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Verso l'infinito e oltre David Foster Wallace e la Matematica di Roberto Natalini Per cominciare è necessario chiarire un punto fondamentale. Nonostante un notevole interesse dei critici e dei lettori, e nonostante una certa mitologia sviluppata dall'autore stesso 1 , secondo me il rapporto tra Wallace e la matematica è stato un qualcosa di non-centrale nel complesso della sua opera: non è per questo che leggiamo Wallace. Però questa cosa-non-centrale ha l'aria di essere anche qualche cosa di inevitabile e speriamo di interessante, e di questo vorrei parlarvi, cercando di descrivere da un lato come la matematica sia evocata negli scritti di Wallace e dall'altro, in quello che si potrebbe chiamare un gioco di rifrazioni, che cosa viene fuori quando ciò che ha scritto viene letto da un matematico. 1) Dove si spiega di chi stiamo parlando David Wallace (Foster era il cognome da ragazza della madre e verrà aggiunto per ragioni editoriali in seguito) è nato a Ithaca, nello Stato di New York, il 21 febbraio 1962, ma è cresciuto nell’Illinois. Si è laureato nel 1985 in letteratura inglese e in filosofia, con una specializzazione in logica modale e matematica presso l'Amherst College, e nel 1987 ha ottenuto un Master of Fine Arts in scrittura creativa alla University of Arizona. Ha insegnato alla Illinois State University per gran parte degli anni novanta e nell'autunno del 2002 è diventato professore di scrittura creativa e letteratura inglese al Pomona College, in California. Il suo primo romanzo, che sviluppa la sua tesi di laurea, è “La scopa del sistema” ed esce nel 1987, quando Wallace aveva 25 anni. Nel 1989 pubblica la raccolta di racconti “La ragazza con i capelli strani”. Il secondo romanzo, Infinite Jest, esce nel 1996 e Wallace diviene in poco tempo un autore di culto internazionale. La rivista Time lo include nella lista pubblicata nel 2006 dei 100 migliori romanzi di lingua inglese dal 1923 al 2006. Scriverà poi due raccolte di racconti, e due raccolte di saggi, e un saggio sulla matematica di cui parleremo in seguito. Il 12 settembre 2008 Wallace si impicca nel patio di casa sua a Claremont, in California. Da anni 1 “Quando lasciai il mio distretto squadrato in mezzo alla campagna dell'Illinois per andare a frequentare l'università dove si era laureato mio padre fra i vivaci rilievi delle Berkshires nel Massachusetts occidentale, sviluppai un'improvvisa fissazione per la matematica” (Tennis, Trigonometria, Tornado, p. 5). A Wallace sarebbe piaciuto passare per un geniaccio della matematica, ma, fortunatamente per noi, era “solo” uno dei più grandi scrittori della sua generazione.

David Foster Wallace e La Matematica

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Un saggio per comprendere meglio la visione del mondo del grande autore americano

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  • Verso l'infinito e oltre David Foster Wallace e la Matematica di Roberto Natalini

    Per cominciare necessario chiarire un punto fondamentale. Nonostante un notevole interesse dei critici e dei lettori, e nonostante una certa mitologia sviluppata dall'autore stesso1, secondo me il rapporto tra Wallace e la matematica stato un qualcosa di non-centrale nel complesso della sua opera: non per questo che leggiamo Wallace. Per questa cosa-non-centrale ha l'aria di essere anche qualche cosa di inevitabile e speriamo di interessante, e di questo vorrei parlarvi, cercando di descrivere da un lato come la matematica sia evocata negli scritti di Wallace e dall'altro, in quello che si potrebbe chiamare un gioco di rifrazioni, che cosa viene fuori quando ci che ha scritto viene letto da un matematico.

    1) Dove si spiega di chi stiamo parlando

    David Wallace (Foster era il cognome da ragazza della madre e verr aggiunto per ragioni editoriali in seguito) nato a Ithaca, nello Stato di New York, il 21 febbraio 1962, ma cresciuto nellIllinois. Si laureato nel 1985 in letteratura inglese e in filosofia, con una specializzazione in logica modale e matematica presso l'Amherst College, e nel 1987 ha ottenuto un Master of Fine Arts in scrittura creativa alla University of Arizona. Ha insegnato alla Illinois State University per gran parte degli anni novanta e nell'autunno del 2002 diventato professore di scrittura creativa e letteratura inglese al Pomona College, in California. Il suo primo romanzo, che sviluppa la sua tesi di laurea, La scopa del sistema ed esce nel 1987, quando Wallace aveva 25 anni. Nel 1989

    pubblica la raccolta di racconti La ragazza con i capelli strani. Il secondo romanzo, Infinite Jest, esce nel 1996 e Wallace diviene in poco tempo un autore di culto internazionale. La rivista Time lo include nella lista pubblicata nel 2006 dei 100 migliori romanzi di lingua inglese dal 1923 al 2006. Scriver poi due raccolte di racconti, e due raccolte di saggi, e un saggio sulla matematica di cui parleremo in seguito. Il 12 settembre 2008 Wallace si impicca nel patio di casa sua a Claremont, in California. Da anni

    1 Quando lasciai il mio distretto squadrato in mezzo alla campagna dell'Illinois per andare a frequentare l'universit

    dove si era laureato mio padre fra i vivaci rilievi delle Berkshires nel Massachusetts occidentale, sviluppai un'improvvisa fissazione per la matematica (Tennis, Trigonometria, Tornado, p. 5). A Wallace sarebbe piaciuto passare per un geniaccio della matematica, ma, fortunatamente per noi, era solo uno dei pi grandi scrittori della sua generazione.

  • soffriva di depressione ed era in cura farmacologica. Era in un momento di grande tranquillit emotiva, si era sposato nel 2004, lavorava al suo terzo romanzo (The pale king), l'insegnamento andava bene. Forse aveva deciso di provare una terapia pi leggera, ma purtroppo si accorse che non non funzionava. Ed difficile, ma tuttavia importante, cercare di guardare alla sua opera senza lasciarci troppo influenzare dalla sua fine.

    2) La Matematica sexy: il punto di vista di un alieno.

    Lanno scorso, la sorella di David Wallace, Amy, ha rilasciato una commossa intervista radiofonica ricordando il fratello2. Cercando di descriverlo a chi non lo abbia mai incontrato, ha suggerito di pensare a qualcuno appena sbarcato da un altro pianeta. Qualcuno con uno sguardo pieno di curiosit, ma abbastanza diverso dal nostro. Volevo allora per prima cosa cercare di capire come questo sguardo alieno abbia interagito con l'idea di matematica, e a questo proposito a me sembra che ci sia una parola che colpisce particolarmente. Nel 2003, Wallace pubblic un saggio di 344 pp. sul concetto di infinito in Cantor dal titolo Everything&More (trad. Italiana: Tutto e di pi, da qui in poi E&M). Una cosa insolita per uno scrittore di romanzi, forse meno sorprendente considerando i suoi numerosi saggi, spesso condotti con uno stile tecnico-scientifico, e la sua laurea in filosofia con la tesi sulla logica modale. Per tornare alla parola notevole, in E&M, per riferirsi alle notazioni e alle tecniche matematiche, Wallace usa spesso la parola sexy. Per esempio, gi nelle prime pagine, dopo aver riportato un brano pieno di termini tecnici sull'importanza dell'opera di Cantor, da un libro di storia della matematica, commenta the sexy math terms dont matter for now (i termini matematici sexy non sono importanti per ora). Parlando del paradosso di Zenone dice: Spiegato in modo un po' pi sexy, il paradosso consiste nel dire che un pedone non si pu muovere dal punto A al punto B senza attraversare tutti i successivi sottointervalli di AB. In molti sono rimasti sorpresi dall'uso ripetuto di questo termine per parlare di matematica3, un termine altrimenti non comune negli scritti di Wallace (e in generale nella letteratura matematica....). La mia impressione che con il termine sexy, Wallace volesse significare quello che in italiano(/romano) tradurrei con fico e che in ogni lingua o dialetto trova un suo degno equivalente (per esempio in inglese pensavo fosse cool). Insomma, e questo lo sguardo alieno di cui voglio parlarvi, per Wallace la matematica era una vera ficata4 e non vedeva l'ora di farlo sapere a tutti. Gli piaceva sfoggiare una (a tratti alquanto approssimativa) erudizione in questo campo, parlare di infiniti cantoriani, dell'analisi di Fourier e post-Fourier (sic!), di cicloidi e cardioidi, di dilungarsi in descrizioni tecniche piene di nomi esotici ed esoterici, a volte improbabili. Per esempio nel saggio Tennis, Trigonometria e Tornado (1990), scriveva: Il tennis agonistico, come il biliardo professionistico, richiede una mente geometrica, l'abilit di calcolare non soltanto le vostre angolazioni ma anche le

    2 L'intervista, con altri materiali sonori inediti, si trova qui: http://www.wpr.org/book/davidfosterwallace/

    3 E tra i matematici, alcuni sono rimasti delusi che questo non segnalasse un drastico cambiamento sociologico nel

    loro mondo... 4 Che al di sopra degli Appennini sospetto si dica figata.

  • angolazioni di risposta alle vostre angolazioni. Poich la crescita delle possibilit di risposta quadratica, siete costretti a pensare in anticipo a un numero n di colpi, dove n una funzione iperbolica limitata dal senh della bravura dell'avversario e dal cosh del numero di colpi scambiati fino a quel momento (approssimativamente). Io lo sapevo fare. Se vi siete persi, se vi sembra che sia troppo difficile, se non sapete cosa sia una funzione iperbolica, allora Wallace ha raggiunto il suo scopo, che in questo brano consisteva nel decontestualizzare il Tennis e renderlo un'attivit intellettuale completamente astratta, per poterlo poi guardare da un punto di vista diverso5. Lo scopo era per anche quello di stupirvi e impressionarvi con l'ultima affermazione, piena di orgoglio un po' sbruffonesco: Io lo sapevo fare. E qui c' gi una differenza tra il lettore medio e chi sa qualche cosa di matematica e capisce che la parola iperbolico nella frase riferita alla frase stessa, nel senso di grande esagerazione retorica, che strettamente parlando non vuol dire nulla, e che i termini matematici sono l solo perch sono, appunto, sexy. Se a Wallace la matematica piaceva sul livello fico, di semplice esibizione di una complessit linguistico-scientifica, interessava anche, e pi profondamente, come linguaggio capace di elaborare e trasmettere idee belle e difficili, qualche cosa di solidamente vero, qualche cosa di utile a capire la realt e il complesso mondo tecnologico che ci circonda: Coloro che hanno avuto il previlegio (o l'obbligo) di studiarla, capiscono che la pratica della matematica superiore , in effetti, un'arte e che dipende non meno di altre arti da ispirazione, coraggio, lavoro duro, etc..., ma con la caratteristica supplementare che le "verit" che l'arte della matematica prova a esprimere sono deduttive, necessarie, sono verit a priori6. E pensava anche che i matematici fossero persone con una particolare potenza di fuoco, capaci di usarla e di farsi strada grazie a questa particolare capacit. Per esempio, nel suo romanzo principale Infinite Jest (d'ora in poi IJ) vi sono alcuni personaggi con particolari doti matematiche, tra cui James Incandenza (a.k.a Lui-in-persona) e Pemulis7, che usano per andare avanti nella vita la loro abilit matematica. Ascoltiamo per esempio quest'ultimo, amico del protagonista Hal, incoraggiare un giovane compagno (tennista) in preda a una crisi di panico: Todd, devi avere fiducia nella matematica. (). Ti puoi ritirare e riordinare le idee con la matematica, la cui verit una verit deduttiva. Indipendente dai sensi o dalle emozioni. Il sillogismo. (). La strisciante inevitabilit. Caio mortale. La matematica non mortale. quello che : ascolta: vera. (IJ, n. 322, p.1273). Lo stesso Pemulis si produce poche pagine prima in una definizione, forse un po' fantasiosa, ma fica, di derivata: Derivatives're just trig with some imagination. (Le derivate sono solo trigonometria con un po' di immaginazione) (IJ, n. 321, p.1264), sbagliando poi clamorosamente la

    5 Punto di vista che verr approfondito in IJ: ...il vero tennis non era pi riducibile a fattori delimitati o curve di

    probabilit di quanto lo fossero gli scacchi o il tennis, I due giochi di cui un ibrido., IJ, p.97.. 6 David F. Wallace, Rhetoric and the Math Melodrama, Science 22 December 2000: Vol. 290. no. 5500, pp. 2263

    2267. 7 M.M. Pemulis ha il quoziente intellettivo pi alto di qualunque ragazzo in riserva accademica per scarso profitto

    nella storia dell'ETA. () ha davvero un'impazienza congenita da genialoide tecnoscientifico per la nebulosit referenziale e l'ineleganza dei sistemi verbali. () Il vero e inestinguibile talento di Pemulis sta nella matematica e nelle scienze pure. IJ, p.183.

  • derivata di xn (sic!)8. Non so se avete mai avuto un compagno di classe bravo in matematica, un po' arruffone, ma pieno di buona volont e sincero entusiasmo, che cercava di spiegarvi il perch la matematica fosse facilissima, che erano tutte cavolate e che non ci voleva nulla ad impararla. Ecco, questo un ruolo che piaceva tantissimo a Wallace, il ruolo di Pemulis, una specie di Lucignolo geniale, e come lui molto sfortunato, e anche un po' il ruolo di Wallace stesso, come vedremo, in E&M.

    3) L'astrazione, l'infinito e la comunicazione.

    Nel 2003, in E&M, Wallace prova ad affrontare in modo sistematico il concetto di infinito. Secondo lui, questo doveva essere un esercizio di scrittura tecnica, non un saggio vero e proprio, piuttosto un tentativo di prendere un soggetto difficile e abbastanza esoterico, e renderlo chiaro e piacevole da leggere al lettore medio. Un tentativo di narrare un argomento ostico. E questo Wallace lo fa a modo suo. Abbiamo detto dello stile Pemulis, della matematica sexy. Potete immaginare che vi saranno tantissime note e centinaia di acronimi e un po' di confusione. Che qualche cosa verr sacrificato alla narrabilit. Per forse, prima di parlare dell'infinito, vorrei dirvi cosa penso di questo tentativo. Se i matematici professionisti per lo pi si sono accaniti a sottolinearne i difetti, le imprecisioni, la scarsa capacit di rendere in modo efficace le motivazioni profonde che portarono Cantor a introdurre i numeri transfiniti, in fondo non meraviglia, il libro non era per loro. Per ho paura che i non matematici, anche i wallaciani pi accaniti, semplicemente non siano mai arrivati in fondo a un testo che in realt in alcune parti molto difficile, proprio per l'amore del dettaglio, e anche a tratti non proprio chiaro (eh, l'effetto Pemulis...). Per io9 me lo sono letto due volte, e mi sono divertito e lo trovo un tentativo interessante di provare a scrivere di matematica in modo non banale. Pochi anni prima Wallace aveva recensito per Science10 due romanzi a sfondo matematico, uno anche famoso in Italia Zio Petros e la congettura di Goldbach. Al di l della critica dal punto di vista letterario, per la scarsa qualit narrativa dei testi e la loro povert linguistica, Wallace era molto negativo proprio rispetto al modo che questi due romanzi avevano di raccontare la matematica. Evitando di definire il proprio pubblico, e rinunciando a scontrarsi seriamente con la difficolt tecnica della materia, con l'oggetto stesso della matematica, questi romanzi, che secondo lui appartengono a un nuovo genere potenziale, il melodramma matematico, finiscono infatti per proporre entrambi un eroe incompreso che fa qualche cosa che non si capisce, e di cui raccontano in dettaglio, ma in modo sciatto e convenzionale, le peripezie psicologiche. Sotto questa luce, la storia di Cantor sarebbe stata la storia della sua depressione bipolare, dei suoi ricoveri, delle sue lotte contro i matematici del tempo. Wallace sceglie una direzione diversa, cercando di far capire, almeno in prima approssimazione, i problemi matematici affrontati da Cantor e dai suoi predecessori. E cercando di rendere tutto questo non noioso. Wallace trovava molto triste che le persone senza una specifica educazione matematica non possano di solito gustare la bellezza artistica della matematica superiore, in cui le formule e i calcoli non contano pi, ma entra in gioco quello che, diceva chiamiamo 'genio', ossia quella miscela particolare di ragione e creativit estatica che caratterizza ci che c' di meglio nella mente umana. Purtroppo la matematica che si impara a scuola raramente ci fa capire queste cose, e alla fine non sapere nemmeno di non sapere la parte pi insidiosa di molti corsi di matematica. Wallace questa cosa la faceva

    8 Non saprei per dire se l'errore di Pemulis o di chi trascrive le sue indicazioni (o di Wallace). Le opinioni divergono.

    C scritto Funzione x, esponente n, la derivata sar nx+xn-1. Va bene, sbagliata. Ma potrebbe leggersi n per x con x alla n-1, ed essere solo la rascrizione di Hal ad essere difettosa. Spesso ci si perde nei meandri dei tanti punti di vista proposti da Wallace, alcuni dei quali creati solo dalla nostra immaginazione.

    9 Wallaciano e matematico, forse l'unico pubblico possibile...

    10 Math Melodrama, Ibidem.

  • invece capire benissimo. Comunque, anche se con qualche riserva, almeno la prima met di E&M decisamente molto divertente e interessante. Wallace comincia parlando della pazzia dei matematici11 e citando Chesterton, dice: I poeti non diventano matti, i matematici invece s. Il pericolo nella logica, non nell'immaginazione. Senza entrare nel merito della sanit mentale dei matematici, spesso soltanto un clich cinematografico, interessante osservare che secondo Wallace, Chesterton si sbagliava almeno su una cosa. Secondo lui, non infatti la logica che fa diventare matti, ma l'astrazione, qui intesa come qualche cosa di separato dal supporto materiale, dalla pratica o da particolari esempi. E la linea di demarcazione tra l'astratto e il concreto quella che separa 5 arance dal numero 5, la pratica matematica dalla Matematica vera e propria (dai greci in poi). Pensate alle equazioni in cui le lettere sostituiscono i numeri, che permettono di stabilire verit immutabili che trascendono il caso particolare, e non, come dice Pemulis, a meno che un agente immobiliare di Boardman, Minnesota, con i suoi mocassini Banfi da 400$ non cambi idea (IJ, n.324, p. 1274). Ed da questa astrazione che nasce il potere della matematica di generare una conoscenza solida e profonda. Di potersi applicare, con le stesse idee, in campi radicalmente diversi. Da qui nascono per anche problemi, che Wallace chiama mal di testa, tipici dei logici e dei matematici. Perch astrazione vuol dire paradossi. Quando i sostantivi non sono pi uomo, scrivania, penna, David, ma diventano astratti, le cose si complicano. Cominciamo a chiederci, come Alice nel Paese delle Meraviglie Cosa vedi per strada?, Niente, Che vista eccezionale! E com' fatto il niente?. Wallace immagina di stare a letto la mattina e chiedersi, prima di alzarsi, se la materia del pavimento non abbia qualche difetto, magari a livello molecolare, che lo faccia improvvisamente sprofondare. Non che sia assolutamente impossibile, ma insomma si comincia a seguire questa linea di pensiero, e per la stessa ragione ci si potrebbe chiedere se domani il sole sorger. E attraverso il pensiero astratto, ci si porranno dei problemi sul perch si accettino certe regole. E non vi sarete ancora mossi dal letto. questo modo di pensiero astratto che genera i paradossi nella filosofia e nella matematica moderna. Wallace introduce tutto questo per dire che non c' niente di pi astratto dell'infinito. La nostra esperienza ci mostra proprio il contrario, che le cose finiscono, che tutto ha un limite. E solo astraendo, per opposizione, riusciamo a definire e usare il concetto di infinito. Prendiamo per esempio i paradossi di Zenone, la prima fonte di tutte le riflessioni sull'infinito. Voglio attraversare una strada, ma per arrivare dall'altra parte devo prima arrivare a met tragitto, e prima ancora a un quarto e prima alla met della met della met, etc... Ossia deve attraversare un numero infinito di punti. La nostra esperienza ci dice che possiamo attraversare una strada, ma la logica di Zenone sembra negarlo, facendo ribollire un infinito dove prima tutto era tranquillo. Astrae, utilizzando concetti poco chiari come 'essere' e 'muoversi', e rimane sostanzialmente senza risposta per secoli, nonostante i vari argomenti usati contro di lui, da Platone e Aristotele in poi. solo la matematica del XIX secolo che con Weierstrasse risolve questo paradosso, creando un quadro concettuale (la definizione rigorosa di limite, i criteri di convergenza delle serie), capace di gestire e spiegare le apparenti contraddizioni. Wallace ammirato da questa costruzione che descrive in dettaglio. Trova incredibile che vi sia un linguaggio corretto per parlare di queste cose. Che sia possibile "considerare" questi infiniti punti e movimenti in modo finito: La confusione centrale della Dicotomia [nel paradosso di Zenone] ora eliminata: muoversi dal punto A al punto B non richiede un numero infinito di mosse, ma piuttosto una singola mossa di lunghezza [B-A], che pu essere approssimata da una serie convergente, E&M, p. 195. Infinito e comunicazione. Wallace aveva l'abitudine di saturare il lettore con tantissime informazioni,

    11 Il Matematico Mentalmente Instabile sembra oggi in un certo senso essere ci che il Cavaliere Errante, il Santo

    Mortificantesi, l'Artista Tormentato, e lo Scienziato Pazzo sono stati durante altre epoche: una sorta di Prometeo, colui che va in luoghi proibiti e ritorna con doni che tutti noi potremo usare, ma per i quali lui sar l'unico a pagare. Questo probabilmente un po' esagerato, almeno in molti casi: ma Cantor corrisponde allo stampo meglio di tanti altri. E&M, p.6.

  • ma nonostante questo sentiva di non riuscire a dire tutto quello che avrebbe voluto. Riempiva i suoi testi di dettagli e digressioni e note. Usava le abbreviazioni, gli acronimi, le liste e tanti altri artifici. Ma allora, come descrivere un pensiero a parole? Come riuscire a creare una mappa dei propri pensieri nel cervello di un altro? Certo, un libro una mappa di un qualche cosa che esiste di per s (una parte della mente/mappa dell'autore), ma a Wallace questo non bastava, aveva bisogno di comprimere ancora di pi l'informazione. E guardava quindi alla matematica, una disciplina che per parte sua specializzata nelle mappe, nella compressione dell'informazione, nelle rappresentazioni. La matematica sa sintetizzare parti della realt. Sa comprimerle in scatole in cui non si perde la loro complessit, perch in ogni momento possiamo ritirarle fuori. Ma, attenzione, la matematica non interessava a Wallace come tecnica, ma piuttosto come direzione, come mito, come metafora utilizzabile narrativamente. In una celebre intervista del 1993 con Larry McCaffery, Wallace usa per esempio la metafora matematica per spiegare che la letteratura non deve essere gratuitamente scioccante (parla della violenza di B. E. Ellis in American Psycho), ma deve sempre partire da motivazioni profonde. "L'invenzione del calcolo fu uno shock perch per molto tempo si era semplicemente creduto che non si potesse dividere per zero. Allora un qualche genio titanico arriv e disse, "Vabb, forse non si pu dividere per zero, ma cosa succederebbe se si "potesse"? Avviciniamoci il pi possibile a farlo e vediamo che succede." (...) Se invece Leibniz e Newton avessero voluto dividere per zero solo per far vedere ad un pubblico basito come erano fichi e ribelli, allora non sarebbe successo nulla, perch questo tipo di motivazioni non danno risultati." La comunicazione era per sempre al centro della sua riflessione, forse perch nel suo mondo non funzionava poi cos tanto bene e di questo voleva occuparsi. Nel racconto Caro Vecchio Neon, scritto lo stesso anno di E&M, Wallace immagina di far parlare un tizio che si sta suicidando, o forse si gi suicidato12, e che ci racconta come sia la comunicazione vera dopo la morte: Tutte le parole sono ancora l, ma non pi un problema di quale viene prima. O potresti dire che non c' pi la serie delle parole, ma piuttosto qualche cosa come un limite verso cui la serie converge. (). La cosa che viene fuori che il simbolismo logico sarebbe veramente il modo migliore di esprimerlo, poich la logica del tutto astratta e al di fuori di quello che pensiamo come il tempo. la cosa pi vicina a come realmente. (CVN, p. 199-200). La matematica indica per Wallace la possibilit di una comunicazione immediata. Come con l'infinito, con il paradosso di Zenone, ridotto a esercizio di calcolo elementare, si tratterebbe allora solo di trovare i concetti giusti per mappare i nostri pensieri in modo nuovo. Comprimerli per renderli immediatamente percepibili. Purtroppo nella vita reale e anche narrativamente non si capisce come si possa fare. Wallace pu solo indicarci questa direzione, producendo nel frattempo degli scritti eccezionali, che ancora ci parlano: la comunicazione forse non immediata, e nemmeno sintetica, ma non per questo impossibile13.

    4) Intermezzo: di cosa parla Infinite Jest. IJ NON un romanzo facile, e la lunghezza (1079 pagine in Inglese, 1281 in italiano) solo un elemento secondario. Richiede attenzione e partecipazione, anche solo per non perdersi tra le note e i tempi e i personaggi. Un p come la Divina Commedia o l'Odissea. Inoltre qualcuno (forse Eggers?) ha scritto che mentre la maggior parte della narrativa contemporanea pu essere smontata e capita, IJ

    12 Lo so, a questo punto verrebbe da fare qualche osservazione, ma credo siano proprio riduttive e fuori luogo.

    13 In realt Wallace riuscito a stimolare una profonda e duratura onda comunicativa. Una grande comunit virtuale

    si riunita in questi anni intorno ai suoi scritti, leggendoli e interprentandoli infinitamente. Un effetto difficilmente prevedibile e pianificabile che mi verrebbe da chiamare extra-lineare (IJ, p.97).

  • un'astronave aliena che si lascia guardare e gustare, ma non si riesce bene a capire da dove sia venuta. Da un lato c' il piacere di lasciarsi andare a una narrazione che di per s non ostica, non ci sono giochi di parole intraducibili e poco divertenti o stranezze poetiche, ma a volte effettivamente non si sa bene, almeno all'inizio della prima lettura, dove ci stia portando. Ci travolge nella sua fluvialit, ma ci delude continuamente nelle nostre aspettative di continuit narrativa. Dall'altra, leggendo pi lentamente, o meglio una seconda volta, ci si accorge di una struttura narrativa in realt molto compatta e ben motivata, in cui ogni frase ne richiama un'altra, sia a scale piccole (all'interno del capitolo) che sulla scala pi vasta del racconto. Un p come se "La vie, mode d'emploi" di Perec fosse stata rimescolata ulteriormente, ma con criterio, togliendo poi lindicazione che tutto si svolge nello stesso palazzo. Faccio ora qualche considerazione generale, senza pretesa di completezza.

    a) la struttura. In realt la struttura del romanzo complicata, oltre che dalle omissioni deliberatamente operate da Wallace, da due ragioni principali. La prima il rimescolamento temporale operato, amplificato dal fatto che almeno all'inizio non sappiamo bene dove collocare gli che sono stati sponsorizzati. La lista viene messa a p. 266, ma utile tenerla presente (tra parentesi l'anno vero, che utile per i riferimenti non sponsorizzati), eccola: (2002) Anno del Whopper (2003) Anno dei Cerotti Medicati Tucks (2004) Anno della Saponetta (in realt Barretta, si tratta di gelato, errore di traduzione) Dove in Formato Prova (2005) Anno del Pollo Perdue Wonderchicken (2006) Anno della Lavastoviglie Silenzionsa Maytag (2007) Anno dell'Upgrade per Motherboard-Per-Cartuccia-Visore-A-Risoluzione-Mimetica-Facile-Da-Installare Per Sistemi TP Infernatron/InterLace Per Casa, Ufficio, O Mobile Yushityu 2007 (sic) (2008) Anno dei Prodotti Caseari dal Cuore dell'America (2009) Anno del Pannolone per Adulti Depend (2010) Anno di Glad

    La seconda ragione che abbiamo un sacco di filoni che all'inizio sembrano non interagire, ma in realt, sotto traccia, sono strettamente legati tra loro, sia a livello narrativo, ma ancora di pi a livello tematico, con risonanze e contrapposizioni significative. Per, almeno a livello macroscopico, utile sapere che i filoni importanti sono tre: i) l'E.T.A. (la scuola di Tennis) e la famiglia Incandenza: una specie di scuola utopica di stampo Oxfordiano, fondata dal padre di Hal, dominata dalla geometria, in cui i ragazzi vengono allevati a perdere la coscienza di s, perch solo diventando macchine potranno diventare dei campioni sportivi; ii) la casa di recupero Ennet House e i suoi ricoverati, dove si cerca di capire il proprio problema di dipendenza, stando insieme con altri che lo condividono. E il punto d'incontro di tutti i personaggi "dipendenti" che vengono introdotti nella prima parte. iii) il complotto separatista quebechiano e la situazione politica onanita (sic!). Dopo la grande riconfigurazione, i tre stati nordamericani si sono uniti in una confederazione ONAN, cedendo al

  • Canada una vasta regione alle spalle di Boston, la grande concavit, in cui vengono scaricate tutte le scorie tossiche. I separatisti, divisi in un certo numero di organizzazioni pi o meno terroristiche, stanno combattendo lo stato onanita. Nella nota 110 si dibatte delle ragioni per cui i separatisti stiano lottando contro l'ONAN. La storia si srotola intorno a una cartuccia contente un film, dal titolo Infinite Jest, girato dal regista James O. Incandenza, e cos divertente che chi la guarda non pu smettere di guardala e muore, non potendo staccarsi dalla visione. Nessuno sa se sia vero e dove sia questa cartuccia dopo la morte di Incandenza, e i terroristi separatisti voglio ritrovarla per immetterla nel circuito Interlace e cos eliminare tutta la popolazione nord-americana. Ci sono travasi da un filone all'altro (e proprio questi travasi vanno seguiti attentamente). Il ritmo di passaggio da una scena all'altra all'inizio frenetico (come anche i passaggi temporali), per poi assestarsi intorno agli accadimenti del novembre APAD (il nostro 2009).

    b) Lo stile DFW parla con voce molto diversa nelle varie sezioni, e i suoi punti di vista sono molteplici. A volte anche difficile capire se chi narra il narratore onnisciente o ci sono pi narratori. Poche sono le voci in prima persona (Hal, Clenette, il Vostro). Non sempre il narratore risulta affidabile, e alcune inesattezze vengono precisate nelle note (le stesse note sembrano scritte da persone diverse). Inoltre c' una costante alternanza tra narrazione distaccata, umorismo sfrenato, stralci profondamente poetici e immagini pure e semplici. Le descrizioni sono per sempre precise e minuziose, nulla lasciata alla vaghezza. Se c' qualche cosa da spiegare (il funzionamento di un meccanismo, come organizzata una certa attivit, i gesti o le espressioni di una persona) viene sempre fatto fino in fondo e con i termini appropriati (o apparentemente appropriati, cfr.: per esempio la nota 123 sull'uso (fittizio) del teorema del Valor medio nei calcoli relativi all'Eschaton).

    Se dovessi dire dove ho cominciato a pensare che il romanzo fosse una cosa geniale, forse nella nota 24, filmografia di James O. Incandenza. Nello stile tipico dei dizionari del cinema, DFW esibisce una serie di invenzioni straordinarie, che a una prima lettura sembrano solo divertenti (da leggere con attenzione e poi da rileggere), ma poi, a mano a mano che procediamo nella lettura, si rivelano in realt come una specie di riflesso speculare della narrazione, molte situazioni del romanzo essendo quasi ripetizioni delle trame dei film. Non ultimo il fatto stesso che il romanzo stesso si chiama come uno dei film, che poi risulter centrale: un divertimento che d dipendenza, e da cui in definitiva non ci si riesce pi a staccare (come in pratica risulta essere anche il romanzo stesso).

    c) I temi Il tema principale, secondo Wallace, la tristezza della vita americana di fine secolo. Certo, uno dei temi centrali la dipendenza, qualunque essa sia, da qualunque cosa che non ci appartenga e non sia dentro di noi: droga, alcool, sport, sesso, carriera, intrattenimento. La cultura non salva nessuno, e infatti alcune delle scene pi comiche/tristi sono di persone di media/alta cultura (Hal, ma anche Geoffrey Day, Erdedy, Tiny Ewell, la stessa Joelle e "Lui-in-persona") che si degradano e si perdono dietro a complesse e spesso inspiegabili dipendenze. Solo le persone apparentemente meno dotate intellettualmente (una per tutti: Mario, ma in parte anche Gately) riescono ad avere una specie di libert individuale. O ancora il problema della comunicazione, che cosa noi cerchiamo di esprimere e cosa gli altri percepiscono (a cominciare dalla prima scena nell'anno del Glad). La solitudine fondamentale

  • delle persone, la loro separazione reciproca, anche quando sarebbero potenzialmente capaci di tante cose grazie alle loro doti naturali. E poi l'intrattenimento, il divertimento, il "troppo divertimento". Un divertimento che troppo spesso risulta fine a s stesso, e condiziona in modo capillare la societ (qui infatti definita come "onanita", in uno dei pochi giochi linguistici del romanzo. O.N.A.N.=Organizzazione delle Nazioni dell'America del Nord).

    Nella dicotomia della letteratura (quella "impegnata", incomunicabile, moderna/post-moderna vs. quell'altra, quella commerciale e spesso veramente divertente) DFW non vuole scegliere, ma vuole andare oltre. Ma per farlo deve cercare di capire, di comprendere queste due dimensioni. E quindi il divertimento uno scopo della letteratura, ma non deve diventare lo scopo, sempre un mezzo per comunicare con il lettore e spingerlo ad agire (alcuni "misteri" del romanzo, sono in realt solo dei "mezzi" per spingerci a continuare a leggere compulsivamente le sue pagine per cercare di chiarirli). E il virtuosismo narrativo, a volte anche parodizzato (specie nelle opere pi giovanili di DFW), qui viene piegato allo scopo di cercare un significato. Insomma, tutte le dipendenze nascono proprio come divertimenti di cui non riusciamo pi a fare a meno.

    Ma forse direi che il libro non si limita alla satira sociale, , ma ruota intorno ai temi della solitudine e della ricerca dell'identit. All'inizio del libro Hal dice: "I'm in here" (Io sono qui dentro). Ma dopo un p non si capisce se sta parlando della stanza, della situazione o del suo stesso corpo. E dopo ancora un p non sappiamo nemmeno a chi si riferisca dicendo "Io". Il libro pu essere visto cos come una ricerca molteplice e a tratti disperata sull'identit, su cosa vuol dire essere una persona, provare dei sentimenti, trovare dei significati nella vita. Ricerca intrecciata e anti-simmetrica con quella di Don Gately, la cui discesa e poi recupero in qualche modo contrasta con quella di Hal.

    E cos, se nell'inizio cronologico del libro (Tucson, Arizona, 1960, pp. 186-202) Jim Sr. (il nonno di Hal), mette in guardia Jim Jr. (allora all'et di 10 anni) che la verit dura da digerire che siamo solo corpi, macchine, oggetti, nella fine cronologica mostrata (sempre Arizona 2010, il cerchio si chiude), che poi la prima sezione, Hal afferma: "non sono una macchina".

    Ed questa ricerca di identit, questa tristezza, questa presa/perdita di coscienza, che muove in modo a prima vista impercettibile le fila del romanzo. DFW vuole spiegare la differenza tra una percezione bidimensionale della vita, quella a cui ci abitua la televisione, e il vero mondo tridimensionale delle persone. E non a caso un testo obbligatorio nell'ETA proprio Flatland di Abbot, che viene motivato con il bisogno di capire le geometrie tennistiche. Hal scopre, proprio nella sua dipendenza dalla marijuana, e nel suo accettare l'abbandono del s richiesto dalla filosofia paterna, cosa che gli ha permesso un ultimo anno di ascesa sportiva inaspettata, che sotto la superficie della sua vasta e poliedrica cultura, per molti versi simile a quella dello stesso Wallace, non c' proprio nulla, che questo suo "io" una scatola vuota. Hal si scopre in qualche modo "senza qualit". E questa operazione di guardare dentro le cose lanciata in grande stile a partire dalla partita di Eschaton dell'8 novembre apad (pp. 385 e seguenti), alla fine della quale "per un breve momento, che Hal pi tardi definir completamente e fastidiosamente bizzarro, Hal si tocca la faccia per vedere se sta trasalendo". Dalla catastrofe dell'Eschaton partono una serie di avvenimenti che in qualche modo mescoleranno strettamente le 3 linee narrative, fino a quel momento rimaste abbastanza distinte.

  • d) Alcuni riferimenti (molto incompleti) L'Amleto, richiamato fin dal titolo (citazione di un verso detto da Amleto sulla tomba di Yorick14, e ricordiamo che una delle produzioni di J. O. Incandenza era la Poor Yorick), con la ricerca dell'identit del protagonista, la misteriosa (? diciamo improbabile) scoperta della morte del padre, la presenza, inizialmente poco avvertita, ma poi insistente, e forse pi importante di quanto non sembri ad una prima lettura, del fantasma dello stesso padre. L'Ulisse di Joyce (ma anche Dedalus). Ma anche, secondo molti critici, "Fuoco Pallido" di Nabokov (di cui i vari livelli testuali e la dubbia credibilit in alcuni punti del narratore, nonch l'esteso sistema di note vengono ripresi). Le Perizie di Gaddis. E poi, I fratelli Karamazov, End Zone di DeLillo. E anche SuperMario Bros. (sic!).

    e) Le note Le 388 note vanno lette e rilette. Molti elementi cruciali sono contenuti in esse. L'idea esplicita di Wallace di ricordarci in ogni momento che noi stiamo solo leggendo un romanzo e dobbiamo aiutarlo a farlo andare avanti. Anche solo saltando avanti e indietro tra le pagine. Che poi quello che succede alla fine, quando presi della disperazione cominciamo a rileggerlo, tutti, per capire cosa ci sfuggito (e tante cose sono effettivamente sfuggite e tante le metteremo noi).

    f) i misteri Ci sono molti misteri pi o meno risolti in IJ. Cosa successo a Hal? Dov' stata nascosta la cartuccia master, e da chi? Joelle (alias Madame Psychosis) o no sfregiata? Avril complice di John Wayne nel cospirare con le organizzazioni separatiste? Cosa succede esattamente a Orin? Come fa l'ONAN a sventare i piani dei separatisti durante l'anno di Glad? Chi il vero padre di Mario? Cosa succede a Gately e soprattutto, quando e dove si incontra con Hal? Questi misteri sono li spesso solo per sottolineare l'ambiguit della scrittura. Ci obbligano a seguire tutti i dettagli del romanzo e a intepretarli in modo infinito. La narrazione non esaurisce tutto il racconto, siamo noi che dobbiamo ricostruire gli eventi, spesso con pochi e labili indizi.

    5) Strutture e forme: la matematica dell'infinito in Infinite Jest.

    Quando si legge IJ, la prima difficolt che si incontra di capire come sia organizzata la storia. Lo scorrere del tempo non lineare, vi sono salti, cambiamenti di punti vista, di luogo, di linguaggio, alcune importanti omissioni. Il tutto sembra organizzato in modo non casuale, ma misterioso. Per cui naturale chiedersi con che criterio queste cose siano state decise dall'autore15. Certo, potrebbe averlo fatto a occhio, senza regole precise. Ma allora perch tutte queste simmetrie ed altre evidenti tracce di una struttura organizzata che emergono dappertutto?

    14 Alas, poor Yorick! I knew him, Horatio; a fellow of infinite jest, of most excellent fancy. (Ahim, povero Yorick!...

    Quest'uomo io l'ho conosciuto, Orazio, un giovanotto d'arguzia infinita e d'una fantasia impareggiabile). 15

    A proposito della questione barthesiana della morte dell'autore, Wallace scriveva nel saggio Che esagerazione del 1992: A noi civili che abbiamo la viscerale certezza che la scrittura sia un atto di comunicazione fra un essere umano e un altro, l'intera questione [della morte dell'autore] appare piuttosto arcana. (). Quest'anonimia pu voler dire molte cose, ma di certo non che quel testo non l'ha scritto nessuno

  • A questo in parte risponde lo stesso Wallace in una famosa intervista del 199616. L'intervistatore dice di aver osservato che il libro sembra strutturato come un frattale, ossia un oggetto matematico che presenta la stessa struttura su diverse scale. Un certo argomento appare in una prima forma, poi appaiono tanti altri argomenti e quindi il primo argomento ritorna in una seconda forma pi grande che contiene la prima e cos via. Wallace a questo punto, e in modo abbastanza sorprendente per qualsiasi lettore medio, risponde: proprio una delle cose su cui si basa il romanzo. in effetti strutturato come una cosa che si chiama triangolo di Sierpinski, un tipo primitivo di frattale piramidale17. Per cercare di digerire questa frase, cominciamo con il chiarire cos' un triangolo di Sierpinski. Si parte con un triangolo equilatero e si elimina un triangolo centrale con i vertici posti sul punto medio di ogni lato. Questo ci lascia con 3 triangoli pieni e 1 vuoto. Per ognuno dei triangoli pieni si ripete questa operazione, e poi si procede ancora allo stesso modo sui nuovi triangolini. Il triangolo di Sierpinski il limite di questa procedura ripetuta un numero infinito di volte e compare in IJ a p. 254, sul muro della camera del protagonista Hal, dove ce n' uno enorme disegnato a mano.

    Ora, non prenderei le parole di Wallace come oro colato. Veniva intervistato da un famoso critico radiofonico, Michel Silverblatt, e qualche cosa doveva pur concedere allo spettacolo. Infatti subito dopo nella stessa intervista dice:Non mi sono seduto dicendo 'Far una struttura frattale' o qualche cosa del genere. (). Penso che scrivere sia una combinazione di... c'e' un sacco di sofisticazione e un sacco di ingenuit nel farlo. E molte cose sono di pancia e 'questo sembra vero/questo no; questo suona giusto, questo no', ed solo quando ti trovi a met strada che cominci a veder emergere una qualche struttura. E pi in l, parlando delle prime 400 pagine del romanzo: sembrava come un cristallo che si fosse staccato da una grande altezza. Insomma, a me piace pensare che Wallace avesse un sacco di cose da dire sull'intrattenimento(=le cazzate che ci stordiscono, la pubblicit, il guardare cose che ci divertono, ma nel senso di vertere altrove la nostra attenzione per non farci pensare e non farci sentire l'angoscia della nostra vita da soli), su come si passa la vita, il tennis, la cultura accademica, le sostanze e le cose che danno dipendenza, la depressione, la tecnologia e i rifiuti. Sulla politica, l'arte e la comunicazione. E soprattutto sulla solitudine, l'infelicit, la tristezza, sulla difficolt di provare sentimenti veri e la difficolt di esprimerli, sulla sincerit. Sul pericolo del "sentimentalismo" e l'uso che facciamo degli altri. Sul pericolo di essere degli intellettuali vuoti, incapaci di comunicare. E che tutto questo materiale avesse necessit di essere organizzato. Per non penso abbia fatto un disegno, un piano, uno schema a tavolino e poi lo abbia riempito (come il Calvino

    16 Il cui testo integrale si trova qui:

    http://web.archive.org/web/20040606041906/www.andbutso.com/~mark/bookworm96/ 17

    La frase completa finisce cos: Although what was structured as a Sierpinski Gasket was the first- was the draft that I delivered to Michael in '94, and it went through some I think 'mercy cuts', so it's probably kind of a lopsided Sierpinski Gasket now. But it's interesting, that's one of the structural ways that it's supposed to kind of come together.

    Figura 1: Costruzione del triangolo di Sierpinski (by courtesy of Wikipedia).

  • del Castello dei destini incrociati o Perec18). Credo abbia fatto proprio il contrario. Abbia tirato fuori tante cose che aveva dentro, interi capitoli, personaggi, un futuro prossimo, la dipendenza, gli abusi, e tante storie terribili, abbia raccolto insomma il cristallo caduto e poi abbia cominciato a riorganizzare il tutto. E, come avrebbe fatto un matematico, si sia messo a riconoscere e a classificare all'interno di questa materia caotica, delle forme, dei ritmi, delle simmetrie. E per fare questo mi piacerebbe che si fosse servito di regole e strutture matematiche, magari poi violandole sistematicamente. Di fronte a queste strutture abbiamo una scelta da fare. Cercare di capire come funzionano, o abbandonarci semplicemente al piacere della narrazione. Io credo si possano fare tutte e due le cose, ma dovendo parlare, come vedremo, di curve chiuse e topologia, forse sar opportuno tenere a mente la storia del topologo bermensch-delle-applicazioni-sulle-curve-chiuse di fama mondiale A.Y. ('Campo-Vettoriale') Rickey della Brandeis Univ., ora deceduto, che faceva sempre meravigliare Hal e Mario a Weston togliendosi il gil senza togliersi la giacca, cosa che M. Pemulis anni dopo spieg come un trucchetto da oratore-da-quattro-soldi basato su certe propriet delle funzioni continue, rivelazione che dispiacque a Hal in quel modo segreto del tipo Babbo-Natale-non-esiste, e che Mario semplicemente ignor, preferendo vedere la cosa del gil come puramente magica. (IJ, n. 3). Quindi partiamo dalla struttura frattale, ma non rigida e ben definita, e magari un po' sbilenca. Per esempio la struttura familiare incestuosa tipica dell'Amleto, ripetuta nella famiglia Incandenza, ma in tanti altri episodi grandi e piccoli19. O il tema dei rifiuti, su scala ecologica, e anche sul piano pi prosaicamente scatologico. E poi i tanti buchi nella narrazione che riflettono la caratteristica principale del triangolo di Sierpinski, ossia la rimozione sistematica di una parte della struttura, fino ad arrivare a un insieme di misura (bidimensionale) uguale a zero20: alla fine della procedura, all'infinito, abbiamo tolto quasi tutto, ma quello che rimane non il nulla, e anzi la cornice, diventata infinitamente sottile (e infinitamente lunga), un oggetto complesso e potenzialmente inesauribile da percorrere. E in IJ l'ambizione proprio quella di parlare di cose vere, cercando di dire il meno possibile21, ma alludendo infinitamente a tutto il resto, catturando il lettore nelle sue pieghe, e rimandandolo sempre a eventi che succedono al di fuori del libro. In questo quadro, una cosa che colpisce, almeno per un matematico, come questa struttura sia a sua volta palesemente formata da motivi basati su svariate forme matematiche. Per esempio, come osservato da Greg Carlisle22, il testo presenta numerose strutture illimitate/infinite (per esempio la

    18 che pure viene evocato nel libro con un personaggio, Luria P---, che in realt, si viene a sapere en passant, porta il suo

    cognome. Per un lettore matematico alla ricerca di strutture complesse, ma ben organizzate della narrazione, La vie, mode demploi di Perec offre un modello difficilmente raggiungibile. Scrive infatti lo stesso Perec, dopo la pubblicazione del libro: Il aurait t fastidieux de dcrire l'immeuble tage par tage et appartement par appartement. Mais la succession des chapitres ne pouvait pour autant tre laisse au seul hasard. J'ai donc dcid d'appliquer un principe driv d'un vieux problme bien connu des amateurs d'checs : la polygraphie du cavalier : il s'agit de faire parcourir un cheval les 64 cases de l'chiquier sans jamais s'arrter plus d'une fois sur la mme case. Il existe des milliers de solutions dont certaines, telles celle d'Euler, forment de surcrot des carrs magiques. Dans le cas particulier de La Vie mode d'emploi, il fallait trouver une solution pour un chiquier de 10 X 10. J'y suis parvenu par ttonnements, d'une manire plutt miraculeuse. La division du livre en six parties provient du mme principe : chaque fois que le cheval est pass par les quatre bords du carr, commence une nouvelle partie. On remarquera cependant que le livre n'a pas 100 chapitres, mais 99. La petite fille de la page 295 et de la page 394 en est seule responsable. (extrait de G. Perec, Quatre figures pour La Vie mode d'emploi , L'Arc n 76, 1979).

    19 da Clenette, alla famiglia Pemulis, alla storia della maschera di Raquel Welch, e infine adombrata nella famiglia di

    Joelle. 20

    In realt il triangolo di Sierpinski un insieme di dimensione frattale uguale a ln(3)/ln(2), circa 1,584, ossia un'area nulla come superficie e una lunghezza infinita come curva.

    21 Che pu sembrare un paradosso per un romanzo che, note comprese, in italiano fa 1281 pagine...

    22 G. Carlisle, Wallace's Infinite fiction, Sonora review 55, 2009, p.33-37.

  • partita di Eschaton, o lo scontro tra Gately e i canadesi, ma anche su scala pi piccola la stasi di Erdedy o il finale del racconto di Jim senior) in cui alcuni eventi sono presentati in modo da aumentare la loro intensit in modo potenzialmente infinito, ma non risolti nel testo, creando cosi una condizione che Wallace stesso chiama di stasi caotica (IJ, n. 61). All'avvicinarsi del momento di climax, sempre pi dettagli vengono presi in considerazione, e la narrazione deve interrompersi, come se fossimo in presenza di un'asintoto verticale di una funzione illimitata, per permettere al racconto di procedere. Abbiamo gi incontrato una descrizione di questo tipo di intensit nel brano sul tennis infinito. In IJ, Wallace riprende la stessa idea, sempre parlando di tennis, ma questa volta in modo pi vasto e meno parodistico, quasi ad enunciare una poetica dell'espansione intensiva: Gli sembrava intuitivamente di sentire che non era per niente un problema di riduzione, ma perversamente di espansione, il fremito aleatorio della crescita incontrollata e metastatica ogni palla colpita bene ammette n possibili risposte, n2 risposte possibili a queste risposte, e cos via in quello che Incandenza avrebbe definito per chi avesse condiviso entrambe le sue aree di competenza, come un continuo cantoriano di infinit di possibili mosse e risposte, cantoriano e bello perch stratificato, contenuto, questa infinit bipaterna di infinit di scelta ed esecuzione, matematicamente incontrollata, ma umanamente contenuta, delimitata dal talento e dall'immaginazione di se stessi e dell'avversario, ripiegata su se stessa dalle frontiere date dall'abilit e dall'immaginazione che alla fine fanno perdere uno dei giocatori, e impediscono a entrambi di vincere, che creano, alla fine, un gioco, queste frontiere del s (IJ, p.97). Trasposto nella scrittura, l'avversario siamo noi, che reagiamo e interagiamo infinitamente con il testo che viene proposto. Da questa dialettica, dalle frontiere del testo, nasce il gioco, il romanzo che vive in ognuno di noi. Ogni romanzo scritto per almeno un lettore e ogni lettore ne vede uno diverso. Ma non finisce qui. Oltre alle strutture infinite, il matematico (e non solo lui) non riesce a non vedere che ci sono tante parole chiave di carattere matematico che ritornano e sembrano alludere a altre e anche pi consistenti scelte strutturali, sempre nello stesso stile frattale. Dettagli, cose pi grosse, mega strutture etc... Per esempio, il tema delle cose circolari, anulari, i cerchi, le ellissi23. Oppure le parabole24, su cui stata scritta un'intera tesi di dottorato25. A me piacerebbe cercare di capire proprio come fatto il libro. Come stata decisa la disposizione totale dei capitoli e i tempi e i luoghi delle azioni. Ancora non lo so, credo che nessuno ci sia ancora arrivato, ma mi diverte pensare che Wallace abbia avuto in testa uno schema da seguire questo schema sia stato basato sulla matematica. Da qui in poi seguono alcuni ragionamenti, forse senza tanto fondamento, in questa direzione. Per prima cosa vorrei mettere in evidenza una struttura, l'iperbole, la conica mancante, che finora ha ricevuto poca attenzione, e che sembra invece avere qualche connessione non banale con l'infinito e la struttura complessiva di IJ. In fondo abbiamo gi visto in Tennis, trigonometria e tornado, che Wallace era un amante delle funzioni iperboliche. Anche in questo caso l'iperbole strettamente connessa con la figura retorica legata all'esagerazione. In IJ questo termine appare una sola volta, in una conversazione tra gli studenti dell'ETA dopo un allenamento particolarmente duro a p.119. Sono finito. Spompato a sangue. Fottutamente spompato, piuttosto. Prosciugato. Stroncato. Stremato. Pi morto che vivo. Non ci vanno nemmeno vicino, le parole.

    23 Due aerei privati volano in ellissi pigre proprio sotto la cappa di nuvole IJ, p. 745.

    24 Le spettacolari catapulte lunghe come un isolato che fanno un rumore come di un gigantesco piede che sbatte a terra

    quando fanno volare i grandi veicoli dei rifiuti legati insieme nella regione subanulare della Grande Concavit ad un'altezza parabolica di oltre 5 Km. IJ, p 288. Una grande chiesa del colore del cemento fresco, con abbondanza di vetro (), una forma parabolica di cemento che si gonfiava e si alzava come un'onda. IJ, p. 1144.

    25 Chris Hager's Thesis. On Speculation: Infinite Jest and American Fiction After Postmodernism.

    http://www.thehowlingfantods.com/thesisb.htm

  • Inflazione di parole, dice Stice Pi grande e migliore. Molto pi grande, il pi grande, il pi totalmente eccellente. Iperbolico e ancora pi iperbolico. Come un'inflazione di livelli. (). Hal guarda Stice alzando le sopracciglie e sorride. Pi iperbolico? Mio padre da ragazzo avrebbe detto che stremato andava bene. Mentre noi siamo seduti qui e abbiamo bisogno di nuove parole e nuovi termini.

    Wallace affronta ancora una volta, direttamente, il problema della comunicazione e anche del bisogno di nuove modalit per esprimere i soliti vecchi sentimenti. E per fare questo ritiene non si possano usare le vecchie forme, oramai svuotate dall'uso. invece necessario usare tutto l'armamentario sperimentale, esagerare oltre ogni limite, fare in poche parole delle iperboli ancora pi iperboliche. E

    queste iperboli non sono soltanto delle iperboli retoriche, ma sono una traccia importante per capire la composizione strutturale di IJ. Ricordiamo intanto com' fatta un'iperbole. Abbiamo due rami separati che vanno verso l'infinito. Questi rami si avvincinano verso l'origine e c' una doppia simmetria verticale e orizzontale. Per queste ragioni credo che l'iperbole sia la migliore rappresentazione della struttura globale di IJ. Abbiamo due protagonisti Hal e Gately, che sono le due proiezioni estreme di Wallace26: Hal il giovane intellettuale supersofisticato, con una memoria prodigiosa, dedito alla grammatica e al tennis, che si interessa all'erotismo bizantino e al vocabolario; D. W. Gately (notare che le vere iniziali di Wallace erano D.W., la F fu aggiunta per motivi editoriali) grosso come Wallace e come lui si trova verso i 30 anni in una casa di recupero. Insomma sono Wallace prima e dopo la crisi. Abitano vicino, ma nel testo le loro strade non si incontrano mai. La doppia simmetria sia nella struttura del libro (la prima

    parte rispecchia la seconda, a volte in modo puntuale) che nelle loro vite (l'ascesa e caduta di Hal, e la caduta e la successiva ascesa di Gately). I due rami di iperbole, come i due protagonisti, da qualche parte al di fuori del nostro orizzonte finiscono per incontrarsi. Hal e Gately si incontrano in un tempo indeterminato, forse onirico, che viene indicato nel testo da alcuni passaggi misteriosi. I rami di iperbole si incontrano, come si sa, all'infinito. Questa una prima idea. Ce n per unaltra che viene fuori in modo un po pi indiretto. Per prima cosa dobbiamo partire dal presupposto che Wallace voglia dire delle cose abbastanza precise, ma per dirle meglio pensa sia necessario mischiare le carte proprio per catturare l'attenzione del lettore, che una volta preso dal meccanismo del libro sar costretto ad attivarsi, riconnettendo le diverse parti della narrazione che sono state separate in modo non casuale. Il testo seminato di indizi e rimandi, che oltre ad avere un significato proprio27, spesso agiscono come mezzi narrativi per spingere il lettore ad andare avanti. In questo libro, dove l'infinito onnipresente a partire dal titolo, quello che sembra mancare proprio il simbolo dell'infinito, quell'8 rovesciato che abbiamo imparato a conoscere a scuola. Utilizzato per la prima volta da John Wallis nel 1655, descritto da una curva di incerta paternit28 chiamata Lemniscata. A questa curva Wallace dedica abbastanza spazio nel suo libro sull'infinito, enunciandone propriet geometriche e analitiche.

    26 In realt molti personaggi sono in qualche modo proiezioni in diverse direzioni della personalit di Wallace.

    27 Per esempio la struttura di intersezione dei due plot principali, disposti a chiasmo, richiamata da numerose X sparse

    nel testo. Ma questa un'altra storia, vedi: https://docs.google.com/Doc?docid=0AaCzr4zL8J3hZGhnZmNxbTJfNzRmeHRqcmN2NA&hl=en

    28 C' chi dice Cassini nel 1680, chi Bernoulli qualche anno dopo.

    Figura 2: L'iperbole (by courtesy of Wikipedia)

    Figura 3: La lemniscata (by courtesy of Wikipedia)

  • Nel racconto Il giardino dei sentieri che si biforcano del 1941, Borges scrive: In un indovinello sulla 'scacchiera', qual l'unica parola proibita?" Riflettei un momento e risposi: La parola scacchiera. (). Omettere sempre una parola, ricorrere a metafore maldestre e a perifrasi evidenti, questo il modo pi enfatico di indicarla. Ora, come nell'indovinello di cui parla Borges29, il simbolo dellinfinito non mai citato nel testo vero e proprio30, anche se non difficile trovare le maldestre metafore e perifrasi della citazione. La prima a p. 55 dove, parlando di una delle tante donne di Orin, leggiamo:Non era proprio un genio pensava che la figura che lui tracciava sul suo fianco nudo dopo il sesso fosse il numerale 8, per dare un'idea. Di nuovo, a p. 346, abbiamo un riferimento sempre vagamente mascherato:Orin Incandenza,

    che () aveva dei problemi di dipendenza dalla sessualit, ha gi tracciato pigramente dei piccoli 8 di traverso sui fianchi postcoitali di una dozzina di studentesse. Pi esplicitamente la n. 307 (una delle ultime, per chi vi fosse arrivato!) riporta: "... questa una delle uniche due volta in cui Orin si percepito come rimorchiato, l'altra volta essendo quella con la modella svizzera di manicure, sul cui fianco nudo ha tracciato furiosamente i segni dell'infinito durante le assenze del Soggetto di Moment31. Insomma, come se Wallace volesse attirare l'attenzione su questo simbolo, per cui in E&M mostrer di avere una vera passione (lo user quasi sempre al posto della parola 'infinito')32. Inoltre, la lemniscata legata strettamente al concetto di loop, di passaggio infinito nello stesso punto, essendo una sorta di proiezione monodimensionale del nastro di Moebius. E tutti quelli che leggono IJ fino in fondo sanno che la prima cosa che si fa quando si finito quella di ricominciarlo. Linizio e la fine sono strettamente collegati, anche se nella

    seconda lettura tutto assume un significato diverso, come se fossimo sullaltra faccia del nastro di Moebius. Ora facciamo ancora un altro passo nella matematica. Pu essere casuale, ma a me pare vi sia

    29 Pi ci penso e pi mi sembra inevitabile che la lettura di Borges abbia influenzato Wallace. IJ somiglia in molti modi al

    romanzo del cinese Ts'ui Pn descritto nel racconto Il giardino dei sentieri che si biforcano. Wallace era tra l'altro un grande ammiratore di Borges. Vedi D.F. Wallace, Borges on the couch, The New York Times, 7 November, 2004, http://www.nytimes.com/2004/11/07/books/review/07WALLACE.html (da cui si apprende che Wallace ha letto dei labirinti di Borges quando aveva 12 anni, sic!).

    30 In realt questa affermazione dovuta a Julian Sanchez nel suo articolo The Garden of Looping Paths"

    http://asupposedlyfunblog.wordpress.com/2009/07/15/the-garden-of-looping-paths/ a cui mi sono parzialmente ispirato dopo aver trovato la connessione tra l'iperbole e la lemniscata.

    31 Orin un personaggio triste e angosciato. Vive la sessualit in modo disperato e riesce solo a dare piacere, mai a

    riceverne. Solo dopo l'atto ha un attimo di sollievo e traccia inconsciamente questo simbolo, forse per vezzo, forse a significare la ripetitivit di questo incrocio di corpi. Forse solo per indicare a noi cosa guardare.

    32 Senza contare i nastri di Moebius della n. 24: Mbius Strips. Year of the Whopper. Lactrodectus Mactans Productions.

    'Hugh G. Rection,' Pam Heath, 'Bunny Day,' 'Taffy Appel'; 35 mm.; 109 minutes; black and white; sound. Pornography-parody, possible parodic homage to Fosse's All That Jazz, in which a theoretical physicist ('Rection'), who can only achieve creative mathematical insight during coitus, conceives of Death as a lethally beautiful woman (Heath). INTERLACE TELENT FEATURE CARTRIDGE #357-65-32 (Y.W.)

    Figura 4: Una scacchiera e la stessa scacchiera dopo loperazione di inversione (vedi testo).

  • una connessione pi profonda che un matematico (ma credo anche Wallace, che aveva parlato di una costruzione simile in E&M) riesce a vedere abbastanza naturalmente. C' infatti una trasformazione del piano che scambia l'origine con il punto all'infinito33 che si chiama inversione e che fa delle cose interessanti. La prima di queste cose quella di trasformare la parabola in una cardioide. Ora, nella terza nota del romanzo Wallace ci dice che LE.T.A. ha la forma di una cardioide. La seconda ancora pi sorprendente. Facendo linversione, liperbole diventa una lemniscata! In altri termini le due strutture che sembrano agire come motori per la disposizione del romanzo, sono in realt la stessa cosa. IJ sarebbe costruito proprio sul simbolo dell'infinito, che noi per vediamo stando ad un'infinita distanza, la distanza che forse ci separa dall'autore (e che separa anche tutti noi l'uno dall'altro). A questa distanza la leminiscata sembra un'iperbole, una cosa che si espande verso l'infinito in tutte le direzioni, in un mondo in cui Hal e Gately non si incontrano mai. Questa interpretazione potrebbe sembrare fantasiosa (e forse lo ). Ma leggiamo cosa risponde a un intervistatore che gli chiede come finisce IJ (Live Online with David Foster Wallace, May 17, 1996): Herb: Non c' finale in un Libro Infinito perch non ci pu essere? O era solamente stanco di scriverlo? DFW: Per quanto mi riguarda un finale c'. Si pu ritenere che un certo tipo di linee parallele cominci a convergere in modo tale che una fine possa essere proiettata dal lettore da qualche parte al di l della struttura data. Se non vi capita di provare questa convergenza o proiezione, allora il libro non avr funzionato per voi.

    Insomma, lo scherzo (=jest) infinito di Wallace stato forse quello di fare un romanzo a forma di , e poi nasconderlo, nascondendo all' la parte mancante dell'intreccio, lasciando poi a noi il compito, non facile, ma appassionante, di immaginare e ricostruire.

    33 Matematicamente corrisponde a introdurre delle nuove variabili (x', y'), definite da x'=x/(x2+y2), y'=y/(x2+y2). Questa

    trasformazione lascia fisso il cerchio unitario (di raggio=1), e scambia il cerchio di raggio R con quello di raggio 1/R.

    Figura 5: La struttura dellE.T.A. (dal libro di G. Carlisle, Elegant Complexity.

    Figura 6: Liperbole e la lemniscata nellinversione rispetto al cerchio.