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DIRITTO DEL LAVORO La retribuzione (e il TFR)

DIRITTO DEL LAVORO La retribuzione (e il TFR) LE DIVERSE FUNZIONI DELLA RETRIBUZIONE E LE SUE DIVERSE DISCIPLINE GIURIDICHE

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DIRITTO DEL LAVORO

La retribuzione

(e il TFR)

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LE DIVERSE FUNZIONI DELLA RETRIBUZIONE

E LE SUE DIVERSE DISCIPLINE GIURIDICHE

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(I) Principale elemento causale del contratto di

lavoro subordinatoLa retribuzione come

prestazione fondamentale a cui è obbligato il datore di

lavoro nei confronti del prestatore di lavoro (artt.

2094 e 2099 c.c.)

E’ ammissib

ile il lavoro

gratuito?

La risposta:(solo) il lavoro

familiare e volontario

Il problema:l’assoggettamento a

imposizione contributiva

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(II) Oggetto di un diritto di rango costituzionale

“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione

proporzionata alla qualità e quantità del suo lavoro ed in ogni

caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza

libera e dignitosa”

Due profili della norma costituzional

e

• L’obbligazion

e “corrispettiv

a”

• L’obbligazione “sociale”

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II.a) Alcune ricadute giuridiche della retribuzione come obbligazione

“sociale”

La differente dimensione economico-sociale della retribuzione per le due parti: rilevanza patrimoniale

dell’obbligazione per il datore

mezzo tipicamente esclusivo per il mantenimento proprio e della famiglia, per il lavoratore

La natura “alimentare” del credito retributivo

L’impignorabilità

della retribuzione

oltre il 1/5 (art. 545 c.p.c.)

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…segue: una conseguenza della impignorabilità

“Poiché i crediti di lavoro non sono compensabili, per il

combinato disposto degli artt. 1246 n. 3 c.c. e 545 c.p.c., è

illegittimo il comportamento di una Banca, che, dovendo

liquidare le spettanze di fine rapporto a proprio dipendente,

da esse trattenga l’importo di un finanziamento precedentemente

concesso al lavoratore”(Trib. Roma 20 luglio 1999)

La compensazione non si verifica quando il credito è

impignorabile

(art. 1246)

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II.b) Alcune ricadute giuridiche della retribuzione come obbligazione

“corrispettiva”

IL PROBLEMA DELLA PARITÀ DI TRATTAMENTO RETRIBUTIVO

Due lavoratori che svolgono esattamente la stessa

mansione, possono essere retribuiti in modo diverso (fatti

salvi i minimi)?

La differenza concettuale tra divieto di discriminazione e principio

di parità di trattamento

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La tesi affermativa, fondata su una lettura del testo costituzionale

La costruzione dottrinale dell’obbligo di pari trattamento come corollario delle regole

costituzionali Di uguaglianza…

…Ma soprattutto di proporzionalitàL’art. 36 Cost (proporzionalità)

Se la retribuzione è una funzione della prestazione,

a pari prestazione dovrebbe seguire una pari retribuzione (Treu, 1979)

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La posizione della Corte Costituzionale (n . 103/1989)…

“il potere del datore di lavoro non può svolgersi

“in termini di discrezionalità o arbitrio, ma deve essere sorretto

da una causa coerente con i principi

dell’ordinamento ed, in ispecie, non può

svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno

alla sicurezza, alla libertà ed alla dignità

umana”

L’accoglimento delle tesi che prospettano

l’esistenza di un principio generale di

parità di trattamento…anche se fondato su disposizioni

costituzionali diverse dagli articoli 3 e 36

41 (2° comma)

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…smentita” dalle SS.UU. (1993)Nel nostro ordinamento

non è possibile individuare un principio che imponga la

parità di trattamento

tra lavoratori dipendenti che

svolgano identiche mansioni

L'art. 36 cost. si limita a garantire la sufficienza e la proporzionalità

della retribuzione rispetto alla qualitàalla quantità del lavoro prestato

il canone della ragionevolezza,che rappresenta un utile criterio

di valutazione del rispettoda parte del legislatore

del principio di uguaglianza,non può essere applicato

nella valutazione dei regolamentiprivati che siano frutto

dell'autonomia contrattuale

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Ne consegue che, in presenza di contrattazione collettiva che, ai fini della qualifica spettante a lavoratori addetti ad identiche mansioni, ne diversifichi la posizione, l'assenza del suddetto principio di parità, sempre che non siano violati specifiche norme di diritto positivo, preclude al giudice la valutazione della razionalità del regolamento posto in essere, essendo questo riservato all'autonomia collettiva. (Nella specie, le SS.UU. hanno cassato la sentenza con la quale i giudici del merito avevano dichiarato la nullità di un accordo aziendale che attribuiva la qualifica di primo ufficiale agli ufficiali in possesso del requisito di dieci anni di navigazione su "navi nazionali", con conseguente esclusione di quanti, in identica posizione, avessero navigato soltanto su navi estere)

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Un’applicazione successiva (Trib. Milano 5/7/00)

Posto che non esiste un diritto del lavoratore alla parità di trattamento, deve considerarsi legittimo un accordo collettivo che diversifichi la posizione di alcuni lavoratori in relazione a determinate circostanze personali

essendo preclusa al giudice del merito la valutazione della razionalità del regolamento di interessi posto in essere dalle parti sociali, a meno che non sia denunciata la violazione di specifiche norme di diritti positivo

superminimi di entità

diversa per i

lavoratori assunti prima o

dopo una certa data

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Una ulteriore conseguenza dell’assenza del principio di pari trattamento

L’attribuzione ingiustificata ad un lavoratore di un

determinato beneficio non può costituire titolo per

attribuire ad altro lavoratore che si trovi nell’identica

posizione un diritto a ottenere lo stesso beneficio

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(Cass. Sez. lav., 17/2/94, n. 1530)

La circostanza che compiti identici a quelli svolti dal lavoratore aspirante alla qualifica di dirigente siano stati in precedenza assegnati a lavoratori

con la detta qualifica non è decisiva ai fini del riconoscimento del diritto al

superiore inquadramento. Ciò perché nell'ambito delle imprese private non

vige il principio di parità di trattamento

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15

Nel pubblico impiego…

Le p.a. sono tenute a garantire “parità di

trattamento contrattuale e

comunque trattamenti non inferiori a quelli

previsti dai rispettivi contratti

collettivi”

…il principio èinvece

testualmenteaffermato:

(art. 45.2, T.U.P.I.)

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Ancora sulla proporzionalità e sufficienza della retribuzione

L’applicazione giurisprudenziale di dell’art. 36 Cost. e le tendenze

verso la differenziazione territoriale del diritto del lavoro:

Un caso “catanese” approdato in Cassazione

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Di solito, Nei contratti collettivi il giudice rinviene

una sorta di presunzione di corrispondenza tra minimi contrattuali e retribuzione sufficiente ai sensi dell'art. 36 Cost.”

La domanda, sempre più ricorrente: Il giudice può utilizzare criteri di sufficienza diversi da quelli indicati dal contratto collettivo? Ad esempio in ragione della differenzazione territoriale?

Un “federalismo retributivo” attuato in

sede giudiziale?

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“Il Tribunale riteneva che i compensi corrisposti al lavoratore fossero inadeguati.Per quantificare le differenze retributive dovute, il Tribunale riteneva non applicabile il CCNL, stante il difetto di iscrizione delle parti alle OO.SS. stipulanti; ma ne assumeva i minimi retributivi con valore parametrico, al fine della determinazione della retribuzione congrua ai sensi dell'art. 36 Cost., ridotti però del 30%, in ragione delle modeste dimensioni della ditta e del costo del lavoro mediamente sopportato nel locale mercato del lavoro

Il caso “catanese”(Cass 26-07-2001 , n. 10260)

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"Ai fini della determinazione della giusta retribuzione ai sensi dell'art. 36 Cost. il giudice, ove non ritenga di adottare come parametro i minimi stabiliti dalla contrattazione collettiva, può discostarsene, ma deve fornire specifica indicazione delle ragioni;La determinazione della retribuzione inferiore non può comunque trovare motivazione nel richiamo a condizioni ambientali e territoriali, perché il precetto costituzionale è rivolto ad impedire ogni forma di sfruttamento, anche quando trovi radice nella situazione socio-economica del mercato del lavoro”

Un precedente (Cass. 25 febbraio 1994 n. 1903)

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In una economia monetaristica, quali sono tutte le società moderne, la adeguatezza

richiesta dall'art. 36 si misura con il potere di acquisto, e cioè con la quantità

e qualità di beni e servizi che la retribuzione è in grado di assicurare al

lavoratore ed alla sua famiglia.

La premessa

Ove il potere di acquisto di una stessa quantità di moneta sia differenziato nel

paese, l’art. 36 Cost. non preclude che la retribuzione possa essere differenziata, al

fine di garantire a tutti i lavoratori di godere di una retribuzione che assicuri un

eguale livello quantitativo e qualitativo di beni e di servizi

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La sentenza impugnata coglie quindi un nocciolo di verità nella sua operazione riduttiva dei minimi contrattuali nazionali.

Ma tale operazione non può essere affidata alla scienza privata del giudice, né a diffuse percezioni che in alcune regioni del Sud il potere di acquisto è maggiore della media nazionale.

Perché il giudice possa procedere ad una riduzione dei minimi contrattuali, deve procedere ad una attenta valutazione

Il principio affermato

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Occorre in primo luogo che il giudice parta da dati certi, rilevati da seri istituti di ricerca, preferibilmente pubblici.

Al riguardo dovrà valutare, che al minor costo di beni primari, quali gli alimentari, o anche, nei centri minori, la casa,

possono accompagnarsi maggiori costi per alcuni servizi, quali ad es. quelli sanitari e dell'istruzione, dei quali i cittadini del Sud debbano eventualmente approvvigionarsi fuori regione

Leindicazioni forniteai giudici di merito

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In secondo luogo, il giudice deve considerare che, all'interno della stessa zona, vi è già una differenza di trattamento tra il dipendente da datore di lavoro iscritto, il quale gode dell'intero trattamento contrattuale, e il dipendente da datore di lavoro non iscritto, al quale è assicurato solo il minimo costituzionale.

Infatti la giurisprudenza di questa Corte, ha elaborato la nozione di "minimo costituzionale", nel senso che il giudice il quale assuma come criterio orientativo un contratto collettivo, non può fare riferimento a tutti gli elementi che concorrono a formare il trattamento economico, ma deve prendere in considerazione solo quelli che costituiscono il cosiddetto minimo costituzionale

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Il giudice del merito (che nella specie ha attribuito, il 70% non della retribuzione globale, bensì dei minimi retributivi, e

quindi conclusivamente molto meno del 70% della retribuzione di un pari

lavoratore contrattualizzato della stessa zona)

deve evitare che gli effetti cumulati delle riduzioni di cui al primo e quelle di cui al

secondo punto, portino a risultati di sfruttamento, che questa Corte ha sempre - ed in particolare con la sent. 1903/1994 -

inteso evitare

LA DECISIONE

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(III) Come oggetto prioritario dei divieti di discriminazione

sul lavoro

Art. 37 cost.

“La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, la stessa retribuzione che spetta al lavoratore”

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Una sentenza singolare (Cass. civ., 5 marzo 1986, n. 1444)

Il principio della parità salariale a parità di lavoro, enunciato nell'art. 37 cost.

esclusivamente in favore delle donne, non è estensibile, in

via di inversione, in favore degli uomini le cui prestazioni

siano retribuite in misura inferiore a quella delle donne

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Gli strumenti di attuazione dei principi costituzionali

nell’ordinamento italiano

Prima soluzione: il salario minimo legale Il SMI spagnolo

nel 2008, 28.42 € al giorno

Lo SMIC francese nel 2008, 8.71 €

all’ora

Seconda soluzione: contratto collettivo e

giudice “In mancanza di norme

corporative o di accordo tra le parti, la retribuzione è

determinata dal giudice” (art. 2099 cod. civ.)

(rinvio)

LA GARANZIA DI UN SALARIO CHE GARANTISCA IL

PRECETTO COSTITUZIONALE

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LA STRUTTURA DELL’OBBLIGAZIONE

RETRIBUTIVA

I sistemi di retribuzione

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L’art. 2099 c.c. e i sistemi di retribuzione

A TEMPO A COTTIMO

(vietato per alcuni lavoratori, obbligatorio per altri)

PARTECIPAZIONE AGLI UTILI O AI PRODOTTI A PROVVIGIONE

mai esclusiva (riguarda, per lo più, determinati lavoratori come i viaggiatori e i piazzisti)

IN NATURA Per lo più praticata nel lavoro domestico Anche fruizione di beni e/o prodotti aziendali

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Il salario di produttività

Le erogazioni del livello di contrattazione aziendale sono

strettamente correlate ai risultati conseguiti nella realizzazione di

programmi, concordati tra le parti, avendo come obiettivo incrementi di

produttività, di qualità e altri elementi di competitività di cui le imprese dispongano, compresi i margini di

produttività, nonché ai risultati legati all'andamento economico dell'impresaIl Protocollo del luglio

1993

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Retribuzione diretta ed indiretta (o differita)

La retribuzione diretta comprende: Il minimo tabellare La contingenza o “scala mobile” (congelata al

1992) Gli scatti di anzianità e altri elementi fissi o

variabili

La retribuzione differita è la parte della retribuzione corrisposta in maniera

posticipata rispetto al periodo di maturazione

Le mensilità supplementari (13° e 14°) Il trattamento di fine rapporto (art. 2120 c.c)

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IV) Come parametro di riferimento per ulteriori

istituti

La nozione giuridica di retribuzione

IL PROBLEMA FONDAMENTALE:

L’identificazione della “retribuzione parametro”

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Retribuzione tabellare 40 Indennità di contingenza 30 Scatti di anzianità 6 Quota variabile 6 Superminimo 5 Indennità sostitutiva di mensa 4 Maggiorazione straordinario 6 Indennità disagiata sede 3

TOTALE 100

Una possibilebusta paga

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TFR Indennità nei periodi

di sospensione Indennità ex art. 18

St. Indennità sostitutiva

del preavviso Tredicesima Maggiorazioni

Straordinario Notturno Festivo

Tutte queste attribuzioni si calcolanoa partire

dalla “retribuzioneparametro”

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Qual è la retribuzione parametro?

Il problema della “omnicomprensività”

Retribuzione tabellare 40 Indennità di contingenza 30 Scatti di anzianità 6 Quota variabile 6 Superminimo 5 Indennità sostitutiva di mensa 4 Maggiorazione straordinario 6 Indennità disagiata sede 3

TOTALE 100

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(1) L’indennità di mancato

preavviso (2121 c.c.)

L’indennità si calcola “computando le

provvigioni, i premi di produzione, le

partecipazioni agli utili o ai prodotti ed ogni

altro compenso di carattere continuativo,

con esclusione di quanto è corrisposto a

titolo di rimborso spese”

In alcuni casi è la stessa legge ad indicare la soluzione

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(2) Il calcolo del TFR (art. 2120 c.c.,

modificato dalla legge 297/1982)

“tutte le somme, compreso

l’equivalente delle prestazioni in natura,

corrisposte in dipendenza del

rapporto di lavoro, a titolo non

occasionale, e con esclusione di quanto corrisposto a titolo di

rimborso spese”

prestazioni in natura

non occasionale

rimborso spese

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E per gli altri istituti non

regolati dalla fonte legislativa?

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Il principio giurisprudenziale di “omnicomprensività” della

retribuzione

L’INTERA RETRIBUZIONE FUNGE SEMPRE DA BASE DI CALCOLO PER TUTTE

LE ATTRIBUZIONI CHE SU DI ESSA SI CALCOLANO

INTERASEMPRE

TUTTE

(anni ‘70-’80)

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LE POSIZIONI CRITICHE

“Altro è ritenere che una determinata indennità è retributiva, nel senso che non è discrezionale

ma dovuta dal datore Altro è sostenere che per questo motivo va computata per calcolare le maggiorazioni per

lavoro straordinario, notturno, la 13 e 14 mensilità, la retribuzione festiva o feriale”

dal manuale Carinci – De Luca Tamajo – Tosi - Treu

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Il problema dell’onnicomprensività come fattore di crescita del costo

del lavoro complessivo

Ogni aumento di ogni singola voce retributiva si riflette su tutti gli altri istituti

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L’intervento delle SS.UU. del 1984: il superamento del

principio di onnicomprensività

L’onnicomprensività non costituisce un principio generale dell’ordinamento

La determinazione della

retribuzione-parametro è materia di

competenza della contrattazione

collettiva

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Alcune applicazioni

LA RETRIBUZIONE FERIALE Comprende o non comprende i compensi

per lavoro straordinario continuativo?

L’ART. 2103 E IL PRINCIPIO DI IRRIDUCIBILITÀ DELLA RETRIBUZIONE Quale retribuzione?

LA 13a

E’ una intera mensilità aggiuntiva?

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Un diverso contesto nel quale deve individuarsi una nozione di retribuzione è quello relativo alla

individuazione degli obblighi contributivi dell’impresa La nozione di retribuzione

imponibile ai fini contributivi

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La retribuzione imponibile

Dal 1997 coincide con la nozione di retribuzione valida a fini fiscali

tutte le somme e i valori in genere, a qualunque titolo

percepiti nel periodo d'imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto

di lavoro(art. 51 T.U.I.R.)

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Il trattamento contributivo del salario variabile

La sua incentivazione attraverso la sua parziale decontribuzione

In via sperimentale, con riferimento al triennio 2008-2010, è concesso uno sgravio contributivo

relativo alle erogazioni previste dai contratti collettivi, delle quali sono incerti la

corresponsione o l’ammontare e la cui struttura sia correlata alla misurazione di incrementi di

produttività, qualità e altri elementi di competitività assunti come indicatori

dell’andamento economico dell’impresa” Art. 1, c.67 l. 247/2007

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I fringe benefits uso

dell’autovettura aziendale prestiti agevolati

azioni della società

soggiorni presso centri

vacanze uso

dell’alloggio

Per valore normale, si intende il prezzo

mediamente praticato per beni e servizi della stessa specie,

in condizioni di libera concorrenza nel tempo e nel luogo in cui i beni

o servizi sono stati acquisiti (Art. 9 TUIR)

Il principio generale:Concorrono a formare il

reddito imponibile secondo il loro “valore

normale”

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Il regime speciale di alcuni fringe benefits

Per l’uso di autovetture: il 30% dell’importo corrispondente ad una percorrenza convenzionale di 15 mila Km annui calcolato sulla base del costo chilometrico di esercizio desumibile dalle tabelle ACIPer i prestiti agevolati: il 50% della differenza tra l’importo degli interessi calcolato al tasso ufficiale e l’importo degli interessi calcolato al tasso effettivamente applicato Per i fabbricati concessi in locazione: la differenza tra la rendita catastale del fabbricato e quanto corrisposto per il godimento del fabbricato stesso

Art. 51 T.U.I.R.

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La tutela del credito retributivo in caso di insolvenza datoriale

IL D. LGS. 80/1992, ATTUATIVO DELLA DIRETTIVA 80/987/CEE

Un apposito Fondo di Garanzia costituito presso l’INPS copre, in caso di insolvenza datoriale,

• Gli ultimi 3 mesi del rapporto• Il TFR

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IL TFRQuan

do

sempre, in tutti i casi di cessazione del rapporto di lavoro, anche se di durata

breve o brevissimaun ammontare derivante dalla

somma di accantonamenti annui calcolati secondo la

formula: Retribuzione annua : 13,5

La somma viene rivalutata con applicazione di un tasso

costituito dall'1,5% fisso e dal 75% dell'indice ISTAT

(fino al 6% di inflazione, è coperta. Oltre, si perde)

Cosa

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Il diritto matura progressivamente in corso di rapporto….

Le anticipazioni del TFR Almeno 8 anni di servizio Non più del 70% di quanto fino a quel momento

maturato Per spese sanitarie o acquisto della prima casa

per sé o i figli Entro i limiti del 10% degli aventi titolo …e comunque del 4% del numero totale dei

dipendenti

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Solo 2 cose

Tutto ciò rimane immutato anche con la riforma

Tutto ciò rimane

assolutamente immutato

anche dopo la riforma

Cosa cambia allora?

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Dal 2007 il lavoratore (privato) deve scegliere se mantenere il TFR

nella sua forma attuale oppure destinarlo alla costruzione di una

pensione integrativa, versandolo ai fondi pensione.

In mancanza di una comunicazione, scatta il meccanismo di silenzio-assenso e il Tfr viene trasferito

automaticamente nei fondiSecondo le stime,i Fondi pensione garantirebbero un

trattamento pensionistico pari al 70-80% dell’ultima retribuzione, a fronte di una copertura del 45-55% garantita

dalla pensione pubblica

1

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2Nelle aziende con più di 50

dipendenti, le quote di TFR che il lavoratore decida di non versare nei fondi non vengono più lasciate nella disponibilità del datore di lavoro, il quale dovrà invece versarle presso un fondo unico nazionale, gestito

direttamente dall'INPS.Per il lavoratore non cambia nulla,

anche in caso di richiesta di anticipazione