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92 I profondi cambiamenti a livello globale degli ultimi quindici anni hanno reso il mondo più fragile e complesso, e anche l’Europa si trova di fronte a una serie di nuove insicurezze, minacce e conflitti che hanno riportato alla ribalta il dibattito sulla sicurezza e la difesa europea. I recenti attentati terrori- stici sul territorio europeo, i conflitti e le instabilità alle porte dell’Europa (dall’U- craina alla Libia), lo shock per il referen- dum sulla Brexit e, infine, l’elezione a Pre- sidente degli USA di Donald Trump con le sue pesanti critiche alla Nato hanno ri- acceso la volontà dei principali Paesi con- tinentali di rilanciare il progetto europeo anche attraverso una maggiore coopera- zione in materia di difesa. La strategia dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza Alessandra DARDES vタフi > >VVi] テVユタiââi i vタ>}フD] `ロiフ> ` ォタ>タ> ォタフ>â> ォiタ ス1 > テVユタiââ> `i Vフフ>` i `i フiタタフタ] テii >> タ ォタテォiタフD DIFESA COMUNE EUROPEA OSSERVATORIO STRATEGICO

difesa comune europea97 Difesa Comune Europea alle crisi: in caso di crisi e conflitti che han-no come caratteristica quella dell’implo-sione o semi-implosione dello Stato (Libia,

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I profondi cambiamenti a livello

globale degli ultimi quindici anni

hanno reso il mondo più fragile

e complesso, e anche l’Europa si trova di

fronte a una serie di nuove insicurezze,

minacce e conflitti che hanno riportato

alla ribalta il dibattito sulla sicurezza e la

difesa europea. I recenti attentati terrori-

stici sul territorio europeo, i conflitti e le

instabilità alle porte dell’Europa (dall’U-

craina alla Libia), lo shock per il referen-

dum sulla Brexit e, infine, l’elezione a Pre-

sidente degli USA di Donald Trump con

le sue pesanti critiche alla Nato hanno ri-

acceso la volontà dei principali Paesi con-

tinentali di rilanciare il progetto europeo

anche attraverso una maggiore coopera-

zione in materia di difesa.

La strategia dell’Alto rappresentante dell’Unione

per gli Affari esteri e la politica di sicurezza

Alessandra DARDES

DIFESA COMUNE EUROPEA

OSSERVATORIO

STRATEGICO

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Sappiamo che dal lontano fallimento della

CED (Comunità Europea di Difesa) negli

anni ‘50, l’Europa ha più volte cercato di

dotarsi di una struttura comune, ma le

volontà nazionali hanno sempre frenato

il processo.

Il 2016 invece è stato l’anno che ha visto

una forte accelerazione del dibattito sul

tema a livello europeo, stimolata dall’Alto

Rappresentante (AR) della Commissione

Federica Mogherini con l’elaborazione

della “Strategia globale per la politica este-

ra e di sicurezza dell’UE” (EUGS o Strategia

Globale)1, dalla Commissione europea con

l’European Defence Action Plan (EDAP), e

dai vertici Ue e Nato con la “Dichiarazione

congiunta” di Varsavia e la sua successiva

attuazione2.

La nuova Strategia Globale per la politica

estera e di sicurezza dell’UE

Frutto di un lavoro di consultazione du-

rato quasi due anni che ha coinvolto le

istituzioni dell’UE, gli Stati membri, le

università e la società civile, l’EUGS è sta-

ta presentata al Consiglio dell’UE del 28

giugno 2016, pochi giorni dopo il referen-

dum britannico sull’uscita dall’Unione, e

accolta all’unanimità dai 28 paesi membri.

Composto di 45 pagine e con il titolo Vi-

sione Condivisa, Azione Comune: un’Eu-

ropa più forte - Una strategia globale per

la politica estera e di sicurezza dell’Unio-

ne europea, si tratta dell’ultimo vero do-

cumento di indirizzo strategico adottato

dall’Ue nel campo della sicurezza e della

difesa dopo quello di Javier Solana del

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2003 (European Security Strategy, ESS).

Era, questo, un documento “figlio del suo

tempo”: permeato da un certo “euro-ot-

timismo” e da un’ottica “transatlantica”

non rinvenibili nella EUGS, e sprovvisto,

inoltre, di un collegamento con l’azione

diretta. In un mondo così complesso, con-

flittuale e connesso, invece, la Strategia

Globale cerca di interpretare il contesto

attuale, fornire una piattaforma di azione

comune, una visione condivisa e un indi-

rizzo strategico, adottando un approccio

“più umile” basato sul rispetto dei valo-

ri democratici da parte dell’Ue e dei suoi

Stati membri prima ancora che sulla loro

promozione, su un’interazione più fles-

sibile con i partners internazionali a se-

conda dei diversi contesti, e su un rilancio

attivo del multilateralismo – all’interno

del quadro del diritto internazionale - che

consenta all’Europa di esplicare un ruolo

più efficace sullo scenario internazionale.

Il tutto con una nuova, grande ambizio-

ne di fondo: il raggiungimento da parte

dell’UE di un’autonomia strategica che

la renda meno dipendente da altri attori

internazionali come gli USA. Obiettivo,

questo, da raggiungere non attraverso la

creazione di un esercito europeo, ma di

strutture europee ed iniziative congiunte

tra gruppi di Stati.

Gli interessi e i principi condivisi dell’UE

Di fronte a minacce, insicurezze e fragili-

tà, diventano di primaria importanza per

l’UE la sicurezza dei cittadini e del territo-

rio, insieme alla loro prosperità (implican-

ti anche un interesse “esterno” alla pace e

alla stabilità delle regioni che circondano

l’UE, e ad uno sviluppo sostenibile e globa-

le basato su un sistema economico aperto

e regolato).

Grande importanza acquista anche la

resilienza delle democrazie europee, ap-

proccio da applicare a tutto campo anche

nell’azione esterna: dal processo di allar-

gamento, alla reazione alla crisi dei rifu-

giati. Premessa e conditio sine qua non di

tutto questo, il sostegno ai valori della

democrazia e la promozione di un ordine

mondiale basato sulle regole, caratteriz-

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Difesa Comune Europea

zato dal multilateralismo e dalla centralità

dell’ONU.

Per promuovere questi interessi, l’UE

ha bisogno di muoversi secondo principi

chiari:

• apertura e dialogo con i soggetti

esterni, anche per definire insieme le re-

gole che governano il mondo;

• responsabilità, declinabile sia nel

senso di un attivismo nel mondo pruden-

te e responsabile, sa di un impegno all’e-

sterno di lungo termine, o di un’azione

che agisce sulle cause profonde delle crisi

e dei conflitti;

• unità all’interno dell’UE, perché

l’azione solitaria o non coordinata degli

Stati membri risulta molto poco efficace

nello scenario mondiale;

• partenariato, perché anche l’UE

riuscirà a ottenere ben poco nel mondo

agendo da sola, e dovrà quindi affinare

l’arte delle partnership esterne; sia con

Stati e organizzazioni regionali e interna-

zionali, che con la società civile e il settore

privato, a seconda dell’area di intervento

(per la cyber security, ad esempio, è evi-

dente che deve esserci un partenariato

con attori privati; per i conflitti, invece,

serviranno partenariati con la società ci-

vile).

Le 5 priorità dell’UE

Aderendo a questi principi, e per promuo-

vere i suoi interessi condivisi, l’UE perse-

guirà 5 grandi priorità (vero cuore del do-

cumento):

1. La sicurezza dell’Unione: quando i

cittadini e i territori europei sono minac-

ciati, rafforzare la propria capacità di dife-

sa e sicurezza è necessario per permettere

all’UE di preservare la pace e la sicurezza

al suo interno (ma anche all’esterno), pro-

muovere la prosperità, e salvaguardare le

proprie democrazie. A tal fine vanno raf-

forzati gli apparati di sicurezza e difesa,

dando contenuto concreto alle clausole di

mutua assistenza e solidarietà dei Tratta-

ti e intensificando gli sforzi in 6 settori: la

difesa, promuovendo una maggiore coo-

perazione tra gli stati membri, da un lato,

e ribadendo che l’UE riconosce alla NATO

il ruolo di principale quadro di difesa col-

lettiva per molti Stati membri, dall’altro;

la cybersicurezza, creando piattaforme

di scambio di informazioni; la lotta al

terrorismo, con misure dedicate all’anti-

radicalizzazione che agiscono a livello di

istruzione e comunicazione online e of-

fline (ad esempio nelle carceri), e con la

cooperazione tra agenzie di intelligence a

livello europeo; la sicurezza energetica,

con la diversificazione delle rotte, degli

approvvigionamenti e dei Paesi fornitori;

le migrazioni e il controllo delle frontie-

re, sviluppando una politica più efficace

di migrazione esterna e di controllo delle

frontiere, unita ad un reale sistema di asi-

lo comune; la comunicazione strategica (o

“public diplomacy”), continuando gli sforzi

già intrapresi (come nel caso – ad esempio

- della contro-narrativa di ideologie come

quella di Daesh).

2. La resilienza degli Stati e delle so-

cietà che circondano l’Unione europea:

si parla di “regioni circostanti” perché il

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nuovo interesse strategico dell’UE non

comprende più esclusivamente gli Stati

che partecipano al processo di allarga-

mento o che rientrano nella politica di vi-

cinato (PEV), ma una geografia più ampia

che ad Est arriva fino all’Asia centrale e

all’Afghanistan, e a Sud più o meno fino

all’Africa centrale.

”Parliamo di resilienza di Stati e di so-

cietà” – ha spiegato Nathalie Tocci, special

advisor dell’AR Mogherini, nel corso di

un’indagine conoscitiva presso la Came-

ra dei deputati nel maggio 2016 - perché

resilienza è un termine interessante, che

ha una risonanza sia nelle comunità del-

la cooperazione sia nelle comunità del-

la sicurezza. Parla a comunità diverse,

sempre nell’ambito della politica estera.

Per noi resilienza è un termine che mira

a dare un messaggio di trasformazione e

di cambiamento. Ciò che è resiliente ha

infatti la capacità di cambiare e adattar-

si, rispondendo a choc, stress e crisi. Il

messaggio che vogliamo dare è chiaro:

lo Stato autoritario non è uno Stato resi-

liente. Può apparire stabile, ma basta un

niente, come abbiamo visto in passato, e

salta tutto. Resilienza ha un senso diver-

so, più trasformativo”. Nel quadro dell’at-

tuale politica di allargamento dell’UE, un

processo di adesione credibile - basato su

una rigorosa ed equa condizionalità - è

essenziale per migliorare la resilienza dei

paesi dei Balcani occidentali e della Tur-

chia. Nell’ambito della politica europea di

vicinato (PEV), molte persone desiderano

stabilire relazioni più strette con l’Unione,

e il suo durevole potere di attrazione può

stimolare la trasformazione in questi Pae-

si. Ma la resilienza è una priorità anche in

altri Paesi al di fuori dell’ambito PEV, ed

è interesse dei cittadini UE investire nel-

la loro resilienza e in quella delle loro so-

cietà. L’UE si propone quindi di sostenere

diversi percorsi per favorirla, puntando ai

casi più acuti di fragilità governativa, ma

anche economica e sociale o in materia di

clima/energia, oltre a sviluppare politiche

migratorie più efficaci per l’Europa e i suoi

partner (per questo la Strategia Globale si

definisce, appunto, globale).

3. L’approccio integrato ai conflitti e

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Difesa Comune Europea

alle crisi: in caso di crisi e conflitti che han-

no come caratteristica quella dell’implo-

sione o semi-implosione dello Stato (Libia,

Siria e Somalia), anche gli interessi vitali

dei cittadini UE sono minacciati. Di fronte

ad uno svuotamento dello Stato, la resi-

lienza non è realizzabile e si deve invece

seguire quello che viene definito il princi-

pio dell’“approccio integrato” o “compren-

sivo”, che prevede l’utilizzo di strumenti

sia di sicurezza che di cooperazione: l’UE

avrà cura di gestire quindi l’intero ciclo

del conflitto, agendo sulla prevenzione,

nella risposta responsabile e decisa alle

crisi, investendo nella stabilizzazione ed

evitando prematuri disimpegni. Agirà

poi a tutti i livelli dei conflitti: crisi come

quelle in Siria e Libia, infatti, hanno una

dimensione locale, una nazionale, una re-

gionale e una globale delle quali bisogna

tenere conto. Inoltre, non potendo nessu-

no, da solo, risolvere un conflitto, l’UE si

farà promotrice di accordi globali fondati

su partenariati regionali e internazionali

ampi.

4. Gli ordini regionali cooperativi:

oggi l’UE riconosce forme volontarie di go-

verno regionale come spazi di governance

sempre più importanti perché in grado di

dare risposte alle sfide transnazionali che

non possono essere affrontate né esclu-

sivamente a livello locale o nazionale, né

esclusivamente a livello internazionale.

Esempi di organizzazioni regionali che

possono volere il supporto UE sono l’As-

sociazione delle nazioni del Sud-Est asia-

tico (ASEAN), la Comunità di Stati latinoa-

mericani e dei Caraibi (CELAC) o l’Unione

africana.

5. Una governance globale più effi-

cace: se il “multilateralismo efficace” del

2003 significava mantenere il sistema

multilaterale esistente, oggi l’impegno a

livello multilaterale deve essere volto a

riformarlo. L’UE dovrà investire sulle fun-

zioni umanitarie e di peacekeeping delle

Nazioni Unite, implementare gli accordi

multilaterali che sono già stati raggiunti

e creare nuovi meccanismi di governan-

ce globale per i settori che si trovano alla

frontiera degli affari “globali” di oggi (ad

esempio informatica, energia, emigrazio-

ne, dove meccanismi globali non esistono

o sono estremamente deboli).

“Dalla visione all’azione”: gli strumenti

per realizzare gli obiettivi e il “Piano di

Attuazione” della EUGS

L’ultimo capitolo della Strategia, intito-

lato “Dalla visione all’azione” è dedicato

ai mezzi di cui l’UE intende dotarsi per

raggiungere gli obiettivi illustrati in pre-

cedenza, traducendo in azioni concrete le

proprie finalità. Vengono individuati, in

particolare:

• l’utilizzo pieno delle disposizioni

dei Trattati in merito alla cooperazione

rafforzata tra gruppi di Stati membri in

materia di difesa3 (Permanent Structured

Cooperation, PESCO);

• una più stretta cooperazione nelle

politiche di investimento;

• la destinazione, da parte gli Stati

membri, di una quota sufficiente di spesa

alla difesa e la destinazione all’approvvi-

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Difesa Comune Europea

gionamento di materiali e alla ricerca tec-

nologica di almeno il 20% degli stanzia-

menti per la difesa;

• il rafforzamento delle capacità di

risposta rapida in ambito PSDC, il poten-

ziamento ulteriore delle missioni civili;

• il miglioramento la capacità degli

Stati di monitoraggio e controllo dei flus-

si, con investimenti in intelligence, sorve-

glianza e ricognizione (compresi i sistemi

aerei a pilotaggio remoto), comunicazioni

satellitari, accesso autonomo allo spazio e

osservazione terrestre permanente;

• un vero e proprio programma di

finanziamento in ricerca e tecnologia

nel prossimo ciclo di bilancio pluriennale

2021-2027;

• la promozione dell’industria euro-

pea della difesa.

Il 17 Ottobre 2016, nell’approvare la Stra-

tegia Globale, il Consiglio4 ha invitato

all’elaborazione di un piano di attuazione

(Implementation Plan on Security and De-

fence) dell’EUGS nel campo della sicurezza

e difesa, individuando 5 aree di attuazione

prioritarie su cui focalizzare il lavoro:

1. la resilienza e l’approccio integrato alla

gestione dell’intero ciclo delle crisi e dei

conflitti;

2. la sicurezza e la difesa;

3. il rafforzamento del nesso tra dimen-

sione interna ed esterna dell’azione euro-

pea, con priorità alle politiche migratorie e

alla lotta al terrorismo;

4. la revisione delle strategie esistenti e

l’elaborazione, ove occorrano, di nuove

strategie geografiche o tematiche;

5. il rafforzamento della “public diplomacy”.

Elaborato sulla base degli input e i con-

tributi degli Stati Membri e in linea con

le Conclusioni del Consiglio UE, l’Imple-

mentation Plan5 viene presentato dall’AR

Mogherini in occasione del Consiglio Af-

fari Esteri dell’UE del 14 novembre. Piano

ambizioso e concreto, il documento viene

fatto rientrare nel “Pacchetto Difesa”6 ap-

provato a dicembre 2016, e stabilisce tre

compiti per l’UE nel campo della sicurezza

e difesa: rispondere e proteggere da mi-

nacce esterne; gestire crisi esterne; assi-

stere nello sviluppo delle capacità di sicu-

rezza e difesa dei partners. In occasione

dell’approvazione del documento, il Con-

siglio adotta delle importanti conclusioni7

che concretizzano i punti salienti dell’Im-

plementation Plan (e quindi dell’EUGS):

• la definizione di una lista di tipolo-

gie di operazioni militari e missioni civili

che l’UE dovrebbe essere in grado di com-

piere autonomamente;

• l’individuazione delle aree priori-

tarie in cui l’Europa deve investire e svi-

luppare approcci collaborativi quali: Intel-

ligence, Sorveglianza e Ricognizione (ISR),

Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR),

comunicazioni satellitari, accesso autono-

mo allo spazio, osservazione permanente

della Terra, risposta alle minacce ibride,

sicurezza marittima e informatica;

• lo sviluppo di una base tecnologica

e industriale europea;

• più efficaci meccanismi di finanzia-

mento comunitari delle attività di sicurez-

za e difesa;

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• complementarietà d’azione con

l’Alleanza Atlantica che rimane il riferi-

mento per la difesa collettiva.

Viene inoltre dato mandato all’AR di pre-

sentare proposte nella primavera del 2017

per:

• l’istituzione di una procedura di

revisione coordinata annuale sulla difesa

sotto la guida degli Stati membri (Coordi-

nated Annual Review on Defence, CARD),

volta a promuovere lo sviluppo delle ca-

pacità e a intensificare la cooperazione in

materia di difesa permettendo di ovviare

alle attuali carenze di informazioni sulle

pianificazioni delle spese degli altri Paesi

e garantendo un utilizzo ottimale e la coe-

renza dei piani di spesa nazionali;

• il rafforzamento della utilizzabilità

e schierabilità degli strumenti di reazione

rapida dell’UE, mediante attività di for-

mazione ed esercitazioni, e l’eliminazione

degli ostacoli procedurali, finanziari e po-

litici che impediscono lo schieramento dei

gruppi tattici (Battlegroups), e che, frappo-

nendosi alla costituzione della forza, ri-

ducono l’efficacia delle operazioni militari

PSDC;

• il lancio della Cooperazione Strut-

turata e Permanente (PESCO), decisione

rilevante in quanto la cooperazione raf-

forzata finora non è mai stata attuata, sia

per il veto britannico, sia per una certa

riluttanza di altri stati membri a procede-

re con l’integrazione in un campo come la

difesa dove forte è la tutela della sovrani-

tà nazionale (e perché qualunque sforzo

di integrazione della difesa europea vie-

ne sempre visto in contrapposizione alla

Nato). Ci sono però stati come la Germa-

nia e l’Italia che la sostengono fortemente

perché questo strumento di integrazione

differenziata costituisce una delle possibi-

li strade per far sopravvivere il progetto

europeo e in questo senso la PESCO po-

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trebbe essere il vero game changer. Conte-

nuto e modalità della PESCO sono ancora

da definire, tuttavia è probabile che le ini-

ziative riguarderanno progetti cooperati-

vi per l’acquisizione o il mantenimento di

capacità militari ovvero di ricerca tecno-

logica, sviluppo, produzione o ammoder-

namento di piattaforme e sistemi neces-

sari alle forze armate europee;

• la creazione – evitando inutili so-

vrapposizioni con la NATO - di una “ca-

pacità permanente di pianificazione e

condotta delle operazioni” nell’ambito

del Servizio Europeo per l’Azione Ester-

na (SEAE). Si tratta, di fatto, del quartier

generale permanente chiesto nei mesi

precedenti da Francia, Germania, Italia

e Spagna, e approvato dal Consiglio con

un’altra definizione per non suscitare il

veto britannico.

Gli sviluppi successivi

Proprio quest’ultima proposta è stata ap-

provata dal Consiglio Affari Esteri del 6

marzo 20178, sancendo di fatto la nascita

di un primo comando unificato delle mis-

sioni militari europee, denominato “Capa-

cità di pianificazione e condotta militare

(“Military Planning and Conduct Capabili-

ty”, MPCC). Opererà sotto la responsabili-

tà dell’AR e si occuperà di gestire tutte le

missioni militari europee dette “non ese-

cutive”, quelle cioè che hanno compiti di

addestramento e di sostegno alle forze ar-

mate di un Paese terzo (attualmente la EU

Military Training Mission in Mali, la EUTM

RCA in Repubblica Centroafricana, e la

EUTM Somalia). Si tratta di una decisio-

ne molto importante perché per la prima

volta dalla nascita dell’Europa unita - e a

pochi giorni dal sessantesimo anniversa-

rio dei Trattati di Roma – la gestione delle

missioni militari europee passerà ad un

unico centro di pianificazione e comando;

uno dei problemi nell’ambito della PSDC

era infatti proprio l’assenza di una catena

di comando chiara per le missioni militari

(per le missioni civili, invece, già c’era), e

le difficoltà nella realizzazione derivava-

no dai timori che si creasse una struttu-

ra-duplicato della Nato (e proprio per evi-

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tare questi timori, infatti, non si tratta per

ora di un grande “quartier generale” della

difesa). Per quanto riguarda la coopera-

zione in materia di ricerca tecnologica

ed acquisizione di equipaggiamenti mili-

tari, invece, da registrare il passo avanti

mosso dalla Commissione europea, che

a novembre 2006 ha lanciato l’European

Defence Action Plan (EDAP)9, in cui propo-

ne di istituire un fondo europeo per la ri-

cerca tecnologica per la difesa e incentivi

fiscali per programmi europei di sviluppo

e acquisizioni - da parte di gruppi di Stati

a “geometria variabile” - di sistemi d’arma.

Si attendono ora le prossime decisioni del

Consiglio Affari Esteri riguardo alle altre

proposte dell’AR sopra elencate e quelle

della Commissione contenute nell’EDAP

(oltre a quelle di attuazione della “Dichia-

razione Congiunta” UE-NATO).

Da sottolineare, infine, l’importante con-

tributo del governo italiano allo sviluppo

del dibattito UE, sia per quanto riguarda

l’elaborazione e l’attuazione dell’EUGS10 e

dell’EDAP, sia per l’impegno profuso nel

cercare di costruire consenso tra i princi-

pali Paesi europei per il rilancio della di-

fesa europea (ad esempio con il vertice di

Ventotene tra Francia, Germania e Italia

dell’agosto 2016).

NOTE

1 European Union, Shared Vision, Common Action: A Stronger Europe - A Global Strategy for the European Union’s Foreign And Security Policy, giugno 2016, https://europa.eu/globalstrategy/sites/globalstrategy/files/eugs_review_web.pdf

2 Sottoscritta l’8 luglio in occasione del vertice Nato a Varsavia dal segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Jens Stol-tenberg, e dai presidenti del Consiglio europeo, Donald Tusk, e della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha ad oggetto per la prima volta proposte di cooperazione tra i due soggetti su diverse aree sensibili, quali la lotta al terrorismo, la cibersicurezza, lo scambio di informazioni e le esercitazioni.

3 Va ricordato che il Trattato di Lisbona ha previsto forme di cooperazione rafforzata specifiche per il settore della difesa. Il Trattato sull’UE (artt. 42.6 e 46 e Protocollo 10.3), come modificato dal trattato di Lisbona, prevede che gli Stati mem-bri che rispondono ai criteri più elevati di capacità militari possano stabilire una cooperazione strutturata permanente nell’ambito dell’Unione. Per istituire una cooperazione strutturata permanente non è richiesta alcuna soglia minima di Stati membri e il Consiglio la autorizza a maggioranza qualificata.

4 Foreign Affairs Council Conclusions on the Global Strategy on the Europian Union’s Foreign and Security Policy, Bru-xelles, 17/10/2006 , https://europa.eu/globalstrategy/en/eu-foreign-ministers-adopted-common-conclusions-implemen-ting-eu-global-strategy

5 Council of the European Union, Implementation Plan on Security and Defence, (14392/16), Brussels, 14 novembre 2016, https://eeas.europa.eu/sites/eeas/files/eugs_implementation_plan_st14392.en16_0.pdf

6 Si tratta un insieme più ampio di iniziative dell’UE volte a promuovere una più forte integrazione degli stati membri nel settore della difesa, che comprende anche l’attuazione della Dichiarazione congiunta UE-NATO sul rafforzamento della cooperazione in materia di sicurezza e difesa, adottata a margine del Vertice NATO che si è svolto a Varsavia l’8 e 9 luglio 2016, e il Piano di azione per la difesa europea (EDAP), presentato dalla Commissione europea il 30 novembre 2016. L’intero pacchetto è stato approvato dal Consiglio Europeo del 16 dicembre 2016, sancendo il processo in corso e dando mandato alle istituzioni Ue di proseguirlo nel 2017.

7 Council of the European Union, Council Conclusions on Implementing the EU Global Strategy on Security and Defence, (14149/16), Brussels, 14 novembre 2016, http://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2016/11/14-conclu-sions-eu-global-strategy-security-defence/

8 Council conclusions on progress in implementing the EU Global Strategy in the area of Security and Defence, Bruxelles, 6 marzo 2017, http://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2017/03/06-conclusions-security-defence/

9 European Defence Action Plan: Towards a European Defence Fund; Bruxelles, 30 novembre 2016, http://europa.eu/rapid/press-release_IP-16-4088_en.htm

10 E’ di ottobre 2016 un documento congiunto dei Ministri della Difesa francese, tedesco, italiano e Spagnolo contenente la proposta di un embrione di quartier generale UE e l’attivazione della PESCO, due elementi decisi poi dal Consiglio europeo di novembre.

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