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CYDONIA OBLONGA O COTOGNO
Il cotogno è una pianta della famiglia delle Rosacee coltivata per i suoi frutti. È una delle più
antiche piante da frutto con conosciute: era coltivato già nel 2000 a.C. dai Babilonesi, tra i Greci
era considerato frutto sacro ad Afrodite e in epoca romana era già citato da Catone, Plinio e
Virgilio. La pianta si presenta come un piccolo albero deciduo, che può raggiungere i 5-8 metri di
altezza. Le foglie alternate, semplici, sono lunghe 6-11 cm, mentre i fiori sono bianchi o rosa, con
cinque petali, con corolle di 5-7 cm di diametro.
WISTERIA SINENSIS
I Glicini sono originari della Cina, del Giappone, della Corea e
dell'America. Sono arbusti rampicanti di forte crescita, decidui, con una
spettacolare fioritura primaverile ed un fogliame di un fresco verde
brillante in estate. Rustici, resistenti al freddo ed alla maggior parte
delle malattie, i rami si attorcigliano ai loro sostegni come liane e
possono essere utilizzati su pergolati, muri o ringhiere a guisa di
cordoni, ghirlande o spalliere, per coprire pareti, fatti arrampicare su
altri alberi, essere allevati come arbusti isolati o ad alberello.
Il Glicine comune (Wisteria sinensis) con i suoi fiori color lilla violaceo
è la varietà più conosciuta e diffusa ma seguendo il gusto del pubblico,
oggi i vivaisti sono in grado di mettere a disposizione altre varietà con forme e colori nuovi.
IL MANDARINO (CITRUS DELICIOSA)
Il mandarino, forse così chiamato per il colore che ricorda
quello dell'abito del funzionario cinese, è una pianta
sempreverde della famiglia delle Rutacee originaria della Cina o
del Laos e attualmente coltivata soprattutto nell'Europa
meridionale, negli Stati Uniti e nell'Africa meridionale. In Italia
le regioni maggiormente interessate alla coltura del mandarino
sono Sicilia, Calabria e Campania. È un piccolo albero o un
arbusto con fiori bianchi molto profumati e frutti a esperidio
(mandarini), globoso-depressi, con buccia ricca di un olio
essenziale aromatico usato in liquoreria e in pasticceria. La
polpa è succulenta e zuccherina.
Tipica pianta agrumicola dei paesi con clima subtropicale e temperato-caldo, il mandarino predilige
terreni di medio impasto, ricchi di sostanze organiche, profondi e ben drenati,
Particolarmente pregiato è il tardivo di Ciaculli, una anomala selezione di Avana, che ha raggiunto,
specie negli scorsi anni, una certa importanza commerciale.
Con il nome di Tangelo o Mapo, vengono indicati tutti gli ibridi derivati dall'incrocio tra il
mandarino o tangerine ed il pompelmo o pummelo (come ad esempio il "Sampson", l' "Orlando", il
"Minneola").
Il periodo di raccolta del mandarino è compreso tra l'inizio di dicembre e la fine di marzo, in
dipendenza dalle aree di coltivazione. Normalmente i mandarini non vengono conservate in celle
frigorifere.
TRACHYCARPUS
Il genere Trachycarpus appartiene alla famiglia delle
Arecaceae (famiglia delle palme) e comprende piante native
delle foreste temperate e montane dell'Asia subtropicale. Si
tratta di palme caratterizzate da un tronco ricoperto da dense
fibre marroni (le vecchie guaine delle foglie) dal quale si
sviluppano lunghi piccioli che portano ampie foglie a
ventaglio, segmentate per metà, lucide, larghe fino ad un
metro. I fiori sono raggruppati in infiorescenze a pannocchia,
pendenti, di colore giallo. I frutti sono di colore blu scuro e
ciascuno contiene al suo interno un solo seme. La dispersione
dei semi in natura avviene sia ad opera degli uccelli che
mangiano le bacche che per caduta. Le Trachycarpus sono
piante dioiche (raramente ermafrodite) che vuol dire che ci sono "piante femminili" e "piante
maschili" cioè piante che
portano solo fiori maschili e piante che portano solo fiori femminili. Sono piante a crescita lenta.
TUIA La tuia (Thuja) è un genere appartenente alla famiglia delle
Cupressaceae originario dell'Alaska, della regione dei Laghi
nordamericani, della Cina e del Giappone.
Il nome del genere deriva dal greco θυία thyía ("cedro") per il
caratteristico odore del legno; in America viene chiamata arborvitae
(dal latino, "albero della vita").
Il genere Thuja comprende specie arboree e arbustive sempreverdi, di
grandi dimensioni (possono arrivare a 60 m di altezza); hanno fusto
rastremato, chioma conica, corteccia fessurata colore rosso cannella,
rametti leggermente appiattiti, foglie ridotte a scaglie, frutti legnosi
(coni), lunghi 1-2 cm. Alcune specie vengono utilizzate come piante
ornamentali come la Thuja occidentalis, originaria del Nord America,
e la Thuja orientalis (Platycladus orientalis), originaria della Cina,
albero o arbusto con altezza tra 1 e 8 m mentre nel paese d'origine
presenta forme arboree alte fino a 20 m, con rametti leggermente
appiattiti, identici su ambo le facce, disposti sullo stesso piano a
formare delle strutture ventagliformi disposte verticalmente o
obliquamente, i corpi fruttiferi rosso-brunastri lunghi circa 1,5 cm,
hanno poche squame arricciate all'apice, la Thuja plicata originaria
delle coste del Pacifico dall'Alaska alla California, grande albero
sempreverde alto fino a 30 m, corteccia dei rami fibrosa di colore
rosso-brunastro o grigiastro, la Thuja standishii, che presentano varie
sfumature gialle, dorate, bronzee a seconda della varietà. Si
moltiplicano per talea, margotta o con la semina.
MONSTERA DELICIOSA PIANTA DEL PANE AMERICANA
Il nome Monstera deriva dal latino mostifer, pianta che genera
mostri. Il nome della pianta è dovuto al frutto, lungo circa 25 cm e
4 cm di diametro, dal sapore molto dolce (simile all’ananas) che
somiglia ad una pannocchia dalle squame esagonali. Proviene dalle
foreste tropicali del Guatemala, si sviluppa con un portamento
cespuglioso ed ha delle grandi foglie caratteristiche molto
frastagliate larghe dai 50 cm al metro. Possiede radici aeree che
crescono a livello dei nodi del fusto. Essendo una pianta tropicale
ha bisogno di molta luce, ma non deve essere mai esposta ai raggi
solari diretti, questi ultimi potrebbero causare delle macchie sulle
foglie. Nel periodo estivo è consigliato trasportare la pianta
all'esterno, all'ombra di una pianta. Necessita di molte annaffiature,
in relazione alla temperatura dell'ambiente. La riproduzione di
questa pianta avviene nel periodo estivo, visto le alte temperature
di cui ha bisogno per radicare. Le parti da utilizzare per la talea
sono l'apice o le gemme laterali.
LANTANA CAMARA
Lantana camara è una specie di pianta nativa
del centro America e Sudamerica ed è stata
introdotta nelle altre parti del mondo come
pianta ornamentale; è considerata pianta
infestante in molte aree tropicali.
È una specie invasiva che ha coperto vaste
aree in India come pure in Australia.
Colonizza nuove aree quando i suoi semi
sono sparsi dagli uccelli. È resistente agli
incendi e cresce velocemente colonizzando
le aree bruciate. È diventata un ostacolo serio
alla rigenerazione naturale di specie
importanti nel sudest asiatico.
Sebbene sia considerata infestante in
Australia, la pianta offre rifugio per parecchie specie native marsupiali e offre anche l'habitat per
l'ape nativa Exoneura, specie vulnerabile, che nidifica nel fusto cavo della pianta.
Perché la lantana camara, oltre a essere bella, è una pianta anti-zanzare e in casa, sul balcone e sul
terrazzo si rende utile d’estate. La bella stagione è anche il periodo in cui si vedono i fiori –
tecnicamente si tratta di infiorescenze tubulose di vari colori (bianco, giallo, rosso, arancio…) – che
spuntano all’ascella delle foglie da maggio ad agosto riuniti in corimbi globosi.
Lo sapevate che i fiori della lantana camara cambiano colore? La colorazione dei fiori tende a
scurirsi con il passare del tempo, passando dal bianco al giallo, fino al rosso, così che la stessa
infiorescenza presenta diverse tonalità.
La coltivazione della lantana camara non presenta particolari difficoltà perché si tratta di un arbusto
resistente. La lantana camara ha bisogno di luce intensa per fiorire, ma soffre i raggi diretti del sole
nella stagione calda. La lantana camara si riproduce bene per talea prelevando in marzo getti di 8-10
cm dai giovani germogli
HIBISCUS ROSA SINENSIS
L’Hibiscus rosa sinensis è un arbusto appartenente alla
famiglia delle Malvaceae ed è originario della Cina.
Appartiene alla tipologia di piante perenni e
semirustiche. E’ un fiore abbastanza versatile in quanto
può essere messo a dimora sia in giardino e sia
all’interno dell’abitazione. Nei paesi d’origine (la Cina),
la sua dimensione può arrivare a circa 10 metri massimi
e, se coltivata in vaso, raggiunge massimo i 3 metri
circa d’altezza. Le foglie sono di un verde lucido, con
bordo dentato e la punta acuminata; le infiorescenze
sono imbutiformi, costituiti da 5 petali color rosso vivo
e si formano tra giugno e settembre. La parte interna di
questi fiori è composta di una lunga colonna staminale che presenta sulla parte superiore dei piccoli
stami e in punta ha 5 pistilli. La moltiplicazione dell’Hibiscus rosa sinensis avviene mediante normale semina e talea. Riguardo
alla potatura, essa si pratica al raggiungimento del quarto anno d’età della pianta. Raggiunta questa
soglia, si procede con le potature a carattere formativo, prima che si formino le nuove ramificazioni
in modo tale da non avere troppe e dannose infiorescenze.
YUCCA, TRONCHETTO DELLA FELICITÀ.
Provenienza: zone a clima caldo dell’America Settentrionale e
Centrale.
Descrizione genere: comprende 40 specie di piante sempreverdi,
delicate o rustiche, che presentano foglie lunghe, nastriformi e
coriacee, spesso terminanti con una spina, riunite in ciuffi
all’apice del fusto o direttamente sul terreno (per le specie acauli).
In estate-autunno producono steli fiorali, che emergono dal centro
della pianta e portano fiori campanulati, simili a grossi mughetti,
riuniti in pannocchie erette molto lunghe.
MELOGRANO - PUNICA GRANATUM
Il Melograno è una delle piante da frutto coltivata da
più tempo nell'area mediterranea; ha origini
asiatiche, ma già svariati secoli orsono se ne diffuse
la coltivazione nelle aree più calde ed aride del
mediterraneo, dove si sviluppa al meglio. Si tratta di
un grosso arbusto, che produce numerosi polloni
basali, generalmente in coltivazione si sceglie il
fusto centrale e si asportano i polloni, in modo da
permettere lo sviluppo di un piccolo albero, a foglia
caduca; ha corteccia ruvida e rugosa, di colore
chiaro, le foglie sono piccole lanceolate, di colore
verde chiaro, divengono aranciate prima di cadere,
in autunno. In primavera produce piccoli fiori di
colore rosso, racchiusi in boccioli carnosi, leggermente coriacei,
anch'esso di colore rosso vivo. Ai fiori seguono grosse bacche,
dette balauste, di colore giallo arancio o rosso, o anche in un
mix dei tre colori; le bacche hanno una scorza tenace e spessa,
molto fibrosa, al cui interno sono presenti innumerevoli piccoli
semi polposi, racchiusi in sottili membrane gialle, ricche in
tannini. I semi si consumano crudi, o se ne ottiene il succo, ed
hanno sapore vario a seconda della varietà della pianta, si va dai
semi molto acidi, a quelli semidolci a quelli dolcissimi, più
adatti al consumo fresco.
I frutti di melograno vengono utilizzati anche in cucina, per preparare salse o come
accompagnamento insolito a carni o pesci; il loro particolare sapore, con un fondo acidulo, li rende
infatti adatti anche in abbinamento con piatti salati.
Con il melograno si prepara lo sciroppo di granatina, anche se difficilmente lo si trova in
commercio, vista la difficoltà con cui si estrae il succo dai semi, che lo rende un prodotto molto
costoso.
GELSOMINO (JASMINUM OFFICINALE)
Il Gelsomino officinale, detto anche gelsomino bianco, si
caratterizza per essere una pianta rampicante che può arrivare
ad avere anche un'estensione pari a quindici metri.
I fiori sono caratterizzati da una tipica colorazione bianca,
mentre la fioritura avviene nel corso di quel periodo che è
compreso tra il mese di giugno e ottobre: in pratica, tra l'inizio
dell'estate e l'inizio della stagione autunnale.
Stiamo parlando di una pianta rampicante che ha avuto origine
soprattutto nel continente asiatico, ma anche in Iran.
I fiori, oltre al tipico colore bianco, presentano anche un
profumo davvero intenso, che ricalca indubbiamente quello del
genere Jasminum.
Il Jasminum officinale è, senza ombra di dubbio, una di quelle varietà che si caratterizzano per
avere uno sviluppo particolarmente vigoroso e tra le varietà che si possono trovare sul mercato, ce
ne sono due: una in particolare per avere dei fiori dalle dimensioni più elevate e con dei tipici tratti
rosa, l’altra si distingue per la presenza di macchie gialle sulle foglie.
CERATONIA SILIQUA – CARRUBO
Il carrubo (Ceratonia siliqua) è un albero sempreverde, prevalentemente
dioico (esistono cioè piante con soli fiori maschili e alberi con fiori solo
femminili, raramente presentano fiori di ambedue i sessi sulla stessa
pianta). Appartiene alla famiglia delle Fabaceae.
È un albero poco contorto, a chioma espansa, ramificato in alto. Può
raggiungere un'altezza di 10 m. Il fusto è vigoroso, con corteccia
grigiastra-marrone, poco fessurata. Ha foglie composte, paripennate, con
2-5 paia di foglioline robuste, coriacee, ellittiche-obovate di colore verde
scuro lucente superiormente, più chiare inferiormente, con margini interi.
I fiori sono molto piccoli, verdastri, a corolla papilionacea; si formano su
corti racemi lineari all'ascella delle foglie. I frutti, chiamati carrube o
vajane, sono dei grandi baccelli, detti lomenti" lunghi 10–20 cm, spessi e
cuoiosi, dapprima di colore verde pallido, marrone scuro a maturazione:
presentano una superficie esterna molto dura, con polpa carnosa, pastosa
e zuccherina che indurisce col disseccamento. I frutti contengono semi scuri, tondeggiati e
appiattiti, assai duri, molto omogenei in peso, dal loro nome in arabo qīrāṭ o "karat" è derivato il
nome dell'unità di misura (carato) in uso per le pietre preziose, equivalente a un quinto di grammo.
In realtà la variazione del peso dei semi di carrubo presi alla rinfusa arriva al 25%.
In Puglia, una legge regionale (Art. 18 L. R. 04/06/2007) la fa rientrare nelle specie protette.
Esistono tuttora importanti carrubeti nel ragusano e nel siracusano, in queste zone sono ancora
attive alcune industrie che trasformano il mesocarpo del carrubo in semilavorati, utilizzati
nell'industria dolciaria e alimentare. La provincia di Ragusa copre circa il 70% della produzione
nazionale. Parte dei succedanei del cioccolato sono ottenuti da pasta o semi di carrube.
Molti addensanti, gelificanti, di prodotti alimentari sono ottenuti da farina di semi di carrube.
Oggi i frutti (privati dei semi) vengono usati per l'alimentazione del bestiame. Un tempo furono
usati come materiale da fermentazione per la produzione di alcool etilico. I frutti si conservano per
molto tempo e possono essere consumati comunemente freschi o secchi o, in alternativa, passati
leggermente al forno.
I semi, durissimi, sono immangiabili, possono invece essere macinati ottenendo una farina dai
molteplici usi che contiene un'altissima quantità di carrubina la quale ha la capacità di assorbire
acqua per 100 volte il suo peso.
Il legno di carrubo per la sua durezza veniva impiegato per la fabbricazione di utensili e macchinari
in legno soggetti a usura.
In fitoterapia l'estratto secco del frutto (carruba) è utilizzabile, anche assieme allo zenzero, nel colon
irritabile ad alvo diarroico.
A causa dell'elevato contenuto in tannino la polpa dei frutti ha effetto irritante, se assunta in grande
quantità.
VIBURNO THINUS
Il viburnum thinus è senza dubbio un arbusto che regala
grandi soddisfazioni a chiunque la coltivi. E' una pianta
sempreverde molto rustica, poiché sa adattarsi agli ambienti
siccitosi e sopravvive senza problemi nei climi più rigidi,
sopporta l'esposizione all'ombra, anche se fiorisce meno, ed
è particolarmente resistente alle intemperie. Se non si
interviene con le potature, oltretutto, il viburno thinus regala
piccoli fiori a mazzetti che sembrano merletti bianco avorio,
molto profumati, di colore rosa quando sono ancora in
bocciolo. Il suo portamento è morbido, espanso, con rami estremamente flessibili, eppure
particolarmente resistenti.
Con il tempo può raggiungere i 3-4 metri di altezza e i 3-4 metri di larghezza.
Originario dell'Europa sud-orientale, viene chiamato anche viburno tino, lentaggine, lauro tino o
alloro tino.
Il viburno thinus emette i boccioli rosa in inverno e fiorisce in primavera, sempre se non lo potate in
autunno. Le sue foglie hanno una consistenza coriacea di colore verde scuro, ma la bellezza di
questo tipo di viburno (ne esistono circa 120 specie diverse) non è solo nel fogliame o nella
fioritura, ma anche per le abbondanti bacche molto decorative di color blu violaceo che compaiono
dopo la fioritura, in autunno e permangono per diverso tempo sull'arbusto.
Le bacche del viburno sono molto gradite agli uccellini che frequentano i giardini, dandoci
un'opportunità in più di osservarli quando si avvicinano per mangiare.
E' fondamentale precisare che i suoi frutti sono tossici per gli essere umani, infatti contengono una
sostanza nociva, la viburnina.
La corteccia invece contiene amidi, saccarosio, oli grassi e destrine ed è utilizzata a scopi
farmacologici.
FORTUNELLA MARGARITA O KUMQUAT
Il kumquat (detto anche mandarino cinese) è un agrume, appartenente
alla famiglia delle Rutaceae. Il vero nome botanico in realtà è
Fortunella (dallo studioso inglese, Fortune, che lo introdusse per la
prima volta in Europa, nel 1848) ed è originario per lo più della Cina
centrale e secondariamente della Malesia.
Arbusto denso o piccolo albero, che raggiunge negli anni i 3-4 metri di
altezza, originario dell'Asia, in Cina; un tempo i kumquat venivano
considerati nella specie citrus, viste le numerose somiglianze con tale
specie. Forma arbusti compatti, a crescita lenta, densamente ramificati, che talvolta presentano
piccole spine sui rami; il fogliame è lanceolato, di dimensioni comprese tra i 4 e gli 8 cm, di colore
verde scuro, abbastanza cuoioso e spesso, rigido, sempreverde. In primavera produce numerosi
piccoli fiori a stella, bianchi, delicatamente profumati, cui seguono, in inverno, piccoli frutti ovali,
simili a piccoli limoni, di colore che varia dal giallo all'arancio intenso; i frutti di kumquat hanno la
buccia dolce e la polpa asprigna, vengono consumati interi, crudi o caramellati.
DRACAENA DRACO
La Dracaena draco, o sangue di drago (Drakaina =
femmina del drago) è una pianta monocotiledone
originaria delle isole Canarie appartenente alla
famiglia delle agavacee.
Il termine “sangue di drago” è dovuto alla resina
tipica di questa pianta che quando si espone all’aria
ossida ed assume un colore rossastro.
Dal punto di vista ornamentale la Dracaena draco
è molto apprezzata e viene coltivata nei parchi e
giardini per il fogliame ed il portamento elegante.
Nelle regioni a clima mite può essere coltivata sia
in piena terra che in vaso e può impreziosire aiuole
fiorite.
Questa pianta si caratterizza per un tronco cilindrico che negli esemplari adulti si divide
ripetutamente fino a formare un caratteristico ombrello, molto apprezzato dal punto di vista
ornamentale.
Le foglie robuste e di forma lanceolata sono lunghe fino a 60 cm, ricordano i caratteri delle piante
grasse. I fiori riuniti in racemi sono di colore bianco-verdastro.
I piccoli frutti riuniti in pannocchie, quando sono maturi si distinguono per il loro colore arancione.
In genere questa pianta è piuttosto lenta ad accrescersi e le occorrono circa 10 anni per raggiungere
il metro di altezza. Di contro è una pianta molto longeva: nelle isole Canarie sono presenti
esemplari di circa 3000 anni di età.
Le foglie di Dracena draco hanno un colore verde tendente all'azzurro
La Dracaena draco è una pianta relativamente resistente alla siccità e si adatta bene al clima
mediterraneo come la maggior parte delle agavacee.
La propagazione di questa pianta si effettua per seme, propaggine, margotta o talea apicale.
La Dracaena draco è conosciuta fin dall’antichità: gli abitanti delle isola Canarie le attribuivano
poteri magici e solevano celebrare ai piedi di queste piante dei riti divinatori.
La pianta era nota anche dagli antichi greci, dai romani ed arabi per le sue proprietà medicinali. In
particolare veniva usata per la cura delle ulcere gastriche e intestinali e per il trattamento delle
ferite.
La resina di Dracaena draco ha una notevole quantità di sostanze astringenti e veniva pertanto
utilizzata nel trattamento della dissenteria. Ancora oggi viene usata nella medicina popolare
yemenita per arrestare le emorragie, curare le ulcere ed il trattamento della diarrea. La resina di
Dracaena draco veniva inoltre usata per estrarre dei pigmenti utilizzati come coloranti per
impreziosire marmi, vetrate colorate, pietre pregiate e il legno usato per costruire i famosi violini
Stradivari.
BUDDLEJA DAVIDII
Il nome specifico è stato definito dal botanico francese Adrien
René Franchet (1834 – 1900) per ricordare il contemporaneo
missionario padre Armand David scopritore di numerose specie
botaniche orientali.
Uno dei nomi volgari (albero delle farfalle) deriva dal fatto che
la prolungata e profumata fioritura, per tutto il periodo estivo,
facilita la continua visita delle farfalle. Normali radici da
arbusto che producono numerosi stoloni sotterranei.
Fusto quadrangolare con foglie lanceolate e nervature sporgenti
La pianta è ramificata dalla base con robusti rami, prima eretti e poi
decombenti (che tornano a dirigersi verso il basso). La sezione del
fusto è quadrangolare e alla base si presenta legnoso con una chiara
corteccia fessurata longitudinalmente, mentre verso l'alto i rami più
giovani sono subtetragoni e pelosi. Dimensioni medie: dai 2 ai 5 m.
Le foglie sono a fillotassi opposta e di forma ovato - lanceolate. La
lamina è rugosa e intera; sui bordi è lievemente crenulata seghettata
con nervature infossate di sopra e sporgenti di sotto. La pagina
superiore è verde e glabra, mentre quella inferiore è bianca – grigiastra
cotonosa (pubescente). Le foglie, dotate di stipole, sono picciolate
quelle inferiori, sessili quelle superiori. Dimensioni delle foglie:
larghezza 2 – 4 cm; lunghezza 6 – 12 cm.
L'infiorescenza è una densa pannocchia conica (o piramidale) terminale composta da numerosi
mazzetti di fiori agglomerati. Dimensione della pannocchia: diametro 3 cm; lunghezza 30–60 cm.
I fiori, ermafroditi sono delicatamente profumati di miele. Il colore dei fiori è azzurro lilla nella
specie e varia dal lilla pallido al violetto intenso, ma anche bianco nelle cultivar. Dimensioni del
fiore: 1 – 1,5 cm; diametro totale: 5 mm.
Calice: il calice è campanulato e appare bianco per la sua tomentosità con sepali dentati (4 denti),
saldati (fiore gamosepalo) e più corti del tubo calicino. Dimensione del calice: 2,5 mm
Corolla: la corolla tubulosa (fiore gamopetalo) è lunga e terminante con 4 lobi patenti e una
macchia rossastra al centro. Lunghezza del tubo corollino: 8 mm.
Androceo: gli stami sono 4 ad antere sessili; sono inseriti nel tubo corollino e quindi non
fuoriescono e sono perciò inclusi.
Gineceo: l'ovario è supero costituito da due carpelli fusi.
Fioritura: da agosto a settembre.
Impollinazione: tramite insetti (soprattutto farfalle).
Il frutto è una capsula biloculare (derivata dai due carpelli) avvolta dal calice e dalla corolla che
sono persistenti. È lunga circa 1 cm e contiene numerosissimi minuti semi (alcuni milioni) che il
vento trasporta lontano.
Diffusione: il luogo d'origine della pianta è la Cina nordoccidentali. In Europa venne introdotta
verso il 1895 a scopo ornamentale ma ben presto si dimostrò infestante in quanto si adatta
facilmente a qualunque tipo di terreno e resiste bene al freddo (diversi gradi sotto lo zero).
NESPOLO DEL GIAPPONE - ERIOBOTRYA JAPONICA
Il Nespolo del Giappone (Eriobotrya japonica Lindl.) è una pianta originario della Cina orientale,
dove è ancora coltivato, così come in Giappone, in zone temperato-calde; diffuso negli Stati Uniti e
nell'areale mediterraneo soprattutto per ornamentale, mentre la coltivazione avviene in Spagna,
nella Valencia, in Italia, nella provincia di Palermo e un po' in Calabria.
Appartiene alla Famiglia delle Rosaceae, sottofamiglia Pomoidee, ma il genere è Eriobotrya, specie
japonica.
E' una pianta sempreverde, con foglie grandi tormentose nella pagine inferiore, apparato radicale
superficiale.
La fioritura va da novembre a febbraio, con fiori pentameri e con 20 stami e 5 pistilli, il cui numero
varia dai 200 fino a 600, con la selezione, fiori che sono riuniti in pannocchie.
I frutti sono pomi, con 1-5 semi riuniti al centro, in genere piccoli (peso medio 30-55 g, sono rare le
varietà con peso più elevato), rotondi, ellittici, a forma di uovo o di pera; il colore della buccia va
dal giallo pallido all'arancio brillante; il colore della polpa va dal bianco all'arancio, includendo
diverse gradazioni di giallo.
I semi sono grossi con tegumento bruno.
CUPRESSUS SEMPERVIRENS Originario del Mediterraneo orientale (Creta, Rodi, Cipro, Siria) è stato introdotto in Italia in epoca
antichissima, forse già dagli Etruschi o addirittura dai Fenici, ed è attualmente diffuso in tutta l'area
del Mediterraneo dove si trova sia spontaneo che coltivato come pianta ornamentale dei parchi, viali
e cimiteri, e spesso viene piantato per contrassegnare i confini di proprietà.
Fanerofite arboree. Piante legnose con portamento arboreo.
Albero sempreverde, molto longevo, alto fino a 30 m (negli
esemplari più vecchi può arrivare anche a 50 m), con tronco
diritto e robusto e con chioma di forma molto variabile, o
conico-piramidale allungata terminante in una punta con rami
appressati eretti, spesso ramificato fin dalla base (var.
pyramidalis o 'stricta') o espansa con rami patenti o quasi
orizzontali (var. horizontalis). Corteccia grigio-bruna fibrosa
di poco spessore e fessurata in senso longitudinale.
Il legno è discolore con duramen (massello) di colore bruno e
alburno bianco-giallastro privo di canali resiniferi; sono presenti falsi anelli dovuti al riposo estivo
che la specie attua come difesa dalla estrema siccità estiva del clima termomediterraneo in cui
questa specie si è evoluta. Ha un apparato radicale che può approfondirsi notevolmente nelle
fessure delle rocce tramite fittoni, ma nei suoli compatti e molto superficiali, le radici si possono
diffondere superficialmente anche a notevole distanza. I giovani ramuli sono disposti in tutte le
direzioni, sottili e a sezione da circolare a quasi quadrangolare e non si vedono gemme. Le foglie
sono piccole, ridotte a squame subtriangolari (0,5-1 mm), di verde grigiastro scuro, muniti di
ghiandole resinifere. Fiori unisessuali, ma presenti sulla medesima pianta (pianta monoica). I
maschili (microsporofilli) molto piccoli (4-8 mm), giallognoli, disposti all'apice dei ramuli e
precocemente caduchi sono composti da verticilli di squame portanti gruppi di stami sulla pagina
superiore. I femminili (macrosporofilli) più grandi, portati su corti rametti con un breve peduncolo
sono formati da poche squame (8-14) con gli ovuli sulla pagina superiore. I fiori femminili dopo
l'impollinazione si sviluppano in strobili (o galbuli) subsferici, verdi quando immaturi. Si maturano
dopo due anni e diventano grigio-giallastri con squame legnose peltate, irregolarmente poliedriche a
forma di scudo con mucrone ottuso.
Ogni squama contiene da 5 fino a 20 semi angolosi strettamente alati. Impollinazione: anemofila.
CLIVIA MINIATA
La clivia è una pianta erbacea, con radici
rizomatose, originaria del Sud Africa; in Italia
tipicamente se ne coltiva una sola specie, clivia miniata, ma è possibile reperire in vivaio anche
esemplari di altre 3-4 specie, e alcuni ibridi, con
foglie variegate o fiori dal colore vistoso e particolare. Le clivie sono piante erbacee, prive di
fusto, che producono rosette costituite da grandi foglie a nastro, sempreverdi, coriacee, di colore
verde scuro, larghe alcuni centimetri, che possono
raggiungere i 60-80 cm di lunghezza, arcuate. Tipicamente in un vaso acquistato in vivaio
troviamo una singola spessa rosetta di foglie; con il
passare degli anni però le radici rizomatose tendono ad allargarsi, occupando tutto lo spazio disponibile,
e a produrre nuove rosette, in modo da dare origine ad un ampio cespo accestito. A fine inverno dal
centro della rosetta si sviluppa un fusto spesso e carnoso, cavo, eretto, che porta all’apice
un’infiorescenza ad ombrello, con numerosi grandi fiori muniti di tre petali e tre tepali, riuniti alla base a formare un tubo; i fiori di clivia sono di colore arancione, ma esistono
varietà a fiore giallo, rosso e raramente bianco. Ai fiori seguono piccoli frutti tondeggianti, delle bacche, di colore rosso, che contengono semi fertili.
NERIUM OLEANDRE
L’oleandro è un arbusto sempreverde
appartenente alla famiglia APACYNACEAE,
unica specie del genere NERIUM. E’ forse
originario dell’Asia ma è naturalizzato e
spontaneo nelle regioni Mediterranee è
diffusamente coltivato a scopo ornamentale.
Le foglie, velenose come i fusti, sono
coriacee. I fiori sono grandi e vistosi. Se
viene ingerita porta a: tachicardia con
aumento della frequenza respiratoria, disturbi
gastrici, tra cui vomito, nausea e bruciore,
disturbi sul sistema nervoso centrale, tra cui
assopimento
CHAMAEROPS Le Chamaerops sono delle palme, molto diffuse e
conosciute, alcune delle quali crescono spontanee in Italia e
si ritrovano normalmente nei litorali e nei giardini.
Il genere Chamaerops appartiene alla famiglia delle
Arecacea dove ritroviamo piante comunemente chiamate
palme con due sole specie delle quali solo una, la
Chamaerops humilis, cresce spontanea in Italia e si ritrova
frequentemente nel sud Italia e nelle isole principali, dove
vive soprattutto nelle zone costiere contribuendo alla
costituzione della tipica macchia termoxerofila.
Sono piante sempreverdi, caratterizzate da un robusto
apparato radicale, un fusto eretto (stipite), alla cui sommità
si forma un ciuffo di foglie. Il fusto con il tempo forma alla
base della pianta nuovi getti secondari, facendo sembrare la
pianta formata da più fusti (portamento policormico).
Le foglie sono di colore verde intenso, coriacee ed hanno la particolarità che nascono
intere e si sfrangiano con il tempo assumendo
la tipica forma a ventaglio tanto che spesso
rimangono i residui filamentosi sui bordi delle
foglie. Sono provviste di un peduncolo
importante, spesso biconvesso, persistenti per
diversi anni. In genere sono le foglie più
esterne che cadono per prime anche se non si
staccano del tutto ma hanno la base che si
ripiega sul fusto lasciando dei residui fibrosi
che persistono (le fibre marroni che vediamo
nel fusto). I fiori sono riuniti in infiorescenze a
pannocchia e si formano alla base delle foglie, pendenti, formati da numerosi piccoli fiori di colore
giallo-verdognoli, unisessuali o ermafroditi, generalmente su piante distinte.
I frutti sono delle bacche carnose che contengono al loro interno un solo seme legnoso
CYCAS REVOLUTA
Il nome deriva da quello greco "kykas", usato da
Teofrasto per una palma non identificata.
Fanno parte delle gimnosperme.
Luogo d'origine: isola di Giava, estremo sud del
Giappone, Africa orientale.
Fusto: simile alla palma, a lento accrescimento e
notevolmente longeva, raggiunge circa 3,5 m di
altezza. Fusto eretto, ingrossato alla base e privo di
rami, ricoperto dai residui dei piccioli delle vecchie
foglie appassite e contornata da polloni.
Foglie: pennate, raccolte a ciuffi all'apice del fusto, al centro del quale si trovano le infiorescenze, possono
raggiungere la lunghezza di 2 m.
Fiori: pianta dioica. I fiori maschili sono degli strobili
formati da scaglie, voluminosi ed eretti portanti le
sacche polliniche, quelli femminili simili a grossa
rosetta, aggregati di speciali foglie che recano gli ovuli
sulla parte inferiore, protetti da una folta peluria.
L’impollinazione avviene tramite il vento (anemofila)
che trasporta il polline e germina direttamente
nell’ovulo.
Impiego: si ricava un amido (sago) dal midollo del fusto. I semi sono commestibili.
Era stata la regina Maria Carolina che, nel 1793, aveva messo a dimora il primo esemplare di
Cycas.
CITRUS NOBILIS (MANDARINO)
Originario dalla Cina e del Vietnam del Sud. Le piante della
Sicilia provengono da Malta.
Albero alto al massimo 3 – 4 metri con foglie scure e
lucenti. I fiori sono piccoli, bianchi profumatissimi. I frutti
sono globosi – compressi di colore arancione, hanno polpa
succosa dolce e profumata nella quale sono immessi
numerosi semi. Dalla buccia si ricava l’olio di mandarino
usato oltre che in profumeria anche per aromatizzare liquori,
caramelle e medicinali. Cresce in climi temperati. È molto
diffuso in Sicilia, si propaga per seme.
ALOE ARBORESCENS
Piante perenni della famiglia delle
Liliacee. Originarie dell'Africa
continentale e delle isole
dell'Oceano Indiano. Ha foglie
sessili, carnose, spinescenti, riunite
in rosette terminali, succulente,
triangolari-acuminate e fiori
numerosi riuniti in racemi
spiciformi su lunghi peduncoli
terminali, rossi o gialli. Da
alcune specie si ricava l'aloe-
emodina, sostanza contenuta nel
succo ricavato per incisione delle
foglie con azione purgativa. L'aloe
è stata menzionata già nel papiro
Ebers, pertanto è tra le piante
medicinali più antiche che si
conoscano. Una specie molto
diffusa l' Aloe arborescens era
celebre nel medioevo per la cura
delle ustioni, ma ancora Plinio il
Vecchio la consigliava, oltre che
come lassativo, per curare le ferite,
per detergere i denti e rinforzare le
gengive. Nell'antica Grecia e fra
gli Ebrei, dall'Aloe si ricavava una
resina molto profumata, come
testimoniano vari passi dell'Antico
e Nuovo Testamento; nel Vangelo
di S. Giovanni si narra che dopo la
morte di Cristo, Giuseppe d'Arimatea ne chiese il corpo per seppellirlo e insieme con Nicodemo,
che si era procurato una mistura di mirra e aloe di circa 100 libre, avvolse il corpo di Gesù con
«bende messe insieme con gli aromi, secondo l'usanza di seppellire gli ebrei». L'orto botanico di
Palermo, distribuisce gratuitamente le foglie d'Aloe arboscens, ritenuta da molti studiosi una
prospettiva per la prevenzione e la cura di alcuni tumori. Assieme alle foglie è consegnata la ricetta
consigliata da padre Romano Zago, un frate di Gerusalemme; l'infuso e preparato frullando tre
foglie d'Aloe mezzo chilogrammo di miele e quattro cucchiai di whisky o grappa.
NOLINA LONGIFOLIA
Della famiglia delle Agavaceae. Il nome fu dato in
onore di P.C. Nolin, autore di opere sull’agricoltura,
vissuto in Francia alla metà del 1700. È originaria
del Messico. È una pianta legnosa di lenta crescita, e
può raggiungere i 3 metri e più di altezza. Il grosso
tronco è rivestito da corteccia suberosa di forte
spessore, ramificata con pochi rami eretti, ognuno
dei quali porta all’apice un ciuffo di foglie lunghe,
lineari e acuminate, con margine seghettato; quelle
giovani al centro sono erette,per divenire estroflesse
con la maturità e quindi pendule. I fiori sono
piccolissimi, campanulati, bianco crema, riuniti in
lunghe pannocchie erette dalle ramificazioni
espanse, possono essere unisessuali o ermafroditi. Il
frutto contiene da 1 a 3 semi.
LAURUS NOBILIS (ALLORO)
Pianta con fog1ie molto aromatiche, verde scuro, lucide e coriacee.
Sia le piante maschili che quelle femminili (è una pianta dioica)
producono piccoli fiori giallo-verdi, che spuntano in apri1e; Le piante
femminili producono bacche nerastre, carnose e con un solo seme
(monosperme). I frutti, simili a piccole olive nere, sono usati per la
produzione di liquori oppure macerati nell'olio d'oliva assieme alle
fog1ie, servono per lenire i dolori causati da reumatismi e contusioni.
L'alloro è usato come digestivo, aperitivo, sudorifero, antibatterico,
antinfluenzale, tonificante. I Greci lo piantavano vicino ai Templi e lo
bruciavano durante i riti sacrificali e secondo la direzione presa dal
fumo, ne traevano auspici; il nome deriva probabilmente dal latino
LAUDARE che significa lodare ed infatti, utilizzato per incoronare
eroi, poeti, atleti, re ed imperatori. La nascita dell'alloro è legata ad un
mito ricordato più volte da Dante e Petrarca, immortalato da una famosa statua del Bernini e
descritto nelle Metamorfosi di Ovidio. Apollo, figlio di Giove e fratello gemello di Diana, prese in
giro Eros (Cupido) che, per vendicarsi, lo fece innamorare della ninfa Dafne (in greco significa
alloro) che aveva consacrato la propria castità a Diana, dea della caccia e protettrice delle giovani.
Apollo si mise dunque a rincorrere Dafne e quando la stava per raggiungere, questa si rivolse a suo
padre che la trasformò nel sempreverde albero di alloro con i cui rami, Apollo, si
adornerà sempre il capo.