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Corriere Fiorentino Sabato 17 Ottobre 2015 FI 13 L’Ort inaugura la nuova stagione: tra classico e musica del ‘900 Stasera, al Verdi, Rustioni sul podio con il violoncellista Geringas È un’inaugurazione nel segno della contaminazione come è uso ormai da anni per l’Orchestra regionale della Toscana. Un occhio al repertorio tradizionale, un altro alla musica novecentesca. Si apre stasera al Teatro Verdi di Firenze alle 21 (l’appuntamento sarà replicato domani alle 18 a L’Aquila) la stagione numero 35 della nostra orchestra. Con il giovane e talentuoso Daniele Rustioni (direttore principale) sul podio accompagnato dal violoncellista di origine lituana David Geringas. Il programma spazia da Schumann (Sinfonia n.4 op.120) a Dvorak, (Concerto op.104). Quindi due composizioni del franco- statunitense Edgar Varèse (a 50 anni dalla sua morte), scritte tra il 1925 e il 1931. Culture Le Signore de’ Medici Storia della nobildonna veneziana sbeffeggiata e poi assolta dalla Storia Il suo amore per Francesco I sfidò gli intrighi, Firenze e l’Italia. Ma non ebbe l’happy end La dama Bianca, a corte «Altezza, dove dobbiamo seppellire la Granduchessa?» «Dove volete, ma non con noi». Così del corpo della nobildon- na — prima amante, poi mo- glie del granduca Francesco I — non si conosce neppure la tomba. Bianca Cappello, la cor- tigiana che osò farsi Duchessa: forse nessuna donna è stata co- sì maltrattata dai fiorentini, co- me questa aristocratica vene- ziana scaricata fuggiasca in riva all’Arno, e poi elevata al gradi- no più alto della corte. Per secoli sbeffeggiata, poi assolta dalla storia. Eppure la sua vita non è un feuilleton d’appendice, piuttosto un rac- conto d’amore capace di attra- versare gli anni, sopravvivere alla passione, alla carne che in- vecchia. Sfidare gli intrighi, la città, l’Italia tutta. Capace di su- perare il matrimonio di lei con un altro e la nascita di una fi- glia; il matrimonio di lui con un’altra e la nascita di 8 figli. Un amore ostentato, indisponente, quasi sgradevole. Carlo & Ca- milla versione rinascimentale. Eppure amore, col suo fardello di colpe e di pene. Sigillato da nozze regali dopo una vita spe- sa in (semi)clandestinità, e condiviso nella morte, calata sugli sposi a poche ore di di- stanza l’uno dall’altra. Eros e thanatos, niente favola: solo la terrestre e sublime brutalità della vita. Figlia di una nobile famiglia veneziana, Bianca ha solo 11 an- ni quando perde la madre, che andandosene le lascia un muc- chio di gioielli, ma la condanna al dispotico regime di una ma- trigna potente e gelosa. Bianca cresce attaccata alla finestra del suo palazzo, sognando di eva- dere. Il sogno prende la forma di Pietro Buonaventuri, sempli- ce impiegato del banco Salviati, spacciatosi per membro della stirpe di nobili mercanti fioren- tini. La fuga d’amore che ne se- gue – probabilmente affrettata da una inattesa gravidanza – scatena sulla coppia le ire (e la taglia) della Repubblica di Ve- nezia. Il caso diventa diplomati- co, e finisce in grembo a Fran- cesco, delegato dal padre Cosi- mo a risolvere la questione. E lo fa così bene da perderci la testa: gli ormai legittimi coniugi Buo- naventuri non vengono restitu- iti alla Serenissima. Mentre Pie- tro accede a denaro e incarichi di prestigio, la morbida Bianca riempie i propri sogni d’evasio- ne stavolta con un principe ve- ro. Un legame istantaneo, inde- lebile. L’ ascendente della nobi- ldonna sull’introverso sovrano è potente. Tanto da far innervo- sire Cosimo, che scrive cruccia- to al figlio: «L’andar voi solo per Fiorenza di notte non sta be- ne», specie perché sta diven- tando «una continuatione». Un’abitudine che fa spettegola- re l’intera città. Francesco deve comunque adempiere ai doveri corregge in breve…»); e Bianca tutta tesa a dare a Francesco quel figlio maschio che sfugge a Giovanna. Invece… Invece per una volta il tempo smentisce Cosimo, le cose della vita ruzzolano, e una catena di decessi apre alla paziente dama la strada per il trono. Nel 1572 è assassinato Pietro, vittima di una delle torbide storie in cui aveva infilato l’orgoglio scherni- to. Dicono che Francesco sia al corrente, addirittura complice del delitto: ma davvero il Reg- gente aveva interessa a sbaraz- zarsi di quest’ultimo schermo di decenza? Due anni dopo, la morte di Cosimo spazza via ogni (residua) remora del nuo- vo Duca: la presenza della favo- rita diventa ufficiale. Poi final- mente arrivano due figli ma- schi: Antonio, da Bianca, e Filip- pino (morirà a 5 anni), da Giovanna. La sorte fa crudel- mente uscire di scena la sposa triste, sbattendola, di nuovo in- cinta, giù dalle scale della SS. Annunziata. Dopo neanche due mesi, il più improbabile degli esiti si compie: Francesco im- palma la donna della sua vita. È il giugno 1578. Venezia — dopo averla messa al bando — ritrova «la figlia dilettissima». Se è vero che gli avversari della Grandu- chessa si diradano, Firenze non perdona la lunga tresca e stor- nella : «Il Granduca di Toscana – ha sposato una puttana — gen- tildonna veneziana». Paga della recuperata rispettabilità, Bianca tiene una condotta irreprensi- bile, non nutre ambizioni poli- tiche, non briga. Unico tormen- to è non riuscire a mettere al mondo un altro figlio, vani sono i farmaci, le diete, gli intrugli delle fattucchiere. Alla vita di corte, predilige la quiete di villa al Pratolino. Ma è a Poggio a Ca- iano che il suo destino — e quello del marito — si compio- no. È il 19 ottobre 1587: dopo giorni di atroci dolori e identici sintomi, i due regnanti si spen- gono a 11 ore di distanza. Facile puntare il dito sul fortunato be- neficiario della disgrazia, il car- dinale Ferdinando, che corre a Firenze, lascia la tonaca e ac- chiappa la corona. Anche il Pa- pa – sapendo della presenza in villa del fratello del Duca – si la- scia scappare: «Il mondo farà su di ciò molti commenti». Recen- ti analisi sembrano smentire la tesi dell’avvelenamento: febbre malarica è il verdetto. Ma è solo con la scomparsa della coppia che vengono a galla certe carte e confessioni tese ad accusare Bianca di aver falsificato l’origi- ne del figlio Antonio, nato ap- parentemente da una camerie- ra. Il ragazzo — trasformato co- sì da possibile erede in perfetto intruso — conserva stranamen- te un buon vitalizio, diventando poi Cavaliere di Malta. Dove il disprezzo di Ferdinando si sca- tena, è proprio contro la memo- ria della cognata: il nuovo so- vrano ordina la distruzione di tutto ciò che alla Duchessa era appartenuto, stemmi, lettere, opere d’arte. Stessa fine per il corpo, di cui si ignora la desti- nazione finale. Anche la villa di Pratolino cade in abbandono. Damnatio memoriae. Bianca non deve più esistere. Forse, non è mai esistita. (8. Continua. Le precedenti puntate: 28/6; 12-19-27/7; 14/8; 10/9; 3/10) @danielacavini © RIPRODUZIONE RISERVATA di Daniela Cavini granducali e prendere moglie: la scelta cade sulla scialba Gio- vanna d’Austria , accolta trion- falmente nel 1565. Ma Bianca non uscirà mai dalla vita del so- vrano: entrata a corte, viene si- stemata in un palazzo di via Maggio, riempita di doni e pro- prietà. E la vita potrebbe fer- marsi lì, un menage a quattro scandito da ruoli precisi, con Pietro – detto «Cornidoro» da quei mattacchioni di concitta- dini – impegnato a godersi i frutti della relazione della mo- glie; la sposa imperiale trascu- rata in tutto fuorché nello zelo maritale, che la porta a sfornare a ruota 6 principessine («Il principe le vuole bene – le scri- ve il duca Cosimo per rassere- narla, invitandola a – fare pace insieme, e a sopportare con prudenza quel che il tempo Il cortile con i tesori della Firenze romana Dopo quasi 50 anni riapre lo spazio dell’Archeologico restaurato dagli studenti I confini erano segnati, all’in- circa, dalle odierne via Torna- buoni, via del Proconsolo, via Por Santa Maria. Nell’attuale piazza della Repubblica svettava il Foro cittadino con il Campido- glio. Ed è sopra i resti dell’antico teatro che i Medici hanno costru- ito, secoli dopo, il Palazzo della Signoria, mettendo a fondamen- to del loro Rinascimento Floren- tia, la Firenze romana che oggi, attraverso nuovi scavi e restauri, torna alla luce. A uscire, letteral- mente oltre che allegoricamente, dalla coltre polverosa in cui si trovava è adesso il Cortile Mag- giore dei fiorentini, affacciato al- l’interno del Museo Archeologi- co Nazionale, in piazza Santissi- ma Annunziata, e nuovamente aperto al pubblico, a quasi 50 an- ni dall’alluvione che l’aveva par- zialmente danneggiato. Il recupero dello spazio, sei- cento metri quadri di reperti an- tichi (tra cui resti del Capito- lium, delle strade, del tempio di Iside e delle prime mura della città) depositati qui a fine ‘800 dall’archeologo Luigi Adriano Milani, che realizzò edicole e tempietti per proteggerli il più possibile dagli agenti atmosferi- ci, si deve a un progetto ideato dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze per i 150 anni di Firenze Capitale. Il lavoro ha richiesto un impegno di anni, portato avanti dagli studenti del liceo artistico di Porta Romana, da quelli del- l’Istituto per l’Arte e il Restauro di Palazzo Spinelli e dagli spa- gnoli dell’Escuela Superior de Arte del Principado de Asturias, coordinati da un team della So- printendenza archeologica. Un’operazione di ripulitura «non aggressiva – spiega il re- stauratore Rossano Fontanelli – perché questi reperti, trovando- si all’esterno, hanno bisogno di una manutenzione leggera ma costante». Nel cortile è stato in- stallato anche un impianto di il- luminazione, che consentirà aperture in orario serale: «Que- sti sono i primi passi di un piano di rivalutazione della piazza, po- co conosciuta dai turisti, e del museo, anch’esso troppo igno- rato. – commenta Carlotta Cian- feroni, curatrice del museo – Dobbiamo ricordare che se c’è stato un Rinascimento è perché prima c’è stata una «nascita», quella classica appunto, e va re- cuperata costruendo un percor- so turistico unico attraverso la Firenze archeologica». Irene Roberti Vittory © RIPRODUZIONE RISERVATA Protagonista Bianca Cappello e suo figlio nel ritratto attribuito ad Alessandro Allori (Dallas Museum of Art) Dall’alto: la Villa Medicea di Poggio a Caiano nella lunetta di Giusto Utens, Giovanna d’Austria e Francesco I de’ Medici Neanche il matrimonio del principe con Giovanna d’Austria interruppe il loro legame Un particolare del Cortile Maggiore dei Fiorentini al Museo Archeologico progettato a fine ‘800 da Luigi Adriano Milani (foto: Sestini)

da Schumann (Sinfonia n.4 Geringas. Il programma spazia La

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Page 1: da Schumann (Sinfonia n.4 Geringas. Il programma spazia La

Corriere Fiorentino Sabato 17 Ottobre 2015 FI13

L’Ort inaugura la nuova stagione: tra classico e musica del ‘900Stasera, al Verdi, Rustioni sul podio con il violoncellista Geringas È un’inaugurazione nel segno della contaminazione come è uso ormai da anni per l’Orchestra regionale della Toscana. Un occhio al repertorio tradizionale, un altro alla musica novecentesca. Si apre stasera al Teatro Verdi di Firenze alle 21

(l’appuntamento sarà replicato domani alle 18 a L’Aquila) la stagione numero 35 della nostra orchestra. Con il giovane e talentuoso Daniele Rustioni (direttore principale) sul podio accompagnato dal violoncellista di origine lituana David

Geringas. Il programma spazia da Schumann (Sinfonia n.4 op.120) a Dvorak, (Concerto op.104). Quindi due composizioni del franco-statunitense Edgar Varèse (a 50 anni dalla sua morte), scritte tra il 1925 e il 1931.

Culture

Le Signore de’ Medici Storia della nobildonna veneziana sbeffeggiata e poi assolta dalla Storia Il suo amore per Francesco I sfidò gli intrighi, Firenze e l’Italia. Ma non ebbe l’happy end

La dama Bianca, a corte«Altezza, dove dobbiamo

seppellire la Granduchessa?»«Dove volete, ma non con noi».Così del corpo della nobildon-na — prima amante, poi mo-glie del granduca Francesco I— non si conosce neppure latomba. Bianca Cappello, la cor-tigiana che osò farsi Duchessa:forse nessuna donna è stata co-sì maltrattata dai fiorentini, co-me questa aristocratica vene-ziana scaricata fuggiasca in rivaall’Arno, e poi elevata al gradi-no più alto della corte.

Per secoli sbeffeggiata, poiassolta dalla storia. Eppure lasua vita non è un feuilletond’appendice, piuttosto un rac-conto d’amore capace di attra-versare gli anni, sopravviverealla passione, alla carne che in-vecchia. Sfidare gli intrighi, lacittà, l’Italia tutta. Capace di su-perare il matrimonio di lei conun altro e la nascita di una fi-glia; il matrimonio di lui conun’altra e la nascita di 8 figli. Unamore ostentato, indisponente,quasi sgradevole. Carlo & Ca-milla versione rinascimentale.Eppure amore, col suo fardellodi colpe e di pene. Sigillato danozze regali dopo una vita spe-sa in (semi)clandestinità, econdiviso nella morte, calatasugli sposi a poche ore di di-stanza l’uno dall’altra. Eros ethanatos, niente favola: solo laterrestre e sublime brutalitàdella vita.

Figlia di una nobile famigliaveneziana, Bianca ha solo 11 an-ni quando perde la madre, cheandandosene le lascia un muc-chio di gioielli, ma la condannaal dispotico regime di una ma-trigna potente e gelosa. Biancacresce attaccata alla finestra delsuo palazzo, sognando di eva-dere. Il sogno prende la formadi Pietro Buonaventuri, sempli-ce impiegato del banco Salviati,spacciatosi per membro dellastirpe di nobili mercanti fioren-tini. La fuga d’amore che ne se-gue – probabilmente affrettatada una inattesa gravidanza –scatena sulla coppia le ire (e lataglia) della Repubblica di Ve-

nezia. Il caso diventa diplomati-co, e finisce in grembo a Fran-cesco, delegato dal padre Cosi-mo a risolvere la questione. E lofa così bene da perderci la testa:gli ormai legittimi coniugi Buo-naventuri non vengono restitu-iti alla Serenissima. Mentre Pie-tro accede a denaro e incarichidi prestigio, la morbida Biancariempie i propri sogni d’evasio-ne stavolta con un principe ve-ro. Un legame istantaneo, inde-lebile. L’ ascendente della nobi-ldonna sull’introverso sovranoè potente. Tanto da far innervo-sire Cosimo, che scrive cruccia-to al figlio: «L’andar voi solo perFiorenza di notte non sta be-ne», specie perché sta diven-tando «una continuatione».Un’abitudine che fa spettegola-re l’intera città. Francesco devecomunque adempiere ai doveri

corregge in breve…»); e Biancatutta tesa a dare a Francesco quel figlio maschio che sfuggea Giovanna. Invece…

Invece per una volta il temposmentisce Cosimo, le cose dellavita ruzzolano, e una catena didecessi apre alla paziente damala strada per il trono. Nel 1572 èassassinato Pietro, vittima diuna delle torbide storie in cuiaveva infilato l’orgoglio scherni-to. Dicono che Francesco sia alcorrente, addirittura complicedel delitto: ma davvero il Reg-gente aveva interessa a sbaraz-zarsi di quest’ultimo schermodi decenza? Due anni dopo, lamorte di Cosimo spazza viaogni (residua) remora del nuo-vo Duca: la presenza della favo-rita diventa ufficiale. Poi final-mente arrivano due figli ma-schi: Antonio, da Bianca, e Filip-

pino (morirà a 5 anni), daGiovanna. La sorte fa crudel-mente uscire di scena la sposatriste, sbattendola, di nuovo in-cinta, giù dalle scale della SS. Annunziata. Dopo neanche duemesi, il più improbabile degliesiti si compie: Francesco im-palma la donna della sua vita. Èil giugno 1578. Venezia — dopoaverla messa al bando — ritrova«la figlia dilettissima». Se è veroche gli avversari della Grandu-chessa si diradano, Firenze nonperdona la lunga tresca e stor-nella : «Il Granduca di Toscana –ha sposato una puttana — gen-tildonna veneziana». Paga dellarecuperata rispettabilità, Biancatiene una condotta irreprensi-bile, non nutre ambizioni poli-tiche, non briga. Unico tormen-to è non riuscire a mettere almondo un altro figlio, vani sonoi farmaci, le diete, gli intruglidelle fattucchiere. Alla vita di corte, predilige la quiete di villaal Pratolino. Ma è a Poggio a Ca-iano che il suo destino — equello del marito — si compio-no. È il 19 ottobre 1587: dopogiorni di atroci dolori e identicisintomi, i due regnanti si spen-gono a 11 ore di distanza. Facilepuntare il dito sul fortunato be-neficiario della disgrazia, il car-dinale Ferdinando, che corre aFirenze, lascia la tonaca e ac-chiappa la corona. Anche il Pa-pa – sapendo della presenza invilla del fratello del Duca – si la-scia scappare: «Il mondo farà sudi ciò molti commenti». Recen-ti analisi sembrano smentire latesi dell’avvelenamento: febbremalarica è il verdetto. Ma è solocon la scomparsa della coppiache vengono a galla certe carte econfessioni tese ad accusareBianca di aver falsificato l’origi-ne del figlio Antonio, nato ap-parentemente da una camerie-ra. Il ragazzo — trasformato co-sì da possibile erede in perfettointruso — conserva stranamen-te un buon vitalizio, diventandopoi Cavaliere di Malta. Dove ildisprezzo di Ferdinando si sca-tena, è proprio contro la memo-ria della cognata: il nuovo so-vrano ordina la distruzione ditutto ciò che alla Duchessa eraappartenuto, stemmi, lettere,opere d’arte. Stessa fine per ilcorpo, di cui si ignora la desti-nazione finale. Anche la villa diPratolino cade in abbandono.Damnatio memoriae. Biancanon deve più esistere. Forse,non è mai esistita.

(8. Continua. Le precedentipuntate: 28/6; 12-19-27/7; 14/8;10/9; 3/10)

@danielacavini© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Daniela Cavini

granducali e prendere moglie:la scelta cade sulla scialba Gio-vanna d’Austria , accolta trion-falmente nel 1565. Ma Biancanon uscirà mai dalla vita del so-vrano: entrata a corte, viene si-stemata in un palazzo di viaMaggio, riempita di doni e pro-prietà. E la vita potrebbe fer-marsi lì, un menage a quattroscandito da ruoli precisi, con Pietro – detto «Cornidoro» daquei mattacchioni di concitta-dini – impegnato a godersi ifrutti della relazione della mo-glie; la sposa imperiale trascu-rata in tutto fuorché nello zelomaritale, che la porta a sfornarea ruota 6 principessine («Ilprincipe le vuole bene – le scri-ve il duca Cosimo per rassere-narla, invitandola a – fare paceinsieme, e a sopportare conprudenza quel che il tempo

Il cortile con i tesori della Firenze romanaDopo quasi 50 anni riapre lo spazio dell’Archeologico restaurato dagli studenti

I confini erano segnati, all’in-circa, dalle odierne via Torna-buoni, via del Proconsolo, viaPor Santa Maria. Nell’attualepiazza della Repubblica svettavail Foro cittadino con il Campido-glio. Ed è sopra i resti dell’anticoteatro che i Medici hanno costru-ito, secoli dopo, il Palazzo dellaSignoria, mettendo a fondamen-to del loro Rinascimento Floren-tia, la Firenze romana che oggi,attraverso nuovi scavi e restauri,torna alla luce. A uscire, letteral-mente oltre che allegoricamente,dalla coltre polverosa in cui sitrovava è adesso il Cortile Mag-giore dei fiorentini, affacciato al-

l’interno del Museo Archeologi-co Nazionale, in piazza Santissi-ma Annunziata, e nuovamenteaperto al pubblico, a quasi 50 an-ni dall’alluvione che l’aveva par-zialmente danneggiato.

Il recupero dello spazio, sei-cento metri quadri di reperti an-tichi (tra cui resti del Capito-lium, delle strade, del tempio diIside e delle prime mura dellacittà) depositati qui a fine ‘800 dall’archeologo Luigi AdrianoMilani, che realizzò edicole etempietti per proteggerli il piùpossibile dagli agenti atmosferi-ci, si deve a un progetto ideatodall’Ente Cassa di Risparmio di

Firenze per i 150 anni di FirenzeCapitale. Il lavoro ha richiesto unimpegno di anni, portato avantidagli studenti del liceo artisticodi Porta Romana, da quelli del-l’Istituto per l’Arte e il Restaurodi Palazzo Spinelli e dagli spa-gnoli dell’Escuela Superior deArte del Principado de Asturias,coordinati da un team della So-printendenza archeologica.Un’operazione di ripulitura«non aggressiva – spiega il re-stauratore Rossano Fontanelli – perché questi reperti, trovando-si all’esterno, hanno bisogno diuna manutenzione leggera macostante». Nel cortile è stato in-

stallato anche un impianto di il-luminazione, che consentiràaperture in orario serale: «Que-sti sono i primi passi di un pianodi rivalutazione della piazza, po-co conosciuta dai turisti, e delmuseo, anch’esso troppo igno-rato. – commenta Carlotta Cian-feroni, curatrice del museo –Dobbiamo ricordare che se c’èstato un Rinascimento è perchéprima c’è stata una «nascita»,quella classica appunto, e va re-cuperata costruendo un percor-so turistico unico attraverso laFirenze archeologica».

Irene Roberti Vittory© RIPRODUZIONE RISERVATA

ProtagonistaBianca Cappello e suo figlio nel ritratto attribuito ad Alessandro Allori (Dallas Museum of Art)

Dall’alto: la Villa Medicea di Poggio a Caiano nella lunetta di Giusto Utens, Giovanna d’Austria e Francesco I de’ Medici

Neanche il matrimonio del principe con Giovanna d’Austria interruppe il lorolegame

Un particolare del Cortile Maggiore dei Fiorentini al Museo Archeologico progettato a fine ‘800 da Luigi Adriano Milani(foto: Sestini)