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DevelopMed n. 34

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Web Magazine sulle relazioni economiche euromediterranee

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Newsletter n° 34SOMMARIOScambi Italia­Med• Pacifismo a ritmo di Harlem Shake• Bridge together – verso le Olimpiadi 2020

Med Flash• La ripresa delle attività economiche in Libia• 'MoneyGram Award' 2013• Petrolio. L'Iraq batte l'Iran, sulla produzione• Forum Fondazione Anna Lindh: investire sul capitaleumano

Crisi ed Economia Mediterranea• Turchia ­ crescita a vista• L'Eni si dice ottimista• Algeria ­ un comitato per migliorare clima business• Interscambio Italia­EAU: continua la crescita a due cifre

Window of Opportunity• Marocco ­ SYMPHOS 2013• Algeria in cerca di partner tecnologici• Istanbul avrà un terzo aeroporto• Abu Dhabi ­ Le opportunità del Vision 2030• Iraq ­ Nuovi blocchi da esplorare

Sviluppo e partenariato Euromed• Al via il progetto Diamed• Upm: Schulz, il rilancio dell'Unione passa dai Parlamenti• UPM ridefinisce le sue priorità per l'impiego nel 2013

Approfondimenti• Rivitalizzare il partenariato economico tra Europa eMediterraneo ITA/ENG• Osservatorio Mediterraneo n. 9

Palestra Mediterranea• Una missione all’insegna della real politik ITA­ENG• Elezioni in Israele in uno scenario in profonda evoluzione• FMS 2013 ­ Charte de Tunis contre les Grands ProjetsInutiles Imposés

Segnalazioni

ParalleliIstituto Euromediterraneo delNord­Ovestwww.paralleli.orgResponsabile: Marcella RodinoHanno collaborato: MouradLakhouadra, Giuseppe Mancini,Abdellatif Taboubi, Claudio Tocchi,Angelo Travaglinitel. 011 [email protected] iscriversi alla newslettercliccare qui.

Con il sostegno di:Rete Camerale Nord Ovestper il Mediterraneo

Le attività dell'IstitutoParalleli sono sostenute da:

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SCAMBIITALIA­MEDPacifismo a ritmo di Harlem Shake

Abdellatif Taboubi ­ TunisiChokri Belaïd, figura rilevante dell'opposizione tunisina, èstato assassinato la mattina del mercoledì 6 febbraio 2013,all'indomani di un'emissione televisiva, durante la qualeaveva denunciato la violenza politica e aveva richiesto unincontro per dialogare. Il suo ultimo messaggio è stato unappello ad un dialogo nazionale per mettere fine allaviolenza politica che lo ha appena falciato all'età di 48 anni.È bastato alla gioventù tunisina di esprimere, attraverso ladanza Harlem Shake, il suo scontento sulla crisi che vive nelquotidiano affinché si muovessero le "autorità" e una nuovatempesta médiatico­politica esplodesse in Tunisia eall'estero, poiché danzando in modo molto innocente, questagioventù si è vista incarnata da parte sua, l'arte della stradacome arma di lotta per la libertà.I video della danza Harlem Shake nei licei e facoltà tunisinesono stati largamente condivisi e gli egiziani non hannotardato a seguire il movimento. Questo significa che l'euforiadella danza Harlem Shake esprime un desiderio smisurato dirivendicare la propria libertà.Di seguito all'annuncio dell'assassinio politico di ChokriBelaid, la strada tunisina, alla notizia di questa tragedia, harisposto spontaneamente ai quattro angoli del paese pergridare in faccia al potere sua indignazione. La rivoluzionedel Gelsomino non dev’essere quella della violenza. Ilmessaggio del popolo tunisino rappresentato da tutte le suefrange è unanime: questo crimine è la linea rossa che nonbisognava superare.Chokri Belaid, figura rappresentativa dell'opposizionetunisina, segretario generale del partito dei patriotidemocratici unificati, è stato uno dei fondatori di un'alleanzadi sinistra "Fronte popolare", nell’agosto 2012.Il suo leitmotiv: Tunisini uniamoci!Quest’uomo dal viso gioviale e simpatico, notevole oratore,ha saputo convincere, sedurre, esprimendo delle ideepotenti con delle parole semplici. Smontava il discorso deisuoi avversari politici, così come il loro progetto di società,metodicamente. Aveva il coraggio delle sue convinzionistabili: difensore dei diritti umani, delle libertà e dellagiustizia sociale, incarcerato sotto il Regime di Bourguiba edi Ben Ali, era stato l'avvocato degli islamisti tunisini, avevafatto parte di un collettivo di avvocati per la difesa diSaddam Hussein. In breve, un uomo libero! Grazie al suocarisma, bucava lo schermo. Assistevamo, senza saperlo,alla nascita di un leader, di un uomo alla statura rara.Il suo percorso di militante fin dalla sua gioventù, di uomo dilegge, di difensore dei diritti dell'uomo, di politico e dioppositore forte alla Troica al potere, l'aveva messo sulpianerottolo della storia della Tunisia.

La rivoluzione delGelsomino non deve

essere quella dellaviolenza

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Alla vigilia del suo assassinio, Chokri Belaid, che sapeva diessere minacciato, annunciava l'imminenza delle“liquidazioni fisiche”.I tunisini paragonano il loro nuovo martire a Farhad Hached,leader sindacalista nazionale. Sulla strada verso la suaultima casa, nel quadrato dei martiri del cimitero di El Jalleza Tunisi, circondato dal suo popolo, dalla sua famiglia, daisuoi colleghi avvocati in abiti neri e dai suoi amici, un ritrattodi Che Guevara lo accompagnava. L'immagine della suadegna e coraggiosa sposa Besma Khalfaoui e della sua figliamaggiore Nayrouz, che aprivano il corteo funerario, hasegnato gli spiriti. C’erano circa un milione e quattrocentomila persone al funerale di Chokri Belaid.Omaggi unanimi gli sono stati resi da parte di tutti gli uominiliberi anche al di là delle frontiere tunisine. IndimenticabilePiazza Tahir in Egitto. In Algeria, in Francia, per citaresolamente alcune città, l'emozione era forte.La fine tragica del militante Chokri Belaid sembra costituireun inizio di shock salutare per le forze politiche e l'insiemedegli attori tunisini che tengono alla riuscita della transizionedemocratica. Le espressioni organizzate della società civile, isindacati e i partiti dell'opposizione democratica, si sonoritrovati per prendere delle decisioni che vadano a stabiliregli orientamenti politici, sociali ed economici che rispondanoalle inspirazioni che hanno scatenato la rivoluzione, e diun'agenda chiara per la fine delle procedure della transizionedemocratica.Il capo del governo, da parte sua, ha dichiarato laformazione di un governo di tecnocrati di cui nessunmembro, lui compreso, si presenterà alle prossime elezioni,per cercare di realizzare per quanto possibile gli obiettividella rivoluzione, fino alle prossime elezioni che si auguraavranno luogo al più presto.La direzione di Ennahda, partito al potere, ha reagitorigettando questa proposta e dicendo che H. Jébali, il primoministro e segretario generale di Ennahda, non potevaprendere una simile decisione senza consultare prima tuttele istanze del suo partito.Il nuovo incaricato per formare il nuovo governo, M.Laârayedh, ha indicato giovedì 07 marzo 2013, che lediscussioni proseguono. “Abbiamo avuto delle riunioni con ipartiti che fanno parte del governo, collettivamente eindividualmente. Abbiamo trovato un punto d’intesa. Per lacomposizione del prossimo governo, siamo d’accordo sullamaggioranza dei nomi".L'opposizione democratica e gli attori della società civiledevono fare di tutto per trovare un punto d’intesa aproposito della composizione del governo e mantenere lapressione e le sinergie per le altre domande che riguardano:­ Un'agenda chiara per andare verso le prossime elezioni.­ L'accelerazione dei lavori dell'Assemblea NazionaleCostituente (ANC).

La Pace civile,condizione necessaria

per la democrazia

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­ L’esame di tutte le nomine partigiane nelle amministrazionie i corpi dello stato (Governatori, delegati, membri deiconsigli comunali.­ L’organizzazione di un congresso nazionale che raggruppi ipartiti e gli attori della società civile tra cui i sindacati, perdeterminare il foglio di via per la fine della transizionedemocratica e badare alla sua applicazione.­ Lo scioglimento delle leghe dette di protezione dellarivoluzione e di tutte le milizie e i gruppi armati, l'arrestodegli autori di atti di violenza.

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SCAMBIITALIA­MEDBridge together – verso le Olimpiadi 2020

Giuseppe Mancini – IstanbulCinque cerchi, cinque tentativi. Istanbul è candidata per laquinta volta a ospitare i Giochi olimpici, quelli del 2020. Ilpresidente Gül è stato esplicito: “Questo è il momento dellaTurchia, siamo pronti come mai prima d'ora”.Cinque cerchi, cinque tentativi. Istanbul è candidata per laquinta volta a ospitare i Giochi olimpici, quelli del 2020.Dopo quattro fallimenti in serie, stavolta le possibilità disuccesso sono molto concrete. E’ rimasta in lizza insieme aMadrid e Tokyo e la decisione definitiva verrà presa dalComitato internazionale olimpico (Cio) il 7 settembre aBuenos Aires. Ed è già stato annunciato il viaggiopropiziatore di Erdoğan. Nel frattempo, una delegazione delCio è stata in città – dal 23 al 27 marzo – per fare il puntosul dossier di candidatura. Ha incontrato il premier, ilpresidente Gül, vari ministri; ha visitato gli impianti giàesistenti e le attrattive culturali; ha gustato l'ospitalità turca;ha ricevuto rassicurazioni e solide garanzie sull'impegno ditutti: governo centrale, autorità locali, mondoimprenditoriale.Durante la sessione di benvenuto, all'hotel Four Seasons,Gül è stato esplicito: “Questo è il momento della Turchia,siamo pronti come mai prima d'ora”. Lo stesso Erdoğan –sindaco di Istanbul dal 1994 al 1998 – è statopersonalmente coinvolto nelle prime rincorse olimpiche e haperfettamente compreso quanto siano decisivi per il buonesito dell'operazione il coordinamento tra centro politico eperiferie amministrative, tra pubblico e privato. Una visionestrategica che leghi i giochi al futuro del Paese. Nientecattedrali nel deserto, ma un'eredità benefica. Ed è proprioquesta la filosofia alla base di Istanbul 2020, che ormairappresenta a tutti gli effetti uno dei pilastri del grandemaster plan per trasformare la Turchia – entro il 2023,centenario della fondazione della Repubblica – in uno deidieci paesi più ricchi, moderni e influenti al mondo.Insomma, le Olimpiadi come vetrina globale. Nella nuovaTurchia, riemersa prepotentemente alla ribalta, la città sulBosforo diventerebbe una delle capitali mondiali delladiplomazia, in cui promuovere “il dialogo delle civiltà”. Bridgetogether è non a caso lo slogan prescelto, in riferimento aidue continenti e ai ponti che li uniscono (oggi due, prestotre), allo “sport come ponte tra culture, credenze etradizioni” per assicurare “comprensione globale, inclusività,armonia”.Inoltre, la candidatura di Istanbul è parte integrante di dueulteriori iniziative di largo respiro: il piano da quasi duemiliardi – annunciato a novembre 2012 – per larealizzazione di 415 nuovi impianti sportivi in ogni angolo delpaese e 24 nuovi stadi; il piano multi­modale di trasportiurbani 2009­2023 – locale e integrato, già in fase di

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autonoma realizzazione rispetto a Istanbul 2020 – cheprevede la costruzione di un network di oltre 200 chilometridi metropolitana (sotterranea e di superficie) – oltre astrade, ponti e tunnel – per collegare tutte le diverseestensioni della città, anche la sponda europea e quellaasiatica attraverso il tunnel sul Bosforo pronto perl'inaugurazione il 29 ottobre 2013.Nel budget complessivo di 19,2 miliardi di dollari, circa 10sono quelli destinati alle infrastrutture di mobilità. L'obiettivoè quello di avere giochi “senza automobili”. Non si potràaccedere alle aree olimpiche in macchina, i possessori dibiglietti potranno utilizzare gratuitamente i mezzi pubblici. Isoldi ci sono già tutti, sono stati formalmente stanziati. Sitratta praticamente di tutti investimenti, a fronte di speseper l'organizzazione di circa 3 miliardi di dollari.Intervenendo a nome della business community turca, inoccasione di uno dei vari incontri con la delegazione del Cio,Ali Koç della omonima holding ha confermato con enfasi ilsostegno del settore privato che vede nelle Olimpiadi“un'opportunità incomparabile per raccontare la nostra storiaal mondo, per promuovere il 'marchio Turchia', perdimostrare le nostri crescenti capacità e per competere conle migliori aziende internazionali”.Per quanto riguarda gli impianti e le gare – che secondo ilcalendario si terrebbero dal 7 al 23 agosto – sono stateindividuate sette diverse zone, tutte nel perimetro della cittàmetropolitana: quella dello stadio olimpico Atatürk diBaşakşehir nella zona europea – più impianti per tennis enuoto – con a fianco il grande villaggio olimpico da 17.500posti e le strutture per gli allenamenti; quella poco distantedi Esenler: con sport equestri, golf, basket e nuoto; quellesul mare di Marmara, di Ataköy e Yedikule: con palazzettoper basket e pallamano, impianti per scherma e arti marziali,velodromo e strutture per le gare di nuoto di fondo etriathlon; quella di Taksim: con lo stadio İnönü (che verràristrutturato) per il rugby e l’impianto per il sollevamentopesi; quella della foresta di Belgrado, un'oasi naturale a pocadistanza dal centro, per tiro, ciclismo e canoa­kayak; infine,quella sul Bosforo, sulla sponda asiatica nella zona dellastazione ferroviaria di Haydarpaşa per canottaggio, pallavolo(anche beach) e un nuovo grande stadio da 100.000 posti –l'ideale punto d'incontro tra i due continenti – per ospitareesclusivamente le cerimonie di apertura e chiusura, oltre chela maratona (dopo i giochi, verrà trasformato in un'arena perspettacoli da 20.000 posti). Tutte e sette le zone olimpichesono a non più di 35 minuti di viaggio – su linee dedicate –dal villaggio olimpico. Progetti di recupero urbano sono già inatto per ripulire dal degrado alcuni quartieri, per ridarefreschezza e fascino a monumenti trascurati, compresa laPorta d'oro di Yedikule – ingresso cerimoniale dell'anticaCostantinopoli –, oggi inaccessibile e ridotta a discaricaagricola.A occuparsi della costruzione degli impianti e del villaggioolimpico sarà la potentissima Toki, l'agenzia governativa che

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sovrintende allo sviluppo urbano e che ha prodotto in 30anni di attività centinaia di migliaia di unità abitative, oltre aimpianti sportivi pubblici. Hanno preso la parola durante lavisita­ispezione del Cio, il suo direttore, Ahmet HalukKarabel, che ha constatato che, in virtù della loro esperienzae dei fondi già disponibili, realizzare il master plan dei giochisarà “business as usual” e anzi, tutto sarà pronto già unanno prima delle scadenze ultimative. Il villaggio costeràcirca mezzo miliardo di dollari e al termine dei giochidiventerà il nucleo di un nuovo quartiere con 600.000abitanti. Niente sprechi quindi, solo investimenti. Anche iltraning centre olimpico diventerà una sorta di universitàturca dello sport, in cui far crescere i campioni del futuro. Igiovani, l'entusiasmo, il rispetto per gli autentici valoriolimpici – oltre alla pianificazione e ai dollari – sembrano learmi in più della Turchia, come ha sottolineato il premierErdoğan nel suo indirizzo alla delegazione del Comitatoolimpico internazionale. “Istanbul è una città generosa, checondivide con tutti la sua bellezza, la sua ricchezza, i suoivalori [di fratellanza]”. Bisognerà aspettare solo qualchemese per sapere se saranno state sufficienti.

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MED FLASHLa ripresa delle attività economiche in LibiaLa ripresa dei lavori per i progetti già cantierati, hadichiarato il Vice Premier Barasi all'Ambasciata italiana inLibia, è una priorità del Governo. ll Governo e il CongressoNazionale, secondo Barasi, provvederanno anche allacorrezione dell’impianto normativo che regola l’attivitàeconomica in Libia, con lo scopo di favorire l’afflusso dicapitali e operatori economici stranieri, nonché di migliorarela disciplina regolante il mercato del lavoro.La ripresa dei lavori per i progetti già cantierati, hadichiarato all'Ambasciata italiana in Libia il Vice PremierBarasi, è una priorità del Governo. La rimessa in motodell’economia del Paese è vista come lo strumento piùefficace per migliorare anche la situazione di sicurezza,innescando un circolo virtuoso del quale potrannobeneficiare sia le aziende straniere sia i cittadini libici. Inmerito alla proposta di riavvio dei lavori dietro pagamentodel 50% immediato dei crediti arretrati, con liquidazione delrestare ammontare attraverso l’imputazione sugli stati diavanzamento lavori successivi, Barasi ha confermato che sitratta di un’opzione ­ e non dunque di una linea operativagià stabilita ­ che il Governo valuterà se proporre o menoalle aziende straniere, ferma restando di contemperare laripresa dei lavori con la già richiamata tutela dei diritti deglioperatori economici. Su tale questione, il Consiglio deiMinistri dovrebbe pronunciarsi nel breve periodo. Inparallelo, secondo Barasi, il Governo e il CongressoNazionale provvederanno alla correzione dell’impiantonormativo che regola l’attività economica in Libia, con loscopo di favorire l’afflusso di capitali e operatori economicistranieri, nonché di migliorare la disciplina regolante ilmercato del lavoro.Più indietro, invece, appaiono i lavori di definizione dellepriorità che il Governo intende seguire nell’avvio dellaricostruzione. Il processo di definizione dell’agenda deilavori è rallentato, per ammissione dello stesso VicePremier, da alcune difficoltà decisionali emergenti nelrapporto tra il Governo e il Congresso Nazionale.Sull’argomento Barasi ha nondimeno manifestatoconsistenti aspettative per il 2013, quantificando in 140miliardi di dinari (circa 80 miliardi di euro) il valore deiprogetti da far ripartire nell’anno in corso.La centralità riconosciuta alle relazioni con l'Italia, non soloin campo commerciale, è stata evocata più volte da Barasi.In tale contesto, il Vice Premier ha accolto con favore, sullascia di quanto già fatto dal nuovo Ministro dei Trasportilibico, la possibilità che l’Italia collabori alla definizione di unpiano onnicomprensivo per lo sviluppo di medio­lungotermine (25 anni e oltre) del settore dei trasporti in Libia.Tra le opportunità di collaborazione bilaterale, Barasi haevocato la possibilità di rafforzare l’interconnessione nel

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mercato dell’energia elettrica, ove tecnicamente possibile edeconomicamente profittevole.Fonte: Ambasciata d'Italia

'MoneyGram Award' 2013Imprenditore straniero dell'anno cercasi. C'è tempo fino al15 maggio per candidarsi al 'MoneyGram Award' 2013, ilriconoscimento che premia l'imprenditoria immigrata inItalia sponsorizzato dalla MoneyGram, società ditrasferimento internazioanle di denaro.Il premio, arrivato alla sua quinta edizione, aiuta afotografare una realà in aumento malgrado la crisi: quella,appunto, delle imprese nate e cresciute grazie agli sforzidegli immigrati. ''Nel 2012 ­ si legge nel comunicato stampa­ sono 477.519 le imprese fondate o gestite da stranieri, conun peso del 7,8% sul totale delle imprese esistenti in Italia.Il fenomeno è in crescita nonostante la crisi, tanto che nel2011 si registra un aumento del 5,8% (+24mila unità)''.Cifre confermate anche dal Rapporto 2012 sul mercato dellavoro degli immigrati pubblicato dal Ministero del Lavoro, ilquale sottolinea come l'aumento più cospicuo sia avvenutoin Lazio (+10,8%). Seguono Puglia, Campania, Liguria eLombardia. Questi numeri ne implicano altri: ''La ricchezzaprodotta dalle aziende straniere ­ scrivono ancora gliorganizzatori del 'MoneyGram Award' ­ è pari a circa 76miliardi di euro'', vale a dire quasi il ''5,5% dell'interaricchezza prodotta a livello nazionale''. Interessante è ancheil profilo anagrafico di questi imprenditori venuti dall'estero(Africa, Sudamerica e Europa dell'est soprattutto). ''Il 67,6%ha un'età compresa tra i 30 e i 49 anni e il 12,6% ha menodi 29 anni''.Sono sei le regioni in cui si concentra circa l’80% delleimprese di immigrati: Lombardia (circa 90 mila unità), Lazio(circa 55 mila unità), Toscana (circa 47 mila unità), EmiliaRomagna (circa 44 mila unità), Veneto (circa 41 mila unità)e Piemonte (circa 38 mila unità). Nelle restanti 14 regioniitaliane, al contrario, i titolari di attività imprenditoriali concittadinanza estera sono una minoranza residuale.I settori di attività in cui operano in prevalenza gliimprenditori immigrati sono il commercio al dettaglio e lecostruzioni (rispettivamente 129 mila e 101 mila aziendecirca), distanziate dalla ristorazione e dal commercioall’ingrosso.Per quanto riguarda la nazionalità dei titolari, al primo postoci sono i marocchini che rappresentano il 16,5% sul totale(con più di 41 mila imprese), a seguire i romeni con 37 milaimprese, i cinesi e gli albanesi, rispettivamente con 36 milae 24 mila titolari di azienda.Fare impresa in Italia non è certo facile, la burocrazia è uno

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scoglio per tutti, compresi gli italiani. Eppure questi datidimostrano che gli stranieri sono particolarmente dinamici.Un atteggiamento che ha un'origine culturale.http://www.themoneygramaward.com/

Petrolio. L'Iraq batte l'Iran, sulla produzionedi Giovanni Andriolo ­ Osservatorioiraq

La produzione irachena di greggio ha superato quellairaniana, rendendo Baghdad il secondo produttore tra i paesiOpec. Sebbene le prospettive di crescita siano ottime, sulfuturo del settore pesano carenze infrastrutturali e scontripolitici.La notizia arriva dall'Enegy information administrationstatunitense (Eia): alla fine del 2012 l’Iraq è diventato ilsecondo maggior produttore di petrolio greggio in senoall’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec),superando così anche l’Iran e avvicinandosi all’ArabiaSaudita.Tuttavia, ciò che rende il caso iracheno ancora piùunico sono le prospettive di crescita, dal momento chesecondo il rapporto dell'Eia solo una piccola parte deigiacimenti iracheni è attualmente sfruttata.D’altra parte, il fatto che l’Iraq detenga la quinta riserva almondo di petrolio dimostra come la produzione del paeseabbia ottimi margini di espansione anche nei prossimi anni.Come attesta l'Oil and Gas Journal, che ha recentementerivisto al rialzo la stima delle riserve, che passano da 115miliardi di barili del 2011 ai 141 miliardi del 2013.Malgrado questo grande potenziale, lo sviluppo del settoresarà possibile soltanto qualora il paese, spossato dallaguerra con l’Iran negli anni ’80, dalle sanzioni internazionalidel decennio successivo e dall’invasione a guida statunitensedel 2003, riesca ad ammodernare e sviluppare le proprieinfrastrutture. Un investimento che il ministero dell’Energiaha quantificato in 30 miliardi di dollari all’anno.Gli interventi più importanti dovranno essere effettuati sulsistema di oleodotti, carenti e oggetto di continui sabotaggi,così come sul sistema di fornitura elettrica, ancora scarsorispetto alla richiesta di energia che le centrali di produzionerichiederanno nei prossimi anni, e sui sistemi di cattura delgas di complemento.Un gas ­ circa 19 milioni di metri cubi standard algiorno ­ che continua a essere bruciato, producendouno spreco di risorse e notevoli danni ambientali.Ma oltre alle carenze infrastrutturali, i progressi dellaproduzione irachena sembrano essere ostacolati anche dadispute di ordine interno e dalla mancanza di una leggenazionale che regoli lo sfruttamento delle risorse del paese.Proposta di legge che è da mesi al vaglio del Consiglio

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dei ministri e che sta generando un duro scontro tra ilgoverno centrale e quelli regionali.Una disputa non certo facilitata dalla distribuzionegeografica delle riserve di oro nero: il sud ­ che detiene il60% del petrolio ­ nel 2012 ha prodotto tre milioni di barilial giorno, rendendo l’Iraq il secondo produttore in senoall’Opec, sebbene il ministero del Petrolio iracheno abbia lasupervisione di tutti i giacimenti del paese, salvo che diquelli che si trovano nella regione del Kurdistan.Regione che però ­ a detta di alcuni analisti indipendenti (tracui gli esperti dell’agenzia di consulenza strategica FACTSGlobal Energy) ­ potrebbe aumentare la propria produzionefino a 400.000 barili al giorno entro la fine del 2013.

Forum Fondazione Anna Lindh: investire sulcapitale umanoDue anni dopo le rivolte arabe, molti Paesi del sud delMediterraneo sono interessati dalla crisi economica e dalivelli di povertà e disoccupazione sempre più allarmanti. Mahanno anche uno straordinario capitale umano nei lorogiovani, un grande potenziale che deve però trovare innuove forme di formazione, di accesso al credito einvestimento nel settore privato la possibilità di esprimersi.E' il quadro emerso nel corso dia alcuni dibattiti del Forumdella Fondazione Anna Lindh tenutosi a Marsiglia dal 4 al 7aprile, che ha offerto occasioni di confronto tra esperti edesponenti della società civile sulle diverse sfide politiche,economiche, sociali e culturali per l'area mediterranea.In tutte le transizioni politiche a livello mondiale si e'osservato che ''al cambiamento ha fatto seguito una crisieconomica'', ha rilevato Inger Andersen, vicepresidentedella Banca Mondiale per il Medio Oriente e il Nord Africa.Ma la sua durata, ha aggiunto, ''dipende dalla capacita' dirisposta dei gruppi dirigenti''. Anche se le trasformazionipolitiche che hanno cambiato il volto della sponda sud delMediterraneo si confrontano in questi anni con la profondacrisi che sta attraversando anche l'Europa.Se per i Paesi esportatori di petrolio il 2013 dovrebbe vedereuna crescita del 4,8% nel 2013, ha proseguito IngerAndersen, per gli altri le previsioni sono del 2,4%, con livelliancora inferiori per l'Egitto. L'unica via per ridare fiato aqueste economie e' dunque porre fine ad un modello cheoffriva posti di lavoro solo nel settore pubblico, indirizzandosolo verso gli impieghi statali la qualificazione dei giovani,sostituendolo con un sistema formativo che offra lecompetenze adatte al mercato. ''C'e' bisogno di un settoreprivato ­ ha detto ­ e di competenze adatte al mercato''.Eppure le opportunita' di accedere al piccoli crediti sonoancora incredibilmente poche nell'area Mena, ha proseguitola vice­presidente della World Bank, quando invece i tantigiovani della regione ''sono pronti a fare proprie le

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competenze necessarie per l'innovazione''. ''Dobbiamoinvestire nelle persone'', le ha fatto idealmente eco nelsecondo dibattito Domenique Rojat, dell'Agenzia Franceseper lo Sviluppo, sottolineando anche che mediamente il5,7% del Pil dei Paesi dell'area Mena sono ancora spesi persussidi indifferenziati per cibo e combustibili, e non inprogetti imprenditoriali che provengano dal basso.Ad interpretare insieme il punto di vista dell'economista e leesigenze della societa' civile l'egiziano Tamer Tawa,consulente della Banca Mondiale ma anche promotore di unasocieta' privata, la Yomken.com: una piattaforma perl'incontro tra il singolo che abbia un progettoimprenditoriale, gli esperti che sappiano suggerirgli lemodalità tecniche per realizzarlo e i potenziali sostenitorieconomici, tramite il crowdfunding. Un progetto nato l'annoscorso a stretto confatto con gli abitanti di uno dei quartieripiu' poveri del Cairo, racconta Tawa, e che già al terminedella sua fase pilota ha dato alcuni significativi e concretirisultati. Il progetto è il primo del suo genere, dice ancora ilgiovane economista, ma l'Egitto è pieno di altri giovanipronti all'innovazione e a raccogliere la sfida dellaimprenditorialità.Nonostante ''l'incertezza'', aggiunge, che caratterizzal'attuale situazione economica dell'Egitto, il 25% didisoccupati tra i giovani tra i 15 e i 25 anni, e un 20­30%della popolazione che vive una condizione di povertà. UnPaese che per ottenere dal Fondo Monetario Internazionaleun prestito da quasi 5 miliardi di dollari dovrà fare i conti,conclude, con la ''reazione sociale'' agli inevitabili sacrificiche ne seguiranno.Fonte: AnsaMed

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CRISI ED ECONOMIAMEDITERRANEATurchia ­ crescita a vista

Giuseppe Mancini ­ IstanbulLivio Manzini è un italiano di Istanbul, l'amministratoredelegato della Bell Holding che controlla aziende leader nelsettore del packaging (plastica e metallo). I Manzini sono quida alcune generazioni. Il primo ad arrivare è stato ilbisnonno di Livio – originario del modenese, giàprecedentemente emigrato in Germania – che ha lavoratoall'arsenale ottomano come esperto di cannoni per la Krupp.La Bell è invece nata negli anni '30.La Bell si è occupata prima dell'importazione di sapone daLiverpool (il Sunlight Soap dei fratelli Lever), è passata allaproduzione industriale già negli anni '50 e oggi esporta inpiù d trenta paesi. Dispone di cinque stabilimenti a Istanbul,più altri due ad Adana nella Turchia meridionale e a StaraZagora in Bulgaria. Il gruppo è articolato su sette aziende intotale, più una joint­venture turco­francese – nata proprioquest'anno – che produce contenitori per gelati.Il dottor Manzini – studi a Parigi, un'esperienza alla Glaxoprima in Italia e poi in Turchia – è ovviamente deluso dallapubblicazione dei più recenti dati macroeconomici, cheparlano di appena 2,2% d'incremento del Pil – al di sottodelle previsioni e delle aspettative del 3­4% – contro l'8,8del 2011. “Il governo ha fatto di tutto per raffreddarel'economia e ridurre il disavanzo nella bilancia deipagamenti; evidentemente c'è riuscito visto che nel quartotrimestre del 2012 la crescita è stata praticamente pari a 0”.Soprattutto si chiede – da industriale – “che bisogno c'era diintervenire anche sulla domanda interna, in una fase di crisidell'economia globale e soprattutto europea?”. Deve peròammettere – mettendosi nei panni delle autorità di Ankara –“il pericolo di non riuscire a reperire crediti sufficienti acoprire i deficit della bilancia dei pagamenti in un'economiasurriscaldata”. Insomma, l'obiettivo era condivisibile, ma èstato perseguito forse in modo troppo aggressivo.Se però usciamo da un'ottica di breve periodo e allarghiamogli orizzonti al medio e lungo periodo, Manzini ritroval'ottimismo. La sua analisi riguarda cambiamenti irreversibilinei dati socio­demografici: il calo marcato delle nascite e lariduzione delle dimensioni medie delle famiglie, l'aumentoconseguente del reddito disponibile in un contesto dipropensione al consumo di tipo capitalistico. Si tratta di unavera e propria “età dell'oro” che in Turchia è appena agliinizi, un fenomeno i cui effetti benefici per le imprese sonomoltiplicati dalla parallela urbanizzazione (che fa nascereulteriori bisogni da soddisfare). “Durerà alcuni decenni, solosuccessivamente ci si dovrà preoccupare dell'invecchiamentomedio della popolazione”.L'AD della Bell considera il mercato turco “moltointeressante, sia per chi vuole esportare sia per chi vuoleprodurre”. Fa l'esempio della legge sulla ricerca e sviluppo:l'obiettivo è di arrivare entro il 2023 al 3% del Pil in

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investimenti per R&D, sfruttando però i “cervelli” turchi; egiudica anche il management turco di ottima qualità, giàsperimentato in posizioni di responsabilità a livellointernazionale. Dopotutto, la Turchia si sta affermando come“centro direzionale” dei grandi gruppi internazionali per iBalcani, l'Asia centrale e il Medio oriente (e magari in futuroanche per Russia e Ucraina). Anche perché “una burocraziasnella consente di aprire una filiale in poco tempo e senzaaver bisogno di un partner locale”. Ma c'è anche qualchecontroindicazione: “la Turchia è un mercato moltocompetitivo e price­sensitive, i costi possono rivelarsi moltoelevati; di conseguenza, conviene investire solo se si è ingrado di portare valore aggiunto”.E' il caso della neonata Tulipak, l'azienda creata insieme aun partner francese che produce essenzialmente vaschetteper gelato. “Le producono in molti, ma noi siamo capaci difarle molto più sottili e comunque in grado di resistere atemperature di ­14°, così da avere un grande risparmio suicosti della plastica”.Più in generale, il consiglio principale per chi vuole investirein Turchia è quello di “costruire nel tempo il proprio mercato– con presenza e pazienza – attraverso un piano strategicosu almeno 10 anni”; magari sfruttando – per quantoriguarda le aziende italiane – i “preconcetti positivi” cheancora resistono verso la nostra cultura : l'agro­alimentare,la moda, il design.Ma a volte anche ai turchi conviene delocalizzare, come èaccaduto per lo stabilimento in Bulgaria. Facilmenteraggiungibile da Istanbul, in quattro ore, che scenderanno atre dopo l'ammodernamento delle autostrade bulgare; concosti inferiori alla Turchia per quanto riguarda manodopera,management, benzina ed elettricità, terreni; in grado diassicurare una buona produttività grazie al personale –spesso appartenente alla minoranza turca – “che ha lacultura del metallo e una apprezzabile disciplina nel lavoro”.Soprattutto, essere presenti direttamente nel territoriodell'Unione europea permette di superare le storturedeterminate dall'unione doganale, in virtù della quale laTurchia è costretta ad accettare le facilitazioni accordate aipaesi terzi legati all'Ue da accordi di libero scambio, senzaperò godere della reciprocità. In ogni caso, Livio Manzini hapreferito questo investimento a un'iniziativa imprenditorialenel sud­est della Turchia, nonostante gli incentivi accordatidal governo. “Non avremmo trovato le stesse condizionifavorevoli”, è il suo commento

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CRISI ED ECONOMIAMEDITERRANEAL'Eni si dice ottimista"Siamo in Egitto da sempre, in Libia, in Algeria e in Iraq; inquella parte del mondo Eni produce circa il 30% dei suoiidrocarburi e, quindi, quello che avviene in Nord Africa ciriguarda e ci riguarda molto". Con queste parole l'AD di Eni,Paolo Scaroni nel suo intervento all'Omc 2013 ribadiscel'importanza di un'area come quella del Nord Africa edell'Iraq."Io sono molto ottimista sul Nord Africa": l'amministratoredelegato di Eni, Paolo Scaroni, nel suo intervento all'Omc2013 ha voluto dedicare parte del suo discorso alla presenzadi Eni nei paesi nordafricani. "Siamo in Egitto da sempre, inLibia, in Algeria e in Iraq; in quella parte del mondo Eniproduce circa il 30% dei suoi idrocarburi e, quindi, quelloche avviene in Nord Africa ci riguarda e ci riguarda molto".Parlando dell'Egitto e dell'Algeria, Scaroni ha spiegato che"negli anni Eni non ha perso un solo barile di petrolio", inLibia "la situazione sta migliorando". Quanto all'Iraq, Scaroniparlando alla presenza del ministro del petrolio iracheno, haribadito l'importanza del Paese, "un Eldorado per chi fa ilmio mestiere", e lo sforzo organizzativo e l'entusiasmo diEni, ma è tornato a chiedere "il sostegno del governocentrale per rispettare i tempi ed eliminare gli ostacoli",ripetendo che Eni "continua a non considerare, tra leopzioni, di operare in Kurdistan".Fonte: Il Sole 24 ore Radiocor

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CRISI ED ECONOMIAMEDITERRANEAAlgeria ­ un comitato per migliorare climabusinessIl Ministro algerino dell'Industria, delle PMI e dellapromozione dell'investimento, Rahmani ha annunciato neigiorni scorsi la creazione di un Comitato incaricato divalutare le misure da adottare per migliorare il clima degliaffari in Algeria.Il Ministro algerino dell'Industria, delle PMI e dellapromozione dell'investimento, Rahmani ha annunciato lacreazione di un Comitato incaricato di valutare le misure daadottare per migliorare il clima degli affari in Algeria. IlComitato sarà integrato da rappresentanti di tutti i Ministeririlevanti (oltre all'Industria, sono stati indicati i dicasteridelle Finanze, degli Esteri, del Commercio, del Lavoro, dellePoste e Telecomunicazioni, delle Risorse Idriche e la Bancad'Algeria), potrà contare su un Segretariato Tecnico, dovràelaborare entro breve un programma d'azione operativo permigliorare le procedure e ridurre costi e tempi per l'avvio diun'attività produttiva in Algeria.Il Comitato agirà inoltre in stretto contatto con LaurentGonnet, senior specialist per il settore finanziario dellaBanca Mondiale, a Tunisi.

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CRISI ED ECONOMIAMEDITERRANEAInterscambio Italia­EAU: continua la crescita adue cifreL’Agenzia per la la promozione all’estero el’internazionalizzazione delle imprese italiane (ICE), hapubblicato le elaborazioni dei dati ISTAT relativeall’interscambio commerciale tra Italia ed EAU per il 2012.Nel 2012 infatti, le nostre esportazioni verso gli EAU hannoraggiunto la cifra record di 5,517 miliardi di euro, con unincremento rispetto al 2011 del +16,7%L’Agenzia per la la promozione all’estero el’internazionalizzazione delle imprese italiane (ICE), hapubblicato le elaborazioni dei dati ISTAT relativeall’interscambio commerciale tra Italia ed EAU per il 2012.Le rilevazioni confermano il trend crescente delle nostreesportazioni verso gli Emirati, che già nel 2011 avevanoregistrato una netta ripresa rispetto al biennio 2009­2010,durante il quale la crisi finanziaria emiratina aveva prodottouna sensibile contrazione dei flussi commerciali.Se nel corso del 2011, le nostre esportazioni avevano giàtoccato i 4,735 miliardi di euro (con un incremento del+28,5% rispetto al 2010), mentre le importazioni avevanoraggiunto gli 861,6 milioni di euro (con un incremento parial +91,2%), anche nel 2012 si conferma una progressionecrescente nelle relazioni commerciali bilaterali.Nel 2012 infatti, le nostre esportazioni verso gli EAU hannoraggiunto la cifra record di 5,517 miliardi di euro, con unincremento rispetto al 2011 del +16,7%, mentre le nostreimportazioni, in lieve flessione rispetto all’anno precedente,si sono assestate sui 651 milioni di euro, con un calorispetto al 2011 del ­24,3%. L’incremento delle nostreesportazioni nell'ultimo biennio ha dunque sfioratocomplessivamente il 50%. Il settore della gioielleria è statoquello con i maggiori indici di crescita (+44,69% rispetto al2011), seguito da computer ed elettronica (+41,34%) emetalli e lavorati (+29,65%). In termini assoluti, il settoredei macchinari e strumentazioni ha registrato il più altovolume di export, con oltre 1,3 miliardi di euro (+3,73%).La bilancia commerciale continua a mantenere un saldonettamente a favore dell’Italia, per oltre 4,865 miliardi dieuro, mentre l’interscambio bilaterale complessivo, mai cosìelevato in passato, ha toccato i 6,169 miliardi di euro(+9,4% rispetto al 2011).Secondo le statistiche del Ministero del Commercio Estero,l’Italia si poneva nel 2011 quale ottavo fornitore a livellomondiale degli EAU e terzo a livello europeo (dopo Germaniae Regno Unito). Mentre i dati più recenti qui diffusi, riferitiperò soltanto al primo semestre 2012, evidenziano comel'Italia abbia nel frattempo sorpassato anche le esportazionibritanniche, raggiungendo quindi il secondo posto tra iprincipali partners europei di questo mercato.Secondo elaborazioni dei dati Istat sulle performance

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esportative delle regioni italiane verso gli Emirati nel 2012,effettuate dalla Camera di Commercio Italiana negli EAU,sono state la Basilicata (+336,18%), la Liguria (+218,37%)e l'Abruzzo (+81,96%) a registrare le variazioni di crescitapiù positive, mentre i maggiori valori complessivi dell’exportsono stati raggiunti da Lombardia (1,6 miliardi di Euro),Toscana (1,1 miliardi) e Veneto (600 milioni).

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WINDOW OFOPPORTUNITYMarocco ­ SYMPHOS 2013L'Office Cherifien des Phosphates (OCP) organizza laseconda edizione del Simposio Internazionale sull'Innovazione e la Tecnologia nell' industria dei fosfatiSYMPHOS 2013, che avrà luogo ad Agadir dal 6 al 10maggio 2013. Questa manifestazione, a carattere biennalesponsorizzata dall'OCP, rappresenta il punto di incontro degliattori che operano nei settori collegati all'industria deifosfati.L'Office Cherifien des Phosphates (OCP) organizza laseconda edizione del Simposio Internazionale sull'Innovazione e la Tecnologia nell' industria dei fosfatiSYMPHOS 2013, che avrà luogo ad Agadir dal 6 al 10maggio 2013. Questa manifestazione, a carattere biennalesponsorizzata dall'OCP, rappresenta il punto di incontro degliattori che operano nei settori collegati all'industria deifosfati: estrazione e valorizzazione del minerale, studi diprogettazione d'ingegneria e specializzati, studi diconsulenza, istituti specializzati nella ricerca e lo sviluppo,produttori di equipaggiamenti e di nuove tecnologie,distributori/venditori di materie prime e loro derivati, istitutidi ricerca ed aziende del settore agricolo e dei fertilizzanti.Alla scorsa edizione avevano assistito 800 impreseprovenienti da 40 paesi e da ogni continente. Nella presenteedizione sono previste conferenze, ateliers tematici durante iquali verranno illustrati argomenti relativi a: industria deifosfati e chimica, protezione dell'ambiente, sicurezza dellavoro, management industriale e corsi di formazione. Unapposito spazio verrà dedicato agli incontri BtoB. Infine èprevista una visita sia alla più grande piattaforma industrialemineraria di Khourigba sia a quella chimica di Jorf Lasfar. Perogni informazione utile, si segnala la pagina Webwww.symphos.com . L'evento mira ad attrarre il maggiornumero di operatori del settore in vista del piano diespansione industriale dell'OCP (fino al 2020) per il quale ladotazione finanziaria prevista è pari a 115 miliardi didirhams (pari a circa 11 miliardi di euro). Il finanziamento èsuddiviso in tre progetti: il 30% è destinato all'aumentodell'estrazione del minerale; il 46% per l' industria chimica(acido fosforico e fertilizzanti); il 16% per lo sviluppo delporto di Jorf Lasfar; il 6% per le infrastrutture di trasporto(pipelines), e portuali al fine di ridurre i relativi costi dal30% attuali al 40%.

Algeria in cerca di partner tecnologiciIl Governo algerino ha deciso di rilanciare le industriepubbliche con lo stanziamento di un numero significativo dirisorse, e per questo di avviare collaborazioni con partnerstranieri in grado di fornire tecnologia e know­how.Il Ministero dell'Industria, delle PMI e della Promozione degli

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Investimenti sta avviando la creazione di una banca dati chesarà messa a disposizione di imprese e investitori stranieriinteressati a concludere joint venture o ad assumerepartecipazioni con le società algerine a controllo pubblico. Isettori indicati per l'avvio di potenziali partenariati sono:materiali da costruzione, industria chimica (vernici, filera delcloro) e farmaceutica, siderurgico, metallurgia conparticolare riguardo a strutture in metallo per costruzioni,batterie elettriche, vetro, carta, filiera tessile, filiera pelle,elettronicoa, industria meccanica ed elettrotecnica (cavi,trasformatori, gruppi elettrogeni).Al fine dell'inserimento nella banca dati delle impreseinternazionali potenzialmente interessate a partenariati conle Società Pubbliche Economiche algerine, le imprese italianedovranno inviare una breve presentazione in lingua francesedella società, unitamente alle referenze, all'indirizzo di postaelettronica del Ministero algerino ([email protected]) e,per conoscenza, all'indirizzo dell'Ufficio Economico eCommerciale dell'Ambasciata d'Italia([email protected]) e del locale Ufficiodell'Agenzia ICE ([email protected]).www.ambalgeri.esteri.

Istanbul avrà un terzo aeroportoIl Governo turco ha deciso di accelerare i tempi per lacostruzione di un terzo aeroporto a Istanbul di cui si dibatteda tempo. La decisione, attualmente sottopostaall’approvazione definitiva della Commissione Statale diPianificazione, è motivata dalla necessità di alleggerire ledue strutture esistenti. Le prime gare di appalto per laprogettazione dello scalo potrebbero partire già in agosto.Il Governo turco ha deciso di accelerare i tempi per lacostruzione di un terzo aeroporto a Istanbul di cui si dibatteda tempo. La decisione, attualmente sottopostaall’approvazione definitiva della Commissione Statale diPianificazione, è motivata dalla necessità di alleggerire ledue strutture esistenti (gli aeroporti internazionali di Ataturke Sabiha Gocken) dislocate rispettivamente sul lato europeoe asiatico di Istanbul che hanno complessivamentemovimentato, nel 2011, circa 50 milioni di passeggeri. Inparticolare l’aeroporto Ataturk è in forte sofferenza inquanto opera da tempo al limite delle proprie capacità. Sitratta inoltre di venire incontro alle esigenze crescenti dellacompagnia aerea Turkish Airlines che ha conosciuto negliultimi anni un notevole sviluppo. Le prime gare di appaltoper la progettazione dello scalo che sarà localizzato nellaparte europea lungo la costa del Mar Nero a 60 km dalcentro di Istanbul, potrebbero partire già in agosto esaranno gestite dalla Direzione Generale degli AeroportiStatali (DHMI). La costruzione sarà appaltata in modalitàBOT (Build­Operate­Transfer) e il soggetto vincitore potrà

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gestire lo scalo per 25 anni con un impegno, da parte delGoverno di Ankara, di garantire un livello base di traffico(342 milioni di passeggeri in 12 anni). La capacità inizialedello scalo dovrebbe essere di 90 milioni di passeggeri all’anno e salire successivamente a 150 milioni. Il costototaledell’operazione è stimato in 7 miliardi di dollari e DHMI siaspetta che i lavori siano portati a termine in 42 mesi.Secondo quanto riportato dalla stampa, il nuovo scalo avrà 6piste di atterraggio e 4 terminal connessi fra loro tramiterotaia. Potrà ospitare fino a 500 velivoli e sarà provvisto diparcheggi con una capacità complessiva di 70.000 posti,diversi hotel, un centro congressi. È da rilevare che laTurchia accoglie ogni anno oltre 32 milioni di passeggeristranieri. Hanno già espresso interesse per partecipare allagara diverse società tra cui TAV che ha costruito e gestiscelo scalo di Istanbul Ataturk e che nel 2006 è statariorganizzata in TAV Construction e TAV Airports Holding.Quest’ultima, quotata sul listino di Istanbul è partecipata al38% da Aéroports de Paris. Gestisce 10 scali nel mondo, dicui 4 in Turchia (Istanbul Ataturk, Ankara, Smirne edAntalya) e altri in Tunisia, Georgia e Macedonia. Tra gli altricandidati si aggiungono Limak Holding AS, che gestiscel’aeroporto Sabiha Gokcen, il gruppo Sabanci, Aic checontrolla la compagnia aerea locale Atlas Jet e il gruppo dicostruzioni Alarko. L’Ufficio Economico Commercialedell’Ambasciata d’Italia ad Ankara è disponibile per fornireulteriori informazioni alle aziende italiane interessate(commerciale. [email protected]).www.ambankara.esteri.it

Abu Dhabi ­ Le opportunità del Vision 2030Inaugurata la prima tranche del nuovo porto marittimo diAbu Dhabi, Khalifa Port, posizionato più o meno a metàstrada tra la capitale emiratina e Dubai. Nell’entroterra delnuovo porto sta sorgendo inoltre una delle più vaste zoneindustriali del mondo, la Khalifa Industrial Zone (Kizad),un’area di oltre 400 km quadrati (http://kizad.com/en) chesarà sviluppata in tranche successive. Entrambi i progetti,gestiti da Abu Dhabi Port Company (ADPC), sonostrettamente connessi tra loro e fanno parte del Pianochiamato Vision 2030 che prevede vantaggi per gli investoriesteri: disponibilità di energia a basso costo, di manodoperaimportata da altri Paesi e la possibilità di operare in regimedi completa esenzione fiscale.È stata recentemente inaugurata la prima tranche del nuovoporto marittimo di Abu Dhabi, Khalifa Port, posizionato più omeno a metà strada tra la capitale emiratina e Dubai. Ilavori sono durati sei anni e l’investimento ammonta a 7,13miliardi di dollari. Il porto è costituito da un’isola artificialeche si estende per 2,7 km quadrati a cinque km dalla costaemiratina ed è dotato di attrezzature di movimentazione

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fortemente automatizzate. Dispone di una capacità annua dimovimentazione container pari a 2,5 milioni di teu (20 piedi)a cui si aggiungono 12 milioni di tonnellate dimovimentazione cargo. Le ulteriori fasi del progettoprevedono la realizzazione di diversi terminali portuali inacque profonde, in grado di gestire navi cargo eportacontainer di grande tonnellaggio. L’obiettivo è diraggiungere entro il 2030 una capacità annuale dimovimentazione pari a 15 milioni di container e 35 milioni ditonnellate cargo.Khalifa Port è destinato a sostituire l’ormai insufficiente PortZayed, la cui costruzione risale ad oltre quarant’anni fa, cheha ormai saturato la capacità operativa. Nell’entroterra delnuovo porto sta sorgendo inoltre una delle più vaste zoneindustriali del mondo, la Khalifa Industrial Zone (Kizad) a cuiè stata riservata un’area di oltre 400 km quadrati(http://kizad.com/en) che sarà sviluppata in tranchesuccessive. Entrambi i progetti, gestiti da Abu Dhabi PortCompany (ADPC), sono strettamente connessi tra loro efanno parte del Piano chiamato Vision 2030, destinato aridisegnare sia l’assetto urbanistico che le struttureeconomichee industriali dell’Emirato. ADPC ha iniziato asviluppare le infrastrutture in grado di servire 22 kmquadrati di spazi da dedicare ad attività logistiche industriali(metallurgia, petrolchimica, industria farmaceutica, industriaalimentare) includendo anche la eventuale fornitura dicapannoni già predisposti. Le operazioni sono iniziate nelmaggio 2012 e ADPC prevede di riuscire, entro breve, adassegnare i primi lotti a seguito della manifestazione diinteresse da parte di una quarantina di imprese locali estraniere incluse diverse aziende metallurgiche che possonoavvantaggiarsi della vicinanza del grande impianto (750milatonnellate annue in fase di raddoppio) di EmiratesAluminium.Secondo le previsioni dell’ADPC il completamento dell’interoprogetto della Khalifa Industrial Zone dovrebbe favorire,direttamente e indirettamente, la creazione di 150.000nuovi posti di lavoro e contribuire entro il 2030 allaformazione del 15% del PIL dell’Emirato nel settore nonpetrolifero, per un controvalore di circa 40 miliardi di dollariannui. Una quota compresa tra il 60 e l’80% dei prodottisaranno poi esportati in tutto il mondo. I vantaggicompetitivi su cui punta l’emirato per attrarre le aziendesono la disponibilità di energia a basso costo, di manodoperaimportata da altri Paesi e la possibilità di operare in regimedi completa esenzione fiscale. Gli spazi dedicati ad attivitàindustriali e logistiche saranno affiancati da una vasta arearesidenziale destinata ad alloggiare manager e dipendenti.Alle aziende che si insedieranno verrà presentata un’opzionetra diverse soluzioni societarie e fiscali (onshore e offshore)con possibile accesso anche alla proprietà dei terreni efabbricati. Sarà fornita un’assistenza amministrativa in tuttele pratiche di autorizzazione con una struttura del tipo one­

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stopshop.È da rilevare che nell’area del Golfo il polo costituito dalporto e dalla zona industriale di Khalifa si affianca al JebelAli Port di Dubai, per il quale è previsto, nei prossimi dueanni, un aumento della capacità annua di movimentazionecontainer dagli attuali 14 milioni di teu da 20 piedi a 19milioni, e all’omonima free zone a vocazione logistica eindustriale.www.ambabudhabi.esteri.it

Iraq ­ Nuovi blocchi da esplorareIl ministro del petrolio iracheno, Abdulkareem Luaibi,parlando del piano strategico dell'Iraq, ha dichiarato chel'obiettivo del paese è di aumentare la produzione di petrolioa 9 milioni di barili al giorno. Il paese "punta molto sulleesplorazioni", ha affermato e nei prossimi mesi andranno agara 10 blocchi esplorativi.Il piano strategico dell'Iraq punta ad "un aumento dellaproduzione a 9 milioni di barili al giorno". Lo ha detto ilministro del petrolio iracheno, Abdulkareem Luaibi, parlandoall'Omc 2013. "In 5 anni ­ ha spiegato ­ investiremo 130miliardi di dollari, perforeremo più di 3mila pozzi ecostruiremo facilities per produzione e stoccaggio: è il pianostrategico dell'Iraq per aumentare la produzione a 9 milionidi barili e questo avrà ripercussioni globali perché l'Iraq saràuna delle principali fonti di approvvigionamento energeticogarantendo maggiore stabilità al mercato". Il ministro haprecisato che il Paese "punta molto sulle esplorazioni; ilPaese non è stato ancora abbastanza esplorato e neiprossimi mesi apriremo il quinto round di licenze e andrannoa gara 10 blocchi esplorativi".

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SVILUPPO EPARTENARIATOEUROMEDAl via il progetto DiamedSi chiama DiaMed il progetto targato Ue appena partito adAlgeri, per ''sostenere la creazione di attività e sviluppo nelMaghreb ­ migrazione al servizio dello sviluppo locale''.Questo progetto, finanziato dall'Ue con un budget di 2,3milioni di euro, cerca di contribuire allo sviluppo locale e arafforzare la creazione di nuovi imprenditori nei Paesi delMaghreb entro il 2015, attraverso attività di sostegno aprogetti di investimento, trasferimento di innovazione,training e formazione, ma anche assistenza personalizzata.I sei partner del progetto arrivano sia dalla sponda Sud chedalla sponda Nord del Mediterraneo: Ader Me'diterrane'e(Associazione per lo sviluppo dell'istruzione e della ricercanel Mediterraneo), ACIM (la rete di professionisti nellacreazione e sviluppo di piccole imprese e Pmi in Africa,Europa e Mediterraneo) e ANIMA dalla Francia; Me'dafcoConsulting dall'Algeria, la Fondation Cre'ation d'Entreprisesdal Marocco e CONECT (Confederazione delle imprese deicittadini tunisini) dalla Tunisia.Il progetto, gestito dalla delegazione Ue in Algeria, si muovesulla base di cinque interventi: rafforzare la professionalitaàdegli attori di sostegno locale alla creazione di attività;incoraggiare e assistere la diaspora dei Paesi del Maghreb acominciare attività economiche nei Paesi di origine; formaregiovani imprenditori del Maghreb per migliorare la lorovisibilità e sviluppare la loro esperienza per costruire unprogetto internazionale; rafforzare le capacità degliimprenditori nel settore delle tecnologie verdi; formaregiovani laureati dei Paesi del Maghreb nella gestione diaziende innovative, aprendogli anche il mondo delle Pmi.

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SVILUPPO EPARTENARIATOEUROMEDUpm: Schulz, il rilancio dell'Unione passa daiParlamenti"Un'occasione per dimostrare che i presidenti dei Parlamentisono pronti a colmare il vuoto di leadership politica di cuil'Unione per il Mediterraneo ha sofferto negli ultimi anni''.Con queste parole il presidente del Parlamento europeoMartin Schulz, presidente in carica dell'AssembleaParlamentare dell'Upm, parla della riunione dei Presidenti deiparlamenti degli stati membri convocata a Marsiglia il 6 e 7aprile, in coincidenza con gli ultimi due giorni del Forumdella Fondazione Anna Lindh.Dopo le rivolte arabe che stanno trasformando il nord Africa,il 2013 deve essere ''l'anno dei progetti'' e i governidell'Unione per il Mediterraneo devono ''assicurare ifinanziamenti necessari e onorare gli impegni presi'' nel2008 a Parigi, quando la stessa Unione fu creata. E' quantosottolineano nel loro documento finale i presidenti deiParlamenti dei Paesi dell'Upm, al termine del summit svoltosiil 7 aprile a Marsiglia. Un summit in cui gli stessi presidentisi sono detti ''preoccupati'' per le difficoltà delle sfide delletrasformazioni democratiche nei Paesi della sponda sud,come dalla crisi economica e finanziaria e l'insicurezza nelSahel. E sottolineano la necessità di "investimenticonsiderevoli'' nelle infrastrutture e nel sostegno alle piccolee medie imprese, facendo appello per ''la creazione di unaBanca di sviluppo per il Mediterraneo''.Raccogliendo le indicazioni del Forum della società civiledella Fondazione Anna Lindh, conclusosi lo stesso giorno aMarsiglia, i presidenti dei Parlamenti si dicono convinti cheproprio i cittadini del Mediterraneo rappresentino un vivaio diidee e di buone pratiche che gli Stati e le istituzioni dell'Upm''sono chiamati a mettere a profitto nella forma di uneffettivo partenariato". E auspicano un ''rafforzamento'' delruolo dell'Upm come sistema partecipativo fondato appuntosu progetti concreti, nel campo delle infrastrutture,dell'ambiente, dell'energia, della creazione di lavoro per igiovani e dell'educazione, auspicando anche la creazione diuno spazio euro­mediterraneo per la formazione,l'insegnamento superiore e la ricerca.I conflitti irrisolti nel Mediterraneo, aggiungono, non devonopiù essere un 'pretesto' per ritardare la realizzazione deiprogetti dell'Unione, dicono ancora i presidenti deiParlamenti con particolare riferimento alla questione israelo­palestinese. Un tema non affrontato direttamente nel corsodel summit, ha detto il presidente del Parlamento europeoMartin Schulz, perché ''oggi si è cercato di trovare unaccordo dove sia possibile''. Si è ''naturalmente'' parlatoanche della crisi siriana ­ ha risposto ancora Schulz ­ ma lasede non era quella in cui si potessero prendere decisioniconcrete su questioni cruciali come la revisione dell'embargoeuropeo sulle armi chiesta dalle opposizioni al governo delpresidente Assad. Si è invece parlato dell'emergenza rifugiatinegli altri Paesi, tema posto in particolare dal

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rappresentante della Giordania: un Paese che continuerà atenere le sue frontiere aperte, ha riferito la presidente dellaCamera Laura Boldrini, ma ha grandi difficoltà finanziarie neldare assistenza ai 600 mila rifugiati che vi hanno trovatoaccoglienza.

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SVILUPPO EPARTENARIATOEUROMEDUPM ridefinisce le sue priorità per l'impiego nel 2013In occasione di una conferenza tenutasi a fine marzo aMarsiglia, intitolata "État des lieux économique et politique:comment entreprendre en méditerranée?", Allal OuazzaniTouhami, consigliere del segretariato generale dell'Upm, haricordato le grandi sfide dell'Unione per il Mediterraneo nel2013.In occasione di una conferenza tenutasi a fine marzo aMarsiglia, intitolata "État des lieux économique et politique:comment entreprendre en méditerranée?", Allal OuazzaniTouhami, consigliere del segretariato generale dell'Upm, haricordato che l'impiego e i giovani "rappresentano le sfidecentrali dell'UPM e della regione (...). Nei paesi arabi il tassodi disoccupazione tra i giovani rasenta il 24%".Ritornando all'insieme delle priorità dell'Upm per il 2013(sviluppo sostenibile, interconnessione regionale,insegnamento superiore e sviluppo socio­economico), ilconsigliere descrive alcune azioni chiave dell'Upm nel 2013.Ricorda l'importanza del progetto di desalinazione approvatoda 43 paesi nella striscia di Gaza, il piano solaremediterraneo, l'asse autostradale transmagrebino tra ilMarocco e l'Algeria e la creazione dell'università euro­mediterranea di Fez.I progetti di sviluppo socio­economicoeuromediterraneo Il programma "Giovani donne creatricid'impresa" con l'AFAEMME (0,3 M€) e il Centro di sviluppoeuromediterraneo per le micro e medie imprese (5,4 M€)sosterranno lo sviluppo socio­economico della regione,ricorda Allal Ouazzani Touhami. Un sostegno finanziarioancora timido se paragonato a quanto costerebbe il soloprogetto di università di Fez, vale a dire 136 M €.Il Centro di sviluppo fornirà servizi e consulenze alle piccolee medie imprese della regione. Con la rete delle CCImediterranee, la Camera di Commercio di Milano, la Bei e laCommissione europea i contributi al progetto di due annisaranno molti.Il consigliere dell'Upm annuncia anche il lancio di una"iniziativa mediterranea riguardante l'impiego per veicolarele buone pratiche in materia di creazione di impiegopergiugno 2013". L'idea di una mobilità mediterranea sulmodello Erasmus è stata menzionata a riguardo del pianoregionale per gli studenti della regione.

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APPROFONDIMENTIRivitalizzare il partenariato economico traEuropa e Mediterraneo ITA/ENGANIMA Investment Network pubblica a marzo uninteressante brief sugli investimenti diretti esteri nelMediterraneo nel 2012. Secondo l'analisi, nonostantel’eccezionale situazione politica, le cifre degli IDE 2012 nelMediterraneo sembrano piuttosto incoraggianti e la regionemostra una buona capacità di resilienza.Il 2012 rappresenta la quarta migliore annata degli ultimidieci anni in termini di importi di IDE annunciati. Al di fuoridella Siria, tutti i paesi dell’est e del sud del Mediterraneosembrano ritrovare la loro attrattività e la maggior parteriesce ad aumentare l’importo medio dei progetti di IDE, indiminuzione costante dal 2006.Sembra che l’Europa abbia perso la sua supremazia nelcorso degli ultimi due anni. Per la prima volta nel 2012, ipaesi BRIC conquistano il primo posto per importi di IDE nelMediterraneo, tanto che il Golfo, che aveva abbandonato ilMediterraneo dal 2007, ha investito l’anno scorso tantoquanto l’Europa.In questo periodo, dove i paesi partner mediterranei stannorivedendo il loro modello di sviluppo e di governance,fondandoli su nuovi valori democratici, una retrocessionedegli europei sarebbe al tempo stesso un cattivo calcolostrategico e una cattiva interpretazione delle attese dei paesidel sud rispetto al loro storico partenariato.E’ necessario rilevare una tendenza incoraggiante nel 2011 e2012: la rotazione settoriale degli investimenti stranieri.Sembra in effetti che la crisi politica abbia favorito gliinvestimenti nei settori produttivi (industria) e nei settorimedicali e logistici. Ma anche in quelli strategici(agroalimentare), a scapito dei settori leader tradizionali(banche, BTP, costruzioni) che sono meno inclusivi per leeconomie locali. Se ciò si conferma, questi progettidovrebbero contribuire a dare risposte concrete alle richiestedi maggior impiego manifestate dalle popolazionimediterranee.

Emmanuel Noutary, ANIMAIndeed, since 2008, investors have changed their approachtowards the Mediterranean markets. If the average projectsize were reducing, the share of joint ventures (versusGreenfield investments) has increased every year. The samefor the number of partnerships, which really started to jumpin 2009 and constitute a major form of development forforeign companies in the Mediterranean (505 partnershipprojects identified in 2012 versus 645 FDI projects).Reviewing the last four years, it looks like investors havenow adopted a more cautious approach in theMediterranean, which is at the same time a good opportunityfor local players to keep their position lead on their markets,

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while benefitting from the support of for­eign capital,technologies, know how.Despite the fact that the position of foreign operators is stillvolatile, it seems that Europe has lost its supremacy in theMediterranean over the last two years. For the first time in2012, the BRIC countries take the lead in terms of amountsinvested in the Mediterranean, and the Gulf which hadabandoned the Mediterranean since 2007, invested as muchas Europe last year. In times where the Mediterraneanpartner countries are in the process of reinventing theirdevelopment and governance models, based on newdemocratic values, a retreat of the Europeans would be botha strategic misapprehension and a misunderstanding of theexpectations of the Mediterranean countries vis a vis theirhistoric partner.Attention should also be paid to an encouraging trend in2011 and 2012: the sector rotation of foreign investments.It seems that the political crisis has favoured investments inproductive (Industry) and future (Medicines, Software) orstrategic (Agrifood) sectors, to the detriment of traditionalleader sectors (Building, Public Works, Cement, Tourism)which are less inclusive for the local economies. Ifconfirmed, these projects will contribute to give concreteanswers to the demands for jobs expressed by the people ofthe Mediterranean.Scarica il Brief

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APPROFONDIMENTIUn nuovo numero dell'OsservatorioMediterraneoQuesto numero dell’Osservatorio ha approfondito i temilegati alla “questione di genere” e al mondodell’associazionismo femminile, in Marocco, Tunisia ed Egitto.Si è tentato di comprendere, attraverso la testimonianza e ilcontributo diretto di attiviste, impegnate in prima linea sulfronte delle rivendicazioni dei diritti, quali siano le sfide, postrivoluzione, che le donne si trovano ad affrontare, neirispettivi paesi, dal punto di vista istituzionale e sociale;quali i passi avanti compiuti con la Primavera araba e cosa ècambiato, nella sostanza, rispetto a prima.Scarica il pdfVai all'archivio dei numeri precedenti

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PALESTRAMEDITERRANEAUna missione all’insegna della real politik

Ambasciatore Angelo TravagliniIl viaggio del Presidente Obama in Medio Oriente lo scorsomarzo ha rappresentato un momento d’importanza per ladiplomazia statunitense in una regione profondamentemutata rispetto a quando Obama iniziò il suo primomandato nel 2008. La missione del Presidente Obama si èsvolta in un clima reso complesso da cambiamenti che nullalasciava presagire all’inizio del vento di speranze conosciutosotto il nome di Primavera araba. A parere di alcuni analisticiò che è seguito ha portato al contrario a un peggioramentocomplessivo. Quali i tratti salienti di esso?Versione PdfEnglish summary

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PALESTRAMEDITERRANEAElezioni in Israele in uno scenario in profondaevoluzione

Ambasciatore Angelo TravagliniDopo ben sei settimane dal giorno delle elezioni del 22gennaio u.s. Israele è riuscito a dotarsi di un’équipegovernativa, la trentatreesima dalla sua creazione, innovatarispetto a quella cui Netanyahu aveva posto termine loscorso settembre, decidendo di anticipare bruscamente lafine di una legislatura, inizialmente destinata a durare fino alprossimo novembre. Ma le difficoltà legate al difficileandamento dell’economia nazionale e all’impossibilità di farapprovare la legge di bilancio avevano indotto il PrimoMinistro a ricorrere anzitempo alle urne, nella speranza,risultata delusa, di disporre di una maggioranza piùomogenea ed affidabile, con l’appoggio della destra religiosae nazionalista; maggioranza che alla prova dei fatti non si èmaterializzata in esito al responso elettorale di gennaio.Versione pdf

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PALESTRAMEDITERRANEAFMS 2013 ­ Charte de Tunis contre les GrandsProjets Inutiles ImposésDevelopMed lancia ai suoi lettori una provocazione,pubblicando uno dei documenti conclusivi del World SocialForum 2013, tenutosi a Tunisi dal 26 al 30 marzo 2013. Sitratta della dichiarazione elaborata da associazioni emovimenti che lottano contro la costruzione di grandiprogetti di infrastrutture o di attrezzature, riuniti al Socialforum Mondiale."Nous, citoyennes et citoyens, associations et mouvementsen lutte contre des Grands Projets Inutiles Imposés,Nous constatons que :­ ces projets constituent pour les territoires concernés undésastre écologique, socioéconomique et humain :destruction de zones naturelles, de terres agricoles et dupatrimoinebâti, nuisances et dégradation de l’environnement avec desimpacts négatifs importants pour les habitants,­ ces projets n’intègrent jamais la participation effective dela population à la prise des décisions, et la privent de l’accèsaux medias,­ face au profond désaccord social que ces projets suscitent,les gouvernements et les administrations agissent dansl’opacité et traitent avec mépris les arguments etpropositions des citoyens,­ la justification officielle de la réalisation de ces nouvellesinfrastructures et équipements se fait systématiquement surdes hypothèses fausses d’évaluation coûts/bénéfices et decréation d’emplois,­ la priorité octroyée aux grands équipements se fait audétriment des besoins locaux,­ ces projets s’inscrivent dans une logique de concurrenceexacerbée entre les territoires et impliquent une fuite enavant vers toujours «plus grand, plus vite, plus coûteux,plus centralisateur »,­ le système économique libéral qui domine le monde est encrise profonde, les Grands Projets Inutiles Imposés sont undes instruments qui garantissent des profits exorbitants auxgrands groupes industriels et financiers, civils et militaires,désormais incapables d’obtenir des taux de profits élevés surdes marchés globaux saturés,­ la réalisation de ces projets inutiles, toujours à charge desbudgets publics, produit uneénorme dette, ne génère aucune reprise économique,concentre la richesse et appauvrit les sociétés,­ ces grands projets permettent au capital prédateurd'augmenter sa domination sur la planète, portant ainsi desatteintes irréversibles à l’environnement et au bien­être despeuples,­ les mêmes mécanismes qui endettent les Pays les pluspauvres depuis la fin de lacolonisation directe sont maintenant utilisés aussi dans les

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Pays occidentaux.Nous contestons :­ la logique de concentration géographique et fonctionnellequi ne permet pas undéveloppement local équitable, et les mécanismes quidétruisent la survie des petites et moyennes entreprises etle système économique local,­ les équipements sur­dimensionnés liés à la productiond'énergies non renouvelables, la construction de barragesgigantesques, dont les techniques entraînent une fortepollution des sols, de l'eau, de l'air, des fonds marins et ladisparition de territoires entiers, compromettent la surviedes générations futures,­ les modes de financement de ces projets qui génèrent desprofits exorbitants, garantis par la mobilisation de l’argentpublic assortis de montages juridico­financiers scandaleux,au bénéfice d'entreprises dont les actions de lobbyinginterviennent dans la prise de décisions politiques, voiredans l’obtention de mesures d’exception pour évacuer toutesles contraintes juridiques,­ le soutien apporté à ces projets par les différents niveauxde structures politiques, locales, nationales, supranationaleset les institutions financières mondialisées qui s’opposentainsi aux droits, aux besoins et à la volonté des peuples,­ la militarisation des territoires et la criminalisation desoppositions.Nous affirmons que des solutions sont à chercher dans :­ l’entretien et l’optimisation des infrastructures existantesqui sont, dans la plupart des cas,une solution alternativeavec moins de nuisances et de coûts, la construction denouvelles infrastructures ne devant répondre qu’à l’impératifde l’utilité publique et non du profit,­ la transformation profonde du modèle économique etsocial aujourd’hui en profonde crise, en faisant notammentde la proximité et de la relocalisation de l’économie, de laprotection des terres agricoles, de la sobriété énergétique etde la transition vers les énergies renouvelablesdécentralisées, nos priorités,­ la restitution de la capacité de décision aux populationsdirectement concernées, fondement d’une authentiquedémocratie et autonomie locale face à un modèle dedéveloppementimposé, au moyen de propositions législatives adaptées,­ de nouvelles relations entre les peuples au sud comme aunord, des relations de solidarité qui rompent définitivementavec la logique de domination et d’impérialisme.Nous affirmons notre solidarité dans la lutte contre tous lesGrands Projets Inutiles et Imposés et notre volontécommune de nous réapproprier notre monde.(*) Cette déclaration a été élaborée par des associations etmouvements qui luttent contre la construction de grandsprojets d'infrastructures (transport de personnes ou de

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marchandises, production d’énergie) ou d'équipements(tourisme, urbanisme, militaire) réunis aujourd’hui au FSMde Tunis pour unir leurs forces et mieux faire entendre leursvoix, les problématiques étant partout les mêmes".http://www.fsm2013.org

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SEGNALAZIONIPalestina al bivio. Dopo la visita di Obama. Itentativi negoziali, le spinte a una nuovaintifada, la sfida di HamasMilano, Sala Consiglio di Palazzo Turati, Via Meravigli 9b ­ore 17,30La visita di Obama in Medio Oriente testimonia la suavolontà di rilanciare il processo diplomatico, facendo tesorodegli errori compiuti durante il suo primo mandato. Essaavverrà mentre Israele è appena uscito dalle elezioni, chehanno provocato intense modificazioni del quadro politicointerno, e quando il nuovo governo sarà stato appenaformato.Dall’altro lato, si aggravano le difficoltà dell’AutoritàNazionale Palestinese, sottoposta a scelte difficili, mentremonta l’insofferenza della popolazione palestinese per unasituazione che sembra senza uscita, e cresce la sfida diHamas per la leadership del movimento palestinese.CIPMO ­ Centro Italiano per la Pace in Medio Orienteorganizza l'iniziativa "Medio Oriente, attendendo Obama"costituita da due incontri (20 marzo e 11 aprile).

Programma secondo incontroSaluti istituzionaliPresiede: Janiki Cingoli, direttore del Centro Italiano per laPace in Medio OrienteRelatore: Samih El Abed, Membro del Team NegozialePalestinese e già Ministro dei Lavori Pubblici e dell’EdiliziaDiscussant:Ugo Tramballi, Editorialista e inviato speciale de Il Sole 24­OreAntonio Ferrari, Editorialista e inviato speciale del Corrieredella SeraPer maggiori informazioniCIPMO ­ Centro Italiano per la Pace in Medio OrienteCorso Sempione 32 B, 20154 MilanoTel. 02/86.61.47­09 Fax. 02/86.62.00www.cipmo.org

Exile ­ giornalismo esiliatoVenerdì 12 aprile alle 18, il Caffè dei Giornalisti di Torinoospiterà l'associazione francese Maison des journalistes diParigi, per un incontro aperto al pubblico sulla libertà distampa. Perseguitati, espulsi e quindi alla fine stranieri,senza casa, senza lavoro, rifugiati: i giornalisti colpevoli diaver difeso il diritto di informazione nei loro paesi, sonobersaglio per intimidazioni, arresti arbitrari e torture e allora

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devono andar via.Per maggiori informazioni clicca qui.

TRASFORMAZIONI POLITICHE E REVIVALRELIGIOSO NEL MONDO ARABOTorino, Università di Torino ­ 18 e 19 aprile 2013Le trasformazioni politiche che ci siamo abituati a qualificarecome “Primavera araba” hanno conferito nuova attualità aldibattito sul ruolo dell'islam in politica. I movimenti islamicinon hanno avuto un ruolo di rilievo nelle manifestazioni dicontestazione che hanno interessato dal dicembre 2010diversi paesi dell'Africa settentrionale e del Medio Oriente.Eppure, i partiti islamisti sono stati i vincitori delle libereelezioni successive ai sollevamenti, laddove sono stateindette.Le diverse manifestazioni dell'islamismo nelle Primaverearabe, e le trasformazioni politiche che ne sono seguite,portano a rimettere in discussione l'analisi delletrasformazioni in corso che è prevalsa all'indomani dellacaduta di Ben Ali in Tunisia. Quest'ultima si è concentrata sulruolo dei movimenti sociali e giovanili e dei nuovi mediadigitali, rievocando l'ondata di democratizzazione seguitaalla fine del comunismo. Le specifiche configurazionidell'islam politico nelle Primavere arabe portano anche amettere in discussione le analisi di ciò che è statovariamente qualificato come islamismo nella letteraturafrancofona, e fondamentalismo islamico nella tradizioneanglofona, come oggetto di studio a sé stante. Tali analisi,che dalla rivoluzione iraniana del 1979 si sono dedicateall'identificazione dei tratti distintivi dell'islam politico, dopogli attentati dell'11 settembre 2001 sono spesso stateorientate a considerazioni d'ordine securitario rispettoall'emergere del "terrorismo internazionale".La conferenza è dedicata alla dimensione economica esociale delle “Primavere arabe” e ai mille significati politiciche l'islam può assumere. A partire da ricerche sul campo incorso, si analizzeranno diverse manifestazioni di religiositànella società, e diverse configurazioni sociali attraversospecifiche manifestazioni di religiosità. Adottando unaprospettiva comparata, si esploreranno nuovi modi diinterpretare le trasformazioni politiche in corso e i molteplicisignificati che l'islam può avere, e non avere.La conferenza, ospitata dal Dipartimento di Culture, Politicae Società dell'Università di Torino, è organizzata nell'ambitodi un partenariato franco­italiano che vede coinvolti ilReseau Européen d'Analyse des Sociétés Politiques(www.fasopo.org/reasopo) e il Torino World Affairs Institute(www.twai.it), grazie al contributo di Compagnia di SanPaolo e al sostegno del Comune di Torino, nell'ambito delprogramma Torino incontra la Francia, di Paralleli, Istituto

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Euromediterraneo del Nord Ovest, e della libreria Il Pontesulla Dora. Le lingue di lavoro saranno il francese e l'inglese.

Direzione scientifica e organizzazione:Jean­François Bayart, CNRS/CERI­Sciences Po & REASOPO,bayart@ceri­sciences­po.orgIrene Bono, Università di Torino & T.wai, [email protected]

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Con il sostegno di :www.paralleli.org

Rete Camerale Nord Ovest per ilMediterraneo

Le attività dell'Istituto Parallelisono sostenute da: