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I profondi cambiamenti a livello
globale degli ultimi quindici anni
hanno reso il mondo più fragile
e complesso, e anche l’Europa si trova di
fronte a una serie di nuove insicurezze,
minacce e conflitti che hanno riportato
alla ribalta il dibattito sulla sicurezza e la
difesa europea. I recenti attentati terrori-
stici sul territorio europeo, i conflitti e le
instabilità alle porte dell’Europa (dall’U-
craina alla Libia), lo shock per il referen-
dum sulla Brexit e, infine, l’elezione a Pre-
sidente degli USA di Donald Trump con
le sue pesanti critiche alla Nato hanno ri-
acceso la volontà dei principali Paesi con-
tinentali di rilanciare il progetto europeo
anche attraverso una maggiore coopera-
zione in materia di difesa.
La strategia dell’Alto rappresentante dell’Unione
per gli Affari esteri e la politica di sicurezza
Alessandra DARDES
DIFESA COMUNE EUROPEA
OSSERVATORIO
STRATEGICO
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Sappiamo che dal lontano fallimento della
CED (Comunità Europea di Difesa) negli
anni ‘50, l’Europa ha più volte cercato di
dotarsi di una struttura comune, ma le
volontà nazionali hanno sempre frenato
il processo.
Il 2016 invece è stato l’anno che ha visto
una forte accelerazione del dibattito sul
tema a livello europeo, stimolata dall’Alto
Rappresentante (AR) della Commissione
Federica Mogherini con l’elaborazione
della “Strategia globale per la politica este-
ra e di sicurezza dell’UE” (EUGS o Strategia
Globale)1, dalla Commissione europea con
l’European Defence Action Plan (EDAP), e
dai vertici Ue e Nato con la “Dichiarazione
congiunta” di Varsavia e la sua successiva
attuazione2.
La nuova Strategia Globale per la politica
estera e di sicurezza dell’UE
Frutto di un lavoro di consultazione du-
rato quasi due anni che ha coinvolto le
istituzioni dell’UE, gli Stati membri, le
università e la società civile, l’EUGS è sta-
ta presentata al Consiglio dell’UE del 28
giugno 2016, pochi giorni dopo il referen-
dum britannico sull’uscita dall’Unione, e
accolta all’unanimità dai 28 paesi membri.
Composto di 45 pagine e con il titolo Vi-
sione Condivisa, Azione Comune: un’Eu-
ropa più forte - Una strategia globale per
la politica estera e di sicurezza dell’Unio-
ne europea, si tratta dell’ultimo vero do-
cumento di indirizzo strategico adottato
dall’Ue nel campo della sicurezza e della
difesa dopo quello di Javier Solana del
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2003 (European Security Strategy, ESS).
Era, questo, un documento “figlio del suo
tempo”: permeato da un certo “euro-ot-
timismo” e da un’ottica “transatlantica”
non rinvenibili nella EUGS, e sprovvisto,
inoltre, di un collegamento con l’azione
diretta. In un mondo così complesso, con-
flittuale e connesso, invece, la Strategia
Globale cerca di interpretare il contesto
attuale, fornire una piattaforma di azione
comune, una visione condivisa e un indi-
rizzo strategico, adottando un approccio
“più umile” basato sul rispetto dei valo-
ri democratici da parte dell’Ue e dei suoi
Stati membri prima ancora che sulla loro
promozione, su un’interazione più fles-
sibile con i partners internazionali a se-
conda dei diversi contesti, e su un rilancio
attivo del multilateralismo – all’interno
del quadro del diritto internazionale - che
consenta all’Europa di esplicare un ruolo
più efficace sullo scenario internazionale.
Il tutto con una nuova, grande ambizio-
ne di fondo: il raggiungimento da parte
dell’UE di un’autonomia strategica che
la renda meno dipendente da altri attori
internazionali come gli USA. Obiettivo,
questo, da raggiungere non attraverso la
creazione di un esercito europeo, ma di
strutture europee ed iniziative congiunte
tra gruppi di Stati.
Gli interessi e i principi condivisi dell’UE
Di fronte a minacce, insicurezze e fragili-
tà, diventano di primaria importanza per
l’UE la sicurezza dei cittadini e del territo-
rio, insieme alla loro prosperità (implican-
ti anche un interesse “esterno” alla pace e
alla stabilità delle regioni che circondano
l’UE, e ad uno sviluppo sostenibile e globa-
le basato su un sistema economico aperto
e regolato).
Grande importanza acquista anche la
resilienza delle democrazie europee, ap-
proccio da applicare a tutto campo anche
nell’azione esterna: dal processo di allar-
gamento, alla reazione alla crisi dei rifu-
giati. Premessa e conditio sine qua non di
tutto questo, il sostegno ai valori della
democrazia e la promozione di un ordine
mondiale basato sulle regole, caratteriz-
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Difesa Comune Europea
zato dal multilateralismo e dalla centralità
dell’ONU.
Per promuovere questi interessi, l’UE
ha bisogno di muoversi secondo principi
chiari:
• apertura e dialogo con i soggetti
esterni, anche per definire insieme le re-
gole che governano il mondo;
• responsabilità, declinabile sia nel
senso di un attivismo nel mondo pruden-
te e responsabile, sa di un impegno all’e-
sterno di lungo termine, o di un’azione
che agisce sulle cause profonde delle crisi
e dei conflitti;
• unità all’interno dell’UE, perché
l’azione solitaria o non coordinata degli
Stati membri risulta molto poco efficace
nello scenario mondiale;
• partenariato, perché anche l’UE
riuscirà a ottenere ben poco nel mondo
agendo da sola, e dovrà quindi affinare
l’arte delle partnership esterne; sia con
Stati e organizzazioni regionali e interna-
zionali, che con la società civile e il settore
privato, a seconda dell’area di intervento
(per la cyber security, ad esempio, è evi-
dente che deve esserci un partenariato
con attori privati; per i conflitti, invece,
serviranno partenariati con la società ci-
vile).
Le 5 priorità dell’UE
Aderendo a questi principi, e per promuo-
vere i suoi interessi condivisi, l’UE perse-
guirà 5 grandi priorità (vero cuore del do-
cumento):
1. La sicurezza dell’Unione: quando i
cittadini e i territori europei sono minac-
ciati, rafforzare la propria capacità di dife-
sa e sicurezza è necessario per permettere
all’UE di preservare la pace e la sicurezza
al suo interno (ma anche all’esterno), pro-
muovere la prosperità, e salvaguardare le
proprie democrazie. A tal fine vanno raf-
forzati gli apparati di sicurezza e difesa,
dando contenuto concreto alle clausole di
mutua assistenza e solidarietà dei Tratta-
ti e intensificando gli sforzi in 6 settori: la
difesa, promuovendo una maggiore coo-
perazione tra gli stati membri, da un lato,
e ribadendo che l’UE riconosce alla NATO
il ruolo di principale quadro di difesa col-
lettiva per molti Stati membri, dall’altro;
la cybersicurezza, creando piattaforme
di scambio di informazioni; la lotta al
terrorismo, con misure dedicate all’anti-
radicalizzazione che agiscono a livello di
istruzione e comunicazione online e of-
fline (ad esempio nelle carceri), e con la
cooperazione tra agenzie di intelligence a
livello europeo; la sicurezza energetica,
con la diversificazione delle rotte, degli
approvvigionamenti e dei Paesi fornitori;
le migrazioni e il controllo delle frontie-
re, sviluppando una politica più efficace
di migrazione esterna e di controllo delle
frontiere, unita ad un reale sistema di asi-
lo comune; la comunicazione strategica (o
“public diplomacy”), continuando gli sforzi
già intrapresi (come nel caso – ad esempio
- della contro-narrativa di ideologie come
quella di Daesh).
2. La resilienza degli Stati e delle so-
cietà che circondano l’Unione europea:
si parla di “regioni circostanti” perché il
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nuovo interesse strategico dell’UE non
comprende più esclusivamente gli Stati
che partecipano al processo di allarga-
mento o che rientrano nella politica di vi-
cinato (PEV), ma una geografia più ampia
che ad Est arriva fino all’Asia centrale e
all’Afghanistan, e a Sud più o meno fino
all’Africa centrale.
”Parliamo di resilienza di Stati e di so-
cietà” – ha spiegato Nathalie Tocci, special
advisor dell’AR Mogherini, nel corso di
un’indagine conoscitiva presso la Came-
ra dei deputati nel maggio 2016 - perché
resilienza è un termine interessante, che
ha una risonanza sia nelle comunità del-
la cooperazione sia nelle comunità del-
la sicurezza. Parla a comunità diverse,
sempre nell’ambito della politica estera.
Per noi resilienza è un termine che mira
a dare un messaggio di trasformazione e
di cambiamento. Ciò che è resiliente ha
infatti la capacità di cambiare e adattar-
si, rispondendo a choc, stress e crisi. Il
messaggio che vogliamo dare è chiaro:
lo Stato autoritario non è uno Stato resi-
liente. Può apparire stabile, ma basta un
niente, come abbiamo visto in passato, e
salta tutto. Resilienza ha un senso diver-
so, più trasformativo”. Nel quadro dell’at-
tuale politica di allargamento dell’UE, un
processo di adesione credibile - basato su
una rigorosa ed equa condizionalità - è
essenziale per migliorare la resilienza dei
paesi dei Balcani occidentali e della Tur-
chia. Nell’ambito della politica europea di
vicinato (PEV), molte persone desiderano
stabilire relazioni più strette con l’Unione,
e il suo durevole potere di attrazione può
stimolare la trasformazione in questi Pae-
si. Ma la resilienza è una priorità anche in
altri Paesi al di fuori dell’ambito PEV, ed
è interesse dei cittadini UE investire nel-
la loro resilienza e in quella delle loro so-
cietà. L’UE si propone quindi di sostenere
diversi percorsi per favorirla, puntando ai
casi più acuti di fragilità governativa, ma
anche economica e sociale o in materia di
clima/energia, oltre a sviluppare politiche
migratorie più efficaci per l’Europa e i suoi
partner (per questo la Strategia Globale si
definisce, appunto, globale).
3. L’approccio integrato ai conflitti e
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Difesa Comune Europea
alle crisi: in caso di crisi e conflitti che han-
no come caratteristica quella dell’implo-
sione o semi-implosione dello Stato (Libia,
Siria e Somalia), anche gli interessi vitali
dei cittadini UE sono minacciati. Di fronte
ad uno svuotamento dello Stato, la resi-
lienza non è realizzabile e si deve invece
seguire quello che viene definito il princi-
pio dell’“approccio integrato” o “compren-
sivo”, che prevede l’utilizzo di strumenti
sia di sicurezza che di cooperazione: l’UE
avrà cura di gestire quindi l’intero ciclo
del conflitto, agendo sulla prevenzione,
nella risposta responsabile e decisa alle
crisi, investendo nella stabilizzazione ed
evitando prematuri disimpegni. Agirà
poi a tutti i livelli dei conflitti: crisi come
quelle in Siria e Libia, infatti, hanno una
dimensione locale, una nazionale, una re-
gionale e una globale delle quali bisogna
tenere conto. Inoltre, non potendo nessu-
no, da solo, risolvere un conflitto, l’UE si
farà promotrice di accordi globali fondati
su partenariati regionali e internazionali
ampi.
4. Gli ordini regionali cooperativi:
oggi l’UE riconosce forme volontarie di go-
verno regionale come spazi di governance
sempre più importanti perché in grado di
dare risposte alle sfide transnazionali che
non possono essere affrontate né esclu-
sivamente a livello locale o nazionale, né
esclusivamente a livello internazionale.
Esempi di organizzazioni regionali che
possono volere il supporto UE sono l’As-
sociazione delle nazioni del Sud-Est asia-
tico (ASEAN), la Comunità di Stati latinoa-
mericani e dei Caraibi (CELAC) o l’Unione
africana.
5. Una governance globale più effi-
cace: se il “multilateralismo efficace” del
2003 significava mantenere il sistema
multilaterale esistente, oggi l’impegno a
livello multilaterale deve essere volto a
riformarlo. L’UE dovrà investire sulle fun-
zioni umanitarie e di peacekeeping delle
Nazioni Unite, implementare gli accordi
multilaterali che sono già stati raggiunti
e creare nuovi meccanismi di governan-
ce globale per i settori che si trovano alla
frontiera degli affari “globali” di oggi (ad
esempio informatica, energia, emigrazio-
ne, dove meccanismi globali non esistono
o sono estremamente deboli).
“Dalla visione all’azione”: gli strumenti
per realizzare gli obiettivi e il “Piano di
Attuazione” della EUGS
L’ultimo capitolo della Strategia, intito-
lato “Dalla visione all’azione” è dedicato
ai mezzi di cui l’UE intende dotarsi per
raggiungere gli obiettivi illustrati in pre-
cedenza, traducendo in azioni concrete le
proprie finalità. Vengono individuati, in
particolare:
• l’utilizzo pieno delle disposizioni
dei Trattati in merito alla cooperazione
rafforzata tra gruppi di Stati membri in
materia di difesa3 (Permanent Structured
Cooperation, PESCO);
• una più stretta cooperazione nelle
politiche di investimento;
• la destinazione, da parte gli Stati
membri, di una quota sufficiente di spesa
alla difesa e la destinazione all’approvvi-
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Difesa Comune Europea
gionamento di materiali e alla ricerca tec-
nologica di almeno il 20% degli stanzia-
menti per la difesa;
• il rafforzamento delle capacità di
risposta rapida in ambito PSDC, il poten-
ziamento ulteriore delle missioni civili;
• il miglioramento la capacità degli
Stati di monitoraggio e controllo dei flus-
si, con investimenti in intelligence, sorve-
glianza e ricognizione (compresi i sistemi
aerei a pilotaggio remoto), comunicazioni
satellitari, accesso autonomo allo spazio e
osservazione terrestre permanente;
• un vero e proprio programma di
finanziamento in ricerca e tecnologia
nel prossimo ciclo di bilancio pluriennale
2021-2027;
• la promozione dell’industria euro-
pea della difesa.
Il 17 Ottobre 2016, nell’approvare la Stra-
tegia Globale, il Consiglio4 ha invitato
all’elaborazione di un piano di attuazione
(Implementation Plan on Security and De-
fence) dell’EUGS nel campo della sicurezza
e difesa, individuando 5 aree di attuazione
prioritarie su cui focalizzare il lavoro:
1. la resilienza e l’approccio integrato alla
gestione dell’intero ciclo delle crisi e dei
conflitti;
2. la sicurezza e la difesa;
3. il rafforzamento del nesso tra dimen-
sione interna ed esterna dell’azione euro-
pea, con priorità alle politiche migratorie e
alla lotta al terrorismo;
4. la revisione delle strategie esistenti e
l’elaborazione, ove occorrano, di nuove
strategie geografiche o tematiche;
5. il rafforzamento della “public diplomacy”.
Elaborato sulla base degli input e i con-
tributi degli Stati Membri e in linea con
le Conclusioni del Consiglio UE, l’Imple-
mentation Plan5 viene presentato dall’AR
Mogherini in occasione del Consiglio Af-
fari Esteri dell’UE del 14 novembre. Piano
ambizioso e concreto, il documento viene
fatto rientrare nel “Pacchetto Difesa”6 ap-
provato a dicembre 2016, e stabilisce tre
compiti per l’UE nel campo della sicurezza
e difesa: rispondere e proteggere da mi-
nacce esterne; gestire crisi esterne; assi-
stere nello sviluppo delle capacità di sicu-
rezza e difesa dei partners. In occasione
dell’approvazione del documento, il Con-
siglio adotta delle importanti conclusioni7
che concretizzano i punti salienti dell’Im-
plementation Plan (e quindi dell’EUGS):
• la definizione di una lista di tipolo-
gie di operazioni militari e missioni civili
che l’UE dovrebbe essere in grado di com-
piere autonomamente;
• l’individuazione delle aree priori-
tarie in cui l’Europa deve investire e svi-
luppare approcci collaborativi quali: Intel-
ligence, Sorveglianza e Ricognizione (ISR),
Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR),
comunicazioni satellitari, accesso autono-
mo allo spazio, osservazione permanente
della Terra, risposta alle minacce ibride,
sicurezza marittima e informatica;
• lo sviluppo di una base tecnologica
e industriale europea;
• più efficaci meccanismi di finanzia-
mento comunitari delle attività di sicurez-
za e difesa;
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• complementarietà d’azione con
l’Alleanza Atlantica che rimane il riferi-
mento per la difesa collettiva.
Viene inoltre dato mandato all’AR di pre-
sentare proposte nella primavera del 2017
per:
• l’istituzione di una procedura di
revisione coordinata annuale sulla difesa
sotto la guida degli Stati membri (Coordi-
nated Annual Review on Defence, CARD),
volta a promuovere lo sviluppo delle ca-
pacità e a intensificare la cooperazione in
materia di difesa permettendo di ovviare
alle attuali carenze di informazioni sulle
pianificazioni delle spese degli altri Paesi
e garantendo un utilizzo ottimale e la coe-
renza dei piani di spesa nazionali;
• il rafforzamento della utilizzabilità
e schierabilità degli strumenti di reazione
rapida dell’UE, mediante attività di for-
mazione ed esercitazioni, e l’eliminazione
degli ostacoli procedurali, finanziari e po-
litici che impediscono lo schieramento dei
gruppi tattici (Battlegroups), e che, frappo-
nendosi alla costituzione della forza, ri-
ducono l’efficacia delle operazioni militari
PSDC;
• il lancio della Cooperazione Strut-
turata e Permanente (PESCO), decisione
rilevante in quanto la cooperazione raf-
forzata finora non è mai stata attuata, sia
per il veto britannico, sia per una certa
riluttanza di altri stati membri a procede-
re con l’integrazione in un campo come la
difesa dove forte è la tutela della sovrani-
tà nazionale (e perché qualunque sforzo
di integrazione della difesa europea vie-
ne sempre visto in contrapposizione alla
Nato). Ci sono però stati come la Germa-
nia e l’Italia che la sostengono fortemente
perché questo strumento di integrazione
differenziata costituisce una delle possibi-
li strade per far sopravvivere il progetto
europeo e in questo senso la PESCO po-
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trebbe essere il vero game changer. Conte-
nuto e modalità della PESCO sono ancora
da definire, tuttavia è probabile che le ini-
ziative riguarderanno progetti cooperati-
vi per l’acquisizione o il mantenimento di
capacità militari ovvero di ricerca tecno-
logica, sviluppo, produzione o ammoder-
namento di piattaforme e sistemi neces-
sari alle forze armate europee;
• la creazione – evitando inutili so-
vrapposizioni con la NATO - di una “ca-
pacità permanente di pianificazione e
condotta delle operazioni” nell’ambito
del Servizio Europeo per l’Azione Ester-
na (SEAE). Si tratta, di fatto, del quartier
generale permanente chiesto nei mesi
precedenti da Francia, Germania, Italia
e Spagna, e approvato dal Consiglio con
un’altra definizione per non suscitare il
veto britannico.
Gli sviluppi successivi
Proprio quest’ultima proposta è stata ap-
provata dal Consiglio Affari Esteri del 6
marzo 20178, sancendo di fatto la nascita
di un primo comando unificato delle mis-
sioni militari europee, denominato “Capa-
cità di pianificazione e condotta militare
(“Military Planning and Conduct Capabili-
ty”, MPCC). Opererà sotto la responsabili-
tà dell’AR e si occuperà di gestire tutte le
missioni militari europee dette “non ese-
cutive”, quelle cioè che hanno compiti di
addestramento e di sostegno alle forze ar-
mate di un Paese terzo (attualmente la EU
Military Training Mission in Mali, la EUTM
RCA in Repubblica Centroafricana, e la
EUTM Somalia). Si tratta di una decisio-
ne molto importante perché per la prima
volta dalla nascita dell’Europa unita - e a
pochi giorni dal sessantesimo anniversa-
rio dei Trattati di Roma – la gestione delle
missioni militari europee passerà ad un
unico centro di pianificazione e comando;
uno dei problemi nell’ambito della PSDC
era infatti proprio l’assenza di una catena
di comando chiara per le missioni militari
(per le missioni civili, invece, già c’era), e
le difficoltà nella realizzazione derivava-
no dai timori che si creasse una struttu-
ra-duplicato della Nato (e proprio per evi-
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Difesa Comune Europea
tare questi timori, infatti, non si tratta per
ora di un grande “quartier generale” della
difesa). Per quanto riguarda la coopera-
zione in materia di ricerca tecnologica
ed acquisizione di equipaggiamenti mili-
tari, invece, da registrare il passo avanti
mosso dalla Commissione europea, che
a novembre 2006 ha lanciato l’European
Defence Action Plan (EDAP)9, in cui propo-
ne di istituire un fondo europeo per la ri-
cerca tecnologica per la difesa e incentivi
fiscali per programmi europei di sviluppo
e acquisizioni - da parte di gruppi di Stati
a “geometria variabile” - di sistemi d’arma.
Si attendono ora le prossime decisioni del
Consiglio Affari Esteri riguardo alle altre
proposte dell’AR sopra elencate e quelle
della Commissione contenute nell’EDAP
(oltre a quelle di attuazione della “Dichia-
razione Congiunta” UE-NATO).
Da sottolineare, infine, l’importante con-
tributo del governo italiano allo sviluppo
del dibattito UE, sia per quanto riguarda
l’elaborazione e l’attuazione dell’EUGS10 e
dell’EDAP, sia per l’impegno profuso nel
cercare di costruire consenso tra i princi-
pali Paesi europei per il rilancio della di-
fesa europea (ad esempio con il vertice di
Ventotene tra Francia, Germania e Italia
dell’agosto 2016).
NOTE
1 European Union, Shared Vision, Common Action: A Stronger Europe - A Global Strategy for the European Union’s Foreign And Security Policy, giugno 2016, https://europa.eu/globalstrategy/sites/globalstrategy/files/eugs_review_web.pdf
2 Sottoscritta l’8 luglio in occasione del vertice Nato a Varsavia dal segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Jens Stol-tenberg, e dai presidenti del Consiglio europeo, Donald Tusk, e della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha ad oggetto per la prima volta proposte di cooperazione tra i due soggetti su diverse aree sensibili, quali la lotta al terrorismo, la cibersicurezza, lo scambio di informazioni e le esercitazioni.
3 Va ricordato che il Trattato di Lisbona ha previsto forme di cooperazione rafforzata specifiche per il settore della difesa. Il Trattato sull’UE (artt. 42.6 e 46 e Protocollo 10.3), come modificato dal trattato di Lisbona, prevede che gli Stati mem-bri che rispondono ai criteri più elevati di capacità militari possano stabilire una cooperazione strutturata permanente nell’ambito dell’Unione. Per istituire una cooperazione strutturata permanente non è richiesta alcuna soglia minima di Stati membri e il Consiglio la autorizza a maggioranza qualificata.
4 Foreign Affairs Council Conclusions on the Global Strategy on the Europian Union’s Foreign and Security Policy, Bru-xelles, 17/10/2006 , https://europa.eu/globalstrategy/en/eu-foreign-ministers-adopted-common-conclusions-implemen-ting-eu-global-strategy
5 Council of the European Union, Implementation Plan on Security and Defence, (14392/16), Brussels, 14 novembre 2016, https://eeas.europa.eu/sites/eeas/files/eugs_implementation_plan_st14392.en16_0.pdf
6 Si tratta un insieme più ampio di iniziative dell’UE volte a promuovere una più forte integrazione degli stati membri nel settore della difesa, che comprende anche l’attuazione della Dichiarazione congiunta UE-NATO sul rafforzamento della cooperazione in materia di sicurezza e difesa, adottata a margine del Vertice NATO che si è svolto a Varsavia l’8 e 9 luglio 2016, e il Piano di azione per la difesa europea (EDAP), presentato dalla Commissione europea il 30 novembre 2016. L’intero pacchetto è stato approvato dal Consiglio Europeo del 16 dicembre 2016, sancendo il processo in corso e dando mandato alle istituzioni Ue di proseguirlo nel 2017.
7 Council of the European Union, Council Conclusions on Implementing the EU Global Strategy on Security and Defence, (14149/16), Brussels, 14 novembre 2016, http://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2016/11/14-conclu-sions-eu-global-strategy-security-defence/
8 Council conclusions on progress in implementing the EU Global Strategy in the area of Security and Defence, Bruxelles, 6 marzo 2017, http://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2017/03/06-conclusions-security-defence/
9 European Defence Action Plan: Towards a European Defence Fund; Bruxelles, 30 novembre 2016, http://europa.eu/rapid/press-release_IP-16-4088_en.htm
10 E’ di ottobre 2016 un documento congiunto dei Ministri della Difesa francese, tedesco, italiano e Spagnolo contenente la proposta di un embrione di quartier generale UE e l’attivazione della PESCO, due elementi decisi poi dal Consiglio europeo di novembre.
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