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domenica 7 febbraio 2010 la Settimana speciale Maria Bolognesi 9 30° Anniversario della nascita al Cielo della Serva di Dio Maria Bolognesi Il poeta Ovidio definisce il tempo “edax rerum”, cioè vorace consuma- tore delle cose; certo è che si tratta dell’unità di misura più aderente alla nostra realtà di creature limi- tate. È quasi la definizione della mor- talità del nostro corpo, come can- ta il Salmista che compara i giorni dell’uomo all’erba o al fiore di cam- po (Sal 90, 5-6). Quando, però, l’uomo permette che Dio si inserisca in questa linea del tempo finita, allora scopre che può trascendere il tempo; “Colui che è, che era e che viene” (Ap 1,8) è in grado di dare un senso al passo, strascicato e puntuale, delle lancette sul quadrante. Pensiamo, a livello più pratico e tangibile, come la nascita di Cristo abbia modificato il calcolo degli anni, avanti e dopo Cristo. Mi sia concessa questa introdu- zione che può chiarire il motivo per cui dopo trent’anni dalla sua scomparsa ci si trovi carichi di en- tusiasmo a ricordare la Serva di Dio Maria Bolognesi. Gli Imperatori Romani si prodiga- vano a far edificare opere architet- toniche che li rendessero immortali agli occhi del popolo; Maria Bolo- gnesi si è fatta piccola e umile. Eppure dei primi restano solo nozioni scolastiche, spesso mala- mente digerite, che il tempo sbiadi- sce, mentre il ricordo della Serva di Dio,si rinnova, continua ad ardere e ad accendere nuovi cuori. Molte sono le persone che hanno avuto la grazia di conoscerla e che ormai sono ritornate alla Casa del Padre, ma ciò non ha tolto linfa a questa “famiglia” che trova rifugio fra le braccia generose di Maria Bo- lognesi. Per questo motivo il trentesimo anniversario è un momento di ri- flessione, ma anche di gratitudine al Signore; non vorremmo racco- gliere il frutto della memoria per immortalarlo in una qualche natu- ra morta, quanto piuttosto nutrirci di quel frutto per ripiantarne il suo nocciolo. La clessidra svuotata Quando per la prima volta ci si addentra nella biografia della Serva di Dio, si resta stupiti davanti alla quantità di cose che Maria riusciva a fare in ventiquatt’ore; ciò risalta in modo particolar se questa sua inten- sa attività la paragoniamo al nostro quotidiano in cui, nonostante siamo sempre di fretta, il tempo sembra non bastarci mai. Maria Bolognesi adempiva ai suoi doveri lavorativi anche fisicamente molto pesanti, curava i fratellini e la casa, andava in chiesa, pregava moltissimo e trovava sempre il tem- po per aiutare gli altri. Tutto questo riusciva a farlo a dispetto dei pochi mezzi a disposi- zione, dovuti alla sua povertà e al tempo storico in cui è vissuta, e mal- grado il fisico provato dagli stenti e dalle malattie. Come faceva la Serva di Dio a tro- vare il tempo per fare tutto ciò che le stava a cuore? Si può dire che in lei si è vivificato il verbo “kénosi” nel significato in cui viene applicato alla figura stessa di Cristo all’interno di un grandioso inno incastonato nella Lettera ai Fi- lippesi (2,6-11). Maria Bolognesi spogliò se stessa per offrirsi “serva del Signore”, pro- prio come una clessidra, svuotata dalla sabbia dell’egoismo, e riempi- ta da Dio con il Suo incommensura- bile amore. Per questo motivo i suoi 55 anni di vita appaiono così intensi da va- lerne almeno il doppio. Quanto ha lavorato nella vigna del Signore, sempre vigile e attenta al ritorno del “padrone”! Una passeggiata nel passato Sì, sono passati ben trent’anni da quando gli amici le hanno dato l’ul- timo commosso saluto. Abbiamo voluto riproporre, nel riquadro qui a fianco, l’articolo scritto da Mons. Aldo Balduin – ul- timo direttore spirituale di Maria Bolognesi – e pubblicato su “la Set- timana” del 2 marzo del 1980. Questo ricordo, pensiamo che sia dovuto a molteplici motivi: esso rappresenta la prima scintilla che ha poi acceso altre testimonianze fino a giungere all’apertura del Processo Informativo Diocesano per la Causa di Canonizzazione; inoltre, è fonda- mentale condividere la storia con chi non ha avuto modo di viverla. Il 1980, l’anno della scomparsa della Serva di Dio, non fa iniziare bene il decennio: dopo l’invasione russa in Afghanistan, il Presidente americano Jimmy Carter boicotta le Olimpiadi estive di Mosca; le Briga- te Rosse continuano a insanguinare le strada italiane; accade il disastro di Ustica; la strage di Bologna col- pisce al cuore il nostro paese e si verifica il tremendo terremoto tra l’Irpinia e la Basilicata. Gli amici di Maria Bolognesi che si sono trovati ad affrontare un anno così duro, senza poter più fare affidamento diretto alle sue sagge rassicurazioni, si sono sentiti sper- duti; ma ,pur avvolti in questo buio, la luce d’amore della Serva di Dio non è venuta meno. Come si legge nella testimonian- za del Dottor Piero Tordelli di San Ginesio in provincia di Macerata: “Maria d’ora in poi sarà sempre con me. Quando era in vita dovevo divider- la con tantissima altra gente, ora che è in cielo posso sentirla completamente mia”. Dio non coglie mai un frutto pri- ma che sia maturo, Lui non guarda il colore della buccia, ma il suo in- terno. Quello era il tempo per acco- gliere tra le Sue braccia Maria Bolo- QUANDO L’AMORE SCANDISCE IL TEMPO Riflessioni sulla vita di Maria Bolognesi gnesi: da lassù lei avrebbe potuto fare ancora molto di più. Permettetemi un salto nel mio passato: nel 1980 avevo solo due anni e nessuno avrebbe pensato che trent’anni dopo mi sarei ritrovata a portare la testimonianza di una per- sona che, purtroppo, non ho avu- to modo di conoscere fisicamente. Eppure, eccomi qui, a dimostrare che questo anniversario non è pura commemorazione di una defunta, ma il ringraziamento a Dio per aver posto sul cammino di ognuno di noi un’anima così speciale. L’orologio del cuore A distanza di un trentennio pos- siamo dire che il nostro mondo ha ancora più bisogno di “stelle pola- ri” della fede com’è capace di esser- lo Maria Bolognesi; basti pensare a com’è iniziato questo 2010, tra le varie guerre che continuano ineso- rabilmente e il terribile terremoto di Haiti. Perciò questo anniversario dovrebbe rincuorarci nel compren- dere che abbiamo la responsabilità di indicare questa “stella” al mag- gior numero possibile di persone, affinché diventi per molti punto di riferimento durante le burrasche della vita umana. Se cogliete un fiore, dal profumo inebriante, non lo donate forse alle persone che amate? La Serva di Dio è un fiore umile che aumenta il suo soave profumo ogni volta che, di cuore in cuore, viene donato. Spesso mi viene posta questa do- manda “Ma quando la fanno San- ta?”. Il quesito talvolta cela la con- vinzione che io stia perdendo tem- po nel dedicarmi ad un obbiettivo senza data. Abitualmente rispondo che i tempi del Signore sono diversi da quelli umani; chi aiuta la Causa della Serva di Dio, non lo fa con lo spirito dell’alpinista che deve rag- giungere la vetta per piantare la sua bandiera e dimostrare al mon- do la sua conquista, ma con quello del pellegrino. Il pellegrino non investe il suo tempo per ottenere un risultato terreno, bensì cerca di percorrere, nell’esempio di anime elette come quella di Maria Bolognesi, la strada della santità, che è prerogativa di ogni cristiano. L’irruenza del tempo, ancora una volta, viene messa in discussione, la fede non è a cottimo. L’orologio del cuore ci fa aspetta- re fiduciosi il pronunciamento della Chiesa sulla sua venerabilità, ma non si tratta di un’attesa snervante, perché ogni minuto passato nella luce di Maria Bolognesi si trasforma in ore di serenità e di intimità con Gesù. I bilanci li lasciamo agli economi- sti e i giudizi a Dio: “alla morte di un uomo si rivelano le sue opere” (Siraci- de 11,27). Ludovica Mazzuccato Accanto ai dolori fisici, ebbe a sopportarne molti altri di natura morale. Fin dall’adolescenza non pochi giudi- cavano 1a sua condotta come effetto di anormalità fisiologiche e psichiche, spe- cialmente da quando nel 1942 apparvero i segni della ematidrosi, che si ripetevano a in- tervalli per tutto il tempo dell’anno. La Chiesa rimette questi fatti al giudizio non unanime della scienza e di solito interviene soltanto a im- pedire che resti ingannata o illusa la fede del popolo cristiano. Essa misura la santità sulla scala delle virtù evangeliche, ed è di queste virtù che, secondo il pensiero di un ragguardevole numero di fedeli Ma- ria Bolognesi ha dato una non co- mune testimonianza. Il 30 gennaio scorso lasciava la terra l’anima benedetta di Maria Bolognesi. Nonostante la mancanza di ogni pubblicità, alle esequie celebrate nella chiesa parrocchiale di S. Bar- tolomeo partecipò un folto numero di parrocchiani e di conoscenti, prove- nienti anche da località lontane. Essa volle che anche il suo estre- mo addio alla terra avvenisse die- tro quel velo di umiltà e di silenzio che si adoperò di stendere in conti- nuità attorno alla sua persona. Ebbe umili origini 55 anni or so- no a Bosaro. I genitori, salariati e braccianti, si trasferirono in seguito a San Cas- siano di Crespino, dove la famiglia divenuta numerosa visse in condi- zioni di estrema povertà. Maria fu adibita presto ai lavori della casa e a quelli dei campi e poté frequen- tare solo a intervalli le prime due classi elementari. Fin dalla puerizia sentì la voce del Signore, che la chiamava a con- sacrarsi a Lui e la seguì passo pas- so lungo la traiettoria infallibile della fedeltà ai comandamenti di Dio, ai precetti della Chiesa, all’eser- cizio quotidiano delle virtù teologi- che e cardinali, fino alla pratica dei consigli evangelici e alle grazie mi- stiche. Manifestò presto una parti- colare inclinazione per il soccorso ai poveri e per la visita degli infer- mi a domicilio. Prima dei vent’anni si votò al Si- gnore nella pratica dei consigli evan- gelici e cominciò a portare un abi- to nero, divisa che non depose mai fino alla morte. A ventidue anni lasciò il domici- lio paterno e dimorò fino al 1951 in casa di una famiglia del paese, do- ve lavorava fuori orario, per avere in compenso l’uso di una stanza nella quale custodiva i bimbi delle ma- dri, che si recavano al lavoro. Nel 1952 fu accolta successiva- mente in due famiglie di Rovigo, al- le quali prestava qualche servizio e che le lasciavano il tempo di de- dicarsi alle opere di carità. Dopo una dimora di cinque anni in un modesto locale, i benefattori le diedero i mezzi di costruirsi una abitazione propria in via Giovanni Tasso e là ebbe modo di darsi to- talmente a Dio nella preghiera e nelle opere di misericordia corpora- li e spirituali. La sua vita interiore si svolgeva su due linee essenziali: amare Dio con semplicità di cuore e servirLo con semplicità nei fratelli bisogno- si. Fu sottoposta a prove insolite nel corpo e nell’anima. Una lunga suc- cessione di malattie la afflisse, co- stringendola a innumerevoli degen- ze negli ospeda1i e a rimanere in casa lunghi mesi. L’azione caritativa però non ebbe mai soste: quello che non poteva fare da sé, trovava modo di farlo attraverso i collaboratori. La tomba della Serva di Dio presso la Chiesa di San Sebastiano martire, Bosaro (RO) L’ALFABETO di MARIA BOLOGNESI Nella vita della Serva di Dio sono conte- nute delle “parole chiave” in grado di dare un senso agli enigmi del nostro cuore. Agàpe: amore di donazione totale; Beatitudini: scelte comportamentali quo- tidiane; Cristologia: Cristo al centro di tutto; Decalogo: vivere i dieci comandamenti; Eucaristia: momento irrinunciabile di in- contro con il Signore; Fiducia: abbandono totale nelle mani del Padre; Glossolalia: capacità di coinvolgere il prossimo con la testimonianza; Ispirazione: ascoltare con il cuore i “sug- gerimenti” di Dio; Lavoro: sopportarne serenamente la fatica e prodigarsi per il Regno; Malattia: accettare la prova senza paura della Croce; Natività: vivere il S. Natale come se il Bam- bino Gesù nascesse nel nostro cuore; Obbedienza: sottomissione incondiziona- ta alla Chiesa quale custode della Verità; Pace: farsi ambasciatori di pace, in fami- glia e negli ambienti che frequentiamo; Qualità: non solo fare del bene, ma farlo bene; Rosario: non dimenticare mai di pregarlo, proprio come Gesù lo ricordava a Maria; Sacerdoti: accostarsi ad essi, quali rappre- sentanti della Chiesa, con rispetto e con spirito collaborativo; Timor di Dio: non “paura” ma rispetto per la grandezza di Dio; Umiltà: farsi piccoli per essere graditi agli occhi del Signore; Verità: perseguirla e difenderla con co- raggio e perseveranza; Zelo: difendere fermamente, come fece Maria, la fede, richiamando chi ne offen- de i principi. Ricostruzione del logo di testata de “la Settimana” e dell’articolo scritto da Mons. Aldo Balduin, in occasione della morte della Serva di Dio, e pubblicato sul settimanale diocesano N. 9 - Anno 80 - del 2 marzo del 1980.

domenica 7 febbraio 2010 speciale Maria Bolognesi 9 30 ... · nell’esempio di anime elette come quella di Maria Bolognesi, la strada della santità, che è prerogativa di ogni cristiano

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domenica 7 febbraio 2010 la Settimanaspeciale Maria Bolognesi 9

30° Anniversario della nascita al Cielo della Serva di Dio Maria Bolognesi

Il poeta Ovidio definisce il tempo “edax rerum”, cioè vorace consuma-tore delle cose; certo è che si tratta dell’unità di misura più aderente alla nostra realtà di creature limi-tate.

È quasi la definizione della mor-talità del nostro corpo, come can-ta il Salmista che compara i giorni dell’uomo all’erba o al fiore di cam-po (Sal 90, 5-6).

Quando, però, l’uomo permette che Dio si inserisca in questa linea del tempo finita, allora scopre che può trascendere il tempo; “Colui che è, che era e che viene” (Ap 1,8) è in grado di dare un senso al passo, strascicato e puntuale, delle lancette sul quadrante.

Pensiamo, a livello più pratico e tangibile, come la nascita di Cristo abbia modificato il calcolo degli anni, avanti e dopo Cristo.

Mi sia concessa questa introdu-zione che può chiarire il motivo per cui dopo trent’anni dalla sua scomparsa ci si trovi carichi di en-tusiasmo a ricordare la Serva di Dio Maria Bolognesi.

Gli Imperatori Romani si prodiga-vano a far edificare opere architet-toniche che li rendessero immortali agli occhi del popolo; Maria Bolo-gnesi si è fatta piccola e umile.

Eppure dei primi restano solo nozioni scolastiche, spesso mala-mente digerite, che il tempo sbiadi-sce, mentre il ricordo della Serva di Dio,si rinnova, continua ad ardere e ad accendere nuovi cuori.

Molte sono le persone che hanno avuto la grazia di conoscerla e che ormai sono ritornate alla Casa del Padre, ma ciò non ha tolto linfa a questa “famiglia” che trova rifugio fra le braccia generose di Maria Bo-lognesi.

Per questo motivo il trentesimo anniversario è un momento di ri-flessione, ma anche di gratitudine al Signore; non vorremmo racco-gliere il frutto della memoria per immortalarlo in una qualche natu-ra morta, quanto piuttosto nutrirci di quel frutto per ripiantarne il suo nocciolo.

La clessidra svuotata

Quando per la prima volta ci si addentra nella biografia della Serva di Dio, si resta stupiti davanti alla quantità di cose che Maria riusciva a fare in ventiquatt’ore; ciò risalta in modo particolar se questa sua inten-sa attività la paragoniamo al nostro quotidiano in cui, nonostante siamo sempre di fretta, il tempo sembra non bastarci mai.

Maria Bolognesi adempiva ai suoi doveri lavorativi anche fisicamente molto pesanti, curava i fratellini e la casa, andava in chiesa, pregava moltissimo e trovava sempre il tem-po per aiutare gli altri.

Tutto questo riusciva a farlo a dispetto dei pochi mezzi a disposi-zione, dovuti alla sua povertà e al tempo storico in cui è vissuta, e mal-

grado il fisico provato dagli stenti e dalle malattie.

Come faceva la Serva di Dio a tro-vare il tempo per fare tutto ciò che le stava a cuore?

Si può dire che in lei si è vivificato il verbo “kénosi” nel significato in cui viene applicato alla figura stessa di Cristo all’interno di un grandioso inno incastonato nella Lettera ai Fi-lippesi (2,6-11).

Maria Bolognesi spogliò se stessa per offrirsi “serva del Signore”, pro-prio come una clessidra, svuotata dalla sabbia dell’egoismo, e riempi-ta da Dio con il Suo incommensura-bile amore.

Per questo motivo i suoi 55 anni di vita appaiono così intensi da va-lerne almeno il doppio.

Quanto ha lavorato nella vigna del Signore, sempre vigile e attenta al ritorno del “padrone”!

Una passeggiata nel passato

Sì, sono passati ben trent’anni da quando gli amici le hanno dato l’ul-timo commosso saluto.

Abbiamo voluto riproporre, nel riquadro qui a fianco, l’articolo scritto da Mons. Aldo Balduin – ul-timo direttore spirituale di Maria Bolognesi – e pubblicato su “la Set-timana” del 2 marzo del 1980.

Questo ricordo, pensiamo che sia dovuto a molteplici motivi: esso rappresenta la prima scintilla che ha poi acceso altre testimonianze fino a giungere all’apertura del Processo Informativo Diocesano per la Causa di Canonizzazione; inoltre, è fonda-mentale condividere la storia con chi non ha avuto modo di viverla.

Il 1980, l’anno della scomparsa della Serva di Dio, non fa iniziare bene il decennio: dopo l’invasione russa in Afghanistan, il Presidente americano Jimmy Carter boicotta le Olimpiadi estive di Mosca; le Briga-te Rosse continuano a insanguinare le strada italiane; accade il disastro di Ustica; la strage di Bologna col-pisce al cuore il nostro paese e si verifica il tremendo terremoto tra l’Irpinia e la Basilicata.

Gli amici di Maria Bolognesi che si sono trovati ad affrontare un anno così duro, senza poter più fare affidamento diretto alle sue sagge rassicurazioni, si sono sentiti sper-duti; ma ,pur avvolti in questo buio, la luce d’amore della Serva di Dio non è venuta meno.

Come si legge nella testimonian-za del Dottor Piero Tordelli di San Ginesio in provincia di Macerata: “Maria d’ora in poi sarà sempre con me. Quando era in vita dovevo divider-la con tantissima altra gente, ora che è in cielo posso sentirla completamente mia”.

Dio non coglie mai un frutto pri-ma che sia maturo, Lui non guarda il colore della buccia, ma il suo in-terno. Quello era il tempo per acco-gliere tra le Sue braccia Maria Bolo-

QUANDO L’AMORE SCANDISCE IL TEMPORiflessioni sulla vita di Maria Bolognesi

gnesi: da lassù lei avrebbe potuto fare ancora molto di più.

Permettetemi un salto nel mio passato: nel 1980 avevo solo due anni e nessuno avrebbe pensato che trent’anni dopo mi sarei ritrovata a portare la testimonianza di una per-sona che, purtroppo, non ho avu-to modo di conoscere fisicamente. Eppure, eccomi qui, a dimostrare che questo anniversario non è pura commemorazione di una defunta, ma il ringraziamento a Dio per aver posto sul cammino di ognuno di noi un’anima così speciale.

L’orologio del cuore

A distanza di un trentennio pos-siamo dire che il nostro mondo ha ancora più bisogno di “stelle pola-ri” della fede com’è capace di esser-lo Maria Bolognesi; basti pensare a com’è iniziato questo 2010, tra le varie guerre che continuano ineso-rabilmente e il terribile terremoto di Haiti. Perciò questo anniversario dovrebbe rincuorarci nel compren-dere che abbiamo la responsabilità di indicare questa “stella” al mag-gior numero possibile di persone, affinché diventi per molti punto di riferimento durante le burrasche della vita umana.

Se cogliete un fiore, dal profumo inebriante, non lo donate forse alle persone che amate?

La Serva di Dio è un fiore umile che aumenta il suo soave profumo ogni volta che, di cuore in cuore, viene donato.

Spesso mi viene posta questa do-manda “Ma quando la fanno San-ta?”. Il quesito talvolta cela la con-vinzione che io stia perdendo tem-po nel dedicarmi ad un obbiettivo senza data.

Abitualmente rispondo che i tempi del Signore sono diversi da quelli umani; chi aiuta la Causa della Serva di Dio, non lo fa con lo spirito dell’alpinista che deve rag-giungere la vetta per piantare la sua bandiera e dimostrare al mon-do la sua conquista, ma con quello del pellegrino.

Il pellegrino non investe il suo tempo per ottenere un risultato terreno, bensì cerca di percorrere, nell’esempio di anime elette come quella di Maria Bolognesi, la strada della santità, che è prerogativa di ogni cristiano.

L’irruenza del tempo, ancora una volta, viene messa in discussione, la fede non è a cottimo.

L’orologio del cuore ci fa aspetta-

re fiduciosi il pronunciamento della Chiesa sulla sua venerabilità, ma non si tratta di un’attesa snervante, perché ogni minuto passato nella luce di Maria Bolognesi si trasforma in ore di serenità e di intimità con Gesù.

I bilanci li lasciamo agli economi-sti e i giudizi a Dio: “alla morte di un uomo si rivelano le sue opere” (Siraci-de 11,27).

Ludovica Mazzuccato

Accanto ai dolori fisici, ebbe a sopportarne molti altri di naturamorale.

Fin dall’adolescenza non pochi giudi-cavano 1a sua condotta come effetto di anormalità fisiologiche e psichiche, spe-cialmente da quando nel 1942 apparvero i segni della ematidrosi, che si ripetevano a in-tervalli per tutto il tempo dell’anno.

La Chiesa rimette questi fatti al giudizio non unanime della scienza e di solito interviene soltanto a im-pedire che resti ingannata o illusa la fede del popolo cristiano. Essa misura la santità sulla scala delle virtù evangeliche, ed è di queste virtù che, secondo il pensiero di un ragguardevole numero di fedeli Ma- ria Bolognesi ha dato una non co-mune testimonianza.

Il 30 gennaio scorso lasciava la terra l’anima benedetta di Maria Bolognesi.

Nonostante la mancanza di ogni pubblicità, alle esequie celebrate nella chiesa parrocchiale di S. Bar-tolomeo partecipò un folto numero di parrocchiani e di conoscenti, prove-nienti anche da località lontane.

Essa volle che anche il suo estre-mo addio alla terra avvenisse die-

tro quel velo di umiltà e di silenzio che si adoperò di stendere in conti-nuità attorno alla sua persona.

Ebbe umili origini 55 anni or so-no a Bosaro.

I genitori, salariati e braccianti, si trasferirono in seguito a San Cas-siano di Crespino, dove la famiglia divenuta numerosa visse in condi-zioni di estrema povertà. Maria fu adibita presto ai lavori della casa e a quelli dei campi e poté frequen-tare solo a intervalli le prime due classi elementari.

Fin dalla puerizia sentì la voce del Signore, che la chiamava a con-sacrarsi a Lui e la seguì passo pas-so lungo la traiettoria infallibile della fedeltà ai comandamenti di Dio, ai precetti della Chiesa, all’eser-cizio quotidiano delle virtù teologi-che e cardinali, fino alla pratica dei consigli evangelici e alle grazie mi-stiche. Manifestò presto una parti-colare inclinazione per il soccorso ai poveri e per la visita degli infer-mi a domicilio.

Prima dei vent’anni si votò al Si-gnore nella pratica dei consigli evan-gelici e cominciò a portare un abi-to nero, divisa che non depose mai fino alla morte.

A ventidue anni lasciò il domici-lio paterno e dimorò fino al 1951 in casa di una famiglia del paese, do-ve lavorava fuori orario, per avere in compenso l’uso di una stanza nella quale custodiva i bimbi delle ma-dri, che si recavano al lavoro.

Nel 1952 fu accolta successiva-mente in due famiglie di Rovigo, al-le quali prestava qualche servizio e che le lasciavano il tempo di de-dicarsi alle opere di carità.

Dopo una dimora di cinque anni in un modesto locale, i benefattori le diedero i mezzi di costruirsi una abitazione propria in via Giovanni Tasso e là ebbe modo di darsi to-talmente a Dio nella preghiera e nelle opere di misericordia corpora-li e spirituali.

La sua vita interiore si svolgeva su due linee essenziali: amare Dio con semplicità di cuore e servirLo con semplicità nei fratelli bisogno-si.

Fu sottoposta a prove insolite nel corpo e nell’anima. Una lunga suc-cessione di malattie la afflisse, co-stringendola a innumerevoli degen-ze negli ospeda1i e a rimanere in casa lunghi mesi.

L’azione caritativa però non ebbe mai soste: quello che non poteva fare da sé, trovava modo di farlo attraverso i collaboratori.

La tomba della Serva di Dio presso la Chiesa di San Sebastiano martire, Bosaro (RO)

L’ALFABETO di MARIA BOLOGNESINella vita della Serva di Dio sono conte-nute delle “parole chiave” in grado di dare un senso agli enigmi del nostro cuore.Agàpe: amore di donazione totale;Beatitudini: scelte comportamentali quo-

tidiane;Cristologia: Cristo al centro di tutto;Decalogo: vivere i dieci comandamenti;Eucaristia: momento irrinunciabile di in-

contro con il Signore;Fiducia: abbandono totale nelle mani del

Padre;Glossolalia: capacità di coinvolgere il

prossimo con la testimonianza;Ispirazione: ascoltare con il cuore i “sug-

gerimenti” di Dio;Lavoro: sopportarne serenamente la fatica

e prodigarsi per il Regno;Malattia: accettare la prova senza paura

della Croce;Natività: vivere il S. Natale come se il Bam-

bino Gesù nascesse nel nostro cuore;Obbedienza: sottomissione incondiziona-

ta alla Chiesa quale custode della Verità;Pace: farsi ambasciatori di pace, in fami-

glia e negli ambienti che frequentiamo;Qualità: non solo fare del bene, ma farlo

bene;Rosario: non dimenticare mai di pregarlo,

proprio come Gesù lo ricordava a Maria;Sacerdoti: accostarsi ad essi, quali rappre-

sentanti della Chiesa, con rispetto e con spirito collaborativo;

Timor di Dio: non “paura” ma rispetto per la grandezza di Dio;

Umiltà: farsi piccoli per essere graditi agli occhi del Signore;

Verità: perseguirla e difenderla con co-raggio e perseveranza;

Zelo: difendere fermamente, come fece Maria, la fede, richiamando chi ne offen-de i principi.

Ricostruzione del logo di testata de “la Settimana” e dell’articolo scritto da Mons. Aldo Balduin, in occasione della morte della Serva di Dio, e pubblicato sul settimanale diocesano N. 9 - Anno 80 - del 2 marzo del 1980.

10 domenica 7 febbraio 2010la Settimana speciale Maria Bolognesi

Fermo immagine: i momenti importantinella vita della Serva di Dio Maria Bolognesi

P r i M a D o P o1926 – La piccola Maria (nata a Bosaro, il 21 ottobre 1924) tra le braccia di mamma Giu-seppa Samiolo. Quanta luce nello sguardo della bimba, malgrado l’assenza di una figura paterna. Il padre naturale non volle far fron-te ai suoi doveri: il cognome le venne donato da Giuseppe Bolognesi, che nel 1930 sposò la madre. Solo nel 1968 Maria potè incontrare colui che fu scelto dal Signore a donarle il bene prezio-so della vita.

1980-2008 – Rovigo, Cimitero: qui è stata cu-stodita per 28 anni, la salma della Serva di Dio.La semplice tomba, sormontata – per volontà di Maria – da una croce di legno, è diventata nel corso degli anni, meta di tanti pellegrini. Queste persone si portavano in cimitero per chiedere alla Serva di Dio aiuto, protezione e conforto; molto spesso ci ritornavano per rin-graziarla della sua intercessione, deponendo un mazzo di fiori e lasciando il segno del loro passaggio su bigliettini scritti a mano e conse-gnati alla terra.

1942 – La pagina del diario di Maria che im-mortala il “fidanzamento mistico”: Gesù con-segna alla Serva di Dio un anello, il primo, con cinque rubini, simbolo delle Sue cinque piaghe. Era il 1 aprile 1942, mercoledì santo. Fu questo il primo incontro con Colui che sarà per sempre il suo Sposo.I diari della Serva di Dio, scritti in ubbidienza ai suoi padri spirituali e che ricordano “Storia di un’anima” di Santa Teresa di Lisieux, sono una fonte inesauribile di fede a cui attingere per dissetare il nostro bisogno di certezze.

1948 – Località “Le Cavazze”: Maria è con i piccoli della Scuola materna da lei ideata e realizzata in casa dei signori Ferdinando e Angela Piva, suoi benefattori. Qualcuno po-trebbe chiedersi: “Cosa mai avrà potuto in-segnare questa quasi analfabeta, in possesso solo di una promozione alla classe seconda elementare?” Non vogliamo dare delle rispo-ste tecniche, ma diciamo semplicemente che lei si è sforzata di “consegnare un metodo”: la fiducia in Dio e nei propri mezzi mentali e ancor prima, la fraternità e l’uguaglianza.

1951 – Maria con Enzo, il bimbo della Scuola materna sopra citata, che ha rischiato l’anne-gamento. Al primo segnale che il piccolo è caduto in un fosso, Maria si precipita, si tuffa pur non sapendo nuotare e lo salva. Scrive Maria nel retro della foto: “Il bambino che da Gesù ha ricevuto un miracolo con il giorno 18 agosto 1951. Non dimenticherò mai il dolore in quel mentre provato, e dopo il dolore il grande miracolo, che solo Gesù lo ha potuto fare, memoria incancellabile per tutta la mia vita, solo Gesù po-tevo invocare, solo Lui poteva salvare”.

1955 – Questo anello d’oro, con inciso il volto dell’Ecce Homo, Maria lo ricevette in dono da Gesù il Venerdì Santo dell’8 aprile 1955, alle ore 15,00, dopo aver condiviso tutta la sua “Passione”, compresa la salita al“Calvario”.Sicuramente l’anello fu importante per Maria, che divenne la sposa di Gesù; ora lo è anche per noi, perché vi possiamo scorgere, in ogni momento, il sigillo dell’amore di Dio per le sue creature. Cerchiamo di imprimere nel no-stro cuore quel volto indimenticabile per im-parare ad amare con Gesù e in Gesù la Croce.

1972/73 – Rovigo, Via Giovanni Tasso n. 49.Maria, insieme all’amica fraterna, Zoe Manto-vani, è accanto alla statua dell’Immacolata, da lei posta al centro di un’aiuola del giardino, or-dinato e ricco di piante e fiori. Ancora conva-lescente dopo un gravissimo infarto, ci appare sofferente nel volto un po’ tirato; lo sguardo pacato ci testimonia comunque la dolcezza di un cuore, pieno di un amore tenerissimo per la Madre di Gesù. Questa statua della Madon-na è custodita, nella medesima posizione, nel giardino del Centro Maria Bolognesi.

1973/74 – Rovigo, Via Giovanni Tasso n. 49. Maria sosta davanti al nuovo, imponente pre-sepio, da lei allestito con tanta fatica, a causa di un fisico provato dalle malattie. Accetta di farsi fotografare da persone amiche, ma il suo sguardo è assorto; non vuol deludere nessu-no, e ancor meno il Bambino Gesù. Il primo presepio lo preparò nel 1944, in seguito fu un crescendo di abilità manuale e artistica che le permise di ricavare offerte per le missioni. Al Centro Maria Bolognesi è ancora possibile ammirare l’ultimo suo presepio.

21 ottobre 1992 – Rovigo, Palazzo Vescovile: Apertura del Processo Informativo Diocesa-no. Padre Tito Sartori, Postulatore della Causa di Canonizzazione, prende la parola davanti ai membri del Tribunale, presieduto dal Ve-scovo S.E. Mons. Martino Gomiero.Alla destra del Vescovo: Mons. Claudio Gat-ti, Mons. Renato Dall’Occo, Mons. Giordano Caberletti; alla sua sinistra: Mons. Girolamo Lavarda e il dott. Agostino Bedendo.

8 luglio 2000 – Rovigo, Tempio “La Rotonda”: Chiusura del Processo. Il Vescovo Mons. Go-miero – dopo la sigillatura degli atti da inol-trare a Roma presso la Congregazione delle Cause dei Santi – parla ai numerosi presbiteri invitati per la concelebrazione e ai tanti fedeli convenuti, anche da lontano, per ringraziare tutti insieme il Signore di aver donato alla Chiesa che è nel Polesine un fulgido esempio di carità evangelica.

luglio 2000 – Rovigo, Curia Vescovile: Il Can-celliere Mons. Valerio Valentini consente di fotografare i plichi sigillati, contenenti gli atti del Processo, per un totale di oltre 12.000 fogli. I plichi sono “pronti” per essere consegnati al Portitore nominato dal Vescovo nella persona del Presidente del Centro Maria Bolognesi, at-tore della Causa.Il Portitore G. Giacomini si impegna sotto giuramento di eseguire fedelmente l’incarico.La quantità dei plichi fa capire quanto “mate-riale di studio” offra la vita di Maria.

13 dicembre 2005 – Padova, Curia Vescovile: ultima sessione del Processo “Super miro”, iniziato il 23 settembre 2004. Alla presenza del Vescovo Mons. Antonio Mattiazzo e dei membri del Tribunale, Mons. Pietro Brazza-le fa un ampio excursus del lavoro svolto nel corso di un anno per raccogliere le testimo-nianze giurate dei medici e di quanti sono stati convocati a relazionare sulla guarigione prodigiosa, stabile e duratura di Marco Ferra-ri, avvenuta nel febbraio 1994, per intercessio-ne della Serva di Dio Maria Bolognesi.

21 ottobre 2006 – Bosaro, in occasione dell’82° anniversario della nascita di Maria Bologne-si è stata inaugurata la piazza a lei dedicata; adiacente alla chiesa anche una scultura com-memorativa a forma di libro aperto su cui è incisa la frase: “Voglio lavorare sempre per il bene delle anime, lavorare per i poveri, cercare l’ufficio che più pesa per farne un fioretto ed offrirlo a Gesù in riparazione per tutta l’umanità”. Un passo im-portante che dimostra la sensibilità dell’Am-ministrazione comunale nei riguardi della Serva di Dio.

1 maggio 2008 – Bosaro, il Vescovo della Dio-cesi di Adria-Rovigo, Mons. Lucio Soravito De Franceschi celebra la S. Messa nella chiesa di S. Sebastiano Martire e benedice la tomba della Serva di Dio, ivi traslata il 14 aprile dello stes-so anno. Il Vescovo, in quell’occasione definì la Serva di Dio “dolce esempio di perfetta Carità”. La popolazione accoglie festante il “ritorno” di questa compaesana “speciale”. Quando si visi-ta la sua tomba si rimane anche colpiti dalla lu-minosità eccezionale che penetra dall’artistica vetrata a forma di croce.

11domenica 7 febbraio 2010 la Settimanaspeciale Maria Bolognesi

La celebrazione: tra ricordo e riconoscenzaLa parola alla Presidente del Centro Maria Bolognesi

La parola al Postulatore: l’Omelia di P. Tito M. Sartori

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Una favola per far conoscere ai più piccolila Serva di Dio Maria Bolognesi,

una rosa il cui profumo non si disperderà mai.

�aria GIUSEPPINA GIACOMINI

la rosa

ISBN 978-88-7505-016-0

Copertina.indd 1 11-01-2010 12:03:58

Il Il 30 gennaio 1980 l’anima bene-detta di Maria Bolognesi faceva il suo ingresso nell’eternità di Dio.

Da allora, come oggi, sono passati 30 anni! Si tratta di un tempo indefini-bile: per taluni di noi, lungo; per altri, invece, breve, brevissimo! Come il sof-fio del vento, o meglio, come il battito del nostro cuore.

Quanta strada è stata percorsa da noi, qui riuniti, tutti insieme, a testimoniare gratitudine al Signore per aver donato alla nostra Diocesi Maria Bologne-si, esempio luminoso di carità evangelica!

Da 25 anni, fedeli al primo appuntamento – fortemente voluto dal Vescovo del tempo Mons. Giovanni Sartori, che ci spronava ad essere attivi anche in Diocesi – ci ritroviamo anco-ra in questa Chiesa, che per tan-ti anni ebbe come parrocchiana la Serva di Dio.

Nel Lezionario i due testi scritturistici che abbiamo udito, sono riportati il primo dalla so-lennità del Natale (Is 9, 1-3.5-6) e il secondo dalla solennità dell’Immacolata Concezione di Maria (Lc 1, 26-38). Sono corre-lati da un tema comune: Gesù, assumendo la natura umana nel grembo di Maria Santissima, è venuto a portarci la sua pace. Tuttavia il Signore aggiunge un particolare importante, sul qua-le di solito non ci soffermiamo: «Non come la dà il mondo, io la do a voi»(Gv 14,27). Quali sono le modalità specifiche della pace del mondo e quali quelle osservate dal Signore? Sembre-rebbe, a prima vista, un sottile sofisma, invece tale differenza costituisce la ragione di fondo dell’Incarnazione stessa.

La sua, infatti, è una pace che «non avrà mai fine». Perché? Esiste nel mondo una pace che non abbia mai conosciuto una fine? Che cosa ci dicono il sus-seguirsi degli imperi, le epoche dei trionfi? Non ci parlano in-fatti del tramontare di tutte le umane grandezze, di tutti i po-teri dittatoriali o democratici, delle illusioni che hanno fatto sognare miliardi di uomini?

Cerchiamo di capirne qualco-sa leggendo tra le righe del dia-rio di Maria Bolognesi. Lì po-tremo constatare dove si annidi la ragione della pace vera. Sia-mo pertanto invitati a compie-re tale indagine nel 30mo anni-versario della sua morte, quasi riepilogando una vita trascorsa nella povertà, nella sofferenza e nella gioia interiore radicata nel timore e nell’amore di Dio.

Soprattutto una vita ordinaria, come la nostra, nascosta nell’in-timità della vita domestica.

Pace nelle famiglie

Il primo testo del diario lo prendo dal primo quaderno sti-lato dopo l’ordine ricevuto da don Bassiano Paiato nell’apri-le del 1942, di scrivere anche quanto accaduto negli anni pre-cedenti. Maria riassume l’arco di tempo 1938-40 con queste poche parole:

«Mi sembra un sogno, papà non dà più dispiaceri a mamma, si la-vora nel silenzio e nella pace. Met-tendo a posto un po’ di legna con la mamma, si parlava sul passato della nostra famiglia, della nostra pover-tà, abbiamo ricordato i nostri cari morti e di tutte le battaglie della no-stra famiglia, ora si respira un po’».

Notate i tre momenti: po-vertà, i cari morti, le battaglie. Sulla povertà abbiamo a lungo discorso negli anni precedenti. Accennammo anche alle scom-parse dolorose che segnarono i primi due anni della permanen-za della Serva di Dio nella fami-glia Bolognesi. Il terzo punto, le cosiddette «battaglie», si riferi-sce al dramma della gelosia che agitò la mente, il cuore e le ener-gie affettive del babbo adottivo. Pure questo fu oggetto della nostra attenzione tanti anni fa. Per oggi sia sufficiente ricor-dare che a quel dramma mise fine l’adolescente Maria nel gennaio 1938 con parole dure e allo stesso tempo rispettose. La conseguenza di quell’intervento è presente nel brano prima cita-to. Risultato di quell’intervento furono il silenzio contrapposto alle grida precedenti e la pace in famiglia, effetto diretto della sti-ma e dell’amore reciproci. Non ci può essere pace tra le mura domestiche se mancano amore e rispetto reciproci.

La conferma della necessità di queste condizioni la troviamo in un altro brano del diario scritto il 18 ottobre 1958. Lo riporto per-ché esso mette in luce un aspetto importante per la nostra vita:

«Che strano il vivere di oggi!

Sembra impossibile, non ci si può compatire tra fratelli e fratelli. In certe case hanno la ricchezza, ma sono poveri, poveri, perchè non hanno la pace. Le nuore parlano male delle suocere, le suocere del-le nuore. È vero, colui che conosce i propri difetti e chiede perdono è santo. In questi ultimi tempi si possono contare sulle dita che i col-pevoli abbiano a conoscere le loro colpe. Quasi tutti vogliamo avere sempre ragione e siamo pienamente convinti di noi stessi senza che la coscienza ne senta rimorso. Questo è un grande difetto e superbia. La colpa non la vuole nessuno».

Ciò che pocanzi abbiamo de-finito amore e rispetto, qui ricor-re con altro termine: il perdono. Esso è l’effetto dell’umiltà del cuore, condizione essenziale per lo sviluppo dell’amore. La pace della famiglia è a sua volta il riflesso del perdono. Siamo soliti attribuire la persistenza della pace familiare alla tran-quillità economica. Maria Bolo-gnesi ci dice, ed è affermazione fondata sull’esperienza, che ad-dirittura la ricchezza può esse-re coesistente alla mancanza di pace. Le condizioni della pace sono legate l’una all’altra: ri-spetto, amore, perdono, se pre-senti, possono illuminare anche uno stato di nobile povertà.

Un’ulteriore sorgente di pace e di gioia la Serva di Dio la ad-dita in un risvolto importantis-simo, che troviamo nel diario del 20 settembre 1959:

«Una zia di questi mi disse: “Si-gnorina, quel matrimonio lo vedo finito, sapesse cosa abbiamo prova-to! Ora preghiamo il Cuore di Gesù assieme e speriamo continuino come ora. Signorina, vi vedo sorridenti e tanto contenti: era da molto tempo che non li vedevo cosi!”».

Per comprendere il significato del testo si deve tenere presente che la moglie non voleva altri figli, oltre a quello già presente, in contrasto con il marito, che invece ne desiderava altri. Il dissidio fu abilmente acquetato dall’intervento della Serva di Dio. In seguito, nel 1962 e nel 1966, giungeranno altri due figli

ad allietare la famiglia. Quel dis-sidio inquinava il rapporto tra coniugi. Il sorriso qui registrato ne segnò la fine. Come dire: la ricchezza dei figli è la ricchezza del coniugio, è sorgente di gioia, qualora siano presenti le condi-zioni dette sopra.

Pace nel cuore di ciascuno

Finora abbiamo parlato della pace familiare. Che dire della pace del cuore radicata nella coscienza di ciascuno? Il 15 aprile 1960, venerdì santo, Ma-ria pensa sia giunto il momento di impetrare grazia per i 5 pec-catori che le stanno a cuore, dei quali qualcuno è già stato dal Signore escluso dalla possibilità di conversione, a causa del rifiu-to pertinace delle grazie finora elargite a suo favore. Gesù le fa presente che simile richiesta non ha senso, perché lei ha già «offerto tutta se stessa di conti-nuo», pertanto non c’è nulla di nuovo che ancora lei possa fare. Ma lei insiste:

«Io sono sempre in obbligo con te, ma tu lo sei con me, sfrutta il mio corpo con numerose perdite di sangue ed io desidero chiedere alla fonte mistica del tuo cuore, [che] la resurrezione del tuo amore [nei no-stri cuori] abbia a portarci la pace: va bene? Gesù, la tua mano sul mio capo, mi fa riflettere che sei tanto buono. Se vorrai bene a me, non lo devi essere di meno per tutto il mondo».

Siamo qui di fronte alla forza soprannaturale della preghiera per ottenere il perdono divino, e quindi la pace della coscienza, per coloro che amiamo: genito-ri, figli, fratelli, amici. Maria av-valora la richiesta con il sacri-ficio di se stessa, accettando di soffrire per loro. Questo aspetto dell’orazione è indubbiamente importante, può assumere tal-volta risvolti eroici, come ac-cadde alla Bolognesi.

C’è un aspetto nel diario con-cernente coloro che nella Chie-sa hanno un compito del tutto particolare e che nell’anno sa-cerdotale che stiamo celebran-

Ricordiamo infatti che – fin dagli inizi degli anni ’50 – la Provvidenza fece approdare Maria Bolognesi in città, prima per motivi di salute, poi, di apostolato attivo e coraggioso, a favore delle persone più povere e sof-ferenti.

Gratitudine al Vescovo Sartori, non solo per averci indicato la strada da percorrere in vista di un Processo Ca-

nonico, ma anche per averci donato nel fratello P. Tito il Postulatore di una Causa non comune! Causa non facile, ma al contempo entusiasmante, alla luce dei fatti, largamente conosciuti […].

Il Centro Maria Bolognesi – in sinto-nia con la Postulazione, con l’Ammi-nistrazione Comunale di Rovigo e la Parrocchia di Bosaro – si sta prodigan-

do per valorizzare nel modo mi-gliore questo 30° anniversario, da considerare come preludio di una gioia più grande! Un al-tro traguardo, infatti, ci attende forse nei prossimi mesi, quello della dichiarazione della Vene-rabilità di Maria Bolognesi, in seguito alla quale sarà possibile sperare nella successiva Beatifi-cazione.

Voglia il Signore esaudire le nostre preghiere e concederci anche la grazia speciale, quel-la di poter invocare, quanto

prima, la Serva di Dio con il titolo di Venerabile.

La venerabilità, che precede ogni Beatificazione, sarà la testimonianza acclarata da parte della Chiesa dell’in-discusso esercizio delle virtù eroiche, praticate in vita dalla Serva di Dio, in modo particolare di quelle teologali.

Ora ci fermiamo un attimo a ricor-dare la carità traboccante d’amore di Maria, con la speranza che essa possa

sempre riversarsi senza sosta nel cuo-re di grandi e piccoli; possa espandersi e dilagare ovunque con la semplicità di un fatto abituale, quotidiano, senza enfasi alcuna.

Per questo singolare aspetto, che il-lumina tutta la persona e la vita della Serva di Dio, il Centro Maria Bolo-gnesi, in sintonia con la Parrocchia di Bosaro, ha voluto dare alle stampe un volumetto, che ha questo titolo: “Ma-ria, la Rosa”.

Il libretto – sobrio, di facile lettura ed anche accattivante per la presenza di tanti disegni a colori – non aspetta altro che di arrivare nelle mani e nelle case di tante persone perché ognuna di esse – bambini, giovani adulti e an-ziani – possa conoscere meglio questo angelo, che ci segue dal cielo con la stessa tenerezza che Dio ha verso le sue creature.

Dott. Giuseppina Giacomini

do, è opportuno porre in luce. Questo aspetto è presente nel diario del 26 maggio 1961:

«Maria, gli uomini rifiutano le mie grazie e vanno in cerca loro stessi dei castighi, sono abbando-nato anche da molti sacerdoti”. “Gesù, non piangere, non pian-gere...”. Gesù mi parlava molto a lungo triste ed angosciato. Vorrei potermi ritirare ogni giorno alle ore 15 per vedere Gesù e sentire la sua voce. Ma non vorrei mai e mai ve-derlo tanto triste come sempre. Vor-rei vivere solo facendo penitenza e penitenza, ma sono una piccola om-bra, incapace di ogni piccola cosa. Mio Dio abbi pietà e misericordia di noi peccatori!».

Il dito è puntato contro cia-scuno di noi: “Maria, gli uomini rifiutano le mie grazie e vanno in cerca loro stessi dei castighi”. Ciascuno è autore della propria rovina. Ascoltare la voce del Si-gnore che ci parla non solo nei dieci comandamenti, ma anche nell’intimità della coscienza, è la via regia della pace interio-re. L’armonia con Dio e con gli uomini si fonda sull’obbedienza alla volontà divina. Il capriccio genera nell’anima solo rimorso e desolazione.

Da notare che il capriccio non è generato solo dall’ignoranza. Si può essere pienamente edotti anche in teologia morale e man-care gravemente ai doveri del proprio stato. Lo assicura Gesù stesso alla Bolognesi: “Sono abbandonato anche da molti sacerdoti”. Il peccato dei sacer-doti, come annota nel diario la Serva di Dio, rende Gesù «triste ed angosciato». In queste paro-le si cela il punto interrogativo che il Signore pose nel Vangelo e che non trovò e non trova ri-sposta nemmeno oggi: “Ma il Figlio dell’uomo, quando ver-rà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18,8). Anche noi sacerdoti possiamo venir meno alla fede. Infatti quell’interrogativo fu rivolto da Gesù perfino agli apostoli. Nessuno allora rispo-se e nemmeno Gesù accennò a soluzione. Tutto ciò invita a dubitare delle proprie forze e

ad appellarsi solo al Signore in attesa vigilante e nel timore di Dio, tutti, sacerdoti compresi.

Accenno ora ad un tratto del-la lettera scritta dalla Bolognesi il 22 ottobre 1975:

Ieri [21 ottobre, 51mo genetliaco] ho passato una giornata così così, mi spiace a vedere gente sofferenti senza colpe, d’altra parte le gioie per me sono poche, ma devono ancora nascere, anche domani, ho una gior-nata assai dura d’intrighi, ma non posso pensare a me sola, una mano ai bisognosi si deve sempre darla, specie quando in questi manca la pace, è brutta, sapete, che manchi la tranquillità, io preferisco la poca salute, ma la pace nell’animo.

In queste poche righe c’è tutto lo splendore dell’anima di Maria Bolognesi. Dietro la frase «le gioie per me sono po-che» si allude alle cosiddette gioie mondane, che a lei non interessano punto. L’interesse suo è un altro, così specificato: «non posso pensare a me sola, una mano ai bisognosi si deve sempre darla, specie quando in questi manca la pace». È que-sta la vera povertà di cui parla Gesù nel Vangelo. È la povertà nello spirito, l’abbandono del proprio egoismo, l’essere pre-occupati più della felicità altrui che della propria.

E poi la conclusione, essa pure splendida: “È brutta, sa-pete, che manchi la tranquilli-tà, io preferisco la poca salute, ma la pace nell’animo”. Perché questa preferenza? Per una ra-gione semplicissima, che tro-viamo nel Vangelo quale dono del Signore: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” (Gv 14,27). La presenza di Gesù nell’anima è la vera ed unica sorgente di pace. Pace con Dio, pace con gli uomini.

Nel trentesimo anniversario della sua scomparsa, Maria Bolognesi ci ricorda che fede, amore, umiltà, povertà, distac-co da sé spalancano le porte all’invasione divina. È lo Spi-rito Santo, lo Spirito di Gesù, a recare nell’anima di ciascuno di noi, la profonda pace di Dio.

P. Tito M. Sartori