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LA SINDROME DI DOWN: L'APPROCCIO DIDATTICO-EDUCATIVOPROF.SSA GENEROSA MANZO

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Università Telematica Pegaso La sindrome di Down: l'approccio

didattico-educativo

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente

vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore

(L. 22.04.1941/n. 633)

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Indice

1 L’INTERVENTO EDUCATIVO PRECOCE ---------------------------------------------------------------------------- 3

2 IL PROGRAMMA EDUCATIVO ------------------------------------------------------------------------------------------ 8

3 L’EDUCAZIONE EMOTIVA E LO SVILUPPO RELAZIONALE ------------------------------------------------ 11

BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 14

SITOGRAFIA ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 15

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1 L’intervento educativo precoce

L’intervento educativo precoce può facilitare la conquista delle principali tappe dello

sviluppo infantile del bambino con sindrome di Down. In base ad una serie di ricerche è stato

possibile rilevare che il declino cognitivo avviene nel corso dei primi anni di vita di quei bambini

non coinvolti in programmi di intervento precoce e, visto che la plasticità cerebrale e massima nei

primi tre anni di vita, risulta necessario intervenire tempestivamente.1

Condizioni ambientali favorevoli assumono un’importanza primaria poiché facilitano in

questi soggetti la produzione di risposte caratterizzate da crescenti capacità adattive. Infatti un

ambiente ricco di stimoli influenza positivamente lo sviluppo dell’ippocampo, che e il sistema più

interessato dall’ipoplasia.

Nel primo anno di vita di questi soggetti un ambiente familiare sereno e ricco di “impulsi

positivi” diviene la base per una stimolazione efficace. Questo non sempre accade poiché, dopo il

parto della madre, la comunicazione della diagnosi produce uno shock in tutta la famiglia che

rischia di condizionare l’equilibrio e la tranquillità familiare.

In questo periodo è consigliabile che i genitori di partecipassero ad un programma che

preveda come attività primaria la compilazione di schede in cui annotare le principali tappe dello

sviluppo cognitivo e relazionale del loro figlio. L’obiettivo e di stimolarli a guardare e segnalare

quelle conquiste che il bambino ottiene man mano che cresce e che sono segni dello sviluppo

cognitivo.

1 Cottini L. – Lani B., L’intervento educativo precoce in pratica, in Bambini, adulti, anziani e ritardo mentale, a cura di

L. Cottini, Vannini Editore, Brescia 2003, p. 73.

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Dopo il primo anno di età, per incentivare la creazione di rapporti sociali, ai genitori viene

consigliato di inserire il bambino affetto da tale sindrome in un asilo nido normale: in questa

maniera il bambino potrà sviluppare buona capacità comunicativa anche non verbale che lo metterà

in rapporto con gli altri.

La famiglia assume un ruolo cruciale nell’intervento precoce per bambini con disabilità.

Sulla base di queste premesse, alcuni studiosi hanno utilizzato un programma che prende nome di

«“Programma educativo individualizzato precoce per bambini con anomalie dello sviluppo

psicomotorio” che consiste in un curriculum comprensivo per programmi d’intervento

individualizzati per bambini da 0 a 5 anni con disabilità lieve, media o grave e prevede che i geni-

tori o altri addetti ad accudire il bambino vengano istruiti ad incorporare attività educative e

terapeutiche all’interno della normale interazione di routine con il proprio bambino».2

Il programma è composto da 26 sequenze di sviluppo che ricoprono cinque domini del

funzionamento generale del bambino: cognizione, comunicazione, abilita sociali e adattive,

motricità fine e capacita grosso-motorie. Ogni area contiene un numero variabile di abilità che

vengono selezionate da test standardizzati e organizzati in una sequenza logica di

valutazione/insegnamento in base a come una competenza si costruisca sulle precedenti in modo

che ciascuna sequenza definisca gli steps che conducono in maniera ordinale all’acquisizione di una

determinata abilità.3

Ad ogni modo, risulta necessario affermare che «l’eterogeneità degli approcci e delle strategie

incluse nei programmi per bambini con sindrome di Down, associata al fatto che raramente sono

2 Cfr. Baccichetti C., L’intervento precoce nel bambino con sindrome di Down, in Internet, URL:

http://www.fondazionebaccichetti.it/wp-content/uploads/libro+completopag-105-120.pdf 3 Ibidem.

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state effettuate analisi delle singole componenti dei programmi, non consente di identificare quelle

parti dell’intervento precoce maggiormente responsabili dei risultati positivi».4

Gli strumenti valutativi a cui si fa ricorso sono:

- la scala LAP (Learning Accomplishment Profile) di Sanford e Zelman;

- le prove TCR (test of Relational Concepts);

- la check list del Programma Portage;

- la scala BAB (Behavior Assessment Battery).

La LAP è una check list di tipo normativo-cognitivo, in quanto indica le abilità che il

bambino normale acquisisce progressivamente durante la crescita e che sono specifiche delle

diverse età e livelli di sviluppo. È uno strumento in grado di compiere una valutazione del bambino

con ritardo mentale.

Prende in considerazione le sette aree di sviluppo:

- abilità grosso-motorie;

- abilità fini-motorie;

- prescrittura;

- abilità cognitive;

- linguaggio;

- autonomia personale;

4 Cottini L. – Lani B., L’intervento educativo precoce in pratica, in Bambini, adulti, anziani e ritardo mentale, a cura di

L. Cottini, Vannini Editore, Brescia 2003, p.74.

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- abilità interpersonali.

Le TRC sono prove di valutazione dei concetti di relazione spaziale e temporale. Valuta i

criteri di base attraverso la presentazione di schede illustrate: al bambino con sindrome di Down

viene semplicemente richiesto la risposta corretta.

I programmi Portage contengono una scala per l’analisi delle primissime fasi evolutive del

bambino e una lista con le stimolazioni infantili.

Vengono indicate le cinque aree di sviluppo:

- cognitiva;

- motoria;

- linguistica;

- socializzazione;

- autonomia.5

La scala BAB, concepita nel 1981, viene utilizzata per valutare i bambini con disabilità di

rilievo nella fascia d’età compresa tra 0-3 anni, prende in esame le seguenti aree di sviluppo

intellettivo e comportamentale, tra cui:

- rinforzatori e attività abituali;

- esplorazione visiva;

- attenzione visiva al movimento;

5 Cottini L. – Lani B., L’intervento educativo precoce in pratica, in Bambini, adulti, anziani e ritardo mentale, a cura di

L. Cottini, Vannini Editore, Brescia 2003, pp. 77-78.

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- percezione uditiva;

- controllo della postura;

- gioco esplorativo;

- strategie di ricerca;

- problem solving percettivo;

- comunicazione;

- abilità di autonomia;

- abilità sociali.

Ciascun’area indicata è corredata da istruzioni precise che hanno lo scopo di verificare la

padronanza di ogni singola attività da parte del bambino. Esse rappresentano un itinerario di

istruzioni da seguire senza dover definire prima gli obiettivi.6

6 Pascoletti C., Il periodo della prima infanzia: linee d’intervento educativo, in Bambini, adulti, anziani e ritardo

mentale, a cura di L. Cottini, Vannini Editore, Brescia 2003, p. 60.

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2 Il programma educativo

I programmi educativi devo essere altamente strutturati, intensi e individualizzati, indirizzati

principalmente alle componenti cognitive e linguistiche del soggetto affetto da trisomia 21 e

condotti un coinvolgimento sinergico tra: i genitori del bambino (i quali dovrebbero frequentare

prima uno specifico corso di Parent Training), gli educatori scolastici, il psicopedagogista e il

personale medico.

Per programmi strutturati si intendono attività educative condotte sulla scorta di una

valutazione attenta delle abilità e delle difficoltà dei bambini rigorosamente riferite alle fasi di

sviluppo e proposte in diversi ambienti con una metodologia molto controllata.

Prima di ogni cosa è essenziale definire con precisione l’ambito del potenziale sviluppo che

rappresenta la base di partenza per l’intervento stesso.

In ciascun’area le comportamenti sono elencati secondo un criterio di complessità

crescente, riassumendo lo sviluppo del bambino fino ai sei anni di età.

Il lavoro, descritto qui in maniera generale, si rivolge, per una parte iniziale, allo sviluppo

delle abilità grosso-motorie, fini-motorie e cognitive con particolare attenzione ai concetti di base.

Ad esempio le attività sono rivolte al confronto delle preposizioni e alla distinzione del genere (es.

distinguere una figura femminile da quella maschile, oppure indicare la sua posizione nello spazio).

Il programma continua con un lavoro sul riconoscimento e l’appaiamento di figure uguali e

la ripetizione ad alta voce delle stesse, introducendo così un’attività di linguaggio. Il bambino,

infatti, è in grado di esprimersi con parole associate alle cose e/o persone e, sfruttando questa

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qualità, il lavoro viene proseguito con l’identificazione e denominazione delle parti del corpo o con

il riconoscimento degli animali ascoltandone i versi

Parallelamente all’attività di linguaggio viene inserita anche quella delle abilità di pre-

scrittura, da attività che passa da semplici scarabocchi ad un disegno che corrisponde ad un viso con

occhi, bocca, naso ecc.

Un’altra attività programmata potrebbe essere quella di proporre una serie di esercizi di

manipolazione e coordinazione oculo-manuale, come, ad esempio, imparare a utilizzare le forbici,

allo scopo di sviluppare e consolidare ulteriormente le abilità fini-motorie.

Ogni bambino è diverso dagli altri e ciò vale anche per i bambini con sindrome di Down. È

necessario, quindi, tenere conto dei bisogni che ciascun soggetto richiede e delle potenzialità

personali che si possono incentivare attraverso le diverse strategie educativo–didattico.

Questo comporta progetti educativi individualizzati molto diversi fra loro.

Ad esempio e possibile proporre attività come il “role playing” e i giochi simbolici che

offrono un “approccio laboratoriale” adatto, quindi, ad esprimere le proprie qualità e bisogni,

competenze e potenzialità intese come risorse.

Grazie all’attività del circle time l'insegnante favorisce la routine promuovendo la

memorizzazione dei numeri, dei mesi dell’anno, delle stagioni, dei giorni della settimana ecc. 7

Con la consegna delle regole da dare al bambino (reiterazione delle informazioni)

l'insegnante, in accordo con i genitori, ogni giorno deve ripetere al bambino le regole chiare ed

7 Cfr. Strategie Sindrome di Down, in Internet, URL:

materialescienzeformazioneprimaria.it/w/.../Strategie_Sindrome_Down.

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essenziali come ad esempio sistemare i giochi in classe e così anche a casa, lavare le mani,

mangiare seduto al proprio posto, ecc.

L’apprendimento per imitazione aiuta il bambino Down ad acquisire e potenziare la propria

autonomia personale e sviluppare una comunicazione non verbale e gestuale. Questo avviene grazie

ai «neuroni a specchio che permettono di spiegare fisiologicamente la capacità dell’uomo di porsi in

relazione con altri individui; nel nostro cervello, osservando una determinata azione, si attivano

questi neuroni che entrano in gioco quando siamo noi a compierla, in questo modo possiamo

comprendere con facilità le azioni dei nostri simili. Anche il riconoscimento delle emozioni si basa

su questo meccanismo a specchio».

E ancora, con il disegno il bambino può esprimersi e stimolare le sue capacità creative. Già

dal secondo anno di vita amano utilizzare penne, matite e pennarelli su carta. Rispetto alle sue

capacità logiche e alla sua intelligenza, la capacità attraverso il disegno nel bambino Down, è

inferiore alle sue possibilità.

Mentre le attività di lettura e scrittura possono essere incentivate anche grazie all'uso di

programmi del computer anche se ad un livello iniziale.

Le attività creative come la danza, la musica, le attività di drammatizzazione, le attività

artistiche come la pittura, la realizzazione di manufatti, l'utilizzo di materiali plastici come il pongo,

il das, ecc. incentivano la creatività, la manualità, la fantasia del bambino e trasmettono, anche

attraverso il linguaggio del corpo, le emozioni più profonde.8

8 Ibidem.

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3 L’educazione emotiva e lo sviluppo relazionale

I bambini affetti da Trisomia 21 mostrano una spiccata sensibilità e una forte attitudine alla

manifestazione di pensieri e comportamenti affettivi; le capacità relazionali, generalmente, sono più

sviluppate delle abilità mentali e mnemoniche.

Per meglio promuovere la sfera relazionale e opportuno incentivare l’autonomia, soddisfare

il bisogno di relazione e di espressione degli affetti.9

Per realizzare un’educazione emotiva del bambino affetto da sindrome di Down e necessario

che gli educatori si relazionino con lui cercando di:

- controllare gli atteggiamenti aggressivi e canalizzare l’instabilità attraverso attività ludiche;

- fare interagire questi bambini con i compagni cercando di comprendere e modificare le

azioni e i comportamenti aggressivi e oppositivi;

- incentivare la partecipazione ai giochi e alle attività di gruppo rispettando le regole

elementari di convivenza sociale;

- ridurre momenti di isolamento e di gioco ripetitivo;

- promuovere l’iniziativa personale;

- aiutare questi bambini a completare le consegne richieste;

- far rispettare i tempi di attenzione.

9 Zambon Hobart A., Aspetti relazionali, in Le persone down: aspetti neuropsicologici, Contardi A. - Vicari S., Franco

Angeli, Milano 2001, pp. 209-217.

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Inoltre è molto importante favorire la conoscenza reciproca, costruire fiducia e stima,

rispetto per gli altri e per le idee degli altri, orientare ad avere atteggiamenti sinceri e aperti, ma

anche aiutare a riconoscere e accettare le differenze e i valori individuali.

È necessario che tali bambini imparino a conoscere il proprio corpo e a percepirlo anche

rispetto alle categorie dello spazio e del tempo. Scoprire le attitudini motorie personali, maturando

la consapevolezza dei propri limiti e delle proprie potenzialità, permette di sviluppare il senso

critico dell’autovalutazione.

Lo sviluppo relazionale in classe avviene, prima di tutto, attraverso la conoscenza tra gli

alunni, ciò favorisce l’attenzione alle somiglianze e alle differenze individuali. In questa maniera e

più semplice costruire un clima positivo e collaborativo nel quale individuare e realizzare alcune

attività che creino un coinvolgimento più partecipe del bambino con sindrome di Down e,

contemporaneamente, gli permettano di apprendere le principali regole relative al vivere insieme.

Ci sono alcuni giochi e attività che aiutano a socializzare, come ad esempio:

- Stella comanda colori

- Nascondino

- Acqua fuoco

- Tiro alla fune

- Giro tondo

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Le attività ludiche posso essere realizzate in piccoli gruppi (campioni scelti all’interno del

gruppo classe) oppure in grandi gruppi composti da tutta la classe per favorire al meglio

l’integrazione scolastica ed evitare atti di discriminazione e di rifiuto nei confronti di qualcuno.10

10

Cfr. Strategie Sindrome di Down, in Internet, URL:

materialescienzeformazioneprimaria.it/w/.../Strategie_Sindrome_Down.

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Bibliografia

Cottini L. – Lani B., L’intervento educativo precoce in pratica, in Bambini, adulti, anziani e

ritardo a cura di L. Cottini, Vannini Editore, Brescia 2003.

Cottini L., Ritardo mentale, in Bambini, adulti, anziani e ritardo mentale, a cura di L.

Cottini, Vannini Editore, Brescia 2003.

Soraniello P., Linguaggio e sindrome di Down, Franco Angeli, Milano 2012.

Pascoletti C., Il periodo della prima infanzia: linee d’intervento educativo, in Bambini,

adulti, anziani e ritardo mentale, a cura di L. Cottini, Vannini Editore, Brescia 2003, pp. 53-

71.

Viola D., La disabilità intellettiva: Aspetti clinici, riabilitativi, sociali, Edizioni Ferrari

Sinibaldi, Milano 2015.

Zambon Hobart A., Aspetti relazionali, in Le persone down: aspetti neuropsicologici,

Contardi A. - Vicari S., Franco Angeli, Milano 2001, pp. 209-217.

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Sitografia

Baccichetti C., L’intervento precoce nel bambino con sindrome di Down, in

Internet,URL:http://www.fondazionebaccichetti.it/wpcontent/uploads/libro+completopag-

105-120.pdf

URL: https://scuolastoppani.wordpress.com/category/sindrome-di-down/

Delle Fave A., Le competenze scolastiche nella sindrome di Down, in Internet, URL:https://

Cfr. Strategie Sindrome di Down, in Internet, URL:

materialescienzeformazioneprimaria.it/w/.../Strategie_Sindrome_Down.

Cfr. Strategie Sindrome di Down, in Internet, URL:

materialescienzeformazioneprimaria.it/w/.../Strategie_Sindrome_Down.