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LaVerità VKNHRD1 17 MARZO 2017 15 • DIALOGO CON MISTER «CORRIERE» Cairo ha conquistato tv e giornali perche e lo zio Sam di se stesso Con me fu sgradevole: «Non siamo amici». Ma gli sono grato. Le sue scalate, da La7 al calciofinoa Rcs, sono riuscite perché ama le sfide («ho imparato dal poker») ma sa quando fermarsi. Andrà in politica? «No» di CESARE LANZA * A Urbano Cairo sono gra- to per una bat- j pp renza sgrade- vole, in uno scambio di sms. Mi ero spinto a chiedergli di intervenire nella sua televi- sione, La7, per la recensione di un mio libro, pubblicato dalla sua stessa casa editrice. Mi batto il petto: era una doman- da intnisiva e volgare. Urb - co- sì si firma - mi rispose che non si sentiva di farlo. E io gli scris- si, scusandomi, che non mi sembrava una richiesta imba- razzante, «in un rapporto di amicizia». Ed ecco la sorpresa, memorabile. Urb mi rispose così: «Amico è una parola gros- sa». Rimasi stupefatto. Mai mi era successo di imbattermi in una simile, serena asciuttezza, priva delle convenzionali ipo- crisie. Quella battuta - filosofia elementare, ma preziosa - mi indusse a riflettere sul mio grossolano errore e sul carat- tere, atipico, del personaggio che pur conoscevo da tanto tempo. Ho incontrato Cairo alcuni giorni fa, a Milano, al San- t'Ambroeus. Una curiosità: Urb riceve spesso in quel bar famoso, in tempi remoti lo uti- lizzava come un ufficio, per gli appuntamenti di lavoro. An- cor oggi gli è riservato un tavo- lo. Subito gli ho ricordato quel lontano episodio e ho capito che l'amicizia è un argomento che gli sta a cuore. «Quanti veri amici abbiamo?», mi ha detto. «Si possono contare sulle dita di una sola mano». Ho annuito: «Vero, per me sono tre, forse quattro». E lui: «Anche per me basta una mano sola. Forse in quel messaggino fui scortese: purtroppo questa è la verità». A Roma, dove abito, tutti o qua- si diventano «amici», al primo incontro. Ci siamo divertiti a raccontarci qualche delusio- ne, di recente ne ho incassata una dal figlio di un grande giornalista, che tiene a imitare l'english style del papa. E la ri- flessione filosofica è finita lì. Eccomi all'attualità di oggi. Cairo è in procinto di entrare in politica? Luigi Bisignani, uno che di potere s'intende, ha lanciato l'indiscrezione, sul Tempo. Urb e Bisi non si cono- scono. Nessun contatto tra «l'uomo che sussurrava ai po- tenti» (che si è abilmente rici- clato come scrittore ed edito- rialista) e il protagonista nel Palazzo di pasoliniana memo- ria, quello chegaloppa tra gior- nali popolari e Corriere della Sera, Rcs e televisione, con una cascata di denaro fresco dalla pubblicità che gestisce da maestro, e infine 2 mondo del calcio, con la proprietà e la vir- tuosa gestione del Torino. Bisi- gnani però è un visionario dal fiuto infallibile. E dunque ho chiesto direttamente a Urb. «È vero che, emulo di Berlu- sconi, stai per entrare in politi- ca?». «Da quando ho preso la Rizzoli, i miei impegni si sono moltiplicati. Ci vorrebbe una giornata di 48 ore!», è stata la risposta, testuale. E io: «Si farà. Ma non ora». E lui: «Si farà? Non credo». E io: «Mai dire mai. La tua asce- sa lo dimostra. Un passo alla volta, uno dietro l'altro, con calma...». È questa illimitata sapienza a muoversi nel momento giusto e a salire ogni gradino fino ad inerpicarsi ai vertici, che mi ha indotto a indicarlo, ormai da tempo, come il numero uno. Vogliamo ricordare che è partito da zero virgola zero? E la storia, famosa, del suo avvi- cinamento a Sil- vio Berlusconi? Il giovane Cairo estenuò le se- gretarie, fino a ottenere un ap- puntamento, prima di incon- trare il Cav, con Marcello Del- l'Utri. La leg- genda dice che si offrì gratis, pur di impara- re. Diventò assi- stente del Ber- lusca e poi gli fu dato un incarico nella pubblici- tà. «Era un de- monio con la faccia d'ange- lo», mi disse uno degli editori che aveva messo ko. destino sarebbe stato ben di- verso, sia come manager, sia come politico. Ma torniamo all'uomo di un passo alla volta. Nell'ordine: la creazione della «sua» pubbli- cità, l'acquisto della Giorgio Mondadori. Sapendo quanto mi piaccia il poker, Cairo mi ha regalato una confidenza inat- tesa. «Sai che ho giocato an- ch'io a poker? Mi divertiva, in un certo periodo della mia vi- ta: le cose andavano bene, ma qualcosa mi mancava. Le emo- zioni. Ho giocato e ho preso ba- Pancani e Paolo Celata (i tre migliori, professionali), Myrta Merlino ed Emerenziana Ti- ziana Panella, Luca Telese e Luisella Costamagna. Con un doppio successo: l'identità, politica e d'immagine; una gi- gantesca ragnatela di relazioni esterne e istituzionali. «Però, com'è questa storia del braccìno corto?», gli avevo chiesto una volta, tra varie chiacchiere in confidenza, du- rante un breakfast. «Sei mila- nese di nascita, alessandrino di origine e genovese nei com- m POLIEDRICO Urbano Cairo, 59 anni, presidente di Rcs, proprietario dell'emittente televisiva La7 e patron del Torino. Sopra, testimonial di sé stesso in una pubblicità del Corrieredella Sera Un passo dopo l'altro: medita- to, meritato. Così arrivò alla guida operativa dell'immensa pubblicità berlusconiana. Ma c'era un problema: davanti a lui i gemelli Marcello e Al- berto DeU'Utri, predestinati, intoccabili nel cuore del capo. E qui vorrei sottolineare il plus di Urb: la qualità lucida di fare la scelta giusta. Decise, teme- rariamente, di lasciare Berlu- sconi e mettersi in proprio. Po- teva essere la rovina, invece fu la carta vincente. Marcello Dell'Utri è stato due volte l'ar- tefice del successo di Berlu- sconi: prima per il denaro, con l'organizzazione della pubbli- cità; poi in politica, con la ca- pillare costruzione della base elettorale. Marcello però è ri- masto a fianco del suo amico - rieccola, la «parola grossa» - e non ha avuto quanto meritava, anzi si è immolato, pagando durissimamente la sua scelta, con una interminabile prigio- nia. Se si fosse staccato, il suo toste. Mi sentivo mortificato, perdente. Allora ho chiesto consigli a un grande giocatore di poker. E ho avuto una serie di partite vincenti, ho recupe- rato tutto e anche vinto un bel po'. E ho smesso. La fortuna è importante, meglio non abu- sarne». A seguire, la catena dei perio- dici popolari a prezzi straccia- ti, poi ancora La7. Altri due passi spettacolari! Alla televi- sione ha dato una scaltra, effi- cace identità: La7oggi è imper- dibile come capitale del talk show politico e delle «marato- ne», condotte dal reuccio Enri- co Mentana, che ha inventato anche un tg dal volto schietto e umano. Qual è stata la scal- trezza? Ospiti gratis, senza compensi. Costi solo per i tec- nici e i conduttori. E il palinse- sto è accattivante, grazie (oltre a Mentana) a Lilli Gruber e Giovanni Floris, Corrado For- migli e Gianluigi Paragone, Alessandra Sardoni e Andrea portamenti?». Mi rispose con un sospiro. «Braccìno corto? So che molti si divertono a de- finirmi così. Non mi interessa. Il punto è come si amministra. Taglio le spese superflue ed evito i costi inadeguati. Ma non ho mai fatto licenziamen- ti, mai buttato una sola fami- glia sul marciapiede». Ho rife- rito più di una volta questa or- gogliosa riflessione, finora senza smentite. E ho assistito alla rinuncia di Cairo, per alcu- ni sorprendente, a Michele Santoro e Maurizio Crozza. I costi erano sproporzionati ri- spetto ai risultati di share. «Quando arrivai a La7, mi por- tarono sul tavolo un foglietto con una cifra, il totale da paga- re mensilmente. Chiesi i detta- gli, uno per uno. "Ma è un elen- co lunghissimo!", mi obietta- rono. Risposi: "Appunto, sono qui per questo, verifichiamo tutto". Il totale si dimezzò». Nel Torino, penultima perla, la linea è uguale: Cairo vende be- ne i suoi campioni e puntual- mente ne acquista di migliori. All'epoca di Gian Piero Ventu- ra, poi passato alla Nazionale, mi disse: «Ci ho messo qual- che anno, nel calcio, ma poi ho capito certi meccanismi, il mercato, il va- lore delle persone e finalmen- te sono riuscito a sistemare le cose...». Per il Toro non esisto- no critiche: Cairo lo ha rilevato da una situazione fallimentare e rilanciato, in serie A, con ri- sultati notevoli e conti a posto. Per la televisione un'osserva- zione critica, invece. L'indiriz- zo di Cairo è stato cauto e diffi- dente verso Matteo Renzi, con ampio spazio per tutti. Non c'è spazio però, a La7 come altro- ve, per la vox populi, quella ve- ra, la mezza Italia che non vota: il malcontento è espresso da opposizioni morbide, salottie- re. All'interno del detestato Si- stema. A mio parere, un errore grave. La sistemazione del Corriere della Sera e di Rcs è in atto. An- cora pochi mesi fa, come azio- nista, Urb era «quello dei gior- naletti rosa». Poi ha bastonato Mediobanca, sconfitto il quo- tatissimo antagonista Andrea Bonomi, si è imposto a Diego Della Valle e ad altri nomi im- portanti, ha espugnato via Sol- ferino. Con la solita, tranquilla disinvoltura: si è insediato senza chiasso, non ha fatto ri- voluzioni (ci saranno). Quan- do iniziò la sfida era sfavorito, ma gli predissi che avrebbe vinto. «Nonso», mi rispose con un sms. «Ora viene il bello !», la battaglia gli piace. «Chi c'è dietro?», si chiedono, ancora, tutti. Ho una mia opi- nione, che riferirò solo se avrò riscontri. Credo di aver indivi- duato una relazione umana, privata, che gli ha facilitato il sostegno finanziario. Urb non mi ha fatto confidenze e dubito ne farà. Dice che la politica non gli interessa. Per ora, ag- giungo io. Quando avrà siste- mato Rcs, sarà pronto a guida- re e compattare il centrode- stra, candidato premier, erede di Berlusconi. Un indizio? La paginata pubblicitaria sul Corriere della Sera in cui si propone all'americana, sti- le zio Sam, al colto e all'in- clita. E i segnali sono già stati fiutati da varie forze politiche, con commenti elogiativi. Rispetto a Sil- vio, ha qualche vantag- gio: è riflessivo, mai im- pulsivo. È consolidato, non andrebbe allo sba- raglio. Ha quattro figli da tre matrimoni: con Tove Hornelius, Anna Cataldi, Mali Pelandini. Ama le donne, ma con giu- dizio, moderazio- ne. Non ha l'acqua alla gola, come Silvio nel 1994. Non fa promesse che non riesca a mantenere. È in- cudine e martel- lo: osa o subisce, secondo oppor- tunità. Ma ha due svantaggi: non ha la forza dialettica tra- scinante di Berlusconi. E in politica si profilerebbe un serio con- flitto di inte- resse. Silvio riuscì a drib- blarlo; oggi - per legge - non è insuperabile, *•* ma il dribbling sarebbe difficile. Aspettiamo gli even- ti. Salutandolo gli ho detto che scriverò la sua storia. E lui, sorridendo: «Una biografia? Non au- torizzata, però». . SRIPRODUZIONERISERVATA

DIALOGO CON MISTER «CORRIERE» Cairo ha conquistato tv e ......le zio Sam, al colto e all'in-clita. E i segnali sono già stati fiutati da varie forze politiche, con commenti elogiativi

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Page 1: DIALOGO CON MISTER «CORRIERE» Cairo ha conquistato tv e ......le zio Sam, al colto e all'in-clita. E i segnali sono già stati fiutati da varie forze politiche, con commenti elogiativi

LaVerità VKNHRD117 MARZO 2017 15

• DIALOGO CON MISTER «CORRIERE»

Cairo ha conquistato tv e giornaliperche e lo zio Sam di se stessoCon me fu sgradevole: «Non siamo amici». Ma gli sono grato. Le sue scalate, da La7 al calcio fino a Rcs,sono riuscite perché ama le sfide («ho imparato dal poker») ma sa quando fermarsi. Andrà in politica? «No»di CESARE LANZA

* A UrbanoCairo sono gra-to per una bat-

jpp

renza sgrade-vole, in unoscambio di

sms. Mi ero spinto a chiederglidi intervenire nella sua televi-sione, La7, per la recensione diun mio libro, pubblicato dallasua stessa casa editrice. Mibatto il petto: era una doman-da intnisiva e volgare. Urb - co-sì si firma - mi rispose che nonsi sentiva di farlo. E io gli scris-si, scusandomi, che non misembrava una richiesta imba-razzante, «in un rapporto diamicizia». Ed ecco la sorpresa,memorabile. Urb mi risposecosì: «Amico è una parola gros-sa». Rimasi stupefatto. Mai miera successo di imbattermi inuna simile, serena asciuttezza,priva delle convenzionali ipo-crisie. Quella battuta - filosofiaelementare, ma preziosa - miindusse a riflettere sul miogrossolano errore e sul carat-tere, atipico, del personaggioche pur conoscevo da tantotempo.Ho incontrato Cairo alcunigiorni fa, a Milano, al San-t'Ambroeus. Una curiosità:Urb riceve spesso in quel barfamoso, in tempi remoti lo uti-lizzava come un ufficio, per gliappuntamenti di lavoro. An-cor oggi gli è riservato un tavo-lo. Subito gli ho ricordato quellontano episodio e ho capitoche l'amicizia è un argomentoche gli sta a cuore. «Quanti veriamici abbiamo?», mi ha detto.«Si possono contare sulle ditadi una sola mano». Ho annuito:«Vero, per me sono tre, forsequattro». E lui: «Anche per mebasta una mano sola. Forse inquel messaggino fui scortese:purtroppo questa è la verità».A Roma, dove abito, tutti o qua-si diventano «amici», al primoincontro. Ci siamo divertiti araccontarci qualche delusio-ne, di recente ne ho incassatauna dal figlio di un grandegiornalista, che tiene a imitarel'english style del papa. E la ri-flessione filosofica è finita lì.Eccomi all'attualità di oggi.Cairo è in procinto di entrarein politica? Luigi Bisignani,uno che di potere s'intende, halanciato l'indiscrezione, sulTempo. Urb e Bisi non si cono-scono. Nessun contatto tra«l'uomo che sussurrava ai po-tenti» (che si è abilmente rici-clato come scrittore ed edito-rialista) e il protagonista nelPalazzo di pasoliniana memo-ria, quello chegaloppa tra gior-nali popolari e Corriere dellaSera, Rcs e televisione, con unacascata di denaro fresco dallapubblicità che gestisce damaestro, e infine 2 mondo delcalcio, con la proprietà e la vir-tuosa gestione del Torino. Bisi-gnani però è un visionario dalfiuto infallibile. E dunque hochiesto direttamente a Urb.«È vero che, emulo di Berlu-sconi, stai per entrare in politi-ca?». «Da quando ho preso laRizzoli, i miei impegni si sonomoltiplicati. Ci vorrebbe unagiornata di 48 ore!», è stata la

risposta, testuale.E io: «Si farà. Ma non ora».E lui: «Si farà? Non credo».E io: «Mai dire mai. La tua asce-sa lo dimostra. Un passo allavolta, uno dietro l'altro, concalma...».È questa illimitata sapienza amuoversi nel momento giustoe a salire ogni gradino fino adinerpicarsi ai vertici, che miha indotto a indicarlo, ormaida tempo, come il numerouno. Vogliamo ricordare che èpartito da zero virgola zero? Ela storia, famosa, del suo avvi-cinamento a Sil-vio Berlusconi?Il giovane Cairoestenuò le se-gretarie, fino aottenere un ap-puntamento ,prima di incon-trare il Cav, conMarcello Del-l'Utri. La leg-genda dice chesi offrì gratis,pur di impara-re. Diventò assi-stente del Ber-lusca e poi gli fudato un incariconella pubblici-tà. «Era un de-monio con lafaccia d'ange-lo», mi disse unodegli editori cheaveva messo ko.

destino sarebbe stato ben di-verso, sia come manager, siacome politico.Ma torniamo all'uomo di unpasso alla volta. Nell'ordine: lacreazione della «sua» pubbli-cità, l'acquisto della GiorgioMondadori. Sapendo quantomi piaccia il poker, Cairo mi haregalato una confidenza inat-tesa. «Sai che ho giocato an-ch'io a poker? Mi divertiva, inun certo periodo della mia vi-ta: le cose andavano bene, maqualcosa mi mancava. Le emo-zioni. Ho giocato e ho preso ba-

Pancani e Paolo Celata (i tremigliori, professionali), MyrtaMerlino ed Emerenziana Ti-ziana Panella, Luca Telese eLuisella Costamagna. Con undoppio successo: l'identità,politica e d'immagine; una gi-gantesca ragnatela di relazioniesterne e istituzionali.«Però, com'è questa storia delbraccìno corto?», gli avevochiesto una volta, tra variechiacchiere in confidenza, du-rante un breakfast. «Sei mila-nese di nascita, alessandrinodi origine e genovese nei com-

mPOLIEDRICO UrbanoCairo, 59 anni, presidentedi Rcs, proprietariodell'emittente televisivaLa7 e patron del Torino.Sopra, testimonial di séstesso in una pubblicitàdel Corriere della Sera

Un passo dopo l'altro: medita-to, meritato. Così arrivò allaguida operativa dell'immensapubblicità berlusconiana.Ma c'era un problema: davantia lui i gemelli Marcello e Al-berto DeU'Utri, predestinati,intoccabili nel cuore del capo.E qui vorrei sottolineare il plusdi Urb: la qualità lucida di farela scelta giusta. Decise, teme-rariamente, di lasciare Berlu-sconi e mettersi in proprio. Po-teva essere la rovina, invece fula carta vincente. MarcelloDell'Utri è stato due volte l'ar-tefice del successo di Berlu-sconi: prima per il denaro, conl'organizzazione della pubbli-cità; poi in politica, con la ca-pillare costruzione della baseelettorale. Marcello però è ri-masto a fianco del suo amico -rieccola, la «parola grossa» - enon ha avuto quanto meritava,anzi si è immolato, pagandodurissimamente la sua scelta,con una interminabile prigio-nia. Se si fosse staccato, il suo

toste. Mi sentivo mortificato,perdente. Allora ho chiestoconsigli a un grande giocatoredi poker. E ho avuto una seriedi partite vincenti, ho recupe-rato tutto e anche vinto un belpo'. E ho smesso. La fortuna èimportante, meglio non abu-sarne».A seguire, la catena dei perio-dici popolari a prezzi straccia-ti, poi ancora La7. Altri duepassi spettacolari! Alla televi-sione ha dato una scaltra, effi-cace identità: La7oggi è imper-dibile come capitale del talkshow politico e delle «marato-ne», condotte dal reuccio Enri-co Mentana, che ha inventatoanche un tg dal volto schietto eumano. Qual è stata la scal-trezza? Ospiti gratis, senzacompensi. Costi solo per i tec-nici e i conduttori. E il palinse-sto è accattivante, grazie (oltrea Mentana) a Lilli Gruber eGiovanni Floris, Corrado For-migli e Gianluigi Paragone,Alessandra Sardoni e Andrea

portamenti?». Mi rispose conun sospiro. «Braccìno corto?So che molti si divertono a de-finirmi così. Non mi interessa.Il punto è come si amministra.Taglio le spese superflue edevito i costi inadeguati. Manon ho mai fatto licenziamen-ti, mai buttato una sola fami-glia sul marciapiede». Ho rife-rito più di una volta questa or-gogliosa riflessione, finorasenza smentite. E ho assistitoalla rinuncia di Cairo, per alcu-ni sorprendente, a MicheleSantoro e Maurizio Crozza. Icosti erano sproporzionati ri-spetto ai risultati di share.«Quando arrivai a La7, mi por-tarono sul tavolo un fogliettocon una cifra, il totale da paga-re mensilmente. Chiesi i detta-gli, uno per uno. "Ma è un elen-co lunghissimo!", mi obietta-rono. Risposi: "Appunto, sonoqui per questo, verifichiamotutto". Il totale si dimezzò».Nel Torino, penultima perla, lalinea è uguale: Cairo vende be-ne i suoi campioni e puntual-mente ne acquista di migliori.All'epoca di Gian Piero Ventu-ra, poi passato alla Nazionale,

mi disse: «Ci ho messo qual-che anno, nel

calcio, ma poi ho capito certimeccanismi, il mercato, il va-lore delle persone e finalmen-te sono riuscito a sistemare lecose...». Per il Toro non esisto-no critiche: Cairo lo ha rilevatoda una situazione fallimentaree rilanciato, in serie A, con ri-sultati notevoli e conti a posto.Per la televisione un'osserva-zione critica, invece. L'indiriz-zo di Cairo è stato cauto e diffi-dente verso Matteo Renzi, conampio spazio per tutti. Non c'èspazio però, a La7 come altro-ve, per la vox populi, quella ve-ra, la mezza Italia che non vota:il malcontento è espresso daopposizioni morbide, salottie-re. All'interno del detestato Si-stema. A mio parere, un erroregrave.La sistemazione del Corrieredella Sera e di Rcs è in atto. An-cora pochi mesi fa, come azio-nista, Urb era «quello dei gior-naletti rosa». Poi ha bastonatoMediobanca, sconfitto il quo-tatissimo antagonista AndreaBonomi, si è imposto a DiegoDella Valle e ad altri nomi im-portanti, ha espugnato via Sol-ferino. Con la solita, tranquilladisinvoltura: si è insediatosenza chiasso, non ha fatto ri-voluzioni (ci saranno). Quan-do iniziò la sfida era sfavorito,ma gli predissi che avrebbevinto. «Nonso», mi rispose conun sms. «Ora viene il bello !», labattaglia gli piace.«Chi c'è dietro?», si chiedono,ancora, tutti. Ho una mia opi-nione, che riferirò solo se avròriscontri. Credo di aver indivi-duato una relazione umana,privata, che gli ha facilitato ilsostegno finanziario. Urb nonmi ha fatto confidenze e dubitone farà. Dice che la politicanon gli interessa. Per ora, ag-giungo io. Quando avrà siste-mato Rcs, sarà pronto a guida-re e compattare il centrode-stra, candidato premier, erededi Berlusconi. Un indizio? Lapaginata pubblicitaria sulCorriere della Sera in cui sipropone all'americana, sti-le zio Sam, al colto e all'in-clita. E i segnali sono giàstati fiutati da varie forzepolitiche, con commentielogiativi. Rispetto a Sil-vio, ha qualche vantag-gio: è riflessivo, mai im-pulsivo. È consolidato,non andrebbe allo sba-raglio. Ha quattro figlida tre matrimoni:con Tove Hornelius,Anna Cataldi, MaliPelandini. Ama ledonne, ma con giu-dizio, moderazio-ne. Non ha l'acquaalla gola, comeSilvio nel 1994.Non fa promesseche non riesca amantenere. È in-cudine e martel-lo: osa o subisce,secondo oppor-tunità. Ma hadue svantaggi:non ha la forzadialettica tra-scinante diBerlusconi. Ein politica siprofilerebbeun serio con-flitto di inte-

resse. Silvioriuscì a drib-blarlo; oggi -per legge - non

è insuperabile,*•* ma il dribbling

sarebbe difficile.Aspettiamo gli even-

ti. Salutandolo gli hodetto che scriverò la suastoria. E lui, sorridendo:«Una biografia? Non au-torizzata, però».

. SRIPRODUZIONERISERVATA