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Il primo volume dedicato alla disabilità motoria. Il CAI Lazio ringrazia tue le Sezioni Laziali per le avità in LH. Presidente CAI Lazio 2010 Luigi Scerrato Presidente CAI Lazio 2014 Fabio Desideri Ché tu indisntamente, possano godere le bellezze delle nostre montagne Referente Gruppo LH 2010 Amedeo Parente Mi piacerebbe essere diverso da quello che sono, così tanto per cambiare e vedere un po’ come ci si sente. Carl William Brown

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Il primo volume dedicato alla disabilità motoria.

Il CAI Lazio ringrazia tutte le Sezioni Laziali per le attività in LH.

Presidente CAI Lazio 2010 Luigi Scerrato

Presidente CAI Lazio 2014 Fabio Desideri

Ché tutti indistintamente, possano godere le bellezze delle nostre montagne

Referente Gruppo LH 2010 Amedeo Parente

Mi piacerebbe essere diverso da quello che sono, così tanto per cambiare e vedere un po’ come ci si sente.

 Carl William Brown

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INDICE

Prefazione

Introduzione

Zero confini sulle montagne: il progetto sentieri LH-T nel Lazio La montagna La disabilità Il progetto educativo CAI La proposta educativa ambientale dell’Alpinismo Giovanile del CAI

Il riconoscimento delle “diverse abilità” nella pluralità dei contesti relazionali

Le esperienze LH-T presentate al convegno 2010 di Alpinismo Giovanile a Piacenza I gradi di difficoltà dei sentieri Caratteristiche e valutazioni Sentieristica Preparazione dell’escursione “prima e dopo” Il territorio intorno a noi Dieci regole da osservare sempre Descrizione di alcuni ausili speciali da montagna Uso pratico di un modello di ausilio speciale da montagna: la joëlette Rapporti di accompagno Parchi e oasi nel Lazio Alcune escursioni con ausili speciali da montagna

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Sentieri per la provincia di Roma Sentieri per la provincia di Frosinone Sentieri per la provincia di Latina Sentieri per la provincia di Viterbo Sentieri per la provincia di Rieti Fonti di riferimento bibliografiche e sitografiche

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PREFAZIONE Questa iniziativa promossa dal Cai Lazio porta con sé un enorme valore, non solo simbolico.Il volume che avete tra le mani, infatti, è parte di un bellissimo progetto per dimostrare che, insieme, si possono superare ostacoli imponenti, ma sopratutto per fare in modo, con molta concretezza, di rendere partecipi persone con disabilità alla libertà e alla gioa della montagna.

E’ una sfida avvincente, a cui la Regione partecipa con entusiasmo e convinzione, perché in sintonia con uno dei grandi obiettivi che ci siamo dati: quello di valorizzare al massimo, nella nostra regione, associazioni e attività che coinvolgano persone con disabilità in nuove esperienze sociali e, in particolare, nell’attività motoria e sportiva. Pensiamo che sport e attività motorie siano elementi fondamentali per la realizzazione della persona e un diritto di tutti.

Le istituzioni, per prime, hanno il dovere di fare in modo con azioni tangibili che questo diritto sia tutelato e grarantito a tutti. Ringrazio quindi moltissimo il CAI Lazio per aver avviato questo progetto, ma sopratutto desidero inviare i miei augiri a tutti coloro che, grazie a questa iniziativa, potranno godere di un’esperienza di bellezza, condivisione e libertà nelle splendide montagne e aree naturali del Lazio.

Nicola ZingarettiPresidente Regione Lazio

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PROGETTO TATTILE MOTORIO IN ESCURSIONE

INTRODUZIONE

CAI LAZIO, COMMISSIONE TECNICA REGIONALE – GRUPPO LH, Progetto SENTIERI LH e LHT (accessibili a persone diversamente abili con ridotta capacità motoria con l’aiuto di ausili speciali e di Accompagnatori CAI; delibera della Giunta Regionale del Lazio n. 552 del 20 Luglio 2009)

Questo volume vuol essere prima di tutto una buona guida sulla disabilità in montagna, dove tutti possono chiamarsi “diversamente uguali”.

Gli argomenti trattati sono il frutto di esperienze vissute e di costanti aggiornamenti che il CAI propone ogni anno ai suoi Accompagnatori, al fine di contribuire ad educare al rispetto della natura e al riconoscimento del territorio montano di appartenenza (monti, sentieri, paesaggi, emergenze naturalistiche e geologiche, ecc.), a far conoscere alcune regole-chiave per la difesa e la valorizzazione del patrimonio paesaggistico (parchi, riserve naturali, Oasi WWW), a stimolare, attraverso l’esperienza ludico-motoria, l’escursionismo come pratica sportiva e di socializzazione, dove tutti sono “diversamente uguali”.

L’idea di portare i ragazzi in montagna nasce fin dalla costituzione del Club Alpino Italiano. Il CAI ha deciso di impegnarsi con i giovani, nella convinzione che l’amore per la natura e la montagna siano una parte importante dell’educazione di una persona.

Il CAI intende sollecitare i giovani ad utilizzare stili di vita più sani e naturali (alimentazione, organizzazione del tempo libero, apprezzamento del camminare lento, del silenzio, dei rumori della natura, ecc.); si ripropone di appassionare i giovani all’esperienza del camminare in montagna durante tutte le stagioni dell’anno perché essi imparino ad apprezzarne i mutamenti, a misurare la fatica e la gioia della “conquista”, a valutare in sicurezza i possibili pericoli ed ora anche a condividere l’escursione in montagna con i diversamente abili, utilizzando ausili particolari come, ad esempio, le carrozzine da montagna.

Fabio DesideriPresidente CAI Lazio

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Il Club Alpino Italiano (CAI) è la più antica e vasta associazione di alpinisti ed appassionati di montagna in Italia.

Art. I.1 (1) – Costituzione e finalitàIl Club alpino italiano, fondato in Torino nell’anno 1863 per iniziativa di Quintino Sella, libera associazione nazionale, ha per scopo l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale.

Nella sua emanazione Regionale, il Club Alpino Italiano-Regione Lazio, come tutte le Associazioni che hanno la montagna nel cuore, non può prescindere dai suoi aspetti culturali e spirituali: “cultura in montagna” e “cultura di montagna” sono componenti fondamentali affinché ogni socio CAI, ogni amante della montagna sia più consapevole dei valori e dell’identità dell’essere montanari senza però dimenticare l’impegno sociale: infatti non si può essere montanari senza essere cittadini, non si può essere felici egoisticamente da soli.Da questa premessa nasce il progetto in ambito regionale di sentieri accessibili per diversamente abili con ridotta capacità motoria, con l’aiuto di ausili speciali e di accompagnatori opportunamente formati in ambito CAI.

I sentieri sono distribuiti in tutte le province del Lazio, in luoghi opportunamente valutati secondo i requisiti espressi nel capitolato di progetto e che abbiamo ritenuto esprimere una particolare valenza storico-naturalistica.

1. L’ATTIVITÀ è essenzialmente l’escursionismo di montagna finalizzato a obiettivi didattici programmati, inteso nella dimensione del “camminare-insieme” e nel rispetto dell’ambiente geografico (naturale e umano).

2. Il METODO d’intervento si basa sul coinvolgimento della persona con disabilità in attività divertenti, stabilendo con lei/lui un rapporto costruttivo secondo le regole del “compartecipare facendo”.

3. L’UNIFORMITÀ operativa delle Sezioni CAI nell’ambito dell’Alpinismo Giovanile è presupposto indispensabile perché si possa realizzare il Progetto.

Per “Progetto dei sentieri LH-LHT” si intende inoltre la progettazione dei percorsi in ambiente naturale in modo da favorire la loro percorribilità rispettando le esigenze fisiche e psicologiche dei fruitori, quindi identificabilità dei percorsi e facilità di accesso sia di arrivo che di partenza con opportuni posti sosta.

ZERO CONFINI SULLE MONTAGNE: IL PROGETTO SENTIERI LH-T nel lazio

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Una tradizione millenaria lega la montagna oltre alla quotidianità anche ad alcuni momenti del tutto particolari della vita dell’uomo. Per cercare di scoprirne le ragioni filosofiche, religiose, economiche, umane occorrerebbe ripercorrere il vastissimo materiale letterario, filosofico, antropologico che è possibile reperire sull’argomento.Sarebbe così possibile conoscere la montagna come veicolo di indagine antropologica indirizzata alla comprensione delle dinamiche sociali, culturali e religiose dell’uomo e dalla quale farsi trasportare attenti alle sue raccomandazioni, ai suoi incanti, anche ai suoi pericoli, e da guardare sempre come emblema dello spazio “elevato”, “educativo” e “sacro”.Tale spazio “elevato”, “educativo” e “sacro” di relazione uomo-natura e uomo-uomo, ha tre direttive fondamentali: l’ascesa, la cordata e il ritorno.L’ascesa come amore del conoscere, laboratorio naturale ove l’uomo vive esaltanti esperienze e contempla le mirabili visioni della natura.La cordata come allegoria di una comunità di uomini che lottano e vivono per un unico obiettivo, come scuola di servizio e solidarietà.Il ritorno come rinascita e come presentazione alla comunità, di uomini nuovi arricchiti dall’esperienza comune.

LA MONTAGNA citare fonte

nel novembre 2011: “La disabilità è il risultato dell’interazione tra persone con le menomazioni e le barriere comportamentali ed ambientali, che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla società, su base di uguaglianza con gli altri”.È una definizione profondamente innovativa sotto vari aspetti: stabilisce che la disabilità non è un dato personale, ma il risultato di una interazione; dice che essa dipende non solo da come uno è, ma da come gli altri si comportano nei suoi confronti; libera la persona dalla sua identificazione con la disabilità ascrivendo quest’ultima alla relazione con gli altri; pone come termine di paragone non più un’astratta “normalità”, ma la piena ed effettiva partecipazione alla società su base di uguaglianza; afferma che quest’ultima può essere impedita, più che dalle condizioni personali, da barriere comportamentali oltre che ambientali.Questa definizione di disabilità ci porta al cuore del rapporto tra disabilità e cittadinanza: metterle in relazione significa verificare a che punto è il lungo processo che dall’esclusione e dalla marginalità deve portare le persone con disabilità all’inclusione, alla compiuta realizzazione della pari dignità, all’effettiva uguaglianza dei diritti; in una parola, appunto, alla piena cittadinanza umana.Certo la fragilità è costitutiva della natura umana. Tutti portiamo il fardello di limiti e inadeguatezze; tutti però portiamo anche la responsabilità di liberare noi stessi e gli altri dagli ostacoli che “impediscono il pieno sviluppo della persona umana” (art. 3 della Costituzione) e “la piena ed effettiva partecipazione alla società su base di uguaglianza” (Convenzione ONU).È all’esercizio di questa responsabilità, alla sua qualità e alla sua ampiezza, che è legata la speranza di una società migliore per tutti.

LA DISABILITA’ citare fonte

La definizione più aggiornata e autorevole di disabilità, che qui desideriamo porre all’attenzione, è quella contenuta nella Convenzione Internazionale per i diritti delle persone, approvata dalle Nazioni Unite nel 2006, ratificata dal Parlamento italiano nel marzo 2009 e dall’Unione Europea

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PROGETTO EDUCATIVO CAI

IL GIOVANEè il protagonista in assoluto del Progetto educativo C.A.I.

L’ACCOMPAGNATOREè lo strumento tramite il quale si realizza il

Progetto educativo dell’Alpinismo Giovanile.

IL GRUPPOcome nucleo sociale, è il campo di azione per l’attività educativa; le dinamiche che v’interagiscono devono orientare le aspirazioni del giovane verso una vita autentica attraverso un genuino contatto con la natura.

L’ATTIVITA’è essenzialmente l’escursionismo di

montagna finalizzato a obiettivi didattici programmati, inteso come il recupero della

dimensione del camminare nel rispetto dell’ambiente geografico (naturale e umano).

IL METODOd’intervento si basa sul coinvolgimento del giovane in attività divertenti stabilendo con lui un rapporto costruttivo secondo le regole dell’”imparare facendo”.

L’UNIFORMITA’operativa delle Sezioni CAI nell’ambito dell’Alpinismo Giovanile è presupposto

indispensabile perché si possa realizzare il Progetto educativo.

L’Alpinismo Giovanile, anche in questa situazione, ha lo scopo di aiutare il giovane nella propria crescita umana.

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Da questo progetto ne prende forma uno più specifico con la Scuola, dove anche l’insegnante ha un ruolo ben preciso per la realizzazione di esso.Il Progetto Scuola del Club Alpino Italiano ha lo scopo di offrire ai giovani opportunità formative nella scuola attraverso una collaborazione con l’istituzione scolastica e le famiglie. Propone la montagna come laboratorio nel quale realizzare, mediante una progettazione integrata, le comuni finalità di

LA PROPOSTA EDUCATIVA AMBIENTALE DELL’ALPINISMO GIOVANILE

DEL CAI (L. Steve)Oggi i ragazzi vengono in montagna tramite il passa parola: andare in montagna e viverla con altri ragazzi, non portati dalla scuola o dalla famiglia, diventa una scelta personale e una passione, che aiuta a creare un gruppo coeso con un interesse in comune che dura negli anni. La montagna diventa terreno di gioco, di socializzazione, di formazione e crescita: aiuta a maturare e a sviluppare l’autonomia, insegna a prendere coscienza di sé stessi e

crescita umana e di consapevole, armonioso e costruttivo rapporto con l’ambiente.Lo studente è il protagonista delle attività formative.L’Alpinismo Giovanile da sempre ha cooperato con le scuole di ogni ordine e grado con progetti spesso legati proprio all’ambiente montano, rispettando la natura in tutte le sue forme e indicando i suoi parametri o gradi di difficoltà per raggiungere una determinata meta.

del proprio corpo, può essere occasione di sfogo delle energie e della competitività, ma può identificarsi anche in un luogo dove si può riscoprire ed assaporare l’interiorità, la lentezza e il rilassamento.Con l’Alpinismo Giovanile insegniamo ai ragazzi ad andare in montagna con competenza e sicurezza, rispettandola, giocando e provando le varie attività: soprattutto l’escursionismo, ma anche l’arrampicata, lo sci di fondo, la

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speleologia, la mountain bike e ogni altra attività di montagna. I ragazzi così imparano facendo e tramite i giochi, mettendo in pratica le basi dell’andare in montagna, assimilando la passione per essa ed il rispetto per la natura.L’accompagnatore CAI di Alpinismo Giovanile non è un semplice accompagnatore, ma è anche e soprattutto un educatore: deve saper insegnare e trasmettere, avere l’attenzione del “buon padre di famiglia” ed essere un modello positivo da seguire per i giovani, i quali osservano attentamente tutto quello che l’adulto fa e come si comporta. Non sono richieste solo buone competenze escursionistiche, ma anche capacità tecnico-alpinistiche: un montanaro a tutto campo, capace di trasmettere la passione e la cultura della montagna. Trovare e formare gli accompagnatori è un impegno continuo e servono sempre nuove persone con conoscenze di montagna che siano motivate a lavorare con i ragazzi.

L’opera di volontariato degli accom-pagnatori è gratificante e dà grandi soddisfazioni: lavorare con i ragazzi richiede energia, è stimolante e si può imparare molto!Il gruppo, costituito dai giovani e dagli accompagnatori, è un luogo di socializzazione, di maturazione, di sviluppo delle dinamiche, di conoscenza di sé, degli altri, del mondo. Nel caso di un gruppo numeroso è necessario dividere i ragazzi in sottogruppi, seguendo le direttive nazionali dell’Alpinismo Giovanile contenute nel Progetto Educativo e nei temi del Metodo applicativo. Ad ogni gita ci dividiamo quindi in 3 gruppi: gruppo dei piccoli (8-10 anni, corrispondente alle elementari), gruppo dei medi (11-13 anni, corrispondente alle medie), gruppo dei grandi (14-18 anni, corrispondente alle superiori); ogni gruppo è composto da circa 20 ragazzi ed è seguito da un adeguato numero di accompagnatori.Il modo di andare in montagna delle varie

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IL RICONOSCIMENTO DELLE“DIVERSE ABILITÀ” NELLA PLURALITÀ DEI

CONTESTI RELAZIONALI (M. Allevi)Nel 2002 l’Organizzazione Mondiale della Sanità, insieme a tutti i rappre-sentanti delle associazioni delle persone con disabilità, ha elaborato e proposto un nuovo strumento per descrivere e misurare la salute e la disabilità della popolazione: l’ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute), di novità rilevante, sostituisce i termini “disabilità” e “handicap” con “attività” e “partecipazione sociale”. Il modello proposto dall’ICF è un modello “biopsicosociale”, attribuisce il giusto peso sia ai fattori contestuali, sia a quelli ambientali e sia a quelli personali, unendo il modello medico e il modello sociale della disabilità: ciò che d’ora in poi importerà di più non sarà la diagnosi dell’assenza di qualcosa, ma la dimensione

funzionale di ognuno in relazione al mondo e al contesto.“Persona con disabilità” è il termine che per scelta utilizzo nel mio linguaggio quotidiano, ed anche in questo contributo, perché ritengo che il termine “disabilità”, pur non avendo una valenza del tutto positiva (dis-abile = non abile), preceduto da “persona con” possa riuscire ad indicare bene il riferimento ad una difficoltà oggettiva della persona, assolutamente non riferito alla sua non-soggettività. La riscoperta della soggettività di ogni persona è la prioritaria categoria in un incontro che vuole essere autentico, soprattutto in campo educativo.Se si volesse ripercorrere la storia delle persone con disabilità fin dai tempi più antichi ci si accorgerebbe di come essa sia

fasce d’età è differente: nei bimbi piccoli è fondamentale la socializzazione, nei ragazzini c’è la scoperta della montagna, nei ragazzi grandi è importante il movimento fisico e la tecnica può essere occasione di stimolo. Diversi sono quindi i percorsi, a seconda delle capacità e della resistenza: un bambino piccolo ha il diritto di fare le pause necessarie per riposare, osservare un fiore, giocare al ruscello, quindi il percorso deve essere breve e non troppo faticoso; un ragazzo grande invece cammina come un adulto, trova piacere anche nelle attività impegnative, ed è positivo cercare di renderlo partecipe per stimolarlo nella maturazione e nell’autonomia.Per non creare però una spaccatura tra i gruppi è utile mantenere alcune attività ed esperienze in comune, come una parte del percorso ed il viaggio, per facilitare le dinamiche di gruppo ed aiutare il passaggio tra un gruppo e l’altro

durante la crescita. Bisogna infine stimolare sempre l’inserimento di nuovi ragazzi, per favorire il ricambio con quelli che smettono o diventano maggiorenni e per non rendere il gruppo un’entità chiusa, ma mantenerlo aperto alla pluralità ed alla diversità sociale. Penso che l’Alpinismo Giovanile sia una splendida esperienza ed opportunità di crescita per i ragazzi, ma anche per gli accompagnatori, che crescono come persone ed educatori grazie all’esperienza maturata nell’incontro con i giovani.

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anche un percorso lento di cambiamento culturale. Riferiamo solo i termini di “idiota”, “imbecille”, “deficiente” e “menomato psichico e sensoriale” per comprendere come, in un tempo non molto lontano, venivano chiamate le persone con disabilità psichica, con disabilità fisica e con disabilità psichica e fisica insieme, per comprendere il perché esse venivano messe nei manicomi, rinchiuse a chiave perché davano fastidio, in una logica che non era quella di aiutare e curare la persona ma esclusivamente “custodialistica”.L’incontro con una persona diversa da me non è mai una cosa semplice e indolore; la prima difficoltà che si incontra è proprio la “non-comuni-cazione”, cioè la difficoltà ad incontrare l’altro con un linguaggio diverso dal mio. Allora cosa fare? Penso che l’unica soluzione possibile sia puntare sempre e in ogni luogo a ricercare una forma di comunicazione sempre nuova perché sempre contestualizzata, cioè sempre costruita nel contesto che si vive, non in astratto, ma in quel determinato luogo e in quel determinato tempo. Infiniti sono i possibili linguaggi perché infiniti sono i contesti in cui si tenta di comunicare: attenzione, la barriera della non-comunicazione spesso è più grande di qualsiasi barriera architettonica! In realtà la “teoria della separazione” non è poi così lontana nei tempi, e dai nostri tempi: il pericolo della separazione di chi non sembra essere normale da chi crede di esserlo ed il pericolo della segregazione in scuole speciali, classi speciali, istituti speciali, residenze super protette e chiuse al mondo esterno è sempre in agguato! Ciò è comprensibile nel più ampio discorso del processo storico-culturale, ma assolutamente non è accettabile, se riconosciamo che, guardando la realtà delle relazioni umane, maggiore è il male fisico e/o psichico e maggiori sono le difficoltà di relazione e le reazioni di disagio da parte dei più.Per educarci dobbiamo allora capire le differenze e non avere la pretesa di cancellarle. E questo vuol dire entrare con delicatezza nelle storie di vita degli altri. È necessario educarci ad un ascolto che sia “ascolto partecipante”, per capire le rappresentazioni degli altri e saperle

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anche, eventualmente, restituire loro. Avere curiosità, ma anche abituarci a riconoscere nell’altro in quanto tale un valore.Sicuramente trovare le modalità più adatte per una buona e sincera comuni-cazione deve essere alla base delle intenzionalità positive e propositive delle persone che vivono una relazione che vuole essere empatica e conoscitiva dell’altro, ma spesso forse basterebbe semplicemente avvicinarsi all’altro con una modalità di comunicazione mediata non dalle parole ma dalla relazione di maternage, la quale trasmette messaggi affettivi con atteggiamenti di aiuto, di cura, di protezione e di sicurezza, senza l’utilizzo delle parole. Il linguaggio del corpo che unisce il sentire, il pensare e il percepire: il corpo che reprime le emozioni, ma che le sa anche ricevere e le sa anche trasmettere. La pedagogia dell’amore e dell’accoglienza rappresenta la base e il fondamento di una efficace e trasformante relazione educativa, caratterizzata da profonda empatia e dall’attenzione al riconoscimento dell’originalità e della diversità degli altri e dalla condivisione delle rispettive diversità.Rivedo davanti a me quel bambino gravemente affetto da sindrome autistica che ha scoperto la sua grande capacità, e dote, nell’arte del suonare il pianoforte; risento il movimento, ed ancora ne comprendo le forti emozioni, di quella bambina che tutti consideravano semplicemente “un vegetale” mentre io la consideravo viva e sensibile; ho sempre presente davanti ai miei occhi l’immagine dei tanti bambini che ho incontrato in diversi ambiti scolastici, conosciuti “di più” durante il momento del gioco, della ricreazione nel cortile della scuola, nel proporre a tutti il gioco della campana, quello della corda, quello dell’elastico o del twister: ognuno aveva un ruolo ben definito ed ognuno era importante per il gruppo. Rivedo davanti a me il sorriso di quel bambino che, seguendolo già a scuola, portai nell’Alpinismo Giovanile del CAI di Roma: la sua felicità di poter semplicemente camminare insieme ad altri bambini o, quando non ci riusciva, la possibilità di guardarli, di ascoltarli, di mangiare le patatine insieme a loro o cantare qualche canzone, a suo modo, poter

essere guardato dagli accompagnatori, altri adulti diversi dai suoi genitori, esattamente come tutti gli altri bambini. Come una fotografia incancellabile nella mia memoria è il ricordo della prima bambina che portammo in montagna con la joëlette: le sue forti emozioni nel poter andare all’aria aperta, in un ambiente naturale, circondata da altri bambini, ed anche da alcuni asinelli, con lo sguardo attento degli accompagnatori, vicina ai suoi genitori per eventuali necessità, sono emozioni di gioia, di allegria, di sorrisi, non espressi con le parole ma con i gesti e le azioni. Il desiderio di tutti è proprio quello di vivere insieme agli altri, pur nel diritto di privacy!L’articolo 3 comma 2 della nostra Costituzione afferma che «è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli all’eguaglianza di ciascun cittadino della Repubblica Italiana». Il modello dell’integrazione passa infatti anche dalla politica: la legislazione è importante per creare le condizioni affinché ogni persona possa esercitare le sue diverse abilità e capacità.Ritengo che la cosa che disabilita di più è una società che non ti permette di esprimere le tue doti personali e le tue capacità, qualsiasi esse siano, e non ti tutela nelle tue particolarità. La frase dello spot pubblicitario sulla disabilità nell’Anno Europeo dei Disabili del 2003 era: «Il nostro errore più grande è vedere negli altri le qualità che non hanno, trascurando di vedere ciò che realmente hanno!».Il Lifelong Learning è il diritto fondamentale per ogni persona di “apprendere durante tutto il corso della vita”, della nostra propria vita: è il diritto a formarci, per essere una persona, e ciò avviene primariamente attraverso le proposte concrete che sono offerte e successivamente realizzate, nella libertà di scegliere, nella libertà di vivere. La Montagna è l’ambiente ideale perché tutto questo si realizzi!

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ESPERIENZE LH-T PRESENTATE AL CONVEGNO AG 2010 A PIACENZA

(A. Parente)Da quasi un anno si è avviato il progetto Montagna per tutti del Gruppo LH ed è in fase di preparazione la prima edizione della guida Diversamente uguali tra cultura e ambiente montano.

In questa giornata abbiamo pensato di prevedere un piccolo spazio per consentire, a chi fosse interessato al tema dell’accompagnamento in montagna di giovani diversamente abili con l’ausilio speciale da montagna, di conoscere le esperienze di chi già da tempo opera in questo campo, ed anche per condividere insieme a voi le nostre attività più recenti.

Esperienze nel 2009 con un tipo di ausilio speciale da montagna: la joëlette

5 Marzo: prova della joëlette a Moricone, Parco dei Monti Lucretili. È stata la prima giornata di questa storia incredibile. Abbiamo provato per la prima volta una joëlette, che è un tipo particolare di ausilio speciale da montagna per adulti, con una bambina di 11 anni; la prova ci è servita anche per testare alcuni nuovi accorgimenti da apportare all’ausilio, utili per la corretta postura di chi si siederà sopra. Dopo un

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primo timido impaccio, sia con il mezzo sia con la bambina, nelle fasi successive, con la collaborazione di un medico fisiatra, abbiamo verificato con successo i nuovi accorgimenti, applicando alla joëlette un corsetto posturale per la protezione della schiena e un piccolo cuscino posto sul laterale.

26 Aprile: Rupi di Monte Castellano, Orvinio. È stata una giornata emozionante, era la prima vera uscita ufficiale del Gruppo LH; abbiamo percorso, nella prima parte della giornata, un breve sentiero di circa 4 km con un dislivello di 350 metri. Nella seconda parte ci siamo dedicati alla conoscenza dell’ambiente montano, come nasce un fiore e la sua composizione, come è fatto un albero e, al passaggio di alcuni cavalli che correvano più a valle, l’importanza del pascolo montano.

24 Maggio: inaugurazione del sentiero dei 5 sensi a Licenza, Vicovaro Mandela. Un’esperienza diversa rispetto alle precedenti: la persona che abbiamo accompagnato non aveva una disabilità motoria ma visiva. Abbiamo affiancato il ragazzo prendendolo sottobraccio all’ingresso del giardino, ci siamo incamminati e tutti insieme abbiamo percorso

un sentiero guidato da un “battipiede” laterale, fino alle stazioni a base quadrata rialzata. Ogni stazione aveva un cartello di informazioni che l’accompagnatore leggeva e così informava il ragazzo del tipo e della composizione di quella determinata pianta a foglia liscia o ruvida, lunga o corta, anche con l’aiuto del tatto e dell’olfatto, e quindi spiegando a tutti i ragazzi l’importanza dei sensi e riportando alcuni esempi della vita animale, come ad esempio gli uccelli che hanno una vista acuta ma un olfatto modesto, i pesci che hanno un olfatto sviluppato e portano sulla pelle gli organi sensoriali che fungono da orecchie, ed altro ancora. Dopo il pranzo abbiamo coinvolto i ragazzi nel cantare insieme alcuni brani musicali nello spirito della socializzazione e assieme al responsabile del servizio educazione ambientale del Parco dei Monti Lucretili, il dott. Stefano Panzarasa, li abbiamo animati con alcune canzoni a sfondo prettamente ecologico e filastrocche tipiche per bambini, in un clima di allegria generale.

13 giugno: Anello dell’Acerone da Campoforogna, Terminillo (Rieti). L’escursione si sviluppa tra immensi campi di altura e un percorso turistico di circa 7 km. Si arriva ad un suggestivo e secolare acero (oggi

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andato distrutto a causa di un incendio), si prosegue per il sentiero in leggera salita fino ad una radura dalla quale si ritorna poi per un altro itinerario fino a chiudere l’anello, per poi proseguire sullo stesso itinerario fatto in precedenza. Un’esperienza unica con una classe completa della scuola primaria e una classe della scuola secondaria di primo grado e con una ragazza diversamente abile. Gli insegnanti hanno vissuto un momento speciale di integrazione in simbiosi con l’ambiente montano. Altro aspetto interessante della giornata è stata la reazione dei ragazzi i quali ci hanno tempestato di domande con i molti “perché” ed è stata quasi come una lezione all’aperto.

29 Agosto: presentazione della joëlette all’inaugurazione del sentiero Frassati nel Lazio. Eravamo stati invitati nell’ambito delle attività per le disabilità motorie in montagna. Il trekking prevedeva, in quei tre giorni di escursioni, un momento dedicato alla tracciatura dei tratti escursionistici da percorrere, successivamente, con gli ausili speciali da montagna. Il 20 settembre ci fu poi l’escursione con la joëlette,

nel percorso escursionistico che andava dal parcheggio di Campo Catino fino al Campo Vano passando per Monte la Monna.

11 ottobre: Parco Regionale dei Castelli Romani, da Frascati a Montecompatri. L’ultimo appuntamento per l’anno 2009 l’abbiamo sviluppato insieme al CAI di Frascati l’11 ottobre partecipando alla giornata dell’Ambiente dell’Alpinismo Giovanile, su una classica via di sentiero di un parco regionale. C’erano con noi anche un gruppo di asinelli, coordinati da una cooperativa sociale del territorio, e ciò è stato molto utile anche nell’ottica di un momento di pet therapy per tutti i bambini presenti, per il rispetto di qualsiasi essere vivente. Durante il percorso, i bambini dell’Alpinismo Giovanile si ponevano a fianco della joëlette, e si alternavano tra di loro, sorridendo alla bambina che vi era sopra e presentandosi. Anche la bambina diversamente abile, seduta comodamente sulla sua joëlette, ha contribuito ad alcuni approcci, timorosa all’inizio e poi sempre più tranquilla e sorridente, dando anche piccole carezze al muso dell’asinello.

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GRADI DI DIFFICOLTÀ DEI SENTIERI citare fonte

I sentieri di ambiente naturale sono censiti secondo i seguenti gradi di difficoltà:

T = Turistico Itinerari su stradine, mulattiere o larghi sentieri. I percorsi generalmente non sono lunghi, non presentano alcun problema di orientamento e non richiedono un allenamento specifico se non quello tipico della passeggiata.

E = Escursionistico Itinerari su sentieri o evidenti tracce in terreno di vario genere (pascoli, detriti, pietraie). Sono generalmente segnalati con vernice o ometti (pietre impilate a forma piramidale che permettono di individuare il percorso anche da lontano). Possono svolgersi anche in ambienti innevati ma sono solo lievemente inclinati. Richiedono l’attrezzatura descritta nella parte dedicata all’escursionismo e una sufficiente capacità di orientamento e allenamento alla camminata, anche per qualche ora.

EE = per Escursionisti Esperti Sono itinerari generalmente segnalati ma con qualche difficoltà: il terreno può essere costituito da pendii scivolosi di erba, misti di rocce ed erba, pietraie, lievi pendii innevati o anche singoli passaggi rocciosi di facile arrampicata (uso delle mani in alcuni punti). Pur essendo percorsi che non richiedono particolare attrezzatura, si possono presentare tratti attrezzati se pur poco impegnativi. Richiedono una discreta conoscenza dell’ambiente alpino, passo sicuro e assenza di vertigini. La preparazione fisica deve essere adeguata a una giornata di cammino abbastanza continuo.

EEA = per Escursionisti Esperti con Attrezzatura Sono indicati i percorsi attrezzati (o vie ferrate), richiedono l’uso dei dispositivi di auto-assicurazione.

SENTIERI LH-LHT Accessibili a persone diversamente abili con ridotta capacità motoria con l’aiuto di ausili speciali e di Accompagnatori CAI.

L’Acronimo LH (Lazio Handicap escursione) definisce un sentiero per persone non deambulanti aiutati con opportuni ausili speciali su mono ruota, come la joëlette, easy trekking, kbike o altre carrozzine per andare in montagna. La persona con disabilità visiva è guidato nel percorso da un Accompagnatore o da un corrimano in legno capace di assicurare al non vedente il senso di orientamento e la sicurezza nello spazio intorno ad esso, quasi come teleguidato attraverso la natura.

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CARATTERISTICHE E VALUTAZIONI citare fonte

Caratteristiche della via. Nelle guide di escursionismo generalmente sono fornite, insieme al grado di difficoltà, precisazioni riguardo la lunghezza della via (dislivello), il suo sviluppo (quando la via presenta uno svolgimento lineare) e le condizioni del terreno nel caso di “misto” (sterrato, roccia, neve e altro).

Valutazione d’insieme. È una valutazione complessiva dell’itinerario che tiene conto delle difficoltà tecniche, fisiche e psicologiche. Nella valutazione d’insieme non sono incluse in maniera specifica i fattori di rischio e di pericolo come avviene in una valutazione puramente tecnica. La valutazione è espressa con delle sigle, ed è completa dell’indicazione dei passaggi di massima difficoltà:

F = FacilePD = Poco DifficileAD = Abbastanza DifficileD = DifficileTD = Molto DifficileED = Estremamente DifficileEX = Eccezionalmente Difficile

A favore della sicurezza ricordiamoci di portare con noi, durante ogni escursione,  il numero del Soccorso Alpino 118.

NON tutte le zone alpine sono coperte da rete radiomobile.

Se il telefono cellulare non ha copertura di rete, puoi tentare di telefonare usando un altro gestore.

Spegni e riaccendi il telefonino, al posto del Codice Pin digiti il Numero di Soccorso Europeo 112. 

Il cellulare individua automaticamente la rete più forte e forse è possibile effettuare una chiamata di soccorso.

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SENTIERISTICA citare fonte

Di grande rilevanza sono i segnavia che si possono incontrare in un sentiero. Insegniamo ai ragazzi l’importanza di questi segni colorati bianco e rosso e di alcuni di essi che recano un numero identificativo: i primi ci indicano che ci troviamo su un sentiero amico che ci porterà fino alla meta nel miglior modo possibile, i secondi ci danno delle preziose indicazioni relative, ad esempio, al tempo di percorrenza residuo oppure alla direzione in cui trovare una fonte.

Segnavia con numero sentiero le misure riportate sono espresse in cm. (indica la continuità di un sentiero e il numero del sentiero)

Segnavia direzionale semplice a due colori. (indica la continuità del sentiero)

Tabella di rispetto

Ometto di pietra (indica la continuità del sentiero su terreni aperti d’alta montagna)

Tabella segnavia con l’aggiunta, sulla punta, della sigla dell’itinerario. (indica la direzione delle località di destinazione del sentiero e il tempo per raggiungerle

Direzione di una fonte.

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PREPARAZIONE DELL’ESCURSIONE “PRIMA E DOPO” citare fonte

E’ buona regola per tutti, ogni volta che si decide di andare in montagna, porsi delle serie ed attente domande come, ad esempio: cosa indosso? Cosa metto nello zaino? Cosa mangerò? Potrebbero sembrare delle domande banali, ma sono importanti per un buon svolgimento della giornata, ricordandoci che le condizioni climatiche possono variare improvvisamente anche nel corso della stessa uscita, che lo zaino non deve superare i 40-50 litri di capacità e deve contenere tutto il necessario per completare il sentiero tra andata e ritorno. Altro aspetto da curare è l’alimentazione, che va sempre adattata all’impegno fisico, considerando che in montagna si bruciano molte calorie che debbono essere reintegrate senza appesantirci. Pertanto, riportiamo un piccolo vademecum o una check list delle cose più importanti da ricordare nell’andare in montagna. Per approfondimenti consigliamo i manuali e quaderni CAI disponibili in tutte le Sezioni.

Cosa indosso: pedule da escursionista, calze di lana e cotone, pantaloni lunghi, camicia e maglietta, maglione di lana o pile, berretti di lana, cappello con visiera per il sole, guanti di lana, mantella per la pioggia, giacca a vento; inoltre, è buona regola lasciare un cambio di abiti in macchina o in pullman da utilizzare a fine escursione.

Cosa metto nello zaino: cibo, bussola piatta con la piantina fotocopiata del posto, borraccia sempre piena con acqua naturale, occhiali da sole, crema protettiva, 2-3 cerotti per vesciche e per piccole ferite, fazzoletti di carta, coltello multiuso, sacchetto per i rifiuti, binocolo e tessera CAI.

Cosa mangio: prima di partire, fare sempre

Orientamento bussola su carta.

Bussola piatta.

un’abbondante colazione con pane, burro, marmellata, biscotti, latte o tè zuccherato. Nello zaino prepara sempre due sacchetti separati: uno per la colazione composto da una banana, da una barretta di cioccolata o da un break di miele e un sacchetto per il pranzo composto da panini di pane casareccio (con poca mollica). Evitare insaccati o cibi particolarmente salati; meglio una frittata con verdure, parmigiano (ricco di sali minerali utili), frutta di stagione o secca; è necessaria una borraccia d’acqua naturale (non oligominerale) mentre sono da evitare tassativamente bevande gassate o succhi di frutta che aumentano il riflusso gastrico sotto sforzo. A fine escursione si consiglia, la sera, di mangiare pasta e di bere molto.

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Si rinuncia a proseguire se: sta sopraggiungendo cattivo tempo, ti senti stanco e pensi di non riuscire ad avere abbastanza forze per il ritorno, qualche amico che è con te non è in perfette condizioni fisiche. Le valutazioni tecniche sono affidate al Direttore

IL TERRITORIO INTORNO A NOI(G. Rossi - G. Pasquazi)

di escursione che eventualmente deciderà di rimandare l’uscita in un’altra occasione, con un tempo sicuramente migliore e in condizioni più ottimali.

Il Lazio non è una delle regioni d’Italia con maggiore superficie (17.203 km², nona per estensione territoriale) ma si può affermare che sia una tra quelle con maggior numero di tipologie ambientali.Essendo situata proprio al centro della Penisola, questa Regione raccoglie diverse realtà ambientali più tipiche delle regioni circostanti, ma ricadenti anche con estensioni minime all’interno dei propri confini, che vanno dagli ambienti nivali agli ambienti costieri e insulari.Nelle pagine seguenti si cercherà di riassumere e descrivere con estrema semplificazione le caratteristiche Geologiche, Floristico-Vegetazionali e Zoologiche di questa regione.

LA GEOLOGIA DEL LAZIO

l Lazio, così come il resto d’Italia, è una regione giovane, di recente origine se confrontata a quella dei nostri vicini: Africa a Sud ed Europa a Nord. Per comprendere la storia geologica della Catena Appenninica, occorre fare un

salto nel tempo, ovvero a 150 Milioni di anni fa, quando il grande continente in cui erano riuniti i continenti attuali, la Pangea, iniziò a fratturarsi in direzione E-W, frazionandosi approssimativamente in una parte a N (Europa, Asia e America) e una a S (Africa, Sud America e Oceania). La grande frattura fu colmata dalle acque oceaniche: nacque la Tetide. Per milioni di anni, sul fondo di questo mare e in prossimità delle coste dei continenti che lo circondavano, si depositarono sedimenti marini di ogni genere, prevalentemente carbonatici (cioè costituiti da un composto chimico chiamato carbonato di calcio la cui formula chimica è CaCO3) derivanti dagli endoscheletri, esoscheletri e conchiglie degli organismi marini. Circa 40 Milioni di anni fa, la spinta dell’Africa che si spostava verso N portò all’emersione dei depositi marini, quindi al sollevamento dell’intera Catena Appenninica. Questo processo detto orogenesi (dal greco ὄρος = rilievo, montagna + γένεσις = origine) è ancora in atto. Dall’osservazione delle rocce che costituiscono gli Appennini nell’entroterra

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fino a ridosso del mare (Lepini, Ausoni e Aurunci) si può notare che le varie tipologie di rocce carbonatiche marine (principali costituenti della Catena) si affiancano a rocce terrigene, ovvero rocce che non si sono formate nel mare, ma in ambiente subaereo (travertini, argilliti…). Non meno importanti, sia per il loro significato intrinseco che per l’area che ricoprono, sono le rocce vulcaniche; queste derivano dalle attività di vari centri eruttivi (Bolsena, Vico, Bracciano, Tolfa, Colli Albani, Isole Pontine) originati dalle fratture della crosta terrestre, in questo caso dovute alla spinta del mar Tirreno che si stava aprendo (e continua a farlo) contemporaneamente al sollevamento della catena Appenninica.

Inquadramento floristico-vegetazionale del Lazio

I diversi climi e microclimi presenti nella Regione, le diverse litologie e morfologie del terreno, sono il motivo per il quale nel Lazio siano presenti tante specie floristiche che combinate insieme formano le tante diverse tipologie vegetazionali.Quando si parla di Flora si intendono con questo termine tutte le specie vegetali che crescono spontanee in un determinato territorio; la Flora del Lazio è molto ricca di specie (conta 3330 entità) comprendendone un ampio spettro che vanno da quelle prettamente mediterranee, che quindi possono vivere solo nelle zone costiere, a quelle prettamente montane, rilegate alle alte quote delle vette maggiori.Le famiglie più rappresentate sono quelle delle Compositae (la famiglia delle margherite e fiordalisi) con 383 entità, Gramineae (la famiglia dei cereali: grano, orzo, avena ecc.) con 310 entità e quella delle Leguminose (la famiglia dei legumi, del maggiociondolo e dell’albero di Giuda) con 279 entità; a queste seguono tutte le altre.Numerosi sono gli endemismi, ovvero specie esclusive di un dato territorio (nel nostro caso dell’Appennino o del Centro Italia oppure

areali più ristretti), che riguardano specie che crescono su rupi costiere oppure in alta quota: Iris setina Colas., Iris sabina N. Taraxacum glaciale Huet ex Hand.-Mazz sono alcuni esempi.Molto interessanti sono anche i relitti glaciali, ovvero specie che nel periodo delle glaciazioni avevano una ampia distribuzione nel territorio italiano e che al termine delle glaciazioni hanno visto il loro areale di distribuzione limitato a poche vette montane: per es. Dryas octopetala L. e Ranunculus thora L.Quando si parla di vegetazione si intende con questo termine l’associazione delle varie specie di piante in un determinato territorio, ovvero il modo in cui tali specie si accompagnano le une con le altre. L’associazione delle varie specie è determinata in primis dalle condizioni climatiche del luogo, poi dalla conformazione del territorio (geomorfologia), dalla litologia (quindi dalla tipologia di rocce del substrato) ed infine dalla presenza/assenza dell’acqua.Nel Lazio sono presenti numerosi tipi di vegetazione; volendo sintetizzare, questi possono essere divisi in grandi raggruppamenti, descritti dalle specie dominanti, e separati per fasce altitudinali. La quota del sito ove è presente la specie è un fattore importantissimo per il suo sviluppo perché determina diversi fattori come la temperatura, l’irraggiamento e la quantità di precipitazioni del sito stesso.Partendo dalle vette montane si incontrano le praterie di alta quota, ovvero dei prati dove non crescono né alberi né arbusti ma solo specie erbacee e che sono quelle più care agli escursionisti e amanti della natura: orchidee, genziane, viole e altre ancora.Scendendo di quota si incontra il livello degli arbusteti di alta quota, costituito da specie arbustive spesso utilizzate dall’uomo per scopi alimentari es. mirtillo (Vaccinium myrtillus L.) e ginepro (Juniperus communis L. subsp. Alpinus).Intorno ai 1800 m di quota si incontra il livello delle foreste di faggio. Queste foreste possono essere differenti le une dalle altre a seconda della quota alla quale si trovino, del substrato sul quale crescano e della esposizione del versante sul quale si originano, ma tutte

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presentano come specie dominante il Fagus sylvatica L, un albero che cresce, nelle nostre latitudini, esclusivamente ad alte quote; a questa specie si possono accompagnare diversi aceri (Acer pseudoplatanus L. - Acer platanoides L.) e sorbi (Sorbus aucuparia L., Sorbus aria L.), mentre il sottobosco è generalmente povero di specie.Sotto il livello delle faggete si incontra il livello del bosco misto con prevalenza di carpini (Ostrya carpinifolia Scop.), accompagnati da alcune specie di querce, generalmente la più abbondante è la roverella (Quercus pubescens Willd). Questo è anche il piano dei castagneti, molto abbondanti in tutto il Lazio e di vitale importanza nella storia passata di questa regione.Ai piedi delle montagne e sulle pianure si estendono grandi boschi di querce che vedono prevalere la farnia (Quercus robur L.) ed il cerro (Quercus cerris L.) nelle zone più umide e soggette ad inondazioni, la roverella e la rovere (Quercus petraea (Mattuschka) Liebl.)

nelle zone più aride o con meno disponibilità di suolo.Lungo le coste e nei versanti calcarei esposti a Sud, si trovano boschi dominati dal Leccio (Quercus ilex L.), questa è un’altra specie di quercia che a differenza delle altre non perde le foglie in inverno (sempreverde) e che si adatta bene ai terreni molto aridi e sassosi; generalmente è accompagnato dall’orniello (Fraxinus ornus L.) e dall’acero campestre (Acer campestre L.) ed il suo sottobosco risulta poverissimo di specie.Nelle stesse zone costiere o nei versanti esposti a Sud dove il suolo non è sufficiente allo stabilizzarsi di quest’ultimo tipo di vegetazione, si sviluppa quella che comunemente viene chiamata Macchia Mediterranea, ovvero un insieme intricato di arbusti sempreverdi che non raggiungono quasi mai altezze superiori ai 3-4 m, adattati a situazioni di estrema aridità estiva. Tra questi ci sono anche specie aromatiche come il mirto (Myrtus communis L.) e il rosmarino (Rosmarinus officinalis L.).

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Discorso a parte è quello della vegetazione ripariale, ovvero la vegetazione che cresce intorno a fiumi e laghi. Questa è abbastanza simile in tutta la regione ed è costituita da diverse specie di pioppi (Populus nigra L., P. alba L.), salici (Salix alba L.), e frassini (Fraxinus angustifolia Vahl subsp. Oxiycarpa) che si alternano a seconda delle condizioni di drenaggio del suolo e della quantità di acqua ristagnante.I fiori, ad esempio, possono essere in parte avvicinati a quelli che crescono nell’area alpina, in parte a quelli che caratterizzano

l’area mediterranea, andando in questo modo a costituire un ambiente di estremo interesse.La maggior parte dei ragazzi sono sempre affascinati dai più svariati colori che ogni fiore crea lungo il passaggio dei sentieri.

Le radici affondano nel terreno dal quale assorbono l’acqua e il nutrimento necessario alla vita.

Il fusto (o caule) è l’elemento che serve come sostegno per le parti aeree, cioè fiori e foglie.l fusto è quasi sempre verde e insieme alle foglie concorre alla produzione della clorofilla.

La foglia è una delle parti fondamentali per la fotosintesi clorofilliana, utilizza l’acqua che le arriva dalle radici e l’anidride carbonica dell’atmosfera.

La riproduzione avviene per mezzo dei semi prodotti dai fiori che sono formati da foglie.

In un fiore completo si distinguono quattro parti:

il calice, formato da un gruppetto di foglie dette sepali;

la corolla, formata da petali di vari colori per attrarre gli insetti;

l’androceo, formato da foglie chiamate stami;

il gineceo, costituita da pistilli posti di solito nella parte centrale del fiore.

È buona norma evitare di raccogliere fiori: questo rientra nei doveri di un buon escursionista.

come è fatto un fiore

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Inquadramento faunistico del Lazio

Il Lazio, come già affermato, è cesellato in ambienti differenti grazie alla diversità microclimatica, altitudinale, litologica, geomorfologica, vegetazionale, grazie a fenomeni paleogeografici e paleoclimatici e, per ultimo ma non meno importante, l’impatto antropico. Tutto ciò rende possibile la coesistenza di vari contingenti faunistici, che vanno dai tipi mediterranei a quelli alpini, passando per tipi propri delle fasce continentali e temperate. Alle specie autoctone, o addirittura endemiche, si aggiungono le specie esotiche e quelle naturalizzate. Volgendo lo sguardo dal Lazio a tutta l’Italia, ci si accorge che questo è il Paese più ricco d’Europa dal punto di vista faunistico, contando 58.000 specie! Il 98% di questo totale è costituito da Invertebrati (soprattutto Artropodi); le specie restanti sono Vertebrati, quindi Pesci, Uccelli, Anfibi, Rettili e Mammiferi. La diversità animale diviene ancor più patrimonio da tutelare se contempla la presenza, come nel Lazio, di specie rare o a rischio d’estinzione. Non potendo, in tale sede, citare molti esempi dell’avifauna, dell’entomofauna, di macromammiferi o qualsivoglia specie animale, ci limiteremo a nominarne alcuni che, sovente, incuriosiscono e attraggono gli amanti del trekking: il cervo (Cervus elaphus L.), il capriolo (Capreolus capreolus L.), la donnola (Mustela nivalis L.), la faina (Martes foina Erxleben), il tasso (Meles meles L.), l’aquila reale (Aquila chrysaetos L.), il falco pellegrino (Falco peregrinus Tunstall), il gatto selvatico (Felis silvestris Schreber) l’orso marsicano (Ursus arctos marsicanus Altobello) e il lupo (Canis lupus italicus Altobello). Gli animali sopracitati, come molti altri, sono animali elusivi, rifuggono la presenza dell’uomo e risentono maggiormente del disturbo antropico, pertanto, il più delle volte, è possibile ritrovarli solo negli ambienti montani, poiché i meno frequentati e abitati, soprattutto dal dopoguerra, in Italia.In seguito a quanto detto sino ad ora risulta evidente che chi non avesse la possibilità di spostarsi e di poter arrivare negli ambienti sopra descritti, non potrebbe godere delle bellezze e capire e percepire la varietà e la bellezza della natura. Anche per questo, la creazione di percorsi LH-T risulta un dovere che la comunità deve a tutti i ragazzi, perché possano crescere meglio culturalmente e come persone consapevoli di ciò che le circonda.

Centaurea (famiglia delle Compositae)

Dryas octopetala

Limite in quota della vegetazione arborea

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10 Regole da osservare sempreLa montagna ci impone delle regole vincolate dal buon senso di ognuno di noi. Un trekker (con attività di più giorni) o un’escursionista (con attività di un giorno) osserva un vero e proprio decalogo:

1. Aiutare chi si trova in difficoltà.

2. Segnalare alle autorità competenti tutto ciò che si ritiene possa

arrecare danno all’ambiente.

3. Non raccogliere fiori o piante protette.

4. Non spaventare GLI animali.

5. Non calpestare LE piantagioni, seguire sempre il sentiero tracciato.

6. Non lanciare sassi.

7. Rispettare le popolazioni locali.

8. Rispettare la proprietà privata.

9. Campeggiare (valido solo per i trekking) nelle apposite piazzole

e non accendere il fuoco in presenza di vento e spegnere bene i tizzoni.

10. Lasciare sempre PULITI I rifugi e I bivacchi incustoditi.

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Altro aspetto importante è l’inquinamento dell’ambiente e, solo a titolo di informazione, riportiamo alcuni dati relativi al tempo impiegato da alcuni fattori inquinanti per dissolversi se abbandonati in ambiente:

un torsolo di mela 6 mesi

una buccia di banana 10 mesi

una buccia di arancia 4 anni

un fazzoletto di carta 3 mesi

una carta di cioccolatino 5 anni

una gomma da masticare 5 anni

un pacchetto di sigarette 20 anni

un barattolo di vetro 50 anni

una lattina in alluminio 200 anni

una bottiglia di plastica 1000 anni

una bottiglia di vetro 4000 anni

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DESCRIZIONE DI ALCUNI AUSILI SPECIALI DA MONTAGNA

MODELLO joëlette

La joëlette è una speciale carrozzella da fuori strada che consente alle persone con disabilità di andare su sentieri e di frequentare gli ambienti montani, con l’aiuto di due o più accompagnatori. Grazie a queste speciali carrozzelle è possibile creare momenti di aggregazione tra persone con disabilità e non.L’idea di utilizzare questi ausili speciali da montagna è nata dalla necessità di consentire

alle persone con disabilità di poter scoprire gli angoli naturali che offre il territorio naturale laziale. Perché negarsi le bellezze della montagna e dei parchi? Oggi anche chi non è autonomo e autosufficiente nel camminare, o è non-vedente, può percorrere sentieri in posti meravigliosi fino a superare i duemila metri di altitudine. Sembra incredibile ma grazie a semplici strutture e attrezzature alla “portata di associazione” ciò è già possibile anche nel Lazio. Salire sulla joëlette è “poter essere liberi”

Joëlette: ausilio speciale da montagna per adulti, prodotto in Francia

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di godersi i sentieri che si diramano per i monti della nostra regione, insieme ad altri compagni di escursione.Nata in Francia ed importata successivamente in Italia, questa speciale carrozzella da fuoristrada può affrontare percorsi sconnessi e anche ripide salite, forte della sua unica ruota ben ammortizzata, della comoda poltrona in gommapiuma e della coppia di bracci posta sia davanti che dietro che ne permettono sia il traino che l’equilibrio.Un buon modo per avere un’idea della difficoltà di un itinerario in joëlette è di percorrerlo con una bici da cross a passo d’uomo e con la stessa bici si può testare il sentiero. In pratica questa operazione ci permette di valutare prima dell’escursione un ostacolo (una pietra tagliente, una radice sporgente) e un tempo medio di marcia (diminuendolo di un fattore x).Due nemici della joëlette sono le salite e i sassi e quando questi due elementi si combinano è veramente un problema. La maggior parte delle salite si superano con accorgimenti

particolari, ad esempio con traino a corda, mentre una salita con ghiaia è quasi impossibile da affrontare.Di solito la joëlette passa ovunque, ma ci sono alcune considerazioni da fare e che ogni accompagnatore dovrebbe rispettare: il dislivello giornaliero non deve essere maggiore di 600 metri, la lunghezza del percorso non maggiore di 10 km tra andata e ritorno e gli ostacoli a gradino di roccia non maggiori di 40-50 cm.Per una dimostrazione “dal vivo” delle attività escursionistiche con l’ausilio speciale da montagna, si consiglia la visione dei video i cui link sono indicati al termine di questa guida.

Modello Easytrekking

È un ausilio più piccolo progettato per bambini e ragazzi non maggiorenni. Le condizioni di trasporto sono le stesse indicate per la joëlette, tranne per alcuni dettagli, tra cui: la sosta e la partenza avviene con l’aiuto di un terzo accompagnatore mentre i primi due sollevano l’esytrekking (per permettere l’apertura delle due barre stabilizzatrici laterali e poi la terza anteriore), il terzo accompagnatore mette in sicurezza o lo sblocco dell’ausilio.

Sistema posturale in fase di studio.

Easytrekking: ausilio speciale per ragazzi, prodotto in Italia.

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Numero degli accompagnatori

Modello Kbike

La Kbike è una easytrekking da adulto. Il progetto, di produzione italiana, è attualmente in fase di ultimazione, anche se alcuni prototipi sono già stati utilizzati in occasione di eventi sportivi, con le seguenti caratteristiche tecniche:due ruote da 20” MTB, ciascuna dotata di freno a disco e montate su braccetti ammortizzati indipendenti. In alternativa si possono montare sulla stessa struttura con delle semplici operazioni di riconfigurazione anche due ruote da 28” con freni ed ammortizzatori indipendenti come per quelle da 20”;gli ammortizzatori sono del tipo usato sulle bici MTB per competizione e sono calibrabili in funzione del peso della persona trasportata e della rapidità di reazione preferita a seconda dei percorsi;l’inclinazione dei bracci di spinta ed equilibrio anteriori e posteriori è modificabile in movimento essendo la Kbike progettata per sostenere delle gare sportive in montagna. Questa opzione, per motivi di sicurezza, va limitata in caso di utilizzo non agonistico;i manici per gli accompagnatori, sia quello anteriore che quello posteriore, si possono inclinare fino a terra in modo tale da fungere da cavalletto durante le operazioni di trasferimento del disabile trasportato;per il trasporto in macchina dell’ausilio si possono rimuovere facilmente le ruote ed i manici di sostegno anteriori e posteriori, si possono staccare dalla seduta oppure si possono ripiegare sotto alla seduta stessa una volta rimosse le ruote;lo schienale si ribalta sul sedile per ridurre l’ingombro;le dimensioni della seduta sono: largh. 45 cm, prof. 45cm, h. schienale 51 cm;disponibile con appoggiatesta, cintura di bretellaggio, fascia gambe e cinturini fermapiedi;lo schienale anatomico imbottito è regolabile in altezza ed inclinazione;

il sedile è anatomico e imbottito;il sedile e lo schienale sono comunque rimovibili nel caso ci fosse la necessità di usare cuscini antidecubito e schienali posturali specifici;la pedana è regolabile in altezza, profondità e flesso-estensione;il peso indicativo max del trasportato è di 80 Kg (valore soggetto ad una valutazione di coerenza caso per caso in funzione degli accompagnatori).

Kbike: ausilio speciale per adulti e per ragazzi, con due ruote, prodotto in Italia.

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NUMERO DEGLI ACCOMPAGNATORILa conduzione dell’ausilio speciale da montagna è affidata a tre accompagnatori: 2+1; il numero aumenta a quattro su tratti particolari dove ne occorre almeno un altro sulla parte laterale. La stabilità del mezzo ha la priorità assoluta, quindi l’accompagnatore posteriore deve stare sempre in perfetto equilibrio.

Installazione del passeggeroIl terzo accompagnatore è dietro all’ausilio speciale da montagna durante tutte le operazioni di salita della persona con disabilità, mentre i due accompagnatori lo aiutano a posizionarsi sul sedile, questo per evitare il primo squilibrio nella fase di alloggio e per la sicurezza del passeggero stesso.Operazioni di salita:abbassare le pedane dei piedi al massimo della corsa;girare di 180° una delle barelle anteriori del traino;alloggiare il passeggero sul sedile;bloccare la cintura di sicurezza del sedile; in molti casi si può assicurare il mantenimento del busto con l’aiuto di una cinghia al livello delle spalle, se la persona si mantiene difficilmente, oppure per persone con paralisi spastica può essere utile l’installazione di appositi schienali posturali regolabili;regolare il poggiatesta;regolare l’altezza e la profondità delle pedane con bloccaggio dei piedi;rimettere la barra anteriore in posizione di chiusura per il traino.Attenzione: la comodità del passeggero è importante per la corretta conduzione e per

non avere troppi sbilanciamenti dovuti al riposizionamento del disabile stesso.Inoltre, il mezzo prevede tre inclinazioni di schienale, un poggiapiedi e un poggiatesta, entrambi regolabili, mentre la molla dell’ammortizzatore è regolabile su tre posizioni: duro, agile e medio.

Stabilità della joëlette all’arrestoScegliere di preferenza un campo piatto e duro. Se l’ausilio si trova in leggera pendenza o se gli stabilizzatori rischiano di affondare nel suolo, installare delle pietre piatte sotto gli stabilizzatori.Posizionare bene gli stabilizzatori posteriori dove gravano i 3/4 del peso.Attenzione: la joëlette in fase di riposo non deve poggiare sulla ruota ma deve essere stabilizzata a terra e possibilmente con un accompagnatore vicino alla persona diversamente abile.

Collocamento su ruotaPer mettere la joëlette in equilibrio sui piedi posteriori l’accompagnatore afferra con una mano lo schienale della joëlette tirando verso di sé l’ausilio; poi ritira il piede anteriore mentre l’accompagnatore posteriore mantiene l’equilibrio in sicurezza. È necessario inclinare in avanti la joëlette affinché l’accompagnatore posteriore possa smontare i piedi posteriori e posizionarli in orizzontale nel loro alloggio; l’accompagnatore anteriore si trova dentro alle barre anteriori, girate verso il passeggero, e tiene le due barre vicino al sedile.

USO PRATICO DI UN MODELLO DI AUSILIO SPECIALE DA MONTAGNA:

LA JOËLETTE

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Si rimettere la joëlette in posizione orizzontale e si regola il braccio posteriore secondo l’altezza dell’accompagnatore.Attenzione: controllare sempre il funzionamento del freno come per una classica bicicletta.

FunzionamentoL’apparecchio deve sempre essere mantenuto in equilibrio sulla ruota, questo per evitare gli sforzi inutili, ma anche per assicurare una buona comodità alla persona.

L’accompagnatore posterioreL’accompagnatore posteriore deve trovare innanzitutto il punto di equilibrio regolando l’altezza delle barre in riferimento all’inclinazione del sentiero, in modo che la sedia del passeggero sia sempre orizzontale e che tutto il peso della joëlette sia sulla ruota; deve evitare di ribaltare il peso verso la parte anteriore o verso la parte posteriore. Attenzione: la posizione delle mani al di sopra

dell’altezza della vita può essere pericolosa.L’accompagnatore posteriore deve verificare la buona regolazione del freno prima delle discese; durante le ascensioni fa lo sforzo di spinta in direzione della ruota della poltrona a sedia e non della pendenza verso l’alto.

L’accompagnatore anterioreL’accompagnatore anteriore ha solamente il ruolo di sicurezza nel mantenere l’equilibrio, evitare gli ostacoli e scegliere l’itinerario più scorrevole per il passaggio della ruota. Egli sceglie l’itinerario guidando la barra e solleva l’ausilio per aiutare il superamento di eventuali ostacoli.Durante le ascensioni l’accompagnatore anteriore tira la joëlette con la cinghia e lo sforzo di trazione deve essere ripartito tra le spalle, la cinghia passata sulla nuca e dietro alle braccia.Nelle discese l’accompagnatore anteriore non deve sbilanciare mai l’apparecchio verso il basso. Attenzione: fare attenzione agli zaini

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ingombranti che rischiano di aggrapparsi alla barra.

Il terzo accompagnatoreIl terzo accompagnatore aiuta il superamento di ostacoli, si posiziona lateralmente all’altezza della sedia e la solleva se necessario. È soprattutto utile nelle forti salite, aiuta la propulsione tirando verso la parte anteriore con l’aiuto di una corda fissata alla barra; la trazione è posta nell’asse delle barre per non disturbare gli altri accompagnatori. La trazione a corda è efficace nelle pendenze senza ostacoli e senza svolte avvicinate, tipo piste forestali. Attenzione: le scosse devono essere smorzate al massimo per la comodità del passeggero, ad esempio non si lascia ricadere brutalmente la sedia dopo un superamento di un ostacolo o quando scende da un scalino roccioso.

Collocamento su stampellePer collocare su stampelle la joëlette bisogna

inclinarla in avanti affinché l’accompagnatore posteriore possa smontare i piedi posteriori e posizionarli alla verticale nel loro alloggio, nell’angolo della cornice di base stringendo per bene le rotelle. L’accompagnatore anteriore si trova all’interno delle barre anteriori, girato verso il passeggero e tiene le due barre vicino al sedile. Per mettere la joëlette in equilibrio sui piedi posteriori l’accompagnatore posteriore si trova dentro la barra posteriore e afferra lo schienale della joëlette con una mano sola. A questo punto, è necessario estrarre il piede anteriore mentre l’accompagnatore posteriore mantiene l’equilibrio in sicurezza. Infine, rimettere la joëlette in posizione orizzontale.Attenzione: verificare sempre il buon bloccaggio dei piedi della joëlette.

Cfr. la “Scheda informativa per una buona pratica della joëlette”, “Ferriol Matrat” in www.ferriol-matrat.com

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RAPPORTI DI ACCOMPAGNO Il CAI AG (Alpinismo Giovanile) ha stabilito nel suo Progetto educativo il coefficiente di rapporto tra numero di ragazzi accompagnati e numero di accompagnatori, pertanto lo stesso criterio è stato rivisto dalla CRAG Lazio ed utilizzato per stabilire il numero di ragazzi da accompagnare in presenza di problemi più o meno gravi.

Qui si riportano alcuni esempi che abbiamo individuato e che saranno materia di approfondimento in altre sedi, quali la Commissione Alpinismo Giovanile e la Commissione Medica del CAI Centrale.

Per i ragazzi con sindrome di down (si parla di un problema sia fisico sia intellettivo) abbiamo fissato un coefficiente R di 3:1 (3 ragazzi e 1 accompagnatore) su sentieri di grado E.

Per i ragazzi non vedenti il coefficiente R è di 1:1. Il ragazzo non vedente, avendo una disabilità di tipo sensoriale, è in grado potenzialmente di compiere qualsiasi gesto atletico se non ha nessun impedimento di tipo neuromotorio. I sentieri consigliati sono di grado T e con accorgimenti specifici anche di grado E e brevi arrampicate di grado 1.

Per i ragazzi non udenti il coefficiente R è di 4:1. È un tipo di disabilità inverso al precedente, il ragazzo è più stimolato alla ricerca delle cose e quindi sfrutta la vista anche per capire il movimento della bocca. I sentieri consigliati sono diversi, fino al grado di EE.

Per i ragazzi sordociechi (disabilità sensoriale) il coefficiente R è di 1:1. Sono ragazzi caratterizzati da una grave limitazione visiva e uditiva combinate. In molti casi questi ragazzi sono in grado di conversare utilizzando il sistema verbale-vocale. Per richiamare l’attenzione di questi ragazzi occorrerà toccarli delicatamente sul braccio dove è possibile,

consentire e permettere l’esplorazione tattile di ambienti, di oggetti, di foglie, di piante, di fiori e di orme. Si consigliano solo sentieri di grado T.

Per i ragazzi con sindrome autistica (disabilità relazionale) il coefficiente R è di 1:2 (1 ragazzo e 2 accompagnatori). Il ragazzo con autismo non è in grado di comprendere, distinguere, codificare spontaneamente oppure utilizzare in modo coerente le informazioni che gli giungono dall’ambiente e pertanto si consiglia come prima esperienza un rapporto di 1:2 con l’aiuto di un equipe medica della ASL. Si consigliano solo sentieri di grado T.

Per i ragazzi con problemi di orientamento/comunicazione (disabilità relazionale) il coefficiente R è di 2:1. Molti ragazzi hanno difficoltà di comunicazione, sia di comprensione del linguaggio che di espressione, e a seconda delle cause che ne sono all’origine a tali manifestazioni possono associarsi problemi di orientamento, limitazioni motorie, stati di affaticamento, rallentamento delle reazioni. Come comportarsi? In genere questi bambini hanno bisogno di tempi più lunghi per compiere anche gli atti quotidiani più semplici. Bisogna cercare di essere disponibili e di adattarsi a tempi di reazione più lenti e ricordare che l’uso della segnaletica può contribuire ad agevolare i loro orientamento. Il coefficiente R in molti casi può passare da 2:1 a 4:1. Si consigliano solo sentieri di grado E con lunghezza non superiore ai 6 km e con un dislivello non superiore ai 400 metri.

Per i ragazzi con gravi problemi fisici (disabilità motoria) il coefficiente R è 1:1 - 1:3 - 1:4. Si tratta di ragazzi con danni psicomotori, in molti casi talmente gravi da non poter essere trasportati facilmente. Le escursioni sono possibili solo con carrozzelle speciali e con imbrachi. Si consiglia sempre

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come primo approccio un dialogo sereno, hanno bisogno di essere tranquillizzati.

L’escursione con questi ragazzi è fattibile in due tipi di sentieri con differente grado di difficoltà:1. sentieri di grado T e con una buona strada battuta: si può utilizzare una classica carrozzina a 4 ruote con un coefficiente R = 1:1

2. sentieri di grado T-E: il trasporto avviene solo su carrozzelle a mono ruota ammortizzata (vedi joëlette o altri ausili speciali da montagna, come la easy trekking) con un R = 1:3 o 1:4 in base al sentiero scelto e con accorgimenti posturali. Si consigliano percorrenze non superiori ai 10 km e un dislivello giornaliero non superiore ai 600 metri.

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PARCHI E OASI NEL LAZIO

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Nel Lazio si possono visitare numerosi parchi e riserve naturali dai paesaggi vari con percorsi naturalistici attrezzati anche per persone diversamente abili. Qui ne proponiamo alcune.

Per una panoramica completa rimandiamo a:www.parchilazio.it - aree protettewww.wwf.it - visite guidate nelle Oasi

Genzano di RomaGenzano di Roma fa parte del Parco dei Castelli Romani e in questa zona sono presenti numerosi sentieri naturalistici da percorrere; anticamente la zona dei Colli Albani era conosciuta per essere piena di boschi, oggi si sono un po’ diradati però, grazie all’istituzione del Parco Regionale dei Castelli Romani, la natura che circonda i Colli Albani viene attualmente protetta. Tra la flora è possibile vedere numerose specie differenti di alberi tra cui: aceri, querce, lecci e faggi, castagni; tra gli animali presenti, ricordiamo la talpa, la faina, la volpe e numerosi uccelli tra cui il picchio e l’airone. Da Genzano è possibile percorrere un sentiero che scende fino al Lago di Nemi oppure passare in mezzo alle “piagge”, che sono dei terrazzi fatti di cespugli e di erba, per arrivare fino a dei castagni isolati, godere della bellissima vista dall’alto del lago di Nemi, attraversare un bosco e un vallone isolato per poi arrivare fino al paesino di Nemi.

La zona dei Colli Albani è di notevole interesse naturalistico per gli escursionisti; tra i tanti è possibile percorrere piacevoli sentieri lungo il Lago di Albano o intorno al Monte Cavo, nei Prati del Vivaro o al Tuscolo e godere di suggestivi paesaggi naturalistici.

NemiPaesino con origini molto antiche; si narra la leggenda che Romolo, primo re di Roma, nacque a Nemi perché figlio di una Vestale del tempio di Diana. Esistono molti siti archeologici da visitare dove è possibile fare delle interessanti escursioni.Situato nel Lazio all’interno del Parco Regionale dei Castelli Romani, a 521 m di altitudine e a 40 km da Roma, il Comune di Nemi è raggiungibile da Roma seguendo l’Appia e prendendo la Via Nemorense subito dopo Genzano, oppure percorrendo la Via dei Laghi che parte dall’aeroporto di Ciampino.Il lago di Nemi si trova a 316 m di altitudine ed è posizionato sul fondo di un antico cratere vulcanico; è situato molto vicino a Nemi e da lì è possibile seguire le indicazioni per arrivarci.

Passeggiata naturalistica lungo il lago di Nemi La zona che circonda Nemi e il Lago di Nemi è una zona naturalistica molto affascinante: ci sono tratti di vegetazione mediterranea, boschi

Genzano di Roma

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di querce e castagni, vigneti e tratti rocciosi scavati nella roccia vulcanica. La temperatura è solitamente più fresca della vicina Roma e anche in estate è molto ventilato. Dal borgo antico di Nemi, per la discesa nel vicino lago, è possibile percorrere un ripido sentiero che si snoda tra i vigneti, mentre intorno, sui pendii scoscesi dominano i lecci ed anche una piccola pineta. Molto piacevole è percorrere l’anello del lago in bicicletta, che è possibile affittare anche sul lago, oppure fare una passeggiata a piedi; l’itinerario passa a pochi metri dalla riva del lago di Nemi ed è affiancato da fitti canneti, platani e allegri fiori gialli.

Oasi di NinfaÈ possibile visitare l’Oasi di Ninfa soltanto in alcuni giorni, è quindi consigliabile prenotare.Si può accedere all’Oasi solamente attraverso visite guidate; l’itinerario è breve, interessante anche per i bambini, ma stando attenti a non fargli toccare nulla per non rovinare il delicato equilibrio delle piante. La guida spiegherà la storia della cittadina medievale e dei giardini di Ninfa, parlerà delle diverse specie di piante e del giardino all’Inglese.Situata nella parte sud del Lazio, molto vicina a Latina Scalo, posizionata sul territorio dei comuni di Cisterna di Latina e di Sermoneta, ai piedi dei Monti Lepini. L’Oasi è protetta a nord dalla rupe di Norma, mentre il fiume che ha qui origine, fa da

infallibile regolatore termico. Il laghetto, situato proprio sotto la torre del castello, ospita nelle sue trasparenti acque la Trota macrostigma, importata migliaia di anni fa dall’Africa dai Romani. È l’insieme di questi elementi che aiuta a creare un microclima che permette la crescita ed il mantenimento delle bellissime specie botaniche (betulle, magnolie, agrumeti, aceri, faggi, cipressi, cedri, lecci, pioppi, ninfee, boschi di bambù, fiori di campo, roseti), fatte importare da varie parti del mondo.Vi sono state censite 152 specie ornitologiche tra cui istrici, donnole, tassi e puzzole; Tra le varie specie di uccelli vi sono: falco pellegrino, poiana, barbagianni, airone cenerino e rosso, pavoncella, il passero solitario. Oggi i giardini e le rovine di Ninfa sono gestiti dalla Fondazione Caetani; è proprio la famiglia Caetani che dal 1920 dopo una serie di grossi interventi di recupero, si dedicarono al giardino, facendo anno dopo anno diventare la palude che era, una bellissima oasi dove convivono un migliaio di piante unite e messe insieme da un disegno creativo e cromatico. L’impostazione inglese del giardino di Ninfa permette lo scandirsi delle stagioni, evidenziando i colori delle essenze arboree sapientemente miscelate dalla mano dell’uomo.

Nemi

Oasi di Ninfa

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Parco Nazionale del CirceoCon i suoi 8484 ettari è uno dei parchi più piccoli d’Italia però offre una grande varietà di paesaggi, vegetazione e fauna, l’avifauna include circa 230 specie differenti. È possibile percorrere i viottoli del Parco a piedi oppure in bicicletta o in carrozzine speciali seguendo le indicazioni dei numerosi cartelli.Gli itinerari all’interno del Parco Nazionale del Circeo sono molti e puoi godere della natura in tutti i suoi aspetti. Vicino al parco c’è la cittadina marittima di San Felice Circeo; è una località turistica molto graziosa e ricca di storia; nei pressi di San Felice Circeo ci sono alcune grotte da visitare, tra cui anche la Grotta delle Capre, utilizzata sin dagli uomini del Neolitico. I sentieri per passeggiare lungo la zona costiera del Circeo e le aree di interesse naturalistico e culturale sono davvero molte; la maggior parte dei percorsi e dei sentieri sono di breve durata, adatti a tutti; ci sono anche dei bellissimi itinerari che passano sul monte del Circeo alto 541 m, dove puoi godere di un panorama molto suggestivo ed osservare tutta la zona litoranea di San Felice Circeo.Il Parco Nazionale del Circeo è situato nel Lazio meridionale, in provincia di Latina, accanto alle cittadine marittime di Sabaudia, Terracina e di San Felice Circeo. Partendo da Roma andiamo verso sud percorrendo la SS 148 Pontina in direzione Latina e successivamente la variante SS 148

Mediana per Terracina direzione Napoli; lasciare questa strada al km 89,200 e seguire per 1 km una strada sterrata che si inoltra nella foresta. Il bivio si raggiunge da Latina e Terracina lungo la Mediana; oltre la caserma forestale; la strada sterrata è chiusa da un cancello. Sulla destra c’è un’area picnic e puoi vedere anche una torre antincendio. Siamo arrivati al nostro punto di partenza della passeggiata: il Complesso Cerasella situato al centro della porzione più ampia del Parco Nazionale del Circeo.

Itinerario all’interno della SelvaDal Sentiero Natura della Madonnella alla piscina delle Bagnature. Nessun dislivello, durata del percorso circa 2 ore.I cartelli giallo-blu nel parco e il nuovo sentiero-natura della Madonnella permettono di orientarsi senza problemi, è comunque consigliabile prendere una cartina all’entrata del Parco Nazionale del Circeo per seguire meglio i vari sentieri. Alla fine del recinto che ospita daini e cinghiali possiamo scorgere una tabella che indica il sentiero-natura della Madonnella; si prende questo sentiero e, superata una farnia secolare, si sbuca sul viale che attraversa la Selva. In questa zona prevalgono gli alberi di orniello, acero, farnia, farnetto ed è possibile vedere tassi, volpi, ricci, donnole, lepri, nonché il cuculo, altre varietà di picchi, il nibbio bruno, il lodolaio, la poiana e il barbagianni.Proseguendo per il viale, si attraversano particolari riserve naturali di interesse naturalistico dove vedremo variare la vegetazione: il Fosso dello Zepparo, la Lestra della Femmina Morta, la Riserva Integrale della Piscina della Gattuccia che rappresenta ciò che resta dell’antica foresta planiziaria di Terracina. Continuando a camminare sbuchiamo sulla via Litoranea che è attraversata dalle macchine; percorrendo qualche centinaio di metri sull’asfalto arriviamo alla Cantoniera Capo D’Omo dove è possibile rientrare nella Selva tramite un cancello. Torniamo indietro attraversando le riserve integrali della Piscina della Gattuccia e della Piscina delle Bagnature (zona umida), poi incrociamo il viale del Parco

Parco Nazionale del Circeo

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Nazionale del Circeo che si era percorso all’inizio per tornare al punto di partenza. Allora possiamo andare a passeggiare in mezzo alla natura e alla biodiversità, alla ricerca di bufali al pascolo, del falco pellegrino, del cinghiale, del daino e di tante altre specie.

Parco di GianolaAvevate mai sentito parlare di un’area protetta che vi permettesse non solo di visitare habitat naturali intatti dell’entroterra, ma anche di entrare in contatto con ambienti marini altrettanto incontaminati?Eccovi allora il Parco di Gianola e Monte di Scauri, situato a sud del Lazio tra i comuni di Formia e Minturno e distante solo pochi chilometri dal confine con la Campania.La varietà di paesaggi che questo parco offre risiede tutta anche nella grande diversità della flora di cui è possibile godere negli itinerari effettuabili al suo interno: molte specie di querce, come il leccio e la roverella, che infoltiscono i boschi delle aree più interne, si alternano alla macchia bassa popolata da mirto, erica e lentisco, che invece caratterizzano le aree prossime alla costa. Naturalmente la variegata composizione ambientale dell’area del parco di Gianola influisce anche sulla popolazione faunistica: aironi, cormorani e beccacce di mare convivono con cinciallegre, cinciarelle e capinere, mentre piccoli roditori, serpenti, ramarri e testuggini si mettono in mostra assieme alla ricca fauna acquatica che

popola le praterie sommerse di Posidonia. Infine, ma non per una sua minor importanza, ricordiamo la presenza nel parco di Gianola di un antichissimo porticciolo romano di cui sono ancora visibili i resti delle banchine in pietra.

Parco di VeioIl Parco è vicinissimo a Roma, infatti si trova presso Formello a circa 20 km dalla capitale, ed è importante anche per la sua vicinanza con l’Etruria di cui presenta diverse bellissime testimonianze.Parliamo, quindi, di un sito molto affascinante dal punto di vista naturalistico, grazie ai suoi boschi ricchi di aceri, lecci, roverelle, cerri, abitati da volpi, tassi, donnole, faine, civette, nibbi, barbagianni, in cui è possibile, passeggiando, imbattersi in resti etruschi dall’enorme valore storico e culturale. Parliamo, innanzitutto, del famoso “Santuario del Portonaccio”, della “Tomba delle Anatre” e del “Ponte sodo”, tutti visitabili lungo i percorsi che si dislocano nei trecento ettari dell’area protetta.

Parco di Gianola Parco di Veio

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RISERVA NATURALE LAGO DI VICO

(manca testo)

Lago di Vico

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SUTRISutri è un antichissimo centro che sorge su un colle di tufo lungo la via Cassia alle porte di Roma, e proprio la sua vicinanza con la “grande urbe” ne segnò fortemente la storia.Il centro ha origini etrusche, le tombe risalenti al V-VII sec. a.C. e legate al popolo etrusco lo dimostrano. Da sempre ebbe un’importanza strategica per la sua posizione a metà strada con la nascente città di Roma. Ma quando la posizione e soprattutto la forza militare e politica di quest’ultima crebbero notevolmente, anche per essa Sutri divenne un obiettivo centrale da conquistare. Si ebbero, così, anni di scontri e alcuni “passaggi di mano” che terminarono con la vittoria di Roma nel I sec. a.C. e che videro l’aprirsi di un periodo di prosperità e sviluppo per il centro. Ma, andando avanti nella storia scopriamo che altre sono state le contese che ebbero Sutri come oggetto della disputa.Durante il Medioevo, dopo aver a lungo combattuto contro i Longobardi, venne da questi conquistata, quindi donata alla Chiesa dal loro Re Liutpardo; più tardi vi sostò addirittura Carlo Magno prima dell’incoronazione ad Imperatore del Sacro Romano Impero. Inoltre, durante il Rinascimento venne duramente contesa da alcune grandi famiglie romane, specialmente gli Orsini e i Borgia che si scontravano in violente battaglie per il suo dominio. Naturalmente, l’essere stata legata a due

Parco dei Monti LucretiliLa rete sentieristica del Parco è composta da 53 sentieri ufficiali per una lunghezza di oltre 230 km; agli incroci sono presenti dei sentieri, delle frecce segnaletiche con indicate le località a distanza vicina, media e lontana da raggiungere con i relativi tempi di percorrenza. Si ricorda che per facilitare chi vuole viaggiare esclusivamente a piedi è stato fatto in modo che dal capolinea delle autocorriere di ciascuno dei 13 Comuni del Parco inizi sempre un sentiero facente parte della Rete, anch’esso segnalato da tabelle, in modo tale da permettere ai visitatori di arrivare al Parco e ripartire senza difficoltà. È stata stampata di recente la nuova carta escursionistica che riporta la numerazione dei sentieri con tutte le informazioni utili per i visitatori del Parco.

Sutri

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Oasi di “Bosco di Palo” - LadispoliL’Oasi WWF “Bosco di Palo”, nonostante le alterazioni subite nel corso degli anni, mantiene ancora caratteristiche molto peculiari in ognuno degli habitat presenti; bosco planiziale, piscine temporanee, macchia mediterranea e prato.Il sentiero natura, agibile in parte anche da disabili motori, si snoda per circa 2 km, toccando tutti gli ambienti dell’Oasi, ed è corredato da bacheche e pannelli didattici che permettono un maggior approfondimento su alcune specie. Il relitto bosco planiziale è composto da cerro, leccio, roverella, qualche olmo, corbezzolo, acero campestre e acero minore. Nel sottobosco sono abbondanti il pungitopo, il gigaro, l’aglio trigono, ed alcune specie di orchidee.Il bosco accoglie molti passeriformi tra cui cinciallegra, cinciarella, fiorrancino. Tra i mammiferi, tutti dalle abitudini prettamente notturne, vi sono la faina, la donnola, la volpe e l’istrice. Simbolo dell’Oasi è il tasso, un mammifero dalle abitudini notturne, prevalentemente carnivoro, che non disdegna però frutti selvatici e tuberi. Preferisce

boschi di latifoglie o misti, anche di limitate dimensioni, alternate a zone aperte, sassose e incolte. Scava tane o utilizza quelle scavate da volpi e istrici, con i quali a volte convive.Le piscine di acqua astatica sono affioramenti della falda freatica in cui l’acqua è presente da ottobre/novembre fino ai primi di giugno. Tipiche dei boschi tirrenici, vanno scomparendo rapidamente a causa dell’irrazionale sfruttamento delle acque sotterranee. La vegetazione è costituita da frassino meridionale e da specie erbacee quali carice, e tifa. Le pozze sono popolate da rane, tritoni, natrici, testuggini palustri e piccoli crostacei.La macchia mediterranea è rappresentata da lentisco, fillirea, mirto, viburno, erica, biancospino, rosa canina, prugnolo e stracciabrache. Queste e le altre specie tipiche della macchia rappresentano una fondamentale risorsa alimentare per molti animali del bosco, specialmente nei mesi invernali. Infine, il prato, ambiente ricchissimo di specie di notevole interesse, come il gladiolo dei campi, il lino selvatico, l’adonide scarlatto e la centaurea, moltissime orchidee selvatiche,

Parco dei Monti Lucretili

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autunnali e primaverili Questo tappeto di fiori spontanei è il regno degli insetti, prede a loro volta di rondini, balestrucci e beccamoschini. Queste zone costituiscono un habitat perfetto per arvicole, barbagianni e civette.Principalmente in primavera, tra le molte fioriture, é possibile imbattersi in alcune decisamente particolari: quelle delle orchidee selvatiche. Queste piante erbacee perenni hanno un ciclo biologico particolare: da quando il seme cade a terra a quando la pianta comincia a mettere le prime foglie e matura per arrivare alla fioritura, passano anche molti anni. In questo frattempo si instaurano dei rapporti di simbiosi mutualistica tra l’orchidea e un fungo sotterraneo, la micorrizia. Molte delle orchidee presenti nell’Oasi attirano gli insetti per l’impollinazione con il colore e con l’odore ricompensandoli con il nettare, come l’Orchis papilionacea. Altre, come l’Oprhis sphegodes, attirano gli insetti con la forma del labello, un petalo modificato, che ne ricorda l’addome delle femmine. Comunemente presenti risultano anche le Serapias lingua, la S. vomeracea e la Spiranthes spiralis la cui fioritura è tipica dell’autunno.

L’Oasi “Bosco di Palo” è uno degli ultimi residui della foresta planiziale tirrenica. I resti del porto etrusco di Alsium e della villa di Pompeo Magno a San Nicola sono testimonianze inconfutabili della presenza prima degli Etruschi e poi dei Romani. Nell’alto Medioevo Palo fu quasi abbandonato: rimase una torre di avvistamento contro le incursioni dei barbari, ma la selva e le paludi ripresero il sopravvento. Il borgo di Palo, minuscolo agglomerato di case immerse nel bosco, visse in simbiosi con la torre trasformata in castello. Nel 1300, i monaci del monastero di S. Saba fecero ampliare la rocca e la vendettero alla famiglia Orsini, che nel 1367 costruirono il castello. Tra il ‘500 e ‘600 la tenuta di Palo passò da un proprietario all’altro (Orsini, Borgia, Farnese, Orsini). Il castello acquistò lentamente le caratteristiche del palazzo signorile perdendo quelle di forte costiero. Il bosco fu utilizzato come luogo di caccia e di svago dei signori di Palo. Nel 1780 gli Orsini vendettero la Signoria di Palo alla famiglia Odescalchi.

Ladispoli

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RISERVA LAGHI LUNGO E RIPASOTTILE

(MANCA TESTO)

Riserva Laghi Lungo e Ripasottile

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Monumento Naturale di Pian

Sant’AngeloL’area si sviluppa sui terrazzi orografici di destra del Tevere ed è caratterizzata dalla presenza di pianori di origine vulcanica profondamente incisi da corsi d’acqua che determinano l’esistenza di profondi canyon tipici del “paesaggio etrusco”. Sui pianori la gestione oculata dell’antico paesaggio agrario, ricco di esemplari arborei monumentali e siepi, si associa alle intricate cenosi forestali e alla macchia che colonizzano gli ambienti di forra, le spallette e le aree marginali ai coltivi. Le formazioni vulcaniche sono il risultato dell’intensa attività dell’antico complesso vicano, area dell’attuale bacino lacustre di Vico, mentre limitati sono i prodotti di ricaduta del più lontano complesso vulcanico sabatino. Presenza di interessanti preesistenze archeologiche, l’area è nota per i rinvenimenti preistorici del Paleolitico superiore finale delle Cavernette Falische, mentre all’interno dell’Oasi si possono osservare i monumentali resti dell’acquedotto falisco detto “Ponte del Ponte”, le necropoli orientalizzanti e arcaiche con l’importante tomba a camera del “Capo” e tracciati viari basolati di età romana. L’estensione è di 614 ettari, compreso il Monumento Naturale. Flora e fauna propri della macchia mediterranea collinare, arricchiti dalla presenza di specie acidofile come l’erica arborea, si associano a formazioni forestali del querceto misto caducifoglie, con caratteri xerofili nei soprassuoli poco evoluti e nei settori esposti a sud e mesofili nei fondovalle delle forre. Roverelle, cerri, ornielli, frassini e noccioli si rinvengono lungo i profili scoscesi delle vallecole interne all’area; la macchia presenta essenze proprie dell’orizzonte mediterraneo delle scelorofille sempreverdi con fillirea, ecc. La varietà di ambienti, coltivi e vaste estensioni forestali e macchie impenetrabili, permette la sopravvivenza di una nutrita comunità animale; il raro gatto selvatico frequenta gli ambienti dove istrici, tassi, cinghiali, volpi, ghiri, donnole si spostano in cerca di cibo. Lepre e starna

italica, quest’ultima reintrodotta in seguito ad un progetto specifico, frequentano gli ambienti limite tra coltivi e bosco. Colombacci, beccacce, pavoncelle sono comuni, mentre poiane, gheppi, lanari e gufi comuni nidificano nei recessi delle forre boscose.Uccelli: colombaccio, beccaccia, quaglia, fagiano, lanario, pavoncella, gheppio, gufo comune. Reintrodotta la starna. Mammiferi: faina, gatto selvatico, tasso, donnola, volpe, istrice, ghiro, quercino, lepre.Percorso Natura, centro accoglienza con servizi igienici, due aree picnic ed aula didattica all’aperto. La Gestione è affidata al WWF Italia, sezione regionale Lazio, in convenzione con la proprietà.La prima parte del percorso si snoda attraverso campi coltivati e oliveti per poi addentrarsi in un bosco composto principalmente da caducifoglie (roverelle, cerri, ornelli, frassini) attraverso una nutrita colonia di erica arborea si giunge al bordo superiore della forra dove si osservano consorzi propri della macchia mediterranea (fillirea, lentisco, lecci).Lungo la forra una vegetazione lussureggiante di felci, carici, ontani neri, noccioli, lascia filtrare raggi di luce che mettono in risalto il monumentale “Ponte del Ponte”, imponente struttura etrusco-falisca che, occupando trasversalmente la gola del torrente, fungeva da acquedotto. Una scalinata fatta in legno e terra, ci conduce lungo il costone tufaceo, dove si possono osservare numerose tombe rupestri risalenti al IV e la prima metà del III secolo a.C. Continuando l’escursione un pianoro abbastanza ampio e in primavera costellato da una miriade di orchidee, ci dà la possibilità di osservare nelle giornate più limpide il Monte Soratte, vera cattedrale calcarea circondata da tufo.Rientrando nel fitto del bosco si arriva presso una sorgente di acqua detta “del granchio”, utilizzata sin dal tempo degli Etruschi. Uscendo dal bosco, il sentiero, attraverso una piccola valle, ci riconduce verso l’ingresso dell’oasi.

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Tomba del capo. Pian Sant’Angelo

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ALCUNE ESCURSIONI CON AUSILI SPECIALI DA MONTAGNA

Per Progetto dei sentieri LH-LHT si intende la progettazione dei percorsi in modo da favorire la loro percorribilità rispettando le esigenze fisiche e psicologiche dei fruitori, quindi identificabilità dei percorsi e facilità di accesso sia di arrivo che di partenza con opportuni posti sosta.

Le escursioni scelte dalla Commissione Tecnica Regionale del Gruppo LH sono 16, ma nel nostro territorio ne sono possibili ancora diverse altre. Come già specificato le escursioni con gli ausili speciali da montagna non superano il grado E.

I tempi dati all’interno dei sentieri sono parziali, calcolati a partire dal tempo immediatamente precedente, subito seguito da quello totale, senza tener conto delle soste.

Il dislivello si definisce complessivo quando nel corso dell’itinerario si hanno saliscendi che comportano la somma di più dislivelli per ottenere quello che effettivamente si supera.

La segnaletica e i lavori di posa fanno riferimento al manuale CAI anno 2004 – 3° edizione o al capitolato CAI Regione Lazio – Gruppo di Lavoro LH, specifico del progetto. In aggiunta a questa, per la prima volta saranno utilizzate tabelle braille con doppia indicazione (uso visivo e tattile).

I materiali di posa e la segnaletica fanno riferimento alle note Tecniche del Gruppo di Lavoro Sentieri della CCE (Commissione Centrale di escursionismo) Ottobre 2008 e sono specificate nel capitolato LH.

I punti di arrivo sono ben evidenziati dalle edicole poste sui tabelloni informativi, indicanti una frecce con scritto “siete qui”.

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Tabellone con edicola completa

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SENTIERI PER LA PROVINCIA DI ROMA

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Per la provincia di Roma sono stati progettati n.4 sentieri denominati LH1, LH2+LHT1, LH3, LH4.

È stata individuata l’area dei Monti Lepini.

I Monti Lepini sono una catena montuosa appartenente all’Antiappennino laziale, contenuta interamente nel Lazio, sita a cavallo fra le province di Latina e di Roma e con una piccola estensione nella provincia di Frosinone, collocandosi praticamente fra il mare, le paludi Pontine e la valle del Sacco mentre a S.E. di Roma si sviluppa dai piedi dei vulcani laziali fino alla valle dell’Amaseno, ergendosi quale contrafforte tirrenico degli Appennini. Questo sistema detto genericamente dei Lepini viene da alcuni suddiviso in due principali massi o agglomerati di montagne, fra loro distinti da una depressione che li solve di continuità: la

prima, porta il nome propriamente dei Lepini dal monte Lepino, trasformato poi in Lupone (1378 m.) sopra Cori, il quale ne è la vetta culminante; la seconda si dice dei Pontini perché sovrastanti la pianura: La Semprevisa (1536 m.), fra Sezze e Carpineto, ne è il punto più elevato. Altri più dettagliatamente suddividono il sistema in tre parti principali e quasi parallele: la prima s’origina da Artena e termina a Valvisciolo: il suo punto culminante è la vetta di monte Lupone (1378 m.); la seconda s’origina da Segni e si perde nella valle di Piperno: il suo punto più alto è la Semprevisa (1536 m.); la terza nasce da Sgurgola e si perde nella valle di Fondi, spingendo al cielo le vette del Cacume (1095 m.) e del Gemma (1439 m.).

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Sentiero LH1 Da Campo di Montelanico a scesa Ferara-Valle Viscioio

(C.A.I. Colleferro)

Quota minima: 713 m. Quota mASSIMA: 847 m.

DISLIVELLO TOTALE: 184 m.

Tempo di percorrenza: 2,30h

DISTANZA: 4 KM

DIFFICOLTA’: bassa - grado t (turistico)

paese di riferimento: montelanico

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DescrizionEMontelanico è un piccolo borgo affacciato sulla valle del fiume Rio. Sulla piazza principale si trovano la fontana dei putti e la Chiesa del Gonfalone, con dipinti del ’500; poco distante a sinistra è la chiesa di S. Pietro con un bel ciborio e la tela della Madonna del Soccorso, raro dipinto di Vincenzo Camuccini. Lasciato il paese si segue la strada in direzione di Pietrito e si prosegue lungo 6 tornanti sul fianco della montagna; superata una sella si continua poi verso il Campo di Montelanico.

Questo tragitto si snoda in gran parte sul percorso usato per la transumanza dall’Abruzzo alla pianura Pontina attraversando zone molto importanti dal punto di vista agro-pastorale fino al dopoguerra, il percorso ha due biforcazioni la prima verso val Viscioio per scesa ferara, la seconda verso un piccolo bosco.

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Sentiero LH2+LHT1Da Campo di Segni a Campo di Montelanico e/o viceversa

(C.A.I. Colleferro)

Quota minima: 788 m. Quota mASSIMA: 820 m.

DISLIVELLO TOTALE: 100 m.

Tempo di percorrenza: 2,00h

DISTANZA: 3,25 KM

DIFFICOLTA’: bassa - grado t (turistico)

paese di riferimento: segni

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DescrizionEDisposta sulle pendici di un colle dei monti Ernici, tra fitti castagneti, la cittadina di Segni era potente città dei Volsci, difesa da 2 chilometri di mura ciclopiche a doppia cinta. Fedele a Roma e poi al papa, fu feudo dei Conti di Segni, degli Sforza e dei Barberini. Spettacolare è il percorso delle mura antiche, in colossali blocchi, con la singolare Porta Saracena. Lasciato il paese si seguono le indicazioni della strada per Roccamassima,

proseguendo lungo il versante nord dei monti Lepini, percorsi circa 3,5 km ci si inoltra verso sinistra per un strada bianca, a tratti asfaltata, che sale fino al Campo di Segni.Il percorso è lineare e presenta anche un tratto tattile LHT1 per non vedenti fino ad un faggio secolare, mentre il sentiero LH2 prosegue fino al campo di montelanico lasciandoci sulla destra la vetta del Monte Lupone.

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Sentiero LH3 Anello panoramico - pian della Faggeta di Carpineto

Romano (C.A.I. Colleferro)

Quota minima: 865 m. Quota mASSIMA: 1059 m.

DISLIVELLO TOTALE: 194 m.

Tempo di percorrenza: 2,30h

DISTANZA: 5 KM

DIFFICOLTA’: bassa - grado t (turistico)

paese di riferimento: CARPINETO ROMANO

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DescrizionEArrivati a Carpineto Romano, dalla strada principale che passa dentro il paese si svolta a destra ad un’indicazione turistica gialla che indica “Semprevisa – Pian della Faggeta”. Dopo 7 km si parcheggia alla fine del tratto asfaltato (895 s.l.m.).Pian della Faggeta è una tipica depressione carsica del gruppo montuoso preappenninico dei Monti Lepini, situato nel Lazio meridionale; presenta un terreno irregolare disseminato

di doline, con vegetazione costituita essenzialmente da prati da pascoloIl percorso è molto suggestivo anche perché l’anello racchiude anche le diverse diramazioni dei sentieri più famosi sotto il Monte Semprevisa e di altre vette come il monte Croce di Capreo, il monte Erdigheta e sempre nella zona a pochi Km una palestra naturale di speologia e di Alpinismo Giovanile promossa dalla sezione C.A.I. di Colleferro, utilizzata anche da ragazzi non vedenti con l’aiuto di istruttori CAI.

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SENTIERO LH4 Anello panoramico sotto le pendici del Monte Lupone

(C.A.I. Colleferro)

Quota minima: 788 m. Quota mASSIMA: 856 m.

DISLIVELLO TOTALE: 194 m.

Tempo di percorrenza: 2,00h

DISTANZA: 4,25 KM

DIFFICOLTA’: bassa - grado t (turistico)

paese di riferimento: segni

Page 63: Diversamente uguali revisione2

DescrizionELasciato il paese si seguono le indicazioni della strada per Roccamassima, proseguendo lungo il versante nord dei monti Lepini, percorsi circa 3,5 km ci si inoltra verso sinistra per un strada bianca, fino al Campo di Segni.Arrivati ad un bivio in discesa si prende a sinistra fino ad arrivare ad un’area pic nic e da li inizia il percorso LH4 che si incrocia con i sentieri LHT1 e LH2.L’anello sotto il monte Lupone è uno dei più

belli dei Lepini dove si possono incontrare cavalli, maiali allo stato brado, pecore, asini o muli e pastori con vecchie tradizioni.L’anello nel suo percorso non presenta notevole difficoltà.

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SENTIERI PER LA PROVINCIA DI frosinone

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Per la provincia di Frosinone sono stati progettati n. 3 sentieri denominati LH7, LH8+LHT4, LH9, sull’area dei Monti Ernici.

I Monti Ernici sono una catena montuosa del Subappennino laziale, che si estende in direzione Est-Ovest ed è delimitata a Nord dalla valle dell’Aniene, ad Est dalla valle del Liri, a Sud ed a Ovest, dalla valle del Cosa e del Sacco.Costituiscono con il loro spartiacque il confine naturale tra il Lazio (nord-Ciociaria) e l’Abruzzo con versanti conseguentemente esposti ad ovest (più articolati e meno ripidi) e ad est (più diretti e ripidi).Le cime sono alte mediamente 2000 metri, la più alta è quella del Monte Passeggio (2064 m) seguito dal Pizzo Deta (2041 m), Monte Fragara (2006 m) e Monte Ginepro (2004 m) costituenti nel loro insieme il massiccio

meridionale (Gruppo Pratelle - Prato di Campoli).Il massiccio settentrionale (Campocatino - Monna - Rotonaria) si presenta più continuo nei crinali formando un’unica lunga dorsale che da Campocatino (1800 m) culmina con il Monte Pozzotello (1995 m), Monte Ortara (1900 m), Monte Monna (1952 m), Monte Fanfilli (1952 m) e Monte Rotonaria (1750 m). Ad ovest l’ultima cima della catena è considerata il Monte Scalambra, presso Roiate e Serrone.

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SENTIERO LH7Santissima Trinità - Cappellette

(CAI Alatri)

Quota minima: 840 m. Quota mASSIMA: 730 m.

DISLIVELLO TOTALE: 165 m.

Tempo di percorrenza: 2,00h

DISTANZA: 2,1 KM

DIFFICOLTA’: E (media)

paese di riferimento: COLLEPARDO

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DescrizionEBreve e piacevole passeggiata con possibilità di allungarsi per vedere la graziosa cascata di Capo Rio e le numerose cascatine al fianco del sentiero Itinerario: Santissima Trinità (730 m.), variante: Capo Rio (790m), Cappellette (840 m.).La partenza è dalla località Santissima Trinità (730 m. s.l.m.), posta qualche decina di metri prima del camping di Collepardo, facilmente

individuabile per una Chiesa ormai sconsacrata. Da qui si lasciano ammirare in tutto il loro splendore La Monna e la Rotonaria e la sottostante valle del “Rio” dominata dall’alto dalle pareti a strapiombo. Tra la cappelletta dedicata appunto alla SS. Trinità ed il bottino dell’acqua ha inizio l’antica strada che collega Collepardo a Trisulti.

Certosa di Trisulti

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SENTIERO LH 8 + LHT4Valle dei Santi – Monti Ernici

(CAI Alatri)

Quota minima: 562 m. Quota mASSIMA: 682 m.

DISLIVELLO TOTALE: 120 m.

Tempo di percorrenza: 2,00h

DISTANZA: 3,7 KM

DIFFICOLTA’: bassa con grado e

paese di riferimento: COLLEPARDO

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DescrizionEIl sentiero “Valle dei Santi” ripercorre parte de “le vie della transumanza” ed attraverso un paesaggio la cui bellezza è l’espressione delle risorse naturali di Collepardo.

- Ambiente: Percorso piacevole che costeggia per intero il torrente Fiume. Quasi tutto il percorso è sotto bosco. Sono presenti numerosi salti e giochi d’acqua.

- Periodo consigliato: Qualsiasi periodo, anche ad Agosto; da prestare attenzione se il percorso è umido dopo una pioggia.

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SENTIERO LH 9Sentiero dei Fiori - Monti Ernici

(CAI Alatri)

Quota minima: 1.077 m. Quota mASSIMA:1.302 m.

DISLIVELLO TOTALE: 225 m.

Tempo di percorrenza: 3,00h

DISTANZA: 2,1 KM

DIFFICOLTA’: bassa con grado T (TURISTICO)

paese di riferimento: COLLEPARDO

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DescrizionEPercorso gradevole che segue per intero la sterrata che porta a Fossa Susanna. - Periodo consigliato: Autunno, primavera-estate

Il “Sentiero dei Fiori” viene chiamato così perché per tutta l’estensione del sentiero e

zone limitrofe, soprattutto nel periodo maggio-giugno, è possibile ammirare e riconoscere cento tipi di fiori appenninici ed alpini.

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SENTIERI PER LA PROVINCIA DI LATINA

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Per la provincia di Latina sono stati progettati n. 5 sentieri denominati LH12 (Monti Lepini), LH14+LHT2, LH16 (monti Aurunci), LH15 (parco di Gianola), LH17 (Monte Orlando).

I Monti Aurunci sono un gruppo montuoso dell’Italia centrale, appartenente all’Antiappennino laziale, contenuto interamente nel Lazio. Confinano a nord con il gruppo dei Monti Ausoni nella linea congiungente Fondi-Lenola-Pico-Ceprano, a est spingendosi in prossimità della Valle del Liri, a sud con il fiume Garigliano mentre ad ovest sono limitati dal mar Tirreno, con le estreme propaggini del Monte Lauzo.La collocazione di questa catena montuosa del Lazio meridionale, è da individuarsi quindi fra il corso del Liri-Garigliano, il Mar Tirreno e il contiguo massiccio dei Monti Ausoni.Il Parco Susburbano di Gianola e Monte di Scauri è situato nella parte meridionale della provincia di Latina, a valle della via Appia, e interessa i territori comunali delle città di Formia e Minturno. È limitato a sud dal litorale tirrenico (Golfo di Gaeta), ad est dal Rio Capo D’Acqua e dall’abitato di Scauri (frazione di Minturno), a nord dai terreni adiacenti la via Appia, ad ovest dal Rio Santa Croce che lo separa dal quartiere denominato “Gianola”

della città di Formia. L’attuale paesaggio del territorio del parco porta le tracce di un’antichissima frequentazione umana. Strumenti litici rinvenuti in superficie datano al Paleolitico medio le prime testimonianze della presenza dell’uomo nella zona. Eminente è la villa sul Promontorio di Gianola verso Formia.Fitto intrico di vegetazione che si conserva all’interno del perimetro urbano di Gaeta, il Parco di Monte Orlando situato all’estremità dell’omonimo promontorio. I 53 ettari del parco, istituito dalla Regione nel 1986, occupano il versante settentrionale della massa calcarea di Monte Orlando. Nel corso delle ere geologiche la conformazione del terreno si è caratterizzata con profonde spaccature, dando origine ad autentici spettacoli della natura. A comporre il mosaico dei colori concorrono la lucentezza degli affioramenti rocciosi, il verde della rigogliosa vegetazione, i riflessi indaco-smeraldo del mare. Al fascino dei luoghi si è aggiunto, nei secoli, un intreccio di storie e leggende che rendono la visita a Monte Orlando un’esperienza densa di emozioni e suggestioni.

Sezze - Archi di San Lidano

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SENTIERO BASSIANO LH12 (CAI Latina)

Quota minima: 571 m. Quota mASSIMA: 614 m.

DISLIVELLO TOTALE: 195 m.

Tempo di percorrenza: 2,20 h

DISTANZA: 1,5 KM

DIFFICOLTA’: bassa con grado T (TURISTICO)

paese di riferimento: bassiano

Page 75: Diversamente uguali revisione2

DescrizionEIl sentiero proposto coincide con un sentiero turistico naturalistico già esistente con 10 stazioni che narrano il paese e il territorio che parte appena al di fuori del comune di Bassiano.

Il sentiero è scarsamente frequentato dal punto di vista escursionistico tranne che per la processione del mese di Giugno in cui è in parte percorso dai fedeli che si recano al Santuario del monte della Trinità.

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SENTIERO LH 14 Da Valliera a Cima del Redentore

(CAI Latina)

Quota minima: 1.190 m. Quota mASSIMA: 1.252 m.

DISLIVELLO TOTALE: 176 m.

Tempo di percorrenza: 50 min.

DISTANZA: 1,4 KM

DIFFICOLTA’: bassa con grado T (TURISTICO)

paese di riferimento: MARANOLA

Page 77: Diversamente uguali revisione2

DescrizionEDa Maranola si prosegue fino ad un quadrivio si gira a destra sempre in salita e dopo un paio di Km inizia lo sterrato.Arrivati a Forcella di Fraile si continua a destra, la pendenza diminuisce e si entra nel bosco passando per il versante opposto del mare, in corrispondenza di un’area pic nic si gira di nuovo a destra subito dopo termina la strada

percorribile dalla macchina ed inizia il sentiero fino al Monte Redentore.Escursione facile. Alta sulla costa di Formia LT la Cima del Redentore è un’eccezionale punto panoramico. Nelle giornate limpide oltre al golfo sottostante, appaiono le Isole Pontine, Ischia, Capri e il Vesuvio.

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SENTIERO LH15 LHT2 Parco di Gianola (CAI Latina)

Quota minima: ------ Quota mASSIMA: -----

DISLIVELLO TOTALE: 60 m.

Tempo di percorrenza: 1,5 h.

DISTANZA: 2,5 KM

DIFFICOLTA’: bassa con grado T (TURISTICO)

paese di riferimento: GIANOLA

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DescrizionEL’escursione inizia in via del Porticciolo ad anello, dove per un breve tratto si scorcia anche il sentiero per l’Oasi Blu mentre dritto inizia il sentiero Malopasso e il bivio Torre Fico. Da qui si ritorna indietro costeggiando il mare sulla sinistra fino ad intravedere la torre di Giano e i Ruderi come punto ultimo della passeggiata, il ritorno è per la stessa via oppure

incrociando direttamente la via del porticciolo a sinistra del percorso a ritroso.

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sENTIERO LH16 Campello (CAI Latina)Sentiero Campello Vecchio Itri (LT)

Quota minima: 807 m. Quota mASSIMA: 900 m.

DISLIVELLO TOTALE: 93 m.

Tempo di percorrenza: 3,10 h.

DISTANZA: 4,0 KM

DIFFICOLTA’: bassa con grado T (TURISTICO)

paese di riferimento: localita’ san nicola

Page 81: Diversamente uguali revisione2

DescrizionELa località è raggiungibile anche da Lenola o da Pico proseguendo in direzione Campodimele dove, una volta giunti al bivio che porta al paese, si deve proseguire lungo la strada principale per altri 2,5 km fino al valico di San Nicola.Partendo dalla località San Nicola, vi è la possibilità di poter concedersi una piacevole e

salutare passeggiata attraverso valli e boschi della Piana di Campello.Rischiando di scomparire, perciò meritevoli di particolare accortezza e rispetto, come del resto tutte le creature del Parco.Il percorso ha inizio dal bosco di lecci che al variare dell’esposizione, lascia posto al bosco misto composto da aceri, cerri e carpini, faggi.

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SENTIERO LH 17 “Monte Orlando” (CAI Latina)

Quota minima: 36 m. Quota mASSIMA: 162 m.

DISLIVELLO TOTALE: 126 m.

Tempo di percorrenza: 2,00 h.

DISTANZA: 3,5 KM

DIFFICOLTA’: bassa con grado T (TURISTICO)

paese di riferimento: GAETA

Page 83: Diversamente uguali revisione2

DescrizionEVerso il mare della catena dei Monti Aurunci, la cui posizione, estremamente ravvicinata al mare, determina ancora oggi, caratteristiche climatiche che favoriscono la vegetazione di un bosco di lecci a Nord e di una macchia bassa verso Sud.Da un punto di vista geologico, le acque meteoriche e l’erosione marina hanno determinato grotte, cavità e crepacci come la

“Montagna Spaccata”, “La Grotta del Turco” e le caratteristiche falesie a picco sul mare. Si parte dal lungomare Caboto fino al santuario della Trinità dove è possibile una breve visita.Dal santuario si sale per una via sterrata che conduce fino alla sommità del monte, dove è posizionato un potente faro della marina, da qui il panorama è da mozzafiato su tutto il Golfo di Gaeta e le Isole Ponziane..

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SENTIERI PER LA PROVINCIA DI VITERBO

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La Riserva Naturale del lago di Vico ospita oltre 170 specie di uccelli, molti dei quali nidificanti. Tutta la valle del lago potrebbe raccontare la storia di millenni e i delicatissimi equilibri che regolano la natura; basta essere attenti

osservatori ed amanti della natura per scoprire che anche il più piccolo filo d’erba nasconde questi tesori.

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SENTIERO LH6 + LHT5 “Lago di Vico” (CAI Viterbo)

Quota minima: 610 m. Quota mASSIMA: 760 m.

DISLIVELLO TOTALE: 150 m.

Tempo di percorrenza: 3,00 h.

DISTANZA: 6,5 KM

DIFFICOLTA’: bassa con grado T (TURISTICO)

paese di riferimento: CAPRAROLA

Page 87: Diversamente uguali revisione2

DescrizionEIl percorso inizia dall’ampio parcheggio situato alla base del Monte Venere, in località Canale, dove c’è un fontanile ed un’area picnic. Si imbocca la Via Francegena di Monte, una strada bianca in direzione nord-ovest che attraversa coltivazioni di noccioleti per un tratto pianeggiante di circa 500 metri. Passata una sbarra, inizia una strada forestale che sale dolcemente per circa 2 km attraversando dei

bellissimi boschi di cerri ed aceri. Si arriva all’incrocio con il sentiero CAI n° 103 che si percorre in direzione ovest per circa 2,7 km. E’ una strada forestale, cosiddetta “Strada di Mezzo”, abbastanza agevole con dolci dislivelli che a tratti fornisce bellissimi panorami sul lago di Vico. Dopo aver attraversato una sbarra, si arriva quindi alla Croce di San Martino.

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SENTIERI PER LA PROVINCIA DI rieti

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Per la provincia di Rieti sono stati progettati n. 3 sentieri denominati LH10+LHT3, LH11, LH13.

In particolare per i sentieri LH10+LHT3, LH11 è stata individuata l’area dei Monti Reatini, mentre per il Sentiero LH13 la Valle del Velino.I monti Reatini sono un massiccio montuoso dell’Appennino centrale, ed in particolare appartengono alla Catena occidentale dell’Appennino Abruzzese.Sono ubicati nel Lazio settentrionale al confine con l’Abruzzo, a cavallo fra le province di Rieti e L’Aquila.

La vetta principale è il Monte Terminillo (alt. 2217), la cui conservazione può consentire un’offerta turistica differenziata, consentendo e favorendo la pratica di tutte quelle attività che, oltre allo sci alpino, vi si possano svolgere in modo ottimale nell’arco dell’intero anno: escursionismo, alpinismo, sci di fondo, scialpinismo.Altre cime principali sono il Monte di Cambio (alt. 2081), il Monte Corno (alt. 1735) e il Monte la Tavola (alt. 1696).

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SENTIERO LH10 + LHT3 (CAI Rieti)

Quota minima: 380 m. Quota mASSIMA: 400 m.

DISLIVELLO TOTALE: 30 m.

Tempo di percorrenza: 3,30 h.

DISTANZA: 8,5 KM

DIFFICOLTA’: bassa con grado T (TURISTICO)

paese di riferimento: poggio bustone

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DescrizionEIl Sentiero LH10-LHT3 lambisce il confine nella parte NE della Riserva dei Laghi Lungo e Ripasottile, in un’area con alti valori faunistici, flogistici e vegetazionali.I caratteri geomorfologici del territorio della Riserva, come quelli dell’intera pianura reatina (detta anche Valle Santa per l’importante testimonianza del passaggio di San FrancescoIl sentiero parte dalla sorgente di Santa Susanna (tra le maggiori sorgenti dell’Appennino; le acque limpide e pure di queste sorgenti generano due corsi d’acqua: il fiume di S.Susanna (che riversa le sue acque nel Lago di Ripasottile) e l’omonimo canale (affluente del

Fiume Velino) e vi termina dopo 8,5 km.Dal 1977 la sorgente di Santa Susanna è stata dichiarata Monumento NaturaleDopo un breve tratto di strada, si entra in una delle carrarecce che accedono ai casali della pianura reatina fino a raggiungere la base di atterraggio di parapendio e deltaplani. Costeggiato per un breve tratto il lago lungo, il sentiero ci riporta alla sorgente di Santa Susanna, dopo aver costeggiato per brevi tratti sia il fiume che il canale, attraverso un’area naturale ove è presente anche il sentiero tattile LHT3.

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SENTIERO LH11 Sentiero dell’Acerone al Monte Terminillo

(CAI Rieti)

Quota minima: 1.600 m. Quota mASSIMA: 1.750 m.

DISLIVELLO TOTALE: 150 m.

Tempo di percorrenza: 2,15 h.

DISTANZA: 2 KM

DIFFICOLTA’: bassa con grado T (TURISTICO)

paese di riferimento: RIETI

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DescrizionEPartendo dal maneggio dei cavalli lungo la strada denominata dei 5 Confini (in inverno è un tracciato per sci di fondo) s’imbocca il sentiero CAI n. 443 che sale lentamente per addentrarsi nel bosco.Attraversando il bosco s’incontra un ambiente naturale poco conosciuto che và dalla strana conformazione di alcuni alberi alle formazioni di licheni, dalla ceppaia ai danni causati dal vento e/o dal fulmine, al concrescimento di piante all’aia carbonile.E così possiamo ammirare il grande faggio o la policromia di un altro faggio, la pianta morta o l’intreccio di alcune di esse dovuto alla lotta per la sopravvivenza, e così via, fino ad arrivare al punto dove purtroppo si erigeva maestoso

“L’Acerone” che un atto vandalico ha distrutto.Era un esemplare ultracentenario di acero montano veramente degno di essere considerato monumento della natura, sui suoi grossi rami si appollaiava spesso la poiana (rapace presente sul Terminillo) era cavo ed il suo tronco possente presentava “ferite ed amputazioni” che ricordavano appunto sia la vetustà che le battaglie combattute con la natura stessa.Al termine del percorso, dopo aver osservato un ampio panorama si ridiscende lungo lo stesso sentiero sino a giungere nuovamente alla partenza.

Sentiero dell’Acerone

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SENTIERO LH13 (CAI Antrodoco)

Quota minima: 409 m. Quota mASSIMA: 617 m.

DISLIVELLO TOTALE: 208 m.

Tempo di percorrenza: 5,00 h.

DISTANZA: 13,9 KM

DIFFICOLTA’: bassa con grado T (TURISTICO)

paese di riferimento: ANTRODOCO

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DescrizionEPartendo dall’Abbazia di San Quirico e Giulitta, si segue dapprima una carrareccia, poi un sentiero ai piedi del monte Giano, che costeggiando il fiume velino ci porta ad Antrodoco. Si attraversa il paese e si prosegue per Borgo Velino lungo via delle Rimembranze. Giunti a Borgo Velino, sempre costeggiando il fiume sul lato dx, dopo località “Fontanelle” si passa a Ponte Basso, Vaio, Canetra nel comune di Castel Sant’Angelo. Saliti alla

chiesa di San Rocco si continua la strada asfaltata fino a Paterno Alto. Da qui lungo una carrareccia in discesa si giunge a Vasche, luogo di cure termali dove attraversato l’agglomerato urbano terminerà il percorso.Il percorso non presenta notevole difficoltà.

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BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTOCanevaro A. e Ianes D. (a cura di), Diversabilità, Erickson, Trento 2003 Canevaro A. e Goussot A. (a cura di), La difficile storia degli Handicappati, Carocci, Roma 2002 Casadei M.G., Storie di giovani vite e strategie educative, Edizioni Kappa, Roma 2008D’Amore I., Vivo senza corpo io, Armando Editore, Roma 2001 Sacks O., Vedere voci. Un viaggio nel mondo dei sordi, Adelphi, Milano 1991

Sitografia di riferimentohttp://www.accaparlante.it – CDH. Centro Documentazione Handicap di Bologna http://www.agter-cai.it – La montagna con i giovanihttp://www.cai.it – Club Alpino Italiano http://www.cailazio.it – CAI Gruppo Regionale Laziohttp://www.cailaziolh.it – CAI Gruppo LH Laziohttp://www.cai-tam.it/ – CAI Tutela Ambiente Montanohttp://www.cnsas.it – Corpo Nazionale Soccorso Alpino http://www.coinsociale.it – CO.IN: Consorzio cooperative integrate nel Laziohttp://www.corpoforestale.it – Corpo Forestale dello Stato http://www.disabili.com – Il portale web della persona diversamente abile http://www.diversoviaggiare.it/pagineinterne/3124.aspx – Agenzia di viaggi per disabilihttp://www.edscuola.it – Educazione & Scuola http://www.educare.it – Rivista telematica sui grandi temi dell’educazionehttp://www.ferriol-matrat.com – “Scheda informativa per una buona pratica della joëlette”, “Ferriol Matrat”http://www.igiochidielio.it – Giochi per bambinihttp://www.integrazionescolastica.it – FDIS: Federazione di Associazione di Docenti per l’Integrazione Scolastica http://www.iucn.it – Unione Mondiale della Natura http://www.meteoam.it – Il portale web Italiano della Meteorologia http://www.ministerosalute.it – Ministero della Salutehttp://www.montagna.org – Il portale web della montagna http://www.parcolucretili.it – Parco Regionale dei Monti Lucretilihttp://www.parchilazio.it – Parchi e Oasi nel Laziohttp://www.regione.lazio.it – Regione Lazio, Assessorato Politiche Sociali e Famiglia, Direzione Regionale Politiche Sociali, Autonomie, Sicurezza e Sport, Area sostegno alla disabilitàhttp://www.rifugi-bivacchi.com – Il portale dei rifugi e bivacchi http://www.superabile.it – Il portale INAIL per il mondo della disabilitàhttp://www.tutori.it – Handicap: linee guida Associazione tutori volontari http://www.wwf.it – WWFhttp://www.camminopossibile.it – Associazione Il cammino possibile

Video di escursionismo con la joëlettehttp://www.cailazio.it/sottopagine/sentieri-lh-e-lht.htmlhttp://www.cailaziolh.it http://www.caicolleferro.it/ws/alpinismo-giovanile/progetto-educativo-ag/attivita-nelle-scuole-ag/progetti-scuola-lh-lht

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FOTO...............................................

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EditoreClub Alpino Italiano – Via Petrella, 19 – Milano CAI Lazio

Diffusione Club Alpino Italiano – Commissione Centrale per l’Escursionismo e per l’Alpinismo Giovanile

Riproduzionipossibili citando la fonte

Finito di stamparenel mese di novembre 2014

da Press Up s.r.l. (ROMA)