tra le classi e dentro le classi per misurare i risul-tati di apprendimento degli studenti

➙ vale anche per le scuole paritarie, equiparate alle scuole statali • Ogni scuola avrà un CRUSCOTTO di riferimento preconfezionato, grazie al

quale individuare i punti di forza e di debolezza • Non sarà la scuola ad autovalutarsi: l’INVALSI definirà indicatori e criteri

di valutazione e sulla base di questi ogni scuola farà il suo piano di miglio-ramento per adeguarsi a standard e misure stabilite dall’Ente Valutatore (l’INVALSI)

➙ dopo tre anni dovrà dimostrare che il piano ha avuto esito positivo e solo in questo caso avrà accesso ai finanziamenti del MOF

➙ i dati saranno pubblicati sulla piattaforma SCUOLA IN CHIAR02.0

“BUONA SCUOLA” PER CHI?Pubblichiamo un’analisi del Piano Scuola del governo Renzi a cura de “Il Sindacato è un’altra cosa - Opposizione CGIL in FLC”

10 il bolscevico / critica alla “buona scuola” di renzi N. 44 - 4 dicembre 2014

Page 11: crollo storico dell’affluenza sfiduciato il governo renzipmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n440412.pdf · governo renzi promossa dai compagni di rufina importante iniziativa dell’organizzazione

Come saranno valutati gli

INSEGNANTI? (vd. Cap.2)

Viene istituito un REGISTRO NAZIONALE DEI DOCENTI (un portfolio) con-sultabile online e stilato sulla base di punteggi ottenuti attraverso: - crediti didattici (qualità dell’insegnamento, misurata coi test INVALSI) - crediti formativi (formazione obbligatoria, attività di ricerca) - crediti professionali (legati all’organizzazione scolastica) Il portfolio del docente è vagliato dal Nucleo di Valutazione Interno della scuola e permetterà al dirigente di formare “la squadra di docenti che meglio rispondono al piano di miglioramento” ➙ ci sarà la Chiamata Diretta Tra i docenti meritevoli il nucleo di valutazione della scuola sceglierà i docen-ti MENTOR (v. cap2)

Come saranno valutati i dirigenti

scolastici?

• La figura del preside avrà un nuovo profilo a partire dal reclutamento che avverrà attraverso il CORSO-CONCORSO della Scuola Nazionale dell’Ammi-nistrazione, entro la fine del 2015 • Avrà MAGGIORE POTERE anche nelle scelte finanziarie della scuola e nella scelta dei docenti (formare la squadra) ➙ sarà quindi responsabile della qualità della scuola e dai risultati dei percor-si di miglioramento dipenderà la sua retribuzione • I dirigenti più bravi potranno accedere al ruolo di ispettori per chiamata diretta

Come cambiano gli organi collegiali?

➙ il ritorno della LEGGE

APREA

• Consiglio dell’Istituzione scolastica: una sorta di consiglio di Amministra-zione presieduto dal dirigente scolastico con la presenza di persone ester-ne alla scuola

➙ sarà titolare dell’indirizzo generale e strategico dell’Istituzione • Consiglio dei Docenti (ex collegio docenti): potrà decidere solo in merito

alla programmazione didattica • Nucleo di Valutazione: composto da Dirigente, un membro esterno, do-

centi Mentor ➙ attribuisce i crediti del portfolio, sceglie ogni 3 anni i docenti meritevoli

dello scatto stipendiale, nomina i docenti Mentor • NON si parla più del Consiglio di Classe!➙ con la “MERITOCRAZIA” ci saranno: • Gerarchizzazione del personale della scuola • la gestione aziendalistica sotto il controllo dei dirigenti e dei privati

Cambiano le norme della Legislazione Scolastica

Il provvedimento “sblocca scuola” faciliterà la produzione di un nuovo Testo Unico per la normativa scolastica

DIGITALIZ- ZAZIONE

del sistema scolastico

• Digitalizzazione di tutte le scuole di ogni ordine e grado entro la fine del 2015

• Superamento del libro di testo in favore del PORTATILE, ma di proprietà dell’alunno (BYOD)

➙ è uno spot pubblicitario: come se il digitale fosse la soluzione di tutti i mali della scuola

➙ in realtà manca la copertura finanziaria • Nelle segreterie delle scuole grazie alla digitalizzazione si avrà una forte

riduzione della pianta organica del personale amministrativo ATA che por-terà a risparmi per 500 milioni di euro

➙ TAGLIO CONSISTENTE DEL PERSONALE AMMINISTRATIVO

APERTURA oltre l’orario di

servizio Le scuole saranno aperte oltre l’orario scolastico

CAP. 5 : FONDATA SUL LAVORO (ovvero Scuola e Impresa) ➙ è la Repubblica e non la Scuola che è fondata sul lavoro !!

PREMESSE (indicate nel

Piano scuola)

• La dispersione scolastica è altissima • Alla scuola sono state costantemente sottratte risorse • Il 40% della disoccupazione in Italia non dipende dalla crisi, ma da una

scuola che non forma le persone con le competenze specifiche richieste dalle aziende

Le soluzioni del piano Renzi

1. Raccordare la scuola al mondo dell’impresa (sistema duale) 2. Didattica laboratoriale 3. Fare un atlante del lavoro che cambia

1)- Raccordare la scuola al mondo

dell’impresa

➙ SISTEMA DUALE

• Alternanza scuola-lavoro obbligatoria negli ultimi tre anni degli ist.tecnici e estesa di un anno nei professionali, con monte ore di almeno 200 per anno (facendo 50 giorni da 4h sono due mesi!!)

➙ con partecipazione di docenti tutor appositamente formati • Commercializzazione di beni e servizi prodotti dagli studenti ➙ la scuola utilizzerà i ricavi per migliorare l’attività didattica • Bottega scuola: inserire gli studenti in contesti imprenditoriali legati all’ar-

tigianato • Apprendistato negli ultimi due anni della scuola superiore

2)- Didattica laboratoriale

• il piano Renzi dice di voler potenziare i laboratori di tutte le scuole secon-darie superiori a partire dal prossimo anno con l’acquisto di nuovi macchi-nari (stampanti 3D, frese laser, robot ecc)

➙ NON parla però di ripristinare né le compresenze con gli insegnanti di laboratorio, né le molte ore tagliate negli scorsi anni

• Per fare questo servono risorse che non ci sono (100 milioni all’anno) ➙ è necessario quindi coinvolgere le aziende private • Imprese e Scuola co-progettano, in coerenza con la produzione, percorsi

di formazione cui saranno collegati incentivi economici ➙ eliminati i vincoli burocratici che ne rallentano il processo

3)- Atlante del lavoro che

cambia

• Mappatura della domanda di competenze del sistema Paese. • Orienta i giovani nei settori imprenditoriali del territorio e permette di rive-

dere ad hoc i curricoli scolastici

IN CONCLUSIONE:• c’è un rafforzamento alla creazione: del binomio scuola-lavoro, come se la scuola sia fun-

zionale solo di lavoratori e NON alla formazione dei cittadini • si prevede private che un forte intervento, fiscalmente incentivato, di imprese e fondazioni

diventano protagoniste della “filiera istruzione-orientamento al lavoro” • è il tentativo mascherato di sfruttare la FORZA LAVORO GRATUITA dei giovani riducendo il

costo del lavoro per le aziende• 200 ore di scuola in un anno, cioè 600 ore nell’arco degli studi equivalgono alla riduzione di

quasi un anno di studio ➙ torna sotto mentite spoglie la proposta del taglio dell’ultimo anno

CAP. 6: LE RISORSE PER LA BUONA SCUOLA, PUBBLICHE E PRIVATE➙ sempre meno pubbliche... sempre più private!!!

Quali sono le RISORSE

PUBBLICHE?

• il MOF (Fondo per il miglioramento offerta formativa): passato da 1,5 mld del 2010, ai 689 mil del 2013 (ora in calo ulteriore)

• I fondi per l’autonomia scolastica della L.440: passati da 93 mil del 2012, ai 78 del 2013 e ai 20 mil del 2014

• Il PON (fondi europei): 800 mil in 7 anni (110 milioni/anno)

Come verranno assegnate?

• Finora il CRITERIO DI DISTRIBUZIONE dei fondi pubblici è stato eguali-tario, di proporzionalità al n’ degli alunni e delle classi degli istituti ➙ ma ora “Non possiamo più permetterci di mantenere il criterio dimensionale (quantità di studenti e organico)” (pag121)

• Con le risorse risparmiate con meritocrazia e taglio degli scatti di anzianità sarà possibile finanziare le scuole che avranno avuto un esito positivo del piano di miglioramento:• Il 10% sarà nella disponibilità del Dirigente per premiare i docenti che si

sono impegnati per il piano di miglioramento • Il 5% attraverso un bilancio partecipato che coinvolge una rappresen-

tanza di studenti e genitori

Perche’ servono

RISORSE PRIVATE?

• Poiché “Le risorse pubbliche non saranno mai sufficienti a colmare le esi-genze di investimenti nella nostra scuola” (pag124)

• “Le risorse private possono contribuire a trasformare la scuola in un vero investimento collettivo” (pag124)

• Per fare ciò le scuole devono diventare FONDAZIONI ➙ in tal modo potranno gestire le risorse provenienti dall’esterno

Quali VANTAGGI avranno le AZIENDE

PRIVATE che investiranno nella scuola?

• Le aziende che investiranno nella scuola avranno SCONTI FISCALI e MA-NODOPERA A COSTO ZERO attraverso l’Alternanza scuola-lavoro (200 ore per anno), la Bottega-scuola per inserire gli studenti nell’artigianato e l’Apprendistato negli ultimi due anni

➙ Sono previsti: • SCHOOL BONUS: bonus fiscali per le imprese e le fondazioni • SCHOOL GUARANTES: bonus elargiti se l’investimento nella scuola crea

occupazione giovanile

Altre forme di finanziamenti

privati ➙ FINANZA CREATIVA

• CROWDFUNDING: forme di microcredito da parte di singoli cittadini (ad es. i genitori), attraverso raccolte fondi ➙ una forma di colletta

• MACTCHING FUND: meccanismo per il quale per ogni euro messo dai cittadini, lo stato ne metterà a disposizione un altro

• SOCIAL IMPACT BOND: meccanismi di finanziarizzazione delle risorse per la scuola -› speculazioni finanziarie sui bisogni sociali

IN CONCLUSIONE: • si certifica il venir meno dell’obbligo costituzionale al diritto allo studio• si scaricano i costi sulle famiglie • sull’edilizia scolastica si investono solo 636 mil di euro: pochissimi rispetto al numero di

scuole da mettere a norma • si conta sul finanziamento dei privati in cambio di sconti fiscali e lavoro gratuito e su modelli

di finanza creativa fatti di annunci e promesse, ma essenzialmente vuoti

CAP. INCOGNITO: CHE NE E’ DEGLI ATA?? ➙ cosa si dice degli ATA nella Buona Scuola di Renzi

NOTA BENE:La parola ATA compare solo due volte!! Più una volta gli assistenti amministrativi

Gli ATA non fanno parte del personale della Buona Scuola di Renzi??

BLOCCO DELLO STIPENDIO FINO

AL 2018

➙ anche per gli ATA?

PREMESSA: gli stipendi della Scuola sono già bloccati dal 2009 dalla legge Tremonti (Lg 122/2010) e dalla proroga del Governo Letta (DPR 122/2013)IL BLOCCO FINO AL 2018: si presume riguardi anche gli ATA➙ altri 4 anni di blocco: si arriva a 9 anni consecutivi➙ una perdita media di 12.000 euro netti (16.000 lordi) di mancati aumenti per Insegnanti e ATA [fonte: Orizzonte Scuola]I RISPARMI: il blocco “permetterà di recuperare le risorse, prima destinate alla progressione di carriera, utilizzabili anche per il MOF (l’ex fondo di isti-tuto)” (pag.57)

MERITOCRAZIA E STIPENDIO

PRIMA CITAZIONE (pag.57): “anche per gli ATA sarà rivisto il meccanismo di valorizzazione della carriera” ➙ ci sarà la MERITOCRAZIA anche per gli ATA?? Gestita come e da chi?

GLI ATA TOLGONO

RISORSE ALLA SCUOLA

SECONDA CITAZIONE: (pag.121) “Le risorse della Legge 440/1997 (Fondo per l’arricchimento e l’ampliamen-to dell’offerta formativa e per gli interventi perequativi) sono passate dai 93 milioni del 2012, ai 78 nel 2013, ai circa 20 milioni attuali. Questo perché quest’anno in particolare 39 milioni sono stati usati per recuperare le posizio-ni economiche del personale ATA.”➙ Ovvero gli ATA tolgono risorse preziose alla Scuola

I TAGLI DEL PERSONALE

AMMINI- STRATIVO

Da “IL SOLE 24 Ore” (29 Settembre):per finanziare il miliardo di euro necessario alla copertura dell’assunzione dei 148.100 precari (per il primo anno), si prevedono, oltre ai tagli all’Università e al personale docente (eliminazione dei commissari esterni), la “riduzione del-la pianta organica del personale amministrativo ATA” che porterà a risparmi per 500 milioni di euro➙ ci sarà un taglio ulteriore dei posti di lavoro, nonostante l’organico sia già sottodimensionato e caricato sempre di nuove incombenze!! TERZA CITAZIONE (pag. 83) che spiega la notizia dell’articolo➙ la Digitalizzazione dei Servizi Amministrativi: “A mano a mano che la digitalizzazione delle scuole diventerà più capillare, la smaterializzazione e l’efficientamento dei processi amministrativi potranno portare ad una considerevole riduzione del peso sugli assistenti amministra-tivi, ad un ridimensionamento progressivo del loro numero, e pertanto ad un possibile risparmio di risorse che potranno essere reinvestite nella scuola.” ➙ ovvero tagli agli Amministrativi!!

N. 44 - 4 dicembre 2014 critica alla “buona scuola” di renzi / il bolscevico 11

Roma, 10 ottobre 2014. Gli studenti in piazza contro la “riforma” Renzi-Giannini

Page 12: crollo storico dell’affluenza sfiduciato il governo renzipmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n440412.pdf · governo renzi promossa dai compagni di rufina importante iniziativa dell’organizzazione

12 il bolscevico / interni N. 44 - 4 dicembre 2014

Battaglia No MUOS

Buona riuscita della manifestazione a Niscemi

Accolto con interesse il volantino del PMLI, unico partito presente

Via il MUOS, il traditOre

CrOCetta e la BaSe di SigONella!

SPAzzAre vIA IL governo deL BerLuSconI

deMocrIStIAno renzI!Pubblichiamo di seguito

un volantino del PMLI.Sicilia redatto in occasione della ma-nifestazione svoltasi a Niscemi (Caltanissetta) il 21 novembre 2014

Il PMLI appoggia la lotta contro il MUOS e condanna duramente tutte le aggressioni delle “forze dell’ordine”, della magistratura e delle istituzio-ni amministrative e politiche borghesi ai danni delle masse popolari niscemesi e degli atti-visti. Le masse popolari hanno tutto il diritto di usare qualsiasi strumento di massa e condi-viso per bloccare i lavori e la base militare di contrada Ulmo, fino allo smantellamento del MUOS e delle antenne della stazione NRTF.

Il PMLI si batte perché il movimento no MUOS continui ad elevare il suo contenuto ri-vendicativo e politico, acquisi-sca sempre nuove alleanze e sperimenti vincenti strumenti di lotta di massa. Ciò avverrà se il movimento saprà creare momenti di convergenza con le altre lotte in corso in Sicilia, da quelle operaie e studentesche, a quelle per l’acqua pubblica, con l’obbiettivo di dar vita ad un unico grande fronte unito che metta all’ordine del giorno anche lo smantellamento della base di Sigonella, il lavoro, il no al precariato, il diritto allo studio, all’abitare, alla sanità, ai servizi pubblici e gratuiti e le dimissioni del rinnegato Cro-cetta, che applica con solerzia i diktat del governo Renzi

Renzi è a favore del MUOS. Questo è certamente il motivo fondamentale per conside-rarlo, insieme al governo Cro-cetta, antagonista diretto del movimento. Ma è giusto anche dire che il MUOS fa parte del complessivo devastante pro-getto renziano del massimo profitto capitalista, da otte-nere sul piano nazionale con l’imposizione del Jobs Act, l’abolizione dell’articolo 18, la Legge di Stabilità, lo Sblocca

Italia, il famigerato Piano casa e sul piano internazionale con la promozione di sistemi militari d’aggressione e rapina ai danni dei popoli.

La lotta contro il MUOS farà dunque il suo salto nazionale quando il movimento, andando al cuore del problema, metterà in discussione la politica este-ra imperialista e guerrafondaia del governo Renzi, la parteci-pazione alla NATO, patti militari imperialisti tra l’Italia e gli USA, che comportano l’aumento della spesa militare, l’acquisto di nuovi e sempre più micidiali armamenti, l’imposizione alla Sicilia del ruolo di portaerei nel Mediterraneo, la crescente po-vertà e insicurezza del territorio italiano. E quando criticherà il MUOS come parte della de-vastazione ambientale italiana, che va dalle alluvioni del Nord Italia, alla frane in Sicilia, fino ad arrivare alla progressiva de-sertificazione delle aree intor-no a Niscemi, dove la carenza idrica attanaglia le masse po-polari. Devastazione che verrà accentuata dallo Sblocca Italia e dal Piano casa.

Farà il suo salto rivendica-tivo quando porrà con forza l’alternativa alle servitù militari e alla crescente povertà delle masse popolari, chiedendo il lavoro e l’abolizione del pre-cariato e collegando la lotta no MUOS a quelle in corso in Italia per l’abolizione del Jobs Act.

Non solo dimissioni del tra-ditore Crocetta, dunque, ur-liamo anche “Spazziamo via il governo Renzi”! Siano soprat-tutto i giovani a scandire chiaro e forte “Non vogliamo il MUOS! Non vogliamo Sigonella! Non vogliamo il precariato! Non vogliamo il Jobs Act, la Legge di Stabilità, lo Sblocca Italia, il Piano casa. Vogliamo il lavoro, il diritto allo studio, all’abitare, alla sanità, all’acqua pubblica nel nostro Sud. Via Renzi, Via Crocetta!”

Partito marxista-leninista italiano. Sicilia

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Caltagirone del PMLISono state circa mille le perso-

ne scese in piazza lo scorso 21 no-vembre per dire ancora una volta NO al MUOS e alle guerre impe-rialiste, Sì all’acqua tutti i giorni e per tutti e soprattutto per esprime-re la loro netta opposizione al fat-to che emigrare sia l’unico modo per sfuggire alla mancanza di la-voro. I manifestanti, niscemesi e non, hanno sfilato per le vie del-la città inducendo gli altri citta-dini a chiudere le proprie attività commerciali. Un servizio del Tg3 ha raccontato come il 50% degli esercenti avesse serrato le saraci-nesche. Dal palco, gli interventi degli organizzatori e di alcuni ma-nifestanti hanno messo in eviden-za tutti i problemi della città, cer-cando di far capire che hanno tutti la stessa matrice: il sistema capi-talista; i responsabili della presen-za del MUOS nel territorio nisce-mese sono gli stessi responsabili dell’inquinamento che danneggia l’agricoltura.

Nonostante le lamentele dal palco, è stata buona la presenza dei manifestanti, considerato il clima di repressione poliziesca nei con-fronti dei No MUOS che si respira a Niscemi e il fatto che la mani-festazione fosse stata organizzata per un giorno lavorativo alle 9 del mattino: segno della buona resi-stenza delle masse nisceesi contro la militarizzazione del territorio e di tutta la Sicilia, contro la man-canza di acqua, per un servizio sa-nitario migliore e per il migliora-mento dei trasporti pubblici.

Tutte le categorie delle mas-se popolari erano presenti nella manifestazione, soprattutto don-ne e bambini. Tanti gli alunni del-le scuole materne ed elementari, i quali hanno partecipato al corteo con genitori e maestre, portando dei cartelloni con su scritto quel-lo che è il loro sogno comune: una città pulita, senza basi militari in cui i servizi sanitario e dei traspor-ti pubblici funzionino.

A rappresentare il Partito sono

stati le compagne e i compagni della Cellula “Stalin” della pro-vincia di Catania e dell’Organiz-zazione di Caltagirone, i quali han-no tenuto ben alte le bandiere del Partito, comparse persino sul Tg3, e la bandiera NO MUOS, diffuso il volantino “Via il MUOS, il tra-ditore Crocetta e la base di Sigo-nella! Spazzare via il governo del Berlusconi democristiano Renzi”.

Grande successo del volantino che ci veniva chiesto dai manife-stanti. Anche i corpetti con il ma-nifesto del Partito sono stati ripresi e trasmessi da Rai3. Ciò è servito a sottolineare la mancanza di altri partiti, che erano stati presenti alle manifestazioni precedenti. A man-care anche i sindacati che a questo punto avrebbero il dovere di indire uno sciopero generale per consen-tire a tutti i lavoratori di partecipa-re alla protesta contro il MUOS.

Il PMLI ha rappresentato la punta antigovernativa della mani-festazione puntando il dito contro il governo Renzi e quello Crocet-ta ai quali sono state addossate le responsabilità di quanto sta succe-dendo a Niscemi.

Al termine della manifestazio-ne ha telefonato il Segretario gene-rale del PMLI, il compagno Gio-vanni Scuderi, per complimentarsi con le compagne e i compagni per la presenza in piazza.

COMUNiCatO dell’aSSOCiaziONe NaziONale iMpreSe fUNeBri artigiaNe

No al ddl che dimezza gli operatori funebri artigiani

Riceviamo e pubblichiamo in ampi estratti.

Il 10/09/2014 è stato presentato in Senato il DDL n.1611 per la disci-plina delle attività funerarie. Il prov-vedimento fa perno su dieci scelte che sono ritenute decisive per co-struire nuove regole di sistema.

La prima delle dieci scelte così recita: “Riorganizzare la tipologia di operatori privati cui è consentito svolgere attività funebre: impresa funebre strutturata, agenzia di im-presa funebre, centro di servizi... Tale ristrutturazione dovrebbe con-sentire in un arco di tempo limita-to di ridurre il numero degli attuali operatori a circa la metà”.

Seguendo l’iter di questo DDL abbiamo l’opportunità di osserva-re come il potere è in grado di di-struggere un mercato di migliaia di artigiani con bagaglio professionale e culturale di inestimabile valore

sociale per favorire il putrido mer-cato delle multinazionali, il putrido mercato dei conflitti d’interesse ed il putrido mercato degli appalti pub-blici o pubblico-privato ancora più putrido.

L’obiettivo è dimezzare in poco tempo il numero di operatori fune-bri artigiani regolarmente in attività. Essendo gli operatori funebri attivi circa seimila ci troviamo di fronte ad un progetto di legge che vorrebbe far chiudere circa tremila artigiani, se non conoscessimo il cinismo e l’irresponsabile corruzione cultura-le di questi soggetti ci sarebbe da ridere.

In alcune realtà la gestione dei cimiteri è data in appalto ad impre-se private che gestiscono diretta-mente i servizi cimiteriali (in queste realtà i costi dei servizi sono rad-doppiati e triplicati a scapito delle famiglie dolenti e a vantaggio dei politici corrotti); la gestione delle ca-mere mortuarie degli ospedali sono

date in gestione a fantomatici centri servizi che tendono ad allargare il loro raggio d’azione fino ad offrire del tutto impropriamente servizi di ricomposizione salma, disbrigo pratiche; presenza di centri servizi che affittano illegalmente manodo-pera per il trasporto funebre.

Ebbene in queste realtà l’im-presa funebre è certamente poco strutturata.

Quello che manca oggi è innanzi tutto la ratifica, con legge quadro del settore, della natura artigiana dell’Attività di Onoranza Funebre, l’istituzione della qualifica profes-sionale di Imprenditore Funebre Artigiano; una profonda e drastica legislazione sul macabro conflitto d’interesse presente nel mercato, con pene severissime, il diritto alla salute è un diritto Costituzionale che spesso viene stuprato per fa-vorire gli interessi di politici e ammi-nistratori corrotti come le inchieste di Roma e Milano hanno illustrato.

Vivo e sincero apprezzamento per

l’articolo del pMli su “agorà”

Carissime compagne e compa-gni della Redazione centrale de “Il Bolscevico” e del Comitato cen-trale.

Con stima sento di esprime-re il mio sincero apprezzamen-to sull’articolo scritto dal nostro giornale a proposito del PMLI ad “Agorà” su Rai3.

Marco Rizzo, vanitoso falso comunista, si bea e si dichiara co-munista ma perché a Roma duran-te la manifestazione nazionale del 25 ottobre, ad esempio, non è stato con le sue bandiere a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori? Perché non ha difeso gli operai, le masse popolari in questi tempi difficili e cupi per chi cerca lavoro?

Sono convinto che Rizzo non è degno di essere chiamato compa-gno, è come una marionetta mano-vrata dalla politica borghese e par-lamentarista del “centro-sinistra” e dai revisionisti; fa comodo ai trotzkisti quando inneggia a Marx e Lenin, furbescamente e ipocrita-mente. Insomma, è un impostore politico.

Auguro al compagno Pasca, a “Il Bolscevico” e al PMLI, a cui appartengo, di guardare avanti a

questi imbroglioni che influenza-no i lavoratori, di battersi per i la-voratori per far conoscere il Parti-to che lotta al loro fianco in difesa dei loro fondamentali diritti.

Un compagno pensionato - Firenze

alla rai e a rizzo dico che il pMli è l’unico

partito capace di trasformare l’intera

societàCari compagni,veramente vergognoso il modo

con cui la Rai, ancora solidamente in mano ai partiti di regime, ossia del potere capitalista, bolla l’unico vero partito potenzialmente capa-ce di trasformare i rapporti socia-li, politici e quindi l’intera socie-tà, come ha detto, in successione oltremodo corretta, il compagno Mino Pasca, ossia il PMLI. Del resto già il titolo della trasmissio-ne “Agorà” del 7 novembre scor-so doveva mettere sull’avviso: “Good bye Lenin”, che credo sia anche il titolo di un film, che non conosco, ma che so essere prodot-to e realizzato da apologeti di regi-mi borghesi e anticomunisti, come naturalmente ne è apologeta, da sempre, la Rai-Tv (primo, secon-do, terzo canale, non importa).

Altrettanto vergognosa la defi-nizione appioppata al nostro Par-tito dal trotzkista, Marco Rizzo: “Una setta”. Il PMLI, caro (si fa per dire, certo) non compagno Rizzo, è un partito piccolo ma non “residuale”, è la vera potenziali-tà per la capacità di “trasforma-re il mondo” (Karl Marx, 11esima tesi su Feuerbach), il vero modo per studiare le teorie dei Mae-stri (Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao) e per inverarle. Cosa che Rizzo non ha mai fatto.

Eugen Galasso

Ho manifestato contro i fascisti

squadristi nella mia città

Cari compagni,sono d’accordo con voi che “I

veri comunisti si formano nel fuo-co della lotta di classe, nelle fab-briche, nei campi, nelle scuole, nelle università, nelle piazze”.

Non ero a Roma il 25 ottobre scorso, perché quel giorno abbia-mo manifestato a Lucca contro i fascisti di Casa Pound, che han-no messo una loro sede nella città! Non so se conoscete la situazione di Lucca: i fascisti spadroneggia-no, aggrediscono compagni, gay, lesbiche, immigrati! Un mio ami-co ha perso un occhio a seguito di una loro vile aggressione (arriva-no da dietro e spaccano bottiglie in faccia alle persone). Capite che dovevo essere lì a Lucca!

Penso che l’astensionismo sia giusto e coerente coi presupposti del marxismo, oltreché con la si-tuazione attuale (mutata dai tempi di Lenin).

Saluti comunisti.Laura - Lucca

niscemi (catania) 21 novembre 2014. due momenti della manifestazione contro il MuoS e le guerre imperialiste (foto Il Bolscevico)

Page 13: crollo storico dell’affluenza sfiduciato il governo renzipmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n440412.pdf · governo renzi promossa dai compagni di rufina importante iniziativa dell’organizzazione

N. 44 - 4 dicembre 2014 PMLI / il bolscevico 13Importante iniziativa dell’Organizzazione di Modena

Il PMlI rIcorda EngEls nEl 194° dElla nascIta

RIunIOne cOngIunta dI studIO delle ORganIzzazIOnI dI RufIna e VIcchIO del MugellO (fIRenze) del PMlI

Ispirandoci al discorso della commemorazione di Mao siamo decisi a risvegliare la coscienza di classe del proletariato del Mugello e ValdisieveApplaudiamo l’iniziativa di fronte unito contro il governo Renzi promossa dai compagni di Rufina

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Vicchio del Mugello del PMLIMartedì 11 novembre le Or-

ganizzazioni di Rufina e Vicchio del Mugello (Firenze) del PMLI si sono riunite per discutere e appro-fondire l’importante discorso tenu-to dal compagno Loris Sottoscritti a nome del Comitato centrale del PMLI, dal titolo “Mao e la missione del proletariato” nel 38° anniver-sario della scomparsa del grande Maestro del proletariato interna-zionale.

Ha introdotto il compagno En-rico Chiavacci dell’Organizzazio-ne di Rufina, che inizialmente ha spiegato come le condizioni lavo-rative ed economiche delle mas-se proletarie stanno peggiorando e avanza la fascistizzazione del Paese. Ormai siamo in una condi-zione premarxista come coscien-za politica del proletariato, per cui esso lotta come prima del 1848, quando Marx ed Engels pubbli-carono il “Manifesto del Partito

comunista”, per migliori condizioni di vita ma non per la conquista-re il potere politico che gli spetta di diritto perchè produce l’intera ricchezza del Paese. Il proleta-riato deve recuperare la propria coscienza politica, di essere una classe per sé, cosciente del pro-prio ruolo storico: è l’unica classe capace di ribaltare la società e il cui peso politico va ben al di là del suo peso numerico. In seguito il compagno, rifacendosi sempre al discorso del compagno Sottoscrit-ti, ha analizzato le responsabilità del revisionismo nella perdita di questa coscienza da parte del proletariato, con l’opera di inquina-mento ideologico operato in primis dai dirigenti del PCI.

Sul governo Renzi, nemico del proletariato e dei lavoratori il com-pagno Enrico ha detto che come istanza di Rufina sta lavorando ad una iniziativa di fronte unito con altre forze politiche e sociali. Que-sto punto in particolare, come d’al-tronde gli altri punti toccati dalla

relazione introduttiva, ha riscosso il plauso degli altri compagni.

Per primo è intervenuto Massi-mo un lavoratore della scuola che ha posto una domanda, rapportata alla propria esperienza sul posto di lavoro, sul ruolo pedagogico tra la classe operaia per dirla con Lenin, cioè come introdurre il marxismo-leninismo tra la classe operaia. Dai compagni è stata rimarcata l’importanza del lavoro del PMLI in tal senso, dato che il proletariato si impadronisce della teoria rivo-luzionaria solo se viene introdotta dall’esterno, ruolo che spetta alle istanze del PMLI, specialmente con il lavoro di radicamento nei luoghi di lavoro,studio e vita.

Dopo è intervenuto Andrea un operaio delegato sindacale che re-centemente è stato eletto vicepre-sidente del Comitato direttivo della FILCTEM-CGIL di Firenze, che ha riportato la propria esperienza sin-dacale, verificando la validità del discorso del compagno Sottoscritti riguardo alle potenzialità di questa

classe con la propria ormai venti-cinquennale esperienza in fabbri-ca. Il compagno si è trovato piena-mente d’accordo anche sul ruolo di disorientamento e decomuni-stizzazione delle coscienze svolto dai revisionisti tra il proletariato come ha potuto constatare con la sua passata militanza nel PRC.

È seguito l’intervento del com-pagno Franco dell’Organizzazio-ne di Vicchio del Mugello che ha sottolineato come la classe ope-raia produce il plusvalore da cui provengono i profitti dei capitalisti. Ha rimarcato che la classe ha le caratteristiche per rovesciare que-sta società. Su un piano pratico per venire in contatto con le mas-se lavoratrici, data la mancanza di grandi aziende nelle nostre zone, ci fornisce un motivo in più per fare attività politica nei nostri paesi facendo dei passi in avanti nel la-voro di radicamento.

La compagna Moira si è detta entusiasta della commemorazio-ne di Mao, nella quale Sottoscritti

ci fa vedere come i dirigenti del PCI con l’opera di deideologiz-zazione hanno trasformato il pro-letariato da classe combattiva rivoluzionaria a classe che non reagisce in senso rivolluzionario. Che non ha più una coscienza di classe la quale non si forma solo con gli scioperi a carattere tradu-nionista.

Insomma, come discussione è

stata estremamente interessante, dove si è legato argomenti teorici patrimonio del marxismo-lenini-smo pensiero di Mao e della linea politica del PMLI all’attività politi-ca, di fronte unito e sindacale delle due istanze, dove la necessità di risvegliare su un piano di classe la coscienza del proletariato del Mu-gello e Val di Sieve ha fatto da filo conduttore.

Alcuni compagni del Mugello e Valdisieve durante la manifestazione nazionale della CGIL contro il Jobs Act e in difesa dell’art. 18 a Roma il 25 ottobre scorso. Il compa-gno Enrico Chiavacci tiene alto il cartello contro il governo Renzi (foto Il Bolscevico)

In occasione delle elezioni regionali in emilia-Romagna

l’organIzzazIonE dI ModEna dEl PMlI Esalta lEnIn E InvIta all’astEnsIonIsMo �Dal corrispondente

dell’Organizzazione di Modena del PMLINel giorno delle elezioni regio-

nali borghesi ci siamo orgogliosa-mente astenuti e perciò vogliamo ricordare uno dei cinque grandi Maestri del proletariato interna-zionale Lenin con le sue paro-le sul cretinismo parlamentare: “Soltanto dei mascalzoni o dei semplicioni possono credere che il proletariato debba prima conquistare la maggioranza alle elezioni effettuate sotto il giogo della borghesia, sotto il giogo della schiavitù salaria-ta, e poi conquistare il pote-re. E’ il colmo della stupidità

o dell’ipocrisia; ciò vuol dire sostituire alla lotta di classe e alla rivoluzione le elezioni fatte sotto il vecchio regime, sotto il vecchio potere. Il proletariato conduce la sua lotta di classe senza aspettare le elezioni per incominciare uno sciopero, benché per il completo suc-cesso dello sciopero occorra la simpatia della maggioranza dei lavoratori (e di conseguenza anche della maggioranza del-la popolazione). Il proletariato conduce la sua lotta di classe abbattendo la borghesia, senza

aspettare nessuna votazione preliminare (organizzata dalla borghesia e che si svolga sotto la sua oppressione), e nel farlo sa benissimo che per il succes-so della sua rivoluzione, per l’abbattimento della borghesia è assolutamente necessaria la simpatia della maggioranza dei lavoratori (e di conseguenza della maggioranza della popo-lazione). I cretini parlamentari e i moderni Louis Blanc ‘esigono’ assolutamente delle elezioni, e assolutamente organizzate dal-la borghesia, per determinare

la simpatia della maggioran-za dei lavoratori. Ma questo è; un punto di vista di pedanti, di cadaveri o di abili ingannatori. La realtà viva, la storia delle vere rivoluzioni mostrano che assai spesso ‘la simpatia del-la maggioranza dei lavoratori’ non può essere dimostrata da nessuna votazione (per non parlare delle elezioni orga-nizzate dagli sfruttatori, con l’’eguaglianza’ tra sfruttatore e sfruttato!). Assai spesso ‘la simpatia della maggioranza dei lavoratori’ è dimostrata non da

votazioni, ma dallo sviluppo di un partito, o dall’aumento del numero dei suoi membri nei soviet, o dal successo di uno sciopero che, per un qualche motivo, abbia acquistato gran-dissima importanza, o dal suc-cesso della guerra civile, ecc. La rivoluzione proletaria è im-possibile senza la simpatia e l’appoggio dell’immensa mag-gioranza dei lavoratori per la loro avanguardia, il proletariato. Ma questa simpatia, questo ap-poggio non si ottengono di col-po, non sono le elezioni a de-

ciderli, ma si conquistano con una lunga, difficile, dura lotta di classe. La lotta di classe del proletariato per la simpatia, per l’appoggio della maggioranza dei lavoratori non si esaurisce con la conquista del potere po-litico da parte del proletariato. Dopo la conquista del potere questa lotta continua, ma in al-tre forme”.

Solo il socialismo può cambia-re l’Italia e dare il potere al prole-tariato!

Gloria eterna a Lenin!Avanti con forza e fiducia verso

l’Italia unita, rossa e socialista!Coi Maestri e il PMLI vincere-

mo!

Pubblichiamo il testo del vo-lantino prodotto dall’Organiz-zazione di Modena del PMLI. Il titolo originale “Con Engels per sempre!”. Il volantino ripor-ta una foto del cofondatore del socialismo scientifico.

In occasione del 194° Anni-versario della nascita di Friedrich Engels, che cade il 28 novembre, vogliamo ricordarlo e render-gli omaggio pubblicando questi concetti fondamentali. Grande Maestro del proletariato interna-zionale che insieme a Karl Marx fondò il socialismo scientifico. In pochi concetti Engels fa un ritratto efficace e vivo e insieme porta a estrema sintesi i preziosi e fonda-mentali insegnamenti come quel-lo ben espresso da questa frase: “L’emancipazione del proleta-riato deve essere opera del pro-letariato stesso”. Gloria eterna a Engels! Continuiamo a ispirarci ai cinque grandi Maestri del proleta-riato internazionale Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao e ai preziosi e attuali insegnamenti che scatu-riscono dalle loro opere per com-battere il governo del Berlusconi democristiano Renzi!

la linea astensionista del PMlI

I marxisti-leninisti non posso-

no riconoscersi in questa socie-tà capitalista e borghese, nelle sue istituzioni, nelle sue regole, nei suoi “valori”, nella “memoria condivisa” e nella “riconciliazione nazionale” che sono dei ceppi ai piedi del proletariato, dei lavorato-ri e delle masse popolari che non permettono loro di liberarsi dal dominio della borghesia e dei ca-pitalisti, dallo sfruttamento dell’uo-mo sull’uomo, di emanciparsi sui piani economico, sociale, politico, culturale e morale e di conquista-re il socialismo.

Le chiacchiere dei politicanti borghesi, di destra e di “sinistra”, sono una cosa, la realtà è un’altra cosa, e ben diversa. Ed è questa disumana realtà di oggi che il proletariato e le masse debbono ribaltare, negando la fiducia e il voto ai partiti che ne sono respon-sabili e che hanno governato e governano l’Italia. Ma quale feli-cità potrebbe mai essere possi-bile perdurando il capitalismo, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la miseria, la disoccupazione, le basse retribuzioni e pensioni e la guerra?

La “sinistra” borghese vuole unire tutti i partiti che si oppongo-no al “centro-destra” sotto le inse-gne e il programma del Berlusconi democristiano Renzi per gestire il sistema capitalista e il suo Stato e dare più spazio ai grandi capi-talisti e ai magnati dell’industria e della finanza che rappresenta.

I marxisti-leninisti, invece, vo-gliono unire tutti i fautori del so-cialismo, tutti gli sfruttati e gli op-pressi, a cominciare dalla classe operaia, e tutte le ragazze e i ra-gazzi che ambiscono a un nuovo mondo e che si oppongono sia al “centro-destra” che al “centro-sini-stra” sotto le insegne e il program-ma del PMLI e dei grandi maestri del proletariato internazionale - Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao - per avere la forza sufficiente per combattere e abbattere il sistema capitalista e il suo Stato e instau-rare il socialismo.

sullo sfruttamentoChi sfrutta i lavoratori “non

s’arresta fino a che rimane un

muscolo, un nervo, una goccia di sangue da sfruttare”.

(Engels, La posizione della classe operaia)

sulla lotta di classe“La produzione economica

e la struttura che necessaria-mente ne consegue formano, in qualunque epoca storica, la base della storia politica e intel-lettuale dell’epoca stessa...

Conforme a ciò, dopo il dis-solversi della primitiva proprie-tà comune del secolo, tutta la storia è stata una storia di lot-ta di classi, di lotte tra classi sfruttate e classi sfruttatrici, tra classi dominate e classi domi-nanti, in diversi gradi dello svi-luppo sociale... Questa lotta ha ora raggiunto un grado in cui la classe sfruttata e oppressa (il proletariato) non può più libe-rarsi dalla classe che la sfrutta e la opprime (la borghesia) sen-za liberare anche ad un tempo e per sempre, tutta la società dallo sfruttamento, dall’oppres-

sione e dalle lotte fra le classi...”(Engels, Prefazione all’edizio-

ne tedesca del 1883 del Manife-sto del Partito Comunista)

Marxisti-leninisti non si nasce ma si diventa, e non una volta per tutte, come se ricevessimo un battesimo, ma quotidianamente dando il massimo contributo per-sonale alla vita e allo sviluppo del Partito marxista-leninista, par-tecipando attivamente alla lotta di classe, nelle sue tre principali manifestazioni, ossia in campo ideologico, politico ed economi-co, e infine rivoluzionarizzando in modo permanente la propria con-cezione del mondo per renderla sempre più consapevole e ade-rente alla concezione proletaria del mondo.

È grazie a opere come “L’evo-luzione del socialismo dall’utopia alla scienza” che i marxisti-leni-nisti possono apprendere le basi del materialismo dialettico e del materialismo storico: le nuove generazioni cominceranno a ca-povolgere le idee e le concezioni che la borghesia ha inoculato loro

fin dai primi anni di vita attraverso la società, la famiglia, la scuola e l’intera sovrastruttura borghese; le generazioni più anziane fortifiche-ranno le loro convinzioni e si libe-reranno delle incrostazioni che inevitabilmente il tempo deposita nei loro cervelli e che devono pe-riodicamente rimuovere attraver-so lo studio.

Con quest’opera Engels ci prende per mano e ci fa rivivere in modo coinvolgente e vivace l’av-vincente avventura che impegnò Marx e lui per strappare il socia-lismo dal limbo dell’utopismo e per radicarlo sulla base granitica della scienza. Si trattò di una ge-stazione e di un travaglio lunghi e difficili ma solo con essi poterono dar vita a quella meravigliosa cre-atura che chiamarono socialismo scientifico, sviluppatasi ininterrot-tamente nel tempo e nello spazio fino a noi e ai nostri giorni.

Stando sulle spalle dei cinque giganti che sono i grandi Maestri del proletariato internazionale, noi marxisti-leninisti italiani riusciamo a vedere più lontano e a lottare con più fiducia e determinazione perché si realizzi l’Italia unita, ros-sa e socialista.

Il modo più autentico di rende-re gloria e onore a Engels è quello di tuffarsi nella lettura e nello stu-dio di questa fondamentale opera sul socialismo scientifico e di ap-plicarla nella lotta di classe.

Page 14: crollo storico dell’affluenza sfiduciato il governo renzipmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n440412.pdf · governo renzi promossa dai compagni di rufina importante iniziativa dell’organizzazione

4 il bolscevico / studenti N. 45 - 19 dicembre 2014

Conto corrente postale 85842383 intestato a: PMLI - Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 Firenze

Page 15: crollo storico dell’affluenza sfiduciato il governo renzipmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n440412.pdf · governo renzi promossa dai compagni di rufina importante iniziativa dell’organizzazione

N. 44 - 4 dicembre 2014 esteri / il bolscevico 15Vertice dei paesi imperialisti a Brisbane, in Australia

Al G20 pAssA lA lineA dell’Austerity dellA Merkel Putin criticato e isolato sul caso Ucraina. Renzi difende il criticatissimo e squalificato Juncker, uomo della Merkel e amico delle multinazionali

Nel suo intervento al vertice dei paesi imperialisti che si è tenu-to il 14 e 15 novembre a Brisbane, in Australia, il presidente america-no Barack Obama ha sottolineato l’importanza per il gruppo del G20 di intervenire rapidamente con in-terventi che favoriscano la crescita economica ricordando che “in que-sti anni gli Usa hanno dato lavoro a più persone di tutte le economie sviluppate insieme. Ma non ci si può attendere che portino l’eco-nomia mondiale sulle loro spalle. Dunque il G20 ha la responsabilità di agire per stimolare la domanda, investire di più e creare posti di la-voro”; la ricetta per Obama sareb-be quella di investire sulla crescita. Ma fra i paesi imperialisti occiden-tali solo l’inglese David Cameron e l’italiano Matteo Renzi lo han-no appoggiato. La tedesca Angela Merkel ha alzato un muro per di-fendere la linea dell’austerity che ha imposto all’Unione europea e ha respinto l’offensiva.

Il dibattito sul tema, stando alle cronache del vertice, avreb-be assunto toni da scontro feroce

quando la delegazione america-na insisteva per inserire nella di-chiarazione finale la frase “l’au-sterità non è la risposta” e quella tedesca lavorava con successo per eliminarla. Così il comunicato del G20 annunciava solo uno sforzo congiunto per accelerare la cre-scita, con il gruppo dei paesi ca-pitalisti che rappresenta l’85% del pil mondiale che si impegnavano a incrementare entro il 2018 di al-meno del 2% il rispettivo dato at-tuale. Attraverso gli investimenti in infrastrutture, nuove misure per la liberalizzazione degli scambi e nuove riforma strutturali. La soli-ta ricetta che, promette l’intesa di Brisbane, porterebbe a un aumen-to “del pil mondiale di oltre 2.000 miliardi di dollari, creando milioni di nuovi posti di lavoro”.

Una promessa che abbiamo sentito ripetere numerose volte, prima e dopo la devastante crisi economica e che finora ha volu-to solo dire una crescita dei pro-fitti di un pugno di capitalisti e il dilagare della miseria fra le masse popolari, con una crescita accen-

tuata dalla crisi del divario tra ric-chi e poveri.

Gli investimenti infrastrutturali non verranno necessariamente dai bilanci pubblici, potranno anzi es-sere attivati con capitali privati e sostenuti dalle banche di svilup-po e dalle organizzazioni finanzia-rie internazionali. Anche su questa soluzione non c’è niente di nuovo; gli Stati che finora hanno scom-messo sulla ripresa pompando sol-di sui mercati come Usa e Giappo-ne continueranno a farlo, gli altri, quelli come gli europei che hanno finora dovuto stringere i cordoni per rispettare i vincoli di bilancio voluti dalla Merkel continueran-no a torchiare le masse popolari. I risultati fallimentari per i popo-li di entrambe le ricette capitali-ste sono sotto gli occhi di tutti e l’uscita dalla crisi ancora per mol-ti paesi è a livello di una chimera.

Pur trattandosi di un vertice economico, la prima giornata dei lavori del G20 è stata dedicata alle questioni politiche, prima fra tut-ti la crisi ucraina dove la tensione è tornata a livelli di guardi dopo

l’invio di nuove truppe russe ai confini con le regioni secessioni-ste dell’Ucraina orientale. E Putin , finito all’angolo criticato e isola-to, ha lasciato per primo il vertice disertando il pranzo finale.

Obama che ha contribuito con l’Unione europea a far scoppiare la crisi per sottrarre il controllo del paese alla Russia ha definito l’ag-gressione russa all’Ucraina “una minaccia per il mondo”. La can-celliera Merkel ha proposto nuove sanzioni verso Mosca, il governo di destra australiano ha protestato per l’esibizione di forza decisa dal Cremlino con le esercitazioni del-la marina militare russa a poca di-stanza dalle loro acque territoriali durante il vertice.

A Brisbane ha lavorato più die-tro le quinte il presidente cinese Xi Jinping, dopo l’indubbio succes-so della gestione del vertice Apec a Pechino. Xi ha parlato anche a nome dei Brics per dire che gli equilibri mondiali sono cambiati e che “i paesi Brics devono atti-vamente partecipare alla coopera-zione internazionale multilatera-

le e fare sentire la loro voce nella governance economica globale”. Nell’incontro con gli altri leader del gruppo dei paesi emergenti, il presidente russo Vladimir Putin, il premier indiano Narendra Modi, il presidente sudafricano Jacob Zuma e la presidente brasiliana Dilma Rousseff, Xi ha sottolinea-to che “i Brics devono rimanere impegnati ad intese a lungo termi-ne per la cooperazione economica e a realizzare partnership econo-miche più strette, facilitando le re-lazioni dei mercati, l’integrazione finanziaria e la connessione delle infrastrutture”, solo così potrà agi-re “non solo come motore dell’e-conomia globale ma anche come scudo della pace mondiale”. Con un ruolo quindi anche politico.

A Brisbane è finito nell’ango-lo anche il nuovo presidente del-la Commissione Ue, il lussembur-ghese Jean-Claude Juncker, che ha dovuto ingoiare nel documen-to finale una chiara condanna del tipo di esenzioni fiscali occulte offerte alle multinazionali da vari paesi fra i quali il Lussemburgo

e proprio quando Juncker ne era premier e ministro delle Finanze. L’uomo che la Merkel ha piazzato alla guida della Commissione eu-ropea e amico delle multinazionali che è finito sotto inchiesta nel suo paese ha trovato in Australia un di-fensore inatteso nel presidente del consiglio italiano Renzi.

Dopo lo scambio di sciabolate delle settimane precedenti, quan-do Renzi aveva attaccato Junker quale rappresentante dei “tecno-crati” di Bruxelles che stavano va-lutando la manovra economica del suo governo, lo ha difeso in una breve intervista con Sky News quando alla domanda se Juncker fosse un modello, rispondeva che la questione non gli interessava, forse “non è il mio, ma la cosa im-portante è che è un politico”, quin-di non un tecnocrate, e che non si poteva “mettere in mettere in di-scussione uno che ha assunto un incarico da appena 21 giorni”. An-che se ha una storia passata e re-cente che lo ha reso criticatissimo e squalificato.

GrAVe crisi dellA terzA economiA mondiAle

il Giappone ricade nella recessione Il leader conservatore Shinzo Abe anticipa le elezioni

In PRogRaMMa la contRoRIfoRMa della costItUzIone In senso MIlItaRIsta e InteRventIsta e Il RItoRno del nUcleaRe

Dai dati diffusi il 17 novembre dal governo Abe il prodotto inter-no lordo (pil) giapponese è crolla-to nel terzo trimestre dell’anno, il periodo tra luglio e settembre, del-lo 0,4% rispetto al trimestre pre-cedente e dell’1,6% sullo stesso trimestre dello scorso anno. La di-minuzione del pil per due trimestri consecutivi pone quella che era la terza economia mondiale nella fase di “recessione tecnica”. Un risultato inatteso dato che le peg-giori stime precedenti davano una economia comunque in crescita, seppur di solo lo 0,2% per il tri-mestre e di almeno il 2,4% su base annua; la crisi economica è tutt’al-tro che alle spalle, morde ancora e in maniera grave il Giappone. Che fra i conti negativi registra anche un debito enorme, pari al 240% del pil.

Il paese era uscito dalla reces-sione negli ultimi mesi del 2012, poco prima dell’arrivo il pote-re dei liberaldemocratico guidati da Shinzo Abe che aveva lancia-

to una cura speciale per rafforzare l’economia, basata su un aumen-to della spesa pubblica attraverso l’immissione sul mercato di una valanga di soldi. Nel 2013 l’in-tervento straordinario della ban-ca nazionale aveva prodotto fiumi di liquidità di 13 mila miliardi di yen, circa 130 miliardi di euro, se-guita da una di quasi pari impor-to da 10 mila miliardi. Nonostante un iniziale aumento del pil, l’au-spicato aumento dei consumi non si è verificato, anche a causa di un contemporaneo aumento delle im-poste deciso per limitare il soffo-cante debito pubblico. Queste po-litiche hanno fallito e il Giappone è tornato in recessione.

La risposta del leader conser-vatore Abe è stata quella di rilan-ciare, di anticipare le elezioni pre-viste fra due anni e di intascare un consenso per restare in sella per tutta la nuova legislatura.

Il presidente della Camera dei rappresentanti (Bassa) Bunmei Ibuki comunicava il 21 novembre

lo scioglimento proprio di questo organo rappresentativo, quello più importante che assieme alla Ca-mera dei Consiglieri (Alta) com-pone la Dieta nazionale, il par-lamento nipponico e l’indizione delle elezioni entro i prossimo di-cembre.

Il premier Abe affermava che avrebbe usato la campagna elet-torale per “chiarire la strategia di crescita economica” del proprio futuro governo. La coalizione gui-data dal suo partito dovrebbe riu-scire a ottenere di nuovo la mag-gioranza parlamentare, in caso

contrario Abe si diceva pronto a dimettersi. O mi date carta bian-ca o si ricomincia da capo, lo stile ducesco di Renzi fa scuola anche in Asia.

Se la linea economica sarà “chiarita” in campagna elettora-le, alcuni aspetti e quella politi-

ca sono già chiari e si basano sul rilancio del nucleare e sulla con-troriforma della Costituzione che minerebbe le ambizioni di Abe di svolgere un accresciuto ruolo im-perialista nel continente per con-trastare la vicina superpotenza ci-nese.

obama invia altri 1500 soldati nella guerra contro lo stato islamico

Il presidente americano Ba-rack Obama aveva centrato il suo programma elettorale che lo ave-va portato alla vittoria nel primo mandato anche sulla promessa di un ritiro dall’Afganistan e dall’I-raq, visto che quelle guerre impe-rialiste erano state decise dal suo predecessore Bush. Niente di tut-to ciò è avvenuto e oggi a metà del suo secondo mandato presi-denziale ha autorizzato, lo scor-so 6 novembre, il Pentagono a inviare 1.500 soldati in Iraq, che si aggiungeranno ai 1.400 già sul posto senza contare gli agen-ti dei servizi e i mercenari privati; il loro compito sarebbe quello di addestrare, consigliare e assiste-re l’esercito del governo fantoc-cio di Bagdad e le fidate milizie curde della regione autonoma di Erbil nella guerra contro lo Sta-to islamico (Is) che si sta raffor-zando nelle regioni a maggioran-za sunnita del nord dell’Iraq e

della Siria. Contemporaneamente la Casa Bianca chiedeva al Con-gresso uno nuovo stanziamento di 5,6 miliardi di dollari per sostene-re l’impegno militare in Iraq.

“I rinforzi non saranno usati per combattimenti di terra”, pre-cisava il portavoce del presiden-te, Josh Earnest, per dire che non sarebbero coinvolti direttamente nella guerra ma è indubbio che la decisione è un pezzo della strate-gia per un nuovo intervento diret-to nel paese segnata dalla deciso-ne dell’estate scorsa di liquidare il governo dello sciita Al Maliki, che si stava avvicinando troppo a Cina e Iran, e di dare il via ai raid aerei in Iraq e poi in Siria.

L’escalation della presenza militare americana in Iraq scat-ta dopo una serie di pressioni dei vertici militari che sostenevano la necessità di potenziare la pre-senza americana con l’argomen-tazione che non sarebbe possibi-

le distruggere lo Stato islamico senza il coinvolgimento di trup-pe americane di terra. Una ipote-si che Obama aveva sempre re-spinto. La decisione del 6 ottobre prospetta un cambio di strategia che probabilmente ha successi-vamente portato anche al silura-mento del ministro della difesa, il repubblicano Chuck Hagel

Nell’incontro del 7 novem-bre coi i leader parlamentari re-pubblicani, che dopo le elezioni amministrative di medio termi-ne controllano i due rami del par-lamento, Obama ha annunciato l’intenzione di avere dal parla-mento prima della fine dell’an-no una autorizzazione dedicata alla guerra allo Stato islamico. Finora il Pentagono si muoveva in base a una decisione parlamen-tare del 2002 sull’uso della for-za contro Al Qaeda. “Ma adesso – spiegava il presidente – abbia-mo di fronte un nuovo tipo di ne-

mico e abbiamo dunque bisogno di una diversa strategia non solo per i prossimi due o tre mesi, ma per il futuro”.

Quale sia questa “diversa stra-tegia” lo ha fatto capire in una intervista del 9 novembre quan-do ha spiegato che “con l’in-vio di altri militari Usa in Iraq la lotta all’Is entra in una nuova fase. Piuttosto che mirare a fer-mare semplicemente l’avanza-ta dell’Is, ora siamo in grado di passare all’offensiva ma ci vorrà del tempo”. E in una dichiarazio-ne del 17 novembre, a margine del G20 australiano, ha afferma-to che “se scoprissimo che l’Is è entrato in possesso di armi nu-cleari e dovessimo organizzare un’operazione per togliergliele dalle mani, allora sì. La ordine-rei”. Abbiamo già un caso per il quale l’imperialismo americano prevede l’impiego di reparti per combattimenti di terra.

Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHIe-mail [email protected] Internet http://www.pmli.itRedazione centrale: via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055.5123164Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di FirenzeEditore: PMLI

ISSN: 0392-3886 Associato all’USPIUnione StampaPeriodica Italiana

chiuso il 26/11/2014ore 16,00

Page 16: crollo storico dell’affluenza sfiduciato il governo renzipmli.it/ilbolscevicopdf/2014/2014n440412.pdf · governo renzi promossa dai compagni di rufina importante iniziativa dell’organizzazione

2 il bolscevico / documento dell’UP del PMLI N. 23 - 12 giugno 2014

www.pmli.it

Sede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected]

PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO Com

mitt

ente

resp

onsa

bile

: M. M

ARTE

NGHI

(art.

3 -

Legg

e 10

.12.

93 n

. 515

) St

ampa

to in

pro

prio

Solo il socialismo può cambiare l'Italia e dare il potere al proletariato

Spazziamo viail governo del Berlusconi democristiano Renzi