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• BENESSERE ANIMALE - LE SPECIE MAGGIORI Gli ovini e i caprini sono state tra le prime specie animali a subire il processo di addomesticamento da parte dell’uomo, da far risalire con molta pro- babilità al periodo Neolitico, periodo che vide la particolare trasformazione dell'uomo da cacciato- re ad allevatore. Si pensa che le specie domestiche ovine e caprine attualmente esistenti discendano da antenati sel- vatici che popolavano le zone aride e montagnose dell’Asia sud-occidentale e centrale circa 10.000 anni fa. La capra domestica (Capra hircus) discen- derebbe principalmente dalla capra del Bezoar (Capra aegagrus), specie dalle caratteristiche lunga corna a sciabola ancora presente in Asia minore ed in alcune isole greche. Mentre, sembre- rebbe che la maggior parte delle razze ovine (Ovis aries) provengano dal muflone asiatico (Ovis orientalis) geneticamente e morfologicamente molto simile al muflone europeo diffuso anche in Italia (Ovis musimon), tanto che attualmente si accetta la tesi che quest’ultimo sia una sottospecie del muflone asiatico. L’importanza delle due specie nelle civiltà del pas- sato, che si sono succedute sino ai giorni moderni, è testimoniata, ad esempio, dalla loro presenza nella mitologia greca o nella tradizione cristiana, nelle quali è ben evidenziata la loro importanza socio-economica. La diffusione delle specie ovine dai territori mediorientali si fa risalire all’epoca dei romani, i quali, sfruttando le caratteristiche di adattabilità di queste specie ai climi freddi e umidi, le impor- tarono in Europa Occidentale quale utile risorsa per la produzione di lana. Durante il Medio Evo l’allevamento ovino in Europa si affermò in misu- ra maggiore di quanto non si verificò per le specie caprine. Tale discrepanza si mantiene ancora oggi, poiché la diffusione delle specie ovine risulta pre- ponderante nelle nazioni più economicamente svi- luppate rispetto alle specie caprine maggiormente allevate nei paesi in via di sviluppo, dove rappre- sentano una fondamentale risorsa biologica. La popolazione mondiale di ovini supera di poco il miliardo (FAO 2002), grosso modo una pecora ogni 6 persone. Circa la metà si trova in Asia e nel Medio Oriente. Il patrimonio ovino UE consiste in circa 96 milioni di capi, di questi meno del 10% sono allevati in Italia, che come paese produttore si classifica al 5° nell’UE a 27 paesi (8,2 milioni, Eurostat, 2006). La metà del patrimonio ovino nazionale è concentrata in Sardegna. Vi sono circa 800 milioni di capre (una ogni otto persone) di cui circa il 70 per cento concentrato in Asia e nel Medio Oriente. Negli ultimi anni in Europa si è riscontrata una crescita numerica del settore caprino, derivata dalla ricerca di un’alter- nativa alle politiche delle quote-latte imposte nel- l'allevamento del bovino. I paesi comunitari, pur possedendo un patrimonio caprino di poco supe- riore all’1,5% del totale mondiale, hanno puntato sul perfezionamento tecnologico al fine di ottene- re produzioni di eccellenti livelli quanti - qualita- tivi. Una nota di merito spetta alla Francia che, pur avendo un patrimonio animale numericamente inferiore rispetto ad altri paesi membri, primeggia nella produzione del latte caprino, forte di una tradizione casearia resa esemplare dalle moderne innovazioni tecnologiche e dal costante progresso genetico. L'attuale patrimonio caprino del nostro Paese consiste in un totale di circa 955.000 capi (Eurostat 2006), classificando il nostro paese al 4° posto come produttore nell’UE a 27 paesi.Gli alle- vamenti si distribuiscono maggiormente nelle regioni del Mezzogiorno, del Piemonte e della Lombardia. ETOLOGIA Comportamento Alimentare Le pecore e le capre condividono simili caratteri- stiche anatomo-fisiologiche dell’apparato digeren- te, ma allo stesso tempo manifestano differenti comportamenti alimentari. Entrambe le specie trascorrono 1/3 della giornata a ruminare, ma ciò che le distingue sono prevalentemente le preferen- ze alimentari; infatti, mentre la pecora è una spe- cie che trascorre 8 ore della sua giornata a pascola- re possedendo, quindi, una forte preferenza per i pascoli erbosi (grazers), la capra dedica un mag- gior numero d’ore alla ricerca del cibo (sino a 11 ore) che consiste in foglie e germogli d’alberi e arbusti. Potendo avere una possibilità di scelta, la specie caprina dedicherebbe solo il 20-40% al bru- care l’erba, privilegiando per il 50-80% l’attività di browsing (procacciamento del cibo da alberi e arbusti trascorrendo diverso tempo alla sua ricer- ca). Al contrario la pecora posta in una condizione di scelta si alimenterebbe su pascoli erbosi prefe- rendo essenze che consentono una più rapida acquisizione del cibo. 30g 66 OVINI E CAPRINI di Paola Nicolussi*

di Paola Nicolussi* OVINI E CAPRINI - trentagiorni.it - 66... · Comportamento sociale Entrambe le specie vivono in piccoli gruppi, il che garantisce una migliore difesa nei confronti

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• BENESSERE ANIMALE - LE SPECIE MAGGIORI

Gli ovini e i caprini sono state tra le prime specieanimali a subire il processo di addomesticamentoda parte dell’uomo, da far risalire con molta pro-babilità al periodo Neolitico, periodo che vide laparticolare trasformazione dell'uomo da cacciato-re ad allevatore. Si pensa che le specie domestiche ovine e caprineattualmente esistenti discendano da antenati sel-vatici che popolavano le zone aride e montagnosedell’Asia sud-occidentale e centrale circa 10.000anni fa. La capra domestica (Capra hircus) discen-derebbe principalmente dalla capra del Bezoar(Capra aegagrus), specie dalle caratteristichelunga corna a sciabola ancora presente in Asiaminore ed in alcune isole greche. Mentre, sembre-rebbe che la maggior parte delle razze ovine (Ovisaries) provengano dal muflone asiatico (Ovisorientalis) geneticamente e morfologicamentemolto simile al muflone europeo diffuso anche inItalia (Ovis musimon), tanto che attualmente siaccetta la tesi che quest’ultimo sia una sottospeciedel muflone asiatico.L’importanza delle due specie nelle civiltà del pas-sato, che si sono succedute sino ai giorni moderni,è testimoniata, ad esempio, dalla loro presenzanella mitologia greca o nella tradizione cristiana,nelle quali è ben evidenziata la loro importanzasocio-economica. La diffusione delle specie ovine dai territorimediorientali si fa risalire all’epoca dei romani, iquali, sfruttando le caratteristiche di adattabilitàdi queste specie ai climi freddi e umidi, le impor-tarono in Europa Occidentale quale utile risorsaper la produzione di lana. Durante il Medio Evol’allevamento ovino in Europa si affermò in misu-ra maggiore di quanto non si verificò per le speciecaprine. Tale discrepanza si mantiene ancora oggi,poiché la diffusione delle specie ovine risulta pre-ponderante nelle nazioni più economicamente svi-luppate rispetto alle specie caprine maggiormenteallevate nei paesi in via di sviluppo, dove rappre-sentano una fondamentale risorsa biologica.La popolazione mondiale di ovini supera di pocoil miliardo (FAO 2002), grosso modo una pecoraogni 6 persone. Circa la metà si trova in Asia e nelMedio Oriente. Il patrimonio ovino UE consistein circa 96 milioni di capi, di questi meno del 10%sono allevati in Italia, che come paese produttoresi classifica al 5° nell’UE a 27 paesi (8,2 milioni,Eurostat, 2006). La metà del patrimonio ovino

nazionale è concentrata in Sardegna. Vi sono circa 800 milioni di capre (una ogni ottopersone) di cui circa il 70 per cento concentrato inAsia e nel Medio Oriente. Negli ultimi anni inEuropa si è riscontrata una crescita numerica delsettore caprino, derivata dalla ricerca di un’alter-nativa alle politiche delle quote-latte imposte nel-l'allevamento del bovino. I paesi comunitari, purpossedendo un patrimonio caprino di poco supe-riore all’1,5% del totale mondiale, hanno puntatosul perfezionamento tecnologico al fine di ottene-re produzioni di eccellenti livelli quanti - qualita-tivi. Una nota di merito spetta alla Francia che, puravendo un patrimonio animale numericamenteinferiore rispetto ad altri paesi membri, primeggianella produzione del latte caprino, forte di unatradizione casearia resa esemplare dalle moderneinnovazioni tecnologiche e dal costante progressogenetico. L'attuale patrimonio caprino del nostroPaese consiste in un totale di circa 955.000 capi(Eurostat 2006), classificando il nostro paese al 4°posto come produttore nell’UE a 27 paesi.Gli alle-vamenti si distribuiscono maggiormente nelleregioni del Mezzogiorno, del Piemonte e dellaLombardia.

ETOLOGIA

Comportamento Alimentare Le pecore e le capre condividono simili caratteri-stiche anatomo-fisiologiche dell’apparato digeren-te, ma allo stesso tempo manifestano differenticomportamenti alimentari. Entrambe le specietrascorrono 1/3 della giornata a ruminare, ma ciòche le distingue sono prevalentemente le preferen-ze alimentari; infatti, mentre la pecora è una spe-cie che trascorre 8 ore della sua giornata a pascola-re possedendo, quindi, una forte preferenza per ipascoli erbosi (grazers), la capra dedica un mag-gior numero d’ore alla ricerca del cibo (sino a 11ore) che consiste in foglie e germogli d’alberi earbusti. Potendo avere una possibilità di scelta, laspecie caprina dedicherebbe solo il 20-40% al bru-care l’erba, privilegiando per il 50-80% l’attività dibrowsing (procacciamento del cibo da alberi earbusti trascorrendo diverso tempo alla sua ricer-ca). Al contrario la pecora posta in una condizionedi scelta si alimenterebbe su pascoli erbosi prefe-rendo essenze che consentono una più rapidaacquisizione del cibo.

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OVINI E CAPRINI

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unicamente al fatto che è l’ultima specie animalein grado di procacciarsi del cibo anche in condi-zioni di scarsa presenza di vegetazione.

Comportamento socialeEntrambe le specie vivono in piccoli gruppi, il chegarantisce una migliore difesa nei confronti deipredatori, migliori possibilità di sopravvivenzaper la prole e maggiori possibilità di successo negliaccoppiamenti. Esattamente come le altre specieselvatiche, le specie ovine e caprine in naturahanno un loro definito homerange, ossia un’areafrequentata nelle normali attività di ricerca dicibo, accoppiamento e cura della prole.

Nell’allevamento moderno la tendenza è quella diaccorpare gli animali in greggi costituiti anche dadiverse centinaia di soggetti; nonostante ciò, all’in-terno di tali greggi, le pecore o le capre si riunisco-no in sottogruppi, disponendo ognuno di un pro-prio homerange. Tale condizione è, ovviamente,ben nota agli allevatori; è questa la ragione per cuinon vi è un mescolamento di animali provenientida greggi distinte in pascoli promiscui. Infatti, illegame dell’individuo animale con il propriohomerange viene tramandato di generazione ingenerazione,per cui l’agnello occuperà la stessaarea della madre. La composizione dei gruppidipende dal periodo dell’anno, in relazione allastagione degli accoppiamenti. I maschi durante lastagione non riproduttiva costituiscono gruppi dinumero variabile, tra i 4 e i 13 individui, in dipen-denza della razza. La leadership del gruppo è con-seguenza degli equilibri di dominanza che s’in-staurano: nei maschi è in base all’età, alla mole, ealla dimensione delle corna. In alcune specie selva-tiche si è in ogni caso osservato come anche maschi

Tali, differenti preferenze alimentari sono statestigmatizzate dagli autori anglosassoni in mododa definire le pecore come grazers, dedite all’atti-vità di pascolamento su prati erbosi, e le caprecome browsers, preferendo, queste ultime, percor-rere anche lunghe distanze per la ricerca del ciboda diverse piante arboree o arbustive. Tali diffe-renze non dipendono esclusivamente da caratteri-stiche comportamentali, bensì da differenze ana-tomo-fisiologiche che sono riconducibili prevalen-temente in una maggiore mobilità del labbrosuperiore della capra ed in una sua maggiore capa-cità di digerire la fibra grezza. In entrambe le spe-cie si può notare come sia accuratamente evitata laricerca del cibo nelle ore notturne, si pensa sia uncomportamento legato ad un innata risposta anti-predatoria. Tale condizione influenza la scelta delforaggio da ingerire nelle ore pomeridiane; infattii ruminanti privilegeranno quegli alimenti conuna quantità di fibra tale da non avere un transitointestinale troppo rapido, evitando in tal modo lanecessità di ingerire cibo nelle ore notturne.Infine, la scelta delle diverse essenze foraggere èlegata ad un pattern comportamentale innatoacquisito nell’evoluzione stessa della specie. Talischemi etologici consentirebbero alle pecore e allecapre di fronteggiare eventuali situazioni dicarenza di cibo, qualora gli animali fosserocostretti ad alimentarsi con essenze foraggerediverse dalle loro comuni abitudini alimentari.Infatti, se la loro alimentazione fosse monotemati-ca, avrebbero una microflora ruminale tropposelezionata che non consentirebbe la digestione dialimenti diversi, ad esempio con un maggior con-tenuto in fibra. Quindi, lo sfruttamento delle varieessenze presenti nel pascolo, anche in abbondanzadell’alimento preferito, risponde ad un innatoistinto di adattamento, ed in ultima analisi disopravvivenza. Per concludere, si vuole evidenziare l’ingiustifica-ta fama della capra quale animale favorente i pro-cessi di deforestazione e desertificazione. Tali pro-blemi sono piuttosto da far risalire ad una incon-trollata e del tutto irrazionale introduzione dialcune razze caprine in territori che non avrebbe-ro potuto assorbire un carico di bestiame eccessivo.Le capre, invece, possono essere usate per control-lare la vegetazione indesiderata. Quindi attribuirealla capra responsabilità di “deforestatrice” èun’inesatta valutazione del problema ed è legato

Gli ovini e i caprini sono animali sociali

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di giovane età (non inferiore ai 7 anni), ma dotatidi un’imponente fisicità e di grosse corna, potesse-ro assumere la leadership del gruppo di maschi. Inquesto caso il numero dei soggetti che costituisco-no il gruppo è inferiore, rispetto a quanto avvienein gruppi in cui il maschio dominante ha un’etàmaggiore. I maschi occupano homerange diffe-renti dalle femmine e non avviene mai una strettacondivisione degli spazi, anche se i luoghi doves-sero sovrapporsi pur solo per brevi periodi.Durante la stagione riproduttiva, invece, i maschioccupano lo stesso areale delle femmine sino altermine degli accoppiamenti, quando si ricostitui-scono i gruppi composti di soli maschi.Solitamente gli areali dei maschi sono più vasti diquelli delle femmine. I gruppi delle femmine sono, a differenza diquanto descritto per i maschi, costituiti da unnumero superiore d’individui che può variare daun minimo di 10 sino a un massimo di 50, a secon-da della razza e dell’habitat. Tali gruppi sono for-mati dalle femmine, dagli agnelli e dai giovanimaschi (sotto l’anno d’età). I rapporti di dominan-za tra le femmine non sono così marcati come peri maschi. Solitamente la leadership è mantenuta inbase all’età, anche se è possibile che i giovanimaschi prendano temporaneamente la testa delgregge. In ogni caso, è stato dimostrato come lepecore seguano con molta più probabilità unapecora anziana che non un giovane maschio. Ladimensione dell’homerange dipende anche dallastagione riproduttiva. Durante la stagione dellenascite degli agnelli le pecore hanno una condivi-sione degli spazi maggiore con una più ridottadistanza inter-individuale, presumibilmente perrendere più efficiente la protezione degli agnellidai predatori. Durante l’autunno la maggioredisponibilità di pascoli erbosi determina un incre-mento delle dimensioni dell’areale con una forma-zione di nuovi sottogruppi di pascolamento eduna maggiore distanza percorsa quotidianamente.Con l’arrivo dell’inverno, le dimensioni dell’ho-merange si restringono nuovamente a causa delleavverse condizioni climatiche. Le pecore sono ani-mali con un forte istinto di gregarietà e pur esi-stendo differenze relative alla razza, alle condizio-ni climatiche ed alla disponibilità di cibo, ladistanza inter-individuale all’interno di un grup-po è relativamente bassa (15-30 m). E’ statodescritto come all’interno di un gregge, le pecore

di Paola Nicolussi*

al pascolo tendano a disporsi in maniera da avereai margini del loro campo visivo (110°) due indivi-dui del gruppo oppure dei punti fissi se disposte aiconfini del gregge. In tal modo riescono ad orien-tarsi e ad avere la percezione del gruppo che inparticolari circostanze si comporta come un’entitàsingola. Ad esempio le pecore sottoposte a minac-cia hanno un forte istinto d’aggregazione, lo stes-so atteggiamento che avrebbero in natura di fron-te ad un predatore. Gli allevatori sfruttano talecaratteristica per raggruppare le pecore al pascolocon l’ausilio di cani pastore. Lo stesso non si puòdire delle capre, le quali manifestano una reazionedi fuga e di allontanamento dal gruppo in seguitoa minaccia da predatori, rendendo il compito diraggrupparle un’impresa non esattamente sempli-ce. Infine le avverse condizioni climatiche deter-minano l’aggregazione delle pecore, sia in condi-zioni di clima freddo-umido che in condizionicaldo-secche. Infatti, il riunirsi in gruppi consentenon solo di evitare la dispersione del calore in con-dizioni di basse temperature, ma anche la creazio-ne di un riparo in zone prive di alberi in caso dipioggia. Lo stesso dicasi per condizioni climaticheopposte, il gruppo consente un riparo dal sole(zone prive di ombra) e allo stesso tempo evita l’ec-cessivo riscaldamento del corpo da parte delleradiazioni solari dirette e riflesse. Tutto ciò in con-dizioni in cui la temperatura esterna supera quel-la corporea.

ComunicazioneLa comunicazione tra i piccoli ruminanti avvienein primis tramite segnali di natura olfattiva, visivae uditiva, mentre i segnali di tipo tattile hannoun’importanza solo secondaria. Tali ultimi sidimostrano essenziali nella stagione riproduttivaquando il maschio valuta la disponibilità dellapecora durante il corteggiamento attraverso lostrofinamento del muso sull’area ano-genitale ebattendo con una zampa anteriore il fianco dellapecora. I segnali di tipo olfattivo sono moltoimportanti e vengono impiegati sin dalla nascitaper il riconoscimento dell’agnello da parte dellamadre tramite l’odore del liquido amniotico. Inquesto caso gli allevatori sfruttano tale conoscenzadell’etologia animale per far accettare un agnelloorfano appena nato da un’altra pecora in grado difungere da balia. Le tecniche prevedono lo strofi-namento dell’agnello che s’intende far adottare

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attraverso stimoli olfattivi e gustativi della recetti-vità della femmina alla monta).

Bisogna ancora aggiungere che lo stimolo rappre-sentato dai feromoni emessi dai maschi durante lastagione riproduttiva e la presenza stessa di unmaschio adulto all’inizio dell’estro determina lasincronizzazione delle femmine nel gruppo, feno-meno denominato “effetto maschio”. Tale feno-meno è parimenti ben noto agli allevatori, i qualiintroducono preventivamente i maschi nel gruppodelle femmine al fine di anticipare i calori e sin-cronizzarli anche negli allevamenti a stabulazio-ne fissa, si rende possibile la percezione da partedelle femmine dei segnali maschili (olfattivi e visi-vi). Le pecore e le capre sono dotate di una buonavista con un’ottima percezione della profondità edel movimento. La comunicazione tra gli indivi-dui di uno stesso gruppo avviene attraverso parti-colari posture e/o movimenti che vengono osser-vati ed interpretati. Ad esempio, nelle pecore, lapresenza di un pericolo viene comunicata tramiteun atteggiamento di allerta caratterizzato dallatesta sollevata e rivolta verso l’eventuale fonte diminaccia. Nelle capre invece lo stato di allertaviene comunicato attraverso la produzione di un

con il liquido amniotico o gli invogli fetali prove-nienti della madre adottiva. E’ stato visto comeeseguendo una stimolazione meccanica della cer-vice uterina prima di affidare l’agnello alla nuovamadre la pecora è portata a pensare che sia il risul-tato di un proprio parto, accettando così il nuovoagnello. Anche nel caso in cui una pecora perda ilsuo unico agnello si può fare in modo che accettiun altro agnello comportandosi in tal modo dabalia. L’agnello appena morto viene scuoiato e lapelle viene impiegata per “vestire” l’agnello che siintende far adottare. Una volta stabilitosi il legamematerno-filiale la pecora riconoscerà l’agnellocome se fosse suo. Volendo estendere il discorsodegli stimoli olfattivi, potremmo affermare cheessi sono impiegati per il riconoscimento reciprocoe la coesione sociale nel gruppo. Infatti il ricono-scimento di individui appartenenti allo stessogregge dipende non solo da stimoli visivi masoprattutto dalla percezione di segnali olfattiviprodotti dalle ghiandole presenti nell’area pre-orbitale, nella regione perianale, e dalle secrezioniapocrine presenti sulla lana. Ad esempio la madrericonosce il proprio agnello attraverso l’annusa-mento della regione perianale.

I maschi subordinati strofinano la loro testa suquella del maschio dominante ammettendo, in talmodo, la loro sottomissione e impregnandosi diuna sorta di odore di gruppo in grado di renderlifacilmente riconoscibili. Nel corteggiamento, infi-ne, il maschio annusa la regione ano genitale dellafemmina e la sua urina effettuando il cosiddetto“flehmen” (insieme di atteggiamenti comportamentali costituiti da una posizione rigi-da con testa estesa verso l’alto e arricciamento dellabbro superiore, che portano all’apprezzamento

L'annusamento della regione perianale permette allapecora di riconoscere il proprio piccolo

Esempi di riconoscimento olfattivo tra maschi

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rumore simile ad uno starnuto (sbuffo) accompa-gnato da veloci movimenti di un arto anteriorecontro il terreno. Gli animali del gregge che nota-no un individuo in atteggiamento di allerta assu-mono anch’essi la stessa postura comunicando ilmessaggio agli altri componenti del gruppo che sitrovino in posizioni più distanti. Lo stesso dicasiper la reazione di fuga, infatti se una pecora mani-festa un atteggiamento del genere viene pronta-mente seguita dagli altri individui del gregge.Anche il corteggiamento e le lotte per la dominan-za si svolgono attraverso l’espressione e la perce-zione di stimoli visivi. I segnali uditivi vengono utilizzati prevalente-mente tra la madre e l’agnello, i quali vocalizzanosoprattutto se separati. Sebbene la madre sembriessere in grado di riconoscere il belato del proprioagnello, la percezione del segnale uditivo servireb-be più che altro a consentire la sua localizzazionenel gruppo, il riconoscimento definitivo,invece,avverrebbe solo in base agli stimoli olfattivi.

Interazioni nel gruppoMASCHIO-MASCHIOLa competizione tra i maschi è molto evidentedurante la stagione riproduttiva, al contrario nonsi verificano lotte inter-individuali nei gruppi dimaschi fuori dal periodo degli accoppiamenti, senon per stabilire e confermare la gerarchia in basealle regole della dominanza. Come abbiamo già accennato, la leadership è soli-tamente detenuta dai maschi adulti, di grossedimensioni e dotati di corna robuste. Il maschiodominante afferma la sua posizione montando imaschi subordinati qualora siano nel gruppo dellefemmine, tale atteggiamento serve da avvertimen-to per indicare la precedenza sugli accoppiamenti.Le interazioni tra maschi possono farsi aggressiveanche in altre situazioni quando, ad esempio, unmaschio subordinato minaccia la leadership deldominante, oppure in presenza di maschi di diffe-renti gruppi. In queste circostanze esistono varicomportamenti che spaziano dal semplice atteg-giamento di minaccia allo scontro vero e proprio.Tra gli atteggiamenti di minaccia, il più frequenteè quello che prevede l’approccio da parte deldominante con collo esteso, parallelo al terreno(low stretch), accompagnato da un movimento dirotazione della testa in maniera da contrapporre ilmuso verso l’avversario (twist). A volte il maschio

di Paola Nicolussi*

dominante può sollevare la zampa anteriore o cal-ciare (front leg kick). Spesso i due maschi si fron-teggiano testa-testa o coda/coda bloccandosi il pas-saggio a vicenda (blocking), oppure effettuano unsalto sulle zampe posteriori per esprimere l’inten-zione allo scontro (threat jump). I comportamentiappena descritti si ritrovano, seppur in manierameno aggressiva, nel corteggiamento, poichécostituiscono espressione della dominanza delmaschio sulla femmina. Tornando alle interazioniagonistiche tra maschi, gli atteggiamenti diminaccia possono concludersi con l’accettazioneda parte del subordinato della dominanza del lea-der, il quale manifesta la sua vittoria rincorrendoil maschio perdente. Invece, se le minacce nonrisolvono la disputa, si passa allo scontro, che con-siste prevalentemente nella carica a collo e testabassa da breve distanza sino all’urto violento concorna e testa contro l’avversario che si dispone adassorbire l’urto e a contrastarlo con maggioreforza (clash).Gli scontri possono durare da qualche minuto sinoad un giorno intero nelle specie selvatiche, e si dif-ferenziano nella capra rispetto a quanto visto perla pecora per la modalità in cui i maschi si approc-ciano e cozzano l’un l’altro con la testa. Gli scontrisolitamente terminano con il perdente che fuggerincorso dal leader, ma il maschio subordinato puòmanifestare direttamente la sua posizione gerar-chica inferiore e la sua assenza di volontà di intac-care la leadership del dominante attraverso atteg-giamenti imbonitori. Tra questi i più comuni sonoil portamento della testa e del collo verso il basso(low neck) esibito dopo una minaccia oppure alpassaggio del maschio dominante, oppure lo stro-finarsi del subordinato con la testa sulla faccia, sulmuso, sulle corna e sul torace del leader al fine diimpregnarsi del suo odore (rubbing).

Se costretti i maschi s'impegnano in lotte

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no ai 6 mesi (range 6-9 mesi nella pecora; 5-7 mesinella capra) in dipendenza dello stato nutriziona-le, del periodo di nascita e della razza. La duratamedia del ciclo estrale è di 16,7 giorni nella pecorae di 20,6 giorni nella capra, con una fase estraledella durata di circa 36 ore. Durante la stagionedegli accoppiamenti, i maschi appaiono piùaggressivi e competitivi tra loro, mentre le femmi-ne assumono atteggiamenti di irrequietezza ed unaumentata attività locomotoria. Il corteggiamentonelle due specie non differisce molto, consistendofondamentalmente nell’approccio del maschioverso la femmina al fine di valutare tramite segna-li olfattivi e gustativi la sua predisposizione allamonta. Come abbiamo già accennato in preceden-za, il maschio volge la sua attenzione verso laregione vulvare della femmina ed effettua il fleh-men, la femmina, a sua volta, tende ad annusare igenitali del maschio, e i due si inseguono in circo-lo. Il maschio emette dei bassi belati e spesso orinasulle sue zampe anteriori, la femmina si immobi-lizza e volge la testa di lato verso l’indietro prontaad accettare il maschio. A questo punto può avve-nire la monta, che nel complesso è di breve duratae termina con l’eiaculazione del maschio accom-pagnata da un suo movimento repentino dellatesta all’indietro. Dopo l’accoppiamento gli arieti ei becchi lasciano trascorrere un periodo di inattivi-tà sessuale (periodo refrattario) prima di iniziareun altro corteggiamento. La gravidanza dura 147giorni nella pecora e 152 giorni nella capra.L’accoppiamento tra pecora e capra è possibile, mail prodotto del concepimento non supera il primomese di gestazione. Al momento del parto le fem-mine, sia le capre che le pecore, tendono ad allon-tanarsi dal gregge e a ricercare un rifugio. Il partovero e proprio, dopo la dilatazione della cervice,dura in media 15 minuti. La femmina dopo ilparto può mangiare la placenta, istinto ancestraleper evitare di attirare i predatori, ma tale atteggia-mento non è comune. Dal momento della nascita,la madre inizia a dedicarsi al piccolo, dapprimaleccandolo vigorosamente onde eliminare residuidi liquido amniotico ed evitare l’eccessivo raffred-damento, considerata la estrema suscettibilitàdegli agnelli e dei capretti al freddo durante leprime ore di vita. Le attenzione dedicate dallamadre al piccolo sono indispensabili all’instaurar-si del legame materno-filiale; infatti se un agnelloo un capretto venisse sottratto in questa delicatafase e ripresentato alla madre dopo diverse ore dif-

FEMMINA-FEMMINALe femmine manifestano un repertorio comporta-mentale d’interazione tra individui dello stessogruppo ridotto rispetto a quanto descritto per imaschi, soprattutto per quanto riguarda gli atteg-giamenti agonistici. Anche se è stata descritta l’esi-stenza di una gerarchia e di conseguenza di rap-porti di dominanza tra le femmine, la loro orga-nizzazione sociale è basata principalmente sullagregarietà. D'altronde mentre i maschi esprimonoun forte antagonismo ed una necessaria rivalitànei confronti degli altri maschi che potrebberoostacolar il loro successo riproduttivo, raramentele femmine competono per una risorsa comune.Nelle capre si riscontrano una maggiore presenzadi interazioni agonistiche, rappresentate princi-palmente dai tentativi di monta della femminadominante sulle subordinate, atteggiamenti deltutto inesistenti nelle pecore. Nelle specie selvati-che, invece, anche le femmine mostrano compor-tamenti aggressivi tra loro (clash, blocking) e con-seguentemente atteggiamenti di sottomissione(scuotimento della testa, urinazione, fuga).

MASCHIO-FEMMINAI maschi adulti generalmente si rapportano con lefemmine nello stesso modo in cui si comportanocon gli altri maschi, trattandole da subordinate. Lefemmine manifestano atteggiamenti di subordi-nazione rappresentati dalla predisposizione allafuga e dallo scuotimento della testa in risposta alleattenzioni indesiderate dei maschi. La dominanzadei maschi sulle femmine si instaura generalmen-te quando i giovani arieti, ancora all’interno delgruppo delle femmine, raggiungono l’anno di età.Il corteggiamento, come vedremo più dettagliata-mente in seguito, è una complessa serie di com-portamenti che conducono il maschio e la femmi-na all’accoppiamento.

RiproduzioneSia la capra che la pecora sono specie poliestralistagionali a fotoperiodo negativo, nel senso chepresentano numerosi cicli in una stagione ripro-duttiva (che corrisponde alle nostre latitudini daluglio-dicembre) ed un periodo di anaestro stagio-nale. Dagli autori anglosassoni vengono definiteshort-day breeders, per indicare l’inizio della sta-gione riproduttiva e quindi dell’estro quando leore di luce nell’arco del giorno tendono a diminui-re. La pubertà insorge in entrambe le specie intor-

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ficilmente verrebbe riconosciuto. Sicuramente lafase critica per il riconoscimento e l’accettazionedel nascituro si può individuare nella prima oradal parto. Dopo circa 10-20 minuti dalla nascita,l’agnello (o il capretto) riesce a mantenere la sta-zione quadrupedale ed inizia l’approccio al capez-zolo per la prima poppata. La madre asseconda imovimenti del figlio, il quale colpisce con la testail fianco e la mammella della madre per favorirel’eiezione lattea. Durante il periodo in cui lamadre e il figlio si ritrovano isolati dal gregge nelrifugio scelto per il parto, il rapporto materno-filiale si rafforza e nel giro di 3-6 giorni si può con-siderare perfezionato, tanto che intorno al settimogiorno circa le pecore si ricongiungono al resto delgruppo. Qui possiamo evidenziare una profondadifferenza tra le pecore e le capre, infatti, comeabbiamo detto, mentre gli agnelli (definite daglianglosassoni followers) seguono, dopo la fase disegregazione, la madre al pascolo, i capretti (defi-niti hiders) rimangono nascosti in attesa del rien-tro della madre che può avvenire anche dopo 8-10ore. Nelle capre questa fase dura dai 3 giorni adiverse settimane in dipendenza di vari fattori.Nel caso in cui la capra ritenga che ci sia una situa-zione di pericolo, emette un belato di avvertimen-to per il piccolo, il quale reagisce immobilizzando-si e restando nel rifugio, evitando in tal modoeventuali predatori. I piccoli dipendono dallamadre sia per quanto riguarda il cibo che per laprotezione da eventuali predatori. Per tale motivonelle primissime settimane di vita la distanzainter-individuale tra madre e piccolo è limitatissi-ma. Essa tende ad aumentare col passare dei gior-ni. L’agnello si ricongiunge con la madre per lapoppata riuscendo a localizzare la madre attraver-so i belati emessi da entrambi. Lo svezzamentoavviene in dipendenza del periodo di nascita equindi della disponibilità di cibo, e soprattuttodella portata lattea.

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La madre decide la data dello svezzamento allon-tanandosi e non rendendosi più disponibile all’al-lattamento. Una volta nel gruppo delle femmine,sia i capretti che gli agnelli, seguono la madre alpascolo imparando a riconoscere le varie essenzeforaggere, intorno alle 3 settimane di vita tendonoad aumentare la distanze con la madre e a forma-re bande con altri loro coetanei, all’interno dellequali si svolgono i primi giochi. Il comportamen-to di gioco è fondamentale per l’acquisizione di unrepertorio comportamentale necessario ad affron-tare la vita adulta. I maschi giocano più delle fem-mine e la loro attività si concentra intorno all’annodi vita prima della transizione vera e propria nel-l’età adulta.

Comportamento sociale in allevamentoLa maggior parte degli studi etologici dei piccoliruminanti necessari alla conoscenza del loro pat-tern comportamentale sono stati eseguiti riferen-dosi alle specie selvatiche. Le varie condizioni diallevamento in cui i nostri animali vengono man-tenuti rappresentano, però, una realtà notevol-mente differente. Le pecore e le capre hanno adisposizione un bagaglio di schemi comportamen-tali derivanti dai loro antenati selvatici, ma, incondizioni d’allevamento, non sono completa-mente libere di eseguire per intero il loro “norma-le” etogramma. Per tale motivo, l’interesse degliultimi anni rivolto ad un allevamento più rispetto-so del benessere degli animali, ha portato ad unamaggiore consapevolezza della necessità di garan-tire alle specie allevate la libertà di seguire i loronormali comportamenti. Le 5 libertà sono state formulate esattamente suquesta logica di pensiero:- Libertà dalla fame e dalla sete: disponibilità diacqua e di un’alimentazione ottimale- Libertà dal disagio: cura degli ambienti destina-ti agli animali - Libertà dal dolore, dalle ferite e dalla malattia:prevenzione, diagnosi rapida e terapia - Libertà di esprimere un comportamento norma-le: rispetto dell’etogramma di specie- Libertà dalla paura e dallo stress: condizioni diallevamento tali da non essere causa di sofferenzao disagio psichicoLe condizioni estensive e semiestensive d’alleva-mento solitamente adottate per le specie ovine ecaprine garantiscono una più semplice possibilitàAllo svezzamento la madre allontana il piccolo

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nuove lotte per la gerarchia, di solito tra i maschipiù grandi e della stessa mole. Al contrario, unmantenimento stabile del numero e della compo-sizione del gruppo di maschi non incoraggia lelotte per la gerarchia. La sex ratio durante il perio-do degli accoppiamenti solitamente è pari a 1:50,anche se un maschio adulto sarebbe in grado dicoprire 100 femmine, di solito gli allevatori inseri-scono i maschi nel gruppo delle femmine nell’or-dine del 2%. Una sex ratio maggiore incrementa ilnumero degli scontri rendendo meno efficacel’impegno dei maschi nei confronti dell’accoppia-mento con le femmine.Come precedentemente sottolineato, i gruppi dipecore non dovrebbero mai essere al disotto delle3-4 unità, allo stesso modo la numerosità dei grup-pi dovrebbe essere correlata allo spazio a disposi-zione sia al pascolo che in stalla. L’incremento delnumero degli animali al pascolo potrebbe deter-minare la formazione di un unico gruppo dipascolamento oppure la divisione in piccoli sotto-gruppi che si disperdono nello spazio a disposizio-ne. Ciò dipende dal numero di animali, dalla loroetà, dalle condizioni del terreno, dalla disponibili-tà di cibo e dalla razza, in quanto razze con unmaggiore istinto di gregarietà tenderanno a for-mare gruppi più grandi. Il pascolo su terreniondulati o non completamente pianeggianti favo-rirà la dispersione del gregge e la costituzione disottogruppi, così come la minore disponibilità dicibo costringerà i vari gruppetti a percorreredistanze maggiori alla ricerca del cibo. Infine èstato dimostrato come la dimensione dei sotto-gruppi sia proporzionale all’età dei suoi compo-nenti. Nell’allevamento confinato (recinti all’aperto,ricoveri al chiuso) le dimensioni delle mangiatoiedevono essere proporzionate al numero d’animaliin modo da consentire l’alimentazione contempo-ranea di tutti gli animali. Uno sproporzionato rap-porto tra spazio a disposizione e numero d’anima-li determinerebbe l’instaurarsi di una gerarchiaalimentare caratterizzata inevitabilmente dallapresenza di individui subordinanti e subordinati,questi ultimi avendo difficoltà d’accesso al ciborinunciano ad alimentarsi sino all’inanizione. Talesituazione potrebbe verificarsi anche al pascolo,soprattutto nei mesi estivi, quando, a causa dellascarsità di essenze spontanee, l’allevatore fornisceagli animali fieno o concentrati in rastrelliera.

di esecuzione del loro normale repertorio compor-tamentale, a differenza di quanto accade nell’alle-vamento di altre specie animali allevate in manie-ra intensiva. Ma questa situazione non necessaria-mente deve significare che nell’allevamento ovinoe caprino non esistono problemi relativi al benes-sere animale. Andando ad analizzare il comporta-mento sociale delle pecore e delle capre in aziendanon si può prescindere da un attento esame dellecaratteristiche proprie della tecnologia di alleva-mento.Le pecore, come abbiamo già detto, costituisconogruppi formati da femmine e agnelli sino a circaun anno di età dove non esistono delle vere e pro-prie gerarchie basate sulla dominanza, bensì pre-vale il carattere di gregarietà e la volontà di segui-re gli animali più adulti. Tale condizione risultaesacerbata in condizioni di allevamento dove igruppi sono costituiti da femmine della stessa etàe della stessa mole (selezione genetica) all’internodei quali risulta più difficile stabilire una domi-nanza. Le pecore sono animali gregari perciò nonsi dovrebbero allevare in isolamento poiché la for-mazione di gruppi inferiori ad un numero di 3-4animali provoca disagio e stress. La separazionedal gruppo di un individuo è consentita solo primae dopo il parto, o per motivi sanitari. La disponi-bilità di luoghi isolati e tranquilli adibiti al parto ealle prime cure materne verso il nuovo nato è fon-damentale in un allevamento. Infatti, azioni didisturbo nella delicata fase di riconoscimento del-l’agnello da parte della madre potrebbero compro-mettere le stesse capacità di sopravvivenza del-l’agnello (abbandono o disinteresse da parte dellamadre) in particolare nelle femmine di scarsaesperienza.Per quanto riguarda i maschi il discorso è diverso,in quanto i rapporti di dominanza si instauranoanche nei gruppi di allevamento, che vengonotenuti separati dalle pecore per essere introdottinel gruppo delle femmine in occasione degliaccoppiamenti. Tutto ciò ricalca quello che avvie-ne in natura e che rientra nel loro normale reper-torio comportamentale. Di conseguenza nel grup-po di maschi si potranno evidenziare lotte per laleadership, e quindi atteggiamenti di monta, scon-tri, minacce, etc. L’allevatore dovrebbe evitare diintrodurre animali dotati di corna, e di cambiarela consistenza e la composizione del gruppo cosache porterebbe inevitabilmente all’instaurarsi di

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BENESSERE IN ALLEVAMENTO

La qualità della gestione aziendale è di estremaimportanza nell’allevamento della pecora e dellacapra, poiché il livello di benessere degli animali èstrettamente correlato allo stato di salute, al loroaccrescimento e alle loro produzioni.

Personale addetto alla custodia Gli animali devono essere accuditi da un numerosufficiente di addetti con conoscenze teorico-pra-tiche necessarie al riconoscimento dei segni indi-cativi dello stato di salute degli animali nonchèdelle modificazioni comportamentali e del lorosignificato. Il personale deve anche essere in gradodi valutare l’adeguatezza dell’ambiente a disposi-zione degli animali e decidere di eventuali modi-fiche volte alla salvaguardia della salute e delbenessere degli animali. Si richiede, infine, unasufficiente esperienza nelle comuni pratiche zoo-tecniche dell’allevamento ovino e caprino, qualiad esempio: manipolazione degli animali, assi-stenza al parto, mungitura, tosatura, pareggiodegli zoccoli, primo intervento in caso di patologieacute o lesioni, somministrazione di farmaci.

Salute degli animaliGli animali devono essere controllati almeno unavolta al giorno al fine di evidenziare eventualiproblemi sanitari o condizioni che potrebberoinficiare il loro stato di benessere. La frequenzadei controlli deve essere implementata in conco-mitanza con normali pratiche zootecniche chepotrebbero arrecare stress o disagio (parti, tosatu-ra, mungitura, etc.), come pure in seguito a modi-fiche avvenute all’interno dell’azienda (costruzio-ne o ristrutturazione dei fabbricati) o nelle moda-lità della sua conduzione (assunzione nuovo per-sonale, formazione nuovi gruppi di animali, etc.).L’ispezione del gregge non richiede l’esame indi-viduale del singolo animale, che però potrebberendersi necessaria in situazioni in cui si sospetti-no patologie specifiche. In tal caso si devono valu-tare le condizioni generali del soggetto attraversol’analisi del suo stato di nutrizione e del sensorio,bisognerebbe soffermarsi sulla postura e sul movi-mento in relazione al resto del gregge, considera-re eventuali alterazioni comportamentali, inoltreeventuali ferite e/o lesioni andrebbero segnalate.Lo stato di salute e benessere dell’animale devonoessere relazionati alla loro età, sesso, razza emomento fisiologico. Indici di buono stato di salu-

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te sono: sensorio vigile, appetito e ruminazioneregolari, vello uniforme, andatura regolare emovimenti agevoli e liberi, assenza di lesioni visi-bili, assenza di parassiti esterni. Indici di cattivo stato di salute sono: apatia, distur-bi dell’appetito, dimagrimento, diminuzione dellaproduzione di latte, ruminazione irregolare,secrezioni oculo-nasali, scialorrea, tosse persisten-te, tumefazioni articolazioni, zoppia, diarrea,meteorismo, strofinamenti e grattamenti frequen-ti, disturbi comportamentali, isolamento dal restodel gregge.Agli animali in condizioni di salute non ottimalidevono essere riservati spazi separati che garanti-scano tranquillità ed un livello di maggiore atten-zione. Questi, inoltre, devono avere a disposizioneun’alimentazione ottimale per il recupero funzio-nale, lettiera in buone condizioni igieniche edacqua fresca in quantità sufficiente. La separazio-ne di tali animali, a meno che per ragioni sanitarienon debba essere totale, deve sempre garantireperlomeno il contatto visivo con gli altri animalidel gregge. Sarebbe opportuno riportare per iscrit-to un programma di sanità e benessere animaleper ogni gregge allevato, in maniera da avere sottocontrollo la situazione dell’intero ciclo di produ-zione con indicazioni riguardanti le procedure daeffettuarsi regolarmente (trattamenti antiparassi-tari, vaccinazioni, cura dei piedi, trattamenti stra-ordinari). Il programma deve essere stilato insie-me al medico veterinario. L’introduzione di nuovi animali in aziendapotrebbe rappresentare un momento delicato aifini della salute dell’intero gregge. Per tale motivoè necessario predisporre un periodo in cui i nuovianimali vengano mantenuti separati rispetto alresto dell’effettivo. Nel caso in cui siano presentifemmine gravide, sarebbe auspicabile farle parto-rire in luoghi separati al fine di evitare il rischiodella diffusione di agenti patogeni abortigeni. Le zoppie rappresentano un problema frequentenell’allevamento ovi-caprino e, per tale motivo, inazienda dovrebbero essere presenti vasche idoneeper la disinfezione e la cura dei piedi degli anima-li. Il personale addetto alla gestione dell’alleva-mento deve essere in grado di preparare i bagnimedicati e di ispezionare in maniera critica i piedidegli animali, in quanto la zoppia è un problemache può compromettere gravemente il benesseredegli animali, poichè si accompagna ad un doloremolto intenso. Animali affetti da forme croniche e

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attrezzature aziendali al fine di poter limitare fat-tori di rischio per la salute e il benessere del singo-lo animale e dell’intero gregge. La consistenzadell’allevamento deve essere assolutamente stabili-ta in relazione alla disponibilità alimentare,all’adeguatezza delle strutture e al numero degliaddetti al management del bestiame. Durante lastagione estiva le pecore e le capre allevate inmaniera estensiva o semi-estensiva devono avere adisposizione una tettoia o una sufficiente copertu-ra arborea che le ripari dal sole. Durante la stagio-ne invernale devono disporre di ricoveri per ripa-rarsi dalle intemperie o dalle basse temperature inparticolare nelle ore notturne. La progettazione diun ricovero deve essere portata a termine tenendopresente l’esposizione ai venti dominanti e ladisponibilità di luce naturale. I ricoveri devonoessere adeguati e sicuri e una particolare attenzio-ne dovrebbe essere riservata all’eliminazione dispigolosità, sporgenze o altre caratteristiche strut-turali che potrebbero costituire cause di ferite aglianimali. Le superfici interne dei ricoveri e dellestrutture adibite al bestiame devono essere rivesti-te da materiali che possano essere facilmente lava-ti, disinfettati e sostituiti quando necessario.L’impiego di prodotti (vernici) che possono esserefonte di intossicazione devono essere evitati. La pavimentazione è una parte fondamentalenella struttura aziendale, deve essere tale da nonarrecare lesioni o disagi agli animali ospitati (pre-senza di asperità, scivolosità). È necessario prevedere un’idonea pendenza perconsentire lo scolo delle deiezioni e la puliziaaccurata del box. La lettiera permanente deveessere mantenuta in condizioni igieniche ottimaliper evitare il rammollimento dello zoccolo chepotrebbe predisporre alla pedaina e ad altre lesio-ni podali. I pavimenti grigliati o perforati devonoessere confacenti alla grandezza e al peso deglianimali (distanza massima delle traverse 2 cm; lar-ghezza minima delle traverse 4 cm) , gli stessipavimenti sono da evitare negli spazi destinati agliagnelli o ai capretti. E’ di fondamentale importan-za prevedere un corretto posizionamento dellemangiatoie e degli abbeveratoi in numero edimensioni adeguati alla numerosità del gruppoper evitare problemi di accesso alle risorse prima-rie e impedire l’instaurarsi di competizioni.Inoltre tali attrezzature devono essere costruite inmateriali idonei, sistemate in maniera da limitarela contaminazione con feci e urine e da evitare

irrecuperabili di zoppia dovrebbero essere sop-pressi sotto consiglio e supervisione di un veterina-rio al fine di evitare inutili sofferenze.

Lo stesso discorso si applica a tutte le altre patolo-gie invalidanti che possono colpire il bestiame.Per concludere, il personale addetto alla manuten-zione del bestiame, essendo a stretto contatto congli animali, deve essere in grado di riconoscereprontamente situazioni che possono portare ad undeterioramento delle condizioni di salute e dibenessere degli animali in azienda. E’ demandatoal personale dell’azienda l’effettuazione dei comu-ni trattamenti terapeutici e profilattici rivolti albestiame e predisposti dal veterinario aziendale:trattamenti contro i parassiti esterni, trattamenticontro i parassiti interni, cura dei piedi, altri trat-tamenti terapeutici. Tutto ciò che esula dalla nor-male routine di allevamento va discusso e concor-dato con il medico veterinario.

Requisiti dei ricoveri per gli animaliE’ di fondamentale importanza garantire requisi-ti idonei delle strutture, degli impianti e delle

Due esempi di possibili problematiche sanitariedell'allevamento ovi-caprino

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lesioni agli occhi o in altre parti del corpo deglianimali. La larghezza della mangiatoia per indivi-duo è consigliabile che sia intorno ai 25 cm circaper un agnello, misure maggiori dovrebbero esse-re considerate per animali adulti (dai 35 ai 45 cm).Il numero di capi previsto per ogni abbeveratoiosingolo dovrebbe essere pari a 30 agnelli o 25 peco-re, mentre nel caso di abbeveratoi collettivi sidovrebbe considerare un numero di 50 pecore perogni metro lineare. Nel caso in cui esistano dispo-sitivi automatici per la dispensazione del cibo edell’acqua è necessaria un’attenzione maggiore,sia per l’addestramento degli animali al loroimpiego che per la loro manutenzione al fine diassicurarsi la completa efficienza. E’ essenziale un’efficace ventilazione dei ricoveri(mediante metodi naturali oppure impianti mec-canici) per garantire adeguate condizioni di tem-peratura ed umidità, evitare l’accumulo di gasnocivi e la formazione di correnti dirette sul corpodegli animali, essendo le pecore particolarmentesensibili ai disturbi respiratori. Una buona illuminazione dei locali deve esserepresente. Qualora la luce naturale non sia suffi-ciente si deve predisporre un impianto d’illumina-zione artificiale. I recinti e i materiali impiegatiper la formazione di barriere provvisorie nondevono costituire un rischio per gli animali o unapossibile causa di lesioni.Le superfici di stabulazione minime per gli ovini ei caprini allevati in regime confinato sono leseguenti: agnello 0,3-0,8 m2, pecora 1 m2, pecoracon agnello 1,3 m2, ariete 2,5 m2. E’ inoltre fonda-mentale, prevedere in ogni allevamento un pianodi prevenzione degli incendi e delle alluvioni,nonché necessaria la predisposizione di un pianoper le emergenze e di controllo periodico degliimpianti elettrici. Considerata l’attuale situazioneepidemiologica della Blue Tongue, in ogni ricove-ro destinato alle pecore dovrebbe essere previstoun sistema di protezione dal vettore della malattia(Culicoides spp.) attraverso l’impiego di zanzarie-re e di doppie porte. Le pecore allevate in condi-zioni estensive e semi-estensive dovrebbero esserestabulate al chiuso dal tramonto all’alba durante ilperiodo di attività del vettore.

AlimentazioneGli alimenti somministrati devono essere appeti-bili,di buona qualità e non devono presentare alte-

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razioni alla vista, odori e sapori anormali. E’importante assicurarsi che l’apporto alimentare siasempre adeguato a mantenere uno stato di perfet-ta salute e vigore in rapporto al periodo produtti-vo, allo stato fisiologico e all’età. Alcune sostanze,in particolare il rame, possono essere nocive per lepecore; per tale motivo gli integratori minerali oalcuni mangimi commerciali non specificamenteprodotti per uso alimentare ovino dovrebberoessere evitati. I mangimi commerciali impiegatidevono essere specifici per gli ovini e i caprini. Lepecore e le capre devono poter avere accesso adacqua fresca e pulita in ogni momento della gior-nata, in particolar modo in estate. L’accesso all’ac-qua deve essere garantito anche al pascolo nel casoin cui non siano disponibili luoghi di abbeveratanaturali. In allevamento è necessaria la predisposi-zione di scorte idriche e alimentari per eventualiperiodi difficili dovuti a condizioni climatichestraordinarie (siccità).

ManagementIn azienda devono essere presenti tutte le struttu-re e le attrezzature necessarie ad una regolaremovimentazione, ricovero e cura degli animali. Ilpersonale dell’allevamento deve essere esperto adavere una buona dimestichezza con gli animali, inquanto procedure maldestre di contenimento emanutenzione costituiscono un’importante fontedi stress in grado di compromettere il benessereanimale.

Contenimento e conduzioneLe pecore e le capre non devono essere sollevatedalla testa, dalle corna, dagli arti, dalla coda o dalvello. Le operazioni di contenimento devonoavere una durata più breve possibile. Devono esse-re predisposti dei recinti utili per un’agevolemovimentazione degli animali in caso di tratta-menti o di spostamenti delle greggi. Nel caso sirenda necessario trasportare gli animali con unautomezzo, devono essere disponibili delle strut-ture atte a facilitare il carico e scarico degli anima-li (pedane, scivoli, etc.).

MarcatureGli spray o le tinte impiegate per le marcaturetemporanee devono essere atossici. Il tatuaggio ola foratura dell’orecchio vanno praticati nel modopiù indolore possibile da un addetto qualificato ed

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previo impiego di un adeguato piano anestetico. Iltaglio della coda deve essere eseguito in manieratale che il moncone residuo sia in grado di coprirel’ano nel maschio e la vulva nella femmina.

Degemmazione e DecornuazioneNel caso in cui si renda indispensabile, la degem-mazione deve essere effettuata il più presto possi-bile; l’ideale sarebbe dopo 2-3 giorni dalla nascitae non più tardi dei 10 giorni. La decornuazione dianimali adulti deve essere evitata, tuttavia, l’accor-ciamento delle corna può essere suggerito per evi-tare che un loro anomalo sviluppo provochi lesio-ni. Tali operazioni devono essere eseguite necessa-riamente da un medico veterinario con l’impiegodi anestesia.

Parto e allattamentoSpazi riservati in luoghi tranquilli con abbondan-te lettiera ben pulita devono essere destinati allepecore o capre che si accingono a partorire. Dopoil parto la disponibilità di un luogo tranquillo èfondamentale per evitare che vi siano probleminella formazione del rapporto tra madre e figlio.Come abbiamo già avuto modo di ricordare leprime ore (2-6 ore) di vita dell’agnello/caprettodevono trascorrere in maniera che non vi sianoelementi di disturbo, in quanto la sopravvivenzadel neonato dipende anche da come viene gestitoquesto delicato momento, quando oltre all’instau-rarsi del rapporto materno-filiale e all’assunzionedel colostro, il piccolo risulta particolarmente sen-sibile alle basse temperature (ipotermia) e alleinfezioni di origine ambientale. L’agnello o il

esperto. Tali operazioni andrebbero eseguitedurante la stagione fredda al fine di evitare pro-blemi causati dalle mosche; nel caso in cui si ese-guano in periodo primaverile-estivo dovrebberoessere impiegati dei prodotti repellenti per gliinsetti.

TosaturaLa tosatura deve essere eseguita da personaleopportunamente addestrato e competente. Leattrezzature impiegate devono essere ben mante-nute, pulite e disinfettate al fine di non arrecarelesioni e abrasioni durante il loro utilizzo. Sarebbeauspicabile una tosatura all’anno per le pecore,eseguita all’inizio del periodo caldo dell’anno e,preferibilmente, la scelta del giorno di esecuzioneandrebbe intrapresa in base alle previsioni meteo-rologiche. Nei primi periodi dopo la tosatura, lepecore dovrebbero avere a disposizione dei riparinotturni, soprattutto in aree geografiche in cuil’escursione termica giornaliera è maggiore.

Castrazione e taglio della codaLa necessità dell’applicazione di tali proceduredeve essere valutata attentamente. E’ preferibileeseguirle contemporaneamente, al fine di deter-minare il minore stress e disagio possibile all’ani-male. Bisognerebbe prediligere la stagione freddaper evitare problemi legati alla presenza dellemosche (miasi cutanee, infezioni) e non eseguiretali operazioni in un periodo troppo vicino allanascita in maniera da non compromettere la for-mazione di un corretto legame madre-figlio.L’impiego di metodi incruenti (anelli di gomma,pinza burdizzo) senza l’impiego di anestesia deveessere preferibilmente previsto entro la prima set-timana di vita. I metodi chirurgici devono essereeseguiti necessariamente da un medico veterinario

Tosatura

Allattamento naturale dell'agnello Colostratura artificiale

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capretto devono necessariamente assumere il colo-stro entro 3-6 ore dalla nascita.In azienda si deve prevedere la costituzione di unabanca del colostro da somministrare agli agnellinel caso in cui la madre non possa allattare o siadeceduta. E’ preferibile impiegare il colostro dello stessogregge, suddividerlo in piccole quantità e conge-larlo. All’occorrenza il colostro deve essere scon-gelato lentamente a bagnomaria cercando di nonsuperare i 50°C di temperatura, onde evitare ladenaturazione degli anticorpi materni, il colostroandrà somministrato intorno ai 37°C. La somministrazione deve essere eseguita da unoperatore esperto tramite una tettarella o un son-dino gastrico, e nell’arco delle 24 ore l’agnello deveassumere circa 600-700 mL di colostro suddivisoin 4 poppate. L’allevatore deve essere anche ingrado di far fronte alle emergenze che si possonopresentare immediatamente dopo il parto al finedi poter dare le cure di primo soccorso necessariealla sopravvivenza dell’agnello/capretto. E’ necessario asciugare l’agnello per evitare unrepentino raffreddamento e liberare le vie aereedai liquidi fetali che possono ostruire il normalepassaggio dell’aria nei polmoni. Se l’agnello pre-senta difficoltà nel respirare, si può praticargli unmassaggio comprimendo delicatamente il toraceda entrambi i lati, tirando la lingua ed associandola somministrazione di un analettico respiratorio.Uno dei maggiori rischi durante le prime ore dallanascita è quello dell’ipotermia. L’agnello appareletargico, spesso si ferma e stenta a seguire lamadre. In queste situazioni è preferibile misurarela temperatura corporea e comportarsi di conse-guenza. La temperatura corporea normale di unagnello o di un capretto è compresa tra i 39 e i 40gradi, temperature comprese tra i 37 e i 39 gradisono indice di lieve ipotermia, mentre ci troviamodi fronte ad una grave ipotermia qualora la tem-peratura corporea scenda al di sotto dei 37°C. Ilcomportamento da adottare di fronte ad un agnel-lo ipotermico dipende dalla temperatura corporearilevata e dal tempo trascorso dalla nascita.Bisogna avere a disposizione una siringa da 50 mLcollegata ad un sondino gastrico, colostro, soluzio-ne glucosata al 20% e un luogo riscaldato con unalampada a infrarossi. Se ci troviamo di fronte ad un’ipotermia modera-ta (37°-39°C) sarà sufficiente asciugare l’agnello e

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somministragli del colostro tramite sondinogastrico. In seguito si valuta la situazione in base alle rea-zioni dell’agnello: - se appare debole si tiene sotto controllo in unluogo riscaldato e si somministra un’altra dose dicolostro- se appare vivace ed in grado di poppare lo si fariunire con la madre.Nel caso, invece, di un’ipotermia grave la situazio-ne cambia e le nostre operazioni dipenderanno daltempo trascorso dalla nascita dell’agnello o delcapretto. Infatti, se la nascita è avvenuta da più di5 ore l’urgenza maggiore, sarà quella di sommini-strare quanto prima il colostro, che deve essereassunto entro le prime 6 ore di vita. Se l’agnello è in grado di mantenere la testa inposizione eretta disponiamo subito una sommini-strazione di colostro per via endogastrica, dopo diche ci preoccuperemo di asciugarlo, di sommini-strargli altro colostro, di riscaldarlo e di tenerlosotto controllo come nel caso precedente.Invece, se l’agnello non è in grado di sorreggere lapropria testa, dovremmo praticare velocementeun’iniezione sottocutanea di 10 mL di soluzioneglucosata alla temperatura di 37°C circa, quindiasciugarlo, riscaldarlo, e quando la temperaturacorporea raggiungerà i 38°C gli somministreremodel colostro con un sondino mantenendolo sottocontrollo. Nel caso in cui la temperatura sia aldisotto dei 37°C ma l’agnello sia nato da meno di5 ore l’urgenza maggiore sarà quella di asciugarloe di riscaldarlo. In un secondo momento si proce-derà alla somministrazione del colostro tramitesondino gastrico. A questo punto l’agnello dovràessere tenuto sotto controllo per i seguenti 2 gior-ni. Talvolta, a causa dell’indisponibilità di lattematerno si può rendere necessaria la somministra-zione di latte artificiale. Deve essere prevista la somministrazione di latteartificiale ad intervalli regolari (circa 4 volte al dì)almeno per le prime 4 settimane di vita. Dallaseconda settimana di vita gli agnelli devono avereaccesso a cibo solido di buona appetibilità ed otti-mo valore nutritivo e ad acqua fresca e pulita. Sein azienda sono presenti attrezzature automatichedi dispensazione del latte, esse devono essere inbuone condizioni di manutenzione e di igiene. •

*Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna

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