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G U LLOTTA

Daniela Gullotta | La possibilità del futuro

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Ebook catalogo ISBN 978-88-6057-180-9

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Page 1: Daniela Gullotta | La possibilità del futuro

GULLOTTA

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D A N I E L A

G U L L O T T A

L A P O S S I B I L I T À

D E L F U T U R O

A C U R A D I

E L E O N O R A

F R A T T A R O L O

Page 4: Daniela Gullotta | La possibilità del futuro

Daniela Gullottala possibilità del futuro

L’ Ariete artecontemporaneaaprile/maggio 2013

a cura di Eleonora Frattarolo

responsabile progettoDiego Santamaria

coordinamento editoriale

testo criticoEleonora Frattarolo

traduzione testo criticoSara Vivenzio

progetto graficoLuciano Leonotti/Trasguardo

referenze fotograficheLuciano Leonottipag. 3-50-51-52-54-56-64Matteo Montipag. 14-16-19-21-22-23-24-26-29-30-32

si ringraziaFrancesco De SanctisGianpaolo FerroniRanieri Frattarolo

copyright© Daniela Gullotta© L’Ariete artecontemporanea© vanillaedizioni© per i testi, gli autori

ISBN978-88-6057-180-9

Volume digitale realizzato nel mese di aprile 2013 a cura di vanillaedizioni. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotto o trasmesso in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore.

Traversa dei Ceramisti 817012 Albissola Marina (SV)Te l . + 3 9 0 1 9 4 5 0 0 6 5 9Fa x + 3 9 0 1 9 4 5 0 0 7 4 [email protected]

è un progetto

Daniela Gullottala possibilità del futuro

L’ Ariete artecontemporaneaAprile/Maggio 2013

a cura di Eleonora Frattarolo

responsabile progettoDiego Santamaria

coordinamento editoriale

testo criticoEleonora Frattarolo

traduzione testo criticoSara Vivenzio

progetto grafi coLuciano Leonotti/Trasguardo

referenze fotografi cheLuciano Leonottipag. 3-50-51-52-54-56-64Matteo Montipag. 14-16-19-21-22-23-24-26-29-30-32

si ringraziaFrancesco De SanctisGianpaolo FerroniRanieri Frattarolo

copyright© Daniela Gullotta© L’Ariete artecontemporanea© vanillaedizioni© per i testi, gli autori

ISBN978-88-6057-181-6

Volume stampato nel mese di aprile 2013 a cura

di vanillaedizioni. Nessuna parte di questo libro

può essere riprodotto o trasmesso in qualsiasi

forma o con qualsiasi mezzo elettronico, mec-

canico o altro senza l’autorizzazione scritta dei

proprietari dei diritti e dell’editore.

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Daniela Gullottala possibilità del futuro

L’ Ariete artecontemporaneaAprile/Maggio 2013

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Daniela Gullottala possibilità del futuro

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a cura di Eleonora Frattarolo

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referenze fotografi cheLuciano Leonottipag. 3-50-51-52-54-56-64Matteo Montipag. 14-16-19-21-22-23-24-26-29-30-32

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copyright© Daniela Gullotta© L’Ariete artecontemporanea© vanillaedizioni© per i testi, gli autori

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Daniela Gullottala possibilità del futuro

L’ Ariete artecontemporaneaAprile/Maggio 2013

a cura di Eleonora Frattarolo

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referenze fotografi cheLuciano Leonottipag. 3-50-51-52-54-56-64Matteo Montipag. 14-16-19-21-22-23-24-26-29-30-32

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Page 6: Daniela Gullotta | La possibilità del futuro

Daniela Gullotta e la possibilità del futuro.

Le architetture sono mondi ostinati, con cieli propri e tetti e

fondazioni che recingono e così facendo compiono un’azione di

chiusura all’opera della natura selvaggia e al tempo delle stagioni.

Ci fu un tempo in cui gli uomini resero sacro questo spazio

recintato e credettero che la fondazione di un edificio fosse un

atto di fede dal carattere religioso e dunque eterno. Oggi che le

religioni sono diventate fragili crisalidi e il sacro e i riti del

costruire sono forse solo un ricordo, permane comunque la verità

del dettato di Heidegger secondo cui l’abitare è il modo in cui i

mortali sono sulla terra. Daniela Gullotta da sempre rappresenta

architettura, apparentemente disertata da chi l’ha vissuta o agita.

La pittrice riveste di potente significato organismi vetusti immersi

in vorticosi Maelstrom temporali: sacrari cimiteriali, antichi edifici

simboli della civiltà occidentale, stabilimenti industriali, capannoni

di una recente storia manifatturiera neanche tanto “proto”,

conformati in modo da diventare imbuti luminosi, densi di

materia pesante e pensante e ricchi di luce leggera e quasi marina,

quella dell’alba del mondo. Sono immagini cognitive esteriori e

interiori, temporalmente profonde e connotano semplicemente,

simbolicamente, un articolato e sensibile paradigma di potenza

dell’ingegno umano, una rassegna delle sue qualità, gestite e

onorate dal deterioramento, dal collaudo del loro essere “passato”.

In mezzo, il marasma tra acque generatrici e infedeli,

appantanate o scolate, che a volte dileguano in nebbia di miasmi

e vaporizzano in atmosfere dense e volatili, intrise del sortilegio

della cancellazione, in cui il vento della diaspora delle anime che

vissero libera gli spazi dalla presenza del fervore, dalle emozioni

e dai suoni alti o pacati delle voci. Solo alzati, spaccati, proiezioni

d’esterni, fughe prospettiche d’interni solitari, anche se ricchi di

invisibili presenze operose, in visuali che manifestano l’immanenza

dello spirito e la cura intellettuale, manuale e immaginifica che

ebbero del mondo, del loro mondo, gli umani delle altre epoche,

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Page 7: Daniela Gullotta | La possibilità del futuro

come antichi Manes, eroi fondatori, che nell’esemplare laconico e

ruderale di ciò che fu, residuano con orgoglio un’identificazione

oltre l’alterità della morte e rivelano la verità di un messaggio e di

un modus vivendi ancora fertile e capace di trasmissione.

Ed è forse a causa di questo impasto di tempo e materia, di

assenza e di azioni che le rappresentazioni di Daniela Gullotta sono

paradossalmente riedificatorie, sono scenografie di possibilità del

futuro, sono avvertimenti, in quanto in dialogo col passato, nella

compresenza di contrazione e dilatazione, chiusura e voragine, ove

affiorano le fondazioni, esposte, che non possono rovinare come

le mura che da esse si ergono e che si affacciano fosche, ma anche

disponibili, all’indagine meticolosa, ingegneristica, delle possibilità.

Un collasso e un caos che è un ritratto di noi come specie umana

attraverso i suoi prodotti più evidenti e permanenti, le architetture,

che differenziano e traducono lo scorrere del tempo in un modo

che le ossa e persino i manufatti non riescono a fare. Inoltre, in un

periodo come il nostro dove immondizia e riciclo non hanno ancora

dato vita a un nuovo vergine e vivace modo di vivere, basato su una

chimica di radicale scomposizione dell’artificiale nei suoi elementi

primari, negli atomi e nelle molecole originarie delle sostanze che

stiamo aggregando e manipolando dalla nascita dell’industria, e che

riusciamo a malapena a spezzettare, a frantumare e a riproporre in

stampi per usi alternativi ed “ecologici”, i quadri dell’artista sembrano

indicare anche questo, organismi e materiali della disgregazione si

fondono organicamente in un compostaggio storico che esprime la

capacità di assorbimento di noi che ha la terra e che non ci

spossessa, ma semmai è il viatico più importante per la nostra

rinascita, nel susseguirsi di civiltà imparentate e tutte emerse dal

grembo del pianeta. In un libro sul “dominio dei morti”, Pogue Harrison

evidenzia l’etimo e afferma a questo riguardo che l’umanità è tale

perché è umabile, seppellibile come humus, e come tale altrettanto

fertile. Ed è proprio in questa straordinaria capacità di

autofecondazione che viene dal passato, in questa possibilità di

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Page 8: Daniela Gullotta | La possibilità del futuro

memoria culturale autogenerativa che promana dal profondo

dell’essere, che giace come in uno scrigno il segreto dell’esistenza,

effimera e preziosa dell’umanità, tale da suscitare l’invidia degli

dei immortali per l’insostituibile valore dell’istante creativo, latente

e impellente, che segna e fa di questa esistenza un’opera d’arte.

Riguardo alla formazione musicale di Gullotta, i suoi studi di

pianoforte producono ancora efficacemente echi enarmonici,

riformulati pittoricamente negli alberi genealogici delle sue

archeologie. Due suoni di notazione diversa, ma di identica altezza,

combaciano come un do diesis e un re bemolle e si identificano

nella fattispecie di immagini sfalsate cronologicamente che

evidenziano uno stesso significato, una medesima ontologia.

Un’arena romana che ruota o sembra ruotare in un turbine

di autocancellazione e sparizione, abbandonando tempo

e dimensione, un capannone industriale assemblato in un

parallelepipedo stretto e lungo come una lama prospettica

che penetra nelle viscere della storia manifatturiera, volgono

entrambi all’ipòstasi dell’essenza delle cose, che resta immutata

pur all’interno del proprio divenire, e che combacia e consuona

in un unisono enarmonico, quello del senso stesso del proprio

tramandarsi all’interno del tempo. Un’ipòstasi che nel suo

scomparire e riaffiorare si potrebbe anche tradurre, sotto un’altra

angolazione, come una rivendicazione del suolo che si ripulisce

dai manufatti dell’uomo e se ne purifica, sacralizzando la propria

fertilità di matrice. Su questo tema, che inerisce strettamente alle

fondazioni, un famoso saggio di antropologia culturale di Anita

Seppilli, Sacralità dell’acqua e Sacrilegio dei ponti, evidenzia nelle

culture arcaiche la centralità salvifica dei riti di fondazione che

celebravano l’unione delle basi costruttive immerse o sprofondate,

con i due elementi cosmici dell’acqua e della terra.

Tali sacrifici sin dai primordi delle terramàre garantivano

apotropaicamente contro il ribollire magmatico delle viscere di

fuoco, contro l’avversità sprigionata dalle anime dell’Ade, contro le

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Page 9: Daniela Gullotta | La possibilità del futuro

inondazioni e i maremoti e tutto ciò che poteva manifestare

l’irritazione di Gea per l’ingerenza e la tracotanza dell’uomo.

Erano, dunque, riti fondamentali contro il sacrilegio dello scempio

del suolo che rinasce e risucchia, laddove ciò che vi è infisso viene

inflitto senza emendare la colpa della trasgressione. Una fondazione

è, infatti, una ferita cicatrizzata, è contemporaneamente taglio e

sutura, cesura e continuità nel tessuto e nello spazio del suolo o delle

istituzioni in cui appare, un compromesso temporale tra cellule morte,

in questo caso quelle degradate delle rovine o di ciò che soggiace

all’invecchiamento e deve essere soggetto a manutenzione

sostitutiva, e le cellule nuove dei materiali di questa sostituzione o,

nel caso delle rovine, del terreno che ne prende il posto. Lo sguardo

di Gullotta è una consapevole rinunzia all’indagine del paesaggio

canonico, pur essendosi a dire il vero da tempo diffuso un nuovo

“rovinismo” che sorto dalla tradizione pittorica, scenografica,

incisoria, approda nel ‘900 sulle rive di film come Fuga da New York o

Blade Runner e velocizzato da un corto circuito letteratura-cinema-

fumetto si attiva ai nostri giorni variamente declinato nel lavoro di

fotografi come Fabiano Parisi o di pittori dal gesto vasto e grandioso

come Valery Koshlyakov. Nelle immagini di Parisi ad esempio gli

edifici sono come i corpi degli esseri umani, come i corpi degli esseri

che li costruirono e sfaldandosi, sbriciolandosi, conservano un rigore

complessivo, un’essenzialità asciutta che è quella della vecchiaia, che

parla di tempo, di volontà, di scopi e obiettivi sottoposti all’alea della

sorte, al tarlo dei dubbi e alle contraddizioni, alle ricomposizioni e

agli assestamenti.

Ma soffermandomi sul gusto e sulla pratica fabrile di Daniela Gullotta,

educati in giovinezza dalla magnifica tecnica e dall’alta poetica di

Maurizio Bottarelli, dalla scenografica assolutezza di Anselm Kiefer,

dal genio di Alberto Giacometti, dalle preziosità poetiche di Klimt

e di una Vienna che le è familiare e cara quanto l’Italia, mi piace ora

rammentare la rete leggiadra e preziosa che nei suoi quadri è tessuta

da circoli dorati, lucenti geometrie post-cubiste, grumi colorati e

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Page 10: Daniela Gullotta | La possibilità del futuro

colanti, piccole addizioni da collage in tela sabbiose e bronzee…

grafemi, ornamenti significanti, che danzano al ritmo della pura

pittura in un altrove rispetto al luogo rappresentato, il quale ruina

estenuato, è vero, ma anche grazie ad essi, ricco, e sontuoso.

Esemplare di questa risoluzione e di questa abilità è la Fabbrica o il

Laminatoio dell’ex Falck.

Negli incroci di segni orizzontali albuminosi e sfocati come fosfeni

marini, che talvolta s’incrociano a X, si annidano tagli neocubisti

attraversati da striature laser che richiamano le vedute di città nel

traffico urbano notturno di antiche fotografie. La Fabbrica sembra in

effetti una vera città allagata dall’alba e dai traccianti dei gas di scarico

della notte, con sfere luminose non molto grandi, a volte piccolissime,

che sostengono visivamente i segmenti che segnalano il tetto

e che fuggono verso il pieno giorno rilucente dello sfondo

lontano. In queste immagini la pittrice sfida lo spazio tenendolo in

tensione, trattenendolo senza farlo risucchiare dai suoi fuochi

prospettici, ma lo fa in realtà interrogando il tempo, le sue scansioni

taglienti e ordinate riflettute nei comparti delle catene di

montaggio, dove uso e abbandono diventano più toccanti proprio

perché industriali, recenti ed espressione di una potenza di

produzione collettiva moltiplicata dalle macchine e sovraumana.

Questa artista ci emoziona con la sua pittura in modi paradossali,

perché agogna una risposta razionale e non emotiva al disordine

dell’annullamento e cerca una prospettiva diversa e possibile tra le

mille già visionate ed espletate: forse perché tra l’ideazione e la

razionale selezione operata dal gesto creativo c’è un intervallo di

natura morale e spirituale che le concede quell’ottimismo

propositivo, quella necessità di essere, che si chiama intelligenza.

Eleonora Frattarolo

Grizzana Morandi, Marzo 2013

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Page 11: Daniela Gullotta | La possibilità del futuro

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Daniela Gullotta and the chances for the future.

Architectures are stubborn worlds, with their own enclosing skies,

ceilings and foundations, performing an enclosing action to the

work of wild nature and the time of seasons. There was a time

when men used to sanctify this enclosed space and to believe that

founding a building was an act of faith with a religious and eternal

character. Nowadays that religions have become empty chrysalids

and that the holy and the rite of building are maybe only a memory,

the truth of Heidegger’s dictate remains: inhabiting is the way in

which mortals are on earth.

Daniela Gullotta has always been representing architecture, appa-

rently neglected by those who lived or made it. The painter covers

with powerful meaning, very old organisms immersed in whirling

temporal Maelstrom: cemeterial sanctuaries, old buildings symbol of

western society, plants, sheds with a recent manufacturing history

not even so “proto”, shaped to become shining funnels, dense with

heavy and thinking matter, rich in an almost marine light, the light

of world’s dawn. They are temporally deep, cognitive exterior and

interior images, simply connoting symbolically an articulated and

sensitive paradigm of power of human intelligence, a survey of its

qualities, managed and honored by the deterioration, by the test of

their being “past”. In the middle, the chaos between generating and

unfaithful waters, muddy or drained, dispersing sometimes in a fog

of miasmas and vaporize in dense and volatile atmospheres, filled

with the spell of cancellation, in which the wind of the souls that

lived frees the spaces from the presence of fervour, from emotions

and from the high or silent sounds of the voices. Only projections of

externals, perspective points of lonely interiors, though rich in invisible

hard-working presences, in views manifesting the

immanence of the spirit and the intellectual, manual and highly

imaginative care they had of the world, of their world, the human

beings of other epochs, as ancient Manes, founding heroes, who in

the laconic and wrecked model of what had been, are proudly left

Page 12: Daniela Gullotta | La possibilità del futuro

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with an identification beyond the alterity of death and reveal the

truth of a message and a modus vivendi still fertile and capable of

transmitting. It is maybe because of this mixture of time and matter,

of absence and actions that the representations by Daniela Gullotta are

paradoxically riedifying, they are scenographies of chances of the

future, warnings, as they are dialogue with the past, in the presence

of contraction and dilation together, of closure and abyss, where

the foundations emerge, exposed: they can’t ruin like the walls

emerging out of them and appearing dull, but also available to the

meticulous, engineering, possibilist inquiry. A collapse and a chaos

which are a portrait of us as human species through its more evident

and permanent products, the architectures, which differentiate and

translate the rolling by of the time in a way that even bones and

handiworks can’t. Moreover, in an age like ours, where rubbish and

recycle have not yet given birth to a new, virgin, lively way of living,

based on a chemistry of radical decomposition of the artificial in its

primary elements, in the atoms and the original molecules of the

substances that we are aggregating and manipulating since the

birth of industry and that we can hardly break into pieces, smash

and repropose in moulds for alternatives and “ecological” usages, the

works of the artist seem to indicate this too: organisms and materials

of the disintegration melt organically into an historical composting,

expressing the capability of us which the earth has and that doesn’t

dispossess us. It is, if anything, the more important viaticum for our

rebirth, in the succession of related civilizations all emerged from the

womb of our planet. In a book on the “ dominion of the dead”, Pogue

Harrison underlines the etymon and says that humanity is such,

because it can be buried as humus, and as such is fertile. It is in this

extraordinary capability of self-fecundation deriving from the past, in

this possibility of self-generating cultural memory coming from the

deep of the soul, that lays as a jewel case the secret of the ephemeral

and precious human existence, able to provoke the envy of immortal

gods, because of the irreplaceable value of the creative moment,

Page 13: Daniela Gullotta | La possibilità del futuro

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compelling and latent, which signs and makes of this existence a

work of art. As for Gullotta’s musical education, her piano studies still

effectively produce enharmonic echoes, pictorially reformulated in

the genealogic trees of her archaeologies. Two sounds of different

notation but with the same pitch, correspond like a C- sharp and a

D-flat and identify as chronologically staggered images, which

express the same meaning, the same ontology. A Roman arena

rotating, or apparently rotating, in a turmoil of self-cancellation and

disappearance, abandoning time and dimension, a shed assembled

in a parallelepiped narrow and long as a perspective blade, which

penetrates into the bowels of the manufacturing history, both turn

into the hypostasis of the essence of things, which stay unchanged

within its own becoming, and corresponds and sounds with an

enarmonic unison, that of the sense itself of its own handing on

within the time. An hypòstasis which in its disappearing and

resurfacing could also be translated, from another angle, as a claim

of the soil which cleans itself up from the human handiworks and

gets purified, consecrating its own fertility as a matrix. On this su-

bject, directly inherent to the foundations, a famous essay of cultural

anthropology by Anita Seppilli, Sacralità dell’acqua e Sacrilegio dei ponti,

she underlines in archaic cultures the redeeming centrality of the

foundation rites, celebrating the union of the basis of

constructions immersed or subsided, with the two cosmic elements

of water and earth. Since the origins of the villages in the Bronze

age, these sacrifices would be an apotropaic warrantee against the

magmatic rumbling in the fire bowels, against the adversity of Hades’

souls, against floodings and submarine earthquakes and everything

that could show Gaia’s irritation for the interference and arrogance of

men. These were fundamental rites against the sacrilege of the ruin

of the soil which revives and swallows up, where what is embedded

gets inflicted without amending the sin of transgression. A foundation

is a closed wound, cut and suture, edge and continuity at the same

time in the tissue and space of the soil or the institutions where it

Page 14: Daniela Gullotta | La possibilità del futuro

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appears, a temporal compromise between dead cells (in this case the

ones deteriorated by the ruins or by what is subject to ageing and

need to be kept in substitutive maintenance) and the new cells of the

materials of this replacement, or in this case of the ruins, of the soil

that takes its place. Gullotta’s look is a well aware renounce to study

the canonical landscape, even though since long, a new “ruinism”

has spread out. Born out of the pictorial, scenographic and carving

tradition, it gets ashore in movies like Escape from New York or Blade

Runner; bouncing in a short circuit literature-cinema-comics, it gets

activated in our days, variously declined in the work of

photographers like Fabiano Parisi or painters with a large and

magnificent gesture as Valery Koshlyakov. In Parisi’s images, for

example, the buildings are like the bodies of human beings, the

bodies of the beings which built them, which breaking up, crumbling,

maintain a general rigour, a dry essentiality, typical of the old age,

speaking of time, will, ends, subject to the hazard of fate, to the

gnawing of doubts and to contradictions, recompositions and

adjustments. But, dwelling upon the taste and the practice of Daniela

Gullotta, trained in her youth by the magnificent technique and the

high poetics of Maurizio Bottarelli, from the scenographic

absoluteness of Anselm Kiefer, the poetic preciousness of Klimt and

of a Vienna which is familiar and dear to her like Italy is, I want to

remember the graceful and precious network that in her paintings is

made of golden circles, shining post-cubist geometries, coloured and

melted clots, small additions of sand and cupper… graphemes,

important decorations, dancing to the rythm of pure painting in a

place elsewhere than the place represented, which ruins exhausted, but

also, thanks to them, rich and luxurious. The Fabbrica or the Laminatoio

by ex Falck group is exemplary for this resolution and this ability.

In the intersections of horizontal signs, albuminous and blurred like

marine phosphenes, sometimes x-crossed, neo-cubist cuts hide,

crossed by laser stripes, reminding the views of a town in the night

urban traffic of ancient photos.

Page 15: Daniela Gullotta | La possibilità del futuro

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The Fabbrica really looks like a real city inundated at dawn by the

tracers of the exhaust gases, with not very big (sometimes really

small) light circles, visually sustaining the optical tracers signaling

the ceilings and escaping towards the full bright day of the far

background. In these images, the painter challenges the space

keeping it in tension, without letting it be swallowed up by the

perspective points, and she does that, interrogating the time too,

its cutting and well-ordered splittings, reflected into assembly lines,

where usage and abandonment become more touching because

they are industrial, recent, expression of a power of collective,

wsuperhuman production multiplied by machines. This artist touches

us with her painting in paradoxical ways, because she longs for a

rational and not emotional answer to the confusion of cancellation

and looks for a different perspective, which is possible among the

ones already inspected and fulfilled: maybe because between the

ideation and the rational selection operated by the creative gesture

there is an interval of moral and spiritual nature, which gives her that

optimism of proposing, that necessity of being, called intelligence.

Eleonora Frattarolo

Grizzana Morandi, March 2013

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Page 20: Daniela Gullotta | La possibilità del futuro

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Galleria, particolare (pag.16-17)

Galleria degli Angeli, 2013tecnica mista su legno, cm 130 x 100

Galleria, 2013tecnica mista su legno, cm 90 x 130 (pag.14-15)

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Laminatoio, ex Falck, 2012tecnica mista su legno, cm 260 x 200

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Laminatoio, ex Falck, particolari

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Laminatoio, ex Falck, particolari

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Laminatoio, ex Falck, particolari

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Omec, ex Falck, 2012tecnica mista su legno, cm 140 x 200particolare (pag. 26-27)

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Fabbrica, 2012 tecnica mista su legno, cm 200 x 140

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T5 - ex Falck, 2012 tecnica mista su legno, cm 80 x 200

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Trafilerie - ex Falck, 2012 tecnica mista su legno, cm 140 x 200 (pag.32-33)

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Foro Romano, 2010

tecnica mista su legno, cm 140 x 200

(pag.30-31)

Pantheon, 2010

tecnica mista su legno, cm 200 x 200

36

Foro Romano, 2010

tecnica mista su legno, cm 140 x 200

(pag.30-31)

Pantheon, 2010

tecnica mista su legno, cm 200 x 200

36

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Foro Romano, 2010

tecnica mista su legno, cm 140 x 200

(pag.30-31)

Pantheon, 2010

tecnica mista su legno, cm 200 x 200

36

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Castel Sant’Angelo, 2010 tecnica mista su legno, cm 140 x 200 (pag. 40-41)

38

Castel Sant’Angelo, 2010 tecnica mista su ardesia, cm 40 x 40

Castel Sant’Angelo, 2010

tecnica mista su legno, cm 140 x 200

(pag. 40-41)

38

Castel Sant’Angelo, 2010

tecnica mista su ardesia, cm 40 x 40

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Castel Sant’Angelo, 2010

tecnica mista su legno, cm 140 x 200

(pag. 40-41)

38

Castel Sant’Angelo, 2010

tecnica mista su ardesia, cm 40 x 40

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46

Interior, 2008 tecnica mista su legno, cm 150 x 150

Colosseo, 2010 tecnica mista su legno, cm 200 x 250 (pag. 44-45)

Arco di Settimio Severo, 2010 tecnica mista su legno, cm 140 x 200 (pag. 42.43)

46

Interior, 2008

tecnica mista su legno, cm 150 x 150

Colosseo, 2010

tecnica mista su legno, cm 200 x 250

(pag. 44-45)

Arco di Settimio Severo, 2010

tecnica mista su legno, cm 140 x 200

(pag. 42.43)

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46

Interior, 2008

tecnica mista su legno, cm 150 x 150

Colosseo, 2010

tecnica mista su legno, cm 200 x 250

(pag. 44-45)

Arco di Settimio Severo, 2010

tecnica mista su legno, cm 140 x 200

(pag. 42.43)

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Interior, 2007 tecnica mista su legno, cm 132 x 92

48

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50 51

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Daniela Gullotta è nata a Bologna nel 1974.

Studia pittura all’Accademia di Belle Arti e

contemporaneamente compie gli studi di pianoforte con il

M° L. Mostacci fino al settimo anno (esami conseguiti al

Conservatorio G. B. Martini di Bologna).

Tra il 1996 e il 1998 collabora come assistente nello studio

dell’artista Maurizio Bottarelli.

Si diploma all’Accademia di Belle Arti nel 1998.

Nello stesso anno vince la John Crane Scholarship per il Royal

College of Art di Londra (Borsa di studio per un unico studente

tra tutte le accademie italiane).

Si trasferisce quindi a Londra e studia alla prestigiosa RCA dove

nel 2000 prende il Master of Arts, in questi anni vince diversi

premi tra cui il Daler Rowney prize for drawing.

Dalla fine del 2000 inizia ad esporre in diverse mostre collettive

per importanti gallerie di Londra, Parigi e New York.

Nel 2001 è invitata come Artist in Residence alla Citè

Internationale des Arts di Parigi, dove soggiorna per 3 mesi, nel

2002 inizia anche ad esporre con la storica galleria

Marlborough Fine Art di Londra che nel 2003 organizza la sua

prima mostra personale e con la quale continua ad esporre

regolarmente.

Nel 2007 è invitata come Artist in Residence presso la Monash

University di Melbourne dove soggiorna per 2 mesi.

Dal 2008 inizia anche ad esporre in Germania con la

Galerie Koch.

58

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Eleonora Frattarolo è docente di Storia dell’Arte Contemporanea

e Beni Culturali e Ambientali presso l’Accademia di Belle Arti di

Bologna, dove è anche Responsabile del Gabinetto dei Disegni

e delle Stampe Moderni e Contemporanei. Ha collaborato con

la Soprintendenza ai Beni Storici di Parma e Piacenza fino alle

schede critiche per il Catalogo Generale della Pinacoteca

Nazionale di Parma e alla mostra nel Palazzo della Pilotta

dedicata a Massimo Pulini (Il Museo Sonnambulo, Parma 2000).

Nel 2000 è consulente per il progetto museologico della Galleria

d’Arte Moderna del Palazzo della Dogana in Foggia. Nel 2008

cura con Fabia Farneti la mostra dedicata ad Antonio Basoli

(1774-1848) nella Pinacoteca Nazionale di Bologna.

Nel 2010 progetta e cura il Convegno promosso dall’Accademia

di San Luca in Roma La necessità dell’arte oggi: rappresentare o

presentare?, una riflessione sull’etica, sul mercato, sullo stato

delle cose nell’arte odierna. Studiosa sia di arte moderna che di

contemporanea (su Leonardo Cremonini, 2010 ; sui significati

relativi alla rappresentazione della testa sul piatto di San Giovanni

Battista, 2011), dal 2012 è consulente del Comune di Grizzana

Morandi per la realizzazione delle mostre nei Fienili del Campiaro

e nella casa-studio di Giorgio Morandi (Il Paesaggio Necessario,

Grizzana Morandi, 2012). Su Daniela Gullotta ha già scritto in

Lascia un segno, catalogo della mostra, Pinacoteca Nazionale,

Bologna, 2011.

Con l’ARIETE artecontemporanea ha collaborato in occasione di

Sotto il disegno, Bologna 2008, e Vanni Spazzoli. Magazzino dei

ricordi (testi di E. Frattarolo e C. Spadoni), Bologna 2011.

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DANIELA GULLOTTA Nata a / Born in Bologna, 1974.

Vive e lavora a / Lives and works in Bologna and London.

FORMAZIONE / EDUCATION

1998-2000 MA Fine Art Painting, Royal College of Art, Londra, UK 1993-98 Diploma, Accademia delle Belle Arti di Bologna, IT 1988-92 Diploma, Liceo Artistico Arcangeli di Bologna, IT

MOSTRE PERSONALI / SOLO EXHIBITIONS

2012 ‘Visioni’ San Pietro in Atrio, Como, IT

2011 ‘Views of Rome: a personal tribute to Piranesi’ Marlborough Fine Art, London, UK

2009 ‘Architektonisce Relikte’ Junge Kunst, Wolfsburg, DE

2008 ‘Architectonic Relicts’ Galerie Koch, Hannover, DE

2007 ‘Urban Landscape’ Caulfield Gallery, Melbourne, AUS 2006 ‘Signs of Forgotten Spaces’ Marlborough Fine Art, London, UK

2004 ‘Spaces’ Soho House, London, UK

2003 ‘Interiors’ Marlborough Fine Art, London, UK

MOSTRE COLLETTIVE / GROUP EXHIBITIONS 2012/2013 ‘Altrove-Luogo o Poesia’ Catania Art Gallery,Catania, IT

2011/2012 ‘Lascia un segno’ Pinacoteca Nazionale di Bologna, IT

2008/2009 ‘Gullotta, Outlon, Pilkington’ Galerie Arque, Lisbona, PT

2008 ‘9 artists’ Marlborough Fine Art, Londra, UK

2000 ‘Stranger Geography’ Monash University, Prato, IT

2005 ‘50 Jahre Galerie Koch’Galerie Koch, Hannover, DE

2004 ‘Perpektiven’ Galerie Koch, Hannover, DE ‘Architectonic Views’ A Gallery, Londra, UK 2003 ‘Eloge de l’immobilite et du silence’

Fondation D’Art Contemporain Guerlain, Parigi, FR

60

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2000 ‘Project 10’ Wimbledon Gallery, Londra, UK

‘Prospects’ Essor Gallery, Londra, UK

‘SO 02’ Nunnery Gallery, Londra, UK

‘Painting and Photography’ Art First Gallery, Londra, UK

‘The BOC Emerging Artist Award 2002’ Finalist show,

BOC Windlesham, UK

2001 ‘Still’ Vertigo Gallery, Londra, UK

‘RCA Secret’ Royal College of Art, Londra, UK

‘11 artists from the RCA in London’ Museum of Contemporary Art

in Denmark- Roskilde, DK

‘Contemporary Dialogue’ Marlborough Fine Art, Londra, UK ‘TI group collection’ Sothebys, Olympia-Londra, UK

‘4 Italian Artists’ Paul Morris Gallery, New York, USA

2000 ‘Chase’ Royal College of Art, Londra, UK ‘Painting 2000’ Royal College of Art, Londra, UK

‘Assembly’ Stepney City, Londra, UK

‘CAS Contemporary Art Society Market’ Royal Festival Hall, Londra, UK

‘Between painting and photography’ Exit Art Gallery, New York, USA

‘Urban Paintings’ Albemarle Gallery, Londra, UK

1999 ‘Underground’ ENSBA, Parigi, FR

1998 ‘Mostra giovani artisti’ City Council exhibition room, Bologna, IT

1997 ‘Primaparete’ Galleria S. Fedele, Milano, IT

‘Mostra del premio Maurizio Marchese’ Roma, IT

1996 ‘Arte in Comune, Comune in Arte’ Bologna, IT

ARTE FIERE / ART FAIRS

2004/2012 Art Basel, TEFAF Maastricht, Art Cologne, Masterpiece London, Fine Art

Fair Frankfurt

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RESIDENZE, PREMI, BORSE DI STUDIO RESIDENCIES, PRIZES, GRANTS

2007 Artist in Residence: Monash University studio, Melbourne, AU 2001 Artist in Residence: Paris Studio; Cite’ Internationale des Arts, Paris, FR

Society and Waterstones Artbook Prize, UK

2000 TI Budapest Travel Award, UK

1999 John Crane New York Travel Award, UK

John Crane USA Travel Award, UK

Daler-Rowney Prize for Drawing, UK

1998-2000 John Crane Italy Scholarship, RCA, UK

COLLEZIONI / COLLECTIONS

British Airways, London - Milano

Royal College of Art, London Bank of America, London

Financial Services Authority, London

ABN Amro Bank, Amsterdam

Novart, Basel Monash University- Faculty of Art & Design, Melbourne

Pinacoteca Civica di Como

Gabinetto dei disegni - Accademia delle Belle Arti di Bologna

BIBLIOGRAFIA / BIBLIOGRAPHY

‘Gullotta-Tesori da dipingere’ Corriere di Como,8 marzo 2012 IT

‘Daniela Gullotta riscrive l’architettura industriale’ Il Giornale, 6 marzo 2012 IT

‘Le visioni di Daniela Gullotta’ Corriere di Como, 4 marzo 2012 IT

‘Daniela Gullotta-L’Artista che cerca la via di casa’ Manuela Valentini, Il Resto del

Carlino, 29 febbraio 2012 IT

‘Lascia un segno’ E. Frattarolo, Cat. 2011 IT

‘Gullotta-Una pittrice bolognese alla conquista di Londra’ Nicoletta Barbieri Mengoli,

Il Resto del Carlino, 26 luglio 2011, Bologna IT

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Page 65: Daniela Gullotta | La possibilità del futuro

‘Daniela Gullotta a Londra’ L’informazione-Il Domani. 24 luglio 2011 p.22, Bologna IT

‘Paintings that breathe’ V.Coen,‘Spiritual Solace’ Andrew Lambirth, The Spectator,

16 July 2011, cat,London UK

‘Junge Kunst zeigt Daniela Gullotta’ Wolfsburger Allgemeine, 12 June 2009 DE

‘Austellung: Kunstlerin zeigt ruinen in Wolfsburg’ Wolfsburger Zeitung, 20 April 2009 DE

‘Relikte’ Hannover Kurier 17 June 2009 DE

‘Daniela Gullotta’ Indigo Magazine, April 2009 DE

‘Dustere Relikte bei Junge Kunst’ Wolfsburger Allgemeine, 17 April 2009 DE

‘Verlassene Fabriken, Verfallende Kirchen’ Hannover Zeitung, 17 April 2009 DE

‘Zeigen, was bleibt wenn der mensch geht’ Wolfsburger Kurier, 25 April 2009 DE

‘Gullotta, Outlon, Pilkington’ Daniela Catulo, Cat. Arque Chiado Galerie, Lisbon, 2008 PT

‘Architectonic relicts’ Caroline Kading, Cat. Galerie Koch, Hannover, 2008 DE

‘Finding new Structures’ Andrew Lambirth, Cat. Marlborough Fine Art, London, 2006, UK

‘Artists in Britain since 1945’ David Buckman, Art Book, London, 2006 UK

‘Signs of forgotten spaces’ Andrew Lambirth, The Spectator, 20 May 2006, London UK

’50 Jahre’ Detlev Rosenbach, Cat. Galerie Koch, Hannover, 2005, DE

‘Il silenzio della citta’’ Gabriele Magnani, AD-Architectural Digest-p36 N.268

Settembre 2003 IT

‘Eloge de l’immobilite et du silence’ Roy Exley, Cat. Fondation d’ Art Contemporain

Guerlain, Paris, 2003 FR

‘Interiors’ Tom Morton, Cat. Marlborough Fine Art, London, 2003 UK

‘Contemporary Dialogue’ Jim Healy, What’s On, 18 July 2001, London UK

‘11 Artists from the RCA in London’ Mette Marcus & Morten Sondergaard,

Cat. Museum of Contemporary Art in Denmark, Roskilde, 2001 DK

‘Still’ Evening Standard, p.49, 19 April 2001, London UK

‘TI Group Collection’ Cat. Sotheby’s, London, 2001 UK

‘Assembly’ Roger Black, Cat. London, 2000 UK

‘Art Collections’ Paul Huxley, Cat. London, 1998 UK

‘Primaparete’ Marina De Stasio, Cat. Galleria San Fedele, Milan, 1997 IT

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DANIELA