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1 Pubblicazione sulla spiritualità delle sorelle Girelli ANNO XIV GENNAIO-FEBBRAIO 2009 Due donne un carisma Stamattina, stando innanzi alla salma della mia cara S. Angela, e partecipando alla S. Comunione, ho sentito qualche cosa di grande ch’io non so dire, e che mi ha lasciato una felice impressione che tuttora conservo. Vorrei sperare che tutto ciò fruttasse in me una maggiore cognizione del mio nulla e dei miei peccati; una cordiale contrizione ed un generoso proposito di combattere le mie passioni; un profondo raccoglimento interno; una tranquillità imperturbabile nell’operare; una pazienza invincibile nel soffrire, un completo distacco da me stessa; una carità magnanime ed operosa verso il prossimo; una diligenza inappuntabile nei miei doveri. Senza questi frutti io non posso apprezzare come utili all’anima mia quei celesti favori, con cui visitaste la vostra serva… (Maddalena Girelli)

Due donne un carisma n. 1 del 2009

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periodico di informazione religiosa

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Due donne un carisma

GENNAIO-FEBBRAIO 2009 11 Pubblicazione sulla spiritualitàdelle sorelle Girelli

ANNO XIV GENNAIO-FEBBRAIO 2009

Due donneun carisma

Stamattina, stando innanzialla salma della mia cara S. Angela,e partecipando alla S. Comunione,ho sentito qualche cosa di grande ch’io non so dire, e che mi ha lasciatouna felice impressioneche tuttora conservo.Vorrei sperare chetutto ciò fruttasse in meuna maggiore cognizionedel mio nulla e dei miei peccati;una cordiale contrizioneed un generoso proposito di combattere le mie passioni;un profondo raccoglimento interno;una tranquillità imperturbabile nell’operare;una pazienza invincibile nel soffrire,un completo distacco da me stessa;una carità magnanimeed operosa verso il prossimo;una diligenza inappuntabilenei miei doveri.Senza questi frutti io non possoapprezzare come utili all’anima miaquei celesti favori,con cui visitaste la vostra serva…

(Maddalena Girelli)

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Pubblicazione sulla spiritualitàdelle sorelle Girelli

Anno XIV - 2009 - numero 01a cura di Giuseppina Zogno

Via F. Crispi, 23 - 25121 BresciaTel. 030.295675 - 030.3757965

E.mail: [email protected]/c postale n. 12816252

Direttore responsabile:don Antonio Fappani

Progettazione grafica e stampa:COM&PRINT srl - Brescia

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SOMMARIO

S. ANGELA MERICI 2009 ........................pag. 2

ELISABETTA GIRELLI ...............................pag. 3Carità come passione per le anime

PENSIERI DIVOTI CAVATIDALLE SACRE SCRITTURE ..................pag. 4di Maddalena Girelli

INDIRIZZO E PASCOLOALLA PIETÀ: ...........................................................pag. 5Il distacco dal divertimento

“LA FEDELTÀ CONIUGALENEI GIOVANI OGGI”: ..................................pag. 6Convegno in collaborazioneCentro Mericiano e Ufficio Famiglia

S. ANGELA MERICI 2009Quest’anno la festa di S. Angela Merici, so-lennemente celebrata come ogni anno nel giorno anniversario della sua nascita al cie-lo, il 27 gennaio, ha avuto in programma due novità di rilievo. Il 24 gennaio pome-riggio, nella cripta del Santuario, ha avuto luogo la presentazione del volume che rac-coglie gli atti del convegno internazionale dì studi sulla figura di S. Angela e del suo tempo, svoltosi tra Brescia e Desenzano dal 22 al 25 novembre 2007 in occasione del bicentenario della canonizzazione del-

la Santa. Nella tarda serata della stesso giorno, sempre in cripta, è stata allestita da “Scena Sintetica” la rappresentazione teatrale AN-GELA MERICI: “L’INCHIESTA, I TESTIMONI” a cura del Prof. Gian-pietro Belotti. Una vivace, documentata presentazione, attualizza-ta dallo stile artistico e geniale, che connota la compagnia teatrale diretta Prof. Fuso. Attraverso i testi rispondenti agli interrogativi del tempo, è emersa in tutta la sua freschezza e pregnanza, la figura di Angela una giovane tutta bresciana, portatrice di carismi e intuizioni capaci di ridare smalto a una Chiesa sempre tentata di ridurre l’im-magine che Cristo le volle dare di sposa tutta bella e splendente, adorna per il Suo Signore. S. Angela può dirsi una autentica “Patrona” della Chiesa bresciana, anche se non ancora ufficialmente pro-clamata tale dalla Suprema Autorità del-la famiglia ecclesiale. L’altra novità è sta-ta la presentazione della mostra: “CHE SANTO È? ALTRE STORIE E ALTRI SAN-TI” il 25 gennaio mattina. La celebrazio-ne della santità di Angela Merici è stata una opportunità per presentare la santità della Chiesa di tutti i tempi con uno stile “giovane” anzi “giovanissimo”.Un gruppo di neo laureati bresciani ha re-alizzato una iconografia di martiri angeli e santi dedicata ai piccoli, in forma plastica ed efficace corredata da notizie sempli-ci e sintetiche, ricche di simbologia, che mettono in evidenza anche il patrocinio di ogni santo per le più svariate catego-rie di persone. Una sorta di “Biblioteca Sanctorum” in briciole che ha incontrato il favore di tutti.

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Abbiamo considera-to altre volte la fiamma d’amore che alimenta-va il cuore di Bettina nei confronti di Cristo. Questa volta ascolte-remo da LEI STESSA ciò che l’amore per le a nime le faceva speri-mentare. “Oh, le anime!...le ani‑me!...Quando il Signo‑re mi ha fatto gustare in pratica quanto sia dol‑ce ricondurne alcuna al suo seno, io ho deside‑rato di vivere e di morire (se Dio mi farà degna di tanta gra zia) per la salvezza delle anime ... In mezzo a tutte le mie miserie e tanti peccati non ho lasciato mai di sentire questo gran desiderio. Dio stesso non lasciò mai di ali‑mentarlo: deh, voglia alfin pie‑namente appagarlo!” Elisabetta tenta, poi, di descrivere in che cosa consista la sua sete per le anime. “Mi pare che se potessi vorrei aprire il mio povero cuore a tut‑ti… E tanti bisogni spirituali che si moltiplicano in questi miseri tempi, mi fanno pensare e prega‑re continuamente per quell’uni‑co e potente rimedio: cioè che Dio infiammi molti cuori di una vera e sviscerata carità”.Mentre Bettina sta concludendo la stesura delle sue Memorie, in obbedienza al Padre spirituale, viene informata di un grave de-litto contro il Papa: l’invasione di Roma. Allibita e sconvolta so-

spende lo scritto, mentre, trafit-ta dal dolore più vivo per i grandi interessi della Chiesa, esclama: “Signore, perché non sono io di quelle anime si fervorose che coi loro gemiti e con le loro preghie‑re possono tanto sul vostro cuo‑re? Perchè non posso colle mie lacrime ed ancor col mio sangue riparare a tanto sfregio fatto al vostro Vicario, ... cooperare al trionfo della Santa Chiesa; ed implorare misericordia per i mi‑seri che si fanno rei di tanto ec‑cesso? Signore, la vostra vittima è qui!” La Nostra, sentendosi in-sufficiente a riparare le colpe di tanti ribelli che aggrediscono la Chiesa e offendono Dio, chiama a raccolta tutte le anime fervo-rose e, in cambio del dolore che prova per l’onta fatta alla sua amatissima Madre Chiesa, chie-de che tutte le figlie di S. An-gela siano all’altezza della loro missione e convertano a Cristo molti peccatori.“Io sono la più meschinella, la

più peccatrice, la più indegna di essere da voi ascoltata; ma pur vi presento questi miei desideri uniti a quel‑li delle anime più fer‑vorose... Ah. se io so‑no destinata a vede‑re il castigo serbato a questi figli ribelli verso il più amoroso dei Pa‑dri, deh, fatemi la gra‑zia di compiere quella gran missione di carità che mi faceste vagheg‑giare sino dai primi an‑

ni in un trasporto d’amore! Fa‑te che tutte le Figlie di S. An‑gela s’ispirino all’altezza della loro missione e che molti cuori s’accendano di zelo ardente per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime!”. La sera dello stesso giorno, meditando sulla morte, il Si-gnore concede a Bettina nuo-vi lumi spirituali che ella riporta nelle sue Memorie. “Oh, quan‑ti peccati si fanno ogni giorno! Oh, quante offese al Signore! ... Quante anime si perdono! ... Questo solo pensiero mi si è fit‑to nel cuore come una s pina, e veggo che non mi lascerà più trovar pace finché tutta non mi consumi insieme con Gesù Cri‑sto, vittima d’amore, a gloria di Dio e per il bene del mio prossi‑mo .... Ah, se mi amate, accetta‑te la mia offerta; esaudite la mia preghiera; fatemi degna di pati‑re e morire con Voi per il bene delle anime”.

ELISABETTA GIRELLI:Carità come passione per le anime

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“Queste belle parole che S. Paolo indirizzava agli EBREI convertiti al‑la fede di Gesù Cristo per animarli a portare coraggiosamente il no‑me di cristiani, si possono rivolge‑re oggidì anche alle figlie di S. An‑gela per animarle a perseverare nel loro santo proposito ad onta delle dicerie e degli scherni del mondo. E però, sorelle, facciamo insieme qualche riflessione, perchè queste parole contengono una celeste sa‑pienza e, ben ponderate, eccitano a rinfrancare la volontà. che talora forse si sente assai debole e vacil‑lante nelle occasioni di combatte‑re e di mantenersi fedele a Gesù Cristo”. Dopo questo preambolo, Maddalena entra nel vivo del di-scorso, proponendo lo stile con cui Gesù si espose al ludibrio de-gli uomini per riscattare tutti dal peccato.

“Osserviamo dapprima come Ge‑sù, volendosi fare vittima per i no‑stri peccati, dispose che avvenisse l’infame tragedia della sua Croci‑fissione, non già in un luogo na‑scosto, ma in luogo destinato a giustiziare i malfattori, sul mon‑te Calvario, dal quale potesse es‑ser veduto da tutto il popolo che in quei giorni accorreva a Geru‑salemme per la Festa di Pasqua”. Maddalena, citando Padre Seque-ri, spiega i motivi per cui avviene tale scempio. 1) A conforto dei suoi seguaci. 2) A rimprovero di quanti non avreb-bero approfittato di una giustizia co-sì tremenda inflitta a Gesù dall’eter-no Padre per i nostri peccati. 3) A maggior confusione dello stesso Gesù che, caricandosi del-le nostre colpe, volle morire “fuo-ri porta” fra gli scherni di una folla insolente. Maddalena commenta: “Oh quale esempio per noi, sorel‑le, quale stimolo a calpestare ogni rispetto umano, per seguire anche noi il nostro sposo Gesù! S. Paolo, considerando appunto questi tratti di profonda umiltà di Gesù Cristo, animato da un santo ardore sog‑giungeva: Usciamo dunque die‑tro a Lui fuori degli alloggiamenti, portando il suo improperio. Ecco il vero frutto che noi pure dobbiamo cavarne”.Ai nostri giorni, osservava Madda-lena, non è il semplice nome di cri-stiani che ci procura degli scherni, ma piuttosto il fatto di essere cri-

stiani ferventi.“E basta che una si determini a se‑guir davvero Gesù Cristo nella pra‑tica dei consigli evangelici che tutti prendono animo a disprezzarla… Questo, sorelle, è l’improperio che noi dobbiamo esser disposte a sopportare. Non vi nego che la na‑tura vi sentirà ripugnanza, ma per quanto ci debba esser sensibilequesta umiliazione non ci sarà co‑me quella che sopportò Gesù”.Se dunque noi vogliamo seguir-lo da vicino, incalza Maddalena, come conviene a chi ha fatto una scelta radicale nella sua vita, non c’e alternativa. “Quando sarà che usciremo perfettamente fuori dagli alloggiamenti di tanti umani riguar‑di, di tante vergognose riserve? Ah, sorelle, Gesù non si contenta che lo serviamo fra le mura della nostra camera o della nostra casa, ma vuole che sappiamo all’occor‑renza uscire all’aperto e confessa‑re il suo nome con franchezza...”.Bisogna uscire a Gesù Cristo, ci ammonisce Maddalena:“Teniamo dunque gli occhi della nostra mente sempre fissi in Gesù. Prendiamo noi pure la nostra cro‑cetta e andiamo lietamente a Lui col negare la nostra volontà, col praticare i suoi precetti, i suoi con‑sigli, col procurare la sua gloria e il bene del prossimo in tutte le circo‑stanze a noi possibili ...La nostra Madre Maria ci sarà compagna e ci conforterà col suo esempio...”

PENSIERI DIVOTI CAVATIDALLE SACRE SCRITTURE

di Maddalena Girelli“Gesù per santificare il popolo col suo sangue patì fuori dalla porta...”

(S. Paolo agli Ebrei, 13,12)

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Elisabetta, nel volu-me dedicato alla for-mazione delle giova-ni, insiste su un fatto: l’impossibilità di amare contemporaneamen-te due realtà in netta opposizione fra di loro: Dio e il mondo.“Non potete servire Dio e il danaro!” leg-giamo nel Vangelo.La smania delle cose mondane inaridisce il cuore e lo allontana dal Bene Supremo: Dio. Parlan-do. alle ragazze Bettina individua tre tipi di tentazioni che possono facilmente allettare il loro cuore: i divertimenti, la vanità, le amici-zie. Ci fermeremo, questa volta, a considerare il primo punto: i di-vertimenti.Scrive Elisabetta: “Non ci scu‑siamo col dire che non abbiamo nessun fine cattivo in amarli; ma li potremmo noi amare se fossimo buone davvero?Sapete che segno è in una giova‑ne devota la passione per il diver‑timento? E’ un segno che la sua devozione è tutta superficiale e per conseguenza non è mai arri‑vata a gustare le intime dolcezze della pietà, ond’è da compatire se lascia il pane del Cielo per le sozze vivande della terra”.A conferma del suo dire, la No-stra cita la parabola del “Prodi-go” ridotto allo squallore e all’ab-bandono più completo ... Egli, a lun go andare, non resiste più a quel genere di vita e, rientrando in se stesso, deve riconoscerlo.

“Io, qui, muoio di fame!” Questa è la dimostrazione che i piaceri del mondo sono insuffi-cienti a saziare la fame del cuore umano. “E’ davvero triste vedere che quelli che ne gustano si riduco‑no a morir di fame, cioè ad es‑sere sempre desiderosi di un be‑ne che sazi il loro cuore e, sem‑pre vuoti di questo vero bene che è Dio. Di qui nasce la foga e la smania con cui i mondani si get‑tano sui divertimenti; di qui nasce quell’ambascia, quel vuoto orribi‑le che nei momenti di disingan‑no succedono alle pazze risa del mondo ...Non cosi ‑ continua Eli‑sabetta ‑ vedete i servi del Signo‑re, i quali, anche nella privazio‑ne d’ogni umano sollievo, vivono contentissimi in Dio ... Priviamo‑ci, dunque, per amore di Dio, dei divertimenti mondani ... conside‑rando la grandezza del premio che il Signore ci tiene preparato in Paradiso”.Che la realtà mondana ci travolga è reso evidente dai fatti, ma Bet-tina ci incoraggia:

“E’ opera veramente degna di Dio l’infonde‑re nell’anima un gusto sì grande delle cose celesti che non possa più trovare consolazi‑oni di sorta nei piaceri terreni”.Bettina cita a confer-ma delle sue parole un esempio della vita di S. LuigiGonzaga.“Egli condotto a for‑za dal padre suo agli spettacoli del mondo

vi andava, ma prima si raccoman‑dava caldamente a Dio e faceva il proponimento di non badare alle pazzie del mondo, come se non fossero dinanzi agli occhi suoi. Fra quel tumulto di pensieri e di passioni mondane s’immaginava di vedere il suo caro Gesù vilipe‑so, schernito e flagellato dai pec‑cati degli uomini... pensava alla rovina di tante anime che nell’eb‑brezza di quei godimenti perde‑vano la grazia di Dio ... E mentre gli altri si divertivano, Luigi solo meditava e piangeva”. Elisabetta incita le giovani ad aspirare a co-se grandi. E’ convinta che il no-stro cuore, nella libertà, proverà il gusto delle gioie celesti, e “gu‑stando le cose di Dio ci verran‑no a noia i piaceri dl mondo; e se arriveremo ad amar Dio di tutto cuore questi piaceri non avran‑no per noi che amarezze e disgu‑sto”.E’ questa la “sapienza del cuore”che il Salmo ci invita a chiedere al Signore perchè pos-siamo gustare la felicità vera.

INDIRIZZO E PASCOLO ALLA PIETÀ: Il distacco dal divertimento

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L’obiettivo del Convegno programmato dal Centro Mericiano in collaborazione con l’Ufficio Famiglia del-la Diocesi era puntato sulla fedeltà coniugale nei giova-ni della fascia di età che va dai 25 ai 40 anni. In rappor-to ad essi e alla problemati-ca che la nostra cultura po-ne in atto, si sono espressi don Giorgio Comini, il Pro-fessor Giu seppe Mari e i coniugi Alberto e Chiara. I motivi che continuamente mettono in crisi l’Istituto fa-miliare, ha detto don Gior-gio, sono di varia natura, ma possono essere ricondotti ad uno: si è sbiadito l’oriz-zonte di Dio; conseguente-mente è andata in crisi la fe-deltà. Già S. Paolo ammo-niva i cristiani a non aderire alle mode del mon do. Esse ingannano! Oggi manca la consapevolezza del fatto che tutte le vocazioni par-tono da Dio: verginità, ma-trimonio, sacerdozio. Anzi, la vita in sé è “vocazione ad un compito” e attende dalla persona una risposta libera. Potremmo definire la voca-zione un “SI” alla chiamata di Dio come atto di obbe-dienza vissuto nella libertà. Nei riguardi della coppia, le ragioni che possono porta-

“LA FEDELTÀ CONIUGALENEI GIOVANI OGGI”

Convegno in collaborazione Centro Mericiano e Ufficio Famiglia

Due donne un carisma

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re all’infedeltà sono molte, tutte dovute a una fragilità di motiva-zioni con cui si instaura il per-corso a “due”. Si parla di “VO-LO DELLA FALENA” che finisce per stroncarsi, per dire che nei giovani è facile trovare un gran-de divario tra sogno e realtà. La fedeltà è sogno di tutti, ma re-alizzazione di pochi, purtroppo. Nascono, quindi, incertezze, paure, scomparsa di senso del futuro percepito più come per-dita che come crescita nella fe-deltà. I giovani finiscono col vi-vere in uno stato adolescenziale che si prolunga all’infinito. La fe-deltà reciproca entra in crisi pri-ma ancora che maturi la scelta di un serio e definitivo cammino a due. La spia di tale situazio-ne è la richiesta continua di un supporto all’interno della fami-glia d’origine, che condiziona la coppia sia nella scelta decisio-

nale che nelle varie fasi del suo percorso.Le direzioni che portano alla crisi possono essere individuate così: Nuclearizzazione. La famiglia è sempre più ridotta nel numero dei componenti e fragile nella sua gestione. Privatizzazione. La concezione che l’unione dei due è una réaltà che riguarda solo il reciproco rapporto priva-to senza implicanze di respon-sabilità sociale. Individualizzazione. La coppia è formata da due individui che pensano ciascuno a se stesso, anziché ad una relazione positi-va con l’altro.Specializzazione. Si ha qui una definizione dei ruoli che, tutta-via fa perdere il legame positivo fra i due e rende il loro rapporto privo di anima. C’è, inoltre, il fenomeno delle convivenze che pone in scacco

la fedeltà coniugale. Fuori dal matrimonio, salvo qualche ec-cezione, la fedeltà “a due” viene meno. Per molti l’appartenen-za ai figli e a un credo religio-so sono irrilevanti. Ma se man-ca un solido fondamento, viene a mancare tutta quella carica di ricchezza umana che rende possibile la fedeltà coniuga-le nei momenti più difficili del-la vita. La prospettiva di restare uniti “per sempre” va preparata da un’educazione che inizia fin dall’infanzia; richiede impegno, ma sfocia nella libertà di amare, ossia offre la garanzia del dono reciproco e incondizionato di sé all’altro. La sfida dell’incertez-za può essere vinta solo dalla consapevolez za che Dio non ci abbandona mai. Essa dà sup-porto alla nostra fragile libertà, e ci aiuta a realizzarci come sin-goli e come coppia.

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O SS. Trinità,sorgente di ogni bene,

profondamente Vi adoroe, con la massima fiducia,Vi supplico di glorificare

le vostre fedeli ServeVenerabili Maddalena ed Elisabetta Girelli

e di concedermiper loro intercessione

la grazia...Padre nostro, Ave Maria e Gloria

N.B.: 1) Chi si rivolge al Signore con la suddetta preghiera, specie in caso di no-vena, affidi la propria intenzione all’intercessione di entrambe le venera-bili sorelle.

2) Ottenendo grazie per intercessione delle Venerabili Serve di Dio Maddalena ed Elisabetta si prega darne sollecita comunicazione a:

Compagnia S. Orsola - Figlie di S. Angela - Via Crispi, 23 - 25121 Brescia.Chi desiderasse avere questo inserto da distribuire in Parrocchia, può richieder-lo telefonando allo 030.295675.

Preghiera alle VenerabiliSorelle Girelli

per ottenere grazie!

Supplemento a “la Voce della compagnia di S. angela. BreScia”, gennaio-feBBraio 2009, n. 1

Elisabetta Girelli Maddalena Girelli