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Provincia di Padova Abstract delle

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Provincia di Padova

Abstractdelle

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orti rinascimentaliextraurbaneUn modello di cultura tra Italia e Polonia

C

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Corti rinascimentali extraurbane. Un modello di cultura tra Italia e Polonia.

Come si presentava una villa dei vescovi di Cracovia situata nel suburbio? Perché proprio in un posto simile si ambienta un rifacimento polacco de “Il libro del Cortegiano” di Castiglione? Si organizzavano feste mascherate nei possedimenti extraurbani polacchi? Un castello medioevale poteva costituire un sito su cui realizzare una villa all’italiana? I proprietari di ville venete avevano amici polacchi? Quale carattere aveva la cultura delle ville venete nel primo cinquecento e perché attirava l’attenzione degli stranieri? A queste e a molte altre domande tenteranno di dare risposta i professori italiani e polacchi che intervengono nella discussione allo scopo di trovare nuovi stimoli per ricerche sulla storia comune e sulle vicendevoli correlazioni tra le culture di due grandi repubbliche, che nel cinquecento raggiunsero il culmine del loro potere ma successivamente scomparvero dalla carta geografica d’Europa, praticamente nello stesso contesto storico. Il convegno si propone come un dialogo interdisciplinare tra storici di architettura e di letteratura provenienti da Polonia e Italia. Il tema si richiama a un’idea derivata dall’espansione in terraferma, che la politica economico-culturale della Serenissima favorì nella prima metà del Cinquecento. Causa il massiccio acquisto di “beni inculti”, furono infatti creati spazi in cui necessità legate all’amministrazione di proprietà terriere si combinarono con le aspirazioni artistico-letterarie dei rispettivi possessori. Così nacque un’idea della villa extraurbana come “luogo di delizie”, in cui si amministra, ma soprattutto s’impiega il tempo libero nel piacere di colloquiare con le Muse. Tale problematica fu spesso affrontata dalla saggistica italiana e gli studi sulle relazioni tra cultura e ville venete furono particolarmente approfonditi.Mancano però a tutt’oggi studi che mostrino l’influsso di queste molteplici relazioni (uniche nella storia d’Europa) sulle culture delle nazioni che intrattennero rapporti con la Serenissima.

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Analizzando le vicende culturali polacche, si evidenzia come i discepoli del “Gimnasium Patavinum” (nonché viaggiatori e diplomatici) provenienti dalla Polonia cercassero d’imitare modelli individuati in Italia - specialmente nell’entroterra veneziano - già a inizio Cinquecento. Approfondire gli aspetti artistico - culturali delle ville (sia in Italia che in Polonia), mostrare analogie e diversità, ma soprattutto non limitarsi a considerare il tradizionale rapporto tra modelli palladiani e architettura europea, sembra offrire interessanti prospettive a studiosi d’ambedue le nazioni. Vista la vastità dei temi legati alla cultura delle ville e auspicando che il convegno possa fornire impulso a ricerche su questo tema, il comitato scientifico ha deciso di concentrarsi su alcune significative attuazioni del concetto: il Barco della regina Cornaro ad Altivole, la Loggia e l’Odeo Cornaro a Padova, la Villa dei Vescovi a Luvigliano, la Villa Emo a Vedelago e infine la Villa Barbaro a Maser.Soffermando l’attenzione su un determinato periodo storico si può meglio concepire e ricostruire un tipo di cultura quasi totalmente scomparsa in Polonia. Essa risulta riconoscibile non solo in realizzazioni architettoniche, ma anche in rappresentazioni teatrali o nella poesia. Per questo la cultura letteraria cinquecentesca in Polonia sembra oggi essere non solo testimonianza di particolare virtù filologica, ma rimane anche fonte importante per ricostruire un ambiente umanistico che cercava ispirazione nell’antichità, e lo faceva spesso attraverso (e in concomitanza) con esperienze legate ai soggiorni italiani di viaggiatori provenienti dalla Polonia. Tra costoro si annoverano personaggi particolarmente autorevoli e influenti, i quali indussero all’uso di numerosi modelli visti all’estero, particolarmente nel territorio della Serenissima - territorio il quale, grazie alla propaganda che lo presentava come stato moderno e libero - attirava l’attenzione di personalità rappresentative d’una raffinata cultura umanistica. Tale propaganda fu talmente valida che, anche dopo secoli, sembra non avere perso del tutto la sua efficacia.

Mirosław LenartPresidente del Comitato Scientifico

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Mirosław Lenart Università di OpOle, ArchiviO di stAtO di OpOle

Le problematiche della ricezione della cultura delle ville venete nella Polonia nel Cinquecento

Il tema della conferenza introduttiva ai lavori intende illustrare le principali problematiche che hanno ispirato l’idea del incontro, suggerito dall’oppor-tunità di approfondire una conoscenza delle reciproche corrispondenze di carattere culturale tra la Repubblica delle Due Nazioni (lo stato Polacco) e la Repubblica di Venezia. Osservazioni ormai consolidate sui contatti tra Polacchi e personaggi legati all’Università, o attivi a Padova e a Venezia, trovano ulteriori riferimenti se si prende in considerazione la ricca cultura umanistica che si sviluppava nei pos-sedimenti extraurbani. La rilevante presenza di studenti e viaggiatori provenienti dai territori di Po-lonia e Lituania, i quali percorsero il territorio della Serenissima durante tutto il cosiddetto lungo cinquecento, giocò un importante ruolo in ulteriori scelte culturali, da non confondere con una mera imitazione di modelli e idee con cui entrava in contatto. Il convegno - continuando una discussione sull’importanza per la Polonia del-la cultura rinascimentale in terra veneta durante il primo cinquecento - su-scita riflessioni più approfondite, indirizzate a delineare un meccanismo che influenzava una valutazione delle nozioni ed esperienze, conducendo nello stesso tempo a delineare proprie vie nell’interpretazione della realtà, caratte-ristiche per una coscienza nazionale che andava formandosi.

Piotr SalwaAccAdemiA pOlAccA delle scienze di rOmA, Università di vArsAviA

Raccontare in giardino... - Novella, impegno e diletto nella Toscana del Boccaccio.

Abstractdelle

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Federica NattaUniversità di GenOvA

 Il teatro in villa: appunti sui rapporti tra città e contado nell’area lombardo - veneta.

Se al principio del XVI secolo, complice anche la progettazione di ispirazione vitruviana, la villa extraurbana è luogo di tenuta del vivere civile, contro la “volgarità”, bestialità del contado, a partire dagli anni Venti del Cinquecento, causa una revisione degli assetti politici e istituzionali, la situazione muta. Il contrasto città-contado, esploso in area lombardo veneta dopo le vicende della pace di Cambrai, modifica la natura concettuale del contesto dell’otium cittadino.La villa infatti non è più  locus amoenus  ma diventa regno del Paradiso villa-nesco, dalle straordinarie potenzialità di concretezza e prolificità. È questo il senso, per esempio, della Prima Orazione di Ruzante recitata al Barco di Cate-rina Cornaro nonchè di tanta letteratura e teatro di villa. 

Luciana BorsettoUniversità  di pAdOvA

Il giardino, la festa, l’amore. Gli Asolani nella cornice di villa del testo.

La storia manoscritta e a stampa degli Asolani, ideati da Pietro Bembo a Vene-zia, ma avviati a Ferrara tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento e a Venezia più volte stampati a partire dal 1505, consegna alla cornice situa-zionale dell’opera la disputa d’amore nel giardino di villa di Caterina Cornaro in occasione della festa di nozze di una sua damigella il valore simbolico de-putato a racchiuderne e sintetizzarne il significato, mostrando l’aringo affol-lato di voci nel quale l’autore non toscano deve scendere nel confronto con i cenacoli neoplatonici istituito, primariamente affidato alle armi del volgare italiano. Il giardino, la festa, l’amore, le tre componenti essenziali del dire deli-neano il quadro narrativo - esegetico configurato dalla disputa, il locus amo-enus esemplato sul Decameron boccacciano chiamato a inscenarla, la lezione amorosa e lirica del Petrarca destinata, in forma di prosimetro, a intonarla, consegnandola al dialogo serrato sulla natura multipla dell’amore in esso tra-sfuso.

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Monica PregnolatosOprintendenzA per i beni stOrici, Artistici ed etnOAntrOpOlOGici per le prOvince di veneziA, bellUnO, pAdOvA e trevisO 

Il Barco Cornaro ad Altivole: proposte di rilettura della decorazione pittorica.

Poche e assai frammentarie sono le vestigia del complesso che ancor oggi si denomina “Barco Cornaro”. Residenza, sede di rappresentanza, locus amoe-nus, un tempo ricco di seduzioni ambientali e di apparati decorativi degni di una dimora regale, oggi difficili da inquadrare sotto il profilo critico e da deco-dificare dal punto di vista iconografico. In questo intervento, qualche spunto interpretativo di quanto rimane della decorazione d’interno di uno dei luoghi più evocativi della stagione umanistica veneta.

Foto di Barco della regina Cornaro

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Luca BaldinmUseO cAsA GiOrGiOne di cAstelfrAncO venetO

Raffinatezze e inquietudini: la corte umanistica di Caterina Cornaro tra Asolo e Castelfranco.

Caterina Cornaro, Regina di Cipro, d’Armenia e di Gerusalemme, è la prota-gonista di una vicenda umana e politica che sta a metà tra la storia e il mito.Quando nel 1489 su pressione della Repubblica Serenissima e del Fratello Giorgio, abdica dalla corona di Cipro a favore di Venezia, ella da vita ad una corte rinascimentale di primissimo livello nel cosiddetto “giardino della Se-renissima”. Detentrice a vita del feudo di Asolo, ella si circondo di uomini di grande cultura e di numerosi esuli ciprioti, quali Bembo e Tuzio Costanzo, e crea dal nulla una reggia ai piedi delle colline della pedemontana veneta: il Barco di Altivole, una sorta di archetipo della villa veneta, che riprende model-li orientali e occidentali del tempo, unendo raffinatezze estreme a profonde inquietudini, che trovano strepitosa espressione nel fregio giorgionesco di Casa Barbarella.

Aleksandra Jakóbczyk-GolaAccAdemiA UmAnisticA di AleksAnder GieysztOr di pUłtUsk

The Idea of Neo-Platonism and Pro-picturesqueness in Polish Renaissance Villas.

 The fundamental studies of Ackerman, Bentman and Müller, Cevese, Murano, Cosgrove have already took up the issue of the Renaissance villa in Western Europe. Polish suburban architecture of this period is still a scholarly gap. It may be useful to follow some suggestions from the eighteenth-century trea-ty by Pseudo Opaliński: Krótka nauka budownicza dworków, pałaców, zamków podług nieba i zwyczaju polskiego which provides a wide spectrum of cultural texts and in this way allows to conduct the research in this field. The main aim of this paper is to search in sixteenth-century Poland the idea of a house as an expression of Neo-Platonic thought. In particular, the mea-ning of contact with nature, understood as the power of individual elements. It is therefore important to study the term of “pro-picturesqueness” in this analysis – not only the ethical but also esthetical meaning of nature as well as the relation between the ideas: natura naturata and natura naturans.The concepts of an Italian house will be explored as a specific cultural exam-

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ple, which has been spread across Europe. In this way, the terms: villa rustica and villa suburbana will act as two different modi of leaving (vanishing slowly) in court and urban culture. The adaptation of this pattern in the sixteenth- century Poland would be, among others, a Polish manor-house, called tuscu-lum in exceptional cases. It will be a remake of Italian conception, resulting from differences in social structures and distinct differences in the meaning of cultural centre and periphery.

Agnieszka Hennel-BrzozowskaUniversità  pedAGOGicA di crAcOviA

“A chi non ama niuna cosa piace”.  The Renaissance sources of the psychological need of the garden and love.“A chi non ama niuna cosa piace”. Le fonti rinascimentali o eterne del bisogno psicologico di gardino e di amore.

Il bisogno di giardino è un bisogno di tipo culturale, ovvero condizionato dal-la cultura e dai suoi cambiamenti che a seconda di essi esiste o scompare? O è un bisogno inscritto negli strati più profondi della natura umana come il bisogno d’amore? Le risposte relative a tale argomento si possono trovare sia nei testi chiave per la nostra cultura europea, come la Bibbia e le grandi opere letterarie, che nella psicologia contemporanea, quella ambientale compresa che studia i problemi di reciproco influsso fra l’uomo e l’ambiente fisico, con-siderando anche il fenomeno di attaccamento al luogo e di nostalgia (che è una sensazione che accompagna l’allontanamento dal luogo amato).

Andrea Banchieri e Antonio Pra Architetti

Dal castello medioevale alla cultura della villa veneta.

La scoperta del trattato De Architectura di Vitruvio, il mecenatismo dei Medici e le opere del Brunelleschi e dell’Alberti diedero inizio al Rinascimento fioren-tino; successivamente Papi e Cardinali fecero di Bramante, Raffaello, Peruzzi, Sangallo e Michelangelo i cardini del Rinascimento romano. L’espansione di Venezia nell’entroterra con il nuovo modus vivendi di Nobili e Dogi, i contributi culturali di Cornaro, Trissino, Barbaro e le opere degli architetti Serlio, Falco-netto, Sanmicheli, Sansovino e Palladio diedero inizio a quel  rinnovamento architettonico che vide la nascita delle Ville Venete.

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Piotr StępieńcAstellO reAle di WAWel - cOlleziOni nAziOnAli d’Arte (crAcOviA) 

La villa italiana nel castello medievale - la residenza di Stanisław Szafraniec a Pieskowa Skała.

La problematica relativa alle ville rinascimentali suburbane e rustiche, erette in Polonia nel XVI secolo sul modello italiano gode dell’interesse degli studiosi ed è stata sollevata più volte in un’ampia letteratura sull’argomento. Fra le più note costruzioni di questo tipo si può indicare la villa di Decius, costruita nella località di Wola Justowska, distante di una quindicina di chilometri dalla città reale di Kraków di cui oggi fa parte. Un esempio molto meno trattato che al tempo stesso è un insolito esempio di ricezione creativa del modello di villa italiana è la residenza rinascimentale di Stanisław Szafraniec a Pieskowa Skała.Il castello reale nella valle di Prądnik, lungo un’importante via commerciale da Cracovia verso la Slesia, fu costruito probabilmente all’inizio del XIV seco-lo. Nel secolo successivo, in seguito a una donazione reale, divenne proprie-tà della potente famiglia dei Szafraniec i cui discendenti maschili coprivano importanti cariche alla corte reale o si davano al brigantaggio: ambedue le attività risultavano da grandi ambizioni della stirpe.Nella seconda metà del XVI secolo le ambizioni della famiglia fortunata-mente spinsero i suoi rap-presentanti a trasformare la vecchia roccaforte me-dievale in una residenza rinascimentale di stampo italiano. La più importan-te tappa di ricostruzione fu realizzata da Stanisław Szafraniec prima del 1578 e la sua nuova dimora su-scitò subito l’ammirazio-

Castello a Pieskowa Skała

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ne espressa nelle lodi, descrizioni e nei componimenti letterari. La posizione della residenza in un bello, anzi spettacolare paesaggio fu sfruttata per pro-curare piacere ai suoi abitanti: è senza dubbio la più evidente analogia con la villa suburbana italiana. Di tali analogie ce ne furono molte altre. Nel XVII, XVIII e XIX secolo la dimora dei Szafraniec subì ulteriori tappe di ri-costruzione durante le quali furono aggiunti elementi importanti (come il si-stema di baluardi) ma al tempo stesso si perse il carattere della “villa”, voluto e scelto per la sua dimora da Szafraniec. I lavori di restauro, condotti fra il 1948 e il 1970 dal prof. Alfred Majewski, recuperarono alcuni di quegli elementi come la loggia a due piani, il chiostro porticato nel cortile e il giardino.L’autore dell’intervento cercherà di presentare come era la residenza rinasci-mentale di Szafraniec, fino a che punto fu costruita sul modello delle ville ita-liane, quali elementi della sua architettura furono radicati nella precedente roccaforte medievale e quali ebbero un carattere innovativo e individuale. Inoltre, verranno presentate le regole di tutela e i lavori in atto, condotti in questo monumento storico museale che oggi fa parte del Castello Reale di Wawel- Collezioni Statali d’Arte.

Paweł PencakowskiAccAdemiA di belle Arti di crAcOviA 

La villa rinascimentale italiana e la ricezione dell’architettura italiana nel Regno di Polonia durante il XVI secolo. 

Lo sviluppo della cultura umanistica in Polonia, iniziato nella seconda metà del Quattrocento e portato al picco nel Cinquecento, si dovette ai rapporti delle élite dello Stato e della Chiesa con l’Italia, all’apertura verso il patrimonio dell’antichità, verso l’uomo e la natura, alla sempre più crescente diffusione della letteratura e dell’arte italiana. Il nuovo stile di vita privata, nato in Italia e diffuso in Polonia, incoraggiò i re, l’alto clero, l’aristocrazia e il patriziato bor-ghese ad accettare il modello rinascimentale della villa. Tale villa, moderna nelle sue forme, circondata da un bel giardino, sembrava un paradiso terre-stre. Nelle ville rinascimentali, costruite sotto il cielo polacco, si cercava un riposo dalla vita di corte e in città, un sollievo dalle sofferenze e dai dolori, un’occasione per i piacevoli incontri in un’illustre compagnia. Col passar del tempo le ville diventarono luoghi d’incontro e di discussione, fu lì che ven-nero accolti i più illustri ospiti, fu lì che si fece la politica, si scrisse, si filosofò,

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fu sempre lì dove ci si godette la bellezza, la pace e la natura. Inoltre, la villa fu un bigliettino da visita del proprietario, diventando una specie di autopre-sentazione.Nonostante ricostruzioni e distruzioni delle ville, grazie agli studi storici ed architettonici nonché alle analisi del materiale iconografico, siamo oggi in grado di avere un’idea dei loro programmi, tipi, delle loro forme e ulteriori trasformazioni.Tuttavia, le ville rinascimentali costituiscono soltanto una parte di quello che l’architettura del Regno di Polonia assorbì dall’Italia nel corso del Cinquecen-to e all’inizio del Seicento. Essa venne sviluppata da generazioni di costruttori e architetti italiani (nonché dalla diffusione di trattati di architettura italiani come quello di Serlio): “il Lapicida”, Francesco Fiorentino, impegnato nella costruzione e decorazione del castello reale di Wawel, trasformato in una di-mora rinascimentale dei Jagelloni; Bartolomeo Berrecci, l’autore delle capelle sepolcrali, centrali e coperte con le cupole, quella di Sigismondo e del vesco-vo Tomicki nella cattedrale di Wawel (i modelli da lui codificati vennero poi seguiti da intere generazioni). Entrambi gli architetti realizzarono i sepolcri di tipo architettonico-scultoreo, contribuendo alla diffusione del dettaglio ar-chitettonico nonché dell’articolazione rinascimentale in Polonia. I fiorentini, gli architetti e scultori di Padova, Venezia e altre regioni italiane costruirono inoltre castelli e dimore di diversi tipi (ad es. a Niepołomice, Szymbark, Jeżów), edificarono e modernizzarono palazzi urbani, municipi (a Poznań e Kraków), residenze aristocratiche (le ville incluse). Verso la metà del Cinquecento venne eretto da costruttori italiani del Nord d’Italia un gruppo di chiese rinascimen-tali nella regione di Masovia. I nuovi tipi di costruzioni apparvero in Polonia come un complesso ormai maturo e completo che integrava in sé le forme del rinascimento italiano, radicate nella tradizione antica, con i contenuti della cultura umanistica e, nel caso delle costruzioni sacrali, cristiana. Con passar del tempo si sviluppò il tardo rinascimento e il manierismo. Nella seconda metà del XVI. secolo e all’inizio del XVII. secolo gli architetti italiani eressero sui territori orientali della Polonia chiese sia cattoliche che ortodos-se (Chiesa dei Bernardini e chiesa ortodossa dell’Assunzione di Maria di Lviv, Chiesa di San Lorenzo di Żółkiew). Grazie a loro si diffuse in Polonia il sistema di baluardi. Secondo i loro progetti vennero costruite o da loro furono deco-rate le dimore di Książ (villa), Baranów, Krasiczyn e molte altre. Come nel caso delle capelle sepolcrali con le cupole, le soluzioni da loro scelte vennero poi adottate in seguito dai loro allievi e successori.

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Tadeusz BernatowiczUniversità di vArsAviA

Villas and vacation in the Grand Duchy of Lithuania in the sixteenth century.

In 1486 Władysław Jagiello, the Grand Duke of Lithuania, was baptized, marri-ed Queen Jadwiga - the Queen of Poland and was crowned the King of Poland. As a monarch of two countries he started the integration process of the Grand Duchy of Lithuania into Latin Europe. The Renaissance culture developed du-ring the reign of the Jagiellon dynasty - Sigismund I the Old (1507-1548), his wife Bona Sforza, Sigismund II Augustus (1548-1572) and continued during the reign of elective kings: Stephen Báthory (1576-1586) and Sigismund III Vasa (1587-1632). The development of the Renaissance culture in the Grand Duchy of Lithua-nia was followed by the interest of Italian villas in the circle of the king and magnates. They were often visited during the stays in Italy, study, diplomatic missions or pilgrimages. The architectural designs of Italian villas were also known from the treaties by S. Serlio and A. Palladio which were bought for the private libraries as well as from the copies and sketches made by the architects from personal observa-tion (e.g. G. Bernardoni) for magnates.Villas, imitating the Italian style and form, were made of wood. The characte-ristic feature of Lithuanian villas was their multi-functioning. Except for the traditional recreation in the natural surroundings, they often functioned as the Eremitage Hunting Lodge (e.g you, molina da vento) or retreat.

Bogusław SzubapOlitecnicO di OpOle

Environmental determines in creating renaissance villas.

The author concentrates in this paper on the subject of Renaissance villas combined with modern trend of the ecological buildings accomplishments. Nowadays, there is a tendency to use the technical devices in modern archi-tecture, such as (sun collectors, thermal pumps, photovoltaic panels, etc.) which in and of themselves are nothing bad. However, there is are a lot of other significant problems connected with local environment which and of-ten omitted.

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The author puts forward a thesis that Renaissance villas may become good examples of architecture which are well-harmonized with natural envi-ronment and needs of the local society.To prove this view the author describes a few selected examples of Renaissan-ce villas built in Poland. The meaning of Renaissance villas has been important since the ancient times. However, the current desires involve the three main features of the surroundings, such as: nature, socio-cultural and building de-terminants, which allow to live in harmony. In this context, an Italian villa is not only a popular building which becomes a typical example of old heritage and a single building situated in the garden, but rather a perfect form of modern garden city.

Jarosław Zawadzki ArchiviO centrAle deGli Atti Antichi di vArsAviA

Anna Laszuk direziOne GenerAle deGli Archivi di stAtO

The characteristics of the oldest documents of the ex-manorial archives in the collection of Central Archives of Historical Records

There is a collection of several hundred documents in the Central Archive of Historical Records in Warsaw concerning the noble families who used to live in the Polish–Lithuanian Commonwealth. There are property and legal re-cords, administrative, economic and public ones. There will be four examples discussed. One of the best survived archives seems to be the one of Radziwiłł family from Lithuania who took over the archive records of the Grand Duchy of Lithuania. The next one is an archive, divided after the Second World War between the Central Archive of Historical Records and the National Library, which contains the collection of the Polish magnate family – Zamoyski. The other example is the Przezdziecki archival collection. This noble family came from Mazowsze and later lived in Lithuania. There is also the Tyzenhauzer archive of the German family (later Polonized) who lived in Inflanty. These examples show the richness and diversity of materials, except for the enor-mous loss of the Second World War.

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Magdalena WranaUniversità JAGellOnicA di crAcOviA

Le ville medicee nella poesia della cerchia di Lorenzo il Magnifico.

L’ekphrasis, ovvero la descrizione verbale di un’opera d’arte visiva nonché l’i-spirazione reciproca che le arti si procurano a vicenda hanno una lunga sto-ria letteraria alle spalle, a cominciare dal famoso passo dello scudo di Achille nell’Iliade di Omero. Non può meravigliare allora il fatto che la poesia della cerchia di Lorenzo il Magnifico, noto mecenate e protettore degli artisti, abbia attinto alla problematica di descrizione artistica ad ispirazione architettonica.Le ville medicee, con particolare attenzione nei confronti della villa di Pog-gio a Caiano e quella di Fiesole, come luoghi di piacere e svago, ma anche di riflessione e contemplazione, destarono interesse dei poeti della cerchia di Lorenzo il Magnifico, sia del filone volgare che quello neolatino, non soltanto di carattere descrittivo, ma anche contemplativo, filosofico ed eziologico. Fra i cantori della vita fra i campi, le ville e i piaceri del giardino ci fu lo stesso Lorenzo de’ Medici, scrivendo il poemetto Ambra, dedicato alla sua amatissima Poggio a Caiano. La stessa villa procurò l’ispirazione ad Angelo Poliziano che le dedicò alcune elegie ed epigrammi latini, rendendo omaggio ad essa e al suo mecenate in una delle sue sylvae, l’Ambra. Un’altra selva, il Rusticus, interamente dedicata all’elogio della vita agreste nasce dalle meditazioni del paesaggio e del-la villa medicea di Fiesole. Fra i tessitori di elogi delle ville e giardini medicei tro-viamo inoltre i poeti puramente latini, come Alessandro Braccesi e Naldo Naldi.

Grażyna Urban-GodziekUniversità JAGellOnicA di crAcOviA

The pastoral poetry of Jan Kochanowski.

Jan Kochanowski, together with an older writer Mikołaj Rej, had initiated so-called “landed gentry poetry” (poezja ziemiańska), very characteristic of the Polish 17th-century culture. This social and literary phenomenon of a very high quality comprising a large number of texts written by Polish landow-ners in both languages of the nobility (Polish and Latin), praising their social independence, political writs and idyllic life amongst nature, is quite broadly discussed by academics. However, the pastoral part of Kochanowski’s own works, although commented by scholars for almost 150 years, still cannot be easily defined, with its synthesis yet to be done.

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In Kochanowski’s Polish and Latin poetry, a the vision of a happy life in the countryside, experienced by a member of nobility, i.e. landed gentry (szlachta, nobiltà teriera), is pictured in various works – but defining most of them accor-ding to the classical generic classification is hardly possible. That is puzzling, as Kochanowski was the very poet who shaped new Polish Renaissance literature on the classical model. But the pastoral poetry – very much important for him – seems to make an exception. Indeed, he has not written any classical bucolic – a bucolic, which could be considered as an obligatory genre for the poets almost from the times of Virgil till the end of classicistic literature in Europe. Could this popular genre be too much medieval or old-fashioned for him? Or maybe the modern experiments of Italian poetry influenced Kochanowski so much, that he preferred to create a brand new form of Polish pastoral rather than follow the genre used so much? I am making such suppositions because his pastoral experiments resemble rather the texts created in the Republic of Venice (e.g. favola pastorale) at the time of Kochanowski’s stay there (1552–59) – after Sannazaro and before the pastoral drama gained its mature form.This paper is to present the pastoral poetry of Kochanowski as a whole, and to ask the honourable audience about their associations with Italian poetry, dra-ma, theatre, and of course the cultural life of the Venetian villa extraurbana.

Donato GalloUniversitA di pAdOvA

Tra economia e cultura: Le ville nel Veneto dalla fine del medioevo al pieno rinascimento (considerazioni ‘impertinenti’ di uno storico)

Il tema della ‘villa veneta’ da decenni si impone al centro dell’attenzione ge-nerale grazie alle iniziative di conoscenza, catalogazione e salvaguardia di questo enorme patrimonio storico-architettonico, ancora sulla via di una non sempre facile valorizzazione. Espressione principe di questa esigenza è il be-nemerito Istituto Regionale Ville Venete, che oggi ci ospita nella sua pretsigio-sa sede. La tematica è naturalemnte molto presente nel settore degli studi di storia dell’architettura: basterà ricordare l’attività del CISA di Vicenza e gli stu-di palladiani, fiorenti a livello internazionale. Da qualche tempo il tema della villa è riemerso come argomento di studio anche da parte degli storici della società e dell’economia dell’area veneta, nei secoli dal XV al XVIII. Dopo un importante seminario nel 1995 presso la Fondazione Benetton di Treviso, una fondamentale messa a punto sull’argomento è rappresentata dalla mostra

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Andrea Palladio e la villa veneta da Petrarca a Carlo Scarpa, tenuta a Vicenza nel 2005, nel cui catalogo hanno trovato un momento di convergenza com-petenza diverse, da parte di studiosi di architettura, di urbanistica, di storici e di archivisti.Nella relazione si svilupperanno alcune indispensabili premesse di “semantica storica”, riguardanti il sintagma ‘villa veneta’, di conio recente, mentre è neces-sario soffermarsi anche sui terminii di ‘villa’ e di ‘Veneto’, che troppo spesso sono dati per scontati. In questo modo si potrebbe forse favorire una più corretta lettura propriamente strocica della diffusione del fenomeno ‘villa’ e della ‘eco-nomia di villa’. In molti studi la tendenza alla generalizzazione in grandi quadri socio-economici (a volte ideologici o ideologizzanti) rischia di far dimenticare la specificità di fenomeni complessi ed articolati nel tempo. L’approccio storico al tema della ‘villa veneta’ e della sua funzione coinvolge senza dubbio parecchi tra i vari problemi dello Stato veneziano da Terra (parte di un complesso che è stato definito come uan sorta di Commonwealth). In primo piano sta il pro-blema della penetrazione della proprietà fondiaria veneziana nella Terraferma, che, con molti esempi anche assai lontani dalla città dominante, trovò l’epicen-tro nel territori storici del Padovano e nel Trevigiano (aree che non corrispondo-no del tutto ai molto più recenti confini amministrativi delle province).In queste aree e in altre parti dell’attuale Veneto, ma anche del Friuli, la presen-za patrimoniale veneziana risaliva a tempi ben anteriori alla conquista/unifica-zione quattrocentesca e alla esponenziale crescita della proprietà fondiaria in mani ai veneziani, che esplose sulla base della liquidazione dei beni delle scon-fitte signorie delle terraferma, a partire dal 1405: meno rilevanti i beni ex- Sca-ligeri a Verona, di impressionante vastità il patrimonio dei da Carrara a Padova. Ma la proprietà veneziana, anche dove divenne rilevantissima, non fu affatto esclusiva, intrecciandosi con i patrimoni eccelsiastici e con i beni fondiari delle élites urbane delle maggiori città soggette, nelle quali proprio durante il sec. XV Venezia favorì la formazione di un patriziato locale, quel ‘ceto di consiglio’ aristo-cratico che spesso ereditava non lontane esperienze comunali e trecentesche.La considerazioni ‘impertinenti’ toccheranno brevemente un’area cardine per mettere a fuoco l’argomento, che è costituita dalla Riviera del Brenta. Si tratta di un territorio storicamente molto più stratificato di quanto appare oggi dal-la sua denominazione, universalmente nota a livello turistico, posto lungo un itinerario di estremo rilievo storico per ragioni idrografiche ed economiche, tra la Laguna e Venezia da una parte e Padova dall’altra.

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Jadwiga MiszalskaUniversità JAGellOnicA di crAcOviA

La Villa di Decius nei dintorni di Cracovia come punto di ritrovo per dispute e svaghi intellettuali.La famiglia Dietz (Decius), proprietari della villa di Wola nella cultura della Cracovia cinquecentesca.

Just Ludwig Dietz (1485-1545), alsaziano di nascita, poco più che ventenne arrivò a Cracovia, capitale della Polonia, dove grazie alla sua intelligenza e la-boriosità giunse ai più alti incarichi pubblici. Segretario del re Sigismondo I, oltre a compiere numerose missioni diplomatiche si occupò innanzitutto de-gli aspetti economici del governo. Partecipò tra l’altro alla riforma monetaria e diresse la zecca reale. Inoltre partecipò attivamente alla vita della città, tra l’altro in quanto membro del Consiglio del Comune. Just Decius strinse rela-zioni con umanisti dell’epoca, fu amico stretto di Erasmo. Lasciò alcuni scritti di carattere storiografico, scientifico ed economico. Nel 1535, nelle vicinan-ze di Cracovia, in Wola, fece costruire dagli architetti italiani Giovanni Cini di Siena, Zenobio Gianotti Romano e Filippo da Fiesole una villa circondata da un bellissimo giardino, cantato in un epigramma del poeta Klemens Janicius.

Villa di Decius

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La sua opera fu continuata dai figli, soprattutto Jost Ludwik il giovane, che succedette al padre in diversi incarichi, tra l’altro nella direzione della zecca. Il figlio ebbe per amici poeti e umanisti polacchi e stranieri che ne diedero testi-monianza nei loro scritti: Andrzej Trzecieski, Johannes Mylius, Pietro Roysius (Pedro Ruiz). Convertitosi al calvinismo, fece riunire intorno alla sua dimora di Wola i più illustri protestanti di Cracovia. Nella villa, seguendo le tracce del pa-dre, raccolse una sostanziosa biblioteca di c. 450 volumi in latino, polacco e te-desco; opere di teologia, scienze, economia e letteratura. La linea cracoviana di Decius si estinnse nel 1576, alla morte del più giovane dei fratelli, Ludwik. Il loro patrimonio venne disperso, la villa cambiò più volteproprietari, vivendo momenti difficili. A partire dagli anni ‘90, grazie al Comune di Cracovia, tornò al suo splendore. Ora ospita l’Associazione “Willa Decjusza” che promuovere manifestazioni e progetti di carattere internazionale e interculturale con le finalità di “valicare le frontiere”.

Maria Dayczak-DomanasiewiczAccAdemiA di belle Arti di crAcOviA

L’architettura della tenuta dei vescovi di Cracovia a Prądnik. Il problema dell’influsso del Rinascimento italiano sulla costruzione delle residenze dei dintorni di Cracovia nel XVI secolo.

La dissertazione presenta un tentativo di ampliamento del campo delle anali-si del processo di trasformazioni culturali avvenuti in Polonia dagli ultimi anni del XV secolo a tutto il XVI. La relazione é condotta sull’esempio di una cate-

Villa a Pradnik sul particolare di uno schizzo per il panorama di Cracovia (1603 circa )

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goria specifica dell’architettura residenziale sviluppatasi nelle aree extraurba-ne situate nei dintorni della Cracovia, l’antica capitale della Polonia: quella definita tramite la nozione di villa-corte.Il caso più univocamente documentato di “italianità” di un edificio polacco è rappresentato dalla residenza estiva sul Pradnik del vescovo di Cracovia e gran cancelliere della corona Samuel Maciejowski.

Elwira BuszewiczUniversità JAGellOnicA di crAcOviA

«O villa celsis aemula turribus...»  The Suburban Bishops’ Villa in Prądnik Described by Renaissance Writers.

The aim of the paper is to present a literary image of the suburban Bishop’s villa in Prądnik, built by Samuel Maciejowski, the Bishop of Cracow. Maciejowski was the first who shaped the villa “after the Italian fashion”and gathered humanists and poets in this residence. Andrzej Zebrzydowski, Maciejowski’s successor to the epi-scopal see of Cracow, would have restored the previous splendour of the villa, bearing in mind that his predecessor had devoted it to “Muses, recreation and hospitality”. However, neither during his reign, nor at the time of his next two successors, was the Villa so beautifully portrayed as in Jan Kochanowski’s poe-try. Kochanowski was celebrating the villa when it remained in the possession of Piotr Myszkowski - one of his major patrons. The paper will focus on the po-et’s ability to is a combine the rhetorical banality with the creation of an ideal landscape, where not a real scenery is important, but the persuasive function of poetry in a context of patronage and laudation. The analysed poem will be a Latin ode “In villam Pramnicanam” (O villa celsisaemulaturribus...) from the Lyricorumlibellus (1580). The author will also make some remarks on a Polish song II 20, in which Kochanowski praises both the Bishop and the villa, but in fact creates a love song addressed indirectly to his wife.

Marta Wojtkowska-MaksymikUniversità  di vArsAviA

L’immagine letteraria della corte suburbana del vescovo Samuel Maciejowski.

La presentazione riguarderà l’immagine lettearia della corte vescovile creata da Łukasz Górnicki nel Dworzanin polski (1566) cioè nella traduzione polacca

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del Libro del Cortigiano (1528) di Baldassarre Castiglione, dedicata al re Sigi-smundo Augusto, figlio di Sigismondo il Vecchio e Bona Sforza. L’autore po-lacco ha ristrutturato tutta la cornice narrativa del dialogo italiano spostando i ragionamenti sul perfetto uomo di corte da Urbino a Prądnik, una piccola città vicino a Cracovia. Inoltre, Górnicki ha sostituito i cortigiani italiani con i polacchi, ha rinunciato delle donne, ha cambiato anche il tempo e il posto dei ragionamenti. Conservando quasi tutti gli argomenti della discussione sul “perfetto uomo di corte” (ecceto il dibattito sulla questione della lingua e sulla superiorità delle arti) lo scrittore polacco ha creato la corte non soltanto del vescovo, ma anche del gran cancelliere della corona – uno dei più alti e pro-minenti funzionari reali. La persona del proprietario della “casa di stile italiano” (“dom włoskim kstałtem”) sul fiumetto Prądnik spiega anche la presenza sul-la corte di Maciejowski i personaggi come: Wojciech Kryski, Andrzej Kostka, Jan Derśniak, Stanisław Bojanowski, Stanisław Lupa Podlodowski, Aleksander Myszkowski, Stanisław Wapowski, gli altri e famosi funzionari dello stato po-lacco del Cinquecento.

Leopoldo SaracinivenerAndA ArcA di s. AntOniO

Simbologia nell’architettura e natura nell’opera di Tiziano Il miracolo del neonato presso la Scoletta del Santo.

Quando nel 1511 il giovane Tiziano Vecellio assume l’incarico di affrescare al-cune scene religiose sulle pareti della sala priorale, al primo piano della “Scuo-la del Santo” a Padova, egli è un artista che ha ormai raggiunto una maturità e un’indipendenza di linguaggio che lo distinguono nettamente dalla scuola di Giorgione. Nulla, o quasi, accomuna i soggetti ispirati ai miracoli del veneratissimo Santo ai temi ermetici dei dipinti giorgioneschi. Ai colti travestimenti allegorici di questi ultimi e al loro tono misterioso e sospeso Tiziano contrappone il chia-ro ed incisivo impianto narrativo delle immagini, in cui manifesta il proprio dominio della naturalezza espressiva e della forma monumentale del Rinasci-mento maturo, secondo i suggerimenti che dall’arte del centro Italia giungo-no a Venezia sotto forma di copie, incisioni e disegni. Al potenziamento dell’energia presente nelle scene contribuisce in modo deter-minante il colore, che secondo la nuova concezione tonale costituisce la struttu-ra stessa delle raffigurazioni, acquistando più ampie possibilità espressive.

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Le larghe zone cromatiche eseguite con la veloce stesura richiesta dalla tec-nica dell’affresco investe della sua foga creativa i soggetti figurativi proposti, caricandoli di un’intensa vitalità che il colore rende quanto mai energica e vi-brante.Focalizzando però l’attenzione sui tre distinti soggetti presentati dai fatti mi-racolosi che “i Priori” della Scuola hanno assegnato al Maestro, emerge abba-stanza chiaramente che per ciascuno di essi Tiziano utilizza linguaggi espres-sivi alquanto diversi che potremmo quasi definire generi tematici, “o maniere“, secondo un’espressione più tipica del periodo. Se, infatti, nella scena del “ma-rito geloso” il registro, o genere drammatico viene sviluppato con grande for-za passionale e geniale scelta impaginativa, la scena successiva del giovane col “piede reciso” propone un genere affatto diverso che punta decisamente sul patetico magistralmente incentrato sull’espressione languida del giovane accasciato a terra. Più complessa ed articolata appare la scena del “neonato parlante” che si svolge verosimilmente nel contesto della Corte del Duca di Mantova. L’episodio, il contesto ed i rimandi simbolici ad esso collegati por-tano necessariamente Tiziano a spostare il registro tematico verso un genere più concettuale, più intimo, richiamando spunti e impostazioni figurative già ampiamente sperimentate nelle esperienze precedenti accanto a Giorgio-ne. Anche in questa diversificazione di generi espressivi Tiziano si manifesta come un geniale e creativo anticipatore delle varie “maniere”, rimanendo pur sempre fedele alla sua indomabile indole di “ricercatore caratteriale” e di insu-perabile sperimentatore del colore.

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Grafica e Stampa

S T A M P E R I A

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