41
CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA L’insediamento cosacco * 1. Nell’estate del 1944 alle forze d’occupazione tedesche nella zona d’operazione Litorale adriatico (Adriatisches Küstenland) si aggiunsero in un settore particolare dell’arco alpino e prealpino, nella Carnia, forti reparti di soldati russi arruolati agli ordini dei tedeschi. Questi reparti dovevano avere secondo i propositi dei tedeschi una specifica funzione nella lotta antipartigiana, per cui non è affatto rispondente a verità l’affermazione secondo la quale l’insediamento cosacco sarebbe stato costituito unicamente da famiglie di rifugiati civili \ La valutazione di queste forze compiuta da più parti ne fa ascendere l’entità a circa 18-20.000 uomini, ivi compresi gli elementi inquadrati nei reparti in armi e le famiglie al loro seguito3. Le stesse fonti tedesche parlano di 17.000 cosacchi3. Con l’andare del tempo i contingenti russi furono ulteriormente incrementati anche per il sopraggiungere di unità impiegate dai tedeschi in Balcania e costrette a ripiegare verso il nord dall’offensiva dei partigiani jugoslavi (cfr. più avanti, par. 4). Secondo il Carnier, nell’inverno del 1944-45 la popolazio- ne cosacca in Carnia ammontava a 40.000 uomini con 6.000 cavalli e 50 cammelli *. L’occupazione cosacca è ricordata nella letteratura e nella memoriali- stica locale come un vero flagello. Non di rado il racconto delle scorrerie e delle razzie alle quali si abbandonavano i cosacchi si colora di tinte pit- * Il presente lavoro, al pari della documentazione su Villa Santina che pubblichiamo di seguito, rientra nelle ricerche promosse dal gruppo CNR sulla storia regionale che fa capo all’Istituto di storia medioevale e moderna dell’Università di Trieste. 1 « Si trattava principalmente di vecchi, donne e bambini. Di armati ce pe erano pro- prio quanti erano richiesti per la difesa della comunità », scrive E rich Kern, General von Pannwitz und seine Kosaken, Gottingen, 1963, p. 121; comunque a proposito di questo libro di ispirazione neonazista si v. la nostra recenzione ne II Movimento di liberazione in Italia, luglio-settembre 1963. 2 Michele Gortani, Il martirio della Carnia - dal 14 marzo 1944 al 6 maggio 1945, Pordenone, 1946, p. 15, parla di « un vero insediamento migratorio » di più di 20 mila persone; F rancesco Vuga, La zona libera di Carnia e l’occupazione cosacca (luglio-ottobre 1944), Udine, 1961, p. 119, parla di «ben 18.000 soldati russi raccolti in due divisioni », riprendendo dati forniti da P.A. Carnier (in una prima versione del lavoro che sarà citato più innanzi). 3 Cfr. il rapporto Müller pubblicato in appendice. 4 P ier A rrigo Carnier, L’armata cosacca in Italia (1944-1945), Milano, p. 105, ma si tratta di una cifra che può valere forse per la primavera del 1945, non certo per il periodo precedente.

CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

  • Upload
    others

  • View
    3

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L ’OCCUPAZIONE NAZISTA

L’insediamento cosacco *

1. Nell’estate del 1944 alle forze d ’occupazione tedesche nella zona d ’operazione Litorale adriatico (Adriatisches Küstenland) si aggiunsero in un settore particolare dell’arco alpino e prealpino, nella Carnia, forti reparti di soldati russi arruolati agli ordini dei tedeschi. Questi reparti dovevano avere secondo i propositi dei tedeschi una specifica funzione nella lotta antipartigiana, per cui non è affatto rispondente a verità l ’affermazione secondo la quale l ’insediamento cosacco sarebbe stato costituito unicamente da famiglie di rifugiati civili \ La valutazione di queste forze compiuta da più parti ne fa ascendere l ’entità a circa 18-20.000 uomini, ivi compresi gli elementi inquadrati nei reparti in armi e le famiglie al loro seguito3. Le stesse fonti tedesche parlano di 17.000 cosacchi3. Con l ’andare del tempo i contingenti russi furono ulteriormente incrementati anche per il sopraggiungere di unità impiegate dai tedeschi in Balcania e costrette a ripiegare verso il nord dall’offensiva dei partigiani jugoslavi (cfr. più avanti, par. 4). Secondo il Carnier, nell’inverno del 1944-45 la popolazio­ne cosacca in Carnia ammontava a 40.000 uomini con 6.000 cavalli e 50 cammelli *.

L’occupazione cosacca è ricordata nella letteratura e nella memoriali­stica locale come un vero flagello. Non di rado il racconto delle scorrerie e delle razzie alle quali si abbandonavano i cosacchi si colora di tinte pit­

* Il presente lavoro, al pari della documentazione su Villa Santina che pubblichiamo di seguito, rientra nelle ricerche promosse dal gruppo CNR sulla storia regionale che fa capo all’Istituto di storia medioevale e moderna dell’Università di Trieste.1 « Si trattava principalmente di vecchi, donne e bambini. Di armati ce pe erano pro­prio quanti erano richiesti per la difesa della comunità », scrive Erich Kern, General von Pannwitz und seine Kosaken, Gottingen, 1963, p. 121; comunque a proposito di questo libro di ispirazione neonazista si v. la nostra recenzione ne II Movimento di liberazione in Italia, luglio-settembre 1963.2 Michele Gortani, Il martirio della Carnia - dal 14 marzo 1944 al 6 maggio 1945, Pordenone, 1946, p. 15, parla di « un vero insediamento migratorio » di più di 20 mila persone; Francesco Vuga, La zona libera di Carnia e l’occupazione cosacca (luglio-ottobre 1944), Udine, 1961, p. 119, parla di «ben 18.000 soldati russi raccolti in due divisioni », riprendendo dati forniti da P.A. Carnier (in una prima versione del lavoro che sarà citato più innanzi).3 Cfr. il rapporto Müller pubblicato in appendice.4 P ier Arrigo Carnier, L’armata cosacca in Italia (1944-1945), Milano, p. 105, ma si tratta di una cifra che può valere forse per la primavera del 1945, non certo per il periodo precedente.

Page 2: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

La Carnia sotto l’occupazione nazista 63

toresche su uno sfondo esotico, che ha impresso alla memoria di quest’epo­ca di oppressione un tono quasi leggendario. I testimoni sono concordi nel sottolineare la particolare ferocia delle truppe cosacche, nei confronti delle cui sopraffazioni dovettero intervenire in funzione di moderatori gli stessi tedeschi5. E ricordano anche le pittoresche teorie di carriaggi, i cortei di nomadi a cavallo « seguiti dai tipici musicanti con grossi tromboni a tracolla » 6 e le colonne dei carri guidate « dal suono del corno » 7. Aspetti che si ritrovano tutti anche nella memoria relativa alle vicende del Comune di Villa Santina che pubblichiamo in questo stesso fascicolo.

In genere, la memorialistica e la letteratura cronistica locale si sono limitate a registrare questa presenza esotica sul territorio carnico, riecheg­giando spesso lo stato d’animo delle popolazioni che non potevano non vedere nei mercenari russi lo strumento di una spedizione punitiva ai loro danni. Uno stato d ’animo che si trova riflesso bene in un rapporto inviato da formazioni partigiane (con tutta probabilità si tratta di una formazione osovana) al comando generale del Corpo volontari della libertà all’inizio di ottobre del 1944, nel quale è detto fra l’altro:

Ultimo e più grave insulto che si potesse infliggere al popolo nostro si è quello di avere inviato in Friuli circa 20.000 fra cosacchi, tartari, ucraini ecc. allo scopo di imporre l ’ordine. Questa accozzaglia di barbari imbevuti da pre­ventiva propaganda tedesca si crede in diritto di esercitare gli antichi diritti di spogliazioni e violenze del vincitore sul vinto. Alle nostre rimostranze il tede­sco dichiara la misura necessaria e lascia fa re8.

I primi autori che hanno raccolto le memorie di quel periodo non si sono posti tuttavia il problema dell’origine politica, e non solo della pro­venienza geografica, di quella trasmigrazione. Forse qualche elemento in questa direzione traspare già da un racconto approssimativo quale quello del Menis: « la loro odissea dura da tre anni: raccolti nel Kuban ed in altre regioni della Russia occupata dalle truppe di Hitler, furono incam­minati verso l’occidente promettendo loro assistenza ed aiuto, un luogo di soggiorno lontano dai Soviet, una terra promessa dove rifare le proprie tende in un mondo nuovo... » 9. Affiora già quindi l ’idea di un Kosakenland, come terra promessa ai mercenari russi, che è stata ripresa anche dal Vuga sulla base di questa e di altre rievocazioni10. Tuttavia, soltanto il più re­

5 Michele G ortani, op. cit., p. 18; P ietro Menis, Tempo di cosacchi - 4 ottobre 1944-28 aprile 1945, $an Daniele, 1949, p. 18; e in generale anche: Chino Ermacora, La patria era sui monti, Pordenone, 1945.8 P. Menis, op. cit., p. 13.7 F. Vuga, op. cit., p. 122.8 Doc. conservato nell’Archivio storico del CVL Comando generale presso l’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione (VE - XIX a), data stampigliata (evidentemente di ingresso in protocollo) del 19 ottobre 1944.9 P. Menis, op. cit., pp. 15-16.10 F. Vuga, op. cit., pp. 119-120.

Page 3: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

64 E. Collotti - G. Fogar

cente libro del Carnier offre alcuni elementi meno generici al fine di preci­sare l ’origine dello stanziamento cosacco nella Carnia, a cominciare dalla conferma dell’esistenza di un preciso accordo al riguardo con il capo della polizia del Litorale adriatico Globocnik.

Nell’estate del 1944, infatti, — scrive il Carnier — erano state evacuate dalla Polonia divisioni costituite da elementi cosacchi che avevano optato per la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli opportuni accordi con l’Obergruppenfiihrer Odilo Globochnik, che aveva il suo quartier generale a Trieste. Questi accordi pre­vedevano la costituzione del Kosakenland in Norditalien, che avrebbe esteso i suoi confini dalle montagne della Carnia alla pianura friulana 11.

Al pari di altre notizie (ma non di tutte) che fornisce il Carnier, questo particolare appare degno di fede, anche se l ’autore, il quale si vale spesso della testimonianza diretta di superstiti delle forze cosacche, non cita mai le fonti delle sue informazioni nè dei documenti dei quali ha avuto certa­mente notizia. Ma l ’argomento merita un ulteriore approfondimento, come abbiamo potuto constatare imbattendoci in una serie di interessanti docu­menti sull’itinerario percorso dai reparti mercenari russi sino al loro inse­diamento nelTItalia nord-orientale nel corso di ricerche svolte prevalente­mente presso l ’Archivio dell’Institut für Zeitgeschichte di Monaco di Ba­viera, trattandosi non soltanto di un aspetto della politica d ’occupazione tedesca in Italia ma anche, in una prospettiva più generale, di un episodio della politica delle nazionalità della Germania nazista.

2. È noto che nei territori dell’Unione Sovietica occupati dalla Wehr- macht la politica tedesca esercitò particolari pressioni sulle minoranze na­zionali e religiose, specie — ma non esclusivamente — della regione cau- casica, per fare leva sulle loro tendenze centrifughe e sulle loro rivendica­zioni particolaristiche e di autonomia nel quadro generale della perseguita distruzione delle strutture dello Stato sovietico. Azerbagiani, armeni, georgiani, nordcaucasici, turkestani, cosacchi costituirono oggetto di par­ticolare attenzione da parte della propaganda e dell’amministrazione tede­sche. Di essi la Germania nazista intendeva servirsi per rinfocolare parti­colarismi locali e alimentare motivi di lacerazione della compagine sovie­tica, traendo l ’utile della manodopera di queste popolazioni e cercando di utilizzare a proprio vantaggio le loro tradizionali e leggendarie virtù di combattenti. L ’Armata russa di liberazione del generale Vlassov, l’espo­nente più in vista del collaborazionismo russo, attingeva in buona parte ad elementi di questi gruppi. Nella campagna per acquisire il favore di questi gruppi minoritari la politica tedesca giocò senza riserve la carta dell’antibolscevismo, procedendo soprattutto alla redistribuzione delle terre 11

11 P.A. Carnier, op. cit., pp. 25-27.

Page 4: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

La Gamia sotto l’occupazione nazista 65

collettivizzate e al ripristino di istituzioni e di consuetudini legate al patri­monio etnico-culturale dei singoli gruppi nazionali.

L ’azione della propaganda tedesca sortì certamente l ’effetto di procurare adesioni alla politica del Terzo Reich. Ma un’altra e più grave conseguenza fu che all’atto della ritirata delle forze tedesche dai territori occupati ebbe inizio anche un movimento migratorio di interi gruppi di popolazione com­promessisi con i tedeschi. Lo spostamento di queste masse di popolazione rappresentava un successo per la propaganda e per la condotta bellica te­desche, nella misura in cui esprimeva l ’avversione dei gruppi minoritari per il regime sovietico e offriva una riserva di armati alla Wehrmacht, ma costituiva per la Germania anche un problema politico di non poco rilievo. I dirigenti nazisti che avevano incoraggiato gli spostamenti di popolazione si rendevano conto della necessità di offrire un qualche obiettivo a questi elementi, ai quali intendevano assegnare una parte che non fosse sempli­cemente quella di profughi. Si trattava anzitutto di una esigenza propa­gandistica, in quanto la Germania si era fatta paladina della restaurazione delle tradizioni di autonomia nazionale di questi gruppi nel quadro del Nuovo Ordine europeo; ma era anche una esigenza pratica per ottenere che essi si impegnassero attivamente nella lotta al fianco dei tedeschi e non costituissero soltanto un peso morto, un’altra delle tante passività a loro carico.

Tra gli esponenti nazisti non regnava unanimità di vedute circa il trattamento da riservare a questi gruppi. Per i più estremisti ogni conces­sione, sia pure soltanto contingente e strumentale, rappresentava una con­taminazione rispetto al principio di gerarchizzazione razziale tipica della concezione nazista, tanto più che essi ben sapevano che i gruppi di Vlassov e simili passando dalla parte dei tedeschi avevano legato indissolubilmente la loro sorte a quella del Reich, lo volessero o no, e indipendentemente da qualsiasi concessione potesse essere loro fatta. Anzi, il mantenerli al­l ’oscuro della loro sorte ultima rappresentava uno dei mezzi di ricatto più produttivi per ottenerne un impegno illimitato al servizio della con­dotta bellica tedesca. A questa più radicale posizione faceva riscontro l’at­teggiamento più politico di quanti ritenevano di poter conciliare le istanze di dominazione del Terzo Reich con un minimo di autonomia per le popo­lazioni che avevano raccolto l ’appello antibolscevico della Germania.

L’esponente più illustre di questa seconda tendenza fu il ministro del Reich per i territori occupati dell’est, Alfred Rosenberg. Che cosa poteva aver mosso l’ideologo del razzismo nazista ad assumere, proprio lui, un atteggiamento relativamente flessibile? Probabilmente non si trattava sol­tanto di una manovra politica per ottenere la collaborazione dei gruppi nazionali minoritari alla causa della guerra nazista. L ’idea che bisognasse in certo senso dare una prospettiva, e più ancora un premio, ai gruppi che avevano fatto apertamente secessione dall’Unione Sovietica era proba-

s

Page 5: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

66 E. Collotti - G. Vogar

bilmente una conseguenza dell’odio antibolscevico che animava Rosenberg: quei gruppi meritavano una sistemazione, il rispetto di un margine di autonomia se non altro in segno di gratitudine per i servigi resi al popolo tedesco nella lotta contro il bolscevismo Le concessioni che Rosenberg prospettava per i cosacchi erano assai circoscritte e soprattutto prive di profonde implicazioni politiche: la funzione subalterna di questo gruppo nell’ambito del Nuovo Ordine europeo non veniva minimamente messa in discussione; si trattava solo di dare loro uno stabile insediamento terri­toriale — in una parola: la terra, che era stata la grande parola d’ordine con la quale era stato sollecitato il loro risveglio antisovietico — e di con­sentire loro di custodire le antiche consuetudini etnico-folcloristiche. Si profilava cioè la creazione di una specie di riserva cosacca nell’ambito del Nuovo Ordine di marca nazista. Non si trattava di riconoscere alcuna mi­sura di indipendenza politica: su questo punto non sembra sussistere ombra di dubbio.

L’atteggiamento di Rosenberg dovette avere la meglio se il 10 novem­bre 1943 egli, unitamente al comandante supremo della Wehrmacht mare­sciallo Keitel, poteva rivolgersi ai cosacchi con un pubblico proclama che nella parte più impegnativa enunciava le concessioni che il Reich promet­teva di attuare a favore dei cosacchi:

In riconoscimento dei servigi da voi resi sul campo di battaglia di questa immane fra tutte le guerre, per rispetto dei vostri diritti sulla terra, che fu imbevuta dal sangue dei vostri padri, la terra che vi è appartenuta per un mezzo secolo, in riconoscimento del vostro diritto all’autonomia, riteniamo quale nostro dovere promettere a voi, cosacchi del Don, del Kuban, del Terek e degli altri eserciti, nonché a quei russi, che da lungo tempo hanno vissuto tra di voi e con voi hanno combattuto contro i sovietici, quanto segue:

1) tutti i diritti e tutti i privilegi, che già ebbero a godere i vostri padri sin dai tempi più antichi.

2) La vostra autonomia, che ha fatto la vostra storica fama.3) L’intangibilità del vostro possesso della terra, da voi acquistata con il

lavoro vostro e dei vostri avi.4) Qualora gli eventi bellici dovessero rendere temporaneamente impos­

sibile il ritorno nella terra dei vostri padri, noi faremo risorgere la vostra vita di cosacchi nell’Europa orientale sotto la protezione del Führer, ponendo a. vostra disposizione la terra e tutto ciò che è necessario per una vita autonoma 12 13.

In tal modo il Reich si impegnava a trovare una nuova area di inse­diamento per i cosacchi.

12 Per brevità rinviamo alla ricostruzione della politica del Terzo Reich nei territori occupati dell’Urss effettuata, in maniera generalmente convincente, nell’opera di Alexander D allin, German Rule in Russia 1941-1945, London, 1957, ed ivi in par­ticolare sull’atteggiamento nei confronti dei cosacchi, alle pp. 298-302 e passim.13 Dal testo del proclama riprodotto nello Jahrbuch der Weltpolitik, 1944, pp. 200-20L

Page 6: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

La Carnia sotto l’occupazione nazista 67

3. Quanto abbiamo premesso è servito a chiarire l ’origine della ricerca di una nuova sede per i cosacchi. Si tratta di vedere ora attraverso quali vicissitudini l ’itinerario percorso da questi ultimi finì per approdare pro­prio in Italia, nella Carnia, come ultima tappa di una lunga odissea. I docu­menti ai quali accennavamo prima ci aiutano a ricostruire almeno nelle grandi linee le tappe di questo cammino.

Le difficoltà di trovare una sistemazione stabile per i cosacchi deriva­rono almeno da un duplice ordine di fattori: anzitutto problemi di am­bientamento, di inserimento presso altre genti e in altri territori; in se­condo luogo le esigenze della guerra che costringevano le forze tedesche in ritirata a continui spostamenti. Sappiamo che all’inizio di febbraio del 1944 il convoglio dei nord-caucasici e dei cosacchi in ritirata si dirigeva verso la Russia bianca attraversando il territorio del Governatorato generale polacco, allorché l ’irruzione di partigiani e di truppe sovietiche costrinse i tedeschi a far deviare l ’itinerario del contingente russo. Postosi alla ri­cerca di un nuovo luogo di raccolta per i cosacchi, il responsabile dell’ope­razione, il magg. O tto W. Müller, con l’autorizzazione dello Ostministe- rium si orientò verso la parte meridionale della Podolia, e precisamente verso il villaggio di Balin che doveva essere interamente evacuato dalla popolazione ucraina per essere lasciato a disposizione dei cosacchi. I primi cosacchi giunsero a Balin il 16 febbraio 1944; alla loro testa fu posto il colonnello (più tardi generale) dei cosacchi del Don Domanow, uomo di fiducia dei tedeschi. Qui interessa rilevare che la scelta di Balin fu consi­derata subito una scelta provvisoria, una soluzione di emergenza: non solo — come riferisce il maggiore Müller — « ai cosacchi non sono state fatte in alcun modo assicurazioni per il futuro. Per mettere in partenza le cose in chiaro sul lavoro da svolgere e stornare desideri e speranze esagerati, è stato sottolineato che obiettivo del raduno dei cosacchi è come dal proclama cosacco (il documento Rosenberg sopra citato, N.d.A.) la ricostituzione della vecchia vita cosacca, ma che questo obiettivo può es­sere conseguito soltanto gradualmente, in conformità alle possibilità esi­stenti ». Lo stesso Müller riteneva che una sistemazione definitiva potesse trovarsi solo in una zona adatta, per ragioni climatiche e struttura econo­mica, ad accogliere i cosacchi. Escludendo la Russia bianca, una scelta sgradita ai cosacchi e ai caucasici, il Müller indicava come unica possibilità le regioni sudorientali del Reich (il Governatorato generale, la regione di Cracovia, la zona ai margini dei Beskidi ecc.)14.

14 Rapporto n. 7, 22.2.1944 del maggiore O.W. Miiller al Ministero del Reich per i territori orientali occupati, doc. NO-3272, in Arch. Institut für Zeitgeschichte (d’ora in poi: I.f.Zg.). Si tratta di copie o fotocopie di documenti provenienti dal materiale istruttorio raccolto per indagini su crimini di guerra dalle potenze occupanti la Ger­mania.Come risulta dalla deposizione (Affidavit) da lui resa nell’istruttoria per crimini di guerra, il maggiore Oskar Walter Miiller dall’ottobre del 1942 svolse le funzioni di

Page 7: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

68 E. Collotti - G. Vogar

La situazione dovette però modificarsi rapidamente se lo stesso Miiller a non più di tre mesi di distanza si faceva sostenitore dell’insediamento cosacco nella Russia bianca. Non solo constatava la presenza delle condi­zioni ambientali ed economiche favorevoli all’insediamento, ma riteneva che questo fosse necessario anche a scopo di difesa antipartigiana. « Se il ministero concederà l ’appoggio immediatamente necessario per l ’insedia­mento e dovrà concederlo, dato che ciò è urgentemente richiesto dall’im­piego in un territorio completamente infestato dalle bande, si potrà con­tare su un gruppo etnico fidato, che può essere considerato dalla parte nostra come la più forte muraglia contro il bolscevismo ». Il Muller spe­rava di raccogliere in questa zona circa 15.000 cosacchi, ponendo così termine alle peregrinazioni dei « cosacchi che si trovano in cammino da più di un anno e poter offrire loro finalmente una nuova patria ». Le note del Müller sono interessanti anche per i rilievi che contengono circa la scarsa sensibilità e la scarsa comprensione politica di uffici e autorità mili­tari e civili tedeschi verso le promesse fatte ai cosacchi; egli invece, delegato di Rosenberg, sembrava pienamente acquisito alla linea delle concessioni nel senso sopra precisato: di qui ad esempio le sue lamentele per il ritardo nella distribuzione della terra 1S.

In un successivo rapporto del 21 giugno il Müller offriva nuovi rag­guagli sulla sistemazione dei cosacchi nella Russia bianca, e precisamente in una zona nella quale i tedeschi non penetravano da un anno e mezzo per via della presenza di forti bande partigiane (si trattava di 8 villaggi che coprivano un territorio di 13 km. per 5), a seguito di un sopralluogo effettuato nella prima metà di quel mese. Le impressioni del Müller erano nel complesso positive: l ’insediamento, che aveva il suo comando a Nowo- grodek, si articolava in « stanize », e aveva la sua fonte principale di ali­mentazione nell’agricoltura. La ripartizione in corso della terra e dei poderi sembrava confermare la stabilità della nuova sede per i 17.000 profughi cosacchi, con 9.000 cavalli, 1.000 buoi e 20 cammelli. Il Müller — con­fermando il consueto dualismo della politica tedesca — registrava anche la tendenza di taluni organi a vedere nei cosacchi unicamente uno strumento per la lotta antipartigiana, laddove i cosacchi attendevano sempre l’adem­pimento delle promesse fatte con il proclama di Rosenberg e rivendicavano maggiore autonomia 16.

È a questo punto che le vicende dei cosacchi si incrociano con la situa­zione italiana. A quale epoca risale esattamente lo stanziamento nella Carnia

ufficiale di collegamento tra lo Ostministerium (Rosenberg) e il gruppo d’eserciti sud. A partire dall’ottobre del 1943 fu delegato presso lo stesso gruppo d’esercito a curare la sistemazione dei rifugiati nei territori orientali, e in pratica dei cosacchi. Portatosi a questo scopo in Italia settentrionale nell’estate del 1944 vi rimase sino alla fine del novembre successivo; copia All'Affidavit in Arch. I.f.Zg.15 Rapporto O.W. Miiller n. 8, 21.5.44, doc. NO-3273, ivi.

Rapporto O.W. Miiller n. 9, 21.6.44, doc. NO-3274, ivi.16

Page 8: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

La Carnia sotto l’occupazione nazista 69

dei contingenti cosacchi? Il Vuga sottolinea l ’impiego dei cosacchi in rela­zione al grande rastrellamento dei primi di ottobre del 1944 contro la zona libera di Carnia (op. cit., cap. V), ma è evidente che il loro arrivo nella regione doveva risalire a qualche tempo prima. Il Carnier afferma che la prima tradotta di elementi cosacchi « raggiunse il litorale adriatico nella sera del 20 luglio 1944 », in seguito all’accordo nel frattempo intervenuto, « verso la metà di luglio », con l ’Obergruppenführer delle SS Globocnik, capo delle forze di polizia nel Litorale adriatico17 18. L ’epoca dell’accordo per il trasferimento dei cosacchi in Italia si può considerare approssimati­vamente esatta, come risulta dai documenti che citeremo. La data dell’arrivo dei primi contingenti non risulta per il momento controllabile; nella rela­zione che pubblichiamo in appendice e nel suo Affidavit già citato il Müller riferisce che il trasferimento dei cosacchi fu effettuato a metà agosto IS, ipotesi che sembra più probabile. Ma potrebbe anche darsi che il Müller si riferisse al trasferimento nel suo complesso, ossia alla data di conclu­sione dell’operazione. Ignoriamo però tuttora quali fossero il testo pre­ciso dell’accordo convenuto e il contenuto delle sue clausole.

Le ragioni dell’adesione di Globocnik al trasferimento dei cosacchi in Friuli — e non in Istria come erroneamente indicato in un altro documento dell’ufficio di Rosenberg19 — sono ricostruibili in base a due ordini di considerazioni: in primo luogo, la necessità per i tedeschi di ricevere rin­forzi per la lotta antipartigiana. Tale necessità già nei mesi precedenti era stata implicitamente sottolineata dall’inasprimento della repressione antipartigiana nell’Adriatiscbes Kiistenland20 e si era manifestata con particolare urgenza dopo l ’espansione primaverile del movimento parti­giano, che era sfociata nella creazione della zona libera nell’alta Carnia. Ora, l ’arrivo dei cosacchi poneva a disposizione di Globocnik la forza d ’urto desiderata, tanto più che i reparti cosacchi erano preceduti da una solida fama di ferocia antipartigiana. L’arrivo dei cosacchi consentiva l ’at­tacco in forze contro la zona libera e l ’espugnazione di questa permetteva di insediarvi i cosacchi stessi21. In secondo luogo, doveva avere giocato nell’adesione di Globocnik la convinzione che una massa come quella co- sacca, ormai votata alla disperazione e legata senza via di scampo alla sorte del Terzo Reich, fosse particolarmente idonea ad assolvere al compito di antemurale contro il bolscevismo nella regione nord-orientale d’Italia, che era particolarmente esposta alle infiltrazioni non solo di partigiani italiani ma soprattutto del movimento partigiano slavo. E contro quest’ultimo erano

17 P.A. Carnier, op. cit., p. 49.18 Affidavit Müller cit.19 Doc. NO-2544 in data 28.9.44, foglio 3, in Arch. I.f.Zg.20 Cfr. E. Collotti, « Occhio per occhio, dente per dente! »: un ordine di repres­sione tedesco nel Litorale adriatico, in Movimento di Liberazione in Italia, gennaio- marzo 1967.21 F. Vuga, op. cit., cap. V.

Page 9: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

7 0 E. Collotti - G. Vogar

già impegnate nel settore balcanico le unità cosacche inquadrate agli ordini del generale von Pannwitz23. Da ultimo, non è da sottovalutare neppure l ’ipotesi che a convalidare l’idea di acquartierare i cosacchi nel Litorale adriatico avesse contribuito anche la difficile situazione delle nazionalità sul confine orientale italiano: una situazione nella quale la presenza dei cosacchi, operando da ulteriore elemento di frattura, ribadiva e confer­mava la necessità del controllo immediato diretto da parte del Reich.

Restano però sempre da chiarire le ragioni di questo ulteriore trasfe­rimento, dopo che sembrava fosse stata trovata una sede definitiva nella Russia bianca. Il fatto che il trasporto nel Friuli sia avvenuto direttamente a partire dal Warthegau, passando poi per Cracovia, ci dà la possibilità di integrare il cammino percorso dai cosacchi, il cui arretramento verso ovest era in relazione diretta con la pressione e l ’avanzata delle forze sovietiche lungo il fronte orientale tedesco. La prima notizia sicura che noi abbiamo rintracciato intorno al trasferimento in Italia è costituita dalla comunicazione di un funzionario dell’Ostministerium, certo Stadler, il quale era stato incaricato di prendere gli opportuni accordi con il generale Globocnik. Il 28 luglio lo Stadler trasmetteva al Reichsfiihrer delle SS Himmler, a Berlino, una nota dalla quale si deduce tra l’altro il già avve­nuto consenso al trasferimento da parte del ministro Rosenberg e del- l ’Obergruppenfiihrer delle SS Berger, in rappresentanza evidentemente di Himmler:

1) Dopo la decisione presa ieri dal ministro del Reich Rosenberg e dal- l’Obergruppenfiihrer delle SS Berger si autorizza l’insediamento di 4.000 cau­casici e di 18.000 profughi cosacchi, finora insediati nella Russia bianca sotto il commissario generale Gruppenfiihrer delle SS von Gottberg, nella zona d’ope­razione Litorale adriatico, e precisamente nelle Alpi e Prealpi carniche, stazione di scarico Tolmezzo.

2) Il sottoscritto, incaricato delle questioni organizzative, ha già condotto tutti i colloqui preliminari con il Gruppenfiihrer delle SS Globocnik-Trieste e si recherà il 31 luglio ’44 a Trieste con 4 caucasici e rappresentanti dei co­sacchi per ulteriori colloqui...

Aggiungeva lo Stadler che il territorio messo a disposizione, sulla cui idoneità avrebbero dovuto pronunciarsi i cosacchi stessi, sarebbe stato preventivamente « ripulito dalle bande dal comando supremo delle SS e della polizia di Trieste » 23.

23 I reparti cosacchi erano stati ripartiti almeno sotto tre diverse formule: una parte era entrata nell’Armata di Vlassov; un secondo settore era costituito dal corpo auto­nomo al comando del gen. von Pannwitz, basato in un primo tempo su una divisione, più tardi su due divisioni di cavalleria; infine il gruppo trasmigrato nella Carnia diret­tamente inquadrato dai tedeschi.23 Stadler alla Reichsfiihrung delle SS, il 28.7.44, doc. NO-2525, in Arch. I.f.Zg. Nel documento venivano citate le seguenti cifre: caucasici, 2.000 armati e 2.000 familiari; cosacchi 9.000 armati, 6.000 vecchi, 4.000 familiari e 3.000 bambini, per un totale

Page 10: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

La Gamìa sotto l’occupazione nazista 71

Quasi contemporaneamente anche il generale Berger confermava il con­senso di Globocnik al trasferimento dei cosacchi, nel richiedere ad Himmler di confermare la sua adesione al piano concordato:

Non essendosi rivelata possibile la sistemazione dei cosacchi e delle loro famiglie nel Governatorato generale, gli uffici più diversi hanno iniziato tra t­tative in proposito. Così in particolare il capo supremo delle SS e della polizia d i Trieste d ’accordo con il supremo commissario si è adoperato e ha stipulato accordi per acquartierare per il periodo della guerra i 4.000 caucasici nella zona d i Paularo nelle Alpi Carniche e i 18.000 cosacchi nel territorio dell’alto Ta- gliamento, nelle Prealpi Carniche. Il loro mantenimento in questi territori è garantito... 24.

4. L ’arrivo dei cosacchi nella Carnia rappresentò per i tedeschi non pochi problemi. Il rapporto del maggiore Müller che pubblichiamo in appendice dà ampia testimonianza, da una parte delle difficoltà create dal trapianto in Italia delle carovane cosacche, dall’altra delle contraddizioni nelle quali continuava a dibattersi la politica dei tedeschi, incapace di soddisfare le esigenze della moderata autonomia promessa con il proclama a Rosenberg e mirante insieme a utilizzare i reparti cosacchi unicamente sul piano strumentale del potenziale di lotta antipartigiana.

Il rapporto Müller si rivela una preziosa fonte di informazione. Le difficoltà di sistemazione dei cosacchi vi sono espresse senza alcuna reti­cenza. Le speranze che i comandi tedeschi riponevano nei reparti cosacchi per liquidare le bande partigiane risultano senza alcuna riserva; di qui la loro delusione nel vedere arrivare non già unità bene armate, addestrate e pronte per il combattimento ma una massa di elementi raccogliticci, di profughi che si erano trascinati attraverso mezza Europa i carriaggi con le loro famiglie e il loro bestiame. E d’altra parte appena assestati in Carnia i nuovi arrivati si comportavano da padroni: « aggressioni da parte di cosacchi contro la popolazione civile italiana erano all’ordine del giorno », come scriveva il Müller. Questo era del resto imo dei risultati logici della politica dei tedeschi, i quali avevano promesso un nuovo Kosakenland ai russi disertori e ora potevano realizzare questa aspirazione dei cosacchi a danno degli italiani.

La soddisfazione dei cosacchi per avere trovato finalmente tregua e una sede di assestamento dopo più di un anno di incerto errare nel cuore dell’Europa era comprensibile. Essi per giunta, agli occhi dei tedeschi,

quindi di 26 mila persone, che non collima con il totale di 22 mila che si desume •dal testo citato sopra. Dal contesto sembra inoltre di dedurre che a questa data non era stato effettuato ancora alcun trasporto alla volta della Carnia, circostanza che confermerebbe quanto affermato prima circa l’epoca del trasferimento in Italia.24 Telegramma Berger a Himmler, pervenuto il 31.7.44, NO-3035, Arch, cit., nel quale il gen. Berger aggiungeva significativamente: « Ho la ferma convinzione che per i cosacchi è affare da poco (ein Kleines) espugnare il territorio dalle bande... ». Il gen. delle SS Gottlob Berger era il capo dello SS-Fiihrungshauptamt.

Page 11: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

72 E. Collotti - G. Fogar

avevano il merito di saper fare quello che nè tedeschi nè fascisti erano riusciti a fare sino allora: cacciare i partigiani dalle Alpi e dalle Prealpi Carniche. Il documento conferma così indirettamente il vigoroso sviluppo che aveva assunto nella zona il movimento partigiano e l ’importanza che i tedeschi attribuivano al ristabilimento del controllo su di essa, vuoi per garantire la sicurezza delle comunicazioni verso l ’Austria vuoi per impe­dire la costituzione di un fronte partigiano senza soluzione di continuità con le zone controllate da partigiani slavi. Che poi a pagare le spese del­l ’insediamento cosacco fossero le popolazioni italiane costrette, dove in tutto dove in parte, ad abbandonare i loro villaggi, sembrava ai tedeschi del tutto naturale. I cosacchi erano dalla parte dei vincitori e quindi erano chiamati a dividere il premio della vittoria. Il fatto che la popolazione italiana, costretta a subire le prepotenze dei cosacchi in aggiunta a quelle dei tedeschi, considerasse « i cosacchi da intrusi » sembra al cronista tede­sco un elemento del tutto secondario. Inoltre può non essere privo di significato, in quanto non puramente occasionale, anche il fatto che i cosacchi fossero destinati a occupare grosso modo il territorio di quella che era stata la zona libera di Carnia dopo la sua eliminazione nell’ottobre del 1944. Il loro trapianto, la loro colonizzazione, era ritenuta forse l ’unica via per risolvere stabilmente il problema del controllo di una zona impervia ma strategicamente e logisticamente di non secondaria importanza.

Una volta assestati nella Carnia e nell’alta valle del Tagliamento i co­sacchi si diedero a trasformare il territorio loro assegnato a similianza dei loro tradizionali villaggi, in « lindi villaggi cosacchi », come riferisce il Müller. Trasformarono i villaggi in stanize, le tradizionali comunità cosac- che; ribattezzarono anche vecchie località italiane con nomi cosacchi2S. Gli accampamenti di militari, i carriaggi, le teorie di bestiame, le cerimonie religiose e le feste tradizionali erano lo sfondo tragico e pittoresco insieme di questa minuscola tra le migrazioni forzate imposte dai tedeschi nel­l ’Europa del nuovo ordine: « La Carnia — scrive il Carnier (pag. 86) — era stata trasformata in un piccolo Kazachistan ».

I tedeschi dal canto loro si diedero a reclamizzare ampiamente la pre­senza dei cosacchi, che assolveva ad una duplice funzione di propaganda. Da una parte la migrazione dei cosacchi era una prova di inflessibile vo­lontà di lotta antibolscevica; i cosacchi furono portati anche a Trieste, dove il 12 ottobre diedero saggio di danze e cori folcloristici al Politeama Rossetti26. Dall’altra, i tedeschi ne esaltavano le virtù al combattimento, il fanatismo antipartigiano e anticomunista. Il settimanale « Adria-Ulus-

25 Notizie tornite generalmente dal** memorialistica locale, così per es. da P.A. Car­nier, op. cit., p. 59 (« Nella pedemontana il paese di Alesso fu battezzato Novo- cerkassk »).26 Cfr. sull’episodio il settimanale Adria-Illustrierte del 28 ottobre 1944, p. 3, e i due quotidiani di Trieste, la Deutsche Adria-Zeitung e II Piccolo del 13 ottobre 1944.

Page 12: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

La Gamia sotto l’occupazione nazista 73

trierte » nel dedicare due pagine fotografiche ai reparti cosacchi teneva a sottolineare:

Su un pianoro tra le montagne e le colline del Friuli si sono radunati reg­gimenti cosacchi e caucasici. Alla presenza di ospiti di riguardo, essi danno un saggio della loro abilità di cavallerizzi e di soldati. Essi abbandonarono a suo tempo la loro patria con le truppe germaniche per continuare al fianco dei combattenti tedeschi la lotta per la loro libertà nazionale. Nemici irriducibili del bolscevismo, combattono con l’accanimento e la tenacia della loro razza le bande comuniste del Litorale adriatico27.

Le autorità tedesche si atteggiavano a protettrici delle caratteristiche e del sentimento nazionali dei cosacchi, ben sapendo fra l’altro che i co­sacchi trovandosi in un ambiente ostile potevano affidare la loro sorte unicamente alla vittoria delle armi tedesche. Di qui l ’esaltazione dei co­stumi e del folclore cosacco, come superficiale prova del rispetto della loro vita e cultura nazionale28, di qui anche le pubbliche attestazioni per il contributo militare da essi prestato alla comune lotta. Il supremo com­missario del Litorale adriatico, Gauleiter Rainer, si recò di persona a far visita alle unità cosacche nella « nuova e seconda patria, che rassomiglia nel paesaggio alla loro » 29 ; e alla vigilia del crollo finale l’ataman delle unità cosacche del Litorale adriatico fece ancora in tempo a ricevere la croce di ferro di prima classe30.

Desiderosi di sfruttare la forza d ’urto dei reparti cosacchi, i tedeschi rimasero sino all’ultimo divisi sul trattamento politico da riservare loro. Il rapporto citato del Müller si faceva eco della delusione dei cosacchi, i quali si sentivano traditi dal mancato adempimento delle promesse con­tenute nel proclama Rosenberg; d ’altra parte veniva chiesta la stretta subor­dinazione dei reparti cosacchi alle unità militari tedesche. Ciò risulta fra l ’altro dal seguente dispaccio inviato a Himmler alla fine di novembre del 1944 dall’Obergruppenführer delle SS gen. Bergeri

Reichsführer!I l suo piano per fare un giorno dei cosacchi una guardia alla frontiera, con­

tadina e orientale, votata al Führer e a lei, è in via di attuazione.Per ragioni psicologiche è necessario dare ai cosacchi la sensazione che ac­

27 Adria-lllustrierte, TI gennaio 1945, pp. 8-9.28 Si v. nella Deutsche Adria-Zeitung del 22 dicembre 1944, p. 4, Kosaken erhielten ihre Festgabe, la cronaca della festa natalizia cosacca in un villaggio del Litorale adria­tico; nello stesso giornale, 19 gennaio 1945, p. 4, Kosakenkinder luden ein; ivi, 18 feb­braio 1945, p. 4, Kosaken stellen aus (mostra di artigianato cosacco in una località carnica); ivi, 4 marzo 1945, pp. 1-2, art. di H ermann P irich, Gesang der Erde, sui canti e i cori cosacchi.28 Deutsche Adria-Zeitung, 7 gennaio 1945, p. 6: art. di H ermann-Walter D oring. Freiheitskampfer-Besichtigung der im Kiistenland eingesetzten Kosaken- und Kaukasier- Regimenter durch den Obersten Kommissar.30 Adria Illustrierte, 14 aprile 1945, p. 2.

Page 13: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

74 E. Collotti - G. Vogar

canto al corpo armato cosacco, l ’unità cosacca che combatte contro le bande nel Friuli sotto l’ataman Domanov rappresenta il Kosakenland, dove i cosacchi costruiscono stanize, e possono vivere conformemente alla loro tradizione, alle loro esigenze religiose e culturali. Domanov è un ufficiale di provate capacità militari che i cosacchi hanno eletto ad ataman di campo conformemente al loro costume.

Per potere realizzare con sistematicità la guida e la formulazione politica della questione cosacca e creare ivi ai cosacchi la loro patria provvisoria e spirituale, la prego, Reichsfiihrer, di voler porre direttamente alle mie dipen­denze questa un ità ...31.

L’intervento di Berger era certo un altro indice di quelle interferenze di comando deplorate dal Müller, ma a noi interessa registrarlo unicamente a titolo di conferma dell’utilizzazione strumentale che i tedeschi fecero delle unità cosacche e della prospettiva del nuovo Kosakenland.

D ’altronde, sulla fedeltà dei cosacchi alla loro causa i tedeschi non si sbagliavano. Come nel caso di altri gruppi etnici, si trattava di elementi che erano stati sradicati dalla loro terra e che erano in un certo senso votati alla causa tedesca dalla disperazione, ben sapendo fra l ’altro che l ’ipotesi di una vittoria della coalizione antinazista non poteva offrire loro alcuna favorevole prospettiva. Non meraviglia perciò che la propaganda tedesca si sforzasse di presentare i cosacchi in una luce più favorevole delle stesse forze della Repubblica sociale italiana, in quanto — si diceva— i cosacchi erano disposti a battersi sino all’estremo come i tedeschi, a differenza delle forze italiane al fianco dei tedeschi32. Un uguale apprez­zamento le autorità tedesche ebbero a ripetere qualche settimana dopo, nella primavera del 1945, allorché nel Litorale adriatico incominciarono ad affluire le unità collaborazioniste — cosacche, caucasiche ed anche serbe— che si ritiravano dal fronte balcanico. Il 6 marzo 1945 il capo delle SS e della polizia Globocnik illustrava in un ordine estremamente eloquente rivolto ai reparti alle sue dipendenze la situazione e la funzione dei reparti stranieri che affluivano nella regione:

I loro fondamentali propositi... sono gli stessi del popolo tedesco e garan­tiscono perciò una stretta comunanza di lotta. Questo incontro non è un caso, ma una conseguenza degli eventi complessivi di questa guerra... Cosacchi e caucasici sono attualmente sistemati qui come nella loro patria. Ma essi si costruiscono una nuova esistenza anche dal punto di vista militare e conse­guono così una forza d ’urto compatta. Nella loro disposizione essi non costitui­scono soltanto un sistema di garanzie, che chiude in una morsa i punti d ’irru­zione delle formazioni delle bande, ma servono anche a garantire le installazioni difensive immediatamente innanzi al confine del Reich e a fronteggiare sbarchi

31 Berger a Himmler, 29 novembre 1944, NO-2421, Arch. I.f.Zg.32 Come afferma ad esempio un rapporto della propaganda tedesca del Litorale adria­tico in data 13 febbraio 1945, in Archivio dell’Istituto per la storia del movimento operaio di Lubiana, sezione tedesca, fase. 201/sottof. 2.

Page 14: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

La Gamia sotto l’occupazione nazista 75

nemici. Ma questa struttura e la protezione del confine del Reich sono anche una delle premesse perchè essi si trovino un giorno in condizione di condurre la lotta per la loro patria. Lo stesso vale per le unità serbe... Ad onta della situazione tesa dei rifornimenti il Reich tedesco è pronto e nella condizione... di dare tu tto quanto possa accrescere la loro capacità d ’impiego... Nostro su­premo principio è di annientare ogni avversario che lotta contro la nazione tedesca o quella degli alleati del Reich tedesco. Tale è il bolscevismo e ognuno ■dei suoi alleati, quale che ne sia la veste... Il supremo commissario ha mo­strato con la sua buona volontà di appoggiare nel modo più caldo questa aspi­razione e di creare le premesse per dare provvisoriamente una nuova patria in questa zona a tutte le unità che hanno perduto la loro patria...33.

Quando Globocnik vergava queste righe la Germania aveva già perduto la guerra. La prospettiva di ridare una nuova patria ai gruppi cosacchi che si erano aggregati ai tedeschi era ormai tramontata. Benché continuas­sero a recitare la loro parte di protettori delle nazionalità oppresse, i nazisti non potevano nascondere il fatto che ormai le unità straniere erano ridotte a servire unicamente come antemurale, come ultima difesa dinanzi ai confini immediati del Reich. Al di là di questa difesa non c’era più una nuova pa­tria ma soltanto la distruzione finale del sogno del Nuovo Ordine europeo. Anche la vicenda dell’insediamento cosacco nella Carnia non era che un piccolissimo dettaglio di questo innaturale disegno, la proiezione in un ambito territoriale ristretto di quegli immani spostamenti di popolazioni che furono una delle caratteristiche della dominazione nazista, e i cosacchi che si erano fatti strumento della violenza e della prepotenza del Terzo Reich, in una terra lontana le mille miglia dalle loro sedi originarie, fini­rono per essere coinvolti in una sconfitta anche più dura di quella subita dai loro protettori, dopo la ritirata dalla Carnia alla quale furono costretti dall’insurrezione partigiana e lo sconfinamento nell’Austria occupata dalle forze alleate.

Enzo Collotti

33 Befehl 5/45, del 6.3.45 del capo della polizia e delle SS dell’A.K., ivi, fase. 199.

Page 15: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

76 E. Collotti - G. Fogar

BEVOLLM ÂCHTIGTER DES REICHSM INISTERIUM S OST FÜR D IE KOSAKENFLÜCHTLINGE

Ansetzung der Kosaken in Oberitalien

Aus dem KosakenaufEangraum Freihaus (W arthegau) wurden die dort in Freilagern gesammelten 17.000 Kosaken mit 14.000 Pferden, Vieh und Wagen M itte August d.J. unter Leitung der Vomi in taglichen Bahntransporten nach Oberitalien in Marsch gesetzt. Nach den im Auftrag des Ostministeriums von Pg. Stadler dort vereinbarten Abmachungen sollten die Kosaken in einem geschlossenen Siedlungsraum in der Umgebung von Tolmezzo untergebracht werden. Der erste Transport der aus Krakau direkt nach Tolmezzo geleitet wurde, weil im Auftrag der W ehrmacht das Flüchtlingslager schnellstens geraumt werden musste, loste bei den deutschen Dienststellen in Oberitalien grosse Unruhe aus. Alle Pg. Stadler gegebenen Zusagen fiir die Unterbringung der Kosaken und Kaukasier waren riickgangig gemacht worden. Keinerlei Vorbereitung zur Aufnahme der tâglich anrollenden Flüchtlingszüge mit be- waffneten Kosaken waren getroffen. Die massgebenden Dienststellen waren sich iiber die gesamte Behandlung der Kosaken und Kaukasier uneinig. Man erwartete gut organisierte Kosakenbrigaden und -regimenter, die sofort zum Kampf gegen die Banden eingesetzt werden sollten. Dass es sich um Fliichtlinge handjelte, die seit vielen Monaten im Landmarsch und Bahntransport aus dem Osten unterwegs und nur notdürftig ausgeriistet, bewaffnet und bekleidet waren, und dass sich bei den Trecks die Familien der W ehrkosaken befanden, war nicht geniigend bekannt. Die sich daraus ergebenden falschen Voraus- setzungen fiihrten zu einer dementsprechenden Unterbringung. Die Dienststelle des deutschen Beraters, die m it der Aufnahme und Unterbringung beauftragt wurde, steli te nun rasch einen Stab auf, um die ganze Versorgung der Kosaken iiber die zivile Verwaltung zu regeln. H ierbei ergaben sich sehr grosse Schwierigkeiten in der Unterbringung und Verpflegung. Mangels ausreichender Quartiere wurden die Kosaken auf Dorfer verteilt und von den deutschen militarischen Ortskommandanten untergebracht. Da die banden- verseuchte Gegend mit deutschen, militarischen Kraften sehr schwach besetzt war, wurden die Kosaken, in der Annahme, dass es sich um wirklich mili- tarische Verbande handelte, entsprechend eingesetzt. Vom ersten Tag an mussten die Kosakeneinheiten ihre Unterkiinfte gegen Bandenuberfalle verteidigen. Da sie ungeniigend bewaffnet und ausgeriistet waren und die Versorgung nicht ausreichte, sank die Stimmung von Tag zu Tag. Die feindliche Propaganda machte sich diesen Stimmungsumschwung zunutze. Es war zu erwarten, dass die Zahl der Überlaufer zunimmt. Dbergriffe seitens der Kosaken gegeniiber der italienischen Zivilbevolkerung waren an der Tagesordnung. Da ein Geldumtausch von Mark in Lire von der deutschen Verwaltung den Kosaken abgelehnt wurde, suchten die im Laufe der Sowjetjahre vollig verarmten Menschen durch Verkauf von Pferden und durch ein Überangebot an Reichsmark sich Lire zu beschaffen, um sich Bekleidung und Nahrungsmittel kaufen zu konnen. In taglichen Besprechungen mit den verantwortlichen, deutschen Dienststellen wurde Ende August erreicht, dass die Kosaken sofort Lohnung

Page 16: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

La Gamia sotto l’occupazione nazista 77

und Verpflegung wie deutsche Wehrmachtsangehorige erhalten. Damit konnte ein weiteres Herabsinken der Stimmung eigendammt werden. Der hohere SS- und Polizeiführer Triest hat ailes in die Wege geleitet, un raschestens dem Notstand abzuhelfen. Die inzwischen anrollenden Transporte mit den Familienangehbrigen der Kosaken mussten in Freilagern untergebracht werden, da keine Quartiere vorgesehen waren. Die Übergrifie gegeniiber der Zivil- bevolkerung seitens der notdiirftigst in Freilagern untergebrachten Menschen steigerten sich. Die Frontlage in Italien und die Bandengefahr im Auffangraum brachten unter die Kosaken viel Unruhe. Sie fühlten sich verlassen und erneut dem Feind ausgeliefert. Die Kosakenführung dràngte, dass Frauen, Kinder und Greise ausserhalb des Operationsgebiets gebracht werden sollten. Die durch mich mit W erk Engerau und mit dem Gauleiter von Karnten durch Pg. Stadler aufgenommenen Verhandlungen führten zunâchst zu keinem Ziel. E in spâter durch die Kosakenleitstelle mit dem W erk Engerau abgeschlossener Vertrag zur Unterbringung von 1.800 Kosaken mit Familien wurde vom SS- und Polizeiführer nicht anerkannt. Inzwischen hat der hohere SS- und Polizeiführer die Unterbringung von 1.000 Kosaken einschliesslich Familienan- gehorige und Greise genehmigt. E in Ab transport konnte infolge Waggonmangel noch nicht erfolgen.

Die Verhandlungen der deutschen Dienststellen über den Ansetzraum der Kosaken und Kaukasier schritten nicht fort. Die Kosakenführung hatte den Eindruck bekommen, dass sich aile mit Kosakenfragen in Italien beschâftigten deutschen Stellen uneinig sind, und dass sie nur als Sâuberungskrafte für das Bandengebiet eingesetzt werden sollten. Der starke Glaube an den Aufruf des Reichsministers Rosenberg und Generalfeldmarschalls Keitel liess jedoch nie die Stimmung ganz auf den Nullpunkt kommen. Die Vielzahl der deutschen Dienststellen, die sich inzwischen mit Kosakenangelegenheiten beschâftigten und direkt Verbindung mit der Kosakenführung aufnahmen, brachten ebenfalls grosses Missverstândnis und Misstrauen unter die Führung. Dazu kamen noch die taglichen Anforderungen an die Kosaken, für Bandenunternehmungen und zur Sicherung von Stützpunkten Krafte abzustellen. Die seit langem beabsichtigte Aufteilung der Kosaken in Don-, Kuban- und Terekstanizen und die lands- mannschaftliche Umgliederung der bisher auf dem Flüchtlingsweg zum Selbstschutz aufgestellten 9 Wehrkosakeneinheiten (3 Brigaden = 9 Regimenter) in 4 Infanterie- 1 Reiter- und 1 Ersatzregiment, konnte aus diesen Gründen nicht durchgeführt werden. Die Auswahl der OfEziere, die Ausbildung und die Führung der Wehrkosaken war dadurch ebenfalls ausgeschlossen. Die Ausriis- tung, Bewaffnung und Bekleidung konnte im Laufe der Wochen nur zum Teil durchgeführt werden. Eine einheitliche Ausstattung mit den zur Kriegs- führung erforderlichen Dingen war nicht mbglich, da 1. nicht genügend zur Verfügung gestellt werden konnte, 2. die Uniformstücke in der Grosse nicht für die Kosaken geeignet waren und 3. die Uniformierung und Umbewaffnung wegen der weitlâufigen Verteilung der Einheiten auf Stützpunkten nicht moglich war.

Die quartiermassige Unterbringung der Wehrkosaken hat durch die Ver­teilung auf das Sicherungsgebiet Udine eine Besserung erfahren. Bei E intritt der kalten und nassen W itterung wurden auf strenge Anweisungen des hoheren SS- und Polizeiführers Triest Baracken und sonstige Massenunterkünfte durch

Page 17: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

78 E. Collotti - G. Vogar

die deutschen Dienststellen freigemacht, um die Zivilbevolkerung, die bisher in ihren Wagen wonhte, unterzubringen. Auch diese Unterkiinfte, in denen die Familien hausen mussten, waren weder ausreichend noch als eine einigermassen günstige Lbsung anzusehen. Es fehlte an alien Geraten und Haushaltsge- genstanden. Jede Familie suchte, sobald die Witterung es erlaubte, ihr Fahrzeug auf, das ihr seit vielen Monaten zum Wohnhause geworden ist, und verbrachte im Freien Tag und Nacht. Die Unterbringung der Pferde und des Viehs machte besonders grosse Schwierigkeiten. Im weiten Umkreis der Lagerplatze entstand eine Kahlfrasszone. Erneut steigerten sich die Beschwerden über Übergriffe der Kosaken gegeniiber der italienischen Zivilbevolkerung. Das weiteres Umsichgreifen der Diebstahle, Pliinderungen und selbstandigen Ein- quartierung bei den Italienern konnte nur abgestellt werden, wenn den Kosaken der versprochene Ansetzraum zur Verfiigung gestellt wird. Inzwischen hatten die verantwortlichen deutschen Dienststellen einen neuen Ansetzraum vorge- sehen, der mit deutschen, italienischen und Kosaken-Verbanden von Banden freigekampft wurde. Anfang Oktober war das Unternehmen in einem Teil des Ansetzraumes abgeschlossen. Da die Zufahrt zum Ansetzraum infolge einer zerstorten Briicke und durch Hochwasser nicht moglich war, verzogerte sicb erneut die Evakuierung der italienischen Bevolkerung und die Unterbringung der Kosaken. In mehreren kleinen und grossen Bandenunternehmen wurde bis Anfang November das gesamte Ansetzgebiet von Banden gesaubert und teilweise die italienische Bevolkerung evakuiert. Einige Ortschaften wurden von Kosaken- stanizen iibernommen und in Kürze zu sauberen Kosakendorfern umgewandelt. In den restlichen Dorfern sollen die Italiener verbleiben und nur geschlossene- Dorfteile den Kosaken iiberlassen werden. Inwieweit sich diese Regelung auf die Dauer durchfiihren lasst, kann noch nicht übersehen werden. Die Kosaken rechnen, dass die Italiener selbst die Ddrfer verlassen, und haben sich mit dieser Notlosung nur einverstanden erklart, um endlich vor Wintereinbruch aus; dem Baracken- und Lagerleben herauszukommen. Die Haltung der Kosaken gegen die Italiener ist im Allgemeinen nicht schlecht. Selbstverstandlich stellen die Kosaken, die das Gebiet den Italienern von Banden befreit haben, entspre- chende Anspriiche. Weder den Deutschen noch den Italienern war es vor der Anwesenheit der Kosaken moglich gewesen, das Gebiet von Udine bis zur Reichsgrenze von Banden zu saubern. Die italienische Bevolkerung erkennt teil­weise die Leistungen der Kosaken an, behandelt jedoch die Kosaken als Ein- dringlinge und kommt nur mit Widerwillen den Aufforderungen zur Raumung nach.

Da das Ansetzgebiet infolge der hohen Berge immer von Bandengriippchen bedroht sein wird, sind zum Selbstschutz der Stanizen aus alten Kosaken Stanizenwehren aufgestellt. Sie haben sich im Einsatz bestens bewàhrt. Die Unterbringung von 5.000 Kosaken (Frauen, Kinder und Greise) in Karnten wurde nicht mehr aufgegriffen, da dort die Voraussetzungen zu ungiinstig waren. Im Ganzen kann gesagt werden, dass die Kosaken mit der voriiber- gehenden Heimat zufrieden sind, weil sie erstmals seit Jahren geschlossen in einem Raum und unter Dach sein dürfen.

In den letzten Wochen wurden über 1.000 Nichtkosaken mit Frauen und Kindern zum Arbeitseinsatz ins Reich geschickt. Sie hatten sich aus der

Page 18: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

La Carnia sotto l’occupazione nazista 19

Ukraine, Polen und Weissruthenien den Trecks angeschlossen und als Kosaken ausgegeben, weil sie erkannten, dass die Kosaken bevorzugt behandelt wurden.

Die Zusage, dass die Kosakenheere sich aus den Fliichtlingstrecks unter eigener Fiihrung aufbauen diirfen, hat grosse Begeisterung ausgelost. Dennoch fiihlen sie sich stark bevormundet durch die Einmischung deutscher Dienststel- len in ihre militarischen Angelegenheiten. Sie wollen von Grund auf selbst aufbauen und verlangen entsprechende ausreichende Bewaffnung, Ausriistung und Bekleidung. Ebenso wollen sie ihre eigenen Führer und Unterführer selbst ausbilden. Durch vollige Unkenntnis der Kosakenwünsche und ihrer traditionellen Eigenart werden laufend von deutschen Dienststellen Fehler gemacht, die Unzufriedenheit bei den Kosaken auslòsen. Andererseits ist es erforderlich, dass eine starke und zielsichere deutsche Führung mit Rat und Tat den Kosaken den Weg weist, weil sie über zu wenig geschulte Führer ver- fügen, die insbesondere in Verwaltungsdingen (Geld, Fürgsorge, Verpflegung) und den gesamten, inneren Aufbau Bescheid wissen. Die jahrzehntelange Armut und das Unterdmcktsein hat bei den Menschen eine Auflassung gross werden lassen, von der man sie erst unter strafler Führung und Anleitung mit der Zeit abbringen kann. Neid und Missgunst sind besonders unter den Gebildeten stark vertreten. Jeder sucht seinen Vorteil. Gerechte Verteilung der Verpflegung und sonstigen Zuteilungen entsprechend deutschen Gepflogenheiten kennt man nicht.

Durch Unkenntnis des ganzen Flüchtlingewesens und der für deutsche Be- griffe sehr hohen Dienstgrade in den Kosakenheeren wurden zum Teil von deutschen Dienststellen auch grosse Fehler gemacht. Die Führer wurden zu sehr bewundert und mit Freundlichkeiten überhauft und ihre Leistungen zu oft hòher bewertet als es erforderlich war. Diesen Zustand hat der Kosak, zumai er die Uneinigkeit und das Nebeneinanderarbeiten unter den deutschen Dienststellen erkannt hatte, sehr rasch ausgenützt und horte auf den, der ihm im Augenblick die grbssten Vorteile bot. Für die Lenkung und politische Führung der Kosaken darf nur eine starke Persònlichkeit eingesetzt und ver- antwortlich gemacht werden. Jeder Eingrifl anderer Dienststellen oder einzelner Führer wirkt sich schâdlich auf die Kosaken und auf den unbedingt zu fordernden deutschen Führungsanspruch aus.

Die Erfassung, Rückführung und der Einsatz der Kosaken in vielen Banden- und Frontkampfen wurde bis zum Abtransport nach Norditalien ausschliesslich von meiner Dienststelle unter grosstmòglicher Selbstandigkeit der Kosaken- führung gelenkt. Die Haltung und Stimmung der Kosaken in dieser für sie schweren Zeit beweist die Richtigkeit obiger Behauptung. Demgegenüber hat sich im italienischen Ansetzraum die Vielzahl der führenden Dienststellen ungünstig ausgewirkt.

Neben mir als Bevollmachtigten für die Kosaken-Flüchtlinge war zur Vor- bereitung für die Ansiedlung in Norditalien und spater als Verbindungsführer zu den deutschen Dienststellen Pg. Stadler eingesetzt, dessen letzter Auftrag sowohl bei den deutschen Dienststellen wie bei der Kosakenführung meine Aufgabe erschwerte. Der hohere SS- und Polizeiführer Triest SS-Gruppenführer Globocnik als einzig verantwortlicher für die Aufnahme der Kosaken im Auftrag des Reichsführers SS hat mit der militarischen Führung und Ausrichtung sowie

Page 19: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

80 E. Collotti - G. Fogar

für den Einsatz der Kosaken im Bandenkampf den Befehlshaber der Ordnungs- polizei SS- Standartenfiihrer und Oberst der Polizei Kintrup, fiir die Sicherung des Ansetzraumes den SS- und Polizei-Kommandeur Udine SS-Sturmbannfiihrer v. Alvensleben bestimmt. Fiir die politischen Belange im AufEang- und Ansetzraum ist der deutsche Berater Udine Kreisleiter Glück im Auftrag des hochsten Kommissars verantwortlich gemacht. Von Seiten des SS-Hauptamts wurde ein Verbindungsfiihrer SS-Hauptsturmführer Schindlmayr zum Felda- taman abgestellt. Alle Dienststellen nehmen selbstandig Verbindung mit der Kosakenfiihrung auf. Hinzu kommt noch, dass der hochste Führer der Kosaken, General Krasnow, mit der Kosakenhauptverwaltung in Verbindung mit den Kosaken-Leitstellen des Reichsministeriums Ost seine Weisung an den Felda- taman gibt, und als Berater zum Feldataman von den Kosaken-Leitstellen Re­ferent Radtke abgestellt ist. Die Kosakenführung konnte daher keine klare Führungslinie mehr erkennen, zumai noch Besucher des SS-Hauptamts Berlin, vom Befehlshaber der Waffen-SS Italien und von der Division von Pannwitz das Mass der Unklarheiten voli machten.

Die Stimmung und der Kampfwert aller Kosaken hangt in erster Linie von der deutschen Führung, ferner von der gesicherten Unterbringung, Versorgung und Behandlung ihrer Angehòrigen ab. Erst in zweiter Linie wirkt sich die militarische Lage in Europa aus. Sie müssen standig fühlen, dass sie eng mit uns verbunden sind und dass wir ihre Sorgen mit unseren teilen. Bei alien Veranstaltungen und Feiern kirchlicher oder privater Art bringen die Kosaken immer wieder aus vollem Herzen den Dank gegenüber der deutschen Führung zum Ausdruck und so muss grbsster Wert darauf gelegt werden, dass sie nicht durch falsche Behandlung enttauscht werden.

Berlin, den 19.11.44O. W. Müller

SA-Brigadefiihrer und Major

PLENIPOTENZIARIO DEL MINISTERO DEL REICH PER L’ORIENTE PER I PROFUGHI COSACCHI *

Insediamento dei cosacchi nell’Italia settentrionale

Dal campo di raccolta dei cosacchi Freihaus (Warthegau) alla metà di agosto del corrente anno i 17.000 cosacchi con 14.000 cavalli, bestiame e carriaggi ivi raccolti in liberi baraccamenti si misero in marcia alla volta dellTtalia settentrio­nale sotto la guida del Vomi con quotidiani trasporti ferroviari. In base agli ac­cordi ivi convenuti per incarico del ministero dell’Oriente dal camerata Stadler, i

Arch. I.f.Zg., doc. NO-3275.

Page 20: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

La Gamia sotto l’occupazione nazista 81

cosacchi dovevano essere acquartierati in un territorio compatto nei dintorni di Tolmezzo. Il primo trasporto, che fu inoltrato da Cracovia direttamente a Tol- mezzo dovendo il campo profughi essere sgombrato il più rapidamente possibile per ordine della Wehrmacht, provocò grande preoccupazione negli uffici tede­schi in Alta Italia. Tutte le promesse fatte al camerata Stadler per l’acquartiera­mento dei cosacchi e caucasici erano state revocate. Non era stato fatto alcun preparativo per accogliere i treni che quotidianamente arrivavano con i cosacchi armati. Gli uffici dirigenti non erano d’accordo circa il trattamento complessivo dei cosacchi e dei caucasici. Ci si aspettava brigate e reggimenti cosacchi bene organizzati, che potessero essere immediatamente impiegati nella lotta contro le bande. Non era noto a sufficienza che si trattava di profughi, i quali erano da diversi mesi in cammino dall’est a piedi e per ferrovia, con attrezzature, arma­mento e abbigliamento d’emergenza, e che nelle carovane si trovavano le fami­glie dei cosacchi in armi. I falsi presupposti che ne derivarono portarono ad un acquartieramento altrettanto precario. L’ufficio del consigliere tedesco, che fu incaricato di curare la ricezione e la sistemazione, mise in piedi rapidamente un gruppo organizzativo per regolare l’intero approvvigionamento dei cosacchi at­traverso l’amministrazione civile. Ne risultarono gravissime difficoltà nell’ac­quartieramento e nell’approvvigionamento. In mancanza di alloggiamenti suffi­cienti i cosacchi furono ripartiti per villaggi e sistemati dai comandanti militari tedeschi locali. Poiché la regione infestata dalle bande era occupata da forze militari tedesche molto deboli, i cosacchi furono impiegati all’uopo, nella suppo­sizione che si trattasse di unità realmente militari. Sin dal primo giorno le unità cosacche dovettero difendere i loro ricoveri da assalti delle bande. Dato che non erano sufficientemente armati e attrezzati e che anche gli approvvigiona­menti erano insufficienti, il loro morale calava di giorno in giorno. La propaganda nemica sfruttò questo cambiamento d’umore. Era da attendersi che il numero dei disertori aumentasse. Aggressioni da parte dei cosacchi contro la popolazione civile italiana erano all’ordine del giorno. Poiché l’amministrazione tedesca aveva negato ai cosacchi il cambio del denaro da marchi in lire, questi uomini, completamente immiseriti durante gli anni del regime sovietico, cercarono di procurarsi lire vendendo cavalli e offrendo marchi a condizioni particolar­mente vantaggiose, per poter acquistare vestiario e generi alimentari. Alla fine di agosto, dopo quotidiani colloqui con gli Uffici tedeschi responsabili, fu otte­nuto che i cosacchi ricevessero immediatamente il soldo e il mantenimento dei gregari tedeschi della Wehrmacht. In questo modo si potè arginare un ulteriore calo del morale. Il capo supremo delle SS e della polizia di Trieste ha posto tutto in opera per contribuire a eliminare questa situazione precaria nel modo più rapido possibile. I trasporti che nel frattempo arrivavano con i familiari dei cosacchi, dovettero essere sistemati all’aperto non essendo stati previsti allog­giamenti. Le aggressioni contro la popolazione civile da parte degli uomini siste­mati all’aperto nelle condizioni più precarie andarono aumentando. La situazione al fronte in Italia e il pericolo delle bande nella zona del loro raduno suscitarono grande inquietudine fra i cosacchi. Essi si sentivano abbandonati e nuovamente votati al nemico. I capi dei cosacchi facevano pressioni perchè le donne, i bam­bini e i vecchi fossero portati fuori del territorio d’operazioni. Le trattative da me iniziate per mezzo del camerata Stadler con le officine Engerau e con il Gauleiter della Carinzia in un primo tempo non approdarono ad alcun risultato.

<6

Page 21: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

82 E. Collotti - G. Fogar

Un accordo concluso successivamente dal comando cosacco con le officine Engerau per la sistemazione di 1.800 cosacchi con le famiglie non fu riconosciuto dal comandante delle SS e della polizia. Nel frattempo il capo supremo delle SS e della polizia ha autorizzato la sistemazione di 1.000 cosacchi, familiari e vecchi compresi. Il trasferimento non ha potuto ancora aver luogo per mancanza di vagoni.

Le trattative tra gli Uffici tedeschi circa la zona di insediamento dei cosac­chi e dei caucasici non andavano avanti. Il comando dei cosacchi aveva avuto l’impressione che tutti gli uffici tedeschi che si occupavano in Italia di questioni cosacche erano in disaccordo e che i cosacchi dovevano essere adoperati soltanto come forze di rastrellamento per il territorio infestato dalle bande. Tuttavia la forte fiducia nel proclama del ministro del Reich Rosenberg e del feldmaresciallo generale Keitel aveva fatto sì che il morale non calasse mai a zero. La molte­plicità degli uffici tedeschi che nel frattempo avevano preso a occuparsi delle questioni cosacche e avevano preso diretto contatto con il comando cosacco, pro­vocò del pari grandi malintesi e sfiducia tra i capi. A ciò si aggiungevano ancora le quotidiane richieste ai cosacchi di fornire forze per operazioni contro le bande e per garantire capisaldi. La ripartizione dei cosacchi in Stanize del Don, del Kuban e del Terek progettata da tempo e la ristrutturazione sulla stessa base delle nove unità militari cosacche finora allestite per l’autodifesa dei pro­fughi (3 brigate = 9 reggimenti) in quattro reggimenti di fanteria, 1 di caval­leria e 1 della riserva, non hanno potuto essere attuate per gli stessi motivi. Egualmente impedita ne fu la selezione degli ufficiali, l’addestramento e la guida dei cosacchi in armi. Nel giro delle settimane seguenti fu soltanto in parte pos­sibile procurare l’attrezzatura, l’armamento e l’abbigliamento. Una dotazione unitaria delle cose necessarie alla condotta della guerra non fu possibile, in primo luogo perchè non c’erano sufficienti disponibilità, in secondo luogo perchè i capi di uniforme non erano adatti alla misura dei cosacchi, ed in terzo luogo il cambio delle uniformi e delle armi era reso impossibile dalla larga dispersione delle unità nei capisaldi.

L’acquartieramento dei militari cosacchi ha registrato un miglioramento con la loro ripartizione nella zona di sicurezza di Udine. All’arrivo della stagione fredda e umida, in seguito a rigorose istruzioni del capo supremo delle SS e della polizia di Trieste, gli Uffici tedeschi resero liberi baracche e altri ricoveri per alloggiare la popolazione civile, che fino allora aveva abitato nei suoi carri. Neppure questi ricoveri, nei quali dovevano abitare le famiglie, si potevano considerare sufficienti nè una soluzione in un qualche modo favorevole. Man­cava ogni suppellettile. Ogni famiglia, appena il tempo lo consentiva, an­dava a cercare il suo carro, che da molti mesi era diventato la sua abitazione, e passava giorno e notte all’aperto. Difficoltà particolarmente gravi creò la siste­mazione dei cavalli e del bestiame. In una larga zona circostante gli accampa­menti sorse una zona spelata dal pascolo. Aumentarono nuovamente le proteste per le aggressioni dei cosacchi contro la popolazione civile italiana. L’ulteriore diffusione dei furti, dei saccheggi e degli acquartieramenti autonomi presso gli italiani poteva essere impedita soltanto mettendo a disposizione dei cosacchi l’area di insediamento promessa. Nel frattempo gli Uffici tedeschi responsabili avevano previsto una nuova sede, che fu conquistata alle bande con unità tede­sche, italiane e cosacche. All’inizio di ottobre l’operazione era conclusa in ima

Page 22: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

La Carnia sotto l’occupazione nazista 83

parte dell’area destinata all’insediamento. Poiché l’accesso a questo territorio era reso impossibile dalla distruzione di un ponte e dall’alto livello del fiume, ancora una volta l’evacuazione della popolazione italiana e l’acquartieramento dei cosacchi furono rinviati. Entro i primi di novembre, grazie ad una serie di operazioni di più o meno grande entità contro le bande, l’intero territorio fu ripulito dalle bande e la popolazione italiana parzialmente evacuata. Alcune loca­lità furono prese in consegna da Stanize cosacche e trasformate in breve in lindi villaggi cosacchi. Negli altri villaggi gli italiani possono rimanere ed ai cosacchi devono cedere solo parti compatte dei loro villaggi. Non è ancora pos­sibile prevedere in quale misura alla lunga questa sistemazione durerà. I cosacchi contano che gli stessi italiani finiscano per abbandonare i villaggi, e si sono di­chiarati d’accordo con questa soluzione d’emergenza soltanto per sottrarsi alla vita nelle baracche e negli accampamenti prima dell’irruzione dell’inverno. L’at­teggiamento dei cosacchi nei confronti degli italiani nel complesso non è cat­tivo. Naturalmente i cosacchi che hanno liberato agli italiani il territorio dalle bande, avanzano pretese. Prima della presenza dei cosacchi, nè i tedeschi nè gli italiani erano riusciti a ripulire dalle bande il territorio da Udine al confine del Reich. La popolazione italiana riconosce parzialmente l’opera dei cosacchi, tratta però i cosacchi da intrusi e soltanto con malavoglia aderisce agli inviti a sgomberare.

Poiché data l’altezza dei monti il territorio di insediamento sarà sempre sotto la minaccia di gruppetti di bande, per l’autodifesa delle Stanize sono state alle­stite milizie di Stanize composte di vecchi cosacchi, le quali hanno dato la mi­glior prova. La sistemazione in Carinzia di 5.000 cosacchi (donne, bambini e vecchi) non fu più intrapresa, essendone i presupposti colà troppo sfavorevoli. Nel complesso si può dire che i cosacchi sono contenti della loro provvisoria patria, dato che per la prima volta dopo anni possono stare compatti in un ter­ritorio e al coperto.

Nelle ultime settimane sono stati spediti nel Reich per il servizio del lavoro oltre 1.000 non-cosacchi con donne e bambini. Costoro si erano uniti alle caro­vane in Ucraina, Polonia, Russia Bianca e si erano spacciati per cosacchi essen­dosi accorti che i cosacchi erano trattati in modo privilegiato.

La promessa che gli eserciti cosacchi formatisi dalle carovane dei profughi potevano organizzarsi sotto un proprio comando, ha suscitato grande entusiasmo. Essi tuttavia si sentono fortemente controllati dall’ingerenza di uffici tedeschi nei loro affari militari. Essi vogliono organizzarsi da soli da cima a fondo e chie­dono in questo senso armi, attrezzature e vestiario sufficienti. Del pari vogliono addestrare essi stessi i loro capi e sotto-capi. Gli uffici tedeschi per la loro totale ignoranza delle aspirazioni dei cosacchi e delle loro caratteristiche tradi­zionali, fanno continuamente errori che suscitano malcontento tra i cosacchi. D’altra parte è necessario che un comando tedesco forte e sicuro della meta che vuole raggiungere indichi la via ai cosacchi con il consiglio e con l’azione, dato che essi dispongono di troppo pochi capi esperti, in particolare per quanto ri­guarda le questioni amministrative (denaro, previdenza, sussistenza) e l’intera organizzazione interna. La decennale povertà e oppressione ha sviluppato in questa gente un modo di vedere le cose che potrà abbandonare con il tempo soltanto sotto una rigida guida. Invidie e gelosie sono diffuse in special modo tra i più istruiti. Ognuno cerca il suo vantaggio. Ignorano l’equa ripartizione

Page 23: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

84 E. Collotti - G. Fogar

dei beni di sussistenza e di altre assegnazioni come è consuetudine dei tedeschi.Gli uffici tedeschi hanno fatto in parte grossi errori anche per ignoranza

dell’intero problema dei profughi e del sistema dei gradi negli eserciti cosacchi, altissimi per i nostri concetti. Ai capi fu esternata troppa ammirazione, furono ricoperti di eccessive gentilezze, le loro imprese troppo spesso valutate più di quanto non fosse necessario. Il cosacco, tanto più essendosi accorto delle discor­danze e della mancanza di coordinamento tra gli uffici tedeschi, ha rapidamente sfruttato questa situazione dando ascolto a chi gli offriva sul momento i mag­giori vantaggi. Per orientare e guidare politicamente i cosacchi si deve impie­gare e responsabilizzare soltanto una forte personalità. Ogni intervento di altri uffici o di comandanti isolati, si ripercuote perniciosamente sui cosacchi e sulla rivendicazione di comando da parte tedesca che si deve assolutamente esigere.

La raccolta, la ritirata e l’impiego dei cosacchi in molti combattimenti con le bande e al fronte fino al trasferimento nell’Italia settentrionale furono gui­dati esclusivamente dal mio ufficio, accordando l’autonomia maggiore possibile al comando cosacco. L’atteggiamento e il morale dei cosacchi in questo periodo per loro così difficile prova l’esattezza dell’affermazione di cui sopra. Viceversa nel territorio d’insediamento italiano la molteplicità degli uffici dirigenti ha avuto ripercussioni sfavorevoli.

Nel predisporre l’insediamento nell’Italia settentrionale e più tardi come comandante di collegamento con gli Uffici tedeschi, ha lavorato accanto a me, plenipotenziario per i profughi polacchi, il camerata Stadler, il cui ultimo inca­rico ha reso più difficile il mio compito sia presso gli Uffici tedeschi sia presso il comando cosacco. Il capo supremo delle SS e della polizia di Trieste, SS-Grup- penfùhrer Globocnik, come unico responsabile per la ricezione dei cosacchi per incarico del Reichsfùhrer delle SS, ha chiamato a dare la guida e le direttive mi­litari, nonché a sovraintendere all’impiego dei cosacchi nella lotta contro le bande il comandante della polizia d’ordine Standartenfùhrer delle SS e colon­nello della polizia Kintrup, ha incaricato della sicurezza della zona di insedia­mento il comandante delle SS e della polizia di Udine Sturmbannfùhrer delle SS von Alvensleben. La responsabilità per le questioni politiche nella zona di raccolta e di insediamento è stata affidata per incarico del supremo commissario al consigliere tedesco di Udine Kreisleiter Gliick. Da parte dell’Ufficio centrale delle SS è stato distaccato presso l’ataman di campo come ufficiale di collega­mento lo Hauptsturmfùhrer delle SS Schindlmayr. Tutti gli uffici prendono con­tatto con il comando cosacco autonomamente. A ciò si aggiunga che il coman­dante supremo dei cosacchi, generale Krasnow, dà le sue istruzioni all’ataman di campo a proposito dell’amministrazione centrale cosacca in contatto con la dire­zione affari cosacchi del ministero del Reich per l’Oriente, e in qualità di con­sigliere presso l’ataman di campo è stato distaccato dalla direzione degli affari cosacchi il referente Radtke. Pertanto, il comando cosacco non era più in grado di riconoscere una chiara linea di condotta, tanto più che il colmo dell’oscurità era raggiunto in seguito all’arrivo di visitatori provenienti dall’Ufficio centrale delle SS di Berlino, dal Comandante delle Waffen SS in Italia e dalla Divisione von Pannwitz.

Il morale e il valore combattivo di tutti i cosacchi dipendono in prima linea dal comando tedesco, inoltre dal fatto di aver assicurato l’acquartieramento, lo approvvigionamento e il mantenimento dei loro familiari. Soltanto in secondo

Page 24: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

La Carnia sotto l’occupazione nazista 85

luogo subiscono le ripercussioni della situazione militare in Europa. Essi devono avvertire costantemente che sono strettamente legati a noi e che noi, assieme alle nostre, dividiamo le loro preoccupazioni. In tutte le manifestazioni e le cerimo­nie di carattere religioso o privato i cosacchi rinnovavano con tutto il cuore l’espressione di gratitudine nei confronti dei comandi tedeschi e bisogna attri­buire grandissimo valore al fatto che essi non rimangano delusi per il nostro errato modo di trattarli.

Berlino, 19.11.44O. W. Müller

Brigadefiihrer delle SA e maggiore

Villa Santina dall’annistizio alla liberazione

Lo scritto che segue è una cronaca dei principali avvenimenti svoltisi fra il ’43 e il ’45 nel piccolo Comune di Villa Santina (circa 2000 abitanti) a pochi chilometri da Tolmezzo, il principale centro della Carnia, nell’Alto Friuli, dove il movimento partigiano, sorto all’indomani dell’armistizio con piccoli nuclei di « politici » e di ex militari formatisi in alcune località mon­tane e prealpine, si diffuse col trascorrere dei mesi fino ad articolarsi nelle Divisioni « Garibaldi-Friuli » (a direzione comunista) e « Osoppo-Friuli » (dirette da uomini appartenenti agli altri partiti o politicamente « indipen­denti »). « Garibaldi » ed « Osoppo » si irrobustirono con l’afflusso di mi­gliaia di volontari accorsi dai Comuni camici e dalla pianura friulana. Le Divisioni partigiane operarono fra il Cadore, l’Austria e le Alpi Giube, cioè a nord ed a sud dell’Alta Valle del Tagliamento — il maggiore fiume friulano — e nelle valb dei suoi principali affluenti (But, Degano), dei tor­renti Meduna e Arzino, del Canal del Ferro, oltre che delle Valb del Feba (a nord-est), della Val Cebina — ab’estremità occidentale deb’Alto Friub — e neb’Alto e medio Torre fino al fiume Natisone nebe Prealpi Giube, dilatandosi su un’area abbracciante da ovest a est la provincia settentrio­nale di Udine ed una parte di queba di Gorizia: dal confine con l ’Austria, con i passi di Monte Croce Carnico e di Tarvisio aba pedemontana, da nord a sud. Altre formazioni osovane e garibaldine agirono nella pianura fra i fiumi Livenza, Basso Tagfiamento e Basso Isonzo.

Da questi sommari cenni geografici appare chiaro il pericolo assibante che il movimento partigiano friulano rappresentò per alcune vitali finee di comunicazione stradali e ferroviarie tedesche colleganti il « Fronte- Sud » con l ’Austria — in primo luogo la ferrovia « pontebbana » da Udine

Page 25: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

86 E. Collotti - G. Vogar

al Valico di Tarvisio — e con il settore balcanico da est a ovest attraverso la bassa pianura veneto-friulana da Latisana a Trieste ed oltre, interrom­pendole con crescente frequenza, assaltando i convogli e le autocolonne. Furono creati ampi insediamenti territoriali, dopo aver eliminato o co­stretto alla fuga i presidi nemici, che costituirono appunto le « Zone li­bere » di Carnia e di Attimis-Nimis-Faedis, fra Cividale, Tarcento e Ber- gogna nelle Prealpi Giulie.

Zona depressa, travagliata da insoluti e secolari problemi propri a molta parte della montagna italiana, trascurata da amministrazioni nazio­nali e straniere di vario tipo, anche dai governi post-unitari che non posero freni sufficienti allo sfruttamento irrazionale delle sue risorse idriche, la Carnia conserva ancora i segni profondi delle sue sfortunate traversie sto­riche oltre che dei mali tradizionali dell’ambiente: agricoltura polverizzata di tipo autarchico e pastorale, endemica crisi artigianale e piccolo-indu­striale, insufficienza di strutture scolastiche, dissanguamento demografico e professionale pauroso a causa dell’emigrazione stagionale, semitemporanea, permanente, ecc.

Il carnico cercò di reagire a tutto questo non solo con la soluzione — spesso disperata — del distacco dalla terra natale, con la parsimoniosa amministrazione comunale (di cui Villa Santina, paese fra i meno poveri della Carnia in senso relativo, fu un esempio tipico per equilibrio di bilanci e cauta gestione delle entrate), ma con la fondazione di un’organizzazione cooperativistica nel campo dei consumi, del lavoro, del credito, che portò la Carnia all’avanguardia del movimento in Italia, per l ’iniziativa di arti­giani e operai, del partito socialista e dei cattolici. Dopo la guerra del ’15- ’18, la crisi del dopoguerra e la politica fascista, disarticolarono il coope­rativismo carnico, bloccandone lo sviluppo, liquidandone molti organismi ma senza riuscire a distruggerlo perchè esso era un’espressione di tenace solidarietà sociale, di volontà di sopravvivenza e di capacità di autogoverno non comuni.

La seconda guerra mondiale si abbattè sulla Carnia e sul Friuli dissan­guando le giovani generazioni, decimate nei Corpi d’armata alpini in Russia e Albania, e riproponendo in forme più devastanti e sanguinose del pas­sato la realtà « familiare » delle invasioni e occupazioni straniere. Qui esse significarono, nel quadro politico-territoriale nazista del « Litorale Adriatico », non solo rastrellamenti punitivi o distruttivi da parte delle truppe nazifasciste, ma massicci insediamenti stanziali di cosacchi, asiatici, caucasici dell’armata collaborazionista di Krasnoff (la Carnia-Kosakenland), incursioni di reparti mongoli, intervento di truppe serbe « cetniche » ecc., con distruzioni gravissime del patrimonio boschivo e zootecnico, incendi di paesi, massacri e deportazioni, espulsioni di migliaia di civili dalle loro case.

Come il carnico delle generazioni adulte e giovani visse la Resistenza, quale fu il significato politico, amministrativo, sociale e morale della Zona

Page 26: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

La Gamia sotto l'occupazione nazista 87

libera di Carnia (la più estesa d’Italia con 41 Comuni e circa 80.000 per­sone) per non parlare della Zona libera nelle Prealpi Giulie (oltre 20.000 abitanti); in che misura essa espresse e tentò di tradurre, nei suoi pochi mesi di vita, i sentimenti, le aspirazioni, le tradizioni migliori della sua gente attraverso l ’opera dei CLN di valle, dei CLN e Giunte popolari co­munali e della Giunta di governo e nella prospettiva « nazionale » di uno Stato rinnovato e più giusto, tutto questo è materia di studio e ricerca ana­litica appena avviata. (Dove quell’« appena », per la vastità dei problemi e le loro correlazioni e implicazioni cronologiche, sociologiche ed economico- sociali, significa già anni di lavoro, impostato fra non poche difficoltà, dal­l ’Istituto per la storia del movimento di liberazione nel Friuli-Venezia Giu­lia.) I pochi cenni qui fatti hanno pertanto solo un valore informativo ge­nerico. Ciò che si può sin d’ora rilevare è che il libero governo carnico, formato per volontà dei partiti, dei CLN di valle, del CLN udinese e dei partigiani, volle assolutamente affermare la superiorità del potere civile su quello militare, consentendo ai partigiani il solo voto consultivo nelle deli­bere della Giunta e precorrendo in tal modo l’avvento dei governi demo­cratici, autonomi nell’esercizio delle loro funzioni e responsabili solo di fronte alle assemblee legislative.

La stessa diligente cronaca di Giuseppe Santanera di cui qui pubblichiamo solo una parte, relativa ad alcune vicende del Comune di Villa Santina fra il ’43 e il ’45, tralasciando per motivi di spazio il periodo precedente (1940- ’43) nel quale l’estensore ha opportunamente riportato anche i dati dei bi­lanci comunali e i lineamenti sociali e professionali della comunità, con­ferma questa « politicità » dell’autogoverno locale, connotato significativo dell’autogoverno carnico di cui i partigiani dovettero tener conto. Pur nelle proporzioni modeste della vita politico-amministrativa del paese, che per trovarsi ai margini della Zona libera a 7 km. dal grosso nodo logistico di Tolmezzo, base di partenza delle puntate tedesche, dovette cautelarsi rinunciando alle più vistose manifestazioni pubbliche ma non alle elezioni dei propri amministratori ed al funzionamento di un CLN pluripartitico e semi-cospirativo (perchè i nomi erano sulle bocche di tutti), essa dà un’idea di quella democrazia « in nuce » che nasceva a contatto col nemico, cer­cando di inserirsi nel più ampio ma ancora fluttuante e incompleto con­testo politico della « repubblica » carnica. Alle prese con elementari ne­cessità di sopravvivenza materiale, la Zona libera di Carnia affrontò ugual­mente i problemi di un riordinamento giuridico-amministrativo-scolastico- fiscale in un ambiente fortemente compartimentato da valli grandi e pic­cole, con tradizioni e bisogni spesso diversi e con squilibri aggravati dal disinteresse di uno Stato accentratore.

Galliano Fogar

Page 27: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

88 E. Collotti - G. Fogar

Dall’8 settembre alla rappresaglia di Forni

Subito dopo P8 settembre 1943 cominciarono a giungere le notizie di sfor­tunati scontri alla frontiera, e poi, quelle più allarmanti dei treni piombati di­retti oltre confine con i nostri soldati.

Il 17 settembre un convoglio transitò per la stazione Carnia portando in Germania militari del primo reggimento granatieri, già dislocato a Roma e, verosimilmente, una delle unità impegnate contro i tedeschi a Porta S. Paolo.

La Carnia venne occupata, ed alla metà d’ottobre fu ordinata a Villa San­tina l’esposizione obbligatoria di una situazione di famiglia, costantemente ag­giornata pena la denuncia, alle porte delle case abitate, al chiaro scopo d’indivi­duare la presenza di elementi sbandati che, se scoperti, dovevano essere arrestati e consegnati alla polizia germanica, quali « sospetti ».

La ricerca degli sbandati divenne presto uno dei più assillanti problemi delle autorità d’occupazione e repubblicane, che vi si dedicarono per tutto il 1944 con magro successo, almeno in Carnia.

In novembre le funzioni podestarili passarono nelle mani del commissario prefettizio Ernesto Fiorillo, nominato con decreto del prefetto n. 5143/Gab. del 15.11.1943, in sostituzione del podestà dimissionario.

Giungevano a Villa in quei mesi vaghe notizie sui primi sintomi d’una resi­stenza organizzata, specie in Friuli; ma in complesso, durante l’inverno 1943-44 la popolazione visse in relativa quiete, più intenta ai bollettini di guerra che all’incipiente fermento, del quale poco ancora si conosceva.

Non si ebbero allora, nè si avranno fino all’ottobre 1944, presidii germanici in paese; uniche forze i carabinieri della locale stazione, alcuni dei quali pas­seranno poi alle formazioni partigiane.

I comandi d’occupazione e repubblicano di Tolmezzo tennero, peraltro, sotto controllo, senza troppo successo, l’ambiente di Villa Santina, ingresso alla più importante vallata per il dominio della Carnia e del Tramontino.

Ebbero luogo, di conseguenza, alcune conversazioni propagandistiche da parte di ufficiali dell’esercito di Salò; si reiterarono tentativi di arruolamento verso le classi 1923, 1924 e 1925. Nel gennaio 1944 la milizia forestale repub­blicana di Tolmezzo rafforzava la sorveglianza ai boschi per stroncare i tagli abusivi, operati, sosteneva, « dai giovani sbandati dopo gli avvenimenti del set­tembre scorso anno ».

Sovvertiva, evidentemente, il temibile e silenzioso diffondersi, anche in Carnia, dei primi gruppi clandestini; ma in Villa Santina ciò non destava par­ticolare attenzione. In realtà nel paese, la Resistenza armata si fece sentire con­vergendo dai Comuni vicini, Verzegnis, Lauco e Raveo, per le ragioni anzidette, essendo questi ultimi meno accessibili e, quindi, in condizioni più idonee ad ospi­tare e riparare i drappelli di volontari.

Nel gennaio-febbraio il commissario prefettizio Fiorillo fu confermato alla carica podestarile.

Di lì a poco, probabilmente in febbraio, l’autorità militare tedesca istituiva anche a Villa Santina la « Difesa territoriale », composta dagli uomini validi del paese, istruita da graduati germanici, ed avente il compito di pattugliare l’abitato dalle ore 22 alle 7 del mattino.

Page 28: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

La Gamia sotto l’occupazione nazista 89

In verità, questa sia pur rudimentale organizzazione, nel mentre deludeva le aspettative dell’occupante, creò un certo spirito di corpo che alla lunga finì per affiatarsi con i partigiani delle prime bande, che sporadicamente penetravano in paese, tenendo talvolta comizio notturno nella stessa sede del corpo di guardia.

La guerra volgeva al peggio, ed il 5 marzo la Prefettura ordinava ai Comuni la completa abolizione dell’illuminazione pubblica, ai fini di un totale oscura­mento.

Nello stesso mese divennero note in paese le misure germaniche circa il rimpatrio dei militari italiani optanti per l’arruolamento nelle unità ausiliarie dell’armata del Reich; ed il conseguente diniego ai non optanti.

Si conobbero i provvedimenti per la pronta utilizzazione dei boschi privati e comunali, per la fornitura del legname da opera « occorrente all’esercito ope­rante » ed alle industrie belliche.

Il 16 marzo i tedeschi ordinarono l’immediata segnalazione di armi even­tualmente esistenti nel territorio comunale, ed altresì i nomi dei consegnatari. Il Municipio rispose negativamente.

Il 23 il prefetto di Udine, De Beden, trasmetteva al podestà l’ordine del comando militare tedesco della piazza di Gorizia, col quale si disponeva, « per impedire atti di sabotaggio », la severa sorveglianza, rimessa alla Guardia na­zionale repubblicana ed alla Guardia civica, ad alcune linee telefoniche assunte al servizio delle forze armate germaniche. Per la Carnia si indicava la linea: Carnia-Tolmezzo-Villa Santina-Enemonzo-Socchieve-Mediis-Ampezzo; cioè la val­lata del Tagliamento.

La posizione di Villa Santina divenne più delicata; da un lato l’interesse germanico a tenere saldamente in pugno il piccolo centro, per le comunicazioni col Cadore, e la facilità di farlo trattandosi d’un Comune di valle; dall’altro il contrapposto interesse partigiano a controllare il paese, ma da una posizione di sicurezza, cioè dai monti attorno (di Lauco, Verzegnis e Raveo), costituendo la località di Villa una trappola per quei gruppi partigiani che, male armati, aves­sero voluto presidiarlo direttamente.

Così cominciarono a raggiungere le formazioni clandestine, dislocate nelle zone contermini, ed in continuo movimento, alcuni giovani del paese, che, fino all’arruolamento, avevano preso parte, obbligatoriamente, alla Guardia territo­riale, avevano passato le notti in pattugliamento ed avevano avuto, per conse­guenza, contatti con i gruppi alla macchia.

Al primo maggio 1944 mancavano all’appello della polizia notturna cittadina già alcuni nomi. Quella notte s’ebbe la prima consistente irruzione partigiana in paese. Si trattava di 6 o 7 volontari garibaldini, di stanza nel territorio di Lauco o, comunque, da esso provenienti.

Condotti da Diego, requisirono gli otto moschetti della Guardia territo­riale, tennero comizio nella sede del corpo di guardia, decorarono le facciate delle case con simboli antifascisti e scomparvero prima dell’alba.

La visita fu incruenta e diede luogo ad altri arruolamenti volontari, specie in seguito alla reazione tedesca, che, il giorno dopo, si scaricò sugli uomini in­caricati del servizio di vigilanza.

Venticinque giorni dopo, la rappresaglia tedesca colpì Forni di Sotto L 1

1 II 26 maggio 1944 a seguito di una precedente reazione di una pattuglia garibal-

Page 29: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

90 E. Collotti - G. Fogar

Da allora l’atmosfera, prima relativamente tranquilla, si alterò sensibilmente. Aumentarono le file partigiane e crebbe il fermento in paese, tanto che il po­destà fu costretto, il 31 maggio, a raccomandare la calma, ed in particolare di non sostare o commentare nelle vie, al passaggio di truppe tedesche, dirette ad azioni repressive.

La prudenza cospirativa dovette informare l’organizzazione militare e poli­tica della Resistenza a Villa Santina, allora come dopo, durante la Zona libera, proprio perchè il paese non poteva esser difeso dalle formazioni volontarie, men­tre poteva essere attaccato di sorpresa dai vicini tedeschi.

Tutta la fascia marginale della futura Zona libera era, inevitabilmente, terra di nessuno, perchè non poteva essere presidiata, mentre era soggetta a continua minaccia di rappresaglia. Si trattava, quindi, d’una zona fluida, indeterminata, giacché la guerra partigiana, fatta da pochi contro molti, non può essere di posi­zione, bensì di movimento, specie nelle zone di contatto.

In definitiva il carattere della partecipazione dei giovani alla Resistenza ar­mata fu quello d’uno spontaneo graduale convincimento, particolarmente dopo la distruzione di Forni di Sotto.

Dall'incendio di Forni alla Zona libera

Nella prima decade del giugno 1944 ebbero luogo ripetuti scontri, con ri- percussioni più o meno dirette su Villa Santina.

Il primo del mese alcuni reparti repubblicani tornavano dalla zona di Lauco, dopo aver prelevato del bestiame nei casolari posti sulla strada che da Villa conduce a quel capoluogo.

I partigiani del sito, da tempo acquartierati sui monti circostanti, piomba­rono a Villa alle 11,45 ed attrassero l’attenzione avversaria esplodendo una bomba presso la sede della scuola materna. S’accese il combattimento fino alle 15.

Le due parti lottavano con tecnica ed intenti opposti. I militari di Salò, si batterono secondo gli schemi tradizionali, fidando nel numero preponderante, e con lo scopo di conservare il presidio del paese. I partigiani non miravano a spodestarli, difatti erano inferiori di numero, bensì prolungarono intenzional­mente lo scontro, sparando dai tetti, e, quindi, si ritirarono scomparendo all’im­provviso e suscitando, al contempo, perplessità ed incertezza nel nemico.

La cosa finì un poco nel ridicolo perchè si seppe, poi, che i militi repub­blicani avevano continuato a bersagliare le tegole del paese, quando i volontari

dina (5 fucili e un mitragliatore) contro un’autocolonna nazifascista che il 23 maggio si dirigeva sul paese per razziare i giovani di leva e risoltasi con la ritirata del nemico, questi ritornava in forze piombando nel paese e dandolo completamente alle fiamme. Veniva distrutta anche la chiesa, opera d’arte della metà del ’700. Tedeschi e fascisti si abbandonavano alle violenze. 1.500 persone restavano senza tetto perchè venivano incendiate le borgate di Vico, Baselia, Tredolo (oltre 400 case). Cfr. in proposito anche L’incendio di Forni di Sotto di P ietro P ascoli-Carnicus nel quotidiano udinese Libertà, 11 novembre 1945, nonché G iuseppe Santanera, Giovanni Battista Nassi- vera: cenni biografici, Udine, 1967. Il Nassivera fu presidente del CLN fornese durante la Zona libera. Vedi dello stesso autore II 1944 a Forni in archivio dell’Istituto regio­nale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli e Venezia Giulia.

Page 30: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

La Gamia sotto l’occupazione nazista 91

erano ormai spariti. Quel pomeriggio, a Tolmezzo si commentarono i fatti di Villa immaginando un difficile combattimento.

La sera fece la sua prima comparsa, alla stazione capolinea di Villa, un treno blindato tedesco, irto di corazze e di mitraglie, per una visita dimostrativa, ac­compagnata da perquisizione alle case, nella speranza di scovare qualche franco­tiratore.

I l 4 giugno il paese venne bloccato da consistenti forze repubblicane che prelevarono due coniugi ebrei sfollati, dei quali più nulla si seppe, e misero in salvo, appena in tempo, un loro sostenitore locale, minacciato dai comandi par­tigiani.

L ’8 ed il 9 dello stesso mese, nuovo passaggio di fanteria tedesca e reparti ausiliari italiani che, scontratisi coi partigiani dell’Ampezzano e delle formazioni ad ovest di Villa Santina, diedero alle fiamme, prima, due corriere, le cui car­casse restarono abbandonate qualche giorno sulla strada, e poi alcune case di Esemon di Sotto.

Oramai l’ambiente paesano era dichiaratamente avverso ai tedeschi e li sop­portava, pur senza dichiararsi ancora apertamente per le organizzazioni della Re­sistenza che, purtuttavia, avvertiva più consistenti e vicine.

Per contro le autorità repubblicane cercavano di riguadagnare terreno; il 10 giugno lamentarono il rallentamento nella sorveglianza boschiva, dovuta alla oramai accertata presenza negli stessi boschi, di temibili drappelli partigiani, estremamente mobili ed inafferrabili.

La responsabilità veniva, però, attribuita, dagli stessi comandi, agli indu­striali e proprietari di segherie, ritenuti, in parte, interessati a quello stato di cose.

Due giorni dopo ci si preoccupò di rassicurare gli agricoltori circa il risar­cimento delle requisizioni operate dalle forze germaniche sin dal novembre 1943; ed infine, il 15 giugno, si stabilì che, prima dei rastrellamenti nel « Bandenge- b ie t » della Carnia, e, quindi, nel territorio di Villa Santina, si dovessero allon­tanare temporaneamente i boscaioli addetti all’industria del legname, per evi­tare che finissero internati nel Reich, e si rallentasse in tal modo la fornitura per gli usi bellici.

I l comando germanico era però, in proposito, di parere diverso, giacché pre­feriva che gli operai rimanessero ai loro posti « anche qualora si verifichi la minaccia dei ribelli ». Nelle zone « infestate » furono perciò distribuite preven­tivamente delle tessere di riconoscimento, ad evitare confusioni perniciose all’in­dustria di guerra.

Ma le autorità della Repubblica imposero la discriminazione fra boscaioli fidati, da munire di tesserino, e malfidati, da licenziare; così il problema della produttività rimase insoluto.

Il 24 giugno, durante la mattinata, ricomparve a Villa il treno blindato tede­sco, quale trasporto truppe ed artiglieria semovente in appoggio ad un nuovo rastrellamento.

Avvistati alcuni movimenti sospetti sul costone di Lauco, i cannoncini ini­ziarono a martellare la roccia, sfiorando coi loro proiettili traccianti i te tti delle case e, talvolta, sconvolgendone i colmi.

A poco a poco la sparatoria divenne furiosa, e cadde, colpito a morte, Lino Donato che risaliva un viottolo sul faldone di Lauco. Gli uomini abbandonarono

Page 31: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

92 E. Collotti - G. Fogar

il paese rientrando alla sera, dopo essere sfuggiti ai reparti in rastrellamento lungo la vallata. La sera successiva, consapevoli che la situazione sfuggiva al loro controllo, i germanici ordinarono il coprifuoco.

Il 3 luglio un autocarro, scortato da armati e salito da Tolmezzo per requi­sire tavolame nelle segherie di Villa Santina, rientrava nel capoluogo carnico, quando, all’altezza del torrente Vinadia, saltò su una mina piazzata da parti­giani della Garibaldi appostati tra le roccie della parete montana.

Caddero alcuni tedeschi, ed altri furono prontam ente ricoverati all’ospedale di Tolmezzo.

Si diffuse subito il presagio d ’una ferrea rappresaglia, come era avvenuto, oltre un mese prima, a Forni di Sotto, essendo accaduto il fatto nel territorio di Villa. Gli uomini validi si rifugiarono in montagna, e questi continui forzati spostamenti, reiterati con una certa frequenza, fruttarono, contro le previsioni dell’occupante, altri arruolamenti fra i partigiani.

Si susseguirono ore apprensive ed alterne vicende nei giorni immediatamente successivi. Venne interessato l ’Arcivescovo di Udine Giuseppe Nogara perchè intercedesse presso il comando germanico, ma la notte del 9 un drappello di vo­lontari, eludendo la vigilanza, incendiò alcuni carri ferroviari destinati al servizio di guerra, ed ancora, il 10 luglio venne notizia d ’un combattimento nel vicino’ Verzegnis.

In questa occasione il nemico diede inizio alla tattica, in seguito ripetuta nelle azioni più impegnative, di avvolgere e bloccare il capoluogo di Villa prove­nendo da più parti. D ifatti il giorno dopo, superata la resistenza a Verzegnis, i tedeschi calarono a Villa, realizzando una branca della tenaglia che in seguito si chiuderà al completo sul piccolo centro, mentre il treno blindato compariva, minacciando per la terza volta.

Le apprensioni per le sorti locali aumentarono con l’andirivieni di nutriti reparti italo-germanici, sino a tu tto luglio. I l 12 s’ebbe un passaggio di truppa di rinforzo al presidio di Sauris, che cadrà in mano partigiana il 23. Tra il 20 ed il 22 un pesante rastrellamento che, pare, impegnasse circa 300 uomini, si rovesciò su Villa sostenuto dal famigerato treno blindato, e fruttando il sac­cheggio d ’alcuni magazzini.

L ’occupante usava ora aprire la marcia di penetrazione nelle terre infide, con gli ostaggi in testa alle colonne. Si pervenne, in quelle condizioni, al tempo in cui nacque la Zona libera della Carnia. Vivevano a Villa Santina, nei mesi di luglio ed agosto circa 80 sfollati, ed era ancora podestà il Fiorillo, cui la citta­dinanza dovette non poco se potè, alla fine, uscire indenne dalle tribolazioni.

I contatti colla provincia, a Udine, erano stati m antenuti fino allora, e lo sarebbero rimasti anche nel futuro, malgrado l’inevitabile isolamento della Zona libera. Ma Villa Santina, con la sua peculiare posizione, potè farlo, mentre gli altri Comuni liberati dell’interno erano sensibilmente isolati.

Villa era ai margini della Zona, apparteneva all’influenza partigiana, pur- tuttavia non poteva ignorare la vicinanza del tedesco; anzi fu proprio questi a- ricercare permanenti contatti, conscio della debolezza della Zona in questo punto.

Così continuarono le irruzioni punitive, le istruzioni prefettizie e del que­store, la stessa più o meno normale vita amministrativa, con le sue minuzie pro­cedurali, e di conseguenza alcuni servizi, come quello postale che non s’inter­ruppe mai.

Page 32: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

La Gamia sotto l’occupazione nazista 93

La Zona libera

I l 1° agosto 1944 una coraggiosa riunione di rappresentanti comunali ad Am­pezzo carnico, segnò l’atto di nascita della « Zona libera » della Carnia 2.

Già da qualche mese si sapeva che la Resistenza armata trovava sostegno e base nell’ambiente politico maturato nella clandestinità. Se ne avvertivano chiari sintomi nell’atteggiamento dei volontari in sosta nel paese, e nel prudente comportamento d ’alcuni cittadini. Lo si sentiva nell’atmosfera d ’incertezza e d ’isolamento che incombeva sulla popolazione.

A Villa Santina, poi, il contenuto politico della Resistenza prevalse netta­mente su quello prettamente militare, e ciò per varie ragioni.

Innanzitutto, come s’ebbe modo di dire, l’insurrezione armata non s’irradiò da Villa alla periferia, ma giunse dalla periferia, giacché la guerriglia nacque, logicamente, ove il rifugio si prestava più sicuro, e Villa non lo era adatto.

Di conseguenza, l’organizzazione armata, anche per il suo carattere « esterno », non potè prevalere su quella politica. Ma ciò, anche per altri motivi politici e psicologici, fu caratteristica generale della Zona carnica, ove divenne peculiare l ’accentuazione politico-amministrativa del fenomeno storico resistenziale.

In secondo luogo la formazione intellettuale del movimento clandestino trovò in Villa Santina un terreno fertile, per il livello culturale e professionale consi­derevolmente superiore a quello di altre collettività periferiche, esclusa Tol- mezzo, estranea, però, alla Zona liberata3.

2 Si riunirono i CLN della Val Degano, Alto Tagliamento (appena costituitosi) e Val But (i 3 principali CLN di valle) che deliberarono la costituzione di un Comitato carnico permanente formato dai rappresentanti dei CLN di valle e da un delegato per ciascuna delle due formazioni partigiane, la « Osoppo » e la « Garibaldi » ai quali fu dato il solo voto consultivo (cfr. F. Vuga, La Zona libera di Carnia e l’occupazione cosacca, Udine, 1961). Fu questo il nucleo-base della Giunta di governo della Zona libera, cui parteciparono i rappresentanti di tutti i partiti del CLN (PCI, PSI, DC, Pd’A, PLI). Cfr. anche i verbali delle sedute dei CLN di valle e della Giunta di governo (conosciuta dai più come « CLN Zona libera ») in archivio dell’Istituto regio­nale per ia storia del movimento di liberazione nel Friuli-Venezia Giulia. Dal Comitato carnico — che si trasformerà politicizzandosi più spiccatamente con l’intervento di qualificati esponenti dei partiti friulani e con l’inserimento dei rappresentanti del Fronte della gioventù, dei Gruppi di difesa della donna, dei Comitati dei contadini (sedute del 14, 21 e 26 settembre 1944) costituendo la Giunta di governo — dipende­vano i CLN di valle ai quali facevano capo i CLN di villaggio. Nella riunione della prima metà di agosto si affrontarono numerosi altri problemi fra cui quello della « compensazione » dei rifornimenti alimentari fra le vallate, della costituzione degli organi amministrativi delle valli e della elezione delle amministrazioni comunali, non­ché della costituzione di una Guardia del popolo dipendente dal Comitato carnico per l’ordine pubblico e la repressione dei reati.3 Romano Marchetti (Da Monte), commissario politico della Brigata « Osoppo » del­l’Alta Carnia, ricorda in una sua testimonianza (archivio dell’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli-Venezia Giulia) che nei CLN comunali e di valle vi era una presenza cospicua del ceto medio carnico (commercianti, artigiani, piccoli-industriali o proprietari, medici, insegnanti, notai, ecc.), persone che in genere godevano, anche per tradizione, della fiducia della popolazione o che avevano una giustificata notorietà pubblica per competenza e serietà. Fra essi molti si qualifi­carono politicamente rappresentando un partito. C’erano anche degli operai. In genere borghesia ed operai camici nei CLN e nelle Giunte popolari comunali, malgrado le inevitabili lacune dovute all’improvvisazione ed alle soluzioni « dinamiche » (come le

Page 33: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

94 E. Collotti - G. Fogar

In terzo luogo, la scabrosa posizione topografica del Comune esigeva una opposizione intelligente, non appariscente, ma allo stesso tempo efficace, giac­ché dove non si può esser leoni conviene esser volpi. G li uomini, per tale forma di resistenza, a Villa non mancarono. Non solo, ma si può affermare che l’ap­porto esterno delle forze militari partigiane fu compensato dalla irradiazione autoctona di quelle politiche.

In tal senso è doveroso segnalare l’influenza avuta, prima, durante e dopo il Comitato di liberazione del quarantaquattro, dal dottor Guido Masieri, cit­tadino di Villa Santina ed il più qualificato esponente di quel CLN nato con la Zona libera.

Fu indubbiamente la sua personalità, accentuata da una condanna al confino inflittagli anni addietro per motivi politici, a dotare il Comitato comunale d ’un certo prestigio, e di un livello organizzativo particolarmente evoluto ed effi­ciente.

I l primo agosto, l ’insegnante Domenico Romano, in rappresentanza di Villa Santina, fu convocato ad Ampezzo, ove partecipò alla creazione del Comitato di liberazione nazionale di vallata (Alta vai Tagliamento). Rientrato, costituì la sera stessa, od il giorno dopo, il primo CLN comunale di Villa nelle persone di: Domenico Romano fu Giacomo, dr. Guido Masieri fu Umberto, professionista, Pietro Casanova fu Valentino, possidente, Pietro Brovedani fu Francesco, Ignazio Busolini, impiegato.

Il 9 i comandi partigiani, nell’intento d ’impedire ai tedeschi le incursioni in Zona libera, fecero saltare il ponte camionabile sulla Vinadia (l’episodio è, però, da altri collocato alla notte sul 12).

Il giorno dopo, 10 agosto, festa di S. Lorenzo patrono del paese, Villa San­tina subì uno dei più pesanti rastrellamenti. Alle 6 del mattino, con avanguardie travestite da partigiani4, i tedesco-repubblicani comparvero all’ingresso del­l’abitato, mentre altre due colonne, partite da Tolmezzo, salirono, una per Chiaulis e Villa di Verzegnis, l ’altra per Fusea, Buttea, Vinaio e Lauco, chiu­dendo la tenaglia a valle sul nostro centro, e bloccandone tre lati su quattro.

La popolazione fu sorpresa nelle case. G li uomini validi furono concentrati in una piazzetta, mentre la truppa si dava alle requisizioni.

Le colonne nemiche, superata Villa, s’allargarono verso Enemonzo e Raveo,

chiamava il Vuga) imposte dalle circostanze, diedero prova di spontaneo impegno politico-amministrativo ed anche — dati i tempi e la precaria sicurezza della zona — di coraggio nell’esporsi e nel difendere gli interessi della popolazione.4 L’impiego di bande terroristiche travestite da partigiani era stato adottato in prece­denza dai tedeschi con cruenti risultati. Già il 19 luglio falsi partigiani tedeschi con mercenari stranieri (francesi e polacchi) avevano compiuto atti di ferocia sui civili alla Caserma Stua di Ramaz. Il 22 e 23 luglio, penetrando dall’Austria facevano strage di inermi alla Malga Promosio (presso il confine) e a Bosco Moscardo, trucidando 21 persone colpevoli di aver accolto con simpatia coloro che si erano spacciati per partigiani, scatenandosi quindi lungo la Valle del But fino a Paluzza, dove assieme a sopraggiungenti forze « regolari » naziste in « una giornata di terrore e di sangue » vio­lentarono donne, bastonarono a sangue decine di civili trascinati in Municipio e ucci­sero altre 4 persone. Cfr. Diario Storico della Divisione Garibaldi-Carnia, Tolmezzo, 1945, nonché Relazione degli eventi fino al 3-5-44 nel Comune di Paluzza del CLN locale al CLN mandamentale e provinciale, dd. 11-5-45, in archivio dell’Istituto regio­nale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli-Venezia Giulia, Trieste.

Page 34: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

La Gamia sotto l’occupazione nazista 95

e venute a contatto coi volontari, appostati sul colle « Nuvolaia » di Raveo, apri­rono il fuoco combattendo sino alle 14.

La situazione divenne critica quando si videro transitare carri agricoli con feriti tedeschi, raccolti intorno ad Esemon di Sopra, epicentro del combatti­mento, ed il parroco ed il podestà malmenati sulla pubblica via. Ciascuno degli ostaggi provvide allora, per proprio conto, cercando di tirarsi fuori dalle peste, ed i più vi riuscirono.

Caddero in quel giorno, il partigiano Renato Cargnelutti in combattimento, ed i civili Gio Batta Lorenzini e Luigi Dorigo. L ’11 agosto i caduti furono scortati dai volontari all’ultima dimora.

Questa volta i germanici inaugurarono la tattica dell’accerchiamento, quasi completo, del capoluogo, dimostrando in modo lampante l ’impossibilità che Villa potesse costituire un buon caposaldo partigiano, come fu invece la zona di Lauco e, particolarmente, di Raveo.

I l 18 agosto, iniziato il blocco alimentare contro la « zona ribelle » della Carnia, una nutrita schiera di cittadini, guidata dal podestà Fiorillo e dal mem­bro del CLN Casanova, portò in spalla a Tolmezzo legna da ardere, per ottenere dei viveri, che vennero concessi.

L ’atto, che voleva suonare a rimprovero verso le autorità occupanti, fu in­terpretato dai comandi garibaldini come una dimostrazione di debolezza verso il nemico.

Si accusò il podestà, si convocò, il 19 agosto nella pineta « Saletto », il CLN comunale che decise, all’unanimità di prendere le difese dell’accusato, trasmet­tendo in proposito un esposto agli accusatori; ma la sera stessa comandanti par­tigiani della zona riunirono nuovamente il Comitato ad Invillino, ed infine, du­rante la notte sul 20, il podestà si sottrasse alla cattura coi suoi familiari.

La mattinata successiva, in un comizio tenutosi sulla piazza del capoluogo, la popolazione ripetè la propria fiducia nel fuggiasco. Le funzioni podestarili passarono di fatto, e provvisoriamente, nelle mani del segretario5.

Il 22 agosto il prefetto De Beden dispose la costituzione di comitati generali d ’assistenza, sotto la presidenza dei podestà, e su ordine del supremo commissa­rio per il Litorale adriatico. A Tolmezzo il comitato fece capo al professore Mi­chele Gortani, che già di sua iniziativa e con l ’appoggio del vescovo di Udine mons. Nogara, aveva avviato quell’opera benefica che è rimasta una delle pagine più rosee di quei tempi bui.

Il 23 agosto il CLN Alta vai Tagliamento, collegandosi alla riunione del

5 La cosiddetta « questione della legna » cioè la richiesta di non pochi Comuni della Zona libera di scambiare il legname dei boschi con viveri della pianura, tramite gli enti annonari provinciali (e non le autorità tedesche), fu oggetto di lunghi e spesso concitati dibattiti fra amministrazioni civili locali e comandi partigiani della « Gari­baldi » che — a differenza di quelli delle « Osoppo » — ritenevano lo scambio una forma di cedimento di fronte all’occupatore o che temevano che la legna fosse utiliz­zata per scopi militari. Del problema si discusse anche in seno alla Giunta di governo. Non si pervenne ad una soluzione concordata. Le legna passarono là dove c’erano posti di blocco della « Osoppo » ma in genere la popolazione carnica organizzò faticose e rischiose « corvée » per l’incetta di farina in pianura con centinaia, migliaia di civili, specie donne, che aiutati da garibaldini e « osovani » di montagna e di pianura, per­córsero decine di km. per rifornirsi del prezioso alimento, portandolo spesso in sacchi a spalla fra insidie e fatiche sfibranti.

Page 35: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

96 E. Collotti - G. Fogar

CLN carnico del giorno 18, ed alla elezione del « Comitato di villaggio » di Sauris, avvenuta il 20, emanò le modalità per la formazione dei Comitati co­munali 6.

Alla seduta del 23 sembra mancassero i rappresentanti di Villa Santina; il motivo è ignoto, mentre si dà per certo che parteciparono alle successive del 30 agosto e del 6 settembre.

È probabile che si sia trattato di impedimenti accidentali, giacché le deci­sioni ampezzane, propugnate dal dr. Zagolin, e che richiedevano elezioni demo­cratiche, furono eseguite anche a Villa Santina.

Il Comitato locale era stato costituito da iniziativa unilaterale; occorreva un nuovo atto di nomina che garantisse la rappresentanza della collettività.

Vennero, quindi, convocati, il 24 agosto 1944, i capifamiglia di Villa nella pineta « Saletto » e, con l’assistenza di un drappello partigiano, si svolse l’ele­zione popolare che diede al paese il nuovo organo politico, composto da: dr. Guido Masieri (Falco), PSI, presidente; Pietro Casanova (Fabio), DC, vice- presidente; Domenico Romano (Doro), DC, contabile; Arnaldo Sella fu Luigi capostazione (Ailes), P d ’A, cassiere; Pietro Brovedani (Pibro), P L I; Guido Ci­menti fu Gioachino, possidente (Pedro), P d ’A; Guido Mazzolini fu Fiorio, pos­sidente (Fulmine), P L I; Giovanni Pellizzari fu Enrico, esercente (Bruno), PCI; Enrico Scrocco fu Luigi (Gim), PSI; Giovanni Scrocco fu Antonio (Leo), PCI.

In tu tto dieci persone, compresi i membri del primo collegio, meno uno.Questo, derivato dal precedente organo creato d ’urgenza, fu il Comitato co­

spirativo di liberazione nazionale di Villa Santina; i nomi di battaglia furono assunti, probabilmente, in epoca posteriore, e la stessa appartenenza ai partiti fu , non per tu tti, individuata successivamente, secondo le singole consapevoli tendenze, maturate lentamente 7.

Nel Comitato apparve subito chiara l ’influenza dei membri già chiamati a comporre il primo organo insurrezionale, ora sostituito, ma, non va dimenticato, sorto non già dal diretto intervento popolare o partigiano, bensì da quello del­l ’ambiente politico della Resistenza locale.

Quel collegio nacque da iniziativa prettamente politica; fu ricomposto alla

8 I CLN di valle formati da elementi dei vari partiti e appoggiati dalle forze parti- giane che — non bisogna dimenticarlo — pur non imponendosi e rispettando l’auto­nomia del potere civile e politico, propagandarono la creazione della democrazia locale di cui sentivano la necessità — svolsero più o meno efflcacemente funzioni di direzione e di coordinamento della vita politica, amministrativa ed economica di valle, organiz­zandone lo sviluppo e le strutture per evitare il frazionamento degli interessi e la dispersione degli sforzi. Fra i loro numerosi compiti, che qui non possiamo neppure elencare, uno dei principali diventò ad un certo punto quello di collegare le valli al governo « centrale » della Zona libera. Con l’avvento della Giunta di governo si pro­filerà la tendenza ad abolire i CLN di valle esistenti, dato l’ampliarsi della Zona libera ad altre valli e la necessità di consolidare il potere centrale, valorizzando nel con­tempo al massimo i CLN comunali e le Giunte popolari elette.7 Â Villa Santina l’elezione del « nuovo » CLN implicò l’unificazione delle funzioni politiche sue proprie con quelle amministrative di una Giunta comunale. Le soluzioni adottate altrove su decreto della Giunta di governo, stabilirono l’elezione di Giunte popolari comunali come organi amministrativi veri e propri mentre ai CLN dei Comuni spettavano funzioni politiche nel quadro della lotta di liberazione, oltre al controllo dell’attività delle Giunte comunali. Ma già si è detto della particolare situa­zione di Villa Santina.

Page 36: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

La Gamia sotto l’occupazione nazista 97

luce del sole e con elezioni, ma nella nuova e completa edizione le direttive appartennero al gruppo primitivo; difatti il dr. Masieri ne fu presidente, il Ca­sanova vicepresidente, ed il Romano contabile.

In municipio ognuno rimase al suo posto, ed il segretario Francesco Brove- dani assunse anche le mansioni di segretario del CLN comunale, appena co­stituito.

Tale ultima soluzione fu un segno della preoccupazione, costante nel periodo della guerra di liberazione, di mantenere inalterata la forma organizzativa di marca podestarile, al fine di evitare un ’inutile e gratuita reazione tedesca, e, nel contempo, di permettere una sostanziale partecipazione a quel nuovo ordine che oramai andava delineandosi sempre più prossimo.

In poche parole, i tedeschi erano troppo vicini per non mascherare i cam­biamenti avvenuti e per indulgere a sconsiderati colpi di testa.

Alla fine di agosto la vita paesana era relativamente quieta; la gestione am­ministrativa del Comune riposava nelle mani del CLN, ed il vicepresidente Casanova esercitava le pubbliche funzioni, quale delegato del podestà, nominato nel febbraio per i casi d ’impedimento del titolare.

Nel settembre Villa fu risparmiata da azioni dirette, bensì pervennero allar­manti notizie suH’avvicinarsi dei primi distaccamenti cosacchi, destinati al defi­nitivo presidio della Carnia dall’alto comando germanico.

I l giorno 3, mentre nasceva il comitato insurrezionale fornese, si scatenò a Verzegnis un ennesimo scontro fra tedeschi e partigiani; il 17, truppe d ’occu­pazione transitarono per Villa, provenendo dal Cadore; nel frattempo un nuovo rastrellamento spargeva terrore nelle terre di Paluzza e Sutrio.

Il 24 settembre i garibaldini che, in effetti, prevalsero numericamente sugli osovani nel nord della zona liberata, tennero un comizio in Villa Santina su iniziativa del comandante Mirko, di origine slava.

L ’influenza di queste formazioni andava estendendosi a tu tta la sinistra montana del Tagliamento, ma in paese tale fenomeno non era, in verità, esente da critiche; ciò, del resto, collimava con lo stesso ponderato atteggiamento del­l ’ambiente locale, e con il suo substrato tendenzialmente moderato.

L ’Osoppo prevaleva sulla destra del Tagliamento e, sinceramente, con quella formazione Villa preferì, ove possibile, mantenere i contatti; anzi, risulta si sia talvolta ricorso alla moderazione dei secondi per frenare le richieste dei primi.

L ’operazione « W aldlaufer », oramai in atto, si fece presto sentire anche a Villa e, al fine di rallentarne l’impeto, i volontari fecero saltare, il 6 ottobre, quanto rimaneva del ponte ferroviario sulla Vinadia, e sacrificarono, nel con­tempo, il ponticello sul Rio Confine.

L ’avanzata tedesco-cosacca fu di poco ritardata; la sera dell’11 le avanguardie nemiche, salendo da Tolmezzo, giunsero alla Madonna del Sasso, a circa metà strada fra i due centri.

Nel pomeriggio del giorno dopo l’invasore piombò su Villa, seguendo le tre direttrici tristemente note; la prima da Tolmezzo, per la statale cantica; la seconda per Fusea, Buttea, Vinaio e Lauco, che venne bombardato dall’artiglie­ria; la terza per Chiaulis e Verzegnis.

I pochi volontari dislocati nell’abitato si ritirarono, combattendo, verso i rifugi dell’entroterra di Lauco, Raveo, ed altrove.

I tedeschi presero a bersagliare la rupe di Lauco ed i dintorni di Villa,

1

Page 37: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

98 E. Collotti - G. Fogar

specie il colle Santino d ’Invillino, mitragliando ogni lato, alla ricerca di parti­giani. Infine, vinte le resistenze locali, s’insediarono, verso sera, nel capoluogo, accantonandosi nelle case che, automaticamente, si svuotarono degli uomini validi.

Il 13 ottobre 1944 i cosacchi fecero il loro ingresso da conquistatori; gli squadroni procedevano guardinghi, e ad un tempo fiduciosi dell’opera di sgom­bero eseguita dai germanici. Li seguivano le famiglie, i carriaggi, i cavalli e le masserizie; un popolo in movimento che aveva trovato uno stabile insediamento, e si preparava a possederlo.

Il giorno dopo i cosacchi bloccarono la frazione di Invillino, ove paventa­vano reazioni; il 15 tornò la calma e la Zona libera cessò di esistere in gran parte della Carnia. Il Comitato cospirativo di Villa entrò nell’ombra.

Da un esame retrospettivo si può dedurre, comunque, che il comportamento- del collegio comunale e della stessa popolazione fu quanto di più saggio potesse concepirsi, poiché, consapevoli di vivere ed agire alle porte della Zona libera, supplirono, finché fu possibile, alle deficienze strategiche del settore, evitando di dare al nemico il pretesto per un ’azione militare su vasta scala.

Non è azzardato sostenere, quindi, che la vita della Zona libera di Carnia dipese anche dall’equilibrato contegno di Villa Santina.

Dal 13 ottobre 1944 alla Liberazione I II

I guai di Villa Santina ricominciarono qualche giorno dopo l’ingresso delle forze ex zariste e collaborazioniste.

Per tu tto l’invemo 1944-45 si videro galoppar cosacchi delle varie tribù caucasiche; si ammirarono rutilanti divise, degne delle corti principesche d ’altri tempi; si sentirono cantare, malinconicamente, prigionieri sovietici, guardati a vista dai connazionali del Don, del Kuban, del Terek, ecc.

Si impararono le tristi nenie della steppa; si conobbero i lenti cammelli mancesi, dal pelame che toccava terra; si temettero i militari mongoli, dalla bassa statura e dall’aspetto richiamante reminiscenze unniche.

II 17 ottobre, esperito il giorno prima un controllo sugli uomini dTnvillino- da parte di quel presidio cosacco, truppe tedesche, affiancate da repubblicani, salirono da Tolmezzo a Verzegnis, per poi calare a Villa; in località « Chiampa- mano » incendiarono quattro casolari che ospitavano i volontari negli sposta­menti tattici.

Fu distrutto tutto , giacché alla rappresaglia s’aggiunsero gli effetti d ’uno scontro colla « Garibaldi-Osoppo ».

A stento si riuscì a salvare il bestiame. Anche questa volta l ’invasore usò il sistema adottato a Forni di Sotto; si diedero pochi minuti, e tanto bastò appena a sgomberare gli animali, mentre a Forni non fu sufficiente.

La fine della Zona libera, a Villa, fu accompagnata, dal 12 al 17, da una serie incalzante di eventi, culminati con l ’arrivo di altri squadroni cosacchi, installatisi ad Invillino, e che saturarono ben presto le possibilità alimentari e ricettive del villaggio.

È da tener presente che i nuovi venuti, essendo destinati a rimanere, si rite-

Page 38: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

La Gamia sotto l’occupazione nazista 99

nevano in diritto, ben inteso diritto di guerra, del conquistatore, di ricavare sul posto il sostentamento per uomini e cavalli che, va precisato, consumavano più dei primi.

Il 19 ottobre il prefetto De Beden nominò commissario prefettizio P ietro Casanova, con decreto n. 2215; il vicepresidente del Comitato comunale rimarrà in servizio del Comune fino alla liberazione, come accadde in altri luoghi del­l ’ex Zona libera.

In sostanza gli stessi tedeschi, per ragioni politiche ed amministrative, con­statarono che gli amministratori popolari erano più idonei a reggere le popola­zioni, che non i tram ontati podestà8.

I l commissario venne, in seguito, affiancato da una G iunta consultiva di cinque membri: Pietro Micheletto, geometra Silvio D uratti fu Pietro [Selva), Dionino Vidotti, Guido Mazzolini e Guido Cimenti, gli ultim i due già membri del CLN comunale.

Il Comitato cospirativo invece si ritrovò con una compagine di poco modi­ficata; il Sella fu sostituito da un Pillinini. La Resistenza affrontò il rigido in­verno 1944-45.

In quel periodo il colonnello, comandante le forze cosacche di Villa Santina e dintorni, pubblicò un proclama auspicando la collaborazione dei cittadini e promettendo una tranquilla convivenza; al contempo minacciava per la sicu­rezza delle sue truppe, coerente, in veste di conquistatore, alle tradizioni del suo popolo che, nel generale atamano Pietro Nicolaievic Krassnofi, aveva trovato il suo ultimo zar.

Avvertiva che ogni attentato ad uomini o materiali avrebbe provocato la rappresaglia; ordinava la consegna immediata di tu tte le armi; invitava i citta­dini a denunciare i nascondigli partigiani; minacciava di trattare da « ribelli » i valligiani sorpresi nei boschi.

Sosteneva che il celare oggetti personali equivaleva attribuirli alla Resistenza e, di conseguenza, destinarli alla requisizione. In realtà queste ebbero luogo senza eccessivi accertamenti, per cui nascondendo si perdeva se scoperti, evitando il sotterfugio si perdeva egualmente.

I l colonnello terminava, convinto d ’avviarsi, coi propri sudditi, « ad una vita tranquilla e calma », « noi vivremo in comune accordo ». Nella sua imma­ginazione il « Kosakenland » era durevolmente costituito.

La minaccia partigiana continuava ad incombere sul nuovo ordine.Le famiglie cosacche misero radici nelle case private, i cavalli furono siste­

mati, alla meno peggio, sotto le tettoie. Cominciarono subito pesanti requisi­zioni di fieno e di legna da riscaldamento, mentre il paese difettava di viveri; la situazione divenne presto critica.

La ricerca di fieno costituì un grosso problema, specie ad Invillino, ove stan­ziavano oltre 300 cavalli.

Il comando unificato d ’occupazione ricorse, a più riprese durante l ’inverno,

8 II Vuga, op. cit., ricorda in proposito che i comandi partigiani ordinarono alle Giunte rimaste in carica in vari Comuni occupati dall’avanzata nemica, di dare le dimissioni, cosa che non sempre si realizzò per motivi di forza maggiore e per l’estremo bisogno delle popolazioni duramente colpite dalle devastazioni di poter contare su propri rappresentanti di fiducia.

Page 39: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

100 E. Collotti - G. Fogar

al prelievo di forti quantitativi, prima in Villa Santina, poi nei vicini Comuni di Enemonzo, Preone, Raveo, Socchieve e Lauco, infine ad Ovaro, Ampezzo e Forni di Sopra; gli ordini, generalmente im partiti dal tenente Hans Crosek, comandante la piazza di Villa, passavano per le mani del commissario Casanova, prima di giungere a destinazione.

Ai primi di novembre, e con l’aiuto del tenente Crosek, dimostratosi più umano di molti altri suoi colleghi e superiori, fu scongiurato, a Paluzza, il ten­tativo germanico d ’arrestare i membri del CLN comunale, oramai noti. Cittadini meno fortunati d ’altri Comuni furono internati.

Il piano tedesco di repressione, che minacciò di condurre le formazioni vo­lontarie alla disgregazione, contemplava la basilare esigenza d ’isolare ed indivi­duare i « ribelli », specie ora che, alle soglie dell’inverno, molti d ’essi eran scesi dai monti, rifugiandosi nei paesi a valle, od addirittura in pianura.

Perciò, il 23 novembre, l ’autorità germanica stabiliva, tram ite la prefettura, che tu tti gli uomini dai 14 ai 70 anni, e tu tte le donne dai 14 ai 60, dovevano dimostrare la loro occupazione, in ogni momento ed occasione, col possesso ob­bligatorio d ’una tessera del lavoro; evidentemente i partigiani non potevano farlo.

Il 25 novembre riprese il servizio ferroviario fra Tolmezzo e Villa.Tre giorni dopo il prefetto De Beden, considerate le misere condizioni della

Carnia, invitò il podestà del Friuli ad una pubblica raccolta di generi ali­mentari, indumenti ed altro, da convogliare al comitato provinciale d ’assistenza, presso la stessa prefettura.

A loro volta i podestà e commissari della Carnia segnalarono all’organo re- pubblicano le più urgenti necessità locali, per la successiva distribuzione delle offerte, tram ite il professore Michele Gortani.

Il 29, interminabili carovane cosacche avanzarono lentamente da Tolmezzo; superarono Villa raggiungendo i Comuni dell’Alta Carnia.

Numerose famiglie si fermarono ad ingrossare il già folto stanziamento lo­cale, e si accamparono, coll’imposizione, nelle case private.

L’edificio scolastico del capoluogo divenne sede di una parvenza d ’accademia militare per circa 300 allievi ufficiali cosacchi, che vi apprendevano le tradizio­ni della vecchia casta guerriera cui appartenevano, piuttosto che le tecniche della guerriglia antipartigiana.

Il comandante della scuola, generale cosacco Mikail Salamakin della caval­leria del Kuban, tipico campione di quella stirpe nomade, s’installò nella villa Masieri; nella dimora, cioè, del presidente del Comitato insurrezionale che, pur- tuttavia, continuò a condurvi l’esistenza, mascherando con successo tale identità.

Nel corso del dicembre 1944 si osservò una duplice continuata infiltrazione; la cosa interessò tu tta la zona già liberata, e mentre una corrente, violenta, im­petuosa e massiccia, saliva, l ’altra, diradata e demoralizzata, scendeva dai monti.

Più o meno, i cosacchi continuarono ad invadere la Carnia per tu tto il mese, risalendo le gelide vallate, pur trattandosi sovente di trasferimenti locali.

Contemporaneamente i volontari scendevano alla spicciolata, nascondendosi, evitando le valli, chiudendosi nelle case degli stessi paesi, forse appena occu­pati da chi saliva.

Alla fine dell’anno l’osmosi potè dirsi compiuta, e l’abbondante neve distese una coltre di quiete e di stanchezza generale.

Page 40: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

La Carttia sotto l’occupazione nazista 101

Cominciarono a divenir familiari, nottetempo, strane e fantomatiche visioni di cavalleggeri silenziosi, immobili come pietre in mezzo alla neve, Tarma pronta e la testa coperta da un lungo e peloso cappuccio triangolare, term inante con un grosso fiocco.

Erano le scolte cosacche, nelle piazzette e nei crocicchi del paese.Il nuovo anno portò un altrettanto generale risveglio; in campo tedesco

esplose, inutilmente, ogni ultima energia; in campo partigiano si riprese ad or­ganizzarsi, ma, ora, più in pianura che in montagna.

I disagi, d ’ogni genere, aumentavano; gli ordini russo-tedeschi non scuote­vano più nessuno, la gente era stanca e, quindi, abulica anche di fronte alle minacce.

II commissario, da parte sua, chiedeva a gran voce lo spostamento, almeno parziale, delle truppe e relative famiglie, acquartierate ad Invillino, paventan­dosi, oltretutto, il diffondersi di epidemie.

Continuavano, impuniti, i furti di legna, foraggio, bestiame, e le requisi­zioni di fieno che raggiunsero Comeglians, Rigolato, Forni Avoltri e Sauris.

Si trattava, negli ultim i mesi prima della Liberazione, di provvedere al vet­tovagliamento di 350 uomini (ufficiali e truppa) nel capoluogo, e 300 ad Invil­lino, più le famiglie, ed alla pastura di 60 cavalli, nel capoluogo, e 300 nella frazione.

Furono occupate, al completo o parzialmente, 32 abitazioni nel capoluogo e 65, su 100, nella frazione, ove, in piazza e fin nelle case, sistemarono dei letamai.

In tutto, Villa Santina che aveva circa 2.000 abitanti ospitò 650 militari più 150 familiari, 800 individui, e 360-400 cavalcature.

I l 12 marzo il municipio fece sapere al comando russo che oltre il 20 si sa­rebbe sospesa ogni ricerca di fieno, perchè non ce n ’era più; il 30 fu presentato al comando tedesco di Tolmezzo il conto del fieno prelevato in Villa; ammon­tava a 400.000 lire, per circa 2.700 quintali, sui 3.500-4.000 complessivamente forniti.

Sentendo prossima la ritirata generale, i germanici assicurarono che, in mancanza di fondi, il Comune si sarebbe ripagato col legname da loro acqui­stato ed abbandonato allo scalo ferroviario di Villa.

A guerra finita, il CLN carnico di Tolmezzo avocava la questione del legname pagato dal nemico ed abbandonato, definendo la condizione di « preda bellica » delle partite in giacenza nei depositi della Carnia; comunque la richiesta di Villa Santina rimase lettera morta.

Il patrimonio zootecnico di Villa, a differenza di altri Comuni, non subì fal­cidie rilevanti. Per i loro bisogni invernali i cosacchi requisirono complessiva­mente 400-500 quintali di legna da ardere.

Danni più consistenti subirono le case ed alcune opere pubbliche; le abi­tazioni distrutte furono quattro, in Chiampamano, per 26 vani e quattro stalle- fienili; patirono danni e depredazioni un centinaio di case.

Saltarono in aria, per azioni partigiane ed alleate, i ponti sul Rio Vinadia e Rio Confine, tra Villa e Tolmezzo, sul Degano, tra Villa e Raveo, sul Degano, tra Villa ed Enemonzo, sul Rio del Clap e Rio Chiadori, tra Villa e Verzegnis.

NeH’ultima decade d ’aprile risultarono presenti nel Comune 76 sfollati.Il primo maggio 1945, riunitosi in Municipio il Comitato cospirativo che,

in vista del collasso germanico, andava riprendendo le sue funzioni originarie,

Page 41: CRONACHE DELLA CARNIA SOTTO L’OCCUPAZIONE NAZISTA · 2019. 3. 5. · la Germania nazista. Esse, al comando di generali nazisti, vennero convogliate nell’A.K. dopo aver preso gli

venne imposta la resa senza condizioni al presidio tedesco che, per bocca del tenente Crosek, si arrese. Erano presenti, oltre il CLN, alcuni maggiorenti locali, il commissario Casanova, il comandante la Difesa territoriale comunale, colon­nello Oddone Stoppato, ed esponenti partigiani.

Rimaneva incerto l ’atteggiamento cosacco, giacché, nell’orgasmo di quei giorni, ognuna delle due parti aveva ripreso la propria autonomia, e quel che decidevano i tedeschi lasciava indifferente il quartier generale di Krassnoff, a Verzegnis.

La notte del primo maggio l’atamano scese a Villa, raggiungendo i suoi gene­rali alla villa Masieri; il giorno dopo, verso sera e nella notte sul tre, la ritirata cosacca dal paese era compiuta. Una interminabile e malinconica colonna si av­viò verso Ovaro, sotto una fitta pioggia primaverile, portando con sè gelosa­mente le armi e l’ultimo sogno dei cosacchi dello zar.

Alle ore 20 del 6 maggio, provenienti da Tolmezzo, due camionette inglesi entrarono in paese, acclamate dalla popolazione, preavvertita con proclama dal CLN.

102 E. Collotti - G. Fogar

Giuseppe Santanera