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Da Che Parte Stare

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forze dell'ordine

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Page 1: Da Che Parte Stare

7/17/2019 Da Che Parte Stare

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    A   u   m   e   n    t   a   n   o    l   e   a   g   g   r   e   s   s    i   o   n    i    a    l    l   e

    d    i   v    i   s   e

gli episodi di sola intemperanza verbale, sfociati in ingiurie,(l'oltraggio è stato abolito), perché numerosissimi e quasimai riportati dalla stampa.Dal 1° novembre 2003 al 30 luglio 2004 sono stati ben 71gli episodi nei quali i conducenti di veicoli sottoposti a controllo

hanno aggredito fisicamente gli agenti e questi hanno riportatolesioni più o meno gravi. Gli episodi di violenza sono costituitida spinte, schiaffi, pugni, fino a vere e proprie risse o tentatividi investimento col veicolo. Ricordiamo che dei 71 episodi archiviati, 19 sono staticonseguenti a controlli con l'etilometro.In particolare le aggressioni hanno riguardato:- la Polizia di Stato (compresa la Polizia Stradale che effettuanumerosi controlli con l'etilometro) in 35 episodi,- la Polizia Municipale in 24 episodi- i Carabinieri in 15 episodi Il totale è superiore a 71 in quanto alcune aggressioni hannoriguardato pattuglie di più corpi.

34 aggressioni sono avvenute di notte e 33 di giorno. (inalcuni casi non è stato possibile accertare l'ora).In 41 casi gli aggressori erano cittadini italiani in 28 casistranieri. (In due caso non è stato possibile identificare lanazionalità).

Emerge, seppur con un calcolo approssimativo, rapportatoagli episodi raccolti dalla stampa negli anni precedenti, unconsiderevole aumento dell'aggressività, con un numero dicasi almeno doppio, quasi si assistesse ad un forte indebo-limento, ad una perdita di rispetto della figura che in divisarappresenta lo Stato, in parte anche addebitabile alla ormaievidente scarsa considerazione per questi reati. Nota: Il lavoro di analisi di Asaps si è basato, nel tempo, su una selezione degli episodi considerati indicatori di un fenomeno in evoluzione: episodi dei quali si è avuta notizia per mezzo dei propri referenti e per mezzo degli organi di stampa. Inalcuni casi le notizie non sono pervenute complete.

Giordano Biserni Presidente Asaps 

eggendo il lungo elenco di episodi di aggressioniche in poco più di un anno si sono verificati ai dannidelle Forze di Polizia non riusciamo a rimaneresorpresi. Affranti sì, forse sconfortati, scoraggiati,ma non sorpresi. Man mano che leggiamo i vari

episodi, si aggiunge, in un nostro immaginario prato verde,

una piccola croce bianca, che segna una piccola morte, unacroce senza nome, perché attraverso questi gesti non muoreuna persona, muore un valore: l’autorità. Anche nei casi piùdrammatici nei quali un Operatore di Polizia ha sacrificato lapropria vita, chi vi ha posto fine non ha rivolto il proprio attocriminoso verso la persona, ma verso ciò che questa rappre-sentava. Chi è quell’uomo in divisa che ci sta davanti? Comesi chiama? Quali sono i suoi progetti, i suoi desideri, le suepaure? Niente, non sappiamo niente di tutto questo. Eppurequalcuno riesce ugualmente a provare un odio irrefrenabileverso quest’uomo con la divisa, tanto forte da arrivare adaggredirlo. Quella che tracima dagli argini della liceità non èdunque un’aggressività che scaturisce dalle circostanzialiinterazioni con la persona in divisa, ma che proviene da queimomenti che si perdono indietro nella storia di vita di ognunodi noi, durante i quali grazie alla famiglia si interiorizzano i

sistemi di valori e di regole, durante i quali parte del desiderioe parte della propria libertà vengono esclusi dalla sfera delpossibile attraverso l’introduzione del limite tra ciò che èconsentito e ciò che non lo è.Ora, dobbiamo osservare come questo limite non sia nénormativo, né definito, né stabile attraverso il tempo. Ognifamiglia si fa portavoce delle proprie tradizioni familiari,trasmettendo ai figli ciò che a loro volta è stato loro insegnato,modificato però dalle proprie esperienze col mondo, esperienzequeste che sono in grado di abbassare o innalzare il personaleconfine che divide il consentito dal proibito. Ogni famiglia,dunque, trasmette ai figli un sistema di valori il cui nucleofondamentale rimane invariato, ma che si consuma all’esterno,deprivato di alcuni valori, o aspetti del valore, la cui forza siera progressivamente indebolita attraverso il tempo. Ciadattiamo ogni giorno al mondo che ci circonda, cambiamoil modo di vestire, cambiamo il modo di parlare, cambiamo

il modo di accettare quanto accade attorno a noi, diventandosempre più tolleranti per ciò che accade più frequentemente,cambiamo dunque il modo di vedere le cose, cambiamo lenostre abitudini, i nostri atteggiamenti, le nostre attribuzioni.

 Il valore è il risultato di un’attribuzione, è una costruzionedell’uomo. Niente ha un valore di per sé, niente ha un valorese non gli se lo attribuisce. E, quale risultato di una costruzioneumana, è soggetto a modifiche da parte dell’uomo, modificheche non vengono certo decise a tavolino da parte di nessuno,ma che si verificano seguendo la tendenza generale della

società. E dato che ogni valore si mantiene tale attraversole conferme che riceve, dobbiamo pensare di poter trovarela spiegazione della progressiva caduta del valore autoritànelle sempre minori conferme ricevute.Crediamo che parte della responsabilità sia da attribuireanche a chi ha l’incarico di rappresentare l’autorità. Anchel’Operatore di Polizia è un uomo che vive ogni giorno immersonella società e di conseguenza è influenzato dalle sue tendenze.Su chi crede con forza nel proprio lavoro, il generale decadi-mento del valore dell’autorità avrà probabilmente un’influenzaminima. Ma quello del credere non è un fenomeno a due livelli(credere assolutamente o assolutamente non credere), sipossono avere tutte le possibili immaginabili sfumature, ognitonalità di grigio, dal bianco al nero, ed ogni Operatore daràil proprio contributo al valore autorità in relazione al propriomodo di credere nella stessa autorità che rappresenta, dal

sacrificare la propria vita fino allo scegliere un comportamentoassolutamente deviante. Ogni volta che i media danno lanotizia dell’arresto di un poliziotto o di un carabiniere, il valoreautorità riceve una disconferma, perché la tendenza a gene-ralizzare che caratterizza la mente umana non porta a pensareche quel  poliziotto o quel  carabiniere fossero mele marce.Con quell’arresto, tutta la Polizia e l’intera Arma va in prigione,ogni divisa si macchia del reato, del peccato originale dalquale la divisa forse un tempo era libera, e sulla quale libertàsi è mantenuto forte il valore dell’autorità attraverso il tempo.“Dove andremo a finire?” è il commento più naturale chescaturisce alla notizia di un’aggressione ad un Operatore diPolizia o di un reato commesso da questo. Non sappiamodove andremo a finire, ma le prospettive non sono affattorosee. È necessario che ciascuno di noi si fermi un attimoa riflettere, che metta in pausa il pilota automatico che loporta a ragionare attraverso stereotipi o principi di convenienza

e si chieda quale sia la propria parte di responsabilità in tuttoquesto e cosa voglia dire rappresentare un valore.Solo a quel punto si potrà decidere da che parte stare.

* Psicologo, operatore di Polizia Stradale 

Da che parte stare?Il rapporto spesso conflittuale con la “divisa”

LFrancesco Albanese *