24
0, 50 € A COPIA SPECIALE: INSERTO SUL RISPARMIO ENERGETICO Anno IX - Numero 3 - Novembre 2013 - Rivista iscritta al ROC al n°15013-in data 31/03/2007 e al registro - ISSN 2279-9648 - assegnato alla rivista dal "Centro International Standard Serial Number" GLI OBBLIGHI DELLE CENTRALI RISCHI PRIVATE ED I DIRITTI DEL CONSUMATORE LUIGI GUARNIERI: LE PAROLE MAI SCRITTE IL RAPPORTO DI LAVORO DELLO SPORTIVO PROFESSIONISTA I CONGEDI PARENTALI ALLA LUCE DELLE ULTIME MODIFICHE LEGISLATIVE COLLABORAZIONI A PROGETTO: LE MODIFICHE DEL D.L. N. 76/2013 POLIZZE VITA INDEX E UNIT LINKED COS'E' LA CENTRALE DEI RISCHI E COME VERIFICARE LE PROPRIE INFORMAZONI PER IL MIGLIOR ACCESSO AL CREDITO ISSN: 2279-9648 Numero 3

D0164 Associazione Categoria 210x297.indd 1 07/10/13 15:37 · no bisogno di tranquillità, di rispetto, di sicurezza. È ora che questa classe poli - tica e le istituzioni dello Stato

Embed Size (px)

Citation preview

0, 5

0 €

A CO

PIA

SPECIALE: INSERTO SUL RISPARMIO ENERGETICO

Anno IX - Numero 3 - Novembre 2013 - Rivista iscritta al ROC al n°15013-in data 31/03/2007 e al registro - ISSN 2279-9648 - assegnato alla rivista dal "Centro International Standard Serial Number"

GLI OBBLIGHI DELLE CENTRALI RISCHI PRIVATE ED I DIRITTI DEL CONSUMATORE

LUIGI GUARNIERI: LE PAROLE MAI SCRITTE

IL RAPPORTO DI LAVORO DELLO SPORTIVO PROFESSIONISTA

I CONGEDI PARENTALI ALLA LUCE DELLE ULTIME MODIFICHE LEGISLATIVE

COLLABORAZIONI A PROGETTO: LE MODIFICHE DEL D.L. N. 76/2013

POLIZZE VITA INDEX E UNIT LINKED

COS'E' LA CENTRALE DEI RISCHI E COME VERIFICARE LE PROPRIE INFORMAZONI PER IL MIGLIOR ACCESSO AL CREDITO

ISSN: 2279-9648

Numero 3

D0164_Associazione Categoria_210x297.indd 1 07/10/13 15:37

Autorizzazione del Tribunale di Reggio Emilia n° 1006 del 05/06/2000

Proprietario / EditoreRenzo Ferrari

Direttore ResponsabileSecondo Malaguti

RedazioneLargo Marco Gerra n. 3, 42124 Reggio Emilia Cell. 347-3403721

QUESTA RIVISTA, COME TUTTI I NUMERI PRECE-DENTI, E’ VISITABILE SUL SITO: www.casamiacoop.it

PER INFORMAZIONI E APPROFONDIMENTI RIVOLGERSI A : [email protected]

Comitato di Redazione:Giovanni FranchiGiuseppe Giulio LucianiSergio Di Chiara Paolo Roberti di SarsinaAndrea ForlaniRoberto PetroneGiovanni CostaRoberta Li Calzi

StampaCromotipografica snc di Alberini Luca & C. Via 4 Giornate di Napoli, 7Correggio – RETel. 0522/692333

Progetto grafico CASA M.I.A.

[IL DIRETTORE]

DALLA PARTE

SommarioDEI DIRITTI

Sono trascorsi 10 anni dall’ap-provazione del Codice ed è giusto compiere un primo bilancio sugli effetti positivi o negativi che si sono determi-nati nel Paese a seguito della sua introduzione.Il resoconto dell’esperienza è profondamente negativo.Non sono mancati i pronun-ciamenti della magistratura e ripetuti interventi dell’autorità garante preposta.Ma l’onda d’urto della libera-zione del mercato dei servizi ha travolto il piu’ sacrosanto rispetto delle persone, dei luoghi,dove vivono o lavorano, del loro diritto alla riserva-tezza.La violazione è totale! Senza rispetto alcuno.I cittadini vengono chiamati ovunque. Su telefoni fissi e su cellulari privati di cui non è mai stato fornito il numero. In qualsiasi ora del giorno. Nei luoghi di lavoro. Presso le abitazioni.È un’aggressione insopporta-bile e senza ritegno. E’ il nuovo generatore di malattie psichia-triche moderne, una specie di grande fratello che ti inter-cetta a distanza e ti rovina la giornata.Spesso ti promette ciò che non ti da. E le novità, messe in campo da operatori telefonici, ci danno un quadro allarman-te.Infatti, alcune grosse società di telefonia hanno trasferito i loro centri telefonici (i call center) all’estero e, precisa-mente, in Albania con un gran-de risparmio economico, ma con conseguenze disastrose. Questo nostro paese, attra-versato da una grave e per-durante crisi economica, non può essere ostaggio di pirati dei servizi, di truffatori di qualsiasi tipo. I cittadini han-no bisogno di tranquillità, di rispetto, di sicurezza.È ora che questa classe poli-tica e le istituzioni dello Stato la garantiscano. Il codice in questione va riformato sanzio-nando pesantemente i nuovi barbari nemici dello stato di diritto.

QUESTA RIVISTA È DOCUMENTO DI INTERESSE CULTURALE DESTINATA ALL'USO PUBBLICO(LEGGE 15 APRILE 2004, N°106)

D0164_Associazione Categoria_210x297.indd 1 07/10/13 15:37

Studio redatto dall’Ing. Renzo Ferrari

RISPARMIO ENERGETICO, SVILUPPOE SOSTENIBILITÀ DELL’AMBIENTE

Inserto Speciale:Risparmio Enenrgetico

4 GLI OBBLIGHI DELLE CENTRALI RISCHI PRIVATE ED I DIRITTI DEL CONSUMATORE

4 SPAZIO TRA LE COSCE, UNA MODA PERICOLOSA

5 IL RAPPORTO DI LAVORO DELLO SPORTIVO PROFESSIONISTA

6-7 INTERVISTA SULLE POLIZZE VITA INDEX E UNIT LINKED

8 COLLABORAZIONI A PROGETTO: LE MODIFICHE DEL D.L. N. 76/2013

9 LE RETRIBUZIONI DEI DIRIGENTI PUBBLICI DEBBONO AVERE UN TETTO?

10

TUTTI INDIGNATI CON I PARLAMENTARI, MA ESISTE UNA CASTA PUBBLICA MOLTO PIÙ NUMEROSA E POCO CONOSCIUTA, CON COMPENSI SUPERIORI FINO A 20 VOLTE, MA POCHI LO SANNO.

11 UN INGLESE A CASINA

12 COS’È LA CENTRALE DEI RISCHI E COME VERIFICARE LE PRO-PRIE INFORMAZIONI PER IL MIGLIOR ACCESSO AL CREDITO.

13 LABORATORIO EUROPA

14-15 LO STATO GIURIDICO DEL MEDICO DI FAMIGLIA

16-17 I CONGEDI PARENTALI ALLA LUCE DELLE ULTIME MODIFICHE LEGISLATIVE

19 LUIGI GUARNIERI:LE PAROLE MAI SCRITTE

20-21 COLDIRETTI: È MOBILITAZIONE A DIFESA DEL MADE IN ITALy!

22 CHE COS’E’ L’ISSN?

23 SEDI CONFCONSUMATORI DELL'EMILIA ROMAGNA

CODICE IN MATERIA DI PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI (D.LGS.30 GIUGNO 2003,N.196)LA LEGGE SULLA RISERVATEZZA E’ FALLITA

3

l’inf

orm

azio

ne d

el c

onsu

mat

ore

Le centrali rischi private o SIC (Sistemi di Informazione Creditizia) come CRIF, EXPERIAN, CTC ecc. gestiscono banche dati private con funzione di monitoraggio del rischio in cui sono raccolti dati di esposizione debitoria di privati ed imprese di qualsiasi importo. Le banche dati private, anche se diffusamente utilizzate per valutare il merito creditizio dei privati, fino al 2004 non erano regolamentate da alcuna specifica normativa. Attualmente i SIC (Sistemi di Informazione Creditizia), sono tenuti al rispetto del “Codice di deontologia e di buona condotta per i sistemi informativi gestiti da soggetti privati in tema di crediti al consumo, affidabilità e puntualità nei pagamenti”, varato dal Garante della protezione dei dati personali e applicabile a decorrere dal 1° gennaio 2005. L’attuale normativa, garantisce quantomeno la possibilità di richiedere la modifica o la cancellazione di un dato non corretto o di una segnalazione erronea. Chi si veda negare un finanziamento senza saperne la ragione ha pieno diritto di richiedere ed ottenere informazioni in proposito dalla banca o finanziaria che ha negato il finanziamento e dalla società che gestisce la banca dati creditizia. Infatti, ai sensi dell’art. 5, punti 6 e 7 del “Codice di deontologia e di buona condotta per i sistemi informativi gestiti da soggetti privati in tema di crediti al consumo, affidabilità e puntualità nei pagamenti” (GU n 300 del 23 dicembre 2004), (http://www.garanteprivacy.it/web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/1556693): “Quando la richiesta di credito non è accolta, il partecipante (la banca o la finanziaria che nega il finanziamento) comunica all’interessato

(colui che aveva richiesto il finanziamento) se, per istruire la richiesta di credito, ha consultato dati personali relativi ad informazioni creditizie di tipo negativo in uno o più sistemi, indicandogli gli estremi identificativi del sistema da cui sono state rilevate tali informazioni e del relativo gestore. Il partecipante fornisce all’interessato le altre notizie di cui agli articoli 9, comma 1, lett. d) e 10, comma 1, lett. c) dello stesso Codice di deontologia.” In tale modo, almeno in principio, c’è la possibilità di conoscere l’origine della segnalazione negativa e di ricorrere alle competenti autorità per far accertare eventuali profili di illegittimità. Sempre secondo il predetto Codice di deontologia, all’art. 6 comma 2, Le informazioni creditizie di tipo negativo relative a ritardi nei pagamenti, successivamente regolarizzati, possono essere conservate in un sistema di informazioni creditizie fino a:

a) dodici mesi dalla data di registrazione dei dati relativi alla regolarizzazione di ritardi non superiori a due rate o mesi;

b) ventiquattro mesi dalla data di registrazione dei dati relativi alla regolarizzazione di ritardi superiori a due rate o mesi.

E ancora, l’art.6 comma 3 stabilisce che decorsi i periodi di cui al comma 2, i dati sono eliminati dal sistema di informazioni creditizie se nel corso dei medesimi intervalli di tempo non sono registrati dati relativi ad ulteriori ritardi o inadempimenti.

[AVV. LUCA BOLOGNESI]

Spazio tra le cosce, una moda pericolosaQuando ero ragazzino per entrare a fare parte del gruppo bisognava sottomettersi a una specie di rito di iniziazione: dare prova di non spaventarsi mentre ti davano un calcione nel sedere. Ho saputo di altri gruppi dove le prove erano buttarsi da una pensilina, prendere un tram in corsa ed altro ancora. Si anticipava quello che sentivamo sarebbe successo una volta che, più grandi, si sarebbe finiti nelle mani dei "nonni". Tutto come una volta, si direbbe. Senonchè oggi siano in un mondo planetario e le ricette non sono più di un paese o di un quartiere:navigano in rete senza sapere chi ve le ha messe. E’ così che ieri un amico neuropsichiatra mi dice che in Francia si sta diffondendo una pratica strana: misurarsi lo spazio che c’è fra una coscia e l’altra; lo chiamano “espace entre les cuisses”. Sta diventando una mania. In internet, nei siti dove i ragazzi si scambiano consigli – talvolta strampalati -, l’ultima ossessione è come ottenere, a forza di digiuni, l’ambita forma ad arco fra le cosce. Chissà chi lo ha deciso, ma la regola estetica consiste nel vedere se stando in posizione eretta e coi piedi uniti le cosce non si toccano. Se non si toccano si fanno una foto e la esibiscono, come un trofeo. Non conta se anni fa e per molti anche oggi lo spazio fra le cosce è considerato un difetto.Ecco allora che le pratiche di “correzione” delle proprie forme estetiche dilagano. Interminabili attività ginniche per prosciugarsi o al contrario bere litri d’acqua per ingannare lo stomaco e mettere a tacere i crampi della fame: sono le “ricette” più gettonate; poco importa che siano auto lesive.

Nel web si leggono dialoghi al limite dell’assurdo: «HAI MISURATO LE TUE COSCE ULTIMAMENTE?». «SÌ! 55 CENTIMETRI, NE HO PERDUTI ALTRI DUE». Le diete restrittive dilagano e l’anoressia incombe. Non è il caso di spandersi in lamenti sui tempi grami che corrono o di gridare al disastro cui stanno andando incontro i nostri ragazzi. Basta acquistare consapevolezza dei rischi che i nostri giovani possono correre. Imparare a stare attenti ed a loro vicino: così potranno godere della modernità senza subirne le maliarde sirene. Il lupo non è nella favola, è attorno a noi, ma se tieni gli occhi aperti lui se ne va. E’ una sfida da accettare.

GLI OBBLIGHI DELLE CENTRALI RISCHI PRIVATE ED I DIRITTI DEL CONSUMATORE.

[DOTT. UMBERTO NIZZOLI]

4

l’inf

orm

azio

ne d

el c

onsu

mat

ore

La legge n° 91/81 che regola lo sport professionistico, dopo aver affermato il principio per cui l’attività sportiva, sia essa svolta in forma professionistica o dilettantistica, è libera, al successivo art. 2 limita l’applicazione delle norme in essa contenute agli sportivi professionisti, individuati sulla base dei criteri fissati nel medesimo articolo: “.. sono sportivi professionisti gli atleti, gli allenatori, i direttori tecnico-sportivi ed i preparatori atletici, che esercitano l’attività sportiva a titolo oneroso con carattere di continuità nell’ambito delle discipline regolamentate dal CONI e che conseguono la qualificazione dalle federazioni sportive nazionali, secondo le norme emanate dalle federazioni stesse, con l’osservanza delle direttive stabilite dal CONI per la distinzione dell’attività dilettantistica da quella professionistica.”

Vengono così esclusi dall’applicazione della legge quel vasto numero di sportivi che, in quanto privi dei necessari requisiti, non potendo essere definiti professionisti, gravitano nell’area del dilettantismo sportivo.

La distinzione tra professionismo e dilettantismo istituita dal legislatore del 1981 partiva dalla visione ideale secondo cui professionista è chi pratica lo sport alla stessa stregua di un’attività lavorativa, mentre il dilettante si limita a fare ciò a titolo amatoriale e senza alcuna aspettativa economica. Questa concezione iniziale è entrata, però, ben presto in collisione con la diversa realtà, caratterizzata dalla maggiore tendenza alla “spettacolarizzazione” dello sport.In merito allo sportivo dilettante il legislatore non ha mai fornito una definizione, né ha offerto criteri per la sua individuazione. Lo sportivo dilettante è individuato in via negativa, cioè come colui che non può essere definito professionista secondo i criteri forniti dalla legge 91/81, perché privo dei prescritti requisiti soggettivi e oggettivi. Il dilettantismo può includere due tipologie di sportivi decisamente differenti. Innanzitutto il dilettante può essere considerato come l’amateur, cioè colui che si dedica allo sport per mera passione o per il proprio benessere fisico, senza ricevere alcun corrispettivo per la prestazione resa, salvo somme a semplice titolo di rimborsi spesa, indennità di trasferta o premi per i risultati ottenuti. Nel dilettantismo vengono ricondotti anche i c.d. professionisti di fatto. Si tratta di sportivi (atleti, allenatori, preparatori atletici, direttori tecnico-sportivi) che svolgono attività sportiva alla stregua di un vero e proprio lavoro, con un coinvolgimento in termini di impegno e tempo preponderante rispetto all’espletamento di altre attività. Essi nonostante traggano dall’attività sportiva l’unica (o la principale) fonte di sostentamento vengono comunque

inquadrati in questa categoria perché o la federazione di appartenenza, nell’ambito della disciplina sportiva, non ha provveduto a riconoscere un settore professionistico al suo interno, o perché, seppur vi sia stato il riconoscimento, la società affiliatrice partecipa a campionati dilettantistici.Parlare di rapporto di lavoro in ambito dilettantistico a prima vista sembrerebbe una contraddizione, in quanto è opinione comune che il fenomeno in questione costituisca l’espressione pura dell’attività sportiva, svolta per semplice diletto, al solo fine della competizione o del gesto atletico. In realtà, però, la nozione di dilettantismo così intesa non si ritiene più praticabile in tempi di agonismo illimitato. Ormai, però, anche in ambito dilettantistico la maggior parte degli sportivi si lega ad una società attraverso un accordo, la natura del quale, se per il professionismo è ben disciplinata, nel dilettantismo è da individuare caso per caso facendo applicazione delle norme comuni. Negli ultimi decenni, ha trovato diffusione tra i dilettanti la stipulazione di contratti (di ingaggio, di prestazione sportiva, di prestazione sportiva dilettantistica, di collaborazione sportiva) molto simili a quelli stipulati dagli atleti professionisti. La formale qualificazione professionistica della federazione di appartenenza, sottraeva alla sua sfera di applicazione tutti i casi di professionismo di fatto, assoggettando così a diversa disciplina rapporti di lavoro che avrebbero, viceversa, meritato un identico trattamento per essere contraddistinti da analogo contenuto. L’attività dell’atleta professionista e del dilettante retribuito, infatti, è sostanzialmente uguale; si pensi ad esempio, ai giocatori di pallacanestro e a quelli di pallavolo partecipanti al massimo campionato di serie A-1.Entrambi svolgono attività sportiva a titolo oneroso, con carattere di continuità, nell’ambito delle discipline sportive regolamentate dal CONI, ma i primi sono considerati professionisti a tutti gli effetti. Questi ultimi rientrano nell’ambito dilettantistico e non sono sottoposti all’applicazione della legge n° 91/81, in quanto la federazione pallavolistica non ha ancora riconosciuto un settore professionistico al suo interno. Il CONI non ha mai emanato le direttive per la distinzione dell’attività dilettantistica da quella professionistica, non adempiendo, quindi, a quanto richiesto dal legislatore. Così l’interprete non ha, oggi come oggi, la guida di criteri indicati dal CONI, che ha abdicato di fatto alle sue prerogative, tramite una delega alle federazioni. Pertanto, seppur questo organo tanto abbia dato e tanto darà allo sport italiano, dovrà chiarire in modo definitivo che cosa significhi il termine “dilettante”. Per avere un riscontro su come tale situazione è gestita al di fuori dei nostri confini, è doveroso dare uno sguardo all’atteggiamento della giurisprudenza

comunitaria.La Corte di Giustizia, già prima del caso Bosman, ha avuto modo di pronunciarsi sull’applicabilità del Trattato della CE alle questioni sportive, dovendo determinare se l’attività sportiva presentasse caratteri di rilevanza economica. La questione è stata risolta in via affermativa, stabilendo che la pratica sportiva è soggetta alla legge comunitaria laddove rappresenti un’attività e c o n o m i c a m e n t e rilevante ai sensi dell’art. 2 del Trattato CE, anche al di là di un regolare contratto di lavoro subordinato e senza pregiudizio riguardo al contenuto specifico dell’attività remunerativa.Il passo successivo è stato considerato quello decisivo. Con la sentenza Deliege, la Corte ha voluto escludere che la semplice qualificazione di dilettante attribuita dalle federazioni nazionali non implica che l’attività dei tesserati non possa ricadere nella previsione sulla rilevanza economica dell’art. 2.Nel celebre e già menzionato caso Bosman, poi, la Corte ha ulteriormente precisato come essa consideri da un lato non dilettante, e quindi “professionista”, ogni calciatore che abbia percepito indennità superiori all’importo delle spese sostenute per l’esercizio delle sue attività e come, dall’altro, debba essere ritenuta economica ai sensi dell’art. 2 del Trattato l’attività svolta dai calciatori professionisti o che comunque effettuano prestazioni di servizi retribuite a prescindere dalla qualità di imprenditore del datore di lavoro.La Corte ha sottolineato l’inutilità di una semplice qualifica formale, attribuita unilateralmente dalle federazioni, a scapito dell’approfondimento concreto caso per caso della natura, professionistica o dilettantistica, dell’attività marginale o accessoria, svolta dall’atleta.Riportando un altro esempio sempre in ambito sovranazionale, il regolamento FIFA all’art. 2 definisce amateur “il calciatore che non ha mai ricevuto alcuna remunerazione al di là del rimborso delle spese effettivamente sostenute nel corso della partecipazione in qualsivoglia attività connessa con il calcio organizzato in associazioni”; così come, appunto avviene in Europa. Occorre una riforma del settore, per coprire con una remunerazione adeguata e con lo statuto protettivo del lavoro subordinato, rapporti o fasci di rapporti, formalmente dilettantistici, ma subordinati nei fatti.

[DOTT. DARIO GATTI]

IL RAPPORTO DI LAVORO DELLO SPORTIVO PROFESSIONISTAdilettantismo e la questione del c.d. “professionismo di fatto”

5

l’inf

orm

azio

ne d

el c

onsu

mat

ore

IntervIsta sulle polIzze vIta Index e unIt lInked.

Negli ultimi anni l’ingegneria finanziaria ha elaborato prodotti sempre più complessi e rischiosi, poco utili alle esigenze degli investitori e molto costosi in termini di commissioni.

Tra questi sicuramente spiccano le polizze index e unit linked che collegano i normali contratti assicurativi a valori negoziati sui mercati finanziari.

A recriminare sono soprattutto i sottoscrittori di queste polizze, che spesso hanno creduto di aver stipulato una normale assicurazione sulla vita ed invece si sono trovati ad aver acquistato prodotti finanziari a tutti gli effetti.

Ma in cosa consistono, allora, queste polizze e come si possono tutelare gli investitori che ne sono in possesso?

Lo abbiamo chiesto all’avv. Giuseppe G. Luciani dell’Ufficio Studi Confconsumatori - Emilia Romagna.

CHe Cosa sono le polIzze lInked?

Le linked life policies sono contratti assicurativi sulla vita che derivano il loro valore, in tutto o in parte, da quello di strumenti finanziari (azioni, obbligazioni ecc.) collegati.

Tra le polizze linked life policies si possono distinguere le unit linked e le index linked.

Le unit linked si caratterizzano per il fatto che il corrispettivo (premio) viene versato dal sottoscrittore in un’unica soluzione ed è impiegato dall’emittente per acquistare un determinato numero di quote di uno o più fondi di investimento interni (costituiti dalla stessa compagnia assicurativa), o esterni (nel caso in cui i fondi vengano investiti in quote di organismi di investimento).

Le index linked, invece, consistono in polizze che non investono il premio versato dall’assicurato in quote di fondi e si caratterizzano per il fatto che riferiscono il loro valore a quello di merci, tassi o strumenti (azioni, obbligazioni, fondi ecc.) negoziati nei mercati finanziari.

Le linked life policies, quindi, sono prodotti di natura finanzia, che possono

presentare rischi di mercato rilevanti, e si distinguono dai normali contratti assicurativi sulla vita in quanto non è detto che siano in grado di garantire la copertura di un sinistro.

In queste polizze, in altre parole, può accadere che per l’andamento negativo di mercato di un fondo o di un indice, la prestazione assicurativa non venga corrisposta a scadenza o in caso di decesso del sottoscrittore, o che venga corrisposta in misura sensibilmente ridotta.

CoMe sono reGolaMentate?

Le polizze linked sono soggette, in primo luogo, alla disciplina del Codice delle assicurazioni (il decreto legislativo n. 209/2005) ed in particolare ai regolamenti attuativi dell’ISVAP, divenuta ora IVASS (Istituto per la Vigilanza delle Assicurazioni).

Tale disciplina, tuttavia, vista la natura prevalentemente finanziaria delle polizze unit linked, deve essere coordinata con le norme previste in materia di investimenti finanziari, ed in particolare con il decreto legislativo n. 58/1998 (il Testo Unico Finanziario) e con i regolamenti Consob che regolano la materia (il regolamento intermediari ed il regolamento mercati), come peraltro è stato disposto dall’articolo 11 della Legge n. 262/2005 (la legge sul risparmio) e dall’articolo 3 del decreto legislativo n. 303/2006.

Deve poi tenersi presente che, nei casi previsti dalla legge, a tali fattispecie deve essere applicata la disciplina prescritta a tutela dei consumatori ed in particolare l’articolo 2 del codice del consumo, che riconosce come fondamentali i diritti ad una adeguata informazione ed alla correttezza, trasparenza ed equità dei rapporti contrattuali.

In pratica al sottoscrittore delle polizze unit linked deve essere garantita una tutela elevata, che tenga conto sia della natura assicurativa che della natura finanziaria della polizza.

QualI InForMazIonI devono essere rese al sottosCrIttore delle polIzze?

Innanzi tutto deve ricordarsi che i contratti di assicurazione devono essere redatti per iscritto, a pena di nullità degli stessi, in base a quanto prevede l’articolo 23 del Testo Unico Finanziario.

Ciò significa che l’intermediario assicurativo deve predisporre e far sottoscrivere al contraente un fascicolo contenente la scheda sintetica, la nota informativa, le condizioni di assicurazione, il glossario ed il modulo di proposta.

Nei contratti linked, inoltre, il contenuto del contratto deve comprendere non solo l’indicazione delle parti, del beneficiario, delle modalità di pagamento, di riscatto e di recesso ecc., ma anche, e soprattutto l’indicazione specifica del fondo in cui sono investite le somme corrisposte dal sottoscrittore o i valori a cui le polizze sono collegate.

Infatti le caratteristiche del fondo o degli strumenti finanziari, a cui le polizze sono collegate, incidono significativamente sul contenuto del contratto, in quanto influenzano le policies che portano le parti alla stipulazione della polizza (strumenti finanziari più rischiosi possono portare profitti elevati, ma possono generare perdite rilevanti).

Inoltre l’articolo 183 del Codice Delle Assicurazioni Private, che ricalca l’articolo 21 del Testo Unico Finanziario, precisa che nell’offerta e nell’esecuzione dei contratti, gli intermediari assicurativi devono comportarsi con diligenza e correttezza nei confronti dei clienti e prescrive all’impresa di assicurazione di acquisire dal sottoscrittore tutte quelle informazioni necessarie a valutarne le esigenze assicurative, la capacità finanziaria e la propensione al rischio (c.d. obbligo informativo passivo).

In questo modo l’Assicurazione potrà informare al meglio l’assicurato delle caratteristiche del contratto assicurativo che propone e potrà offrigli un prodotto adeguato alle sue esigenze ed al suo profilo di rischio (c.d. obbligo informativo attivo).

L’obbligo informativo attivo è piuttosto stringente e si sintetizza nell’inciso “i clienti siano sempre adeguatamente informati”.

Scopo della disciplina è quello di permettere al contraente di valutare correttamente le caratteristiche e gli obiettivi del contratto e di effettuare, di conseguenza, un investimento pienamente consapevole.

Deve ricordarsi, infine, che

6

l’inf

orm

azio

ne d

el c

onsu

mat

ore

sull’intermediario assicurativo grava un obbligo fondamentale di trasparenza.

Ciò significa che il testo del contratto deve essere formulato in modo chiaro e comprensibile. Tale formula può essere interpretata nel senso che al contraente deve risultare accessibile la portata complessiva dei diritti e degli obblighi che si assume stipulando il contratto. Più è complesso il regolamento negoziale, più sono accentuate le esigenze della trasparenza: in altre parole, l’intermediario finanziario deve predisporre tutti gli strumenti cognitivi necessari per far comprendere al cliente il contenuto del contratto ed in particolare il significato economico dello stesso, con tutti i rischi che sottoscrivendo la polizza si assume.

In questo senso l’articolo 183 del Codice delle Assicurazioni precisa che nell’offerta e nell’esecuzione di contratti le imprese e gli intermediari devono comportarsi con “trasparenza” nei confronti dei contraenti e degli assicurati.

Anche in questo caso la formulazione della norma è il frutto della trasposizione del medesimo obbligo previsto in precedenza nell’ articolo 21 del Testo Unico Finanziario e delle circolari ISVAP.

Cosa ne pensa la

GIurIsprudenza?Il contenzioso sulle polizze linked

è molto vasto e, perciò, la giurisprudenza in materia è piuttosto copiosa.

I tribunali, generalmente, non mettono in discussione la natura prevalentemente finanziaria delle polizze, anche per quelle polizze stipulate prima della riforma del Testo Unico Finanziario ed applicano, così, indistintamente a tutti i sottoscrittori la tutela più garantista

prevista per gli acquirenti prodotti finanziari tout court.

Ad esempio il Tribunale di Mantova ha precisato che le polizze unit linked sono contratti finanziari e non assicurativi, atteso che gli unici rischi, relativi all’andamento del mercato borsistico, sono assunti dall’assicurato” (cfr. Trib. Mantova, 26 giugno 2012).

Ciò comporta, in primo luogo, che i contratti di assicurazione aventi ad oggetto polizze linked devono essere stipulati per iscritto a pena di nullità e non a fini di prova, come invece accade per le nomarli polizze assicurative.

Sul punto il Tribunale di Siracusa ha ritenuto correttamente, in linea, peraltro, con quanto stabilito dalla Cassazione con la sentenza n. 6061 del 18 aprile 2012, che laddove la Compagnia di assicurazione abbia svolto attività di intermediazione nella sottoscrizione di polizze unit linked si applicherà la disciplina prevista per gli investimenti finanziari, che impone la stipulazione per iscritto del contratto quadro (v. Trib. di Siracusa, 17 ottobre 2013).

Inoltre, la verifica attuata dalla giurisprudenza, sull’effettiva comprensione da parte del sottoscrittore del tipo di prodotto assicurativo sottoscritto, ha portato i giudici ad interpretare in maniera più stringente gli obblighi informativi a carico delle imprese di assicurazione e ad accertarsi, pertanto, che il cliente effettivamente abbia avuto modo e tempo di esaminare il contratto sottopostigli.

In questo senso il tribunale di Napoli ha precisato che “la nota informativa debba anzitutto essere fornita in epoca precedente alla sottoscrizione del contratto, in modo tale da lasciare

al cliente uno spazio di tempo sufficiente per formarsi una rappresentazione veritiera e corretta quanto meno degli elementi essenziali concernenti la specifica operazione, così da colmare le asimmetrie informative eventualmente esistenti e poter effettuare una scelta di negoziazione consapevole” (Trib. Napoli, 13 giugno 2011).

CoMe puÒ tutelarsI Il sottosCrIttore CHe Ha aCQuIstato InConsapevolMente una polIzza lInked?

Le polizze unit ed index linked sono prodotti finanziari complessi, che vanno esaminati attentamente da specialisti della materia. Occorre pertanto rivolgersi ad avvocati esperti, magari assistiti da consulenti tecnici, oppure, più semplicemente, a quelle associazioni di consumatori che siano in grado di mettere a disposizione dell’associato queste professionalità.

[IL COMITATO DI REDAZIONE]

7

l’inf

orm

azio

ne d

el c

onsu

mat

ore

[GIOVANNI COSTA]Dottorando di Ricerca in Diritto del lavoro

e Relazioni industriali nell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Già l’art. 61 del d.lgs. n. 276/2003, a seguito delle modifiche introdotte dalla riforma del lavoro ha stabilito che i rapporti di collaborazione devono essere riconducibili a uno o più progetti specifici determinati dal committente e gestiti autonomamente dal collaboratore.Il progetto, quindi, non è più riconducibile a programmi di lavoro o a fasi di quest’ultimo.Il contenuto del progetto deve, inoltre, necessariamente indicare l’attività prestata dal collaboratore in relazione alla quale si attende il raggiungimento di un determinato risultato, oggettivamente verificabile, che costituisce parte integrante del progetto di lavoro.Il d.l. n. 76/2013 ha apportato ulteriori modifiche alla disciplina del contratto di collaborazione a progetto.Procedendo con ordine, l’art. 7 comma 2 lett. c) modifica l’art. 61 d.lgs. n. 276/2003, il quale stabilisce che “[…] il progetto deve essere funzionalmente collegato a un determinato risultato finale e non può consistere in una mera riproposizione dell’oggetto sociale del committente, avuto riguardo al coordinamento con l’organizzazione del committente e indipendentemente dal tempo impiegato per l’esecuzione dell’attività lavorativa. Il progetto non può comportare lo svolgimento di compiti meramente esecutivi e ripetitivi, che possono essere individuati dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”.Con la sostituzione della vocale “e” con “o” viene ampliato l’ambito di applicazione della collaborazione a progetto: dato che le due condizioni devono sussistere congiuntamente, l’istituto potrà essere utilizzato in un maggior numero di ipotesi, soprattutto in riferimento a quelle mansioni meno qualificate che presentano aspetti di esecutività o ripetitività, ma per le quali i due aspetti non ricorrono congiuntamente.La lettera d) del comma 2, art. 7 d.l. n. 76/2013 ha poi modificato l’art. 62 d. lgs. n. 276/2003, che definisce il contenuto del rapporto.In particolare, viene eliminato il riferimento “ai fini della prova”, e pertanto la citata disposizione ora stabilisce che “il contratto di lavoro a progetto è stipulato in forma scritta e deve contenere i seguenti elementi: a) indicazione della durata, determinata o determinabile, della prestazione di lavoro; b) descrizione del progetto, con l’individuazione del suo contenuto caratterizzante e del risultato finale che si intende conseguire; c) il corrispettivo e i criteri per la sua determinazione, nonché i tempi e le modalità di pagamento e la disciplina dei rimborsi spese; d) le forme di coordinamento del lavoratore a progetto al committente sulla esecuzione, anche temporale, della prestazione lavorativa, che in ogni caso non possono essere tali da pregiudicarne l’autonomia nella esecuzione dell’obbligazione lavorativa; e) le eventuali misure per la tutela della salute e sicurezza del collaboratore a progetto, fermo restando quanto disposto dall’art. 66, comma 4”.Alla luce delle modifiche evidenziate, quindi, l’indicazione di tali elementi ha validità non più ai fini della prova, bensì ai fini della costituzione del rapporto lavorativo.L’ultima modifica alla disciplina del contratto a progetto è prevista dal comma 5 lett. d) dell’art. 7 d. l. n. 76/2013, il quale prevede che le disposizioni in materia di convalida delle dimissioni, introdotte per limitare il fenomeno delle dimissioni in bianco, trovano applicazione, per quanto compatibili, anche alle lavoratrici e ai lavoratori impegnati con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, anche a progetto, di cui all’art. 61, comma 1, d.lgs. 276/2003 e con i contratti di associazione in partecipazione di cui all’art. 2549 comma 2 cod. civ..Ancora nel corpo dell’art. 61 d. lgs. n. 276/2003 la legge di conversione del d. l. n. 76/ 2003 chiarisce che “se il contratto ha per oggetto un’attività di ricerca scientifica e questa viene ampliata per temi connessi o prorogata nel tempo, il progetto prosegue automaticamente”.Nell’ambito delle attività di ricerca scientifica, dunque, la durata determinata o determinabile della prestazione di lavoro, da indicare nel contratto ai sensi dell’art. 62, comma 1 lett. a), del d.lgs. n. 276/2003, è intimamente connessa all’oggetto della ricerca. Se, pertanto, tale ricerca viene ampliata o prorogata nel tempo, il legislatore ha previsto un automatico ampliamento del progetto, legittimando la prosecuzione dell’attività del collaboratore senza particolari formalità.Il nuovo art. 61, comma, 1 d.lgs. n. 276/2003 evidenzia, inoltre, la

specificità della disciplina sia degli agenti e rappresentanti di commercio, sia delle “attività di vendita diretta di beni e servizi ,realizzate attraverso call center out bound”.Al riguardo, va osservato che, mentre la disciplina degli agenti e rappresentanti di commercio è rinvenibile sia nel codice civile (art. 1742 c.c.) che in altre fonti primarie (l. n. 204/1985), per le attività realizzate attraverso call center out bound, occorre far riferimento ad un atto amministrativo - la circolare del Ministero del lavoro n. 17/2006- con il quale sono stati forniti i criteri di legittimo utilizzo del contratto a progetto nel settore dei call center e che , salvo quanto si dirà in ordine alla individuazione di uno specifico progetto, occorre qui richiamare per orientare l’attività di vigilanza.La circolare n. 17 del 14 giugno 2006, infatti, si preoccupa di distinguere tra attività dei call center svolte in modalità “out bound” e quella svolta in modalità “in bound”: per attività out bound si intendono quelle attività nelle quali il compito assegnato al collaboratore è quello di rendersi attivo nel contattare, per un arco di tempo predeterminato, l’utenza di un prodotto o servizio, riconducibile ad un singolo committente.Per attività “in bound” invece deve intendersi quell’attività in cui l’operatore non gestisce né pianifica la prestazione che consiste prevalentemente nel rispondere alle chiamate dell’utenza, limitandosi a mettere a disposizione del datore di lavoro le proprie energie psicofisiche per dato periodo di tempo di tempo.In via generale, l’art. 61 comma 1 d. lgs. n. 276/2003 prevede alcuni requisiti in capo al contratto di collaborazione coordinata e continuativa a progetto (uno o più progetti specifici determinati dal committente e gestiti autonomamente dal collaboratore; collegamento a un determinato risultato finale; divieto di mera riproposizione dell’oggetto sociale del committente; divieto di svolgimento di compiti meramente esecutivi o ripetitivi), evidenziando la specificità delle “attività di vendita diretta di beni e di servizi realizzate attraverso call center out bound per le quali il ricorso ai contratti di collaborazione a progetto è consentito sulla base del corrispettivo definito dalla contrattazione collettiva nazionale di riferimento”.Tale previsione opera in relazione alle attività realizzate attraverso call center out bound, a prescindere dal requisito dimensionale dell’azienda e comporta una vera e propria esclusione dall’applicazione dei citati requisiti dell’art. 61, comma 1, d.lgs. n. 276/2003, che normalmente sono richiesti ai fini di un ricorso legittimo al contratto di collaborazione a progetto.L’esclusione è disposta, peraltro, alla condizione che il contratto di collaborazione preveda la corresponsione del corrispettivo definito dalla contrattazione collettiva nazionale di riferimento, che viene dunque ad assumere, nella sostanza, una funzione autorizzatoria del ricorso a questa tipologia contrattuale, anche in via derogatoria rispetto alla predisposizione di un progetto specifico.Come evidenziato, il legislatore ha voluto introdurre una semplificazione nell’ambito dei call center consentendo l’impiego del personale con contratti di collaborazione a progetto in una molteplicità di attività di servizi tra cui risultano evidentemente annoverabili anche le attività di ricerche di mercato, statistiche e scientifiche, indipendentemente da una contestuale vendita di prodotti o servizi.Nelle more dell’inclusione di specifiche clausole nella contrattazione collettiva che diano indicazioni sui corrispettivi in questione ed, al fine di non impedire l’utilizzo della tipologia contrattuale, il contratto a progetto nell’ambito dei call center appare comunque consentito nel rispetto di quanto stabilito dall’art. 63, comma 2, d.lgs. 276/2003 secondo cui, in assenza di contrattazione collettiva specifica, il compenso non può essere inferiore alle retribuzioni minime previste dai contratti collettivi di categoria applicati nel settore di riferimento alle figure professionali il cui profilo di competenza ed esperienza sia analogo a quello del collaboratore a progetto.

COLLABORAZIONI A PROGETTO: LE MODIFICHE DEL D.L. N. 76/2013Con la riforma del lavoro e con il d.l. “Lavoro”, rispettivamente, l. n. 92/2012- con modifiche del d. l. n. 83/2012- e d.l. n. 76/2013, convertito con l. n. 99/2013, è stata apportata una rilevante modifica alle disposizioni concernenti la collaborazione a progetto, prevedendo, in generale, una maggiore separazione di tale istituto nei confronti del lavoro subordinato.

8

l’inf

orm

azio

ne d

el c

onsu

mat

ore

[RENATO FORENZA]

Ex Dirigente Dell’agenzia Delle Entrate

In un precedente articolo ho tratta-to un argomento poco conosciuto.

Gli innumerevoli dibattiti sui costi della politica sono incentrati su stipendi, pri-vilegi e indennità dei parlamentari. E’ giu-stificata la indignazione diffusa, ma io ho sottoposto all’attenzione dei lettori un fe-nomeno meno pubblicizzato, ma peggio-re e più censurabile: i lauti compensi percepiti da migliaia di cd "mana-ger di Sato" che, in alcuni casi , ar-rivano a superare di 10/20 volte quelli dei parlamentari, nonostante gestioni fallimentari degli Enti loro affidati.

Oggi voglio parlare del settore priva-to dove le cifre sono ancora più alte; mi limito ad alcuni esempi di reddi-to annuo espresso in milioni di euro!!: Micheli (Fastweb) 101, Marchionne 48, Bondi commissario Parmalat 31, Li Gre-sti (Fondiaria) 6, 2 , Luca di Monteze-molo 6, Fantozzi commissario Alitalia 4 e via di questo passo...la numerosa schiera richiederebbe troppo spazio...

I redditi sono ricavati, in gran parte, dai famosi elenchi pubblicati in rete dall’A-genzia delle Entrate nel 2008 e ritirati in tutta fretta, non comprendono quelli tassati alla fonte (es. interessi su BOT-CCT- dividendi- fondi patrimoniali, ecc); sono inferiori a quelli complessivi (ben

più elevati) ma bastano per dare la misu-ra della loro enorme entità e del divario abissale che si è creato tra ricchi pape-roni e comuni lavoratori. Il rapporto tra lo stipendio di un operaio e un grande manager che negli anni 70 era di 1 a 12; oggi è di 1 a 160 con picchi da 1 a 200; un manager guadagna quanto 200 operai!Occorre fare una distinzione: i manager pubblici sono tantissimi, pagati dallo stato e quindi da noi; quelli privati dagli imprenditori; i primi hanno maggiori ga-ranzie, un ruolo stabile e inamovibile in regime monopolistico; i secondi svol-gono attività e funzioni flessibili, pre-carie, in regime di mercato e di libera concorrenza. Spesso gli emolumenti dei dirigenti pubblici non sono legati alle ca-pacità ed ai risultati, ci sono signori che hanno preso e continuano a prendere sti-pendi, liquidazioni e pensioni astronomi-che anche in casi di gestione disastrosa.Per i dirigenti pubblici si parla di fissare un tetto alle retribuzioni; è un tema che fa presa sull’opinione pubblica, io penso che non sia la soluzione giusta (a parte l’osta-colo dei diritti acquisiti); il problema prin-cipale non è quanto guadagna un manager pubblico ma il loro elevato numero e la di-slocazione in Enti inutili e in ruoli impro-duttivi. Quanti e dove servono? Cosa e quanto producono? Quanti incarichi, per giunta cumulabili, hanno? Non ne basta uno cui dedicare impegno e attività in via

esclusiva? Il tetto serve a poco , i 300.000 euro annui ipotizzati dal Governo posso-no essere tanti e possono essere pochi; la verità è che anche negli Enti pubblici dovrebbero comandare capacità e meri-tocrazia di cui tutti parlano: vali ti pago, non vali ti licenzio; chi spreca, chi sbaglia, chi non lavora e non produce non deve essere pagato meno, non deve essere pa-gato per niente. Introdurre un tetto agli stipendi provocherebbe un effetto oppo-sto rispetto a quello desiderato, sarebbe un rimedio peggiore del male. L’enorme stuolo di manager inutili ed improduttivi (nominati da sponsor politici, c.d. tromba-ti, riciclati ecc.) sarebbe felice: pur rima-nendo inutile ed improduttivo continue-rebbe a guadagnare comunque 300.000 euro. Viceversa chi è bravo e capace non accetterà un ruolo pubblico perché nel privato può guadagnare di più; inevitabil-mente per i manager e dirigenti pubblici si verificherebbe una selezione "al basso". Un esempio: uno bravissimo rimarreb-be alla RAI se altre emittenti gli of-frono di più? Le remunerazioni dei di-rigenti pubblici anziché essere fissate con un tetto debbono essere prevalen-temente legate ai risultati;più sei bra-vo e capace, più meriti e più guadagni; non si può essere tutti uguali per legge.

LE RETRIBUZIONI DEI DIRIGENTI PUBBLICI DEBBONO AVERE UN TETTO?

[OPERA DELL'ARTISTA PINO CAPPUGI] 9

l’inf

orm

azio

ne d

el c

onsu

mat

ore

Da tempo l’opinione pubblica e gli innumerevoli dibattiti sui costi

della politica sono incentrati sugli stipendi dei parlamentari, privilegi e indennità varie. Durante il governo Monti una commissione di esperti non è riuscita a quantificare con esattezza l’importo della remunerazione complessiva a causa delle numerose e confuse voci che la compongono. Da qui una prima esigenza di chiarezza: andrebbe fissato un equo compenso onnicomprensivo in media con gli altri Stati europei; potrebbe essere giustificata soltanto una indennità aggiuntiva legata alla diversa residenza ed alla distanza da Roma. Tutto il resto andrebbe abolito; nessuno li obbliga a questo incarico, in poche parole: se non ti conviene, fai dell’altro. La priorità è un’altra: ridurre drasticamente il numero dei parlamentari; è uno dei più alti al mondo in rapporto alla popolazione; basti pensare che se si dovesse applicare quello degli Stati Uniti (535 tra senatori e deputati per 300 milioni di abitanti) in Italia ,per 60 milioni, ne basterebbero complessivamente 107 contro gli attuali 945 !!! Una forte riduzione andrebbe fatta anche per i consiglieri regionali, sia per i lauti compensi (simili a quelli dei parlamentari), ma soprattutto per il loro eccessivo numero. In entrambi i casi verrebbero ridotti tutti i costi di questi organi e il numeroso personale assegnato.Se questo argomento monopolizza da tempo l’opinione pubblica e giustifica la indignazione diffusa; io voglio sottoporre all’attenzione dei lettori un fenomeno meno pubblicizzato e conosciuto ma peggiore e più censurabile: i compensi percepiti da migliaia di cd "manager di stato" che superano di 20/30 volte quelli dei parlamentari!! In base ad essi (spesso cumulabili) vengono calcolate e pagate

liquidazioni e pensioni. Sono costretto a limitarmi ad alcuni esempi; l’elenco riempirebbe l’intero giornale... I dati sono ricavati in parte da quelli forniti dal Ministero della Funzione pubblica, altri dai famosi elenchi pubblicati in rete dall’Agenzia delle Entrate a maggio 2008 (redditi del 2005) e ritirati, in tutta fretta, in ossequio alla cd privacy; non sono aggiornati ma bastano per dare misura della loro enorme entità.Gli emolumenti non sono mai legati ai risultati; ci sono signori (poco noti ai cittadini rispetto ai parlamentari) che hanno preso e continuano a prendere stipendi, liquidazioni e pensioni astronomiche anche in casi di gestione fallimentare. Non si manda a casa nessuno; spesso,dopo aver incassato liquidazioni astronomiche, vengono riciclati da un Ente all’altro. Cimoli ha incassato 37 milioni di euro!! tra compensi e liquidazione per essere stato alla guida delle Ferrovie dello Stato (7 anni) e di Alitalia (3 anni) lasciando pesanti perdite causate da una gestione disastrosa (ripianate dallo Stato o meglio da noi cittadini). Agli ultimi due amministratori di Telecom 17 e 11 milioni di liquidazione. Cosa ne pensano gli azionisti ? I titoli in borsa crollavano e le loro retribuzioni crescevano. Nel comparto bancario (salvato sempre dallo Stato) alcuni esempi di liquidazione: Arte -A.D. di Capitalia- 37 milioni – Geronzi Presidente di Capitalia 24 milioni – Alcuni esempi di compensi annui: Scaroni A.D. Eni 6.770.000 - Guarguaglini A.D. Finmeccanica 4.230.000 -Consorte presidente Unipol 3 milioni - Passera Intesa San Paolo 2.700.000 - Bernabè presidente Telecom 2.478.000- Presidente Finmeccanica 2.475.000 – A.D. autostrade 2.250.000 - La RAI ,col canone pagato da noi, ha ben 622 Dirigenti:

alcuni con una retribuzione superiore a

500.000 euro, tanti altri con una tra 400 e 500.000 e via di

questo passo ….. Nel comparto Statale il numero

di alti burocrati che prende un compenso annuo superiore 3/4 volte a

quello dei parlamentari e del Presidente degli Stati Uniti (300.000) è quasi indefinibile;

alcuni esempi: 562.331ragioniere generale - 536.908 capo di gabinetto M.E.F. - 544.000 Capo dell’Amministrazione penitenziaria - 480.000: direttore dei Monopoli di Stato, Capi di stato maggiore esercito,marina, aeronautica - Segretari generali di Camera e Senato - Presidenti e garanti delle varie Autority - 400.000: Presidente Consob, Consiglieri Authority energia e gas, antitrust, AgCom, ecc. - 322.000 Direttore generale e consiglieri dell’ INPS. 310.000: Alti magistrati -Direttore e vicario dell’Agenzia delle Entrate, del territorio ecc.. Molti dei predetti burocrati hanno anche altri incarichi retribuiti con laute indennità aggiuntive e cumulabili. A questi va aggiunta la innumerevole schiera di Dirigenti regionali (soltanto in Sicilia sono ben 2.300 !), provinciali, comunali - Università - ASL, municipalizzate ecc. tutti con retribuzioni da 140.000 euro in su, maggiori di quella del capo della FBI in America di 120.000 euro annui!!!L’elenco potrebbe continuare ..Sono tutte cifre a 6 zeri che confliggono con disoccupazione, cassa integrazione, pensioni da fame ecc. e che aumentano il divario tra ricchi e poveri. Il tributo pagato dagli amministrati agli amministratori ha raggiunto proporzioni inaccettabili !! e con quali risultati? Cosa dovrebbe fare l’attuale governo che si definisce "il governo del fare" ? Avrei alcune proposte, le scriverò in seguito.

[RENATO FORENZA]

Ex Dirigente Dell’agenzia Delle Entrate

TUTTI INDIGNATI CON I PARLAMENTARI, MA ESISTE UNA CASTA PUBBLICA MOLTO PIÙ NUMEROSA E

POCO CONOSCIUTA, CON COMPENSI SUPERIORI FINO A 20 VOLTE, MA POCHI LO SANNO.

10

l’inf

orm

azio

ne d

el c

onsu

mat

ore

via Chiloni, 15 42100 reggio emilia

tel: 0522 268217 - Fax: 0522 046885Cell: 327 8271243

paterlInI asCensorI

• paterlInI asCensorI UN’ AZIENDA ARTIGIANA SPECIALIZZATA NELL’INSTALLAZIONE - MANUTENZIONE E GESTIONE NEGLI IMPIANTI ASCENSORI.

• PREDISPONE PREVENTIVI GRATUITI E FORNISCE SERVIZI “CHIAVI IN MANO”

• SOTTOSCRIVE CONVENZIONI CON CONDOMINI A PREZZI AGEVOLATI

paterlInI asCensorI• vendita • Montaggio • Manutenzione

Percorrendo la Statale 63 arriviamo a Casina, dove s’erge la chiesa parrocchiale di San Bartolomeo apostolo. All’interno della chiesa è collocato un organo inglese costruito, nel 1889, da William Gibbons Vowles (Bristol, 1826 - 1912) che, dopo varie vicissitudini, grazie all’intervento di Matteo Malagoli, è emigrato in Italia.

Il paziente inglese

Nel nostro Paese il prezioso strumento è stato restaurato e parzialmente ricostruito dalla Ditta Organaria “Cremona Organi”.

Per festeggiare degnamente l’evento è nata la pubblicazione, curata dal Maestro Sauro Rodolfi, Un organo inglese a Casina e altri strumenti musicali nelle chiese di Sarzano.

Dopo un saggio di Matteo Malagoli, il curatore lascia la parola ai restauratori (Carlo e Marco Fracassi, Elisabetta Moncigoli ed Elisa Vagnini), seguono: una scheda

descrittiva dello strumento (redatta da Matteo Malagoli), saggi di misure delle canne dell’organo e un breve capitolo (scritto da Sauro Rodolfi) dedicato alle Campane e organi nelle chiese di Sarzano.

Quale messa canta il popolo?L’opera prosegue con un’interessantissima serie di documenti e regesti, che,

partire dal XVI secolo, narrano vicende di organi e organari, campane e campanari, questionari sulla prassi musicale, ecc. Incontriamo, infine: le serie cronologiche, le schede descrittive delle campane (di Sauro Rodolfi), la scheda genealogica della famiglia organaria Pedrini - Fracassi (di Italo Pedrini), cui appartengono i restauratori, una bibliografia e il programma della manifestazione inaugurale.

[FEDERICO BRAGLIA]

Autocarrozzeria AutorizzataReggio Motori S.p.A.

ronzoni William & C. sncvia Bulgarelli, 4 (ang. via tedeschi)42124 reGGIo eMIlIa

t: 0522 511406 - 0522 271074F: 0522 922262 e: [email protected]

Autocarrozzeria e verniciatura Auto sostitutiva

11

l’inf

orm

azio

ne d

el c

onsu

mat

ore

STUDIO MARCO FERRARI Via Guido Riccio Fogliani, 26/3 42124 Reggio Emilia Cell.: 347/0090150 Tel 0522/745779 - Fax 0522/015363 e-mail: [email protected]

IMPORTANTE! Vai sul sito della Confconsumatori

dell’ Emilia Romagna www.confconsumatori-er.it

• Per gentile concessione dell'editore troverai tutte le riviste pubblicate precedentemente.

• Dei servizi speciali televisivi;• Le nostre web-cam;• Lettere e documenti vari.

VIENI A TROVARCI

La Centrale dei Rischi (CR) è un sistema informativo sull’indebitamento della clientela verso le banche e le società finanziarie (intermediari).Gli intermediari (banche, finanziarie, società di leasing) comunicano mensilmente alla Banca d’Italia il totale dei crediti verso i propri clienti: i crediti pari o superiori a 30.000 euro e i crediti in sofferenza (cliente irreversibilmente incapace di saldare il proprio debito) di qualunque importo, anche se quest’ultima condizione non è stata accertata in sede giudiziariaIl ritardo nei pagamenti non è una condizione sufficiente per la segnalazione a “sofferenza”, che può scaturire solo da una valutazione della situazione finanziaria complessiva del cliente da parte dell’intermediario.La classificazione a sofferenza è il risultato della valutazione della situazione finanziaria complessiva del cliente da parte della banca o dell’intermediario finanziario.

Le banche e gli intermediari finanziari devono informare per iscritto il cliente e gli eventuali coobbligati (ad esempio i garanti) la prima volta che lo segnalano a “sofferenza”.

Quando si ha contratto un’operazione creditizia (prestito, affidamento in conto corrente, leasing, cessione del quinto. etc.) è buona regola verificare periodicamente, anche in assenza di comunicazioni dall’intermediario creditore, il proprio stato di segnalazione alla CR.Errate o negative segnalazioni, come ritardi nei pagamenti o sconfinamenti

sugli affidamenti, possono comportare un effetto pregiudizievole a catena sulle agevolazioni creditizie correnti ed rendere più difficoltoso l’accesso al credito futuro.L’appostazione di un credito a sofferenza presso la Centrale dei Rischi può avvenire solamente in caso di “insolvenza”, ossia di “cronica” incapacità del soggetto di far fronte regolarmente alle proprie obbligazioni, ovvero in situazioni equiparabili, in ogni altro caso essa è illegittima, lesiva dell’immagine del cliente e crea il presupposto alla risarcibilità del danno.La Banca d’Italia fornisce mensilmente agli intermediari le informazioni sul debito totale verso il sistema creditizio di ciascun cliente segnalato.I dati della CR sono riservati. Chi vuole conoscere la propria posizione presso la Centrale dei Rischi può rivolgersi alle Filiali della Banca d’Italia o inviare la propria richiesta in via telematica. Per la correzione di eventuali errori nelle segnalazioni, l’interessato deve rivolgersi direttamente all’intermediario che ha trasmesso le informazioni da contestare.Qualora l’intermediario non intenda rettificare le informazioni inserite in CR, fatto salvo l’eventuale risarcimento del danno, è possibile chiedere al Giudice tutela in via d’urgenza ai sensi dell’art. 700 c.p.c. affinché venga ordinato all’intermediario di togliere la segnalazione pregiudizievole.

[AVV. LUCA BOLOGNESI]

[OPERA DELL'ARTISTA LUIGI GRASSELLI]

COS’È LA CENTRALE DEI RISCHI E COME VERIFICARE LE PROPRIE INFORMAZIONI PER IL MIGLIOR ACCESSO AL CREDITO.

12

l’inf

orm

azio

ne d

el c

onsu

mat

ore

STUDIO MARCO FERRARI Via Guido Riccio Fogliani, 26/3 42124 Reggio Emilia Cell.: 347/0090150 Tel 0522/745779 - Fax 0522/015363 e-mail: [email protected]

[OPERA DELL'ARTISTA TONI ROGGERI]

[OPERA DELL'ARTISTA SONIA NOTARI]

Il 5 Dicembre 2013 sono state presentate a Bruxelles, le linee prioritarie su cui la Commissione Europea intende investire, per ciò che riguarda il perseguimento degli obiettivi contenuti nel protocollo di Kyoto: riduzione del 20% delle emissioni di CO2 in atmosfera, efficientamento energetico, aumento del 20% di produzione di energia, proveniente da fonti rinnovabili.A tal proposito, la Commissione ha predisposto il Programma “Horizon 2020”, che avrà durata settennale (2014-2020), e già definito per il biennio 2014-2015, l’ ammontare delle risorse da destinare, per le cinque macro-aree previste all’ interno del Programma.Horizon 2020 prevede le seguenti cinque macro-aree: a) Energy Efficiency; b) Competitive Low-Carbon Energy; c) Smart Cities and Communities; d) SMEs and Fast Track to Innovation for Energy; e) Other Actions.Per capire meglio cosa è possibile cofinanziare (ricordiamoci che la Commissione Europea non eroga a fondo perduto il 100% del budget previsto per la realizzazione del progetto presentato, ma una parte del costo totale previsto, chiamato appunto cofinanziamento, ma che comunque in certi casi può arrivare anche a coprire il 80% del costo totale), sviluppiamo ad un livello più particolareggiato, ma comunque ancora abbastanza generale, le cinque aree sopra presentate.

Energy Efficiency: in questo ambito sono previste all’ interno del Programma Horizon 2020, quattro sottocategorie, suddivise a loro volta in ventuno azioni finanziabili; le quattro sottocategorie sono: 1) Buildings and Consumers; b) Heating and Cooling; c) Industry and Products; d) Finance for Sustainable Energy

Competitive Low-Carbon Energy: in questo ambito sono previste otto sottocategorie, suddivise a loro volta in ventidue azioni finanziabili; le otto sottocategorie sono: 1) Renewable electricity and heating/cooling; 2) Modernising the European electricity grid; 3) Providing the energy system with flexibility through enhanced energy storage technologies; 4) Sustainable biofuels and alternative fuels for the European transport fuel mix; 5) Enabling the decarbonisation

of the use of fossil fuels during the transition to a lowcarbon economy; 6) Supporting the development of a European research area in the field of energy; 7) Social, environmental and economic aspects of the energy system; 8) Cross-cutting issues.

Smart Cities and Communities: in questo ambito, che ritengo strategico per tutte le Pubbliche Amministrazioni e le imprese che lavorano con esse, troviamo la prima grande novità presente nel Programma Horizon 2020, dato che, fino al 2013, il Patto dei Sindaci (Covenant of Mayors), rimaneva quasi esclusivamente un impegno di principio, senza apporto economico da parte della Commissione Europea, mentre dal 2014, con questa macro area di finanziamento, diventano cofinanziabili molte delle azioni previste nel SEAP (Sustainable Energy Action Plan) a sostegno delle azioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi previsti nel Patto dei Sindaci. Qui troviamo una unica sottocategoria (Enhancing the roll-out of Smart Cities and Communities solutions by stimulating the market demand) e cinque azioni finanziabili (che però data la grande generalità delle stesse, al loro interno è possibile finanziare moltissime sotto-azioni)

SMEs and Fast Track to Innovation for Energy: anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una grande novità, in quanto la Commissione ha voluto evidenziare l’ importanza delle SMEs (Small and Medium Enterprises – Piccole e Medie Imprese), affianco due possibili azioni finanziabili a tutte le possibilità già messe in campo dalla Direzione Generale Imprese e Industria.

Con la macroarea Other Actions si cerca di coprire tutto quello che rientra nel campo della Ricerca, Innovazione e Sviluppo non ricompreso nelle azioni precedenti.

Nello spiegare in modo sintetico il Programma Horizon 2020 ho lasciato volutamente in lingua Inglese alcune parti (lingua di lavoro e con cui sono scritti tutti i documenti ufficiali), dato che, chiunque volesse approfondire l’ argomento, potrebbe ricercare il tema con facilità.

[DOTT. MARCO LUSETTI]

LABORATORIO EUROPA

Predisposizione e registrazione dei contratti d’affitto di qualsiasi tipo

Soppralluoghi e perizie tecniche di qualsiasi tipo

Aggiornamenti annuali degli affitti sulla base dei dati ISTAT

www.unioneinquilini.it

Largo Marco Gerra, n°3 Piano 6 (Campanello n°26)42124 Reggio Emiliatel: 0522 451719 fax: 0522 540206

i nostri uffici sono APERTI AL PUBBLICO il martedì e il giovedì dalle ore 9, 30 alle 12, 30 e dalle 16, 00 alle 19, 30.il lunedì e il mercoledì 16, 00 -19, 30.

Email: [email protected]

L’UNIONE INQUILINI PROPRIETARI - UTENTI CASAè un sindacato che assiste e tutela coloro che hanno problemi abitativi e di locazione di vario tipo

13

l’inf

orm

azio

ne d

el c

onsu

mat

ore

Sono grato al fraterno amico Secondo Malaguti che, a cono-scenza del mio passato di Presidente Provinciale di un Sindaca-to dei Medici di Famiglia e di Consigliere dell’Ordine Provincia-le dei Medici Chirurghi e soprattutto come suo Medico curante da 37 lunghi anni, mi ha chiesto di scrivere questo articolo per chiarire ai cittadini quali sono i doveri (ed anche i diritti) dei Medici di Famiglia che l’ordinamento Sanitario attuale definisce Medici di Medicina Generale, che nel seguito definirò per bre-vità con la sigla MMG.

Il MMG è un laureato in Medicina e Chirurgia che ha frequen-tato l’Università per il numero maggiore di anni previsto da qualunque altro corso di Laurea (6 anni contro i 5 di tutte le altre Lauree) e che ha superato in seguito un duro esame, detto Esame di Stato, che lo abilita ad esercitare una delle professioni più cariche di responsabilità, avendo a che fare con la salute, con la vita e con la morte degli altri esseri umani.

Lo Stato Italiano, che gestisce un Servizio Sanitario Nazionale tra i più avanzati del mondo per la sua im-postazione universali-stica e solidale, offre ai MMG un rapporto di lavoro regolato da un Accordo Collettivo Nazionale, che ha valore di legge e che definisce i compiti del Medico nell’ambito del Servizio Sanitario, ne regola le compe-tenze e definisce l’ono-rario professionale.

Art 59 comma A/1: Ai medici di medicina generale incaricati dei compiti di assistenza primaria è corrisposto dall’1.1.2005, per cia-scun assistito in carico, un compenso forfettario annuo di euro 38,62.

Sì, caro lettore, hai letto bene: lo Stato paga il tuo Medico di Famiglia ben 38,62 euro l’anno per l’assistenza che ti da sia che ti visiti 100 volte in un anno sia che tu non lo veda mai. Le varie Leggi Finanziarie hanno poi bloccato questo onora-rio, fino al 2015... E con quei soldi il Medico deve assicurare (e pagare) uno studio medico decoroso, il riscaldamento, la luce, la benzina per le visite a casa e il materiale sanitario di consumo.Quindi il Medico NON è un dipendente, è un Libero Profes-sionista convenzionato, e non gode dei benefici della Dipen-denza: non ha ferie pagate, non ha malattia o infortunio e nessuno gli paga gli straordinari!Infine il Medico è sobbarcato da un’infinità di compiti bu-rocratici che nulla hanno a che fare con gli studi che ha portato a termine.

Lo Stato infatti ha demandato alle Aziende Sanitarie Locali (AUSL) il compito di erogare l’assistenza globale ai cittadi-ni che avviene tramite Il Servizio Ospedaliero e il Servizio Territoriale delle Cure Primarie, e a quest’ultimo afferiscono

i MMG. Analoghi Accordi Nazionali definiscono la Conti-nuità Assistenziale (cosiddetta Guardia Medica, che copre l’assistenza notturna e festiva) e la Medicina sei Servizi (che copre gli altri settori dello sfaccettato mondo dei Servizi Sa-nitari). Ogni Regione, da ultimo, legifera autonomamente sulla Sanità: la famosa Devolution, è stata applicata solo alla Sanità che quindi può essere molto diversa da Regione a Regione che devono sottostare solo ai LEA dello Stato, cioè i cosiddetti Livelli Essenziali di Assistenza, ovvero il minimo comune denominatore che tutte le Regioni devono offrire. L’importanza della Sanità Regionale salta agli occhi leggendo i Bilanci delle Regioni che assorbono circa il 70% dell’intero Bilancio.Lo Stato, attraverso il Fondo Sanitario Nazionale passa alle Regioni, circa 1.700 Euro l’anno in media per ciascun re-sidente: ci sono Regioni che spendono bene questi soldi e Regioni che invece li gestiscono malissimo.

Al tuo Medico, di quella cifra che lo Stato stanzia per te, va solo lo 0,2%!Fortunatamente le Regioni aggiungo-no un’altra piccola percentuale in cam-bio di compiti parti-colari che ogni Re-gione può decidere in autonomia e che integrano il magro emolumento statale. L’Accordo Naziona-le stabilisce anche in 1500 il numero massimo di assistiti che il MMG può avere. Alcune Re-gioni, per partico-lari condizioni, de-rogano fino a max 1800 assistiti.

Chiudo, per arriva-re al nocciolo del discorso, su cosa la

Legge obbliga a fare al MMG.

I CoMpItI del MedICo dI MedICIna GeneraleIl medico di medicina generale effettua gratuitamente: • visite ai propri assistiti nello studio e a do-micilio, tenuto conto della non trasferibilità dell’ammalato. Ovvero va a domicilio solo di chi non è trasferibile ed è allet-tato. (La febbre non impedisce il trasferimento) • prescrizioni di farmaci e esami. Il medico, se non li condivide, può e deve rifiutarsi di trascrivere farma-ci, visite specialistiche, indagini strumentali e di laboratorio, anche consigliati da altri specialisti. Il MMG ha infatti come compito istituzionale la tutela complessiva della salute del paziente, anche nei confronti dei possibili danni provocati da esami o farmaci inappropriati • informazione ed educazione alla salute (promozione di stili di vita salutari e di campagne di preven-

lo stato GIurIdICo del MedICo dI FaMIGlIa

14

l’inf

orm

azio

ne d

el c

onsu

mat

ore

Dall'Ottobre 2012,tutte le domeniche, sul quotidiano è possibile leggere gli articoli di confconsumatori che risponde alle tante richieste dei cittadini che chiedo-no la consulenza ai loro problemi.Si tratta di un servizio educativo che aiuta a risolvere i tanti bisogni delle famiglie e delle aziende.

zione e di diagnosi precoce di provata efficacia concordate con l’AUSL) • tenuta di una scheda sanitaria elettronica per ciascun paziente ad uso del medico e utilità dell’assistito e del Sistema Sanitario Regionale e Nazionale • certificazioni di malattia per i lavoratori • eventuali consulti con gli specialisti • certificati di idoneità allo svolgimento di attività sportive non agonistiche nell’ambito scolastico a se-guito di specifica richiesta scritta dell’autorità scolastica com-petente • proposte per cure termali da effettuare a carico del Sistema Sanitario Regionale • assistenza programmata a domicilio ADP-ADI), concordata con l’ASL, per pazienti affetti da gravi patologie croniche che determinano l’impossibilità a recarsi nello studio medicoTutte le altre prestazioni e certificazioni (sport, invalidità, as-sicurazioni, porto d’armi, patente) non espressamente ripor-tate ed eventuali prestazioni specialistiche sono a pagamen-

to in regime libero-professionale, secondo le tariffe suggerite dai Sindacati Medici.

Caro lettore, spero di avere minimamente spiegato chi è e cosa deve fare il tuo Medico di Famiglia, tenuto conto che l’Accordo Nazionale è composto da circa 200 pagine e 100 Articoli più una decina di Allegati.Ma tant’è... L’Italia è piena di UCAS (Ufficio Complicazioni Affari Semplici). Ai tempi delle Mutue, i compiti dell’allora definito Medico di Base, erano racchiusi in 15 pagine e 8 Articoli.Come tutti sappiamo, ora tutto è più difficile e complicato e la Burocrazia ha tentato di fare saltare l’unico vero rapporto importante, quel rapporto medico-paziente, pieno di uma-nità e comprensione, pervaso di intima compartecipazione che è forse la vera ed unica medicina che fa bene al malato.

[DOTT. ANTONIO D’APOTE](MEDICO DI MEDICINA GENERALE DAL 1977)

UN UTILE SERVIZIO PER I CONSUMATORI

SPORTELLO RECLAMI

15

l’inf

orm

azio

ne d

el c

onsu

mat

ore

L’art. 16 del d.lgs. n. 151/2001 stabilisce che la donna lavoratrice ha diritto al congedo di maternità:

a) durante i due mesi precedenti la data presunta del parto;

b) ove il parto avvenga oltre tale data, per il periodo intercorrente tra la data presun-ta e la data effettiva del parto;

c) per i tre mesi dopo il parto e per gli ulteriori giorni non goduti prima del parto;

d) qualora il parto avvenga in data an-ticipata rispetto a quella presunta.

Tali giorni sono aggiunti al periodo di congedo di maternità dopo il parto.Il giorno del parto è compreso nella tutela e costituisce il dies a quo da cui calcolare i due mesi precedenti il parto e, quindi, anche i tre successivi; di conseguenza, anche nel caso in cui la data effettiva del parto coincida con quella presunta, il congedo di maternità è come minimo pari a cinque mesi ed un giorno.Le lavoratrici sono tenute a presentare al proprio datore di lavoro ed all’INPS, prima dell’inizio del congedo di maternità, il certificato con la data presunta del parto.Tuttavia, grazie alle modifiche apportate dal d.l. n. 69/2013 all’art. 21 del T.U. sulla maternità e paternità, entro il mese di marzo 2014, il certificato medico di gravidanza indicante la data presunta del parto, dovrà essere inviato all’INPS esclusivamente per via telematica direttamente dal medico del Servizio Sanitario Nazionale o con esso convenzionato.Inoltre, anche il certificato del parto dovrà essere trasmesso all’INPS esclusivamente per via telematica dalla competente struttura sanitaria pubblica o privata convenzionata con il Servizio Sanitario.Fino al 10 agosto 2011 l’interruzione della gravidanza spontanea o terapeutica, avvenuta dopo il 180° giorno dall’inizio della gestazione, era considerata parto a tutti gli effetti e nel caso di specie alla lavoratrice spettava obbligatoriamente il congedo di maternità post partum per tre mesi.L’inosservanza del divieto costituiva altresì ipotesi di reato sanzionata penalmente.Con l’art. 2 d.lgs. 119/2011 è stato aggiunto il comma 1 bis all’art. 16 d.lgs. n. 151/2001 che permette alle lavoratrici di riprendere in qualunque momento l’attività lavorativa con un preavviso di dieci giorni da dare al proprio datore di lavoro, sia in caso di interruzione della gravidanza successiva al 180° giorno dall’inizio della gestazione, sia in caso di decesso del bambino alla nascita o, durante il congedo di maternità.Naturalmente, oltre alla volontà della donna è necessaria la certificazione

dello specialista appartenente al Servizio Sanitario Nazionale, o con esso convenzionato, e del medico competente ai fini della prevenzione e tutela della salute nei luoghi di lavoro, che attesti che il rientro al lavoro non arrechi pregiudizio alla salute della lavoratrice.In caso di interruzione della gravidanza la lavoratrice è tenuta a produrr all’INPS certificato medico di gravidanza indicante la data presunta del parto nonché certificazione sanitaria attestante la data in cui si è verificata l’interruzione di gravidanza, mentre in caso di decesso del bambino verificatosi al momento del parto, oppure durante il periodo di congedo post partum, la lavoratrice che intenda tornare al lavoro deve presentare all’INPS il certificato di morte del bambino.In forza del d.l. n. 69/2013, convertito con legge n. 98/2013, dal mese di marzo 2014, il relativo certificato, dovrà essere trasmesso telematicamente all’INPS dalla competente struttura sanitaria pubblica o privata convenzionata col Servizio Sanitario Nazionale.Il congedo di maternità può anche essere anticipato, qualora la lavoratrice chieda ed ottenga dalla competente ASL l’interdizione anticipata per gravidanza a rischio. Per ottenere l’interdizione è necessaria una certificazione del medico specialista del SSN che attesti la sussistenza di un rischio per la gravidanza o per preesistenti forme morbose che possano essere aggravate dallo stato di gravidanza.La decorrenza dell’astensione è quella indicata nella suddetta certificazione medica, ma poiché la competenza ad emettere il relativo provvedimento è passata dal 2012 dalle DTL alle ASL, occorre che la donna si rivolga all’azienda sanitaria competente per conoscere esattamente l’iter da seguire.Durante il periodo di interdizione anticipata la lavoratrice è in congedo di maternità per cui ha i relativi diritti economici, previdenziali e normativi.La c.d. Riforma Fornero (l. n. 92/2012, art. 4 comma 24) ha concesso al padre lavoratore dipendente, in via sperimentale per gli anni 2013-2015, un giorno di congedo obbligatorio da fruire entro i 5 mesi dalla nascita del figlio, ed altri due giorni di congedo, di cui il neo padre può usufruire

entro il medesimo periodo, previo accordo con la madre, ed in sua sostituzione.Per poterne fruire, il neo-padre, deve darne comunicazione al proprio datore di lavoro con un preavviso di almeno 15 giorni, allegando una dichiarazione della madre di non fruizione del congedo di maternità per un numero equivalente di giorni richiesti dal padre.La stessa dichiarazione di non fruizione deve, poi, essere presentata anche al datore di lavoro della madre.Il padre ha diritto inoltre di astenersi dal lavoro per tutta la durata del congedo di maternità o per la parte residua che sarebbe spettata alla lavoratrice in caso di morte o di grave infermità della madre, ovvero di abbandono, nonché in caso di affidamento esclusivo del bambino.L’INPS con circolare n. 8 del 17 gennaio 2003 ha chiarito che il padre lavoratore ha un diritto autonomo alla fruizione del congedo di paternità, correlato, quanto alla durata all’eventuale fruizione del congedo da parte della madre.In tale ipotesi la durata del congedo di paternità è pari al periodo di astensione obbligatoria non fruito in tutto o in parte dalla madre, compresi i periodi di astensione obbligatoria post partum di maggiore durata conseguenti alla flessibilità o al parto prematuro.È appena il caso di evidenziare che anche per i padri vale quanto detto dalla Corte Costituzionale con la sentenza 7 aprile 2011, n. 116, per cui in caso di nascita del bambino molto prematura e conseguente ricovero del neonato in strutture ospedaliere, purchè ricorra una delle situazioni previste dall’art. 28 d.lgs. 151/2001, (decesso o grave infermità della madre, abbandono del neonato da parte della madre o affidamento esclusivo del neonato), essi possono differire l’inizio del periodo di congedo di paternità alla data di ingresso del neonato nella casa familiare.Per attestare la situazione che ha determinato l’insorgenza del congedo di paternità è necessario presentare certificazione sanitaria rilasciata dalla struttura ospedaliera presso cui il neonato è ricoverato dalla quale si evinca il nesso causale tra la nascita prematura ed il ricovero, nonché la data dimissione dalla struttura.Per quel che riguarda il trattamento economico e previdenziale durante la fruizione del congedo parentale diciamo subito che i periodi di congedo vanno computati a tutti gli effetti nell’anzianità di servizio, compresi quelli relativi alla tredicesima mensilità ed alle ferie.L’art. 22 T.U. sulla maternità e paternità assicura alla lavoratrice un’indennità giornaliera per tutto il periodo di congedo pari all’80% della retribuzione media

I CONGEDI PARENTALI ALLA LUCE DELLE ULTIME MODIFICHE LEGISLATIVE.

16

l’inf

orm

azio

ne d

el c

onsu

mat

ore

globale giornaliera percepita nel periodo di paga immediatamente precedente a quello nel corso del quale ha inizio il congedo di maternità.Il trattamento economico viene anticipato dal datore di lavoro che pone successivamente le somme a conguaglio con i contributi mensilmente dovuti all’INPS, ma i contratti collettivi di settore possono prevedere un’integrazione a carico dello stesso datore di lavoro fino al raggiungimento del 100% della retribuzione.In alcuni casi limitati è ammesso il pagamento diretto dell’indennità di maternità da parte dell’INPS:a) qualora il datore di lavoro sia stato sottoposto a procedure concorsuali;

b) qualora l’INPS stia effettuando il pa-gamento diretto del trattamento di Cassa Integrazione;

c) quando la Direzione territoriale del lavoro, accertato l’inadempimento del dato-re, abbia disposto il pagamento diretto della prestazione dall’INPS;

d) nei casi in cui l’omessa anticipazione riguardi un’azienda cessata;

e) in presenza di aziende attive che ri-fiutino espressamente di anticipare le inden-nità.

Nelle prime quattro ipotesi, dopo l’accertamento della situazione, l’INPS è tenuto a procedere al pagamento della prestazione dovuta, nell’ultima ipotesi, invece, l’Istituto di previdenza dovrà prima provvedere a diffidare il datore di lavoro e solo dopo 30 giorni dal sollecito sarà tenuto a pagare la relativa indennità.Al padre che fruisca del congedo di paternità spetta lo stesso trattamento economico, normativo e previdenziale che spetta alla donna. Le giornate di congedo obbligatorio e facoltativo previste dalla legge Fornero sono retribuite al 100%.Dal 2007 anche alle collaboratrici a progetto ed alle categorie assimilate iscritte alla Gestione Separata, nonché alle associate in partecipazione iscritte alla medesima gestione è riconosciuto il diritto al congedo di maternità durante i due mesi precedenti la data presunta del parto, ove il parto avvenga oltre tale data, per il periodo intercorrente tra la data presunta e la data effettiva del parto, durante i tre mesi dopo il parto, durante gli ulteriori giorni non goduti prima del parto, qualora esso avvenga in data anticipata rispetto a quella presunta.Le lavoratrici iscritte alla Gestione Separata hanno altresì diritto alla flessibilità del congedo di maternità che consente di posticipare l’astensione dal lavoro al mese precedente la data presunta del parto.

Anche i lavoratori padri iscritti alla medesima Gestione INPS hanno diritto ad astenersi dall’attività lavorativa in caso di morte o di grave infermità della madre o di abbandono del figlio, nonché in caso di affidamento esclusivo del bambino.Il diritto all’indennità di maternità o paternità per gli iscritti alla Gestione Separata spetta nel caso in cui i lavoratori abbiano almeno 3 mesi di contribuzione nei 12 mesi precedenti l’inizio del periodo indennizzabile che vanno calcolati a far tempo dalla data presunta del parto.Ai sensi dell’art. 66 d.lgs. n. 151/2001 anche le lavoratrici autonome, coltivatrici dirette, mezzadre e colone, artigiane ed esercenti attività commerciali hanno diritto all’indennità di maternità.L’indennità spetta per i due mesi antecedenti la data del parto e i tre mesi successivi ed è pari all’80% della retribuzione.Anche le libere professioniste hanno diritto all’indennità purchè siano iscritte ad uno dei seguenti enti che gestiscono forme obbligatorie di previdenza:

- Cassa nazionale del notariato;

- Cassa nazionale di previdenza ed assistenza a favore degli avvocati;

- Ente nazionale di previdenza ed assistenza medici;

- Ente nazionale di previdenza ed assistenza dei farmacisti;

- Ente nazionale di previdenza ed assistenza veterinari;

- Cassa nazionale di previdenza ed assistenza a favore dei geometri;

- Cassa di previdenza per l’assi-curazione degli sportivi;

- Cassa nazionale di previden-za ed assistenza a favore dei dottori commercialisti;

- Cassa nazionale di previdenza ed assistenza per gli ingegneri e gli architetti liberi professionisti;

- Cassa nazionale di previdenza ed assistenza a favore dei ragionieri e periti commerciali;

- Ente nazionale di previdenza ed assistenza per i consulenti del lavoro.

L’indennità spettante è pari all’80% di 5/12 del reddito denunciato ai fini fiscali dalla libera professionista nel secondo anno precedente a quello dell’evento protetto.L’indennità è corrisposta dall’ente di previdenza, indipendentemente dall’effettiva astensione dall’attività, a seguito di apposita domanda presentata dall’interessata, a partire dal sesto mese di gravidanza, ed entro il termine perentorio di 180 giorni dal parto.Alla domanda va allegato il certificato medico comprovante la data di inizio della gravidanza e quella presunta del parto, nonché una dichiarazione attestante l’inesistenza del diritto all’indennità di maternità spettante a lavoratrici dipendenti.

I CONGEDI PARENTALI ALLA LUCE DELLE ULTIME MODIFICHE LEGISLATIVE.

[GIOVANNI COSTA]Dottorando di Ricerca in Diritto del lavoro

e Relazioni industriali nell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

[OPERA DELL'ARTISTA ALESSANDRA BININI] [OPERA DELL'ARTISTA VAINER MARCONI]

17

l’inf

orm

azio

ne d

el c

onsu

mat

ore

   

 

Seda Decor srl Via Dalmazia n° 19/A (ang. Via Mascagni)

42124 Reggio Emilia Tel.: (+39) 0522-944347

Sito: www.sedadecor.ite-mail: [email protected]

ALLA CONFCONSUMATORI DELL’EMILIA-ROMAGNA

CODICE FISCALE 91124840355

FIRMA A FAVORE DELL’ASSOCIAZIONE

CHE TUTELA I DIRITTI DEI CITTADINI.

La tua firma, a sostegno della Confconsu-

matori, impegna lo stato Italiano a versare,

dal suo bilancio, il contributo a supporto

delle nostre iniziative per assistere le fami-

glie contro le truffe.

Confconsumatori Emilia-Romagna

IL 5 PER MILLE

18

l’inf

orm

azio

ne d

el c

onsu

mat

ore

[OPERA DELL'ARTISTA PINO CAPPUGI]

IL 5 PER MILLE

L’angoscia successiva al funerale della donna amata è insostenibile. Johannes Brahms decide di tentare di vincere la propria disperazione, affidando i suoi pensieri ad una lunga confessione epistolare, che ha come destinatario la defunta Clara Wieck.Il 30 settembre 1853 il ventenne Brahms conosce la famiglia Schumann, composta dal musicista Robert e dalla moglie Clara (celebre pianista). I coniugi divengono immediatamente grandi sostenitori del talento di Johannes, ma quest’ultimo, alla ricerca di saldi punti di riferimento, si discosta dalla realtà, producendo una idealizzazione delle dinamiche che lo coinvolgono. Il contatto con i due estimatori porta il giovane compositore a scoprire le incongruenze nascoste nelle relazioni umane: le analisi si susseguono in modo ossessivo, però la complessità del rapporto tra Robert e Clara sfugge costantemente ad un giudizio chiarificatore. Schumann dopo pochi mesi viene internato in manicomio e Johannes sente di doverlo sostituire nel rapporto con la moglie. La loro intesa culmina nel breve soggiorno olandese del 1855. Brahms rimane inebriato dalla gioia provata in quei giorni, arrivando a dubitare di averli vissuti. La sua sensibilità viene definitivamente sconvolta da due eventi: l’indifferenza con cui Clara lo accoglie nell’incontro successivo alle idilliache giornate trascorse in Olanda e la morte di Robert. Questi accadimenti segnano profondamente il musicista che inizia a dare corpo alle convinzioni che lo accompagneranno per tutta la vita. Il fallimento del rapporto amoroso con la signora Schumann è la

prova inconfutabile, per Johannes, dell’impossibilità di cogliere la felicità; la follia di Robert incarna la condizione dell’uomo teso alla ricerca dell’assoluto. Brahms continua a vivere non rinunciando a numerose vicende sentimentali e senza disprezzare il successo professionale, però il suo stato d’animo non smette di essere funestato dalla famiglia Schumann. Johannes appare sempre impegnato nel maniacale tentativo di non oltrepassare i confini imposti dal ricordo dell’amore per Clara e della pazzia del marito, associando la consapevolezza del perenne rischio di scivolare tra le braccia dello sconforto alla costruzione di irraggiungibili ideali, che incatenano l’uomo ad uno stato

di costante insoddisfazione. Questa lucidità risulta soltanto apparente, infatti lo stesso compositore si dimostra schiavo delle discutibili certezze a cui è giunto in giovane età e che non gli hanno permesso di condurre liberamente la propria esistenza.Il romanzo Una strana storia d’amore (edito da Rizzoli nel 2010) di Luigi Guarnieri, nato nel 1962, si fonda su molteplici dati biografici, anche se l’autore evade in modo esplicito la coerenza che questo genere letterario imporrebbe. La narrazione si distingue per la capacità di esprimere i cortocircuiti mentali che caratterizzano l’ininterrotto flusso di pensieri e riflessioni prodotti dalla psiche del protagonista.

[LEONARDO ARRIGHI]

Luigi Guarnieri:Le parole mai scritte

Il punto vendita è aperto dal lunedì al sabatodalle 9:00 alle 13:00 e dalle 15:30 alle 19:30chiuso il giovedì pomeriggio.

BIZZOCCHI SRLVIALE UMBERTO I, 15/D42100 REGGIO EMILIA

19

l’inf

orm

azio

ne d

el c

onsu

mat

ore

SPAZIO A CURA DELLA COLDIRETTI SPAZIO A CURA DELLA COLDIRETTI

Coldiretti: è mobilitazione a difesa del made in Italy! In difesa del vero prosciutto italiano e delle eccellenze italiane che ogni giorno vengono imitate ed impoverite

MARINO ZANI, PRESIDENTE Coldiretti Reggio Emilia – PALCO PIAZZA SAN PROSPERO Reggio Emilia

PALCO PIAZZA SAN PROSPERO Reggio Emilia

"Se non difendiamo i nostri prodotti e la nostra identità non ci sarà futuro per i giovani in questo Paese".

È con queste parole che il Roberto Moncalvo ha lanciato la grande mobilitazione del 4 e 5 dicembre in difesa del vero prosciutto italiano e di tutte le eccellenze

italiane che ogni giorno vengono imitate ed impoverite. Reggio Emilia, valico del Brennero e piazza Montecitorio sono stati i tre centri nevralgici della mobilitazione.

Attraverso la frontiera giungono in Italia miliardi di litri di latte, cagliate e polveri, milioni di cosce di maiale per fare i prosciutti, conserve di pomodoro, succhi di

frutta concentrati e altri prodotti che stanno provocando la chiusura delle stalle e delle aziende agricole con la perdita di migliaia di posti di lavoro. Ecco il perché del presidio al valico del Brennero.

I ventimila allevatori hanno manifestato per chiedere l’etichettatura obbligatoria dell’origine degli alimenti, con una presa di posizione chiara del Governo italiano

per l’attuazione della legge nazionale per l’etichettatura obbligatoria degli alimenti. Ecco perché della manifestazione davanti a Montecitorio.

In Emilia Romagna tra il 2000 e il 2010 gli allevamenti di maiali sono passati da 4.438 a 1.179 con un calo del 73%, mentre i capi allevati sono passati da 1.555.000 a

1.247.000 con un calo del 20%. Anche a Reggio Emilia la suinicoltura continua la sua lenta e costante retrocessione e si attesta, oggi, sui 330.000 capi allevati in provincia contro i 412.000 di 10 anni fa e gli 800.000 di 15 anni. Solo tra il 2011 e il 2012 la nostra regione ha prodotto 12 mila tonnellate di carni di maiale in meno, mettendo a rischio la produzione di salumi Dop e Igp come il prosciutto di Parma, il culatello di Zibello, i salumi piacentini, i cotechini e gli zamponi. Ecco perché Reggio Emilia è diventa lo scenario della grande mobilitazione di Coldiretti del 4 dicembre.

In Emilia Romagna negli ultimi dieci anni hanno chiuso tre stalle su quattro. A Reggio Emilia, in dieci anni, gli allevamenti di suini si sono più che dimezzati (- 54%) e i

capi allevati sono diminuiti del 20% ed in gioco c'è il futuro del vero prosciutto italiano e il futuro di un settore che dà lavoro a 105 mila addetti.

Mentre dalla Federalimentari, associazione dell’industria alimentare di Confindustria, sostengono che il vero made in Italy sia la ricetta,

il procedimento, e non la materia prima!

Manifestazione

4 dicembre 2013

20

l’inf

orm

azio

ne d

el c

onsu

mat

ore

SPAZIO A CURA DELLA COLDIRETTI

Enzo Gesmundo, segretario generale Coldiretti e Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti

Agli allevatori emiliano romagnoli hanno dato man forte i colleghi di Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Toscana, mentre altri

diecimila imprenditori agricoli hanno iniziato il presidio al valico del Brennero per verificare camion frigo, autobotti, container e smascherare il made in Italy “tarocco” diretto sulle tavole italiane all’insaputa dei consumatori per la mancanza di una normativa chiara sull’obbligo di indicare l’origine degli alimenti.

“La causa – ha spiegato il presidente della Coldiretti di Reggio Marino Zani – va cercata in parte in un aumento vertiginoso dei costi di produzione a cui non ha corrisposto

un aumentati dei prezzi pagati ai produttori, al punto che su un costo medio di produzione di 1,56 euro, il prezzo mediamente pagato all' allevatore è stato 1,40. Il tutto aggravato dagli insostenibili squilibri nella distribuzione del valore dalla stalla alla tavola: per ogni 100 euro spesi dai cittadini in salumi ben 48 euro restano in tasca alla distribuzione commerciale, 22,5 al trasformatore industriale, 11 al macellatore e solo 18,5 euro all’allevatore".

Dall’inizio della crisi la filiera italiana ha perso oltre 8 mila posti di lavoro in un settore che occupa complessivamente 105 mila addetti, di cui 50 mila

negli allevamenti (3.000 in Emilia Romagna) e 55 mila (7.000 in Emilia Romagna) nell’industria di trasformazione e nei servizi. Tutto questo accade mentre per coprire il consumo di 2,15 milioni di tonnellate di carni di maiale importiamo 850 mila tonnellate, pari al 40% del consumo.

“A mettere in crisi i nostri allevamenti - commenta il presidente della Coldiretti Emilia Romagna Mauro Tonello - è la concorrenza a basso costo e la scarsa qualità

della carne straniera. La mancanza di trasparenza, che rende indistinguibile il prodotto italiano e confonde il consumatore, continua a favorire l'espansione delle importazioni di carni che sottraggono spazi alle nostre produzioni più tipiche, costringendo i nostri allevamenti a chiudere e mettendo in pericolo l'immagine e la genuinità dei prodotti nazionali".

“La dimensione del fenomeno - sottolinea Tonello - minaccia prima gli allevatori e poi i consumatori. È a rischio anche la sicurezza alimentare perché i nostri

allevamenti sono i più sicuri e controllati d'Europa con una media di un controllo a settimana. Ci auguriamo che questo primato venga riconosciuto pubblicamente, con una chiara indicazione che consenta una scelta consapevole dei cittadini. Non dimentichiamo che secondo il tedesco Der Spiegel, gli allevamenti di maiali intensivi tedeschi fanno un utilizzo massiccio di antibiotici con il rischio di renderli inefficaci nella lotta contro le malattie infettive dell'uomo. In più, l'Unione europea chiede all'Italia di applicare rigorosamente la direttiva nitrati per lo spandimento liquami, rigore che non viene applicato alla Germania nonostante la stessa Commissione europea riconosca che le nostre acque non abbiano problemi al contrario di quelle tedesche. E tutto questo mentre dalla Germania arriva il 52% delle nostre importazioni di carne di maiale”.

L’ORIGINE AIUTA A SCEGLIERE.Ogni anno in Italia si producono circa 24 milioni di cosce di suino e se ne importano 57 milioni.Le lenticchie, un’altra produzione tipicamente italiana, ne importiamo 29 milioni di chili e ne produciamo solo 1,5 milioni.Andrebbe spiegato a chi acquista da dove arriva il prodotto in modo da poter scegliere meglio.

21

l’inf

orm

azio

ne d

el c

onsu

mat

ore

'ISSN (acronimo di International Standard Serial Number) è il numero internazionale che identifica i periodici, come quotidiani o riviste, a stampa o elettronici, e permette di standardizzare le classifi-cazioni, ad esempio nelle biblioteche. L'ISSN si differenzia dall'ISBN dei libri ed è attribu-ito da specifici organismi.

L'ISSN è attribuito gratuitamente a ogni pubblica-zione secondo la seguente definizione ISO 3297: “È una pubblicazione in serie, ogni tipo di pubblica-zione, su ogni forma di supporto, che è pubblicata in fascicoli o volumi successivi, che si susseguano in generale numericamente o cronologicamente, in una durata non limitata in anticipo. Tale definizione esclude i lavori destinati ad essere pubblicati in un numero finito di parti. L'ISSN è applicabile all'insie-me delle pubblicazioni in serie, siano esse passate, presenti o che debbano essere pubblicate in un futuro prevedibile, qualsiasi sia il supporto fisico della pubblicazione. Le pubblicazioni in serie com-prendono i periodici, giornali, pubblicazioni annuali

(come relazioni, annuari, inventari), riviste, collezio-ni, memorie, resoconti, atti, etc. delle società.”L'ISSN, dunque, non è "un altro numero ammini-strativo".

Per una pubblicazione in serie l'ISSN è un elemen-to fondamentale tanto quanto il titolo.

Come codice di identificazione numerico standar-dizzato, l'ISSN trova applicazione nelle procedure automatizzate destinate ad aggiornare e relaziona-re archivi nonché nel recupero e trasmissione di dati.

Come codice leggibile ad occhio nudo, consente a studenti, ricercatori, specialisti dell'informazione e bibliotecari di riferirsi in maniera precisa ad una determinata pubblicazione in serie.

Nelle biblioteche l'ISSN è usato per identificare il titolo di un periodico, per fare ordini, verificare gli arrivi e chiedere i fascicoli mancanti, per il prestito interbibliotecario, per i cataloghi collettivi, etc.

L'ISSN, pertanto, è uno strumento fondamentale per un'efficiente gestione della acquisizione e for-nitura dei documenti. Inoltre l'ISSN è anche uno strumento di comunica-zione tra editori e distributori utile e economico, poiché rende i sistemi di distribuzione commercia-le più rapidi ed efficienti, grazie soprattutto all'uti-lizzazione dei codici a barre e allo scambio di dati elettronici (Electronic Data Interchange, EDI).

L’ISSN, infine, così come il suo omologo ISBN dei libri, fornisce una sorta di ufficialità agli scritti pre-senti in pubblicazioni dotate di tale codice e con-sente agli autori di utilizzare i relativi articoli a fini accademici, professionali, concorsuali e curriculari.

L’aver dotato la nostra rivista di ISSN rappresen-ta perciò un’ulteriore garanzia per chi la legge ed un’ulteriore opportunità per chi la scrive.

AVVISO AI LETTORI‘’ CASA M. I. A

L’INFORMAZIONE DEL CONSUMATORE’’

ISSN 2279 – 9648

E’ una rivista di interesse culturale destinata all’uso pubblico: legge 15 Aprile 2004, n. 106.Il centro nazionale ‘’ INTERNATIONAL STANDARD SERIAL NUMBER’’ (ISSN) ha riconosciuto la nostra pubblicazione periodica assegnando il codice:

CHE COS’E’ L’ISSN?La nostra rivista è, dallo scorso numero, dotata di ISSN: ma cosa significa questa strana sigla?

[LA REDAZIONE]Note tratte da Wikipedia e da Centro Italiano ISSN

• Gestioni condominiali

• amministrazione immobiliare;

• assistenza contrattuale;

• consulenze condominiali,

• Amministrazione immobiliar;

• Consulenza energetica;

• Impianti di: riscaldamento, condizionamento, impianti idraulici sia civili che industriali, elettrici sia civili che industriali, antiintrusione, allarme e videosorveglianza.

• Installazione e manutenzione ascensori e montacarichi condominiali e ascensori familiari; Preventivi gratuiti

• Pavimentazioni esterne;

• Giardini;

• Manutenzioni e risanamenti;

• Rifacimenti e ristrutturazioni;

• Opere di urbanizzazione;

• Opere civili in genere e specialistiche;

• Opere civili di finitura.

Manutenzione Immobiliare Assistita

CASA MIA:Largo Marco Gerra, n°3 - Piano 6 (Campanello n°26) 42124 Reggio Emilia email: [email protected] tel: 0522 580045fax: 0522 540206 sito: www.casamiacoop.it

CASA M.I.A Una piccola cooperativa di artigiani fornisce servizi, anche condominiali e manutenzioni.Ora l'interesse della coperativa è di agire su Bruxelles per accedere ai finanziamenti Europei a sostegno dei progetti che verranno presentati.CASA M.I.A guarda, quindi, all'Europa e alle opportunità che la politica Europea offre alle imprese italiane.

22

l’inf

orm

azio

ne d

el c

onsu

mat

ore

EMILIA ROMAGNA

LE SEDI

PARMA VIA MAZZINI N.43- TEL:0521/230134-233583(ANCHE SEDE NAZIONALE) FAX:0521/285217 E MAIL: [email protected] SITO: www.confconsumatori.com Ricevimento consumatori: lunedì-mercoledì-venerdì: ORE 9, 30-12, 00 martedì e giovedì: chiuso il mattino dal lunedì al venerdì: 14, 30/18, 00

REGGIO EMILIA NUOVA SEDE DI REGGIO - Largo Marco Gerra, n°3 42124 Reggio Emilia - TEL:0522/580045 –FAX:0522/540206 (ANCHE SEDE REGIONALE) E MAIL: [email protected] SITO: www.confconsumatori-er.it Ricevimento consumatori: lunedì e mercoledì :ORE 16, 00-19, 30 martedì e giovedì: ORE 9, 30-12, 30 / 16, 00-19, 30

MODENA (presso la sede dell’AICS) VIA GANACETO N.40/c TEL: 059/4270779 - FAX:059/2138961 E MAIL: [email protected] Ricevimento consumatori solo su appuntamento telefonico.

(presso la sede dell’ CNA) VIA VIGNOLESE N. 849 (1° PIANO) TEL: 059/3687153 Ricevimento consumatori: mercoledì ORE 9, 30-12, 30 giovedì ORE - / 15, 00-18, 00

SEDE REGIONALE (Responsabile : Secondo Malaguti)

SITO REGIONALE: www.confconsumatori-er.it

E- mail regionale: [email protected]

SEDE REGIONALE: Largo Marco Gerra, n°3 Piano 6 (Campanello n°26) 42124 Reggio Emilia Tel.0522/580045 Fax regionale. 0522/540206

GLI SPORTELLI (Responsabile di tutti gli sportelli è il Presidente Regionale Secondo Malaguti

BOLOGNA STRADA MAGGIORE N.37 42125 BOLOGNA – TEL: 051/227579 - FAX: 051/221317 (presso lo studio legale TEL: 331-3007931 AVV. ROBERTA LI CALZI) E MAIL: [email protected] Ricevimento consumatori solo su appuntamento telefonico.

FERRARA VIA PALESTRO N. 63 –TEL: 0532/240748 - FAX: 0532/1911875(presso lo studio legale E MAIL: [email protected]. SERGIO DI CHIARA) Ricevimento consumatori dal lunedì al venerdì ORE 8, 30-12, 30 / 14, 30-19, 30

SANT’AGOSTINO VIA: STATALE N. 160 – TEL e FAX: 0532/350827(CENTO DI FERRARA) FAX:0532/207051 E MAIL: [email protected]

(PRESSO LO STUDIO AVV. RICCARDO MACCAFERRI) Ricevimento consumatori solo su appuntamento telefonico.

PIACENZA VIA BORGHETTO N. 52 - FAX. 0523/986008(DOTT. DARIO GATTI) CELL. 339 6518650 E MAIL: [email protected] Ricevimento consumatori martedì e giovedì ORE 16,30/17,30

23

l’inf

orm

azio

ne d

el c

onsu

mat

ore

Scopri la Nuova Collezione PREMIATY 2014.

A tua disposizione tanti Regali pensati per le Tue esigenze e

quelle della Tua Famiglia.Potrai consultare il Catalogo nel tuo Punto Vendita o lo

puoi trovare anche online su www.premiaty.itCOLLEZIONE 2014

FINO AL 18/01/2015

Prèmiaty 2014!Catalogo

PAGINA_CASAMIA_MARZO_2014.indd 1 17/02/14 08:29