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Noi, sotto il fuoco dei talebani I talebani ci hanno accolto con una valanga di fuoco. Eduar- do rispondeva sparando con la mitragliatrice sopra il blindato. A un certo punto l’ho visto sbattere indietro la testa. Un proiettile di kalashnikov aveva centrato gli occhialoni antisabbia ed era entrato nell’elmetto uscendo da dietro» racconta il caporal mag- giore scelto dei paracadutisti Domenico Buonaurio, 30 anni, di Napoli. Eduardo Donnantuo- no, il suo compagno del 183° reggimento Nembo, è un mira- colato. Quando è uscito dal blin- dato il suo volto era una masche- ra di sangue, ma il proiettile gli ha fatto solo un graffio. Pochi centimetri più in là e il 24 giugno sarebbe morto. Il miracolo di Eduardo è una delle sto- rie di guerra raccontate a Panorama dai paracadutisti della brigata Folgore di FAUSTO BILOSLAVO da Bala Murghab Guerra vera È da maggio che i nostri soldati sono sotto attacco: gli insorti sparano nascosti nel grano, svuotano canali per trasformarli in trincee e lanciano provocazioni al cellulare. Storie dalla caldissima prima linea, tra orrori, miracoli e tentativi di dialogo. In attesa delle elezioni del 20 agosto. Un parà del reggimento Nembo usa il Panzerfaust a Bala Murghab. Le foto di questo servizio sono state scattate dal «combat camera» maresciallo Vincenzo Di Canio. Nel riquadro, talebano arrestato il 4 agosto durante un’operazione dei militari italiani e afghani nella provincia di Farah. esteri 87 PANORAMA 13/8/2009 PANORAMA 13/8/2009 AFGHANISTAN « FAUSTO BILOSLAVO >

da Bala Murghab AFGHANISTAN Noi, sotto il fuoco dei talebani · mio villaggio gli italiani non verranno pi ... ma lui è tornato in prima linea. Il comandante di questi giovani in

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Noi, sotto il fuoco

dei talebani

Italebani ci hanno accolto conuna valanga di fuoco. Eduar-do rispondeva sparando conla mitragliatrice sopra ilblindato. A un certo punto

l’ho visto sbattere indietro la testa. Unproiettile di kalashnikov aveva centratogli occhialoni antisabbia ed eraentrato nell’elmetto uscendo dadietro» racconta il caporal mag-giore scelto dei paracadutistiDomenico Buonaurio, 30 anni,di Napoli. Eduardo Donnantuo-no, il suo compagno del 183°reggimento Nembo, è un mira-colato. Quando è uscito dal blin-dato il suo volto era una masche-ra di sangue, ma il proiettile gli ha fattosolo un graffio. Pochi centimetri più inlà e il 24 giugno sarebbe morto.

Il miracolo di Eduardo è una delle sto-rie di guerra raccontate a Panorama daiparacadutisti della brigata Folgore

di FAUSTO BILOSLAVOda Bala Murghab

Guerra vera È da maggio che i nostri soldati sonosotto attacco: gli insorti sparanonascosti nel grano,svuotano canali per trasformarliin trincee e lancianoprovocazionial cellulare. Storiedalla caldissima primalinea, tra orrori,miracoli e tentativi didialogo. In attesa delleelezioni del 20 agosto.

Un parà del reggimento Nembo usa il Panzerfaust a Bala Murghab. Le fotodi questo servizio sono state scattate

dal «combat camera» marescialloVincenzo Di Canio. Nel riquadro,

talebano arrestato il 4 agosto duranteun’operazione dei militari italiani

e afghani nella provincia di Farah.

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con un elicottero americano.Dopo aver salvato il ferito il blindato Lin-

ce del capitano Epifani è finito sotto il tirodei talebani. «Abbiamo cercato riparo in unacasa disabitata. Appena scesi dal mezzo unrazzo lo ha colpito e poi è arrivato un colpodi mortaio» racconta il comandante dei Leo-ni. «Dovevamo strisciare, perché ci sparava-no con armi pesanti. Per fortuna le mura, an-che se in paglia e fango, tenevano, ma ognicolpo scatenava un terre-moto» spiega l’ufficialedei bersaglieri che nonscorderà facilmente il suobattesimo del fuoco.

A Farah la base ElAlamein è una fornacea cielo aperto di tendeda campo, dove la tem-peratura tocca normal-mente i 50 gradi. I pa-rà giurano che si è arri-vati a 62, ma il colon-nello Gabriele ToscaniDe Col ha altri proble-mi. «I talebani del luo-go in molti casi impu-gnano le armi per man-canza di alternative.Quelli più attivi e peri-colosi sono i combattenti stranieri» spie-ga il comandante del 187° reggimentoFolgore. Intercettazioni radio e notiziedi intelligence confermano che Farahpullula di arabi, pachistani, turchi e ira-niani. Dopo uno scontro è stato rinvenu-to il cadavere di un adepto ceceno dellaJihad internazionale.

A 400 chilometri di distanza, la val-lata di Bala Murghab è il fronte nord deisoldati italiani. Negli ultimi due mesihanno sostenuto 15 scontri, che sono co-stati una dozzina di feriti. I talebani uc-

nella trincea afghana. Da fine maggioi soldati italiani hanno combattuto du-re battaglie con i talebani in vista dellecruciali elezioni presidenziali del 20 ago-sto. Mentre in tutto il paese si susseguo-no attentati, nell’area occidentale i 2.800uomini comandati dal generale RosarioCastellano sono impegnati su due fron-ti. A nord, nella vallata di Bala Murghab,dove è rimasto ferito il «miracolato», ea sud nell’infernale provincia di Farah.

Il 25 luglio è scoppiata l’ultima gros-sa battaglia durata 5 ore nei pressi di She-wan, una roccaforte dei talebani sul fron-te meridionale. «Stavamo avanzando sulgreto del fiume alla ricerca di un depo-sito di armi assieme ai soldati afghani»racconta il capitano Matteo Epifani delprimo reggimento bersaglieri di Cosen-za. «I primi due colpi di mortaio sonoesplosi cinquanta metri davanti a noi.Poi ho sentito partire il razzo Rpg e hovisto il fumo dell’impatto: uno dei mieicarri era stato colpito». Il razzo talebanoha centrato la torretta di un cingolatoDardo della 2ª compagnia Leoni. Il ca-poralmaggiore scelto Floro Guarna spor-geva dal carro per individuare il nemi-co. Le schegge lo hanno investito, unagli ha portato via un pezzo di osso delbraccio destro. «Per un attimo, dietro unmuretto, ho visto la sagoma di chi ci hatirato il razzo. Poi il botto e Floro checrolla dentro il carro, ma continua a im-partire ordini. Gli ho legato un laccioemostatico al braccio per fermare l’emor-ragia» ricorda con emozione il caporalmaggiore Cristiano Pasculli, 24 anni,della provincia di Crotone, gli stivali an-cora sporchi del sangue del suo commi-litone. Quando hanno tirato fuori Guar-na dal carro pensavano che fosse morto.Invece ce l’ha fatta ed è stato evacuato

cisi sono diverse decine, ma è difficile fa-re una stima precisa perché gli insortiportano subito via i cadaveri. «Li abbia-mo visti di notte caricarsi i corpi in spal-la» racconta il capitano Girolamo Bufi,della 19ª compagnia Linci. Faccia da bra-vo ragazzo, 30 anni, di Molfetta, alla se-ra offre un bicchiere di camomilla sottola tenda. Ci spiega che gli «ins», come iparà chiamano gli insorti, utilizzano larete dei canali di irrigazione per avvici-narsi. «Pensiamo che li svuotino dell’ac-qua per usarli come trincee» rivela Bu-fi. Altri sono più sbruffoni, come il co-mandante integralista che chiamava sultelefonino ogni sera il tenente colonnel-lo Roberto Trubiani dicendogli: «Sonopronto a sfidarvi in campo aperto».

La base avanzata di Bala Murghab è ri-cavata tra i ruderi di un ex cotonificio. Iparacadute degli aviolanci per i riforni-menti sono distesi a mezz’aria per garan-tire un minimo di ombra. «Ci sono sta-ti momenti in cui i razzi sibilavano so-pra le nostre teste ogni sera all’ora di ce-

na» dice Trubiani.I parà hanno com-

battuto fin dal pri-mo giorno, il 21maggio, quando so-no arrivati in colon-na lungo l’unica pi-sta che porta a BalaMurghab. I talebaniavevano allagato lastrada nel villaggiodi Akazai e scatena-to una furiosa imbo-scata. «Sparavanodai campi di grano,nascosti sugli albe-ri e da quelle ferito-ie ricavate nelle pa-reti delle case» in-dica il caporalmag-

giore Buonaurio. Stiamo passando perla stessa strada chiusi nel blindato Lin-ce, che i soldati chiamano «salvavita»perché resiste quasi sempre alle trap-pole esplosive.

Durante la battaglia del 21 maggioAlessandro Iosca, un parà romano di 23anni, era incollato alla mitragliatrice delsuo mezzo. «Eravamo sotto il fuoco daoltre un’ora. Razzi Rpg mi sono esplosisopra la testa provocando del fumo ne-ro. Continuavo a sparare, ma solo dopocinque minuti ho sentito un dolore al

La primavolta

con il mortaio La compagnia Pegaso

del reggimento deiparacadutisti Nembo conun mortaio da 120 mm. È

la prima volta chequest’arma viene

utilizzata sul campo,dalla Seconda guerra

mondiale: ha una gittatadi 12 chilometri.

In Afghanistan sono statisparati oltre 40 colpi.

«Ci sonostatimomenti neiquali i razzisibilavanosopra lenostre testeogni seraall’oradi cena».

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esterisquadra mortaisti Pegaso fa parte ancheLinda Fei, 27 anni, pisana dagli occhiverdi. Con lei in trincea a Bala Murghabc’è solo un’altra ragazza, che indossa ilbasco amaranto.

Nella verde vallata immersa fra lemontagne di sabbia della provincia diBadghis i talebani sono ovunque. Il go-verno controlla il bazar di Bala Mur-ghab, ma 750 metri oltre sventola labandiera bianca dei fondamentalistiislamici. Non in segno di resa, ma perdelimitare la zona sotto il loro control-lo nel sobborgo di Gudham, che si iner-pica su una collina. I soldati dell’eser-cito afghano, con l’appoggio dei parà,hanno provato a conquistarla. Dodiciuomini uccisi e altri sei risultano di-spersi. Alcuni erano feriti e sono statidecapitati. I loro resti li hanno dati inpasto ai cani. Da quel giorno la collinaè stata ribattezzata Hamburger hill edè rimasta nelle mani dei talebani.

Dopo due mesi e mezzo di aspri com-battimenti gli anziani dei villaggi han-no convinto il governo afghano e gli in-sorti a concordare il «nafaq», una spe-cie di tregua in vista delle elezioni.L’esercito afghano si è ritirato e i taleba-ni hanno smesso di attaccare gli italia-ni. Nel nafaq è contenuta anche l’inte-sa per l’asfaltatura della pista che arrivadal capoluogo provinciale: si farà con isoldi giapponesi e il lavoro di una dittairaniana. L’accordo più importante è, pe-rò, sul voto. Nimatullah, capovillaggio

vicino ai talebani,ha il barbone neroe lo sguardo pene-trante. Dopo unashura di tutti i ca-

pi clan con il governatore di Badghis e ilgenerale Castellano, l’amico degli insortiassicura che, dei 33 seggi previsti nella zo-na, almeno 27 apriranno il giorno delleelezioni. «Quasi tutti nelle zone control-late dai talebani» precisa Nimatullah.Molti anziani dei clan pashtun locali han-no già dichiarato di appoggiare il presi-dente uscente Hamid Karzai, ma in Af-ghanistan tutto è relativo. Uno di loro,Haji Aminullah Haq, è il capo di Akazai,covo di talebani. Folta barba d’argento eturbante bianco candido, assicura: «Nelmio villaggio gli italiani non verranno piùattaccati, per ora, ma a dieci chilometrida qui non garantisco nulla». l

braccio» rammenta il parà. «Allora honotato il sangue. Mi ricordo di aver det-to per radio: “Mi hanno preso”». Un pro-iettile gli ha colpito il braccio sinistro la-sciando una cicatrice grande come unbottone, ma lui è tornato in prima linea.

Il comandante di questi giovani inguerra è il colonnello Marco Tuzzolino,un simpatico siciliano di 45 anni con labarba bianca. Il suo nome in codice è Joc-ker. Non giocava, tuttavia, alle 7.40 del10 giugno, ennesimo giorno di battaglia,quando ha ordinato di far fuoco ai mor-tai da 120 millimetri. Non succedevadalla Seconda guerra mondiale. Della

Truppe italiane a riposo. In alto, il generale RosarioCastellano (primo da sinistra).

Dopo due mesie mezzo di

aspricombattimenti

è stataproclamata

una tregua invista del voto.

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