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1 PNFD 20162019 prof.ssa Antonella Tozzi Formazione Docenti Ambito Territoriale 4 PNFD 20162019Formazione Docenti Ambito Territoriale 4 Azione Formativa relativa all’Inclusione sociale e Lotta al Disagio Didattica per l’Inclusione Competenze trasversali, Personalizzazione e Tecniche Cooperative r 202327 giugno 2017 Per Docenti della Scuola Superiore di I grado dell’Ambito Territoriale 4 Prof.ssa Antonella Tozzi ITA Emilio Sereni Roma

Didattica per l’Inclusione - agrariosereni.it · A novembre è uscito il film televisivo che racconta, in una Torino del 1964, la, storia di due insegnanti ... l’Italia aveva

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1  PNFD 2016‐2019                                                                                                              prof.ssa Antonella Tozzi  

 

Formazione Docenti Ambito Territoriale 4 

PNFD 2016‐2019Formazione Docenti Ambito Territoriale 4 

Azione Formativa relativa all’Inclusione sociale e Lotta al Disagio 

 

 

 

 

 

Didattica per l’Inclusione 

Competenze trasversali, Personalizzazione e Tecniche Cooperative 

r              

20‐23‐27 giugno 2017   

Per Docenti della Scuola Superiore di I grado dell’Ambito Territoriale 4  

    

Prof.ssa Antonella Tozzi 

 

ITA Emilio Sereni 

Roma 

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2  PNFD 2016‐2019                                                                                                              prof.ssa Antonella Tozzi  

 

Didattica per l’Inclusione 

Competenze trasversali, Personalizzazione e Tecniche Cooperative 

 PRIMA LEZIONE  Premessa: Leggi e Globalizzazione  Elementi di Didattica 1. Visione Sistemica 2. Progettare: in team e per competenze 3. Percorsi personalizzati 4. L’UDL 5. L’osservazione  SECONDA LEZIONE  Premessa: dati statistici  Costruire l’Inclusione 1. La speciale normalità 2. Star bene Insieme a scuola 3. Life Skills  Una Didattica Speciale 1. Personalizzazione Percorsi e Stili di apprendimento 2. Adattamento curricolare degli obiettivi, dei materiali delle attività 3. Strategie didattiche di base 4. Strategie meta‐cognitive 5. Strategie di autoregolazione comportamentale e su comportamenti problema 6. Mediatori didattici: Mappe concettuali e TIC  TERZA LEZIONE  Premessa: Il docente e la competenza emotiva  Una Didattica Speciale 1. Didattica per competenze 2. Ambienti di apprendimento e metodologie peer to peer Didattica delle differenze: 1. metodo autobiografico 2. didattica laboratoriale 3. approccio montessori 4. didattica aperta 5. didattica delle intelligenze multiple 6. cooperative Learning  7.  peer tutoring  8. Apprendimento con gli EAS 9. Flipped Classroom 

       

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3  PNFD 2016‐2019                                                                                                              prof.ssa Antonella Tozzi  

 

Formazione Docenti Ambito Territoriale 4 PNFD 2016‐2019                                          prof.ssa Antonella Tozzi 

 Didattica per l’Inclusione 

Competenze trasversali, Tecniche Cooperative e Peer Teaching 

PRIMA LEZIONE Elementi di Didattica 

 

Premessa: Percorso legislativo e Globalizzazione 1 Il cammino italiano verso l’Inclusione: a 40’anni dalla 517/77 Sono  passati  quarant’anni  esatti  dall’approvazione  della  legge  517  del  1977,  una  legge‐chiave  in  materia  di  integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Da allora, nel nostro Paese si sono  fatti molti passi  in avanti nel cammino verso  la piena inclusione dei ragazzi che hanno bisogni educativi speciali. Anche se molto rimane ancora da fare, certamente. A quarant’anni di distanza, vale  la pena guardarsi un attimo  indietro  richiamando alla memoria quella  legge  che, per  riconoscimento unanime, qualificò  il contesto  italiano come uno dei più avanzati a  livello mondiale dal punto di vista del riconoscimento dei diritti degli alunni con disabilità. A novembre è uscito  il  film  televisivo che  racconta,  in una Torino del 1964,  la,  storia di due  insegnanti, Mirella e Felice, che siono battuti per migliorare le condizioni scolastiche dei bambini destinati alle "classi differenziali". Il film è liberamente  ispirato  alla  vicenda  reale di Mirella Antonione Casale  e della  sua  lotta per  l'inclusione dei disabili nella  scuola. Racconta un movimento che nasce dalla base, da famiglie ed insegnanti, porta alla costituzione della Commissione Falcucci e alla successiva Legge 517/77 Possiamo  ricordare per  sommi  capi  ciò  che avvenne dalla fine degli anni  Settanta a  tutto  il decennio  successivo proprio per effetto  della  legge  517.  Furono  anni  di  intenso  lavoro  politico:  la  democratizzazione  della  società  e  della  scuola  italiana.  Si combatteva contro ogni emarginazione sociale, quella dei ragazzi disabili a scuola ma anche quella dei malati psichiatrici e con deficit  mentale  (si  ricordino  Basaglia  e  la  chiusura  dei  manicomi!),  persone  connotate  da  totale  esclusione  e  isolamento all’interno dei manicomi. Tutti  loro cominciarono a sperare  in un’esistenza diversa. L’appassionato dibattito  fece maturare un reale rifiuto delle strutture emarginanti. Iniziarono così, con questo spirito, le prime esperienze di evasione dagli istituti speciali dei soggetti disabili e il conseguente inserimento scolastico. Certo furono anni caotici nella scuola, c’era totale disorganizzazione. L’inadeguato  approfondimento  culturale  e  l’impreparazione  degli  insegnanti  rese  il  tutto  scoordinato.  Non  esistevano metodologie che supportassero l’inserimento e certo i pochi insegnanti, detti di “sostegno”, non bastarono a sostenere la novità. Ripercorriamo con le leggi le varie fasi, che per immagini si possono rappresentare anche così:  

      

Dopo le fasi  − dell’esclusione (dagli anni Venti a tutti gli anni Cinquanta),  − della medicalizzazione (gli anni Sessanta) e  − dell’inserimento  brado  (dal  1970  al  1977),  dalla  fine  degli  anni  Settanta  e  per  tutti  gli  anni  Ottanta l’inserimento costringe a un ripensamento: inizia allora la fase  − dell’integrazione. La presenza degli alunni disabili fece sì che la scuola si ponesse il problema della gestione della diversità in classe. Si impose il principio pedagogico del rispetto delle diversità, quello della scuola per tutti ma secondo ciascuno.  La dizione «integrazione» sostituì ben presto quella di «inserimento», sia nell’ambito scolastico, sia in quello sociale e  legislativo.  Iniziò  allora un  impegno  attivo perché  il disabile  fosse  integrato nel  gruppo dei  suoi  coetanei, nella scuola,  nel  territorio.  Questo  cambio  di  mentalità  socio‐politico‐culturale  indusse  a  processi  di  cambiamento interiore per un’assunzione di responsabilità, non solo delle diverse comunità scolastiche, ma dei singoli cittadini che avevano, in qualche misura, un ruolo nella galassia della disabilità. Con  la  legge  517  del  1977  e  la  legislazione  successiva  in materia,  l’Italia  aveva  fatto  una  scelta  che  possiamo ritenere unica  rispetto agli altri Paesi  europei, nei quali, nonostante  varie  sperimentazioni  in questa direzione, prevaleva ancora l’idea di una scolarizzazione separata per gli alunni con disabilità. Leggi di riferimento, innanzitutto,   1948,  l a Costituzione Italiana, art. 3 Principio di Uguaglianza  Sostanziale (rimozione ostacoli)   e e art 34 La scuola è aperta a tutti  1967: Don Milani, Lettera a una professoressa 

inserimento 

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1971: L. 118 con l’inserimento selvaggio      1974: Commissione  Falcucci e Documento  (n° alunni  classe,  tempo  scuola prolungato, progetti educativi, 

insegnati specializzati, aggiornamento, servizi psico‐pedagogico  1977: a 40’anni dalla 517: valutazione, abolizione esami riparazione e classi differenziali  1978: L. 180 Basaglia   1992:  L. 104 sancisce una serie di diritti e opportunità in tanti ambiti  2009: L.18 che ratifica la Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità  2009: Linee Guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità  2010: L. 170 per i DSA con la stesura del PDP  2012: La Direttiva Miur del 12‐12‐2012 strumenti d’intervento PAI e GLI  2015: L.107 del 2015   2017: Decreti Attuativi della L.107, maggio 20171 

Per  concludere  questo  breve  excursus  legislativo  oggi  la  didattica  inclusiva  può  creare  le  condizioni  di apprendimento attraverso le quali OGNI ALUNNO possa esprimere e realizzare al massimo il proprio potenziale.  

Una  riflessione  sulla  nostra  contemporaneità  porta  a  valutare  anche  la  diffusa  globalizzazione,  che  ha ripercussioni non solo sull’economia, ma sulle relazioni − Interpersonali − Politiche − Economiche − Religiose − Culturali La globalizzazione è alla base di nuove forme di emergenza sociale, legate all’emergere di nuovi bisogni, individuali e collettivi, che richiedono quindi di nuovi approcci risolutivi 2 

Tutte le componenti sociali se ne devono assumere la responsabilità e progettare insieme. In modo RETICOLARE e INTERDISCIPLINARE Primo tra tutti il campo PEDAGOGICO C’è  una  stretta  relazione  tra  BISOGNI  SPECIALI,  riconducibili  a  disabilità,  DSA  o  altre  condizioni  socio‐culturali‐linguistiche, e PROCESSI FORMATIVI  La figura dell’insegnante oggi ed in particolare del docente specializzato hanno bisogno  

Acquisizione di  Competenze Professionali 1. di valutazione delle molteplici situazioni di diversità 2. di Progettazione per offrire forme di sapere e condizioni di apprendimento in contesti caldi e accoglienti 3. di Monitoraggio e miglioramento percorsi  

Competenze Trasversali:  1. stili di pensiero flessibili e adattabili 2. rendere il sapere accessibile a tutti in contesti significativi e accoglienti 3. creare l’inclusione nel sistema scuola e società  

Elementi di Didattica 1) Visione Sistemica Gli alunni arrivano a scuola con un bagaglio di esperienze e di formazione che  l’insegnante deve essere  in grado di  leggere   interpretare negli aspetti essenziali   armonizzare ai curricoli scolastici dell’ordine di scuola   costruire nell’alunno competenze al massimo grado, rispetto al personale percorso di sviluppo 

 Nelle Scienze della Formazione, a partire dagli studi di Piaget si sottolinea l’importanza  dell’individuo  come  attivo  costruttore  delle  proprie conoscenze nell’ambiente in cui vive. La visione moderna ed ecologica vede il soggetto al centro di un sistema a cerchi concentrici che si interfacciano l’un l’altro in un’ottica sistemica  (Bronfenbrenner 1979)3 

 

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Individuo Microsistema: famiglia, Scuola, Pari,  Mesosistema: Relazioni tra le varie agenzie formative Ecosistema: Lavoro dei genitori, , l’impatto dei new media, livello socio‐economico, le appartenenze religiose Macrosistema:  Cultura,  costumi  e  tradizioni  di  appartenenza nella società  

Questa visione ci porta a riflettere sulla relazione che  intercorre tra sistemi educativi: 1. FORMALI: famiglia e scuola 2. INFORMALI:  associazioni,  gruppi  parrocchiali, associazioni sportive e ludiche,  3. NON  FORMALI: non  legati  a  tempi e  luoghi, ma  facenti parte  di  questa  società,  come  i  new media,  che  determinano apprendimenti, anche se non sempre intenzionali  

2 Progettare  ……. in team  e per competenze4 

 

Secondo quest’ottica costruttivista bisogna che l’insegnate abbandoni la visione del proprio ruolo legato a  Descrizione, trasmissione conoscenze e imposizione di regole 

MA si metta nell’ottica di  Lavorare a stretto contatto con gli alunni e con i docenti del team  Condividendo percorsi  Negoziando i significati delle esperienze  Facilitando le scoperte personali  Costruendo pensiero critico e riflessivo  Agevolando il passaggio dalla teoria alla pratica 

In questa visione è bene ricordare la differenziazione tra: conoscenze: “indicano il risultato dell’assimilazione delle informazioni attraverso l’apprendimento. Sono l’insieme di fatti,  principi,  teorie  e  pratiche  relative  ad  un  settore  di  studio    e  di  lavoro.  Sono  descritte  come  teoriche  e/o pratiche” abilità  : “indicano  le capacità di applicare  le conoscenze ed utilizzarle know‐how per portare a  termine compiti e risolvere  problemi.  Sono  descritte  come  cognitive  (uso  del  pensiero  logico,  intuitivo,  creativo)  e  pratiche  (che implicano l’abilità manuale e l’uso dei metodi, materiali e strumenti)” competenze: “indicano la comprovata capacità di usare conoscenze e abilità personali, sociali e/o metodologiche in situazioni  di  lavoro  e  di  studio  e  nello  sviluppo  professionale  e/o  personale.  Sono  descritte  in  termini  di responsabilità ed autonomia”. Tra le competenze sono state individuate le Life Skills e le Soft Skills   

Nelle Raccomandazioni Europee del 2006 si evidenziano le 8 competenze chiave 5‐6 

Competenze  chiave  Le  competenze  sono definite  in questa  sede alla  stregua di una  combinazione di  conoscenze, abilità  e  attitudini  appropriate  al  contesto.  Le  competenze  chiave  sono  quelle  di  cui  tutti  hanno  bisogno  per  la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione.  Il quadro di riferimento delinea otto competenze chiave:  1) comunicazione nella madrelingua;  2) comunicazione nelle lingue straniere;  3) competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia;  4) competenza digitale;  5) imparare a imparare;  6) competenze sociali e civiche;  7) spirito di iniziativa e imprenditorialità; e  8) consapevolezza ed espressione culturale.  

Non si può pensare di progettare soli, Oggi più che mai si progetta INSIEME Nel consiglio di classe, nei collegi Docenti, nel Consiglio d’Istituto. Tutti gli organi collegiali infatti Elaborano scelte di:    −     METODO − ORGANIZZAZIONE Spazi e tempi − VALUTAZIONE E VERIFICA 

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− PROGETTAZIONE CONDIVISA Dario Ianes  sottolinea che nei percorsi “SPECIALI” il cuore dell’INCLUSIVITA’ rispetto agli alunni con BES (alunni con disabilità, alunni con DSA, alunni con disagi socio‐culturali, alunni stranieri) sta nel garantire: 1. EQUITA’ della proposta formativa 2. MASSIMA PARTECIPAZIONE alle attività didattiche 3. Percorsi DIVERSIFICATI nel POF  

Gli ultimi documenti legislativi individuano come valore inestimabile l’ACCOGLIENZA della DIVERSITA’  

Fino  agli  anni  ’90  si  parlava  di  programmazione  per  obiettivi  (Mastery  Learning  e  alle  Tassonomie  per  ambito affettivo, cognitivo e psicomotorio), che partiva dalla L.517/77 a sostituire il Piano di Lavoro, rigido e uguale per ogni alunno. La programmazione per obiettivi prevedeva: 1. Analisi della situazione di partenza 2. Identificazione dei bisogni formativi 3. Definizione degli obiettivi generali, trasversali, disciplinari 4. Definizione dei prerequisiti 5.  Definizione di tempi, mezzi, strategie per il raggiungimento degli obiettivi 6. Attività di verifica 7. Obiettivi minimi, se se ne fosse ravvisata la necessità  Oggi si PROGETTA PER COMPETENZE … o meglio si dovrebbe!! 

Oggi la nuova frontiera è l’UDL, l’Universal Design Learning! Il modello di Progettazione per competenze RIBALTA quello precedente perché poggia tutto il processo formativo:  

1. NON SUI LIVELLI DI PARTENZA MA 

SULLE COMPETENZE IN USCITA per il successo formativo di ciascuno 2. Ha una struttura reticolare non sequenziale, come quando vediamo il desktop che contiene varie cartelle, le UdA che vengono pensate e co‐progettate  tra  i docenti del  team  in relazione alla classe e alle componenti  in essa presenti. 3. Le UdA, diversamente dalle UD che si rifanno alla programmazione per obiettivi, si riferiscono a “situazioni formative”, ad uno “spazio di apprendimento”  in cui ciascun alunno possa esercitare  le proprie  risorse e capacità nell’ambito della costruzione delle conoscenze 4. Si formulano PROGETTI AD HOC, per gli alunni con Bisogni Speciali e non con percorsi standardizzati 5. Non si  fissano obiettivi minimi per gli alunni BES con gravi compromissioni, ma si  individuano  traguardi di competenze, da ricercare nel percorso progettuale della classe  6. e si individuano dei saperi ritenuti  irrinunciabili in relazione alle singole discipline 7. Per quanto riguarda gli alunni con BES il loro percorso va descritto nei vari documenti redatti dal team: PEI, PDP7‐8‐9 

3 Percorsi personalizzati 

PEI               

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Il PEI  si divide  in 4 parti,  che dovrebbero essere  il  frutto di un  lavoro  congiunto di professionalità docenti,  figure sanitarie e riabilitative, in collaborazione con la famiglia. Il PEI comprende dunque: 1. La DF  educativa  rilasciata  dalla ASL  in  cui  vengono  riportati  i  dati  relativi  al  disturbo  del  bambino  e  alle potenzialità 2. Il PDF in cui vengono descritti gli obiettivi a breve (1‐2 mesi), medio (6‐12 mesi) e lungo termine (1‐2 anni) in relazione alle potenzialità dell’alunno 3. La progettazione didattica, con le attività, i materiali ed i metodi di lavoro, gli strumenti 4. La  verifica  dell’acquisizione  e  dell’appropriatezza  degli  obiettivi  fissati  ad  inizio  d’anno,  per  eventuali aggiustamenti per l’anno prossimo Il PEI così concepito è più vicino alla progettazione per obiettivi che dicevamo prima 13 OGGI si fa riferimento al modello dell’ICF, indicato nell’OMS 2002 Classificazione Internazionale del Funzionamento, della disabilità e della salute10 

  L’ICF nasce nell’ottica  1. del paradigma bio‐psico‐sociale 2. del passaggio dal concetto di disabilità a quello di bisogno educativo speciale 11 

3. dell’estensione al Progetto di vita complessivo costruito per l’alunno BES= “qualsiasi difficoltà evolutiva espressa  in un funzionamento  in termini di menomazione, ostacolo o stereotipo 

che  necessita  di  un’apposita  risposta    da  parte  della scuola”  e  l’estensione  del  PEI  alla  vita  di  tutti  i  giorni, riguardante  cioè  l’autonomia  personale,  il  benessere psicologico, l’inserimento sociale 12 Il modello  ICF non  si  limita alla  categorizzazione medica della patologia, ma  indica  come  funzionano  le  strutture mentali  e  corporee  della  persona,  inserendo  le  abilità sociali e personali,  fattori del  contesto, e dell’ambiente, con l’obiettivo di rendere la diagnosi FUNZIONALE, cioè in grado  di  apportare  elementi  utili  alla  corretta realizzazione  di  attività  didattiche  appropriate  e pertinenti da parte degli insegnanti 

Il modello ICF  cerca di descrivere l’alunno in forma GLOBALE Il  modello  ICF  CY  (Children  and  Youth)  OMS  2007  descrive  l’individuo  nelle  fasi  evolutive  dell’infanzia  e dell’adolescenza Il modello ICF documenta le caratteristiche della SALUTE, del VBENESSERE, del FUNZIONAMENTO e dei cambiamenti legati allo sviluppo e alla crescita e all’ambiente 

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Il modello ICF ha un approccio multiprospettico: biologico, personale, sociale. La stessa terminologia usata è indice di questo cambiamento di prospettiva, in quanto ai termini di menomazione, disabilità ed handicap (che attestavano un approccio essenzialmente medicalista) si sostituiscono  i termini di Strutture Corporee, Attività e Partecipazione. Di fatto lo standard diventa più complesso, in quanto si considerano anche i fattori sociali, e non più solo quelli organici  4. UDL: Universal Design for learning 13‐14 Il nostro Paese ha  sviluppato uno dei  sistemi  scolastici più maturi per  recepire e  rendere operativo un approccio sensibile  alla  variabilità  individuale  come  lo Universal  Design  for  Learning  (UDL  progettazione  universale dell’apprendimento), che rappresenta, tra gli orientamenti internazionali attuali, quello di maggiore interesse ai fini della ricerca educativa e dell’applicazione diretta nella formazione dei docenti e nella pratica didattica quotidiana. L’UDL anima tre grandi sfide della società e della scuola (disabilità, educazione inclusiva e tecnologia) promuovendo una proposta concreta e operativa. Tale modello, con la sua universalità, poggia sui valori etici delle pari opportunità e dell’equità e sollecita un’interessante visione del mondo educativo con proposte metodologiche  orientate verso una rivoluzione di pensiero  centrata sul  rispetto della diversità‐unicità umana e sul  riconoscimento e valorizzazione delle differenze di ogni persona basata sulla flessibilità, sull’accessibilità reale ai processi di apprendimento  linee guida che possono sostenere gli insegnanti nella progettazione e realizzazione di un ambiente di apprendimento capace di tenere conto delle differenze individuali Il termine “Universal Design for Learning” si riferisce a un quadro di riferimento pedagogico per  la progettazione di percorsi  che  garantiscano  la massima  flessibilità negli obiettivi didattici, metodi, materiali  e  valutazioni,  al  fine di ottimizzare  le  opportunità  di  apprendimento  per  tutti  gli  individui;  mira  a  promuovere  un  ambiente  di apprendimento per lo sviluppo di “studenti esperti”, alunne ed alunni consapevoli del proprio personale processo di apprendimento e  capaci di organizzarlo  strategicamente, anche alla  luce delle  caratteristiche  individuali uniche di ciascuno. Il termine Universal Design for Learning (UDL) rimanda a quello dello Universal Design, un movimento per i diritti  umani  nello  sviluppo  del  prodotto  e  nell’architettura,  che  esige  la  creazione  di  ambienti  e  beni  per  il consumatore utilizzabili dalla più grande varietà di utenti. Chiaramente l’insegnamento e l’apprendimento sono attività molto diverse dalla progettazione e dalla costruzione di ambienti e allora cerchiamo di capire meglio quali sono  i principi su cui si basa questo approccio e come questi si possano applicare al contesto scolastico I principi UDL sono radicati nelle scienze dell’apprendimento e dalle ultime scoperte nel campèo delle neuroscienze, al fine di ridurre le barriere nell’apprendimento, come quelle intellettive, sociali, emotive, culturali e/o linguistiche. L’UDL evidenzia come l’obiettivo chiave dei contesti formativi  

non sia semplicemente quello di trasmettere l’informazione,   ma  di  sostenere  e  incoraggiare  i  cambiamenti  nella  conoscenza  e  nelle  abilità,  cioè  quello  che  chiamiamo apprendimento.  L’UDL richiede non solo che  l’informazione sia accessibile, ma anche che si progetti una didattica accessibile. L’UDL guida gli educatori, gli insegnanti e gli amministratori  

nell’identificazione delle potenziali barriere all’apprendimento e nella  loro riduzione attraverso percorsi abbastanza flessibili da fornire sufficienti opzioni e alternative per il successo di ogni studente.  In sostanza, l’ambito dell’UDL si basa interamente su tre principi: 1. fornire molteplici mezzi di rappresentazione; 2. fornire molteplici mezzi di azione e di espressione; 3. fornire diversi mezzi di coinvolgimento. Questi tre principi sono stati scelti perché si riferiscono a tre aspetti essenziali di ogni ambiente d’insegnamento e apprendimento: i mezzi con cui l’informazione è presentata allo studente, i mezzi con cui egli deve esprimere ciò che sa e i mezzi con cui viene coinvolto nell’apprendimento. Vediamo meglio come si traducono nella pratica educativa. Principio 1: fornire molteplici mezzi di rappresentazione COSA Questo principio dell’UDL riguarda il «cosa» dell’apprendimento, cioè come è percepita e compresa l’informazione. Vista l’ampia varietà di differenze individuali nella rappresentazione, non c’è un solo modo di presentare o di rendere disponibile  ciò  che  vogliamo  che  lo  studente  apprenda.  Il  curricolo dovrebbe  avere  abbastanza  flessibilità per  gli alunni e i docenti, tale da permettere la più appropriata via di accessibilità al contenuto. Per ridurre le barriere all’apprendimento è importante assicurarsi che l’informazione chiave sia percepita da tutti gli studenti nello stesso modo: 1) fornendo  la stessa  informazione attraverso diverse modalità sensoriali (ad esempio, attraverso la vista, l’udito o il tatto); 2) fornire l’informazione in un formato che permette l’adattabilità all’utente (ad esempio,  testi  che  possono  essere  allargati,  suoni  che  possono  essere  amplificati).  Queste  molteplici rappresentazioni  assicurano  che  l’informazione  non  solo  sia  accessibile  agli  studenti  con  particolari  disabilità 

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sensoriali e percettive, ma sia anche di più facile accesso per molti altri. Quando la stessa informazione, ad esempio, è  presentata  sia  a  voce  che  per  iscritto,  le  rappresentazioni  integrative  aumentano  la  comprensibilità  per molti studenti. Principio 2: fornire molteplici mezzi di azione e di espressione COME Il modo  in  cui  gli  individui  affrontano  le  sfide  dell’apprendimento  ed  esprimono  la  loro  conoscenza  (il  «come» dell’apprendimento) può differenziarsi sensibilmente da persona a persona. Le Linee guida dell’UDL raccomandano agli  educatori  di  fornire  agli  studenti molte  opzioni,  per  affrontare  sia  le  sfide  dell’apprendimento  sia  quelle  di esprimere ciò che sanno. Per  applicare  questo  principio  occorre  tener  presente  che  non  esiste  un mezzo  d’espressione  adatto  allo  stesso modo per tutti gli studenti e per ogni tipo di comunicazione. Ad esempio, un allievo con dislessia può eccellere nel racconto di una storia, può fallire drasticamente nel raccontare la stessa storia per iscritto. Inoltre, gli allievi variano notevolmente  nella  loro  familiarità  e  padronanza  con  le  convenzioni  di  ogni  particolare  strumento.  Dovrebbero quindi  essere  disponibili  supporti  alternativi  per  sostenere  e  guidare  gli  studenti,  che  hanno  diversi  livelli  di apprendimento, ad esprimersi in modo competente. Principio 3: fornire diversi mezzi di coinvolgimento PERCHE’ 

Questo  principio  riguarda  la motivazione  ad  apprendere,  la perseveranza  nel  portare  a termine  il  compito  iniziato  e  la capacità  dello  studente  di autoregolare  il  proprio comportamento  ai  fini dell’apprendimento.  Gli studenti  si  differenziano sensibilmente  in  ciò  che  attrae la  loro attenzione e coinvolge  il loro  interesse.  Anche  lo  stesso studente differirà nel tempo e a seconda  delle  circostanze.  È importante, quindi,  avere modi alternativi  di  stimolare l’interesse, modi  che  riflettono le  differenze  inter‐  e  intra‐individuali  tra  gli  alunni.  Un approccio  di  successo  è  di assicurarsi  che  le  attività  siano le  più  autentiche  possibili, questo aumenterà  l’interesse,  il fine e, se va tutto bene, renderà più  facile  collegare l’informazione  alla  conoscenza pregressa.  Gli  insegnanti  e  gli alunni possono  inoltre  lavorare insieme per ridurre le minacce e le distrazioni e per costruire una comunità  di  classe  che  sia d’aiuto,  stimolante,  inclusiva  e che  sappia  apprezzare  i 

progressi di tutti e ciascuno.   

4  Osservazione 15‐16 Per comprendere il valore dell’osservazione possiamo farlo attraverso alcune domande: Perché osservare? Cosa osservare? Come farlo? Che fare delle osservazioni? PERCHE’ L’osservazione  serve  per  cercare  di  comprendere  ed  intervenire  nel modo  più  efficace.  p.e.  in  un  gruppo  classe osservare  la presenza di  sottogruppi, di emarginazione e/o autoesclusione,  le difficoltà  incontrate nel processo di inclusione, la presenza di comportamenti problema, il clima della classe nelle varie situazioni 

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L’osservazione diventa uno strumento  per capire meglio alcuni comportamenti già notati, per direzionare le attività didattiche e raggiungere meglio le finalità educative. L’osservazione  fatta  può  essere  discussa,  ci  si  può  confrontare,  può  permettere  di  attuare  una  strategia  di cambiamento  

COSA L’osservazione  sistematica  deve  prevedere  un  soggetto/situazione  da  osservare,  indicatori  comportamentali  da registrare con un numero o etichetta ( quante volte, sì o no, spesso, qualche volta ..) L’osservazione  va  ad  individuare  comportamenti  circoscritti  e  precisi,  di  cui  si  individua  frequenza,  durata, comportamenti ripetuti.  Non “Marco si distrae”, ma si alza dal banco e gira per l’aula, chiacchiera con i compagni … L’osservazione cerca di cogliere gli elementi comunicativi verbali e non verbali  

QUANDO L’insegnante deve decidere quando osservare e  in quale  situazione  scolastica. Ed osserva  con una  certa distanza, senza interpretazioni da psicologo, possibilmente quando è in compresenza  

COME Per arginare la soglia di soggettività insita nell’osservazione è di aiuto l’uso di un linguaggio denotativo e descrittivo, puntuale, riferito a situazioni precise (non generico) ed esente da giudizio.  La scheda che segue mostra  la differenza tra un uso denotativo e un uso connotativi del  linguaggio. Va da sé che l’osservazione dovrebbe utilizzare il primo tipo. Descrivere comportamenti (basso grado di  inferenza = ciò che si legge è preciso e osservabile) 

Commentare e valutare (alto grado di inferenza = ciò che si legge non è osservabile e richiede integrazioni) 

‐descrivere  puntualmente  un  comportamento,  una situazione,  un  evento  riportando  dati  concreti  ‐ riportare  con  parole  precise  Es.:  Mentre riepiloghiamo la lezione, Giovanni non segue sul libro e ha lo sguardo assente. 

‐  usare  la  generalizzazione  ‐  usare  un  linguaggio connotato  e  ricco  di  impliciti,  che  non  permette  di vedere  comportamenti  specifici  Es.:  Giovanni  è sempre distratto. 

Per sintetizzare l'osservazione è un procedimento selettivo e si differenzia dal semplice guardare o vedere perché lo sguardo dell'osservatore è guidato dalle ipotesi che egli ha formulato e mira ad ottenere le informazioni rilevanti nel modo più accurato ed efficace. Di conseguenza l'osservazione non è di per sé obiettiva, nel senso di permettere una registrazione diretta e fedele della realtà, anzi è costantemente esposta al rischio della soggettività, della parzialità, e agli errori o distorsioni che ne derivano. L'osservazione diventa obiettiva soltanto nella misura in cui viene condotta secondo procedure controllate, cioè sistematiche, ripetibili e comunicabili. Il cosa osservare è un altro elemento da individuare  con  precisione  insieme  alla  tipologia  di  osservazione  da  adottare. Generalmente  nelle  classi  si  attua l’osservazione diretta  con  tecniche obiettive per  la  registrazione dei dati, di  solito  con  check‐list. Un’altra  tecnica meno  oggettiva  è  quella  che  adotta  la  forma  diaristica,  non  privilegiando  alcun  elemento  delle  relazioni,  ma osservando  la classe nel  suo  insieme.  La griglia  sottostante può essere utile per valutare  la percezione  sul  tipo di insegnamento proposto dai docenti in classe (Controllo e Calore, Reinhard e Taush) 

 

 

       

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Work Shop Sul booklet   esercizi 

1. su check list di osservazione 17‐19 2. un caso  3. Monitoraggio insegnante 

 

For TIC  

‐Video sui cambiamenti dell’educazione oggi:  https://vimeo.com/221531668, 9’.23” ‐Video  su lezione di scrittura creativa https://vimeo.com/20875623                ‐Video  su  DSA  proposto  da  una  docente  del  corso  Come  può  essere  così  difficile,  USA  1989 https://www.google.it/search?q=perch%C3%A9+%C3%A8+cos%C3%AC+difficile&rlz=1C1AOHY_enIT709IT709&oq=perch%C3%A9+%C3%A8+cos%C3%AC+difficile&aqs=chrome..69i57j0l5.8744j0j8&sourceid=chrome&ie=UTF‐8#q=perch%C3%A9+%C3%A8+cos%C3%AC+difficile&tbm=vid  

Si riflette in piccoli gruppi su: 1. I cambiamenti legislativi che hanno portato al concetto di inclusione: opportunità e criticità 2. I cambiamenti in atto nella società e nella scuola rispetto a programmi e competenze per il futuro 3. L’utilizzo delle checklist o di schede osservative narrative 4. L’insegnante e il suo stile di insegnamento 5. Gli alunni, l’attenzione e il coinvolgimento emotivo 6. Situazioni didattica diverse e lo stare bene insieme 7. Lavori di gruppo e didattica collaborativa 

 

Resoconto delle osservazioni dei sottogruppi e confronto   ‐Video Trailer La classe degli asini http://www.raiplay.it/video/2016/11/La‐classe‐degli‐asini‐cadde194‐87f5‐4731‐894a‐cd7fe2d3fed5.html, 35’‐45’; 1.18’‐ 1.35’ Portare per la lezione successiva la fotocopia di una parte di testo disciplinare, storia, geografia, italiano ecc.  

Siti 1. https://sostegnobes.wordpress.com/ 

Biblio/Sito Grafia  

1. Decreti attuativi L.107/15, maggio 2017 2. Contributi di didattica speciale, DM Cammisuli, 2016 3. Bronfenbrenner, U The Ecology of Human Development: Experiments by Nature and Design. Cambridge1979  4. Dispensa Pellerey sul sito ITA “E. Sereni”  5. Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio 18 dicembre 2006  6. Batini, insegnare per competenze, 2013 7. Diret Min 27/12 8. Indicazioni Nazionali … dall’infanzia alle Linee Guida Scuola Superiore di Secondo Grado 9. L. 104/92, art 12, comma da 1 a 4 10. https://scuolastoppani.wordpress.com/tag/standar‐icf/ 11. Ianes La speciale normalità 2005 12. Ianes , Didattica speciale per l’integrazione, 2001 13. Giovanni Savia, “Universal Design for Learning”, Erickson 2016 14. Supporto TIC e UDL Mazzocchi 15. https://sostegnobes.wordpress.com/ 16. G. Pozzo, Osservazione, Uni‐Perugia  17.  check list monitoraggio docenti 18. Check list per docenti 19. Griglie Osservazione Uni Ferrara 20. Questionario Inizio corso e grafici                           PS: in grassetto i materiali condivisi su Google Drive