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Girolamo Andreis Andrea Hoffer o la sollevazione del Tirolo del 1809 www.liberliber.it Girolamo Andreis Andrea Hoffer o la sollevazione del Tirolo del 1809 www.liberliber.it

E-book campione Liber Liber · 2018-11-20 · cisioni, delle barbarie, degl’incendj, dei saccheggiamen-ti commessi nell’infelice provincia, rifulgerà d’altro canto viemmaggiormente

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Girolamo AndreisAndrea Hoffer

ola sollevazione del Tirolo

del 1809

www.liberliber.it

Girolamo AndreisAndrea Hoffer

ola sollevazione del Tirolo

del 1809

www.liberliber.it

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QUESTO E-BOOK:

TITOLO: Andrea Hoffer, o La sollevazione del Tirolodel 1809.AUTORE: Andreis, GirolamoTRADUTTORE:CURATORE: Volpi, AlessandroNOTE:

DIRITTI D’AUTORE: n. d.

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/

COPERTINA: n. d.

TRATTO DA: Andrea Hoffer, o La sollevazione del Ti-rolo del 1809: memorie storiche / di Girolamo An-dreis; per la prima volta pubblicate dal dottorAlessandro Volpi. - Milano: presso l’editore G.Gnocchi, 1856. - 344 p., [1] c. di tav.: ritr.; 19cm.

CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 20 novembre 2018

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TITOLO: Andrea Hoffer, o La sollevazione del Tirolodel 1809.AUTORE: Andreis, GirolamoTRADUTTORE:CURATORE: Volpi, AlessandroNOTE:

DIRITTI D’AUTORE: n. d.

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/

COPERTINA: n. d.

TRATTO DA: Andrea Hoffer, o La sollevazione del Ti-rolo del 1809: memorie storiche / di Girolamo An-dreis; per la prima volta pubblicate dal dottorAlessandro Volpi. - Milano: presso l’editore G.Gnocchi, 1856. - 344 p., [1] c. di tav.: ritr.; 19cm.

CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 20 novembre 2018

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INDICE DI AFFIDABILITÀ: 10: affidabilità bassa1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

SOGGETTO:HIS040000 STORIA / Europa / Austria e UngheriaHIS020000 STORIA / Europa / ItaliaHIS037060 STORIA / Moderna / 19° Secolo

DIGITALIZZAZIONE:Ruggero Volpes, [email protected]

REVISIONE:Gabriella Dodero

IMPAGINAZIONE:Ruggero Volpes, [email protected]

PUBBLICAZIONE:Catia Righi, [email protected]

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INDICE DI AFFIDABILITÀ: 10: affidabilità bassa1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

SOGGETTO:HIS040000 STORIA / Europa / Austria e UngheriaHIS020000 STORIA / Europa / ItaliaHIS037060 STORIA / Moderna / 19° Secolo

DIGITALIZZAZIONE:Ruggero Volpes, [email protected]

REVISIONE:Gabriella Dodero

IMPAGINAZIONE:Ruggero Volpes, [email protected]

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Liber Liber

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Indice generale

Liber Liber......................................................................4AI LETTORI..................................................................8CAPITOLO I................................................................11CAPITOLO II...............................................................23CAPITOLO III..............................................................40CAPITOLO IV..............................................................66CAPITOLO V...............................................................76CAPITOLO VI.............................................................92CAPITOLO VII..........................................................107CAPITOLO VIII.........................................................122CAPITOLO IX...........................................................150CAPITOLO X.............................................................165CAPITOLO XI...........................................................195CAPITOLO XII..........................................................220APPENDICE I............................................................263APPENDICE II...........................................................277INDICE.......................................................................285

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Indice generale

Liber Liber......................................................................4AI LETTORI..................................................................8CAPITOLO I................................................................11CAPITOLO II...............................................................23CAPITOLO III..............................................................40CAPITOLO IV..............................................................66CAPITOLO V...............................................................76CAPITOLO VI.............................................................92CAPITOLO VII..........................................................107CAPITOLO VIII.........................................................122CAPITOLO IX...........................................................150CAPITOLO X.............................................................165CAPITOLO XI...........................................................195CAPITOLO XII..........................................................220APPENDICE I............................................................263APPENDICE II...........................................................277INDICE.......................................................................285

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ANDREA HOFFERo

LA SOLLEVAZIONE DEL TIROLODEL 1809

MEMORIE STORICHEDI

GIROLAMO ANDREISROVERETANO

per la prima volta pubblicateDAL

DOTTOR ALESSANDRO VOLPI CAVALIERE DI VARJ ORDINI E SOCIO DI PIÙ ACCADEMIE.

MILANOPRESSO L’EDITORE GIACOMO GNOCCHI

1856.

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ANDREA HOFFERo

LA SOLLEVAZIONE DEL TIROLODEL 1809

MEMORIE STORICHEDI

GIROLAMO ANDREISROVERETANO

per la prima volta pubblicateDAL

DOTTOR ALESSANDRO VOLPI CAVALIERE DI VARJ ORDINI E SOCIO DI PIÙ ACCADEMIE.

MILANOPRESSO L’EDITORE GIACOMO GNOCCHI

1856.

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AI LETTORI

L’Istoria, come saviamente avvisa il celebre Pallavi-cino, è come il ritratto, che allora è migliore quandorappresenta non il più bello, ma il più conforme all’ori-ginale. Se questo nobile aforismo, raro maestro a rarissi-mi, abbia guidato la penna che stese queste Memorie,meglio è discorrere seco medesimo, che ragionarne.Solo mi par da avvertire ciò che il fatto mostra esservero, che negli scrittori di storie l’eminenza dell’inge-gno e del cuore danno prove maravigliose e tuttavia fal-laci, quando il favore delle circostanze e spessissimol’accidente non cospirino a trarre il velo agli arcani dellaverità. L’Andreis non fu ricco che di buona volontà: nongli mancò diligenza, e persuasione di quel criterio colquale giudica l’impresa del Tirolo, di cui egli andò piùche innamorato, idolatra. Dettate sino dal 1818 con mol-ta prolissità queste Memorie, n’abbreviò di poi in parec-chie Lettere i più notabili avvenimenti, de’ quali unopose in iscena; nel 1836 le rivestì pressochè a quellafoggia in cui ora escono alla luce. Un diario d’un altroroveretano, che giorno per giorno facea ricordo dellenovità di que’ tempi, mi fornì alquante non isgradevoliparticolarità e correzioni, alle quali diedi luogo insieme

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AI LETTORI

L’Istoria, come saviamente avvisa il celebre Pallavi-cino, è come il ritratto, che allora è migliore quandorappresenta non il più bello, ma il più conforme all’ori-ginale. Se questo nobile aforismo, raro maestro a rarissi-mi, abbia guidato la penna che stese queste Memorie,meglio è discorrere seco medesimo, che ragionarne.Solo mi par da avvertire ciò che il fatto mostra esservero, che negli scrittori di storie l’eminenza dell’inge-gno e del cuore danno prove maravigliose e tuttavia fal-laci, quando il favore delle circostanze e spessissimol’accidente non cospirino a trarre il velo agli arcani dellaverità. L’Andreis non fu ricco che di buona volontà: nongli mancò diligenza, e persuasione di quel criterio colquale giudica l’impresa del Tirolo, di cui egli andò piùche innamorato, idolatra. Dettate sino dal 1818 con mol-ta prolissità queste Memorie, n’abbreviò di poi in parec-chie Lettere i più notabili avvenimenti, de’ quali unopose in iscena; nel 1836 le rivestì pressochè a quellafoggia in cui ora escono alla luce. Un diario d’un altroroveretano, che giorno per giorno facea ricordo dellenovità di que’ tempi, mi fornì alquante non isgradevoliparticolarità e correzioni, alle quali diedi luogo insieme

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a qualche altra notizia che raccolsi dalla voce de’ con-temporanei.

Milano, nel febbraio del 1856.A. V.

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a qualche altra notizia che raccolsi dalla voce de’ con-temporanei.

Milano, nel febbraio del 1856.A. V.

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ANDREA HOFFERo

LA SOLLEVAZIONE DEL TIROLODELL’ANNO 1809

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ANDREA HOFFERo

LA SOLLEVAZIONE DEL TIROLODELL’ANNO 1809

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CAPITOLO I

Guerre più memorande avvenute nel Tirolo. Epilogo delle pro-dezze dei tirolesi pria del 1809. Pace di Presburgo. Cambia-mento di governo. Lamenti dei tirolesi contro il bavaro reggi-mento, per cui nel 1809 levansi in armi all’occasione dellaguerra insorta fra l’Austria e la Francia.

Io intendo di memorare i fatti più maravigliosi dellanazione tirolese, aventi una stretta connessione collaguerra riaccesa fra l’Austria e la Francia nell’anno 1809,che fra le molte per entro quel volger d’anni guerreggia-te, fu incontrastabilmente pel Tirolo la più fatale e terri-bile, ma non meno per la nazione gloriosa. Laonde s’ioverrò funestando l’animo dei leggitori col minuto rac-conto di quelle stragi, che noi stessi vedemmo, delle uc-cisioni, delle barbarie, degl’incendj, dei saccheggiamen-ti commessi nell’infelice provincia, rifulgerà d’altrocanto viemmaggiormente il valore dei Tirolesi, che intale occasione si meritarono l’ammirazione dell’univer-sale, e ricordanza la più distinta nell’istoria dei tempinostri.

Sino dall’anno 1363 vivevano i Tirolesi, per cessionedella contessa Margherita, ultimo rampollo dell’origina-ria principesca Contea, sotto il governo della Casa

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CAPITOLO I

Guerre più memorande avvenute nel Tirolo. Epilogo delle pro-dezze dei tirolesi pria del 1809. Pace di Presburgo. Cambia-mento di governo. Lamenti dei tirolesi contro il bavaro reggi-mento, per cui nel 1809 levansi in armi all’occasione dellaguerra insorta fra l’Austria e la Francia.

Io intendo di memorare i fatti più maravigliosi dellanazione tirolese, aventi una stretta connessione collaguerra riaccesa fra l’Austria e la Francia nell’anno 1809,che fra le molte per entro quel volger d’anni guerreggia-te, fu incontrastabilmente pel Tirolo la più fatale e terri-bile, ma non meno per la nazione gloriosa. Laonde s’ioverrò funestando l’animo dei leggitori col minuto rac-conto di quelle stragi, che noi stessi vedemmo, delle uc-cisioni, delle barbarie, degl’incendj, dei saccheggiamen-ti commessi nell’infelice provincia, rifulgerà d’altrocanto viemmaggiormente il valore dei Tirolesi, che intale occasione si meritarono l’ammirazione dell’univer-sale, e ricordanza la più distinta nell’istoria dei tempinostri.

Sino dall’anno 1363 vivevano i Tirolesi, per cessionedella contessa Margherita, ultimo rampollo dell’origina-ria principesca Contea, sotto il governo della Casa

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d’Austria. In tempo di pace godevano essi della sua pa-terna reggenza, e in occasione di guerra, ossiaall’approssimarsi il pericolo d’una nemica invasione,abbandonavano i lor focolari, ed intrepidi accorrevanoall’armi pel Principe, e per la patria.

Il Tirolo per la topografica sua situazione, gagliardis-simo antemurale dell’Italia e della Germania, divennesin dalle guerre combattute in Italia da Massimiliano I, eda Carlo V, un agguerritissimo campo militare, e la basedelle più importanti operazioni. Nella guerra deiTrent’anni rimasero in Tirolo conquisi i raggiri di Ro-han, macchinati nei paesi dei Grigioni contro la Casad’Absburg. L’unione delle corti di Vienna e di Madrid,avvenuta pel maritaggio dell’unico figlio dell’Imperato-re Massimiliano colla figlia di Ferdinando I, divennepotente in grazia del Tirolo. Camminando per questaprovincia le truppe spagnuole decisero della vittoria diNordlingen, e della pace ridonata all’Impero: tempo incui i tirolesi stettero diciott’anni sull’armi, formandosulle alture delle Alpi, dal lago di Costanza fino al Sali-sburghese, una guardia impenetrabile al furore degli ar-denti abitatori della Valtellina.

Il maraviglioso passaggio per le credute impraticabiligiogaje dell’Hochgebir, dalla storia meritamente parago-nato a quello che Annibale fece per l’Alpi, fu inspiratodall’esempio de’ 4000 tirolesi, che combattendonell’anno 1499 contro i Grigioni, perdettero la vita nellabattaglia di Glurns, sul di cui campo l’Imperatore Mas-similiano encomiò il fermo valore degli estinti al cospet-

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d’Austria. In tempo di pace godevano essi della sua pa-terna reggenza, e in occasione di guerra, ossiaall’approssimarsi il pericolo d’una nemica invasione,abbandonavano i lor focolari, ed intrepidi accorrevanoall’armi pel Principe, e per la patria.

Il Tirolo per la topografica sua situazione, gagliardis-simo antemurale dell’Italia e della Germania, divennesin dalle guerre combattute in Italia da Massimiliano I, eda Carlo V, un agguerritissimo campo militare, e la basedelle più importanti operazioni. Nella guerra deiTrent’anni rimasero in Tirolo conquisi i raggiri di Ro-han, macchinati nei paesi dei Grigioni contro la Casad’Absburg. L’unione delle corti di Vienna e di Madrid,avvenuta pel maritaggio dell’unico figlio dell’Imperato-re Massimiliano colla figlia di Ferdinando I, divennepotente in grazia del Tirolo. Camminando per questaprovincia le truppe spagnuole decisero della vittoria diNordlingen, e della pace ridonata all’Impero: tempo incui i tirolesi stettero diciott’anni sull’armi, formandosulle alture delle Alpi, dal lago di Costanza fino al Sali-sburghese, una guardia impenetrabile al furore degli ar-denti abitatori della Valtellina.

Il maraviglioso passaggio per le credute impraticabiligiogaje dell’Hochgebir, dalla storia meritamente parago-nato a quello che Annibale fece per l’Alpi, fu inspiratodall’esempio de’ 4000 tirolesi, che combattendonell’anno 1499 contro i Grigioni, perdettero la vita nellabattaglia di Glurns, sul di cui campo l’Imperatore Mas-similiano encomiò il fermo valore degli estinti al cospet-

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to di tutto l’esercito, che dovea seguirlo nel malagevolecammino, ordinando ad un’ora che fosse lor data orre-vole sepoltura. Ai tirolesi ascriver dovettero i Padri delsacrosanto Concilio di Trento la liberazione dal forte ti-more, che ad essi ed ai principi collegati incussero i fu-ribondi seguaci di Lutero, allora quando s’erano impa-droniti di Fussen e delle strette della Chiusa, per serrareil passo alle truppe pontificie, piemontesi e spagnuole,che andavano a raggiungere l’esercito della Lega, cheCarlo V stava raggranellando in Landshut, per difenderela libertà civile, e la purezza della dottrina di Gesù Cri-sto, dopo la quale liberazione quei venerandi prelati, ches’erano già in gran parte allontanati dalla sedia del con-cilio, ritornarono con animo tranquillo a continuare lesospese loro lucubrazioni.

Al valore della nazione tirolese va principalmente at-tribuita la ritirata dei bavari e dei francesi, che nell’anno1703, mentre bolliva la famosa guerra per la successio-ne alla monarchia di Spagna, erano penetrati fra i montidel Tirolo, e in sulla destra sponda dell’Adige nel terri-torio trentino, sotto la condotta, questi del generale fran-cese duca di Vandomo, e quelli del duca di Baviera chetenea co’ francesi.

La grave oppressione di Maria Teresa fu vendicatadai tirolesi negli anni 1742 al 1744 nel centro della Ba-viera, porgendo soccorso agli austriaci soverchiati.

I quadri poi tanto dolorosi ed orribili delle belliche vi-cende avvenute in questa provincia dal 1796 sino al1801, ben figurano al vivo le terribili conseguenze delle

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to di tutto l’esercito, che dovea seguirlo nel malagevolecammino, ordinando ad un’ora che fosse lor data orre-vole sepoltura. Ai tirolesi ascriver dovettero i Padri delsacrosanto Concilio di Trento la liberazione dal forte ti-more, che ad essi ed ai principi collegati incussero i fu-ribondi seguaci di Lutero, allora quando s’erano impa-droniti di Fussen e delle strette della Chiusa, per serrareil passo alle truppe pontificie, piemontesi e spagnuole,che andavano a raggiungere l’esercito della Lega, cheCarlo V stava raggranellando in Landshut, per difenderela libertà civile, e la purezza della dottrina di Gesù Cri-sto, dopo la quale liberazione quei venerandi prelati, ches’erano già in gran parte allontanati dalla sedia del con-cilio, ritornarono con animo tranquillo a continuare lesospese loro lucubrazioni.

Al valore della nazione tirolese va principalmente at-tribuita la ritirata dei bavari e dei francesi, che nell’anno1703, mentre bolliva la famosa guerra per la successio-ne alla monarchia di Spagna, erano penetrati fra i montidel Tirolo, e in sulla destra sponda dell’Adige nel terri-torio trentino, sotto la condotta, questi del generale fran-cese duca di Vandomo, e quelli del duca di Baviera chetenea co’ francesi.

La grave oppressione di Maria Teresa fu vendicatadai tirolesi negli anni 1742 al 1744 nel centro della Ba-viera, porgendo soccorso agli austriaci soverchiati.

I quadri poi tanto dolorosi ed orribili delle belliche vi-cende avvenute in questa provincia dal 1796 sino al1801, ben figurano al vivo le terribili conseguenze delle

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guerre partorite dalla rivoluzione francese, e l’efficacesostegno prestato dai tirolesi nel liberare la maggior par-te del paese dalle nemiche armate, e nell’impedire la pe-ricolosa loro congiunzione. Le 5400 medaglie d’onore,che il cuore riconoscente dell’Imperatore Francesco hafatte solennemente distribuire nel giugno del 1798 a tuttiquei tirolesi che nell’accennata difesa si distinsero, le1250 pensioni da lui assegnate negli anni 1801 e 1802 aimolti difensori feriti, e alle vedove, ai genitori ed a’ fi-gliuoli di quelli che perdettero la vita nelle battaglie, oche morirono pei disagi della guerra; e la di lui sovranapatente dei 10 ottobre 1805, con cui venivano annunzia-te al Tirolo le cause che costringevano l’Austria a riar-marsi a novella lotta contro la Francia, e con cui ordina-va la leva a norma delle leggi fondamentali degli anni1511 e 1802, formeranno un eterno monumento della vi-rile prodezza degli abitanti del Tirolo, e della fiducia,soddisfazione e gratitudine sentita dall’austriaco monar-ca alle luculentissime prove dell’incorruttibile fedeltà edell’irremovibile loro attaccamento.

Ma in quest’ ultima guerra le cose presero ben altrapiega, e il coraggio del popolo tirolese non fu atto abba-stanza per sostenere, come in addietro, la Casa d’Austrianella di lei intrapresa. Insegna la storia, che col volgeree mutare dei tempi compariscono in sulla scena delmondo uomini singolarissimi, che, sia per sublimità ditalenti, sia per sommo valore, sia per concorso di fortu-nati accidenti, e meglio per un’imperscrutabile disposi-zione della divina provvidenza, giungono a sì eminente

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guerre partorite dalla rivoluzione francese, e l’efficacesostegno prestato dai tirolesi nel liberare la maggior par-te del paese dalle nemiche armate, e nell’impedire la pe-ricolosa loro congiunzione. Le 5400 medaglie d’onore,che il cuore riconoscente dell’Imperatore Francesco hafatte solennemente distribuire nel giugno del 1798 a tuttiquei tirolesi che nell’accennata difesa si distinsero, le1250 pensioni da lui assegnate negli anni 1801 e 1802 aimolti difensori feriti, e alle vedove, ai genitori ed a’ fi-gliuoli di quelli che perdettero la vita nelle battaglie, oche morirono pei disagi della guerra; e la di lui sovranapatente dei 10 ottobre 1805, con cui venivano annunzia-te al Tirolo le cause che costringevano l’Austria a riar-marsi a novella lotta contro la Francia, e con cui ordina-va la leva a norma delle leggi fondamentali degli anni1511 e 1802, formeranno un eterno monumento della vi-rile prodezza degli abitanti del Tirolo, e della fiducia,soddisfazione e gratitudine sentita dall’austriaco monar-ca alle luculentissime prove dell’incorruttibile fedeltà edell’irremovibile loro attaccamento.

Ma in quest’ ultima guerra le cose presero ben altrapiega, e il coraggio del popolo tirolese non fu atto abba-stanza per sostenere, come in addietro, la Casa d’Austrianella di lei intrapresa. Insegna la storia, che col volgeree mutare dei tempi compariscono in sulla scena delmondo uomini singolarissimi, che, sia per sublimità ditalenti, sia per sommo valore, sia per concorso di fortu-nati accidenti, e meglio per un’imperscrutabile disposi-zione della divina provvidenza, giungono a sì eminente

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grado, che, a guisa d’impetuosi torrenti, si rendono insu-perabili ad ogni ritegno, e superiori ad ogni controppo-sta difesa. Fra questi è senza dubbio da annoverarsi Na-poleone Bonaparte, la cui vita dall’anno 1796 sino al1812 è stata un continuo successo di vittorie e di con-quiste.

Non s’era appena nell’ottobre del 1805 riacceso ilfuoco della guerra, che questo nuovo conquistatore aveasuperati in poche battaglie tutti gli sforzi e i bellici appa-recchi dell’Austria, e prostrate in sul più bello le di leisperanze: già le austriache falangi si ritiravano dalla Ba-viera e dall’Italia; già le truppe napoleoniche invadeva-no il Tirolo, lo Stato Veneto, la Stiria, la Carintia, laCarniola, l’alta e bassa Austria, e una parte della Boe-mia e dell’Ungheria, e già le parti guerreggianti si affac-ciavano col grosso delle loro forze nelle pianure dellaMoravia, e nel campo d’Austerlitz si rassettavano permenare il gran colpo che decidere doveva le sorti dellaGermania, anzi dell’Europa. Spuntava il 2 dicembre,giorno anniversario dell’incoronazione di Napoleone, edal cospetto di tre sovrani veniva combattuta quella fero-ce e sanguinosa battaglia, e l’eroe della Francia degliaustro-russi trionfò. Ventimila prigionieri, quindici milamorti, quaranta bandiere, dugento cannoni, quattrocentocarri d’artiglieria, tutto il bagaglio e gran numero di ca-valli coronarono la vittoria ed i trionfi di quella grandegiornata. I monti spaventosi dei cadaveri, i feriti gemen-ti a migliaja, svegliarono tanta compassione nell’animodi Francesco, che ben presto determinò d’abboccarsi su

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grado, che, a guisa d’impetuosi torrenti, si rendono insu-perabili ad ogni ritegno, e superiori ad ogni controppo-sta difesa. Fra questi è senza dubbio da annoverarsi Na-poleone Bonaparte, la cui vita dall’anno 1796 sino al1812 è stata un continuo successo di vittorie e di con-quiste.

Non s’era appena nell’ottobre del 1805 riacceso ilfuoco della guerra, che questo nuovo conquistatore aveasuperati in poche battaglie tutti gli sforzi e i bellici appa-recchi dell’Austria, e prostrate in sul più bello le di leisperanze: già le austriache falangi si ritiravano dalla Ba-viera e dall’Italia; già le truppe napoleoniche invadeva-no il Tirolo, lo Stato Veneto, la Stiria, la Carintia, laCarniola, l’alta e bassa Austria, e una parte della Boe-mia e dell’Ungheria, e già le parti guerreggianti si affac-ciavano col grosso delle loro forze nelle pianure dellaMoravia, e nel campo d’Austerlitz si rassettavano permenare il gran colpo che decidere doveva le sorti dellaGermania, anzi dell’Europa. Spuntava il 2 dicembre,giorno anniversario dell’incoronazione di Napoleone, edal cospetto di tre sovrani veniva combattuta quella fero-ce e sanguinosa battaglia, e l’eroe della Francia degliaustro-russi trionfò. Ventimila prigionieri, quindici milamorti, quaranta bandiere, dugento cannoni, quattrocentocarri d’artiglieria, tutto il bagaglio e gran numero di ca-valli coronarono la vittoria ed i trionfi di quella grandegiornata. I monti spaventosi dei cadaveri, i feriti gemen-ti a migliaja, svegliarono tanta compassione nell’animodi Francesco, che ben presto determinò d’abboccarsi su

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quel campo di umana miseria con Napoleone; abbocca-mento che fu il preludio della pace conchiusa poscia aPresburgo il dì 26 di quel mese stesso, ed in virtù deitrattati veniva il Tirolo disgiunto dall’Austria, ed aggre-gato alla Baviera. Per questa separazione sentiva il Tiro-lo un estremo dolore; nè meno sensibile essa tornavaall’animo dell’Imperatore Francesco, che a dimostrarel’amarezza di vedersi staccare dalla sua monarchia unpaese, che considerava la chiave della Germania edell’Italia, ed una popolazione mai sempre cara al suocuore, così scriveva al governatore della tirolese provin-cia:

«Mio caro conte Brandis,«Ho ricevuta la rimostranza de’ miei fedeli Tirolesi

dei 14 corrente, su di cui significherà loro quanto segue:«Arrivò per me il doloroso momento, nel quale, per

l’imperiosità delle circostanze, mi trovo nella necessitàdi rinunziare al Dominio del Tirolo.

«Quanto costi al paterno mio cuore questo sacrifizio,lascio giudicare ai miei cari Tirolesi. Su di ciò non fo al-tre parole, perchè non servirebbero che a riaprire la pro-fonda piaga, che mi rode, vedendomi allontanato da sìcari e fedeli sudditi.

«Le moltiplici prove di fedeltà ed attaccamento,ch’ebbi durante la mia Reggenza dal Tirolo, mi resteran-no mai sempre scolpite nel cuore. Sono bensì consape-vole di aver procurato il bene di quel paese, per quantomi era possibile, e se non fui in grado di allontanargli

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quel campo di umana miseria con Napoleone; abbocca-mento che fu il preludio della pace conchiusa poscia aPresburgo il dì 26 di quel mese stesso, ed in virtù deitrattati veniva il Tirolo disgiunto dall’Austria, ed aggre-gato alla Baviera. Per questa separazione sentiva il Tiro-lo un estremo dolore; nè meno sensibile essa tornavaall’animo dell’Imperatore Francesco, che a dimostrarel’amarezza di vedersi staccare dalla sua monarchia unpaese, che considerava la chiave della Germania edell’Italia, ed una popolazione mai sempre cara al suocuore, così scriveva al governatore della tirolese provin-cia:

«Mio caro conte Brandis,«Ho ricevuta la rimostranza de’ miei fedeli Tirolesi

dei 14 corrente, su di cui significherà loro quanto segue:«Arrivò per me il doloroso momento, nel quale, per

l’imperiosità delle circostanze, mi trovo nella necessitàdi rinunziare al Dominio del Tirolo.

«Quanto costi al paterno mio cuore questo sacrifizio,lascio giudicare ai miei cari Tirolesi. Su di ciò non fo al-tre parole, perchè non servirebbero che a riaprire la pro-fonda piaga, che mi rode, vedendomi allontanato da sìcari e fedeli sudditi.

«Le moltiplici prove di fedeltà ed attaccamento,ch’ebbi durante la mia Reggenza dal Tirolo, mi resteran-no mai sempre scolpite nel cuore. Sono bensì consape-vole di aver procurato il bene di quel paese, per quantomi era possibile, e se non fui in grado di allontanargli

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colla mia potenza le fatalità toccategli, ho almeno laconsolazione di aver adempiuti colla mia mediazione idesiderj degli Stati del Tirolo, procurando l’integrità diquesto paese, e l’intatta Costituzione del medesimo.L’ottavo articolo del Trattato di pace acquieterà su di ciòpienamente gli Stati.

«Questi miei sentimenti riporterà Ella agli Stati me-desimi con egual ardore, come io li sento in cuore, edavrà inoltre cura particolare, affinchè la consegnadell’intiero Tirolo al Re di Baviera venga precisamenteeseguita entro il termine fissato nei Trattati, e che tuttiquegli effetti, li quali non sono di proprietà del Paese,ma del mio Erario, vengano, in forza de’ predetti Tratta-ti, a me rispediti, o, qualora sembrasse più vantaggioso,consegnati al successore contro qualche cambio, oppureoppignoramento da propormisi.

«Se fra gl’Impiegati vi fosse alcuno che desiderassecontinuare ulteriormente a me il suo servigio, e se spe-cialmente ve ne fossero di quelli fregiati di maggiori ca-riche, io gli accetterò ben volentieri, ed avrò cura dinuovamente impiegarli al primo incontro.

«Seguita la consegna del Paese, attendo relazione.«Hollisch, 29 dicembre 1805.

«FRANCESCO.»Frattanto arrivava in Innsbruck, il dì 6 febbraio del

1806, Carlo conte d’Arco, Ciamberlano e Consigliereintimo del Re di Baviera; ed agli 11 dello stesso prende-va il civile possesso del Tirolo in nome del suo signore;

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colla mia potenza le fatalità toccategli, ho almeno laconsolazione di aver adempiuti colla mia mediazione idesiderj degli Stati del Tirolo, procurando l’integrità diquesto paese, e l’intatta Costituzione del medesimo.L’ottavo articolo del Trattato di pace acquieterà su di ciòpienamente gli Stati.

«Questi miei sentimenti riporterà Ella agli Stati me-desimi con egual ardore, come io li sento in cuore, edavrà inoltre cura particolare, affinchè la consegnadell’intiero Tirolo al Re di Baviera venga precisamenteeseguita entro il termine fissato nei Trattati, e che tuttiquegli effetti, li quali non sono di proprietà del Paese,ma del mio Erario, vengano, in forza de’ predetti Tratta-ti, a me rispediti, o, qualora sembrasse più vantaggioso,consegnati al successore contro qualche cambio, oppureoppignoramento da propormisi.

«Se fra gl’Impiegati vi fosse alcuno che desiderassecontinuare ulteriormente a me il suo servigio, e se spe-cialmente ve ne fossero di quelli fregiati di maggiori ca-riche, io gli accetterò ben volentieri, ed avrò cura dinuovamente impiegarli al primo incontro.

«Seguita la consegna del Paese, attendo relazione.«Hollisch, 29 dicembre 1805.

«FRANCESCO.»Frattanto arrivava in Innsbruck, il dì 6 febbraio del

1806, Carlo conte d’Arco, Ciamberlano e Consigliereintimo del Re di Baviera; ed agli 11 dello stesso prende-va il civile possesso del Tirolo in nome del suo signore;

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e il dì 18 susseguente veniva pubblicata in tutta la pro-vincia, a squillo delle trombe, la patente con cui Massi-miliano Giuseppe annunziava ai novelli sudditi la loroaggregazione alle altre provincie del regno. Avvezzi i ti-rolesi a vivere, per la lunghezza di quasi cinque secoli,sotto il dominio dell’Austria, non potevano adattarsi, nèconformarsi tampoco in sulle prime al nuovo ordine dicose; la fiducia tuttavia, che la loro costituzione doveaessere conservata nella sua integrità, conforme l’articoloottavo del trattato di pace, mesceva qualche dolceall’amaro, e qualche consolazione alla creduta disgrazia.Il sistema oltracciò dalla bavara reggenza introdotto insul principiare del 1807 gli andava persuadendo che,quanto al privato interesse, e a quello della patria, noneravi sotto il novello reggimento grande difformità daltempo della dominazione austriaca, e perciò comincia-vano in alcune parti della provincia a tenersi paghi alcambiamento omai inevitabile, e a dimostrarsi eziandioalquanto affezionati al nuovo Principe, che ognor piùguadagnava la loro benevolenza coi paterni sentimentiche avea già in sulle prime manifestati al presentatoglisiDeputato degli Stati provinciali, de Carneri, col seguen-te rescritto:

NOI MASSIMILIANO GIUSEPPERe di Baviera, ecc., ecc., ecc.

«Abbiamo aggradita in singolar modo la vostra Rap-presentanza degli 11 corrente. Vi fa onore la vostra no-bile schiettezza, colla quale encomiate e dichiarate di

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e il dì 18 susseguente veniva pubblicata in tutta la pro-vincia, a squillo delle trombe, la patente con cui Massi-miliano Giuseppe annunziava ai novelli sudditi la loroaggregazione alle altre provincie del regno. Avvezzi i ti-rolesi a vivere, per la lunghezza di quasi cinque secoli,sotto il dominio dell’Austria, non potevano adattarsi, nèconformarsi tampoco in sulle prime al nuovo ordine dicose; la fiducia tuttavia, che la loro costituzione doveaessere conservata nella sua integrità, conforme l’articoloottavo del trattato di pace, mesceva qualche dolceall’amaro, e qualche consolazione alla creduta disgrazia.Il sistema oltracciò dalla bavara reggenza introdotto insul principiare del 1807 gli andava persuadendo che,quanto al privato interesse, e a quello della patria, noneravi sotto il novello reggimento grande difformità daltempo della dominazione austriaca, e perciò comincia-vano in alcune parti della provincia a tenersi paghi alcambiamento omai inevitabile, e a dimostrarsi eziandioalquanto affezionati al nuovo Principe, che ognor piùguadagnava la loro benevolenza coi paterni sentimentiche avea già in sulle prime manifestati al presentatoglisiDeputato degli Stati provinciali, de Carneri, col seguen-te rescritto:

NOI MASSIMILIANO GIUSEPPERe di Baviera, ecc., ecc., ecc.

«Abbiamo aggradita in singolar modo la vostra Rap-presentanza degli 11 corrente. Vi fa onore la vostra no-bile schiettezza, colla quale encomiate e dichiarate di

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aver amato il vostro anteriore Sovrano, ed appunto conquesto Ci stimiamo doppiamente felici, che la Provvi-denza divina abbia a Noi affidato ora il dominio d’unpopolo cotanto fedele.

«Tosto che questa Nazione sarà formalmente passatasotto il Nostro scettro, Ci lusinghiamo di guadagnare dalei eguale confidenza, fedeltà ed attaccamento, ed in talefiducia le diamo anticipatamente la consolante assicura-zione di mantenerle intatta la sua costituzione, i privile-gi, le libertà ed osservanze, e che in ogni tempo avremosingolarissima cura di procurarle il maggior possibilegrado di bene, e promettiamo in appresso, che avremosempre particolar riguardo ai desideri costituzionali del-la fedele provincia.

«Ci stimiamo fortunati, che Sua Maestà l’Imperatorede’ Francesi ci abbia aperta col regalo fattoci dell’intieracontribuzione la via di dare già all’introito della nostraReggenza una luminosa prova della nostra benevolenzae delle paterne nostre intenzioni; e di queste sarete voiin seguito il mio organo presso gli Stati, e presso li sud-diti.

«Vi assicuriamo della Nostra Reale Grazia.«Monaco, li 14 gennajo 1806.

«MASSIMILIANO GIUSEPPE»«B. de Mongelas.»

Così camminavano le cose, allorchè sul finire del1808 e ne’ primi mesi del 1809, il re di Baviera ordinavala soppressione degli Stati provinciali, spogliava la no-

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aver amato il vostro anteriore Sovrano, ed appunto conquesto Ci stimiamo doppiamente felici, che la Provvi-denza divina abbia a Noi affidato ora il dominio d’unpopolo cotanto fedele.

«Tosto che questa Nazione sarà formalmente passatasotto il Nostro scettro, Ci lusinghiamo di guadagnare dalei eguale confidenza, fedeltà ed attaccamento, ed in talefiducia le diamo anticipatamente la consolante assicura-zione di mantenerle intatta la sua costituzione, i privile-gi, le libertà ed osservanze, e che in ogni tempo avremosingolarissima cura di procurarle il maggior possibilegrado di bene, e promettiamo in appresso, che avremosempre particolar riguardo ai desideri costituzionali del-la fedele provincia.

«Ci stimiamo fortunati, che Sua Maestà l’Imperatorede’ Francesi ci abbia aperta col regalo fattoci dell’intieracontribuzione la via di dare già all’introito della nostraReggenza una luminosa prova della nostra benevolenzae delle paterne nostre intenzioni; e di queste sarete voiin seguito il mio organo presso gli Stati, e presso li sud-diti.

«Vi assicuriamo della Nostra Reale Grazia.«Monaco, li 14 gennajo 1806.

«MASSIMILIANO GIUSEPPE»«B. de Mongelas.»

Così camminavano le cose, allorchè sul finire del1808 e ne’ primi mesi del 1809, il re di Baviera ordinavala soppressione degli Stati provinciali, spogliava la no-

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biltà dei suoi privilegi, e in parte anche de’ suoi giudizifeudali, introduceva la legge rigorosa della coscrizionemilitare alla foggia francese ed italiana, un regolamentonegli affari ecclesiastici, e nuovi balzelli ed altre innova-zioni malvedute da’ sudditi; disposizioni tutte che spar-sero ben presto nella provincia i semi d’un generalemalcontento.

L’Austria era per combinazione a questo tempo oltre-modo sdegnata contro la Francia. Il giorno 27 marzo1809 essa pubblicava un manifesto per chiarire al mon-do i gravissimi motivi che giustificavano i suoi lamenti.Querelavasi che gli articoli del trattato conchiuso a Pre-sburgo non venivano in ogni lor parte adempiuti. Quere-lavasi del chiudimento, voluto da Napoleone, dei portidell’Adriatico ai vascelli russi ed inglesi, col massimopregiudizio del marittimo suo commercio, e del bloccodi tutti i porti del continente dallo stesso ordinato inodio dell’Inghilterra, da cui ridondava grandissimo dan-no a tutto l’importante commercio continentale, veggen-do l’Austria già omai inaridite le sorgenti della prosperi-tà d’una interessantissima porzione de’ suoi Stati. Que-relavasi della convenzione stipulata a Parigi il 12 luglio1806 coi Principi della Confederazione del Reno, colqual atto venne annichilato un grande impero, che avearesistito alle rivoluzioni di dieci secoli, e tolto a France-sco il titolo d’Imperatore de’ Romani, che n’era il legit-timo capo, estendendo invece le attribuzioni della ger-manica corona a Napoleone per la conferitagli dignità diProtettore della Confederazione renana. Querelavasi

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biltà dei suoi privilegi, e in parte anche de’ suoi giudizifeudali, introduceva la legge rigorosa della coscrizionemilitare alla foggia francese ed italiana, un regolamentonegli affari ecclesiastici, e nuovi balzelli ed altre innova-zioni malvedute da’ sudditi; disposizioni tutte che spar-sero ben presto nella provincia i semi d’un generalemalcontento.

L’Austria era per combinazione a questo tempo oltre-modo sdegnata contro la Francia. Il giorno 27 marzo1809 essa pubblicava un manifesto per chiarire al mon-do i gravissimi motivi che giustificavano i suoi lamenti.Querelavasi che gli articoli del trattato conchiuso a Pre-sburgo non venivano in ogni lor parte adempiuti. Quere-lavasi del chiudimento, voluto da Napoleone, dei portidell’Adriatico ai vascelli russi ed inglesi, col massimopregiudizio del marittimo suo commercio, e del bloccodi tutti i porti del continente dallo stesso ordinato inodio dell’Inghilterra, da cui ridondava grandissimo dan-no a tutto l’importante commercio continentale, veggen-do l’Austria già omai inaridite le sorgenti della prosperi-tà d’una interessantissima porzione de’ suoi Stati. Que-relavasi della convenzione stipulata a Parigi il 12 luglio1806 coi Principi della Confederazione del Reno, colqual atto venne annichilato un grande impero, che avearesistito alle rivoluzioni di dieci secoli, e tolto a France-sco il titolo d’Imperatore de’ Romani, che n’era il legit-timo capo, estendendo invece le attribuzioni della ger-manica corona a Napoleone per la conferitagli dignità diProtettore della Confederazione renana. Querelavasi

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della soverchia potenza che Napoleone con deliberatointendimento allargava ognor più nell’Europa, creandonovelli principi e novelli regnanti; e finalmente delletruppe napoleoniche rimaste nelle stanze di Germania, eintorno alla sua monarchia ne’ punti più essenziali alladifesa. Per queste ed altre querele l’Imperatore France-sco, che fra le algenti aure della pace sentiva rombarel’orribile strepito delle armi napoleoniche, s’occupavain accrescere i suoi eserciti per respingere una tempesta,che, secondo le politiche sue vedute, era in procinto diprorompere più furiosa, e notificava a’ suoi popoli doveregli, per l’onore del trono, e per la conservazione de’suoi Stati, anteporre tali misure alle pacifiche sue inten-zioni pel bramato riposo, che costavagli immensi sacri-fici. Fatti pertanto i tirolesi baldanzosi da questi formi-dabili apparecchi di guerra dell’ancor amata Casad’Austria, dai quali non senza qualche fondamento spe-ravano la loro liberazione, ed irritati vieppiù dalle ulti-me determinazioni del bavaro governo, che ognor piùvacillante e cadente rendeva l’antica loro costituzione,non aspettarono neppure che gli austriaci eserciti entras-sero nel Tirolo, ch’eglino si levarono in arme per iscac-ciare le bavare truppe, e riscuotersi dalla bavara signo-ria1. All’inopinata rivolta il bavaro governo prescelse da

1 Trovandosi l’autore di queste memorie nel marzo diquest’anno in Bolzano, udì tutt’ad un tratto battere a raccolta evide unirsi circa tre mila soldati bavari, e gire a presti passinella valle di Fiemme, dove erasi manifestato un popolare tu-multo, che fu tosto calmato coll’arresto di alcuni sacerdoti e

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della soverchia potenza che Napoleone con deliberatointendimento allargava ognor più nell’Europa, creandonovelli principi e novelli regnanti; e finalmente delletruppe napoleoniche rimaste nelle stanze di Germania, eintorno alla sua monarchia ne’ punti più essenziali alladifesa. Per queste ed altre querele l’Imperatore France-sco, che fra le algenti aure della pace sentiva rombarel’orribile strepito delle armi napoleoniche, s’occupavain accrescere i suoi eserciti per respingere una tempesta,che, secondo le politiche sue vedute, era in procinto diprorompere più furiosa, e notificava a’ suoi popoli doveregli, per l’onore del trono, e per la conservazione de’suoi Stati, anteporre tali misure alle pacifiche sue inten-zioni pel bramato riposo, che costavagli immensi sacri-fici. Fatti pertanto i tirolesi baldanzosi da questi formi-dabili apparecchi di guerra dell’ancor amata Casad’Austria, dai quali non senza qualche fondamento spe-ravano la loro liberazione, ed irritati vieppiù dalle ulti-me determinazioni del bavaro governo, che ognor piùvacillante e cadente rendeva l’antica loro costituzione,non aspettarono neppure che gli austriaci eserciti entras-sero nel Tirolo, ch’eglino si levarono in arme per iscac-ciare le bavare truppe, e riscuotersi dalla bavara signo-ria1. All’inopinata rivolta il bavaro governo prescelse da

1 Trovandosi l’autore di queste memorie nel marzo diquest’anno in Bolzano, udì tutt’ad un tratto battere a raccolta evide unirsi circa tre mila soldati bavari, e gire a presti passinella valle di Fiemme, dove erasi manifestato un popolare tu-multo, che fu tosto calmato coll’arresto di alcuni sacerdoti e

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prima di ricondurre i sommovitori alla tranquillità colconsiglio e con ragionate dimostrazioni intorno alle leg-gi pubblicate di recente, minacciando ad un tempo i re-nitenti. Ma ormai tutte le esortazioni, tutte le intimazionitornavano senza frutto; l’avvicinamento delle austriachefalangi, gl’incentivi che segretamente si dilatavano nellaprovincia, la voce di una guerra imminente, l’improvvi-do fanatismo degli assai sconsigliati e bigotti, che paesepaese piagnucolando fra i zoticoni, persuadeva d’armareper la libertà della patria e pel trionfo della religione lemani di ferro, anzichè tergere con esse il pianto dagliocchi; erano mantici all’impresa de’ tirolesi, che riscal-darono tanto gli spiriti da renderli irremovibili a qualun-que consiglio, e indifferenti ad ogni minaccia. Il bavarosi mise alla fine in sull’armi, e da tutte parti facendo en-trar truppe e artiglierie si accingeva a repellere la forzacolla forza. Il gravissimo pericolo metteva non poco ter-rore nelle genti, ed in ispecie negli uomini savj, che si-lenziosi stavano in somma apprensione di quanto potes-se succedere in pregiudizio del comune riposo, e dellacara e pericolante lor patria.

capi di famiglia, mandati a Verona per l’Adige. Giunti a Sac-co, quegli abitanti, al vedere i ministri dell’altare, movevanopartito per liberarli, e già eran per eseguire il disegno; mafrappostisi alcuni che scorgevano il pericolo della patria, nien-te è avvenuto.

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prima di ricondurre i sommovitori alla tranquillità colconsiglio e con ragionate dimostrazioni intorno alle leg-gi pubblicate di recente, minacciando ad un tempo i re-nitenti. Ma ormai tutte le esortazioni, tutte le intimazionitornavano senza frutto; l’avvicinamento delle austriachefalangi, gl’incentivi che segretamente si dilatavano nellaprovincia, la voce di una guerra imminente, l’improvvi-do fanatismo degli assai sconsigliati e bigotti, che paesepaese piagnucolando fra i zoticoni, persuadeva d’armareper la libertà della patria e pel trionfo della religione lemani di ferro, anzichè tergere con esse il pianto dagliocchi; erano mantici all’impresa de’ tirolesi, che riscal-darono tanto gli spiriti da renderli irremovibili a qualun-que consiglio, e indifferenti ad ogni minaccia. Il bavarosi mise alla fine in sull’armi, e da tutte parti facendo en-trar truppe e artiglierie si accingeva a repellere la forzacolla forza. Il gravissimo pericolo metteva non poco ter-rore nelle genti, ed in ispecie negli uomini savj, che si-lenziosi stavano in somma apprensione di quanto potes-se succedere in pregiudizio del comune riposo, e dellacara e pericolante lor patria.

capi di famiglia, mandati a Verona per l’Adige. Giunti a Sac-co, quegli abitanti, al vedere i ministri dell’altare, movevanopartito per liberarli, e già eran per eseguire il disegno; mafrappostisi alcuni che scorgevano il pericolo della patria, nien-te è avvenuto.

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CAPITOLO II.

Primi fatti d’armi dei tirolesi della valle di Pusteria contro le trup-pe bavare e napoleoniane. Comparsa degli Austriaci nella pu-stera valle. Gli abitanti di Passivia entrano nella mischia; An-drea Hoffer li guida, ed assume il supremo comando. Strata-gemmi tirolesi per vincere l’ostinato nemico. La sollevazionesi fa generale. Zuffa intorno e dentro la città d’Innsbruck. Eroi-co coraggio del bavaro colonnello Ditfurt e sua morte gloriosa.I tirolesi s’impadroniscono d’Innsbruck; indi inseguono i ba-vari verso Hall, dove questi si arrendono. Innsbruck è assalitoda’ bavari e dai napoleoniani pria battuti in Pusteria e fra Ster-zing e Gossensass. Un nuovo campana a martello ne dà avvisoa’ levati tirolesi. Questi corrono ad affrontarli; li vincono. Ivincitori dettano a’ vinti una capitolazione per mezzodell’austriaco maggior Theimer. Vantaggi riportati dai tirolesine’ giorni 10, 11, 12, 13 d’aprile. Loro allegrezze per le vitto-rie ottenute, e all’arrivo degli Austriaci condotti dal tenentemaresciallo di Chasteler. Ordinamento dei sollevati.

Gli abitatori della Pusteria furono i primi, che per li-berare la soverchiata patria sollevarono nella provincialo spaventevole grido dell’armi; i primi che all’avvici-nantesi armata austriaca prestarono un efficace soccor-so; i primi a spiegar lo stendardo della costituzione tiro-lese, e ad accendere la romoreggiante fiamma della sol-levazione, la quale veniva non poco fomentata dall’anti-

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CAPITOLO II.

Primi fatti d’armi dei tirolesi della valle di Pusteria contro le trup-pe bavare e napoleoniane. Comparsa degli Austriaci nella pu-stera valle. Gli abitanti di Passivia entrano nella mischia; An-drea Hoffer li guida, ed assume il supremo comando. Strata-gemmi tirolesi per vincere l’ostinato nemico. La sollevazionesi fa generale. Zuffa intorno e dentro la città d’Innsbruck. Eroi-co coraggio del bavaro colonnello Ditfurt e sua morte gloriosa.I tirolesi s’impadroniscono d’Innsbruck; indi inseguono i ba-vari verso Hall, dove questi si arrendono. Innsbruck è assalitoda’ bavari e dai napoleoniani pria battuti in Pusteria e fra Ster-zing e Gossensass. Un nuovo campana a martello ne dà avvisoa’ levati tirolesi. Questi corrono ad affrontarli; li vincono. Ivincitori dettano a’ vinti una capitolazione per mezzodell’austriaco maggior Theimer. Vantaggi riportati dai tirolesine’ giorni 10, 11, 12, 13 d’aprile. Loro allegrezze per le vitto-rie ottenute, e all’arrivo degli Austriaci condotti dal tenentemaresciallo di Chasteler. Ordinamento dei sollevati.

Gli abitatori della Pusteria furono i primi, che per li-berare la soverchiata patria sollevarono nella provincialo spaventevole grido dell’armi; i primi che all’avvici-nantesi armata austriaca prestarono un efficace soccor-so; i primi a spiegar lo stendardo della costituzione tiro-lese, e ad accendere la romoreggiante fiamma della sol-levazione, la quale veniva non poco fomentata dall’anti-

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guardo imperiale, che alla loro volta difilava a gran pas-si. Quell’animosa gente, guidata dall’idea lusingatrice dimantenere incorrotto l’antico sistema costituzionale, at-taccava il 10 aprile con un fuoco vivissimo i bavari, in-tenti a distruggere il ponte di San Lorenzo, luogo a po-chi minuti da Bruneck, per impedire l’avanzamento agliaustriaci; circondava la stretta di Mühlbach, e costringe-va gli stessi bavari a indietreggiare sopra Schabs allasponda destra dell’Eisach. Confinata la bavara miliziadal tirolese valore nell’accennata postura, riceveva bensìdalla via di Bressanone un rinforzo di due battaglioni difanti, ed uno squadrone di dragoni, ma nè pur quest’aju-to le giovava a rintuzzare l’impeto de’ sollevati; nonostante, sdegnando essa oltremodo d’essere vinta anzi-chè vincitrice, determinava il dì 11 dell’aprile di ricupe-rare con un novello cimento l’onore perduto. Ricomin-ciava pertanto la zuffa presso il ponte di Ladritsch conuna indurita ostinazione. In mezzo al bollor dell’azione,che a suo danno già omai inclinava, veniva per sua buo-na ventura rafforzata da un corpo di 3000 fanti e 600 ca-valleggieri di Napoleone, proveniente dall’Italia per lavia dell’Adige, e indirizzato per Augusta. Questo grossonervo di gente, sopraggiunto all’impensata, rendeva pe-ricolosa la situazione dei tirolesi, che ascoltando i detta-mi della prudenza, determinavano di retrocedere, tantopiù, che altrimenti correvano rischio d’esser assaliti datergo.

Perveniva intanto al tenente maresciallo marchese diChasteler, condottiero dell’ottavo corpo dell’armata im-

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guardo imperiale, che alla loro volta difilava a gran pas-si. Quell’animosa gente, guidata dall’idea lusingatrice dimantenere incorrotto l’antico sistema costituzionale, at-taccava il 10 aprile con un fuoco vivissimo i bavari, in-tenti a distruggere il ponte di San Lorenzo, luogo a po-chi minuti da Bruneck, per impedire l’avanzamento agliaustriaci; circondava la stretta di Mühlbach, e costringe-va gli stessi bavari a indietreggiare sopra Schabs allasponda destra dell’Eisach. Confinata la bavara miliziadal tirolese valore nell’accennata postura, riceveva bensìdalla via di Bressanone un rinforzo di due battaglioni difanti, ed uno squadrone di dragoni, ma nè pur quest’aju-to le giovava a rintuzzare l’impeto de’ sollevati; nonostante, sdegnando essa oltremodo d’essere vinta anzi-chè vincitrice, determinava il dì 11 dell’aprile di ricupe-rare con un novello cimento l’onore perduto. Ricomin-ciava pertanto la zuffa presso il ponte di Ladritsch conuna indurita ostinazione. In mezzo al bollor dell’azione,che a suo danno già omai inclinava, veniva per sua buo-na ventura rafforzata da un corpo di 3000 fanti e 600 ca-valleggieri di Napoleone, proveniente dall’Italia per lavia dell’Adige, e indirizzato per Augusta. Questo grossonervo di gente, sopraggiunto all’impensata, rendeva pe-ricolosa la situazione dei tirolesi, che ascoltando i detta-mi della prudenza, determinavano di retrocedere, tantopiù, che altrimenti correvano rischio d’esser assaliti datergo.

Perveniva intanto al tenente maresciallo marchese diChasteler, condottiero dell’ottavo corpo dell’armata im-

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periale incamminato pel Tirolo, la notizia dei fatti glo-riosi dei tirolesi contro l’armata bavarese già posto iniscompiglio. Accelerava egli perciò il suo avanzamentonel pustero territorio, volgendo il cammino da Sillianverso le alture di Schabs, e già nel giorno suddetto alcu-ni cacciatori, ed un drappello di dragoni del reggimentoHohenzollern calavan dal monte, porgendo ai prodi tiro-lesi la necessaria assistenza, onde innestando all’alle-grezza un raddoppiato coraggio, riattaccavano i bavari ei napoleoniani senza esitazione. Grave e micidiale fu lapugna, che giunta per parte dei bavari e napoleoniani aquel grado di resistenza, che non era dell’umano potereil continuare più oltre, accoppiandosi alla resistenza de-gli avversari una maggioranza di forze, gli astrinse adabbandonare l’insanguinato terreno, e a ritirarsi sopraMittevvald verso Sterzing. In questo mentre Chastelergiungeva ad occupare le alture di Schabs, ed il villaggiodi Mühlbach con un corpo di cacciatori, coi due reggi-menti di Hohenlohe-Bartenstein e di Lusignano, con tresquadroni di cavalieri di Hohenzollern, e coll’artiglieria,e l’avvicinamento di un altro corpo d’armata, che sottola direzione del tenente maresciallo barone di Jellachichavea già occupato il Salisburghese. L’arrivo di questetruppe allargava le speranze dei tirolesi, e rafforzavaviemmaggiormente il loro coraggio. Con questo saliti imonti, che a destra e a sinistra fiancheggiano la stradaconducente a Sterzing, si facevano a bersagliare il dì 12novellamente l’oste bavara-napoleonica, che alla suavolta aveva i presti passi indirizzati. La continuata piog-

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periale incamminato pel Tirolo, la notizia dei fatti glo-riosi dei tirolesi contro l’armata bavarese già posto iniscompiglio. Accelerava egli perciò il suo avanzamentonel pustero territorio, volgendo il cammino da Sillianverso le alture di Schabs, e già nel giorno suddetto alcu-ni cacciatori, ed un drappello di dragoni del reggimentoHohenzollern calavan dal monte, porgendo ai prodi tiro-lesi la necessaria assistenza, onde innestando all’alle-grezza un raddoppiato coraggio, riattaccavano i bavari ei napoleoniani senza esitazione. Grave e micidiale fu lapugna, che giunta per parte dei bavari e napoleoniani aquel grado di resistenza, che non era dell’umano potereil continuare più oltre, accoppiandosi alla resistenza de-gli avversari una maggioranza di forze, gli astrinse adabbandonare l’insanguinato terreno, e a ritirarsi sopraMittevvald verso Sterzing. In questo mentre Chastelergiungeva ad occupare le alture di Schabs, ed il villaggiodi Mühlbach con un corpo di cacciatori, coi due reggi-menti di Hohenlohe-Bartenstein e di Lusignano, con tresquadroni di cavalieri di Hohenzollern, e coll’artiglieria,e l’avvicinamento di un altro corpo d’armata, che sottola direzione del tenente maresciallo barone di Jellachichavea già occupato il Salisburghese. L’arrivo di questetruppe allargava le speranze dei tirolesi, e rafforzavaviemmaggiormente il loro coraggio. Con questo saliti imonti, che a destra e a sinistra fiancheggiano la stradaconducente a Sterzing, si facevano a bersagliare il dì 12novellamente l’oste bavara-napoleonica, che alla suavolta aveva i presti passi indirizzati. La continuata piog-

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gia delle piombate, che fulminava orrendamente gli al-leati durante il loro cammino, portava il terrore e lamorte nelle loro file; essi studiavano perciò la ritirataper trovare salvezza in Sterzing, e già la testa della lorocolonna vi entrava, quando giungeva la gente delle giu-risdizioni di Sarenthal e di Passivia, guidata da AndreaHoffer2. Questi montanari, che con accelerati passi avea-no testè varcati i monti Saufen, cooperavano non solo apeggiorare lo strazio de’ fuggenti, ma ad impedire ezian-dio che tutta la colonna potesse in Sterzing por piede.La piccola parte di bavari, che per questo fatto rimasedisgiunta da’ suoi, dovette voltare ancora la fronte, eperseverare quindi arrovellatamente in una disperata di-fesa, sino a tanto che le riusciva di rifuggire in una posi-zione nelle paludi di detto paese, per prendere nella vici-na notte qualche riposo.

Nel silenzio di quella notte i condottieri del piccoloesercito di Francia e di Baviera congiuntisi in Sterzing,deliberavano in sul partito da abbracciarsi nella susse-guente giornata. Sapevano la moltitudine levata in armi,da cui venivano ognor più attorniati, e l’esperienza ave-va loro già insegnato che combattevano con gente intre-pida, valorosa e non pieghevole al minacciare dell’armi,e quindi concordemente determinavano, per evitare ilmaggior pericolo sovrastante alle lor truppe, di volgere

2 Nacque il dì 22 novembre 1769 in Sand di Passivia. Era dicondizione oste, e fu chiamato il generale Barbon per la lungae folta sua barba, che, secondo dicevasi, avea scommesso diportare sino al cangiamento delle politiche vicende.

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gia delle piombate, che fulminava orrendamente gli al-leati durante il loro cammino, portava il terrore e lamorte nelle loro file; essi studiavano perciò la ritirataper trovare salvezza in Sterzing, e già la testa della lorocolonna vi entrava, quando giungeva la gente delle giu-risdizioni di Sarenthal e di Passivia, guidata da AndreaHoffer2. Questi montanari, che con accelerati passi avea-no testè varcati i monti Saufen, cooperavano non solo apeggiorare lo strazio de’ fuggenti, ma ad impedire ezian-dio che tutta la colonna potesse in Sterzing por piede.La piccola parte di bavari, che per questo fatto rimasedisgiunta da’ suoi, dovette voltare ancora la fronte, eperseverare quindi arrovellatamente in una disperata di-fesa, sino a tanto che le riusciva di rifuggire in una posi-zione nelle paludi di detto paese, per prendere nella vici-na notte qualche riposo.

Nel silenzio di quella notte i condottieri del piccoloesercito di Francia e di Baviera congiuntisi in Sterzing,deliberavano in sul partito da abbracciarsi nella susse-guente giornata. Sapevano la moltitudine levata in armi,da cui venivano ognor più attorniati, e l’esperienza ave-va loro già insegnato che combattevano con gente intre-pida, valorosa e non pieghevole al minacciare dell’armi,e quindi concordemente determinavano, per evitare ilmaggior pericolo sovrastante alle lor truppe, di volgere

2 Nacque il dì 22 novembre 1769 in Sand di Passivia. Era dicondizione oste, e fu chiamato il generale Barbon per la lungae folta sua barba, che, secondo dicevasi, avea scommesso diportare sino al cangiamento delle politiche vicende.

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il cammino verso la città d’Innsbruck.Giunti i bavari e i napoleoniani a poche miglia da

Gossensass, meglio si accorsero che il torrente, da cuierano minacciati, traboccava ormai per ogni dove, e fa-cevasi maggiormente precipitoso ed irreparabile. Gliabitanti delle valli di Schmiern, Gschnits, e di diversi al-tri luoghi, salite celatamente le alture costeggianti lastrada che da Sterzing conduce a Gossensass, mandava-no tutt’ad un tratto una spessissima grandine di archibu-giate, che molto straziavali, ed incalzavali nella loro riti-rata, la quale veniva per soprassello impedita dalle rot-ture, fatte da’ tirolesi in molti luoghi della strada, per ca-gionar loro maggiore il disordine. La parte, che s’era ri-fuggita nelle paludi, venne anch’essa salutata alla puntadel giorno 13 dalle piombate che sopra di essa scaglia-vano i sollevati, che il giorno avanti aveanla bersagliata.Veggendola questi ridotta in situazione tale, da cui nonpoteasi omai sottrarre che con la morte, le intimaron laresa. Il comandante che la guidava, mosso da un fallacesentimento d’onore, non volle acconsentire, e con dispe-rata risoluzione riaccendeva la zuffa. A tanta ostinazionedel comandante bavaro rispondeva l’ostinazione dei ti-rolesi; il fuoco degli archibugi e dei cannoni imperver-sava con un’infernale operosità, e le piombate pioveva-no da ogni dove sui bavari schierati in ordine quadran-golare. Trasecolavano i tirolesi in veggendo e tanta resi-stenza e tanta indifferenza alla strage e alle morti, e per-severando essi pure nella naturale ostinazione, alcuni traloro, mentre gli altri continuavano il fuoco, mandavano

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il cammino verso la città d’Innsbruck.Giunti i bavari e i napoleoniani a poche miglia da

Gossensass, meglio si accorsero che il torrente, da cuierano minacciati, traboccava ormai per ogni dove, e fa-cevasi maggiormente precipitoso ed irreparabile. Gliabitanti delle valli di Schmiern, Gschnits, e di diversi al-tri luoghi, salite celatamente le alture costeggianti lastrada che da Sterzing conduce a Gossensass, mandava-no tutt’ad un tratto una spessissima grandine di archibu-giate, che molto straziavali, ed incalzavali nella loro riti-rata, la quale veniva per soprassello impedita dalle rot-ture, fatte da’ tirolesi in molti luoghi della strada, per ca-gionar loro maggiore il disordine. La parte, che s’era ri-fuggita nelle paludi, venne anch’essa salutata alla puntadel giorno 13 dalle piombate che sopra di essa scaglia-vano i sollevati, che il giorno avanti aveanla bersagliata.Veggendola questi ridotta in situazione tale, da cui nonpoteasi omai sottrarre che con la morte, le intimaron laresa. Il comandante che la guidava, mosso da un fallacesentimento d’onore, non volle acconsentire, e con dispe-rata risoluzione riaccendeva la zuffa. A tanta ostinazionedel comandante bavaro rispondeva l’ostinazione dei ti-rolesi; il fuoco degli archibugi e dei cannoni imperver-sava con un’infernale operosità, e le piombate pioveva-no da ogni dove sui bavari schierati in ordine quadran-golare. Trasecolavano i tirolesi in veggendo e tanta resi-stenza e tanta indifferenza alla strage e alle morti, e per-severando essi pure nella naturale ostinazione, alcuni traloro, mentre gli altri continuavano il fuoco, mandavano

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ad effetto questo stratagemma, da certo Gogl accorta-mente immaginato: caricarono tre grandi carri di fieno;alcuni di essi si posero al di sopra, ed altri al di dietro eattorno dei medesimi, indi li rotolarono in sulla strada apoca distanza dai cannoni dell’inimico, i quali eranol’unico loro bersaglio. Non bastando ciò a rimoverlodall’estrema sua pertinacia, attaccarono dappoi due ca-valli ad uno dei carri, ed una villanella ebbe il magnani-mo ardire (secondo fu raccontato) di guidarli verso labatteria dei fulminanti cannoni, L’animosa fanciullasferzava gagliardamente i cavalli, e a ciascuna cannona-ta: «Viva,» gridava ella, «sono ancora in vita, animo!non temiamo i colpi di questi maccheroni di bavaresi.»Il disegno venne egregiamente, e con poco sangue ese-guito. I bavari cannonieri furono uccisi dagl’imberciantitiri dei tirolesi, e il quadrato fu propinquamente circon-dato, e con impeto assalito e posto in iscompiglio. Nonmeno fiera però fu la resistenza dei bavari, che soli a400 uomini circa con dieci ufficiali ed un maggiore, die-dero di cozzo colla furia della disperazione negli assali-tori, i quali all’arte difettosa del guerreggiare, alla man-canza delle artiglierie e di un esperto condottiero, sosti-tuivano il coraggio, la rabbia ed il valore. I bavari, per-duti 150 uomini fra morti e lacerati dalle ferite, alla vi-sta dell’incessante ferocia dei tirolesi, si diedero al tuttoper vinti. L’eroismo della giovane servì di potentissimoesempio ad altre donne tirolesi, che nel corso della sol-levazione pugnarono con animo veramente virile; ed èben degno d’essere per le storie mandato alla posterità,

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ad effetto questo stratagemma, da certo Gogl accorta-mente immaginato: caricarono tre grandi carri di fieno;alcuni di essi si posero al di sopra, ed altri al di dietro eattorno dei medesimi, indi li rotolarono in sulla strada apoca distanza dai cannoni dell’inimico, i quali eranol’unico loro bersaglio. Non bastando ciò a rimoverlodall’estrema sua pertinacia, attaccarono dappoi due ca-valli ad uno dei carri, ed una villanella ebbe il magnani-mo ardire (secondo fu raccontato) di guidarli verso labatteria dei fulminanti cannoni, L’animosa fanciullasferzava gagliardamente i cavalli, e a ciascuna cannona-ta: «Viva,» gridava ella, «sono ancora in vita, animo!non temiamo i colpi di questi maccheroni di bavaresi.»Il disegno venne egregiamente, e con poco sangue ese-guito. I bavari cannonieri furono uccisi dagl’imberciantitiri dei tirolesi, e il quadrato fu propinquamente circon-dato, e con impeto assalito e posto in iscompiglio. Nonmeno fiera però fu la resistenza dei bavari, che soli a400 uomini circa con dieci ufficiali ed un maggiore, die-dero di cozzo colla furia della disperazione negli assali-tori, i quali all’arte difettosa del guerreggiare, alla man-canza delle artiglierie e di un esperto condottiero, sosti-tuivano il coraggio, la rabbia ed il valore. I bavari, per-duti 150 uomini fra morti e lacerati dalle ferite, alla vi-sta dell’incessante ferocia dei tirolesi, si diedero al tuttoper vinti. L’eroismo della giovane servì di potentissimoesempio ad altre donne tirolesi, che nel corso della sol-levazione pugnarono con animo veramente virile; ed èben degno d’essere per le storie mandato alla posterità,

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affinchè sappia il mondo, che anche il Tirolo ebbenell’anno 1809 le sue eroine, come nell’anno medesimoesaltava la Spagna le sue amazzoni, e specialmente lasua Agostina di Saragozza.

Non erano appena scoppiati nella Pusteria e pressoSterzing i narrati avvenimenti, che il popolo della vallesuperiore ed inferiore dell’Enno prendeva parte ancoresso alla già insorta sollevazione. Il monte Isel, pressoGallviek, circa un miglio distante dalla città d’Inn-sbruck, e la sottoposta pianura di Vildavia furono testi-moni delle prime ostilità, e dei primi saggi di valorespiegato dagli abitanti di quelle valli nello scacciare dalmonte medesimo, e poi dai luoghi fra Zierl e Kematen, ibavari picchetti, che ivi s’erano stabiliti per osservare sela grave procella si aggirasse pur anche in quei dintorni.Con alta maraviglia il generale dei bavari, che in Inn-sbruck aveva sua stanza, stava ascoltando le novelle diquanto facevano i sollevati, e quando il turbine alla dilui sede appressava, ricorreva a quelle estreme provvi-sioni, a cui negli estremi casi suolsi mettere mano. Ilgiorno 11 chiamava a raccolta tutte le truppe che in Inn-sbruck stanziavano, e mandava in soccorso alle suesquadre, impegnate contro i tirolesi, due battaglioni delreggimento Kinkel, ed uno squadrone di dragoni conquattro cannoni. Lo strepito dell’artiglieria e dei mo-schetti annunziava poco dopo, che la milizia dianzi sor-tita dalla città era già alle prese coi sollevati, e che lescaramuccie s’erano convertite in battaglia. I tirolesi,che nella massima parte erano appiattati in sui monti,

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affinchè sappia il mondo, che anche il Tirolo ebbenell’anno 1809 le sue eroine, come nell’anno medesimoesaltava la Spagna le sue amazzoni, e specialmente lasua Agostina di Saragozza.

Non erano appena scoppiati nella Pusteria e pressoSterzing i narrati avvenimenti, che il popolo della vallesuperiore ed inferiore dell’Enno prendeva parte ancoresso alla già insorta sollevazione. Il monte Isel, pressoGallviek, circa un miglio distante dalla città d’Inn-sbruck, e la sottoposta pianura di Vildavia furono testi-moni delle prime ostilità, e dei primi saggi di valorespiegato dagli abitanti di quelle valli nello scacciare dalmonte medesimo, e poi dai luoghi fra Zierl e Kematen, ibavari picchetti, che ivi s’erano stabiliti per osservare sela grave procella si aggirasse pur anche in quei dintorni.Con alta maraviglia il generale dei bavari, che in Inn-sbruck aveva sua stanza, stava ascoltando le novelle diquanto facevano i sollevati, e quando il turbine alla dilui sede appressava, ricorreva a quelle estreme provvi-sioni, a cui negli estremi casi suolsi mettere mano. Ilgiorno 11 chiamava a raccolta tutte le truppe che in Inn-sbruck stanziavano, e mandava in soccorso alle suesquadre, impegnate contro i tirolesi, due battaglioni delreggimento Kinkel, ed uno squadrone di dragoni conquattro cannoni. Lo strepito dell’artiglieria e dei mo-schetti annunziava poco dopo, che la milizia dianzi sor-tita dalla città era già alle prese coi sollevati, e che lescaramuccie s’erano convertite in battaglia. I tirolesi,che nella massima parte erano appiattati in sui monti,

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colle ben dirette loro archibugiate bersagliavano terribil-mente gli avversarii. Lo spedale d’Innsbruck vedeva ar-rivare molti feriti, dei quali pure ve n’ebbero anche dallaparte dei sollevati. Finiva il giorno, e ancor s’udiva perentro le valli il rimbombo dei cannoni e delle archibu-giate: le tenebre ponevano fine all’accanita tenzone. Alsilenzio per altro della notte non rispondeva il silenziodei guerreggianti, che in continuo moto, e con incessan-te vigilanza disponevano le cose, per venire col nuovodì ad una più fiera battaglia. Nell’oscurità della stessanotte una porzione di bavari ritiravasi dal preso allog-giamento, e andava a postarsi al ponte dell’Enno, checongiunge la città d’Innsbruck col sobborgo, sul qualponte collocava un cannone. I sollevati distribuivanoanch’essi le loro forze, e si avvicinavano alla città.All’apparire del giorno 12, i contadini di Höttingen, vil-laggio vicino ad Innsbruck, uniti a molti altri sollevati,penetravano improvvisamente nel sobborgo di Maria-hülf, s’introducevano nelle case, e da queste scagliavanocontinui colpi d’archibugio sopra quei soldati bavaresi,che nella scorsa notte s’erano postati presso il pontedell’Enno, alcuni de’ quali rimanevano feriti. Un’altracolonna di tirolesi, armati chi di archibugio, chi di maz-ze ferrate, e chi di bajonette fermate in sulla cima digrossi bastoni, si avanzava al tempo stesso verso il pon-te di Mühlbach. Dopo queste disposizioni appiccossicon grandissimo furore la seconda battaglia su tutta lafronte. I bavari ordinati ed incorati dalla voce edall’esempio dei capitani, s’infervoravano nel combatti-

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colle ben dirette loro archibugiate bersagliavano terribil-mente gli avversarii. Lo spedale d’Innsbruck vedeva ar-rivare molti feriti, dei quali pure ve n’ebbero anche dallaparte dei sollevati. Finiva il giorno, e ancor s’udiva perentro le valli il rimbombo dei cannoni e delle archibu-giate: le tenebre ponevano fine all’accanita tenzone. Alsilenzio per altro della notte non rispondeva il silenziodei guerreggianti, che in continuo moto, e con incessan-te vigilanza disponevano le cose, per venire col nuovodì ad una più fiera battaglia. Nell’oscurità della stessanotte una porzione di bavari ritiravasi dal preso allog-giamento, e andava a postarsi al ponte dell’Enno, checongiunge la città d’Innsbruck col sobborgo, sul qualponte collocava un cannone. I sollevati distribuivanoanch’essi le loro forze, e si avvicinavano alla città.All’apparire del giorno 12, i contadini di Höttingen, vil-laggio vicino ad Innsbruck, uniti a molti altri sollevati,penetravano improvvisamente nel sobborgo di Maria-hülf, s’introducevano nelle case, e da queste scagliavanocontinui colpi d’archibugio sopra quei soldati bavaresi,che nella scorsa notte s’erano postati presso il pontedell’Enno, alcuni de’ quali rimanevano feriti. Un’altracolonna di tirolesi, armati chi di archibugio, chi di maz-ze ferrate, e chi di bajonette fermate in sulla cima digrossi bastoni, si avanzava al tempo stesso verso il pon-te di Mühlbach. Dopo queste disposizioni appiccossicon grandissimo furore la seconda battaglia su tutta lafronte. I bavari ordinati ed incorati dalla voce edall’esempio dei capitani, s’infervoravano nel combatti-

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mento con ammirabile valore. Ma i loro sforzi erano conaltrettanto valore contrastati da’ tirolesi; gli uni e gli altripugnavano alla gagliarda, facendo prove incredibili colferro e col fuoco. Nel bollore della mischia s’accorgeva-no i bavari, che i tirolesi ingrossavano, e che più ferocesi faceva l’assalto, e vie più pericolosa la propria situa-zione. Di fatto intorno alle ore sette i tirolesi s’avvicina-vano battagliando al ponte, il superavano, respingevanole truppe bavare in città, e prendevano loro un cannone.

Sbalordiva il generale di Baviera, ammirando in quel-la gente tanto coraggio, e già cominciava ad accorgersiche la burrasca era implacabile, e assai più grave diquello che in sulle prime credeva; e quantunque la giu-dicasse irrefrenabile col piccol numero delle sue truppe,tuttavia l’apprezzato decoro delle bavare armi il rendevaricalcitrante, e l’avvolgeva in nuovi fatti, quanto fataliper la Baviera, altrettanto gloriosi pel Tirolo.

I tirolesi, allettati e fatti superbi dalla vittoria, e dallevittorie che in altre valli riportavano i loro commilitoni,proponevano verso le ore otto una capitolazione al bava-ro capitano. Stando come stavano le cose, non apparve aquesti la proposizione nè strana, nè disgustosa; rispon-deva però, che non era dell’onor suo trattare una capito-lazione con gente, nella quale non riconosceva alcuncapo. Udirono sdegnosamente i sollevati la risposta delbavaro, ed inaspriti dell’animo decidevano issofatto diproseguire il combattimento, il quale veniva ripigliatocon tanto impeto e tanto ardire, che poco dopo entraronoa viva forza in città per il ponte dell’Enno, obbligavano

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mento con ammirabile valore. Ma i loro sforzi erano conaltrettanto valore contrastati da’ tirolesi; gli uni e gli altripugnavano alla gagliarda, facendo prove incredibili colferro e col fuoco. Nel bollore della mischia s’accorgeva-no i bavari, che i tirolesi ingrossavano, e che più ferocesi faceva l’assalto, e vie più pericolosa la propria situa-zione. Di fatto intorno alle ore sette i tirolesi s’avvicina-vano battagliando al ponte, il superavano, respingevanole truppe bavare in città, e prendevano loro un cannone.

Sbalordiva il generale di Baviera, ammirando in quel-la gente tanto coraggio, e già cominciava ad accorgersiche la burrasca era implacabile, e assai più grave diquello che in sulle prime credeva; e quantunque la giu-dicasse irrefrenabile col piccol numero delle sue truppe,tuttavia l’apprezzato decoro delle bavare armi il rendevaricalcitrante, e l’avvolgeva in nuovi fatti, quanto fataliper la Baviera, altrettanto gloriosi pel Tirolo.

I tirolesi, allettati e fatti superbi dalla vittoria, e dallevittorie che in altre valli riportavano i loro commilitoni,proponevano verso le ore otto una capitolazione al bava-ro capitano. Stando come stavano le cose, non apparve aquesti la proposizione nè strana, nè disgustosa; rispon-deva però, che non era dell’onor suo trattare una capito-lazione con gente, nella quale non riconosceva alcuncapo. Udirono sdegnosamente i sollevati la risposta delbavaro, ed inaspriti dell’animo decidevano issofatto diproseguire il combattimento, il quale veniva ripigliatocon tanto impeto e tanto ardire, che poco dopo entraronoa viva forza in città per il ponte dell’Enno, obbligavano

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alcuni bavari cavalieri a smontare dai cavalli, s’impa-dronivano delle case militari, disarmando quanti soldativi trovavano, e rivolgevano poscia i loro passi al luogodella gran guardia. Qui stavano attendendo l’affronto ilcolonnello barone Ditfurt, avente il comando esecutivodelle bavare truppe, il tenente colonnello Spanky, alcunialtri ufficiali di minor rango, e un grosso numero di ba-vari soldati. I tirolesi impetuosamente s’appressavano, ei bavari, animati dal colonnello Ditfurt, con animo virilelor si avventarono contro. L’antiguardo di questi ultiminon era andato avanti nè pur a un tiro di pistola, che uncolpo d’archibugio, vibrato da’ tirolesi, colpiva mortal-mente l’ufficiale che lo conduceva. Con esso lui moltialtri soldati rimanevano o morti o feriti dai colpi che ibravi tiratori tirolesi scagliavano dalla chiesa, dal cortiledello spedale, dove s’erano postati, e dalle case, in cui sierano sparsamente introdotti. Fra i morti annoveravasianche il tenente colonnello Spanky. Il colonnello Dit-furt, benchè tocco da due gravi ferite, continuava non dimeno ad animar la sua gente colle parole e coi fatti, ag-girandosi intrepidamente fra i primi, e dove più perico-losa era la tempesta de’ tirolesi, egli correva, pareggian-do per prontezza e per ardire i più rischievoli ed animosisoldati; nè una terza ferita, che nella coscia colpivalo, iltoglieva dal soprastante periglio. Ma la sua singolarefortezza il rese vittima d’una quarta ferita nella testa, percui dovette abbandonare il comando, e lasciarsi portareallo spedale, dove dopo pochi giorni non era più. Stantela mancanza del colonnello, la truppa a piedi restava

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alcuni bavari cavalieri a smontare dai cavalli, s’impa-dronivano delle case militari, disarmando quanti soldativi trovavano, e rivolgevano poscia i loro passi al luogodella gran guardia. Qui stavano attendendo l’affronto ilcolonnello barone Ditfurt, avente il comando esecutivodelle bavare truppe, il tenente colonnello Spanky, alcunialtri ufficiali di minor rango, e un grosso numero di ba-vari soldati. I tirolesi impetuosamente s’appressavano, ei bavari, animati dal colonnello Ditfurt, con animo virilelor si avventarono contro. L’antiguardo di questi ultiminon era andato avanti nè pur a un tiro di pistola, che uncolpo d’archibugio, vibrato da’ tirolesi, colpiva mortal-mente l’ufficiale che lo conduceva. Con esso lui moltialtri soldati rimanevano o morti o feriti dai colpi che ibravi tiratori tirolesi scagliavano dalla chiesa, dal cortiledello spedale, dove s’erano postati, e dalle case, in cui sierano sparsamente introdotti. Fra i morti annoveravasianche il tenente colonnello Spanky. Il colonnello Dit-furt, benchè tocco da due gravi ferite, continuava non dimeno ad animar la sua gente colle parole e coi fatti, ag-girandosi intrepidamente fra i primi, e dove più perico-losa era la tempesta de’ tirolesi, egli correva, pareggian-do per prontezza e per ardire i più rischievoli ed animosisoldati; nè una terza ferita, che nella coscia colpivalo, iltoglieva dal soprastante periglio. Ma la sua singolarefortezza il rese vittima d’una quarta ferita nella testa, percui dovette abbandonare il comando, e lasciarsi portareallo spedale, dove dopo pochi giorni non era più. Stantela mancanza del colonnello, la truppa a piedi restava

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senza condottiero, ed era perciò costretta a piegare, e de-porre le armi. La cavalleria scorreva ancora a brigliasciolta le strade della città affaccendandosi, col terroredelle minaccianti loro sciabole, di sbaragliare i sollevati;ma questi, anzichè intimorirsi, divenivan sempre più ar-dimentosi, ed infiammati nell’intrapresa pugna, ferendoinfuriavano, ed infuriando ferivano, ammazzavano, ecostringevano gli scampati dalla morte o a darsi prigio-nieri, o a mettersi in fuga. I fuggenti arrivavano colmaggiore conte di Erbach nella vicina città di Hall, cre-dendo trovarvi salvezza; ma anche quivi s’era già il po-polo levato in armi, risoluto di essere partecipe o al me-desimo trionfo, o alla medesima morte; laonde costrettidalla forza senza ulteriore contrasto rassegnatamente siarresero. In conseguenza di tutto ciò ai 12 dell’aprile isollevati delle valli superiore ed inferiore dell’Ennocontavano in loro potere quasi tutto il reggimento Kin-kel, uno squadrone di cavalleria, due bandiere, quattrocannoni, molti carri di polvere e di bagaglie. I tirolesichiudevano la gloriosa giornata esultando di tutta alle-grezza, e girando per la città d’Innsbruck colle bandierespiegate, in fra le grida di gioia e i viva del popolo.

All’alba del giorno 13 le campane della città e dei cir-costanti villaggi sonavano a stormo, ed avvisavano ilpopolo che la patria era ancora in pericolo, e perciò a ci-menti novelli il chiamava il destino. Una voce avea an-nunziato che la colonna dei francesi e dei bavari, cam-peggiante fra Sterzing e Gossensass, si avvicinava allacittà. L’allarme fu subito generale: i tirolesi accorrevano

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senza condottiero, ed era perciò costretta a piegare, e de-porre le armi. La cavalleria scorreva ancora a brigliasciolta le strade della città affaccendandosi, col terroredelle minaccianti loro sciabole, di sbaragliare i sollevati;ma questi, anzichè intimorirsi, divenivan sempre più ar-dimentosi, ed infiammati nell’intrapresa pugna, ferendoinfuriavano, ed infuriando ferivano, ammazzavano, ecostringevano gli scampati dalla morte o a darsi prigio-nieri, o a mettersi in fuga. I fuggenti arrivavano colmaggiore conte di Erbach nella vicina città di Hall, cre-dendo trovarvi salvezza; ma anche quivi s’era già il po-polo levato in armi, risoluto di essere partecipe o al me-desimo trionfo, o alla medesima morte; laonde costrettidalla forza senza ulteriore contrasto rassegnatamente siarresero. In conseguenza di tutto ciò ai 12 dell’aprile isollevati delle valli superiore ed inferiore dell’Ennocontavano in loro potere quasi tutto il reggimento Kin-kel, uno squadrone di cavalleria, due bandiere, quattrocannoni, molti carri di polvere e di bagaglie. I tirolesichiudevano la gloriosa giornata esultando di tutta alle-grezza, e girando per la città d’Innsbruck colle bandierespiegate, in fra le grida di gioia e i viva del popolo.

All’alba del giorno 13 le campane della città e dei cir-costanti villaggi sonavano a stormo, ed avvisavano ilpopolo che la patria era ancora in pericolo, e perciò a ci-menti novelli il chiamava il destino. Una voce avea an-nunziato che la colonna dei francesi e dei bavari, cam-peggiante fra Sterzing e Gossensass, si avvicinava allacittà. L’allarme fu subito generale: i tirolesi accorrevano

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furiosamente da tutti i luoghi delle predette due vallicercando il punto dell’assembramento, e mostrandostraordinaria impazienza di affrontare ed abbattere il ri-comparente nemico. A tanto era salito il nazionale fer-mento; il pericolo non più spaventava, famigliare dive-niva in quei petti l’ardore di guerra. Il sentimento diconservare illeso il rispetto verso la religione dei padri,la costituzione della patria, e il desiderio di ritornare sot-to l’anelato scettro dell’Imperatore d’Austria, mettevanoin non cale ogni timore, ed accrescevano vigore e corag-gio a quelli animi omai rotti nell’arduo e grandioso dise-gno.

Il nemico era intanto pervenuto nelle pianure d’Inn-sbruck sino dalle ore sei del mattino, dilatando le sueforze sui campi di Viltau, verso il torrente Sill, e lungo ilmonte Isel; questo veniva occupato dai bavari sino allesue falde; il piano dai francesi. I tirolesi avevano già ab-barrata la porta detta del trionfo, le strade conducenti incittà, ed alcune delle sue vie, con botti, barili, balle ecarri; aveano chiavate le porte delle case con catenacci epuntelli, e in esse approntato sassi, palle di ferro, acquabollente, ed altri combustibili, per lanciar addosso al ne-mico, qualora battagliando fosse penetrato in città, ed ilbisogno avesse indotto gli estremi. Ma, sebbene tutti av-vampassero di combattere, ed il nemico si fosse già av-vicinato alla città, con tutto ciò sapevano prestar ubbi-dienza a coloro che, assunta la direzione, aveano loroordinato di stare soltanto sulla difesa, sino a tanto che ilgenerale francese Bisson avesse risposto alla proposta di

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furiosamente da tutti i luoghi delle predette due vallicercando il punto dell’assembramento, e mostrandostraordinaria impazienza di affrontare ed abbattere il ri-comparente nemico. A tanto era salito il nazionale fer-mento; il pericolo non più spaventava, famigliare dive-niva in quei petti l’ardore di guerra. Il sentimento diconservare illeso il rispetto verso la religione dei padri,la costituzione della patria, e il desiderio di ritornare sot-to l’anelato scettro dell’Imperatore d’Austria, mettevanoin non cale ogni timore, ed accrescevano vigore e corag-gio a quelli animi omai rotti nell’arduo e grandioso dise-gno.

Il nemico era intanto pervenuto nelle pianure d’Inn-sbruck sino dalle ore sei del mattino, dilatando le sueforze sui campi di Viltau, verso il torrente Sill, e lungo ilmonte Isel; questo veniva occupato dai bavari sino allesue falde; il piano dai francesi. I tirolesi avevano già ab-barrata la porta detta del trionfo, le strade conducenti incittà, ed alcune delle sue vie, con botti, barili, balle ecarri; aveano chiavate le porte delle case con catenacci epuntelli, e in esse approntato sassi, palle di ferro, acquabollente, ed altri combustibili, per lanciar addosso al ne-mico, qualora battagliando fosse penetrato in città, ed ilbisogno avesse indotto gli estremi. Ma, sebbene tutti av-vampassero di combattere, ed il nemico si fosse già av-vicinato alla città, con tutto ciò sapevano prestar ubbi-dienza a coloro che, assunta la direzione, aveano loroordinato di stare soltanto sulla difesa, sino a tanto che ilgenerale francese Bisson avesse risposto alla proposta di

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capitolare. Questa proposta avean fatta i tirolesi a Bis-son, prima di venire al ferro, mediante il maggiore im-periale Martino Theimer, che sino dal giorno 12 era en-trato in Innsbruck cogli abitanti di Zirl, dando molto fo-mento all’ardente sollevazione, e che con alcuni capi ti-rolesi si era a tale uopo recato in Wiltau, dove il genera-le campeggiava col nervo più forte de’ suoi soldati. Do-vendo essere la proposta preceduta e dalla minuta narra-zione di quanto era avvenuto nei due giorni antecedenti,e dalla dimostrazione dell’evidente pericolo a cui ilfrancese avrebbe esposta la guidata sua gente, se mai ri-schiasse cimentarla, nutrivan speranza che l’avrebbe ac-cettata. Il generale, a fine d’accertarsi delle cose espostedai capi tirolesi, mandava in città un suo colonnello, edil bavaro tenente colonnello Wrede, i quali, ritornando algenerale, facevangli racconto di tutto ciò che videro, edebbe a dichiarar loro il prigioniero bavaro generale Kin-kel. Si persuadeva Bisson; ma non potendo tuttavia de-terminarsi di arrendersi, o di accettare condizioni chegiudicava indegne dell’onore francese, chiedeva ai pro-ponenti che fosse concesso il passaggio alla sua truppadiretta ad Augusta per indi unirsi al grosso dell’armatafrancese, assicurando ch’egli avrebbe pagato tutto quel-lo che al di lei mantenimento abbisognasse, e che nonverrebbe per parte de’ suoi recata molestia a chicchessia.Queste promesse non quadravano ai capi tirolesi, e pelmaggiore Theimer facevano intendere a Bisson, che nonvolevano punto acconsentire al passaggio. Il francese,declinando viemmaggiormente, riproponeva che nel

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capitolare. Questa proposta avean fatta i tirolesi a Bis-son, prima di venire al ferro, mediante il maggiore im-periale Martino Theimer, che sino dal giorno 12 era en-trato in Innsbruck cogli abitanti di Zirl, dando molto fo-mento all’ardente sollevazione, e che con alcuni capi ti-rolesi si era a tale uopo recato in Wiltau, dove il genera-le campeggiava col nervo più forte de’ suoi soldati. Do-vendo essere la proposta preceduta e dalla minuta narra-zione di quanto era avvenuto nei due giorni antecedenti,e dalla dimostrazione dell’evidente pericolo a cui ilfrancese avrebbe esposta la guidata sua gente, se mai ri-schiasse cimentarla, nutrivan speranza che l’avrebbe ac-cettata. Il generale, a fine d’accertarsi delle cose espostedai capi tirolesi, mandava in città un suo colonnello, edil bavaro tenente colonnello Wrede, i quali, ritornando algenerale, facevangli racconto di tutto ciò che videro, edebbe a dichiarar loro il prigioniero bavaro generale Kin-kel. Si persuadeva Bisson; ma non potendo tuttavia de-terminarsi di arrendersi, o di accettare condizioni chegiudicava indegne dell’onore francese, chiedeva ai pro-ponenti che fosse concesso il passaggio alla sua truppadiretta ad Augusta per indi unirsi al grosso dell’armatafrancese, assicurando ch’egli avrebbe pagato tutto quel-lo che al di lei mantenimento abbisognasse, e che nonverrebbe per parte de’ suoi recata molestia a chicchessia.Queste promesse non quadravano ai capi tirolesi, e pelmaggiore Theimer facevano intendere a Bisson, che nonvolevano punto acconsentire al passaggio. Il francese,declinando viemmaggiormente, riproponeva che nel

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passaggio avrebbe fatto levare le pietre dai fucili dellasua gente, e per ultimo, che passerebbe senz’armi, datradursi di poi in sui carri. Ma Theimer, fermo nella pri-ma proposta, già concertata coi capi tirolesi, conchiude-va che, non volendo egli adattarsi alla medesima, conve-niva venire all’esperimento delle armi. Allora il vecchiogenerale dichiarò che prevalso si sarebbe della forza, re-sistendo fino all’ultima stilla di sangue. Lo scioglimentodel trattato, e l’ordinarsi dai capi tirolesi l’attacco, ful’opera d’un sol momento. Un bavaro distaccamento insui primordi della riaccesa battaglia voleva accostarsi aviva forza alla porta cittadina: l’estremo pericolo, che itirolesi aveano in sulle prime mostrato, facea lor nascereun estremo coraggio, e quindi egli veniva subitamenterespinto dai tirolesi, più intenti da principio a bersaglia-re di lontano coll’armi da fuoco, che ad investire da vi-cino colle bianche. L’ufficiale che il distaccamento con-duceva, veniva colpito da una palla, che morto lo rove-sciava da cavallo. Veggendo Bisson e il bavaro coman-dante ogni prova inutile, ed impossibile il resistere allapiena che minacciava, a risparmio del sangue, si deter-minarono alle ore 8 1/4 di mattina del dì 13 di statuirecol maggior Theimer e i capi tirolesi: 1.º che la milizianapoleonica e bavara deponesse le armi sul luogo dovesi trovava; 2º che tutti i soldati rimanessero prigionieridi guerra dell’ottavo corpo d’armata imperiale, e checome tali venissero trasportati a Schvatz, e consegnatialle truppe austriache; 3.º che tutti i tirolesi fatti prigio-nieri da essi, fossero tostamente posti in libertà, e 4.º che

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passaggio avrebbe fatto levare le pietre dai fucili dellasua gente, e per ultimo, che passerebbe senz’armi, datradursi di poi in sui carri. Ma Theimer, fermo nella pri-ma proposta, già concertata coi capi tirolesi, conchiude-va che, non volendo egli adattarsi alla medesima, conve-niva venire all’esperimento delle armi. Allora il vecchiogenerale dichiarò che prevalso si sarebbe della forza, re-sistendo fino all’ultima stilla di sangue. Lo scioglimentodel trattato, e l’ordinarsi dai capi tirolesi l’attacco, ful’opera d’un sol momento. Un bavaro distaccamento insui primordi della riaccesa battaglia voleva accostarsi aviva forza alla porta cittadina: l’estremo pericolo, che itirolesi aveano in sulle prime mostrato, facea lor nascereun estremo coraggio, e quindi egli veniva subitamenterespinto dai tirolesi, più intenti da principio a bersaglia-re di lontano coll’armi da fuoco, che ad investire da vi-cino colle bianche. L’ufficiale che il distaccamento con-duceva, veniva colpito da una palla, che morto lo rove-sciava da cavallo. Veggendo Bisson e il bavaro coman-dante ogni prova inutile, ed impossibile il resistere allapiena che minacciava, a risparmio del sangue, si deter-minarono alle ore 8 1/4 di mattina del dì 13 di statuirecol maggior Theimer e i capi tirolesi: 1.º che la milizianapoleonica e bavara deponesse le armi sul luogo dovesi trovava; 2º che tutti i soldati rimanessero prigionieridi guerra dell’ottavo corpo d’armata imperiale, e checome tali venissero trasportati a Schvatz, e consegnatialle truppe austriache; 3.º che tutti i tirolesi fatti prigio-nieri da essi, fossero tostamente posti in libertà, e 4.º che

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ai sotto ufficiali napoleoniani e bavari siano lasciati tuttii loro bagagli, i cavalli, e le spade come loro proprietà.

Il Theimer, qual commissario plenipotenziario impe-riale, Armance, Varin, Bisson, Aurte, cap. Vinde, Don-nersberg, Capollè, sottoscrivevano questo trattato, chenegli annali del Tirolo formerà un gloriosissimo trionfoper la nazione. Le armi dei 4600 prigionieri venivano is-sofatto distribuite a quei sollevati, che ne erano sprovve-duti; cavalli, bagaglie, carri di munizione, ed un obizzorendevano più luminosa la preda e la vittoria de’ tirolesi.

Ma col levarsi del sole nel dì 14 la campana sonava dibel nuovo a martello, e il terribile grido delle armi intor-bidava la purezza della gioja nata per tanti riportatitrionfi. Dovevasi combattere una colonna di francesiche, secondo suonava la fama, valicavano il Brenner, ecamminavano alla volta d’Innsbruck. Non s’atterrivanogli animi tirolesi, che anelanti la pugna prestamente ri-prendevano le armi, e sistemati in compagnie si faceva-no baldanzosi ad incontrare il nemico colle grida di unavivissima gioja. L’oste francese, informata dell’avvici-namento del corpo austriaco guidato dal marchese Cha-steler, e già prossimo ad uscire intieramente dalla Puste-ria, era indietreggiata a Bolzano, indi a Trento d’ondeera proceduta; prudente ritirata, la quale evitò la totalesua perdita, che inevitabilmente le sarebbe avvenuta,giacchè se ita fosse più innanzi, oltre d’avere alle spalleil potente Chasteler, avrebbe avuto di fronte una granmassa di tirolesi, ed in luogo della colonna nemica, av-vicinavansi ad Innsbruck i primi battaglioni di Chaste-

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ai sotto ufficiali napoleoniani e bavari siano lasciati tuttii loro bagagli, i cavalli, e le spade come loro proprietà.

Il Theimer, qual commissario plenipotenziario impe-riale, Armance, Varin, Bisson, Aurte, cap. Vinde, Don-nersberg, Capollè, sottoscrivevano questo trattato, chenegli annali del Tirolo formerà un gloriosissimo trionfoper la nazione. Le armi dei 4600 prigionieri venivano is-sofatto distribuite a quei sollevati, che ne erano sprovve-duti; cavalli, bagaglie, carri di munizione, ed un obizzorendevano più luminosa la preda e la vittoria de’ tirolesi.

Ma col levarsi del sole nel dì 14 la campana sonava dibel nuovo a martello, e il terribile grido delle armi intor-bidava la purezza della gioja nata per tanti riportatitrionfi. Dovevasi combattere una colonna di francesiche, secondo suonava la fama, valicavano il Brenner, ecamminavano alla volta d’Innsbruck. Non s’atterrivanogli animi tirolesi, che anelanti la pugna prestamente ri-prendevano le armi, e sistemati in compagnie si faceva-no baldanzosi ad incontrare il nemico colle grida di unavivissima gioja. L’oste francese, informata dell’avvici-namento del corpo austriaco guidato dal marchese Cha-steler, e già prossimo ad uscire intieramente dalla Puste-ria, era indietreggiata a Bolzano, indi a Trento d’ondeera proceduta; prudente ritirata, la quale evitò la totalesua perdita, che inevitabilmente le sarebbe avvenuta,giacchè se ita fosse più innanzi, oltre d’avere alle spalleil potente Chasteler, avrebbe avuto di fronte una granmassa di tirolesi, ed in luogo della colonna nemica, av-vicinavansi ad Innsbruck i primi battaglioni di Chaste-

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ler, che misero in calma il nuovo moto tirolese.Sbandata pertanto la prima burrasca, che dal 10 sino

al 13 d’aprile avea colpito sì gravemente e tanto glorifi-cato il Tirolo tedesco, era dato a quegli alemanni di sfo-gare la contentezza per le vittorie e per gl’immortali tro-fei, che fra le stragi, il sangue e le minaccie di bellicosie potenti nemici, aveano valorosamente riportati, e dimanifestare il sommo giubilo che il vicino arrivo degliaustriaci instillava nei loro cuori. Di tanto giubilon’ammirava i primi effetti l’araldo imperiale, che nellamattina dell’anzidetto giorno 14 d’aprile recato avea inInnsbruck il desiderato annunzio, che le prime schiere diChasteler sarebbero ivi arrivate intorno al meriggio.L’allegrezza salì al colmo, e fu universale. L’araldo fuportato come in trionfo per la città, perchè a tutti fosseaccertato quello che si faceva credere colle parole. Tutticorrevano, tutti si affollavano in sulla strada, per cui do-vevano entrare le sospirate legioni. Alle ore 11 entrava-no queste in città accompagnate da un numeroso popo-lo, e dalle cerne de’ tirolesi sollevati, che colla bandieraportante l’aquila imperiale erano andate ad incontrarle. Iviva, le acclamazioni di giubilo risuonavano dappertut-to. Le campane suonavano a gloria. I tirolesi armati edinermi, e gli austriaci soldati con molta affezione si sa-lutavano, con una tenerezza indescrivibile si abbraccia-vano, ed a vicenda si consolavano della sofferta amarez-za nel lungo triennio in cui non s’erano riveduti. I tirole-si, raccontando i grandi avvenimenti degli andati giorni,additavano agli austriaci le sottomesse squadre nemiche,

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ler, che misero in calma il nuovo moto tirolese.Sbandata pertanto la prima burrasca, che dal 10 sino

al 13 d’aprile avea colpito sì gravemente e tanto glorifi-cato il Tirolo tedesco, era dato a quegli alemanni di sfo-gare la contentezza per le vittorie e per gl’immortali tro-fei, che fra le stragi, il sangue e le minaccie di bellicosie potenti nemici, aveano valorosamente riportati, e dimanifestare il sommo giubilo che il vicino arrivo degliaustriaci instillava nei loro cuori. Di tanto giubilon’ammirava i primi effetti l’araldo imperiale, che nellamattina dell’anzidetto giorno 14 d’aprile recato avea inInnsbruck il desiderato annunzio, che le prime schiere diChasteler sarebbero ivi arrivate intorno al meriggio.L’allegrezza salì al colmo, e fu universale. L’araldo fuportato come in trionfo per la città, perchè a tutti fosseaccertato quello che si faceva credere colle parole. Tutticorrevano, tutti si affollavano in sulla strada, per cui do-vevano entrare le sospirate legioni. Alle ore 11 entrava-no queste in città accompagnate da un numeroso popo-lo, e dalle cerne de’ tirolesi sollevati, che colla bandieraportante l’aquila imperiale erano andate ad incontrarle. Iviva, le acclamazioni di giubilo risuonavano dappertut-to. Le campane suonavano a gloria. I tirolesi armati edinermi, e gli austriaci soldati con molta affezione si sa-lutavano, con una tenerezza indescrivibile si abbraccia-vano, ed a vicenda si consolavano della sofferta amarez-za nel lungo triennio in cui non s’erano riveduti. I tirole-si, raccontando i grandi avvenimenti degli andati giorni,additavano agli austriaci le sottomesse squadre nemiche,

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che sommavano ad oltre 8000 uomini, con due generali,dieci ufficiali dello stato superiore, e cento altri d’infe-rior grado fra napoleoniani e bavaresi, ed indicavano al-tresì gli otto conquistati cannoni, le due bandiere, i molticavalli e carri di bagaglie e munizioni, le varie armature,ed altri militari trofei; gli austriaci a rincontro udivanocon alta ammirazione, e glorificavano a cielo le lumino-se gesta, non senza piangere i 150 tirolesi che cadderovittime d’un coraggio straordinario, oltre a’ 20 austriacimescolatisi negli ultimi fatti, perdita insignificante apetto di quella dei napoleoniani e bavari, che in mortiebbero intorno a 400 uomini. I capi della sollevazioneordinavano meglio le compagnie, che nel dì 14 somma-vano in Innsbruck a 20,000 uomini, per battere a migliormodo il nemico, se mai ritornasse ancora a minacciare illoro territorio, e per iscacciare quello che la meridionaleregione tuttavia occupava.

Le novelle di sì fervido e rischievole moto risuonava-no fra i monti e le valli della tirolese provincia con ine-narrabile contento; e si diffondevano per tutta Europa,che maravigliando a tanto lume di bellicosa fortezza, eradesiderosa di vedere la fine di un’impresa non menogloriosamente, che arditamente incominciata da un po-polo, il quale con singolare esempio di coraggio e di co-stanza avea dato luminosissima prova quanto in lui po-tesse più l’amor della patria, che le minaccie, e le armiprepotenti d’inferociti e numerosi nemici.

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che sommavano ad oltre 8000 uomini, con due generali,dieci ufficiali dello stato superiore, e cento altri d’infe-rior grado fra napoleoniani e bavaresi, ed indicavano al-tresì gli otto conquistati cannoni, le due bandiere, i molticavalli e carri di bagaglie e munizioni, le varie armature,ed altri militari trofei; gli austriaci a rincontro udivanocon alta ammirazione, e glorificavano a cielo le lumino-se gesta, non senza piangere i 150 tirolesi che cadderovittime d’un coraggio straordinario, oltre a’ 20 austriacimescolatisi negli ultimi fatti, perdita insignificante apetto di quella dei napoleoniani e bavari, che in mortiebbero intorno a 400 uomini. I capi della sollevazioneordinavano meglio le compagnie, che nel dì 14 somma-vano in Innsbruck a 20,000 uomini, per battere a migliormodo il nemico, se mai ritornasse ancora a minacciare illoro territorio, e per iscacciare quello che la meridionaleregione tuttavia occupava.

Le novelle di sì fervido e rischievole moto risuonava-no fra i monti e le valli della tirolese provincia con ine-narrabile contento; e si diffondevano per tutta Europa,che maravigliando a tanto lume di bellicosa fortezza, eradesiderosa di vedere la fine di un’impresa non menogloriosamente, che arditamente incominciata da un po-polo, il quale con singolare esempio di coraggio e di co-stanza avea dato luminosissima prova quanto in lui po-tesse più l’amor della patria, che le minaccie, e le armiprepotenti d’inferociti e numerosi nemici.

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CAPITOLO III.

Guerra dell’Austria contro Napoleone. L’arciduca Carlo entra nel-la Baviera con poderoso esercito. L’arciduca Giovanni s’impa-dronisce di alcune venete provincie. Editto di Chasteler ai Ti-rolesi. Lettera ai medesimi di Francesco I. Gli austriaci calanonel Tirolo italiano sotto il comando di Chasteler, con alcunecompagnie di tirolesi capitanate da Andrea Hoffer. Il generalefrancese Baraguey d’Hilliers prende posizione colle sue truppesulla sinistra sponda del torrente Avisio presso Lavis. Arresto emorte di due contadini da Segonzano. Editto del bavaro Com-missariato di Trento per la quiete del paese. Piccole scaramuc-cie fra Trento, Lavis e Gardolo. Valore dei sollevati di Schlan-ders. Ritirata de’ napoleoniani a Rovereto, che prendono posi-zione a destra e a sinistra dell’Adige, al monte ed al piano.Battaglia presso Volano e sui colli orientali di Rovereto. Risul-tati della medesima. Altri fatti d’armi avvenuti a Mori e a Ra-vazzone fra le truppe del generale francese Fontanelli, e quelledell’austriaco Fenner ed i sollevati provenienti dal Lago diGarda. Naufragio terribile di Ravazzone.

Mentre in Tirolo succedevano i discorsi avvenimenti,due poderosi eserciti austriaci erano già sortiti dallestanze imperiali dell’Austria, e marciavano alla voltal’uno della Baviera, l’altro delle veneziane terre, per az-zuffarsi colle truppe del nuovo signore della Francia. Ilprimo più forte di gente, di cavalli e di artiglierie, mili-

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CAPITOLO III.

Guerra dell’Austria contro Napoleone. L’arciduca Carlo entra nel-la Baviera con poderoso esercito. L’arciduca Giovanni s’impa-dronisce di alcune venete provincie. Editto di Chasteler ai Ti-rolesi. Lettera ai medesimi di Francesco I. Gli austriaci calanonel Tirolo italiano sotto il comando di Chasteler, con alcunecompagnie di tirolesi capitanate da Andrea Hoffer. Il generalefrancese Baraguey d’Hilliers prende posizione colle sue truppesulla sinistra sponda del torrente Avisio presso Lavis. Arresto emorte di due contadini da Segonzano. Editto del bavaro Com-missariato di Trento per la quiete del paese. Piccole scaramuc-cie fra Trento, Lavis e Gardolo. Valore dei sollevati di Schlan-ders. Ritirata de’ napoleoniani a Rovereto, che prendono posi-zione a destra e a sinistra dell’Adige, al monte ed al piano.Battaglia presso Volano e sui colli orientali di Rovereto. Risul-tati della medesima. Altri fatti d’armi avvenuti a Mori e a Ra-vazzone fra le truppe del generale francese Fontanelli, e quelledell’austriaco Fenner ed i sollevati provenienti dal Lago diGarda. Naufragio terribile di Ravazzone.

Mentre in Tirolo succedevano i discorsi avvenimenti,due poderosi eserciti austriaci erano già sortiti dallestanze imperiali dell’Austria, e marciavano alla voltal’uno della Baviera, l’altro delle veneziane terre, per az-zuffarsi colle truppe del nuovo signore della Francia. Ilprimo più forte di gente, di cavalli e di artiglierie, mili-

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tava sotto l’arciduca Carlo; l’altro veniva guidatodall’arciduca Giovanni, fratelli dell’Imperatore France-sco, e peritissimi entrambi nelle cose della guerra, mas-simamente Carlo, che alta fama di valoroso capitano ac-quistossi nelle guerre d’Alemagna negli ultimi cinqueanni del varcato secolo.

Quando i tirolesi si aprivano l’adito alle narrate vitto-rie, l’esercito dell’arciduca Carlo passava l’Enno, edalla metà d’aprile si avanzava alla volta dell’Iser, e pian-tava i suoi alloggiamenti entro la Baviera perseverantenell’amicizia di Napoleone. Durante il cammino non gliavvenne scontro alcuno, tranne diverse scaramuccie dipoco rilievo colle squadre napoleoniane e bavaresi. Neimedesimi giorni l’esercito dell’arciduca Giovanni, cheagiva di concerto col fratello, e dal cui supremo coman-do dipendeva il corpo d’armata già entrato nel Tirolosotto la condotta di Chasteler, aveva riportati dei vantag-gi sopra l’esercito, che per difendere le italiane regionicomandava il principe Eugenio, vicerè d’Italia, e figlia-stro di Napoleone, da cui gli venne inviato per modera-tore il maresciallo Macdonald. In sulla sera del dì 12 iltelegrafo informava il francese Imperatore nella sua ca-pitale del movimento effettuato dall’Austria. L’inaspet-tato annunzio determinollo a partir da Parigi ancora nel-la seguente notte, e a gran giornate venne egli stesso acomandare le sue truppe assembrate di fresco in Germa-nia, prevedendo che sul germanico suolo decider do-veansi le sorti della nuova guerra.

Il dì 16 comparve improvvisamente a Dillingen, dove

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tava sotto l’arciduca Carlo; l’altro veniva guidatodall’arciduca Giovanni, fratelli dell’Imperatore France-sco, e peritissimi entrambi nelle cose della guerra, mas-simamente Carlo, che alta fama di valoroso capitano ac-quistossi nelle guerre d’Alemagna negli ultimi cinqueanni del varcato secolo.

Quando i tirolesi si aprivano l’adito alle narrate vitto-rie, l’esercito dell’arciduca Carlo passava l’Enno, edalla metà d’aprile si avanzava alla volta dell’Iser, e pian-tava i suoi alloggiamenti entro la Baviera perseverantenell’amicizia di Napoleone. Durante il cammino non gliavvenne scontro alcuno, tranne diverse scaramuccie dipoco rilievo colle squadre napoleoniane e bavaresi. Neimedesimi giorni l’esercito dell’arciduca Giovanni, cheagiva di concerto col fratello, e dal cui supremo coman-do dipendeva il corpo d’armata già entrato nel Tirolosotto la condotta di Chasteler, aveva riportati dei vantag-gi sopra l’esercito, che per difendere le italiane regionicomandava il principe Eugenio, vicerè d’Italia, e figlia-stro di Napoleone, da cui gli venne inviato per modera-tore il maresciallo Macdonald. In sulla sera del dì 12 iltelegrafo informava il francese Imperatore nella sua ca-pitale del movimento effettuato dall’Austria. L’inaspet-tato annunzio determinollo a partir da Parigi ancora nel-la seguente notte, e a gran giornate venne egli stesso acomandare le sue truppe assembrate di fresco in Germa-nia, prevedendo che sul germanico suolo decider do-veansi le sorti della nuova guerra.

Il dì 16 comparve improvvisamente a Dillingen, dove

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trovato il re di Baviera, fermossi circa mezz’ora, assicu-randolo che fra pochi giorni il ricondurrebbe sul di luitrono, che per l’invasione degli austriaci, a lui preventi-vamente annunziata dall’arciduca, avea poc’anzi abban-donato. Nel giorno seguente stabilì il suo alloggiamentoa Donaverth, e di qui spediva gli ordini necessarii perdar principio alla guerra, che, secondo l’apparenza, do-vea riuscir ferocissima.

Questi movimenti guerreschi fermavano bensì l’atten-zione del popolo tirolese, perchè da essi principalmentedipendeva il suo futuro destino, ma non inceppavano lasua inalterabile determinazione per la salvezza della pa-tria. I capi della sollevazione coglievano i subentratimomenti di calma per rafforzare la patria difesa, e me-glio sistemare le cerne. Capo fra i capi venne conferma-to l’Hoffer, nel quale, attesi i moderati ed autorevolimodi, aveano posto i sollevati moltissima stima e singo-lare benevolenza. Ad un suo cenno correvano ubbidienticome soldati avvezzi alla disciplina militare. Un edittodel marchese Chasteler, uscito di questi giorni, metteva itirolesi in maggior fermento; esso suonava così:

«Prodi Tirolesi! io sono già fra voi. Le mie truppehanno occupato Bressanone, ed io sto col grossodell’armata sulle alture di Schabs. Stante questa occupa-zione è intersecata al fuggente nemico l’unione fra laGermania e l’Italia. Io spedisco incontanente in vostroajuto un forte distaccamento di fanteria, di cavalleria edi artiglieria verso il Brenner. Un altro distaccamento

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trovato il re di Baviera, fermossi circa mezz’ora, assicu-randolo che fra pochi giorni il ricondurrebbe sul di luitrono, che per l’invasione degli austriaci, a lui preventi-vamente annunziata dall’arciduca, avea poc’anzi abban-donato. Nel giorno seguente stabilì il suo alloggiamentoa Donaverth, e di qui spediva gli ordini necessarii perdar principio alla guerra, che, secondo l’apparenza, do-vea riuscir ferocissima.

Questi movimenti guerreschi fermavano bensì l’atten-zione del popolo tirolese, perchè da essi principalmentedipendeva il suo futuro destino, ma non inceppavano lasua inalterabile determinazione per la salvezza della pa-tria. I capi della sollevazione coglievano i subentratimomenti di calma per rafforzare la patria difesa, e me-glio sistemare le cerne. Capo fra i capi venne conferma-to l’Hoffer, nel quale, attesi i moderati ed autorevolimodi, aveano posto i sollevati moltissima stima e singo-lare benevolenza. Ad un suo cenno correvano ubbidienticome soldati avvezzi alla disciplina militare. Un edittodel marchese Chasteler, uscito di questi giorni, metteva itirolesi in maggior fermento; esso suonava così:

«Prodi Tirolesi! io sono già fra voi. Le mie truppehanno occupato Bressanone, ed io sto col grossodell’armata sulle alture di Schabs. Stante questa occupa-zione è intersecata al fuggente nemico l’unione fra laGermania e l’Italia. Io spedisco incontanente in vostroajuto un forte distaccamento di fanteria, di cavalleria edi artiglieria verso il Brenner. Un altro distaccamento

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dirige il suo cammino verso Bolzano. Voi conservatedunque il possesso della presente posizione per sostene-re il mio fianco.

«La capitale del Tirolo sarà forse a quest’ora occupa-ta dalla colonna proveniente da Salisburgo del tenentemaresciallo Jellachich, e Monaco dalla grande armata.

«Allorchè mi è pervenuta la prima novella del gravecombattimento, che per più giorni avete bravamente so-stenuto coll’inimico a difesa della vostra libertà e dellapatria, io accelerai la mia marcia giorno e notte per por-gervi la mia assistenza. Dai confini della Carintia, daLienz sopra Bressanone essa è succeduta senza alcun ri-poso. I miei soldati hanno dato a divedere com’essi sen-tivano il vostro zelo pieno di gloria, e quanto amino mo-strarsi quai fratelli ai prodi tirolesi.

«I vostri prigionieri sono i chiari testimonii del vostrovalore; essi devono essere gli ostaggi per la sicurtà vo-stra, e per garantirvi che atrocità dai bavaresi commessel’altrieri, e jeri a Mauls, Sterzing e Gossensass non sicommettano in avvenire. Questi giorni saranno eterna-mente memorabili nella storia del Tirolo, ed i vostrinomi saranno sacrosanti nelle bocche dei più tardi vostrinipoti. Così avete corrisposto all’aspettazione, che invoi affidava il vostro caro arciduca Giovanni, e che è ac-cennata nel qui unito suo proclama. Tirolesi! confidatein me, com’io confido in voi. Siate costanti; in pochigiorni fia terminata la grande opera della redenzione.

«Dato in Mühlbach, il 12 aprile 1809.»

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dirige il suo cammino verso Bolzano. Voi conservatedunque il possesso della presente posizione per sostene-re il mio fianco.

«La capitale del Tirolo sarà forse a quest’ora occupa-ta dalla colonna proveniente da Salisburgo del tenentemaresciallo Jellachich, e Monaco dalla grande armata.

«Allorchè mi è pervenuta la prima novella del gravecombattimento, che per più giorni avete bravamente so-stenuto coll’inimico a difesa della vostra libertà e dellapatria, io accelerai la mia marcia giorno e notte per por-gervi la mia assistenza. Dai confini della Carintia, daLienz sopra Bressanone essa è succeduta senza alcun ri-poso. I miei soldati hanno dato a divedere com’essi sen-tivano il vostro zelo pieno di gloria, e quanto amino mo-strarsi quai fratelli ai prodi tirolesi.

«I vostri prigionieri sono i chiari testimonii del vostrovalore; essi devono essere gli ostaggi per la sicurtà vo-stra, e per garantirvi che atrocità dai bavaresi commessel’altrieri, e jeri a Mauls, Sterzing e Gossensass non sicommettano in avvenire. Questi giorni saranno eterna-mente memorabili nella storia del Tirolo, ed i vostrinomi saranno sacrosanti nelle bocche dei più tardi vostrinipoti. Così avete corrisposto all’aspettazione, che invoi affidava il vostro caro arciduca Giovanni, e che è ac-cennata nel qui unito suo proclama. Tirolesi! confidatein me, com’io confido in voi. Siate costanti; in pochigiorni fia terminata la grande opera della redenzione.

«Dato in Mühlbach, il 12 aprile 1809.»

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L’Imperatore Francesco, che il dì 8 d’aprile era parti-to da Vienna per trasferirsi anch’esso all’armata, udivacon allegra fronte, durante il viaggio, le novelle proved’amore e di fedeltà che davangli gli amati suoi tirolesi,e a’ 18 scriveva loro da Schärding:

«Miei cari e fedeli Tirolesi.«Fra i sacrificii cui per una serie di malaugurati avve-

nimenti io dovetti soggiacere nell’anno 1805, il sacrifi-cio più pesante del mio cuore, come già altamente ve loespressi, e come voi già lo sapete, fu il dividermi da voi;poichè io riconobbi in voi figli buoni, prodi ed intima-mente addetti alla mia Casa, come voi riconosceste inme un padre che vi ama, e che non anela che al vostrobene.

«Costretto dalle imperiose circostanze al duro passodi dovermi separare da voi, in quell’ultimo fatal mo-mento fu una delle principali mie cure di darvi una nuo-va prova del mio affetto e della mia provvidenza pervoi. Ho posto per un patto essenziale della cessione ilmantenimento della vostra costituzione; e fu per me unsentimento di estremo dolore il vedervi, con manifestaviolazione di questo patto solenne, spogliati fin anco dique’ vantaggi, che io con ciò intendeva di assicurarvi.

«Ma nella decisa mia propensione di conservare lapace, fino a quanto fosse possibile, ai popoli dalla divi-na Provvidenza a me affidati, non poteva in allora, checompiangere nel fondo del mio cuore il vostro destino.

«Da incessanti attentati dell’autore della nostra sepa-

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L’Imperatore Francesco, che il dì 8 d’aprile era parti-to da Vienna per trasferirsi anch’esso all’armata, udivacon allegra fronte, durante il viaggio, le novelle proved’amore e di fedeltà che davangli gli amati suoi tirolesi,e a’ 18 scriveva loro da Schärding:

«Miei cari e fedeli Tirolesi.«Fra i sacrificii cui per una serie di malaugurati avve-

nimenti io dovetti soggiacere nell’anno 1805, il sacrifi-cio più pesante del mio cuore, come già altamente ve loespressi, e come voi già lo sapete, fu il dividermi da voi;poichè io riconobbi in voi figli buoni, prodi ed intima-mente addetti alla mia Casa, come voi riconosceste inme un padre che vi ama, e che non anela che al vostrobene.

«Costretto dalle imperiose circostanze al duro passodi dovermi separare da voi, in quell’ultimo fatal mo-mento fu una delle principali mie cure di darvi una nuo-va prova del mio affetto e della mia provvidenza pervoi. Ho posto per un patto essenziale della cessione ilmantenimento della vostra costituzione; e fu per me unsentimento di estremo dolore il vedervi, con manifestaviolazione di questo patto solenne, spogliati fin anco dique’ vantaggi, che io con ciò intendeva di assicurarvi.

«Ma nella decisa mia propensione di conservare lapace, fino a quanto fosse possibile, ai popoli dalla divi-na Provvidenza a me affidati, non poteva in allora, checompiangere nel fondo del mio cuore il vostro destino.

«Da incessanti attentati dell’autore della nostra sepa-

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razione, posto io ora di bel nuovo nella necessitàd’impugnare la spada, il primo mio pensiero fud’incamminare le operazioni di guerra in modo ch’io ri-tornar potessi di nuovo il vostro Padre, e voi i miei figli.Un’armata s’era messa in marcia per la vostra liberazio-ne: ma pria ch’essa raggiunger potesse i comuni nostrinemici per portar loro il colpo decisivo, avete voi, uomi-ni valorosi, eseguita quest’impresa, ed avete dato conciò a me, ed al mondo la prova più convincente di quan-to siete pronti ad intraprendere per divenire nuovamenteuna parte di quella monarchia, sotto il cui scettro vivestetanti secoli contenti e felici.

«Sono penetrato dai generosi vostri sforzi, e conoscoil vostro pregio. Accetto dunque con tutta l’effusione delcuore i vostri voti di annoverarvi sempre fra i migliori epiù fedeli sudditi dell’Impero d’Austria, e nulla più mistarà a petto, che di metter in opra tutti i mezzi, ondenon vi tocchi un’altra volta la dura sorte di essere strap-pati dal paterno mio seno. Milioni d’uomini, che da grantempo furono vostri fratelli, e che ora gioiscono di dive-nirlo di nuovo, garantiscono sul campo di battaglia que-sta mia premura.

«Io conto sopra di voi: voi potete contare sopra di me;e coll’ajuto dell’eterna Provvidenza l’Austria ed il Tiro-lo resteranno mai sempre uniti insieme, come lo furonofortunatamente per una lunga serie d’anni.

«Schärding, 18 aprile 1809.«FRANCESCO.»

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razione, posto io ora di bel nuovo nella necessitàd’impugnare la spada, il primo mio pensiero fud’incamminare le operazioni di guerra in modo ch’io ri-tornar potessi di nuovo il vostro Padre, e voi i miei figli.Un’armata s’era messa in marcia per la vostra liberazio-ne: ma pria ch’essa raggiunger potesse i comuni nostrinemici per portar loro il colpo decisivo, avete voi, uomi-ni valorosi, eseguita quest’impresa, ed avete dato conciò a me, ed al mondo la prova più convincente di quan-to siete pronti ad intraprendere per divenire nuovamenteuna parte di quella monarchia, sotto il cui scettro vivestetanti secoli contenti e felici.

«Sono penetrato dai generosi vostri sforzi, e conoscoil vostro pregio. Accetto dunque con tutta l’effusione delcuore i vostri voti di annoverarvi sempre fra i migliori epiù fedeli sudditi dell’Impero d’Austria, e nulla più mistarà a petto, che di metter in opra tutti i mezzi, ondenon vi tocchi un’altra volta la dura sorte di essere strap-pati dal paterno mio seno. Milioni d’uomini, che da grantempo furono vostri fratelli, e che ora gioiscono di dive-nirlo di nuovo, garantiscono sul campo di battaglia que-sta mia premura.

«Io conto sopra di voi: voi potete contare sopra di me;e coll’ajuto dell’eterna Provvidenza l’Austria ed il Tiro-lo resteranno mai sempre uniti insieme, come lo furonofortunatamente per una lunga serie d’anni.

«Schärding, 18 aprile 1809.«FRANCESCO.»

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Altri eccitamenti si pubblicavano a questo tempo inTirolo, ma il fermento, specialmente dopo la letteradell’Imperatore, era già pervenuto a tal grado, che aveapiuttosto bisogno di freno, che di sprone.

Ora è tempo di venire al Tirolo italiano, che le truppenapoleoniane tuttavia occupavano.

I tirolesi italiani, che sospiravano anch’essi di essereliberati da una signoria contraria ai sentimenti ed agliinteressi dell’universale, erano spettatori delle magnani-me imprese dei loro comprovinciali; se ne procuravanodi soppiatto notizie, quantunque fosse interrotta la co-municazione, e ne bisbigliavano nelle loro conventicole.Una voce avvertiva, che il marchese Chasteler calava daBolzano con un grosso nervo di truppe, e gran moltitu-dine di tirolesi ordinati in compagnie, capitanatedall’Hoffer, da pochi giorni sopranominato il Barbon,voce che veniva confermata dalle disposizioni di difesa,che il generale Baraguey d’Hilliers ordinava in sulla de-stra sponda del fiume Lavis, scorrente a meriggio il pae-se del medesimo nome, a sei miglia sopra di Trento. Ladiscesa di Chasteler, e gli ordini del generale francesefaceano temere ai tirolesi italiani, che la tragedia verreb-be fra poco rappresentata fra loro. Difatto sino dallametà dell’aprile incominciò Trento a vederne gli spa-ventevoli effetti. Nel villaggio di Segonzano, poco lungida Trento, vennero sorpresi da una pattuglia di napoleo-niani due contadini armati, e immantinente sottoposti,come sollevati, ad un consiglio di guerra. Quantunquemancasse la prova che avessero impugnate le armi per

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Altri eccitamenti si pubblicavano a questo tempo inTirolo, ma il fermento, specialmente dopo la letteradell’Imperatore, era già pervenuto a tal grado, che aveapiuttosto bisogno di freno, che di sprone.

Ora è tempo di venire al Tirolo italiano, che le truppenapoleoniane tuttavia occupavano.

I tirolesi italiani, che sospiravano anch’essi di essereliberati da una signoria contraria ai sentimenti ed agliinteressi dell’universale, erano spettatori delle magnani-me imprese dei loro comprovinciali; se ne procuravanodi soppiatto notizie, quantunque fosse interrotta la co-municazione, e ne bisbigliavano nelle loro conventicole.Una voce avvertiva, che il marchese Chasteler calava daBolzano con un grosso nervo di truppe, e gran moltitu-dine di tirolesi ordinati in compagnie, capitanatedall’Hoffer, da pochi giorni sopranominato il Barbon,voce che veniva confermata dalle disposizioni di difesa,che il generale Baraguey d’Hilliers ordinava in sulla de-stra sponda del fiume Lavis, scorrente a meriggio il pae-se del medesimo nome, a sei miglia sopra di Trento. Ladiscesa di Chasteler, e gli ordini del generale francesefaceano temere ai tirolesi italiani, che la tragedia verreb-be fra poco rappresentata fra loro. Difatto sino dallametà dell’aprile incominciò Trento a vederne gli spa-ventevoli effetti. Nel villaggio di Segonzano, poco lungida Trento, vennero sorpresi da una pattuglia di napoleo-niani due contadini armati, e immantinente sottoposti,come sollevati, ad un consiglio di guerra. Quantunquemancasse la prova che avessero impugnate le armi per

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offendere le truppe napoleoniche, furono spenti fuordelle tridentine mura il 17 aprile, più all’intento, secon-do diceasi, di terrorizzare, che per convincimento dellareità. Vi tenne dietro la pubblicazione del seguente:

AVVERTIMENTOAI POPOLI DEL CIRCOLO DELL’ADIGE.

«Trento ha veduto oggi avanti le sue mura spargere ilsangue di due vittime del delirio: due contadini di Se-gonzano, condannati dal consiglio di guerra ad esser fu-cilati, subirono oggi la morte de’ ribelli.

«Questo esempio vi stia profondamente impresso eavanti gli occhi, popoli del circolo dell’Adige alla miacura affidati; egli è mio dovere di farvelo presente intutta la sua estensione, e di mostrarvi nello stesso tempol’abisso in cui sareste dall’inganno vostro precipitati.

«Malgrado le tante cure a tal uopo praticate, il Circo-lo dell’Adige non è del tutto tranquillo: in varie partiimperversa il fuoco della sollevazione, e distrugge i vin-coli dello stato, che a voi compartisce pace sicurezza egiustizia.

«Sommessione a quel sovrano, che Dio vi destinò pervostro reggente, e che, come tale, v’è stato constituitodalle leggi più sacrosante, è il primo de’ vostri doveri.

«Voi violate questi doveri quando insorgete contro isuoi eserciti, e contro gli eserciti dei potenti suoi alleati;quando cambiate i pacifici attrezzi dell’abitatore dellacampagna colle armi micidiali del guerriero, cui questesole s’aspettano; e quando, abbandonando i vostri foco-

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offendere le truppe napoleoniche, furono spenti fuordelle tridentine mura il 17 aprile, più all’intento, secon-do diceasi, di terrorizzare, che per convincimento dellareità. Vi tenne dietro la pubblicazione del seguente:

AVVERTIMENTOAI POPOLI DEL CIRCOLO DELL’ADIGE.

«Trento ha veduto oggi avanti le sue mura spargere ilsangue di due vittime del delirio: due contadini di Se-gonzano, condannati dal consiglio di guerra ad esser fu-cilati, subirono oggi la morte de’ ribelli.

«Questo esempio vi stia profondamente impresso eavanti gli occhi, popoli del circolo dell’Adige alla miacura affidati; egli è mio dovere di farvelo presente intutta la sua estensione, e di mostrarvi nello stesso tempol’abisso in cui sareste dall’inganno vostro precipitati.

«Malgrado le tante cure a tal uopo praticate, il Circo-lo dell’Adige non è del tutto tranquillo: in varie partiimperversa il fuoco della sollevazione, e distrugge i vin-coli dello stato, che a voi compartisce pace sicurezza egiustizia.

«Sommessione a quel sovrano, che Dio vi destinò pervostro reggente, e che, come tale, v’è stato constituitodalle leggi più sacrosante, è il primo de’ vostri doveri.

«Voi violate questi doveri quando insorgete contro isuoi eserciti, e contro gli eserciti dei potenti suoi alleati;quando cambiate i pacifici attrezzi dell’abitatore dellacampagna colle armi micidiali del guerriero, cui questesole s’aspettano; e quando, abbandonando i vostri foco-

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lari, ed i vostri figli, li gettate in braccio della dispera-zione, e gli esponete alle più terribili disavventure.

«Ciò che una volta, o alcuni anni fa, poteva sembrareun dovere, finchè eravate ancora sotto lo scettrodell’Austria, di sollevarvi cioè in favore di quell’Impe-ratore, e difendere il Tirolo contro i suoi inimici, questovostro dovere più non esiste.

«Voi cessaste già da gran tempo di essere suoi suddi-ti: al re di Baviera ha cesso l’Imperatore d’Austria tutti isuoi diritti con un solenne trattato: egli è il vostro legitti-mo Sovrano; egli è buono, umano e giusto, e non cercache di rendervi felici.

«A lui dunque dovete ubbidire: l’Austria è la sua ini-mica, e per conseguenza ella è ora del pari la vostra.

«Ciò non ostante vi sono taluni fra voi, che dimenti-chi degli obblighi loro, disonorano il pregiato nome diTirolesi, mancando di fedeltà al loro Sovrano coll’appi-gliarsi al partito degl’inimici del loro Re, e coll’opporsiarmata-mano a quegli eserciti, che accorsero alla di luidifesa.

«Guai all’acciecamento, guai all’errore che li traspor-ta, e che gli strappa dal pacifico seno delle loro famiglie,per precipitare sè stessi, e voi tutti in un’imprevedutainevitabile ruina!

«Ascoltate le insinuazioni della mia voce, che vi parlada padre; voi, sudditi traviati, ritornate ai pacifici vostrifocolari; e voi sudditi che rimaneste finora tranquilli efedeli a’ vostri doveri, non abbandonate questi bei senti-menti di sommessione, che cotanto vi distinguono fra

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lari, ed i vostri figli, li gettate in braccio della dispera-zione, e gli esponete alle più terribili disavventure.

«Ciò che una volta, o alcuni anni fa, poteva sembrareun dovere, finchè eravate ancora sotto lo scettrodell’Austria, di sollevarvi cioè in favore di quell’Impe-ratore, e difendere il Tirolo contro i suoi inimici, questovostro dovere più non esiste.

«Voi cessaste già da gran tempo di essere suoi suddi-ti: al re di Baviera ha cesso l’Imperatore d’Austria tutti isuoi diritti con un solenne trattato: egli è il vostro legitti-mo Sovrano; egli è buono, umano e giusto, e non cercache di rendervi felici.

«A lui dunque dovete ubbidire: l’Austria è la sua ini-mica, e per conseguenza ella è ora del pari la vostra.

«Ciò non ostante vi sono taluni fra voi, che dimenti-chi degli obblighi loro, disonorano il pregiato nome diTirolesi, mancando di fedeltà al loro Sovrano coll’appi-gliarsi al partito degl’inimici del loro Re, e coll’opporsiarmata-mano a quegli eserciti, che accorsero alla di luidifesa.

«Guai all’acciecamento, guai all’errore che li traspor-ta, e che gli strappa dal pacifico seno delle loro famiglie,per precipitare sè stessi, e voi tutti in un’imprevedutainevitabile ruina!

«Ascoltate le insinuazioni della mia voce, che vi parlada padre; voi, sudditi traviati, ritornate ai pacifici vostrifocolari; e voi sudditi che rimaneste finora tranquilli efedeli a’ vostri doveri, non abbandonate questi bei senti-menti di sommessione, che cotanto vi distinguono fra

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gli altri vostri concittadini.«Siate sordi alla voce della seduzione, che sotto falso

aspetto tenta mascherare il vostro vero bene, per gettarviin seguito nel precipizio.

«La vostra sorte non è già quella del soldato, che le-gittimamente impugna le armi a difesa della patria, mavoi divenite ribelli, siete malfattori, e non vi attende cheuna morte ignominiosa. Voi fortunati se la trovate nelcampo di battaglia, poichè fatti prigionieri, essa vi è cer-ta, e oltracciò congiunta all’infamia che seco portal’esecuzione della condanna.

«Ma voi non sareste soli le vittime infelici del vostrodelirio; le vostre mogli, gl’innocenti figli vostri, ed itranquilli vostri compatriotti lo sarebbero con voi.

«I Comuni interi verranno puniti pel fallo di alcuniacciecati loro membri. Le pacifiche vostre capanne,l’albergo una volta della semplice contentezza, sarannodistrutte dal fuoco sterminatore, devastate le vostre cam-pagne, e, ciò che vi dev’essere più caro sopra la terra, levostre famiglie colpite dalla più desolatrice miseria.

«Penetrate coll’occhio nell’abiso inevitabile, pria diprecipitarvi nell’orrendo suo profondo, da cui nessunaforza può più liberarvi.

«Restate tranquilli, non ascoltate le voci dei nemicidel vostro Re, chiudete l’orecchio ai suggerimenti dellaseduzione che vi trascina ad essere i carnefici dei vostriconcittadini, e v’immerge negli orrori d’una guerra civi-le.

«La dolce persuasione nell’intimo del vostro cuore,

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gli altri vostri concittadini.«Siate sordi alla voce della seduzione, che sotto falso

aspetto tenta mascherare il vostro vero bene, per gettarviin seguito nel precipizio.

«La vostra sorte non è già quella del soldato, che le-gittimamente impugna le armi a difesa della patria, mavoi divenite ribelli, siete malfattori, e non vi attende cheuna morte ignominiosa. Voi fortunati se la trovate nelcampo di battaglia, poichè fatti prigionieri, essa vi è cer-ta, e oltracciò congiunta all’infamia che seco portal’esecuzione della condanna.

«Ma voi non sareste soli le vittime infelici del vostrodelirio; le vostre mogli, gl’innocenti figli vostri, ed itranquilli vostri compatriotti lo sarebbero con voi.

«I Comuni interi verranno puniti pel fallo di alcuniacciecati loro membri. Le pacifiche vostre capanne,l’albergo una volta della semplice contentezza, sarannodistrutte dal fuoco sterminatore, devastate le vostre cam-pagne, e, ciò che vi dev’essere più caro sopra la terra, levostre famiglie colpite dalla più desolatrice miseria.

«Penetrate coll’occhio nell’abiso inevitabile, pria diprecipitarvi nell’orrendo suo profondo, da cui nessunaforza può più liberarvi.

«Restate tranquilli, non ascoltate le voci dei nemicidel vostro Re, chiudete l’orecchio ai suggerimenti dellaseduzione che vi trascina ad essere i carnefici dei vostriconcittadini, e v’immerge negli orrori d’una guerra civi-le.

«La dolce persuasione nell’intimo del vostro cuore,

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d’avere fedelmente adempito ai doveri di sudditi, e dicittadini, sarà per voi la più bella ricompensa, e l’argo-mento d’una gloria la più permanente.

«Trento, li 17 aprile 1809.«Regio Bavaro Commissariato del Circolo all’Adige.

«GIOVANNI NEP. CONTE DI VELSPERG.»Ai 18 aprile la vanguardia austriaca difilò verso Sa-

lorno, e il dì seguente comparve a riconoscere la posi-zione di Lavis, impegnandosi in piccole scaramuccie,dopo le quali il comandante della Francia, vedendo for-se in pericolo le sue truppe a motivo della massa dei re-golari e dei sollevati, che da Bolzano e da Salorno di-scendeva, ordinò all’impensata, che si dovessero quelleconcentrare fuori e dentro della città di Trento. In questasituazione rimasero il dì 20 i due eserciti, senza che av-venisse alcun fatto, a riserva di un badalucco succedutotra Gardolo e Trento, fra l’antiguardo imperiale, coman-dato dal tenente colonnello conte di Leiningen, e la codadei napoleoniani nel quale era riuscito a questi ultimi difar prigioniero un ufficiale del reggimento Hohenlohe-Bartenstein, che, quantunque ferito, volle ritornare nelfuoco; ma un tirolese della compagnia di Schlandersstrappollo delle loro mani, e caricatoselo sulle spalle, lotrasportò fra i suoi con ammirabile intrepidezza.

Interessando a Chasteler di vedere il Tirolo intiera-mente sgombrato dalle truppe napoleoniane, che ancoral’occupavano nella meridionale sua parte, acceleraval’esecuzione del suo disegno a fine d’acquistarne il pre-

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d’avere fedelmente adempito ai doveri di sudditi, e dicittadini, sarà per voi la più bella ricompensa, e l’argo-mento d’una gloria la più permanente.

«Trento, li 17 aprile 1809.«Regio Bavaro Commissariato del Circolo all’Adige.

«GIOVANNI NEP. CONTE DI VELSPERG.»Ai 18 aprile la vanguardia austriaca difilò verso Sa-

lorno, e il dì seguente comparve a riconoscere la posi-zione di Lavis, impegnandosi in piccole scaramuccie,dopo le quali il comandante della Francia, vedendo for-se in pericolo le sue truppe a motivo della massa dei re-golari e dei sollevati, che da Bolzano e da Salorno di-scendeva, ordinò all’impensata, che si dovessero quelleconcentrare fuori e dentro della città di Trento. In questasituazione rimasero il dì 20 i due eserciti, senza che av-venisse alcun fatto, a riserva di un badalucco succedutotra Gardolo e Trento, fra l’antiguardo imperiale, coman-dato dal tenente colonnello conte di Leiningen, e la codadei napoleoniani nel quale era riuscito a questi ultimi difar prigioniero un ufficiale del reggimento Hohenlohe-Bartenstein, che, quantunque ferito, volle ritornare nelfuoco; ma un tirolese della compagnia di Schlandersstrappollo delle loro mani, e caricatoselo sulle spalle, lotrasportò fra i suoi con ammirabile intrepidezza.

Interessando a Chasteler di vedere il Tirolo intiera-mente sgombrato dalle truppe napoleoniane, che ancoral’occupavano nella meridionale sua parte, acceleraval’esecuzione del suo disegno a fine d’acquistarne il pre-

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sto possesso. All’incontro Baraguey-d’Hilliers, che re-golava le militari sue operazioni a seconda dei movi-menti del principe Eugenio, doveva possibilmente tenerin freno l’avanzamento degli austriaci, e sostener la di-fesa della frontiera del vicino Regno d’Italia. Laondepareva che in sul territorio trentino dovesse pendere im-minente la sorte delle guerreggianti due armate. Ma siache Trento non sembrasse al generale francese luogo op-portuno ad una formale battaglia, o sia che dal supremocomandante dell’italico esercito avesse avuto istruzionedi ricusarla, e di temporeggiare fino che il momento sipresentasse d’agire diversamente, si disponeva alla riti-rata. Prevedendo però, che l’avanzante Chasteler non re-sterebbe colle mani alla cintola, anzi veggendosi minac-ciato da una grossa tempesta, pensò bene di mascherarlacoll’attaccare in sul meriggio del dì 21 le prime di luisquadre, specialmente quelle del corno sinistro, e di far-si in tal modo assalitore, anzichè vedersi assalito. Loscontro ebbe luogo con qualche impeto d’ambo le parti.Il minacciato fianco sinistro era difeso da’ cacciatori au-striaci, e da una gran parte de’ sollevati tirolesi. Tanta fula resistenza, e il coraggio di questi ultimi, che ben pre-sto obbligarono gli assalitori a ritirarsi alla distanza diun’ora. La compagnia di Schlanders in ispecie gareggia-va nell’ardire cogli imperiali, e fu più volte eccitata a ri-tirarsi dal fuoco, in cui troppo rischiosa penetrava. Lafelice mossa del fianco sinistro diede argomento al con-te Leiningen di muoversi colla vanguardia del centroverso Gardolo. Di concerto con esso lui operava il te-

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sto possesso. All’incontro Baraguey-d’Hilliers, che re-golava le militari sue operazioni a seconda dei movi-menti del principe Eugenio, doveva possibilmente tenerin freno l’avanzamento degli austriaci, e sostener la di-fesa della frontiera del vicino Regno d’Italia. Laondepareva che in sul territorio trentino dovesse pendere im-minente la sorte delle guerreggianti due armate. Ma siache Trento non sembrasse al generale francese luogo op-portuno ad una formale battaglia, o sia che dal supremocomandante dell’italico esercito avesse avuto istruzionedi ricusarla, e di temporeggiare fino che il momento sipresentasse d’agire diversamente, si disponeva alla riti-rata. Prevedendo però, che l’avanzante Chasteler non re-sterebbe colle mani alla cintola, anzi veggendosi minac-ciato da una grossa tempesta, pensò bene di mascherarlacoll’attaccare in sul meriggio del dì 21 le prime di luisquadre, specialmente quelle del corno sinistro, e di far-si in tal modo assalitore, anzichè vedersi assalito. Loscontro ebbe luogo con qualche impeto d’ambo le parti.Il minacciato fianco sinistro era difeso da’ cacciatori au-striaci, e da una gran parte de’ sollevati tirolesi. Tanta fula resistenza, e il coraggio di questi ultimi, che ben pre-sto obbligarono gli assalitori a ritirarsi alla distanza diun’ora. La compagnia di Schlanders in ispecie gareggia-va nell’ardire cogli imperiali, e fu più volte eccitata a ri-tirarsi dal fuoco, in cui troppo rischiosa penetrava. Lafelice mossa del fianco sinistro diede argomento al con-te Leiningen di muoversi colla vanguardia del centroverso Gardolo. Di concerto con esso lui operava il te-

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nente colonnello Barone Gölding, che trovavasi alla te-sta dell’antiguardo in sulla riva destra dell’Adige. Il nongrave combattimento finiva col tramontare del giorno.In esso perdettero i napoleonici intorno a 180 uomini framorti, feriti e prigionieri, e circa 60 allo stesso modo gliimperiali.

Ai 22 i francesi calavano a Rovereto; e Trento ammi-rava le sue colline coperte di sollevati tirolesi, la cuimassa ognor più s’ingrandiva per l’arrivo di non pochimontanari italiani accorsi anch’essi a difendere la causacomune. In sull’imbrunire del giorno stesso il generaleBaraguey-d’Hilliers piantò il suo alloggiamento in Ro-vereto, abbandonando Trento agli austriaci, che v’entra-rono vittoriosi fra le acclamazioni del popolo, le qualivennero rinnovellando nella seguente giornata, allorchèvi comparve il marchese di Chasteler.

Stando alle disposizioni che Baraguey-d’Hilliersprendeva il dì 23, si doveva presagire che la città di Ro-vereto divenisse un punto militare di qualche difesa, eche alla vigilia ella fosse di qualche tragica scena. Lasua armata raccolta nel roveretano distretto sommava acirca 10000 uomini, parte francesi de’ reggimenti N. 81e 112, e parte italiani di fresco arrolati, con un reggi-mento di dragoni francesi. Una colonna della stessa,composta di gente di un reggimento francese e di un ita-liano, egli mandava a Mori con qualche centinajo di ca-valli sotto gli ordini del generale Fontanelli, per guarda-re e l’imboccatura della strada conducente al lago diGarda, e la sponda destra dell’Adige, sul quale sino dal

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nente colonnello Barone Gölding, che trovavasi alla te-sta dell’antiguardo in sulla riva destra dell’Adige. Il nongrave combattimento finiva col tramontare del giorno.In esso perdettero i napoleonici intorno a 180 uomini framorti, feriti e prigionieri, e circa 60 allo stesso modo gliimperiali.

Ai 22 i francesi calavano a Rovereto; e Trento ammi-rava le sue colline coperte di sollevati tirolesi, la cuimassa ognor più s’ingrandiva per l’arrivo di non pochimontanari italiani accorsi anch’essi a difendere la causacomune. In sull’imbrunire del giorno stesso il generaleBaraguey-d’Hilliers piantò il suo alloggiamento in Ro-vereto, abbandonando Trento agli austriaci, che v’entra-rono vittoriosi fra le acclamazioni del popolo, le qualivennero rinnovellando nella seguente giornata, allorchèvi comparve il marchese di Chasteler.

Stando alle disposizioni che Baraguey-d’Hilliersprendeva il dì 23, si doveva presagire che la città di Ro-vereto divenisse un punto militare di qualche difesa, eche alla vigilia ella fosse di qualche tragica scena. Lasua armata raccolta nel roveretano distretto sommava acirca 10000 uomini, parte francesi de’ reggimenti N. 81e 112, e parte italiani di fresco arrolati, con un reggi-mento di dragoni francesi. Una colonna della stessa,composta di gente di un reggimento francese e di un ita-liano, egli mandava a Mori con qualche centinajo di ca-valli sotto gli ordini del generale Fontanelli, per guarda-re e l’imboccatura della strada conducente al lago diGarda, e la sponda destra dell’Adige, sul quale sino dal

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giorno 20 era stato gettato, a maggior comodo del mili-tare passaggio, un ponte di legno, nella posizione in cuial presente si trova quello di Ravazzone. Un’altra colon-na di circa 4000 uomini si portava in sulle alture fron-teggianti il paese di Volano, a destra e a sinistra dellastrada postale, sulle quali venivano eziandio puntati duecannoni, cioè uno sul monte delle Gardole, e l’altro suldosso chiamato Destor, ed altre piccole schiere s’indrap-pellavano lungo il bosco della città detto di Valgravia edi Vallunga, sino ai monti della Costa oltre la villa deiTelani, che dominano alle spalle Rovereto. Il resto dellatruppa campeggiava nella spaziosa contrada del CorsoNuovo, ognor pronta ad accorrere ove richiedesse il bi-sogno. Le trincerate posizioni venivano reiteratamentevisitate dal comandante francese, che sopra un focosodestriero, in compagnia del suo ajutante, e scortato dasei dragoni, si vedeva recarsi instancabile, ora al piano,ora al monte, alle militari sue speculazioni. Continuaval’andirivieni degli scorridori militari, apportatori di noti-zie, o di comandi. L’indizio d’una vicina battaglia eracertissimo, tanto più, che per notizie segretamente per-venute in sulla sera di questo giorno, sapevasi che gliaustriaci calavano da Trento divisi in due colonne, una astanca e l’altra a destra dell’Adige, questa affidata al co-mando del generale Fenner, e quella capitanata dallostesso comandante supremo Chasteler.

Alle funeste apparenze succedevano i funesti avveni-menti, che ora più distesamente verrò raccontando, per-chè io stesso ne fui di gran parte testimonio di veduta.

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giorno 20 era stato gettato, a maggior comodo del mili-tare passaggio, un ponte di legno, nella posizione in cuial presente si trova quello di Ravazzone. Un’altra colon-na di circa 4000 uomini si portava in sulle alture fron-teggianti il paese di Volano, a destra e a sinistra dellastrada postale, sulle quali venivano eziandio puntati duecannoni, cioè uno sul monte delle Gardole, e l’altro suldosso chiamato Destor, ed altre piccole schiere s’indrap-pellavano lungo il bosco della città detto di Valgravia edi Vallunga, sino ai monti della Costa oltre la villa deiTelani, che dominano alle spalle Rovereto. Il resto dellatruppa campeggiava nella spaziosa contrada del CorsoNuovo, ognor pronta ad accorrere ove richiedesse il bi-sogno. Le trincerate posizioni venivano reiteratamentevisitate dal comandante francese, che sopra un focosodestriero, in compagnia del suo ajutante, e scortato dasei dragoni, si vedeva recarsi instancabile, ora al piano,ora al monte, alle militari sue speculazioni. Continuaval’andirivieni degli scorridori militari, apportatori di noti-zie, o di comandi. L’indizio d’una vicina battaglia eracertissimo, tanto più, che per notizie segretamente per-venute in sulla sera di questo giorno, sapevasi che gliaustriaci calavano da Trento divisi in due colonne, una astanca e l’altra a destra dell’Adige, questa affidata al co-mando del generale Fenner, e quella capitanata dallostesso comandante supremo Chasteler.

Alle funeste apparenze succedevano i funesti avveni-menti, che ora più distesamente verrò raccontando, per-chè io stesso ne fui di gran parte testimonio di veduta.

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Qualche ora dopo levato il sole del dì 24, gli austriacidella sinistra sponda dell’Adige muovevano alla volta diRovereto divisi in due corpi: uno per la strada imperiale,e l’altro pei colli di Volano, di Serrada e di Noriglio, iquali insin dalla passata notte erano occupati in granparte dai cacciatori imperiali, e dalla tirolese milizia.Usciva pel primo dalla porta comunale di Volano,3 ilreggimento Lusignan, preceduto dal festivo suono dellasua musica, in fra le viva dei volanesi, ed ignaro dellavicina positura del nemico; quando fu salutatoall’improvviso con una pioggia d’archibugiate, che alledolcezze del suono fece subentrare tutt’ad un tratto ilrombo de’ moschetti e de’ cannoni. Un sì atroce saluto,aprì subitamente una viva battaglia su tutta la fronte, chedalla parte austriaca distendevasi lungo gli anzidetti col-li costeggianti la Vallunga, e dalla parte napoleonicalungo le sopra menzionate colline, che a quelli fronteg-giano, fino sopra le case di Rovereto. Un colpo di can-none, scagliato dal monte delle Gardole presso Volano,portò lo spaventoso annunzio alla prossima città.All’inopinato rimbombo, una quantità di cittadini, chespinta da un’imprudente curiosità si trovava quà e làspiando il moto delle belliche cose, la diede issofatto agambe per salvarsi nelle proprie abitazioni; si chiuserole botteghe e le porte delle case, e nessuno ardiva affac-ciarsi tampoco alle finestre, chiuse anche queste in granparte, temendo ciascuno che l’orribil tempesta venisse a

3 Questa porta fu distrutta nell’anno 1838 o in quel torno.

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Qualche ora dopo levato il sole del dì 24, gli austriacidella sinistra sponda dell’Adige muovevano alla volta diRovereto divisi in due corpi: uno per la strada imperiale,e l’altro pei colli di Volano, di Serrada e di Noriglio, iquali insin dalla passata notte erano occupati in granparte dai cacciatori imperiali, e dalla tirolese milizia.Usciva pel primo dalla porta comunale di Volano,3 ilreggimento Lusignan, preceduto dal festivo suono dellasua musica, in fra le viva dei volanesi, ed ignaro dellavicina positura del nemico; quando fu salutatoall’improvviso con una pioggia d’archibugiate, che alledolcezze del suono fece subentrare tutt’ad un tratto ilrombo de’ moschetti e de’ cannoni. Un sì atroce saluto,aprì subitamente una viva battaglia su tutta la fronte, chedalla parte austriaca distendevasi lungo gli anzidetti col-li costeggianti la Vallunga, e dalla parte napoleonicalungo le sopra menzionate colline, che a quelli fronteg-giano, fino sopra le case di Rovereto. Un colpo di can-none, scagliato dal monte delle Gardole presso Volano,portò lo spaventoso annunzio alla prossima città.All’inopinato rimbombo, una quantità di cittadini, chespinta da un’imprudente curiosità si trovava quà e làspiando il moto delle belliche cose, la diede issofatto agambe per salvarsi nelle proprie abitazioni; si chiuserole botteghe e le porte delle case, e nessuno ardiva affac-ciarsi tampoco alle finestre, chiuse anche queste in granparte, temendo ciascuno che l’orribil tempesta venisse a

3 Questa porta fu distrutta nell’anno 1838 o in quel torno.

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scoppiare nelle cittadine contrade. La truppa campeg-giante in sul corso, e in qualche piazza della città dovestava sdrajata fumando, od apparecchiando vivande,prendeva tosto le armi, e ad un cenno del supremo co-mandante, che qual lampo percorreva di continuo letrincee per ispeculare ove inchinassero le cose, e gli an-damenti degli avversarii, si recava velocemente a soc-correre le combattenti squadre, ossia a respingeregl’imperiali là dove si mostravano meglio gagliardi opiù minacciosi. I colpi di cannone e della moschetterias’udivan intanto più frequenti, e lo spaventoso lor rom-bo veniva, con sommo terrore dei valligiani e cittadini,ripercosso dall’eco. Gli austriaci e i tirolesi egregiamen-te battagliavano, ma non meno egregiamente i napoleo-niani a sostenere l’impetuoso scontro. Questi ultimiavrebbero fors’anche superato, se i tirolesi ammucchiatisul monte detto Cornale, donde tiravano di mira, non lirespingevano con un fuoco continuato e micidiale. Il ge-nerale Fenner, che costeggiava la destra sponda del fiu-me, veniva ancor esso con un branco della sua gente aprender parte all’azione, e a rendere più pericolante lasituazione dei napoleoniani, poichè i due cannoni cheavea fatti collocare sulla detta sponda in vicinanzaall’Adige dirimpetto all’Ischia di Sant’Ilario, e le com-pagnie di tirolesi e di regolari anche ivi schieratesi, terri-bilmente li fulminavano. La pugna faceasi quinci equindi più accanita e maggiormente sanguinosa; ovun-que si aggiungeva furore a valore, ovunque la fortuna sistava in bilico nel favoreggiare, e indecisa pendea la vit-

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scoppiare nelle cittadine contrade. La truppa campeg-giante in sul corso, e in qualche piazza della città dovestava sdrajata fumando, od apparecchiando vivande,prendeva tosto le armi, e ad un cenno del supremo co-mandante, che qual lampo percorreva di continuo letrincee per ispeculare ove inchinassero le cose, e gli an-damenti degli avversarii, si recava velocemente a soc-correre le combattenti squadre, ossia a respingeregl’imperiali là dove si mostravano meglio gagliardi opiù minacciosi. I colpi di cannone e della moschetterias’udivan intanto più frequenti, e lo spaventoso lor rom-bo veniva, con sommo terrore dei valligiani e cittadini,ripercosso dall’eco. Gli austriaci e i tirolesi egregiamen-te battagliavano, ma non meno egregiamente i napoleo-niani a sostenere l’impetuoso scontro. Questi ultimiavrebbero fors’anche superato, se i tirolesi ammucchiatisul monte detto Cornale, donde tiravano di mira, non lirespingevano con un fuoco continuato e micidiale. Il ge-nerale Fenner, che costeggiava la destra sponda del fiu-me, veniva ancor esso con un branco della sua gente aprender parte all’azione, e a rendere più pericolante lasituazione dei napoleoniani, poichè i due cannoni cheavea fatti collocare sulla detta sponda in vicinanzaall’Adige dirimpetto all’Ischia di Sant’Ilario, e le com-pagnie di tirolesi e di regolari anche ivi schieratesi, terri-bilmente li fulminavano. La pugna faceasi quinci equindi più accanita e maggiormente sanguinosa; ovun-que si aggiungeva furore a valore, ovunque la fortuna sistava in bilico nel favoreggiare, e indecisa pendea la vit-

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toria. Da un lato gli offensori anzichè persistere ad of-fendere si riducevano alla difesa, e i difensori assume-vano l’offesa; da un altro gli assaliti cedevano il suoloagli assaltanti, e posciachè ringagliardivano per soprag-giunto soccorso, ravvivavano lo spirito, rinvigorivano, esi tramutavano di bel nuovo in assalitori. La chiesa par-rocchiale di Volano, presso la quale l’attizzato conflittoebbe il suo primo accendimento, e i tabernacoli dellaPassione che la circondano, servivano di propugnacoloa’ due antiguardi serratisi insieme. Il cimitero situato fraquesti e quella, erasi trasformato in piccolo campo dibattaglia. Quivi per la maggioranza delle forze, le qualiognor più assembravansi, bolliva maggiormente la pu-gna; quivi, intantochè folgoreggiavano e battevano inbreccia le vicine artiglierie, i combattenti aspramentebattagliando inferocivano, ed inferocendo arditamentebattagliavano, si minacciavano alla mescolata, si feriva-no, si uccidevano da vicino colle corte, aumentando an-che per tal modo le ferite, le stragi e le uccisioni, talchèla terra dell’angusto recinto veniva innaffiata dal sanguede’ guerreggianti. Nell’ardente conflitto si approssima-vano due ufficiali, al servizio uno dell’Austria, l’altrodella Francia, si riconoscevano tacitamente fratelli, ri-manevano entrambi maravigliati del caso che li condus-se a rivedersi dopo lunga stagione; continuavano il pro-prio dovere, e al riposo dell’armi ottennero dai coman-danti licenza d’abbracciarsi.

La confusione e l’ardore nascevano non solo a Vola-no, ma ben anche in altre parti della combattuta circon-

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toria. Da un lato gli offensori anzichè persistere ad of-fendere si riducevano alla difesa, e i difensori assume-vano l’offesa; da un altro gli assaliti cedevano il suoloagli assaltanti, e posciachè ringagliardivano per soprag-giunto soccorso, ravvivavano lo spirito, rinvigorivano, esi tramutavano di bel nuovo in assalitori. La chiesa par-rocchiale di Volano, presso la quale l’attizzato conflittoebbe il suo primo accendimento, e i tabernacoli dellaPassione che la circondano, servivano di propugnacoloa’ due antiguardi serratisi insieme. Il cimitero situato fraquesti e quella, erasi trasformato in piccolo campo dibattaglia. Quivi per la maggioranza delle forze, le qualiognor più assembravansi, bolliva maggiormente la pu-gna; quivi, intantochè folgoreggiavano e battevano inbreccia le vicine artiglierie, i combattenti aspramentebattagliando inferocivano, ed inferocendo arditamentebattagliavano, si minacciavano alla mescolata, si feriva-no, si uccidevano da vicino colle corte, aumentando an-che per tal modo le ferite, le stragi e le uccisioni, talchèla terra dell’angusto recinto veniva innaffiata dal sanguede’ guerreggianti. Nell’ardente conflitto si approssima-vano due ufficiali, al servizio uno dell’Austria, l’altrodella Francia, si riconoscevano tacitamente fratelli, ri-manevano entrambi maravigliati del caso che li condus-se a rivedersi dopo lunga stagione; continuavano il pro-prio dovere, e al riposo dell’armi ottennero dai coman-danti licenza d’abbracciarsi.

La confusione e l’ardore nascevano non solo a Vola-no, ma ben anche in altre parti della combattuta circon-

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vallazione. Avanzavano e retrocedevano ora questi, oraquelli. Chi discendeva, e chi saliva arrampicando e scor-razzando per le asprezze dei monti appellati i Dossi deiToldi, di Saltaria, della Costa, della Croce e di Vallunga.In una parte l’assalto indeboliva, nell’altro si faceva ga-gliardo. Per una collina le squadre salivano con mirabileintrepidezza le ripide balze a suon di tamburo, ed inol-trate alquanto sotto il furioso bersaglio delle palle sispartivano, ed alla sfilata facevano fuoco contro i so-vrapposti avversarj. In altra collina gli scompigliati adun diverso segno di tamburo si rannodavano, e tiravanoordinatamente. In sulla vetta di certi monti ora compari-vano austriaci e tirolesi, ora questi dileguavano e ricom-parivano i napoleoniani. In certi altri ora combattevanoda lontano col fuoco, ora si raggiungevano, si agguata-vano, e si azzuffavano da vicino, straziandosi e squar-ciandosi a vicenda, massime intorno alle case campestried alle ville dei Telani, dei Chiusole e dei Panzoldi, ovesi venne agli stocchi ed alle bajonette. In altri luoghi ivinti divenivano vincitori, e i vincitori si mescolavano aivinti.

Nel vicino piano e intorno alla chiesa volanense, ovecon incessante ostinazione si battagliava, venivano con-servate le medesime posizioni e la medesima calca;all’incontro nei ripartiti combattimenti del monte i di-fensori mostravansi ove arrendevoli, ed ove inaccessibi-li. Il grosso dei tirolesi, che dominava i varii movimentidalla sommità dei monti più rilevati posti a sopraccapodei colli costeggianti la Vallunga, e denominati la Lova-

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vallazione. Avanzavano e retrocedevano ora questi, oraquelli. Chi discendeva, e chi saliva arrampicando e scor-razzando per le asprezze dei monti appellati i Dossi deiToldi, di Saltaria, della Costa, della Croce e di Vallunga.In una parte l’assalto indeboliva, nell’altro si faceva ga-gliardo. Per una collina le squadre salivano con mirabileintrepidezza le ripide balze a suon di tamburo, ed inol-trate alquanto sotto il furioso bersaglio delle palle sispartivano, ed alla sfilata facevano fuoco contro i so-vrapposti avversarj. In altra collina gli scompigliati adun diverso segno di tamburo si rannodavano, e tiravanoordinatamente. In sulla vetta di certi monti ora compari-vano austriaci e tirolesi, ora questi dileguavano e ricom-parivano i napoleoniani. In certi altri ora combattevanoda lontano col fuoco, ora si raggiungevano, si agguata-vano, e si azzuffavano da vicino, straziandosi e squar-ciandosi a vicenda, massime intorno alle case campestried alle ville dei Telani, dei Chiusole e dei Panzoldi, ovesi venne agli stocchi ed alle bajonette. In altri luoghi ivinti divenivano vincitori, e i vincitori si mescolavano aivinti.

Nel vicino piano e intorno alla chiesa volanense, ovecon incessante ostinazione si battagliava, venivano con-servate le medesime posizioni e la medesima calca;all’incontro nei ripartiti combattimenti del monte i di-fensori mostravansi ove arrendevoli, ed ove inaccessibi-li. Il grosso dei tirolesi, che dominava i varii movimentidalla sommità dei monti più rilevati posti a sopraccapodei colli costeggianti la Vallunga, e denominati la Lova-

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ra, il Roven, e il Monteghel, stava in attenta osservazio-ne delle operazioni de’ suoi commilitoni, e andava raf-forzando e rinfrancando ora quelli d’una sottoposta col-lina, ora quelli di un’altra.

Dopo tanta tempesta di colpi, al cui echeggiante rim-bombo pareva che i monti crollassero dall’ime loro radi-ci; dopo tanto sangue e tante morti, l’arrabbiata battagliaandava finalmente, qualche ora dopo il meriggio, ces-sando.

Fu tanto il valore e tanta la fermezza con cui i napo-leoniani combatterono in questa giornata contro i nonmen valorosi austriaci e tirolesi, che, cessato del tutto ilfuoco, ritornavano ambidue le parti a ripigliare le loroposizioni, restando equilibrate le bilancie della fortuna.Alla succeduta quietezza dell’armi, n’apparivano i dolo-rosi effetti.

Mentre durava il contrasto, alcuni dragoni scorrevanodi galoppo le cittadine contrade, e quanti in esse trova-vano, venivano tutti indistintamente costretti coll’autori-tà della sciabola a dover in sull’istante recarsi al campodi battaglia, e specialmente al luogo denominato le La-ste di Volano per assistere ed accompagnare, o portaresulle braccia o sulle spalle i feriti all’ospedale di Rove-reto. Il francese Baraguey-d’Hilliers, vedendo il poconumero degli assistenti, insinuossi minacciosamente alcittadino Magistrato, perchè per sua mediazione venissequello aumentato. Al che prestaronsi di buon grado i de-putati Giuseppe de Telani, Isacco barone Eccaro, Cristo-foro de Birti e Gaetano Tacchi, coll’andar a battere alle

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ra, il Roven, e il Monteghel, stava in attenta osservazio-ne delle operazioni de’ suoi commilitoni, e andava raf-forzando e rinfrancando ora quelli d’una sottoposta col-lina, ora quelli di un’altra.

Dopo tanta tempesta di colpi, al cui echeggiante rim-bombo pareva che i monti crollassero dall’ime loro radi-ci; dopo tanto sangue e tante morti, l’arrabbiata battagliaandava finalmente, qualche ora dopo il meriggio, ces-sando.

Fu tanto il valore e tanta la fermezza con cui i napo-leoniani combatterono in questa giornata contro i nonmen valorosi austriaci e tirolesi, che, cessato del tutto ilfuoco, ritornavano ambidue le parti a ripigliare le loroposizioni, restando equilibrate le bilancie della fortuna.Alla succeduta quietezza dell’armi, n’apparivano i dolo-rosi effetti.

Mentre durava il contrasto, alcuni dragoni scorrevanodi galoppo le cittadine contrade, e quanti in esse trova-vano, venivano tutti indistintamente costretti coll’autori-tà della sciabola a dover in sull’istante recarsi al campodi battaglia, e specialmente al luogo denominato le La-ste di Volano per assistere ed accompagnare, o portaresulle braccia o sulle spalle i feriti all’ospedale di Rove-reto. Il francese Baraguey-d’Hilliers, vedendo il poconumero degli assistenti, insinuossi minacciosamente alcittadino Magistrato, perchè per sua mediazione venissequello aumentato. Al che prestaronsi di buon grado i de-putati Giuseppe de Telani, Isacco barone Eccaro, Cristo-foro de Birti e Gaetano Tacchi, coll’andar a battere alle

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porte eccitando e procurando persone, che all’umano of-ficio volessero cooperare, e precedendo i due primi colloro esempio. La vista di quegli infelici che con assaissi-ma compassione furono portati al pio luogo da mezzodìsino a notte continuamente, faceva raccapricciare. Chiera ferito nella testa, chi nelle braccia, chi nel petto, chinel ventre, chi nelle coscie; a cui penzolava infranta unagamba, a cui uscivano le interiora. Chi urlava, chi pian-geva, chi chiedeva l’assistenza dell’arte medica, chiquella dei ministri dell’altare, e chi finalmente col terri-bil pallore di morte in sul volto mostrava d’aver finito disoffrire. L’ospedale cittadino e l’annessavi chiesa diSanta Maria Lauretana ne albergò più di cinquecento franapoleoniani e pochi austriaci, fra quelli che rimaneva-no per la gravità del male, e quelli che leggermente feri-ti partivano. Eccetto tre, che non erano membri dellaChiesa, ed un capitano, che mostrava di essere un mem-bro putrido, gli altri tutti ch’andarono a’ piè di Dio,s’acconciarono dell’anima, ricevendo di buon cuore isacramenti. Le monache Salesiane, il casato dei Saiban-ti, e molt’altri gareggiarono nel mandare spontaneamen-te e gratuitamente, a sollievo e ristoro degli infermi evino e minestre ed altre vivande, non che faldelle, stuel-li, paglioni e primacci, le quali ultime cose alcuni pieto-si cittadini andavano raccogliendo scorrendo le contradee picchiando alle porte.

La pietà e insieme l’orrore che sentivano i roveretaniper questa tragica scena, crebbero fuor misura alla vistadella snaturata sevizie dei napoleonici soldati in verso i

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porte eccitando e procurando persone, che all’umano of-ficio volessero cooperare, e precedendo i due primi colloro esempio. La vista di quegli infelici che con assaissi-ma compassione furono portati al pio luogo da mezzodìsino a notte continuamente, faceva raccapricciare. Chiera ferito nella testa, chi nelle braccia, chi nel petto, chinel ventre, chi nelle coscie; a cui penzolava infranta unagamba, a cui uscivano le interiora. Chi urlava, chi pian-geva, chi chiedeva l’assistenza dell’arte medica, chiquella dei ministri dell’altare, e chi finalmente col terri-bil pallore di morte in sul volto mostrava d’aver finito disoffrire. L’ospedale cittadino e l’annessavi chiesa diSanta Maria Lauretana ne albergò più di cinquecento franapoleoniani e pochi austriaci, fra quelli che rimaneva-no per la gravità del male, e quelli che leggermente feri-ti partivano. Eccetto tre, che non erano membri dellaChiesa, ed un capitano, che mostrava di essere un mem-bro putrido, gli altri tutti ch’andarono a’ piè di Dio,s’acconciarono dell’anima, ricevendo di buon cuore isacramenti. Le monache Salesiane, il casato dei Saiban-ti, e molt’altri gareggiarono nel mandare spontaneamen-te e gratuitamente, a sollievo e ristoro degli infermi evino e minestre ed altre vivande, non che faldelle, stuel-li, paglioni e primacci, le quali ultime cose alcuni pieto-si cittadini andavano raccogliendo scorrendo le contradee picchiando alle porte.

La pietà e insieme l’orrore che sentivano i roveretaniper questa tragica scena, crebbero fuor misura alla vistadella snaturata sevizie dei napoleonici soldati in verso i

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sollevati tirolesi caduti fatalmente nelle loro mani. Ohquanto è crudele la razza dell’uomo, quando dall’ira edalla vendetta vien dominata! Per satollare queste ob-brobriose passioni non bastava loro torli di vita passan-doli per l’armi; ciò era troppo dolce cosa al loro animo:dovevan esser prima martorizzati o collo scarpellarli, ocol menar loro de’ forti pugni sulla faccia, o a colpi dibajonetta, o col calcio dell’archibugio, e così via4. Fattaperò riflessione che ciò è un niente a petto di quello chei soldati bavaresi fecero in sulle prime coi tirolesi cadutiin lor potere nei fatti della Pusteria, di Sterzing e d’Inn-sbruck, e di quello che avrebbero fatto, se minacciatinon venivano della rappresaglia, io m’asterrò dall’afflig-gere l’animo del lettore in raccontare sì mostruosi ecces-si, che tanto denigrano l’umanità, e dirò in vece, a corol-lario della prenarrata battaglia, la quale durò oltre a cin-que ore, che la parte napoleonica perdette circa milleuomini fra feriti e morti con pochi prigionieri, e circasettecento l’austriaca, i cui feriti vennero condotti nellamassima parte all’ospedale di Trento sopra trentasei car-ri.

Pria ch’io chiuda questo capitolo, altri fatti mi chia-mano alla destra dell’Adige. In sui primordi della batta-glia di Volano e dei monti di Rovereto, il generale Fon-

4 Lo scrittore di queste memorie fu testimonio oculare a vedermartorizzare in sulla piazza del Grano un sollevato tirolesedell’età da’ sessanta ai settant’anni, fatto prigioniero sui collidi Rovereto nella battaglia del 24 aprile, il quale fu poscia mo-schettato nel vicino Borgo di San Tommaso.

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sollevati tirolesi caduti fatalmente nelle loro mani. Ohquanto è crudele la razza dell’uomo, quando dall’ira edalla vendetta vien dominata! Per satollare queste ob-brobriose passioni non bastava loro torli di vita passan-doli per l’armi; ciò era troppo dolce cosa al loro animo:dovevan esser prima martorizzati o collo scarpellarli, ocol menar loro de’ forti pugni sulla faccia, o a colpi dibajonetta, o col calcio dell’archibugio, e così via4. Fattaperò riflessione che ciò è un niente a petto di quello chei soldati bavaresi fecero in sulle prime coi tirolesi cadutiin lor potere nei fatti della Pusteria, di Sterzing e d’Inn-sbruck, e di quello che avrebbero fatto, se minacciatinon venivano della rappresaglia, io m’asterrò dall’afflig-gere l’animo del lettore in raccontare sì mostruosi ecces-si, che tanto denigrano l’umanità, e dirò in vece, a corol-lario della prenarrata battaglia, la quale durò oltre a cin-que ore, che la parte napoleonica perdette circa milleuomini fra feriti e morti con pochi prigionieri, e circasettecento l’austriaca, i cui feriti vennero condotti nellamassima parte all’ospedale di Trento sopra trentasei car-ri.

Pria ch’io chiuda questo capitolo, altri fatti mi chia-mano alla destra dell’Adige. In sui primordi della batta-glia di Volano e dei monti di Rovereto, il generale Fon-

4 Lo scrittore di queste memorie fu testimonio oculare a vedermartorizzare in sulla piazza del Grano un sollevato tirolesedell’età da’ sessanta ai settant’anni, fatto prigioniero sui collidi Rovereto nella battaglia del 24 aprile, il quale fu poscia mo-schettato nel vicino Borgo di San Tommaso.

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tanelli, che aveva stabilito il suo alloggiamento inun’erma casa situata in sulla stanca riva dell’Adige nelluogo detto alla Favorita appresso il tragitto di Ravazzo-ne, era venuto a conoscere per gli suoi esploratori, chele scolte da lui postate in vari luoghi vicino al lago diLoppio, facevano fuoco contro la vanguardia di quei ti-rolesi, che partecipando alla comune difesa imbrandiro-no le armi, ed assembraronsi in Arco e in Riva, la qualultima città fino dal dì 24 era stata occupata in nomedell’Imperatore d’Austria dai sollevati discesi dalle vallidi Sole e di Non, sotto il governo dei capitani Vecchietti,Martinelli, Bozza e Cominelli, a’ quali unironsi le gentidi Tenno, guidate dal capitano Canella, ed altre gentidelle Giudicarie e dei circostanti paesi levatisi in armiad esempio de’ tirolesi tedeschi, e tutti determinati edardenti di congiungersi colla colonna austriaca condottadal general Fenner.

Il generale Fontanelli, che colla sua gente dovea tenerprincipalmente guardata e difesa la destra spondadell’Adige, perchè sapeva che per questa calava Fenner,non s’interessava gran fatto delle minaccie di quei solle-vati; questi all’incontro, veggendosi alquanto ingrossati,incalzavano il loro avanzamento, sbaragliando i pochinapoleoniani che glielo contrastavano, e innanzi il me-riggio entravano strepitosamente in Mori, mettendo ne-gli abitanti non poco scompiglio e spavento per lo cam-pana a martello che, sfondata la porta della chiesa, si ac-cinsero a suonare col nemico vicino; per lo che il paesedovea essere messo a ferro ed a sacco, se il parroco lo-

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tanelli, che aveva stabilito il suo alloggiamento inun’erma casa situata in sulla stanca riva dell’Adige nelluogo detto alla Favorita appresso il tragitto di Ravazzo-ne, era venuto a conoscere per gli suoi esploratori, chele scolte da lui postate in vari luoghi vicino al lago diLoppio, facevano fuoco contro la vanguardia di quei ti-rolesi, che partecipando alla comune difesa imbrandiro-no le armi, ed assembraronsi in Arco e in Riva, la qualultima città fino dal dì 24 era stata occupata in nomedell’Imperatore d’Austria dai sollevati discesi dalle vallidi Sole e di Non, sotto il governo dei capitani Vecchietti,Martinelli, Bozza e Cominelli, a’ quali unironsi le gentidi Tenno, guidate dal capitano Canella, ed altre gentidelle Giudicarie e dei circostanti paesi levatisi in armiad esempio de’ tirolesi tedeschi, e tutti determinati edardenti di congiungersi colla colonna austriaca condottadal general Fenner.

Il generale Fontanelli, che colla sua gente dovea tenerprincipalmente guardata e difesa la destra spondadell’Adige, perchè sapeva che per questa calava Fenner,non s’interessava gran fatto delle minaccie di quei solle-vati; questi all’incontro, veggendosi alquanto ingrossati,incalzavano il loro avanzamento, sbaragliando i pochinapoleoniani che glielo contrastavano, e innanzi il me-riggio entravano strepitosamente in Mori, mettendo ne-gli abitanti non poco scompiglio e spavento per lo cam-pana a martello che, sfondata la porta della chiesa, si ac-cinsero a suonare col nemico vicino; per lo che il paesedovea essere messo a ferro ed a sacco, se il parroco lo-

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cale Emmanuele de Sardagna da Trento con indicibilecoraggio non si fosse presentato supplichevole al gene-ral Fontanelli in mezzo alla piazza, facendogli conosce-re la piena innocenza dei suoi terrazzani. Non volendo ilFontanelli tollerare che Mori restasse in possesso deisollevati, staccò dal suo corpo una banda d’uomini apiedi e a cavallo, e ordinò alla medesima che il resto delpaese fosse tostamente ripreso. Entrò furiosa la cavalle-ria, indi l’infanteria. Prevenuti i sollevati del movimentonemico, si erano già ritirati per tempo alla volta di Nagoscansando così uno scontro, che avrebbe loro certamen-te costato gran sangue e mortalità. Alcuni però raggiuntidalla cavalleria furono tagliati a pezzi; e tre, ch’erano diArco, presi in sulla piazza di Mori, vennero passati perl’armi alla presenza del generale che ne diede il coman-do; altri si rifuggirono intorno alla chiesa parrocchiale,situata in luogo più eminente della strada, e di qui ardi-rono affrontare col fuoco la cavalleria, anzi un tale ebbel’audacia di discendere in mezzo alla piazza, vibrareun’archibugiata, ed uccidere un cavalleggiero. L’impe-tuosa entrata della cavalleria nel paese cagionò eziandiola morte di due moriani, che presentatisi alle finestre nelmentre che quella scorreva le contrade, vennero colpitedalle archibugiate ch’essa scagliava contro di quelli chevi si affacciavano, sospettandoli sollevati in agguato.

I bellici fatti del giorno 24 ebbero il narrato esito suambedue le sponde dell’Adige, e i combattenti entrava-no nel riposo, ristorandosi delle sostenute fatiche, riposoche continuò anche il dì 25 fra le due armate della spon-

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cale Emmanuele de Sardagna da Trento con indicibilecoraggio non si fosse presentato supplichevole al gene-ral Fontanelli in mezzo alla piazza, facendogli conosce-re la piena innocenza dei suoi terrazzani. Non volendo ilFontanelli tollerare che Mori restasse in possesso deisollevati, staccò dal suo corpo una banda d’uomini apiedi e a cavallo, e ordinò alla medesima che il resto delpaese fosse tostamente ripreso. Entrò furiosa la cavalle-ria, indi l’infanteria. Prevenuti i sollevati del movimentonemico, si erano già ritirati per tempo alla volta di Nagoscansando così uno scontro, che avrebbe loro certamen-te costato gran sangue e mortalità. Alcuni però raggiuntidalla cavalleria furono tagliati a pezzi; e tre, ch’erano diArco, presi in sulla piazza di Mori, vennero passati perl’armi alla presenza del generale che ne diede il coman-do; altri si rifuggirono intorno alla chiesa parrocchiale,situata in luogo più eminente della strada, e di qui ardi-rono affrontare col fuoco la cavalleria, anzi un tale ebbel’audacia di discendere in mezzo alla piazza, vibrareun’archibugiata, ed uccidere un cavalleggiero. L’impe-tuosa entrata della cavalleria nel paese cagionò eziandiola morte di due moriani, che presentatisi alle finestre nelmentre che quella scorreva le contrade, vennero colpitedalle archibugiate ch’essa scagliava contro di quelli chevi si affacciavano, sospettandoli sollevati in agguato.

I bellici fatti del giorno 24 ebbero il narrato esito suambedue le sponde dell’Adige, e i combattenti entrava-no nel riposo, ristorandosi delle sostenute fatiche, riposoche continuò anche il dì 25 fra le due armate della spon-

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da sinistra; ma non così avvenne di quelle campeggiantioltre l’Adige nel luogo di Ravazzone. Quivi il generalFenner doveva dar prove del suo valore, quivi dovevascaricarsi il turbine paventato dai roveretani nella stessagiornata, e rompersi l’incertezza della pendente vittoria.I circa tre mila napoleoniani, che in quella situazionestavan pronti alla difesa, venivano in sul comparire deldì 25 attaccati dall’avanguardia del corpo austriaco.L’attacco, che ristretto sembrava da principio, facevasiin appresso gradatamente più largo e più ostinato, e du-rava lunga pezza indeciso, poche erano le ferite e lemorti; ma essendo entrati nuovi ajuti agli austriaci, face-vano questi piegare in lor favore la fortuna. Contrasta-vano fortemente i napoleoniani; ma vedendo Fontanellile maggiori forze spiegate dagli avversarii, ordinava a’suoi la ritirata in sulla sinistra del fiume, dopo aver sac-cheggiato parte di quel paese, e condotti seco quattro si-gnori in ostaggio; e in pari tempo faceva abbruciare edistruggere il ponte di Ravazzone, conformandosi alledisposizioni del supremo suo comandante. Alcuni car-riaggi di munizione e d’altri oggetti militari, errata vici-no a Tierno la strada, in luogo di andare per la via dellaCrona alla Chizzola, riuscirono troppo tardi alla riva de-stra del fiume, e furon predati da quei popolani e daisollevati, che saputa la ritirata del nemico, erano già so-praggiunti da Nago. In sulla sera i napoleoniani della si-nistra si congiunsero coll’armata osteggiante in Rovere-to, e gli austriaci s’impossessavano di Mori, rannodan-dosi colle squadre de’ sollevati del lago di Garda e del

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da sinistra; ma non così avvenne di quelle campeggiantioltre l’Adige nel luogo di Ravazzone. Quivi il generalFenner doveva dar prove del suo valore, quivi dovevascaricarsi il turbine paventato dai roveretani nella stessagiornata, e rompersi l’incertezza della pendente vittoria.I circa tre mila napoleoniani, che in quella situazionestavan pronti alla difesa, venivano in sul comparire deldì 25 attaccati dall’avanguardia del corpo austriaco.L’attacco, che ristretto sembrava da principio, facevasiin appresso gradatamente più largo e più ostinato, e du-rava lunga pezza indeciso, poche erano le ferite e lemorti; ma essendo entrati nuovi ajuti agli austriaci, face-vano questi piegare in lor favore la fortuna. Contrasta-vano fortemente i napoleoniani; ma vedendo Fontanellile maggiori forze spiegate dagli avversarii, ordinava a’suoi la ritirata in sulla sinistra del fiume, dopo aver sac-cheggiato parte di quel paese, e condotti seco quattro si-gnori in ostaggio; e in pari tempo faceva abbruciare edistruggere il ponte di Ravazzone, conformandosi alledisposizioni del supremo suo comandante. Alcuni car-riaggi di munizione e d’altri oggetti militari, errata vici-no a Tierno la strada, in luogo di andare per la via dellaCrona alla Chizzola, riuscirono troppo tardi alla riva de-stra del fiume, e furon predati da quei popolani e daisollevati, che saputa la ritirata del nemico, erano già so-praggiunti da Nago. In sulla sera i napoleoniani della si-nistra si congiunsero coll’armata osteggiante in Rovere-to, e gli austriaci s’impossessavano di Mori, rannodan-dosi colle squadre de’ sollevati del lago di Garda e del

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Sarca.L’ordine dei fatti mi conduce ora a raccontarne uno

assai doloroso. Alla municipale Rappresentanza di Sac-co, terra alla sinistra riva dell’Adige, a un miglio da Ro-vereto, fu compartito l’ordine che ottanta ammalati dileggieri ferite fossero per acqua tradotti a Verona suruna zattera. Il Municipio, ben comprendendo tostol’intoppo del ponte eretto militarmente a Ravazzone, apochi minuti sotto di Sacco, fa subitamente osservareper lettera dei 22 aprile l’impossibilità di quel passo. Ilgenerale persiste, ed il Municipio non cessa di rinnovel-lare anche a voce le sue dimostrazioni, massime sulladifficoltà di avere i zatterieri che si prestino all’opera;ma è di nuovo respinto dalla militare ostinazione e per-sino minacciato. Nella seguente giornata il naviglio eragià pronto. Alcuni zatterieri s’erano allontanati, ed altrinascosti; i pochi rinvenuti in paese furono costretti alduro uffizio coll’armi. V’entrano i feriti, alcuni vi sonoportati, fra questi il capitano Barbieri, che addolorato ol-tremodo dalla ferita, accelerava più d’ogn’altro l’infau-sta partenza. Il naviglio si stacca dal porto, già spariscefra brevi istanti dalla vista di coloro che compiangevanoil fatale pericolo, e poco stante è alla veduta del ponte. Iremiganti già preparati al disastro, scorgendo che alcunabarca non n’era stata levata, come per estremo espedien-te aveasi chiesto da ultimo, ed era stato promesso, ab-bandonano disperatamente i remi, gridando ajuto; ed ilgettarsi tostamente nel fiume, e l’afferrare a nuoto lasponda, lasciando alla ventura il naviglio, fu d’un solo

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Sarca.L’ordine dei fatti mi conduce ora a raccontarne uno

assai doloroso. Alla municipale Rappresentanza di Sac-co, terra alla sinistra riva dell’Adige, a un miglio da Ro-vereto, fu compartito l’ordine che ottanta ammalati dileggieri ferite fossero per acqua tradotti a Verona suruna zattera. Il Municipio, ben comprendendo tostol’intoppo del ponte eretto militarmente a Ravazzone, apochi minuti sotto di Sacco, fa subitamente osservareper lettera dei 22 aprile l’impossibilità di quel passo. Ilgenerale persiste, ed il Municipio non cessa di rinnovel-lare anche a voce le sue dimostrazioni, massime sulladifficoltà di avere i zatterieri che si prestino all’opera;ma è di nuovo respinto dalla militare ostinazione e per-sino minacciato. Nella seguente giornata il naviglio eragià pronto. Alcuni zatterieri s’erano allontanati, ed altrinascosti; i pochi rinvenuti in paese furono costretti alduro uffizio coll’armi. V’entrano i feriti, alcuni vi sonoportati, fra questi il capitano Barbieri, che addolorato ol-tremodo dalla ferita, accelerava più d’ogn’altro l’infau-sta partenza. Il naviglio si stacca dal porto, già spariscefra brevi istanti dalla vista di coloro che compiangevanoil fatale pericolo, e poco stante è alla veduta del ponte. Iremiganti già preparati al disastro, scorgendo che alcunabarca non n’era stata levata, come per estremo espedien-te aveasi chiesto da ultimo, ed era stato promesso, ab-bandonano disperatamente i remi, gridando ajuto; ed ilgettarsi tostamente nel fiume, e l’afferrare a nuoto lasponda, lasciando alla ventura il naviglio, fu d’un solo

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momento. Abbandonato il naviglio in balia dell’onde,che a Ravazzone si fanno furenti, urta con gran fracassonelle barche del ponte, e va tutto in sfracello. Le grida dique’ disperati si confondono con quelle dei militi spetta-tori, e s’innalzano sino al cielo. Alcuni pochi più vigo-rosi degli altri arrivano nuotando a salvamento: gli altritutti perirono miseramente. Le anime gentili inorridiro-no all’orribile caso, e piansero su quei prodi, i quali,scampata la morte nelle battaglie, ne trovarono una sì la-grimevole per la brutal pertinacia di chi vegliar dovevaalla loro sicurezza. Fu maledetta la guerra, fu maledettoall’ostinatezza del generale, e a chi non diede in tempoopportuno la necessaria ordinazione al proposto rime-dio.

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momento. Abbandonato il naviglio in balia dell’onde,che a Ravazzone si fanno furenti, urta con gran fracassonelle barche del ponte, e va tutto in sfracello. Le grida dique’ disperati si confondono con quelle dei militi spetta-tori, e s’innalzano sino al cielo. Alcuni pochi più vigo-rosi degli altri arrivano nuotando a salvamento: gli altritutti perirono miseramente. Le anime gentili inorridiro-no all’orribile caso, e piansero su quei prodi, i quali,scampata la morte nelle battaglie, ne trovarono una sì la-grimevole per la brutal pertinacia di chi vegliar dovevaalla loro sicurezza. Fu maledetta la guerra, fu maledettoall’ostinatezza del generale, e a chi non diede in tempoopportuno la necessaria ordinazione al proposto rime-dio.

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CAPITOLO IV.

Finta difesa del generale Baraguey d’Hilliers. Nuove mosse degliaustriaci. Ritirata dei napoleoniani. Entrata in Rovereto degliaustriaci e di molti tirolesi armati. Allegrezze dei roveretani.Loro guardia civica passata in rivista dal generale Chasteler.Somministrazioni di viveri e modo per ammanirle. Solennitàper le austriache vittorie. Ritirata improvvisa degli austriaci.Loro sconfitta in Germania. Conseguenze ch’essa portò ai tiro-lesi, e contegno ulteriore de’ medesimi.

Al cadere dei 25 d’aprile inclinavano le cose a novel-la piega. Gli austriaci e i tirolesi ingrossavano a destra ea sinistra dell’Adige. Il generale della Francia, o si ve-desse minacciato ai fianchi e di fronte da doppie forze, operchè così suonasse il comando del Vicerè, già divisavala ritirata. Per isgombrarne però il sospetto dall’animodei cittadini, da lui conosciuti partigiani dell’Austria,egli dava loro a divedere di voltare ancora le armi con-tro Volano ed i monti, e di attaccare, più che fuggire ilminacciante avversario. A tal uopo velava il fatto dise-gno con guerresche preparazioni, e col far pubblicare uneditto vietante ai roveretani, sotto minaccia d’esser pas-sati per l’armi, non solo di far cerchiellini per le contra-de e sulle piazze, ma ben anche di comparire dopo le ore

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CAPITOLO IV.

Finta difesa del generale Baraguey d’Hilliers. Nuove mosse degliaustriaci. Ritirata dei napoleoniani. Entrata in Rovereto degliaustriaci e di molti tirolesi armati. Allegrezze dei roveretani.Loro guardia civica passata in rivista dal generale Chasteler.Somministrazioni di viveri e modo per ammanirle. Solennitàper le austriache vittorie. Ritirata improvvisa degli austriaci.Loro sconfitta in Germania. Conseguenze ch’essa portò ai tiro-lesi, e contegno ulteriore de’ medesimi.

Al cadere dei 25 d’aprile inclinavano le cose a novel-la piega. Gli austriaci e i tirolesi ingrossavano a destra ea sinistra dell’Adige. Il generale della Francia, o si ve-desse minacciato ai fianchi e di fronte da doppie forze, operchè così suonasse il comando del Vicerè, già divisavala ritirata. Per isgombrarne però il sospetto dall’animodei cittadini, da lui conosciuti partigiani dell’Austria,egli dava loro a divedere di voltare ancora le armi con-tro Volano ed i monti, e di attaccare, più che fuggire ilminacciante avversario. A tal uopo velava il fatto dise-gno con guerresche preparazioni, e col far pubblicare uneditto vietante ai roveretani, sotto minaccia d’esser pas-sati per l’armi, non solo di far cerchiellini per le contra-de e sulle piazze, ma ben anche di comparire dopo le ore

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sei sulle strade e di salire in sui tetti. Il Municipio ordi-nava altresì, per voler di lui, che nella seguente nottefosse apposta ad ogni casa una lanterna. Nell’armi dura-va la quiete, ma non così negli armati, chè, tanto al pia-no che alle colline, si scorgeva un continuo e silenziosomovimento, ed una grande impazienza di rinnovellarel’attacco, specialmente da parte degli austriaci e dei tiro-lesi, che colla varietà dei loro vestiti coronavano di va-ghi colori le creste dei monti. L’apparenza fu per pocodisgiunta dal fatto. Erano le ore nove della sera, era pla-cida la notte, e il cielo scintillante di stelle, e pareva aicittadini che egual quiete dominasse pur anco negli al-loggiamenti delle due armate, quando tutt’ad un tratto leprime squadre austriache e tirolesi ruppero il notturnosilenzio con alcune salve d’archibugiate, che dai torreg-gianti colli folgoreggiarono. L’inaspettato assalto sor-prendeva e spaventava le schiere napoleoniche trincera-te in sui colli a quelli fronteggianti, le sbaragliava, edobbligavale a calare nella pianura, stimando miglior par-tito il cedere, che l’avventurarsi ad un combattimentotroppo ineguale. All’orrisonante fracasso, che durò sinquasi alla mezzanotte, succedeva il bramato silenzio.Ma il polso di regolari e di tirolesi, che in sulla sera diquesto giorno era da Volano salito collo stesso Chastelerper l’alpestre sentiero del Gazzol, sul vicino monte so-pra Saltaria, sul quale vennero trainati due piccoli can-noni, tirò da quest’eminenza due ore dopo la mezza not-te due cannonate, le quali scossero novellamente l’arma-ta napoleonica, ed intronarono le orecchie ai cittadini e

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sei sulle strade e di salire in sui tetti. Il Municipio ordi-nava altresì, per voler di lui, che nella seguente nottefosse apposta ad ogni casa una lanterna. Nell’armi dura-va la quiete, ma non così negli armati, chè, tanto al pia-no che alle colline, si scorgeva un continuo e silenziosomovimento, ed una grande impazienza di rinnovellarel’attacco, specialmente da parte degli austriaci e dei tiro-lesi, che colla varietà dei loro vestiti coronavano di va-ghi colori le creste dei monti. L’apparenza fu per pocodisgiunta dal fatto. Erano le ore nove della sera, era pla-cida la notte, e il cielo scintillante di stelle, e pareva aicittadini che egual quiete dominasse pur anco negli al-loggiamenti delle due armate, quando tutt’ad un tratto leprime squadre austriache e tirolesi ruppero il notturnosilenzio con alcune salve d’archibugiate, che dai torreg-gianti colli folgoreggiarono. L’inaspettato assalto sor-prendeva e spaventava le schiere napoleoniche trincera-te in sui colli a quelli fronteggianti, le sbaragliava, edobbligavale a calare nella pianura, stimando miglior par-tito il cedere, che l’avventurarsi ad un combattimentotroppo ineguale. All’orrisonante fracasso, che durò sinquasi alla mezzanotte, succedeva il bramato silenzio.Ma il polso di regolari e di tirolesi, che in sulla sera diquesto giorno era da Volano salito collo stesso Chastelerper l’alpestre sentiero del Gazzol, sul vicino monte so-pra Saltaria, sul quale vennero trainati due piccoli can-noni, tirò da quest’eminenza due ore dopo la mezza not-te due cannonate, le quali scossero novellamente l’arma-ta napoleonica, ed intronarono le orecchie ai cittadini e

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valligiani, ridestando negli impauriti loro petti un novel-lo terrore. Per buona ventura la mossa notturna da Cha-steler ordinata, limitossi solamente a questi due colpi,scagliati, come si scorse dappoi, per avvisare, secondola preceduta intelligenza, le sparse colonne imperiali equella in ispecie guerreggiante sulla dritta dell’Adige, dimandare ad effetto la già ordinata impresa d’acquistarenel seguente giorno la città di Rovereto.

Baraguey d’Hilliers durante l’oscurità della notte ran-nodati i suoi, si ritirava alla volta dei confini d’Italia, an-teponendo la prudenza all’ardire, o piegando al volere dichi governava le cose dell’Italico Regno; dove l’arcidu-ca Giovanni avea passato la Piave ed il Brenta, inondan-do parte del Padovano e del Vicentino, ed apprestandosia seguitare il fuggente nemico sulle terre di Verona, sucui egli dovea congiungersi colla possente mole tirolese,se l’esito della guerra in Alemagna non avesse attraver-sato l’ideato disegno. A questo modo il generale france-se evitò il pericolo d’essere preso in ischiena e fatto pri-gione, cosa che ben di leggieri avria potuto accadere, seil tenente maresciallo Chasteler avesse con maggioreavvedutezza, celerità e coraggio cooperato col generaleFenner, che marciava sulla destra sponda dell’Adige, eRovereto veniva liberata dalle funeste conseguenze del-la temuta seconda battaglia. Udivano i cittadini il calpe-stio dei soldati, l’incioccare dell’armi, il nitrire de’ ca-valli, ed il rotolamento del carriaggio; ma non arri-schiando affacciarsi alle finestre, penetrar non potevanocon tutta certezza che cosa significasse l’inteso movi-

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valligiani, ridestando negli impauriti loro petti un novel-lo terrore. Per buona ventura la mossa notturna da Cha-steler ordinata, limitossi solamente a questi due colpi,scagliati, come si scorse dappoi, per avvisare, secondola preceduta intelligenza, le sparse colonne imperiali equella in ispecie guerreggiante sulla dritta dell’Adige, dimandare ad effetto la già ordinata impresa d’acquistarenel seguente giorno la città di Rovereto.

Baraguey d’Hilliers durante l’oscurità della notte ran-nodati i suoi, si ritirava alla volta dei confini d’Italia, an-teponendo la prudenza all’ardire, o piegando al volere dichi governava le cose dell’Italico Regno; dove l’arcidu-ca Giovanni avea passato la Piave ed il Brenta, inondan-do parte del Padovano e del Vicentino, ed apprestandosia seguitare il fuggente nemico sulle terre di Verona, sucui egli dovea congiungersi colla possente mole tirolese,se l’esito della guerra in Alemagna non avesse attraver-sato l’ideato disegno. A questo modo il generale france-se evitò il pericolo d’essere preso in ischiena e fatto pri-gione, cosa che ben di leggieri avria potuto accadere, seil tenente maresciallo Chasteler avesse con maggioreavvedutezza, celerità e coraggio cooperato col generaleFenner, che marciava sulla destra sponda dell’Adige, eRovereto veniva liberata dalle funeste conseguenze del-la temuta seconda battaglia. Udivano i cittadini il calpe-stio dei soldati, l’incioccare dell’armi, il nitrire de’ ca-valli, ed il rotolamento del carriaggio; ma non arri-schiando affacciarsi alle finestre, penetrar non potevanocon tutta certezza che cosa significasse l’inteso movi-

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mento. Albeggiava il dì 26, allorquando giungeva im-provvisa alla svegliata città una voce annunziante l’ane-lata comparsa degli austriaci, e le risonanti grida di –Viva l’Imperatore! Viva Francesco! – Quella voce equeste grida, che assordavano l’aria, ravvivavano i ti-morosi loro spiriti, e tornavano loro tanto più gradite, inquanto che si credevano oggimai liberati per sempre dalbavaro giogo. Un aprire d’imposte, un affacciarsi alle fi-nestre, un uscire impetuosamente fuor delle case, un af-follarsi per le cittadine contrade fu cosa d’un sol mo-mento; il giubilo, le acclamazioni e le grida di – Vival’Austria! Viva l’Imperatore! – divenivano universali. Inmezzo alla folla del popolo entravano poco dopo trereggimenti d’infanteria, preceduti dalle loro musiche, eda un drappello di dragoni a cavallo. Alcune compagniedi tirolesi con bandiere spiegate, con tamburi battenti e asuon di pifferi, calavano contemporaneamente dai monticol supremo loro condottiero Hoffer. Fra i regolari ed itirolesi che scollinavano, si trovava eziandio il tenentemaresciallo Chasteler, alla cui vista le acclamazioni rad-doppiavansi, tutte le campane incessantemente suonava-no a festa; cittadini e soldati si mescolavano insieme ab-bracciandosi e manifestandosi la reciproca contentezza.Spinti alcuni dei primi da un naturale trasporto d’alle-grezza si facevano a baciare persino i soldati e le ban-diere, spargendo lagrime di consolazione. Tutta la cittàsembrava sottosopra; ciascuno credeva d’esser risorto avita novella: tanto era l’entusiasmo dei roveretani in ve-dersi dalla fortuna restituiti al dominio dell’Austria, sot-

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mento. Albeggiava il dì 26, allorquando giungeva im-provvisa alla svegliata città una voce annunziante l’ane-lata comparsa degli austriaci, e le risonanti grida di –Viva l’Imperatore! Viva Francesco! – Quella voce equeste grida, che assordavano l’aria, ravvivavano i ti-morosi loro spiriti, e tornavano loro tanto più gradite, inquanto che si credevano oggimai liberati per sempre dalbavaro giogo. Un aprire d’imposte, un affacciarsi alle fi-nestre, un uscire impetuosamente fuor delle case, un af-follarsi per le cittadine contrade fu cosa d’un sol mo-mento; il giubilo, le acclamazioni e le grida di – Vival’Austria! Viva l’Imperatore! – divenivano universali. Inmezzo alla folla del popolo entravano poco dopo trereggimenti d’infanteria, preceduti dalle loro musiche, eda un drappello di dragoni a cavallo. Alcune compagniedi tirolesi con bandiere spiegate, con tamburi battenti e asuon di pifferi, calavano contemporaneamente dai monticol supremo loro condottiero Hoffer. Fra i regolari ed itirolesi che scollinavano, si trovava eziandio il tenentemaresciallo Chasteler, alla cui vista le acclamazioni rad-doppiavansi, tutte le campane incessantemente suonava-no a festa; cittadini e soldati si mescolavano insieme ab-bracciandosi e manifestandosi la reciproca contentezza.Spinti alcuni dei primi da un naturale trasporto d’alle-grezza si facevano a baciare persino i soldati e le ban-diere, spargendo lagrime di consolazione. Tutta la cittàsembrava sottosopra; ciascuno credeva d’esser risorto avita novella: tanto era l’entusiasmo dei roveretani in ve-dersi dalla fortuna restituiti al dominio dell’Austria, sot-

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to di cui, tranne gli ultimi tre anni, vissero, in virtùd’una spontanea lor dedizione, per la lunghezza di tresecoli, cioè del 1509 in poi. Il giorno dopo giunse ancheil vescovo di Gurch, Francesco Saverio di Salm, il qualeveniva accompagnando ed animando la nazionale mili-zia di Carintia. Ai 29 egli visitò lo spedale, e a tutti isoldati feriti, i più dei quali eran francesi, distribuì eglistesso una limosina generosa.

Mentre il popolo festeggiava il felice avvenimento, ipadri della patria occupavansi in vettovagliare la so-praggiunta armata di circa 18000 uomini, e in provvede-re il foraggio pei cavalli. La cassa cittadina era esaustadalle spese già sostenute per l’armata napoleonica.Istruiti gli abitanti dai lamenti di quei creditori che nellebelliche passate vicende aveano somministrati alla cittàgeneri ed imprestati danari, e che non erano ancora statisoddisfatti; nessuno di essi si arrischiava di fidanzarle ilmenomo importo. Fra i pubblici rettori annoveravansibensì dei cittadini per ingegno ed esperienza notevolis-simi e capaci di amministrare la cosa pubblica; ma pocogiova l’umana virtù quando manca la pecunia, ed il cre-dito è intieramente scemato. Provvidero al bisogno delmomento impegnando la privata lor fede, e giovandosiin parte delle spontanee somministrazioni di alcuni cit-tadini; e pel bisogno futuro convocarono il consiglio deiTrentuno, a cui erano sottomessi gli affari della più altaimportanza. Questo adunossi il dì 28 aprile, e prese par-tito di obbligare i benestanti cittadini ad un imprestitointanto di dodici mila fiorini, da ripartirsi sur essi a se-

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to di cui, tranne gli ultimi tre anni, vissero, in virtùd’una spontanea lor dedizione, per la lunghezza di tresecoli, cioè del 1509 in poi. Il giorno dopo giunse ancheil vescovo di Gurch, Francesco Saverio di Salm, il qualeveniva accompagnando ed animando la nazionale mili-zia di Carintia. Ai 29 egli visitò lo spedale, e a tutti isoldati feriti, i più dei quali eran francesi, distribuì eglistesso una limosina generosa.

Mentre il popolo festeggiava il felice avvenimento, ipadri della patria occupavansi in vettovagliare la so-praggiunta armata di circa 18000 uomini, e in provvede-re il foraggio pei cavalli. La cassa cittadina era esaustadalle spese già sostenute per l’armata napoleonica.Istruiti gli abitanti dai lamenti di quei creditori che nellebelliche passate vicende aveano somministrati alla cittàgeneri ed imprestati danari, e che non erano ancora statisoddisfatti; nessuno di essi si arrischiava di fidanzarle ilmenomo importo. Fra i pubblici rettori annoveravansibensì dei cittadini per ingegno ed esperienza notevolis-simi e capaci di amministrare la cosa pubblica; ma pocogiova l’umana virtù quando manca la pecunia, ed il cre-dito è intieramente scemato. Provvidero al bisogno delmomento impegnando la privata lor fede, e giovandosiin parte delle spontanee somministrazioni di alcuni cit-tadini; e pel bisogno futuro convocarono il consiglio deiTrentuno, a cui erano sottomessi gli affari della più altaimportanza. Questo adunossi il dì 28 aprile, e prese par-tito di obbligare i benestanti cittadini ad un imprestitointanto di dodici mila fiorini, da ripartirsi sur essi a se-

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conda delle rispettive loro forze economiche, spedienteche nelle gravi contingenze di quell’anno venne adottatoanche dagli altri comuni della provincia. Un altro impre-stito obbligatorio fu ordinato ne’ susseguenti giorni a ca-rico dei comuni componenti la militare stazione.

Giunto il generale Chasteler nella conquistata terra, enell’alloggio apprestatogli nel palazzo dei conti Fedri-gotti5, ordinò ad una parte dell’esercito, che stava refi-ciandosi, di seguitare senza indugio lungo le due rivedell’Adige sino ai confini della provincia il nemico cheito era a campeggiare presso Peri. Pochi momenti dopoil di lui arrivo, il Magistrato cittadino fecesi a compli-mentarlo ed a congratularsi della sua gloriosa venuta.Lo accolse Chasteler con somma gentilezza manifestan-dogli la verace soddisfazione ch’egli sentiva per vedersiin mezzo ad un popolo tanto affezionato al suo signore.Mostrò in appresso il desiderio di vedere la cittadina mi-lizia eretta sotto il bavaro reggimento, e composta didue compagnie comandate dai capitani Alberto contedegli Alberti, e Giulio barone de’ Pizzini. La vide schie-rata nella piazza del Podestà, ne fece la rassegna duranteil continuato suono della di lei musica; ne lodò la bellaed uniforme tenuta, e si piacque accettare dalla medesi-ma una guardia d’onore durante la sua stanza in Rovere-to: solo notò ai due capitani, che la nappa di color bian-co e celeste, attaccata al cappello formato a due punte, si5 In questo palazzo stabilì Napoleone Bonaparte il suo alloggia-

mento il 4 settembre 1796, quando le truppe della repubblicafrancese invasero per la prima volta la città di Rovereto.

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conda delle rispettive loro forze economiche, spedienteche nelle gravi contingenze di quell’anno venne adottatoanche dagli altri comuni della provincia. Un altro impre-stito obbligatorio fu ordinato ne’ susseguenti giorni a ca-rico dei comuni componenti la militare stazione.

Giunto il generale Chasteler nella conquistata terra, enell’alloggio apprestatogli nel palazzo dei conti Fedri-gotti5, ordinò ad una parte dell’esercito, che stava refi-ciandosi, di seguitare senza indugio lungo le due rivedell’Adige sino ai confini della provincia il nemico cheito era a campeggiare presso Peri. Pochi momenti dopoil di lui arrivo, il Magistrato cittadino fecesi a compli-mentarlo ed a congratularsi della sua gloriosa venuta.Lo accolse Chasteler con somma gentilezza manifestan-dogli la verace soddisfazione ch’egli sentiva per vedersiin mezzo ad un popolo tanto affezionato al suo signore.Mostrò in appresso il desiderio di vedere la cittadina mi-lizia eretta sotto il bavaro reggimento, e composta didue compagnie comandate dai capitani Alberto contedegli Alberti, e Giulio barone de’ Pizzini. La vide schie-rata nella piazza del Podestà, ne fece la rassegna duranteil continuato suono della di lei musica; ne lodò la bellaed uniforme tenuta, e si piacque accettare dalla medesi-ma una guardia d’onore durante la sua stanza in Rovere-to: solo notò ai due capitani, che la nappa di color bian-co e celeste, attaccata al cappello formato a due punte, si5 In questo palazzo stabilì Napoleone Bonaparte il suo alloggia-

mento il 4 settembre 1796, quando le truppe della repubblicafrancese invasero per la prima volta la città di Rovereto.

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tramutasse nel color rosso, e che gli ufficiali dovesserodeporre la ciarpa d’argento che portavano alla cintura.Ordinò alle cittadine sentinelle, che guardavano il suoalloggio, di dover presentare l’arma al comandante su-premo dei tirolesi ogni qual volta passasse loro dinanzi,il che far dovevano eziandio quelle dei regolari per unespresso comando di Chasteler, col quale veniva queglidi sovente ad abboccarsi, o per ricevere le sue disposi-zioni, o per dargli i suoi graditi consigli sul movimentodella sua gente.

Successivamente a Chasteler comparve il barone Giu-seppe Horrmayer, eletto dall’Imperatore a Commissariodella provincia e dell’armata; ed appena arrivato, chia-mava a sè tutti i superiori dei diversi uffizii, ordinavaloro di continuare provvisoriamente le ufficiali incom-benze secondo il bavaro sistema, e facevasi prestare ilgiuramento di essere fedeli all’Imperatore d’Austria.Emanò dappoi un ordinamento, che si dovesse cantarenelle chiese parrocchiali una messa solenne, ed il TeDeum, a fine di ringraziare il Cielo per le vittorie otte-nute dalle armi austriache, e per implorare alle medesi-me un’eguale benedizione in avvenire. Supplici i padridella patria col popolo intervenivano il dì 30 aprile nellachiesa arcipretale a questo solenne ringraziamento, e frai divini sacrificii pregavan da Dio, che fra l’armi mede-sime continuasse a risplendere la vittoria.

Ma mentre giubilava il Tirolo per la prosperità dellafortuna, e gli austriaci popoli innalzavano al cielo le piùfervide grazie per le passate vittorie, le armate imperiali

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tramutasse nel color rosso, e che gli ufficiali dovesserodeporre la ciarpa d’argento che portavano alla cintura.Ordinò alle cittadine sentinelle, che guardavano il suoalloggio, di dover presentare l’arma al comandante su-premo dei tirolesi ogni qual volta passasse loro dinanzi,il che far dovevano eziandio quelle dei regolari per unespresso comando di Chasteler, col quale veniva queglidi sovente ad abboccarsi, o per ricevere le sue disposi-zioni, o per dargli i suoi graditi consigli sul movimentodella sua gente.

Successivamente a Chasteler comparve il barone Giu-seppe Horrmayer, eletto dall’Imperatore a Commissariodella provincia e dell’armata; ed appena arrivato, chia-mava a sè tutti i superiori dei diversi uffizii, ordinavaloro di continuare provvisoriamente le ufficiali incom-benze secondo il bavaro sistema, e facevasi prestare ilgiuramento di essere fedeli all’Imperatore d’Austria.Emanò dappoi un ordinamento, che si dovesse cantarenelle chiese parrocchiali una messa solenne, ed il TeDeum, a fine di ringraziare il Cielo per le vittorie otte-nute dalle armi austriache, e per implorare alle medesi-me un’eguale benedizione in avvenire. Supplici i padridella patria col popolo intervenivano il dì 30 aprile nellachiesa arcipretale a questo solenne ringraziamento, e frai divini sacrificii pregavan da Dio, che fra l’armi mede-sime continuasse a risplendere la vittoria.

Ma mentre giubilava il Tirolo per la prosperità dellafortuna, e gli austriaci popoli innalzavano al cielo le piùfervide grazie per le passate vittorie, le armate imperiali

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toccavano sulle germaniche terre le più atroci sconfitte.La fortuna volse novellamente propizia alla Francia.Dappoichè l’arciduca Carlo avea spinto il suo esercitonel cuor della Baviera, e rivolgeva il passo alla volta delReno, riportando non lievi vantaggi; dappoichè anchel’arciduca Giovanni avea respinta l’armata del Vicerèfin oltre Vicenza, ed era per accostarsi alle terre verone-si, e che tutto il Tirolo era già tornato in potere dell’armiaustriache, cooperandovi i tirolesi con azioni tanto glo-riose; tutto ad un tratto il cielo si fe’ tenebroso, e caddesull’Austria una tempesta desolatrice. Napoleone ancoraforte e potente negli eserciti, ancora grande nei guerriericonsigli, ancora fortunato nelle magnanime intraprese,dopo il successo delle battaglie di Abensberg e di Land-shut, rannodò alcune divisioni della sua armata edell’armata bavara e virtemberghese, e con un formida-bile esercito scagliossi furiosamente sull’esercitodell’arciduca Carlo campeggiante nelle vicinanze diEckmühl. Il giorno 23 terminava questa lotta di cinquegiorni con la presa di Ratisbona, e col sospingere Carloin Boemia. Napoleone avea stremato le forze austriachedi forse 60000 uomini, e di oltre a cento pezzi d’artiglie-ria.

L’infausto avvenimento fu annunziato per li corrieri.Udillo con umido ciglio l’arciduca Giovanni nei primor-dii delle sue vittorie; udillo Chasteler con animo agitatonel colmo della fortunata sua spedizione. La notizia, te-nuta celata colla massima gelosia, si sparse lentamentenegli austriaci popoli e nelle austriache armate. Queste

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toccavano sulle germaniche terre le più atroci sconfitte.La fortuna volse novellamente propizia alla Francia.Dappoichè l’arciduca Carlo avea spinto il suo esercitonel cuor della Baviera, e rivolgeva il passo alla volta delReno, riportando non lievi vantaggi; dappoichè anchel’arciduca Giovanni avea respinta l’armata del Vicerèfin oltre Vicenza, ed era per accostarsi alle terre verone-si, e che tutto il Tirolo era già tornato in potere dell’armiaustriache, cooperandovi i tirolesi con azioni tanto glo-riose; tutto ad un tratto il cielo si fe’ tenebroso, e caddesull’Austria una tempesta desolatrice. Napoleone ancoraforte e potente negli eserciti, ancora grande nei guerriericonsigli, ancora fortunato nelle magnanime intraprese,dopo il successo delle battaglie di Abensberg e di Land-shut, rannodò alcune divisioni della sua armata edell’armata bavara e virtemberghese, e con un formida-bile esercito scagliossi furiosamente sull’esercitodell’arciduca Carlo campeggiante nelle vicinanze diEckmühl. Il giorno 23 terminava questa lotta di cinquegiorni con la presa di Ratisbona, e col sospingere Carloin Boemia. Napoleone avea stremato le forze austriachedi forse 60000 uomini, e di oltre a cento pezzi d’artiglie-ria.

L’infausto avvenimento fu annunziato per li corrieri.Udillo con umido ciglio l’arciduca Giovanni nei primor-dii delle sue vittorie; udillo Chasteler con animo agitatonel colmo della fortunata sua spedizione. La notizia, te-nuta celata colla massima gelosia, si sparse lentamentenegli austriaci popoli e nelle austriache armate. Queste

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sbalordirono di maraviglia, quelli trepidarono per timo-re. Qual sensazione abbia prodotto nell’animo de’ tirole-si è più facile immaginare che descrivere, massime se siconsidera, ch’eglino si credevano oggimai consolidatinel procacciatosi novello destino.

La ritirata dell’arciduca Carlo, da cui dipendeva lasomma delle cose, atterrava i trionfi dell’esercito, cheomai signoreggiava in alcune provincie dell’Italia, arre-stava la vittoriosa marcia del corpo di Chasteler, che in-sieme coi tirolesi sollevati dovea a quello congiungersinel territorio di Verona, e produceva per soprassello laritirata dell’uno e dell’altro.

Ritiravasi adunque dalle conquistate terre l’arciducaGiovanni, ritiravasi a presti passi il Chasteler dai confinidel Tirolo, chiamati ambidue dall’aulico consiglio diguerra, il primo a difendere la metropoli dell’austriacamonarchia minacciata dal celere avanzamento di Napo-leone per la sponda destra del Danubio, il secondo aporgere un sollecito soccorso all’armata manomessadell’arciduca Carlo. Queste ritirantisi armate venivanoperseguitate dalle nemiche, e conseguentemente rientra-va dall’Italia nel Tirolo con cinque mila napoleoniani ilgenerale Rusca, surrogato a Baraguey d’Hilliers, chia-mato dal vicerè ad altra destinazione.

Il movimento retrogrado di Chasteler presagiva ai ti-rolesi una serie spaventevole di novelle sciagure, e co-priva il paese di lutto universale. Al rumore degli ardi-menti, alle narrate allegrezze, ai riportati trionfi succe-deva pertanto nei primi giorni di maggio il silenzio, la

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sbalordirono di maraviglia, quelli trepidarono per timo-re. Qual sensazione abbia prodotto nell’animo de’ tirole-si è più facile immaginare che descrivere, massime se siconsidera, ch’eglino si credevano oggimai consolidatinel procacciatosi novello destino.

La ritirata dell’arciduca Carlo, da cui dipendeva lasomma delle cose, atterrava i trionfi dell’esercito, cheomai signoreggiava in alcune provincie dell’Italia, arre-stava la vittoriosa marcia del corpo di Chasteler, che in-sieme coi tirolesi sollevati dovea a quello congiungersinel territorio di Verona, e produceva per soprassello laritirata dell’uno e dell’altro.

Ritiravasi adunque dalle conquistate terre l’arciducaGiovanni, ritiravasi a presti passi il Chasteler dai confinidel Tirolo, chiamati ambidue dall’aulico consiglio diguerra, il primo a difendere la metropoli dell’austriacamonarchia minacciata dal celere avanzamento di Napo-leone per la sponda destra del Danubio, il secondo aporgere un sollecito soccorso all’armata manomessadell’arciduca Carlo. Queste ritirantisi armate venivanoperseguitate dalle nemiche, e conseguentemente rientra-va dall’Italia nel Tirolo con cinque mila napoleoniani ilgenerale Rusca, surrogato a Baraguey d’Hilliers, chia-mato dal vicerè ad altra destinazione.

Il movimento retrogrado di Chasteler presagiva ai ti-rolesi una serie spaventevole di novelle sciagure, e co-priva il paese di lutto universale. Al rumore degli ardi-menti, alle narrate allegrezze, ai riportati trionfi succe-deva pertanto nei primi giorni di maggio il silenzio, la

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trepidazione e l’abbattimento di tutti. Gli armati avvilitie confusi mandavano dall’imo del cuore addolorato so-spiri, piangendo il sangue inutilmente perduto; la pleba-glia si abbandonava, in mezzo ai lamenti, alla precipito-sa risoluzione di ostarsi persino forzosamente alla ritira-ta degli austriaci, che Chasteler conduceva fuori del Ti-rolo, commettendo, massime ad Hall, de’ disperati ec-cessi; i vecchi e gli inermi gettavano un pietoso sguardosull’opre gloriose dei figli e de’ fratelli, le quali omaigiudicavansi cadute a voto, in ispecie da coloro che lecose misuravano col compasso della prudenza e della ri-flessione; le spose deponevano fra i singhiozzi, la rabbiae il dolore, le trionfali ghirlande approntate per decorarei loro mariti, temendo oggimai ancor esse, che gli ono-rati allori dovessero cangiarsi in funebri cipressi. Ma an-drebbe errato chi si facesse a credere che la spaventevo-le catastrofe di Eckmühl, la ritirata sforzata dell’arcidu-ca Carlo, e quella volontaria dell’arciduca Giovanni,l’abbandono di Chasteler, e l’avvicinamento dell’arminapoleoniane alla capitale dell’Austria, potessero averspenta intieramente nei tirolesi petti la lusingatrice spe-ranza, e gli avesse indotti a deporre le armi. No. La spe-ranza germinava tuttavia nei loro cuori: il pensiero poi,che nella provincia rimaneva un polso di regolari a piedie a cavallo, lasciato da Chasteler per conservare possi-bilmente la di lei difesa, contribuiva a maggiormente fo-mentare quella dominante passione, i cui terribili effettisaranno lacrimevole e maraviglioso soggetto dei se-guenti capitoli.

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trepidazione e l’abbattimento di tutti. Gli armati avvilitie confusi mandavano dall’imo del cuore addolorato so-spiri, piangendo il sangue inutilmente perduto; la pleba-glia si abbandonava, in mezzo ai lamenti, alla precipito-sa risoluzione di ostarsi persino forzosamente alla ritira-ta degli austriaci, che Chasteler conduceva fuori del Ti-rolo, commettendo, massime ad Hall, de’ disperati ec-cessi; i vecchi e gli inermi gettavano un pietoso sguardosull’opre gloriose dei figli e de’ fratelli, le quali omaigiudicavansi cadute a voto, in ispecie da coloro che lecose misuravano col compasso della prudenza e della ri-flessione; le spose deponevano fra i singhiozzi, la rabbiae il dolore, le trionfali ghirlande approntate per decorarei loro mariti, temendo oggimai ancor esse, che gli ono-rati allori dovessero cangiarsi in funebri cipressi. Ma an-drebbe errato chi si facesse a credere che la spaventevo-le catastrofe di Eckmühl, la ritirata sforzata dell’arcidu-ca Carlo, e quella volontaria dell’arciduca Giovanni,l’abbandono di Chasteler, e l’avvicinamento dell’arminapoleoniane alla capitale dell’Austria, potessero averspenta intieramente nei tirolesi petti la lusingatrice spe-ranza, e gli avesse indotti a deporre le armi. No. La spe-ranza germinava tuttavia nei loro cuori: il pensiero poi,che nella provincia rimaneva un polso di regolari a piedie a cavallo, lasciato da Chasteler per conservare possi-bilmente la di lei difesa, contribuiva a maggiormente fo-mentare quella dominante passione, i cui terribili effettisaranno lacrimevole e maraviglioso soggetto dei se-guenti capitoli.

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CAPITOLO V.

Napoleone comanda di tôrre al Tirolo la comunicazionecoll’Austria. Avanzamento de’ napoleoniani nel Tirolo italia-no. Difesa del tenente colonnello conte di Leiningen in Ala.Sua ritirata a Rovereto, a Trento e poscia a Lavis. Il generaleRusca l’insegue. Carattere strano di questo generale. Sua di-versione verso Bassano. Il Leiningen con 800 fanti e 50 drago-ni prende alloggiamento nel castello di Trento, che viene forti-ficato insieme alle mura della città. Scorrerie del Leiningenverso i confini veronesi. Il maresciallo Lefebvre entra nel Tiro-lo tedesco colle due colonne governate dai bavari generaliWrede e Deroy. Quest’ultimo entra in Innsbruck. Hoffer lo at-tacca colla massa tirolese, e con piccol nervo d’austriaci. Se-guono varii ed accaniti combattimenti con trionfo dei tirolesi,che liberano dal nemico tutta la valle dell’Enno. Fatti d’armiavvenuti nel Vorarlberg. Napoleone pianta il suo alloggiamen-to a Schönbrunn. Capitolazione di Vienna, e battagliad’Essling.

Le vittorie di Napoleone sulle terre di Germania allar-gavansi anche in sul cominciare di maggio, e facevanogemere vieppiù la Casa d’Austria, talchè la di lei arma-ta, anzichè volgere il pensiero alla difesa del Tirolo,pensar doveva a difendere il trono e le viscere più inter-ne della sua monarchia. All’incontro Napoleone, quan-tunque occupato nella grandiosa impresa d’impadronirsi

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CAPITOLO V.

Napoleone comanda di tôrre al Tirolo la comunicazionecoll’Austria. Avanzamento de’ napoleoniani nel Tirolo italia-no. Difesa del tenente colonnello conte di Leiningen in Ala.Sua ritirata a Rovereto, a Trento e poscia a Lavis. Il generaleRusca l’insegue. Carattere strano di questo generale. Sua di-versione verso Bassano. Il Leiningen con 800 fanti e 50 drago-ni prende alloggiamento nel castello di Trento, che viene forti-ficato insieme alle mura della città. Scorrerie del Leiningenverso i confini veronesi. Il maresciallo Lefebvre entra nel Tiro-lo tedesco colle due colonne governate dai bavari generaliWrede e Deroy. Quest’ultimo entra in Innsbruck. Hoffer lo at-tacca colla massa tirolese, e con piccol nervo d’austriaci. Se-guono varii ed accaniti combattimenti con trionfo dei tirolesi,che liberano dal nemico tutta la valle dell’Enno. Fatti d’armiavvenuti nel Vorarlberg. Napoleone pianta il suo alloggiamen-to a Schönbrunn. Capitolazione di Vienna, e battagliad’Essling.

Le vittorie di Napoleone sulle terre di Germania allar-gavansi anche in sul cominciare di maggio, e facevanogemere vieppiù la Casa d’Austria, talchè la di lei arma-ta, anzichè volgere il pensiero alla difesa del Tirolo,pensar doveva a difendere il trono e le viscere più inter-ne della sua monarchia. All’incontro Napoleone, quan-tunque occupato nella grandiosa impresa d’impadronirsi

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un’altra volta dell’austriaca metropoli, non perdeva divista il punto centrale della tirolese provincia; e però, inmezzo alla folla delle sue operazioni di guerra e di stato,dettava dalle sponde del Danubio il comando, ch’ella simettesse meglio alle strette dalle truppe di lui e de’ suoialleati; che si avesse a ripigliare, e che tolta le fosse lacomunicazione che colle armate cesaree ancora conser-vava. I tirolesi vedeano queste gravi e minaccianti misu-re, la piena dei mali che lor venivano addosso, i fiericolpi della fortuna da cui l’Austria era flagellata; ma lenotizie che circolavano, o si facevano correre con segre-ti raggiri, e dell’insurrezione ungherese e croata, e deglieretti battaglioni di difesa del paese, e de’ fortissimi ar-mamenti nelle provincie ancor possedute dall’Austria, edell’unione de’ varii suoi corpi d’armata, riempivano lementi, adescavano maggiormente la speranza di vedereben presto un felice rovescio di cose, ed erano di fortis-simo sprone agli allarmanti apparecchi della patria dife-sa.

Il tirolese suolo risuonava pertanto novellamented’armi e d’armati. Difatto, non appena avea incomincia-to Chasteler la sua ritirata dagli italici confini, che le na-poleoniane truppe vi penetravano dalla parte del territo-rio veronese. Il tenente colonnello Leiningen, rimasto alcomando del retroguardo imperiale, veniva assalito ilgiorno 2 maggio presso la città di Ala. Egli si opponevacoraggiosamente per qualche ora, ma il luogo e le pochesue forze di soli 600 uomini non consentivano di durard’avvantaggio nella difesa, tanto meno che altrimenti

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un’altra volta dell’austriaca metropoli, non perdeva divista il punto centrale della tirolese provincia; e però, inmezzo alla folla delle sue operazioni di guerra e di stato,dettava dalle sponde del Danubio il comando, ch’ella simettesse meglio alle strette dalle truppe di lui e de’ suoialleati; che si avesse a ripigliare, e che tolta le fosse lacomunicazione che colle armate cesaree ancora conser-vava. I tirolesi vedeano queste gravi e minaccianti misu-re, la piena dei mali che lor venivano addosso, i fiericolpi della fortuna da cui l’Austria era flagellata; ma lenotizie che circolavano, o si facevano correre con segre-ti raggiri, e dell’insurrezione ungherese e croata, e deglieretti battaglioni di difesa del paese, e de’ fortissimi ar-mamenti nelle provincie ancor possedute dall’Austria, edell’unione de’ varii suoi corpi d’armata, riempivano lementi, adescavano maggiormente la speranza di vedereben presto un felice rovescio di cose, ed erano di fortis-simo sprone agli allarmanti apparecchi della patria dife-sa.

Il tirolese suolo risuonava pertanto novellamented’armi e d’armati. Difatto, non appena avea incomincia-to Chasteler la sua ritirata dagli italici confini, che le na-poleoniane truppe vi penetravano dalla parte del territo-rio veronese. Il tenente colonnello Leiningen, rimasto alcomando del retroguardo imperiale, veniva assalito ilgiorno 2 maggio presso la città di Ala. Egli si opponevacoraggiosamente per qualche ora, ma il luogo e le pochesue forze di soli 600 uomini non consentivano di durard’avvantaggio nella difesa, tanto meno che altrimenti

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suonava l’ordine del supremo suo comandante. Il dì se-guente parea volesse rinnovellare il contrasto a Rovere-to, avendo postata la sua gente in vicinanza alla chiesadi S. Maria del sobborgo di S. Tommaso; ma fosse lanotizia delle superiori forze napoleoniane, fosse la situa-zione troppo esposta ad essere da più parti superata edassalita da tergo, egli cambiava tutt’ad un tratto disposi-zione, e intorno alle ore 9 di mattina partiva difilatamen-te alla volta di Trento. Due ore dopo entrava in Roveretola colonna del generale Rusca di circa 4000 uomini, conartiglieria, la cui vanguardia era comandata dal generaleBertoletti. Ad eccezione di alcune squadre appuntateverso a Volano, alle Porte e al monte della Croce a cava-liere delle strade di Vallunga e di Noriglio, il resto dellasoldatesca, fra cui si contavan trecento cavalli, s’accam-pava militarmente nella strada del Corso nuovo e deiPaganini.

Durante la sua dimora, ebbe la città a scorgere che icomandanti napoleoniani non più la trattavano comesuddita dell’alleato re di Baviera, ma come un paese diconquista, ed aderente agli altri sollevatisi paesi del Ti-rolo. Un sì fatto cangiamento spiegava massimamente ilRusca, per verità valoroso guerriero, ma di sì ferrignanatura, che il Tirolo tedesco ricorderà col più alto ram-marico e per lunga stagione. D’umore assai stravagante,appena pose piede in Rovereto, rimproverò acremente icittadini delle allegrezze che col festivo suono dellecampane manifestarono alla venuta degli austriaci,dell’orrevole servizio dalla cittadina milizia prestato al

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suonava l’ordine del supremo suo comandante. Il dì se-guente parea volesse rinnovellare il contrasto a Rovere-to, avendo postata la sua gente in vicinanza alla chiesadi S. Maria del sobborgo di S. Tommaso; ma fosse lanotizia delle superiori forze napoleoniane, fosse la situa-zione troppo esposta ad essere da più parti superata edassalita da tergo, egli cambiava tutt’ad un tratto disposi-zione, e intorno alle ore 9 di mattina partiva difilatamen-te alla volta di Trento. Due ore dopo entrava in Roveretola colonna del generale Rusca di circa 4000 uomini, conartiglieria, la cui vanguardia era comandata dal generaleBertoletti. Ad eccezione di alcune squadre appuntateverso a Volano, alle Porte e al monte della Croce a cava-liere delle strade di Vallunga e di Noriglio, il resto dellasoldatesca, fra cui si contavan trecento cavalli, s’accam-pava militarmente nella strada del Corso nuovo e deiPaganini.

Durante la sua dimora, ebbe la città a scorgere che icomandanti napoleoniani non più la trattavano comesuddita dell’alleato re di Baviera, ma come un paese diconquista, ed aderente agli altri sollevatisi paesi del Ti-rolo. Un sì fatto cangiamento spiegava massimamente ilRusca, per verità valoroso guerriero, ma di sì ferrignanatura, che il Tirolo tedesco ricorderà col più alto ram-marico e per lunga stagione. D’umore assai stravagante,appena pose piede in Rovereto, rimproverò acremente icittadini delle allegrezze che col festivo suono dellecampane manifestarono alla venuta degli austriaci,dell’orrevole servizio dalla cittadina milizia prestato al

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generale Chasteler, accontentandosi poi, che a lui purefosse fatto eguale onore; pretese senza discrezione per lasua truppa duplici porzioni di vitto e di foraggio, cioènon il bisognevole, ma il superfluo; minacciò al Mar-chesani l’incendio della sua stamperia, per aver egli, neltempo che in Rovereto stanziavano gli austriaci, pubbli-cate colle sue gazzette alcune notizie da lui appellatefalse e in disdoro dell’armi francesi ed italiane; minac-cia, che dopo l’incusso spavento, e le interposizioni fat-te, convertì bizzarramente in una risata, prorompendoche altro è dire, altro è fare. Abbisognando di tradurread Ala alcuni prigionieri austriaci, ordinò al comandantedei militi cittadini che ne fossero messi tantosto a suadisposizione dodici, con un caporale, perchè servisseroa quelli di scorta; ed avvisato ch’eran già pronti al suovolere, se gli fece tutti comparire dinanzi, e nell’affidarloro il trasporto: «Arricordatevi, disse loro con severis-simo piglio, che se alcuno dei prigionieri, che a voi oggiconsegno, vi avesse a fuggire, per uno di essi, sarà pas-sato per l’armi uno di voi.» Ai deputati di Mori, requisitisotto responsabilità del Municipio di Rovereto, bravòl’incendio della lor terra per le archibugiate scagliatecontro i cavalieri francesi, per aver dato nelle campane,e rapinato il militare carriaggio: l’agitazione diquell’innocente borgata era venuta al sommo; manell’angoscioso evento non venne meno il civile corag-gio di Giuseppe dei Telani, onorevolissimo cavaliere ro-veretano, il quale, essendo deputato cittadino, e per vo-lere del generale nella necessità di doversi giorno e not-

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generale Chasteler, accontentandosi poi, che a lui purefosse fatto eguale onore; pretese senza discrezione per lasua truppa duplici porzioni di vitto e di foraggio, cioènon il bisognevole, ma il superfluo; minacciò al Mar-chesani l’incendio della sua stamperia, per aver egli, neltempo che in Rovereto stanziavano gli austriaci, pubbli-cate colle sue gazzette alcune notizie da lui appellatefalse e in disdoro dell’armi francesi ed italiane; minac-cia, che dopo l’incusso spavento, e le interposizioni fat-te, convertì bizzarramente in una risata, prorompendoche altro è dire, altro è fare. Abbisognando di tradurread Ala alcuni prigionieri austriaci, ordinò al comandantedei militi cittadini che ne fossero messi tantosto a suadisposizione dodici, con un caporale, perchè servisseroa quelli di scorta; ed avvisato ch’eran già pronti al suovolere, se gli fece tutti comparire dinanzi, e nell’affidarloro il trasporto: «Arricordatevi, disse loro con severis-simo piglio, che se alcuno dei prigionieri, che a voi oggiconsegno, vi avesse a fuggire, per uno di essi, sarà pas-sato per l’armi uno di voi.» Ai deputati di Mori, requisitisotto responsabilità del Municipio di Rovereto, bravòl’incendio della lor terra per le archibugiate scagliatecontro i cavalieri francesi, per aver dato nelle campane,e rapinato il militare carriaggio: l’agitazione diquell’innocente borgata era venuta al sommo; manell’angoscioso evento non venne meno il civile corag-gio di Giuseppe dei Telani, onorevolissimo cavaliere ro-veretano, il quale, essendo deputato cittadino, e per vo-lere del generale nella necessità di doversi giorno e not-

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te prestare ai di lui comandi, arrivò a insinuarsi, e a po-ter di modo sul soldatesco cuore del Rusca, da disacer-barne l’ira, che, fosse vera od infinta, non fu schiva agliaccordi, e si quetò al tintinno dei numerati quattrini, mo-strandosi persino generosa nel rilasciare i capi di fami-glia presi in ostaggio nel punto della ritirata. Per buonaventura la città fu ben presto liberata dalle stravaganze edal rigore d’un sì temuto condottiere; il dì 4, verso ilmeriggio, egli partiva alla volta di Trento con una partedella sua gente, avendolo l’altra seguitato il dì appresso.

Affacciavasi l’antiguardo francese alle 5 della seraalla porta di S. Croce di Trento. L’audacissimo Leinin-gen, ultimo fra tutti a ritirarsi, n’avea chiavate di propriamano in faccia al nemico le imposte, ed a sprone battutosi scaraventava fuor delle cittadine contrade. Giunto nelsobborgo di San Martino, dall’alto d’una finestra, a cuitroppo avventatamente fu levata la sbarra affin di chiu-derla per l’improvviso tafferuglio, cadde molto a lui vi-cino un vaso di fiori; e a una gettata di fucile fuor dellaporta, un carro di sermenti, che dalla via di Pietra Strettaera sboccato in quel punto a tutto caso sullo stradone,abbarrò la corsa al focosissimo suo cavallo, che lancia-tosi a tutta carriera fuor sopra di quell’ostacolo, lo salvòdall’esser fatto prigione dai francesi dragoni, che cir-cuendo velocissimi l’esteriore pomerio della città, glierano già riusciti alle spalle. Per questi due accidenti, acui si volle dare doppia interpretazione, e questa tale chenon si dovea, gl’innocenti cittadini, presi in forte sospet-to, furono spaventosamente minacciati, ed il Municipio

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te prestare ai di lui comandi, arrivò a insinuarsi, e a po-ter di modo sul soldatesco cuore del Rusca, da disacer-barne l’ira, che, fosse vera od infinta, non fu schiva agliaccordi, e si quetò al tintinno dei numerati quattrini, mo-strandosi persino generosa nel rilasciare i capi di fami-glia presi in ostaggio nel punto della ritirata. Per buonaventura la città fu ben presto liberata dalle stravaganze edal rigore d’un sì temuto condottiere; il dì 4, verso ilmeriggio, egli partiva alla volta di Trento con una partedella sua gente, avendolo l’altra seguitato il dì appresso.

Affacciavasi l’antiguardo francese alle 5 della seraalla porta di S. Croce di Trento. L’audacissimo Leinin-gen, ultimo fra tutti a ritirarsi, n’avea chiavate di propriamano in faccia al nemico le imposte, ed a sprone battutosi scaraventava fuor delle cittadine contrade. Giunto nelsobborgo di San Martino, dall’alto d’una finestra, a cuitroppo avventatamente fu levata la sbarra affin di chiu-derla per l’improvviso tafferuglio, cadde molto a lui vi-cino un vaso di fiori; e a una gettata di fucile fuor dellaporta, un carro di sermenti, che dalla via di Pietra Strettaera sboccato in quel punto a tutto caso sullo stradone,abbarrò la corsa al focosissimo suo cavallo, che lancia-tosi a tutta carriera fuor sopra di quell’ostacolo, lo salvòdall’esser fatto prigione dai francesi dragoni, che cir-cuendo velocissimi l’esteriore pomerio della città, glierano già riusciti alle spalle. Per questi due accidenti, acui si volle dare doppia interpretazione, e questa tale chenon si dovea, gl’innocenti cittadini, presi in forte sospet-to, furono spaventosamente minacciati, ed il Municipio

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accusato e chiamato a giustificarsi.Il Rusca, fatto alto nel sobborgo per aspettare l’arti-

glieria, che l’avanzante colonna spalleggiava, avendoudito dai cittadini, a cui avea imposto d’aprire, che il co-lonnello austriaco s’avea portato la chiave, ordinò lorodi ben guardarsi, e con tre palle di cannone dirittamenteimberciate la porta era sfondata. Entravano circa le oresei i napoleoniani, e siccome il Leiningen s’era intantoritirato al più opportuno ritegno di Lavis, così l’ingressosuccedeva nella tridentina città senza spargimento disangue. Tutti temevano che al domani le avversarie partivenissero a giornata in sulle sponde del torrente Avisio,alla cui destra stavano trincerate le genti dal Leiningencomandate; ma non fu vero, poichè il Rusca conducevail dì 5 la sua colonna alla volta di Bassano. Donde traes-se l’inaspettata diversione nol si potè penetrare; chi ladiceva derivante da un comando del vicerè, e chi volevasapere che un esploratore avesse informato il Rusca, ilpiccolo corpo capitanato da Leiningen essere stato in-grossato da molte compagnie di difensori, calate dallavalle di Fiemme e dalla terra di Bolzano. Il Leiningen,che in Lavis aveva apparecchiati alla difesa i pochi suoivalorosi, in un coi tirolesi ivi arrivati di fresco, udita ladiversione del Rusca, si maravigliava dell’impensatoevento, e in sulla sera del giorno stesso si trasferiva aTrento con 800 fanti e 50 dragoni, stabilendo nel Castel-lo di questa città il suo alloggiamento, e dichiarandosicomandante superiore del Tirolo meridionale.

Al rumore dell’armi subentrava ne’ susseguenti giorni

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accusato e chiamato a giustificarsi.Il Rusca, fatto alto nel sobborgo per aspettare l’arti-

glieria, che l’avanzante colonna spalleggiava, avendoudito dai cittadini, a cui avea imposto d’aprire, che il co-lonnello austriaco s’avea portato la chiave, ordinò lorodi ben guardarsi, e con tre palle di cannone dirittamenteimberciate la porta era sfondata. Entravano circa le oresei i napoleoniani, e siccome il Leiningen s’era intantoritirato al più opportuno ritegno di Lavis, così l’ingressosuccedeva nella tridentina città senza spargimento disangue. Tutti temevano che al domani le avversarie partivenissero a giornata in sulle sponde del torrente Avisio,alla cui destra stavano trincerate le genti dal Leiningencomandate; ma non fu vero, poichè il Rusca conducevail dì 5 la sua colonna alla volta di Bassano. Donde traes-se l’inaspettata diversione nol si potè penetrare; chi ladiceva derivante da un comando del vicerè, e chi volevasapere che un esploratore avesse informato il Rusca, ilpiccolo corpo capitanato da Leiningen essere stato in-grossato da molte compagnie di difensori, calate dallavalle di Fiemme e dalla terra di Bolzano. Il Leiningen,che in Lavis aveva apparecchiati alla difesa i pochi suoivalorosi, in un coi tirolesi ivi arrivati di fresco, udita ladiversione del Rusca, si maravigliava dell’impensatoevento, e in sulla sera del giorno stesso si trasferiva aTrento con 800 fanti e 50 dragoni, stabilendo nel Castel-lo di questa città il suo alloggiamento, e dichiarandosicomandante superiore del Tirolo meridionale.

Al rumore dell’armi subentrava ne’ susseguenti giorni

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di maggio alquanto riposo, ma riposo doloroso anzi cheno, attesa principalmente la procella, che oggimai a dan-no del Tirolo da lontano ululava, e che gli uomini assen-nati, e non diretti dal cieco fanatismo, vedevano purtroppo avvicinarsi. Scorgeva di leggieri il Leiningen,che la destinazione della governata colonna dipendevain ispecie dall’esito delle grandi armate, e prevedeva puranco, che il non lontano nemico non solo nol lasciereb-be in pace, ma che anzi verrebbe a molestarlo ben di so-vente; e perciò venne alla risoluzione di migliorare conogni sollecitudine lo stato di difesa, che porgere poteva-no il castello, e la murata città. A quest’uopo fu innalza-ta, e coronata di cannoniere la torre, che dentro il castel-lo signoreggia; si aprirono feritoje; si costruirono case-matte, terrapieni e barricate, tanto nell’interno quantodavanti alle sue porte; si atterrò buon tratto delle murache cingevano il parco, detto la Cervara, affinchè il ne-mico non avesse a mettervisi in agguato; si ristauraronole cittadine mura, massime presso la porta di San Loren-zo, e quella di Santa Croce, sopra di cui furono appunta-ti due cannoni. Per tal modo ei procacciava di rendere lefortificazioni se non capaci abbastanza a mantenervi unalunga resistenza, almeno atte a rintuzzare momentanea-mente un’impetuoso e pregiudicevole assalto.

Mentre si mandavano ad esecuzione queste opere didifesa, ravvisavasi, tanto nei regolari di Leiningen,quanto nei difensori tirolesi delle compagnie di Bolza-no, della valle di Fiemme, e di alcun’altra, un continuoandare e venire, ora in su ora in giù ora in uno ora in al-

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di maggio alquanto riposo, ma riposo doloroso anzi cheno, attesa principalmente la procella, che oggimai a dan-no del Tirolo da lontano ululava, e che gli uomini assen-nati, e non diretti dal cieco fanatismo, vedevano purtroppo avvicinarsi. Scorgeva di leggieri il Leiningen,che la destinazione della governata colonna dipendevain ispecie dall’esito delle grandi armate, e prevedeva puranco, che il non lontano nemico non solo nol lasciereb-be in pace, ma che anzi verrebbe a molestarlo ben di so-vente; e perciò venne alla risoluzione di migliorare conogni sollecitudine lo stato di difesa, che porgere poteva-no il castello, e la murata città. A quest’uopo fu innalza-ta, e coronata di cannoniere la torre, che dentro il castel-lo signoreggia; si aprirono feritoje; si costruirono case-matte, terrapieni e barricate, tanto nell’interno quantodavanti alle sue porte; si atterrò buon tratto delle murache cingevano il parco, detto la Cervara, affinchè il ne-mico non avesse a mettervisi in agguato; si ristauraronole cittadine mura, massime presso la porta di San Loren-zo, e quella di Santa Croce, sopra di cui furono appunta-ti due cannoni. Per tal modo ei procacciava di rendere lefortificazioni se non capaci abbastanza a mantenervi unalunga resistenza, almeno atte a rintuzzare momentanea-mente un’impetuoso e pregiudicevole assalto.

Mentre si mandavano ad esecuzione queste opere didifesa, ravvisavasi, tanto nei regolari di Leiningen,quanto nei difensori tirolesi delle compagnie di Bolza-no, della valle di Fiemme, e di alcun’altra, un continuoandare e venire, ora in su ora in giù ora in uno ora in al-

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tro paese; lo stesso Leiningen scorreva di tratto in trattol’italiana regione con un qualche distaccamento dellasua colonna, ed alcuna delle sue pattuglie, bezzicandoperfin oltre i confini dell’italico regno; anzi riuscì aduna delle medesime di sorprendere, in sul finire di mag-gio, nel paese di Torri, posto sul lago di Garda, alcunigendarmi, che prigionieri condusse a Trento coi loro ca-valli, e due piccoli cannoni levati da quel villaggio.

Lasciando ora il Tirolo italiano nella dolorosa suaquiete, mi volgerò a dire del tedesco, a cui le avvenutecose mi chiamano. Il carico principale di mettere questaregione alle strette, fu da Napoleone commesso al mare-sciallo Lefebvre, da lui creato Duca di Danzica, staccan-dolo dall’armata, che in verso l’austriaca metropoli lavittoriosa marcia aveva indirizzata. Il prescelto duce giàveniva alla volta della sollevata provincia, agguerritapiuttosto d’un ardire sovrumano, che d’armi bastantiall’ideata difesa. Conduceva seco i corpi d’armata, dicui avevano l’amministrazione i generali bavaresi Wre-de e Deroy. Penetrando dal Salisburghese per lo passo diStrub, scontravasi il dì 13 maggio presso Wörgel con undistaccamento del corpo d’armata del tenente marescial-lo Chasteler, chiamato ad altre più gravi fazioni. La pre-ponderanza delle bavare forze ripulsava lo scontro, su-perava facilmente la posizione, e il dì 19 entrava in Inn-sbruck, conquistando l’intiera valle dell’Enno inferiore.Una disposizione del supremo comando militare richia-mò il dì 23 da detta città a Salisburgo il corpo principaledi Wrede, sicchè non rimanevano nella sottomessa valle

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tro paese; lo stesso Leiningen scorreva di tratto in trattol’italiana regione con un qualche distaccamento dellasua colonna, ed alcuna delle sue pattuglie, bezzicandoperfin oltre i confini dell’italico regno; anzi riuscì aduna delle medesime di sorprendere, in sul finire di mag-gio, nel paese di Torri, posto sul lago di Garda, alcunigendarmi, che prigionieri condusse a Trento coi loro ca-valli, e due piccoli cannoni levati da quel villaggio.

Lasciando ora il Tirolo italiano nella dolorosa suaquiete, mi volgerò a dire del tedesco, a cui le avvenutecose mi chiamano. Il carico principale di mettere questaregione alle strette, fu da Napoleone commesso al mare-sciallo Lefebvre, da lui creato Duca di Danzica, staccan-dolo dall’armata, che in verso l’austriaca metropoli lavittoriosa marcia aveva indirizzata. Il prescelto duce giàveniva alla volta della sollevata provincia, agguerritapiuttosto d’un ardire sovrumano, che d’armi bastantiall’ideata difesa. Conduceva seco i corpi d’armata, dicui avevano l’amministrazione i generali bavaresi Wre-de e Deroy. Penetrando dal Salisburghese per lo passo diStrub, scontravasi il dì 13 maggio presso Wörgel con undistaccamento del corpo d’armata del tenente marescial-lo Chasteler, chiamato ad altre più gravi fazioni. La pre-ponderanza delle bavare forze ripulsava lo scontro, su-perava facilmente la posizione, e il dì 19 entrava in Inn-sbruck, conquistando l’intiera valle dell’Enno inferiore.Una disposizione del supremo comando militare richia-mò il dì 23 da detta città a Salisburgo il corpo principaledi Wrede, sicchè non rimanevano nella sottomessa valle

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che circa 6000 uomini, fra cui 1000 di cavalleria, con 18cannoni, comandati dal generale Deroy. Tutti i passi delsettentrionale Tirolo, da Reutte sino ad Ackenthal, veni-vano a questi giorni occupati ed armati dalla bavara mi-lizia. I pochissimi ostacoli, che i bavari incontrarononella narrata occupazione, facevano loro credere oggi-mai, che la calma fosse subentrata ai passati rumori; cheil sentimento dei tirolesi di difendere l’indipendenzadella lor patria fosse svanito, e che ritornati e tranquilliei fossero ai loro focolari. La cosa camminava invecetutto all’opposto. Il valoroso Hoffer, che non aveva an-cora nè perdute le speranze di vedere l’Austria risorgere,nè deposto il pensiero della patria difesa, usciva tutt’adun tratto il dì 25 con una parte della rassestata massa deidifensori, e si accingeva ad attaccare i bavaresi spalleg-giato dai battaglioni de’ reggimenti imperiali Lusignan eDevauk, e de’ cacciatori, che il generale barone di Buol,comandante superiore del Tirolo, intento a far condurrea termine le fortificazioni sul Brenner, aveva quivi ap-positamente distaccati dal comandato suo corpo.L’ammassato esercito con sei cannoni si divideva in duecolonne. Una, composta di tirolesi diretti da Hoffer, e diregolari comandati dal tenente colonnello barone Erteldi Lusignan, addrizzava i passi dallo Schönberg verso ilmonte Isel; e l’altra, che ubbidiva al tenente colonnellode Reissenfels di Devaux, rivolgeva il cammino per El-lenbögen verso Hall. Ardire e volontà conforme sì negliuni che negli altri, promettevano fortunoso avvenimen-to. I bavari avevano apprestate le armi, desiderosi di ve-

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che circa 6000 uomini, fra cui 1000 di cavalleria, con 18cannoni, comandati dal generale Deroy. Tutti i passi delsettentrionale Tirolo, da Reutte sino ad Ackenthal, veni-vano a questi giorni occupati ed armati dalla bavara mi-lizia. I pochissimi ostacoli, che i bavari incontrarononella narrata occupazione, facevano loro credere oggi-mai, che la calma fosse subentrata ai passati rumori; cheil sentimento dei tirolesi di difendere l’indipendenzadella lor patria fosse svanito, e che ritornati e tranquilliei fossero ai loro focolari. La cosa camminava invecetutto all’opposto. Il valoroso Hoffer, che non aveva an-cora nè perdute le speranze di vedere l’Austria risorgere,nè deposto il pensiero della patria difesa, usciva tutt’adun tratto il dì 25 con una parte della rassestata massa deidifensori, e si accingeva ad attaccare i bavaresi spalleg-giato dai battaglioni de’ reggimenti imperiali Lusignan eDevauk, e de’ cacciatori, che il generale barone di Buol,comandante superiore del Tirolo, intento a far condurrea termine le fortificazioni sul Brenner, aveva quivi ap-positamente distaccati dal comandato suo corpo.L’ammassato esercito con sei cannoni si divideva in duecolonne. Una, composta di tirolesi diretti da Hoffer, e diregolari comandati dal tenente colonnello barone Erteldi Lusignan, addrizzava i passi dallo Schönberg verso ilmonte Isel; e l’altra, che ubbidiva al tenente colonnellode Reissenfels di Devaux, rivolgeva il cammino per El-lenbögen verso Hall. Ardire e volontà conforme sì negliuni che negli altri, promettevano fortunoso avvenimen-to. I bavari avevano apprestate le armi, desiderosi di ve-

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nire a cimento con un nemico, che molto odiavano. Alleore 9 di mattina la prima colonna degli austriaci e dei ti-rolesi avanzando dallo Schönberg sopra le alture di Na-ters, costringeva con molta violenza le bavare schiere adabbandonare in tutta fretta la loro posizione sul monteIsel, ed a trincerarsi sulle alture di Wilten. Quandol’austro-tirolese colonna si approssimava alle trincee,scaricavano i bavari contro di essa una rovinosa tempe-sta di moschettate e di palle di cannone. I bravi caccia-tori ed artiglieri austriaci, fervidissimi alle confortatriciparole di bravi capitani, si avventavano coraggiosamen-te i primi. L’urto impetuoso di questi, e il non minoreriurto di quelli, accrescevano il numero delle uccisioni.La parte bavara propulsava terribilmente il novello as-salto degli avversarj, ma questi menavano le mani contanto impeto nell’accaneggiato conflitto, che quella in-cominciava a disordinarsi nel corno sinistro, e quindicalava in campo aperto ritirandosi in sulla sera versoInnsbruck, e cedendo alla parte vincitrice le anzidette al-ture.

Inaspriti i bavari dalla perdita di circa mille uominifra morti e feriti, ricomparivano il dì 26 furiosamentealla pugna. Un’ora avanti il meriggio incominciava afarsi novellamente sentir nella valle lo strepito spaven-toso dei cannoni e della moschetteria. L’urtare e il so-spingere succedevano a vicenda; niuna delle parti piega-va; in ambedue oltremodo imperversavano il coraggio el’ostinatezza. Al tramontare del sole rallentava, permancanza della munizione, l’indicibile costanza della ti-

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nire a cimento con un nemico, che molto odiavano. Alleore 9 di mattina la prima colonna degli austriaci e dei ti-rolesi avanzando dallo Schönberg sopra le alture di Na-ters, costringeva con molta violenza le bavare schiere adabbandonare in tutta fretta la loro posizione sul monteIsel, ed a trincerarsi sulle alture di Wilten. Quandol’austro-tirolese colonna si approssimava alle trincee,scaricavano i bavari contro di essa una rovinosa tempe-sta di moschettate e di palle di cannone. I bravi caccia-tori ed artiglieri austriaci, fervidissimi alle confortatriciparole di bravi capitani, si avventavano coraggiosamen-te i primi. L’urto impetuoso di questi, e il non minoreriurto di quelli, accrescevano il numero delle uccisioni.La parte bavara propulsava terribilmente il novello as-salto degli avversarj, ma questi menavano le mani contanto impeto nell’accaneggiato conflitto, che quella in-cominciava a disordinarsi nel corno sinistro, e quindicalava in campo aperto ritirandosi in sulla sera versoInnsbruck, e cedendo alla parte vincitrice le anzidette al-ture.

Inaspriti i bavari dalla perdita di circa mille uominifra morti e feriti, ricomparivano il dì 26 furiosamentealla pugna. Un’ora avanti il meriggio incominciava afarsi novellamente sentir nella valle lo strepito spaven-toso dei cannoni e della moschetteria. L’urtare e il so-spingere succedevano a vicenda; niuna delle parti piega-va; in ambedue oltremodo imperversavano il coraggio el’ostinatezza. Al tramontare del sole rallentava, permancanza della munizione, l’indicibile costanza della ti-

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rolese milizia, declinando a poco poco dal combattimen-to. I bavari, approfittando dello scorto rallentamento, ar-rovellatamente rovesciavano, scompigliavano e ricac-ciavano i tirolesi, i quali, giunti al punto di non poter piùrispondere col fuoco, ed essendo per soprassello venutoa piovere, rinunziavano in un cogli austriaci al vantag-gio pria riportato, e quinci ritornavano alle primiere po-sizioni dello Schönberg e di Patxh, cedendo loro il mon-te Isel, e le alture di Natters. In queste posizioni cam-peggiavano i dì 27 e 28 le combattenti squadre, pren-dendo riposo dalle fatiche nei varcati giorni sostenute.

Il dì 29 era destinato a novello cimento, e fra le ore 8alle 9 del medesimo gli austriaci e i tirolesi divisi in duecolonne come il dì 25, diffilavano fieri e baldanzosi ver-so le nemiche trincee. I tirolesi sommavano a diciottomila. I guerrieri si approssimavano, si scoprivano, eprincipiavano a fulminare coi cannoni e cogli archibugi.La battaglia infuriava, il cannonamento e la moschette-ria facevano un orribile rimbombo, e spaventavano terri-bilmente i valligiani, e gli abitanti della circostante città.Al valoroso combattere degli austriaci e dei tirolesi ri-spondeva il valoroso combattere dei bavari soldati. Ditre ore era già passato il meriggio, che i forti petti tutta-via rinfocolavano nella pugna mantenendo in bilico lacontrastata vittoria, ma in fine verso le ore quattrol’eroico valore degli austriaci e dei tirolesi superaval’eroico valore dei bavari. Non potendo questi più resi-stere al terribile cozzo ed alla micidialissima strage,prendevano sforzatamente il partito di ritirarsi nella pia-

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rolese milizia, declinando a poco poco dal combattimen-to. I bavari, approfittando dello scorto rallentamento, ar-rovellatamente rovesciavano, scompigliavano e ricac-ciavano i tirolesi, i quali, giunti al punto di non poter piùrispondere col fuoco, ed essendo per soprassello venutoa piovere, rinunziavano in un cogli austriaci al vantag-gio pria riportato, e quinci ritornavano alle primiere po-sizioni dello Schönberg e di Patxh, cedendo loro il mon-te Isel, e le alture di Natters. In queste posizioni cam-peggiavano i dì 27 e 28 le combattenti squadre, pren-dendo riposo dalle fatiche nei varcati giorni sostenute.

Il dì 29 era destinato a novello cimento, e fra le ore 8alle 9 del medesimo gli austriaci e i tirolesi divisi in duecolonne come il dì 25, diffilavano fieri e baldanzosi ver-so le nemiche trincee. I tirolesi sommavano a diciottomila. I guerrieri si approssimavano, si scoprivano, eprincipiavano a fulminare coi cannoni e cogli archibugi.La battaglia infuriava, il cannonamento e la moschette-ria facevano un orribile rimbombo, e spaventavano terri-bilmente i valligiani, e gli abitanti della circostante città.Al valoroso combattere degli austriaci e dei tirolesi ri-spondeva il valoroso combattere dei bavari soldati. Ditre ore era già passato il meriggio, che i forti petti tutta-via rinfocolavano nella pugna mantenendo in bilico lacontrastata vittoria, ma in fine verso le ore quattrol’eroico valore degli austriaci e dei tirolesi superaval’eroico valore dei bavari. Non potendo questi più resi-stere al terribile cozzo ed alla micidialissima strage,prendevano sforzatamente il partito di ritirarsi nella pia-

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nura, e di qui, continuamente perseguitati dagli avversa-rj, ripiegavano alla volta d’Innsbruck. I vinti perdetterofra morti e feriti circa 2300 uomini; 269, compresi seiufficiali, rimasero prigionieri, e circa 300, giusta la co-storo asserzione, andaron smarriti. Tre carri di bagagliee tredici di munizione ornarono il trionfo dei vincitori. Atale preda aggiunger doveansi quattro cannoni, che i ba-vari, per non abbandonare nelle mani nemiche, rove-sciarono dal monte Anget nelle acque. La perditadegl’imperiali sommava fra i morti a due ufficiali, venti-cinque uomini e due cavalli, e fra i feriti a sessanta conun ufficiale; e quella dei tirolesi consistette in cinquantamorti, e dai settanta agli ottanta feriti. Dalla parte diquesti fu molto compianta la morte del conte di Stakel-burg di Merano, e dai bavari quella del loro tenente co-lonnello Günter.

La toccata sconfitta avvertiva il bavaro generale De-roy, che Innsbruck non era più luogo adattato per evitareun nuovo impeto, e veggendo, d’altra parte, che primadi risorgere a nuova guerra gli abbisognavano rinforzi,atteso specialmente l’ingrossamento della milizia tirole-se, deliberò di ritirarsi, e nella notte fra il dì 29 al 30 di-rigevasi cogli avanzi della sua colonna per la via di Halle Kuffstein a Rosenheim. L’austriaco maggiore Thei-mer, che cogli abitanti della valle dell’Enno superioreebbe intorno a Zill molta parte al narrato combattimen-to, seguitò fino a Kuffstein i fuggenti bavari, i quali po-tevan pur bene essere rinserrati, e rimaner quindi tuttiprigioni, se gli austriaci ed i tirolesi avessero avuto la

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nura, e di qui, continuamente perseguitati dagli avversa-rj, ripiegavano alla volta d’Innsbruck. I vinti perdetterofra morti e feriti circa 2300 uomini; 269, compresi seiufficiali, rimasero prigionieri, e circa 300, giusta la co-storo asserzione, andaron smarriti. Tre carri di bagagliee tredici di munizione ornarono il trionfo dei vincitori. Atale preda aggiunger doveansi quattro cannoni, che i ba-vari, per non abbandonare nelle mani nemiche, rove-sciarono dal monte Anget nelle acque. La perditadegl’imperiali sommava fra i morti a due ufficiali, venti-cinque uomini e due cavalli, e fra i feriti a sessanta conun ufficiale; e quella dei tirolesi consistette in cinquantamorti, e dai settanta agli ottanta feriti. Dalla parte diquesti fu molto compianta la morte del conte di Stakel-burg di Merano, e dai bavari quella del loro tenente co-lonnello Günter.

La toccata sconfitta avvertiva il bavaro generale De-roy, che Innsbruck non era più luogo adattato per evitareun nuovo impeto, e veggendo, d’altra parte, che primadi risorgere a nuova guerra gli abbisognavano rinforzi,atteso specialmente l’ingrossamento della milizia tirole-se, deliberò di ritirarsi, e nella notte fra il dì 29 al 30 di-rigevasi cogli avanzi della sua colonna per la via di Halle Kuffstein a Rosenheim. L’austriaco maggiore Thei-mer, che cogli abitanti della valle dell’Enno superioreebbe intorno a Zill molta parte al narrato combattimen-to, seguitò fino a Kuffstein i fuggenti bavari, i quali po-tevan pur bene essere rinserrati, e rimaner quindi tuttiprigioni, se gli austriaci ed i tirolesi avessero avuto la

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precauzione di occupare la strada pel monte Anget,quella della valle di Maria-Stein; e così alla fine di mag-gio l’intiera valle dell’Enno veniva sgombrata dal nemi-co, ed il paese, ad eccezione della fortezza di Kuffstein,tornava di bel nuovo in poter della nazione.

Mentre nella valle dell’Enno in tal modo cozzavano itirolesi la causa, che incominciava a formarsi nazionale,gli abitanti del Vorarlberg, che insieme al Tirolo si leva-rono, davano anch’essi valorose prove pel sostegno del-la causa medesima, che egualmente loro interessava,perchè vincolati alla stessa provincia. Nella giornata ap-punto del 29 maggio venivano essi attaccati presso Ho-chenems da un distaccamento di mille uomini, compo-sto di soldati francesi, bavari e virtemberghesi, a cui fa-cevano scudo altri cinquecento di cavalleria ed alcunicannoni. All’urto di questa gente stavano apparecchiati ivorarlberghesi. Dopo le sette del mattino appiccavanoquelli un vivissimo fuoco contro il loro centro comanda-to dal capitano Müller. Se gagliardo ed animoso eral’urto dei confederati, non meno gagliarda facevasi ladifesa dagli abitanti del Vorarlberg, i quali non solo so-stenevansi, ma inferocivano nell’aspra tenzone, di fog-gia che riuscivano bravamente a repulsare gli offensori,afferrando la vittoria col metterli in fuga sino a Klien,piccol villaggio fra Dornbürn ed Ems. Di concerto colcapitano Müller agiva il capitano Riedmüller, checoll’ala sinistra al di lui governo commessa si avanzavasulla strada di Götsis verso Lustenau per minacciare difianco il nemico, nel mentre che dai piedi del monte

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precauzione di occupare la strada pel monte Anget,quella della valle di Maria-Stein; e così alla fine di mag-gio l’intiera valle dell’Enno veniva sgombrata dal nemi-co, ed il paese, ad eccezione della fortezza di Kuffstein,tornava di bel nuovo in poter della nazione.

Mentre nella valle dell’Enno in tal modo cozzavano itirolesi la causa, che incominciava a formarsi nazionale,gli abitanti del Vorarlberg, che insieme al Tirolo si leva-rono, davano anch’essi valorose prove pel sostegno del-la causa medesima, che egualmente loro interessava,perchè vincolati alla stessa provincia. Nella giornata ap-punto del 29 maggio venivano essi attaccati presso Ho-chenems da un distaccamento di mille uomini, compo-sto di soldati francesi, bavari e virtemberghesi, a cui fa-cevano scudo altri cinquecento di cavalleria ed alcunicannoni. All’urto di questa gente stavano apparecchiati ivorarlberghesi. Dopo le sette del mattino appiccavanoquelli un vivissimo fuoco contro il loro centro comanda-to dal capitano Müller. Se gagliardo ed animoso eral’urto dei confederati, non meno gagliarda facevasi ladifesa dagli abitanti del Vorarlberg, i quali non solo so-stenevansi, ma inferocivano nell’aspra tenzone, di fog-gia che riuscivano bravamente a repulsare gli offensori,afferrando la vittoria col metterli in fuga sino a Klien,piccol villaggio fra Dornbürn ed Ems. Di concerto colcapitano Müller agiva il capitano Riedmüller, checoll’ala sinistra al di lui governo commessa si avanzavasulla strada di Götsis verso Lustenau per minacciare difianco il nemico, nel mentre che dai piedi del monte

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presso Hochenems sino verso Klien si avanzavanocoll’ala destra i capitani Nachbauer ed Ellensohn. Il fug-gente nemico, appuntandosi poscia coi cannoni e collacavalleria in sulla strada, affaccendavasi a tutta possad’impadronirsi di Klien. Riattaccavanlo quivi colle so-praggiunte loro squadre i vorarlberghesi. I collegati, mu-tando l’offesa in difesa, scagliavano sugli assalitori unagrandine di palle d’archibugio e di cannone. Si batta-gliava già da due ore, in capo alle quali la parte vorarl-berghese aggiungendo forza a coraggio rovesciava i col-legati, di guisa che finalmente dovettero questi e rinun-ziarle l’occupato suolo, e rinculare sino a Lautrach. Inquesta posizione allargavano a destra e a sinistra la lorocavalleria per difendersi da un ulteriore attacco.

Senza far alto in alcun luogo e riposarsi, continuava-no i vorarlberghesi nella vittoriosa impresa, avanzandosia presti passi col loro centro per la strada maestra diLautrach unitamente ad una compagnia del reggimentoimperiale Lusignan, avente un cannone, e coll’ala destraverso Wohlfürth sino al ponte di Ach, al quale il nemicostava appiccando il fuoco per distruggerlo. Non dissimi-le destino ebbero i collegati anche in quest’ultimo certa-me. L’investirli, il batterli, il disordinarli e il metterli inritirata verso Bregenz, fu l’opera di brevi istanti. Per unrinforzo di 400 virtemberghesi, dianzi arrivati in Bre-genz, credevano essi di ristorare la cadente fortuna, eperò con estremo sforzo affrontavano ivi novellamentel’avanzante colonna. Questa serravasi loro addosso contanto irresistibile impeto, che una mezz’ora sola bastò a

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presso Hochenems sino verso Klien si avanzavanocoll’ala destra i capitani Nachbauer ed Ellensohn. Il fug-gente nemico, appuntandosi poscia coi cannoni e collacavalleria in sulla strada, affaccendavasi a tutta possad’impadronirsi di Klien. Riattaccavanlo quivi colle so-praggiunte loro squadre i vorarlberghesi. I collegati, mu-tando l’offesa in difesa, scagliavano sugli assalitori unagrandine di palle d’archibugio e di cannone. Si batta-gliava già da due ore, in capo alle quali la parte vorarl-berghese aggiungendo forza a coraggio rovesciava i col-legati, di guisa che finalmente dovettero questi e rinun-ziarle l’occupato suolo, e rinculare sino a Lautrach. Inquesta posizione allargavano a destra e a sinistra la lorocavalleria per difendersi da un ulteriore attacco.

Senza far alto in alcun luogo e riposarsi, continuava-no i vorarlberghesi nella vittoriosa impresa, avanzandosia presti passi col loro centro per la strada maestra diLautrach unitamente ad una compagnia del reggimentoimperiale Lusignan, avente un cannone, e coll’ala destraverso Wohlfürth sino al ponte di Ach, al quale il nemicostava appiccando il fuoco per distruggerlo. Non dissimi-le destino ebbero i collegati anche in quest’ultimo certa-me. L’investirli, il batterli, il disordinarli e il metterli inritirata verso Bregenz, fu l’opera di brevi istanti. Per unrinforzo di 400 virtemberghesi, dianzi arrivati in Bre-genz, credevano essi di ristorare la cadente fortuna, eperò con estremo sforzo affrontavano ivi novellamentel’avanzante colonna. Questa serravasi loro addosso contanto irresistibile impeto, che una mezz’ora sola bastò a

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prostrare totalmente le mal fondate speranze, e dopo set-te ore di reiterate fazioni andava il nemico a riposarsi inLindau, sgombrando scompigliatamente la città di Bre-genz e i suoi dintorni, di maniera che tutto il Vorarlbergper lo squisito valore di pochi suoi abitanti veniva perintiero liberato da un’armata superiore di forze, e prov-veduta di cavalleria e di artiglieria, e ciò con non graveperdita, la quale, per morti, feriti e prigionieri, fu moltopiù significante nella parte nemica.

Con questi fatti stava per uscire il mese di maggio. Itirolesi e i vorarlberghesi insanguinavano le valli ed imonti, arrischiavano le loro vite, si esponevano agli or-ribili strazj, agli aspri martirj, ed alle dolorose morti perdifendere l’offesa patria, e liberarla dalla insoffribilepresenza d’un irato nemico; ma le vicende dell’Austriasi riducevano ad un partito viemmaggiormente dispera-to, ed atterravano ognor più, a giudizio dei savj, la lusin-gatrice loro speranza, fomentata da alcuni fanatici, cheprendevano lucciole per lanterne. Già sino dal dì 13 learmi napoleoniche folgoreggiavano in Vienna, avventu-rosamente sottratta, per la statuita capitolazione, dal giàcominciato bombardamento; già Napoleone, gran mae-stro nell’arte delle battaglie, avea con alta maravigliasuperati i più possenti ostacoli, e passeggiava trionfantegl’imperiali appartamenti di Schönbrunn, dove gli sipresentarono i viennesi deputati, che, oltre la salvezzadella città, ottennero promessa che dessa sarebbe trattatacogli stessi riguardi dell’anno 1805. Un tanto infortunioaccorava oltremodo l’Imperatore Francesco, veggendo

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prostrare totalmente le mal fondate speranze, e dopo set-te ore di reiterate fazioni andava il nemico a riposarsi inLindau, sgombrando scompigliatamente la città di Bre-genz e i suoi dintorni, di maniera che tutto il Vorarlbergper lo squisito valore di pochi suoi abitanti veniva perintiero liberato da un’armata superiore di forze, e prov-veduta di cavalleria e di artiglieria, e ciò con non graveperdita, la quale, per morti, feriti e prigionieri, fu moltopiù significante nella parte nemica.

Con questi fatti stava per uscire il mese di maggio. Itirolesi e i vorarlberghesi insanguinavano le valli ed imonti, arrischiavano le loro vite, si esponevano agli or-ribili strazj, agli aspri martirj, ed alle dolorose morti perdifendere l’offesa patria, e liberarla dalla insoffribilepresenza d’un irato nemico; ma le vicende dell’Austriasi riducevano ad un partito viemmaggiormente dispera-to, ed atterravano ognor più, a giudizio dei savj, la lusin-gatrice loro speranza, fomentata da alcuni fanatici, cheprendevano lucciole per lanterne. Già sino dal dì 13 learmi napoleoniche folgoreggiavano in Vienna, avventu-rosamente sottratta, per la statuita capitolazione, dal giàcominciato bombardamento; già Napoleone, gran mae-stro nell’arte delle battaglie, avea con alta maravigliasuperati i più possenti ostacoli, e passeggiava trionfantegl’imperiali appartamenti di Schönbrunn, dove gli sipresentarono i viennesi deputati, che, oltre la salvezzadella città, ottennero promessa che dessa sarebbe trattatacogli stessi riguardi dell’anno 1805. Un tanto infortunioaccorava oltremodo l’Imperatore Francesco, veggendo

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specialmente la diletta sua capitale signoreggiata dal ne-mico; ma le speranze da lui riposte negli arciduchi Carloe Giovanni suoi fratelli, e lo spirito delle armate di cuiessi avevano il supremo generalato, non erano ciò nonpertanto scemate. Curvati sotto tanti disastri, in preda atante afflizioni, conservavano queglino in sì crudelefrangente immota la mente, e ruminavano i disegni perpoter fiaccare l’orgoglio del vincitore. La grossa e san-guinosa battaglia d’Essling, combattuta con avversa for-tuna ai 21 e 22 di maggio, porge una luminosa provadell’egregio valore, che nel petto degli austriaci guerrie-ri ancor s’annidava a fronte dei rovesci e delle gravissi-me perdite incontrate: contro la forza non basta il valo-re; e quella era di gran lunga superiore negli eserciti diNapoleone, che, oltre della gran massa dei francesi edegl’italiani, si componevano dei contingenti forniti daiPrincipi della renana confederazione.

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specialmente la diletta sua capitale signoreggiata dal ne-mico; ma le speranze da lui riposte negli arciduchi Carloe Giovanni suoi fratelli, e lo spirito delle armate di cuiessi avevano il supremo generalato, non erano ciò nonpertanto scemate. Curvati sotto tanti disastri, in preda atante afflizioni, conservavano queglino in sì crudelefrangente immota la mente, e ruminavano i disegni perpoter fiaccare l’orgoglio del vincitore. La grossa e san-guinosa battaglia d’Essling, combattuta con avversa for-tuna ai 21 e 22 di maggio, porge una luminosa provadell’egregio valore, che nel petto degli austriaci guerrie-ri ancor s’annidava a fronte dei rovesci e delle gravissi-me perdite incontrate: contro la forza non basta il valo-re; e quella era di gran lunga superiore negli eserciti diNapoleone, che, oltre della gran massa dei francesi edegl’italiani, si componevano dei contingenti forniti daiPrincipi della renana confederazione.

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CAPITOLO VI.

Il colonnello francese Livier entra con 1520 uomini nel Tirolo ita-liano. Suo scontro al ponte del Fersina presso Trento, colle pri-me quadriglie del tenente colonnello Leiningen. Livier intimala resa del castello di Trento e della città al colonnello Leinin-gen, ed eccita i cittadini a cooperare in di lui ajuto. Rispostanegativa del colonnello Leiningen e del Magistrato. Scaramuc-cia sotto le mura di Trento. Ritirata di Livier a Rovereto. Suoritorno a Trento. Suo scontro cogli austriaci presso Mattarello,e nuovo fatto sotto le mura di Trento. Perdita del Livier e suanuova ritirata a Rovereto, indi fuori del Tirolo. Scorreria de’sollevati d’oltre Adige in Rovereto. Nuova comparsa in Tirolodel colonnello Livier, e suo ritorno ai confini. I bavari, condot-ti dal colonnello conte d’Arco, si avvicinano a Mittewald eValgau. Alcune compagnie di sollevati li affrontano. Queste siritirano a Scharnitz. Quivi ripulsano i bavari con perdita. I ba-vari entrano nel Vorarlberg, ed incalzano i sollevati al di là diHörbranz. Questi in appresso li respingono sino a Lindau, efanno una spedizione a Costanza con pochi austriaci, la pren-dono, e fan prigioniero il piccolo presidio.

Incominciava il mese di giugno, e lo strepitodell’armi, lo spargimento del sangue, le stragi, le mortirinnovellavansi nell’infelice provincia. Presagivano an-che i meno assennati, che il francese conquistatore nonavrebbe lasciato di vista il belligero Tirolo; che la Ba-

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CAPITOLO VI.

Il colonnello francese Livier entra con 1520 uomini nel Tirolo ita-liano. Suo scontro al ponte del Fersina presso Trento, colle pri-me quadriglie del tenente colonnello Leiningen. Livier intimala resa del castello di Trento e della città al colonnello Leinin-gen, ed eccita i cittadini a cooperare in di lui ajuto. Rispostanegativa del colonnello Leiningen e del Magistrato. Scaramuc-cia sotto le mura di Trento. Ritirata di Livier a Rovereto. Suoritorno a Trento. Suo scontro cogli austriaci presso Mattarello,e nuovo fatto sotto le mura di Trento. Perdita del Livier e suanuova ritirata a Rovereto, indi fuori del Tirolo. Scorreria de’sollevati d’oltre Adige in Rovereto. Nuova comparsa in Tirolodel colonnello Livier, e suo ritorno ai confini. I bavari, condot-ti dal colonnello conte d’Arco, si avvicinano a Mittewald eValgau. Alcune compagnie di sollevati li affrontano. Queste siritirano a Scharnitz. Quivi ripulsano i bavari con perdita. I ba-vari entrano nel Vorarlberg, ed incalzano i sollevati al di là diHörbranz. Questi in appresso li respingono sino a Lindau, efanno una spedizione a Costanza con pochi austriaci, la pren-dono, e fan prigioniero il piccolo presidio.

Incominciava il mese di giugno, e lo strepitodell’armi, lo spargimento del sangue, le stragi, le mortirinnovellavansi nell’infelice provincia. Presagivano an-che i meno assennati, che il francese conquistatore nonavrebbe lasciato di vista il belligero Tirolo; che la Ba-

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viera, insuperbita, e resa gagliarda dai trionfi del potentealleato, non esiterebbe a rivendicare le offese. Di fatto,ne’ primi quattro giorni di questo mese, la provincia ve-nia messa di nuovo alle strette nella valle dell’Adige, enella valle superiore dell’Enno. In ambidue queste valliricomparivano le odiate insegne; in ambidue il cannonerimbombava e scuoteva le falde dei monti; le condizionivieppiù s’aggravavano, ed inclinavano ad un funesto av-venire.

Varii e meno gravi gli accidenti di guerra nella partedel mezzogiorno; di maggior importanza quelli dellaparte a settentrione.

Ai 3 giugno arrivavano in Rovereto all’improvviso espartitamente 1480 accogliticci di varii reggimenti fran-cesi ed italiani, con due cannoni e 40 dragoni del reggi-mento Regina. Il colonnello francese Livier comandavaa questo nervo di gente, destinato a riprendere il posses-so del Tirolo italiano. Alla punta del giorno 4 partiva Li-vier alla volta di Trento, ed appressandosi al ponte deltorrentello Salè, a un miglio di quella città, egli scorgevale prime quadriglie austriache, ivi appostate dal Leinin-gen. Il vederle, il venire con esse a giornata, fu tutt’uno.Affrontavano validamente gli austriaci l’assalto dei na-poleoniani; ma dopo forte resistenza, per l’inferioritàdelle forze, si ritiravano nel castello, dove il Leiningenstava già bene apparecchiato per iscontrare col fuoco ilvegnente nemico. Livier, fatto alto fra il torrente Fersinae la porta di Santa Croce, spediva ad un tempo un araldoall’austriaco colonnello, per intimargli la resa del castel-

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viera, insuperbita, e resa gagliarda dai trionfi del potentealleato, non esiterebbe a rivendicare le offese. Di fatto,ne’ primi quattro giorni di questo mese, la provincia ve-nia messa di nuovo alle strette nella valle dell’Adige, enella valle superiore dell’Enno. In ambidue queste valliricomparivano le odiate insegne; in ambidue il cannonerimbombava e scuoteva le falde dei monti; le condizionivieppiù s’aggravavano, ed inclinavano ad un funesto av-venire.

Varii e meno gravi gli accidenti di guerra nella partedel mezzogiorno; di maggior importanza quelli dellaparte a settentrione.

Ai 3 giugno arrivavano in Rovereto all’improvviso espartitamente 1480 accogliticci di varii reggimenti fran-cesi ed italiani, con due cannoni e 40 dragoni del reggi-mento Regina. Il colonnello francese Livier comandavaa questo nervo di gente, destinato a riprendere il posses-so del Tirolo italiano. Alla punta del giorno 4 partiva Li-vier alla volta di Trento, ed appressandosi al ponte deltorrentello Salè, a un miglio di quella città, egli scorgevale prime quadriglie austriache, ivi appostate dal Leinin-gen. Il vederle, il venire con esse a giornata, fu tutt’uno.Affrontavano validamente gli austriaci l’assalto dei na-poleoniani; ma dopo forte resistenza, per l’inferioritàdelle forze, si ritiravano nel castello, dove il Leiningenstava già bene apparecchiato per iscontrare col fuoco ilvegnente nemico. Livier, fatto alto fra il torrente Fersinae la porta di Santa Croce, spediva ad un tempo un araldoall’austriaco colonnello, per intimargli la resa del castel-

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lo, e un segreto messo al Magistrato della città, eccitan-dolo ad armare i cittadini per conseguire viemmeglio,col loro mezzo, lo scopo della sua intimazione, qualoranegata venisse la resa. Leiningen non solo ricusò la pro-posta, ma rimandò eziandio colle brusche il parlamenta-rio, dandogli incombenza di riferire al francese, che benlungi dal venire a tanta viltà, egli era disposto ad affron-tare qualunque pericoloso cimento; ed il Magistrato pru-dentemente rispose, secondo dicevasi, che la città siesporrebbe piuttosto ai disastri d’un bombardamento,che impugnare le armi contro gl’imperiali soldati. Allequali risposte il francese per alcun tratto temporeggiò;se non che l’ira onde fu preso, li trasse a lanciare alcunebombe sopra l’innocente città6. Veggendo il Leiningen,che il nemico niente contro di lui intraprendeva, mandòfuori dal castello, verso le ore quattro della sera, il capi-tano Hübler con alcuni cacciatori del nono battaglione,confortandoli con virili parole a bersagliarlo colle lorocarabine dalle mura. L’ordine del coraggioso comandan-te ottenne celere esecuzione. Tutt’ad un tratto una tem-pesta di palle piombava sui sottoposti napoleoniani, laquale continuando per due ore, cagionò loro alcune uc-cisioni; per lo che declinando essi dal far testa contro gliappiattati avversari, dopo le sei lasciavano la terra diTrento, e intorno alla mezzanotte capitavano all’improv-viso a Rovereto, senza che i roveretani scoprissero la6 In quest’occasione una bomba passò fuor fuori la nave del

Duomo: stando in sulla piazza si scorge l’appostavi iscrizionea memoria.

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lo, e un segreto messo al Magistrato della città, eccitan-dolo ad armare i cittadini per conseguire viemmeglio,col loro mezzo, lo scopo della sua intimazione, qualoranegata venisse la resa. Leiningen non solo ricusò la pro-posta, ma rimandò eziandio colle brusche il parlamenta-rio, dandogli incombenza di riferire al francese, che benlungi dal venire a tanta viltà, egli era disposto ad affron-tare qualunque pericoloso cimento; ed il Magistrato pru-dentemente rispose, secondo dicevasi, che la città siesporrebbe piuttosto ai disastri d’un bombardamento,che impugnare le armi contro gl’imperiali soldati. Allequali risposte il francese per alcun tratto temporeggiò;se non che l’ira onde fu preso, li trasse a lanciare alcunebombe sopra l’innocente città6. Veggendo il Leiningen,che il nemico niente contro di lui intraprendeva, mandòfuori dal castello, verso le ore quattro della sera, il capi-tano Hübler con alcuni cacciatori del nono battaglione,confortandoli con virili parole a bersagliarlo colle lorocarabine dalle mura. L’ordine del coraggioso comandan-te ottenne celere esecuzione. Tutt’ad un tratto una tem-pesta di palle piombava sui sottoposti napoleoniani, laquale continuando per due ore, cagionò loro alcune uc-cisioni; per lo che declinando essi dal far testa contro gliappiattati avversari, dopo le sei lasciavano la terra diTrento, e intorno alla mezzanotte capitavano all’improv-viso a Rovereto, senza che i roveretani scoprissero la6 In quest’occasione una bomba passò fuor fuori la nave del

Duomo: stando in sulla piazza si scorge l’appostavi iscrizionea memoria.

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causa della subita ritirata.Il giorno 5 i francesi, salendo il lago di Garda sopra

una flottiglia di barche, cannoneggiarono Riva, ch’eratenuta pei sollevati di quei contorni e delle Giudicarie, iquali in grosso stormo fattisi a scontrar l’inimico, lo mi-sero in volta, risalendo poi ad occupare le posizioni diNago sino a Loppio; ed essendo calati dai montid’oltr’Adige degli altri difensori, tutte le barche che ser-vivano in varii punti al tragitto del fiume, furono ferma-te dai francesi alla riva sinistra.

Nella notte che seguì al giorno 6, levatisi dalle alturedi Vallunga, e dal Corso nuovo, ove aveano serenato,partivano essi novellamente per Trento, colla ferma riso-luzione di espugnare il castello. Il Leiningen, che n’aveaavuto l’avviso, veniva coraggiosamente con un distacca-mento ad affrontare l’assalto, scegliendo opportuna si-tuazione presso il villaggio di Mattarello. Sull’albeggia-re del 7 le due parti si scorgevano, e si salutavano a vi-cenda con un vivissimo fuoco, che imperversando dallaparte de’ napoleoniani per maggioranza delle forze, fa-ceva prendere al Leiningen il partito d’indietreggiare,badaluccando sin sotto le mura di Trento, ove si accen-deva più fiero il combattimento, che inclinava a favorede’ napoleoniani, i quali sarebbero anche entrati in città,se non veniva loro contrastato l’avvicinamento alla por-ta di Santa Croce dai cacciatori, che dalle merlate muratiravano, e ferivano terribilmente. In questa fazione i na-poleoniani perdettero 30 uomini ed un ufficiale, che ar-ditamente accostatosi alla porta per incendiarla, fu gra-

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causa della subita ritirata.Il giorno 5 i francesi, salendo il lago di Garda sopra

una flottiglia di barche, cannoneggiarono Riva, ch’eratenuta pei sollevati di quei contorni e delle Giudicarie, iquali in grosso stormo fattisi a scontrar l’inimico, lo mi-sero in volta, risalendo poi ad occupare le posizioni diNago sino a Loppio; ed essendo calati dai montid’oltr’Adige degli altri difensori, tutte le barche che ser-vivano in varii punti al tragitto del fiume, furono ferma-te dai francesi alla riva sinistra.

Nella notte che seguì al giorno 6, levatisi dalle alturedi Vallunga, e dal Corso nuovo, ove aveano serenato,partivano essi novellamente per Trento, colla ferma riso-luzione di espugnare il castello. Il Leiningen, che n’aveaavuto l’avviso, veniva coraggiosamente con un distacca-mento ad affrontare l’assalto, scegliendo opportuna si-tuazione presso il villaggio di Mattarello. Sull’albeggia-re del 7 le due parti si scorgevano, e si salutavano a vi-cenda con un vivissimo fuoco, che imperversando dallaparte de’ napoleoniani per maggioranza delle forze, fa-ceva prendere al Leiningen il partito d’indietreggiare,badaluccando sin sotto le mura di Trento, ove si accen-deva più fiero il combattimento, che inclinava a favorede’ napoleoniani, i quali sarebbero anche entrati in città,se non veniva loro contrastato l’avvicinamento alla por-ta di Santa Croce dai cacciatori, che dalle merlate muratiravano, e ferivano terribilmente. In questa fazione i na-poleoniani perdettero 30 uomini ed un ufficiale, che ar-ditamente accostatosi alla porta per incendiarla, fu gra-

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vemente ferito. I tiri che gli austriaci cacciatori imber-ciavano dalle mura, ferivano ed uccidevano eziandio gliartiglieri nemici, che con un cannone puntato contro laporta, aveano incominciato a fulminare verso di essa. Afronte di tutto ciò, Livier persisteva nell’azione con tan-to fervore, che alle undici obbligava il Leiningen ad in-castellarsi con tutta la sua gente. Il dì 8 durava ancoral’assedio, e chi sa quanti giorni avrebbe continuato, se ilgiorno seguente la milizia provinciale, che dalle stanzedi Lavis stava ammirando i successi di Trento, non fosseaccorsa in aiuto degli assediati. Ella staccavasi da quellaposizione intorno alle cinque del mattino, e guidata dalcapitano de Schlager dei cavalleggieri del reggimentoHohenzollern, dal sopra menzionato capitano de Hübler,e dal sottotenente Kukoli del reggimento di linea Ho-henlohe-Bartenstein, veniva in tre colonne ad attaccarel’inimico. Nel centro martellavalo l’Hübler; Kukoli colcorno sinistro gli tagliava la strada dietro il Fersina, ob-bligandolo con ciò a lasciare speditamente l’assedio delcastello, e Schlager il rovesciava coll’ala destra, di ma-niera che fu egli costretto a rannodarsi, e quindi a ritirar-si nel massimo disordine, con una perdita di circa 100uomini, fra morti, feriti e prigionieri. Dopo le due pome-ridiane ritornava Livier a Rovereto col suo piccolo cor-po d’armata, e per un suo ufficiale mandava eccitando ilMagistrato cittadino a voler far sì, che i suoi soldati ve-nissero tostamente vettovagliati. Stavano essi sdraiatiprendendo riposo, ed anelando di richiamare con oppor-tuno ristoro le forze dal battagliare e dal cammino fiac-

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vemente ferito. I tiri che gli austriaci cacciatori imber-ciavano dalle mura, ferivano ed uccidevano eziandio gliartiglieri nemici, che con un cannone puntato contro laporta, aveano incominciato a fulminare verso di essa. Afronte di tutto ciò, Livier persisteva nell’azione con tan-to fervore, che alle undici obbligava il Leiningen ad in-castellarsi con tutta la sua gente. Il dì 8 durava ancoral’assedio, e chi sa quanti giorni avrebbe continuato, se ilgiorno seguente la milizia provinciale, che dalle stanzedi Lavis stava ammirando i successi di Trento, non fosseaccorsa in aiuto degli assediati. Ella staccavasi da quellaposizione intorno alle cinque del mattino, e guidata dalcapitano de Schlager dei cavalleggieri del reggimentoHohenzollern, dal sopra menzionato capitano de Hübler,e dal sottotenente Kukoli del reggimento di linea Ho-henlohe-Bartenstein, veniva in tre colonne ad attaccarel’inimico. Nel centro martellavalo l’Hübler; Kukoli colcorno sinistro gli tagliava la strada dietro il Fersina, ob-bligandolo con ciò a lasciare speditamente l’assedio delcastello, e Schlager il rovesciava coll’ala destra, di ma-niera che fu egli costretto a rannodarsi, e quindi a ritirar-si nel massimo disordine, con una perdita di circa 100uomini, fra morti, feriti e prigionieri. Dopo le due pome-ridiane ritornava Livier a Rovereto col suo piccolo cor-po d’armata, e per un suo ufficiale mandava eccitando ilMagistrato cittadino a voler far sì, che i suoi soldati ve-nissero tostamente vettovagliati. Stavano essi sdraiatiprendendo riposo, ed anelando di richiamare con oppor-tuno ristoro le forze dal battagliare e dal cammino fiac-

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cate, quando un suono di tamburi, dato per ordine delcolonnello, li chiama a raccolta, e sotto un cocente soleli fa issofatto diffilare alla volta del territorio veronese:la notizia segretamente pervenutagli, che gli austriaci, inun coi difensori del Tirolo italiano, calavano da Trentoper circondarlo in Rovereto, dava cagione al subito mo-vimento. Di fatto i napoleoniani non erano ancor moltoinoltrati in sulla strada conducente ad Ala, che a Rove-reto capitavano 130 cacciatori austriaci, e circa 200 di-fensori delle compagnie di Lavis, di Bolzano, dellaZambana, e dei capitani Danieli e Dalponte, corpo invero assai debole per cimentarsi col fuggente nemico, eper mandare ad effetto l’accennato disegno, siccome er-roneamente fu riferito a Livier, o come il Leiningen ave-va divisato di fare, se quegli persisteva in far alto a Ro-vereto. Il conte d’Andreis capitano imperiale del genio,ed il capitano Müller del battaglione de’ cacciatori, glitennero dietro sino a Serravalle, con alcuni cacciatori edifensori montati sui carri, e con pochi dragoni, i qualitutti, non meno che una buona mano di sollevati postati-si oltr’Adige in sulla Crona di Mori, tempestarono ilfuggente nemico che sparava a mitraglia, e che, preso inAla breve ristoro, scese a Peri, lasciando 40 de’ suoi framorti, feriti e rimasti addietro per istanchezza. Standoalla relazione dal Leiningen pubblicata, il nemico avreb-be perduto, dal giorno 4 al 9 di giugno, verso 700 uomi-ni, numero avuto per esagerato, non avendo valicato i300; gli austriaci ed i sollevati non n’ebbero 100.

Qui non tacerò le brutte scene di cui era spettatrice

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cate, quando un suono di tamburi, dato per ordine delcolonnello, li chiama a raccolta, e sotto un cocente soleli fa issofatto diffilare alla volta del territorio veronese:la notizia segretamente pervenutagli, che gli austriaci, inun coi difensori del Tirolo italiano, calavano da Trentoper circondarlo in Rovereto, dava cagione al subito mo-vimento. Di fatto i napoleoniani non erano ancor moltoinoltrati in sulla strada conducente ad Ala, che a Rove-reto capitavano 130 cacciatori austriaci, e circa 200 di-fensori delle compagnie di Lavis, di Bolzano, dellaZambana, e dei capitani Danieli e Dalponte, corpo invero assai debole per cimentarsi col fuggente nemico, eper mandare ad effetto l’accennato disegno, siccome er-roneamente fu riferito a Livier, o come il Leiningen ave-va divisato di fare, se quegli persisteva in far alto a Ro-vereto. Il conte d’Andreis capitano imperiale del genio,ed il capitano Müller del battaglione de’ cacciatori, glitennero dietro sino a Serravalle, con alcuni cacciatori edifensori montati sui carri, e con pochi dragoni, i qualitutti, non meno che una buona mano di sollevati postati-si oltr’Adige in sulla Crona di Mori, tempestarono ilfuggente nemico che sparava a mitraglia, e che, preso inAla breve ristoro, scese a Peri, lasciando 40 de’ suoi framorti, feriti e rimasti addietro per istanchezza. Standoalla relazione dal Leiningen pubblicata, il nemico avreb-be perduto, dal giorno 4 al 9 di giugno, verso 700 uomi-ni, numero avuto per esagerato, non avendo valicato i300; gli austriaci ed i sollevati non n’ebbero 100.

Qui non tacerò le brutte scene di cui era spettatrice

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Rovereto, intantochè i napoleoniani erano all’assediodel castello di Trento. Sino dai passati giorni, alcuni di-fensori della compagnia Dalponte stavano appostati inpiù torme sulla sponda destra dell’Adige, guardando iporti ch’eglino avevano fermati in sulla riva, a fine cheper opera del nemico non venissero staccati, e con loropregiudizio condotti alla sinistra. Quelli che erano alporto di Villa Lagarina s’unirono con alcuni altri, e in50 circa determinarono arditamente di fare una scorreriaa Rovereto. Erano le ore 9 di mattina del giorno 8, quan-do tutt’ad un tratto entrò furiosamente in città per la viadi San Rocco quella gente armata d’archibugi in resta, edi appuntati coltelli. Il vedere l’impetuosa corsa, l’udirele grida di – largo, largo! il commissario, il commissa-rio! – e un chiudere di botteghe e di porte, fu una solacosa. Alcuni corsero le contrade cittadine spargendoovunque lo spavento, ed alcuni altri entrarono nella lo-canda della Rosa d’oro cercando del commissario. Eraquesti Marcantonio Angelini, roveretano, vissuto moltianni in Verona, ed esercitava provvisoriamente in Tirolol’offizio di commissario di polizia, allorchè il tenevano inapoleoniani nella sua parte meridionale. Persuasi ditrovargli qualche grossa somma di pecunia, meditaronola di lui cattura; ma l’Angelini, che ben previde, o gli fufatto prevedere la visita, si era dianzi partito. Scorrendol’albergo, s’imbatterono quei facinorosi in certo France-sco Valdambrini di Verona, maestro di violino. Per la si-miglianza della persona che egli aveva coll’Angelini, epel dialetto ch’egli parlava, fu creduto senza più il com-

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Rovereto, intantochè i napoleoniani erano all’assediodel castello di Trento. Sino dai passati giorni, alcuni di-fensori della compagnia Dalponte stavano appostati inpiù torme sulla sponda destra dell’Adige, guardando iporti ch’eglino avevano fermati in sulla riva, a fine cheper opera del nemico non venissero staccati, e con loropregiudizio condotti alla sinistra. Quelli che erano alporto di Villa Lagarina s’unirono con alcuni altri, e in50 circa determinarono arditamente di fare una scorreriaa Rovereto. Erano le ore 9 di mattina del giorno 8, quan-do tutt’ad un tratto entrò furiosamente in città per la viadi San Rocco quella gente armata d’archibugi in resta, edi appuntati coltelli. Il vedere l’impetuosa corsa, l’udirele grida di – largo, largo! il commissario, il commissa-rio! – e un chiudere di botteghe e di porte, fu una solacosa. Alcuni corsero le contrade cittadine spargendoovunque lo spavento, ed alcuni altri entrarono nella lo-canda della Rosa d’oro cercando del commissario. Eraquesti Marcantonio Angelini, roveretano, vissuto moltianni in Verona, ed esercitava provvisoriamente in Tirolol’offizio di commissario di polizia, allorchè il tenevano inapoleoniani nella sua parte meridionale. Persuasi ditrovargli qualche grossa somma di pecunia, meditaronola di lui cattura; ma l’Angelini, che ben previde, o gli fufatto prevedere la visita, si era dianzi partito. Scorrendol’albergo, s’imbatterono quei facinorosi in certo France-sco Valdambrini di Verona, maestro di violino. Per la si-miglianza della persona che egli aveva coll’Angelini, epel dialetto ch’egli parlava, fu creduto senza più il com-

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missario, e pigliatolo alle strette, cominciarono a minac-ciarlo. Il cattivello, che tremava a verga verga, s’argo-mentava di persuadere i furfanti, ch’egli non era il mes-sere da essi cercato, ma le sue furon parole; sin tantoche sopraggiunte altre persone, e data assicurazione delvero, lo lasciarono in libertà, tutto invasato dallo spa-vento. Ad altro bottino volgevano allora questi difensorila mente. Nella piazza del Podestà, poco prima del loroarrivare, sostava un carriaggio con due artiglieri napo-leoniani, che venuti dall’assedio di Trento andavano adAla per munizione. Sopraffatto dai sollevati, uno degliartiglieri fu preso; dei cavalli l’uno ucciso, l’altro ferito,due rapinati insieme a due altri levati dalla scuderia po-stale per trainare il carriaggio. Altri arraffarono i buoiquivi lasciati dal nemico, e vollero vettovaglie. Alla serauna nuova banda, entrata nel palazzo pretorio, volle rila-sciati due suoi paesani sostenuti in carcere, e poste loroin mano le armi, li prese seco, dicendoli purgati d’ognidelitto prestandosi alla difesa della patria; e pria ancorche annottasse, un’altra punta di 80 difensori veniva daRiva a provvedersi di polvere, scaraventandosi dappoitutti quanti al di là del fiume alle lor posizioni, liberandocosì la città da mille angustie, e dal timore di vedernefatto macello dai napoleoniani, che in 120, scesi da Cal-liano la notte, alloggiarono per sicurezza nel conventodei Frati minori a San Rocco; ove, sotto la scorta deisoldati, furono chiamati alle 3 del mattino i municipali-sti, che ben seppero giustificarsi avanti il comandantedelle ruberie commesse dai sollevati. Quale accozzaglia

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missario, e pigliatolo alle strette, cominciarono a minac-ciarlo. Il cattivello, che tremava a verga verga, s’argo-mentava di persuadere i furfanti, ch’egli non era il mes-sere da essi cercato, ma le sue furon parole; sin tantoche sopraggiunte altre persone, e data assicurazione delvero, lo lasciarono in libertà, tutto invasato dallo spa-vento. Ad altro bottino volgevano allora questi difensorila mente. Nella piazza del Podestà, poco prima del loroarrivare, sostava un carriaggio con due artiglieri napo-leoniani, che venuti dall’assedio di Trento andavano adAla per munizione. Sopraffatto dai sollevati, uno degliartiglieri fu preso; dei cavalli l’uno ucciso, l’altro ferito,due rapinati insieme a due altri levati dalla scuderia po-stale per trainare il carriaggio. Altri arraffarono i buoiquivi lasciati dal nemico, e vollero vettovaglie. Alla serauna nuova banda, entrata nel palazzo pretorio, volle rila-sciati due suoi paesani sostenuti in carcere, e poste loroin mano le armi, li prese seco, dicendoli purgati d’ognidelitto prestandosi alla difesa della patria; e pria ancorche annottasse, un’altra punta di 80 difensori veniva daRiva a provvedersi di polvere, scaraventandosi dappoitutti quanti al di là del fiume alle lor posizioni, liberandocosì la città da mille angustie, e dal timore di vedernefatto macello dai napoleoniani, che in 120, scesi da Cal-liano la notte, alloggiarono per sicurezza nel conventodei Frati minori a San Rocco; ove, sotto la scorta deisoldati, furono chiamati alle 3 del mattino i municipali-sti, che ben seppero giustificarsi avanti il comandantedelle ruberie commesse dai sollevati. Quale accozzaglia

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di difensori fosser costoro, vedrassi più sotto; qui bastiaver detto che, lungi dall’appartenere alla nazion del Ti-rolo, erano nella massima parte di quei collettizii stra-nieri, di cui, con dispiacenza e disdoro dei veri tirolesi,era stato fatto un grosso arrolamento nelle compagnie dinazionale difesa de’ capitani italiani.

Pareva che dopo l’ultima comparsa del Leiningen, ele prove da lui reiteratamente date di una tenace resi-stenza, dovesse la tempesta, almeno per alcuni giorni,sedare; ma, sia che il francese Livier non fosse ancoraconvinto che alle sue forze insuperabile era il Leinin-gen, o che il comando di chi presiedeva al ministero del-la guerra in Milano così suonasse, egli ricompariva il dì13 in Tirolo. Due ore dopo il meriggio, 60 cavalieri, fraussari e dragoni, guerrescamente e di tutto galoppo ilprecedevano in Rovereto. Ad essi tenevano dietro 1100soldati di fanteria, con tre cannoni, un obizzo e tre cas-soni di munizione; ed altri 200 si postarono a Isera ed alporto di Sacco. I cavalli campeggiarono a Volano e disopra; l’altra gente sulle vie dei Paganini, di San Roccoe di Sant’Ilario, ed il dì appresso una parte sulle alture diVallunga, non lasciando il passo a nessuno. Ignoravasiquale determinazione fosse per prendere questa voltaLivier, se quella di starsene sulla difesa, o di ritornareall’espugnazione del tridentino castello. In questa vacil-lante postura rimaneva egli tutto il giorno seguente, incui molte famiglie trentine si trasportarono a Rovereto,per consiglio dello stesso Leiningen, risoluto di difen-dersi a tutto potere, ad onta del sacrificio della città:

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di difensori fosser costoro, vedrassi più sotto; qui bastiaver detto che, lungi dall’appartenere alla nazion del Ti-rolo, erano nella massima parte di quei collettizii stra-nieri, di cui, con dispiacenza e disdoro dei veri tirolesi,era stato fatto un grosso arrolamento nelle compagnie dinazionale difesa de’ capitani italiani.

Pareva che dopo l’ultima comparsa del Leiningen, ele prove da lui reiteratamente date di una tenace resi-stenza, dovesse la tempesta, almeno per alcuni giorni,sedare; ma, sia che il francese Livier non fosse ancoraconvinto che alle sue forze insuperabile era il Leinin-gen, o che il comando di chi presiedeva al ministero del-la guerra in Milano così suonasse, egli ricompariva il dì13 in Tirolo. Due ore dopo il meriggio, 60 cavalieri, fraussari e dragoni, guerrescamente e di tutto galoppo ilprecedevano in Rovereto. Ad essi tenevano dietro 1100soldati di fanteria, con tre cannoni, un obizzo e tre cas-soni di munizione; ed altri 200 si postarono a Isera ed alporto di Sacco. I cavalli campeggiarono a Volano e disopra; l’altra gente sulle vie dei Paganini, di San Roccoe di Sant’Ilario, ed il dì appresso una parte sulle alture diVallunga, non lasciando il passo a nessuno. Ignoravasiquale determinazione fosse per prendere questa voltaLivier, se quella di starsene sulla difesa, o di ritornareall’espugnazione del tridentino castello. In questa vacil-lante postura rimaneva egli tutto il giorno seguente, incui molte famiglie trentine si trasportarono a Rovereto,per consiglio dello stesso Leiningen, risoluto di difen-dersi a tutto potere, ad onta del sacrificio della città:

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molt’altre si fermarono a Mattarello, per non poter veni-re a quell’ora più avanti. Nello stesso dì le fuste francesiaveano ritentato lo sbarco a Riva; ma furon tenute ad-dietro dalla moschetteria dei sollevati, che, a cavalieredella montata di San Giovanni, fronteggiavano ben an-che i primi picchetti francesi che guardavano Loppio.

Alle ore due del mattino dei 15 arrivava dall’Italiauna staffetta a Livier, e tre ore dopo egli con tutta la sol-datesca indirizzava il cammino alla volta di Verona.Passando avanti al palazzo del Comune, a certuni, chedal poggiolo osservavano la ritirata: – Perchè non ride-te? disse, con cert’aria tutta francesca e piena di disgu-sto; vi prevengo, che fra tre o quattro giorni saremo dinuovo qui. – Ma i roveretani aveano a que’ giorni pocavoglia di ridere, e delle carissime visite eran ben più cheristucchi.

A’ 18 arrivò Leiningen con due compagnie di regola-ri, altrettanti sollevati, ed alcuni cavalli, e dopo il riposoproseguì verso Ala. Rovereto era guardata a questi dì dacirca 500 regolari; i villaggi di Pomarolo, Villa ed Iseradai sollevati: stando ogni spesa di militare precauzione,e le provigioni di tutti, come sotto i francesi, a caricodegli esausti Comuni.

Quanto agli armigeri fatti, respirava l’italiano Tirolo,sino al finire del luglio, quell’aura di riposo, che tantoanelava; i napoleoniani si limitavano a difendere i confi-ni del regno, e gli austriaci stabilivano i posti avanzati aldi sotto del sobborgo roveretano, postando fra Lizzanel-la e Lizzana la prima sentinella a cavallo. Talvolta face-

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molt’altre si fermarono a Mattarello, per non poter veni-re a quell’ora più avanti. Nello stesso dì le fuste francesiaveano ritentato lo sbarco a Riva; ma furon tenute ad-dietro dalla moschetteria dei sollevati, che, a cavalieredella montata di San Giovanni, fronteggiavano ben an-che i primi picchetti francesi che guardavano Loppio.

Alle ore due del mattino dei 15 arrivava dall’Italiauna staffetta a Livier, e tre ore dopo egli con tutta la sol-datesca indirizzava il cammino alla volta di Verona.Passando avanti al palazzo del Comune, a certuni, chedal poggiolo osservavano la ritirata: – Perchè non ride-te? disse, con cert’aria tutta francesca e piena di disgu-sto; vi prevengo, che fra tre o quattro giorni saremo dinuovo qui. – Ma i roveretani aveano a que’ giorni pocavoglia di ridere, e delle carissime visite eran ben più cheristucchi.

A’ 18 arrivò Leiningen con due compagnie di regola-ri, altrettanti sollevati, ed alcuni cavalli, e dopo il riposoproseguì verso Ala. Rovereto era guardata a questi dì dacirca 500 regolari; i villaggi di Pomarolo, Villa ed Iseradai sollevati: stando ogni spesa di militare precauzione,e le provigioni di tutti, come sotto i francesi, a caricodegli esausti Comuni.

Quanto agli armigeri fatti, respirava l’italiano Tirolo,sino al finire del luglio, quell’aura di riposo, che tantoanelava; i napoleoniani si limitavano a difendere i confi-ni del regno, e gli austriaci stabilivano i posti avanzati aldi sotto del sobborgo roveretano, postando fra Lizzanel-la e Lizzana la prima sentinella a cavallo. Talvolta face-

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vano qualche scorreria sino al confine sotto il Borghetto,senza venire però al paragone dell’armi. Per disposizio-ne dell’austriaco colonnello le strade di Rovereto, cheoltre la chiesa di Santa Maria conducono una a Lizza-nella verso Verona, e l’altra per Ravazzone al Lago diGarda, e quella che dal ponte del Leno conduce allacontrada dei Calcinari, vennero in sul finire di giugnoasserragliate agli sbocchi coi sì detti cavalli di Frigia,per trattenere, nell’emergenza d’un’improvvisa invasio-ne, il passo alla nemica cavalleria.

Ma se nel Tirolo italiano romoreggiarono nell’entraredi giugno le armi, non andava esente negli stessi giornidal malaugurato lor rombo il Tirolo tedesco, a cui l’ordi-ne dell’argomento ci chiama. Il bavaro colonnello Conted’Arco, con un corpo di truppe da lui comandato, veni-va il giorno 2 nei contorni di Mittewald e Valgau mole-stando la quiete de’ prossimi andati giorni. Le compa-gnie dei difensori di Latsch, d’Imst, di Landeck, di Lau-dech, di Scharnitz e di Luitasch si assembravano tosta-mente, e colla veterana loro franchezza si accingevano ariurtare il nemico. Un aspro azzuffamento in detti con-torni accendevasi. I bavari combattevano anche in que-sta novella occasione colla solita loro bravura; ma noncedevano punto i coraggiosi tirolesi, che in cima deiloro pensieri avevano sempre la beatitudine della lorocostituzione, e la servitù a cui il bavaro governo aveagià incominciato a sottometterli. I primi, preponderantiin cavalleria ed in artiglieria, riuscivano in sulle prime afar inclinare la tirolese fortuna, e a respingere i combat-

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vano qualche scorreria sino al confine sotto il Borghetto,senza venire però al paragone dell’armi. Per disposizio-ne dell’austriaco colonnello le strade di Rovereto, cheoltre la chiesa di Santa Maria conducono una a Lizza-nella verso Verona, e l’altra per Ravazzone al Lago diGarda, e quella che dal ponte del Leno conduce allacontrada dei Calcinari, vennero in sul finire di giugnoasserragliate agli sbocchi coi sì detti cavalli di Frigia,per trattenere, nell’emergenza d’un’improvvisa invasio-ne, il passo alla nemica cavalleria.

Ma se nel Tirolo italiano romoreggiarono nell’entraredi giugno le armi, non andava esente negli stessi giornidal malaugurato lor rombo il Tirolo tedesco, a cui l’ordi-ne dell’argomento ci chiama. Il bavaro colonnello Conted’Arco, con un corpo di truppe da lui comandato, veni-va il giorno 2 nei contorni di Mittewald e Valgau mole-stando la quiete de’ prossimi andati giorni. Le compa-gnie dei difensori di Latsch, d’Imst, di Landeck, di Lau-dech, di Scharnitz e di Luitasch si assembravano tosta-mente, e colla veterana loro franchezza si accingevano ariurtare il nemico. Un aspro azzuffamento in detti con-torni accendevasi. I bavari combattevano anche in que-sta novella occasione colla solita loro bravura; ma noncedevano punto i coraggiosi tirolesi, che in cima deiloro pensieri avevano sempre la beatitudine della lorocostituzione, e la servitù a cui il bavaro governo aveagià incominciato a sottometterli. I primi, preponderantiin cavalleria ed in artiglieria, riuscivano in sulle prime afar inclinare la tirolese fortuna, e a respingere i combat-

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tenti sino verso Scharnitz; ma quando ormai si promet-tevano di cantare vittoria, vedevansi tutt’ad un tratto as-saliti nel fianco dai difensori, guidati dai prodi capitaniFalk di Landeck, e Conte di Mohr da Latsch, che so-praggiunti dalla parte del monte Burg, e dal lago di Lau-ter, tiravano con alcune spingarde e colle loro carabine,bersagliando la cavalleria; impresa invero mirabile, ingente che altr’arte militare non possedeva, che quelladel solo coraggio e del natural talento. L’inaspettato as-salto non solo dissestava il disegno della bavara colon-na, e la metteva nella confusione e nello scoraggiamen-to, ma obbligavala eziandio a retrocedere, lasciandoventisette morti sul campo, e molti prigionieri, fra i qua-li un uffiziale di linea, un capitano della milizia cittadinadi Monaco, ed un carriaggio di munizione. Il Conted’Arco, quanto impressionato del tirolese valore, altret-tanto avvilito, si rifuggiva a Benedichtbeueren. La suaritirata, ed una scorreria del maggiore imperiale Thei-mer con alcune centinaja d’uomini a piedi e a cavallo, econ due cannoni, sino a Murnau e Weiheim, spargevanoil timore nei paesi della Baviera. Ciò costringeva il ge-nerale Deroy a lasciare Rosenheim e Reifelden, in cuipur esso erasi rifuggito, e a venire a presti passi col suocorpo d’armata per difendere Monaco, se, come il timo-re, si presentasse il bisogno. Per tal mutazione Deroyfissava il suo alloggiamento a Benedichtbeueren, allun-gando le sue prime quadriglie sino a Kockel; il generaleVincenti lo aveva fermato in Tölz, e formavano ambidueun cordone ch’estendevasi da Lindau fino ad Eibling.

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tenti sino verso Scharnitz; ma quando ormai si promet-tevano di cantare vittoria, vedevansi tutt’ad un tratto as-saliti nel fianco dai difensori, guidati dai prodi capitaniFalk di Landeck, e Conte di Mohr da Latsch, che so-praggiunti dalla parte del monte Burg, e dal lago di Lau-ter, tiravano con alcune spingarde e colle loro carabine,bersagliando la cavalleria; impresa invero mirabile, ingente che altr’arte militare non possedeva, che quelladel solo coraggio e del natural talento. L’inaspettato as-salto non solo dissestava il disegno della bavara colon-na, e la metteva nella confusione e nello scoraggiamen-to, ma obbligavala eziandio a retrocedere, lasciandoventisette morti sul campo, e molti prigionieri, fra i qua-li un uffiziale di linea, un capitano della milizia cittadinadi Monaco, ed un carriaggio di munizione. Il Conted’Arco, quanto impressionato del tirolese valore, altret-tanto avvilito, si rifuggiva a Benedichtbeueren. La suaritirata, ed una scorreria del maggiore imperiale Thei-mer con alcune centinaja d’uomini a piedi e a cavallo, econ due cannoni, sino a Murnau e Weiheim, spargevanoil timore nei paesi della Baviera. Ciò costringeva il ge-nerale Deroy a lasciare Rosenheim e Reifelden, in cuipur esso erasi rifuggito, e a venire a presti passi col suocorpo d’armata per difendere Monaco, se, come il timo-re, si presentasse il bisogno. Per tal mutazione Deroyfissava il suo alloggiamento a Benedichtbeueren, allun-gando le sue prime quadriglie sino a Kockel; il generaleVincenti lo aveva fermato in Tölz, e formavano ambidueun cordone ch’estendevasi da Lindau fino ad Eibling.

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Il giorno 13, in cui Livier rientrava nel Tirolo italiano,le campane a martello scuotevano e chiamavano novel-lamente all’armi i vorarlberghesi. Gelosi i bavari di ricu-perare quanto avevano perduto ne’ passati giorni, e di ri-vendicare le sofferte percosse, annodavano di buon mat-tino le proprie forze con quelle de’ loro alleati, e rispin-gevano le prime squadre dei difensori, che i confinifronteggianti la Svevia guardavano. Già essi con moltoardire e con maggioranza di forze nel territorio del Vo-rarlberg s’inoltravano, incalzando i resistenti difensori aldi là di Hörbranz nell’interno dei monti. Ma allo stor-meggiare continuato delle campane nuovi nazionalicombattenti univansi a quelli che con ammirabile virilitàsostenevano l’impetuoso urto in un coi pochi regolaridel reggimento Lusignan; rimettevano maravigliosa-mente la cadente fortuna, ricacciavano il furente nemi-co, e costringevanlo ben presto a trovare un rifugio disalvezza entro le mura di Lindau; per la qual cosa veni-va il paese, ancor pria che annottasse, liberato colla solaperdita di sei morti e dodici feriti di Lusignan, e di quat-tro morti e sedici feriti della valorosa compagnia di Fel-dkirch, essendo stata la perdita degli avversari moltomaggiore.

La vittoria chiama vittoria. Alcuni giorni dopo giu-gneva a notizia dei vorarlberghesi che la città di Costan-za era presidiata e difesa da poca truppa e da sei canno-ni, e deliberavano perciò d’impadronirsene medianteuna notturna sorpresa. Fra i serotini crepuscoli del gior-no 28 il commissario generale Schneider fece a

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Il giorno 13, in cui Livier rientrava nel Tirolo italiano,le campane a martello scuotevano e chiamavano novel-lamente all’armi i vorarlberghesi. Gelosi i bavari di ricu-perare quanto avevano perduto ne’ passati giorni, e di ri-vendicare le sofferte percosse, annodavano di buon mat-tino le proprie forze con quelle de’ loro alleati, e rispin-gevano le prime squadre dei difensori, che i confinifronteggianti la Svevia guardavano. Già essi con moltoardire e con maggioranza di forze nel territorio del Vo-rarlberg s’inoltravano, incalzando i resistenti difensori aldi là di Hörbranz nell’interno dei monti. Ma allo stor-meggiare continuato delle campane nuovi nazionalicombattenti univansi a quelli che con ammirabile virilitàsostenevano l’impetuoso urto in un coi pochi regolaridel reggimento Lusignan; rimettevano maravigliosa-mente la cadente fortuna, ricacciavano il furente nemi-co, e costringevanlo ben presto a trovare un rifugio disalvezza entro le mura di Lindau; per la qual cosa veni-va il paese, ancor pria che annottasse, liberato colla solaperdita di sei morti e dodici feriti di Lusignan, e di quat-tro morti e sedici feriti della valorosa compagnia di Fel-dkirch, essendo stata la perdita degli avversari moltomaggiore.

La vittoria chiama vittoria. Alcuni giorni dopo giu-gneva a notizia dei vorarlberghesi che la città di Costan-za era presidiata e difesa da poca truppa e da sei canno-ni, e deliberavano perciò d’impadronirsene medianteuna notturna sorpresa. Fra i serotini crepuscoli del gior-no 28 il commissario generale Schneider fece a

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quest’uopo radunare presso Fussack cinque barche dimezzana grandezza, affidando la spedizione al bravo ca-pitano Walser, e al tenente Festenburg del reggimentoLusignan, il primo guidatore di 90 cacciatori, e il secon-do di 37 regolari della sua compagnia. La contrarietà delvento impediva al comandante della spedizione di man-dare ad effetto nella seguente notte l’ordito disegno;perciò l’esecuzione veniva protratta sino alle ore nove dimattina del dì 29. A quest’ora il Walser e il Festenburgcolla maggior parte della loro gente si affacciavano alporto, sbarcavano in vista dell’accorso presidio e di unamoltitudine di abitanti, e scacciavano avanti di sè tuttigli oppositori. Un piccolo distaccamento dei cacciatori,smontato a terra in un altro punto del porto, a fine diserrare quelli fra due fuochi, incontravasi coi fuggentiper lo ponte del Reno, e per tale evoluzione tutto lo sgo-mentato presidio deponeva le armi, e, cessando presta-mente dall’insistere col ferro e col fuoco, si dava prigio-niero di guerra insieme all’artiglieria. I maggiori Nach-bauer, Bredmüller, Ellenson e Müller, che l’accennataspedizione aveano col Walser concertata, non si rimane-vano intanto colle mani alla cintola. S’avanzavano essicoi loro battaglioni dalla parte di Lindau, Neuraven-sburg e Wangen sul fiume Argen sino a Tettuang, e su-perando bravamente gli opposti trinceramenti nemici,eretti presso Lindau, riuscivano in breve giro di tempo amettere il blocco a questa città dalla parte di terra. Aquesto modo ottennero lo scopo, che il nemico non po-tesse mandare rinforzi al presidio di Costanza, che colla

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quest’uopo radunare presso Fussack cinque barche dimezzana grandezza, affidando la spedizione al bravo ca-pitano Walser, e al tenente Festenburg del reggimentoLusignan, il primo guidatore di 90 cacciatori, e il secon-do di 37 regolari della sua compagnia. La contrarietà delvento impediva al comandante della spedizione di man-dare ad effetto nella seguente notte l’ordito disegno;perciò l’esecuzione veniva protratta sino alle ore nove dimattina del dì 29. A quest’ora il Walser e il Festenburgcolla maggior parte della loro gente si affacciavano alporto, sbarcavano in vista dell’accorso presidio e di unamoltitudine di abitanti, e scacciavano avanti di sè tuttigli oppositori. Un piccolo distaccamento dei cacciatori,smontato a terra in un altro punto del porto, a fine diserrare quelli fra due fuochi, incontravasi coi fuggentiper lo ponte del Reno, e per tale evoluzione tutto lo sgo-mentato presidio deponeva le armi, e, cessando presta-mente dall’insistere col ferro e col fuoco, si dava prigio-niero di guerra insieme all’artiglieria. I maggiori Nach-bauer, Bredmüller, Ellenson e Müller, che l’accennataspedizione aveano col Walser concertata, non si rimane-vano intanto colle mani alla cintola. S’avanzavano essicoi loro battaglioni dalla parte di Lindau, Neuraven-sburg e Wangen sul fiume Argen sino a Tettuang, e su-perando bravamente gli opposti trinceramenti nemici,eretti presso Lindau, riuscivano in breve giro di tempo amettere il blocco a questa città dalla parte di terra. Aquesto modo ottennero lo scopo, che il nemico non po-tesse mandare rinforzi al presidio di Costanza, che colla

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dimostrata bindoleria era già divenuta preda del vincito-ri vorarlberghesi. Tale fu l’esito della duplice spedizio-ne, senza grave spargimento di sangue maravigliosa-mente eseguita.

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dimostrata bindoleria era già divenuta preda del vincito-ri vorarlberghesi. Tale fu l’esito della duplice spedizio-ne, senza grave spargimento di sangue maravigliosa-mente eseguita.

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CAPITOLO VII.

Silenzio momentaneo delle armi. Bisogno di munizione da boccae da guerra, e provvedimenti relativi. Ordinamento di nuovecompagnie di difesa, ed inciampi ad eseguirlo nella parte ita-liana, e a Rovereto in ispecie. Soppressione delle milizie citta-dine del Tirolo italiano. Prestito forzato ingiunto dall’imperialCommissario. Requisizioni dei varii capitani di difesa nel Tiro-lo italiano, e freno imposto alle medesime dal comandante im-periale Leiningen. Dimissione d’alcuni capitani in parte stra-nieri. Sul principiar di luglio la quiete dell’armi si rompe nelVorarlberghese, e a Kuffstein. Valorose prove di alcuni tirolesi.Battaglia di Wagram, e sue conseguenze pei tirolesi.

Nel mese di giugno tacevano avventurosamente in Ti-rolo per qualche giorno le armi, ma in mezzo all’appa-rente tranquillità altri accidenti, altre inquietudini sorge-vano nel desolato paese.

Gl’imperiali magazzini, che somministravano le mu-nizioni da bocca e da guerra alle truppe stanziate nellaprovincia, erano in questo mese intieramente consunti:la situazione delle grandi armate impediva di poterli ri-pristinare a spese dello Stato, tanto più che anche la cas-sa di guerra era pressochè esaurita; il bisogno imponevache le truppe medesime fossero provvedute a carico deicomuni. Il Tirolo avea sacrificato il sangue e le vite di

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CAPITOLO VII.

Silenzio momentaneo delle armi. Bisogno di munizione da boccae da guerra, e provvedimenti relativi. Ordinamento di nuovecompagnie di difesa, ed inciampi ad eseguirlo nella parte ita-liana, e a Rovereto in ispecie. Soppressione delle milizie citta-dine del Tirolo italiano. Prestito forzato ingiunto dall’imperialCommissario. Requisizioni dei varii capitani di difesa nel Tiro-lo italiano, e freno imposto alle medesime dal comandante im-periale Leiningen. Dimissione d’alcuni capitani in parte stra-nieri. Sul principiar di luglio la quiete dell’armi si rompe nelVorarlberghese, e a Kuffstein. Valorose prove di alcuni tirolesi.Battaglia di Wagram, e sue conseguenze pei tirolesi.

Nel mese di giugno tacevano avventurosamente in Ti-rolo per qualche giorno le armi, ma in mezzo all’appa-rente tranquillità altri accidenti, altre inquietudini sorge-vano nel desolato paese.

Gl’imperiali magazzini, che somministravano le mu-nizioni da bocca e da guerra alle truppe stanziate nellaprovincia, erano in questo mese intieramente consunti:la situazione delle grandi armate impediva di poterli ri-pristinare a spese dello Stato, tanto più che anche la cas-sa di guerra era pressochè esaurita; il bisogno imponevache le truppe medesime fossero provvedute a carico deicomuni. Il Tirolo avea sacrificato il sangue e le vite di

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tanti suoi figli; a questo magnanimo sacrificio dovea ag-giunger pur quello di snervare le pubbliche e privatecasse di danaro, e di privarsi delle proprie sostanze. Or-mai le vele della travagliata navicella, portante l’interes-santissima di lui causa, erano abbandonate al soffiaredei venti, a seconda dei quali conveniva rassegnatamen-te navigare. Per quella imperiosa circostanza il vicecom-missario Carlo de Menz, in virtù del comando conferito-gli dall’aulico Commissario imperiale, Giuseppe baronede Hormayr, sollecitava nel Tirolo italiano, in sul princi-piare di giugno, gli ordini da quest’ultimo già emanatiper l’erezione delle Deputazioni, che provvedessero esopraintendessero alla sussistenza delle truppe e agli af-fari inerenti alla nazionale difesa, giusta il sistema delTirolo tedesco. Pochi dì dopo, lo stesso Commissario,col suo editto de’ 20 giugno, notificava la quantità diprigionieri austriaci, che liberati per diversi felici avve-nimenti dalle mani del nemico, trovava un asilo in Tiro-lo, e si univa alle forze imperiali e tirolesi, fortificandocon ciò viemmaggiormente la patria difesa, ed eccitavaad un tempo tutti gli abitanti a mandar armi e vestiti almagazzino di Bressanone per fornire dette genti, che of-ferivansi a pro della tirolese nazione. «Egli è della mas-sima conseguenza, diceva fra le altre cose, il Commissa-rio, l’accrescere le nostre forze, indebolite per la ritiratadel tenente maresciallo Chasteler, coll’aggiunta moltoimportante di questi bravi, che per la loro esperienzapossono maravigliosamente servire di guida ai valorosidifensori della patria.» Ed inculcava quindi sulla neces-

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tanti suoi figli; a questo magnanimo sacrificio dovea ag-giunger pur quello di snervare le pubbliche e privatecasse di danaro, e di privarsi delle proprie sostanze. Or-mai le vele della travagliata navicella, portante l’interes-santissima di lui causa, erano abbandonate al soffiaredei venti, a seconda dei quali conveniva rassegnatamen-te navigare. Per quella imperiosa circostanza il vicecom-missario Carlo de Menz, in virtù del comando conferito-gli dall’aulico Commissario imperiale, Giuseppe baronede Hormayr, sollecitava nel Tirolo italiano, in sul princi-piare di giugno, gli ordini da quest’ultimo già emanatiper l’erezione delle Deputazioni, che provvedessero esopraintendessero alla sussistenza delle truppe e agli af-fari inerenti alla nazionale difesa, giusta il sistema delTirolo tedesco. Pochi dì dopo, lo stesso Commissario,col suo editto de’ 20 giugno, notificava la quantità diprigionieri austriaci, che liberati per diversi felici avve-nimenti dalle mani del nemico, trovava un asilo in Tiro-lo, e si univa alle forze imperiali e tirolesi, fortificandocon ciò viemmaggiormente la patria difesa, ed eccitavaad un tempo tutti gli abitanti a mandar armi e vestiti almagazzino di Bressanone per fornire dette genti, che of-ferivansi a pro della tirolese nazione. «Egli è della mas-sima conseguenza, diceva fra le altre cose, il Commissa-rio, l’accrescere le nostre forze, indebolite per la ritiratadel tenente maresciallo Chasteler, coll’aggiunta moltoimportante di questi bravi, che per la loro esperienzapossono maravigliosamente servire di guida ai valorosidifensori della patria.» Ed inculcava quindi sulla neces-

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sità di tosto apprestare 3000 camicie, 500 paja di scarpee di stivaletti all’ungherese, e 500 mantelli, di cui massi-mamente abbisognavano.

In quanto alla patria difesa il de Menz col suo dispac-cio dei 23 giugno, indiritto a tutti i Giudizii distrettuali,ed alle Preture del Circolo all’Adige, abbracciante allorail Tirolo meridionale, istruiva e queste e quelli a formarele tavole per inscrivervi tutti gli abitanti dai 16 ai 45anni (età che fu poi cangiata in quella da’ 18 a’ 60),chiamati a difendere la patria, coll’esclusione dei sacer-doti e degli impiegati regi e cittadini, e a sistemare lecompagnie, ciascuna delle quali dovea comprendere 109individui. Una deputazione appositamente eretta in La-vis riceveva queste tavole, in cui quattro classi d’indivi-dui si distinguevano: la prima e la seconda comprende-vano i nubili e gli esercenti un’arte o un mestiere menoindispensabile alla società, e questi erano i primi a mar-ciare là dove il bisogno della difesa chiamavali. In alcu-ni comuni del prefato Circolo le compagnie venivano at-tivate colla bramata celerità, ma in alquanti altri, comein Trento, in Rovereto, in Riva, in Ala e ne’ circostantiluoghi insorgevano gravissime difficoltà. La loro situa-zione troppo accessibile al nemico minacciante da tantisbocchi, e dal quale erano di continuo infestati, fu il mo-tivo principale che impediva in essi l’effetto di quellapatria misura.

Fra le città che il giusto e gravissimo ostacolo miserosott’occhio all’imperial Commissario, Rovereto fu delleprime. Essa, che da vicino poteva prevedere la somma

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sità di tosto apprestare 3000 camicie, 500 paja di scarpee di stivaletti all’ungherese, e 500 mantelli, di cui massi-mamente abbisognavano.

In quanto alla patria difesa il de Menz col suo dispac-cio dei 23 giugno, indiritto a tutti i Giudizii distrettuali,ed alle Preture del Circolo all’Adige, abbracciante allorail Tirolo meridionale, istruiva e queste e quelli a formarele tavole per inscrivervi tutti gli abitanti dai 16 ai 45anni (età che fu poi cangiata in quella da’ 18 a’ 60),chiamati a difendere la patria, coll’esclusione dei sacer-doti e degli impiegati regi e cittadini, e a sistemare lecompagnie, ciascuna delle quali dovea comprendere 109individui. Una deputazione appositamente eretta in La-vis riceveva queste tavole, in cui quattro classi d’indivi-dui si distinguevano: la prima e la seconda comprende-vano i nubili e gli esercenti un’arte o un mestiere menoindispensabile alla società, e questi erano i primi a mar-ciare là dove il bisogno della difesa chiamavali. In alcu-ni comuni del prefato Circolo le compagnie venivano at-tivate colla bramata celerità, ma in alquanti altri, comein Trento, in Rovereto, in Riva, in Ala e ne’ circostantiluoghi insorgevano gravissime difficoltà. La loro situa-zione troppo accessibile al nemico minacciante da tantisbocchi, e dal quale erano di continuo infestati, fu il mo-tivo principale che impediva in essi l’effetto di quellapatria misura.

Fra le città che il giusto e gravissimo ostacolo miserosott’occhio all’imperial Commissario, Rovereto fu delleprime. Essa, che da vicino poteva prevedere la somma

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del pericolo a cui, levandosi, col nemico sull’uscio, siesporrebbe; essa che vedeasi dominata ora dai napoleo-niani, ora dagli austriaci, senza stabilità nè degli uni nèdegli altri, e che in varie occasioni fu testimone dei bar-bari eccessi dal nemico furore esercitati sui sollevati ti-rolesi, elesse, nel suo consiglio dei 30 giugno, due depu-tati nei cittadini Giovampietro conte Fedrigotti, e Gio-vambattista barone Todeschi, affinchè si presentasseroal Commissario, gli esponessero nella piena sua luce latrista situazione dei cittadini, ed impetrassero dal suopotere la dispensa dal levarsi in massa. Convintol’imperiale ministro dalle forti ragioni esposte dalla ro-veretana deputazione, non esitò a risponderle – che ladispensa dalla prescritta leva ei non poteva assoluta-mente concedere ai lagarini, ma che da canto suo avreb-be lasciato cadere l’eccitamento; tanto più, che dallasperimentata fedeltà del roveretano distretto non sarebbemancata occasione d’ottenere altre prove in compensodella non fattibile leva, che non è per verità (così con-chiudeva egli) nè pur compatibile colla povera e non ar-migera loro condizione, affatto diversa da quella dei ti-rolesi tedeschi, universalmente bersaglieri, ricchi, difesie trincerati fra le naturali strettezze e scabrosità deimonti; tanto più, che il pensiero della maestà del Monar-ca da lui rappresentato sarebbe ben lungi dall’esigere ilsanguinoso olocausto d’industriosi sudditi a lui carissi-mi. – In questa consolante risposta era già preventiva-mente concorso col suo vantaggioso parere il tenentecolonnello Cristiano conte di Leiningen, il quale, aven-

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del pericolo a cui, levandosi, col nemico sull’uscio, siesporrebbe; essa che vedeasi dominata ora dai napoleo-niani, ora dagli austriaci, senza stabilità nè degli uni nèdegli altri, e che in varie occasioni fu testimone dei bar-bari eccessi dal nemico furore esercitati sui sollevati ti-rolesi, elesse, nel suo consiglio dei 30 giugno, due depu-tati nei cittadini Giovampietro conte Fedrigotti, e Gio-vambattista barone Todeschi, affinchè si presentasseroal Commissario, gli esponessero nella piena sua luce latrista situazione dei cittadini, ed impetrassero dal suopotere la dispensa dal levarsi in massa. Convintol’imperiale ministro dalle forti ragioni esposte dalla ro-veretana deputazione, non esitò a risponderle – che ladispensa dalla prescritta leva ei non poteva assoluta-mente concedere ai lagarini, ma che da canto suo avreb-be lasciato cadere l’eccitamento; tanto più, che dallasperimentata fedeltà del roveretano distretto non sarebbemancata occasione d’ottenere altre prove in compensodella non fattibile leva, che non è per verità (così con-chiudeva egli) nè pur compatibile colla povera e non ar-migera loro condizione, affatto diversa da quella dei ti-rolesi tedeschi, universalmente bersaglieri, ricchi, difesie trincerati fra le naturali strettezze e scabrosità deimonti; tanto più, che il pensiero della maestà del Monar-ca da lui rappresentato sarebbe ben lungi dall’esigere ilsanguinoso olocausto d’industriosi sudditi a lui carissi-mi. – In questa consolante risposta era già preventiva-mente concorso col suo vantaggioso parere il tenentecolonnello Cristiano conte di Leiningen, il quale, aven-

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do più da vicino riconosciuto la facilità del pericolo diun eccidio nell’evento della leva in massa, che in questeparti si avesse voluto mandare ad effetto, si oppose, qualcomandante militare dell’italiano Tirolo, e colla penna ecolla voce, argomentandosi a dissuadere da tale misuracolle prove le più lucenti tanto il superiore comando mi-litare, quanto la politica superiorità. All’incontro, essen-dosi presentato di nuovo il bisogno di armare i sollevatid’altri distretti, e soldati accogliticci, egli eccitò la guar-dia cittadina di Rovereto a dargli le armi da essa posse-dute; e perchè la sua richiesta non avesse ad urtarel’amore e la fedeltà roveretana verso la Casa d’Austria,con suo editto del 4 luglio, dato dal castello di Trento,egli si esprimeva così:

«Non è già la diffidenza, o fedeli roveretani, quellache mi determina a chiedere le armi della cittadinanza,ma si è l’indispensabile necessità delle medesime per ladifesa del Tirolo, di questa Provincia, i cui valorosi abi-tanti meritano l’attenzione e la stima di tutte le Potenzeper il loro valore, per il coraggio, per i sacrifizj loro eper il particolar attaccamento al loro Monarca; e voi, oRoveretani, avete dato a divedere in special modo sì bel-le qualità: voi avete meritato della gratitudine della Pa-tria e dei ringraziamenti del nostro rispettabile Sovranoed Imperatore.

«Oltracciò io do la mia parola d’onore, che sarete in-dennizzati per ogni arma che consegnerete»7.

7 Questo compenso effettuossi realmente nell’anno 1838 col pa-

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do più da vicino riconosciuto la facilità del pericolo diun eccidio nell’evento della leva in massa, che in questeparti si avesse voluto mandare ad effetto, si oppose, qualcomandante militare dell’italiano Tirolo, e colla penna ecolla voce, argomentandosi a dissuadere da tale misuracolle prove le più lucenti tanto il superiore comando mi-litare, quanto la politica superiorità. All’incontro, essen-dosi presentato di nuovo il bisogno di armare i sollevatid’altri distretti, e soldati accogliticci, egli eccitò la guar-dia cittadina di Rovereto a dargli le armi da essa posse-dute; e perchè la sua richiesta non avesse ad urtarel’amore e la fedeltà roveretana verso la Casa d’Austria,con suo editto del 4 luglio, dato dal castello di Trento,egli si esprimeva così:

«Non è già la diffidenza, o fedeli roveretani, quellache mi determina a chiedere le armi della cittadinanza,ma si è l’indispensabile necessità delle medesime per ladifesa del Tirolo, di questa Provincia, i cui valorosi abi-tanti meritano l’attenzione e la stima di tutte le Potenzeper il loro valore, per il coraggio, per i sacrifizj loro eper il particolar attaccamento al loro Monarca; e voi, oRoveretani, avete dato a divedere in special modo sì bel-le qualità: voi avete meritato della gratitudine della Pa-tria e dei ringraziamenti del nostro rispettabile Sovranoed Imperatore.

«Oltracciò io do la mia parola d’onore, che sarete in-dennizzati per ogni arma che consegnerete»7.

7 Questo compenso effettuossi realmente nell’anno 1838 col pa-

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Questa milizia cittadina era stata eretta, come nellealtre città dell’italiano Tirolo, dal bavaro reggimento;ogni cittadino dai 18 ai 60 anni era chiamato senza di-stinzione ad armarsi a proprie spese, affine di vegliare albuon ordine ed alla pubblica quiete. Alla prima entratache gl’imperiali fecero in Trento, quella milizia, ch’aveaalquanti a cavallo, fu chiamata con solennità di apparatoalla rassegna dell’armi in sulla piazza, e resa finita;quella di Ala, Riva ed Arco contemporaneamente aquella di Rovereto.

Intanto le compagnie del Tirolo tedesco venivano no-vellamente sistemate con ogni cura ed attività, special-mente quelle della valle dell’Enno, per le quali il vice-commissario de Roschmann ebbe a spiegare le sue ze-lanti premure. In queste il valoroso Roberto Winterstel-ler di Kirchdorf copriva una delle prime cariche. Nomi-nando queste capo non posso tacere a chi mi legge il pa-triotico sentimento, che annidavasi nel suo petto. Fad’uopo avvertire, che l’ira nutrita dalla soldatesca bava-rese contro i tirolesi s’abbandonava di sovente allo sfo-go delle più acerbe vendette. Fra l’altre orrende cose,che la penna freme in rammentare, essa incendiava ottodelle di lui case, situate nella detta valle. Scrivendo ilWintersteller una lettera all’arciduca Giovanni, e toc-cando questa sua perdita, soggiungeva, reputarsi egli ab-bastanza felice per avere salvate le sue carabine, ed il

gare f. 5 per ogni fucile; f. 1.30 per la spada; e f. 1 per la gi-berna, in valuta dell’Impero.

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Questa milizia cittadina era stata eretta, come nellealtre città dell’italiano Tirolo, dal bavaro reggimento;ogni cittadino dai 18 ai 60 anni era chiamato senza di-stinzione ad armarsi a proprie spese, affine di vegliare albuon ordine ed alla pubblica quiete. Alla prima entratache gl’imperiali fecero in Trento, quella milizia, ch’aveaalquanti a cavallo, fu chiamata con solennità di apparatoalla rassegna dell’armi in sulla piazza, e resa finita;quella di Ala, Riva ed Arco contemporaneamente aquella di Rovereto.

Intanto le compagnie del Tirolo tedesco venivano no-vellamente sistemate con ogni cura ed attività, special-mente quelle della valle dell’Enno, per le quali il vice-commissario de Roschmann ebbe a spiegare le sue ze-lanti premure. In queste il valoroso Roberto Winterstel-ler di Kirchdorf copriva una delle prime cariche. Nomi-nando queste capo non posso tacere a chi mi legge il pa-triotico sentimento, che annidavasi nel suo petto. Fad’uopo avvertire, che l’ira nutrita dalla soldatesca bava-rese contro i tirolesi s’abbandonava di sovente allo sfo-go delle più acerbe vendette. Fra l’altre orrende cose,che la penna freme in rammentare, essa incendiava ottodelle di lui case, situate nella detta valle. Scrivendo ilWintersteller una lettera all’arciduca Giovanni, e toc-cando questa sua perdita, soggiungeva, reputarsi egli ab-bastanza felice per avere salvate le sue carabine, ed il

gare f. 5 per ogni fucile; f. 1.30 per la spada; e f. 1 per la gi-berna, in valuta dell’Impero.

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gran tamburo tolto dall’avolo suo a’ bavari nella guerradell’anno 1703.

In quanto al mantenimento della truppa imperiale edelle compagnie di difesa, durissima oltre ogni dire erala condizione de’ Comuni. Non solo davano essi, comefu detto, i loro figli, non solo dovevano pagare le straor-dinarie imposizioni caricate sulle campagne e sulle case,non solo eran tenuti a mantenere nelle proprie terre lagente armata che vi transitava o stanziava, e a vettova-gliare i magazzini eretti nelle città, ammanendo aquest’uopo l’occorrente danaro, o con imprestiti ripartitisugli abitanti, o con appositi locali balzelli; essi doveva-no eziandio concorrere a procacciare ogni fornimentonecessario all’esercito imperiale stanziato nella provin-cia, e ad approntare la pecunia atta a sostenere le spesedell’amministrazione, a salariare gli ufficiali e i pensio-nati dello Stato. «Siamo costretti», diceva a questo pro-posito l’imperial Commissario colla sua circolare de’ 2luglio, «di ricorrere ad un mezzo straordinario più pron-to, per non lasciar in preda al maggiore dei mali tanto iprivati, quanto le intiere corporazioni, e la patria istessa.La storia patria ci offre questo mezzo: un prestito forza-to è l’unico mezzo che può salvarci; un prestito forzatosulla norma di quelli che furono adottati ai tempi dei se-renissimi Arciduchi Ferdinando, Leopoldo, e dell’arci-duchessa Claudia, negli anni 1605, 1632 e 1647. La si-tuazione attuale del Tirolo è ancora più urgente di quelled’allora.» Esigendo l’imperial Commissario un simileprestito, mitigava la sua domanda, che nelle attuali con-

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gran tamburo tolto dall’avolo suo a’ bavari nella guerradell’anno 1703.

In quanto al mantenimento della truppa imperiale edelle compagnie di difesa, durissima oltre ogni dire erala condizione de’ Comuni. Non solo davano essi, comefu detto, i loro figli, non solo dovevano pagare le straor-dinarie imposizioni caricate sulle campagne e sulle case,non solo eran tenuti a mantenere nelle proprie terre lagente armata che vi transitava o stanziava, e a vettova-gliare i magazzini eretti nelle città, ammanendo aquest’uopo l’occorrente danaro, o con imprestiti ripartitisugli abitanti, o con appositi locali balzelli; essi doveva-no eziandio concorrere a procacciare ogni fornimentonecessario all’esercito imperiale stanziato nella provin-cia, e ad approntare la pecunia atta a sostenere le spesedell’amministrazione, a salariare gli ufficiali e i pensio-nati dello Stato. «Siamo costretti», diceva a questo pro-posito l’imperial Commissario colla sua circolare de’ 2luglio, «di ricorrere ad un mezzo straordinario più pron-to, per non lasciar in preda al maggiore dei mali tanto iprivati, quanto le intiere corporazioni, e la patria istessa.La storia patria ci offre questo mezzo: un prestito forza-to è l’unico mezzo che può salvarci; un prestito forzatosulla norma di quelli che furono adottati ai tempi dei se-renissimi Arciduchi Ferdinando, Leopoldo, e dell’arci-duchessa Claudia, negli anni 1605, 1632 e 1647. La si-tuazione attuale del Tirolo è ancora più urgente di quelled’allora.» Esigendo l’imperial Commissario un simileprestito, mitigava la sua domanda, che nelle attuali con-

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tingenze riusciva oltremodo acerba, e fatale a’ comuni,col promettere loro tanto la restituzione del capitale,quanto il pagamento dell’annuo canone8. È facilel’immaginarsi quale sconcerto avesse portato ai Comu-ni, bersagliati com’erano a questi giorni da tante spese,l’approntare una somma sì rilevante. I Comuni italianiin ispecialità gemevano sotto il peso delle disorbitanti etalvolta capricciose requisizioni delle compagnie dei di-fensori italiani comandate dai capitani Garbin, Belluta,Collini, Cantonati, Chesi, Frizzi, Meneghelli, Nocher,Conti, Santoni, ed altri. Guidati questi dall’ambizione dicomporre le loro compagnie con quel numero d’uominiche era statuito, arrolavano in esse inavvedutamentequanti lor presentavansi, senza badare se fossero indige-ni o pur forestieri, e senza avvisare alla lor fede e con-dotta. Per tal modo alcuni facinorosi delle vicine provin-cie dell’Italia, i quali fuggivano la castigatrice giustizia,e molti disertori di estere potenze, approfittando della ti-rolese sommossa, cercavano in questa provincia un piùsicuro rifugio, e s’ingaggiavano nelle compagnie di di-fesa. Tristi ed infami furono prima, tristi ed infami dap-poi. Questa peste di gente senza freno e senza consiglio,germe funesto di discordie, di perturbazioni e di perico-li, infestava i paesi dell’italiano Tirolo in ispecie, e diso-norava la tirolese nazione, dandosi alle dissolutezze, alleabbominevoli taglie, alle malvagità, ed alle enormi e8 Questa promessa è stata religiosamente adempita dall’austria-

co Governo, avendo i Comuni acquistato, intorno all’anno1830, tanto il capitale, quanto i relativi frutti arretrati.

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tingenze riusciva oltremodo acerba, e fatale a’ comuni,col promettere loro tanto la restituzione del capitale,quanto il pagamento dell’annuo canone8. È facilel’immaginarsi quale sconcerto avesse portato ai Comu-ni, bersagliati com’erano a questi giorni da tante spese,l’approntare una somma sì rilevante. I Comuni italianiin ispecialità gemevano sotto il peso delle disorbitanti etalvolta capricciose requisizioni delle compagnie dei di-fensori italiani comandate dai capitani Garbin, Belluta,Collini, Cantonati, Chesi, Frizzi, Meneghelli, Nocher,Conti, Santoni, ed altri. Guidati questi dall’ambizione dicomporre le loro compagnie con quel numero d’uominiche era statuito, arrolavano in esse inavvedutamentequanti lor presentavansi, senza badare se fossero indige-ni o pur forestieri, e senza avvisare alla lor fede e con-dotta. Per tal modo alcuni facinorosi delle vicine provin-cie dell’Italia, i quali fuggivano la castigatrice giustizia,e molti disertori di estere potenze, approfittando della ti-rolese sommossa, cercavano in questa provincia un piùsicuro rifugio, e s’ingaggiavano nelle compagnie di di-fesa. Tristi ed infami furono prima, tristi ed infami dap-poi. Questa peste di gente senza freno e senza consiglio,germe funesto di discordie, di perturbazioni e di perico-li, infestava i paesi dell’italiano Tirolo in ispecie, e diso-norava la tirolese nazione, dandosi alle dissolutezze, alleabbominevoli taglie, alle malvagità, ed alle enormi e8 Questa promessa è stata religiosamente adempita dall’austria-

co Governo, avendo i Comuni acquistato, intorno all’anno1830, tanto il capitale, quanto i relativi frutti arretrati.

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stravaganti pretese, e gettandosi dietro le spalle la mili-tar disciplina, le minaccie e i castighi dei capitani, nonche l’ordinamento, che contro gli eccessi delle loro re-quisizioni, a’ 12 giugno, avea pubblicato appositamenteil comandante conte di Leiningen. E sì come i malvagiesempi sono pestilenza della più contagiosa, così alcunidi quei cattivi terrazzani, de’ quali le società più o menorigurgitano, si associavano agli atroci loro sentimenti, edei più tristi si faceano seguaci. I gravi richiami, che lecomunali rappresentanze innalzavano contro l’eccessiveprepotenze, che queste collettizie compagnie commette-vano per opera dei birboni, che in parte le componeva-no, furono accolte ed esaudite dalle autorità politiche emilitari, che gli affari del paese a quel tempo possibil-mente reggevano. Esse cominciavano a scorgere che inquella geldra di paltonieri non allignava nè il sentimentodell’onore, nè l’impulso della virtù, nè il sincero amoredi patria, e perciò mandavano fuori nelle due lingue del-la provincia il seguente

DECRETO«Considerando, che la sfrenatezza e gli eccessi di

quelle compagnie italiane di bersaglieri, che girano neicontorni del lago di Garda, nelle Giudicarie e luoghi cir-convicini, hanno persino costretto le oppresse Comunitàdi armarsi contro le medesime, per reprimere le prepo-tenze, le estorsioni e angarie di ogni genere; consideran-do, che la maggior parte degli individui componentiqueste compagnie sono forestieri, dai quali non si può

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stravaganti pretese, e gettandosi dietro le spalle la mili-tar disciplina, le minaccie e i castighi dei capitani, nonche l’ordinamento, che contro gli eccessi delle loro re-quisizioni, a’ 12 giugno, avea pubblicato appositamenteil comandante conte di Leiningen. E sì come i malvagiesempi sono pestilenza della più contagiosa, così alcunidi quei cattivi terrazzani, de’ quali le società più o menorigurgitano, si associavano agli atroci loro sentimenti, edei più tristi si faceano seguaci. I gravi richiami, che lecomunali rappresentanze innalzavano contro l’eccessiveprepotenze, che queste collettizie compagnie commette-vano per opera dei birboni, che in parte le componeva-no, furono accolte ed esaudite dalle autorità politiche emilitari, che gli affari del paese a quel tempo possibil-mente reggevano. Esse cominciavano a scorgere che inquella geldra di paltonieri non allignava nè il sentimentodell’onore, nè l’impulso della virtù, nè il sincero amoredi patria, e perciò mandavano fuori nelle due lingue del-la provincia il seguente

DECRETO«Considerando, che la sfrenatezza e gli eccessi di

quelle compagnie italiane di bersaglieri, che girano neicontorni del lago di Garda, nelle Giudicarie e luoghi cir-convicini, hanno persino costretto le oppresse Comunitàdi armarsi contro le medesime, per reprimere le prepo-tenze, le estorsioni e angarie di ogni genere; consideran-do, che la maggior parte degli individui componentiqueste compagnie sono forestieri, dai quali non si può

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aspettare nè riguardi concilianti, nè fermo attaccamentoalla Patria, nè l’esigibile disciplina; considerando inol-tre, che vengono nel momento organizzate delle compa-gnie italiane ben regolate di bersaglieri, le quali non giàper rapacità e interesse, ma per amore verso l’adoratoloro Sovrano, per la conservazione dell’indipendenzadal giogo straniero, e per la difesa dei proprii confini pi-gliano le armi con nobile coraggio e vigore; consideran-do finalmente, che giungono da ogni parte numerose la-gnanze ed istanti suppliche per ottenere pronto riparocontro le suddette violenze,

«Viene deciso e ordinato quanto segue:«I. Tutte le compagnie italiane di bersaglieri staziona-

te o vaganti nei contorni del lago di Garda fin oltre Arcoe Villa, nelle Giudicarie, nella Val di Ledro, e nei luoghicirconvicini, nominatamente le compagnie Meneghelli,Bertelli, Belluta, Collini, Cantonati, Chesi, Frizzi, ec.,vengono colla presente disciolte, e i loro uffiziali sonopersonalmente risponsabili, di licenziare prontamente lagente sotto i loro ordini.

«II. I suddetti individui possono tuttavia, all’occasio-ne delle elezioni d’uffizialità, da farsi in seguito allanuova organizzazione della difesa nazionale, essere no-minati alle cariche delle compagnie.

«III. I sotto-uffiziali e comuni delle suddette compa-gnie, i quali sono forastieri non domiciliati nel paese, odevono prendere servigio nelle I. R. truppe, o legittimar-si in una maniera costante presso le autorità civili, comepretendano e possano mantenersi, e ottenere degli atte-

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aspettare nè riguardi concilianti, nè fermo attaccamentoalla Patria, nè l’esigibile disciplina; considerando inol-tre, che vengono nel momento organizzate delle compa-gnie italiane ben regolate di bersaglieri, le quali non giàper rapacità e interesse, ma per amore verso l’adoratoloro Sovrano, per la conservazione dell’indipendenzadal giogo straniero, e per la difesa dei proprii confini pi-gliano le armi con nobile coraggio e vigore; consideran-do finalmente, che giungono da ogni parte numerose la-gnanze ed istanti suppliche per ottenere pronto riparocontro le suddette violenze,

«Viene deciso e ordinato quanto segue:«I. Tutte le compagnie italiane di bersaglieri staziona-

te o vaganti nei contorni del lago di Garda fin oltre Arcoe Villa, nelle Giudicarie, nella Val di Ledro, e nei luoghicirconvicini, nominatamente le compagnie Meneghelli,Bertelli, Belluta, Collini, Cantonati, Chesi, Frizzi, ec.,vengono colla presente disciolte, e i loro uffiziali sonopersonalmente risponsabili, di licenziare prontamente lagente sotto i loro ordini.

«II. I suddetti individui possono tuttavia, all’occasio-ne delle elezioni d’uffizialità, da farsi in seguito allanuova organizzazione della difesa nazionale, essere no-minati alle cariche delle compagnie.

«III. I sotto-uffiziali e comuni delle suddette compa-gnie, i quali sono forastieri non domiciliati nel paese, odevono prendere servigio nelle I. R. truppe, o legittimar-si in una maniera costante presso le autorità civili, comepretendano e possano mantenersi, e ottenere degli atte-

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stati in proposito, oppure abbandonare il Tirolo fra ottogiorni.

«IV. In caso che nel Circolo all’Adige si ritrovasseroaltre compagnie italiane, nè autorizzate dal Comandomilitare, nè dall’Intendenza, nè dai Comitati, nè dai Co-mandanti nominati nella Circolare dei 20 corrente, nèregolarmente erette dalle Comunità, saranno pure le me-desime da riputarsi disciolte, e vige pure a lor riguardociò che venne ordinato nei paragrafi antecedenti.

«V. Dal giorno della pubblicazione della presente leComunità non sono più obbligate di prestare alcunasomministrazione alle suddette compagnie, ma sono in-vitate di ajutare ed assistere, ove le circostanze lo richie-dano.

«Non solo le I. R. Autorità, ma ben anche le rappre-sentanze comunali invigileranno all’esatta esecuzionedel presente ordine in tutte le sue parti.

«Trento, 26 giugno 1809.«CRISTIANO CONTE DI LEININGEN

I. R. Ten. Colonnello e Comandante nel Tirolo meridionale.

CARLO DE MENZC. R. Sotto-Intendente in Tirolo.»9

Ma ormai il male avea troppo profondate le sue radi-ci, e per ottenerne il rimedio i soli ordinamenti non era-no bastanti. Noi racconteremo in proposito, nel progres-

9 I capitani Frizzi da Rovereto, e Meneghelli da Riva, per dispo-sizione del Leiningen stabilirono colle loro compagnie l’allog-giamento in Montebaldo, e in sulle sponde del Garda.

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stati in proposito, oppure abbandonare il Tirolo fra ottogiorni.

«IV. In caso che nel Circolo all’Adige si ritrovasseroaltre compagnie italiane, nè autorizzate dal Comandomilitare, nè dall’Intendenza, nè dai Comitati, nè dai Co-mandanti nominati nella Circolare dei 20 corrente, nèregolarmente erette dalle Comunità, saranno pure le me-desime da riputarsi disciolte, e vige pure a lor riguardociò che venne ordinato nei paragrafi antecedenti.

«V. Dal giorno della pubblicazione della presente leComunità non sono più obbligate di prestare alcunasomministrazione alle suddette compagnie, ma sono in-vitate di ajutare ed assistere, ove le circostanze lo richie-dano.

«Non solo le I. R. Autorità, ma ben anche le rappre-sentanze comunali invigileranno all’esatta esecuzionedel presente ordine in tutte le sue parti.

«Trento, 26 giugno 1809.«CRISTIANO CONTE DI LEININGEN

I. R. Ten. Colonnello e Comandante nel Tirolo meridionale.

CARLO DE MENZC. R. Sotto-Intendente in Tirolo.»9

Ma ormai il male avea troppo profondate le sue radi-ci, e per ottenerne il rimedio i soli ordinamenti non era-no bastanti. Noi racconteremo in proposito, nel progres-

9 I capitani Frizzi da Rovereto, e Meneghelli da Riva, per dispo-sizione del Leiningen stabilirono colle loro compagnie l’allog-giamento in Montebaldo, e in sulle sponde del Garda.

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so di queste memorie, vicende che faranno raccapriccia-re, e la cui origine a questa gente si deve principalmenteattribuire.

Il dì 5 luglio dovea rompersi la quiete dell’armi, cheda più giorni regnava. I bavari, che ognor più infrenesi-vano di poter una volta soggiogare coloro che tantesconfitte e tanto disonore lor cagionavano ad ogni tratto,tornavano a rinnovellare gli ostili attentati. Quelli che ilVorarlberg infestavano, quelli che il presidio della for-tezza di Kuffstein componevano, e che in vicinanza allamedesima campeggiavano, al ferro ed al fuoco in dettogiorno venivano. Scontrando i vorarlberghesi vigorosa-mente l’assalto, davano agli assalitori novelle prove diessere ancor tenaci nella pugna, ancor immutabili nelvalore, ancor audaci nelle imprese. Non solo di primoslancio li repulsavano dal suolo su cui eransi arditamen-te introdotti, ma loro producevano altresì una perdita di120 uomini di cavalleria, e quasi 100 di fanteria, che ri-manevano prigionieri di guerra, e coronavano la vitto-riosa repulsione coll’acquisto di Wangen. La colonnacampeggiante poco lungi da Kuffstein con un apparatoassai più minaccioso, menava ad effetto nello stessogiorno il disegno, che da qualche tempo avea meditato:un battaglione di fanti, un treno d’artiglieria, ed un drap-pello di cavalleria affacciavansi di buon mattino al pon-te di Kiefer per superarlo, ed afferrare l’opposta riva. Unaltro corpo più numeroso tragittava ad un’ora l’Ennocon due cannoni presso la dogana, e una parte dei presi-diarii della fortezza mandava da questa una pioggia di

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so di queste memorie, vicende che faranno raccapriccia-re, e la cui origine a questa gente si deve principalmenteattribuire.

Il dì 5 luglio dovea rompersi la quiete dell’armi, cheda più giorni regnava. I bavari, che ognor più infrenesi-vano di poter una volta soggiogare coloro che tantesconfitte e tanto disonore lor cagionavano ad ogni tratto,tornavano a rinnovellare gli ostili attentati. Quelli che ilVorarlberg infestavano, quelli che il presidio della for-tezza di Kuffstein componevano, e che in vicinanza allamedesima campeggiavano, al ferro ed al fuoco in dettogiorno venivano. Scontrando i vorarlberghesi vigorosa-mente l’assalto, davano agli assalitori novelle prove diessere ancor tenaci nella pugna, ancor immutabili nelvalore, ancor audaci nelle imprese. Non solo di primoslancio li repulsavano dal suolo su cui eransi arditamen-te introdotti, ma loro producevano altresì una perdita di120 uomini di cavalleria, e quasi 100 di fanteria, che ri-manevano prigionieri di guerra, e coronavano la vitto-riosa repulsione coll’acquisto di Wangen. La colonnacampeggiante poco lungi da Kuffstein con un apparatoassai più minaccioso, menava ad effetto nello stessogiorno il disegno, che da qualche tempo avea meditato:un battaglione di fanti, un treno d’artiglieria, ed un drap-pello di cavalleria affacciavansi di buon mattino al pon-te di Kiefer per superarlo, ed afferrare l’opposta riva. Unaltro corpo più numeroso tragittava ad un’ora l’Ennocon due cannoni presso la dogana, e una parte dei presi-diarii della fortezza mandava da questa una pioggia di

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cannonate. Gl’imperiali e i difensori avevano già forbitele armi, e con fermezza d’animo attendevano presso ilpredetto ponte ed a Sparchen l’implacabile nemico, chea minacciarlo veniva. Allorchè le avversarie schiere sierano alquanto appressate, e le rispettive batterie erandisposte, faceano manovrare il cannone, che col suorimbombo avvertiva i circostanti villaggi dell’apertabattaglia. L’ufficiale bavaro che l’antiguardo indirizza-va, e che forzare voleva il passaggio del ponte, pagavaalle prime scariche il fio dell’estremo ardimento. Colpi-to da una palla cadeva insieme a molti cannonieri ap-presso a’ maneggiati cannoni. I cacciatori imperiali, e lecompagnie de’ difensori di Innsbruck e di Söll altamentesi segnalavano. Fra quelli distinguevasi colle più lumi-nose prove di sapere e di coraggio il maggiore GiacomoSieberer, quel Sieberer che nel dicembre dell’anno 1800vide in Tiersee morire al suo fianco, senza atterrirsi, duefratelli e due cugini dello stesso cognome; tanto potevain lui l’amor della patria. Nel valore pareggiavalo il ser-gente Münzel. Fra i difensori si rendevano degni di sin-golare encomio il capitano Stuffer della compagniad’Innsbruck, supposto l’uccisore dell’anzidetto officiale,e il sotto comandante Spiss, pria capitano della miliziadi Zillerthal, e il capitano Spechbacher di Rinn, condut-tore d’una schiera che sommava a 600: le prove d’inge-gno, e le illustri prodezze davano a quest’ultimo la pre-minenza sopra tutti gli altri capi della tirolese nazione. –Ma il nemico, col nervo specialmente della cavalleria edell’artiglieria, faceasi avanti con esimio coraggio, e ur-

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cannonate. Gl’imperiali e i difensori avevano già forbitele armi, e con fermezza d’animo attendevano presso ilpredetto ponte ed a Sparchen l’implacabile nemico, chea minacciarlo veniva. Allorchè le avversarie schiere sierano alquanto appressate, e le rispettive batterie erandisposte, faceano manovrare il cannone, che col suorimbombo avvertiva i circostanti villaggi dell’apertabattaglia. L’ufficiale bavaro che l’antiguardo indirizza-va, e che forzare voleva il passaggio del ponte, pagavaalle prime scariche il fio dell’estremo ardimento. Colpi-to da una palla cadeva insieme a molti cannonieri ap-presso a’ maneggiati cannoni. I cacciatori imperiali, e lecompagnie de’ difensori di Innsbruck e di Söll altamentesi segnalavano. Fra quelli distinguevasi colle più lumi-nose prove di sapere e di coraggio il maggiore GiacomoSieberer, quel Sieberer che nel dicembre dell’anno 1800vide in Tiersee morire al suo fianco, senza atterrirsi, duefratelli e due cugini dello stesso cognome; tanto potevain lui l’amor della patria. Nel valore pareggiavalo il ser-gente Münzel. Fra i difensori si rendevano degni di sin-golare encomio il capitano Stuffer della compagniad’Innsbruck, supposto l’uccisore dell’anzidetto officiale,e il sotto comandante Spiss, pria capitano della miliziadi Zillerthal, e il capitano Spechbacher di Rinn, condut-tore d’una schiera che sommava a 600: le prove d’inge-gno, e le illustri prodezze davano a quest’ultimo la pre-minenza sopra tutti gli altri capi della tirolese nazione. –Ma il nemico, col nervo specialmente della cavalleria edell’artiglieria, faceasi avanti con esimio coraggio, e ur-

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tava sì gagliardamente, che toglieva ai nazionali il mododi sostenere più oltre il pondo delle maggiori sue forze.Laonde cedevano da una inutile resistenza, e senzascompaginarsi si ritiravano parte sopra Thierberg, e par-te sopra Thiersee Kirchlsteg, verso la fonte e la torredella polvere di Kuffstein. I tirolesi occupavano oltrac-ciò la selva di Kuffstein, il Lochner, la Doxa, la Hoch-vacht, e così in questa, come in quella posizione stavanoapparecchiati per azzuffarsi colle colonne nemiche allar-gatesi su ambidue le sponde dell’Enno, qualora indiriz-zassero alla lor volta il cammino. La qual cosa non av-venne, perchè quando esse arrivarono nella città diKuffstein, e si uniron al presidio della fortezza portan-dovi munizione da guerra e da bocca, si astennero daogni altro attacco, dando a divedere di avere con ciòconseguito il loro disegno. Esse campeggiarono intornoalla città, donde partirono in sulla sera dell’istesso gior-no, trasportando seco un grosso numero di ammalati e diferiti. I bavari perdevano in questa fazione 60 uominicirca fra morti e feriti, e otto gli imperiali coi tirolesi.

Mentre in Tirolo s’agitavano queste scene, mentretutto era in movimento per una sistemata e più gagliardadifesa, ed i tirolesi, sempre intenti alla guerra che ardevafra le grandi armate nelle vicinanze di Vienna, e in sullesponde del Danubio, andavano sul buon esito di quella,e massime sopra notizie di alcuni successi favorevoliall’Austria in sul finire del giugno, alimentando le lorosperanze, e mantenendo viva la fiamma della sollevazio-ne; un memorabilissimo avvenimento empiva il mondo

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tava sì gagliardamente, che toglieva ai nazionali il mododi sostenere più oltre il pondo delle maggiori sue forze.Laonde cedevano da una inutile resistenza, e senzascompaginarsi si ritiravano parte sopra Thierberg, e par-te sopra Thiersee Kirchlsteg, verso la fonte e la torredella polvere di Kuffstein. I tirolesi occupavano oltrac-ciò la selva di Kuffstein, il Lochner, la Doxa, la Hoch-vacht, e così in questa, come in quella posizione stavanoapparecchiati per azzuffarsi colle colonne nemiche allar-gatesi su ambidue le sponde dell’Enno, qualora indiriz-zassero alla lor volta il cammino. La qual cosa non av-venne, perchè quando esse arrivarono nella città diKuffstein, e si uniron al presidio della fortezza portan-dovi munizione da guerra e da bocca, si astennero daogni altro attacco, dando a divedere di avere con ciòconseguito il loro disegno. Esse campeggiarono intornoalla città, donde partirono in sulla sera dell’istesso gior-no, trasportando seco un grosso numero di ammalati e diferiti. I bavari perdevano in questa fazione 60 uominicirca fra morti e feriti, e otto gli imperiali coi tirolesi.

Mentre in Tirolo s’agitavano queste scene, mentretutto era in movimento per una sistemata e più gagliardadifesa, ed i tirolesi, sempre intenti alla guerra che ardevafra le grandi armate nelle vicinanze di Vienna, e in sullesponde del Danubio, andavano sul buon esito di quella,e massime sopra notizie di alcuni successi favorevoliall’Austria in sul finire del giugno, alimentando le lorosperanze, e mantenendo viva la fiamma della sollevazio-ne; un memorabilissimo avvenimento empiva il mondo

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di maraviglia. La ferocissima battaglia da Napoleonecombattuta a Wagram li 6 di luglio squarciava novella-mente le viscere dell’austriaco impero. La vincitrice ar-mata inseguiva senza posa i perdenti austriaci; l’impera-tore francese presentavasi agli 11, con poderoso nervode’ suoi avanti Znaim, dove pareva che gli austriaci rin-francassero, e di fatto venivano a novello cimento. In-tanto che nuovo sangue spargevasi a Znaim, il mare-sciallo austriaco Bellegarde scriveva a Marmont, che ilprincipe Giovanni di Liechtenstein era per recarsi a Na-poleone con una missione dell’imperatore Francescosuo signore, a fine di concertare la pace, e convenire peruna sospensione d’armi, la quale venne statuita il dì 12,con questo però, che le truppe austriache tuttavia stan-ziate nel Tirolo e nel Vorarlberg dovessero subitamenteevacuarlo.

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di maraviglia. La ferocissima battaglia da Napoleonecombattuta a Wagram li 6 di luglio squarciava novella-mente le viscere dell’austriaco impero. La vincitrice ar-mata inseguiva senza posa i perdenti austriaci; l’impera-tore francese presentavasi agli 11, con poderoso nervode’ suoi avanti Znaim, dove pareva che gli austriaci rin-francassero, e di fatto venivano a novello cimento. In-tanto che nuovo sangue spargevasi a Znaim, il mare-sciallo austriaco Bellegarde scriveva a Marmont, che ilprincipe Giovanni di Liechtenstein era per recarsi a Na-poleone con una missione dell’imperatore Francescosuo signore, a fine di concertare la pace, e convenire peruna sospensione d’armi, la quale venne statuita il dì 12,con questo però, che le truppe austriache tuttavia stan-ziate nel Tirolo e nel Vorarlberg dovessero subitamenteevacuarlo.

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CAPITOLO VIII.

Incredulità dei tirolesi all’armistizio, e contraria persuasione pub-blicata dai Capi. Loro opposizione a’ corrieri. Parlamentariofrancese giunto a Lizzanella vicin di Rovereto. Avvisi pubbli-cati intorno al detto armistizio. Gli austriaci evacuano il Tirolo,e v’entrano da ogni lato bavari e francesi guidati nella parte te-desca dal duca di Danzica. Fatti d’armi presso Mittewald e ilponte di Ladtsch. Il padre cappuccino Haspingher, comandantetirolese, si distingue: a lui si congiungono Hoffer e Spechba-cher. Sconfitta e vergognosa ritirata del duca di Danzica. Con-temporanei fatti nella Valle superiore dell’Enno, dove pure i ti-rolesi trionfano, specialmente a Prutz, Landeck, Zams. Nuovabattaglia intorno alla provinciale metropoli colla peggio deiconfederati. Allegrezza tirolese per le vittorie riportate.

Alla convenuta sospensione dell’armi succedevano itrattati per la conclusione della pace. Divulgava ovun-que la fama questa lieta novella, ed esultavano i popolianelando vederne prestamente il salutevole effetto. I solitirolesi n’erano dolenti, e presagivano a sè stessi un di-sgraziato avvenire. Battagliavano a vicenda nei lorocuori nuovo timore e nuova speranza: gli agitava quelloper la previsione dei mali futuri; manteneva questa illoro vigore nella difesa. L’istinto per la libertà della pa-tria ardeva in essi costantemente, ed offuscava la loro

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CAPITOLO VIII.

Incredulità dei tirolesi all’armistizio, e contraria persuasione pub-blicata dai Capi. Loro opposizione a’ corrieri. Parlamentariofrancese giunto a Lizzanella vicin di Rovereto. Avvisi pubbli-cati intorno al detto armistizio. Gli austriaci evacuano il Tirolo,e v’entrano da ogni lato bavari e francesi guidati nella parte te-desca dal duca di Danzica. Fatti d’armi presso Mittewald e ilponte di Ladtsch. Il padre cappuccino Haspingher, comandantetirolese, si distingue: a lui si congiungono Hoffer e Spechba-cher. Sconfitta e vergognosa ritirata del duca di Danzica. Con-temporanei fatti nella Valle superiore dell’Enno, dove pure i ti-rolesi trionfano, specialmente a Prutz, Landeck, Zams. Nuovabattaglia intorno alla provinciale metropoli colla peggio deiconfederati. Allegrezza tirolese per le vittorie riportate.

Alla convenuta sospensione dell’armi succedevano itrattati per la conclusione della pace. Divulgava ovun-que la fama questa lieta novella, ed esultavano i popolianelando vederne prestamente il salutevole effetto. I solitirolesi n’erano dolenti, e presagivano a sè stessi un di-sgraziato avvenire. Battagliavano a vicenda nei lorocuori nuovo timore e nuova speranza: gli agitava quelloper la previsione dei mali futuri; manteneva questa illoro vigore nella difesa. L’istinto per la libertà della pa-tria ardeva in essi costantemente, ed offuscava la loro

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ragione a segno, da mettere persino in forse e le nuovevittorie di Napoleone, ed il fermato armistizio. I capidella leva non solamente non vi prestavano fede, mas’affaccendavano anzi a far credere colla voce e la stam-pa, che tale notizia fosse uno stratagemma dell’inimico,ordito allo scopo di far loro deporre le armi. Aquest’uopo l’imperiale Deputazione di difesa pubblica-va il 20 luglio un editto, in cui fra l’altre cose diceva:«Importando alla Deputazione moltissimo, che il popolovenga con ragioni incontrastabili convinto della falsitàdella sparsasi voce d’un armistizio, si credette in doveredi chiedere all’imperial Comandante dei posti avanzatiquegli schiarimenti e motivi in contrario, che fossero ca-paci a mettere in chiara luce l’insussistenza di similimaligne voci.» Hoffer scrivendo il 23 da Lienz al suoamico Eisenstecken, altro capo di difensori: «Non ti la-sciar gabbare, dicevagli, rispetto all’armistizio che dueparlamentari francesi portarono ai 12 a Saxenburg; inuna lettera, che ho ricevuta in data dei 14 da Sua Altez-za Giovanni, vi è l’ordine, che non si dovesse dareascolto a parlamentari francesi, nè a inviati: ma lavorarecome per l’avanti; perchè se dovesse succedere qualchecosa in questo frattempo, io sarò avvisato dal detto Arci-duca.» Ed acciocchè le truppe austriache stanziate in Ti-rolo non avessero per tal cagione ad abbandonare il pae-se levato a difesa, fecero persino gli stessi capi cangiarcammino ad un qualche corriere portatore di dispacci re-lativi all’armistizio, che era stato veramente conchiuso.A’ 23 luglio un uffiziale francese, scortato da quattro ca-

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ragione a segno, da mettere persino in forse e le nuovevittorie di Napoleone, ed il fermato armistizio. I capidella leva non solamente non vi prestavano fede, mas’affaccendavano anzi a far credere colla voce e la stam-pa, che tale notizia fosse uno stratagemma dell’inimico,ordito allo scopo di far loro deporre le armi. Aquest’uopo l’imperiale Deputazione di difesa pubblica-va il 20 luglio un editto, in cui fra l’altre cose diceva:«Importando alla Deputazione moltissimo, che il popolovenga con ragioni incontrastabili convinto della falsitàdella sparsasi voce d’un armistizio, si credette in doveredi chiedere all’imperial Comandante dei posti avanzatiquegli schiarimenti e motivi in contrario, che fossero ca-paci a mettere in chiara luce l’insussistenza di similimaligne voci.» Hoffer scrivendo il 23 da Lienz al suoamico Eisenstecken, altro capo di difensori: «Non ti la-sciar gabbare, dicevagli, rispetto all’armistizio che dueparlamentari francesi portarono ai 12 a Saxenburg; inuna lettera, che ho ricevuta in data dei 14 da Sua Altez-za Giovanni, vi è l’ordine, che non si dovesse dareascolto a parlamentari francesi, nè a inviati: ma lavorarecome per l’avanti; perchè se dovesse succedere qualchecosa in questo frattempo, io sarò avvisato dal detto Arci-duca.» Ed acciocchè le truppe austriache stanziate in Ti-rolo non avessero per tal cagione ad abbandonare il pae-se levato a difesa, fecero persino gli stessi capi cangiarcammino ad un qualche corriere portatore di dispacci re-lativi all’armistizio, che era stato veramente conchiuso.A’ 23 luglio un uffiziale francese, scortato da quattro ca-

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valieri, presentavasi qual parlamentario alla vedetta delprimo picchetto austriaco, fra Lizzanella e Lizzana, a unmiglio da Rovereto. Avvertitone l’austriaco comandantenella sua stanza di Rovereto, montò issofatto a cavallo,e con tre uffiziali recossi di gran galoppo in sul luogo.Dopo i vicendevoli saluti l’uffiziale francese esibivaall’austriaco la relazione a stampa dell’armistizio, e fa-cevagli ad un tempo osservare che, stante l’articoloquarto delle inerenti condizioni, era dovere delle truppeimperiali di sgombrare subitamente la tirolese provincia,perocchè una colonna napoleoniana era già in procintod’entrarvi dai confini del vicino regno d’Italia per pren-dere il possesso del Tirolo italiano. L’austriaco coman-dante riservava la conferma del conte Leiningen, a finedi notificargli o il modo del proposto sgombramento, ol’eventuale di lui risposta. Il Leiningen stava in forse neldeliberare, non essendone a lui per anche arrivato da’suoi superiori l’annunzio. In sul finire di luglio l’impe-rial commissario barone de Hormayr dall’alloggiamentodell’arciduca Carlo, e il comandante superiore baroneBuol dalle stanze dell’arciduca Giovanni, n’ebbero noti-zia in Bressanone. Fu pubblicata agli I. R. Commissaria-ti provvisorii, ed agli abitanti della Provincia coi procla-mi che seguono.

«Da parte dell’inimico pervenne al signor GeneraleComandante il manifesto d’un armistizio in iscritto ed inistampa; in di cui forza coll’art. IV, le truppe I. R. au-striache devono evacuare il Tirolo e il Vorarlberg, con-

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valieri, presentavasi qual parlamentario alla vedetta delprimo picchetto austriaco, fra Lizzanella e Lizzana, a unmiglio da Rovereto. Avvertitone l’austriaco comandantenella sua stanza di Rovereto, montò issofatto a cavallo,e con tre uffiziali recossi di gran galoppo in sul luogo.Dopo i vicendevoli saluti l’uffiziale francese esibivaall’austriaco la relazione a stampa dell’armistizio, e fa-cevagli ad un tempo osservare che, stante l’articoloquarto delle inerenti condizioni, era dovere delle truppeimperiali di sgombrare subitamente la tirolese provincia,perocchè una colonna napoleoniana era già in procintod’entrarvi dai confini del vicino regno d’Italia per pren-dere il possesso del Tirolo italiano. L’austriaco coman-dante riservava la conferma del conte Leiningen, a finedi notificargli o il modo del proposto sgombramento, ol’eventuale di lui risposta. Il Leiningen stava in forse neldeliberare, non essendone a lui per anche arrivato da’suoi superiori l’annunzio. In sul finire di luglio l’impe-rial commissario barone de Hormayr dall’alloggiamentodell’arciduca Carlo, e il comandante superiore baroneBuol dalle stanze dell’arciduca Giovanni, n’ebbero noti-zia in Bressanone. Fu pubblicata agli I. R. Commissaria-ti provvisorii, ed agli abitanti della Provincia coi procla-mi che seguono.

«Da parte dell’inimico pervenne al signor GeneraleComandante il manifesto d’un armistizio in iscritto ed inistampa; in di cui forza coll’art. IV, le truppe I. R. au-striache devono evacuare il Tirolo e il Vorarlberg, con-

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segnare il forte di Sachsenburg, e con marcie regolate distazione in stazione ritirarsi nell’interno degli Stati ere-ditari.

«Le truppe francesi, che vi subentrano, devono sem-pre, almeno un giorno di marcia, restar addietro alle au-striache che si ritirano.

«Il generale Matteo Dumas sarebbe nominato inCommissario generale per mettere in esecuzione il sud-detto armistizio.

«Per quanto incredibile era in sè questo avvenimento,si credette di dovervi prestar tanto meno piena credenza,quanto che da tutte le parti ci giungevano uniformisemi-uffiziose notizie di vittorie.

«Di fatti, dal giorno 12 luglio fino a questo momento,non ci giunse, contro ogni regola di servizio, alcun ordi-ne in proposito da veruna autorità militare imperiale au-striaca.

«Noi siamo bensì informati dal generale francese Du-taillis, che il capitano degli ulani, spedito con questa no-tizia del serenissimo comandante in capo arciduca Car-lo, fu trattenuto dai contadini, e gli venne impedito ilpassaggio oltre i confini.

«Pertanto le notizie oggidì per appunto pervenutecidal quartier generale non lasciano più dubitaredell’effettiva conclusione dell’armistizio, e di una vicinapace.

«D’ora in ora dobbiamo attendere l’ordine formaledell’evacuazione.

«In generale l’avvenimento è in sè troppo grande,

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segnare il forte di Sachsenburg, e con marcie regolate distazione in stazione ritirarsi nell’interno degli Stati ere-ditari.

«Le truppe francesi, che vi subentrano, devono sem-pre, almeno un giorno di marcia, restar addietro alle au-striache che si ritirano.

«Il generale Matteo Dumas sarebbe nominato inCommissario generale per mettere in esecuzione il sud-detto armistizio.

«Per quanto incredibile era in sè questo avvenimento,si credette di dovervi prestar tanto meno piena credenza,quanto che da tutte le parti ci giungevano uniformisemi-uffiziose notizie di vittorie.

«Di fatti, dal giorno 12 luglio fino a questo momento,non ci giunse, contro ogni regola di servizio, alcun ordi-ne in proposito da veruna autorità militare imperiale au-striaca.

«Noi siamo bensì informati dal generale francese Du-taillis, che il capitano degli ulani, spedito con questa no-tizia del serenissimo comandante in capo arciduca Car-lo, fu trattenuto dai contadini, e gli venne impedito ilpassaggio oltre i confini.

«Pertanto le notizie oggidì per appunto pervenutecidal quartier generale non lasciano più dubitaredell’effettiva conclusione dell’armistizio, e di una vicinapace.

«D’ora in ora dobbiamo attendere l’ordine formaledell’evacuazione.

«In generale l’avvenimento è in sè troppo grande,

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troppo importante, e succeduto in un momento, in cui,col mettere in opera tutte le forze, si si vedeva in gradodi sostenere colle armi almeno la maggior porzione delpaese, anche contro una rilevante forza inimica: egli èinoltre un avvenimento, che troppo abbatte, per non ren-dere all’istante consapevole cotesto Commissariato ge-nerale della vera situazione delle cose, e nello stessotempo di porlo in istato di prendere le necessarie misure,onde mantenere la tranquillità interna ed il buon ordine,ed onde prevenire colla possibile destrezza mali mag-giori; poichè solo l’accettare l’offerta amnistia può im-pedire, che con una resistenza parziale, e perciò affattoirragionevole, senza militare regolato, senza munizione,senza danaro non si si attiri addosso la piena ruina tantodei privati, che della patria intera.

«Bisogna in vero riconoscere l’opra di una mano su-periore, e di un destino insuperabile, perchè gl’immensisforzi dell’Austria, gli eroici sacrifici delle armate, e ditanti sudditi fedeli, ed il coraggio de’ popoli non abbia-no potuto allontanare dagli Stati austriaci, e dal Tiroloquesto colpo fatale.

«Bressanone, a dì 27 luglio.«GIUSEPPE, BARONE DE HORMAYR.»

PROCLAMAAGLI ABITANTI DEL TIROLO E DEL VORARL-

BERG.«Un corriere, spedito al sottosegnato dal quartier ge-

nerale di S. A. I. l’arciduca Giovanni, e giunto oggi in

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troppo importante, e succeduto in un momento, in cui,col mettere in opera tutte le forze, si si vedeva in gradodi sostenere colle armi almeno la maggior porzione delpaese, anche contro una rilevante forza inimica: egli èinoltre un avvenimento, che troppo abbatte, per non ren-dere all’istante consapevole cotesto Commissariato ge-nerale della vera situazione delle cose, e nello stessotempo di porlo in istato di prendere le necessarie misure,onde mantenere la tranquillità interna ed il buon ordine,ed onde prevenire colla possibile destrezza mali mag-giori; poichè solo l’accettare l’offerta amnistia può im-pedire, che con una resistenza parziale, e perciò affattoirragionevole, senza militare regolato, senza munizione,senza danaro non si si attiri addosso la piena ruina tantodei privati, che della patria intera.

«Bisogna in vero riconoscere l’opra di una mano su-periore, e di un destino insuperabile, perchè gl’immensisforzi dell’Austria, gli eroici sacrifici delle armate, e ditanti sudditi fedeli, ed il coraggio de’ popoli non abbia-no potuto allontanare dagli Stati austriaci, e dal Tiroloquesto colpo fatale.

«Bressanone, a dì 27 luglio.«GIUSEPPE, BARONE DE HORMAYR.»

PROCLAMAAGLI ABITANTI DEL TIROLO E DEL VORARL-

BERG.«Un corriere, spedito al sottosegnato dal quartier ge-

nerale di S. A. I. l’arciduca Giovanni, e giunto oggi in

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questa città, ha recato la conferma dell’armistizio, con-chiuso il 12 del corrente presso l’armata di Germania, inforza del quale coll’articolo IV, deve venir evacuato dal-le truppe austriache il Tirolo ed il Vorarlberg.

«Lo stato imponente degli avvenimenti militari, eprobabilmente anche politici, ha dettato questo passotanto doloroso al cuore di Sua Maestà; ciò non ostanteElla, giusta l’assicurazione del serenissimo arciducaGiovanni, farà ogni sforzo per procurare il bene del Ti-rolo.

«A questa promessa trovasi pure unito l’ordine dellaMaestà Sua di esortare i Tirolesi alla quiete ed alla som-missione, onde risparmiare al paese gli orrori e le deso-lazioni, che eglino gli tirerebbero addosso con un’inutileresistenza.

«Io devo, giusta gli ordini supremi, evacuare il paese,e per conseguenza voi non potete più contare sopral’ulteriore mia assistenza militare. Rassegnatevi al vole-re della Provvidenza con pazienza, tranquillità e costan-za.

«Io ho raccomandata la nazion tirolese, e quella delVorarlberg alla protezione del maresciallo dell’Imperofrancese duca di Danzica, il cui corpo d’armata è desti-nato ad occupare il Tirolo ed il Vorarlberg.

«Il vostro contegno servirà di norma al suo, e voistessi formerete con ciò il vostro benessere o la vostrarovina.

«Col più intenso dolore, e coi più vivi ringraziamentiper l’aiuto da voi fin qui prestatomi, trovomi obbligato

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questa città, ha recato la conferma dell’armistizio, con-chiuso il 12 del corrente presso l’armata di Germania, inforza del quale coll’articolo IV, deve venir evacuato dal-le truppe austriache il Tirolo ed il Vorarlberg.

«Lo stato imponente degli avvenimenti militari, eprobabilmente anche politici, ha dettato questo passotanto doloroso al cuore di Sua Maestà; ciò non ostanteElla, giusta l’assicurazione del serenissimo arciducaGiovanni, farà ogni sforzo per procurare il bene del Ti-rolo.

«A questa promessa trovasi pure unito l’ordine dellaMaestà Sua di esortare i Tirolesi alla quiete ed alla som-missione, onde risparmiare al paese gli orrori e le deso-lazioni, che eglino gli tirerebbero addosso con un’inutileresistenza.

«Io devo, giusta gli ordini supremi, evacuare il paese,e per conseguenza voi non potete più contare sopral’ulteriore mia assistenza militare. Rassegnatevi al vole-re della Provvidenza con pazienza, tranquillità e costan-za.

«Io ho raccomandata la nazion tirolese, e quella delVorarlberg alla protezione del maresciallo dell’Imperofrancese duca di Danzica, il cui corpo d’armata è desti-nato ad occupare il Tirolo ed il Vorarlberg.

«Il vostro contegno servirà di norma al suo, e voistessi formerete con ciò il vostro benessere o la vostrarovina.

«Col più intenso dolore, e coi più vivi ringraziamentiper l’aiuto da voi fin qui prestatomi, trovomi obbligato

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di rendervi di ciò consapevoli.«Bressanone, li 29 luglio 1809.

«BARONE BUOL DI BURENBERG»«Generale maggiore, Comandante un Corpo in Tirolo.»

Alle conciliatrici parole alcuni rimettevano della loropertinacia; ma il rio talento dei più sdegnò uniformarsial pacifico sentire degli assennati, e fu stimato novelloinganno l’avvertimento dei due ministri. Le cose piega-vano agli estremi, e un tremendo avvenire preparavasiper l’infelice Tirolo.

Leiningen, dietro l’avuto comando, assembrava inTrento la sua truppa in varie parti stanziata, e il 1 d’ago-sto marciava alla volta del Tirolo tedesco, unendosi pervia al corpo d’armata del generale Buol, per indi usciredai tirolesi confini ed unirsi colla grande armata. I napo-leoniani e i bavari, con altri confederati, ne prendevanoil possesso, entrandovi lo stesso dì dalla parte d’Italiacon 1300 francesi ed italiani, sotto il comando del gene-rale Dazmair, e da settentrione con circa 30000 uominitra francesi, bavari, sassoni e Virtemberghesi, guidatidal maresciallo francese Lefebvre, duca di Danzica. Secon lagrime di dolore miravano i tirolesi la partenza de-gli austriaci, è facile immaginare con quale animo ve-dessero entrare i tanti nemici, che mettevano alle stretteil loro paese. L’arrivo di queste colonne, destinate a spe-gnere la fiamma della tirolese insurrezione, fu precedutodai seguenti bandi:

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di rendervi di ciò consapevoli.«Bressanone, li 29 luglio 1809.

«BARONE BUOL DI BURENBERG»«Generale maggiore, Comandante un Corpo in Tirolo.»

Alle conciliatrici parole alcuni rimettevano della loropertinacia; ma il rio talento dei più sdegnò uniformarsial pacifico sentire degli assennati, e fu stimato novelloinganno l’avvertimento dei due ministri. Le cose piega-vano agli estremi, e un tremendo avvenire preparavasiper l’infelice Tirolo.

Leiningen, dietro l’avuto comando, assembrava inTrento la sua truppa in varie parti stanziata, e il 1 d’ago-sto marciava alla volta del Tirolo tedesco, unendosi pervia al corpo d’armata del generale Buol, per indi usciredai tirolesi confini ed unirsi colla grande armata. I napo-leoniani e i bavari, con altri confederati, ne prendevanoil possesso, entrandovi lo stesso dì dalla parte d’Italiacon 1300 francesi ed italiani, sotto il comando del gene-rale Dazmair, e da settentrione con circa 30000 uominitra francesi, bavari, sassoni e Virtemberghesi, guidatidal maresciallo francese Lefebvre, duca di Danzica. Secon lagrime di dolore miravano i tirolesi la partenza de-gli austriaci, è facile immaginare con quale animo ve-dessero entrare i tanti nemici, che mettevano alle stretteil loro paese. L’arrivo di queste colonne, destinate a spe-gnere la fiamma della tirolese insurrezione, fu precedutodai seguenti bandi:

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AL POPOLO DEL TIROLO«Le vittorie del Grande, che regge i destini del mon-

do, riconducono fra voi le sue truppe protettrici, ed al-leate del vostro legittimo Sovrano e padre. Le illusioni,a cui v’hanno dato momentaneamente in preda gli agen-ti dell’Austria, quelle illusioni, che hanno condotti moltidi voi al traviamento ed alla ribellione, debbono tostofar luogo alla realtà de’ fatti, ed alla verità, che ad arte vifu tenuta nascosta.

«L’Imperatore Napoleone ha pienamente sconfittal’armata tedesca. L’esistenza della Monarchia austriacaè nelle mani di quell’Eroe, che mai si offende impune-mente.

«Spiriti illuminati! concorrete con tutti i vostri mezzia far rientrare i traviati nell’ordine sociale, da cui la se-duzione gli ha allontanati.

«Le truppe francesi ed italiane vengono per far cessa-re l’anarchia, e tutti i mali che porta seco un despotismo,che da qualche tempo vi opprimeva.

«Se ho potuto altra volta esser testimonio della vostrafedeltà e devozione al legittimo vostro Sovrano, se tanteprove ne avete a me date allorchè fui tra voi, ben a ra-gione ne attendo dai prodi Tirolesi più grandi e lumino-se, ora che per le circostanze della guerra io ritorno alcomando delle vostre contrade.

«Abitanti del Tirolo, rientrate nei vostri focolari, nelseno delle desolate famiglie vostre; ripigliate pacifici levostre cure domestiche. Depositate e consegnate le armi

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AL POPOLO DEL TIROLO«Le vittorie del Grande, che regge i destini del mon-

do, riconducono fra voi le sue truppe protettrici, ed al-leate del vostro legittimo Sovrano e padre. Le illusioni,a cui v’hanno dato momentaneamente in preda gli agen-ti dell’Austria, quelle illusioni, che hanno condotti moltidi voi al traviamento ed alla ribellione, debbono tostofar luogo alla realtà de’ fatti, ed alla verità, che ad arte vifu tenuta nascosta.

«L’Imperatore Napoleone ha pienamente sconfittal’armata tedesca. L’esistenza della Monarchia austriacaè nelle mani di quell’Eroe, che mai si offende impune-mente.

«Spiriti illuminati! concorrete con tutti i vostri mezzia far rientrare i traviati nell’ordine sociale, da cui la se-duzione gli ha allontanati.

«Le truppe francesi ed italiane vengono per far cessa-re l’anarchia, e tutti i mali che porta seco un despotismo,che da qualche tempo vi opprimeva.

«Se ho potuto altra volta esser testimonio della vostrafedeltà e devozione al legittimo vostro Sovrano, se tanteprove ne avete a me date allorchè fui tra voi, ben a ra-gione ne attendo dai prodi Tirolesi più grandi e lumino-se, ora che per le circostanze della guerra io ritorno alcomando delle vostre contrade.

«Abitanti del Tirolo, rientrate nei vostri focolari, nelseno delle desolate famiglie vostre; ripigliate pacifici levostre cure domestiche. Depositate e consegnate le armi

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alle autorità locali. Sia questa la prima prova del vostroravvedimento. Io vengo a proteggere le vostre sostanze,le vostre persone. La clemenza ed il perdono precedonoi miei passi.

«Ma guai a coloro, che ostinati e ribelli saranno sordia queste voci! Tremino costoro della sorte che gli atten-de. La più terribile vendetta sta per piombare sull’infa-me loro capo.

«Dal mio quartier generale, li 31 luglio 1809.«GENERALE FIORELLA.»

ARMATA DI GERMANIAPrimo Corpo.

«Noi Duca di Danzica, maresciallo dell’Impero, co-mandante in capo le truppe di S. M. l’Imperatore de’Francesi, Re d’Italia, e dei Principi alleati, nel Tirolo enel Vorarlberg, essendoci assicurati da noi stessi che tut-te le misure di clemenza, ch’eransi prese all’epoca delnostro primo ingresso nel Tirolo, non erano state d’alcu-na utilità per richiamare i Tirolesi traviati alla sommes-sione che debbono al loro legittimo Sovrano, e volendoeseguir puntualmente gli ordini di S. M. l’ImperatoreNapoleone nostro augusto Sovrano, il quale vuole che ilTirolo sia sottomesso, e che gli abitanti ne siano disar-mati, ordiniamo quanto segue:

«Art. 1.º Il Tirolo, il Vorarlberg, e la parte del paese diSalisburgo che ha partecipato all’insurrezione, sarannodisarmati.

«2.º Da oggi al 10 di questo mese le armi d’ogni spe-

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alle autorità locali. Sia questa la prima prova del vostroravvedimento. Io vengo a proteggere le vostre sostanze,le vostre persone. La clemenza ed il perdono precedonoi miei passi.

«Ma guai a coloro, che ostinati e ribelli saranno sordia queste voci! Tremino costoro della sorte che gli atten-de. La più terribile vendetta sta per piombare sull’infa-me loro capo.

«Dal mio quartier generale, li 31 luglio 1809.«GENERALE FIORELLA.»

ARMATA DI GERMANIAPrimo Corpo.

«Noi Duca di Danzica, maresciallo dell’Impero, co-mandante in capo le truppe di S. M. l’Imperatore de’Francesi, Re d’Italia, e dei Principi alleati, nel Tirolo enel Vorarlberg, essendoci assicurati da noi stessi che tut-te le misure di clemenza, ch’eransi prese all’epoca delnostro primo ingresso nel Tirolo, non erano state d’alcu-na utilità per richiamare i Tirolesi traviati alla sommes-sione che debbono al loro legittimo Sovrano, e volendoeseguir puntualmente gli ordini di S. M. l’ImperatoreNapoleone nostro augusto Sovrano, il quale vuole che ilTirolo sia sottomesso, e che gli abitanti ne siano disar-mati, ordiniamo quanto segue:

«Art. 1.º Il Tirolo, il Vorarlberg, e la parte del paese diSalisburgo che ha partecipato all’insurrezione, sarannodisarmati.

«2.º Da oggi al 10 di questo mese le armi d’ogni spe-

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cie, tutte le polveri, cariche e munizioni di guerra saran-no depositate nel capoluogo di ciascun baliaggio.

«3.º Il balì di ciascheduno di questi baliaggi riuniràtutte le armi depositate nel capoluogo, e le farà traspor-tare, sulla sua responsabilità, al capoluogo del diparti-mento di cui fa parte il suo baliaggio, e le rimetterà alcomandante militare, che gliene rilascierà ricevuta.

«4.º Ciascun comandante militare terrà un registro,sul quale saranno inscritti tutti i nomi dei Comuni di cia-scun baliaggio, e il numero d’armi che ciaschedun ba-liaggio avrà depositato.

«5.º I Comuni che ricusassero di restituire le loroarmi, o ne’ quali se ne trovassero ancora, avranno delleesecuzioni militari, e saranno puniti in un modo esem-plare.

«6.º Tutti i balì dei 24 baliaggi spediranno, tra oggi eil 10 di questo mese, al generale capo dello stato mag-giore generale del corpo d’armata lo stato circostanziatodelle compagnie di bersaglieri del paese, delle compa-gnie conosciute sotto i nomi di difensive e di compagniedi riserva, che erano state formate ed organizzate in cia-schedun baliaggio durante l’insurrezione, e nelle qualisono compresi tutti gli abitanti dall’età dei 16 fino ai 45anni.

«7.º Tutti i comandanti di queste compagnie, e parti-colarmente i nominati Andrea Hoffer, Reich, Bombardy,de Morande, Giuseppe de Ress, Valentino Tschöl, Fran-cesco Frischman, Ferdinando Fischer, Strell, ec. ec. sirecheranno al mio quartier generale ad Innsbruck, tra

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cie, tutte le polveri, cariche e munizioni di guerra saran-no depositate nel capoluogo di ciascun baliaggio.

«3.º Il balì di ciascheduno di questi baliaggi riuniràtutte le armi depositate nel capoluogo, e le farà traspor-tare, sulla sua responsabilità, al capoluogo del diparti-mento di cui fa parte il suo baliaggio, e le rimetterà alcomandante militare, che gliene rilascierà ricevuta.

«4.º Ciascun comandante militare terrà un registro,sul quale saranno inscritti tutti i nomi dei Comuni di cia-scun baliaggio, e il numero d’armi che ciaschedun ba-liaggio avrà depositato.

«5.º I Comuni che ricusassero di restituire le loroarmi, o ne’ quali se ne trovassero ancora, avranno delleesecuzioni militari, e saranno puniti in un modo esem-plare.

«6.º Tutti i balì dei 24 baliaggi spediranno, tra oggi eil 10 di questo mese, al generale capo dello stato mag-giore generale del corpo d’armata lo stato circostanziatodelle compagnie di bersaglieri del paese, delle compa-gnie conosciute sotto i nomi di difensive e di compagniedi riserva, che erano state formate ed organizzate in cia-schedun baliaggio durante l’insurrezione, e nelle qualisono compresi tutti gli abitanti dall’età dei 16 fino ai 45anni.

«7.º Tutti i comandanti di queste compagnie, e parti-colarmente i nominati Andrea Hoffer, Reich, Bombardy,de Morande, Giuseppe de Ress, Valentino Tschöl, Fran-cesco Frischman, Ferdinando Fischer, Strell, ec. ec. sirecheranno al mio quartier generale ad Innsbruck, tra

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oggi ed il 10 corrente, per assicurarci della loro obbe-dienza, della tranquillità del paese, e del disarmamentode’ suoi abitanti.

«8.º Quelli designati nell’articolo precedente, i quali,da qui al 10 di questo mese, non si saranno presentati almio quartier generale, saranno considerati come persi-stenti nella loro ribellione, e trattati come tali; in conse-guenza le loro case saranno demolite, le loro persone efamiglie bandite dal paese a perpetuità, i loro beni confi-scati, e se osassero ricomparire sul territorio tirolese, sa-ranno arrestati immediatamente, tradotti innanzi allaCommissione militare, e giustiziati entro 24 ore.

«9.º Il sedicente maggiore Martino Teimer, ricono-sciuto per essere il principale motore dell’insurrezionedel Tirolo, e che ha comandato gl’insorgenti dell’Obered Unter-Innhalt, è escluso dal favore accordatodall’articolo 7.º; in conseguenza, ovunque sarà arrestato,sarà tradotto innanzi ad una Commissione militare, egiustiziato entro 24 ore.

«10.º I Comuni, sul territorio de’ quali sarà fatto qual-che insulto o molestia qualunque alle persone addettealle armate di S. M. l’Imperatore de’ Francesi, Re d’Ita-lia, o de’ suoi alleati, ne saranno renduti responsabili; ibalì, borgomastri e principali abitanti saranno tradottiinnanzi alla Commissione militare.

«11.º Sarà creata provvisionalmente una Commissio-ne militare ed amministrativa, incaricata di provvederealla sussistenza delle truppe che trovansi nel Tirolo, diadempiere alle funzioni interinali di commissario gene-

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oggi ed il 10 corrente, per assicurarci della loro obbe-dienza, della tranquillità del paese, e del disarmamentode’ suoi abitanti.

«8.º Quelli designati nell’articolo precedente, i quali,da qui al 10 di questo mese, non si saranno presentati almio quartier generale, saranno considerati come persi-stenti nella loro ribellione, e trattati come tali; in conse-guenza le loro case saranno demolite, le loro persone efamiglie bandite dal paese a perpetuità, i loro beni confi-scati, e se osassero ricomparire sul territorio tirolese, sa-ranno arrestati immediatamente, tradotti innanzi allaCommissione militare, e giustiziati entro 24 ore.

«9.º Il sedicente maggiore Martino Teimer, ricono-sciuto per essere il principale motore dell’insurrezionedel Tirolo, e che ha comandato gl’insorgenti dell’Obered Unter-Innhalt, è escluso dal favore accordatodall’articolo 7.º; in conseguenza, ovunque sarà arrestato,sarà tradotto innanzi ad una Commissione militare, egiustiziato entro 24 ore.

«10.º I Comuni, sul territorio de’ quali sarà fatto qual-che insulto o molestia qualunque alle persone addettealle armate di S. M. l’Imperatore de’ Francesi, Re d’Ita-lia, o de’ suoi alleati, ne saranno renduti responsabili; ibalì, borgomastri e principali abitanti saranno tradottiinnanzi alla Commissione militare.

«11.º Sarà creata provvisionalmente una Commissio-ne militare ed amministrativa, incaricata di provvederealla sussistenza delle truppe che trovansi nel Tirolo, diadempiere alle funzioni interinali di commissario gene-

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rale del paese, e di esaminare tutte le cause e delitti ac-cennati ne’ differenti articoli del presente ordine. Essagiudicherà egualmente de’ delitti che si potrebbero com-mettere verso gli abitanti dai militari od impiegatidell’armata ec.

«12.º Le disposizioni del presente ordine sono appli-cabili al Vorarlberg, ed alle parti del paese di Salisburgo,del Pinzgau e Zillerthal, ed a tutti i paesi che hanno pre-so parte all’insurrezione.

«13.º La sommissione degli abitanti del Vorarlbergsarà ricevuta dal signor generale di divisione Beaumont,conte dell’Impero, e le armi verranno depositate ne’ luo-ghi che egli indicherà.

«La sommissione degli abitanti del paese di Salisbur-go, citata all’articolo 12.º, sarà ricevuta dal signor gene-rale di brigata Kister, barone dell’Impero, governatoredel paese di Salisburgo, e le armi saranno depositate aSalisburgo.

«14.º Al momento della pubblicazione del presenteordine, i baliaggi e Comuni, che avessero già deposto learmi secondo gli ordini ricevuti anteriormente, dovran-no soltanto presentare ai comandanti militari la ricevutache ne sarà stata loro rilasciata.

«15.º Il presente ordine sarà spedito a tutti i coman-danti militari ed a tutte le autorità civili, pubblicato edaffisso in tutti i comuni, e letto in pulpito dai ministridel culto; tutti coloro che vi si conformeranno riceveran-no assistenza e protezione per le loro persone e per leloro proprietà.

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rale del paese, e di esaminare tutte le cause e delitti ac-cennati ne’ differenti articoli del presente ordine. Essagiudicherà egualmente de’ delitti che si potrebbero com-mettere verso gli abitanti dai militari od impiegatidell’armata ec.

«12.º Le disposizioni del presente ordine sono appli-cabili al Vorarlberg, ed alle parti del paese di Salisburgo,del Pinzgau e Zillerthal, ed a tutti i paesi che hanno pre-so parte all’insurrezione.

«13.º La sommissione degli abitanti del Vorarlbergsarà ricevuta dal signor generale di divisione Beaumont,conte dell’Impero, e le armi verranno depositate ne’ luo-ghi che egli indicherà.

«La sommissione degli abitanti del paese di Salisbur-go, citata all’articolo 12.º, sarà ricevuta dal signor gene-rale di brigata Kister, barone dell’Impero, governatoredel paese di Salisburgo, e le armi saranno depositate aSalisburgo.

«14.º Al momento della pubblicazione del presenteordine, i baliaggi e Comuni, che avessero già deposto learmi secondo gli ordini ricevuti anteriormente, dovran-no soltanto presentare ai comandanti militari la ricevutache ne sarà stata loro rilasciata.

«15.º Il presente ordine sarà spedito a tutti i coman-danti militari ed a tutte le autorità civili, pubblicato edaffisso in tutti i comuni, e letto in pulpito dai ministridel culto; tutti coloro che vi si conformeranno riceveran-no assistenza e protezione per le loro persone e per leloro proprietà.

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«Fatto al quartier generale, ad Innsbruck, addì 1 ago-sto 1809.

«IL MARESCIALLO DUCA DI DANZICA.»

REGNO D’ITALIAORDINE GENERALE

Popoli del Tirolo!«Sedotti da suggestioni straniere, vi siete armati con-

tro il vostro legittimo Sovrano; voi avete accoltaun’armata che invadeva i suoi Stati, senza provocazionee senza dichiarazione di guerra.

«Ogni istante ingannati da rapporti i più menzogneri,avete perseverato nella difesa di una ingiusta causa, edavete creduto che quel Principe che alla pace di Presbur-go cedette i suoi diritti sul vostro paese, che ha abusatodella vostra buona fede e della vostra confidenza, potes-se solo rendervi felici. Non v’ha prosperità pei popoliche nell’obbedienza alle leggi, nel rispetto e nella fedel-tà verso il Sovrano. Perchè siete ancora in armi? I solda-ti sui quali contavate, che tutti i giorni v’annunziavanodelle nuove vittorie, attestano le loro menzogne collaloro ritirata, e vi abbandonano a voi medesimi. Rientratein voi stessi finchè ne avete il tempo, e guardatevi dalchiamare su di voi e sulle vostre famiglie, con una ciecaostinazione, la collera dell’Eroe cui nulla resiste, ma chesa perdonare.

«Le truppe di S. M. I. e R. non ponno riguardarecome soldati de’ paesani insorti, nè riconoscere degli uf-

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«Fatto al quartier generale, ad Innsbruck, addì 1 ago-sto 1809.

«IL MARESCIALLO DUCA DI DANZICA.»

REGNO D’ITALIAORDINE GENERALE

Popoli del Tirolo!«Sedotti da suggestioni straniere, vi siete armati con-

tro il vostro legittimo Sovrano; voi avete accoltaun’armata che invadeva i suoi Stati, senza provocazionee senza dichiarazione di guerra.

«Ogni istante ingannati da rapporti i più menzogneri,avete perseverato nella difesa di una ingiusta causa, edavete creduto che quel Principe che alla pace di Presbur-go cedette i suoi diritti sul vostro paese, che ha abusatodella vostra buona fede e della vostra confidenza, potes-se solo rendervi felici. Non v’ha prosperità pei popoliche nell’obbedienza alle leggi, nel rispetto e nella fedel-tà verso il Sovrano. Perchè siete ancora in armi? I solda-ti sui quali contavate, che tutti i giorni v’annunziavanodelle nuove vittorie, attestano le loro menzogne collaloro ritirata, e vi abbandonano a voi medesimi. Rientratein voi stessi finchè ne avete il tempo, e guardatevi dalchiamare su di voi e sulle vostre famiglie, con una ciecaostinazione, la collera dell’Eroe cui nulla resiste, ma chesa perdonare.

«Le truppe di S. M. I. e R. non ponno riguardarecome soldati de’ paesani insorti, nè riconoscere degli uf-

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ficiali in uomini acciecati dalle loro passioni, e che, sud-diti di un Sovrano, hanno preso l’uniforme e le decora-zioni del suo nemico. Tutto dee rientrare nell’ordine. Inconseguenza è ordinato quanto segue:

«Art. I. Tutte le compagnie e tutti i corpi franchi delTirolo sotto qualsiasi denominazione, che non sono staticreati per ordine del legittimo Sovrano, saranno sciolti.

«II. Qualunque uniforme o segno di riunione, eccet-tuati quelli del Sovrano legittimo, dovranno immediata-mente deporsi.

«III. Ogni abitante del Tirolo arrestato coll’armi allamano, quando non sia munito della licenza della legitti-ma autorità per portarle, verrà considerato come ribelle,e trattato come tale.

«IV. I Generali Comandanti faranno eseguirequest’ordine in tutti i luoghi di loro comando.

«Dal quartier generale di Milano, primo agosto 1809.Il Generale di divisione, aiutante di campo dell’Imperatore,

Ministro della guerra e della marina,Comandante le truppe di S. M. in Italia.

A. CAFFARELLI.Le gravi e minatorie misure avrebbero dovuto produr-

re nei Tirolesi effetti conformi alle esortazioni ed alleintenzioni manifestate dall’Austria per mezzo di Hor-mayr e di Buol; ma il pensiero sempre vivo di conserva-re la libertà della patria, e i perniciosi semi non ancoraspenti a quel fine, mantenevano tuttavia, nel minuto po-polo in ispecie, l’antico vigore; nè mancava chi a studiove lo nutrisse. Dopo una calma, che in ogni angolo della

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ficiali in uomini acciecati dalle loro passioni, e che, sud-diti di un Sovrano, hanno preso l’uniforme e le decora-zioni del suo nemico. Tutto dee rientrare nell’ordine. Inconseguenza è ordinato quanto segue:

«Art. I. Tutte le compagnie e tutti i corpi franchi delTirolo sotto qualsiasi denominazione, che non sono staticreati per ordine del legittimo Sovrano, saranno sciolti.

«II. Qualunque uniforme o segno di riunione, eccet-tuati quelli del Sovrano legittimo, dovranno immediata-mente deporsi.

«III. Ogni abitante del Tirolo arrestato coll’armi allamano, quando non sia munito della licenza della legitti-ma autorità per portarle, verrà considerato come ribelle,e trattato come tale.

«IV. I Generali Comandanti faranno eseguirequest’ordine in tutti i luoghi di loro comando.

«Dal quartier generale di Milano, primo agosto 1809.Il Generale di divisione, aiutante di campo dell’Imperatore,

Ministro della guerra e della marina,Comandante le truppe di S. M. in Italia.

A. CAFFARELLI.Le gravi e minatorie misure avrebbero dovuto produr-

re nei Tirolesi effetti conformi alle esortazioni ed alleintenzioni manifestate dall’Austria per mezzo di Hor-mayr e di Buol; ma il pensiero sempre vivo di conserva-re la libertà della patria, e i perniciosi semi non ancoraspenti a quel fine, mantenevano tuttavia, nel minuto po-polo in ispecie, l’antico vigore; nè mancava chi a studiove lo nutrisse. Dopo una calma, che in ogni angolo della

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provincia apparentemente regnava, dopo una rassegna-zione che sembrava universale, un piccolo urto di malitrattamenti, e l’ordine emanato dal duca francese ai capidella sollevazione di dover comparirgli innanzi, rupperoinopinatamente l’argine contrapposto. Niente curandogli eserciti che gli stringevano nelle viscere, niente quel-li che circondavanli fuori, si accingevano i tirolesi aduno spettacoloso e fierissimo cimento.

Di mano in mano che Lefebvre si dilatava colle suetruppe nella provincia, una moltitudine di gente armatasaliva celatamente i monti posti fra Innsbruck e Mit-tewald lungo la strada postale, nel mentre che un’altramassa avviavasi verso il territorio di Trento: quella perabbattere Lefebvre, questa per cimentarsi con Dazmair,il quale ognor più ingrossava. Il mondo, rivoltando nellamente la grandezza di tanto pericolo, ne sentiva com-passione ed orrore.

Il cappuccino Gioachino Haspinger, notissimo ne’ fat-ti della sollevazione, alzava primo d’ogni altro il sangui-noso vessillo, ed alla testa di una squadra di difensori,da lui benedetta in nome di Maria e dei Santi protettoridel paese, si accingeva, il 4 di agosto, allo scontro dellavanguardia di Lefebvre, condotta dal generale Royer.Questa, composta di sassoni, di bavari e di francesi, giàs’incontrava coi tirolesi postati appresso Mittewald infra le balze divise dal torrente Eizack, là dove appuntonel 1703 fu manomessa e distrutta la vanguardia bavare-se, che voleva unirsi nel territorio trentino coll’esercitoalleato francese per aggregarsi ai malcontenti

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provincia apparentemente regnava, dopo una rassegna-zione che sembrava universale, un piccolo urto di malitrattamenti, e l’ordine emanato dal duca francese ai capidella sollevazione di dover comparirgli innanzi, rupperoinopinatamente l’argine contrapposto. Niente curandogli eserciti che gli stringevano nelle viscere, niente quel-li che circondavanli fuori, si accingevano i tirolesi aduno spettacoloso e fierissimo cimento.

Di mano in mano che Lefebvre si dilatava colle suetruppe nella provincia, una moltitudine di gente armatasaliva celatamente i monti posti fra Innsbruck e Mit-tewald lungo la strada postale, nel mentre che un’altramassa avviavasi verso il territorio di Trento: quella perabbattere Lefebvre, questa per cimentarsi con Dazmair,il quale ognor più ingrossava. Il mondo, rivoltando nellamente la grandezza di tanto pericolo, ne sentiva com-passione ed orrore.

Il cappuccino Gioachino Haspinger, notissimo ne’ fat-ti della sollevazione, alzava primo d’ogni altro il sangui-noso vessillo, ed alla testa di una squadra di difensori,da lui benedetta in nome di Maria e dei Santi protettoridel paese, si accingeva, il 4 di agosto, allo scontro dellavanguardia di Lefebvre, condotta dal generale Royer.Questa, composta di sassoni, di bavari e di francesi, giàs’incontrava coi tirolesi postati appresso Mittewald infra le balze divise dal torrente Eizack, là dove appuntonel 1703 fu manomessa e distrutta la vanguardia bavare-se, che voleva unirsi nel territorio trentino coll’esercitoalleato francese per aggregarsi ai malcontenti

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dell’Ungheria. Ambedue le parti s’ingaggiavano ivi tan-tosto in una battaglia, che fino alle quattro della seraviemmaggiormente indurò. Animosamente combatteva-no i confederati, ma con tutto ciò venivano soperchiatidallo squisito valore dei tirolesi, animati dall’efficacecomando del cappuccino, che coll’invocare e gridare ilnome di Maria Santissima, imprimeva loro tanta ga-gliardia e conforto, che lieve cosa giudicavano essil’andare, sì come facevano, in mezzo ai pericoli ad in-contrare la morte. Dopo le quattro piegava finalmenteall’audacia tirolese lo stanco antiguardo nemico, conuna perdita di 1200 uomini, e 53 uffiziali, fra cui il co-lonnello di Sassonia Gotha barone Hennings, spento permortal ferita poco dopo in Bressanone.

Questo però non era che un principio di ciò che in-travvenne in appresso. Sì come alle fulminanti minacciedell’avanzante colonna nemica, abbisognavano grandiapparecchi, così i tirolesi aveano di questi giorni innal-zati con ogni celerità ripari e trincee di difesa; e in sulcolle direttamente superiore al ponte di Ladtsch avevanoeretto con tronconi d’alberi un terrapieno rivestito digrossi macigni, e costrutto in modo da poterlo ad uncenno subitamente rovesciare. L’evento non era tantolontano. La vinta vanguardia, ripreso spirito per altragente sopraggiunta di fresco, ritornava poco dopo a no-vella fazione, e con bajonette calate moveva alla voltadel ponte, che alcune compagnie nazionali difendevanosotto la direzione del cappuccino, e dei comandantiKemmaters e Mayer. Già i confederati s’avvicinavano al

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dell’Ungheria. Ambedue le parti s’ingaggiavano ivi tan-tosto in una battaglia, che fino alle quattro della seraviemmaggiormente indurò. Animosamente combatteva-no i confederati, ma con tutto ciò venivano soperchiatidallo squisito valore dei tirolesi, animati dall’efficacecomando del cappuccino, che coll’invocare e gridare ilnome di Maria Santissima, imprimeva loro tanta ga-gliardia e conforto, che lieve cosa giudicavano essil’andare, sì come facevano, in mezzo ai pericoli ad in-contrare la morte. Dopo le quattro piegava finalmenteall’audacia tirolese lo stanco antiguardo nemico, conuna perdita di 1200 uomini, e 53 uffiziali, fra cui il co-lonnello di Sassonia Gotha barone Hennings, spento permortal ferita poco dopo in Bressanone.

Questo però non era che un principio di ciò che in-travvenne in appresso. Sì come alle fulminanti minacciedell’avanzante colonna nemica, abbisognavano grandiapparecchi, così i tirolesi aveano di questi giorni innal-zati con ogni celerità ripari e trincee di difesa; e in sulcolle direttamente superiore al ponte di Ladtsch avevanoeretto con tronconi d’alberi un terrapieno rivestito digrossi macigni, e costrutto in modo da poterlo ad uncenno subitamente rovesciare. L’evento non era tantolontano. La vinta vanguardia, ripreso spirito per altragente sopraggiunta di fresco, ritornava poco dopo a no-vella fazione, e con bajonette calate moveva alla voltadel ponte, che alcune compagnie nazionali difendevanosotto la direzione del cappuccino, e dei comandantiKemmaters e Mayer. Già i confederati s’avvicinavano al

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ponte, già credevano di afferrare la vittoria, già eranorealmente vicini a superarlo, allorquando i tirolesi ta-gliarono tutt’ad un tratto le funi sostenenti il terrapieno.I tronchi e i grossi macigni rotolando con veemenza peisottoposti burroni, portarono improvvisamente la confu-sione e la morte in fra le file dei furenti nemici, distrug-gendo per tal modo quelli che il fuoco delle carabineavea risparmiato. Tanto strazio non bastava ancora peratterrire ed indurre alla ritirata gli avanzi degli arditifrancesi e de’ sassoni soldati. Rinfrancati dai loro co-mandanti, ed assistiti dalle nuove truppe che tratto trattoarrivavano, aggiungendo la rabbia al furore, s’avventa-vano novellamente appresso al difeso ponte con tanto ir-resistibile impeto, che i tirolesi, ormai tanto investiti e sìstrettamente serrati, dovettero mettersi al partitod’incendiarlo per assicurarsi la ritirata, sino che nuovegenti recassero l’aspettato soccorso. Quest’era il mo-mento propizio a Lefebvre di annientare la massa arma-ta del vacillante Tirolo, che già incominciava a scemaredi spirito, perchè le vive dimostrazioni che gli uominiassisi all’ombra della ragione andavan facendo e le im-ponenti forze nemiche, faceano sì, che dai resistenti sicombattesse più per timore, che per altro; ma il mare-sciallo in luogo di approfittare dell’occasione, si abban-donava il dì 6 in Sterzing a vane lamentazioni contro icomandanti della vanguardia, svillaneggiando i bavari ei sassoni, dei quali aveva riprovevolmente prodigalizza-to il sangue e la gloria, e rifiutava con acerbo pensierodi accogliere le tirolesi deputazioni, che per la sommis-

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ponte, già credevano di afferrare la vittoria, già eranorealmente vicini a superarlo, allorquando i tirolesi ta-gliarono tutt’ad un tratto le funi sostenenti il terrapieno.I tronchi e i grossi macigni rotolando con veemenza peisottoposti burroni, portarono improvvisamente la confu-sione e la morte in fra le file dei furenti nemici, distrug-gendo per tal modo quelli che il fuoco delle carabineavea risparmiato. Tanto strazio non bastava ancora peratterrire ed indurre alla ritirata gli avanzi degli arditifrancesi e de’ sassoni soldati. Rinfrancati dai loro co-mandanti, ed assistiti dalle nuove truppe che tratto trattoarrivavano, aggiungendo la rabbia al furore, s’avventa-vano novellamente appresso al difeso ponte con tanto ir-resistibile impeto, che i tirolesi, ormai tanto investiti e sìstrettamente serrati, dovettero mettersi al partitod’incendiarlo per assicurarsi la ritirata, sino che nuovegenti recassero l’aspettato soccorso. Quest’era il mo-mento propizio a Lefebvre di annientare la massa arma-ta del vacillante Tirolo, che già incominciava a scemaredi spirito, perchè le vive dimostrazioni che gli uominiassisi all’ombra della ragione andavan facendo e le im-ponenti forze nemiche, faceano sì, che dai resistenti sicombattesse più per timore, che per altro; ma il mare-sciallo in luogo di approfittare dell’occasione, si abban-donava il dì 6 in Sterzing a vane lamentazioni contro icomandanti della vanguardia, svillaneggiando i bavari ei sassoni, dei quali aveva riprovevolmente prodigalizza-to il sangue e la gloria, e rifiutava con acerbo pensierodi accogliere le tirolesi deputazioni, che per la sommis-

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sione a lui s’erano indirizzate. Egli pretermise d’impa-dronirsi delle migliori posizioni, e di riportare quinci,senza gran sangue, e colla clemenza, l’intento della spe-dizione affidatagli da Napoleone. I suoi modi, anzichècalmare l’irritazione e sopire le animosità, sollevaronoed inasprirono gli spiriti, sviandoli dal sentimento diquella quiete, a cui si disponevano. I Tirolesi ingrossa-vano il giorno 8 per nuova gente chiamata dalle campa-ne a martello, e dai messi reiteratamente spediti dal cap-puccino, da Speckbacher e Mayer. Il valoroso Hoffer,giunto dalla parte di Jansel colla gloriosa massa di Me-rano e di Passiria, dove si era annidato per sottrarsi aiprimi furori del nemico, scosso dall’eccitante voce de’suoi connazionali, univasi il dì 7 al bravo Speckbacher,prendendo alloggiamento alla Kalche. Questi due co-mandanti, avuti in altissimo conto dalla generalità deisollevati, ravvivano colla loro presenza ne’ difensori ilvacillante coraggio, e li rialzavano a grandi speranze.All’esempio dei Meranesi e dei Passiriani molti altrivalligiani, riprese le armi, correvano alla riassunta dife-sa dell’afflittissima patria. In detto giorno Lefebvre allatesta delle sue truppe colla spada sguainata, spingeva ar-rovellatamente verso Bressanone i tirolesi condotti dalcolonnello Wittgenstein, e già davasi a credere di farlimorder la polvere, sì come aveva a Sterzing dichiarato,quando invece approssimavasi a’ fieri colpi di più fataletempesta. Il fulmine di repente scoppiò. Le compagniedella Pusteria, stanche di bersagliare gl’inimici con unvivissimo fuoco, calavano a precipizio dai monti, si av-

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sione a lui s’erano indirizzate. Egli pretermise d’impa-dronirsi delle migliori posizioni, e di riportare quinci,senza gran sangue, e colla clemenza, l’intento della spe-dizione affidatagli da Napoleone. I suoi modi, anzichècalmare l’irritazione e sopire le animosità, sollevaronoed inasprirono gli spiriti, sviandoli dal sentimento diquella quiete, a cui si disponevano. I Tirolesi ingrossa-vano il giorno 8 per nuova gente chiamata dalle campa-ne a martello, e dai messi reiteratamente spediti dal cap-puccino, da Speckbacher e Mayer. Il valoroso Hoffer,giunto dalla parte di Jansel colla gloriosa massa di Me-rano e di Passiria, dove si era annidato per sottrarsi aiprimi furori del nemico, scosso dall’eccitante voce de’suoi connazionali, univasi il dì 7 al bravo Speckbacher,prendendo alloggiamento alla Kalche. Questi due co-mandanti, avuti in altissimo conto dalla generalità deisollevati, ravvivano colla loro presenza ne’ difensori ilvacillante coraggio, e li rialzavano a grandi speranze.All’esempio dei Meranesi e dei Passiriani molti altrivalligiani, riprese le armi, correvano alla riassunta dife-sa dell’afflittissima patria. In detto giorno Lefebvre allatesta delle sue truppe colla spada sguainata, spingeva ar-rovellatamente verso Bressanone i tirolesi condotti dalcolonnello Wittgenstein, e già davasi a credere di farlimorder la polvere, sì come aveva a Sterzing dichiarato,quando invece approssimavasi a’ fieri colpi di più fataletempesta. Il fulmine di repente scoppiò. Le compagniedella Pusteria, stanche di bersagliare gl’inimici con unvivissimo fuoco, calavano a precipizio dai monti, si av-

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ventavano alla mescolata sopra di quelli; precipitavanoda cavallo a viva forza i cavalieri, e rivestendosi di quelfurore che spiegava il loro nemico, li percuotevano colcalcio delle carabine, li malmenavano ed uccidevanocon furibondo ardimento. L’inaspettato micidialissimoscroscio sbaldanziva oltremodo il maresciallo francese,che, più impetuoso che costante, rimaneva confuso epropulsato. Lo sdegno tirolese puniva aspramente losdegno dei collegati nemici, che tempestati di fronte edai lati non trovavano salvezza che nella fuga. Fuggiva-no essi dunque alla sfilata verso Mauls, nel qual paese ecavalleria e artiglieria e fanteria tumultuosamente si ran-nicchiavano, e nell’inevitabile avvolgimento la loro di-sperata situazione peggioravano. La confusione ivi cre-sceva fuormisura, massimamente per la comparsa di al-tre nuove squadre di tirolesi. Fra lo scompiglio e il ter-rore di una numerosa calca perseguitata dai colpi morta-li del tirolese furore, Lefebvre, in cui l’intrepidezza el’orgoglio eransi mutati in spavento, perdette il suo riccocappello guernito di nastri d’oro e di un alto pennacchio,e deponendo l’interesse della gloria, s’affidava alla bra-vura e al coraggio dei suoi gendarmi, i quali, aprendogliil passo a colpi di sciabola scagliata sulla propria gente,poteron procurargli d’oltrepassare il predetto villaggio,avendo egli però dovuto smontare dal suo destriero, e apiedi valicare carriaggi e cannoni. Sì tremendamenteaveano i tirolesi in questo fatto menato le braccia.

Ridotto Lefebvre in tante angustie, e vedendo omaiche il fiorito suo esercito andava in maggior precipizio,

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ventavano alla mescolata sopra di quelli; precipitavanoda cavallo a viva forza i cavalieri, e rivestendosi di quelfurore che spiegava il loro nemico, li percuotevano colcalcio delle carabine, li malmenavano ed uccidevanocon furibondo ardimento. L’inaspettato micidialissimoscroscio sbaldanziva oltremodo il maresciallo francese,che, più impetuoso che costante, rimaneva confuso epropulsato. Lo sdegno tirolese puniva aspramente losdegno dei collegati nemici, che tempestati di fronte edai lati non trovavano salvezza che nella fuga. Fuggiva-no essi dunque alla sfilata verso Mauls, nel qual paese ecavalleria e artiglieria e fanteria tumultuosamente si ran-nicchiavano, e nell’inevitabile avvolgimento la loro di-sperata situazione peggioravano. La confusione ivi cre-sceva fuormisura, massimamente per la comparsa di al-tre nuove squadre di tirolesi. Fra lo scompiglio e il ter-rore di una numerosa calca perseguitata dai colpi morta-li del tirolese furore, Lefebvre, in cui l’intrepidezza el’orgoglio eransi mutati in spavento, perdette il suo riccocappello guernito di nastri d’oro e di un alto pennacchio,e deponendo l’interesse della gloria, s’affidava alla bra-vura e al coraggio dei suoi gendarmi, i quali, aprendogliil passo a colpi di sciabola scagliata sulla propria gente,poteron procurargli d’oltrepassare il predetto villaggio,avendo egli però dovuto smontare dal suo destriero, e apiedi valicare carriaggi e cannoni. Sì tremendamenteaveano i tirolesi in questo fatto menato le braccia.

Ridotto Lefebvre in tante angustie, e vedendo omaiche il fiorito suo esercito andava in maggior precipizio,

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che le afflitte cose erano salite all’ultima disperazione, eche infruttuosa sarebbe tornata ogni ulteriore perseve-ranza, abbracciava il partito di ordinare all’avvilita suasoldatesca la ritirata verso Innsbruck, la quale in fatti se-guì il dì 11 e 12 per lo monte Brenner. Gl’implacabili ti-rolesi, che apparivano improvvisamente in sulle costeg-gianti colline, e in sulle strade, non desistevanodall’incalzarla, e dal fulminarla continuamente con unapioggia di palle, producendole gravissima mortalità. Te-mendo il dilegiato Lefebvre in questa piuttosto rovinosafuga, che ritirata, di essere preso di mira dai tirolesi, iquali per antica fama sanno sì bene aggiustare i loro col-pi, stimò bene, a fine di assicurarsi della persona nellamarcia delle 18 miglia che dovea percorrere, di trave-stirsi da semplice dragone, tenendo in mano la carabinae la berretta in capo, sino che si vide vicino a Innsbruck,dove arrivò fra due nerboruti dragoni, seguitato posciadalla sua truppa.

Di non minore rinomanza fu l’esito ottenuto di questimedesimi giorni dai tirolesi contro il corpo del generaleBeaumont, che il duca di Danzica avea inviatonell’Oberinthal, all’intento di assalire da tergo le gentidi Merano e di Passiria condotte dall’Hoffer alle spondedell’Eisach. La vanguardia dei 1700 bavaresi, comanda-ta dal colonnello barone Bourschio, e dal francese te-nente colonnello Vaserau, appropinquavasi il dì 8 per lavia di Landeck al ponte di Prutz, e già era in procinto dipassarlo, allorquando venti bersaglieri tirolesi, che ivi acaso trovavansi, osarono audacemente di contrastarle il

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che le afflitte cose erano salite all’ultima disperazione, eche infruttuosa sarebbe tornata ogni ulteriore perseve-ranza, abbracciava il partito di ordinare all’avvilita suasoldatesca la ritirata verso Innsbruck, la quale in fatti se-guì il dì 11 e 12 per lo monte Brenner. Gl’implacabili ti-rolesi, che apparivano improvvisamente in sulle costeg-gianti colline, e in sulle strade, non desistevanodall’incalzarla, e dal fulminarla continuamente con unapioggia di palle, producendole gravissima mortalità. Te-mendo il dilegiato Lefebvre in questa piuttosto rovinosafuga, che ritirata, di essere preso di mira dai tirolesi, iquali per antica fama sanno sì bene aggiustare i loro col-pi, stimò bene, a fine di assicurarsi della persona nellamarcia delle 18 miglia che dovea percorrere, di trave-stirsi da semplice dragone, tenendo in mano la carabinae la berretta in capo, sino che si vide vicino a Innsbruck,dove arrivò fra due nerboruti dragoni, seguitato posciadalla sua truppa.

Di non minore rinomanza fu l’esito ottenuto di questimedesimi giorni dai tirolesi contro il corpo del generaleBeaumont, che il duca di Danzica avea inviatonell’Oberinthal, all’intento di assalire da tergo le gentidi Merano e di Passiria condotte dall’Hoffer alle spondedell’Eisach. La vanguardia dei 1700 bavaresi, comanda-ta dal colonnello barone Bourschio, e dal francese te-nente colonnello Vaserau, appropinquavasi il dì 8 per lavia di Landeck al ponte di Prutz, e già era in procinto dipassarlo, allorquando venti bersaglieri tirolesi, che ivi acaso trovavansi, osarono audacemente di contrastarle il

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passaggio colle archibugiate. A questi prodi si unì subi-tamente gran gente, accorsa da più luoghi all’avviso del-le stormeggianti campane. Allora il combattimento di-venne più gagliardo. Una parte de’ tirolesi occupava ilponte, l’altra dominava le alture di Laditsch. E in questee su quello i bavari investivano acremente la sollevatagente, facendo sur essa giuocare le artiglierie; ma essacon altrettanto animo virile combatteva, e l’assalto nonsolo facea tornar senza frutto, ma ben anche dannosoagli stessi assalitori, di guisa che il riurto dei tirolesi su-perava, sbaragliava, vinceva ed obbligava finalmentequanti sopravanzavano ai colpi micidiali dei bersaglieri,a ritirarsi nel campo di Dullen, dove la sopraggiuntanotte permetteva che si potessero ristorare e dissetare in-sieme a’ proprii cavalli. Nell’oscurità di questa notteistessa i soldati di guardia ai primi posti s’introducevanonelle prime case di Prutz già abbandonate da’ loro abita-tori, e non sapendo in qual altro modo sfogar la vendet-ta, appiccavano il fuoco a ben dieci delle medesime. Isollevati v’accorreano furenti, scacciavano animosa-mente gl’incendiarii, e riuscivano, se non a spegnere ilfuoco, a salvare la massima parte delle suppellettili. Alsorgere dell’aurora la parte tirolese, fatta maggiormenteardimentosa pei sussidii ad essa giunti di fresco, accin-gevasi a rinnovellare la pugna. La potente sua mossascoraggiava i bavari, li metteva in disordine, e li riduce-va a concentrarsi nel loro campo, e a battere da questoluogo ordinatamente coi tiri della moschetteria e delcannone. Rispondevano i bersaglieri tirolesi, postati alla

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passaggio colle archibugiate. A questi prodi si unì subi-tamente gran gente, accorsa da più luoghi all’avviso del-le stormeggianti campane. Allora il combattimento di-venne più gagliardo. Una parte de’ tirolesi occupava ilponte, l’altra dominava le alture di Laditsch. E in questee su quello i bavari investivano acremente la sollevatagente, facendo sur essa giuocare le artiglierie; ma essacon altrettanto animo virile combatteva, e l’assalto nonsolo facea tornar senza frutto, ma ben anche dannosoagli stessi assalitori, di guisa che il riurto dei tirolesi su-perava, sbaragliava, vinceva ed obbligava finalmentequanti sopravanzavano ai colpi micidiali dei bersaglieri,a ritirarsi nel campo di Dullen, dove la sopraggiuntanotte permetteva che si potessero ristorare e dissetare in-sieme a’ proprii cavalli. Nell’oscurità di questa notteistessa i soldati di guardia ai primi posti s’introducevanonelle prime case di Prutz già abbandonate da’ loro abita-tori, e non sapendo in qual altro modo sfogar la vendet-ta, appiccavano il fuoco a ben dieci delle medesime. Isollevati v’accorreano furenti, scacciavano animosa-mente gl’incendiarii, e riuscivano, se non a spegnere ilfuoco, a salvare la massima parte delle suppellettili. Alsorgere dell’aurora la parte tirolese, fatta maggiormenteardimentosa pei sussidii ad essa giunti di fresco, accin-gevasi a rinnovellare la pugna. La potente sua mossascoraggiava i bavari, li metteva in disordine, e li riduce-va a concentrarsi nel loro campo, e a battere da questoluogo ordinatamente coi tiri della moschetteria e delcannone. Rispondevano i bersaglieri tirolesi, postati alla

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spicciolata in sul monte; ma il vicendevole trarre nonproduceva quasi nessuna mortalità, per la soverchia di-stanza delle parti avversarie. Infastiditi i tirolesidell’inutilità del loro fuoco, una gran parte di essi serra-vasi insieme, ed armata di archibugi, di spiedi, di aste edi giavellotti precipitava furiosamente dal monte collaferma risoluzione di venire alle mani. Un impeto sì stra-no presagiva all’attonito nemico il suo sterminio, e perevitarlo determinò di arrendersi alla discrezione dei tiro-lesi, ai quali fece conoscere la sua intenzione per unosventolante pannolino. A ciò seguiva il parlamento, invirtù del quale si diedero in potere de’ vincitori 700 fantidel reggimento Junker, e 150 dragoni del reggimentoTaxis, con 200 cavalli, colle loro armi e molta munizio-ne. Circa 250 furono i morti e i feriti bavari, soltanto 12dei tirolesi. A questo conflitto parteciparono anche ledonne e le fanciulle, attendendo a far rotolare delle rupiin sulla strada sassi e scheggioni sopra la truppa e le ar-tiglierie, ingombrando così la via, e cagionando confu-sione e rovina a uomini, a cavalli, ed ai transitanti car-riaggi.

Il presidio di Landek, forte di 700 soldati, udiva da300 bavari fuggitivi l’avvenimento di Prutz, e ne sentivaraccapriccio e timore. I tirolesi non pretermettevanol’opportunità che loro si offeriva del vincere, e quindinella seguente notte, esacerbati per le ingiurie ricevute,lo sorprendevano. Prendeva questo tostamente le armi,usciva dalle proprie stanze, ed affrontava gli assalitoriper respingerli; ma in luogo di riportare l’intento, rima-

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spicciolata in sul monte; ma il vicendevole trarre nonproduceva quasi nessuna mortalità, per la soverchia di-stanza delle parti avversarie. Infastiditi i tirolesidell’inutilità del loro fuoco, una gran parte di essi serra-vasi insieme, ed armata di archibugi, di spiedi, di aste edi giavellotti precipitava furiosamente dal monte collaferma risoluzione di venire alle mani. Un impeto sì stra-no presagiva all’attonito nemico il suo sterminio, e perevitarlo determinò di arrendersi alla discrezione dei tiro-lesi, ai quali fece conoscere la sua intenzione per unosventolante pannolino. A ciò seguiva il parlamento, invirtù del quale si diedero in potere de’ vincitori 700 fantidel reggimento Junker, e 150 dragoni del reggimentoTaxis, con 200 cavalli, colle loro armi e molta munizio-ne. Circa 250 furono i morti e i feriti bavari, soltanto 12dei tirolesi. A questo conflitto parteciparono anche ledonne e le fanciulle, attendendo a far rotolare delle rupiin sulla strada sassi e scheggioni sopra la truppa e le ar-tiglierie, ingombrando così la via, e cagionando confu-sione e rovina a uomini, a cavalli, ed ai transitanti car-riaggi.

Il presidio di Landek, forte di 700 soldati, udiva da300 bavari fuggitivi l’avvenimento di Prutz, e ne sentivaraccapriccio e timore. I tirolesi non pretermettevanol’opportunità che loro si offeriva del vincere, e quindinella seguente notte, esacerbati per le ingiurie ricevute,lo sorprendevano. Prendeva questo tostamente le armi,usciva dalle proprie stanze, ed affrontava gli assalitoriper respingerli; ma in luogo di riportare l’intento, rima-

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neva parte ammazzato col piombo micidiale, o collebianche, e parte fatto prigioniero. Un successo non dis-simile avvenne poco dopo ad altri 500 bavari, che daZams venivano a sussidiare i perdenti. Proseguendo ivincitori nel vittorioso cammino, vincevano in appressoanche il presidio d’Imst, forte di 1200 uomini, il qualeinvano cercava di resistere a Brenn, a Kühel, e a Nasse-reit. Le giuntegli notizie di Prutz, di Landeck e di Zams,e la fermezza con cui battagliavano i tirolesi, il disto-glieva dal pensiero di resistere davvantaggio, ed avvia-vasi frettoloso alla volta d’Innsbruck, ove concentrarsidoveano tutte le guerreggianti colonne dei collegati. ATelf e a Zirl i fuggitivi s’incontravano, e si univano conaltre forze. Quest’avventura partoriva in essi l’ostinazio-ne di misurarsi novellamente coll’oste tirolese, ma subi-vano ben presto la pena di rendersi vinti un’altra voltaper le genti condotte da Martino Firler, e da Mohrber-gen, che li snidavano dal nuovo seggio che volevanoconservare, inseguendoli sin presso Innsbruck, a vistadella quale il giorno 12 erasi adunata su ambidue lesponde dell’Enno una moltitudine di tirolesi, fra cui sinoveravano pur anco e vecchi e giovani imberbi, e don-ne d’ogni età, tutti allegri, coraggiosi, pieni di speranze,avidi di nuova gloria, e determinati di finire l’ultimoatto dell’eroica intrapresa con la propria morte, piuttostoche dare il paese e sè stessi in mano dell’arrogante e ter-ribile Lefebvre.

In questo giorno le reliquie dell’armata collegata sisquadronarono nella spianata d’Innsbruck, e Lefebvre le

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neva parte ammazzato col piombo micidiale, o collebianche, e parte fatto prigioniero. Un successo non dis-simile avvenne poco dopo ad altri 500 bavari, che daZams venivano a sussidiare i perdenti. Proseguendo ivincitori nel vittorioso cammino, vincevano in appressoanche il presidio d’Imst, forte di 1200 uomini, il qualeinvano cercava di resistere a Brenn, a Kühel, e a Nasse-reit. Le giuntegli notizie di Prutz, di Landeck e di Zams,e la fermezza con cui battagliavano i tirolesi, il disto-glieva dal pensiero di resistere davvantaggio, ed avvia-vasi frettoloso alla volta d’Innsbruck, ove concentrarsidoveano tutte le guerreggianti colonne dei collegati. ATelf e a Zirl i fuggitivi s’incontravano, e si univano conaltre forze. Quest’avventura partoriva in essi l’ostinazio-ne di misurarsi novellamente coll’oste tirolese, ma subi-vano ben presto la pena di rendersi vinti un’altra voltaper le genti condotte da Martino Firler, e da Mohrber-gen, che li snidavano dal nuovo seggio che volevanoconservare, inseguendoli sin presso Innsbruck, a vistadella quale il giorno 12 erasi adunata su ambidue lesponde dell’Enno una moltitudine di tirolesi, fra cui sinoveravano pur anco e vecchi e giovani imberbi, e don-ne d’ogni età, tutti allegri, coraggiosi, pieni di speranze,avidi di nuova gloria, e determinati di finire l’ultimoatto dell’eroica intrapresa con la propria morte, piuttostoche dare il paese e sè stessi in mano dell’arrogante e ter-ribile Lefebvre.

In questo giorno le reliquie dell’armata collegata sisquadronarono nella spianata d’Innsbruck, e Lefebvre le

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passava in rivista. In tal incontro egli potè meglio giudi-care il valore della sollevata gente, con cui aveasi misu-rato alla cieca, e meglio pentirsi della baldanzosa e in-conveniente condotta da lui osservata nella confidataglispedizione, non che della negligenza in lasciarsi fuggirela felicità della vittoria, che stava da principio in suamano; per il che, oltre d’essere caduto in disgrazia delsuo sovrano, perdette gran parte della militare sua repu-tazione. In quella rivista: «Soldati, egli diceva, noi dare-mo domani una nuova battaglia, e poi potrò condurvifuori di questi sciagurati monti. Rammentate il grande evittorioso combattimento di Wagram; rammentate chevoi siete i commilitoni di quei prodi, che tanta vittoriariportarono in quelle memorande giornate campali, efate vedere al mondo, e specialmente al Tirolo, che voinon siete minori in valore.» Ma in pronunziando questeparole il duca forse non pose mente che soldati merce-narii e scorati, messi in rotta e in iscompiglio per le in-cessanti molestie dei tirolesi, che da tutte bande sbuca-vano, combatter doveano contro un’accanita gente, ani-mata dal potente sentimento della patria, e protetta damontuose barriere, da essa valorosamente difese; laddo-ve nel campo di Wagram le condizioni de’ combattentirivali erano pareggiate. Malgrado le gravi perdite incon-trate negli andati giorni, egli potè tuttavia raggranellare,per disporsi al nuovo cimento sconsigliatamente da luimeditato, un corpo di 25000 uomini con 2300 cavalli, e40 pezzi d’artiglieria. Nella seguente notte, in sui colliche circondano Innsbruck, si ravvisava una corona di

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passava in rivista. In tal incontro egli potè meglio giudi-care il valore della sollevata gente, con cui aveasi misu-rato alla cieca, e meglio pentirsi della baldanzosa e in-conveniente condotta da lui osservata nella confidataglispedizione, non che della negligenza in lasciarsi fuggirela felicità della vittoria, che stava da principio in suamano; per il che, oltre d’essere caduto in disgrazia delsuo sovrano, perdette gran parte della militare sua repu-tazione. In quella rivista: «Soldati, egli diceva, noi dare-mo domani una nuova battaglia, e poi potrò condurvifuori di questi sciagurati monti. Rammentate il grande evittorioso combattimento di Wagram; rammentate chevoi siete i commilitoni di quei prodi, che tanta vittoriariportarono in quelle memorande giornate campali, efate vedere al mondo, e specialmente al Tirolo, che voinon siete minori in valore.» Ma in pronunziando questeparole il duca forse non pose mente che soldati merce-narii e scorati, messi in rotta e in iscompiglio per le in-cessanti molestie dei tirolesi, che da tutte bande sbuca-vano, combatter doveano contro un’accanita gente, ani-mata dal potente sentimento della patria, e protetta damontuose barriere, da essa valorosamente difese; laddo-ve nel campo di Wagram le condizioni de’ combattentirivali erano pareggiate. Malgrado le gravi perdite incon-trate negli andati giorni, egli potè tuttavia raggranellare,per disporsi al nuovo cimento sconsigliatamente da luimeditato, un corpo di 25000 uomini con 2300 cavalli, e40 pezzi d’artiglieria. Nella seguente notte, in sui colliche circondano Innsbruck, si ravvisava una corona di

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fuochi accesi da’ difensori tirolesi, che coi 300 accogli-ticci austriaci sommavano a 18000, tutti preparati per at-tendere il minacciato assalto. Hoffer avea il suo allog-giamento nello Schönberg inferiore appresso il valorosoEschmann. Il cappuccino Haspingher, che dal primod’agosto non prendeva riposo, era scomparso il dì 4 percagion di salute dalla vista dei patrii difensori, i qualinon veggendo alla loro testa il ministro di Dio, tantovincolato a’ lor cuori, mostravano un generale mal umo-re, talchè incominciato aveano a stessere l’ordimentoper lo domani meditato; ma resone avvertito, ricompari-va fra le file de’ combattenti alquanto sdegnato pel con-cepito loro timore; riconduceva seco le genti di Spech-backer; rianimava, scuoteva, invigoriva le raffreddateschiere. Poco dopo la mezza notte il cappuccino sveglia-va l’Hoffer per avvertirlo che si approssimava il mo-mento di celebrare la messa, e di chiamare i difensori adassistervi. Prostrata pertanto quella gran massa di gente,da vicino e da lontano, di fronte all’altare, con dimesseed ossequiose voci essa supplicava ajuto a Chi dall’altovede e tutela le generose opere degli afflitti mortali, econ un’estrema divozione mandava preghiere a MariaSantissima, affinchè la gran causa prendesse a protegge-re del suo divoto Tirolo. Non mai tanto spiccò nella sol-levata nazione il sentimento della religione congiunto aquello della libertà, quanto in questo dì, che merita nellapatria storia una ricordanza distinta.

Ciò fatto, le compagnie venivano disposte all’aspetta-ta battaglia dai bravi comandanti Hoffer, Spechbacker e

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fuochi accesi da’ difensori tirolesi, che coi 300 accogli-ticci austriaci sommavano a 18000, tutti preparati per at-tendere il minacciato assalto. Hoffer avea il suo allog-giamento nello Schönberg inferiore appresso il valorosoEschmann. Il cappuccino Haspingher, che dal primod’agosto non prendeva riposo, era scomparso il dì 4 percagion di salute dalla vista dei patrii difensori, i qualinon veggendo alla loro testa il ministro di Dio, tantovincolato a’ lor cuori, mostravano un generale mal umo-re, talchè incominciato aveano a stessere l’ordimentoper lo domani meditato; ma resone avvertito, ricompari-va fra le file de’ combattenti alquanto sdegnato pel con-cepito loro timore; riconduceva seco le genti di Spech-backer; rianimava, scuoteva, invigoriva le raffreddateschiere. Poco dopo la mezza notte il cappuccino sveglia-va l’Hoffer per avvertirlo che si approssimava il mo-mento di celebrare la messa, e di chiamare i difensori adassistervi. Prostrata pertanto quella gran massa di gente,da vicino e da lontano, di fronte all’altare, con dimesseed ossequiose voci essa supplicava ajuto a Chi dall’altovede e tutela le generose opere degli afflitti mortali, econ un’estrema divozione mandava preghiere a MariaSantissima, affinchè la gran causa prendesse a protegge-re del suo divoto Tirolo. Non mai tanto spiccò nella sol-levata nazione il sentimento della religione congiunto aquello della libertà, quanto in questo dì, che merita nellapatria storia una ricordanza distinta.

Ciò fatto, le compagnie venivano disposte all’aspetta-ta battaglia dai bravi comandanti Hoffer, Spechbacker e

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Haspingher, l’ultimo dei quali si esponeva sul piccolosuo cavallo ai primi posti. Le operazioni dell’ala sinistraeran commesse al cappuccino, il quale indirizzava le suegenti sopra Natters e Matters verso la Galleviese. Hoffercomandava il centro sul monte Isel. Spechbacker dirige-va l’ala destra, che si estendeva dalle alture del ponte diPass sino al piano, e ai ponti sull’Enno di Hall e di Vol-ders, non ommettendo tutti e tre di infiammare ed inco-rare le proprie genti con possenti ed ardentissime voci.Sorgeva intanto l’aurora del dì 13, giorno di domenica;tutto era silenzio, ma silenzio tremendo e presago di or-ribile avvenimento. Alla sesta del mattino si udivano iprimi colpi dal nemico scagliati; allora tutta la massa ti-rolese, che tal motto aspettava, si faceva ad incontrarlofra le grida di giubilo, ed il rimbombo de’ cannoni. Ar-deva la battaglia subitamente per ogni lato, e inacerbivain maniera straordinaria. Da bel principio ostinazione eferocia da una parte, ostinazione e ferocia dall’altra. Madebolmente poteano combattere gli ardenti collegati;chè fulminando i tirolesi dall’asprezza dei monti, reca-vano a quelli grandissima mortalità, laddove la intermi-nabile pioggia di archibugiate e cannonate, che sui tiro-lesi mandavano dal piano i nemici, poca gente feriva. Ilfortissimo Hoffer combatteva con molta operosità, epari valore: il conte Giuseppe Mohr altamente si distin-gueva colla gente di Wintschgau alla sua direzione affi-data. Al ponte della Sill, alla caduta d’acqua di Wiltau,la battaglia inferociva più sanguinosa che altrove, l’ini-mico minacciava di circondare la colonna comandata

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Haspingher, l’ultimo dei quali si esponeva sul piccolosuo cavallo ai primi posti. Le operazioni dell’ala sinistraeran commesse al cappuccino, il quale indirizzava le suegenti sopra Natters e Matters verso la Galleviese. Hoffercomandava il centro sul monte Isel. Spechbacker dirige-va l’ala destra, che si estendeva dalle alture del ponte diPass sino al piano, e ai ponti sull’Enno di Hall e di Vol-ders, non ommettendo tutti e tre di infiammare ed inco-rare le proprie genti con possenti ed ardentissime voci.Sorgeva intanto l’aurora del dì 13, giorno di domenica;tutto era silenzio, ma silenzio tremendo e presago di or-ribile avvenimento. Alla sesta del mattino si udivano iprimi colpi dal nemico scagliati; allora tutta la massa ti-rolese, che tal motto aspettava, si faceva ad incontrarlofra le grida di giubilo, ed il rimbombo de’ cannoni. Ar-deva la battaglia subitamente per ogni lato, e inacerbivain maniera straordinaria. Da bel principio ostinazione eferocia da una parte, ostinazione e ferocia dall’altra. Madebolmente poteano combattere gli ardenti collegati;chè fulminando i tirolesi dall’asprezza dei monti, reca-vano a quelli grandissima mortalità, laddove la intermi-nabile pioggia di archibugiate e cannonate, che sui tiro-lesi mandavano dal piano i nemici, poca gente feriva. Ilfortissimo Hoffer combatteva con molta operosità, epari valore: il conte Giuseppe Mohr altamente si distin-gueva colla gente di Wintschgau alla sua direzione affi-data. Al ponte della Sill, alla caduta d’acqua di Wiltau,la battaglia inferociva più sanguinosa che altrove, l’ini-mico minacciava di circondare la colonna comandata

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dal cappuccino, ma era prova infelice rivenire all’azio-ne. Presso al castello di Amras le parti battagliavano ac-canitamente colle bianche. Gagliardissimamente pugna-va Lefebvre, tentando di rimediare colla virtù agli errorida principio commessi; ma la resistenza, il patrio valoredei tirolesi avanzavano i di lui ultimi sforzi. La situazio-ne della sua truppa incominciava a peggiorare, già fra lesue file spargevasi la disperazione, i soldati appiccavanoil fuoco ai granai di Wiltau ed a più case campestri em-pite di morti: i boschi ed i campi erano coperti di cada-veri nemici e di feriti, che chiedevano aiuto. Ondeggia-va il maresciallo in mille pensieri, e veggendo che lecose traboccavano all’ultima loro rovina, risolveva alfine di desistere da un’estrema opposizione, che avrebbecertamente finito coll’inevitabile sacrificio della sua sol-datesca, sì terribile n’era lo strazio. Nel dì seguente i ri-masugli dei confederati si ritiravano, raccogliendo quan-to l’angustia del tempo loro permetteva. Il corpo princi-pale volgeva il cammino pel Salisburghese, e il conteOberndorf, in un col colonnello Massimiliano conted’Arco, s’indirizzava con diversi distaccamenti sopraScharnitz ed Achenthal, all’intento di mantenere la co-municazione tra Schwatz e la Baviera. Questa colonnafu inseguita e fugata presso Pill e Santa Croce, ed il ca-pitano che ne aveva il governo pagò il fio delle maledi-zioni e grandi minaccie da lui fulminate contro i tirolesi;un colpo di carabina lo stese dal suo cavallo. Con essolui perirono alcuni altri uffiziali, e maggiore sarebbe sta-ta la perdita, se l’intiera colonna non si fosse rifuggita

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dal cappuccino, ma era prova infelice rivenire all’azio-ne. Presso al castello di Amras le parti battagliavano ac-canitamente colle bianche. Gagliardissimamente pugna-va Lefebvre, tentando di rimediare colla virtù agli errorida principio commessi; ma la resistenza, il patrio valoredei tirolesi avanzavano i di lui ultimi sforzi. La situazio-ne della sua truppa incominciava a peggiorare, già fra lesue file spargevasi la disperazione, i soldati appiccavanoil fuoco ai granai di Wiltau ed a più case campestri em-pite di morti: i boschi ed i campi erano coperti di cada-veri nemici e di feriti, che chiedevano aiuto. Ondeggia-va il maresciallo in mille pensieri, e veggendo che lecose traboccavano all’ultima loro rovina, risolveva alfine di desistere da un’estrema opposizione, che avrebbecertamente finito coll’inevitabile sacrificio della sua sol-datesca, sì terribile n’era lo strazio. Nel dì seguente i ri-masugli dei confederati si ritiravano, raccogliendo quan-to l’angustia del tempo loro permetteva. Il corpo princi-pale volgeva il cammino pel Salisburghese, e il conteOberndorf, in un col colonnello Massimiliano conted’Arco, s’indirizzava con diversi distaccamenti sopraScharnitz ed Achenthal, all’intento di mantenere la co-municazione tra Schwatz e la Baviera. Questa colonnafu inseguita e fugata presso Pill e Santa Croce, ed il ca-pitano che ne aveva il governo pagò il fio delle maledi-zioni e grandi minaccie da lui fulminate contro i tirolesi;un colpo di carabina lo stese dal suo cavallo. Con essolui perirono alcuni altri uffiziali, e maggiore sarebbe sta-ta la perdita, se l’intiera colonna non si fosse rifuggita

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nei cortili delle case bruciate di Schwatz. Nella rabbiosaritirata i collegati lasciavano ovunque le vestigiad’un’atroce vendetta. Con efferatissima barbarie incen-diavano paesi, e martorizzavano pacifici abitanti, lavan-do nel loro sangue la macchia delle sofferte sconfitte.

Finita la battaglia del dì 13 d’agosto, si misurarono leperdite. Fra i confederati perirono intorno a 5000 uomi-ni; 1700 furono i feriti, e 6000 i prigionieri. Ai tirolesimancarono per morte solamente 50 uomini, e 132 perferite.

Alla partita da Innsbruck delle confederate truppev’entravano il dì 15 di buon mattino i sollevati difensoricon l’Hoffer, che vi fissava la militare sua stanza. Il cap-puccino recavasi con alcune compagnie sopra Hall,onde frenare i disordini che una masnada di tristi difen-sori venturieri stava per commettervi. Immensa eral’allegrezza, che per una vittoria tanto piena e sì segna-lata sentivano i tirolesi, fatta ragione massimamente allelor perdite, tanto lievi rispetto a quelle de’ formidabilinemici. L’aria della provinciale metropoli rimbombavaal suono dei pifferi, dei tamburi, dei lieti applausi e dellefestevoli grida: tutti esultavano al glorioso trionfo, tutticelebravano la terza liberazione della patria nel giornoappunto in cui nelle terre possedute dalle armi francesiveniva solennizzato il giorno natalizio ed onomastico diNapoleone, e tutti con religiosa divozione innalzavanopreci al cielo in ringraziamento della vittoria.

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nei cortili delle case bruciate di Schwatz. Nella rabbiosaritirata i collegati lasciavano ovunque le vestigiad’un’atroce vendetta. Con efferatissima barbarie incen-diavano paesi, e martorizzavano pacifici abitanti, lavan-do nel loro sangue la macchia delle sofferte sconfitte.

Finita la battaglia del dì 13 d’agosto, si misurarono leperdite. Fra i confederati perirono intorno a 5000 uomi-ni; 1700 furono i feriti, e 6000 i prigionieri. Ai tirolesimancarono per morte solamente 50 uomini, e 132 perferite.

Alla partita da Innsbruck delle confederate truppev’entravano il dì 15 di buon mattino i sollevati difensoricon l’Hoffer, che vi fissava la militare sua stanza. Il cap-puccino recavasi con alcune compagnie sopra Hall,onde frenare i disordini che una masnada di tristi difen-sori venturieri stava per commettervi. Immensa eral’allegrezza, che per una vittoria tanto piena e sì segna-lata sentivano i tirolesi, fatta ragione massimamente allelor perdite, tanto lievi rispetto a quelle de’ formidabilinemici. L’aria della provinciale metropoli rimbombavaal suono dei pifferi, dei tamburi, dei lieti applausi e dellefestevoli grida: tutti esultavano al glorioso trionfo, tutticelebravano la terza liberazione della patria nel giornoappunto in cui nelle terre possedute dalle armi francesiveniva solennizzato il giorno natalizio ed onomastico diNapoleone, e tutti con religiosa divozione innalzavanopreci al cielo in ringraziamento della vittoria.

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CAPITOLO IX.

Maraviglia generale pel novello trionfo de’ tirolesi. Loro ostina-tezza per la difesa. Hoffer assume la dittatura della provincia.Suoi decreti e ordinamenti pubblici. Monete coniate a suo or-dine. Distribuzione delle forze difenditrici capitanate daSpechbacker, dal cappuccino Haspingher e da altri comandan-ti. Il general francese Rusca viene battuto e fugato da Lienzcolla sua colonna di quattro mila uomini. Così avviene inTrento del generale francese Dazmair, che ritirasi in sul Vero-nese. Con esso lui fuggono da Trento a Rovereto i bavari im-piegati superiori, pel timore de’ sollevati tirolesi. Erezione dinuove compagnie di difesa. Ricomparsa improvvisa del gene-rale Dazmair in Rovereto, e sue militari posizioni in vicinanzaa questa città. Mischia avvenuta sui colli di Vallunga, e nuovaritirata di Dazmair, che viene impedita a Serravalle da’ coman-danti Garbin e Dalponte. Quiete dell’armi, e vessazioni fattedai sollevati forestieri. Guasto del palazzo del barone OrazioPizzini di Rovereto.

La splendidissima vittoria riportata dai tirolesi sopraLefebvre veniva non solo solennizzata nella provincia,ma risuonava ben anche con onore per le nazionid’Europa. Ma tanta vittoria sortirà poi effetti conformiai sostenuti sacrifici? Conserveranno i tirolesi, senza ilsostegno dell’Austria, i riportati vantaggi ? Potrassi eglicredere che i trionfi e l’ambizione dell’imperatore Na-

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CAPITOLO IX.

Maraviglia generale pel novello trionfo de’ tirolesi. Loro ostina-tezza per la difesa. Hoffer assume la dittatura della provincia.Suoi decreti e ordinamenti pubblici. Monete coniate a suo or-dine. Distribuzione delle forze difenditrici capitanate daSpechbacker, dal cappuccino Haspingher e da altri comandan-ti. Il general francese Rusca viene battuto e fugato da Lienzcolla sua colonna di quattro mila uomini. Così avviene inTrento del generale francese Dazmair, che ritirasi in sul Vero-nese. Con esso lui fuggono da Trento a Rovereto i bavari im-piegati superiori, pel timore de’ sollevati tirolesi. Erezione dinuove compagnie di difesa. Ricomparsa improvvisa del gene-rale Dazmair in Rovereto, e sue militari posizioni in vicinanzaa questa città. Mischia avvenuta sui colli di Vallunga, e nuovaritirata di Dazmair, che viene impedita a Serravalle da’ coman-danti Garbin e Dalponte. Quiete dell’armi, e vessazioni fattedai sollevati forestieri. Guasto del palazzo del barone OrazioPizzini di Rovereto.

La splendidissima vittoria riportata dai tirolesi sopraLefebvre veniva non solo solennizzata nella provincia,ma risuonava ben anche con onore per le nazionid’Europa. Ma tanta vittoria sortirà poi effetti conformiai sostenuti sacrifici? Conserveranno i tirolesi, senza ilsostegno dell’Austria, i riportati vantaggi ? Potrassi eglicredere che i trionfi e l’ambizione dell’imperatore Na-

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poleone lascieranno impuniti, o metteranno in non calele sconfitte e l’avvilimento che ai suoi alleati e alle stes-se sue truppe vennero per essi recati? Queste riflessionidestavano generalmente la pietà degli accorti ed impar-ziali ammiratori del Tirolo, in vederlo sì ostinato persi-stere da per sè solo in una difesa, che secondo l’umanaprevidenza non potea riuscire che ad infelice partito; efermavano più che mai l’attenzione di quei tirolesi me-desimi, alla cui sagacità e prudenza si presentavano imovimenti pericolosi e fatali, che fuori della provinciasi apprestavano a di lui danno. Ma i sollevati, nella mas-sima parte uomini oscuri e di corto intelletto, ma cheavevano caldissimi cuori e forti anime per la patria, onon sapevano, o non voleano persuadersi, che nelleguerre le armi della virtù non vincono le armi della for-za, e che si trovavano in lizza col più potente sovranodel mondo, il quale, a fronte delle forze impiegate nellasospesa guerra coll’Austria, resisteva contro la grandesollevazione della Spagna, sebbene sostenutadall’Inghilterra, e che da quelle istesse terre, su cui direcente aveva trionfato, già volgeva ad essi il ferocepensiero di pienamente conquiderli con parte di queglieserciti, che poc’anzi aveano depressa la potente Casad’Austria.

Lontani i sollevati tirolesi dal pensare a sì tremendiapparecchi, che avrebbero costernato un potentissimoregno, orgogliosi della vittoria, ad altro non dirizzavanoi pensieri, che a voler liberare intieramente la provinciadal nemico, il quale in qualche sua parte ancora la pre-

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poleone lascieranno impuniti, o metteranno in non calele sconfitte e l’avvilimento che ai suoi alleati e alle stes-se sue truppe vennero per essi recati? Queste riflessionidestavano generalmente la pietà degli accorti ed impar-ziali ammiratori del Tirolo, in vederlo sì ostinato persi-stere da per sè solo in una difesa, che secondo l’umanaprevidenza non potea riuscire che ad infelice partito; efermavano più che mai l’attenzione di quei tirolesi me-desimi, alla cui sagacità e prudenza si presentavano imovimenti pericolosi e fatali, che fuori della provinciasi apprestavano a di lui danno. Ma i sollevati, nella mas-sima parte uomini oscuri e di corto intelletto, ma cheavevano caldissimi cuori e forti anime per la patria, onon sapevano, o non voleano persuadersi, che nelleguerre le armi della virtù non vincono le armi della for-za, e che si trovavano in lizza col più potente sovranodel mondo, il quale, a fronte delle forze impiegate nellasospesa guerra coll’Austria, resisteva contro la grandesollevazione della Spagna, sebbene sostenutadall’Inghilterra, e che da quelle istesse terre, su cui direcente aveva trionfato, già volgeva ad essi il ferocepensiero di pienamente conquiderli con parte di queglieserciti, che poc’anzi aveano depressa la potente Casad’Austria.

Lontani i sollevati tirolesi dal pensare a sì tremendiapparecchi, che avrebbero costernato un potentissimoregno, orgogliosi della vittoria, ad altro non dirizzavanoi pensieri, che a voler liberare intieramente la provinciadal nemico, il quale in qualche sua parte ancora la pre-

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meva, e a veder sistemata una provvisoria reggenza.Hoffer, nel giorno della sua entrata trionfale in Inn-sbruck, dopo sconfitto Lefebvre, otteneva dal tacito votodella levata nazione, o pur assumeva da per sè il poteredi tutta la provincia. Prima di tanto carico egli si sotto-scriveva «Comandante superiore della Passiria e del Ti-rolo meridionale,» e dal giorno 15 d’agosto si denomi-nava «I. R. Comandante superiore del Tirolo.» Egli sta-bilì il suo alloggiamento in Corte, e dalla dittatoria suaresidenza emanava decreti per l’amministrazione civilee militare, e fece anche coniare delle monete di buonalega. Come supremo regolatore dell’armi distribuiva lagran massa dei difensori in questo modo: nelle vicinan-ze di Unken e di Lofer, e nei monti salisburghesi versola Carintia e la Stiria superiore, avevano il comando ifamosi Spechbacker e Haspingher; la gente levata nellaPusteria era affidata al coraggioso Filippo de Wörndle,avente sotto i di lui ordini Battig, Kolb, Luxheim il ven-turiere, e Antonio Steger, l’ultimo de’ quali era alla dire-zione delle genti di Sillian, di Sexten, e di Lienz, le qua-li, nel mentre il duca Lefebvre battagliava in sulle spon-de dell’Enno, aveano cacciato da quest’ultima città e fu-gato oltre i tirolesi confini il general Rusca colla sua co-lonna di 4000 combattenti, cagionandogli una perdita dicirca 1000 uomini fra morti e feriti, perdita ben meritatain rappresaglia del sacco, degli incendii e delle uccisionida lui permesse a’ suoi soldati tanto nella città di Lienz,quanto nel contado. Nel Tirolo meridionale fu commes-sa la somma delle cose a Giacomo Torgler, comandante

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meva, e a veder sistemata una provvisoria reggenza.Hoffer, nel giorno della sua entrata trionfale in Inn-sbruck, dopo sconfitto Lefebvre, otteneva dal tacito votodella levata nazione, o pur assumeva da per sè il poteredi tutta la provincia. Prima di tanto carico egli si sotto-scriveva «Comandante superiore della Passiria e del Ti-rolo meridionale,» e dal giorno 15 d’agosto si denomi-nava «I. R. Comandante superiore del Tirolo.» Egli sta-bilì il suo alloggiamento in Corte, e dalla dittatoria suaresidenza emanava decreti per l’amministrazione civilee militare, e fece anche coniare delle monete di buonalega. Come supremo regolatore dell’armi distribuiva lagran massa dei difensori in questo modo: nelle vicinan-ze di Unken e di Lofer, e nei monti salisburghesi versola Carintia e la Stiria superiore, avevano il comando ifamosi Spechbacker e Haspingher; la gente levata nellaPusteria era affidata al coraggioso Filippo de Wörndle,avente sotto i di lui ordini Battig, Kolb, Luxheim il ven-turiere, e Antonio Steger, l’ultimo de’ quali era alla dire-zione delle genti di Sillian, di Sexten, e di Lienz, le qua-li, nel mentre il duca Lefebvre battagliava in sulle spon-de dell’Enno, aveano cacciato da quest’ultima città e fu-gato oltre i tirolesi confini il general Rusca colla sua co-lonna di 4000 combattenti, cagionandogli una perdita dicirca 1000 uomini fra morti e feriti, perdita ben meritatain rappresaglia del sacco, degli incendii e delle uccisionida lui permesse a’ suoi soldati tanto nella città di Lienz,quanto nel contado. Nel Tirolo meridionale fu commes-sa la somma delle cose a Giacomo Torgler, comandante

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le compagnie calate a questi giorni da Bolzano periscacciare i napoleoniani, stanziatisi sino dal principiod’agosto nei territorii di Trento e di Rovereto.

Il generale francese Dazmair, che avea la sua stanzain Trento, seppe per gli suoi esploratori, che i sollevati siaccostavano, e disponeva quindi la sua truppa per arre-stare il loro avanzamento. Ma quelli il giorno 18 compa-rivano arditamente in sui colli che signoreggiano la sot-toposta città; le due parti venivano a battaglia, e si osti-navano col ferro e col fuoco. Insuperbiti gli assalitoridalla grande vittoria riportata sopra Lefebvre, indurava-no nell’impresa, vaghi d’emulare nel valore l’esempiode’ loro compagni, che difendevano la regione setten-trionale. Gli assaltati impiegavano tutte le loro forze perpropulsarli, e per conservare il possesso della città. Du-rante la mischia sorgeva fra gl’impiegati bavari e i bava-ri partitanti, gran timore di essere molestati nelle sostan-ze e nelle persone, qualora i napoleoniani abbandonas-sero al solo arbitrio dei sollevati la propugnata città. Aciò mirando i bavari rettori ordinarono la chiusa di tuttele regie cancellerie politiche e giustiziali, e i primariimagistrati partirono dalla contrastata città, e in dettogiorno capitarono a Rovereto, e di qui insieme ad altriripararono tosto a Verona, cagionando coll’improvvisaloro comparsa e rapidissima fuga non poco spavento airoveretani, affatto nuovi di quest’ultime scene.

Poco dopo una grossa turma di sollevati delle valli diNon e di Fiemme, spintasi sino all’Acquaviva ed al ca-stello della Pietra, avea rotta la strada postale, erette pa-

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le compagnie calate a questi giorni da Bolzano periscacciare i napoleoniani, stanziatisi sino dal principiod’agosto nei territorii di Trento e di Rovereto.

Il generale francese Dazmair, che avea la sua stanzain Trento, seppe per gli suoi esploratori, che i sollevati siaccostavano, e disponeva quindi la sua truppa per arre-stare il loro avanzamento. Ma quelli il giorno 18 compa-rivano arditamente in sui colli che signoreggiano la sot-toposta città; le due parti venivano a battaglia, e si osti-navano col ferro e col fuoco. Insuperbiti gli assalitoridalla grande vittoria riportata sopra Lefebvre, indurava-no nell’impresa, vaghi d’emulare nel valore l’esempiode’ loro compagni, che difendevano la regione setten-trionale. Gli assaltati impiegavano tutte le loro forze perpropulsarli, e per conservare il possesso della città. Du-rante la mischia sorgeva fra gl’impiegati bavari e i bava-ri partitanti, gran timore di essere molestati nelle sostan-ze e nelle persone, qualora i napoleoniani abbandonas-sero al solo arbitrio dei sollevati la propugnata città. Aciò mirando i bavari rettori ordinarono la chiusa di tuttele regie cancellerie politiche e giustiziali, e i primariimagistrati partirono dalla contrastata città, e in dettogiorno capitarono a Rovereto, e di qui insieme ad altriripararono tosto a Verona, cagionando coll’improvvisaloro comparsa e rapidissima fuga non poco spavento airoveretani, affatto nuovi di quest’ultime scene.

Poco dopo una grossa turma di sollevati delle valli diNon e di Fiemme, spintasi sino all’Acquaviva ed al ca-stello della Pietra, avea rotta la strada postale, erette pa-

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lizzate ed impedito al nemico la comunicazione col pic-col presidio di Rovereto, che a tale mossa si ritirò versoAla. Le avversarie parti disputavansi intanto aspramentel’acquisto di Trento, per cui nei giorni 19 e 20 venivarinnovellato il conflitto. Forte stava Dazmair, che congagliarda resistenza dei suoi fronteggiava la massa assa-litrice, che superiore d’assai in numero obbligava i na-poleoniani, che sommavano a 1000 soldati circa, conventi cavalieri e tre cannoni, a cedere la città, volgendo-si nel dì 21 con rapido passo a Rovereto, conducendoseco tre prigionieri tirolesi, fra i quali un vecchio, chepel peso degli anni appena poteva reggersi in piedi. Re-frigeratisi alquanto in sul Corso nuovo proseguivanoalla volta di Ala la celere marcia, temendo, col far altonella valle Lagarina, un qualche mal giuoco da partedell’ardita massa, della quale in detto giorno comparvein Rovereto un qualche centinaio d’uomini, e nei dì sus-seguenti altri 400 o in quel torno, restando la forza mag-giore in Trento e nel suo contado.

Il nuovo moto del Tirolo tedesco si dilatava nel Tiroloitaliano, tirolesi eccitavano tirolesi, e quasi in ogni co-mune si formavano spontaneamente nuove compagniedi difesa. Essi ideavansi omai che il Tirolo, abbandonatodall’Austria in virtù dell’armistizio, e dalle tirolesi armituttavia difeso, potesse in appresso reggersi a popolo,oppure venire ceduto, col pendente trattato di pace,all’Austria medesima, o ad un principe di quella casa.La chimerica illusione metteva fatalmente in non cale leminacciose armate napoleoniane e bavaresi, che già ve-

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lizzate ed impedito al nemico la comunicazione col pic-col presidio di Rovereto, che a tale mossa si ritirò versoAla. Le avversarie parti disputavansi intanto aspramentel’acquisto di Trento, per cui nei giorni 19 e 20 venivarinnovellato il conflitto. Forte stava Dazmair, che congagliarda resistenza dei suoi fronteggiava la massa assa-litrice, che superiore d’assai in numero obbligava i na-poleoniani, che sommavano a 1000 soldati circa, conventi cavalieri e tre cannoni, a cedere la città, volgendo-si nel dì 21 con rapido passo a Rovereto, conducendoseco tre prigionieri tirolesi, fra i quali un vecchio, chepel peso degli anni appena poteva reggersi in piedi. Re-frigeratisi alquanto in sul Corso nuovo proseguivanoalla volta di Ala la celere marcia, temendo, col far altonella valle Lagarina, un qualche mal giuoco da partedell’ardita massa, della quale in detto giorno comparvein Rovereto un qualche centinaio d’uomini, e nei dì sus-seguenti altri 400 o in quel torno, restando la forza mag-giore in Trento e nel suo contado.

Il nuovo moto del Tirolo tedesco si dilatava nel Tiroloitaliano, tirolesi eccitavano tirolesi, e quasi in ogni co-mune si formavano spontaneamente nuove compagniedi difesa. Essi ideavansi omai che il Tirolo, abbandonatodall’Austria in virtù dell’armistizio, e dalle tirolesi armituttavia difeso, potesse in appresso reggersi a popolo,oppure venire ceduto, col pendente trattato di pace,all’Austria medesima, o ad un principe di quella casa.La chimerica illusione metteva fatalmente in non cale leminacciose armate napoleoniane e bavaresi, che già ve-

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nivano circondandolo, e tesseva conseguentementeun’inevitabile serie di mali alla politica sua esistenza.

In questi giorni si reggevano le cose, massime nel Ti-rolo meridionale, senza civile prudenza e militare consi-glio, ma solamente col disordine dell’anarchia: la som-ma delle cose era venuta quasi del tutto in mano di uo-mini di bassa fazione, secondo avviene nei paesi tumul-tuosi, in cui la prudenza viene soffocata dalla temerità; eperò quei capitani, che per disposizione del cessato co-mando militare, e della non più esistente reggenza prov-visoria dell’Austria erano stati dal nuovo ufficio deposti,eressero anch’essi, colla nuova leva proclamata dalladominante nazione, nuove compagnie di difesa, nellequali furono per soprassello arrolati illimitatamente an-che di quegli stessi facinorosi e disertori, che l’onor na-zionale avea alcune settimane prima banditi dalla massadei legittimi difensori; altra circostanza, per cui il Tirolodiveniva stanza funesta di spavento e di dolori.

La schiera del generale Dazmair non aveva appenamesso piede infra gl’italici confini, che fece risoluzionedi voltare le spalle, e di venir un’altra volta a reprimereil popolare furore che allontanolla dal territorio trentino.Essa rientrava in Tirolo il giorno 23 agosto, e il dì se-guente minacciava Rovereto, che verso il mezzodì nepresentiva la venuta dal ritorno degli ufficiali dei difen-sori tedeschi, che con tutte le loro genti quietamenteviaggiarono a Trento. Era di poco valicato il meriggio,quando di repente udivasi gridare per le cittadine contra-de: i francesi! i francesi! L’udire le grida, il comparir

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nivano circondandolo, e tesseva conseguentementeun’inevitabile serie di mali alla politica sua esistenza.

In questi giorni si reggevano le cose, massime nel Ti-rolo meridionale, senza civile prudenza e militare consi-glio, ma solamente col disordine dell’anarchia: la som-ma delle cose era venuta quasi del tutto in mano di uo-mini di bassa fazione, secondo avviene nei paesi tumul-tuosi, in cui la prudenza viene soffocata dalla temerità; eperò quei capitani, che per disposizione del cessato co-mando militare, e della non più esistente reggenza prov-visoria dell’Austria erano stati dal nuovo ufficio deposti,eressero anch’essi, colla nuova leva proclamata dalladominante nazione, nuove compagnie di difesa, nellequali furono per soprassello arrolati illimitatamente an-che di quegli stessi facinorosi e disertori, che l’onor na-zionale avea alcune settimane prima banditi dalla massadei legittimi difensori; altra circostanza, per cui il Tirolodiveniva stanza funesta di spavento e di dolori.

La schiera del generale Dazmair non aveva appenamesso piede infra gl’italici confini, che fece risoluzionedi voltare le spalle, e di venir un’altra volta a reprimereil popolare furore che allontanolla dal territorio trentino.Essa rientrava in Tirolo il giorno 23 agosto, e il dì se-guente minacciava Rovereto, che verso il mezzodì nepresentiva la venuta dal ritorno degli ufficiali dei difen-sori tedeschi, che con tutte le loro genti quietamenteviaggiarono a Trento. Era di poco valicato il meriggio,quando di repente udivasi gridare per le cittadine contra-de: i francesi! i francesi! L’udire le grida, il comparir

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alle finestre delle persone, e il veder correre confusa-mente di qua, di là, di su, di giù i pochi sollevati dellavalle di Fiemme, restati a guardia in Rovereto e ne’ cir-costanti luoghi, era tutt’uno. L’improvviso avvicinamen-to dello sdegnato nemico, la mancanza dell’ordine e diun condottiere li ponevano in dirottissima fuga. Chi cor-reva la strada postale, chi andava oltre l’Adige ad unirsialle proprie compagnie, e chi prendeva la via dei montiper gire a Trento, dove stanziava il grosso delle forze.Alcuni di essi, erano circa venti, con mal consigliatabravura, corsero in sul borgo di San Tommaso per fron-teggiare il nemico; ma quando seppero che i loro com-pagni eran già partiti, che la città era scema di difensori,e per buona loro ventura scopersero avanti la chiesa diNostra Signora del Carmine due cavalleggieri del vicinoantiguardo francese, che entravano di galoppo; furibon-di per lo spavento, altri salirono una carrozza ivi appre-stata, e a rompicollo avviaronsi a Trento; altri affidaronla loro salvezza alla velocità delle gambe, o si mescola-rono, dopo aver nascoste le armi, colla folla dei cittadiniaccorsi ad ammirare la nuova scena. Entrarono posciaquietamente i napoleoniani, prima i cavalli, indi i fanti,con quattro cannoni, e presero alloggiamento sul Corsonuovo, postando alcuni drappelli verso Volano, e sullevicine colline, ed alla guardia dei porti di Sacco e di Vil-la.

I sollevati fatti grossi per le bande sopravenute dallavalle del Sarca, campeggiavano a squadre sopra i luoghieminenti agguatati della riva destra dell’Adige, e sulle

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alle finestre delle persone, e il veder correre confusa-mente di qua, di là, di su, di giù i pochi sollevati dellavalle di Fiemme, restati a guardia in Rovereto e ne’ cir-costanti luoghi, era tutt’uno. L’improvviso avvicinamen-to dello sdegnato nemico, la mancanza dell’ordine e diun condottiere li ponevano in dirottissima fuga. Chi cor-reva la strada postale, chi andava oltre l’Adige ad unirsialle proprie compagnie, e chi prendeva la via dei montiper gire a Trento, dove stanziava il grosso delle forze.Alcuni di essi, erano circa venti, con mal consigliatabravura, corsero in sul borgo di San Tommaso per fron-teggiare il nemico; ma quando seppero che i loro com-pagni eran già partiti, che la città era scema di difensori,e per buona loro ventura scopersero avanti la chiesa diNostra Signora del Carmine due cavalleggieri del vicinoantiguardo francese, che entravano di galoppo; furibon-di per lo spavento, altri salirono una carrozza ivi appre-stata, e a rompicollo avviaronsi a Trento; altri affidaronla loro salvezza alla velocità delle gambe, o si mescola-rono, dopo aver nascoste le armi, colla folla dei cittadiniaccorsi ad ammirare la nuova scena. Entrarono posciaquietamente i napoleoniani, prima i cavalli, indi i fanti,con quattro cannoni, e presero alloggiamento sul Corsonuovo, postando alcuni drappelli verso Volano, e sullevicine colline, ed alla guardia dei porti di Sacco e di Vil-la.

I sollevati fatti grossi per le bande sopravenute dallavalle del Sarca, campeggiavano a squadre sopra i luoghieminenti agguatati della riva destra dell’Adige, e sulle

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colline a sinistra. Quelli a destra, che il tragitto di Saccoguardavano, tempestando incessantemente contro lapiazza e le case che guardano a sera, ferirono un capo-battaglione italiano, che cadde svenuto a fianco del ge-nerale colà recatosi per esplorare il varco del fiume.

Questo stato di cose non ebbe per altro lunga durata. Idifensori rinvigorivano nella loro stanza principale diTrento, e quivi i loro capi deliberavano di volere scac-ciare fuori del Tirolo i napoleoniani annidatisi nel rove-retano distretto. A tal effetto calavan essi da Trento inalcune riordinate compagnie, e il dì 26 a mezza mattinas’univano alle squadre dei primi posti, e ricomparivanoin gran numero in sui monti orientalmente propinqui aRovereto. Avuto il generale francese l’annunzio dellaloro mossa, mandava tosto in sugli stessi monti alcunidistaccamenti per respingere la discesa che quelli tenta-re volessero. I colpi della moschetteria, poco dopo tirati,avvertivano la sottoposta città, che le parti s’erano avvi-cinate, e svegliavano gran timore, che sarebbe prestospettatrice di qualche tragico avvenimento. All’insortotimore conseguitava un chiuder di botteghe e di porte, ela solita curiosità nei cittadini, che a gruppi salivano suitetti, ed alle più alte finestre, per osservare l’andamentodella marziale contesa, che avventurosamente riuscivadi poco momento, dappoichè il vicendevole scaramuc-ciare, durato sino ai vespertini crepuscoli, non cagionònè mortalità, nè tampoco gravi ferite. In conseguenza lecombattenti parti rimanevano, in sulla sera, nelle pri-miere loro posizioni.

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colline a sinistra. Quelli a destra, che il tragitto di Saccoguardavano, tempestando incessantemente contro lapiazza e le case che guardano a sera, ferirono un capo-battaglione italiano, che cadde svenuto a fianco del ge-nerale colà recatosi per esplorare il varco del fiume.

Questo stato di cose non ebbe per altro lunga durata. Idifensori rinvigorivano nella loro stanza principale diTrento, e quivi i loro capi deliberavano di volere scac-ciare fuori del Tirolo i napoleoniani annidatisi nel rove-retano distretto. A tal effetto calavan essi da Trento inalcune riordinate compagnie, e il dì 26 a mezza mattinas’univano alle squadre dei primi posti, e ricomparivanoin gran numero in sui monti orientalmente propinqui aRovereto. Avuto il generale francese l’annunzio dellaloro mossa, mandava tosto in sugli stessi monti alcunidistaccamenti per respingere la discesa che quelli tenta-re volessero. I colpi della moschetteria, poco dopo tirati,avvertivano la sottoposta città, che le parti s’erano avvi-cinate, e svegliavano gran timore, che sarebbe prestospettatrice di qualche tragico avvenimento. All’insortotimore conseguitava un chiuder di botteghe e di porte, ela solita curiosità nei cittadini, che a gruppi salivano suitetti, ed alle più alte finestre, per osservare l’andamentodella marziale contesa, che avventurosamente riuscivadi poco momento, dappoichè il vicendevole scaramuc-ciare, durato sino ai vespertini crepuscoli, non cagionònè mortalità, nè tampoco gravi ferite. In conseguenza lecombattenti parti rimanevano, in sulla sera, nelle pri-miere loro posizioni.

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Nella seguente notte grande fermento pullulava fra isollevati, segnatamente fra i due corpi stanziati a Mori,e nei circostanti luoghi, e comandati dai capitani Dal-ponte e Garbin, i quali nel giorno precedente aveano or-dito il progetto di serrare l’inimico entro la valle Lagari-na. Per conseguirne l’intento il Dalponte colla sua gentee con alcuni uomini del battaglione di Garbin, passatol’Adige a Serravalle, fra le notturne tenebre, si esteseverso Marco in sulle alture fronteggianti la strada posta-le, a traverso della quale ei fece scavare una gran fossa,per impedire così o sospendere per alcun tratto il pas-saggio dei cavalli e delle artiglierie.

Il dì 29 le frotte ogn’ora più crescenti dei sollevatibattagliavano su tutti i punti contro i francesi, che messiin qualche confusione e pericolo di non trovare più usci-ta, parea volessero trarre qualche partito di difesa dal ro-veretano castello e che, tenuto consiglio, avessero divi-sato ritirarsi verso Vicenza per la via di Vallarsa, occu-pata da una turma di rivani ed archesi comandati dal ca-pitano Coffler, detto il Frustagobbo, di Riva.

Dazmair, avuto avviso per una sua spia delle nuovecompagnie di tirolesi, che a presti passi calavano daBolzano, congregava la stessa sera le sue truppe in Ro-vereto, e il dì appresso pria che aggiornasse prendeva ilcelere cammino per Ala. Marciando la fuggitiva colonnafra Marco e Serravalle, veniva inopinatamente assalitada una grandine di piombate, che la gente del Dalponteschierata in sulle alture vibrava. Continuava essa tutta-via la precipitosa marcia verso Serravalle, quando vici-

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Nella seguente notte grande fermento pullulava fra isollevati, segnatamente fra i due corpi stanziati a Mori,e nei circostanti luoghi, e comandati dai capitani Dal-ponte e Garbin, i quali nel giorno precedente aveano or-dito il progetto di serrare l’inimico entro la valle Lagari-na. Per conseguirne l’intento il Dalponte colla sua gentee con alcuni uomini del battaglione di Garbin, passatol’Adige a Serravalle, fra le notturne tenebre, si esteseverso Marco in sulle alture fronteggianti la strada posta-le, a traverso della quale ei fece scavare una gran fossa,per impedire così o sospendere per alcun tratto il pas-saggio dei cavalli e delle artiglierie.

Il dì 29 le frotte ogn’ora più crescenti dei sollevatibattagliavano su tutti i punti contro i francesi, che messiin qualche confusione e pericolo di non trovare più usci-ta, parea volessero trarre qualche partito di difesa dal ro-veretano castello e che, tenuto consiglio, avessero divi-sato ritirarsi verso Vicenza per la via di Vallarsa, occu-pata da una turma di rivani ed archesi comandati dal ca-pitano Coffler, detto il Frustagobbo, di Riva.

Dazmair, avuto avviso per una sua spia delle nuovecompagnie di tirolesi, che a presti passi calavano daBolzano, congregava la stessa sera le sue truppe in Ro-vereto, e il dì appresso pria che aggiornasse prendeva ilcelere cammino per Ala. Marciando la fuggitiva colonnafra Marco e Serravalle, veniva inopinatamente assalitada una grandine di piombate, che la gente del Dalponteschierata in sulle alture vibrava. Continuava essa tutta-via la precipitosa marcia verso Serravalle, quando vici-

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no a questo paese s’imbatteva nell’impreveduto inciam-po della fossa, per cui fu costretta di far alto sin tantoche dai zappatori veniva otturata. In questo mentre ilGarbin, rimasto colla sua gente in sulla sponda destradell’Adige, udiva il fracasso della moschetteria del col-lega Dalponte, e giusta l’accordo correva ad occupare ilrivellino eretto presso il porto di Serravalle con sediciuomini, i soli che in tal momento avea potuto adunare,avvegnachè gli altri per indisciplinatezza o, come si dis-se, per la difficoltà delle strade, non erano ancora arriva-ti. Bersagliava il Garbin col piccolo branco de’ suoi i na-poleoniani, e cooperava non meno ad arrestarne la mar-cia, che a peggiorare la loro situazione. Al fuoco dei sol-levati, sì delle alture che del piano a destra dell’Adige,rispondeva Dazmair col fuoco dei cannoni a mitraglia, edegli archibugieri, sforzando a tutta possa la ritirata, chedopo circa due ore potè proseguire colla perdita di versoa quaranta uomini fra morti e feriti, e della sua carrozza,la quale, per essere stato ferito uno dei cavalli, fu abban-donata nelle mani dei sollevati, che la rotolarono trion-falmente per le contrade di Rovereto. Il Garbin, alla te-sta delle sue compagnie che lo raggiunsero al porto diSerravalle, perseverava nell’inseguirlo sino al Vò, sottodi Ala, cagionandogli e perdita d’uomini, e disordinenella ritirata, ch’ebbe a durare fin oltre ai confini dellaprovincia. Il vantaggio dei sollevati sarebbe stato al cer-to maggiore se il Garbin avesse meglio eseguito la partesua, col far cioè arrivare in tempo la sua gente al luogodel conflitto; ma il ritardato arrivo gliene tolse il mezzo,

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no a questo paese s’imbatteva nell’impreveduto inciam-po della fossa, per cui fu costretta di far alto sin tantoche dai zappatori veniva otturata. In questo mentre ilGarbin, rimasto colla sua gente in sulla sponda destradell’Adige, udiva il fracasso della moschetteria del col-lega Dalponte, e giusta l’accordo correva ad occupare ilrivellino eretto presso il porto di Serravalle con sediciuomini, i soli che in tal momento avea potuto adunare,avvegnachè gli altri per indisciplinatezza o, come si dis-se, per la difficoltà delle strade, non erano ancora arriva-ti. Bersagliava il Garbin col piccolo branco de’ suoi i na-poleoniani, e cooperava non meno ad arrestarne la mar-cia, che a peggiorare la loro situazione. Al fuoco dei sol-levati, sì delle alture che del piano a destra dell’Adige,rispondeva Dazmair col fuoco dei cannoni a mitraglia, edegli archibugieri, sforzando a tutta possa la ritirata, chedopo circa due ore potè proseguire colla perdita di versoa quaranta uomini fra morti e feriti, e della sua carrozza,la quale, per essere stato ferito uno dei cavalli, fu abban-donata nelle mani dei sollevati, che la rotolarono trion-falmente per le contrade di Rovereto. Il Garbin, alla te-sta delle sue compagnie che lo raggiunsero al porto diSerravalle, perseverava nell’inseguirlo sino al Vò, sottodi Ala, cagionandogli e perdita d’uomini, e disordinenella ritirata, ch’ebbe a durare fin oltre ai confini dellaprovincia. Il vantaggio dei sollevati sarebbe stato al cer-to maggiore se il Garbin avesse meglio eseguito la partesua, col far cioè arrivare in tempo la sua gente al luogodel conflitto; ma il ritardato arrivo gliene tolse il mezzo,

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e attraversò l’ideato disegno di far prigioniera l’interacolonna; ei venne perciò tacciato della colpa d’aver vio-lato il partito concertato col Dalponte, taccia che tantopiù facilmente gli apposero i tirolesi, in quanto che, es-sendo egli fuoruscito, e reo d’alcuni misfatti, s’ebberoessi mai sempre sul di lui operare moltissima dubitazio-ne, come meglio racconteremo in appresso.

Qui finiva l’agosto, mese che la storia del Tirolo ram-menterà con accenti di gloria, e da pareggiarsi al varcatoaprile, per gli assai notabili fatti in esso avvenuti. Collafine d’agosto la tirolese provincia era quasi intieramentelibera dall’armi straniere, ed era quindi governata dallapropria nazione per mezzo di quell’Hoffer, che fu autoreprincipale di tanti bellici trionfi.

Ma al cessato rumoreggiare dell’armi sottentravano inquesti stessi ultimi giorni le furfanterie di tal gente, che,approfittando o della debolezza del nazionale reggimen-to, o della confusione delle cose, volea dare sfogo allemalvagie proposte di rapinamenti e di vendette birbo-neggiando a lor grado nell’infelice Tirolo italiano. Pa-recchi furono i casi commessi dal tristo procedere de’tanti avventurieri, di cui parlammo di sopra, e maggiorisarebbero stati, se il cappuccino Haspingher ed altri capinon avessero colla forza attraversati i neri loro disegni.Io ne racconterò un solo, accaduto sotto i miei sguardi,per fornire così ai leggitori un’idea della tracotanza chedominava in quell’abbominazione di sedicenti difensori.

Il giorno 30 di agosto, un’ora dopo il meriggio, affol-lavasi in Rovereto, dinanzi al palazzo del barone Orazio

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e attraversò l’ideato disegno di far prigioniera l’interacolonna; ei venne perciò tacciato della colpa d’aver vio-lato il partito concertato col Dalponte, taccia che tantopiù facilmente gli apposero i tirolesi, in quanto che, es-sendo egli fuoruscito, e reo d’alcuni misfatti, s’ebberoessi mai sempre sul di lui operare moltissima dubitazio-ne, come meglio racconteremo in appresso.

Qui finiva l’agosto, mese che la storia del Tirolo ram-menterà con accenti di gloria, e da pareggiarsi al varcatoaprile, per gli assai notabili fatti in esso avvenuti. Collafine d’agosto la tirolese provincia era quasi intieramentelibera dall’armi straniere, ed era quindi governata dallapropria nazione per mezzo di quell’Hoffer, che fu autoreprincipale di tanti bellici trionfi.

Ma al cessato rumoreggiare dell’armi sottentravano inquesti stessi ultimi giorni le furfanterie di tal gente, che,approfittando o della debolezza del nazionale reggimen-to, o della confusione delle cose, volea dare sfogo allemalvagie proposte di rapinamenti e di vendette birbo-neggiando a lor grado nell’infelice Tirolo italiano. Pa-recchi furono i casi commessi dal tristo procedere de’tanti avventurieri, di cui parlammo di sopra, e maggiorisarebbero stati, se il cappuccino Haspingher ed altri capinon avessero colla forza attraversati i neri loro disegni.Io ne racconterò un solo, accaduto sotto i miei sguardi,per fornire così ai leggitori un’idea della tracotanza chedominava in quell’abbominazione di sedicenti difensori.

Il giorno 30 di agosto, un’ora dopo il meriggio, affol-lavasi in Rovereto, dinanzi al palazzo del barone Orazio

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Pizzini, già emigrato a Verona, una turba di individui,che ben lungi dall’essere accorsi per difendere la patria,si frammischiavano agli onesti per mandare ad effettogli arditi loro misfatti. Essendo questo barone il bavaroamministratore camerale del distretto, prorompevanocontro la sua persona in mille sorta d’ingiurie e di villa-nie, tacciandolo da succhiatore dei loro sudori. In sulleprime, per suggerimento di molti altri che avvivavano disoppiatto la fiamma, pretendevano del vino, che volen-tieri assieme ad altro veniva lor dato; ma alquanto avvi-nazzatisi, maggiormente infuriavano. Al furore succede-va un poco di calma per opera di alcuni cittadini, e di unqualche uffiziale, o capo di sollevati, e i suscitatori sem-bravano disposti a non tentare più oltre; quando, a rin-calzare la vacillante petulanza di quella bordaglia, so-pravvenivano altri furfanti d’assai peggiore farina, e fugridato: «saccheggio.» La turma diveniva oggimai indo-mabile, e frustranee si rendevano tutte le premure de’buoni per acquietarla. Alcuni furenti, rotta la calca, siappressavano alla porta del palazzo, mazzicandola conismoderati colpi, nel mentre che alcuni altri tiravano co-gli archibugi nelle imposte delle finestre, e di una porti-na dell’orto vicino. In vano si frammettevano e coman-danti ed ufficiali delle varie compagnie per frenare il di-sordine; le persuasioni e i loro comandi non più eranovalevoli ad abbonacciarli. Omai la furia sopravanzava lavoce della ragione, ed il fracasso ognor più crescentedelle archibugiate non permetteva alla parte pacificatri-ce d’intramettersi colle esortazioni. Cresceva l’orrore,

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Pizzini, già emigrato a Verona, una turba di individui,che ben lungi dall’essere accorsi per difendere la patria,si frammischiavano agli onesti per mandare ad effettogli arditi loro misfatti. Essendo questo barone il bavaroamministratore camerale del distretto, prorompevanocontro la sua persona in mille sorta d’ingiurie e di villa-nie, tacciandolo da succhiatore dei loro sudori. In sulleprime, per suggerimento di molti altri che avvivavano disoppiatto la fiamma, pretendevano del vino, che volen-tieri assieme ad altro veniva lor dato; ma alquanto avvi-nazzatisi, maggiormente infuriavano. Al furore succede-va un poco di calma per opera di alcuni cittadini, e di unqualche uffiziale, o capo di sollevati, e i suscitatori sem-bravano disposti a non tentare più oltre; quando, a rin-calzare la vacillante petulanza di quella bordaglia, so-pravvenivano altri furfanti d’assai peggiore farina, e fugridato: «saccheggio.» La turma diveniva oggimai indo-mabile, e frustranee si rendevano tutte le premure de’buoni per acquietarla. Alcuni furenti, rotta la calca, siappressavano alla porta del palazzo, mazzicandola conismoderati colpi, nel mentre che alcuni altri tiravano co-gli archibugi nelle imposte delle finestre, e di una porti-na dell’orto vicino. In vano si frammettevano e coman-danti ed ufficiali delle varie compagnie per frenare il di-sordine; le persuasioni e i loro comandi non più eranovalevoli ad abbonacciarli. Omai la furia sopravanzava lavoce della ragione, ed il fracasso ognor più crescentedelle archibugiate non permetteva alla parte pacificatri-ce d’intramettersi colle esortazioni. Cresceva l’orrore,

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cresceva lo spavento. I cittadini e gli uffiziali frappostisiper ricondurre i traviati a buon termine, fuggivano, e inpoco d’ora lo strepito della moschetteria si confondevacol serra serra universale della spaventata città. L’infer-nale schiamazzo durò quasi un’ora, sino a tanto che riu-scì agli empii di atterrare l’accennata portina, indi quelladel palazzo. «Sono settecento anni (esclamava avantiquest’ultima un frenetico sollevato bresciano) che co-mandano i signori; oggi vogliamo comandar ancor noi,povera gente;» e il proferir queste parole, levar dallespalle il suo archibugio, sparare nella serratura dellaporta e sfondarla, fu l’opera d’un sol momento. I furi-bondi vi si slanciavano dentro l’un sopra l’altro; corre-vano quindi tutte le camere, rompendo usci, specchi, lu-miere, armadii, fornimenti, forzieri, quadri, stracciandodalle pareti le tappezzerie, ed involando tutto il bello edil buono che veniva alle lor mani. Non fu avuta a riguar-do la venerabile persona di monsignor canonico e prela-to, fratello del barone, e d’un altro sacerdote suo fami-gliare: non la povertà dei servidori, spogliati anch’essidi tutto, e maltrattati per sopraggiunta, perchè con dolcemodo voleano impedire tanta rovina. Chi dopo lo spetta-colo entrava in dette camere, non poteva non mettere ilpiede fra rottami, calcinacci e sfasciumi; ognuno sbalor-diva, ed indegnavasi a favore di quel magistrato, cono-sciuto per uno dei più giusti ed illibati.

Per una buona ventura, durante quel detestabile mi-sfatto sopraggiungeva da Trento una compagnia de’ di-fensori tedeschi di Bolzano: questa attorniava brava-

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cresceva lo spavento. I cittadini e gli uffiziali frappostisiper ricondurre i traviati a buon termine, fuggivano, e inpoco d’ora lo strepito della moschetteria si confondevacol serra serra universale della spaventata città. L’infer-nale schiamazzo durò quasi un’ora, sino a tanto che riu-scì agli empii di atterrare l’accennata portina, indi quelladel palazzo. «Sono settecento anni (esclamava avantiquest’ultima un frenetico sollevato bresciano) che co-mandano i signori; oggi vogliamo comandar ancor noi,povera gente;» e il proferir queste parole, levar dallespalle il suo archibugio, sparare nella serratura dellaporta e sfondarla, fu l’opera d’un sol momento. I furi-bondi vi si slanciavano dentro l’un sopra l’altro; corre-vano quindi tutte le camere, rompendo usci, specchi, lu-miere, armadii, fornimenti, forzieri, quadri, stracciandodalle pareti le tappezzerie, ed involando tutto il bello edil buono che veniva alle lor mani. Non fu avuta a riguar-do la venerabile persona di monsignor canonico e prela-to, fratello del barone, e d’un altro sacerdote suo fami-gliare: non la povertà dei servidori, spogliati anch’essidi tutto, e maltrattati per sopraggiunta, perchè con dolcemodo voleano impedire tanta rovina. Chi dopo lo spetta-colo entrava in dette camere, non poteva non mettere ilpiede fra rottami, calcinacci e sfasciumi; ognuno sbalor-diva, ed indegnavasi a favore di quel magistrato, cono-sciuto per uno dei più giusti ed illibati.

Per una buona ventura, durante quel detestabile mi-sfatto sopraggiungeva da Trento una compagnia de’ di-fensori tedeschi di Bolzano: questa attorniava brava-

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mente il palazzo, ed agiva in modo, che quella sozza ca-naglia a scavezzacollo si diede istantemente alla fuga.Per essa, e per opera d’un certo soprannominato il Futre,terribile magnano delle fucine di Sacco, messosi alla te-sta d’altri risoluti, veniva strappata dalle mani dei vilifuggenti moltissima roba, ed alla casa tantosto restituita.La sera sopravvenne un’altra compagnia di bolzanini, efu posto quiete nella città; tutta notte fu fatta la ronda damolte pattuglie, ed i capitani disposero in modo che nons’avessero per parte dei tristi a rinnovare altri simili mi-sfatti, già progettati contro altre case da essi nominategiacobine. Rovereto conserverà mai sempre gratissimaricordanza dei buoni e fedeli difensori di Bolzano, checol loro coraggio sottrassero e guarentirono la desolatacittà da più deplorabili e non meno certe sventure.

Il giorno dopo, sebbene la città riposasse tranquillaper la lodevolissima disciplina e moderatezza, che ren-dea amabili a tutti i tirolesi tedeschi; tuttavia le inces-santi requisizioni che d’ogni cosa andavano facendo conspaventose minacce i sollevati italiani (da cui si temeva-no nuovi soprusi, se mai i tedeschi si fosser partiti), con-sigliarono i cittadini a proporre, sull’esempio di Trento,il riordinamento della lor guardia per rioni, a fine di ve-gliare alla pubblica quiete. I tirolesi guardavano nonpertanto il palazzo pretorio; al ponte ed al bivio che daSanta Maria mette in sulle strade per Ala ed a Riva, riz-zarono gli abbattuti ripari di difesa, stabilendovi i loropicchetti. Le cittadine contrade vennero per più notti il-luminate con lanterne esposte da ogni famiglia, e le di-

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mente il palazzo, ed agiva in modo, che quella sozza ca-naglia a scavezzacollo si diede istantemente alla fuga.Per essa, e per opera d’un certo soprannominato il Futre,terribile magnano delle fucine di Sacco, messosi alla te-sta d’altri risoluti, veniva strappata dalle mani dei vilifuggenti moltissima roba, ed alla casa tantosto restituita.La sera sopravvenne un’altra compagnia di bolzanini, efu posto quiete nella città; tutta notte fu fatta la ronda damolte pattuglie, ed i capitani disposero in modo che nons’avessero per parte dei tristi a rinnovare altri simili mi-sfatti, già progettati contro altre case da essi nominategiacobine. Rovereto conserverà mai sempre gratissimaricordanza dei buoni e fedeli difensori di Bolzano, checol loro coraggio sottrassero e guarentirono la desolatacittà da più deplorabili e non meno certe sventure.

Il giorno dopo, sebbene la città riposasse tranquillaper la lodevolissima disciplina e moderatezza, che ren-dea amabili a tutti i tirolesi tedeschi; tuttavia le inces-santi requisizioni che d’ogni cosa andavano facendo conspaventose minacce i sollevati italiani (da cui si temeva-no nuovi soprusi, se mai i tedeschi si fosser partiti), con-sigliarono i cittadini a proporre, sull’esempio di Trento,il riordinamento della lor guardia per rioni, a fine di ve-gliare alla pubblica quiete. I tirolesi guardavano nonpertanto il palazzo pretorio; al ponte ed al bivio che daSanta Maria mette in sulle strade per Ala ed a Riva, riz-zarono gli abbattuti ripari di difesa, stabilendovi i loropicchetti. Le cittadine contrade vennero per più notti il-luminate con lanterne esposte da ogni famiglia, e le di-

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sturbatrici masnade degli arrolati italiani si recarono inmassima parte verso i confini, e sul tenere delle cittadel-le d’Arco e di Riva.

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sturbatrici masnade degli arrolati italiani si recarono inmassima parte verso i confini, e sul tenere delle cittadel-le d’Arco e di Riva.

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CAPITOLO X.

Disposizioni d’Andrea Hoffer per la difesa. Erezione di nuovecompagnie. Manifesti e meriti di Andrea. Sue provvidenzecontro i malvagi e stranieri difensori a sollievo dei Comuni,che da essi venivano vessati di requisizioni ec., e contro la sco-stumatezza in generale. Speranze del Tirolo sul pendente trat-tato di pace. Diversi capitani si arrogano il primato del coman-do nel Tirolo italiano. Arresto dei capitani Dalponte e Garbin.Preparativi napoleonici per debellare il Tirolo. Le speranze dipace si allargano. I difensori di Bolzano si ritirano, ringrazianocon lettera il Magistrato di Rovereto, e tornano ai loro focolari.Nuove colonne di napoleonici rientrano nel Tirolo italiano, ca-pitanate dal generale Peyri, e per orribil modo sbarattano i sol-levati da Trento. Minaccie ai pietosi trentini. Loro fortezza emagnanimità. Conflitto e saccheggio di Lavis. Cruda tragediaappresso quel ponte. Mittempergher avventurosamente si sal-va. I sollevati prendono posizione presso San Michele. Ritornodi più capitani alla difesa che al momento dell’armistizio avea-no abbandonata. Funzione in Innsbruck per le decorazioni daFrancesco accordate ad Hoffer e al cappuccino Haspingher.

Timoneggiava Hoffer il combattuto naviglio della ti-rolese provincia, e s’argomentava studiosamente di beneaccomodare e rinforzare le vele per affrontare il minac-ciato naufragio, ed entrare felicemente in quel porto, chela sua immaginazione gli faceva abbagliatamente vede-

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CAPITOLO X.

Disposizioni d’Andrea Hoffer per la difesa. Erezione di nuovecompagnie. Manifesti e meriti di Andrea. Sue provvidenzecontro i malvagi e stranieri difensori a sollievo dei Comuni,che da essi venivano vessati di requisizioni ec., e contro la sco-stumatezza in generale. Speranze del Tirolo sul pendente trat-tato di pace. Diversi capitani si arrogano il primato del coman-do nel Tirolo italiano. Arresto dei capitani Dalponte e Garbin.Preparativi napoleonici per debellare il Tirolo. Le speranze dipace si allargano. I difensori di Bolzano si ritirano, ringrazianocon lettera il Magistrato di Rovereto, e tornano ai loro focolari.Nuove colonne di napoleonici rientrano nel Tirolo italiano, ca-pitanate dal generale Peyri, e per orribil modo sbarattano i sol-levati da Trento. Minaccie ai pietosi trentini. Loro fortezza emagnanimità. Conflitto e saccheggio di Lavis. Cruda tragediaappresso quel ponte. Mittempergher avventurosamente si sal-va. I sollevati prendono posizione presso San Michele. Ritornodi più capitani alla difesa che al momento dell’armistizio avea-no abbandonata. Funzione in Innsbruck per le decorazioni daFrancesco accordate ad Hoffer e al cappuccino Haspingher.

Timoneggiava Hoffer il combattuto naviglio della ti-rolese provincia, e s’argomentava studiosamente di beneaccomodare e rinforzare le vele per affrontare il minac-ciato naufragio, ed entrare felicemente in quel porto, chela sua immaginazione gli faceva abbagliatamente vede-

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re. Ei ben sapeva che forza richiede forza, e che senzaquesto potente mezzo vani sarebbero tornati tutti gli altrisforzi, tutte le altre cure; e perciò egli bandiva dalla suasede l’ordinazione seguente:

«Tirolesi, cari fratelli!«Una persona di confidenza della Corte imperiale re-

gia austriaca giunse oggi nel mio quartier generale,dopo aver fatto il viaggio dall’Ungheria fin qui nellospazio di sette giorni.

«I dispacci seco recati da fonte sicura contengononell’essenziale quanto segue:

1.º La possente Casa d’Austria, la cui grande armatacalcolata all’incirca conta più di 300000 uomini, senza icorpi considerevoli delle LL. AA. II. gli arciduchi Gio-vanni e Ferdinando, e senza l’insurrezione ungherese, ela milizia della Boemia e dell’Austria, ha non solo os-servato l’armistizio conchiuso dalla sua generalità, ma èpersino entrata in negoziazioni di pace: tuttavia

2.º Questa Casa è assolutamente e sempre intenta asostenere con energia anche per l’avvenire in una ol’altra maniera vantaggiosa le sue fedeli provincie delTirolo e del Vorarlberg in modo che questi paesi venga-no conservati come la perla de’ suoi Stati, od almeno perun principe della Casa d’Austria.

«Tocca ora a voi, cari fratelli, di persistere costante-mente ed infaticabilmente nella vostra perseveranza adifendere la patria fino alla conclusion della pace, oppu-re, se questa non venisse conchiusa, fin a tanto che arri-

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re. Ei ben sapeva che forza richiede forza, e che senzaquesto potente mezzo vani sarebbero tornati tutti gli altrisforzi, tutte le altre cure; e perciò egli bandiva dalla suasede l’ordinazione seguente:

«Tirolesi, cari fratelli!«Una persona di confidenza della Corte imperiale re-

gia austriaca giunse oggi nel mio quartier generale,dopo aver fatto il viaggio dall’Ungheria fin qui nellospazio di sette giorni.

«I dispacci seco recati da fonte sicura contengononell’essenziale quanto segue:

1.º La possente Casa d’Austria, la cui grande armatacalcolata all’incirca conta più di 300000 uomini, senza icorpi considerevoli delle LL. AA. II. gli arciduchi Gio-vanni e Ferdinando, e senza l’insurrezione ungherese, ela milizia della Boemia e dell’Austria, ha non solo os-servato l’armistizio conchiuso dalla sua generalità, ma èpersino entrata in negoziazioni di pace: tuttavia

2.º Questa Casa è assolutamente e sempre intenta asostenere con energia anche per l’avvenire in una ol’altra maniera vantaggiosa le sue fedeli provincie delTirolo e del Vorarlberg in modo che questi paesi venga-no conservati come la perla de’ suoi Stati, od almeno perun principe della Casa d’Austria.

«Tocca ora a voi, cari fratelli, di persistere costante-mente ed infaticabilmente nella vostra perseveranza adifendere la patria fino alla conclusion della pace, oppu-re, se questa non venisse conchiusa, fin a tanto che arri-

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vino i soccorsi d’ogni specie dall’I. R. Casa d’Austria;giacchè il signore di tutti i re e monarchi ha benedettofin qui così evidentemente tanto il principio che la con-tinuazione della nostra difesa contro i nemici distruggi-tori di tutto, e che certamente non mancherà di benedir-ne anche la fine.

«Affinchè però la divina benedizione ci sia costantesino alla fine, il Comando superiore attende ubbidienzaillimitata nell’esecuzione degli ordini, quiete, ordine, eun probo contegno in generale da parte dei difensoridella patria, i quali devono al primo eccitamento portar-si tosto sui punti minacciati, potendo essi d’altronde farconto sull’esatta percezione delle loro paghe, giacchè S.M. l’Imperatore d’Austria si è ora di bel nuovo clemen-tissimamente degnato di assicurare non solo il rimborsodelle medesime, ma eziandio di tutti i danni della guerraa dovere rilevati, qualunque nome possano essi avere.

«Finalmente viene impartito l’ordine preciso a tutte leSuperiorità giudiziali di passare sul momento all’orga-nizzazione delle Compagnie secondo la prescrizione,con chiamarvi a parte i Sindaci, ovvero delle Deputazio-ni in mancanza di questi, e di dedicarsi in particolarecon tutta premura a quest’affare; poichè tralasciando diciò fare, dovrebbero ascrivere a sè stesse, se venisseroriguardate e trattate come nemici della patria.

«Il presente ordine sarà pubblicato da tutti i pulpiti,ed affisso in ogni Comune.

«Innsbruck, il primo settembre 1809.«Dall’I. R. Comando superiore in Tirolo

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vino i soccorsi d’ogni specie dall’I. R. Casa d’Austria;giacchè il signore di tutti i re e monarchi ha benedettofin qui così evidentemente tanto il principio che la con-tinuazione della nostra difesa contro i nemici distruggi-tori di tutto, e che certamente non mancherà di benedir-ne anche la fine.

«Affinchè però la divina benedizione ci sia costantesino alla fine, il Comando superiore attende ubbidienzaillimitata nell’esecuzione degli ordini, quiete, ordine, eun probo contegno in generale da parte dei difensoridella patria, i quali devono al primo eccitamento portar-si tosto sui punti minacciati, potendo essi d’altronde farconto sull’esatta percezione delle loro paghe, giacchè S.M. l’Imperatore d’Austria si è ora di bel nuovo clemen-tissimamente degnato di assicurare non solo il rimborsodelle medesime, ma eziandio di tutti i danni della guerraa dovere rilevati, qualunque nome possano essi avere.

«Finalmente viene impartito l’ordine preciso a tutte leSuperiorità giudiziali di passare sul momento all’orga-nizzazione delle Compagnie secondo la prescrizione,con chiamarvi a parte i Sindaci, ovvero delle Deputazio-ni in mancanza di questi, e di dedicarsi in particolarecon tutta premura a quest’affare; poichè tralasciando diciò fare, dovrebbero ascrivere a sè stesse, se venisseroriguardate e trattate come nemici della patria.

«Il presente ordine sarà pubblicato da tutti i pulpiti,ed affisso in ogni Comune.

«Innsbruck, il primo settembre 1809.«Dall’I. R. Comando superiore in Tirolo

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«ANDREA HOFFER.»Inclinata la moltitudine piuttosto all’impeto ed

all’audacia, che alla prudenza, e già dominata dagli stes-si sentimenti che dirigevano le azioni dell’amato co-mandante, prestava pronta e pressochè generale ubbi-dienza. Quasi tutti i Comuni erigevano nuove compa-gnie, e uomini d’ogni classe volontariamente si presta-vano all’ordinata iscrizione. Sorsero le compagnie deicapitani Chiusole e Fenner da Calliano e Besenello;Sambenico da Mori; Isotta da Nago; Frizzi e Azzolinida Rovereto; Graziadei, Molini, Nocher della Valsuga-na; Bertelli da Riva; Santoni da Ceniga; Bellotti, Rensi,Rella e Danieli da Folgaria; Angeli, Papaleone, Zuech eCostanzi dalla Val di Non; Conzini, Campi, Steffenelli,Dalponte, Collini, Chesi e Toffanetti dalle Giudicarie;Birti da Trento; de Schatzer e Morandel da Caldaro; Pla-tider, Widmann, Gugler e Trojer da Bolzano; Scartazini,Zannoni, Joris, Felz, Oltenburg, Zeimer, Zambelli, Sac-cardo, Torgler, Schweigl, Jening e Banal di altri ignoticomuni; oltre alle compagnie di Fiemme, di Cartasch, diTermen, di Griez, di Lavis ed altre.

Da questa descrizione si può di leggieri dedurre il nu-mero grande dei difensori, che ai cenni di Andrea piglia-rono a questo tempo le armi per respingere un nemico,che faceva tremare l’Europa. Hoffer era omai divenutovaloroso di fatti, e famoso di gloria, e queste virtù facea-no sì, che i suoi ordini erano dal maggior numero vene-rati, e osservati come i decreti di un legittimo sovrano.

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«ANDREA HOFFER.»Inclinata la moltitudine piuttosto all’impeto ed

all’audacia, che alla prudenza, e già dominata dagli stes-si sentimenti che dirigevano le azioni dell’amato co-mandante, prestava pronta e pressochè generale ubbi-dienza. Quasi tutti i Comuni erigevano nuove compa-gnie, e uomini d’ogni classe volontariamente si presta-vano all’ordinata iscrizione. Sorsero le compagnie deicapitani Chiusole e Fenner da Calliano e Besenello;Sambenico da Mori; Isotta da Nago; Frizzi e Azzolinida Rovereto; Graziadei, Molini, Nocher della Valsuga-na; Bertelli da Riva; Santoni da Ceniga; Bellotti, Rensi,Rella e Danieli da Folgaria; Angeli, Papaleone, Zuech eCostanzi dalla Val di Non; Conzini, Campi, Steffenelli,Dalponte, Collini, Chesi e Toffanetti dalle Giudicarie;Birti da Trento; de Schatzer e Morandel da Caldaro; Pla-tider, Widmann, Gugler e Trojer da Bolzano; Scartazini,Zannoni, Joris, Felz, Oltenburg, Zeimer, Zambelli, Sac-cardo, Torgler, Schweigl, Jening e Banal di altri ignoticomuni; oltre alle compagnie di Fiemme, di Cartasch, diTermen, di Griez, di Lavis ed altre.

Da questa descrizione si può di leggieri dedurre il nu-mero grande dei difensori, che ai cenni di Andrea piglia-rono a questo tempo le armi per respingere un nemico,che faceva tremare l’Europa. Hoffer era omai divenutovaloroso di fatti, e famoso di gloria, e queste virtù facea-no sì, che i suoi ordini erano dal maggior numero vene-rati, e osservati come i decreti di un legittimo sovrano.

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Maestoso della persona, di età virile, di candida natura,e venerabile, per la liberazione del Tirolo dal bavarogiogo, avea egli intrapreso nel mese di febbraio un mi-sterioso viaggio a Vienna, e procuratosi il modo di man-tenere a quello scopo un segreto carteggio con ragguar-devoli personaggi, e persino con principi dell’Austria.Tutto ciò contribuiva a guadagnargli l’amore, l’ubbi-dienza e la stima dei Tirolesi, massime di quelli di bassafazione e contadinesca, che il maggior numero appuntoformavano. All’ubbidienza venia fatto puntello eziandiocolle massime della Religione, le quali inspirano quelsublime entusiasmo, che infiamma i cuori, e li rende be-nemeriti della virtù e della patria. Udiva e scorgeva ilvirtuoso Hoffer assecondati quasi generalmente i suoidisegni; ma la compiacenza che ne sentiva gli era ama-reggiata dalle tristi relazioni, che di giorno in giorno alui pervenivano intorno alle requisizioni, alle contribu-zioni, alle vendette, ai saccheggi, ed alle altre turpitudiniche commettevano i maligni, di cui facemmo dianzimenzione. L’amore di patria che costoro ostentavano eracontaminato dalla più ingannevole ipocrisia: alienidall’osservanza della religione, dell’umanità e della giu-stizia, che sono gli altari inviolabili del patriottismo, eche erano gli indivisi compagni dei veri difensori tirole-si, facevano invece alzare impunemente la fronte al malcostume ed al vizio, abusando delle armi, che i tempiaveano poste nelle lor mani. Invano gridavano i privati,invano menavan lamenti i Comuni, invano si frammette-vano col loro potere le distrettuali autorità, invano si

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Maestoso della persona, di età virile, di candida natura,e venerabile, per la liberazione del Tirolo dal bavarogiogo, avea egli intrapreso nel mese di febbraio un mi-sterioso viaggio a Vienna, e procuratosi il modo di man-tenere a quello scopo un segreto carteggio con ragguar-devoli personaggi, e persino con principi dell’Austria.Tutto ciò contribuiva a guadagnargli l’amore, l’ubbi-dienza e la stima dei Tirolesi, massime di quelli di bassafazione e contadinesca, che il maggior numero appuntoformavano. All’ubbidienza venia fatto puntello eziandiocolle massime della Religione, le quali inspirano quelsublime entusiasmo, che infiamma i cuori, e li rende be-nemeriti della virtù e della patria. Udiva e scorgeva ilvirtuoso Hoffer assecondati quasi generalmente i suoidisegni; ma la compiacenza che ne sentiva gli era ama-reggiata dalle tristi relazioni, che di giorno in giorno alui pervenivano intorno alle requisizioni, alle contribu-zioni, alle vendette, ai saccheggi, ed alle altre turpitudiniche commettevano i maligni, di cui facemmo dianzimenzione. L’amore di patria che costoro ostentavano eracontaminato dalla più ingannevole ipocrisia: alienidall’osservanza della religione, dell’umanità e della giu-stizia, che sono gli altari inviolabili del patriottismo, eche erano gli indivisi compagni dei veri difensori tirole-si, facevano invece alzare impunemente la fronte al malcostume ed al vizio, abusando delle armi, che i tempiaveano poste nelle lor mani. Invano gridavano i privati,invano menavan lamenti i Comuni, invano si frammette-vano col loro potere le distrettuali autorità, invano si

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querelavano i veri difensori, che l’onor nazionale vede-vano compromesso appresso le nazioni straniere. Lemalvagità di costoro imbarazzavano altresì l’interessan-te oggetto della patria difesa: per esse la generale emu-lazione, la necessaria armonia, il comune eroismo eranofrastornati, talchè se la nazione non veniva soggiogataper l’imperiosità della forza nemica, dovea un giornoperire per causa dei tristi, che quel germe pestilenzialeaveano fatalmente introdotto. Contro tanti disordiniprendeva finalmente il Comandante delle provvide mi-sure, alzando l’autorevole voce così:

«Dilettissimi tirolesi italiani!«Sento con dispiacere, che voi foste trattati assai ma-

lamente dalle mie truppe.«Io vi dirigo ora, miei cari e bravi connazionali e fra-

telli d’armi, un Proclama, affinchè i veri benintenzionatisappiano per l’avvenire, e con mostrare quest’Ordine,mettersi in guardia contro i malintenzionati.

«Il mio cuore sincero, che con voi tutti pensa leal-mente e rettamente, abborrisce le orde dei ladri e i sac-cheggi, abborrisce le requisizioni e le contribuzioni, edogni specie di dispiacere e di pretensione verso coloro,che portano il peso dei quartieri: nessuna di queste viliazioni trova luogo nel mio cuore patriottico.

«Ciascun bravo e probo difensor della patria deveguardarsi dal macchiare ed offendere il suo onore, e ilsuo amore verso del prossimo, per cui potremmo attiraresu di noi l’indignazione di Dio, il quale ci protegge così

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querelavano i veri difensori, che l’onor nazionale vede-vano compromesso appresso le nazioni straniere. Lemalvagità di costoro imbarazzavano altresì l’interessan-te oggetto della patria difesa: per esse la generale emu-lazione, la necessaria armonia, il comune eroismo eranofrastornati, talchè se la nazione non veniva soggiogataper l’imperiosità della forza nemica, dovea un giornoperire per causa dei tristi, che quel germe pestilenzialeaveano fatalmente introdotto. Contro tanti disordiniprendeva finalmente il Comandante delle provvide mi-sure, alzando l’autorevole voce così:

«Dilettissimi tirolesi italiani!«Sento con dispiacere, che voi foste trattati assai ma-

lamente dalle mie truppe.«Io vi dirigo ora, miei cari e bravi connazionali e fra-

telli d’armi, un Proclama, affinchè i veri benintenzionatisappiano per l’avvenire, e con mostrare quest’Ordine,mettersi in guardia contro i malintenzionati.

«Il mio cuore sincero, che con voi tutti pensa leal-mente e rettamente, abborrisce le orde dei ladri e i sac-cheggi, abborrisce le requisizioni e le contribuzioni, edogni specie di dispiacere e di pretensione verso coloro,che portano il peso dei quartieri: nessuna di queste viliazioni trova luogo nel mio cuore patriottico.

«Ciascun bravo e probo difensor della patria deveguardarsi dal macchiare ed offendere il suo onore, e ilsuo amore verso del prossimo, per cui potremmo attiraresu di noi l’indignazione di Dio, il quale ci protegge così

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evidentemente e miracolosamente.«Cari fratelli d’armi, ponderate da voi stessi. Contro

chi entriamo noi in campo? contro nemici, o contro ami-ci? Noi combattemmo contro nemici, e combattiamo an-cora: ma non già contro i nostri fratelli, già d’altrondeoppressi ed esausti.

«Riflettete, che noi dobbiamo comportarci come fra-telli verso i nostri simili, che non possono portare learmi. Che direbbero i presenti ed i posteri di noi, se nonadempissimo con tutta scrupolosità questi doveri? Lagloria di tutti i tirolesi andrebbe in polvere.

«Cari connazionali! Il mondo tutto stupisce dei nostrifatti; è già eternato il nome dei tirolesi: l’adempimentosolo dei nostri doveri verso Dio, la religione, la patria edi nostri fratelli, mette il sigillo a tutto il nostro operato.

«Valorosi fratelli d’armi, e connazionali! porgete ar-denti preghiere al Creatore di tutte le cose, che può pro-teggere, ed annientare i regni, che sa trasformare il piùpiccolo popolo in eroi, e trionfare degl’invincibili.

«Se mai i nemici della nostra patria, distruggitorid’ogni cosa, volessero ancora tentare di sturbare la no-stra pace, adesso per allora eccito tutti i sacerdoti, ed an-che quelli che non possono portare le armi, a sostenerecon ogni possibilità le mie truppe; e quelli che non pos-sono fare nè men questo, a pregare Iddio a mani giunte,che voglia benedire le armi nostre.

«Inoltre faccio io pubblicamente noto a tutte le comu-ni, città, borghi, ville, ed alle mie truppe, che siccomeson nati tanti disordini, attesi i molti comandanti che si

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evidentemente e miracolosamente.«Cari fratelli d’armi, ponderate da voi stessi. Contro

chi entriamo noi in campo? contro nemici, o contro ami-ci? Noi combattemmo contro nemici, e combattiamo an-cora: ma non già contro i nostri fratelli, già d’altrondeoppressi ed esausti.

«Riflettete, che noi dobbiamo comportarci come fra-telli verso i nostri simili, che non possono portare learmi. Che direbbero i presenti ed i posteri di noi, se nonadempissimo con tutta scrupolosità questi doveri? Lagloria di tutti i tirolesi andrebbe in polvere.

«Cari connazionali! Il mondo tutto stupisce dei nostrifatti; è già eternato il nome dei tirolesi: l’adempimentosolo dei nostri doveri verso Dio, la religione, la patria edi nostri fratelli, mette il sigillo a tutto il nostro operato.

«Valorosi fratelli d’armi, e connazionali! porgete ar-denti preghiere al Creatore di tutte le cose, che può pro-teggere, ed annientare i regni, che sa trasformare il piùpiccolo popolo in eroi, e trionfare degl’invincibili.

«Se mai i nemici della nostra patria, distruggitorid’ogni cosa, volessero ancora tentare di sturbare la no-stra pace, adesso per allora eccito tutti i sacerdoti, ed an-che quelli che non possono portare le armi, a sostenerecon ogni possibilità le mie truppe; e quelli che non pos-sono fare nè men questo, a pregare Iddio a mani giunte,che voglia benedire le armi nostre.

«Inoltre faccio io pubblicamente noto a tutte le comu-ni, città, borghi, ville, ed alle mie truppe, che siccomeson nati tanti disordini, attesi i molti comandanti che si

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sono da sè stessi intrusi senz’autorizzazione alcuna; orain assenza del sottoscritto è stato nominato il signorGiuseppe de Morandel di Caldaro nel Tirolo meridiona-le in qualità di Comandante legittimo e autorizzato; edin conseguenza di non prestar fede a nessun Proclama,Ordine, Disposizione, o a qualunque altro comando, sequesti non sono sottoscritti dal sunnominato signor Giu-seppe de Morandel, ovvero dal sottosegnato Comandan-te superiore.

«Bolzano, li 4 settembre 1809.ANDREA HOFFER.

Comandante superiore in Tirolo.

Le minaccianti esortatrici parole dell’Hoffer non ba-stavano a mitigare il serpeggiante disordine; costrettoquindi dalla necessità e dall’importanza della bisogna,deliberava di aspreggiare l’esecuzione delle decretateprovvidenze.

Frattanto Jacopo Torgler, Giuseppe Schweigl, e Anto-nio Jaenig, i quali due ultimi al primo eransi uniti nelcomando superiore del Tirolo italiano, ordinavano sulprincipiare di settembre alle locali autorità, in sequelaall’ordinazione emanata dall’Hoffer, la pronta erezionedelle compagnie in tutti gli italiani comuni, che nonaveano ancor dati difensori, e commettevano contempo-raneamente a tutti i parrochi l’esposizione del Santissi-mo Sacramento nel dì 10 dello stesso mese per dieciore, e per un’ora nei giorni susseguenti, a fine di ottene-re la benedizione dal Cielo, e la continuazione della gra-

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sono da sè stessi intrusi senz’autorizzazione alcuna; orain assenza del sottoscritto è stato nominato il signorGiuseppe de Morandel di Caldaro nel Tirolo meridiona-le in qualità di Comandante legittimo e autorizzato; edin conseguenza di non prestar fede a nessun Proclama,Ordine, Disposizione, o a qualunque altro comando, sequesti non sono sottoscritti dal sunnominato signor Giu-seppe de Morandel, ovvero dal sottosegnato Comandan-te superiore.

«Bolzano, li 4 settembre 1809.ANDREA HOFFER.

Comandante superiore in Tirolo.

Le minaccianti esortatrici parole dell’Hoffer non ba-stavano a mitigare il serpeggiante disordine; costrettoquindi dalla necessità e dall’importanza della bisogna,deliberava di aspreggiare l’esecuzione delle decretateprovvidenze.

Frattanto Jacopo Torgler, Giuseppe Schweigl, e Anto-nio Jaenig, i quali due ultimi al primo eransi uniti nelcomando superiore del Tirolo italiano, ordinavano sulprincipiare di settembre alle locali autorità, in sequelaall’ordinazione emanata dall’Hoffer, la pronta erezionedelle compagnie in tutti gli italiani comuni, che nonaveano ancor dati difensori, e commettevano contempo-raneamente a tutti i parrochi l’esposizione del Santissi-mo Sacramento nel dì 10 dello stesso mese per dieciore, e per un’ora nei giorni susseguenti, a fine di ottene-re la benedizione dal Cielo, e la continuazione della gra-

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zia atta a difendere e proteggere le patrie armi, e a tenerlontano dalla vessata patria l’odiato nemico.

Quest’ultimo ordinamento spirituale ebbe la bramataesecuzione; ma il primo incontrò gravissimi ostacoli perla già toccata essenziale circostanza, che volendosi ef-fettuare una leva in massa in comuni confinanti o viciniad uno sdegnato e potente nemico, da cui furono, o po-tevano essere di frequente assaliti senza una permanentedifesa, si avrebbero esposti i loro abitanti alle conse-guenze d’una furibonda vendetta. Molti tuttavia concor-sero con aperto pericolo alla chiamata, e molt’altri neavrebbero seguito l’esempio, se dopo pochi giorni nonfosse nata una mutazione di avvenimenti, che sarò perraccontare in appresso.

Fatte da parte di Hoffer queste disposizioni perl’armamento e pel buon ordine, ei volgeva poscia le suesollecitudini, approfittando dell’attuale silenziodell’armi, al miglioramento dei costumi, e ad estirparenel popolo, alle sue cure affidato dalle circostanze deitempi, alcuni vizii, che a suo avviso erano fortissimiostacoli per conseguire dal cielo l’implorata liberazionedella patria, a cui tendevano precipuamente le zelantisue cure. Conosceva ben egli, o non gli era lasciatosfuggire da quelli che partecipavano col consiglio al na-scente e dittatorio suo governo, che in un popolo dive-nuto di repente signore di sè stesso, e che non ha la virtùper fondamento, massime nell’adolescenza del suo go-verno, i suoi vizii crescono di forza e di audacia, nonhanno più freno, divengono fatali rovesciatori dell’ordi-

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zia atta a difendere e proteggere le patrie armi, e a tenerlontano dalla vessata patria l’odiato nemico.

Quest’ultimo ordinamento spirituale ebbe la bramataesecuzione; ma il primo incontrò gravissimi ostacoli perla già toccata essenziale circostanza, che volendosi ef-fettuare una leva in massa in comuni confinanti o viciniad uno sdegnato e potente nemico, da cui furono, o po-tevano essere di frequente assaliti senza una permanentedifesa, si avrebbero esposti i loro abitanti alle conse-guenze d’una furibonda vendetta. Molti tuttavia concor-sero con aperto pericolo alla chiamata, e molt’altri neavrebbero seguito l’esempio, se dopo pochi giorni nonfosse nata una mutazione di avvenimenti, che sarò perraccontare in appresso.

Fatte da parte di Hoffer queste disposizioni perl’armamento e pel buon ordine, ei volgeva poscia le suesollecitudini, approfittando dell’attuale silenziodell’armi, al miglioramento dei costumi, e ad estirparenel popolo, alle sue cure affidato dalle circostanze deitempi, alcuni vizii, che a suo avviso erano fortissimiostacoli per conseguire dal cielo l’implorata liberazionedella patria, a cui tendevano precipuamente le zelantisue cure. Conosceva ben egli, o non gli era lasciatosfuggire da quelli che partecipavano col consiglio al na-scente e dittatorio suo governo, che in un popolo dive-nuto di repente signore di sè stesso, e che non ha la virtùper fondamento, massime nell’adolescenza del suo go-verno, i suoi vizii crescono di forza e di audacia, nonhanno più freno, divengono fatali rovesciatori dell’ordi-

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ne e della pace, ed aprono persino il varco all’anarchiaed alla totale rovina. Laonde Hoffer in questo santo pro-posito nei primordii del suo reggimento così parlava, edecretava:

«Se noi abbiamo mai sperimentata la bontà indulgen-te e salvatrice di Dio verso di noi, egli lo fu al certo nel-la prima metà del mese di agosto, quando l’aiuto delCielo ci liberò così visibilmente dalle mani di un nemi-co che crudelmente soggioga, e che non rispetta nè reli-gione, nè trattati, nè umanità.

«Considerando che i beneficii di Dio ci obbligano allagratitudine verso di lui, e che le calamità ed i pericoli cieccitano ad evitare ciò che potrebbe provocare contro dinoi la giustizia punitrice di Dio; considerando che anchela società civile può, e deve cercare con tutti i mezzi chesono in suo potere d’impedire con ogni possibilità tuttociò che può agevolare il vizio, che può e deve toglieregl’impedimenti che ostano alla virtù, ed assicurare e fa-cilitare l’esercizio di questa, e che in ciò concorda alcerto la grande maggioranza della nazione tirolese;quindi si è trovato bene di emanare la seguente ordina-zione:

1.º «D’ora in poi tanto nelle città che alla campagna,specialmente nelle osterie e bettole d’ogni specie, epresso i trattori, com’anche nelle case private, resta vie-tata ogni musica da ballo, e i balli stessi, eccettuato ilcaso di uno sposalizio.

2.º «Nelle domeniche e feste di precetto, durante il

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ne e della pace, ed aprono persino il varco all’anarchiaed alla totale rovina. Laonde Hoffer in questo santo pro-posito nei primordii del suo reggimento così parlava, edecretava:

«Se noi abbiamo mai sperimentata la bontà indulgen-te e salvatrice di Dio verso di noi, egli lo fu al certo nel-la prima metà del mese di agosto, quando l’aiuto delCielo ci liberò così visibilmente dalle mani di un nemi-co che crudelmente soggioga, e che non rispetta nè reli-gione, nè trattati, nè umanità.

«Considerando che i beneficii di Dio ci obbligano allagratitudine verso di lui, e che le calamità ed i pericoli cieccitano ad evitare ciò che potrebbe provocare contro dinoi la giustizia punitrice di Dio; considerando che anchela società civile può, e deve cercare con tutti i mezzi chesono in suo potere d’impedire con ogni possibilità tuttociò che può agevolare il vizio, che può e deve toglieregl’impedimenti che ostano alla virtù, ed assicurare e fa-cilitare l’esercizio di questa, e che in ciò concorda alcerto la grande maggioranza della nazione tirolese;quindi si è trovato bene di emanare la seguente ordina-zione:

1.º «D’ora in poi tanto nelle città che alla campagna,specialmente nelle osterie e bettole d’ogni specie, epresso i trattori, com’anche nelle case private, resta vie-tata ogni musica da ballo, e i balli stessi, eccettuato ilcaso di uno sposalizio.

2.º «Nelle domeniche e feste di precetto, durante il

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solenne servigio divino nelle parrocchie, non devono es-ser somministrati a nessuno cibi o bevande nelle osterieo bettole, e nè meno nei caffè, fuorchè ai forestieri chearrivassero, o che fossero per partire, ed ai carrettieri.Devono pur anche essere in generale esattamente osser-vate le ore di polizia, ed i trasgressori irremissibilmentecastigati.

3.º «Le superiorità devono ovunque vigorosamenteinvigilare che cessi quel girar attorno di notte, che cosìspesso sturba la pubblica quiete, e che è sempre perico-loso per la moralità, e dove facesse bisogno, venga im-pedito questo disordine mediante pattuglie. I trasgresso-ri saranno arrestati, e castigati secondo le circostanzeanche con pene corporali.

4.º «Affinchè i padri di figli illegittimi non possanopiù in avvenire scansare così di leggieri tutto il peso delmantenimento e dell’educazione di quelli a pregiudiziodei figli stessi e dello Stato, e non riesca così facile ai li-bertini e seduttori di corrompere le femmine a spese al-trui, e persino a spese di pie fondazioni destinate pei po-veri, ammalati, ecc., viene ordinato che d’ora in poi, to-sto che una donna diventa madre fuori di matrimonio,debba la medesima non solo denunziare al parroco il pa-dre della creatura, ma ben anche darne parte alla rispet-tiva superiorità. La superiorità deve in seguito chiamareil padre denunziato, esaminarlo, decidere l’affare, co-stringer il colpevole ad adempire a’ suoi doveri di padre,e castigarlo a proporzione della seduzione da lui adopra-ta.

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solenne servigio divino nelle parrocchie, non devono es-ser somministrati a nessuno cibi o bevande nelle osterieo bettole, e nè meno nei caffè, fuorchè ai forestieri chearrivassero, o che fossero per partire, ed ai carrettieri.Devono pur anche essere in generale esattamente osser-vate le ore di polizia, ed i trasgressori irremissibilmentecastigati.

3.º «Le superiorità devono ovunque vigorosamenteinvigilare che cessi quel girar attorno di notte, che cosìspesso sturba la pubblica quiete, e che è sempre perico-loso per la moralità, e dove facesse bisogno, venga im-pedito questo disordine mediante pattuglie. I trasgresso-ri saranno arrestati, e castigati secondo le circostanzeanche con pene corporali.

4.º «Affinchè i padri di figli illegittimi non possanopiù in avvenire scansare così di leggieri tutto il peso delmantenimento e dell’educazione di quelli a pregiudiziodei figli stessi e dello Stato, e non riesca così facile ai li-bertini e seduttori di corrompere le femmine a spese al-trui, e persino a spese di pie fondazioni destinate pei po-veri, ammalati, ecc., viene ordinato che d’ora in poi, to-sto che una donna diventa madre fuori di matrimonio,debba la medesima non solo denunziare al parroco il pa-dre della creatura, ma ben anche darne parte alla rispet-tiva superiorità. La superiorità deve in seguito chiamareil padre denunziato, esaminarlo, decidere l’affare, co-stringer il colpevole ad adempire a’ suoi doveri di padre,e castigarlo a proporzione della seduzione da lui adopra-ta.

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«Finalmente tutti i superiori ecclesiastici vengonopressantemente eccitati, ed a tutte le superiorità secolariviene prescritto, che memori dei loro grandi doveri, edella podestà che loro si compete, cooperino con ognicura, affine di ovunque impedire l’immoralità ed il vi-zio, e promovere la religione cristiana, e la virtù.

«Innsbruck, li 10 settembre 1809.ANDREA HOFFER.

«Comandante superiore in Tirolo.»

Con questi suoi detti otteneva Hoffer qualche miglio-ramento nella moralità dei nazionali, ma piccol frutto ri-coglieva presso coloro che la pubblica tranquillità soq-quadravano. Avventurieri, facinorosi o malviventicom’erano, non solo poco o niente curavano il dono deiriportati trionfi, e dell’ottenuta libertà; essi l’avrebberoanzi reso pericoloso ancora prima del tempo decretatodal destino, se non avessero incontrata l’opposizione delmaggior numero.

A questi giorni le pratiche della pace fra l’Austria e laFrancia si avvicinavano, ed apparentemente piegavanoad un buon fine. Anelando i popoli delle due monarchie,e degli altri Stati alla Francia congiunti, di vederne pre-stamente l’esito, volgevano con attenzione l’occhio del-la mente a quel luogo dove la gran causa sottilmente sidiscuteva. I tirolesi molto confidavano in questi trattati.Cresceva fra le loro speranze il lusinghevole pensiero,che l’imperatore Francesco gli avrebbe a cuore, e procu-rerebbe possibilmente il futuro loro ben essere, già va-

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«Finalmente tutti i superiori ecclesiastici vengonopressantemente eccitati, ed a tutte le superiorità secolariviene prescritto, che memori dei loro grandi doveri, edella podestà che loro si compete, cooperino con ognicura, affine di ovunque impedire l’immoralità ed il vi-zio, e promovere la religione cristiana, e la virtù.

«Innsbruck, li 10 settembre 1809.ANDREA HOFFER.

«Comandante superiore in Tirolo.»

Con questi suoi detti otteneva Hoffer qualche miglio-ramento nella moralità dei nazionali, ma piccol frutto ri-coglieva presso coloro che la pubblica tranquillità soq-quadravano. Avventurieri, facinorosi o malviventicom’erano, non solo poco o niente curavano il dono deiriportati trionfi, e dell’ottenuta libertà; essi l’avrebberoanzi reso pericoloso ancora prima del tempo decretatodal destino, se non avessero incontrata l’opposizione delmaggior numero.

A questi giorni le pratiche della pace fra l’Austria e laFrancia si avvicinavano, ed apparentemente piegavanoad un buon fine. Anelando i popoli delle due monarchie,e degli altri Stati alla Francia congiunti, di vederne pre-stamente l’esito, volgevano con attenzione l’occhio del-la mente a quel luogo dove la gran causa sottilmente sidiscuteva. I tirolesi molto confidavano in questi trattati.Cresceva fra le loro speranze il lusinghevole pensiero,che l’imperatore Francesco gli avrebbe a cuore, e procu-rerebbe possibilmente il futuro loro ben essere, già va-

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gheggiato dall’immaginazione dei più. Per la qual cosacon fronte imperterrita e con una costanza superiore alpericolo aspettavano coll’armi impugnate l’imminentedestino.

Ma intanto che le armi nemiche tacevano dentro efuori della provincia, nel mentre gli apparecchi di difesasi mandavano a lor compimento, l’ambizione, passioneche tanto domina negli uomini, e massimamente fra icapitani d’armata, funestava l’andamento delle cose, econtribuiva a spianare la via al flagello della patria, giàabbastanza oppressa, e pericolante per la potenza del ne-mico, da cui era minacciata. Non trovandosi a questotempo nel Tirolo italiano un capitano di difensori, checon azioni distinte s’avesse aperto nei trascorsi fatti ilsentier della gloria, e meritata la pubblica stima, e la di-gnità di godere nel maneggio degli affari la preminenza,come molti se ne trovavano, oltre l’Hoffer, nel Tirolo te-desco; nè avendo il capitano de Morandel ancora assun-ta effettivamente l’autorità, che il comandante superioreaveagli conferita col manifesto dei 4 settembre; alcunicapitani di gente straniera e malveduta, si arrogavano avicenda il primato, ed a vicenda continuavano ad ordi-nare e fare requisizioni, a taglieggiare ed opprimere gliabitanti. Fra gli altri il Dal Ponte, imbaldanzito forse dalpiccolo merito acquistatosi nella fazione di Serravalle,fattolo stampare colla violenza, bandiva con mirabileimprontitudine il seguente

AVVISO

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gheggiato dall’immaginazione dei più. Per la qual cosacon fronte imperterrita e con una costanza superiore alpericolo aspettavano coll’armi impugnate l’imminentedestino.

Ma intanto che le armi nemiche tacevano dentro efuori della provincia, nel mentre gli apparecchi di difesasi mandavano a lor compimento, l’ambizione, passioneche tanto domina negli uomini, e massimamente fra icapitani d’armata, funestava l’andamento delle cose, econtribuiva a spianare la via al flagello della patria, giàabbastanza oppressa, e pericolante per la potenza del ne-mico, da cui era minacciata. Non trovandosi a questotempo nel Tirolo italiano un capitano di difensori, checon azioni distinte s’avesse aperto nei trascorsi fatti ilsentier della gloria, e meritata la pubblica stima, e la di-gnità di godere nel maneggio degli affari la preminenza,come molti se ne trovavano, oltre l’Hoffer, nel Tirolo te-desco; nè avendo il capitano de Morandel ancora assun-ta effettivamente l’autorità, che il comandante superioreaveagli conferita col manifesto dei 4 settembre; alcunicapitani di gente straniera e malveduta, si arrogavano avicenda il primato, ed a vicenda continuavano ad ordi-nare e fare requisizioni, a taglieggiare ed opprimere gliabitanti. Fra gli altri il Dal Ponte, imbaldanzito forse dalpiccolo merito acquistatosi nella fazione di Serravalle,fattolo stampare colla violenza, bandiva con mirabileimprontitudine il seguente

AVVISO

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«Vedendo tanti disordini, cagionati nel Tirolo italianopel motivo che alcuni comandanti si sono qui introdottiper soggiogare il vostro amatissimo e fedelissimo co-mandante superiore Dal Ponte, e per aggravare questopovero Tirolo italiano, ma non per difendere la patria,

«Quindi trovasi questo Comando in dovere di ordina-re a tutte le città, borghi e villaggi del Tirolo italiano dinon riconoscere verun comandante superiore se non cheil Dal Ponte, e di non fare somministrazione veruna senon verrà firmata dal sunnominato.

«Ricordatevi, o cari miei fedelissimi Tirolesi italiani,che il Dal Ponte vi accerta sulla parola d’onore, che nonha preso l’armi per soggiogarvi, nè per opprimere le vo-stre sostanze, nè per sturbare la quiete del Tirolo, ma so-lamente per difendervi da quelli che non cercavano senon se di derubarvi le vostre sostanze, la santa religione,e perfino la vita medesima. Di più vi promette che collasua autorità saprà difendervi e far rispettare le vostrepersone, case e sostanze, quali tutte verran rispettate sin-tantochè il Dal Ponte avrà questo comando.

«Orsù dunque, Tirolesi italiani, il Dal Ponte v’invita aprestare tutta l’assistenza per la difesa della patria, nonche d’eseguire con prontezza qualunque ordine che daquesto Comando vi venisse spedito.

«Dall’I. R. Comando ai confini d’Italia.«Dal quartier generale di Ala, li 16 settembre 1809.

DAL PONTE«Comandante superiore del Tirolo italiano.»

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«Vedendo tanti disordini, cagionati nel Tirolo italianopel motivo che alcuni comandanti si sono qui introdottiper soggiogare il vostro amatissimo e fedelissimo co-mandante superiore Dal Ponte, e per aggravare questopovero Tirolo italiano, ma non per difendere la patria,

«Quindi trovasi questo Comando in dovere di ordina-re a tutte le città, borghi e villaggi del Tirolo italiano dinon riconoscere verun comandante superiore se non cheil Dal Ponte, e di non fare somministrazione veruna senon verrà firmata dal sunnominato.

«Ricordatevi, o cari miei fedelissimi Tirolesi italiani,che il Dal Ponte vi accerta sulla parola d’onore, che nonha preso l’armi per soggiogarvi, nè per opprimere le vo-stre sostanze, nè per sturbare la quiete del Tirolo, ma so-lamente per difendervi da quelli che non cercavano senon se di derubarvi le vostre sostanze, la santa religione,e perfino la vita medesima. Di più vi promette che collasua autorità saprà difendervi e far rispettare le vostrepersone, case e sostanze, quali tutte verran rispettate sin-tantochè il Dal Ponte avrà questo comando.

«Orsù dunque, Tirolesi italiani, il Dal Ponte v’invita aprestare tutta l’assistenza per la difesa della patria, nonche d’eseguire con prontezza qualunque ordine che daquesto Comando vi venisse spedito.

«Dall’I. R. Comando ai confini d’Italia.«Dal quartier generale di Ala, li 16 settembre 1809.

DAL PONTE«Comandante superiore del Tirolo italiano.»

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Questa sconcezza, comparsa ai 17 sulle cantonate diRovereto, fu tantosto, per ordine del comandante milita-re tedesco, strappata a brani a suon di tamburo, e coglischioppi inarcati. Il Dal Ponte a tanto smacco battevasubito il taccone per Trento, ove appena giunto fu ag-guantato dai tedeschi, e sostenuto a catena corta nel ca-stello, e di là condotto a Caldaro al vice-comandante su-periore de Morandel.

Il fuoruscito Garbin da Schio s’annoverava anch’eglifra coloro che nel comando ambivano la preferenza.Questi, oltre d’aver eretto senza veruna autorizzazioneuna compagnia di difensori, composta nella massimaparte di disertori e malviventi, rei di molte ruberie e sac-cheggiamenti, oltre di molestare di continuo e prepoten-temente le comunità con gravose requisizioni di viveri edi danaro senza vero bisogno, si arrogava la supremaautorità, ed era in voce d’avere secrete intelligenzecoll’inimico. Il comandante Torchler, assistito da 63 re-golari di varii reggimenti austriaci e dai suoi tirolesi, sirecò da Rovereto a Riva per arrestarlo. Nel silenzio del-la notte del 24 altri circuirono l’albergo dell’AquilaNera, ov’era il Garbin, e fermate le di lui guardie, entra-rono altri improvvisamente nella stanza in cui egli dor-miva, e senza dargli tempo di mettersi in panni, ma sol-tanto d’inferraiuolarsi nel suo mantello, il rinserraronoin un’apprestata carrozza, e il trasferirono issofatto aRovereto, e da qui a Trento, indi nel Tirolo tedesco.Tanta precauzione dovettero usare nel catturarlo, perchèil Garbin, oltre d’essere uomo assai forte della persona,

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Questa sconcezza, comparsa ai 17 sulle cantonate diRovereto, fu tantosto, per ordine del comandante milita-re tedesco, strappata a brani a suon di tamburo, e coglischioppi inarcati. Il Dal Ponte a tanto smacco battevasubito il taccone per Trento, ove appena giunto fu ag-guantato dai tedeschi, e sostenuto a catena corta nel ca-stello, e di là condotto a Caldaro al vice-comandante su-periore de Morandel.

Il fuoruscito Garbin da Schio s’annoverava anch’eglifra coloro che nel comando ambivano la preferenza.Questi, oltre d’aver eretto senza veruna autorizzazioneuna compagnia di difensori, composta nella massimaparte di disertori e malviventi, rei di molte ruberie e sac-cheggiamenti, oltre di molestare di continuo e prepoten-temente le comunità con gravose requisizioni di viveri edi danaro senza vero bisogno, si arrogava la supremaautorità, ed era in voce d’avere secrete intelligenzecoll’inimico. Il comandante Torchler, assistito da 63 re-golari di varii reggimenti austriaci e dai suoi tirolesi, sirecò da Rovereto a Riva per arrestarlo. Nel silenzio del-la notte del 24 altri circuirono l’albergo dell’AquilaNera, ov’era il Garbin, e fermate le di lui guardie, entra-rono altri improvvisamente nella stanza in cui egli dor-miva, e senza dargli tempo di mettersi in panni, ma sol-tanto d’inferraiuolarsi nel suo mantello, il rinserraronoin un’apprestata carrozza, e il trasferirono issofatto aRovereto, e da qui a Trento, indi nel Tirolo tedesco.Tanta precauzione dovettero usare nel catturarlo, perchèil Garbin, oltre d’essere uomo assai forte della persona,

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e d’animo risoluto, godeva l’aura altresì di alcuni suoifidati scherani, che gli facevano sempre corona.

Sbandeggiata la maggior parte degli stranieri e faci-norosi della numerosa sua compagnia, i Comuni italianirespirarono alquanto.

Erano pertanto ricomparsi dei giorni tranquilli; mas’approssimava a gran passi quel funesto avvenire, cheuna serie d’inevitabili casi avea già partorito per l’infeli-ce Tirolo. Abbandonati da tutti, e tutti venendo a com-battere contro di essi, i tirolesi cominciavano a persua-dersi ch’era mal’accorta arroganza il resistere al terribilerombo che veniva loro sopra. Fra la generalità dei difen-sori tedeschi, quelli di Bolzano furono i primi a deporrele tanto vezzeggiate speranze. Il capitano Platider, ed al-tri uffiziali della prima compagnia così scrivevano alcittadino Magistrato di Rovereto li 14 settembre: «Ilmomento della nostra sorte è comparso, in cui dobbia-mo e con infinito dispiacere abbandonare questa città, eportarci alla nostra patria. Ci affrettiamo dunque di por-gere i nostri più ossequiosi e riconoscenti ringraziamentiper l’ottima accoglienza, e i soccorsi di ogni specie eprestatici nel nostro soggiorno, il quale resterà in noieternamente memore.» Le relazioni che le case commer-ciali di Bolzano continuamente avevano intorno alle ne-goziazioni di pace fra le due grandi potenze, avrannoforse suggerita ai bolzanini la determinazione di ritorna-re ai proprii focolari; il che fecero tanto più facilmente,in quanto che si annoveravano fra essi degl’individuiavveduti, e disposti a lasciarsi reggere dai consigli della

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e d’animo risoluto, godeva l’aura altresì di alcuni suoifidati scherani, che gli facevano sempre corona.

Sbandeggiata la maggior parte degli stranieri e faci-norosi della numerosa sua compagnia, i Comuni italianirespirarono alquanto.

Erano pertanto ricomparsi dei giorni tranquilli; mas’approssimava a gran passi quel funesto avvenire, cheuna serie d’inevitabili casi avea già partorito per l’infeli-ce Tirolo. Abbandonati da tutti, e tutti venendo a com-battere contro di essi, i tirolesi cominciavano a persua-dersi ch’era mal’accorta arroganza il resistere al terribilerombo che veniva loro sopra. Fra la generalità dei difen-sori tedeschi, quelli di Bolzano furono i primi a deporrele tanto vezzeggiate speranze. Il capitano Platider, ed al-tri uffiziali della prima compagnia così scrivevano alcittadino Magistrato di Rovereto li 14 settembre: «Ilmomento della nostra sorte è comparso, in cui dobbia-mo e con infinito dispiacere abbandonare questa città, eportarci alla nostra patria. Ci affrettiamo dunque di por-gere i nostri più ossequiosi e riconoscenti ringraziamentiper l’ottima accoglienza, e i soccorsi di ogni specie eprestatici nel nostro soggiorno, il quale resterà in noieternamente memore.» Le relazioni che le case commer-ciali di Bolzano continuamente avevano intorno alle ne-goziazioni di pace fra le due grandi potenze, avrannoforse suggerita ai bolzanini la determinazione di ritorna-re ai proprii focolari; il che fecero tanto più facilmente,in quanto che si annoveravano fra essi degl’individuiavveduti, e disposti a lasciarsi reggere dai consigli della

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ragione, che loro apertamente dimostrava l’inverisimi-glianza delle speranze di sostenersi, e l’impossibilità didifendersi dalla immensa potenza della Francia, senzal’assistenza dell’Austria. Ah! sì, la mia penna incomin-cia purtroppo ad aggravarsi; essa ha già raccontate le al-legrezze dei tirolesi; ora non le restano a scrivere che in-gannevoli apparenze, travagli e dolori.

Ai pochi momenti di quiete subentrava addì 26 set-tembre lo spavento dell’armi, per cui il popolo si dispo-neva a nuove scene d’orrore, di sangue e di lutto. Duegrosse colonne di truppe francesi ed italiane, partite daVerona, risalirono pei monti, e per ambe le spondedell’Adige, ad Ala e a Pilcante sì all’improvviso, che seper avventura un vecchio agricoltore, fattosene accorto,corso non fosse ad avvisarne i primi picchetti dei difen-sori da lui poco discosti, sarebbe certamente avvenuto diquesti ultimi il più cruento macello. I francesi, trovataqualche resistenza al ponte di Ala, diedero vista di riti-rarsi; ma i difensori, conosciuto il proprio pericolo, an-darono tosto ad appostarsi dietro un recinto eretto di fre-sco a Serravalle, risoluti di fronteggiare l’avvicinantesinemico: ma venuti poi a sapere, ch’egli s’avanzava connumerose squadre, stimarono prudente cosa il ritirarsicol favor della notte sino a Trento, desistendo anched’attestarsi al castello della Pietra, come parea avesserodivisato di fare. Nel giorno 27, alle ore 10 di mattina,rientrò impetuosamente in Rovereto il generale Peyricon molti officiali; un drappello di 50 uomini a cavalloin un istante percorse a tutta briglia le cittadine contra-

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ragione, che loro apertamente dimostrava l’inverisimi-glianza delle speranze di sostenersi, e l’impossibilità didifendersi dalla immensa potenza della Francia, senzal’assistenza dell’Austria. Ah! sì, la mia penna incomin-cia purtroppo ad aggravarsi; essa ha già raccontate le al-legrezze dei tirolesi; ora non le restano a scrivere che in-gannevoli apparenze, travagli e dolori.

Ai pochi momenti di quiete subentrava addì 26 set-tembre lo spavento dell’armi, per cui il popolo si dispo-neva a nuove scene d’orrore, di sangue e di lutto. Duegrosse colonne di truppe francesi ed italiane, partite daVerona, risalirono pei monti, e per ambe le spondedell’Adige, ad Ala e a Pilcante sì all’improvviso, che seper avventura un vecchio agricoltore, fattosene accorto,corso non fosse ad avvisarne i primi picchetti dei difen-sori da lui poco discosti, sarebbe certamente avvenuto diquesti ultimi il più cruento macello. I francesi, trovataqualche resistenza al ponte di Ala, diedero vista di riti-rarsi; ma i difensori, conosciuto il proprio pericolo, an-darono tosto ad appostarsi dietro un recinto eretto di fre-sco a Serravalle, risoluti di fronteggiare l’avvicinantesinemico: ma venuti poi a sapere, ch’egli s’avanzava connumerose squadre, stimarono prudente cosa il ritirarsicol favor della notte sino a Trento, desistendo anched’attestarsi al castello della Pietra, come parea avesserodivisato di fare. Nel giorno 27, alle ore 10 di mattina,rientrò impetuosamente in Rovereto il generale Peyricon molti officiali; un drappello di 50 uomini a cavalloin un istante percorse a tutta briglia le cittadine contra-

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de; tenevagli dietro con celeri passi un corpo di fanteria,e poscia il grosso della colonna, che camminava di con-certo coll’altra sulla sponda destra dell’Adige. Alle 3della sera venia bandita questa ordinazione:

«Dal quartier generale di Rovereto, li 27 settembre1809.

Alle ore 11 antimeridiane.L. PEYRI

Generale di brigata, Cavaliere della Legion d’Onore,Commendatore degli Ordini della Corona Ferrea, e delle due

Sicilie, Comandante il Tirolo meridionale.«Misure di sicurezza tanto delle truppe, quanto degli

abitanti pacifici, ch’io voglio ad ogni costo mantenere egarantire, mi hanno determinato ad ordinare:

1.º «Che nel termine di ore tre tutti gli abitanti di que-sto Comune, che fossero possessori d’effetti militari,d’armi da fuoco di qualunque specie, e munizioni, deb-bano consegnarle al signor Comandante della PiazzaBognamani, che abita nella casa del signor Gaetano Tac-chi, nella piazza delle Beccherie.

2.º «Tutti quelli che avessero presso di sè alloggiato,o nascosto qualche individuo sospetto, o che facesseparte d’una banda armata, dovranno denunziarlosull’istante al sunnominato signor Bognamani.

«Spirato questo termine, saranno eseguite delle rigo-rose perquisizioni domiciliari, e chiunque sarà trovatocontravventore sarà immediatamente e militarmente pu-nito.

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de; tenevagli dietro con celeri passi un corpo di fanteria,e poscia il grosso della colonna, che camminava di con-certo coll’altra sulla sponda destra dell’Adige. Alle 3della sera venia bandita questa ordinazione:

«Dal quartier generale di Rovereto, li 27 settembre1809.

Alle ore 11 antimeridiane.L. PEYRI

Generale di brigata, Cavaliere della Legion d’Onore,Commendatore degli Ordini della Corona Ferrea, e delle due

Sicilie, Comandante il Tirolo meridionale.«Misure di sicurezza tanto delle truppe, quanto degli

abitanti pacifici, ch’io voglio ad ogni costo mantenere egarantire, mi hanno determinato ad ordinare:

1.º «Che nel termine di ore tre tutti gli abitanti di que-sto Comune, che fossero possessori d’effetti militari,d’armi da fuoco di qualunque specie, e munizioni, deb-bano consegnarle al signor Comandante della PiazzaBognamani, che abita nella casa del signor Gaetano Tac-chi, nella piazza delle Beccherie.

2.º «Tutti quelli che avessero presso di sè alloggiato,o nascosto qualche individuo sospetto, o che facesseparte d’una banda armata, dovranno denunziarlosull’istante al sunnominato signor Bognamani.

«Spirato questo termine, saranno eseguite delle rigo-rose perquisizioni domiciliari, e chiunque sarà trovatocontravventore sarà immediatamente e militarmente pu-nito.

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«Si previene inoltre, che il suddetto signor comandan-te Bognamani è incaricato del Comando di questa piaz-za: al medesimo s’indirizzeranno quelli che avessero deireclami.»

L. PEYRI.Queste due colonne di circa 2000 uomini, con cinque

cannoni e due obizzi, osteggiavano nella valle Lagarinasino al dì 28; ma in sul mattino di questo giorno marcia-vano alla volta di Trento, lasciando un presidio allaguardia di Rovereto. Pervenuta in Trento all’improvvisola cavalleria, alcuni tirolesi cadevano sotto i colpi furen-ti delle di lei sciabole, talchè rosseggiavano quelle stra-de del loro sangue: uno spietatissimo capitano, che pre-cedeva l’entrante antiguardo, recideva colla scimitarra lemani ad un infelice regolare tedesco, che astretto a do-verlo precedere così sanguinoso per buon tratto di viasupplicandolo per pietà della vita, con un altro fendentein sul capo l’avea finito con orribile raccapriccio dei cit-tadini, che lungo tempo ricordarono tanta ferocia.Molt’altri dei sollevati, ghermiti per entro alle tridentinecontrade, e condotti fuori in sul ponte dell’Adige, fatticredere d’essere licenziati alle loro case, volte appena lespalle, erano miseramente traforati dalle piombate e get-tati nel fiume. Sulle orientali colline della città, a Villaz-zano, al ponte Cornicchio, a Cognola alquanto si scara-mucciò.

Il grosso dei difensori, fuggendo l’improvviso impetodel nemico, si adunava in Lavis colle compagnie arriva-

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«Si previene inoltre, che il suddetto signor comandan-te Bognamani è incaricato del Comando di questa piaz-za: al medesimo s’indirizzeranno quelli che avessero deireclami.»

L. PEYRI.Queste due colonne di circa 2000 uomini, con cinque

cannoni e due obizzi, osteggiavano nella valle Lagarinasino al dì 28; ma in sul mattino di questo giorno marcia-vano alla volta di Trento, lasciando un presidio allaguardia di Rovereto. Pervenuta in Trento all’improvvisola cavalleria, alcuni tirolesi cadevano sotto i colpi furen-ti delle di lei sciabole, talchè rosseggiavano quelle stra-de del loro sangue: uno spietatissimo capitano, che pre-cedeva l’entrante antiguardo, recideva colla scimitarra lemani ad un infelice regolare tedesco, che astretto a do-verlo precedere così sanguinoso per buon tratto di viasupplicandolo per pietà della vita, con un altro fendentein sul capo l’avea finito con orribile raccapriccio dei cit-tadini, che lungo tempo ricordarono tanta ferocia.Molt’altri dei sollevati, ghermiti per entro alle tridentinecontrade, e condotti fuori in sul ponte dell’Adige, fatticredere d’essere licenziati alle loro case, volte appena lespalle, erano miseramente traforati dalle piombate e get-tati nel fiume. Sulle orientali colline della città, a Villaz-zano, al ponte Cornicchio, a Cognola alquanto si scara-mucciò.

Il grosso dei difensori, fuggendo l’improvviso impetodel nemico, si adunava in Lavis colle compagnie arriva-

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tevi da Bressanone, e appuntando due o tre cannoni, de-liberava di opporsi. Peyri faceva alto colla sua truppa inTrento e ne’ circostanti paesi. Diceasi che un comandodel Ministero della guerra d’Italia gli avesse per ora pre-scritto il cammino sino a quivi; tuttavia egli estendeva ipicchetti e le scolte fino al torrente Avisio, scorrente amezzodì del paese di Lavis, ove campeggiavano i tirole-si risoluti a difendersi. Tale comando dispiaceva eviden-temente al feroce generale, avvezzo a combattere gli in-sorgenti delle Calabrie; onde volgeva intanto le cure periscoprire quei sollevati, che nel trambusto dell’impetuo-sa entrata de’ suoi cavalleggieri s’erano sottratti al ferromicidiale nascondendosi nelle case. Fece chiudere, lastessa sera ch’entrò e il giorno dietro, le porte della città,affinchè nessuno avesse a fuggirgli, e in una sua gridadei 30 al popolo trentino: «Informato, diceva, che mal-grado gli ordini stati pubblicati, vi siano ancora alcunibriganti nascosti in questa città, così io prevengo gli abi-tanti tutti, che ho ordinato che siano fatte delle perquisi-zioni alle case loro per rintracciarli e scoprirli. Guaiperò a quel cittadino presso cui verrà ritrovato un bri-gante, od effetti militari; egli sarà irremissibilmente as-soggettato alla pena più rigorosa ed esemplare!»

Ma le severe misure e le minacciose parole del con-dottiero napoleonico non destarono nei cittadini nèl’aspettata ubbidienza, nè la risoluzione di denunziarenè pur uno dei nascostisi individui. Tanto pietosi, tantoforti si mostrarono i trentini anche in quest’occasione!

Il giorno 2 di ottobre Peyri concedeva l’apertura delle

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tevi da Bressanone, e appuntando due o tre cannoni, de-liberava di opporsi. Peyri faceva alto colla sua truppa inTrento e ne’ circostanti paesi. Diceasi che un comandodel Ministero della guerra d’Italia gli avesse per ora pre-scritto il cammino sino a quivi; tuttavia egli estendeva ipicchetti e le scolte fino al torrente Avisio, scorrente amezzodì del paese di Lavis, ove campeggiavano i tirole-si risoluti a difendersi. Tale comando dispiaceva eviden-temente al feroce generale, avvezzo a combattere gli in-sorgenti delle Calabrie; onde volgeva intanto le cure periscoprire quei sollevati, che nel trambusto dell’impetuo-sa entrata de’ suoi cavalleggieri s’erano sottratti al ferromicidiale nascondendosi nelle case. Fece chiudere, lastessa sera ch’entrò e il giorno dietro, le porte della città,affinchè nessuno avesse a fuggirgli, e in una sua gridadei 30 al popolo trentino: «Informato, diceva, che mal-grado gli ordini stati pubblicati, vi siano ancora alcunibriganti nascosti in questa città, così io prevengo gli abi-tanti tutti, che ho ordinato che siano fatte delle perquisi-zioni alle case loro per rintracciarli e scoprirli. Guaiperò a quel cittadino presso cui verrà ritrovato un bri-gante, od effetti militari; egli sarà irremissibilmente as-soggettato alla pena più rigorosa ed esemplare!»

Ma le severe misure e le minacciose parole del con-dottiero napoleonico non destarono nei cittadini nèl’aspettata ubbidienza, nè la risoluzione di denunziarenè pur uno dei nascostisi individui. Tanto pietosi, tantoforti si mostrarono i trentini anche in quest’occasione!

Il giorno 2 di ottobre Peyri concedeva l’apertura delle

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porte della città, e intorno all’ora del meriggio partivainopinatamente verso Lavis, preceduto dalla maggiorparte della sua gente già disposta alla battaglia, e dal co-lonnello Livier, comandante l’antiguardo, per mandarecosì a compimento l’impresa, che un superior comandoavea prima dimezzata. Non appena egli scorgeva difronte i tirolesi, postati in sulle alture e lungo la spondadestra del torrente dal ponte sino presso all’Adige, cheusciva dalle sue labbra l’ordinazione dell’assalto. Eranocirca le ore due. Un trarre di artiglierie e di moschette-ria, che rimbombava altamente in sino a Trento, e pertutta la valle, metteva grande agitazione principalmentenei avisani, che al bersaglio delle nemiche palle, ed alleconseguenze dell’assalto gagliardamente eseguito, eranosottoposti. I tirolesi rispondevano egregiamente e dallealture e dalle finestre delle case coi misurati lor colpi alvivissimo fuoco del furente nemico, sforzandosid’impedirgli il passaggio dell’Avisio. L’eminenza delsito, su cui erano trincerati con un ben appuntato canno-ne, e col maggior nervo delle loro forze, e da cui il ne-mico stesso tempestavano, e il gonfiamento accidentaledel rapido torrente, davano loro molto favore a sostene-re l’assunta difesa.

Ma questi erano per gl’infelici tirolesi, nella partemeridionale della provincia, gli ultimi crepuscoli d’unaluce languente, la quale apertamente indiziava, che il Ti-rolo di flagello in flagello passando, deponeva le spe-ranze, e andavasi approssimando all’ultimo fato dellasua iliade. Con molta ostinazione eglino veramente resi-

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porte della città, e intorno all’ora del meriggio partivainopinatamente verso Lavis, preceduto dalla maggiorparte della sua gente già disposta alla battaglia, e dal co-lonnello Livier, comandante l’antiguardo, per mandarecosì a compimento l’impresa, che un superior comandoavea prima dimezzata. Non appena egli scorgeva difronte i tirolesi, postati in sulle alture e lungo la spondadestra del torrente dal ponte sino presso all’Adige, cheusciva dalle sue labbra l’ordinazione dell’assalto. Eranocirca le ore due. Un trarre di artiglierie e di moschette-ria, che rimbombava altamente in sino a Trento, e pertutta la valle, metteva grande agitazione principalmentenei avisani, che al bersaglio delle nemiche palle, ed alleconseguenze dell’assalto gagliardamente eseguito, eranosottoposti. I tirolesi rispondevano egregiamente e dallealture e dalle finestre delle case coi misurati lor colpi alvivissimo fuoco del furente nemico, sforzandosid’impedirgli il passaggio dell’Avisio. L’eminenza delsito, su cui erano trincerati con un ben appuntato canno-ne, e col maggior nervo delle loro forze, e da cui il ne-mico stesso tempestavano, e il gonfiamento accidentaledel rapido torrente, davano loro molto favore a sostene-re l’assunta difesa.

Ma questi erano per gl’infelici tirolesi, nella partemeridionale della provincia, gli ultimi crepuscoli d’unaluce languente, la quale apertamente indiziava, che il Ti-rolo di flagello in flagello passando, deponeva le spe-ranze, e andavasi approssimando all’ultimo fato dellasua iliade. Con molta ostinazione eglino veramente resi-

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stevano nell’aspro conflitto; ma le numerose forze e leartiglierie, che contro di essi con altrettanta ostinazionecombattevano; la nemica colonna a cui riusciva di vali-care sopra una barca, e di guazzare a dorso dei cavalli iltorrente là dove mette foce nell’Adige; la costruzioned’un nuovo ponte sopra il distrutto, eseguita dai zappa-tori italiani durante la battaglia, peggioravano la lorocondizione, e mettevano nelle lor file un improvviso ro-vesciamento, talchè, poche ore dopo, l’importante fron-tiera dovevano precipitevolmente abbandonare. I napo-leoniani vincitori entravano furibondi nel paese dallaparte prima di tutto dei Vodi, e mescolavansi ai vintiuscenti dalle case. Alcuni di questi prodi, che trovavansinelle case più vicine alla difesa del ponte da essi in partedistrutto, e pel quale entrasi in Lavis, abbandonati dailoro compagni, che alla vista dei pochi napoleoniani, en-trati in fondo al paese si lasciarono sopraffare dallo spa-vento e fuggirono senza dare alcun cenno della ritirata,venivano sgraziatamente assaliti all’improvviso, e fattiprigionieri. Gli sventurati erano sessanta all’incirca, enon cadevano appena nelle mani nemiche, che l’ira ven-dicatrice del Peyri li condannava alla morte. Da lì a po-chi momenti quelli che non furono spenti nel furordell’assalto, venivano trascinati in vicinanza della anticachiesuola della Madonna di Loreto, posta presso al pon-te a destra del torrente, e quivi cominciavasi ad eseguirela cruda sentenza. Quei meschini, ravvolti in mille af-fanni e lamenti, chi per non poter dare l’ultimo addio oall’amata consorte o ai cari figliuoli, o ai dolenti genitori

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stevano nell’aspro conflitto; ma le numerose forze e leartiglierie, che contro di essi con altrettanta ostinazionecombattevano; la nemica colonna a cui riusciva di vali-care sopra una barca, e di guazzare a dorso dei cavalli iltorrente là dove mette foce nell’Adige; la costruzioned’un nuovo ponte sopra il distrutto, eseguita dai zappa-tori italiani durante la battaglia, peggioravano la lorocondizione, e mettevano nelle lor file un improvviso ro-vesciamento, talchè, poche ore dopo, l’importante fron-tiera dovevano precipitevolmente abbandonare. I napo-leoniani vincitori entravano furibondi nel paese dallaparte prima di tutto dei Vodi, e mescolavansi ai vintiuscenti dalle case. Alcuni di questi prodi, che trovavansinelle case più vicine alla difesa del ponte da essi in partedistrutto, e pel quale entrasi in Lavis, abbandonati dailoro compagni, che alla vista dei pochi napoleoniani, en-trati in fondo al paese si lasciarono sopraffare dallo spa-vento e fuggirono senza dare alcun cenno della ritirata,venivano sgraziatamente assaliti all’improvviso, e fattiprigionieri. Gli sventurati erano sessanta all’incirca, enon cadevano appena nelle mani nemiche, che l’ira ven-dicatrice del Peyri li condannava alla morte. Da lì a po-chi momenti quelli che non furono spenti nel furordell’assalto, venivano trascinati in vicinanza della anticachiesuola della Madonna di Loreto, posta presso al pon-te a destra del torrente, e quivi cominciavasi ad eseguirela cruda sentenza. Quei meschini, ravvolti in mille af-fanni e lamenti, chi per non poter dare l’ultimo addio oall’amata consorte o ai cari figliuoli, o ai dolenti genitori

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e fratelli, e chi per non poter acconciarsi dell’anima, undietro l’altro si presentavano avanti le bocche dei fulmi-nanti moschetti.

Fra costoro annoveravasi un certo Cristiano Mittem-pergher da Serrada, della compagnia dei tirolesi del ca-pitano Rensi. Non disgradirà al leggitore di qui udirne lalugubre istoria. Era questi fra gli altri il quinto che intre-pido cadeva sotto il colpo tremendo. La stessa sua cara-bina da lui poco prima caricata anzi leggermente che no,lo stesso soldato che gliela tolse, erano appunto quelliche glielo vibravano. Ma benchè la palla colpito lo aves-se nella parte superiore della spalla destra, penetrandosino alla cavità del torace, ed uscendo fra le prime costevere parimente a destra, ciò nondimeno voleva la suabuona fortuna maravigliosamente conservarlo ai viventi:presente a sè stesso, egli si lasciava cader boccone fra imoschettati suoi quattro compagni, e fingevasi morto.Uscivagli il sangue a sgorgo, e crudissimo era lo spasi-mo che ne provava; tuttavia il sospirato desio delloscampo suggerivagli di tutto soffrire, e a tutto resistere.Terminata l’aspra tragedia, gli esecutori ingordamentefacevansi sopra a quel quadro spaventevole di vittime,onde farne bottino. Si avanzava intanto a gran passi lanotte, e le tenebre influivano non poco alla salvezza delsemivivo e palpitante Mittempergher; non veniva in luiscoperto il debole e breve respiro, che solo restavagliancora di vita, quantunque al par degli altri fosse statostazzonato, e per solo modo di dire interrogato da unsoldato italiano con queste precise parole: e tu sei mor-

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e fratelli, e chi per non poter acconciarsi dell’anima, undietro l’altro si presentavano avanti le bocche dei fulmi-nanti moschetti.

Fra costoro annoveravasi un certo Cristiano Mittem-pergher da Serrada, della compagnia dei tirolesi del ca-pitano Rensi. Non disgradirà al leggitore di qui udirne lalugubre istoria. Era questi fra gli altri il quinto che intre-pido cadeva sotto il colpo tremendo. La stessa sua cara-bina da lui poco prima caricata anzi leggermente che no,lo stesso soldato che gliela tolse, erano appunto quelliche glielo vibravano. Ma benchè la palla colpito lo aves-se nella parte superiore della spalla destra, penetrandosino alla cavità del torace, ed uscendo fra le prime costevere parimente a destra, ciò nondimeno voleva la suabuona fortuna maravigliosamente conservarlo ai viventi:presente a sè stesso, egli si lasciava cader boccone fra imoschettati suoi quattro compagni, e fingevasi morto.Uscivagli il sangue a sgorgo, e crudissimo era lo spasi-mo che ne provava; tuttavia il sospirato desio delloscampo suggerivagli di tutto soffrire, e a tutto resistere.Terminata l’aspra tragedia, gli esecutori ingordamentefacevansi sopra a quel quadro spaventevole di vittime,onde farne bottino. Si avanzava intanto a gran passi lanotte, e le tenebre influivano non poco alla salvezza delsemivivo e palpitante Mittempergher; non veniva in luiscoperto il debole e breve respiro, che solo restavagliancora di vita, quantunque al par degli altri fosse statostazzonato, e per solo modo di dire interrogato da unsoldato italiano con queste precise parole: e tu sei mor-

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to? o te ne occorre un’altra? Il Mittempergher era lì perrispondergli, anzi pregarlo che torlo volesse dall’insof-fribile martirio; ma anche questa burrasca passava feli-cemente, essendo stato senza più riposto nel primierosuo giacimento. Egli dunque appanciolato fra i cadaveri,e da acutissimi dolori fortemente abbattuto, stavasi taci-turno in attenzione di ciò che d’intorno succedeva, edalloraquando s’accorgeva dell’inoltrata oscurità dellanotte e del comune riposo, alzava bel bello la testa, allu-ciando ed origliando se alcuno ravvisare il potesse; ac-certatosi del no, levavasi immantinente, uscivadall’impaccio tremendo, e camminando a bell’agio ecautamente, andava a coricarsi cento passi circa discostoper ivi passare in guato la notte, giacchè, inoltrandosid’avvantaggio, temeva d’imbattersi in qualche picchettodi guardia. Passata la notte in angosciosi timori, cheognor nell’animo suo germogliavano, e fra il più crudeletormento che possa soffrire un mortale, alla punta delgiorno lasciava quel sito raccapricciando in vedere illago di sangue uscito dall’aperta ferita. Muoveva indi iprimi passi verso la sommità del monte, e mettendo innon cale i dolori, alla sola salvezza tenea rivolto il pen-siero. Non esponevasi appena al nuovo cimento, chel’avversa sua stella facealo urtare in altro pericolosissi-mo scoglio. Tutt’ad un tratto apparivano al suo sguardole sparpagliate sentinelle nemiche, e una pattuglia disoldati, che alla sua volta difilavano. Ad onta di tuttoquesto, più morto che vivo, estenuato e scemo di forze,non tanto per la ferita, quanto per lo sangue che andava

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to? o te ne occorre un’altra? Il Mittempergher era lì perrispondergli, anzi pregarlo che torlo volesse dall’insof-fribile martirio; ma anche questa burrasca passava feli-cemente, essendo stato senza più riposto nel primierosuo giacimento. Egli dunque appanciolato fra i cadaveri,e da acutissimi dolori fortemente abbattuto, stavasi taci-turno in attenzione di ciò che d’intorno succedeva, edalloraquando s’accorgeva dell’inoltrata oscurità dellanotte e del comune riposo, alzava bel bello la testa, allu-ciando ed origliando se alcuno ravvisare il potesse; ac-certatosi del no, levavasi immantinente, uscivadall’impaccio tremendo, e camminando a bell’agio ecautamente, andava a coricarsi cento passi circa discostoper ivi passare in guato la notte, giacchè, inoltrandosid’avvantaggio, temeva d’imbattersi in qualche picchettodi guardia. Passata la notte in angosciosi timori, cheognor nell’animo suo germogliavano, e fra il più crudeletormento che possa soffrire un mortale, alla punta delgiorno lasciava quel sito raccapricciando in vedere illago di sangue uscito dall’aperta ferita. Muoveva indi iprimi passi verso la sommità del monte, e mettendo innon cale i dolori, alla sola salvezza tenea rivolto il pen-siero. Non esponevasi appena al nuovo cimento, chel’avversa sua stella facealo urtare in altro pericolosissi-mo scoglio. Tutt’ad un tratto apparivano al suo sguardole sparpagliate sentinelle nemiche, e una pattuglia disoldati, che alla sua volta difilavano. Ad onta di tuttoquesto, più morto che vivo, estenuato e scemo di forze,non tanto per la ferita, quanto per lo sangue che andava

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continuamente spargendo, egli faceasi cuore: portato,per così dire, dall’ali della disperazione, correva a rom-picollo per iscoscese balze, sorpassando i più grandi pe-ricoli, di maniera che coloro che voleano raggiungerlo,non solo stancavansi, ma ne perdevano ben anche letraccie, essendosi da essi assai dilungato. Quando final-mente vedeasi pervenuto sur un monte impraticabile,quivi oltre misura languente facea alto e prendeva ripo-so. In questo mezzo scoprendo poco discosto una caver-na, iva subitamente in essa a ricoverarsi, quantunque in-viscerata nel monte, e sita in tanta eminenza, che altridifficilmente a sangue freddo andarci potria senza ri-schiare la vita. In questo nascondiglio passava due gior-ni e due notti continue in un’angoscia mortale: un tozzodi pane indurito, rimastogli in tasca nel dì della batta-glia, serviva al di lui alimento. In questa pietosissima si-tuazione perveniva a discernere in sulla sera del terzogiorno, per certo rumore di moschetteria ed altri indizi,che i suoi potessero avere ricuperate le perdute posizio-ni, il che realmente era avvenuto. Allora risvegliavasi inlui più che mai la speranza, conforto dei disgraziati, esembravagli di avere finalmente scoperto il porto dellasua definitiva salvezza. Laonde rasserenando alquantol’incadaverito sembiante deliberava tosto d’uscire dallaspelonca, e dopo breve e non interrotto cammino arriva-va al paese di Verla, dove per avventura ritrovava un ri-masuglio di cacciatori austriaci con alcune squadre didifensori, ed il meschino avanzo de’ suoi commilitoni,che furono alla difesa del ponte. Da questi veniva egli

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continuamente spargendo, egli faceasi cuore: portato,per così dire, dall’ali della disperazione, correva a rom-picollo per iscoscese balze, sorpassando i più grandi pe-ricoli, di maniera che coloro che voleano raggiungerlo,non solo stancavansi, ma ne perdevano ben anche letraccie, essendosi da essi assai dilungato. Quando final-mente vedeasi pervenuto sur un monte impraticabile,quivi oltre misura languente facea alto e prendeva ripo-so. In questo mezzo scoprendo poco discosto una caver-na, iva subitamente in essa a ricoverarsi, quantunque in-viscerata nel monte, e sita in tanta eminenza, che altridifficilmente a sangue freddo andarci potria senza ri-schiare la vita. In questo nascondiglio passava due gior-ni e due notti continue in un’angoscia mortale: un tozzodi pane indurito, rimastogli in tasca nel dì della batta-glia, serviva al di lui alimento. In questa pietosissima si-tuazione perveniva a discernere in sulla sera del terzogiorno, per certo rumore di moschetteria ed altri indizi,che i suoi potessero avere ricuperate le perdute posizio-ni, il che realmente era avvenuto. Allora risvegliavasi inlui più che mai la speranza, conforto dei disgraziati, esembravagli di avere finalmente scoperto il porto dellasua definitiva salvezza. Laonde rasserenando alquantol’incadaverito sembiante deliberava tosto d’uscire dallaspelonca, e dopo breve e non interrotto cammino arriva-va al paese di Verla, dove per avventura ritrovava un ri-masuglio di cacciatori austriaci con alcune squadre didifensori, ed il meschino avanzo de’ suoi commilitoni,che furono alla difesa del ponte. Da questi veniva egli

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accolto con quella pietà, che ben meritava l’infelice suostato, e con somma attenzione e sorpresa ascoltavanoessi la dolente istoria del suo terribile caso. Egli veniatantosto visitato dai chirurghi civili e militari, che ivierano, alla presenza di molta gente accorsa a vederlo edudirlo; ma a colmo de’ sofferti travagli toccavagli senti-re che nessuno ardiva intraprendere la difficile cura, chesi giudicava omai disperata, stantechè il male s’era giàdi troppo radicato. A dispetto però dell’altrui opinione,il medico Luigi Bevilacqua, terrazzano di quel luogo, siaccingeva coraggiosamente all’impresa, incitato dallostesso Mittempergher, e ben presto mitigava egli la acer-ba sua doglia, facendogli concepire in appresso fidanzadi guarigione. Come la ferita fu rassettata, ed egli risto-rato con avvertenza di cibo, e riavuto oltracciò dallosmarrimento e dalle durate fatiche, un officiale gli face-va adagiare una vettura, e il giorno seguente veniva tra-sportato all’ospedale di Bolzano, d’onde in sul finirdell’ultime scene ed emanato il perdono, si restituivaguarito alla patria in seno della sua sbigottita famiglia,che rinasceva alla sua comparsa. Morì ai 11 aprile 1831in Noriglio, ove colla moglie e coi figli francava la vitacoll’arte dell’agricoltore, godendo dalla sovrana munifi-cenza una giornaliera provvisione.

Ripigliando ora l’interrotto filo della proposta narra-zione, dirò, che entrati i napoleoniani in Lavis, gli abi-tanti venivano messi a sacco, col tacito consenso delloro generale. Dopo un’ora suonato a raccolta, il sac-cheggiamento cessava, e gli abitanti si riavevano

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accolto con quella pietà, che ben meritava l’infelice suostato, e con somma attenzione e sorpresa ascoltavanoessi la dolente istoria del suo terribile caso. Egli veniatantosto visitato dai chirurghi civili e militari, che ivierano, alla presenza di molta gente accorsa a vederlo edudirlo; ma a colmo de’ sofferti travagli toccavagli senti-re che nessuno ardiva intraprendere la difficile cura, chesi giudicava omai disperata, stantechè il male s’era giàdi troppo radicato. A dispetto però dell’altrui opinione,il medico Luigi Bevilacqua, terrazzano di quel luogo, siaccingeva coraggiosamente all’impresa, incitato dallostesso Mittempergher, e ben presto mitigava egli la acer-ba sua doglia, facendogli concepire in appresso fidanzadi guarigione. Come la ferita fu rassettata, ed egli risto-rato con avvertenza di cibo, e riavuto oltracciò dallosmarrimento e dalle durate fatiche, un officiale gli face-va adagiare una vettura, e il giorno seguente veniva tra-sportato all’ospedale di Bolzano, d’onde in sul finirdell’ultime scene ed emanato il perdono, si restituivaguarito alla patria in seno della sua sbigottita famiglia,che rinasceva alla sua comparsa. Morì ai 11 aprile 1831in Noriglio, ove colla moglie e coi figli francava la vitacoll’arte dell’agricoltore, godendo dalla sovrana munifi-cenza una giornaliera provvisione.

Ripigliando ora l’interrotto filo della proposta narra-zione, dirò, che entrati i napoleoniani in Lavis, gli abi-tanti venivano messi a sacco, col tacito consenso delloro generale. Dopo un’ora suonato a raccolta, il sac-cheggiamento cessava, e gli abitanti si riavevano

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dall’avuto spavento. La notte succedente al sanguinosocombattimento offriva ai difenditori tirolesi (che perl’impreveduta entrata dei napoleoniani s’erano nascostinelle cantine delle case, e perfino nell’acqua della gorache scorre sotto alcune di esse) la propizia occasione difuggire, e di afferrare in sulle propinque colline la via disalvamento. Quelli che cadevan prigionieri, veniano fu-cilati, o tradotti in Italia, costume usato dal Peyri anchenell’altre fazioni ch’ebbe in Tirolo. Il corpo maggioredella massa nazionale ritiravasi al di là di San Michele,e sino a questo paese, a cinque miglia circa sopra Lavis,inseguivalo la cavalleria della vanguardia nemica, me-nando strage di quanti raggiunse per via.

L’arrogante Peyri, conseguita questa vittoria, ritorna-va trionfalmente al suo alloggiamento di Trento nellasera di questa stessa giornata, e con un suo manifestocosì parlava ai tirolesi:

REGNO D’ITALIADal quartier generale di Lavis, li 2 ottobre 1809

LUIGI PEYRI GENERALE DI BRIGATA ECC. ECC.«Tirolesi! Voi non mi conoscete; vado a farmi cono-

scere: educato ed incallito nelle fatiche della guerra, lasorte mai mi fu avversa, ma anzi propizia ed amica co-stante. Anche il resto de’ miei giorni l’ho consecrato alservigio del più grande de’ Sovrani. Il comando dellaCalabria citeriore mi fu affidato nei tempi più difficili;fui temuto dai cattivi ed amato dai buoni, vi rimisi la

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dall’avuto spavento. La notte succedente al sanguinosocombattimento offriva ai difenditori tirolesi (che perl’impreveduta entrata dei napoleoniani s’erano nascostinelle cantine delle case, e perfino nell’acqua della gorache scorre sotto alcune di esse) la propizia occasione difuggire, e di afferrare in sulle propinque colline la via disalvamento. Quelli che cadevan prigionieri, veniano fu-cilati, o tradotti in Italia, costume usato dal Peyri anchenell’altre fazioni ch’ebbe in Tirolo. Il corpo maggioredella massa nazionale ritiravasi al di là di San Michele,e sino a questo paese, a cinque miglia circa sopra Lavis,inseguivalo la cavalleria della vanguardia nemica, me-nando strage di quanti raggiunse per via.

L’arrogante Peyri, conseguita questa vittoria, ritorna-va trionfalmente al suo alloggiamento di Trento nellasera di questa stessa giornata, e con un suo manifestocosì parlava ai tirolesi:

REGNO D’ITALIADal quartier generale di Lavis, li 2 ottobre 1809

LUIGI PEYRI GENERALE DI BRIGATA ECC. ECC.«Tirolesi! Voi non mi conoscete; vado a farmi cono-

scere: educato ed incallito nelle fatiche della guerra, lasorte mai mi fu avversa, ma anzi propizia ed amica co-stante. Anche il resto de’ miei giorni l’ho consecrato alservigio del più grande de’ Sovrani. Il comando dellaCalabria citeriore mi fu affidato nei tempi più difficili;fui temuto dai cattivi ed amato dai buoni, vi rimisi la

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quiete e l’ordine: sapete il perchè? perchè i calabresisono di carattere franco, vivo e risentito; ma capaci delpiù nobile sentimento, ch’è la ragione, e l’hanno ascol-tata.

«Tirolesi; parlo ai traviati, non agli ostinati, ai capi difazione e del disordine. Quanti sono li disprezzo e non licuro, sebbene taluni mi abbiano mendicato più volte unperdono, volendosene rendere degni col sacrifizio di al-cuni lor soci nel delitto; gli ho rigettati, e li rigetterò,perchè saprò raggiungerli da per tutto, immolarli al rigordelle leggi, o pur anche distruggerli. Servano d’esempiole terribili giornate dei 28 settembre e 2 ottobre, l’Adigeancor tinto di sangue, i ponti di Trento zeppi di cadaveri,le contrade della città coperte di semivivi, le vittime diun giusto furore militare al Lavis, e le altre nella scorre-ria della cavalleria al di là di San Michele.

«Ritorno a voi, o sedotti dalla cabala, dall’ambizionedi alcuni pochi, da fanatici senza appoggio, da alcuniMinistri della Chiesa spergiuri ai cattolici principii, edagli artifizii di sognati emissarii; costoro sono avventu-rieri, che si servono di nomi rispettabili onde compro-mettere indegnamente una Corte per fini speciali. Sap-piate che la Casa d’Austria, fedele al trattato di Presbur-go, ha solennemente dichiarato di abborrire chi si servedel suo nome per accrescere dei ribelli al loro Sovrano.Tirolesi! deponete le armi nelle mie mani, e non ripren-detele che per difendere il vostro Governo e gli augustisuoi alleati; ritornate ai vostri focolari; vivete là tran-quilli sotto la protezione della legge, riprendete i vostri

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quiete e l’ordine: sapete il perchè? perchè i calabresisono di carattere franco, vivo e risentito; ma capaci delpiù nobile sentimento, ch’è la ragione, e l’hanno ascol-tata.

«Tirolesi; parlo ai traviati, non agli ostinati, ai capi difazione e del disordine. Quanti sono li disprezzo e non licuro, sebbene taluni mi abbiano mendicato più volte unperdono, volendosene rendere degni col sacrifizio di al-cuni lor soci nel delitto; gli ho rigettati, e li rigetterò,perchè saprò raggiungerli da per tutto, immolarli al rigordelle leggi, o pur anche distruggerli. Servano d’esempiole terribili giornate dei 28 settembre e 2 ottobre, l’Adigeancor tinto di sangue, i ponti di Trento zeppi di cadaveri,le contrade della città coperte di semivivi, le vittime diun giusto furore militare al Lavis, e le altre nella scorre-ria della cavalleria al di là di San Michele.

«Ritorno a voi, o sedotti dalla cabala, dall’ambizionedi alcuni pochi, da fanatici senza appoggio, da alcuniMinistri della Chiesa spergiuri ai cattolici principii, edagli artifizii di sognati emissarii; costoro sono avventu-rieri, che si servono di nomi rispettabili onde compro-mettere indegnamente una Corte per fini speciali. Sap-piate che la Casa d’Austria, fedele al trattato di Presbur-go, ha solennemente dichiarato di abborrire chi si servedel suo nome per accrescere dei ribelli al loro Sovrano.Tirolesi! deponete le armi nelle mie mani, e non ripren-detele che per difendere il vostro Governo e gli augustisuoi alleati; ritornate ai vostri focolari; vivete là tran-quilli sotto la protezione della legge, riprendete i vostri

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lavori. Le vostre proprietà e le vostre persone sarannorispettate; le afflitte madri, i teneri figli e le dolenti mo-gli vi attendono; la santa religione, che rispettarsi conscrupolo devesi da me e da voi, lo esige. Iddio lo co-manda. Ascoltatemi.

L. PEYRI.Nel giorno 3 l’armata napoleoniana concentravasi in

sulla sponda sinistra del torrente Avisio, conservando aldi là di Lavis alcuni picchetti di guardia per osservare ilmovimento delle squadre tirolesi. Queste all’opposto,anzichè sviticchiarsi, ingrossavano sopra San Michele,rinvigorivano, e si apparecchiavano per darle la rappre-saglia della sofferta perdita, come nel seguente capitolosarà raccontato.

Ora ad alcune cose contemporaneamente avvenute ol-tre il Brenner, che, per non interrompere la narrazione diquelle del Tirolo meridionale, s’è indugiato di racconta-re.

Alcuni di quei capi tirolesi, che alla conclusionedell’armistizio emigrarono dal Tirolo, ricovrandosi colbarone Hormayr in Gross-canischa, pentiti di non averepartecipato alla gloria riportata da’ loro connazionalinelle battaglie combattute contro l’armata del marescial-lo Lefebvre, determinarono di ritornare ad assistere lapatria, che già credevano perduta; e in fatti, non senzapericolo di dar nelle mani del nemico, essi comparveroil dì 28 settembre in Innsbruck, portando seco molte mi-gliaia di zecchini per continuare la difesa, e delle deco-

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lavori. Le vostre proprietà e le vostre persone sarannorispettate; le afflitte madri, i teneri figli e le dolenti mo-gli vi attendono; la santa religione, che rispettarsi conscrupolo devesi da me e da voi, lo esige. Iddio lo co-manda. Ascoltatemi.

L. PEYRI.Nel giorno 3 l’armata napoleoniana concentravasi in

sulla sponda sinistra del torrente Avisio, conservando aldi là di Lavis alcuni picchetti di guardia per osservare ilmovimento delle squadre tirolesi. Queste all’opposto,anzichè sviticchiarsi, ingrossavano sopra San Michele,rinvigorivano, e si apparecchiavano per darle la rappre-saglia della sofferta perdita, come nel seguente capitolosarà raccontato.

Ora ad alcune cose contemporaneamente avvenute ol-tre il Brenner, che, per non interrompere la narrazione diquelle del Tirolo meridionale, s’è indugiato di racconta-re.

Alcuni di quei capi tirolesi, che alla conclusionedell’armistizio emigrarono dal Tirolo, ricovrandosi colbarone Hormayr in Gross-canischa, pentiti di non averepartecipato alla gloria riportata da’ loro connazionalinelle battaglie combattute contro l’armata del marescial-lo Lefebvre, determinarono di ritornare ad assistere lapatria, che già credevano perduta; e in fatti, non senzapericolo di dar nelle mani del nemico, essi comparveroil dì 28 settembre in Innsbruck, portando seco molte mi-gliaia di zecchini per continuare la difesa, e delle deco-

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razioni. Sieberer ed Eisenstecken si annoveravano fra icomparsi. Appena arrivati nella metropoli provincialechiesero questi di essere introdotti avanti il superior co-mandante. Non avendo Hoffer ancora bandito il corruc-cio che per la loro fuga avea sentito, mostrava in sulleprime qualche ripugnanza a parlare con essi. Non andòperò guari che aderì d’ascoltarli. Lungo fu il loro abboc-camento, e molte ed interessanti le cose trattate. Hofferconchiuse coll’affidar loro un comando. Sieberer fumandato verso Kuffstein, ed Eisenstecken nel Tirolomeridionale in surrogazione al timido Torgler.

Una gran funzione si preparava intanto nella chiesa diWiltau. Hoffer, ed il cappuccino Haspingher doveanoessere insigniti, il primo, del gran cordone d’oro di gra-zia colla grande medaglia del merito, ed il secondo dellacroce ecclesiastica del merito. Il 4 d’ottobre, giornoonomastico dell’imperatore, era destinato alla distribu-zione di questi onori, mandati dalla riconoscenza diFrancesco. Alla tomba di Massimiliano si cantò un so-lenne uffizio, e durante la sacra funzione, l’abate MarcoEgle benediva quelle decorazioni esposte sur un bacinod’argento; indi pose il cordone al collo di Andrea in uncolla medaglia, ed attaccò la croce al cappuccino. Moltefurono le lagrime, che per tenerezza si videro cadere da-gli occhi delle persone presenti a quest’atto, che, se malnon avviso, è forse l’ultimo d’allegrezza pel Tirolo.

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razioni. Sieberer ed Eisenstecken si annoveravano fra icomparsi. Appena arrivati nella metropoli provincialechiesero questi di essere introdotti avanti il superior co-mandante. Non avendo Hoffer ancora bandito il corruc-cio che per la loro fuga avea sentito, mostrava in sulleprime qualche ripugnanza a parlare con essi. Non andòperò guari che aderì d’ascoltarli. Lungo fu il loro abboc-camento, e molte ed interessanti le cose trattate. Hofferconchiuse coll’affidar loro un comando. Sieberer fumandato verso Kuffstein, ed Eisenstecken nel Tirolomeridionale in surrogazione al timido Torgler.

Una gran funzione si preparava intanto nella chiesa diWiltau. Hoffer, ed il cappuccino Haspingher doveanoessere insigniti, il primo, del gran cordone d’oro di gra-zia colla grande medaglia del merito, ed il secondo dellacroce ecclesiastica del merito. Il 4 d’ottobre, giornoonomastico dell’imperatore, era destinato alla distribu-zione di questi onori, mandati dalla riconoscenza diFrancesco. Alla tomba di Massimiliano si cantò un so-lenne uffizio, e durante la sacra funzione, l’abate MarcoEgle benediva quelle decorazioni esposte sur un bacinod’argento; indi pose il cordone al collo di Andrea in uncolla medaglia, ed attaccò la croce al cappuccino. Moltefurono le lagrime, che per tenerezza si videro cadere da-gli occhi delle persone presenti a quest’atto, che, se malnon avviso, è forse l’ultimo d’allegrezza pel Tirolo.

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CAPITOLO XI.

Persistenza dei tirolesi nella guerra, e nuova loro difesa a Lavis.Ostaggi condotti a Mantova e a Strasburgo. I tirolesi mettonoin fuga i napoleoniani, ed assediano Trento. Il bisognodell’acqua, ed un soccorso sopraggiunto inducono Peyri allabattaglia. I tirolesi di nuovo si ritirano a Lavis. Peyri se ne glo-ria in modo esagerato. Fatti d’armi del Tirolo tedesco e del Sa-lisburghese. l tirolesi sono pur quivi superati. Le truppe nemi-che invadon il Tirolo da tutte parti. In Hallein e in Oberholmricevono i tirolesi novelle sconfitte. Il generale Vial è surroga-to al generale Peyri. Proclama di Vial. Conclusione della pacea Vienna. Sua pubblicazione in Tirolo, e come venga accoltada una porzione del popolo tirolese. Congresso a Sterzing perla difesa patria coll’intervento del Commissario austriaco deRoschmann. Ulteriore istruzione pervenuta dall’arciduca Gio-vanni a detto Commissario. Il principe ereditario di Bavierasconfigge a Melech i tirolesi condotti da Speckbacker. Il costuiimpubere figlio cade nelle mani nemiche; circostanza cheespone il padre a nuovi e pericolosi cimenti. Alla sua colonnaè rotta la comunicazione con Haspingher. Hoffer si stabiliscesul monte Isel, e Innsbruck è ripigliata da’ confederati. Questiattaccano i tirolesi sul detto monte, e poi si ritirano scompi-gliati. Innsbruck è ripresa da’ tirolesi. Dopo qualche giorno virientrano i confederati, che vi pubblicano la pace seguitacoll’Austria. Viglietto dell’arciduca Giovanni ad Hoffer. Pro-clama del vicerè d’Italia ai tirolesi. Deputazione tirolese spedi-ta al vicerè da Hoffer, e sua lettera al bavaro generale conte

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CAPITOLO XI.

Persistenza dei tirolesi nella guerra, e nuova loro difesa a Lavis.Ostaggi condotti a Mantova e a Strasburgo. I tirolesi mettonoin fuga i napoleoniani, ed assediano Trento. Il bisognodell’acqua, ed un soccorso sopraggiunto inducono Peyri allabattaglia. I tirolesi di nuovo si ritirano a Lavis. Peyri se ne glo-ria in modo esagerato. Fatti d’armi del Tirolo tedesco e del Sa-lisburghese. l tirolesi sono pur quivi superati. Le truppe nemi-che invadon il Tirolo da tutte parti. In Hallein e in Oberholmricevono i tirolesi novelle sconfitte. Il generale Vial è surroga-to al generale Peyri. Proclama di Vial. Conclusione della pacea Vienna. Sua pubblicazione in Tirolo, e come venga accoltada una porzione del popolo tirolese. Congresso a Sterzing perla difesa patria coll’intervento del Commissario austriaco deRoschmann. Ulteriore istruzione pervenuta dall’arciduca Gio-vanni a detto Commissario. Il principe ereditario di Bavierasconfigge a Melech i tirolesi condotti da Speckbacker. Il costuiimpubere figlio cade nelle mani nemiche; circostanza cheespone il padre a nuovi e pericolosi cimenti. Alla sua colonnaè rotta la comunicazione con Haspingher. Hoffer si stabiliscesul monte Isel, e Innsbruck è ripigliata da’ confederati. Questiattaccano i tirolesi sul detto monte, e poi si ritirano scompi-gliati. Innsbruck è ripresa da’ tirolesi. Dopo qualche giorno virientrano i confederati, che vi pubblicano la pace seguitacoll’Austria. Viglietto dell’arciduca Giovanni ad Hoffer. Pro-clama del vicerè d’Italia ai tirolesi. Deputazione tirolese spedi-ta al vicerè da Hoffer, e sua lettera al bavaro generale conte

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d’Erlon. Dubbia risoluzione dei capi tirolesi. Hoffer è da essiaggirato per la sua poca accortezza politica. I tirolesi muovonoa novelle battaglie, e ne’ dintorni d’Innsbruck sono ovunquebattuti da triplici forze; il loro coraggio comincia a vacillare. Ilcommissario Roschmann fugge dal Tirolo; ciò contribuiscemaggiormente a far piegare i tirolesi alla sommissione.

Il fuoco della guerra non era in ottobre affatto spentonell’afflitto Tirolo; fatali scintille, or qua, or là, riaccen-devano la rovinosa fiamma, e spaventando, devastando,flagellando i trambustati comuni, ridestavano il piantodelle misere ed afflittissime genti. Le speranze dellamaggior parte dei tirolesi inaridivano bensì a questigiorni autunnali viemmaggiormente, ma nel petto deisollevati della classe produttrice e montanara verdeggia-vano tuttavia, malgrado le minaccie delle avvicinantisiarmate nemiche, e le voci d’una vicinissima pace.

Guerra pertanto esclamavasi in sulle sponde dell’Adi-ge, guerra volevano ancora le alpigiane popolazioni;guerra le valli settentrionali, e i monti che l’Enno,l’Eisak e l’Avisio fronteggiano. Frattanto si abbandona-va l’agricoltura, languivano le arti e le maestranze; lospavento cresceva ne’ pacifici ed avveduti cittadini; ognicosa in somma era piena di paura e di dolore. I sollevati,che si erano rannodati a San Michele e nei circostantiluoghi, con audace risoluzione e perseverante coraggio,pochi giorni dopo la battaglia dei 2 ottobre, calavanoimprovvisamente da quella terra per riprendere l’interes-sante posizione di Lavis. Il comandante Eisenstechen

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d’Erlon. Dubbia risoluzione dei capi tirolesi. Hoffer è da essiaggirato per la sua poca accortezza politica. I tirolesi muovonoa novelle battaglie, e ne’ dintorni d’Innsbruck sono ovunquebattuti da triplici forze; il loro coraggio comincia a vacillare. Ilcommissario Roschmann fugge dal Tirolo; ciò contribuiscemaggiormente a far piegare i tirolesi alla sommissione.

Il fuoco della guerra non era in ottobre affatto spentonell’afflitto Tirolo; fatali scintille, or qua, or là, riaccen-devano la rovinosa fiamma, e spaventando, devastando,flagellando i trambustati comuni, ridestavano il piantodelle misere ed afflittissime genti. Le speranze dellamaggior parte dei tirolesi inaridivano bensì a questigiorni autunnali viemmaggiormente, ma nel petto deisollevati della classe produttrice e montanara verdeggia-vano tuttavia, malgrado le minaccie delle avvicinantisiarmate nemiche, e le voci d’una vicinissima pace.

Guerra pertanto esclamavasi in sulle sponde dell’Adi-ge, guerra volevano ancora le alpigiane popolazioni;guerra le valli settentrionali, e i monti che l’Enno,l’Eisak e l’Avisio fronteggiano. Frattanto si abbandona-va l’agricoltura, languivano le arti e le maestranze; lospavento cresceva ne’ pacifici ed avveduti cittadini; ognicosa in somma era piena di paura e di dolore. I sollevati,che si erano rannodati a San Michele e nei circostantiluoghi, con audace risoluzione e perseverante coraggio,pochi giorni dopo la battaglia dei 2 ottobre, calavanoimprovvisamente da quella terra per riprendere l’interes-sante posizione di Lavis. Il comandante Eisenstechen

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conduceva al periglioso passo la risoluta gente.Nel mentre accadeva questa novella scena, il general

Peyri mandava ad esecuzione un acerbo comando, inconseguenza del quale alcuni pacifici abitanti dovevanopagare il fio dell’altrui ostinazione. Nel silenzio dellanotte precedente al giorno 5, con imponente apparato,ma tuttavia con molto riguardo e buona maniera, furonoall’improvviso sorpresi ed arrestati dalle truppe italianee romagnuole ventiquattro assai spettabili ed onestissimicittadini del Tirolo italiano, ed ancora lo stesso dì tra-sportati in sull’Adige a Verona10. La compassione e lospavento che ne sentirono le popolazioni, e massime lefamiglie ed i congiunti, è stato grande ed orribile. Tuttierano ansiosi di saperne la causa, ed in sulle prime sigiudicava che la malevolenza gli avesse indiziati a’ fran-cesi come persone di mal affetto al presente ordine dellecose. Dopo qualche giorno si seppe, che i catturati veni-vano trasportati a Mantova, per esservi sostenuti comeostaggi del Tirolo; contegno osservato dal governo fran-

10 Sono venuto a notizia dei seguenti: Dompieri, Martini, Sartori,Zambaiti prete, il guardiano dei minori riformati, quello deicappuccini, Camelli santese, da Trento; Prospero de Cosmi,Francesco Ferrari, Giandidio Galvagni maestro di disegno,Botesi guardiano de’ minori riformati, Giacomoni guardianodei cappuccini, Bartolomeo Palmeri, da Rovereto; Camillo eGiuseppe fratelli Fedrigotti, Stefano Gelmini, Sebastiano Pro-bizer, da Sacco; Filippo conte Marzani, da Villa lagarina;Giuseppe Ziboni prete, da Ala; Pilati, conte Spaur, da Mezzo-tedesco; Devigili, da Mezzolombardo; Tschiderer, da Bolzano.– Vedi l’Appendice II, in fine.

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conduceva al periglioso passo la risoluta gente.Nel mentre accadeva questa novella scena, il general

Peyri mandava ad esecuzione un acerbo comando, inconseguenza del quale alcuni pacifici abitanti dovevanopagare il fio dell’altrui ostinazione. Nel silenzio dellanotte precedente al giorno 5, con imponente apparato,ma tuttavia con molto riguardo e buona maniera, furonoall’improvviso sorpresi ed arrestati dalle truppe italianee romagnuole ventiquattro assai spettabili ed onestissimicittadini del Tirolo italiano, ed ancora lo stesso dì tra-sportati in sull’Adige a Verona10. La compassione e lospavento che ne sentirono le popolazioni, e massime lefamiglie ed i congiunti, è stato grande ed orribile. Tuttierano ansiosi di saperne la causa, ed in sulle prime sigiudicava che la malevolenza gli avesse indiziati a’ fran-cesi come persone di mal affetto al presente ordine dellecose. Dopo qualche giorno si seppe, che i catturati veni-vano trasportati a Mantova, per esservi sostenuti comeostaggi del Tirolo; contegno osservato dal governo fran-

10 Sono venuto a notizia dei seguenti: Dompieri, Martini, Sartori,Zambaiti prete, il guardiano dei minori riformati, quello deicappuccini, Camelli santese, da Trento; Prospero de Cosmi,Francesco Ferrari, Giandidio Galvagni maestro di disegno,Botesi guardiano de’ minori riformati, Giacomoni guardianodei cappuccini, Bartolomeo Palmeri, da Rovereto; Camillo eGiuseppe fratelli Fedrigotti, Stefano Gelmini, Sebastiano Pro-bizer, da Sacco; Filippo conte Marzani, da Villa lagarina;Giuseppe Ziboni prete, da Ala; Pilati, conte Spaur, da Mezzo-tedesco; Devigili, da Mezzolombardo; Tschiderer, da Bolzano.– Vedi l’Appendice II, in fine.

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cese ne’ paesi di conquista, e che il duca di Danzicaavea già eseguito sino dal 13 agosto in Innsbruck, ovefurono arrestati ad ostaggi il presidente del Tribunaled’Appello conte Sarenthein, vecchio venerando, che peldolore della sua cattura rimase vittima in Monaco; il ba-rone di Schneeburg, il provvisorio commissario generalede Hormayr, e la baronessa di Sternbach, i quali vennerocondotti a Strasburgo, dove custodivansi altri ostaggidel Vorarlberg, a’ cui fu data la libertà solamente in oc-casione del maritaggio di Napoleone coll’arciduchessad’Austria Maria Luigia.

Le poche truppe napoleoniane, già preparate alla bat-taglia in sulla stanca riva dell’Avisio, cedevano al nuovoimpeto tirolese, e si ritiravano nel distretto trentino. Noncontenti i tirolesi d’averle espulse dalla situazione di La-vis, e di avere per tal modo cambiato il dolore della per-dita in allegrezza, e la sconfitta in vittoria, si muoveva-no colla loro massa a fugarle nella città di Trento. I fug-gitivi chiudevano le porte delle cittadine mura, e intornoa queste circa quindicimila sollevati vi ponevan l’asse-dio. Il Peyri, che non avea ancora intieramente esauritala fonte della contentezza e delle millanterie per il trion-fo dianzi da lui riportato, rimaneva attonito e vergogno-so, e non sapea come uscire dall’impensato imbarazzo.La rabbia si raddoppiava in lui, allorquando veniva anotizia, che per opera degli assedianti erano state devia-te dalla città le acque del Fersina, che danno moto allemacine. Il giorno 9 d’ottobre durava tuttavia l’assedio diTrento; una scurità, un brulichío di sollevati, segnata-

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cese ne’ paesi di conquista, e che il duca di Danzicaavea già eseguito sino dal 13 agosto in Innsbruck, ovefurono arrestati ad ostaggi il presidente del Tribunaled’Appello conte Sarenthein, vecchio venerando, che peldolore della sua cattura rimase vittima in Monaco; il ba-rone di Schneeburg, il provvisorio commissario generalede Hormayr, e la baronessa di Sternbach, i quali vennerocondotti a Strasburgo, dove custodivansi altri ostaggidel Vorarlberg, a’ cui fu data la libertà solamente in oc-casione del maritaggio di Napoleone coll’arciduchessad’Austria Maria Luigia.

Le poche truppe napoleoniane, già preparate alla bat-taglia in sulla stanca riva dell’Avisio, cedevano al nuovoimpeto tirolese, e si ritiravano nel distretto trentino. Noncontenti i tirolesi d’averle espulse dalla situazione di La-vis, e di avere per tal modo cambiato il dolore della per-dita in allegrezza, e la sconfitta in vittoria, si muoveva-no colla loro massa a fugarle nella città di Trento. I fug-gitivi chiudevano le porte delle cittadine mura, e intornoa queste circa quindicimila sollevati vi ponevan l’asse-dio. Il Peyri, che non avea ancora intieramente esauritala fonte della contentezza e delle millanterie per il trion-fo dianzi da lui riportato, rimaneva attonito e vergogno-so, e non sapea come uscire dall’impensato imbarazzo.La rabbia si raddoppiava in lui, allorquando veniva anotizia, che per opera degli assedianti erano state devia-te dalla città le acque del Fersina, che danno moto allemacine. Il giorno 9 d’ottobre durava tuttavia l’assedio diTrento; una scurità, un brulichío di sollevati, segnata-

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mente italiani, copriva quasi tutte le circostanti colline,scaramucciando del continuo contro i francesi. Il biso-gno dell’acqua, il manco delle vittuaglie, e un rinforzodi circa 500 napoletani e romani che sopravvennedall’Italia ai napoleoniani, determinavano il Peyri a in-drappellare il giorno 10 la sua truppa, ed a combatterecon aspra battaglia i sollevati. Le due genti venivano agiornata; lunga pezza durava l’azzuffamento, e in essofacevano arrovellatamente ambidue l’estreme prove dicoraggio e di furore. Ma sia che il coraggio e il valoredei napoleoniani abbiano superato quello dei tirolesi, osia che questi avessero preferito di concentrarsi in unapiù opportuna posizione, questi ultimi deponevano ilfervore del combattere, abbandonando l’assedio, e riti-randosi lo stesso giorno nelle trincee di Lavis. In questafazione due sole compagnie di napoletani bastarono adisperdere in pochi momenti un nuvolo di sollevati, chesui colli prospettanti il ponte Cornicchio guardavano lafatta deviazione dell’acqua che entra in città. Lo sbara-glio e la fuga di questa vilissima gente, in gran partenaune e pinetana, fu così spropositato e dirotto, chemolti, gettate le armi, i vestiti e le scarpe, trafelaronoper via dallo spavento.

Il giorno dopo, le parti vennero a nuovo conflitto frala Madonna Bianca e Mattarello, con minor perdita daparte dei tirolesi, che si ritirarono ai monti. I francesi ditutta fretta ritornarono a Trento, conducendo seco moltibuoi, e mancando di viveri, presero precauzioni limitan-do alle famiglie il puro bisogno. Il Peyri, con manifesto

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mente italiani, copriva quasi tutte le circostanti colline,scaramucciando del continuo contro i francesi. Il biso-gno dell’acqua, il manco delle vittuaglie, e un rinforzodi circa 500 napoletani e romani che sopravvennedall’Italia ai napoleoniani, determinavano il Peyri a in-drappellare il giorno 10 la sua truppa, ed a combatterecon aspra battaglia i sollevati. Le due genti venivano agiornata; lunga pezza durava l’azzuffamento, e in essofacevano arrovellatamente ambidue l’estreme prove dicoraggio e di furore. Ma sia che il coraggio e il valoredei napoleoniani abbiano superato quello dei tirolesi, osia che questi avessero preferito di concentrarsi in unapiù opportuna posizione, questi ultimi deponevano ilfervore del combattere, abbandonando l’assedio, e riti-randosi lo stesso giorno nelle trincee di Lavis. In questafazione due sole compagnie di napoletani bastarono adisperdere in pochi momenti un nuvolo di sollevati, chesui colli prospettanti il ponte Cornicchio guardavano lafatta deviazione dell’acqua che entra in città. Lo sbara-glio e la fuga di questa vilissima gente, in gran partenaune e pinetana, fu così spropositato e dirotto, chemolti, gettate le armi, i vestiti e le scarpe, trafelaronoper via dallo spavento.

Il giorno dopo, le parti vennero a nuovo conflitto frala Madonna Bianca e Mattarello, con minor perdita daparte dei tirolesi, che si ritirarono ai monti. I francesi ditutta fretta ritornarono a Trento, conducendo seco moltibuoi, e mancando di viveri, presero precauzioni limitan-do alle famiglie il puro bisogno. Il Peyri, con manifesto

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pubblicato in quest’ultimo dì, esaltava il fatto dei 10, egloriavasi d’avere scacciata dalle mura di Trento unaciurma di trenta mila briganti tedeschi (così egli diceva),rinnovellando ad un tempo ai tirolesi l’eccitamento di ri-tornare alle loro famiglie.

Di questi giorni anche in sui confini del Salisburghesei sollevati della settentrionale regione gareggiavano coimeridionali nell’arduissima impresa sconsigliatamentecontinuata di concerto coi sollevati salisburghesi. Anzi-chè dare ascolto alle eccitatrici parole di quiete, anzichèdeporre le armi e rientrare pacifici nelle proprie case, siaccingevano ad attaccare invece, sul cominciare d’otto-bre, un bavaro reggimento di fanteria che a Lofer stan-ziava. L’investivano tanto impetuosamente, che il mette-vano ben presto nella necessità di ritirarsi sopra Reiche-nhall. Un altro bavaro corpo veniva contemporaneamen-te respinto ed indotto a piegarsi da Gollin sopra Hallein.L’ardire tirolese scontrava in Hallein un acerrima rap-presaglia, a motivo delle disposizioni date dal mare-sciallo Lefebvre, e dirette dal generale Montmarie.Un’altra sconfitta incontravano i tirolesi pur anco adOberholm dalle sciabole vendicatrici del furente nemi-co. Più centinaia di tirolesi sacrificarono in queste gior-nate con religioso affetto le loro vite per l’estremo amo-re di patria. Alla preziosa perdita del sangue si accop-piava fatalmente quella d’una quantità di munizione, edi qualche pezzo d’artiglieria, perdita anche questa assaiimportante alla patria difesa.

I segni del funesto avvenire qui sorgevano più che

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pubblicato in quest’ultimo dì, esaltava il fatto dei 10, egloriavasi d’avere scacciata dalle mura di Trento unaciurma di trenta mila briganti tedeschi (così egli diceva),rinnovellando ad un tempo ai tirolesi l’eccitamento di ri-tornare alle loro famiglie.

Di questi giorni anche in sui confini del Salisburghesei sollevati della settentrionale regione gareggiavano coimeridionali nell’arduissima impresa sconsigliatamentecontinuata di concerto coi sollevati salisburghesi. Anzi-chè dare ascolto alle eccitatrici parole di quiete, anzichèdeporre le armi e rientrare pacifici nelle proprie case, siaccingevano ad attaccare invece, sul cominciare d’otto-bre, un bavaro reggimento di fanteria che a Lofer stan-ziava. L’investivano tanto impetuosamente, che il mette-vano ben presto nella necessità di ritirarsi sopra Reiche-nhall. Un altro bavaro corpo veniva contemporaneamen-te respinto ed indotto a piegarsi da Gollin sopra Hallein.L’ardire tirolese scontrava in Hallein un acerrima rap-presaglia, a motivo delle disposizioni date dal mare-sciallo Lefebvre, e dirette dal generale Montmarie.Un’altra sconfitta incontravano i tirolesi pur anco adOberholm dalle sciabole vendicatrici del furente nemi-co. Più centinaia di tirolesi sacrificarono in queste gior-nate con religioso affetto le loro vite per l’estremo amo-re di patria. Alla preziosa perdita del sangue si accop-piava fatalmente quella d’una quantità di munizione, edi qualche pezzo d’artiglieria, perdita anche questa assaiimportante alla patria difesa.

I segni del funesto avvenire qui sorgevano più che

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mai per ogni dove, indiziando vicina quella fiera tempe-sta, che sugl’infelici tirolesi doveva orrendamente rove-sciarsi. Da tutte parti della provincia entravano, intornoalla metà dell’ottobre, le truppe nemiche destinate adannientare, per un assoluto comando di Napoleone,l’indomita costanza della derelitta nazione. Tre colonnevi mandava la bavara potenza, le cui truppe ponevanopiede nel territorio tirolese il dì 14: una penetrava pelSalisburghese sotto gli ordini immediati del principeereditario: la seconda, che da Kessen camminava ap-presso a’ detti confini verso San Giovanni, era guidatadal generale barone di Wrede. Della terza, diretta versoKuffstein, aveva il governo il generale Deroy. Il france-se generale Drouet, conte d’Erlon, aveva il comando su-premo di queste tre colonne, i cui soldati andavano allabattaglia contro la sollevata nazione predominati tutta-via dalla vendetta, che per gli preteriti insulti non aveva-no ancora deposta. Dalla parte orientale e meridionale,attraversando la Stiria, la Carintia ed il Friuli, avvicina-vasi con altre truppe il principe Eugenio, vicerè d’Italia.Nel Tirolo italiano giungeva, preceduto da nuovi rinfor-zi di fresca gente, il generale Vial, mandato da Napoleo-ne per assumere il comando delle truppe francesi ed ita-liane in esso stanziate, e surrogato al Peyri chiamato adirigere un’altra fazione.

Vial manifestava ai tirolesi italiani il suo arrivo inTrento con questo proclama:

«Li 14 ottobre 1809.

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mai per ogni dove, indiziando vicina quella fiera tempe-sta, che sugl’infelici tirolesi doveva orrendamente rove-sciarsi. Da tutte parti della provincia entravano, intornoalla metà dell’ottobre, le truppe nemiche destinate adannientare, per un assoluto comando di Napoleone,l’indomita costanza della derelitta nazione. Tre colonnevi mandava la bavara potenza, le cui truppe ponevanopiede nel territorio tirolese il dì 14: una penetrava pelSalisburghese sotto gli ordini immediati del principeereditario: la seconda, che da Kessen camminava ap-presso a’ detti confini verso San Giovanni, era guidatadal generale barone di Wrede. Della terza, diretta versoKuffstein, aveva il governo il generale Deroy. Il france-se generale Drouet, conte d’Erlon, aveva il comando su-premo di queste tre colonne, i cui soldati andavano allabattaglia contro la sollevata nazione predominati tutta-via dalla vendetta, che per gli preteriti insulti non aveva-no ancora deposta. Dalla parte orientale e meridionale,attraversando la Stiria, la Carintia ed il Friuli, avvicina-vasi con altre truppe il principe Eugenio, vicerè d’Italia.Nel Tirolo italiano giungeva, preceduto da nuovi rinfor-zi di fresca gente, il generale Vial, mandato da Napoleo-ne per assumere il comando delle truppe francesi ed ita-liane in esso stanziate, e surrogato al Peyri chiamato adirigere un’altra fazione.

Vial manifestava ai tirolesi italiani il suo arrivo inTrento con questo proclama:

«Li 14 ottobre 1809.

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«Tirolesi! Da molti mesi voi siete in preda dell’anar-chia; false insinuazioni vi avevano persuasi, che voi ri-tornereste sotto il dominio della Casa d’Austria, allaquale il tempo e l’abitudine avevano potuto affezionar-vi: disingannati sopra questo motivo, si è cercato di per-suadervi che voi giungereste a farvi riconoscere comepotenza indipendente. La Casa d’Austria per voi nonpuò più nulla, e voi in mezzo a grandi potenze non pote-te restare isolati senza esporvi alle più grandi disgrazie.Avete bisogno d’un appoggio, d’una protezione; laFrancia deve assicurarvela. Il grand’uomo che la dirige,alleato di S. M. il re di Baviera vostro sovrano, apprezzai popoli, che, come voi, mostrano energia; ma egli puni-sce severamente coloro che si abbandonano allo svia-mento e all’errore: i vostri destini non dipendono che daNapoleone; confidate nella sua giustizia. Afflitto daimali che voi soffrite, egli mi ha ordinato di venire travoi per ricondurvi l’ordine e la felicità. In questo mo-mento altri corpi di truppe entrano nel Tirolo tedescoper molte strade. Non risguardate in noi che amicidell’umanità, soldati induriti ed accostumati alle fatichedella guerra, pronti ad annichilare quelli che ad essi resi-stono, ma che sanno proteggere gli abitanti pacifici,quelli che mostrano moderazione e confidenza.

«Masse d’uomini usciti dal Tirolo tedesco e condotteda capi esaltati, sono entrati nel Tirolo italiano ad eserci-tarvi una tirannica condotta. Essi hanno voluto forzare isuoi abitanti ad arruolarsi sotto le loro bandiere, ove isegnali di religione sono divenuti i segnali del disordine.

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«Tirolesi! Da molti mesi voi siete in preda dell’anar-chia; false insinuazioni vi avevano persuasi, che voi ri-tornereste sotto il dominio della Casa d’Austria, allaquale il tempo e l’abitudine avevano potuto affezionar-vi: disingannati sopra questo motivo, si è cercato di per-suadervi che voi giungereste a farvi riconoscere comepotenza indipendente. La Casa d’Austria per voi nonpuò più nulla, e voi in mezzo a grandi potenze non pote-te restare isolati senza esporvi alle più grandi disgrazie.Avete bisogno d’un appoggio, d’una protezione; laFrancia deve assicurarvela. Il grand’uomo che la dirige,alleato di S. M. il re di Baviera vostro sovrano, apprezzai popoli, che, come voi, mostrano energia; ma egli puni-sce severamente coloro che si abbandonano allo svia-mento e all’errore: i vostri destini non dipendono che daNapoleone; confidate nella sua giustizia. Afflitto daimali che voi soffrite, egli mi ha ordinato di venire travoi per ricondurvi l’ordine e la felicità. In questo mo-mento altri corpi di truppe entrano nel Tirolo tedescoper molte strade. Non risguardate in noi che amicidell’umanità, soldati induriti ed accostumati alle fatichedella guerra, pronti ad annichilare quelli che ad essi resi-stono, ma che sanno proteggere gli abitanti pacifici,quelli che mostrano moderazione e confidenza.

«Masse d’uomini usciti dal Tirolo tedesco e condotteda capi esaltati, sono entrati nel Tirolo italiano ad eserci-tarvi una tirannica condotta. Essi hanno voluto forzare isuoi abitanti ad arruolarsi sotto le loro bandiere, ove isegnali di religione sono divenuti i segnali del disordine.

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«Io applaudisco alla resistenza che un gran numero dicomuni hanno opposta. Il Tirolo italiano sarà particolar-mente protetto. Io farò cessare le violenze, delle quali èvittima; farò rispettare la religione, le persone e le pro-prietà.

«Il corpo ch’io comando si aumenta tutti i giorni; co-lonne mobili vanno a percorrere dietro Trento, ove alcu-ne orde di malfattori tormentano e saccheggiano i paci-fici abitanti. Unite i vostri sforzi alla mia vigilanza; imi-tate la condotta dei contadini di Folgaria, distretto diRovereto, che sotto la direzione del loro curato Giovan-ni Rella hanno resistito ad una banda di quei miserabili,gli hanno inseguiti, e ne hanno arrestati e tradotti in grannumero a Rovereto.

«Tirolesi! non è questa la prima volta ch’io vengo fravoi. Nell’anno 1806 io ho attraversato il vostro territorioalla testa delle truppe francesi; il mio nome vi è cono-sciuto e, oso dirlo, giustamente segnato nell’opinione. Ionon fui mai terribile che contro quelli che mi hanno resi-stito colle armi alla mano. Dopo la presa di Clausen, chefu presa di viva forza (innanzi Mühlbach), le mie truppesi avanzarono sopra il villaggio di Mühlbach. Gli abi-tanti l’avevano abbandonato; le loro case ed i loro effettirestarono intieramente a nostra disposizione: ma tutto furispettato; nulla, assolutamente nulla, fu portato via. Iofeci ripiegare le mie truppe a Clausen; alcuni deputati diMühlbach furono spediti agli abitanti di Mühlbach fug-gitivi, e sparsi nelle montagne, e gli assicurarono dellamia protezione. Essi rientrarono nelle loro case, e

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«Io applaudisco alla resistenza che un gran numero dicomuni hanno opposta. Il Tirolo italiano sarà particolar-mente protetto. Io farò cessare le violenze, delle quali èvittima; farò rispettare la religione, le persone e le pro-prietà.

«Il corpo ch’io comando si aumenta tutti i giorni; co-lonne mobili vanno a percorrere dietro Trento, ove alcu-ne orde di malfattori tormentano e saccheggiano i paci-fici abitanti. Unite i vostri sforzi alla mia vigilanza; imi-tate la condotta dei contadini di Folgaria, distretto diRovereto, che sotto la direzione del loro curato Giovan-ni Rella hanno resistito ad una banda di quei miserabili,gli hanno inseguiti, e ne hanno arrestati e tradotti in grannumero a Rovereto.

«Tirolesi! non è questa la prima volta ch’io vengo fravoi. Nell’anno 1806 io ho attraversato il vostro territorioalla testa delle truppe francesi; il mio nome vi è cono-sciuto e, oso dirlo, giustamente segnato nell’opinione. Ionon fui mai terribile che contro quelli che mi hanno resi-stito colle armi alla mano. Dopo la presa di Clausen, chefu presa di viva forza (innanzi Mühlbach), le mie truppesi avanzarono sopra il villaggio di Mühlbach. Gli abi-tanti l’avevano abbandonato; le loro case ed i loro effettirestarono intieramente a nostra disposizione: ma tutto furispettato; nulla, assolutamente nulla, fu portato via. Iofeci ripiegare le mie truppe a Clausen; alcuni deputati diMühlbach furono spediti agli abitanti di Mühlbach fug-gitivi, e sparsi nelle montagne, e gli assicurarono dellamia protezione. Essi rientrarono nelle loro case, e

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all’indomani, proseguendo la nostra marcia sopra Villa-co, noi fummo accolti a Mühlbach ed in tutti gli altri vil-laggi col sentimento della più franca amicizia.

VIAL.«Generale di divisione.»

In mezzo a questi moti militari, tendenti a debellarel’armato Tirolo, il suono giulivo delle campane, lo squil-lo festevole delle trombe, lo sparo strepitoso dei canno-ni, e le feste de’ soldati annunziavano ad una gran partedell’afflittissima sua popolazione la notizia della pace,conchiusa a Vienna il dì 14 d’ottobre fra il principe Gio-vanni di Liechtenstein, plenipotenziario dell’Imperatored’Austria, ed il conte Giovambattista Nonpere di Cham-pagny, plenipotenziario dell’imperatore della Francia.

L’annunziata pace riusciva di somma contentezzaall’Europa, poichè tutti i popoli vedevano per essa finitolo spargimento di tanto sangue, e riaperta la via al com-mercio, che la guerra avea con danno universale interse-cata. Il solo popolo del Tirolo essa riempiva di sdegno,sì come avvenne colla pace del 1805, perchè oggimaidisperava di ottenere d’essere coi di lei trattati liberatodal dominio della Baviera: l’articolo decimo dolcificavaper altro il di lui cruccio; esso suonava così:

«S. M. l’Imperatore de’ Francesi s’impegna di far ac-cordare un perdono pieno e sincero agli abitanti del Ti-rolo e del Vorarlberg, che hanno preso parte all’insurre-zione, i quali non potranno essere molestati, nè sulleloro persone, nè sui loro beni.»

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all’indomani, proseguendo la nostra marcia sopra Villa-co, noi fummo accolti a Mühlbach ed in tutti gli altri vil-laggi col sentimento della più franca amicizia.

VIAL.«Generale di divisione.»

In mezzo a questi moti militari, tendenti a debellarel’armato Tirolo, il suono giulivo delle campane, lo squil-lo festevole delle trombe, lo sparo strepitoso dei canno-ni, e le feste de’ soldati annunziavano ad una gran partedell’afflittissima sua popolazione la notizia della pace,conchiusa a Vienna il dì 14 d’ottobre fra il principe Gio-vanni di Liechtenstein, plenipotenziario dell’Imperatored’Austria, ed il conte Giovambattista Nonpere di Cham-pagny, plenipotenziario dell’imperatore della Francia.

L’annunziata pace riusciva di somma contentezzaall’Europa, poichè tutti i popoli vedevano per essa finitolo spargimento di tanto sangue, e riaperta la via al com-mercio, che la guerra avea con danno universale interse-cata. Il solo popolo del Tirolo essa riempiva di sdegno,sì come avvenne colla pace del 1805, perchè oggimaidisperava di ottenere d’essere coi di lei trattati liberatodal dominio della Baviera: l’articolo decimo dolcificavaper altro il di lui cruccio; esso suonava così:

«S. M. l’Imperatore de’ Francesi s’impegna di far ac-cordare un perdono pieno e sincero agli abitanti del Ti-rolo e del Vorarlberg, che hanno preso parte all’insurre-zione, i quali non potranno essere molestati, nè sulleloro persone, nè sui loro beni.»

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Nei circoli di Trento e di Rovereto, posseduti sinoalle frontiere di Lavis dalle armi della Francia, fu questapace pubblicata il dì 20 ottobre, e festeggiata colle im-poste solennità civili e religiose, a cui il popolo, dubbio-so della pace e di nuove rotture, rispose con freddo giu-bilo e senza acclamazioni, tanto più vedendo arrivarnuove truppe, e continuarsi le ostilità fra Gardolo e La-vis. Nel Tirolo tedesco poi, e segnatamente ad Inn-sbruck, la pace fu annunziata alquanto più tardi, perchèvi dominavano ancora le armigere nazionali fazioni.

Le speranze della libertà tirolese non solo respiravanoin quella parte tuttavia, ma venivano anzi fomentate daun novello incidente, qual era la presenza di Antonio deRoschmann, pria della pace ricomparso in Tirolo comeimperiale comandante supremo e commissario d’armata,coll’istruzione di persuadere i tirolesi ad intraprendereun’offensione in ischiena al nemico, qualora si desse ilcaso di continuare l’interna difesa. Nel giorno stesso,nel quale i due ministri conchiudevano a Vienna i pacifi-ci trattati, il commissario Roschmann compariva a Bres-sanone; il dì 16 interveniva alla sessione, appuntata aSterzing per trattare sugli affari di difesa, e poscia reca-vasi ad Innsbruck all’alloggiamento di Hoffer, che alle-gramente l’accolse, dandogli stanza, e riguardandoloqual ambasciatore imperiale. Non appena si accostavaegli al supremo comandante della nazione, che l’arcidu-ca Giovanni inviavagli la rivocazione dell’affidatogli uf-fizio, e l’ordine di astenersi dall’infondere, colla suacomparsa in Tirolo, ingannatrici speranze, con che, oltre

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Nei circoli di Trento e di Rovereto, posseduti sinoalle frontiere di Lavis dalle armi della Francia, fu questapace pubblicata il dì 20 ottobre, e festeggiata colle im-poste solennità civili e religiose, a cui il popolo, dubbio-so della pace e di nuove rotture, rispose con freddo giu-bilo e senza acclamazioni, tanto più vedendo arrivarnuove truppe, e continuarsi le ostilità fra Gardolo e La-vis. Nel Tirolo tedesco poi, e segnatamente ad Inn-sbruck, la pace fu annunziata alquanto più tardi, perchèvi dominavano ancora le armigere nazionali fazioni.

Le speranze della libertà tirolese non solo respiravanoin quella parte tuttavia, ma venivano anzi fomentate daun novello incidente, qual era la presenza di Antonio deRoschmann, pria della pace ricomparso in Tirolo comeimperiale comandante supremo e commissario d’armata,coll’istruzione di persuadere i tirolesi ad intraprendereun’offensione in ischiena al nemico, qualora si desse ilcaso di continuare l’interna difesa. Nel giorno stesso,nel quale i due ministri conchiudevano a Vienna i pacifi-ci trattati, il commissario Roschmann compariva a Bres-sanone; il dì 16 interveniva alla sessione, appuntata aSterzing per trattare sugli affari di difesa, e poscia reca-vasi ad Innsbruck all’alloggiamento di Hoffer, che alle-gramente l’accolse, dandogli stanza, e riguardandoloqual ambasciatore imperiale. Non appena si accostavaegli al supremo comandante della nazione, che l’arcidu-ca Giovanni inviavagli la rivocazione dell’affidatogli uf-fizio, e l’ordine di astenersi dall’infondere, colla suacomparsa in Tirolo, ingannatrici speranze, con che, oltre

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il compromettere la corte imperiale, non avrebbe cagio-nato che l’infruttuoso spargimento del sangue d’un po-polo abbastanza colpito dalla disgrazia.

Nei giorni susseguenti a quello della pace i popolidelle due grandi potenze solennizzavano il fausto avve-nimento. In Francia, in Italia e ne’ paesi dei principiconfederati risuonava l’aria del ribombo dei cannoni,che tiravano a festa, e delle grida giulive degli abitanti,che ammiravano i prodi guerrieri riedere trionfanti colpacifico olivo. Nel Tirolo tedesco, a rincontro, i cannonimettevano spavento, e cagionavano ancora novelle stra-gi, novelle rovine, novelle morti.

Il principe reale di Baviera moveva il primo l’ostesua. Addì 16 ottobre incontravasi a Meleck colle gentidi Speckbacker. L’allegrezza delle fresche vittorie ripor-tate sull’Austria, la preponderanza delle forze, la spe-ranza di riaquistare la perduta provincia, e di vincere chivincitore era rimasto in tante fazioni, accompagnavanoal nuovo cimento i bavari soldati. La presenza del figliodel trono dava loro altresì e desiderio di combattere ecoraggio di distinguersi. I tirolesi affrontavano bensì,per impulso dell’innato valore, chi li veniva a combatte-re, ma il vincere non istava più nel potere nè del loro co-raggio, nè tampoco della tirolese costanza. La vaga for-tuna o, per meglio dire, le conseguenze della cessataguerra aveano cambiato intieramente l’aspetto dellecose. L’egregio Speckbacker stava forte all’impeto ne-mico, ma i di lui sforzi costavano il sangue della valoro-sa gente da lui capitanata, e la perdita eziandio di un im-

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il compromettere la corte imperiale, non avrebbe cagio-nato che l’infruttuoso spargimento del sangue d’un po-polo abbastanza colpito dalla disgrazia.

Nei giorni susseguenti a quello della pace i popolidelle due grandi potenze solennizzavano il fausto avve-nimento. In Francia, in Italia e ne’ paesi dei principiconfederati risuonava l’aria del ribombo dei cannoni,che tiravano a festa, e delle grida giulive degli abitanti,che ammiravano i prodi guerrieri riedere trionfanti colpacifico olivo. Nel Tirolo tedesco, a rincontro, i cannonimettevano spavento, e cagionavano ancora novelle stra-gi, novelle rovine, novelle morti.

Il principe reale di Baviera moveva il primo l’ostesua. Addì 16 ottobre incontravasi a Meleck colle gentidi Speckbacker. L’allegrezza delle fresche vittorie ripor-tate sull’Austria, la preponderanza delle forze, la spe-ranza di riaquistare la perduta provincia, e di vincere chivincitore era rimasto in tante fazioni, accompagnavanoal nuovo cimento i bavari soldati. La presenza del figliodel trono dava loro altresì e desiderio di combattere ecoraggio di distinguersi. I tirolesi affrontavano bensì,per impulso dell’innato valore, chi li veniva a combatte-re, ma il vincere non istava più nel potere nè del loro co-raggio, nè tampoco della tirolese costanza. La vaga for-tuna o, per meglio dire, le conseguenze della cessataguerra aveano cambiato intieramente l’aspetto dellecose. L’egregio Speckbacker stava forte all’impeto ne-mico, ma i di lui sforzi costavano il sangue della valoro-sa gente da lui capitanata, e la perdita eziandio di un im-

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pubere suo figliuolo, che in questa, e in altre passate oc-casioni diede a divedere come in lui scorreva il sangue egli spiriti paterni. Il singolarissimo fanciullo, di circadodici anni, cadeva fatalmente prigioniero, e con essolui dovea cadere anche il padre, se una fuga precipitosanon l’avesse salvato dal periglio, a cui, nel vedersi man-care il tenero figlio, s’era disperatamente esposto. Framorti, feriti e prigionieri perdette in quest’incontro il Ti-rolo 500 uomini; rovescio che non sarebbe forse succe-duto, se, come diceasi, le compagnie di Rattembergavessero avuta l’avvedutezza di occupare e guardare lealpi dietro Melech. A fronte però della grave perdita, edelle considerevoli forze del nemico, Speckbacker rin-francava ancora dopo la sua fuga, e volea avventurarsiad un novello cimento. L’estremo pericolo produceval’estremo coraggio, aizzato dall’angoscia di ricuperare ilfiglio perduto. Ma la sua gente era scorata per la fierasconfitta avuta da un potente nemico, e mostravasi omaiavversa in seguitare i suoi passi.

La disgrazia di Speckbacker ne produsse un’altra: icorpi bavari, che in Tirolo inoltravansi, gli ruppero lacomunicazione colla colonna del cappuccino Haspin-gher; circostanza assai influente a sollecitare la meditatadistruzione. Il dì 16 era destinato a nuovo conflitto. Ha-spingher, prevedendo finalmente che il corso delle vitto-rie era finito per la digraziata nazione, e che le cose adaltra piega disperatamente volgevano, abbracciava ilprudente partito di evitare il minacciatogli assalto, chenon avrebbe prodotto che un aperto sacrificio della sua

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pubere suo figliuolo, che in questa, e in altre passate oc-casioni diede a divedere come in lui scorreva il sangue egli spiriti paterni. Il singolarissimo fanciullo, di circadodici anni, cadeva fatalmente prigioniero, e con essolui dovea cadere anche il padre, se una fuga precipitosanon l’avesse salvato dal periglio, a cui, nel vedersi man-care il tenero figlio, s’era disperatamente esposto. Framorti, feriti e prigionieri perdette in quest’incontro il Ti-rolo 500 uomini; rovescio che non sarebbe forse succe-duto, se, come diceasi, le compagnie di Rattembergavessero avuta l’avvedutezza di occupare e guardare lealpi dietro Melech. A fronte però della grave perdita, edelle considerevoli forze del nemico, Speckbacker rin-francava ancora dopo la sua fuga, e volea avventurarsiad un novello cimento. L’estremo pericolo produceval’estremo coraggio, aizzato dall’angoscia di ricuperare ilfiglio perduto. Ma la sua gente era scorata per la fierasconfitta avuta da un potente nemico, e mostravasi omaiavversa in seguitare i suoi passi.

La disgrazia di Speckbacker ne produsse un’altra: icorpi bavari, che in Tirolo inoltravansi, gli ruppero lacomunicazione colla colonna del cappuccino Haspin-gher; circostanza assai influente a sollecitare la meditatadistruzione. Il dì 16 era destinato a nuovo conflitto. Ha-spingher, prevedendo finalmente che il corso delle vitto-rie era finito per la digraziata nazione, e che le cose adaltra piega disperatamente volgevano, abbracciava ilprudente partito di evitare il minacciatogli assalto, chenon avrebbe prodotto che un aperto sacrificio della sua

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gente, e spingendo il di lui cammino nella Stiria, e daqui volgendosi sulla via di Villaco, univasi poscia coi ti-rolesi, che bloccavano Sachsenburg, e rientrava in Tiro-lo. Giunto appena sulla patria terra, indirizzava i passiper abboccarsi con Hoffer, che a Steinach avea trasferitoil suo alloggiamento in conseguenza dei fatti che piùsotto verremo narrando.

La bavara colonna, che la gente di Speckbacker aveatanto percosso, entrava poco dopo trionfalmente in Lof-fer. I tirolesi ritiravansi, i bavari gl’inseguivano. Speck-backer, sempre accompagnato dal naturale ardimento edall’estremo amore di patria, ardiva esporre ancora lavita affrontando un drappello di cavalleria. La prudenzafacevagli alfine curare la ritirata per lo stretto di Maria-stein, poscia per le eminenze di Rattemberg, indi per levalli di Gerlos e di Ziller, e finalmente per Friedberg eWolderse, coll’idea di pervenire sul monte Isel pressoInnsbruck. Il general Wrede stabiliva nel giorno 17 ilsuo alloggiamento in Kössen, e il giorno 18 arrivavacolla vanguardia a San Giovanni. Durante la celere mar-cia della sua colonna, i tirolesi lanciavano sur essa dellearchibugiate dal Kleinberg, indi tentavano inutilmente dirompere il ponte sull’Ach per sospenderne alquantol’avanzamento. In questo medesimo giorno metteva pie-de in Wörgel la colonna comandata dal generale Deroy,che avea poc’anzi e superata un’opposizione a Kuff-stein, e rimessi due ponti da’ tirolesi tagliati. Per talmodo le tre bavare colonne si aprivano in Wörgel il dì18 una vicendevole comunicazione, che quanto riusciva

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gente, e spingendo il di lui cammino nella Stiria, e daqui volgendosi sulla via di Villaco, univasi poscia coi ti-rolesi, che bloccavano Sachsenburg, e rientrava in Tiro-lo. Giunto appena sulla patria terra, indirizzava i passiper abboccarsi con Hoffer, che a Steinach avea trasferitoil suo alloggiamento in conseguenza dei fatti che piùsotto verremo narrando.

La bavara colonna, che la gente di Speckbacker aveatanto percosso, entrava poco dopo trionfalmente in Lof-fer. I tirolesi ritiravansi, i bavari gl’inseguivano. Speck-backer, sempre accompagnato dal naturale ardimento edall’estremo amore di patria, ardiva esporre ancora lavita affrontando un drappello di cavalleria. La prudenzafacevagli alfine curare la ritirata per lo stretto di Maria-stein, poscia per le eminenze di Rattemberg, indi per levalli di Gerlos e di Ziller, e finalmente per Friedberg eWolderse, coll’idea di pervenire sul monte Isel pressoInnsbruck. Il general Wrede stabiliva nel giorno 17 ilsuo alloggiamento in Kössen, e il giorno 18 arrivavacolla vanguardia a San Giovanni. Durante la celere mar-cia della sua colonna, i tirolesi lanciavano sur essa dellearchibugiate dal Kleinberg, indi tentavano inutilmente dirompere il ponte sull’Ach per sospenderne alquantol’avanzamento. In questo medesimo giorno metteva pie-de in Wörgel la colonna comandata dal generale Deroy,che avea poc’anzi e superata un’opposizione a Kuff-stein, e rimessi due ponti da’ tirolesi tagliati. Per talmodo le tre bavare colonne si aprivano in Wörgel il dì18 una vicendevole comunicazione, che quanto riusciva

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ad esse di giovamento, si rendeva altrettanto funesta allamassa dei sollevati.

Addì 24 la riunita bavara armata camminava col gros-so delle sue forze da Kundel verso Hall. Nel tempo stes-so il bavaro colonnello e brigadiere Oberndorf piegavail cammino, col reggimento dei cacciatori ed altri fanti,alla volta di Mittenvald e di Scharnitz, per giungere adInnsbruck da quella parte. Veggendo Hoffer la formida-bile calca che ad Innsbruck si approssimava, udendo lesconfitte, la fuga e la disperata situazione dei varii corpidi difesa in varie parti disposti, e pensando che il paeseveniva cinto ognor più da potenti ed implacabili nemici,dava il dì 21 alcune disposizioni per la futura custodiadei bavari prigionieri, e dichiarava di trasferire sua stan-za sul monte Isel.

Il giorno 25 la provinciale metropoli ricadeva in pote-re del Bavaro. Vi prendevano alloggiamento il coman-dante supremo conte d’Erlon, il principe ereditario diBaviera, e i generali Wrede, Razlovich e Bechers, che vientravano preceduti da molta truppa a piedi e a cavallo,e da un buon corredo d’artiglieria. Questi capi d’armata,pria ancora di curare il ripreso possesso dell’interessantemetropoli, con due reggimenti di fanti e due di cavalli, econ alcuni pezzi d’artiglieria andavano a scandagliare laposizione dei tirolesi trincieramenti in sul monte Isel.Scorgevano i tirolesi l’armata, che alla loro volta difila-va. Il vederla, il salutarla col fuoco delle loro carabine,fu tutt’uno. Lo scudiere del principe bavaro cadeva feri-to; ferito cadeva egualmente il cavallo del generale Wre-

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ad esse di giovamento, si rendeva altrettanto funesta allamassa dei sollevati.

Addì 24 la riunita bavara armata camminava col gros-so delle sue forze da Kundel verso Hall. Nel tempo stes-so il bavaro colonnello e brigadiere Oberndorf piegavail cammino, col reggimento dei cacciatori ed altri fanti,alla volta di Mittenvald e di Scharnitz, per giungere adInnsbruck da quella parte. Veggendo Hoffer la formida-bile calca che ad Innsbruck si approssimava, udendo lesconfitte, la fuga e la disperata situazione dei varii corpidi difesa in varie parti disposti, e pensando che il paeseveniva cinto ognor più da potenti ed implacabili nemici,dava il dì 21 alcune disposizioni per la futura custodiadei bavari prigionieri, e dichiarava di trasferire sua stan-za sul monte Isel.

Il giorno 25 la provinciale metropoli ricadeva in pote-re del Bavaro. Vi prendevano alloggiamento il coman-dante supremo conte d’Erlon, il principe ereditario diBaviera, e i generali Wrede, Razlovich e Bechers, che vientravano preceduti da molta truppa a piedi e a cavallo,e da un buon corredo d’artiglieria. Questi capi d’armata,pria ancora di curare il ripreso possesso dell’interessantemetropoli, con due reggimenti di fanti e due di cavalli, econ alcuni pezzi d’artiglieria andavano a scandagliare laposizione dei tirolesi trincieramenti in sul monte Isel.Scorgevano i tirolesi l’armata, che alla loro volta difila-va. Il vederla, il salutarla col fuoco delle loro carabine,fu tutt’uno. Lo scudiere del principe bavaro cadeva feri-to; ferito cadeva egualmente il cavallo del generale Wre-

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de. A tal vista evitavano gli altri la mortale tempestadelle tirolesi piombate, e rientravano in Innsbruck. Quivolgevano tosto l’attenzione all’amministrazione gene-rale del paese instituita da Hoffer; i di lei rappresentantivenivano arrestati per ordine del supremo comandante.Coll’innata sua bontà ascoltavali e parlava loro il princi-pe bavaro in sulla strada che da Innsbruck conduce adHall: da lì a pochi giorni l’amministrazione medesimaveniva ristabilita.

L’ostinazione nella difesa continuava nei tirolesi; essiattaccavano il dì 27 con tanta ferocia i bavari, che gliobbligavano a sgombrare per alcuni momenti la cittàd’Innsbruck. Nella valle di Zimmer cadevano nelle manidi Speckbacker alcune compagnie. Gl’impetuosi e ga-gliardi attacchi rinnovellati sul monte Isel e presso Rinn,venivano con indicibile valore ributtati. Felici appariva-no questi successi, e felici erano veramente; ma chi pen-sava e ragionava, non potea non giudicarli fatali e per lamomentanea loro durata, e per l’infelice risultato ch’essidoveano sortire. Ammirava il mondo l’inaudita resisten-za dei tirolesi, e compiangeva la deplorabile loro situa-zione omai scevra d’ogni più lieve speranza.

Il dì 29 udiva Innsbruck la pubblicazione della pace.In questo giorno avea Hoffer trasferito di nuovo il suoalloggiamento a Steinach; egli però se ne stava per lopiù sullo Schönberg, ove ebbe qualche parlamento collaparte avversaria. Nella sera precedente al giorno 30giungeva a Hoffer il barone Giuseppe Lichtenthurm,speditogli come corriere dalla Corte austriaca in allora

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de. A tal vista evitavano gli altri la mortale tempestadelle tirolesi piombate, e rientravano in Innsbruck. Quivolgevano tosto l’attenzione all’amministrazione gene-rale del paese instituita da Hoffer; i di lei rappresentantivenivano arrestati per ordine del supremo comandante.Coll’innata sua bontà ascoltavali e parlava loro il princi-pe bavaro in sulla strada che da Innsbruck conduce adHall: da lì a pochi giorni l’amministrazione medesimaveniva ristabilita.

L’ostinazione nella difesa continuava nei tirolesi; essiattaccavano il dì 27 con tanta ferocia i bavari, che gliobbligavano a sgombrare per alcuni momenti la cittàd’Innsbruck. Nella valle di Zimmer cadevano nelle manidi Speckbacker alcune compagnie. Gl’impetuosi e ga-gliardi attacchi rinnovellati sul monte Isel e presso Rinn,venivano con indicibile valore ributtati. Felici appariva-no questi successi, e felici erano veramente; ma chi pen-sava e ragionava, non potea non giudicarli fatali e per lamomentanea loro durata, e per l’infelice risultato ch’essidoveano sortire. Ammirava il mondo l’inaudita resisten-za dei tirolesi, e compiangeva la deplorabile loro situa-zione omai scevra d’ogni più lieve speranza.

Il dì 29 udiva Innsbruck la pubblicazione della pace.In questo giorno avea Hoffer trasferito di nuovo il suoalloggiamento a Steinach; egli però se ne stava per lopiù sullo Schönberg, ove ebbe qualche parlamento collaparte avversaria. Nella sera precedente al giorno 30giungeva a Hoffer il barone Giuseppe Lichtenthurm,speditogli come corriere dalla Corte austriaca in allora

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dimorante nel castello di Totis. Egli era portatore adHoffer di un viglietto autografo dell’arciduca Giovannidato a Kestzthely li 21 ottobre, e di un proclama del vi-cerè d’Italia.

Il viglietto parlava così: «La notizia della pace con-chiusa, sarà già pervenuta sino a voi. Tale nuova io ve ladevo confermare per supremo comando. Tutto avrebbefatto l’imperatore per mandare ad esecuzione i voti delTirolo. Ma per quanto all’imperatore interessi da vicinoil destino dei prodi abitanti di questo paese, null’ostantela necessità dettógli la pace. Per comando supremo vimetto di ciò in cognizione, coll’aggiunta, essere deside-rio di Sua Maestà, che i tirolesi stiano tranquilli, e chenon abbiano più a sacrificarsi senza scopo».

Il Proclama era del seguente tenore:

EUGENIO NAPOLEONEArcicancelliere di Stato dell’Impero francese, Vicerè d’Italia,Principe di Venezia, Comandante in capo l’armata d’Italia

AI POPOLI DEL TIROLO.Tirolesi!

«La pace è stata conchiusa tra S. M. l’Imperatore de’Francesi, Re d’Italia, protettore della Confederazionedel Reno, mio augusto padre e sovrano, e S. M. l’Impe-ratore d’Austria.

«La pace regna dunque in oggi ovunque intorno a voi.«Voi soli non godete ancora de’ suoi benefizii.«Traviati da nemiche suggestioni, vi siete armati con-

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dimorante nel castello di Totis. Egli era portatore adHoffer di un viglietto autografo dell’arciduca Giovannidato a Kestzthely li 21 ottobre, e di un proclama del vi-cerè d’Italia.

Il viglietto parlava così: «La notizia della pace con-chiusa, sarà già pervenuta sino a voi. Tale nuova io ve ladevo confermare per supremo comando. Tutto avrebbefatto l’imperatore per mandare ad esecuzione i voti delTirolo. Ma per quanto all’imperatore interessi da vicinoil destino dei prodi abitanti di questo paese, null’ostantela necessità dettógli la pace. Per comando supremo vimetto di ciò in cognizione, coll’aggiunta, essere deside-rio di Sua Maestà, che i tirolesi stiano tranquilli, e chenon abbiano più a sacrificarsi senza scopo».

Il Proclama era del seguente tenore:

EUGENIO NAPOLEONEArcicancelliere di Stato dell’Impero francese, Vicerè d’Italia,Principe di Venezia, Comandante in capo l’armata d’Italia

AI POPOLI DEL TIROLO.Tirolesi!

«La pace è stata conchiusa tra S. M. l’Imperatore de’Francesi, Re d’Italia, protettore della Confederazionedel Reno, mio augusto padre e sovrano, e S. M. l’Impe-ratore d’Austria.

«La pace regna dunque in oggi ovunque intorno a voi.«Voi soli non godete ancora de’ suoi benefizii.«Traviati da nemiche suggestioni, vi siete armati con-

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tro le vostre leggi: le avete rovesciate.«Raccogliete in oggi i tristi frutti della vostra ribellio-

ne. Il terrore regna nelle vostre città, l’ozio e la miserianelle vostre campagne, la discordia tra voi, il disordinedappertutto.

«S. M. l’Imperatore e Re, commosso dalla vostra de-plorabile situazione, e dalle testimonianze di pentimen-to, che molti fra voi hanno fatto pervenire sino al suotrono, ha espressamente acconsentito col Trattato dipace a perdonarvi i vostri traviamenti.

«Vi porto la pace, poichè vi porto il perdono.«Ma, ve lo dichiaro, il perdono vi è concesso col pat-

to che rientrerete voi stessi nell’ordine, che deporretevolontariamente le armi, che in nessun luogo troverò re-sistenza alcuna.

«Incaricato del comando in capo delle armate che vicircondano, vengo a ricevere la vostra sottomissione, oad imporvela.

«L’armata sarà preceduta da Commissari da meespressamente incaricati di sentire le vostre lagnanze, edi ascoltare i reclami che foste nel caso di fare.

«Ma, non lo dimenticate, questi Commissari non sonoautorizzati ad ascoltarvi, che quando avrete deposte learmi.

«Tirolesi! se le vostre lagnanze ed i vostri reclamisono fondati, ve lo prometto, vi sarà resa giustizia.

«Dal quartier generale di Villaco, li 25 ottobre 1809.«EUGENIO NAPOLEONE.»

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tro le vostre leggi: le avete rovesciate.«Raccogliete in oggi i tristi frutti della vostra ribellio-

ne. Il terrore regna nelle vostre città, l’ozio e la miserianelle vostre campagne, la discordia tra voi, il disordinedappertutto.

«S. M. l’Imperatore e Re, commosso dalla vostra de-plorabile situazione, e dalle testimonianze di pentimen-to, che molti fra voi hanno fatto pervenire sino al suotrono, ha espressamente acconsentito col Trattato dipace a perdonarvi i vostri traviamenti.

«Vi porto la pace, poichè vi porto il perdono.«Ma, ve lo dichiaro, il perdono vi è concesso col pat-

to che rientrerete voi stessi nell’ordine, che deporretevolontariamente le armi, che in nessun luogo troverò re-sistenza alcuna.

«Incaricato del comando in capo delle armate che vicircondano, vengo a ricevere la vostra sottomissione, oad imporvela.

«L’armata sarà preceduta da Commissari da meespressamente incaricati di sentire le vostre lagnanze, edi ascoltare i reclami che foste nel caso di fare.

«Ma, non lo dimenticate, questi Commissari non sonoautorizzati ad ascoltarvi, che quando avrete deposte learmi.

«Tirolesi! se le vostre lagnanze ed i vostri reclamisono fondati, ve lo prometto, vi sarà resa giustizia.

«Dal quartier generale di Villaco, li 25 ottobre 1809.«EUGENIO NAPOLEONE.»

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Quale rivoluzione di pensieri abbia suscitato nell’ani-mo di Hoffer la lettura di questi due documenti, è cosapiuttosto facile a immaginare, che descrivere. Sconsola-to e dimesso, si fece a discutere sul loro argomento conWörndle, uno de’ capi della Pusteria, e col capitano deimeranesi, in detta notte a lui presentatosi per trattare su-gli affari della difesa, e con altre persone ancora, checon esso lui alloggiavano, e che nell’esercizio del supre-mo comando o bene o male il consigliavano e l’assiste-vano. Tutti stavano alquanto perplessi di quello cheavessero a fare. Conoscevano apertamente che il paeseveniva cinto ognor più da formidabili inimici, giacchèoltre le colonne entrate in Tirolo, si appressavano a granpassi le napoleoniane legioni, condotte dai generali Se-veroli, Barbou, Rusca, Brussier, Peyri, Bertoletti, co-mandate dal generale Baraguey d’Hilliers, e sulle qualiil vicerè d’Italia avea il capitanato generale; s’accorge-vano che non era più tempo nè di far uso del patrio valo-re, nè tampoco di mettersi in potestà della fortuna, per-chè nè il valore, nè la fortuna possono avere influenzaquando si tratta di misurarsi contro forze gigantesche estrabocchevolmente maggiori; vedevano che la pacetroncava tutte le speranze e i consigli vanamente forma-ti, e che necessario era di rimovere l’ostinazione cotantoindurita; e quindi in mezzo ad una discordanza di parericonchiudevano che per non esporre il paese ad uno stra-zio maggiore, ed evitare un’ulteriore effusione di san-gue, fosse più sano partito quello di deporre le armi, esottomettersi a chi decidere omai poteva della sorte fu-

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Quale rivoluzione di pensieri abbia suscitato nell’ani-mo di Hoffer la lettura di questi due documenti, è cosapiuttosto facile a immaginare, che descrivere. Sconsola-to e dimesso, si fece a discutere sul loro argomento conWörndle, uno de’ capi della Pusteria, e col capitano deimeranesi, in detta notte a lui presentatosi per trattare su-gli affari della difesa, e con altre persone ancora, checon esso lui alloggiavano, e che nell’esercizio del supre-mo comando o bene o male il consigliavano e l’assiste-vano. Tutti stavano alquanto perplessi di quello cheavessero a fare. Conoscevano apertamente che il paeseveniva cinto ognor più da formidabili inimici, giacchèoltre le colonne entrate in Tirolo, si appressavano a granpassi le napoleoniane legioni, condotte dai generali Se-veroli, Barbou, Rusca, Brussier, Peyri, Bertoletti, co-mandate dal generale Baraguey d’Hilliers, e sulle qualiil vicerè d’Italia avea il capitanato generale; s’accorge-vano che non era più tempo nè di far uso del patrio valo-re, nè tampoco di mettersi in potestà della fortuna, per-chè nè il valore, nè la fortuna possono avere influenzaquando si tratta di misurarsi contro forze gigantesche estrabocchevolmente maggiori; vedevano che la pacetroncava tutte le speranze e i consigli vanamente forma-ti, e che necessario era di rimovere l’ostinazione cotantoindurita; e quindi in mezzo ad una discordanza di parericonchiudevano che per non esporre il paese ad uno stra-zio maggiore, ed evitare un’ulteriore effusione di san-gue, fosse più sano partito quello di deporre le armi, esottomettersi a chi decidere omai poteva della sorte fu-

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tura del paese.Mettendo adunque forzosamente in non cale la gloria

acquistata con tante fatiche, e con tanti pericoli, e contanto sangue, mandava Hoffer ad esecuzione, poco dopol’arrivo dell’anzidetto corriere, la deliberazione pronun-ziata dalla maggioranza, coll’inviare una deputazione aVillaco per presentare al vicerè una supplica sottoscrittadai rappresentanti di alcuni distretti, e diretta ad otteneredalla sua clemenza un’intiera perdonanza delle offesefatte; e nell’istesso tempo indirizzava al supremo gene-rale della bavara armata la lettera seguente:

«All’Illustrissimo comandante la regia bavara armata ge-nerale di divisione, e conte dell’Impero Erlon Drouet

«L’arrivo avvenuto in questo punto di un corriere spe-dito dal quartier generale di S. A. I. l’arciduca Giovanni,munito di passi imperiali francesi, annunziò al Tirolol’ufficiale conferma della pace effettivamente seguita trala Casa d’Austria e S. M. l’Imperatore dei Francesi.

«Consolati e tranquilli i Tirolesi, che il destino dellaloro patria sia riposto nella generosità di S. M. l’Impera-tore dei Francesi e Re, e per vedere un fine all’ulteriorespargimento di sangue, furono subitamente spediti depu-tati a S. A. I. il Vicerè d’Italia onde mostrargli preventi-vamente la nostra devozione, e rimettersi, come l’esigo-no le circostanze, all’ulteriore destino.

«Da Schönberg, il 29 ottobre 1809.« Dal supremo comando in Tirolo.

«ANDREA HOFFER.»

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tura del paese.Mettendo adunque forzosamente in non cale la gloria

acquistata con tante fatiche, e con tanti pericoli, e contanto sangue, mandava Hoffer ad esecuzione, poco dopol’arrivo dell’anzidetto corriere, la deliberazione pronun-ziata dalla maggioranza, coll’inviare una deputazione aVillaco per presentare al vicerè una supplica sottoscrittadai rappresentanti di alcuni distretti, e diretta ad otteneredalla sua clemenza un’intiera perdonanza delle offesefatte; e nell’istesso tempo indirizzava al supremo gene-rale della bavara armata la lettera seguente:

«All’Illustrissimo comandante la regia bavara armata ge-nerale di divisione, e conte dell’Impero Erlon Drouet

«L’arrivo avvenuto in questo punto di un corriere spe-dito dal quartier generale di S. A. I. l’arciduca Giovanni,munito di passi imperiali francesi, annunziò al Tirolol’ufficiale conferma della pace effettivamente seguita trala Casa d’Austria e S. M. l’Imperatore dei Francesi.

«Consolati e tranquilli i Tirolesi, che il destino dellaloro patria sia riposto nella generosità di S. M. l’Impera-tore dei Francesi e Re, e per vedere un fine all’ulteriorespargimento di sangue, furono subitamente spediti depu-tati a S. A. I. il Vicerè d’Italia onde mostrargli preventi-vamente la nostra devozione, e rimettersi, come l’esigo-no le circostanze, all’ulteriore destino.

«Da Schönberg, il 29 ottobre 1809.« Dal supremo comando in Tirolo.

«ANDREA HOFFER.»

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I partiti per la difesa, o per la sommissione non siconciliavano fra i capi: essi germogliavano molto varia-bilmente. Generale era bensì in essi il sentimentod’appoggiare la gravissima causa al principe Eugenio,nella ferma speranza di trovare in lui maggiore modera-zione che nella Baviera, colla quale l’antico odio nazio-nale ultimamente s’era tanto ingrandito; ma nel resto chiapprovava il già adottato divisamento, e chi no. Chi erastanco di vivere fra tante procelle, ed anelava la quiete eil riposo per medicare le aperte ferite, e chi voleva anco-ra la guerra. Taluno opinava di mantenersi nelle piantatetrincee, stando sulla difesa fino al ritorno dei deputati daVillaco, e tal altro consigliava che colla resistenza dellearmi s’otterrebbero migliori condizioni nella trattata am-nistia. Hoffer ondeggiava in mezzo a tanti partiti comeuna nave agitata dai venti. Udiva le ragioni degli uni,udiva le opposizioni degli altri. In punto di coraggio e diazioni guerriere egli era incontrastabilmente l’anima deicombattenti, l’ornamento e lo splendore della nazione;ma nel trattare le faccende politiche del paese non pos-sedeva il necessario intendimento, e perciò le di lui riso-luzioni venivano facilmente aggirate. La poca accortez-za e la facile sua credulità il trascinavano in un errore,che gli preparava niente meno che la morte. Gli evidentiapparati, le insinuazioni di pace e le minacce, i vessillidi numerosi eserciti che dentro e d’intorno alla provin-cia spuntavano, non bastavano a frenare gli imprudentitrasporti d’una soverchia ed irragionevole speranza, chead ogni tratto in lui si destavano per opera dei malvagi,

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I partiti per la difesa, o per la sommissione non siconciliavano fra i capi: essi germogliavano molto varia-bilmente. Generale era bensì in essi il sentimentod’appoggiare la gravissima causa al principe Eugenio,nella ferma speranza di trovare in lui maggiore modera-zione che nella Baviera, colla quale l’antico odio nazio-nale ultimamente s’era tanto ingrandito; ma nel resto chiapprovava il già adottato divisamento, e chi no. Chi erastanco di vivere fra tante procelle, ed anelava la quiete eil riposo per medicare le aperte ferite, e chi voleva anco-ra la guerra. Taluno opinava di mantenersi nelle piantatetrincee, stando sulla difesa fino al ritorno dei deputati daVillaco, e tal altro consigliava che colla resistenza dellearmi s’otterrebbero migliori condizioni nella trattata am-nistia. Hoffer ondeggiava in mezzo a tanti partiti comeuna nave agitata dai venti. Udiva le ragioni degli uni,udiva le opposizioni degli altri. In punto di coraggio e diazioni guerriere egli era incontrastabilmente l’anima deicombattenti, l’ornamento e lo splendore della nazione;ma nel trattare le faccende politiche del paese non pos-sedeva il necessario intendimento, e perciò le di lui riso-luzioni venivano facilmente aggirate. La poca accortez-za e la facile sua credulità il trascinavano in un errore,che gli preparava niente meno che la morte. Gli evidentiapparati, le insinuazioni di pace e le minacce, i vessillidi numerosi eserciti che dentro e d’intorno alla provin-cia spuntavano, non bastavano a frenare gli imprudentitrasporti d’una soverchia ed irragionevole speranza, chead ogni tratto in lui si destavano per opera dei malvagi,

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che colla tirolese sommossa o sottraevano i loro delittiallo sguardo della giustizia, o saziavano i loro intenti dirapina, e i quali spargevano una voce fomentatrice concui facevano credere che la pace, il viglietto dell’arcidu-ca Giovanni, il consiglio paterno della Corte imperiale,le generose promesse del vicerè d’Italia, fossero strata-gemmi del nemico per ingannare e ridurre i tirolesi a de-porre le armi. Questa falsa voce il toglieva dal pensierodel chiesto perdono, il faceva obbliare la lettera scritta aDrouet, e il rendeva tuttavia persistente nella patria dife-sa; sicchè, in luogo di richiamare gli armati tirolesi dallevarie posizioni, e persuaderli alla rassegnazione, conce-deva sconsigliatamente, il dì 31, che ripigliassero learmi, e con queste assalissero i primi posti delle bavarecolonne, che rafforzate da sopraggiunti soccorsi, volta-vano prestamente la fronte, e respingevano gli assalitori.Un fatto chiamava l’altro. Alle ore 9 di questo medesi-mo giorno si movevano altresì le colonne del principeereditario e del generale Wrede contro i difensori delmonte Isel, nel mentre che il generale Raglovich spinge-vasi con un distaccamento ad Ambras, Altrans ed Am-pass, per rompere ai tirolesi la comunicazione della lorodestra col centro, e che il generale Deroy pugnava nelleposizioni di Rattemberg, di Schwatz, di Vernberg, diVolders e di Hall. I tirolesi, che non più combattevanocolla pristina arditezza, avevano ovunque la peggio.Questo produceva il disordine; al disordine succedeva lafuga, e la perdita della poca artiglieria abbandonata sulmonte Isel, acquistato dall’impetuoso e forte assalto del

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che colla tirolese sommossa o sottraevano i loro delittiallo sguardo della giustizia, o saziavano i loro intenti dirapina, e i quali spargevano una voce fomentatrice concui facevano credere che la pace, il viglietto dell’arcidu-ca Giovanni, il consiglio paterno della Corte imperiale,le generose promesse del vicerè d’Italia, fossero strata-gemmi del nemico per ingannare e ridurre i tirolesi a de-porre le armi. Questa falsa voce il toglieva dal pensierodel chiesto perdono, il faceva obbliare la lettera scritta aDrouet, e il rendeva tuttavia persistente nella patria dife-sa; sicchè, in luogo di richiamare gli armati tirolesi dallevarie posizioni, e persuaderli alla rassegnazione, conce-deva sconsigliatamente, il dì 31, che ripigliassero learmi, e con queste assalissero i primi posti delle bavarecolonne, che rafforzate da sopraggiunti soccorsi, volta-vano prestamente la fronte, e respingevano gli assalitori.Un fatto chiamava l’altro. Alle ore 9 di questo medesi-mo giorno si movevano altresì le colonne del principeereditario e del generale Wrede contro i difensori delmonte Isel, nel mentre che il generale Raglovich spinge-vasi con un distaccamento ad Ambras, Altrans ed Am-pass, per rompere ai tirolesi la comunicazione della lorodestra col centro, e che il generale Deroy pugnava nelleposizioni di Rattemberg, di Schwatz, di Vernberg, diVolders e di Hall. I tirolesi, che non più combattevanocolla pristina arditezza, avevano ovunque la peggio.Questo produceva il disordine; al disordine succedeva lafuga, e la perdita della poca artiglieria abbandonata sulmonte Isel, acquistato dall’impetuoso e forte assalto del

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bavaro esercito. Il solo battaglione di Habermann tocca-va in ischiena della città una sconfitta significante; mavenendo in suo aiuto le genti condotte dal generaleRechberg, rinfrancava, e riparava ben presto la perditasofferta.

Drouet facea risuonare ai prostrati tirolesi la gloria diquesti ultimi fatti, e parlava loro così:

ARMATA DI GERMANIACorpo d’armata regio bavaro.

«Tirolesi! Io mandai ad Andrea Hoffer alcuni esem-plari del Proclama di S. A. I. il principe Vicerè d’Italiaavente il supremo comando delle armate, e molti estrattidel trattato di pace conchiuso il 14 ottobre tra S. M.l’Imperatore Napoleone e S. M. l’Imperatore d’Austria,nella speranza che e gli uni e gli altri avesse egli a pub-blicare tantosto per accelerare la vostra sommissione.

«Dal dì 25 fino al 31 ottobre ho aspettato al mio al-loggiamento presso Hall il risultato delle mie pacifichemisure, ma rimasi ingannato nella mia aspettazione. Du-rante il giorno 31 ebbi invece a conoscere che egli di-vulgò a tutto il paese ordini e comandi d’attaccare i pri-mi posti della mia vanguardia. Probabilmente egli fondòle sue speranze sul monte Isel, per suo comando fortifi-cato, e da lui creduto inespugnabile. Un tale prestigiopresto però è scomparso. Questa forte posizione vennepresa da una parte delle mie truppe appena assalita. Lafuga e il disordine succedevano dappertutto. Artiglieriae munizione venivano abbandonate il dì 1 di questo

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bavaro esercito. Il solo battaglione di Habermann tocca-va in ischiena della città una sconfitta significante; mavenendo in suo aiuto le genti condotte dal generaleRechberg, rinfrancava, e riparava ben presto la perditasofferta.

Drouet facea risuonare ai prostrati tirolesi la gloria diquesti ultimi fatti, e parlava loro così:

ARMATA DI GERMANIACorpo d’armata regio bavaro.

«Tirolesi! Io mandai ad Andrea Hoffer alcuni esem-plari del Proclama di S. A. I. il principe Vicerè d’Italiaavente il supremo comando delle armate, e molti estrattidel trattato di pace conchiuso il 14 ottobre tra S. M.l’Imperatore Napoleone e S. M. l’Imperatore d’Austria,nella speranza che e gli uni e gli altri avesse egli a pub-blicare tantosto per accelerare la vostra sommissione.

«Dal dì 25 fino al 31 ottobre ho aspettato al mio al-loggiamento presso Hall il risultato delle mie pacifichemisure, ma rimasi ingannato nella mia aspettazione. Du-rante il giorno 31 ebbi invece a conoscere che egli di-vulgò a tutto il paese ordini e comandi d’attaccare i pri-mi posti della mia vanguardia. Probabilmente egli fondòle sue speranze sul monte Isel, per suo comando fortifi-cato, e da lui creduto inespugnabile. Un tale prestigiopresto però è scomparso. Questa forte posizione vennepresa da una parte delle mie truppe appena assalita. Lafuga e il disordine succedevano dappertutto. Artiglieriae munizione venivano abbandonate il dì 1 di questo

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mese.«E però, Tirolesi! se volete partecipare al perdono che

l’Imperatore Napoleone si è impegnato d’interporre pervoi, affrettatevi di eseguire le condizioni che v’imponeil Proclama di S. A. I. il Vicerè d’Italia. Solamente que-sto mezzo può sottrarvi ad una guerra, che altro scoponon ha che quello dell’intiera rovina del vostro paese.

«Io vi comunico con questa l’estratto della lettera cheAndrea Hoffer mi fece pervenire per certo Thurnvald diSan Leonardo: il tenore di essa diluciderà tutti i vostridubbii, e, lo spero, solleciterà prontamente la intiera vo-stra sommissione.

«Innsbruck, il 3 novembre 1809.«DROUET»

«Generale di divisione.»Quest’esito avevan le cose del Tirolo col finirsi

d’ottobre. Non più rispondeva nei sollevati la costanzaalle determinazioni, non più la celerità all’esecuzione.Di mano in mano che cadeva in essi la speranza, cadevala concordia dei loro sentimenti, cadeva la volontà delcombattere; il timore spargeva negli animi loro il suopossente dominio, e scemava la presunzione delle passa-te prosperità.

Il commissario Roschmann, veggendo omai tutto per-duto, affrettava la sua partenza dal Tirolo. Da Steinach,dove avea seguíto il comandante supremo della nazione,dirigevasi alla volta di Bolzano. Munitosi quivi di unpassaporto colla qualificazione di mercante, si accinse a

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mese.«E però, Tirolesi! se volete partecipare al perdono che

l’Imperatore Napoleone si è impegnato d’interporre pervoi, affrettatevi di eseguire le condizioni che v’imponeil Proclama di S. A. I. il Vicerè d’Italia. Solamente que-sto mezzo può sottrarvi ad una guerra, che altro scoponon ha che quello dell’intiera rovina del vostro paese.

«Io vi comunico con questa l’estratto della lettera cheAndrea Hoffer mi fece pervenire per certo Thurnvald diSan Leonardo: il tenore di essa diluciderà tutti i vostridubbii, e, lo spero, solleciterà prontamente la intiera vo-stra sommissione.

«Innsbruck, il 3 novembre 1809.«DROUET»

«Generale di divisione.»Quest’esito avevan le cose del Tirolo col finirsi

d’ottobre. Non più rispondeva nei sollevati la costanzaalle determinazioni, non più la celerità all’esecuzione.Di mano in mano che cadeva in essi la speranza, cadevala concordia dei loro sentimenti, cadeva la volontà delcombattere; il timore spargeva negli animi loro il suopossente dominio, e scemava la presunzione delle passa-te prosperità.

Il commissario Roschmann, veggendo omai tutto per-duto, affrettava la sua partenza dal Tirolo. Da Steinach,dove avea seguíto il comandante supremo della nazione,dirigevasi alla volta di Bolzano. Munitosi quivi di unpassaporto colla qualificazione di mercante, si accinse a

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viaggiare fuggiascamente, e per la via d’Engadina pene-trò, con fatica e fra i pericoli, nella Svizzera. Da qui vol-se il cammino verso la Svevia, la Boemia, e da Praga li-beramente a Vienna. La partenza di Roschmann offrivaai tirolesi un nuovo incidente per accelerare la pienaloro sommissione; ma se omai era dal destino segnata laloro caduta, non era però suonata ancor l’ora del fine ditante loro sciagure.

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viaggiare fuggiascamente, e per la via d’Engadina pene-trò, con fatica e fra i pericoli, nella Svizzera. Da qui vol-se il cammino verso la Svevia, la Boemia, e da Praga li-beramente a Vienna. La partenza di Roschmann offrivaai tirolesi un nuovo incidente per accelerare la pienaloro sommissione; ma se omai era dal destino segnata laloro caduta, non era però suonata ancor l’ora del fine ditante loro sciagure.

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CAPITOLO XII.

L’ostinatezza d’alcuni capi aizzata da alcuni stranieri e fuoruscitimantiene ancora in qualche parte del Tirolo tedesco la fiammadella sollevazione. Certo Kolb si distingue fra quelli, e ingannail credulo Hoffer sottraendo lettere a lui indirizzate. Hoffer in-culca resistenza a fronte degli eserciti nemici che l’attorniano.Sui monti intorno a Bolzano, alla Chiusa di Mühlbach, sullealture di Spingel, Merorsen e di Rodeneck si affollano tirolesiarmati. A Bolzano, il general Peyri, rientrato in Tirolo, è postoin pericolo. Ei viene liberato dalla gente del generale Vial. Inapoleoniani rinvigoriscono; i tirolesi cedono intorno a Bolza-no, e rientrano ai loro focolari. Qui han fine le scene del Tirolomeridionale, salvo quelle di stranieri e disertori. S’ode il can-none nelle valli di Ziller e di Wintschgau. A Zell s’accendeuna grave zuffa. Il valor tirolese qui mostrasi novellamente;così alla Chiusa di Mühlbach, dove Rusca infierì. Ritorno de’Deputati inviati al vicerè. Sua risposta ai medesimi, e passa-porti loro rilasciati per emigrare. Dichiarazione esortatrice diHoffer per la quiete. Altra consimile del vescovo di Bressano-ne. Riunione de’ due principali eserciti in Bressanone. Ordinesevero del vicerè contro i renitenti stranieri. Sua partenza perParigi, a motivo del matrimonio di Napoleone coll’arciduches-sa Maria Luigia. Il generale Baraguey d’Hilliers comanda insua vece. Nuova sommossa de’ tirolesi della Passiria, cagiona-ta dalla tirannia dei generali Rusca e Barbau ecc. Hoffer è for-zato a notificarla e ad emettere un eccitamento. Kolb n’ha granparte. La sommossa si propaga nella Valle di Venosta,

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CAPITOLO XII.

L’ostinatezza d’alcuni capi aizzata da alcuni stranieri e fuoruscitimantiene ancora in qualche parte del Tirolo tedesco la fiammadella sollevazione. Certo Kolb si distingue fra quelli, e ingannail credulo Hoffer sottraendo lettere a lui indirizzate. Hoffer in-culca resistenza a fronte degli eserciti nemici che l’attorniano.Sui monti intorno a Bolzano, alla Chiusa di Mühlbach, sullealture di Spingel, Merorsen e di Rodeneck si affollano tirolesiarmati. A Bolzano, il general Peyri, rientrato in Tirolo, è postoin pericolo. Ei viene liberato dalla gente del generale Vial. Inapoleoniani rinvigoriscono; i tirolesi cedono intorno a Bolza-no, e rientrano ai loro focolari. Qui han fine le scene del Tirolomeridionale, salvo quelle di stranieri e disertori. S’ode il can-none nelle valli di Ziller e di Wintschgau. A Zell s’accendeuna grave zuffa. Il valor tirolese qui mostrasi novellamente;così alla Chiusa di Mühlbach, dove Rusca infierì. Ritorno de’Deputati inviati al vicerè. Sua risposta ai medesimi, e passa-porti loro rilasciati per emigrare. Dichiarazione esortatrice diHoffer per la quiete. Altra consimile del vescovo di Bressano-ne. Riunione de’ due principali eserciti in Bressanone. Ordinesevero del vicerè contro i renitenti stranieri. Sua partenza perParigi, a motivo del matrimonio di Napoleone coll’arciduches-sa Maria Luigia. Il generale Baraguey d’Hilliers comanda insua vece. Nuova sommossa de’ tirolesi della Passiria, cagiona-ta dalla tirannia dei generali Rusca e Barbau ecc. Hoffer è for-zato a notificarla e ad emettere un eccitamento. Kolb n’ha granparte. La sommossa si propaga nella Valle di Venosta,

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dell’Enno e di Wintschgau con danno grande del nemico. Letirolesi donne vi partecipano, spogliando delle armi i prigio-nieri. Guardia cittadina eretta a Riva per liberarsi dagli armatistranieri che la molestavano. Attentati di questi ultimi e lorodisperazione. Timore e fuga di alcune famiglie di Riva. Laguardia viene ingrandita d’intelligenza con Arco, Torbole eNago. Disposizioni del generale Vial per distruggere detta gen-te. In Tione vengono moschettati 52 individui, e con ciò fini-sce la scena nel Tirolo meridionale. Risoluzione di Baragueyd’Hilliers per frenare i tirolesi nella Val Venosta e in Passiria.Suoi mezzi usati a risparmio del sangue. Suo abboccamentocol capo Holzkneckt, e sua unione colle truppe bavare in Win-tschgau. Scomparimento di Hoffer. Kolb persiste nella difesaalle sponde dell’Eisack. Sua fuga nell’Austria. Speckbacker eHaspingher fuggono prima di Kolb. Proclama di Baragueyd’Hilliers. Sue disposizioni pel governo de’ circoli dell’Adigee dell’Eisak. Ultime scene sanguinose nella Pusteria. Sommis-sione e tranquillità generale. Conclusione.

Pareva, in sul cominciare di novembre, che il Tirolo,conquassato da tante calamità, e all’ultimo grado delladepressione condotto, avesse una volta a riposarsi. Èstanca l’afflittissima penna in rappresentare dolorosescene; ma, a compimento dell’assunto disegno, devevincere la ripugnanza. Il moltiplicare dei pericoli, inluogo di produrre la calma, moltiplicava in alcuni l’osti-nazione, fomentata dalle bande dei facinorosi e de’ sol-dati stranieri, che sbaragliate da una parte, sorgevanodall’altra, talchè la provincia veniva messa a terrore, aruba ed a sangue. In sì orribili ravvolgimenti gli scelle-rati stranieri trionfavano, e più che perdere, acquistava-

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dell’Enno e di Wintschgau con danno grande del nemico. Letirolesi donne vi partecipano, spogliando delle armi i prigio-nieri. Guardia cittadina eretta a Riva per liberarsi dagli armatistranieri che la molestavano. Attentati di questi ultimi e lorodisperazione. Timore e fuga di alcune famiglie di Riva. Laguardia viene ingrandita d’intelligenza con Arco, Torbole eNago. Disposizioni del generale Vial per distruggere detta gen-te. In Tione vengono moschettati 52 individui, e con ciò fini-sce la scena nel Tirolo meridionale. Risoluzione di Baragueyd’Hilliers per frenare i tirolesi nella Val Venosta e in Passiria.Suoi mezzi usati a risparmio del sangue. Suo abboccamentocol capo Holzkneckt, e sua unione colle truppe bavare in Win-tschgau. Scomparimento di Hoffer. Kolb persiste nella difesaalle sponde dell’Eisack. Sua fuga nell’Austria. Speckbacker eHaspingher fuggono prima di Kolb. Proclama di Baragueyd’Hilliers. Sue disposizioni pel governo de’ circoli dell’Adigee dell’Eisak. Ultime scene sanguinose nella Pusteria. Sommis-sione e tranquillità generale. Conclusione.

Pareva, in sul cominciare di novembre, che il Tirolo,conquassato da tante calamità, e all’ultimo grado delladepressione condotto, avesse una volta a riposarsi. Èstanca l’afflittissima penna in rappresentare dolorosescene; ma, a compimento dell’assunto disegno, devevincere la ripugnanza. Il moltiplicare dei pericoli, inluogo di produrre la calma, moltiplicava in alcuni l’osti-nazione, fomentata dalle bande dei facinorosi e de’ sol-dati stranieri, che sbaragliate da una parte, sorgevanodall’altra, talchè la provincia veniva messa a terrore, aruba ed a sangue. In sì orribili ravvolgimenti gli scelle-rati stranieri trionfavano, e più che perdere, acquistava-

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no; laddove i tirolesi, dominati soltanto dall’amor pa-trio, perdevano, sacrificavano e morivano. Il tenacissi-mo Kolb, uno degli inframmettenti capi della solleva-zione, colla sua mente accendibile e magnificatrice pre-dicava scioccamente in questi estremi momenti, sottopena di morte, la più ostinata difesa, accompagnando gliaudaci eccitamenti con mille bindolerie per volgere lagente a suo grado, e guadagnare principalmente il pie-ghevole animo del supremo comandante. Asseriva, ver-bigrazia, essergli comparsa la Beata Vergine Maria pro-mettendo alla sacra causa la di lei assistenza; assicuraval’Hoffer che le notizie di pace e di sconfitte a dannodell’Austria erano fanfaluche inventate dagli inimici;che all’opposto l’arciduca Giovanni veniva con un po-tente esercito a sostenere il Tirolo, e già si approssimavaa Sachsenburg, e che nella Pusteria udivasi il rombo del-le sue cannonate. Per di lui maneggio venivano intercet-tate alcune lettere ammonitrici dirette allo stesso Hoffer.Egli fu appunto per queste ed altre consimili dicerie, eprincipalmente per opera di Kolb, che Hoffer con unacircolare del 3 novembre avvertiva inconsideratamentetutti i capi di stare fermi nelle possedute posizioni sinoal ritorno dei deputati spediti al vicerè, e di respingeresotto lor garanzia la forza colla forza, qualora venisseroattaccati dal nemico. Il linguaggio di Hoffer potevamantenere ancora in vita l’entusiasmo nazionale, quan-tunque gli animi fossero inviliti ed affranti per le duratefatiche, le sofferte angoscie e ruine, attoniti e titubantiper le sovrastanti calamità, e molto discordi nei loro vo-

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no; laddove i tirolesi, dominati soltanto dall’amor pa-trio, perdevano, sacrificavano e morivano. Il tenacissi-mo Kolb, uno degli inframmettenti capi della solleva-zione, colla sua mente accendibile e magnificatrice pre-dicava scioccamente in questi estremi momenti, sottopena di morte, la più ostinata difesa, accompagnando gliaudaci eccitamenti con mille bindolerie per volgere lagente a suo grado, e guadagnare principalmente il pie-ghevole animo del supremo comandante. Asseriva, ver-bigrazia, essergli comparsa la Beata Vergine Maria pro-mettendo alla sacra causa la di lei assistenza; assicuraval’Hoffer che le notizie di pace e di sconfitte a dannodell’Austria erano fanfaluche inventate dagli inimici;che all’opposto l’arciduca Giovanni veniva con un po-tente esercito a sostenere il Tirolo, e già si approssimavaa Sachsenburg, e che nella Pusteria udivasi il rombo del-le sue cannonate. Per di lui maneggio venivano intercet-tate alcune lettere ammonitrici dirette allo stesso Hoffer.Egli fu appunto per queste ed altre consimili dicerie, eprincipalmente per opera di Kolb, che Hoffer con unacircolare del 3 novembre avvertiva inconsideratamentetutti i capi di stare fermi nelle possedute posizioni sinoal ritorno dei deputati spediti al vicerè, e di respingeresotto lor garanzia la forza colla forza, qualora venisseroattaccati dal nemico. Il linguaggio di Hoffer potevamantenere ancora in vita l’entusiasmo nazionale, quan-tunque gli animi fossero inviliti ed affranti per le duratefatiche, le sofferte angoscie e ruine, attoniti e titubantiper le sovrastanti calamità, e molto discordi nei loro vo-

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leri. Drouet, ignaro della circolare anzidetta, bandiva laseguente ordinazione.

ARMATA DI GERMANIACorpo d’armata regio bavaro.

«La precisa dichiarazione dell’atto di sommissione,che in questo punto mi ha mandato Andrea Hoffer, miragguaglia che questi divolgò agli abitanti traviati gli or-dini opportuni perchè riedano alle loro case, e deponga-no le armi, per indi attendere la grazia del perdono, cheda S. M. l’Imperatore Napoleone si è assunto d’interce-dere.

«Non potendo pertanto aver più luogo alcun pretestodi sollevazione, si mette a cognizione che colui, che 24ore dopo la pubblicazione del presente decreto, verràpreso colle armi in mano, sarà considerato come assassi-no, e come tale sul fatto appiccato.

«Ogni giudice, podestà, o qualsiasi altra autorità noti-ficherà tantosto al più vicino Comando militare sedentenel rispettivo distretto quel forestiere, o quell’abitante,che colle parole o colle azioni tentasse di stimolare lacontrada a nuove turbolenze. Ogni comandante militare,sì tosto che quest’avviso avrà ricevuto, prenderà le ne-cessarie misure per arrestare simile gente.

«Ogni villaggio, ogni comune, ogni luogo nel qualeverrà praticato qualsiasi sorta d’offese, o prepotenzaverso il militare, od altre persone, verrà condannato aduna multa di fior. 1000, e nel replicato caso verrà abbru-ciato il villaggio, od il luogo, ove fu fatta l’offesa, o

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leri. Drouet, ignaro della circolare anzidetta, bandiva laseguente ordinazione.

ARMATA DI GERMANIACorpo d’armata regio bavaro.

«La precisa dichiarazione dell’atto di sommissione,che in questo punto mi ha mandato Andrea Hoffer, miragguaglia che questi divolgò agli abitanti traviati gli or-dini opportuni perchè riedano alle loro case, e deponga-no le armi, per indi attendere la grazia del perdono, cheda S. M. l’Imperatore Napoleone si è assunto d’interce-dere.

«Non potendo pertanto aver più luogo alcun pretestodi sollevazione, si mette a cognizione che colui, che 24ore dopo la pubblicazione del presente decreto, verràpreso colle armi in mano, sarà considerato come assassi-no, e come tale sul fatto appiccato.

«Ogni giudice, podestà, o qualsiasi altra autorità noti-ficherà tantosto al più vicino Comando militare sedentenel rispettivo distretto quel forestiere, o quell’abitante,che colle parole o colle azioni tentasse di stimolare lacontrada a nuove turbolenze. Ogni comandante militare,sì tosto che quest’avviso avrà ricevuto, prenderà le ne-cessarie misure per arrestare simile gente.

«Ogni villaggio, ogni comune, ogni luogo nel qualeverrà praticato qualsiasi sorta d’offese, o prepotenzaverso il militare, od altre persone, verrà condannato aduna multa di fior. 1000, e nel replicato caso verrà abbru-ciato il villaggio, od il luogo, ove fu fatta l’offesa, o

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commessa la prepotenza.«Se contro ogni speranza venisse attaccata la perso-

nale sicurezza del generale comandante, e delle personemilitari, o pure venisse urtata la proprietà dei pacificiabitanti, in questi casi l’autorità del luogo deve arrestarei colpevoli, e consegnarli al prossimo comando militare,da cui verranno esemplarmente castigati.

«Dal quartier generale d’Innsbruck, li 4 novembre1809.

«DROUET»«Generale di divisione.»

Intanto gli eserciti confederati s’inoltravano nelle vi-scere del territorio tirolese. L’armata bavara inondava lavalle superiore ed inferiore dell’Enno, e con una fortecolonna volgeva a Steinach per indi valicare il monteBrenner. Era questa composta del settimo reggimento dilinea, del battaglione leggiero Laroche, di uno squadro-ne di cavalli, e di alcuni pezzi d’artiglieria. Il generaleconte Bekers n’avea l’immediato comando. Nella Puste-ria entrava un esercito napoleoniano, che vittorioso re-trocedeva dalle terre dell’Austria: il generale Rusca neguidava l’antiguardo, che il dì 4 novembre s’impadronìdi Bruneck. Nel medesimo giorno il generale Peyri oc-cupava Bolzano con una brigata di francesi ed italianiproveniente dall’alta Piave per la strada di Santa Martae Sant’Udalrico, fra Bolzano e Bressanone, ed il genera-le Vial, partito da Trento, si avanzava di concerto collasua colonna per la via dell’Adige lungo la strada posta-

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commessa la prepotenza.«Se contro ogni speranza venisse attaccata la perso-

nale sicurezza del generale comandante, e delle personemilitari, o pure venisse urtata la proprietà dei pacificiabitanti, in questi casi l’autorità del luogo deve arrestarei colpevoli, e consegnarli al prossimo comando militare,da cui verranno esemplarmente castigati.

«Dal quartier generale d’Innsbruck, li 4 novembre1809.

«DROUET»«Generale di divisione.»

Intanto gli eserciti confederati s’inoltravano nelle vi-scere del territorio tirolese. L’armata bavara inondava lavalle superiore ed inferiore dell’Enno, e con una fortecolonna volgeva a Steinach per indi valicare il monteBrenner. Era questa composta del settimo reggimento dilinea, del battaglione leggiero Laroche, di uno squadro-ne di cavalli, e di alcuni pezzi d’artiglieria. Il generaleconte Bekers n’avea l’immediato comando. Nella Puste-ria entrava un esercito napoleoniano, che vittorioso re-trocedeva dalle terre dell’Austria: il generale Rusca neguidava l’antiguardo, che il dì 4 novembre s’impadronìdi Bruneck. Nel medesimo giorno il generale Peyri oc-cupava Bolzano con una brigata di francesi ed italianiproveniente dall’alta Piave per la strada di Santa Martae Sant’Udalrico, fra Bolzano e Bressanone, ed il genera-le Vial, partito da Trento, si avanzava di concerto collasua colonna per la via dell’Adige lungo la strada posta-

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le, e sopra gli asprissimi monti situati a destra di SanMichele, di Salorno e di Egna, attraversando orride bal-ze e spaventevoli precipizii, in modo che alcuni de’ suoivi perdettero la vita. Potenti eserciti facevansi ad insan-guinare il desolato Tirolo, e congruenti fatti tenevanodietro alle orgogliose parole dei vincitori di Wagram.

Nelle vicinanze di San Sigismondo, poco lungi daBruneck, rannodavasi la massa dei sollevati. Quella chemilitava sulle sponde dell’Adige, dopo aver battuto con-tro la gente di Vial, indi contro quella del Peyri, che piùda vicino infestava, sparpagliavasi sui monti, che cingo-no la città di Bolzano. Alla chiusa di Mühlbach si trin-ceravano col loro centro gli armati contadini sotto il co-mando di Pietro Mayer, oste della Mahr. Sui monti diSpinges e Merorsen era postata la loro ala sinistra co-mandata da Pietro Kemmater di Schabs. L’ala destra oc-cupava i monti di Rodenech, e le profondità del mormo-reggiante torrente Rienz, sotto gli ordini del contadinoKofler di Mülland. I sollevati, che accerchiavano Bolza-no, ordivano il dì 5 un combattimento, all’intento dimettervi alle strette il Peyri, e d’imprigionarlo con tuttala sua brigata. Venuto il Peyri per una spia a cognizionedell’ardito disegno, mandava issofatto un messo al ge-nerale Vial, tanto per essere provveduto di munizione,quanto per avvisarlo del pericolo che gli sovrastava,soggiungendo che se un buon nervo de’ suoi soldati nonaccorreva a porgergli un sollecito soccorso contro lamoltitudine che il teneva serrato, era alla vigilia di per-dere tutto, e persino sè stesso. Egli ignorava l’ultimo

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le, e sopra gli asprissimi monti situati a destra di SanMichele, di Salorno e di Egna, attraversando orride bal-ze e spaventevoli precipizii, in modo che alcuni de’ suoivi perdettero la vita. Potenti eserciti facevansi ad insan-guinare il desolato Tirolo, e congruenti fatti tenevanodietro alle orgogliose parole dei vincitori di Wagram.

Nelle vicinanze di San Sigismondo, poco lungi daBruneck, rannodavasi la massa dei sollevati. Quella chemilitava sulle sponde dell’Adige, dopo aver battuto con-tro la gente di Vial, indi contro quella del Peyri, che piùda vicino infestava, sparpagliavasi sui monti, che cingo-no la città di Bolzano. Alla chiusa di Mühlbach si trin-ceravano col loro centro gli armati contadini sotto il co-mando di Pietro Mayer, oste della Mahr. Sui monti diSpinges e Merorsen era postata la loro ala sinistra co-mandata da Pietro Kemmater di Schabs. L’ala destra oc-cupava i monti di Rodenech, e le profondità del mormo-reggiante torrente Rienz, sotto gli ordini del contadinoKofler di Mülland. I sollevati, che accerchiavano Bolza-no, ordivano il dì 5 un combattimento, all’intento dimettervi alle strette il Peyri, e d’imprigionarlo con tuttala sua brigata. Venuto il Peyri per una spia a cognizionedell’ardito disegno, mandava issofatto un messo al ge-nerale Vial, tanto per essere provveduto di munizione,quanto per avvisarlo del pericolo che gli sovrastava,soggiungendo che se un buon nervo de’ suoi soldati nonaccorreva a porgergli un sollecito soccorso contro lamoltitudine che il teneva serrato, era alla vigilia di per-dere tutto, e persino sè stesso. Egli ignorava l’ultimo

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avanzamento del general Vial, e quindi sì grande in lui ilconcepito timore, che nella notte innanzi al giorno 6pregò il locandiere della Posta, ove era alloggiato, di ri-cevere una borsa di monete d’oro, perchè nell’eventodella sua perdita volesse inviarla a Mantova, alla di luiconsorte.

All’alba del dì 6 i tirolesi calavano con forte cuore daimonti per serrare maggiormente il nemico in Bolzano.Scoraggiati i napoleoniani, sì per la pochissima muni-zione ch’aveano, che per la triste situazione in cui si tro-vavano, riscontrarono alla disperata l’assalto. Per buonaloro ventura la lettera del Peyri era giunta il dì 5 a Salor-no nelle mani di Vial. Udendo questi come l’intiera bri-gata stava a discrezione di un nemico da lui creduto vin-to e disperso, spediva con ogni celerità in soccorso delpericolante Peyri il generale Digonet con un drappellodi cavalli, e con un corpo di fanti, che a presti passi se-guitavanlo alla staffa, poichè l’incessante tuonare dellamoschetteria avvertiva che il Peyri era già impegnatonella zuffa. Di fatto i suoi soldati cominciavano già adavere la peggio, ad essere molto scompigliati, molto in-timoriti dalla calca che addosso loro veniva, e vicinissi-mi ad arrendersi. In questo estremo sopraggiungeva co’suoi Digonet, frammischiandosi furiosamente nell’azio-ne. Ravvisando i soldati di Peyri il sopraggiunto soccor-so, riprendevano vigore, e tutt’ad un tratto i vinti com-parivano vincitori. I sollevati, cangiando il coraggio intimore, riascendevano i monti, rientravano ai loro foco-lari, ed imitando l’esempio dei cittadini di Bolzano, già

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avanzamento del general Vial, e quindi sì grande in lui ilconcepito timore, che nella notte innanzi al giorno 6pregò il locandiere della Posta, ove era alloggiato, di ri-cevere una borsa di monete d’oro, perchè nell’eventodella sua perdita volesse inviarla a Mantova, alla di luiconsorte.

All’alba del dì 6 i tirolesi calavano con forte cuore daimonti per serrare maggiormente il nemico in Bolzano.Scoraggiati i napoleoniani, sì per la pochissima muni-zione ch’aveano, che per la triste situazione in cui si tro-vavano, riscontrarono alla disperata l’assalto. Per buonaloro ventura la lettera del Peyri era giunta il dì 5 a Salor-no nelle mani di Vial. Udendo questi come l’intiera bri-gata stava a discrezione di un nemico da lui creduto vin-to e disperso, spediva con ogni celerità in soccorso delpericolante Peyri il generale Digonet con un drappellodi cavalli, e con un corpo di fanti, che a presti passi se-guitavanlo alla staffa, poichè l’incessante tuonare dellamoschetteria avvertiva che il Peyri era già impegnatonella zuffa. Di fatto i suoi soldati cominciavano già adavere la peggio, ad essere molto scompigliati, molto in-timoriti dalla calca che addosso loro veniva, e vicinissi-mi ad arrendersi. In questo estremo sopraggiungeva co’suoi Digonet, frammischiandosi furiosamente nell’azio-ne. Ravvisando i soldati di Peyri il sopraggiunto soccor-so, riprendevano vigore, e tutt’ad un tratto i vinti com-parivano vincitori. I sollevati, cangiando il coraggio intimore, riascendevano i monti, rientravano ai loro foco-lari, ed imitando l’esempio dei cittadini di Bolzano, già

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sommessi intieramente insin dai primi momenti che ilgeneral Vial fissò in Trento il suo alloggiamento, offri-vano alla fine ubbidienza al governo francese, svezzan-dosi tutt’ad un tratto dal pensiero della patria difesa, cheormai giudicavano fallita.

Gli apparati formidabili del nemico, l’evidente e vici-no pericolo non aveano però abbastanza impressionati eridotti alla rassegnazione i tirolesi tedeschi. I disperaticonsigli degli sconsigliati capi, e di coloro che colla sol-levazione sottraevano i lor delitti alla spada della giusti-zia, o alimentavano il loro interesse colle rapine, eranotuttavia fatalmente ascoltati. Chi proponeva più sbale-strato il partito, era miglior tirolese creduto ed applaudi-to; a tanta cecità l’amor della patria conduceva l’intellet-to degl’infelici settentrionali. Vedevano essi che non piùsi trattava di vincere o di perdere, ma di vivere o di mo-rire; vedevano l’avvicinato sterminio, e l’affrontavano;il dar morte, o riceverla, era omai divenuto per essitutt’uno; se la difesa non gioverà alla libertà della patria,gioverà almeno, dicevano essi, a scampare una servitùdella morte peggiore, oppure ad acquistare il premio delmondo sempiterno. Veniamo ai fatti.

Nelle valli di Ziller e di Wintzgau s’udiva tuonare ilcannone; una brigata proveniente da Salisburgo, e gui-data dal generale conte Minucci, attaccava a Zell il dì 6un corpo di sollevati comandato da Giuseppe Zöggele diSarnthal, confidente di Hoffer, ed intento ad assalire datergo una bavara colonna. Dilatavasi il combattimentoin sulle alture, ove il bavaro reggimento d’infanteria

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sommessi intieramente insin dai primi momenti che ilgeneral Vial fissò in Trento il suo alloggiamento, offri-vano alla fine ubbidienza al governo francese, svezzan-dosi tutt’ad un tratto dal pensiero della patria difesa, cheormai giudicavano fallita.

Gli apparati formidabili del nemico, l’evidente e vici-no pericolo non aveano però abbastanza impressionati eridotti alla rassegnazione i tirolesi tedeschi. I disperaticonsigli degli sconsigliati capi, e di coloro che colla sol-levazione sottraevano i lor delitti alla spada della giusti-zia, o alimentavano il loro interesse colle rapine, eranotuttavia fatalmente ascoltati. Chi proponeva più sbale-strato il partito, era miglior tirolese creduto ed applaudi-to; a tanta cecità l’amor della patria conduceva l’intellet-to degl’infelici settentrionali. Vedevano essi che non piùsi trattava di vincere o di perdere, ma di vivere o di mo-rire; vedevano l’avvicinato sterminio, e l’affrontavano;il dar morte, o riceverla, era omai divenuto per essitutt’uno; se la difesa non gioverà alla libertà della patria,gioverà almeno, dicevano essi, a scampare una servitùdella morte peggiore, oppure ad acquistare il premio delmondo sempiterno. Veniamo ai fatti.

Nelle valli di Ziller e di Wintzgau s’udiva tuonare ilcannone; una brigata proveniente da Salisburgo, e gui-data dal generale conte Minucci, attaccava a Zell il dì 6un corpo di sollevati comandato da Giuseppe Zöggele diSarnthal, confidente di Hoffer, ed intento ad assalire datergo una bavara colonna. Dilatavasi il combattimentoin sulle alture, ove il bavaro reggimento d’infanteria

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Duca Carlo dava prove di un’eroica intrepidezza. Inquesto fatto si ravvisavano gli ultimi trionfi del valor ti-rolese, imperciocchè i combattenti bavari venivano rei-terate volte ributtati dalle furenti masse nazionali, lequali pei soccorsi di fanti e di cavalli sopraggiunti allaparte bavara il dì 7, si disperdevano fra le gole di Maje-rhof.

Cominciando da questo giorno sino ai 9 di mattina lacolonna del generale Bekers, che, come toccammo, mar-ciava alla volta del Brenner per congiungersi colle le-gioni napoleoniane già entrate nella Pusteria, venivamolestata lungo la sua marcia dalle squadre de’ solleva-ti, che costeggiavano la strada postale. Il general Ruscaassaltava, il dì 8, a forza ed a furia la chiusa di Mühlba-ch, dove stava adunato il nervo principale, ed il centrodelle respiranti forze tirolesi. Qui sorgeva una mischiaveramente accanita: ambidue le parti erano risolute dipiù tosto morire, che cedere. Dubbia pendeva lunga pez-za la vittoria; gl’imberciatori tirolesi con poche morti eferite ferivano terribilmente i napoleoniani senza sbigot-tirsi del loro impetuoso assalto, fulminando colle carabi-ne nelle spesse lor squadre, atterrando le file intere, di-fendendo bravamente la posseduta trincea, e supplendocol nazionale coraggio là, dove mancavano le forze. Inapoleoniani, rimettendosi, menavano aspramente lemani in ravvisando la mortalità che di loro accadeva;davano dentro con molto furore, cercando di avvicinarsie di venire alle strette. Il Rusca arrabbiava non poco neldover ammirare in gente perduta una tanto soverchia re-

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Duca Carlo dava prove di un’eroica intrepidezza. Inquesto fatto si ravvisavano gli ultimi trionfi del valor ti-rolese, imperciocchè i combattenti bavari venivano rei-terate volte ributtati dalle furenti masse nazionali, lequali pei soccorsi di fanti e di cavalli sopraggiunti allaparte bavara il dì 7, si disperdevano fra le gole di Maje-rhof.

Cominciando da questo giorno sino ai 9 di mattina lacolonna del generale Bekers, che, come toccammo, mar-ciava alla volta del Brenner per congiungersi colle le-gioni napoleoniane già entrate nella Pusteria, venivamolestata lungo la sua marcia dalle squadre de’ solleva-ti, che costeggiavano la strada postale. Il general Ruscaassaltava, il dì 8, a forza ed a furia la chiusa di Mühlba-ch, dove stava adunato il nervo principale, ed il centrodelle respiranti forze tirolesi. Qui sorgeva una mischiaveramente accanita: ambidue le parti erano risolute dipiù tosto morire, che cedere. Dubbia pendeva lunga pez-za la vittoria; gl’imberciatori tirolesi con poche morti eferite ferivano terribilmente i napoleoniani senza sbigot-tirsi del loro impetuoso assalto, fulminando colle carabi-ne nelle spesse lor squadre, atterrando le file intere, di-fendendo bravamente la posseduta trincea, e supplendocol nazionale coraggio là, dove mancavano le forze. Inapoleoniani, rimettendosi, menavano aspramente lemani in ravvisando la mortalità che di loro accadeva;davano dentro con molto furore, cercando di avvicinarsie di venire alle strette. Il Rusca arrabbiava non poco neldover ammirare in gente perduta una tanto soverchia re-

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sistenza e tanta tracotanza. Nel bollore dell’ira sua untiro di carabina tirolese cagionavagli una leggiere ferita,e però, usando dell’occasione che gli si era mostrata, or-dinava che come le artiglierie guastar dovevano da lon-tano, le baionette guastassero da vicino, ed avviava undistaccamento della sua colonna per una gola del monte,non osservata sufficientemente dalla parte avversaria.Per esso circondava a dritta i tirolesi, gli assaliva adun’ora alle terga, e li costringeva a rimettersi dalla dife-sa. Sopraffatti in fiero modo dall’inopinata diversione,essi pigliavano la via dei monti, ed arrampicando suressi a destra ed a stanca spartitamente, volteggiavano inaltra posizione, abbandonando al nemico il difeso luogo.Entrava poscia a viva forza il Rusca coi destri e veteranisoldati. Accoppiando la vendetta al furore, mandava egliil villaggio alle fiamme, unitamente agli uccisi difenso-ri. La penna sottace le abbominevoli cose, gli effettidell’immensa rabbia, della sfogata vendetta, le orribilità,le rapine, le uccisioni eseguite con barbari e terribilimodi dalla furibonda soldatesca, aizzata dall’animo fie-ro e vendicativo del condottiere11. Misurando le perdite,quella del Rusca superava di gran lunga: i morti e i feritidell’arrischiata sua truppa ascendevano a più centinaja; itirolesi non ne contavano che venti circa.

In questa stessa giornata ritornavano da Villaco imandatari di Hoffer. Le loro preghiere furono dal vicerè11 Il tirannico contegno usato dal generale Rusca contro i tirolesi

mosse Napoleone a decretarne in appresso la dimissione. Nel1814 entrò di nuovo al servizio dell’imperatore.

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sistenza e tanta tracotanza. Nel bollore dell’ira sua untiro di carabina tirolese cagionavagli una leggiere ferita,e però, usando dell’occasione che gli si era mostrata, or-dinava che come le artiglierie guastar dovevano da lon-tano, le baionette guastassero da vicino, ed avviava undistaccamento della sua colonna per una gola del monte,non osservata sufficientemente dalla parte avversaria.Per esso circondava a dritta i tirolesi, gli assaliva adun’ora alle terga, e li costringeva a rimettersi dalla dife-sa. Sopraffatti in fiero modo dall’inopinata diversione,essi pigliavano la via dei monti, ed arrampicando suressi a destra ed a stanca spartitamente, volteggiavano inaltra posizione, abbandonando al nemico il difeso luogo.Entrava poscia a viva forza il Rusca coi destri e veteranisoldati. Accoppiando la vendetta al furore, mandava egliil villaggio alle fiamme, unitamente agli uccisi difenso-ri. La penna sottace le abbominevoli cose, gli effettidell’immensa rabbia, della sfogata vendetta, le orribilità,le rapine, le uccisioni eseguite con barbari e terribilimodi dalla furibonda soldatesca, aizzata dall’animo fie-ro e vendicativo del condottiere11. Misurando le perdite,quella del Rusca superava di gran lunga: i morti e i feritidell’arrischiata sua truppa ascendevano a più centinaja; itirolesi non ne contavano che venti circa.

In questa stessa giornata ritornavano da Villaco imandatari di Hoffer. Le loro preghiere furono dal vicerè11 Il tirannico contegno usato dal generale Rusca contro i tirolesi

mosse Napoleone a decretarne in appresso la dimissione. Nel1814 entrò di nuovo al servizio dell’imperatore.

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benignamente udite ed accolte. Persuaso egli, che i tiro-lesi si fossero veramente riconosciuti dei loro errori, espaventati dalla grandezza degli apparecchi militari cheil Tirolo altamente minacciavano, rispondeva il dì 5 aideputati in questi gravi accenti:

«Per mezzo dei vostri incaricati ricevetti, o deputati,il foglio che mi addrizzaste. Con piacere scorgo da quel-lo, che, memori finalmente del proprio interesse, vi sietedeterminati di ristabilire la pace nella vostra patria, e diriporre ogni confidenza nella grandezza d’animo di S.M. l’imperatore dei Francesi e re d’Italia.

«Mi riuscirebbe assai doloroso, se dovessi usare laforza contro d’un popolo reso già infelice dalla seduzio-ne, e mi sarà quindi grato, se potrò notificare a S. M.l’imperatore che il Tirolo si sottomise senza spargereuna goccia di sangue dei suoi abitanti.

«Solo questo debbo dirvi ancora: conoscete la miaProclamazione? cercate dunque di corrispondere da par-te vostra al contenuto della stessa, e non dubitate, chequanto vi promisi in quella, sarà mantenuto. L’imperato-re vi assicurò del perdono, e Napoleone mantiene quelche promette.

«Ai generali dell’armata, che ho l’onor di guidare,diedi delle istruzioni in tutto conformi a quei sentimentiche esternai nel mio proclama, e che qui con piacere orvi rinnovo. Deponete l’armi nelle loro mani; è questo ilpatto; e vivete poi sicuri che vi tratterranno da amici, ev’accoglieranno nello stesso modo, com’io accolsi i vo-

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benignamente udite ed accolte. Persuaso egli, che i tiro-lesi si fossero veramente riconosciuti dei loro errori, espaventati dalla grandezza degli apparecchi militari cheil Tirolo altamente minacciavano, rispondeva il dì 5 aideputati in questi gravi accenti:

«Per mezzo dei vostri incaricati ricevetti, o deputati,il foglio che mi addrizzaste. Con piacere scorgo da quel-lo, che, memori finalmente del proprio interesse, vi sietedeterminati di ristabilire la pace nella vostra patria, e diriporre ogni confidenza nella grandezza d’animo di S.M. l’imperatore dei Francesi e re d’Italia.

«Mi riuscirebbe assai doloroso, se dovessi usare laforza contro d’un popolo reso già infelice dalla seduzio-ne, e mi sarà quindi grato, se potrò notificare a S. M.l’imperatore che il Tirolo si sottomise senza spargereuna goccia di sangue dei suoi abitanti.

«Solo questo debbo dirvi ancora: conoscete la miaProclamazione? cercate dunque di corrispondere da par-te vostra al contenuto della stessa, e non dubitate, chequanto vi promisi in quella, sarà mantenuto. L’imperato-re vi assicurò del perdono, e Napoleone mantiene quelche promette.

«Ai generali dell’armata, che ho l’onor di guidare,diedi delle istruzioni in tutto conformi a quei sentimentiche esternai nel mio proclama, e che qui con piacere orvi rinnovo. Deponete l’armi nelle loro mani; è questo ilpatto; e vivete poi sicuri che vi tratterranno da amici, ev’accoglieranno nello stesso modo, com’io accolsi i vo-

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stri incaricati.«Assicuratevi, o deputati, del mio più vivo interesse

al bene della vostra patria, e della mia più ardente bramaper la felicità della medesima.».

Oltracciò prometteva ai due mandatari Sieberer e Do-nay ogni sicurezza e delle proprietà e delle persone, eper arra delle sue promesse concedeva loro i passaportiper ventiquattro individui, che volessero emigrarenell’austriaco territorio, manifestando un sincero deside-rio che fra i medesimi si annoverasse anche Hoffer. Ilprincipe Eugenio procurava d’allontanare con dolcemodo i capi, nella persuasione d’ottenere con ciòquell’intento medesimo, che in altre occasioni fu adotta-to coll’assoluta misura di percuotere i capi per atterrire iseguaci. Appena ebbe Hoffer, in Sterzing, pei ritornatimandatari la clemente risposta autografa del vicerè, nefece subitamente comunicazione ai capitani delle com-pagnie ed ai Comuni del Tirolo, affinchè fosse ovunquepubblicata e diffusa, e affaticavasi a persuadere, a raffre-nare gli animi ancora ciecamente ostinati ed indomiti, ead esortarli novellamente alla quiete. A questo fine man-dava fuori da Sterzing il dì 8 la seguente ammonizione:

«Fratelli! Noi non possiamo guerreggiare control’invincibile potenza di Napoleone. Già abbandonatidall’Austria, non faremmo che esporci ad un’inevitabilerovina. Non mi lice comandarvi più oltre, come non vo-glio garantirvi da ulteriore disgrazia od incendio.

«Una superior possanza guida i passi di Napoleone.

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stri incaricati.«Assicuratevi, o deputati, del mio più vivo interesse

al bene della vostra patria, e della mia più ardente bramaper la felicità della medesima.».

Oltracciò prometteva ai due mandatari Sieberer e Do-nay ogni sicurezza e delle proprietà e delle persone, eper arra delle sue promesse concedeva loro i passaportiper ventiquattro individui, che volessero emigrarenell’austriaco territorio, manifestando un sincero deside-rio che fra i medesimi si annoverasse anche Hoffer. Ilprincipe Eugenio procurava d’allontanare con dolcemodo i capi, nella persuasione d’ottenere con ciòquell’intento medesimo, che in altre occasioni fu adotta-to coll’assoluta misura di percuotere i capi per atterrire iseguaci. Appena ebbe Hoffer, in Sterzing, pei ritornatimandatari la clemente risposta autografa del vicerè, nefece subitamente comunicazione ai capitani delle com-pagnie ed ai Comuni del Tirolo, affinchè fosse ovunquepubblicata e diffusa, e affaticavasi a persuadere, a raffre-nare gli animi ancora ciecamente ostinati ed indomiti, ead esortarli novellamente alla quiete. A questo fine man-dava fuori da Sterzing il dì 8 la seguente ammonizione:

«Fratelli! Noi non possiamo guerreggiare control’invincibile potenza di Napoleone. Già abbandonatidall’Austria, non faremmo che esporci ad un’inevitabilerovina. Non mi lice comandarvi più oltre, come non vo-glio garantirvi da ulteriore disgrazia od incendio.

«Una superior possanza guida i passi di Napoleone.

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Le sue vittorie e gli sconvolgimenti degli Stati sono ef-fetto di quei piani inalterabili, che formò la divina prov-videnza. Chi ubbidisce alla ragione non naviga control’insuperabil forza del torrente. Rassegniamoci dunqueai voleri del Cielo per esser ulteriormente protetti. Unamor fraterno, e la richiesta sommissione alla magnani-mità dell’imperator Napoleone ci renda degni della pos-sente sua grazia.

«Dietro sicure notizie, l’armata regia bavara si èavanzata sino a Steinach (quanto nella valle superiorenol so), l’armata imperiale francese sopra le alture diRitten; e per la via di Pusteria con tre divisioni sino aKlausel.

«Per quanto mi dolga il dovervi partecipare tali nuo-ve, tanto vi ritrovo di conforto, mentre così suppliscopure a un obbligo, al di cui disimpegno mi eccitò S. A.reverendissima il vescovo principe di Bressanone. Die-tro l’assicurazione del generale Rusca, le armate ci la-scieranno sì tosto che ci saremo sottomessi.»

Una consimile esortazione indirizzata avea pure ilgiorno innanzi il vescovo di Bressanone a tutti i curatorid’anime della sua diocesi, eccitandoli ad adoperarsianch’essi con amorevole zelo per calmare gli spiriti col-le vere massime della religione, procurando d’estirpare igermi della distruzione, e di guidare la renitente massaverso uno stato di costante tranquillità e di stabile rasse-gnazione.

Riflettendo colla mente della ragione ognuno qui po-

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Le sue vittorie e gli sconvolgimenti degli Stati sono ef-fetto di quei piani inalterabili, che formò la divina prov-videnza. Chi ubbidisce alla ragione non naviga control’insuperabil forza del torrente. Rassegniamoci dunqueai voleri del Cielo per esser ulteriormente protetti. Unamor fraterno, e la richiesta sommissione alla magnani-mità dell’imperator Napoleone ci renda degni della pos-sente sua grazia.

«Dietro sicure notizie, l’armata regia bavara si èavanzata sino a Steinach (quanto nella valle superiorenol so), l’armata imperiale francese sopra le alture diRitten; e per la via di Pusteria con tre divisioni sino aKlausel.

«Per quanto mi dolga il dovervi partecipare tali nuo-ve, tanto vi ritrovo di conforto, mentre così suppliscopure a un obbligo, al di cui disimpegno mi eccitò S. A.reverendissima il vescovo principe di Bressanone. Die-tro l’assicurazione del generale Rusca, le armate ci la-scieranno sì tosto che ci saremo sottomessi.»

Una consimile esortazione indirizzata avea pure ilgiorno innanzi il vescovo di Bressanone a tutti i curatorid’anime della sua diocesi, eccitandoli ad adoperarsianch’essi con amorevole zelo per calmare gli spiriti col-le vere massime della religione, procurando d’estirpare igermi della distruzione, e di guidare la renitente massaverso uno stato di costante tranquillità e di stabile rasse-gnazione.

Riflettendo colla mente della ragione ognuno qui po-

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teva fondatamente credere e persuadersi, che le cose in-chinassero ad un generale pacificamento; ma le disgra-zie del Tirolo non erano al loro colmo ancora pervenute.Certi spiriti allungavano quanto più potevano il determi-narsi, e riaccendevano stolidissimamente la fiamma del-la sollevazione nell’atto che omai stava per essere spen-ta, perturbando senza speranza di frutto la quiete inco-minciata, e cagionando altri lagrimevoli avvenimenti.Alcuni però dei capi approfittandosi dei passaporti otte-nuti dalla generosità del principe vicerè, emigraronodalla provincia, trasferendosi a Varadino, dove altri tiro-lesi s’erano ricoverati sotto l’ombra dell’austriaca prote-zione.

Le due armate destinate a deprimere intieramente ilvalor tirolese da chi reggeva a questo tempo i destinidell’Europa, progredivano intanto il loro avanzamento,ed andavano effettuando la meditata loro unione. Nelgiorno 8, cioè poco stante la battaglia di Mühlbach, en-trava in Bressanone il supremo generale Baragueyd’Hilliers con 8000 fanti, 800 cavalli, e 50 pezzi d’arti-glieria, fiancheggiato dai generali Severoli, Barbou,Moreau (juniore), Rusca e Bertoletti. L’antiguardo dellabavara armata, guadagnato il Brenner, faceva contempo-raneamente una scorreria con un battaglione di fanti, emezzo squadrone di cavalli fino a Sterzing. A dì 12 ledue armate afferravano l’alto vantaggio di stabilire inBressanone il loro congiungimento, e di aprirsi la stradaalla vicendevole comunicazione cotanto interessantealle militari vedute di chi le guidava.

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teva fondatamente credere e persuadersi, che le cose in-chinassero ad un generale pacificamento; ma le disgra-zie del Tirolo non erano al loro colmo ancora pervenute.Certi spiriti allungavano quanto più potevano il determi-narsi, e riaccendevano stolidissimamente la fiamma del-la sollevazione nell’atto che omai stava per essere spen-ta, perturbando senza speranza di frutto la quiete inco-minciata, e cagionando altri lagrimevoli avvenimenti.Alcuni però dei capi approfittandosi dei passaporti otte-nuti dalla generosità del principe vicerè, emigraronodalla provincia, trasferendosi a Varadino, dove altri tiro-lesi s’erano ricoverati sotto l’ombra dell’austriaca prote-zione.

Le due armate destinate a deprimere intieramente ilvalor tirolese da chi reggeva a questo tempo i destinidell’Europa, progredivano intanto il loro avanzamento,ed andavano effettuando la meditata loro unione. Nelgiorno 8, cioè poco stante la battaglia di Mühlbach, en-trava in Bressanone il supremo generale Baragueyd’Hilliers con 8000 fanti, 800 cavalli, e 50 pezzi d’arti-glieria, fiancheggiato dai generali Severoli, Barbou,Moreau (juniore), Rusca e Bertoletti. L’antiguardo dellabavara armata, guadagnato il Brenner, faceva contempo-raneamente una scorreria con un battaglione di fanti, emezzo squadrone di cavalli fino a Sterzing. A dì 12 ledue armate afferravano l’alto vantaggio di stabilire inBressanone il loro congiungimento, e di aprirsi la stradaalla vicendevole comunicazione cotanto interessantealle militari vedute di chi le guidava.

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Il vicerè, che in virtù delle speranze, che alla sua stan-za di Villaco aveangli fatte concipire i deputati della na-zione, giudicava la spedizione del Tirolo di un sollecitoe felice risultamento, ascoltava la novella di Mühlbachcon ciglio assai sdegnato, di maniera che il pietoso ani-mo suo piegava subitamente all’ira ed alla vendetta.Mutando perciò le parole di bontà in parole di terrore, evolendo atterrire specialmente i pertinaci autori dellacontinuata sollevazione, emanava dal suo principale al-loggiamento questo severo decreto:

«Eugenio Napoleone di Francia, Arcicancelliere di Sta-to dell’Impero Francese, Vicerè d’Italia, Principe diVenezia, Luogotenente di S. M. l’Imperatore e Re,Comandante in capo l’armata d’Italia.

«Visti gli atti di sommissione che ci sono stati presen-tati dai deputati tirolesi, e da quelli che erano loro capi ecomandanti;

«Visti egualmente i rapporti che ci sono stati trasmes-si da tutti i generali comandanti le truppe di S. M. cheoccupano attualmente il Tirolo;

«Considerando che risulta dagli atti e rapporti qui so-pra indicati, che su tutti i punti i veri Tirolesi, penetratidai loro interessi e dal sentimento del loro dovere, sisono affrettati di rendersi degni del perdono che S. M.l’imperatore e re si è compiaciuto di loro promettere coltrattato di Vienna, ed hanno effettivamente deposte learmi;

«Considerando ciò non ostante, che se vi hanno anco-ra su qualche punto dei piccioli attruppamenti di armati,

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Il vicerè, che in virtù delle speranze, che alla sua stan-za di Villaco aveangli fatte concipire i deputati della na-zione, giudicava la spedizione del Tirolo di un sollecitoe felice risultamento, ascoltava la novella di Mühlbachcon ciglio assai sdegnato, di maniera che il pietoso ani-mo suo piegava subitamente all’ira ed alla vendetta.Mutando perciò le parole di bontà in parole di terrore, evolendo atterrire specialmente i pertinaci autori dellacontinuata sollevazione, emanava dal suo principale al-loggiamento questo severo decreto:

«Eugenio Napoleone di Francia, Arcicancelliere di Sta-to dell’Impero Francese, Vicerè d’Italia, Principe diVenezia, Luogotenente di S. M. l’Imperatore e Re,Comandante in capo l’armata d’Italia.

«Visti gli atti di sommissione che ci sono stati presen-tati dai deputati tirolesi, e da quelli che erano loro capi ecomandanti;

«Visti egualmente i rapporti che ci sono stati trasmes-si da tutti i generali comandanti le truppe di S. M. cheoccupano attualmente il Tirolo;

«Considerando che risulta dagli atti e rapporti qui so-pra indicati, che su tutti i punti i veri Tirolesi, penetratidai loro interessi e dal sentimento del loro dovere, sisono affrettati di rendersi degni del perdono che S. M.l’imperatore e re si è compiaciuto di loro promettere coltrattato di Vienna, ed hanno effettivamente deposte learmi;

«Considerando ciò non ostante, che se vi hanno anco-ra su qualche punto dei piccioli attruppamenti di armati,

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tali attruppamenti sono composti di briganti estranei aiTirolesi, i quali non avevano presa parte fra loro se noncol favore dei torbidi dell’insurrezione, e di cui i Tirole-si stessi domandano in oggi istantemente il pronto disar-mo e l’espulsione;

«Abbiamo ordinato ed ordiniamo:Art. I. I generali comandanti le truppe, che sono nel

Tirolo, prenderanno dal giorno d’oggi sotto la loro pro-tezione speciale le persone e le proprietà dei capi e co-mandanti che hanno dato esempio di sommissione a S.M. l’imperatore e re, e che vi si sono conservati fedeli.

« Art. II. Qualunque individuo, che cinque giornidopo la pubblicazione del presente ordine fosse trovatonel Tirolo colle armi alla mano, sarà arrestato e fucilato.

Art. III. Sarà egualmente arrestato e fucilato qualun-que individuo, che cinque giorni dopo la pubblicazionedel presente ordine fosse convinto d’aver nascoste dellearmi, dopo averne fatto uso contro le truppe di S. M. I. eR.

Art. IV. Il generale capo dello stato maggiore, ed i ge-nerali comandanti i diversi corpi di truppa che sono nelTirolo, sono incaricati dell’esecuzione del presente ordi-ne, che verrà pubblicato ed affisso in tutte le Comuni delTirolo.

«Dato dal nostro quartier generale del Tirolo li 12 no-vembre 1809.

«EUGENIO NAPOLEONE.»Un comando urgentissimo dell’imperator Napoleone

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tali attruppamenti sono composti di briganti estranei aiTirolesi, i quali non avevano presa parte fra loro se noncol favore dei torbidi dell’insurrezione, e di cui i Tirole-si stessi domandano in oggi istantemente il pronto disar-mo e l’espulsione;

«Abbiamo ordinato ed ordiniamo:Art. I. I generali comandanti le truppe, che sono nel

Tirolo, prenderanno dal giorno d’oggi sotto la loro pro-tezione speciale le persone e le proprietà dei capi e co-mandanti che hanno dato esempio di sommissione a S.M. l’imperatore e re, e che vi si sono conservati fedeli.

« Art. II. Qualunque individuo, che cinque giornidopo la pubblicazione del presente ordine fosse trovatonel Tirolo colle armi alla mano, sarà arrestato e fucilato.

Art. III. Sarà egualmente arrestato e fucilato qualun-que individuo, che cinque giorni dopo la pubblicazionedel presente ordine fosse convinto d’aver nascoste dellearmi, dopo averne fatto uso contro le truppe di S. M. I. eR.

Art. IV. Il generale capo dello stato maggiore, ed i ge-nerali comandanti i diversi corpi di truppa che sono nelTirolo, sono incaricati dell’esecuzione del presente ordi-ne, che verrà pubblicato ed affisso in tutte le Comuni delTirolo.

«Dato dal nostro quartier generale del Tirolo li 12 no-vembre 1809.

«EUGENIO NAPOLEONE.»Un comando urgentissimo dell’imperator Napoleone

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chiamava in questi giorni a Parigi tutti i di lui congiuntidi sangue, e tutti i membri della famiglia imperiale, percomunicar loro, come si seppe dappoi, l’improvvisa ememoranda risoluzione risguardante la dissoluzione del-la sua unione con Giuseppina, e il novello maritaggiocoll’arciduchessa d’Austria Maria Luigia, diretto, se-condo lui, ad assicurare il futuro ben essere della Fran-cia. Il vicerè pertanto, deposto il comando delle truppefrancesi ed italiane del Tirolo in mano di Baragueyd’Hilliers, partiva dalle tirolesi stanze, e per la via delFriuli giungeva il 14 novembre a Milano, dove, spaccia-ti alcuni urgenti affari del regno, viaggiava a Parigi.

L’ultima vittoria del nemico, l’unione delle due arma-te francese e bavara, e il vicereale decreto qui sopra ri-portato, generalizzavano finalmente un turbamento neiprovinciali difensori, per cui ammutolivano. Qualchegiorno dopo sorgevano essi ciò non ostante nella Passi-ria, guidati da nuovi ed arditissimi disegni, e tirati dafresche speranze. Quivi Andrea Hoffer veniva un’altravolta allucinato dal visionario Kolb. I costui fallaci o so-gnati avvisi, che le ostilità si fossero rinnovellate fral’Austria e la Francia, e che gli austriaci avanzasserodalla Carintia, associati ai raggiri ed alle incitazioni deiperversi stranieri, ed alle notizie dei mali trattamenticommessi dall’insolenza de’ soldati contro i tirolesi,l’inducevano a concepire novellamente il pensiero, chepiù onorevole partito fosse il perire coll’armi in mano,che darsi in piena discrezione del nemico. AllorquandoHoffer faceva questa precipitosa risoluzione, mal sentita

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chiamava in questi giorni a Parigi tutti i di lui congiuntidi sangue, e tutti i membri della famiglia imperiale, percomunicar loro, come si seppe dappoi, l’improvvisa ememoranda risoluzione risguardante la dissoluzione del-la sua unione con Giuseppina, e il novello maritaggiocoll’arciduchessa d’Austria Maria Luigia, diretto, se-condo lui, ad assicurare il futuro ben essere della Fran-cia. Il vicerè pertanto, deposto il comando delle truppefrancesi ed italiane del Tirolo in mano di Baragueyd’Hilliers, partiva dalle tirolesi stanze, e per la via delFriuli giungeva il 14 novembre a Milano, dove, spaccia-ti alcuni urgenti affari del regno, viaggiava a Parigi.

L’ultima vittoria del nemico, l’unione delle due arma-te francese e bavara, e il vicereale decreto qui sopra ri-portato, generalizzavano finalmente un turbamento neiprovinciali difensori, per cui ammutolivano. Qualchegiorno dopo sorgevano essi ciò non ostante nella Passi-ria, guidati da nuovi ed arditissimi disegni, e tirati dafresche speranze. Quivi Andrea Hoffer veniva un’altravolta allucinato dal visionario Kolb. I costui fallaci o so-gnati avvisi, che le ostilità si fossero rinnovellate fral’Austria e la Francia, e che gli austriaci avanzasserodalla Carintia, associati ai raggiri ed alle incitazioni deiperversi stranieri, ed alle notizie dei mali trattamenticommessi dall’insolenza de’ soldati contro i tirolesi,l’inducevano a concepire novellamente il pensiero, chepiù onorevole partito fosse il perire coll’armi in mano,che darsi in piena discrezione del nemico. AllorquandoHoffer faceva questa precipitosa risoluzione, mal sentita

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dall’Austria, il terrore della guerra erasi già nella Passi-ria novellamente risvegliato. I generali della Francia Ru-sca e Barbau imparavano, sì come tre mesi prima a suomalgrado Lefebvre, che lo sfogo dell’ira e della vendet-ta è malamente usato colla gente del Tirolo: i fatti cheseguono il proveranno.

Penetrando i napoleoniani in due colonne divisi nelledue opposte estremità della Passiria, oggimai persuasiche i sollevati si fossero pacificamente restituiti ai lorofocolari, e che la quiete vi fosse ristabilita, avidamentesi abbandonavano alle rapine, ai saccheggi, alle esorbi-tanti pretese, al taglieggiare, alle ingiurie, e ad altreazioni vendicatrici, come suol fare solitamente una vin-citrice soldatesca nei paesi conquistati col ferro e colsangue. Irritate le popolazioni da questo feroce procede-re, anzichè intimorire, levavano a gara, e al suono tre-mendo delle campane a martello rientravano tumultuo-samente nell’orror della guerra, rinnovellando i prodigidel pristino coraggio. Genti disperate, guidate da capianche più disperati, facevano l’estreme prove di valore ed’inaudito eroismo. Non mai Rusca e Barbau si trovaronridotti a sì duro passo, e a fronte di sì avversario furore;non mai videro davanti al loro sguardo, avvezzo allebattaglie, spesseggiare fra le proprie squadre le uccisionie le perdite, quanto intorno alla metà di novembre, nelsuolo della tirolese Passiria. Nella sola azione del dì 14 iloro morti e feriti sommavano intorno a 500, e intorno a1700 i prigionieri. Rapportandosi Hoffer alle già pubbli-cate sue esortazioni, con una novella dichiarazione,

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dall’Austria, il terrore della guerra erasi già nella Passi-ria novellamente risvegliato. I generali della Francia Ru-sca e Barbau imparavano, sì come tre mesi prima a suomalgrado Lefebvre, che lo sfogo dell’ira e della vendet-ta è malamente usato colla gente del Tirolo: i fatti cheseguono il proveranno.

Penetrando i napoleoniani in due colonne divisi nelledue opposte estremità della Passiria, oggimai persuasiche i sollevati si fossero pacificamente restituiti ai lorofocolari, e che la quiete vi fosse ristabilita, avidamentesi abbandonavano alle rapine, ai saccheggi, alle esorbi-tanti pretese, al taglieggiare, alle ingiurie, e ad altreazioni vendicatrici, come suol fare solitamente una vin-citrice soldatesca nei paesi conquistati col ferro e colsangue. Irritate le popolazioni da questo feroce procede-re, anzichè intimorire, levavano a gara, e al suono tre-mendo delle campane a martello rientravano tumultuo-samente nell’orror della guerra, rinnovellando i prodigidel pristino coraggio. Genti disperate, guidate da capianche più disperati, facevano l’estreme prove di valore ed’inaudito eroismo. Non mai Rusca e Barbau si trovaronridotti a sì duro passo, e a fronte di sì avversario furore;non mai videro davanti al loro sguardo, avvezzo allebattaglie, spesseggiare fra le proprie squadre le uccisionie le perdite, quanto intorno alla metà di novembre, nelsuolo della tirolese Passiria. Nella sola azione del dì 14 iloro morti e feriti sommavano intorno a 500, e intorno a1700 i prigionieri. Rapportandosi Hoffer alle già pubbli-cate sue esortazioni, con una novella dichiarazione,

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emanata da Sand di Passiria il dì 15, manifestava agliabitanti della valle Venosta e dell’Enno, e gl’inganniavuti da uomini che considerava per intimi amici, fra cuicontava il sacerdote Donay, e i motivi che prima deter-minaronlo ad esortare l’ubbidienza, e ad ordinare la de-posizione delle armi; notificava la ripigliata sollevazio-ne di Passiria, la rotta in questa valle cagionata il dì an-tecedente ai nemici della patria; e a conclusione del suodire:

«Impugnate, diceva egli, le armi, ed uscite di nuovoin campo con noi a battere un nemico, che invade tuttoil nostro territorio, che spoglia le nostre case e le nostrechiese, che distrugge i conventi, che consuma ed arde lenostre campagne, che allo strazio ed al vilipendio ac-coppia i rubamenti e la vendetta, e che per fine in pocotempo priverà il paese della sua fiorente gioventù persacrificarla nelle guerre che ha eterne colle potenzed’Europa. Combattete da valorosi, e se col valore fu li-berata altra volta la patria, il valore preserveralla ancora,se massimamente sarà esso congiunto all’unione, e senon vi lascierete trasportare nelle vostre determinazionidai falsi ed erronei racconti dei macchinatori. La gentelevata di Passiria e d’altre valli, m’impose questo eccita-mento, ed io dovetti emanarlo per non rimaner vittimadell’ira vendicatrice per cui si è sollevata, e per cui voistessi correreste altrimenti pericolo di essere compro-messi.»

Preceduti da queste parole sommovitrici che Hofferfu costretto dalla forza a pubblicare, o pure, che altri

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emanata da Sand di Passiria il dì 15, manifestava agliabitanti della valle Venosta e dell’Enno, e gl’inganniavuti da uomini che considerava per intimi amici, fra cuicontava il sacerdote Donay, e i motivi che prima deter-minaronlo ad esortare l’ubbidienza, e ad ordinare la de-posizione delle armi; notificava la ripigliata sollevazio-ne di Passiria, la rotta in questa valle cagionata il dì an-tecedente ai nemici della patria; e a conclusione del suodire:

«Impugnate, diceva egli, le armi, ed uscite di nuovoin campo con noi a battere un nemico, che invade tuttoil nostro territorio, che spoglia le nostre case e le nostrechiese, che distrugge i conventi, che consuma ed arde lenostre campagne, che allo strazio ed al vilipendio ac-coppia i rubamenti e la vendetta, e che per fine in pocotempo priverà il paese della sua fiorente gioventù persacrificarla nelle guerre che ha eterne colle potenzed’Europa. Combattete da valorosi, e se col valore fu li-berata altra volta la patria, il valore preserveralla ancora,se massimamente sarà esso congiunto all’unione, e senon vi lascierete trasportare nelle vostre determinazionidai falsi ed erronei racconti dei macchinatori. La gentelevata di Passiria e d’altre valli, m’impose questo eccita-mento, ed io dovetti emanarlo per non rimaner vittimadell’ira vendicatrice per cui si è sollevata, e per cui voistessi correreste altrimenti pericolo di essere compro-messi.»

Preceduti da queste parole sommovitrici che Hofferfu costretto dalla forza a pubblicare, o pure, che altri

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pubblicavano in di lui nome, i sollevati fugavano dalsuolo di Passiria un corpo dello scompigliato e confusonemico, perseverando nello straziarlo, e nel fargli paga-re un duro scotto dell’usata tirannia e de’ commessi mi-sfatti.

Allargando i sollevati l’allarme nella Venosta, scac-ciavano in appresso i napoleoniani dal castello Tirolo,espugnavano Merano, e molte uccisioni cagionando col-la spessezza de’ loro tiri, il prendevano alla ricisad’assalto, s’impadronivano di un’aquila, e spandevanoposcia le loro masse fino a Terlan, e in sulle alture di Ie-nesien. In questo fatto il general Rusca fu tocco di nuo-vo da una leggiera ferita. La volubile fortuna ordiva peraltro in quest’ultima posizione un grave rovescio allanuova e così dilatata sommossa tirolese. Fu suggerita alnemico, in queste strette ridotto, una via non solo atta alproprio scampo, ma molto propizia a prendere in ischie-na una massa di sollevati. Ei mise ad esecuzione l’avutosuggerimento, e cagionolle una perdita significante. Pie-tro Thalguter, uno dei primarj capi che la guidava, veni-va traforato da più palle di moschetto, le quali il traboc-cavano a terra, facendogli veder l’ultimo de’ suoi giorni.

Lo sfogo della rabbia tirolese imperversava eziandionella valle dell’Enno superiore. La strage, che anche inquesta valle e in quella di Winschgau si operò dal dì 14sino al 23 di novembre, è stata veramente grande, inudi-ta e tremenda. Da un lato combatteva una soldatesca do-minata dall’incentivo di freschi trionfi, dallo sdegno edalla vendetta; dall’altro una gente d’incomparabile ar-

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pubblicavano in di lui nome, i sollevati fugavano dalsuolo di Passiria un corpo dello scompigliato e confusonemico, perseverando nello straziarlo, e nel fargli paga-re un duro scotto dell’usata tirannia e de’ commessi mi-sfatti.

Allargando i sollevati l’allarme nella Venosta, scac-ciavano in appresso i napoleoniani dal castello Tirolo,espugnavano Merano, e molte uccisioni cagionando col-la spessezza de’ loro tiri, il prendevano alla ricisad’assalto, s’impadronivano di un’aquila, e spandevanoposcia le loro masse fino a Terlan, e in sulle alture di Ie-nesien. In questo fatto il general Rusca fu tocco di nuo-vo da una leggiera ferita. La volubile fortuna ordiva peraltro in quest’ultima posizione un grave rovescio allanuova e così dilatata sommossa tirolese. Fu suggerita alnemico, in queste strette ridotto, una via non solo atta alproprio scampo, ma molto propizia a prendere in ischie-na una massa di sollevati. Ei mise ad esecuzione l’avutosuggerimento, e cagionolle una perdita significante. Pie-tro Thalguter, uno dei primarj capi che la guidava, veni-va traforato da più palle di moschetto, le quali il traboc-cavano a terra, facendogli veder l’ultimo de’ suoi giorni.

Lo sfogo della rabbia tirolese imperversava eziandionella valle dell’Enno superiore. La strage, che anche inquesta valle e in quella di Winschgau si operò dal dì 14sino al 23 di novembre, è stata veramente grande, inudi-ta e tremenda. Da un lato combatteva una soldatesca do-minata dall’incentivo di freschi trionfi, dallo sdegno edalla vendetta; dall’altro una gente d’incomparabile ar-

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dire, che avea per guida la disperazione, e che era spintada una ferocissima ira, passione che le faceva travederela natura delle conseguenze, e la grandezza del suo pre-cipizio. Le truppe napoleoniane, guidate ed animate daben agguerriti capitani, penetrando inavvedutamente incerte strette anguste del Wintschgau, venivano quiviall’improvviso assalite da’ tirolesi sfilati in sui torreg-gianti monti che le rinchiudono. Coi colpi a punto fermotirati dalle loro carabine, con alberi recisi dalle radici econ grossi macigni che dirupavano, le disordinavano, letravagliavano, le trucidavano a segno che non solo si da-vano esse prigioniere, ma, veggendosi tanto soppressategridavano eziandio pietà, misericordia. Maravigliosacosa era poi il vedere come le donne, inasprite anch’essee mosse dall’impeto comune, contribuivano a spogliaredei loro archibugi, dei mantelli e delle giberne i prigio-nieri soldati. Noi stessi confermammo questo fatto collavista di una parte disarmata del 53.º reggimento di lineafrancese, passata il 6 dicembre da Rovereto, i cui soldatisopravvissuti alla mortalità di quelle battaglie, narraronqui per filo e per segno gli straordinari accidenti dellemedesime, dichiarando ben anche, che se in mezzo allamischia folgoreggiava nei tirolesi la rabbia e il furore,subentravano poscia nei loro animi verso i francesi egl’italiani i sentimenti d’umanità, con cui furono larga-mente trattati durante la loro prigionia, e per cui quegli-no si meritarono la gratitudine, massimamente degli uf-ficiali, dei quali molti ne albergò il comandante Hoffernella sua casa in Sand.

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dire, che avea per guida la disperazione, e che era spintada una ferocissima ira, passione che le faceva travederela natura delle conseguenze, e la grandezza del suo pre-cipizio. Le truppe napoleoniane, guidate ed animate daben agguerriti capitani, penetrando inavvedutamente incerte strette anguste del Wintschgau, venivano quiviall’improvviso assalite da’ tirolesi sfilati in sui torreg-gianti monti che le rinchiudono. Coi colpi a punto fermotirati dalle loro carabine, con alberi recisi dalle radici econ grossi macigni che dirupavano, le disordinavano, letravagliavano, le trucidavano a segno che non solo si da-vano esse prigioniere, ma, veggendosi tanto soppressategridavano eziandio pietà, misericordia. Maravigliosacosa era poi il vedere come le donne, inasprite anch’essee mosse dall’impeto comune, contribuivano a spogliaredei loro archibugi, dei mantelli e delle giberne i prigio-nieri soldati. Noi stessi confermammo questo fatto collavista di una parte disarmata del 53.º reggimento di lineafrancese, passata il 6 dicembre da Rovereto, i cui soldatisopravvissuti alla mortalità di quelle battaglie, narraronqui per filo e per segno gli straordinari accidenti dellemedesime, dichiarando ben anche, che se in mezzo allamischia folgoreggiava nei tirolesi la rabbia e il furore,subentravano poscia nei loro animi verso i francesi egl’italiani i sentimenti d’umanità, con cui furono larga-mente trattati durante la loro prigionia, e per cui quegli-no si meritarono la gratitudine, massimamente degli uf-ficiali, dei quali molti ne albergò il comandante Hoffernella sua casa in Sand.

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Altri fatti d’armi accadevano nel medesimo intervalloin fra le strette di Landeck presso Prutz e presso Tölens.I conduttori Firler, Inbile e Bergmann, colle capitanateloro masse insegnavano col ferro e col fuoco alla colon-na del general Razlovich presso Imbst, e nella valle diPatzau, che il Tirolo non era ancora vinto, che la famanon avea ancora fatto suonare nel mondo tutte le di luivittorie, e con disperato valore cagionavale pertanto unaperdita significante, facendole per tal modo pagare il fiodell’insolentire. Altrettanto accadeva, in sull’entrar dinovembre, nei distretti di Hertenberg e di Ehrenberg,nella valle superiore dell’Enno. Ma qui la resistenza ti-rolese in sulle prime spiccata, venia soffocata dalla pre-ponderanza dell’oste bavarese, la quale di mano inmano ch’estendeva il suo avanzamento, uccideva, in-cendiava, taglieggiava, demoliva fortificazioni, e com-metteva molte altre cose, dettate in vero dalla più aspravendetta. In conseguenza di ciò il generale conte Obern-sdorf piantava il dì 10 la sua stanza a Larmos; il mag-giore Waibl occupava il dì 12 Reiti coi cacciatori, e ilgenerale Lagrange s’impadroniva di Füssen.

Per mantenere possibilmente l’ordine dei fatti negliistorici nostri ricordi, dobbiamo sospendere alcun pocoil racconto sull’esito della sollevazione, che ancora ar-deva nel Tirolo tedesco, e ripigliare il filo degli ultimiavvenimenti del Tirolo italiano. Dopochè la massa di-fenditrice avea abbandonato le trincee di Lavis, e s’erasbandata poscia dai monti che cingono Bolzano, le ciur-me dei fuorusciti e disertori che il Tirolo italiano infe-

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Altri fatti d’armi accadevano nel medesimo intervalloin fra le strette di Landeck presso Prutz e presso Tölens.I conduttori Firler, Inbile e Bergmann, colle capitanateloro masse insegnavano col ferro e col fuoco alla colon-na del general Razlovich presso Imbst, e nella valle diPatzau, che il Tirolo non era ancora vinto, che la famanon avea ancora fatto suonare nel mondo tutte le di luivittorie, e con disperato valore cagionavale pertanto unaperdita significante, facendole per tal modo pagare il fiodell’insolentire. Altrettanto accadeva, in sull’entrar dinovembre, nei distretti di Hertenberg e di Ehrenberg,nella valle superiore dell’Enno. Ma qui la resistenza ti-rolese in sulle prime spiccata, venia soffocata dalla pre-ponderanza dell’oste bavarese, la quale di mano inmano ch’estendeva il suo avanzamento, uccideva, in-cendiava, taglieggiava, demoliva fortificazioni, e com-metteva molte altre cose, dettate in vero dalla più aspravendetta. In conseguenza di ciò il generale conte Obern-sdorf piantava il dì 10 la sua stanza a Larmos; il mag-giore Waibl occupava il dì 12 Reiti coi cacciatori, e ilgenerale Lagrange s’impadroniva di Füssen.

Per mantenere possibilmente l’ordine dei fatti negliistorici nostri ricordi, dobbiamo sospendere alcun pocoil racconto sull’esito della sollevazione, che ancora ar-deva nel Tirolo tedesco, e ripigliare il filo degli ultimiavvenimenti del Tirolo italiano. Dopochè la massa di-fenditrice avea abbandonato le trincee di Lavis, e s’erasbandata poscia dai monti che cingono Bolzano, le ciur-me dei fuorusciti e disertori che il Tirolo italiano infe-

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stavano, si concentravano ed annidavano in numero dioltre a 400 nelle valli di Non e di Sole, e nelle Giudica-rie. Non più a contatto questa ciurmaglia colle masse deiveri difensori, non sapeva a qual partito appigliarsi. Nel-la disperata situazione lottava fra due partiti: quello cioèdi sottrarre la vita alla spada della punitrice giustizia, equello di procurarsi il modo per avere il necessario ali-mento. Pel primo avrebbe voluto eternare la sollevazio-ne, nel che omai svanivano le sue speranze; pel secondocontinuava a molestare con militari contribuzioni i Co-muni, le cui casse erano affatto esauste per le moltiplicibelliche spese già da essi anteriormente incontrate.

Le incessanti pretese, ora di danaro, ora di vettova-glie, ora di scarpe e vestiti, erano divenute negli ultimid’ottobre e nei primi di novembre al tutto insopportabilialla città di Riva, nella quale fino dall’albeggiare del 31ottobre erano entrati circa quaranta individui armati sot-to l’insegna del capitano Nocher, atterrando la porta det-ta Montanara, e minacciando alcune case del sacco.Stanchi quei cittadini rettori di tante molestie, che ulti-mamente venivano date, non più sotto colore di difende-re la patria, ma colla prepotenza delle armi e della forza,ed avvertiti di soppiatto da un capitano d’una compa-gnia di simil gente (ravveduto, e deciso di ravviarsi apiù diritto cammino), che la disperata gente ruminava didare il sacco ad alcune delle più agiate famiglie, entraro-no nella ferma risoluzione di dar di piglio alle armi periscacciarla. Veggendo che un simile espediente fruttava,rinvigoriron alquanto la lor civica guardia, per salvare la

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stavano, si concentravano ed annidavano in numero dioltre a 400 nelle valli di Non e di Sole, e nelle Giudica-rie. Non più a contatto questa ciurmaglia colle masse deiveri difensori, non sapeva a qual partito appigliarsi. Nel-la disperata situazione lottava fra due partiti: quello cioèdi sottrarre la vita alla spada della punitrice giustizia, equello di procurarsi il modo per avere il necessario ali-mento. Pel primo avrebbe voluto eternare la sollevazio-ne, nel che omai svanivano le sue speranze; pel secondocontinuava a molestare con militari contribuzioni i Co-muni, le cui casse erano affatto esauste per le moltiplicibelliche spese già da essi anteriormente incontrate.

Le incessanti pretese, ora di danaro, ora di vettova-glie, ora di scarpe e vestiti, erano divenute negli ultimid’ottobre e nei primi di novembre al tutto insopportabilialla città di Riva, nella quale fino dall’albeggiare del 31ottobre erano entrati circa quaranta individui armati sot-to l’insegna del capitano Nocher, atterrando la porta det-ta Montanara, e minacciando alcune case del sacco.Stanchi quei cittadini rettori di tante molestie, che ulti-mamente venivano date, non più sotto colore di difende-re la patria, ma colla prepotenza delle armi e della forza,ed avvertiti di soppiatto da un capitano d’una compa-gnia di simil gente (ravveduto, e deciso di ravviarsi apiù diritto cammino), che la disperata gente ruminava didare il sacco ad alcune delle più agiate famiglie, entraro-no nella ferma risoluzione di dar di piglio alle armi periscacciarla. Veggendo che un simile espediente fruttava,rinvigoriron alquanto la lor civica guardia, per salvare la

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città da ogni ulteriore attentato che far quella volesse. Ilbavaro commissariato generale con suo proclama de’ 7novembre manifestò ai rivani la propria soddisfazioneper l’adottato partito, e raccomandonne l’esempio allealtre città e ai villaggi del Circolo all’Adige, di cui essoavea la politica reggenza. Alla vista di questa guardia imalevoli da bel principio sbandavano. Ma spinti dallafame, o tirati da malvagio talento, o dalla disperazione,calavano di quando in quando dai vicini colli alla pianu-ra, e ricomparivano a minacciare del sacco ora la città,ora l’erme case campestri, che le giacciono d’intorno.Scontrando in quella il duro scoglio degli armati cittadi-ni, rinculavano presto, desistendo dall’armi, e antepone-vano gettarsi alla campagna, ove con meno difficoltàpotevano mandar ad effetto i loro disegni. Venendo an-che in essa impediti da’ cittadini nelle tentate rapine, laloro situazione diveniva sempre più disperata. Tormen-tati da tanti travagli, minacciati, e ovunque perseguitatidalle armi vincitrici delle confederate potenze, e grande-mente atterriti dagli ultimi cangiamenti, circa quattordi-ci di essi deliberavano di darsi spontaneamente nellemani dell’autorità politica di Riva; a cui di fatti si pre-sentarono, colla fervente preghiera di volere intercedereloro il perdono appresso il comandante del Tirolo italia-no, stanziato in Trento; al quale vennero condotti per lavia di Rovereto il dì 11, scortati da nove uomini dellaguardia sopraddetta.

Nei giorni 12 e 13 la città di Riva entrava in un novel-lo trambusto: era minacciata novellamente e con mag-

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città da ogni ulteriore attentato che far quella volesse. Ilbavaro commissariato generale con suo proclama de’ 7novembre manifestò ai rivani la propria soddisfazioneper l’adottato partito, e raccomandonne l’esempio allealtre città e ai villaggi del Circolo all’Adige, di cui essoavea la politica reggenza. Alla vista di questa guardia imalevoli da bel principio sbandavano. Ma spinti dallafame, o tirati da malvagio talento, o dalla disperazione,calavano di quando in quando dai vicini colli alla pianu-ra, e ricomparivano a minacciare del sacco ora la città,ora l’erme case campestri, che le giacciono d’intorno.Scontrando in quella il duro scoglio degli armati cittadi-ni, rinculavano presto, desistendo dall’armi, e antepone-vano gettarsi alla campagna, ove con meno difficoltàpotevano mandar ad effetto i loro disegni. Venendo an-che in essa impediti da’ cittadini nelle tentate rapine, laloro situazione diveniva sempre più disperata. Tormen-tati da tanti travagli, minacciati, e ovunque perseguitatidalle armi vincitrici delle confederate potenze, e grande-mente atterriti dagli ultimi cangiamenti, circa quattordi-ci di essi deliberavano di darsi spontaneamente nellemani dell’autorità politica di Riva; a cui di fatti si pre-sentarono, colla fervente preghiera di volere intercedereloro il perdono appresso il comandante del Tirolo italia-no, stanziato in Trento; al quale vennero condotti per lavia di Rovereto il dì 11, scortati da nove uomini dellaguardia sopraddetta.

Nei giorni 12 e 13 la città di Riva entrava in un novel-lo trambusto: era minacciata novellamente e con mag-

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gior pericolo da una grossa masnada di tramalvagi cheintorno alle sue mura erasi inopinatamente raggranella-ta; per la qual cosa alcune famiglie, spaventate dalla for-te sua intimazione, presero tosto il partito di ricoverarsi,fino ad un nuovo ordine di cose, in Rovereto ed altrove.Tanta insolente caparbietà aspreggiò oltremodo i princi-pali possidenti e mercatanti di Riva, i quali deciserod’ingrandire e meglio assestare la loro difesa, a fine diabbattere i disperati disegni degli sciagurati. Il dì 13venne eretta una guardia di circa 500 individui, divisi inquattro compagnie. Carlo Figaroli, Giovanni Pernici,Lazzaro Temani, Francesco Meneghelli n’erano i capita-ni; Francesco de Lutti il comandante. Si associarono conArco, Torbole e Nago, statuendo di prestarsi vicendevo-le assistenza nel caso che gli arrisicati malandrini venis-sero a molestare alcuno dei loro Comuni.

Volgendo il generale Vial il suo sguardo all’italianoTirolo, scriveva da Bolzano il 12 di questo stesso meseal colonnello Gavotti, comandante in Trento, una sualettera, e rispetto a questa sciagurata gente diceagli inessa così:

«Io farò un movimento retrogrado sulla mia manca, efarò purgare per mezzo di colonne mobili le valli di Un-terthal, di Annone e di Sole sino al Tonale, quella diRendena, le due rive inferiori di Annone e della Sarca, ele Giudicarie. Le truppe che si avanzeranno fino a Rivaritorneranno per Brentonico e Mori, e rimonteranno lariva destra dell’Adige fino a Trento. I briganti che deso-lano queste contrade, saranno inseguiti e sterminati. Il

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gior pericolo da una grossa masnada di tramalvagi cheintorno alle sue mura erasi inopinatamente raggranella-ta; per la qual cosa alcune famiglie, spaventate dalla for-te sua intimazione, presero tosto il partito di ricoverarsi,fino ad un nuovo ordine di cose, in Rovereto ed altrove.Tanta insolente caparbietà aspreggiò oltremodo i princi-pali possidenti e mercatanti di Riva, i quali deciserod’ingrandire e meglio assestare la loro difesa, a fine diabbattere i disperati disegni degli sciagurati. Il dì 13venne eretta una guardia di circa 500 individui, divisi inquattro compagnie. Carlo Figaroli, Giovanni Pernici,Lazzaro Temani, Francesco Meneghelli n’erano i capita-ni; Francesco de Lutti il comandante. Si associarono conArco, Torbole e Nago, statuendo di prestarsi vicendevo-le assistenza nel caso che gli arrisicati malandrini venis-sero a molestare alcuno dei loro Comuni.

Volgendo il generale Vial il suo sguardo all’italianoTirolo, scriveva da Bolzano il 12 di questo stesso meseal colonnello Gavotti, comandante in Trento, una sualettera, e rispetto a questa sciagurata gente diceagli inessa così:

«Io farò un movimento retrogrado sulla mia manca, efarò purgare per mezzo di colonne mobili le valli di Un-terthal, di Annone e di Sole sino al Tonale, quella diRendena, le due rive inferiori di Annone e della Sarca, ele Giudicarie. Le truppe che si avanzeranno fino a Rivaritorneranno per Brentonico e Mori, e rimonteranno lariva destra dell’Adige fino a Trento. I briganti che deso-lano queste contrade, saranno inseguiti e sterminati. Il

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disarmamento si farà da per tutto, e la sicurezza sarà in-tieramente ristabilita in tutto il Tirolo italiano, e sopratutta la frontiera del regno. Io non credo che il generaleBaraguey d’Hilliers proverà degli ostacoli nel fare la suariunione colle truppe che occupano Innsbruck. Noi pos-siamo considerare questa spedizione come terminata.Spero che non si avrà a tirare più un colpo di fucile, senon se contro i briganti, che possono ascendere a qual-che centinaio, e che non sono tirolesi, ma disertori edassassini, rifuggitivisi da tutti i paesi, e che non osanosperare perdono.»

La fama rapportatrice faceva suonare fra detta gentequesto militare progetto, sicchè impaurita e tremante di-leguava dalla pianura, ed iva ad infestare i paesi monta-ni.

Giunta la metà di novembre, lasciava Vial la già seda-ta terra di Bolzano, e veniva a dar principio all’accenna-to divisamento. A quest’uopo un’ala della sua colonnavalicava l’Adige per i ponti di Egna e di Salorno; ascen-deva nelle Valli di Non e di Sole sotto gli ordini dei ge-nerali Peyri e Digonet. Alla sua comparsa gli armati di-sturbatori della tranquillità fuggivano alla dirotta, libe-rando dalle loro gravi molestie i paesi, nei quali venivatosto effettuato il generale disarmamento, per così to-gliere loro ad un tempo i mezzi di un’ulteriore difesa.Un altro distaccamento di due incompleti battaglioni delquarto reggimento italiano di linea partiva contempora-neamente da Rovereto coll’idea di liberare intieramentela città di Riva e i paesi delle Giudicarie dagli anzidetti

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disarmamento si farà da per tutto, e la sicurezza sarà in-tieramente ristabilita in tutto il Tirolo italiano, e sopratutta la frontiera del regno. Io non credo che il generaleBaraguey d’Hilliers proverà degli ostacoli nel fare la suariunione colle truppe che occupano Innsbruck. Noi pos-siamo considerare questa spedizione come terminata.Spero che non si avrà a tirare più un colpo di fucile, senon se contro i briganti, che possono ascendere a qual-che centinaio, e che non sono tirolesi, ma disertori edassassini, rifuggitivisi da tutti i paesi, e che non osanosperare perdono.»

La fama rapportatrice faceva suonare fra detta gentequesto militare progetto, sicchè impaurita e tremante di-leguava dalla pianura, ed iva ad infestare i paesi monta-ni.

Giunta la metà di novembre, lasciava Vial la già seda-ta terra di Bolzano, e veniva a dar principio all’accenna-to divisamento. A quest’uopo un’ala della sua colonnavalicava l’Adige per i ponti di Egna e di Salorno; ascen-deva nelle Valli di Non e di Sole sotto gli ordini dei ge-nerali Peyri e Digonet. Alla sua comparsa gli armati di-sturbatori della tranquillità fuggivano alla dirotta, libe-rando dalle loro gravi molestie i paesi, nei quali venivatosto effettuato il generale disarmamento, per così to-gliere loro ad un tempo i mezzi di un’ulteriore difesa.Un altro distaccamento di due incompleti battaglioni delquarto reggimento italiano di linea partiva contempora-neamente da Rovereto coll’idea di liberare intieramentela città di Riva e i paesi delle Giudicarie dagli anzidetti

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individui, che ancora o li molestavano colle minaccie, oli disastravano coi fatti. A quest’uopo comparve in Rivail 18 novembre il general Digonet. Di mano in mano chei due battaglioni avvicinavansi ai luoghi da quelli occu-pati e vessati, eglino scomparivano e maggiormente in-nalzavansi nei più alpestri villaggi. Avvisato il coman-dante, che una grossa manata dei medesimi erasi anni-data in Tione, commise al capitano Carrara di gire subi-tamente a quella volta col battaglione da lui comandato,di arrivar nel paese alla celata pria che aggiornasse, e dicircuirlo in modo, che nessuno degli annidatisi potessefuggire, procurando di tutti la prigionia. L’ordine ebbel’appuntata esecuzione, desiderabile per un verso, maorribile per i fatti che ne successero. Venti individui del-la guardia cittadina di Riva, diretti da Giovanni Cofler,servivano di guida a questa fazione. I napoleoniani, sot-to la neve che a grosse falde cadeva, avanti l’alba del dì25 pervennero in Tione; una parte de’ medesimi circon-dò il paese, e l’altra catturò entro le case gli sciagurati,che non avendo presentita la fatale tempesta, cadderonelle mani dell’arrabbiato nemico, ad eccezione di alcu-no, a cui in mezzo all’insorto trambusto riuscì di scam-pare in sulla sommità degli scoscesi monti omai copertidi neve. Secondo la nota pubblicata in istampa il 28,sommavano a cinquantadue, contandosi fra essi ventino-ve disertori dei reggimenti italici, tranne cinque di reg-gimenti francesi; gli altri erano fuorusciti italiani, com-presi otto tirolesi, un polacco e due tedeschi, macchiatisì gli uni che gli altri di delitti e di atroci malvagità. Ap-

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individui, che ancora o li molestavano colle minaccie, oli disastravano coi fatti. A quest’uopo comparve in Rivail 18 novembre il general Digonet. Di mano in mano chei due battaglioni avvicinavansi ai luoghi da quelli occu-pati e vessati, eglino scomparivano e maggiormente in-nalzavansi nei più alpestri villaggi. Avvisato il coman-dante, che una grossa manata dei medesimi erasi anni-data in Tione, commise al capitano Carrara di gire subi-tamente a quella volta col battaglione da lui comandato,di arrivar nel paese alla celata pria che aggiornasse, e dicircuirlo in modo, che nessuno degli annidatisi potessefuggire, procurando di tutti la prigionia. L’ordine ebbel’appuntata esecuzione, desiderabile per un verso, maorribile per i fatti che ne successero. Venti individui del-la guardia cittadina di Riva, diretti da Giovanni Cofler,servivano di guida a questa fazione. I napoleoniani, sot-to la neve che a grosse falde cadeva, avanti l’alba del dì25 pervennero in Tione; una parte de’ medesimi circon-dò il paese, e l’altra catturò entro le case gli sciagurati,che non avendo presentita la fatale tempesta, cadderonelle mani dell’arrabbiato nemico, ad eccezione di alcu-no, a cui in mezzo all’insorto trambusto riuscì di scam-pare in sulla sommità degli scoscesi monti omai copertidi neve. Secondo la nota pubblicata in istampa il 28,sommavano a cinquantadue, contandosi fra essi ventino-ve disertori dei reggimenti italici, tranne cinque di reg-gimenti francesi; gli altri erano fuorusciti italiani, com-presi otto tirolesi, un polacco e due tedeschi, macchiatisì gli uni che gli altri di delitti e di atroci malvagità. Ap-

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pena catturati vennero condotti a piccioli drappelli pocofuor del paese, e passati per l’armi. Il loro capitano San-toni, per volere del comandante, fu spento ultimo fratutti. Al miserando spettacolo di quei che morivano, siaccoppiava lo spettacolo lagrimevole di quelli che anco-ra gridavano pietà, misericordia, perdono; ma le grida dipietà e di misericordia non erano ascoltate, nè il perdo-nare dipendeva da chi la sentenza doveva eseguire. Unesempio di questa ferrea natura, preceduto da alcun altrodi minore importanza, produsse il terrore in tutti gli altrimalvagi, che il Tirolo meridionale armatamente ancorainquietavano, i quali colla fuga sott’altro cielo ben pre-sto si sottraevano ad una inevitabile morte. Per tal modoebbero fine in questa regione le turbolenze e le inquietu-dini, e cominciò a risplendere la stabile tranquillità, chevenne eziandio consolidata e dalla stagione inclinanteall’inverno, e dalla neve di fresco caduta in sui monti,non che dai militari presidii che nelle città e ne’ paesiconservarono per alcun tempo la vigilanza.

Noi lasceremo intanto nella riacquistata tranquillitàl’italiano Tirolo, e seguiteremo la narrazione degli avve-nimenti, che disagiavano tuttavia il tedesco. Con moltamaraviglia e sorpresa udiva il supremo generale Bara-guey d’Hilliers i moti novelli che grandemente rumo-reggiavano nella valle di Venosta, di Vintschgau e diPassiria; udiva la notizia delle sconfitte ivi sofferte da’suoi, del sangue inutilmente sparso, e delle uccisioni fa-talmente avvenute. Accendevasi pertanto nell’animo suouna ferocissima ira, che ben tosto moderava col senti-

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pena catturati vennero condotti a piccioli drappelli pocofuor del paese, e passati per l’armi. Il loro capitano San-toni, per volere del comandante, fu spento ultimo fratutti. Al miserando spettacolo di quei che morivano, siaccoppiava lo spettacolo lagrimevole di quelli che anco-ra gridavano pietà, misericordia, perdono; ma le grida dipietà e di misericordia non erano ascoltate, nè il perdo-nare dipendeva da chi la sentenza doveva eseguire. Unesempio di questa ferrea natura, preceduto da alcun altrodi minore importanza, produsse il terrore in tutti gli altrimalvagi, che il Tirolo meridionale armatamente ancorainquietavano, i quali colla fuga sott’altro cielo ben pre-sto si sottraevano ad una inevitabile morte. Per tal modoebbero fine in questa regione le turbolenze e le inquietu-dini, e cominciò a risplendere la stabile tranquillità, chevenne eziandio consolidata e dalla stagione inclinanteall’inverno, e dalla neve di fresco caduta in sui monti,non che dai militari presidii che nelle città e ne’ paesiconservarono per alcun tempo la vigilanza.

Noi lasceremo intanto nella riacquistata tranquillitàl’italiano Tirolo, e seguiteremo la narrazione degli avve-nimenti, che disagiavano tuttavia il tedesco. Con moltamaraviglia e sorpresa udiva il supremo generale Bara-guey d’Hilliers i moti novelli che grandemente rumo-reggiavano nella valle di Venosta, di Vintschgau e diPassiria; udiva la notizia delle sconfitte ivi sofferte da’suoi, del sangue inutilmente sparso, e delle uccisioni fa-talmente avvenute. Accendevasi pertanto nell’animo suouna ferocissima ira, che ben tosto moderava col senti-

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mento della pietà, che in lui destavasi considerando, chealla nuova sommossa furono i tirolesi indotti dagli ec-cessi abbominevoli dei suoi soldati, e dalle fantasticheillusioni dei renitenti seminatori della zizzania, e dalsommo ardire, prodotto dalla insita e dominatrice pas-sione, per cui essi non sapevano misurare i pericoli, chelor sovrastavano. Nel contrasto di questi sentimenti sce-glieva il partito di frenare quella gente non meno ostina-ta che valorosa ed ardita, usando più che il terrore ladolcezza, la momentanea condiscendenza, ed i mezzidella religione, secondando così la natura del popolo ti-rolese, nella fiducia d’ottenere più presto e con maggio-re agevolezza l’intento. Con questo salutare propositotrasferiva il dì 24 il suo alloggiamento a Merano, e quivichiamava avanti di sè il Padre guardiano de’ Cappucci-ni, manifestandogli la voglia di parlare ad Hoffer, persentire dalla di lui bocca la causa che partoriva l’ultimarisoluzione dei suoi compatriotti, e qual intenzione nu-trisse nell’animo rispetto all’avvenire. Contento il buonfrate di giovare alla patria, recavasi qual portatore dipace nella valle di Passiria, e fattosi innanzi ad Hoffer,raccontògli a minuto l’avuta missione, e fece invito a luied al suo confidente Giovanni Holzknecht, in nome delgenerale, assicurandoli sulla data parola, che non ver-rebbero molestati, e consigliandoli a secondare le pacifi-che e generose intenzioni del potente nemico. Le paroledel ministro di Dio erano per verità molto efficaci alsentimento religioso di Hoffer; ma la poca fede che ave-va d’affidare sè stesso alle mani nemiche, congiunta alla

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mento della pietà, che in lui destavasi considerando, chealla nuova sommossa furono i tirolesi indotti dagli ec-cessi abbominevoli dei suoi soldati, e dalle fantasticheillusioni dei renitenti seminatori della zizzania, e dalsommo ardire, prodotto dalla insita e dominatrice pas-sione, per cui essi non sapevano misurare i pericoli, chelor sovrastavano. Nel contrasto di questi sentimenti sce-glieva il partito di frenare quella gente non meno ostina-ta che valorosa ed ardita, usando più che il terrore ladolcezza, la momentanea condiscendenza, ed i mezzidella religione, secondando così la natura del popolo ti-rolese, nella fiducia d’ottenere più presto e con maggio-re agevolezza l’intento. Con questo salutare propositotrasferiva il dì 24 il suo alloggiamento a Merano, e quivichiamava avanti di sè il Padre guardiano de’ Cappucci-ni, manifestandogli la voglia di parlare ad Hoffer, persentire dalla di lui bocca la causa che partoriva l’ultimarisoluzione dei suoi compatriotti, e qual intenzione nu-trisse nell’animo rispetto all’avvenire. Contento il buonfrate di giovare alla patria, recavasi qual portatore dipace nella valle di Passiria, e fattosi innanzi ad Hoffer,raccontògli a minuto l’avuta missione, e fece invito a luied al suo confidente Giovanni Holzknecht, in nome delgenerale, assicurandoli sulla data parola, che non ver-rebbero molestati, e consigliandoli a secondare le pacifi-che e generose intenzioni del potente nemico. Le paroledel ministro di Dio erano per verità molto efficaci alsentimento religioso di Hoffer; ma la poca fede che ave-va d’affidare sè stesso alle mani nemiche, congiunta alla

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molta influenza della moglie sua, il distolse dall’accetta-zione. Andovvi invece Holzknecht, accompagnato daHoffer sino a certo punto della strada conducente a Me-rano. Baraguey d’Hilliers, deponendo la gravitàdell’autorevole grado, accolse Holzknecht con veramen-te singolare bontà; gli significò la più viva riconoscenzapel buon trattamento usato dai tirolesi verso i prigionierifrancesi ed italiani, ed i feriti caduti nelle loro mani: ilmise a parte della sua mensa, e in tal occasione gli disseparole piene di cortesia e di facile arrendevolezza, e,magnificando il tirolese valore, procurava di persuader-lo con maturo discorso, che il valore era speso sconsi-gliatamente, e ora senza alcun pro; che l’ultima som-mossa era stata piuttosto risoluzione da infermi, che ar-gomento di assennati; che gli uomini ragionevoli devo-no mutare consiglio secondo il mutar degli eventi; chela causa dell’osservata lor religione non poteva nè dove-va essere assolutamente mescolata colla causa dello sta-to; che all’onore, all’innato amor della patria, e al dove-re verso l’amato monarca avean già esemplarmente edesuberantemente soddisfatto; e che altro lor non restavache pensare alla salvezza della vita e delle sostanze, edadattarsi con pronto e salutevol consiglio ai voleri dellafortuna, che partorito aveva gli ultimi insuperabili avve-nimenti. Holzknecht sembrava commosso dal grave edolce favellare del generale, il quale coronava le affet-tuose dimostrazioni col dargli una salvaguardia per ri-tornare in Passiria. Egli ne riportava dettagliata la rela-zione all’amico Hoffer, che ansiosamente aspettava.

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molta influenza della moglie sua, il distolse dall’accetta-zione. Andovvi invece Holzknecht, accompagnato daHoffer sino a certo punto della strada conducente a Me-rano. Baraguey d’Hilliers, deponendo la gravitàdell’autorevole grado, accolse Holzknecht con veramen-te singolare bontà; gli significò la più viva riconoscenzapel buon trattamento usato dai tirolesi verso i prigionierifrancesi ed italiani, ed i feriti caduti nelle loro mani: ilmise a parte della sua mensa, e in tal occasione gli disseparole piene di cortesia e di facile arrendevolezza, e,magnificando il tirolese valore, procurava di persuader-lo con maturo discorso, che il valore era speso sconsi-gliatamente, e ora senza alcun pro; che l’ultima som-mossa era stata piuttosto risoluzione da infermi, che ar-gomento di assennati; che gli uomini ragionevoli devo-no mutare consiglio secondo il mutar degli eventi; chela causa dell’osservata lor religione non poteva nè dove-va essere assolutamente mescolata colla causa dello sta-to; che all’onore, all’innato amor della patria, e al dove-re verso l’amato monarca avean già esemplarmente edesuberantemente soddisfatto; e che altro lor non restavache pensare alla salvezza della vita e delle sostanze, edadattarsi con pronto e salutevol consiglio ai voleri dellafortuna, che partorito aveva gli ultimi insuperabili avve-nimenti. Holzknecht sembrava commosso dal grave edolce favellare del generale, il quale coronava le affet-tuose dimostrazioni col dargli una salvaguardia per ri-tornare in Passiria. Egli ne riportava dettagliata la rela-zione all’amico Hoffer, che ansiosamente aspettava.

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L’interessante abboccamento spargevasi poco stante frai sollevati; metteva negli animi un’impressione presso-chè generale; slacciava fra i capi la promessa della tena-ce difesa, e alcuni di essi, approfittando della palesatabontà di Baraguey d’Hilliers, gli si presentavano rasse-gnatamente, chiedendogli il passaporto per irenell’Austria. Il sedicentesi sacerdote Roberto Marken-stein di Dillingen, che fra i seguaci di Hoffer s’intruse; ilsacerdote Donay suo gran confidente, si contano fraquelli. Quest’ultimo compì la sua carriera con una capi-tolazione da lui conchiusa nella valle Venosta, che fu invero apportatrice del tracollo all’ultime speranze tirole-si, e levò tutt’ad un tratto dalla sua fronte quella ma-schera, che con astute apparenze avea per molti mesi in-gannato il buon Hoffer.

Questi ultimi accidenti cambiavano nell’occidentaleTirolo tedesco l’aspetto delle cose, e producevano allafine di novembre nella valle di Vintschgau l’unione del-le bavare truppe, che guerreggiavano nella valle supe-riore dell’Enno colle truppe napoleoniane, che agirono enella stessa valle di Vintschgau, e nelle valli di Venostae di Passiria. Qui Hoffer si accorgeva finalmente, che icapi cominciavano ad essere avvinti dal timore; qui ria-priva gli occhi alla ragione, e ravvisava davvero ch’eglirestava ognor più isolato alla persecuzione dell’armi ne-miche, ed abbandonato alla testa di un’impresa, in cuil’aveano negli ultimi fatti strascinato forzatamente e lafolla degli affratellatisi venturieri, e gl’inganni di Kolb,e gli stessi suoi valligiani. Ridotto a questi estremi, e già

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L’interessante abboccamento spargevasi poco stante frai sollevati; metteva negli animi un’impressione presso-chè generale; slacciava fra i capi la promessa della tena-ce difesa, e alcuni di essi, approfittando della palesatabontà di Baraguey d’Hilliers, gli si presentavano rasse-gnatamente, chiedendogli il passaporto per irenell’Austria. Il sedicentesi sacerdote Roberto Marken-stein di Dillingen, che fra i seguaci di Hoffer s’intruse; ilsacerdote Donay suo gran confidente, si contano fraquelli. Quest’ultimo compì la sua carriera con una capi-tolazione da lui conchiusa nella valle Venosta, che fu invero apportatrice del tracollo all’ultime speranze tirole-si, e levò tutt’ad un tratto dalla sua fronte quella ma-schera, che con astute apparenze avea per molti mesi in-gannato il buon Hoffer.

Questi ultimi accidenti cambiavano nell’occidentaleTirolo tedesco l’aspetto delle cose, e producevano allafine di novembre nella valle di Vintschgau l’unione del-le bavare truppe, che guerreggiavano nella valle supe-riore dell’Enno colle truppe napoleoniane, che agirono enella stessa valle di Vintschgau, e nelle valli di Venostae di Passiria. Qui Hoffer si accorgeva finalmente, che icapi cominciavano ad essere avvinti dal timore; qui ria-priva gli occhi alla ragione, e ravvisava davvero ch’eglirestava ognor più isolato alla persecuzione dell’armi ne-miche, ed abbandonato alla testa di un’impresa, in cuil’aveano negli ultimi fatti strascinato forzatamente e lafolla degli affratellatisi venturieri, e gl’inganni di Kolb,e gli stessi suoi valligiani. Ridotto a questi estremi, e già

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disperando delle cose della patria, volgeva il pensieroalla sicurtà della persona. Terminando novembre, termi-nava il filo da cui pendevano le sue speranze. Ei dile-guossi improvvisamente. La sua sparizione, e il luogodel suo rifugio, noto a pochi amici, che di soppiatto ilprovvedevano dell’alimento, divennero per alcun tempoun arcano impenetrabile e al nemico, a cui tanto interes-sava la di lui cattura, e agli stessi tirolesi, che anelavanola sua salvezza, e un oggetto d’universale curiosità.

Il famoso Kolb continuava all’incontro gli intempesti-vi raggiri. Col mezzo di questi egli accozzava una gros-sa schiera di sollevati nel Circolo dell’Eisack, e riuscivail 25 novembre ad interrompere con essa la comunica-zione delle truppe confederate fra Bressanone e Bolza-no; per lo che il torrente dei mali, che poco prima im-perversava nelle valli di Venosta, di Passiria e di Vin-tschgau, traboccava il furibondo suo corso in quelladell’Eisack. Quanto ne fossero adirati i comandanti ne-mici è facile l’immaginarlo. Quest’ultimo fatto in ispe-cie, dimostrante un eccesso di straordinaria tracotanza,mal udita dall’austriaco imperatore, gl’inviperiva e ren-devali disumanati. Io fremo in rammemorare le orribilibarbarie, ond’esso fu origine. Le truppe napoleonianesaltando fuori dagli alloggiamenti dei luoghi vicini, gui-date dal generale Severoli, si scatenavano il dì 6 dicem-bre in sulle insanguinate sponde dell’Eisack. Con furiavendicatrice urtavano alla gagliarda, e davano terribil-mente di cozzo ne’ sollevati, seminando il terrore e il di-sordine nelle sparpagliate loro squadriglie. Gli uni com-

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disperando delle cose della patria, volgeva il pensieroalla sicurtà della persona. Terminando novembre, termi-nava il filo da cui pendevano le sue speranze. Ei dile-guossi improvvisamente. La sua sparizione, e il luogodel suo rifugio, noto a pochi amici, che di soppiatto ilprovvedevano dell’alimento, divennero per alcun tempoun arcano impenetrabile e al nemico, a cui tanto interes-sava la di lui cattura, e agli stessi tirolesi, che anelavanola sua salvezza, e un oggetto d’universale curiosità.

Il famoso Kolb continuava all’incontro gli intempesti-vi raggiri. Col mezzo di questi egli accozzava una gros-sa schiera di sollevati nel Circolo dell’Eisack, e riuscivail 25 novembre ad interrompere con essa la comunica-zione delle truppe confederate fra Bressanone e Bolza-no; per lo che il torrente dei mali, che poco prima im-perversava nelle valli di Venosta, di Passiria e di Vin-tschgau, traboccava il furibondo suo corso in quelladell’Eisack. Quanto ne fossero adirati i comandanti ne-mici è facile l’immaginarlo. Quest’ultimo fatto in ispe-cie, dimostrante un eccesso di straordinaria tracotanza,mal udita dall’austriaco imperatore, gl’inviperiva e ren-devali disumanati. Io fremo in rammemorare le orribilibarbarie, ond’esso fu origine. Le truppe napoleonianesaltando fuori dagli alloggiamenti dei luoghi vicini, gui-date dal generale Severoli, si scatenavano il dì 6 dicem-bre in sulle insanguinate sponde dell’Eisack. Con furiavendicatrice urtavano alla gagliarda, e davano terribil-mente di cozzo ne’ sollevati, seminando il terrore e il di-sordine nelle sparpagliate loro squadriglie. Gli uni com-

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battevano per disperazione scompigliati e sorpresi; glialtri ordinatamente per la vendetta, per la cupidità dellagloria, e coll’intento di veder imminente la totale som-missione. Da prima i tirolesi piegavano, poi i pieghevoliparean superiori. Da ultimo i forti petti cedevano al gra-vissimo rombo e alla tempesta del formidabile nemico.La potenza francese vinceva, e vincendo sbaragliava, emetteva in piena rotta ed in fuga la massa tirolese, avvi-lita e confusa. Le vincitrici colonne napoleoniane ri-prendevano furiosamente molti villaggi attornianti Bres-sanone, e non contente del sangue e del sacco, appicca-vano il fuoco alle case, spingendo di forza alcuni abitan-ti ad essere vittime delle fiamme divoratrici. Questo fu-ribondo e barbaro procedere del nemico, la saputa fugadi Hoffer e di molti altri capi, scuotevano finalmentel’animo dell’inesorabile Kolb, che non avendo più occa-sione di confidare nei suoi visionari rimedii, e veggendoche il resistere alla piena era cosa impossibile, pensòalla fine di imitare l’esempio de’ suoi colleghi, ed affer-rando fra gli stenti e la fatica con alcuni suoi seguaci lavia dei carintiani monti, salvo con essi metteva piedefortunatamente in Vienna.

Mentre nelle terre di Bressanone si rappresentavaquesta tragica scena, un nuovo romore di guerra si sve-gliava per le stesse cause nella Pusteria, inconsideratriceanch’essa dell’inevitabile pericolo a cui si esponeva.Giuntone l’avviso al generale superiore Baraguey d’Hil-liers, commetteva senza esitazione ai generali Brous-siers e Moreau l’impresa di frenarla colle truppe al loro

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battevano per disperazione scompigliati e sorpresi; glialtri ordinatamente per la vendetta, per la cupidità dellagloria, e coll’intento di veder imminente la totale som-missione. Da prima i tirolesi piegavano, poi i pieghevoliparean superiori. Da ultimo i forti petti cedevano al gra-vissimo rombo e alla tempesta del formidabile nemico.La potenza francese vinceva, e vincendo sbaragliava, emetteva in piena rotta ed in fuga la massa tirolese, avvi-lita e confusa. Le vincitrici colonne napoleoniane ri-prendevano furiosamente molti villaggi attornianti Bres-sanone, e non contente del sangue e del sacco, appicca-vano il fuoco alle case, spingendo di forza alcuni abitan-ti ad essere vittime delle fiamme divoratrici. Questo fu-ribondo e barbaro procedere del nemico, la saputa fugadi Hoffer e di molti altri capi, scuotevano finalmentel’animo dell’inesorabile Kolb, che non avendo più occa-sione di confidare nei suoi visionari rimedii, e veggendoche il resistere alla piena era cosa impossibile, pensòalla fine di imitare l’esempio de’ suoi colleghi, ed affer-rando fra gli stenti e la fatica con alcuni suoi seguaci lavia dei carintiani monti, salvo con essi metteva piedefortunatamente in Vienna.

Mentre nelle terre di Bressanone si rappresentavaquesta tragica scena, un nuovo romore di guerra si sve-gliava per le stesse cause nella Pusteria, inconsideratriceanch’essa dell’inevitabile pericolo a cui si esponeva.Giuntone l’avviso al generale superiore Baraguey d’Hil-liers, commetteva senza esitazione ai generali Brous-siers e Moreau l’impresa di frenarla colle truppe al loro

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governo affidate. Egli disponeva, minacciava e puniva,per intentare il generale pacificamento, conservando lesue stanze nel Tirolo meridionale alla testa di un’armatanapoleoniana; e Drouet comandava l’armata bavarese, eristabiliva l’ordine e la calma nel Tirolo settentrionale.Le sorti del Tirolo dipendevano adunque a questi giornidal potere di questi due valenti capitani della Francia.Drouet, ottenuto pel primo l’intento, occupavasi in avernelle mani i principali capi, a fine di rassodare la ricupe-rata tranquillità, e togliere le cause che potrebbono ulte-riormente frastornarla. Per di lui consentimento il bava-ro generale Deroy, stanziato in Hall presso Innsbruck,con una grida del dì 9 dicembre assegnava una taglia diduecento fiorini a chi avesse consegnato al comando mi-litare alcuno dei due sacerdoti Sciardo Haser, curato diStrass, e Benedetto Haas, perchè, secondo la grida dice-va, erravano tuttavia predicando l’allarme in alcuni luo-ghi, e segnatamente nella valle di Wintschgau; ma perfelice loro ventura fuggirono destramente il pericolodelle nemiche investigazioni, e pervennero a salvamentosull’austriaco territorio. Speckbacker, che durò nella di-fesa entro la valle dell’Enno inferiore fino agli estremi,e sintanto che avea difensori da guidare, fu molto perse-guitato dalla forza indagatrice, e riuscì a salvar la suavita in una maniera veramente prodigiosa. La medesimasorte spuntò il cappuccino Haspingher, il quale, allorchènon metteva più in forse che la patria era prossima allasua caduta, e che ogni mezzo da difenderla tornava fru-straneo e inammissibile dalla ragione, ricoverossi nella

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governo affidate. Egli disponeva, minacciava e puniva,per intentare il generale pacificamento, conservando lesue stanze nel Tirolo meridionale alla testa di un’armatanapoleoniana; e Drouet comandava l’armata bavarese, eristabiliva l’ordine e la calma nel Tirolo settentrionale.Le sorti del Tirolo dipendevano adunque a questi giornidal potere di questi due valenti capitani della Francia.Drouet, ottenuto pel primo l’intento, occupavasi in avernelle mani i principali capi, a fine di rassodare la ricupe-rata tranquillità, e togliere le cause che potrebbono ulte-riormente frastornarla. Per di lui consentimento il bava-ro generale Deroy, stanziato in Hall presso Innsbruck,con una grida del dì 9 dicembre assegnava una taglia diduecento fiorini a chi avesse consegnato al comando mi-litare alcuno dei due sacerdoti Sciardo Haser, curato diStrass, e Benedetto Haas, perchè, secondo la grida dice-va, erravano tuttavia predicando l’allarme in alcuni luo-ghi, e segnatamente nella valle di Wintschgau; ma perfelice loro ventura fuggirono destramente il pericolodelle nemiche investigazioni, e pervennero a salvamentosull’austriaco territorio. Speckbacker, che durò nella di-fesa entro la valle dell’Enno inferiore fino agli estremi,e sintanto che avea difensori da guidare, fu molto perse-guitato dalla forza indagatrice, e riuscì a salvar la suavita in una maniera veramente prodigiosa. La medesimasorte spuntò il cappuccino Haspingher, il quale, allorchènon metteva più in forse che la patria era prossima allasua caduta, e che ogni mezzo da difenderla tornava fru-straneo e inammissibile dalla ragione, ricoverossi nella

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Svizzera.Alla dolce moderazione saggiamente usata da Bara-

guey d’Hilliers deesi attribuire il sedamento delle ultimeturbolenze delle valli di Venosta, di Vintschgau e di Pas-siria. Laonde se biasimato l’abbiamo nel capitolo terzodi queste Memorie, la verità e la riconoscenza esigonoche sia tramandata ai futuri la lode meritamente dovutaalla sua posteriore condotta, correggitrice del fallo, ed’esemplare avvertimento a quei capitani che devonocombattere sollevate popolazioni. Se così avessero agitoprima Lefebvre, e qualche bavaro comandante, e posciaRusca e Broussiers, quanto sangue non avrebbero essirisparmiato nel Tirolo alle guerreggiantivi armate dellaFrancia e della Baviera? Quante vittime, quante stragi equanti danni non avrebbero evitato a questa infelice pro-vincia? Seguendo il savio generale il consiglio adottatonelle menzionate tre valli, volgevasi novellamente ai ti-rolesi, e con un suo proclama così loro, rispetto agli ulti-mi movimenti, alquanto sdegnato parlava:

«Tirolesi!«Entrando nel vostro paese coll’armata francese, io vi

ho trovati sotto le armi; io ho creduto che voi foste tra-viati, ma non colpevoli, e che per farle cadere dalle vo-stre mani avesse bastato mostrarvi il trattato di pace, edil generoso perdono che fu a vostro favore stipulato. Pe-netrato dalla magnanima generosità dell’imperatore miosovrano io ho spinta l’indulgenza fino all’ultimo grado.Io ho vinto, ma senza castigare la resistenza che alcuni

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Svizzera.Alla dolce moderazione saggiamente usata da Bara-

guey d’Hilliers deesi attribuire il sedamento delle ultimeturbolenze delle valli di Venosta, di Vintschgau e di Pas-siria. Laonde se biasimato l’abbiamo nel capitolo terzodi queste Memorie, la verità e la riconoscenza esigonoche sia tramandata ai futuri la lode meritamente dovutaalla sua posteriore condotta, correggitrice del fallo, ed’esemplare avvertimento a quei capitani che devonocombattere sollevate popolazioni. Se così avessero agitoprima Lefebvre, e qualche bavaro comandante, e posciaRusca e Broussiers, quanto sangue non avrebbero essirisparmiato nel Tirolo alle guerreggiantivi armate dellaFrancia e della Baviera? Quante vittime, quante stragi equanti danni non avrebbero evitato a questa infelice pro-vincia? Seguendo il savio generale il consiglio adottatonelle menzionate tre valli, volgevasi novellamente ai ti-rolesi, e con un suo proclama così loro, rispetto agli ulti-mi movimenti, alquanto sdegnato parlava:

«Tirolesi!«Entrando nel vostro paese coll’armata francese, io vi

ho trovati sotto le armi; io ho creduto che voi foste tra-viati, ma non colpevoli, e che per farle cadere dalle vo-stre mani avesse bastato mostrarvi il trattato di pace, edil generoso perdono che fu a vostro favore stipulato. Pe-netrato dalla magnanima generosità dell’imperatore miosovrano io ho spinta l’indulgenza fino all’ultimo grado.Io ho vinto, ma senza castigare la resistenza che alcuni

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di voi hanno fatta a Mühlbach e a Merano, e quei fran-cesi stessi che voi avete voluto torre di vita, tranquillinei vostri villaggi hanno rispettato le vostre donne e levostre proprietà. Il Pusterthal, il Wintschgau, il Passeir,che hanno mostrato maggior accanimento ed ostinatez-za, somministrano un grand’esempio della moderazionefrancese; ma nel mentre che io riposava sui giuramentidi quelli tra voi che avevano i primi sentiti gli effettidella clemenza, io sono stato ingannato.

«Alcuni assassini, che paventano la pace, perch’essinon hanno altra speranza che nella guerra, che nonavendo nessun asilo non hanno nulla a perdere, e sicompiacciono delle disgrazie delle quali sono essi la ca-gione, hanno di bel nuovo sollevati i contadini dei con-torni di Brixen, ed irritando le loro passioni con promes-se, con minacce e con imposture, sono pervenuti a farloro riprendere le armi, quantunque avessero eglino ri-cevuto il perdono. Costoro sono stati attaccati, vinti, di-spersi, ed il fuoco ha distrutto le case di coloro ch’essihanno trascinato nei loro delitti.

«Tirolesi! approfittate di questo esempio terribile.Certamente per traviarvi e perdervi s’impiegherannoconsimili emissarj e mezzi eguali; risparmiatemi il dolo-re di punirvi, e voi tutti proprietari, padri di famiglia,magistrati, ministri d’un Dio di pace e di misericordia,riunitevi contro questa ciurma di turbolenti, di disertoridi tutte le nazioni, di uomini infamati d’ogni paese, eche alcuni Tirolesi non si vergognano di comandare o diseguire. Ecco quali sono i vostri veri nemici. Io non vi

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di voi hanno fatta a Mühlbach e a Merano, e quei fran-cesi stessi che voi avete voluto torre di vita, tranquillinei vostri villaggi hanno rispettato le vostre donne e levostre proprietà. Il Pusterthal, il Wintschgau, il Passeir,che hanno mostrato maggior accanimento ed ostinatez-za, somministrano un grand’esempio della moderazionefrancese; ma nel mentre che io riposava sui giuramentidi quelli tra voi che avevano i primi sentiti gli effettidella clemenza, io sono stato ingannato.

«Alcuni assassini, che paventano la pace, perch’essinon hanno altra speranza che nella guerra, che nonavendo nessun asilo non hanno nulla a perdere, e sicompiacciono delle disgrazie delle quali sono essi la ca-gione, hanno di bel nuovo sollevati i contadini dei con-torni di Brixen, ed irritando le loro passioni con promes-se, con minacce e con imposture, sono pervenuti a farloro riprendere le armi, quantunque avessero eglino ri-cevuto il perdono. Costoro sono stati attaccati, vinti, di-spersi, ed il fuoco ha distrutto le case di coloro ch’essihanno trascinato nei loro delitti.

«Tirolesi! approfittate di questo esempio terribile.Certamente per traviarvi e perdervi s’impiegherannoconsimili emissarj e mezzi eguali; risparmiatemi il dolo-re di punirvi, e voi tutti proprietari, padri di famiglia,magistrati, ministri d’un Dio di pace e di misericordia,riunitevi contro questa ciurma di turbolenti, di disertoridi tutte le nazioni, di uomini infamati d’ogni paese, eche alcuni Tirolesi non si vergognano di comandare o diseguire. Ecco quali sono i vostri veri nemici. Io non vi

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domando, che di rimanere tranquilli nelle vostre case.Le vostre proprietà, le vostre persone, la vostra religio-ne, le vostre leggi, i vostri usi, i vostri pregiudizi tuttisaranno rispettati, ma quelli tra voi che mancassero allafede ch’essi mi hanno giurata, saranno esterminati. Tiro-lesi! per il vostro bene mantenete la vostra parola, ed af-fidate gl’interessi della vostra patria a Dio ed all’impe-ratore Napoleone!

«Dal quartier generale di Bolzano, li 9 dicembre1809.

Il Colonnello Generale Comandante Superiore le truppeImperiali e Reali Francesi ed Italiane nel Tirolo.

«CO. Baraguey D’HILLIERS.»A questi giorni una discordia insorta fra le autorità ci-

vili e militari, che in Trento avevano la loro sede, soq-quadrava nella civile amministrazione l’ordine dellecose. Il generale Vial, che in quella città aveva il supe-rior comando militare, voleva avere il primato eziandionel reggimento degli affari civili. Questo gli era contra-stato da Enrico de Widder qual presidente del regio ba-varo Commissariato, surrogato temporalmente al presi-dente conte di Welsperg. Egli adduceva, che non cede-rebbe le redini del governo senza ricevere un appositocomando dal re di Baviera suo signore, essendo tuttaviain forse se il Tirolo resterebbe aggregato al regno bava-ro, o pur se assegnato venisse a qualche altro principe.Ambidue pertanto si affaccendavano nell’emanare ordi-nazioni ed editti, nei quali scorgevasi la contrastata au-

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domando, che di rimanere tranquilli nelle vostre case.Le vostre proprietà, le vostre persone, la vostra religio-ne, le vostre leggi, i vostri usi, i vostri pregiudizi tuttisaranno rispettati, ma quelli tra voi che mancassero allafede ch’essi mi hanno giurata, saranno esterminati. Tiro-lesi! per il vostro bene mantenete la vostra parola, ed af-fidate gl’interessi della vostra patria a Dio ed all’impe-ratore Napoleone!

«Dal quartier generale di Bolzano, li 9 dicembre1809.

Il Colonnello Generale Comandante Superiore le truppeImperiali e Reali Francesi ed Italiane nel Tirolo.

«CO. Baraguey D’HILLIERS.»A questi giorni una discordia insorta fra le autorità ci-

vili e militari, che in Trento avevano la loro sede, soq-quadrava nella civile amministrazione l’ordine dellecose. Il generale Vial, che in quella città aveva il supe-rior comando militare, voleva avere il primato eziandionel reggimento degli affari civili. Questo gli era contra-stato da Enrico de Widder qual presidente del regio ba-varo Commissariato, surrogato temporalmente al presi-dente conte di Welsperg. Egli adduceva, che non cede-rebbe le redini del governo senza ricevere un appositocomando dal re di Baviera suo signore, essendo tuttaviain forse se il Tirolo resterebbe aggregato al regno bava-ro, o pur se assegnato venisse a qualche altro principe.Ambidue pertanto si affaccendavano nell’emanare ordi-nazioni ed editti, nei quali scorgevasi la contrastata au-

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torità, perchè in opposizione gli uni cogli altri nello sco-po e nel volere. La forza troncò il sorto disordine; il ge-nerale montato sulle furie ordinò minaccevolmente allostampatore Monauni di non più stampare alcuna cosadel presidente Widder senza il di lui beneplacito. Da talmomento in poi il civile magistrato piegò la fronte a chiin quelle circostanze poteva più di lui, e rivolse altrovele sue ragioni. Questo avvenimento produceva per altrodelle sinistre conseguenze nel corso de’ politici affari,che tanto rovesciati erano stati dalla guerra, e difficolta-va la regolarità necessaria per la somministrazione alletruppe delle vettovaglie e de’ foraggi. Addimandato eradunque un sollecito rimedio, e questo apprestavalo nelTirolo meridionale il generale Baraguey d’Hilliers.Esercitando egli pressochè quell’istesso dominio, ondefu investito nell’anno 1797 a Venezia, con un suo pro-clama dell’anzidetto giorno dei 9 dicembre, mandatofuori dalle sue stanze di Bolzano, comandava: che ve-nissero erette commissioni amministrative in surroga-zione a’ due sospesi commissariati bavari dei Circolidell’Adige e dell’Eisack, le quali avessero ad esercitarele medesime incombenze; che la commissione del Cir-colo dell’Adige fosse composta del barone Sigismondode Moll di Villa Lagarina in presidente; di Giuseppeconte Baldovini, Antonio barone Gaudenti, Luigi de Lu-pis, trentini; d’Isacco barone Eccaro da Rovereto, e Ja-copo Steffenelli da Trento in segretario, a cui fu pocodopo sostituito Giuseppe Lutterotti da Rovereto; e quel-la del Circolo dell’Eisack, di Francesco de Riccabona da

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torità, perchè in opposizione gli uni cogli altri nello sco-po e nel volere. La forza troncò il sorto disordine; il ge-nerale montato sulle furie ordinò minaccevolmente allostampatore Monauni di non più stampare alcuna cosadel presidente Widder senza il di lui beneplacito. Da talmomento in poi il civile magistrato piegò la fronte a chiin quelle circostanze poteva più di lui, e rivolse altrovele sue ragioni. Questo avvenimento produceva per altrodelle sinistre conseguenze nel corso de’ politici affari,che tanto rovesciati erano stati dalla guerra, e difficolta-va la regolarità necessaria per la somministrazione alletruppe delle vettovaglie e de’ foraggi. Addimandato eradunque un sollecito rimedio, e questo apprestavalo nelTirolo meridionale il generale Baraguey d’Hilliers.Esercitando egli pressochè quell’istesso dominio, ondefu investito nell’anno 1797 a Venezia, con un suo pro-clama dell’anzidetto giorno dei 9 dicembre, mandatofuori dalle sue stanze di Bolzano, comandava: che ve-nissero erette commissioni amministrative in surroga-zione a’ due sospesi commissariati bavari dei Circolidell’Adige e dell’Eisack, le quali avessero ad esercitarele medesime incombenze; che la commissione del Cir-colo dell’Adige fosse composta del barone Sigismondode Moll di Villa Lagarina in presidente; di Giuseppeconte Baldovini, Antonio barone Gaudenti, Luigi de Lu-pis, trentini; d’Isacco barone Eccaro da Rovereto, e Ja-copo Steffenelli da Trento in segretario, a cui fu pocodopo sostituito Giuseppe Lutterotti da Rovereto; e quel-la del Circolo dell’Eisack, di Francesco de Riccabona da

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Cavalese in presidente, Giuseppe Rapp, Zaller, Giesner,conte Sarentheim, e Sandler in segretario; che gli elettipel Circolo dell’Adige dovessero unirsi a Trento, e glieletti per Circolo dell’Eisack a Bressanone il dì 20 dellostesso dicembre, per essere ivi istituiti nel rispettivo lorouffizio dai generali comandanti; che i due presidenti do-vessero dargli relazione delle loro operazioni, autoriz-zandoli a prendere i titoli, le carte e i documenti neces-sari dagli archivi dei bavari commissariati, e a farsi con-segnare da’ medesimi le ragioni della sostenuta loro am-ministrazione; e finalmente che tutte le deliberazionifossero pronunziate in collegio a pluralità di voti, e nes-suna fosse valida se almeno tre commissari non vi fos-sero presenti. A questa inaspettata disposizione sorgevauna maraviglia universale fra le genti del Tirolo, le qualivedevano in essa una verisimiglianza del temuto cangia-mento.

Intanto entrava colla sua colonna il generale Moreaunella parte superiore della stormeggiante valle di Puste-ria, e nella parte inferiore operava furiosamente Brous-siers, quel feroce Broussiers che avea ancor piena lamente delle crudeltà da lui commesse nella sollevazionedi Napoli dell’anno 1799. In questa valle scoppiaval’orribile nembo, che ogni barlume di speranza toglievaal Tirolo: in questa valle dovevano essere agitati gli ulti-mi vespri tirolesi. Lo sdegno, la crudeltà e lo spaventoprecedevano i napoleoniani battaglioni. Incredibile il fu-rioso loro impeto, e piuttosto bestiali che inumani gliatti, che all’entrata vi commettevano. Dovunque scon-

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Cavalese in presidente, Giuseppe Rapp, Zaller, Giesner,conte Sarentheim, e Sandler in segretario; che gli elettipel Circolo dell’Adige dovessero unirsi a Trento, e glieletti per Circolo dell’Eisack a Bressanone il dì 20 dellostesso dicembre, per essere ivi istituiti nel rispettivo lorouffizio dai generali comandanti; che i due presidenti do-vessero dargli relazione delle loro operazioni, autoriz-zandoli a prendere i titoli, le carte e i documenti neces-sari dagli archivi dei bavari commissariati, e a farsi con-segnare da’ medesimi le ragioni della sostenuta loro am-ministrazione; e finalmente che tutte le deliberazionifossero pronunziate in collegio a pluralità di voti, e nes-suna fosse valida se almeno tre commissari non vi fos-sero presenti. A questa inaspettata disposizione sorgevauna maraviglia universale fra le genti del Tirolo, le qualivedevano in essa una verisimiglianza del temuto cangia-mento.

Intanto entrava colla sua colonna il generale Moreaunella parte superiore della stormeggiante valle di Puste-ria, e nella parte inferiore operava furiosamente Brous-siers, quel feroce Broussiers che avea ancor piena lamente delle crudeltà da lui commesse nella sollevazionedi Napoli dell’anno 1799. In questa valle scoppiaval’orribile nembo, che ogni barlume di speranza toglievaal Tirolo: in questa valle dovevano essere agitati gli ulti-mi vespri tirolesi. Lo sdegno, la crudeltà e lo spaventoprecedevano i napoleoniani battaglioni. Incredibile il fu-rioso loro impeto, e piuttosto bestiali che inumani gliatti, che all’entrata vi commettevano. Dovunque scon-

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travano resistenza saccheggiavano, incendiavano, oppri-mevano, atterravano ed uccidevano. Infelici coloro, checon qualche arma cadevano nelle loro mani! La vita, cheper brevi istanti veniva loro donata, era vita peggioredella morte: pria di morire erano in mille guise marto-rizzati. Le cronache di Vindischmatrey ricorderanno conorrore alla posterità la giornata del 24 dicembre, in cuivi poneva piede con una furia immensa e violentissimaun corpo di sei mila uomini, avente comandante il furi-bondo Broussiers. I sollevati, ridotti ivi a piccol numero,ed anche questo senz’ordine ed intimorito, si erano op-posti virilmente; ma ben presto furono sforzati a cederela difesa terra allo spaventevole impeto della parte av-versaria, da cui con eccessivo furore erano per ognidove perseguitati e tempestati. Alcuni di essi cadevanosgraziatamente armati nelle sue mani, ed a norma delsovrano decreto venivano tostamente moschettati. Incli-nato l’animo di Broussiers ad aggiungere ferocia a fero-cia, ordinava che i disgraziati prigionieri dell’abbottina-to paese fossero condotti avanti le rispettive abitazioni,e che in tale luogo venissero passati per l’armi alla pre-senza dei loro congiunti, de’ vicini, e per sino de’ fan-ciulli tradotti dalla forza ad essere spettatori di quelleorribilità, acciocchè imparassero in quale barbaro modosi faceva la punizione. Sfogata così Broussiers una partedella sdegnosa sua vampa, facevasi poscia con un nervodella sua gente, omai addestrata nelle crudeltà, a com-piere il barbaro sfogo nella Pusteria superiore, in aiutodel generale Moreau. La rabbia dei napoleoniani eccita-

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travano resistenza saccheggiavano, incendiavano, oppri-mevano, atterravano ed uccidevano. Infelici coloro, checon qualche arma cadevano nelle loro mani! La vita, cheper brevi istanti veniva loro donata, era vita peggioredella morte: pria di morire erano in mille guise marto-rizzati. Le cronache di Vindischmatrey ricorderanno conorrore alla posterità la giornata del 24 dicembre, in cuivi poneva piede con una furia immensa e violentissimaun corpo di sei mila uomini, avente comandante il furi-bondo Broussiers. I sollevati, ridotti ivi a piccol numero,ed anche questo senz’ordine ed intimorito, si erano op-posti virilmente; ma ben presto furono sforzati a cederela difesa terra allo spaventevole impeto della parte av-versaria, da cui con eccessivo furore erano per ognidove perseguitati e tempestati. Alcuni di essi cadevanosgraziatamente armati nelle sue mani, ed a norma delsovrano decreto venivano tostamente moschettati. Incli-nato l’animo di Broussiers ad aggiungere ferocia a fero-cia, ordinava che i disgraziati prigionieri dell’abbottina-to paese fossero condotti avanti le rispettive abitazioni,e che in tale luogo venissero passati per l’armi alla pre-senza dei loro congiunti, de’ vicini, e per sino de’ fan-ciulli tradotti dalla forza ad essere spettatori di quelleorribilità, acciocchè imparassero in quale barbaro modosi faceva la punizione. Sfogata così Broussiers una partedella sdegnosa sua vampa, facevasi poscia con un nervodella sua gente, omai addestrata nelle crudeltà, a com-piere il barbaro sfogo nella Pusteria superiore, in aiutodel generale Moreau. La rabbia dei napoleoniani eccita-

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va la rabbia dei pusteriani, e faceva ancora suonare learmi e le grida di una forsennata vendicatrice difesa. Ilfurore cagionava le morti, e le morti cagionavan furore.La città di Bruneck, capitale della pustera valle, eral’ultima spettatrice, in queste tremende giornate di di-struzione e spavento, d’un orridissimo quadro, che saràeterna memoria dell’estremo sforzo a cui venne un po-polo reso feroce per la ferocia altrui. Basti dire, per farsiun’idea del successo, che poche centinaia di valorosipusteri, indotti e strascinati al terribile cimento dai tristisommovitori, che ancora erravano per le terre della di-sgraziata provincia, ebbero l’arrischievolissimo ardi-mento di abbaruffarsi manescamente nelle cittadine con-trade contro migliaia di vigoreggianti ed inferociti sol-dati a piedi e a cavallo. Quale carneficina ne sia avvenu-ta, può di leggieri pensarlo il lettore. Intorno a cento inpochi momenti rimasero vittime delle baionette e dellespade fulminatrici. Oh la pietosa e commoventissimascena nell’osservare, al ricomparir della calma, i cittadi-ni usciti a riconoscere o il padre, o il figlio, o il fratello,o il marito, ancora nuotanti nel proprio sangue! Le di-sperate strida salivano insino al cielo, e i pianti loroavrebbero impietositi persino cuori di pietra. Gli stessinemici non potevano non compiangere l’orrido spetta-colo, e commiserare il doloroso stato dei superstiti, in-colpando il forsennato loro talento, se a tanto era salitala militare vendetta.

Con questo fatto gli animosi pusteri, non per difettodel proprio valore, ma per opera della forza sommergi-

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va la rabbia dei pusteriani, e faceva ancora suonare learmi e le grida di una forsennata vendicatrice difesa. Ilfurore cagionava le morti, e le morti cagionavan furore.La città di Bruneck, capitale della pustera valle, eral’ultima spettatrice, in queste tremende giornate di di-struzione e spavento, d’un orridissimo quadro, che saràeterna memoria dell’estremo sforzo a cui venne un po-polo reso feroce per la ferocia altrui. Basti dire, per farsiun’idea del successo, che poche centinaia di valorosipusteri, indotti e strascinati al terribile cimento dai tristisommovitori, che ancora erravano per le terre della di-sgraziata provincia, ebbero l’arrischievolissimo ardi-mento di abbaruffarsi manescamente nelle cittadine con-trade contro migliaia di vigoreggianti ed inferociti sol-dati a piedi e a cavallo. Quale carneficina ne sia avvenu-ta, può di leggieri pensarlo il lettore. Intorno a cento inpochi momenti rimasero vittime delle baionette e dellespade fulminatrici. Oh la pietosa e commoventissimascena nell’osservare, al ricomparir della calma, i cittadi-ni usciti a riconoscere o il padre, o il figlio, o il fratello,o il marito, ancora nuotanti nel proprio sangue! Le di-sperate strida salivano insino al cielo, e i pianti loroavrebbero impietositi persino cuori di pietra. Gli stessinemici non potevano non compiangere l’orrido spetta-colo, e commiserare il doloroso stato dei superstiti, in-colpando il forsennato loro talento, se a tanto era salitala militare vendetta.

Con questo fatto gli animosi pusteri, non per difettodel proprio valore, ma per opera della forza sommergi-

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trice, terminarono infelicemente in sul finire dell’annoquella tirolese sollevazione, che con tanta felicità, e col-la maraviglia del mondo, a difesa della patria essi avea-no nel loro territorio incominciata. E qui terminarono inconseguenza gli strepiti delle armi, e i mali infiniti chele medesime produssero al Tirolo, per l’intento di ritor-nare sotto gli auspici dell’austriaco dominio, e con ciòriavere l’antica sua costituzione, e conservare, come siandava dicendo, la stretta osservanza della sua religione.

Io non so quello che ne diranno gli uomini leggendoqueste Memorie, scritte vicino alle cagioni ed ai fattiche le dettarono. Molti biasimeranno facilmente la riso-luzione dei Tirolesi, popolo tanto affezionato alla Casad’Austria, e tanto sviscerato per la sua libertà; ma dallementi non offuscate da dominanti passioni, dalle mentiindagatrici del pubblico bene, dagli uomini conoscitoridell’amore di patria, e dal giudizio imparziale della po-sterità, ei verrà certo, s’io non vo errato, onorevolmentecompatito. La libertà è cosa preziosa, è cosa desiderabi-le a tutte le nazioni; e i tirolesi levarono, e si esposero altremendo periglio, quando potevano con fondamentopromettersi il potente braccio dell’Austria, ed avevanoquindi una speranza verosimile di sostenere l’impresa.La fortuna non ha secondato i fervidi loro voti, perchèvolle stendere ancora le sue ali al francese conquistato-re. Fallace consiglio dei tirolesi fu per verità quello dipersistere nella difesa, quando l’Austria era già depressae pacificata colla Francia, o pure quando l’arciduca Gio-vanni fece loro sentire la voce esortatrice del virtuoso

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trice, terminarono infelicemente in sul finire dell’annoquella tirolese sollevazione, che con tanta felicità, e col-la maraviglia del mondo, a difesa della patria essi avea-no nel loro territorio incominciata. E qui terminarono inconseguenza gli strepiti delle armi, e i mali infiniti chele medesime produssero al Tirolo, per l’intento di ritor-nare sotto gli auspici dell’austriaco dominio, e con ciòriavere l’antica sua costituzione, e conservare, come siandava dicendo, la stretta osservanza della sua religione.

Io non so quello che ne diranno gli uomini leggendoqueste Memorie, scritte vicino alle cagioni ed ai fattiche le dettarono. Molti biasimeranno facilmente la riso-luzione dei Tirolesi, popolo tanto affezionato alla Casad’Austria, e tanto sviscerato per la sua libertà; ma dallementi non offuscate da dominanti passioni, dalle mentiindagatrici del pubblico bene, dagli uomini conoscitoridell’amore di patria, e dal giudizio imparziale della po-sterità, ei verrà certo, s’io non vo errato, onorevolmentecompatito. La libertà è cosa preziosa, è cosa desiderabi-le a tutte le nazioni; e i tirolesi levarono, e si esposero altremendo periglio, quando potevano con fondamentopromettersi il potente braccio dell’Austria, ed avevanoquindi una speranza verosimile di sostenere l’impresa.La fortuna non ha secondato i fervidi loro voti, perchèvolle stendere ancora le sue ali al francese conquistato-re. Fallace consiglio dei tirolesi fu per verità quello dipersistere nella difesa, quando l’Austria era già depressae pacificata colla Francia, o pure quando l’arciduca Gio-vanni fece loro sentire la voce esortatrice del virtuoso

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imperatore Francesco. Ma come mai, senza la forza,puossi ridurre all’ubbidienza o frenare un’armigera na-zione già afferrata dall’ira e dallo sdegno? Concludia-mo, che questa non era ancor l’ora destinata dai cieli,nella quale i tirolesi dovessero tornare a quell’anelatodominio, sotto di cui vissero i loro antecessori per lalunghezza di più secoli; e per fine che il Tirolo ha dovu-to perire piuttosto per altrui cagione, che per colpa pro-pria, piuttosto per volere della fortuna, che per mancan-za di virtù, piuttosto colla generale compassione, che colbiasimo delle genti, e, quel che è più, senza che dimi-nuita si fosse la fama del suo nome, e senza che la gran-dezza delle immortali sue gesta venisse menomamenteecclissata, poichè ad esito felice ma disonorevole egliantepose una fine infelice, ma generosa, e degna vera-mente di un’eterna ricordanza.

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imperatore Francesco. Ma come mai, senza la forza,puossi ridurre all’ubbidienza o frenare un’armigera na-zione già afferrata dall’ira e dallo sdegno? Concludia-mo, che questa non era ancor l’ora destinata dai cieli,nella quale i tirolesi dovessero tornare a quell’anelatodominio, sotto di cui vissero i loro antecessori per lalunghezza di più secoli; e per fine che il Tirolo ha dovu-to perire piuttosto per altrui cagione, che per colpa pro-pria, piuttosto per volere della fortuna, che per mancan-za di virtù, piuttosto colla generale compassione, che colbiasimo delle genti, e, quel che è più, senza che dimi-nuita si fosse la fama del suo nome, e senza che la gran-dezza delle immortali sue gesta venisse menomamenteecclissata, poichè ad esito felice ma disonorevole egliantepose una fine infelice, ma generosa, e degna vera-mente di un’eterna ricordanza.

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APPENDICE I.12

Pensieri dei tirolesi sul futuro destino della lor patria, e sulla sortedi Hoffer. Egli viene tradito, arrestato e condotto a Mantova.Suo processo e sua morte. Impressione universale. Gratitudinedell’imperatore Francesco verso la di lui famiglia, e monu-mento che gli erige a memoria.

Spenta nel Tirolo la guerra dell’anno 1809, i figli suoirassegnati e sommessi reprimevano nel silenzio il senti-mento della patria libertà, rallentavano il bollente sde-gno con religiosa rassegnazione e pazienza, e fra il ti-more e la speranza in sul cominciare dell’anno 1810volgevano le menti all’avvenire. Due gravissime cosegli occupavano principalmente. L’una era quella di sape-re il dominio a cui verrebbe sottoposta la tirolese pro-vincia nel diffinitivo scompartimento che le vincitricipotenze farebbero dei territori conquistati a dannodell’Austria; l’altra riguardava il risultato delle investi-gazioni che praticate venivano dal nuovo Governo per

12 Quest’Appendice è a capo d’altri ricordi istorici, coi qualil’autore continuava queste Memorie sino a tutto l’anno 1816.Vi sono discorse le vicissitudini del Tirolo, specialmente ita-liano, sotto il governo napoleonico ed austriaco. (Notadell’Editore)

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APPENDICE I.12

Pensieri dei tirolesi sul futuro destino della lor patria, e sulla sortedi Hoffer. Egli viene tradito, arrestato e condotto a Mantova.Suo processo e sua morte. Impressione universale. Gratitudinedell’imperatore Francesco verso la di lui famiglia, e monu-mento che gli erige a memoria.

Spenta nel Tirolo la guerra dell’anno 1809, i figli suoirassegnati e sommessi reprimevano nel silenzio il senti-mento della patria libertà, rallentavano il bollente sde-gno con religiosa rassegnazione e pazienza, e fra il ti-more e la speranza in sul cominciare dell’anno 1810volgevano le menti all’avvenire. Due gravissime cosegli occupavano principalmente. L’una era quella di sape-re il dominio a cui verrebbe sottoposta la tirolese pro-vincia nel diffinitivo scompartimento che le vincitricipotenze farebbero dei territori conquistati a dannodell’Austria; l’altra riguardava il risultato delle investi-gazioni che praticate venivano dal nuovo Governo per

12 Quest’Appendice è a capo d’altri ricordi istorici, coi qualil’autore continuava queste Memorie sino a tutto l’anno 1816.Vi sono discorse le vicissitudini del Tirolo, specialmente ita-liano, sotto il governo napoleonico ed austriaco. (Notadell’Editore)

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l’arresto di alcuni dei principali capi della sedata solle-vazione, e per quello massimamente di Hoffer. Varie econtraddicenti eran le voci sulla scomparsa e sull’asilodi quest’uomo interessante. Chi credevalo rifuggito aVienna per chiedere l’intercessione di Francesco pressoNapoleone; chi si persuadeva ch’ei si fosse furtivamenteannidato nella Svizzera, e chi pensava ch’egli avesse ilnascondiglio in Tirolo. Scorreva il dicembre del 1809, eparte del gennaio del 1810; continuavano incessanti lericerche per lo suo scoprimento da parte del comandomilitare.

Una piccola montana spelonca, chiamata Kellerlahn,posta nella valle di Passiria, a cinque ore da Sand, quasisepolta dalla neve, era divenuta l’abituro d’Andrea. Qui-vi egli vivea solitario, colla mente aliena dai mondaniromori; quivi menava i suoi giorni, ripensando alle pas-sate vicende, dolendosi sull’infelice loro risultato, e ras-segnandosi ai voleri del cielo per tutto ciò che di lui ac-cader potesse in avvenire. Un solo pensiero grandemen-te l’affliggeva, il pensier della moglie e dei figli, checome buon marito ed ottimo padre amava, ed oltremodostavangli a cuore. Vild, Strobel, Laner, Illmer, Staffel,suoi amici e confidenti, sapevano il luogo del suo ritiro,e gli fornivano le più minute notizie del corso giornalie-ro delle cose, delle disposizioni del comando militare, edei movimenti eseguiti da’ soldati per la scoperta e pelsuo arresto. Essi eran quelli che gli recavano di soppiat-to il cibo, e che introducevano nel suo casolare i messisegreti provenienti da Vienna, uno dei quali gli venne

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l’arresto di alcuni dei principali capi della sedata solle-vazione, e per quello massimamente di Hoffer. Varie econtraddicenti eran le voci sulla scomparsa e sull’asilodi quest’uomo interessante. Chi credevalo rifuggito aVienna per chiedere l’intercessione di Francesco pressoNapoleone; chi si persuadeva ch’ei si fosse furtivamenteannidato nella Svizzera, e chi pensava ch’egli avesse ilnascondiglio in Tirolo. Scorreva il dicembre del 1809, eparte del gennaio del 1810; continuavano incessanti lericerche per lo suo scoprimento da parte del comandomilitare.

Una piccola montana spelonca, chiamata Kellerlahn,posta nella valle di Passiria, a cinque ore da Sand, quasisepolta dalla neve, era divenuta l’abituro d’Andrea. Qui-vi egli vivea solitario, colla mente aliena dai mondaniromori; quivi menava i suoi giorni, ripensando alle pas-sate vicende, dolendosi sull’infelice loro risultato, e ras-segnandosi ai voleri del cielo per tutto ciò che di lui ac-cader potesse in avvenire. Un solo pensiero grandemen-te l’affliggeva, il pensier della moglie e dei figli, checome buon marito ed ottimo padre amava, ed oltremodostavangli a cuore. Vild, Strobel, Laner, Illmer, Staffel,suoi amici e confidenti, sapevano il luogo del suo ritiro,e gli fornivano le più minute notizie del corso giornalie-ro delle cose, delle disposizioni del comando militare, edei movimenti eseguiti da’ soldati per la scoperta e pelsuo arresto. Essi eran quelli che gli recavano di soppiat-to il cibo, e che introducevano nel suo casolare i messisegreti provenienti da Vienna, uno dei quali gli venne

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inviato, diceasi, dallo stesso imperatore Francesco, a cuigrandemente interessava un uomo sì sviscerato per lasua Casa. Chi esortavalo alla fuga, accennandogliene ilmodo, ed il luogo; e chi eccitavalo a radersi la lungabarba, che facilitava il di lui riconoscimento. Sordo allavoce degli amici ed agli eccitamenti dei messi, egli per-sistette irremovibilmente nella risoluzione di menare inquel monte la solinga sua vita, in un colla moglie e co’suoi figliuoli, vicino alla patria, che non volea assoluta-mente abbandonare.

I soldati napoleoniani, sempre intenti a scoprirne letracce, ivan di continuo per la pianura e pei monti, cer-candolo dappertutto. Le loro indagini sarebbero forsetornate infruttuose, o pure lo scoprimento di Hoffer sa-rebbe forse accaduto più tardi, cioè quando l’ira vendi-catrice nemica avesse sfogato i suoi primi furori, se in-tramezzato non si fosse il tradimento. A Donay, all’ami-co, al confidente, viene esso da molti principalmente at-tribuito. Avvertito da lui Baraguey d’Hilliers, che Staffel(da taluno chiamato Raffel) era a cognizione dell’asilodi Hoffer, che molto penava per il timore che se ne ve-nisse al chiaro; che gli ultimi sinistri avvenimenti avea-no destato nell’animo di esso Staffel un forte spavento,e che per l’avidissimo e pieghevole suo naturales’avrebbe indotto a manifestarlo, il faceva senza piùcondurre avanti di sè in Bolzano. Avutolo, incominciò aminacciarlo orribilmente, e poscia coprì le minaccie congrandiose promesse. Ben presto egli ottenne dal pusilla-nime Staffel la voluta rivelazione. Un grossissimo drap-

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inviato, diceasi, dallo stesso imperatore Francesco, a cuigrandemente interessava un uomo sì sviscerato per lasua Casa. Chi esortavalo alla fuga, accennandogliene ilmodo, ed il luogo; e chi eccitavalo a radersi la lungabarba, che facilitava il di lui riconoscimento. Sordo allavoce degli amici ed agli eccitamenti dei messi, egli per-sistette irremovibilmente nella risoluzione di menare inquel monte la solinga sua vita, in un colla moglie e co’suoi figliuoli, vicino alla patria, che non volea assoluta-mente abbandonare.

I soldati napoleoniani, sempre intenti a scoprirne letracce, ivan di continuo per la pianura e pei monti, cer-candolo dappertutto. Le loro indagini sarebbero forsetornate infruttuose, o pure lo scoprimento di Hoffer sa-rebbe forse accaduto più tardi, cioè quando l’ira vendi-catrice nemica avesse sfogato i suoi primi furori, se in-tramezzato non si fosse il tradimento. A Donay, all’ami-co, al confidente, viene esso da molti principalmente at-tribuito. Avvertito da lui Baraguey d’Hilliers, che Staffel(da taluno chiamato Raffel) era a cognizione dell’asilodi Hoffer, che molto penava per il timore che se ne ve-nisse al chiaro; che gli ultimi sinistri avvenimenti avea-no destato nell’animo di esso Staffel un forte spavento,e che per l’avidissimo e pieghevole suo naturales’avrebbe indotto a manifestarlo, il faceva senza piùcondurre avanti di sè in Bolzano. Avutolo, incominciò aminacciarlo orribilmente, e poscia coprì le minaccie congrandiose promesse. Ben presto egli ottenne dal pusilla-nime Staffel la voluta rivelazione. Un grossissimo drap-

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pello di 1500 francesi del 44.º reggimento di linea con50 gendarmi e 70 cacciatori a cavallo, guidato dal capi-tano Renouard, indirizzava poco dopo i presti suoi passiverso la scoscesa montagna, in cui Hoffer menava glistentati suoi giorni. Nel tempo stesso 2000 soldati stava-no in vicinanza allarmati e pronti alla difesa, se mai ilpopolo facesse qualche moto a sollievo del tirolese co-mandante, e tutto il resto della soldatesca avea l’ordinedi stare attento se dato venisse il segno dell’allarme ge-nerale. In fra le tenebre della notte, che segue al dì 2713

gennaio, gli assalitori di Hoffer, guidati dal medesimoStaffel, arrampicavano il monte stritolando il ghiaccio,squagliando sotto i lor piedi la neve, e tremando pelfreddo; all’appressarsi dell’aurora del giorno 28 afferra-vano la sommità, e divisi in alcune quadriglie attornia-vano la di lui abitazione rallentando viemmaggiormenteil romore. Il menzionato capitano s’appressa al tugurio,in cui Hoffer giaceva coll’amata consorte, col figlioGiovanni, e con un giovane scrivano, certo Döninger,che con ardente entusiasmo avea ovunque seguito la dilui fortuna. Il capitano picchia. Hoffer si scuote, ondeg-gia in sulle prime fra molti pensieri, indi fra i gemiti de’suoi apre la porta. L’aprire, il ravvisare la gente armata,l’intimargli l’arresto, l’assalirlo ed afferrarlo furonotutt’uno. Con animo imperturbato e sereno: Se cercate,ei dice, Andrea Hoffer, son io. Fate pure di me ciò chepiù vi piace, o soldati, ma rispettate, soggiunse con

13 Alcuno citò erroneamente il dì 19 gennaio.

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pello di 1500 francesi del 44.º reggimento di linea con50 gendarmi e 70 cacciatori a cavallo, guidato dal capi-tano Renouard, indirizzava poco dopo i presti suoi passiverso la scoscesa montagna, in cui Hoffer menava glistentati suoi giorni. Nel tempo stesso 2000 soldati stava-no in vicinanza allarmati e pronti alla difesa, se mai ilpopolo facesse qualche moto a sollievo del tirolese co-mandante, e tutto il resto della soldatesca avea l’ordinedi stare attento se dato venisse il segno dell’allarme ge-nerale. In fra le tenebre della notte, che segue al dì 2713

gennaio, gli assalitori di Hoffer, guidati dal medesimoStaffel, arrampicavano il monte stritolando il ghiaccio,squagliando sotto i lor piedi la neve, e tremando pelfreddo; all’appressarsi dell’aurora del giorno 28 afferra-vano la sommità, e divisi in alcune quadriglie attornia-vano la di lui abitazione rallentando viemmaggiormenteil romore. Il menzionato capitano s’appressa al tugurio,in cui Hoffer giaceva coll’amata consorte, col figlioGiovanni, e con un giovane scrivano, certo Döninger,che con ardente entusiasmo avea ovunque seguito la dilui fortuna. Il capitano picchia. Hoffer si scuote, ondeg-gia in sulle prime fra molti pensieri, indi fra i gemiti de’suoi apre la porta. L’aprire, il ravvisare la gente armata,l’intimargli l’arresto, l’assalirlo ed afferrarlo furonotutt’uno. Con animo imperturbato e sereno: Se cercate,ei dice, Andrea Hoffer, son io. Fate pure di me ciò chepiù vi piace, o soldati, ma rispettate, soggiunse con

13 Alcuno citò erroneamente il dì 19 gennaio.

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voce più sommessa e più commovente, l’innocenza del-la moglie e de’ figli. I soldati, pronti all’avuto comando,senz’altro dire, caricano e stringono di catene il disgra-ziato Andrea, e legato, non che maltrattato, il conduco-no seco, unitamente alla moglie, all’impubere figliuoloe al giovane secretario. Il convoglio che lo scorta di-scende il passiriano monte, e verso la vicina città di Me-rano volge il cammino. Viaggia Hoffer in mezzo a lun-ghe file di soldati, ammirato da tutti, compianto dagliamici e dai compatrioti, che sulla strada per cui passavaovunque si affacciano. I soldati tripudiano e fanno gaz-zarra; i tirolesi piangono, guardano dolenti il più illustredifensore della patria, e sentono nelle loro viscere unaprofonda commozione. Hoffer, con aspetto ridente anziche no, ma che ben lascia intravedere le tracce del pati-mento, osserva taciturno la folla che mestamente l’adoc-chia, incoraggisce con eroica rassegnazione l’addolorataconsorte, e i piangenti amici, confortandoli tutti a spera-re nei titoli, che appoggiati al proclama del Vicerè, locostituiscono innocente rispetto a quello che avvennedopo il pubblicato generale perdono. Il vede finalmenteBolzano. Baraguey d’Hilliers, che con avidità l’attende-va, comanda che Hoffer venga subitamente sciolto daiceppi, e sostenuto in una prigione decente. Quivi egli èvisitato da molti uffiziali napoleoniani, in riconoscenzadell’umanità da lui usata coi prigionieri francesi ed ita-liani; anzi uno di essi gli presenta in ricordo una tabac-chiera, ed altri il provvedono di ristoranti vivande. Ladesolata moglie è posta in libertà insieme al singhioz-

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voce più sommessa e più commovente, l’innocenza del-la moglie e de’ figli. I soldati, pronti all’avuto comando,senz’altro dire, caricano e stringono di catene il disgra-ziato Andrea, e legato, non che maltrattato, il conduco-no seco, unitamente alla moglie, all’impubere figliuoloe al giovane secretario. Il convoglio che lo scorta di-scende il passiriano monte, e verso la vicina città di Me-rano volge il cammino. Viaggia Hoffer in mezzo a lun-ghe file di soldati, ammirato da tutti, compianto dagliamici e dai compatrioti, che sulla strada per cui passavaovunque si affacciano. I soldati tripudiano e fanno gaz-zarra; i tirolesi piangono, guardano dolenti il più illustredifensore della patria, e sentono nelle loro viscere unaprofonda commozione. Hoffer, con aspetto ridente anziche no, ma che ben lascia intravedere le tracce del pati-mento, osserva taciturno la folla che mestamente l’adoc-chia, incoraggisce con eroica rassegnazione l’addolorataconsorte, e i piangenti amici, confortandoli tutti a spera-re nei titoli, che appoggiati al proclama del Vicerè, locostituiscono innocente rispetto a quello che avvennedopo il pubblicato generale perdono. Il vede finalmenteBolzano. Baraguey d’Hilliers, che con avidità l’attende-va, comanda che Hoffer venga subitamente sciolto daiceppi, e sostenuto in una prigione decente. Quivi egli èvisitato da molti uffiziali napoleoniani, in riconoscenzadell’umanità da lui usata coi prigionieri francesi ed ita-liani; anzi uno di essi gli presenta in ricordo una tabac-chiera, ed altri il provvedono di ristoranti vivande. Ladesolata moglie è posta in libertà insieme al singhioz-

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zante figliuolo; e viene rimandata in Passiria. Qual dolo-rosa scena abbia offerto la loro separazione, è facile im-maginare. Non potè Hoffer nascondere le lagrimedell’acerbo suo dolore ai singulti, ai gemiti inconsolabilidella moglie e del tenero figlio. Il dì 1 di febbraio, dueore dopo il meriggio, arriva a Rovereto, procedente daTrento in una carrozza, scortato da una compagnia disoldati francesi. Quivi, per concerto preso dal Podestàcol comandante militare, ebbe stanza nel cittadino pa-lazzo presso il bargello; desinò e cenò di buona voglia, esenza manifestare il minimo turbamento. Fra il dì man-dò a chiamare il pellicciaio Gaspare Padovani, da lui co-nosciuto alle fiere di Bolzano, e il pregò d’un paio diguanti, che tostamente si ebbe. Nel seguente mattino lascorta medesima il tradusse ad Ala14, e poscia di stazio-

14 «I tirolesi sono d’alta e massiccia statura, di bianchissima car-nagione, d’occhio cilestro e sereno, di fronte alta e aperta, dol-ci nel viso e nell’animo prodi. Così era e così vestiva eziandioquel martire della patria e della fede Andrea Hoffer, detto vol-garmente dai tirolesi italiani il Barbone. Io il vidi quando,spenta già la rivoluzione contro i Bavari, quel fellone di suoamico il diede per tradimento in mano a’ Francesi, e scendeadal Tirolo alla volta di Mantova. Comandava in Ala, ov’io di-morava, un Ferru uomo atroce, e più tiranno che soldato.Smontò l’Hoffer nel cortile ove alloggiava il Ferru, circondatoda grossa guardia, e salito alle camere del comandante ov’erangià le tavole apparecchiate pel desinare, fu invitato anch’egli asedere cogli officiali che lo scortavano. Ma essendo il venerdì,e veggendo i cibi grassi arrecati, con aria dolce e cortese gen-tilmente scusandosi, disse che più tardi avrebbe pranzato con

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zante figliuolo; e viene rimandata in Passiria. Qual dolo-rosa scena abbia offerto la loro separazione, è facile im-maginare. Non potè Hoffer nascondere le lagrimedell’acerbo suo dolore ai singulti, ai gemiti inconsolabilidella moglie e del tenero figlio. Il dì 1 di febbraio, dueore dopo il meriggio, arriva a Rovereto, procedente daTrento in una carrozza, scortato da una compagnia disoldati francesi. Quivi, per concerto preso dal Podestàcol comandante militare, ebbe stanza nel cittadino pa-lazzo presso il bargello; desinò e cenò di buona voglia, esenza manifestare il minimo turbamento. Fra il dì man-dò a chiamare il pellicciaio Gaspare Padovani, da lui co-nosciuto alle fiere di Bolzano, e il pregò d’un paio diguanti, che tostamente si ebbe. Nel seguente mattino lascorta medesima il tradusse ad Ala14, e poscia di stazio-

14 «I tirolesi sono d’alta e massiccia statura, di bianchissima car-nagione, d’occhio cilestro e sereno, di fronte alta e aperta, dol-ci nel viso e nell’animo prodi. Così era e così vestiva eziandioquel martire della patria e della fede Andrea Hoffer, detto vol-garmente dai tirolesi italiani il Barbone. Io il vidi quando,spenta già la rivoluzione contro i Bavari, quel fellone di suoamico il diede per tradimento in mano a’ Francesi, e scendeadal Tirolo alla volta di Mantova. Comandava in Ala, ov’io di-morava, un Ferru uomo atroce, e più tiranno che soldato.Smontò l’Hoffer nel cortile ove alloggiava il Ferru, circondatoda grossa guardia, e salito alle camere del comandante ov’erangià le tavole apparecchiate pel desinare, fu invitato anch’egli asedere cogli officiali che lo scortavano. Ma essendo il venerdì,e veggendo i cibi grassi arrecati, con aria dolce e cortese gen-tilmente scusandosi, disse che più tardi avrebbe pranzato con

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ne in stazione a Mantova, luogo destinatogli invece diMilano con un posteriore decreto. La curiosità di vedereil prode tirolese si manifesta non men nel Tirolo tedescoed italiano, che nei paesi del regno d’Italia. Le genti cor-rono in folla dovunque egli passa, e se grande è stata lamaraviglia nell’udire le gloriose sue gesta, altrettanto

un po’ di cacio e pane. Indi i ghigni protervi de’ francesi, e ilporsi a tavola, e il diluviare gagliardamente. Quel va-lent’uomo recatosi a sedere vicino alla stufa, ch’era il vernogrande e freddissimo, e toltosi dal collo la lunga e grossa co-rona, cominciò a recitare a mani giunte il rosario della Ma-donna. La sala del pranzo rispondeva sopra una loggia, ed iocon un amico, ch’era signor della casa, stavamo giovanilmen-te spiando e considerando quel gran prigioniero. Egli era diancor fresca età, alto della persona e complesso, di fronte ele-vata, di viso lungo e scarno, con lunga barba e radi e fini ca-pelli, che pioveano in sulle spalle. Talvolta orando alzava gliazzurri occhi al cielo in atto d’affettuosa pietà, e più spesso ri-voltili a terra, tutto raccogliea il viso chinandolo in sul petto.Che altissimo contrapposto era il vedere quei crapuloni di sol-dati, i quali tracannando il vino si beffavan di lui, saettandolocon biechi sguardi, e alzandogli il bicchiere in faccia a manie-ra di brindisi!

«Così per certo non avea l’Hoffer operato col generale Lefebvre,allorchè, mentre egli marciava entro le stretture di quelle mon-tagne colla sua divisione, rotolati dalle somme balze grossissi-mi massi sopra le artiglierie e il carriaggio, tutto lo infranse, egli tagliò la ritirata. Per il che presolo con tutto l’esercito, luicolla moglie e coi capitani accolse cortesemente ai suoi quar-tieri, e con ogni maniera di gentile ospitalità, trattollo noncome mimico, ma a guisa di signore e fratello. Pure i francesiil guiderdonarono di beffe e di perfidia. Ma la notte avvenne

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ne in stazione a Mantova, luogo destinatogli invece diMilano con un posteriore decreto. La curiosità di vedereil prode tirolese si manifesta non men nel Tirolo tedescoed italiano, che nei paesi del regno d’Italia. Le genti cor-rono in folla dovunque egli passa, e se grande è stata lamaraviglia nell’udire le gloriose sue gesta, altrettanto

un po’ di cacio e pane. Indi i ghigni protervi de’ francesi, e ilporsi a tavola, e il diluviare gagliardamente. Quel va-lent’uomo recatosi a sedere vicino alla stufa, ch’era il vernogrande e freddissimo, e toltosi dal collo la lunga e grossa co-rona, cominciò a recitare a mani giunte il rosario della Ma-donna. La sala del pranzo rispondeva sopra una loggia, ed iocon un amico, ch’era signor della casa, stavamo giovanilmen-te spiando e considerando quel gran prigioniero. Egli era diancor fresca età, alto della persona e complesso, di fronte ele-vata, di viso lungo e scarno, con lunga barba e radi e fini ca-pelli, che pioveano in sulle spalle. Talvolta orando alzava gliazzurri occhi al cielo in atto d’affettuosa pietà, e più spesso ri-voltili a terra, tutto raccogliea il viso chinandolo in sul petto.Che altissimo contrapposto era il vedere quei crapuloni di sol-dati, i quali tracannando il vino si beffavan di lui, saettandolocon biechi sguardi, e alzandogli il bicchiere in faccia a manie-ra di brindisi!

«Così per certo non avea l’Hoffer operato col generale Lefebvre,allorchè, mentre egli marciava entro le stretture di quelle mon-tagne colla sua divisione, rotolati dalle somme balze grossissi-mi massi sopra le artiglierie e il carriaggio, tutto lo infranse, egli tagliò la ritirata. Per il che presolo con tutto l’esercito, luicolla moglie e coi capitani accolse cortesemente ai suoi quar-tieri, e con ogni maniera di gentile ospitalità, trattollo noncome mimico, ma a guisa di signore e fratello. Pure i francesiil guiderdonarono di beffe e di perfidia. Ma la notte avvenne

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grande ed universale diviene la compassione per la pri-gionia di un uomo tanto pietoso in verso la patria, cui al-tro non restava che un chiaro nome, ed un’avversa fortu-na. È però trattato come un graduato prigioniero di sta-to.

Il francese generale Drouet, comandante nel Tirolotedesco, annunzia pubblicamente il 31 gennaio dalle suestanze d’Innsbruck l’arresto di Hoffer in questo modo:

«Andrea Hoffer, denominato Oste al Sand, e Capo-complotto della ribellione del Tirolo, che così di soventeinfranse la sua data parola, e che mai non cessò di ecci-tare il popolo con false dicerie, venne a questi scorsigiorni preso ed arrestato con un suo correo mediante letruppe di S. M. l’imperatore dei Francesi e re d’Italia,

caso che sgomentò que’ scortesi, e fu testimone del suo grananimo e di sua invitta virtù. Imperocchè essendo posto a dor-mire in una camera ov’era un gran caldano di carboni accesi,l’esalazione maligna fece cadere in terra tramortita la sentinel-la che il guardava; e l’ufficiale che gli dormiva a lato, smarritii sensi, era in un mortale deliquio assopito. L’Hoffer, senten-dosi soffocare, gagliardo com’era, balzò di letto, veduto losvenimento dell’ufficiale, e stesa in terra boccheggiante lasentinella, in luogo di fuggire a salvamento (e i tirolesi si sa-rebbero recati a gran ventura il nasconderlo), uscì fuori imper-turbato, e andò a svegliare i soldati delle altre stanze, affinchèaccorressero a salvare la sua guardia. E pure egli sapeva chein Italia l’aspettava la morte! Se tanta virtù si fosse anticamen-te operata in Grecia o in Roma, avrebbe fatto maravigliare ilmondo.» (Tratto della lettera prima SOPRA IL TIROLO TEDESCO

del P. Antonio Bresciani.)

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grande ed universale diviene la compassione per la pri-gionia di un uomo tanto pietoso in verso la patria, cui al-tro non restava che un chiaro nome, ed un’avversa fortu-na. È però trattato come un graduato prigioniero di sta-to.

Il francese generale Drouet, comandante nel Tirolotedesco, annunzia pubblicamente il 31 gennaio dalle suestanze d’Innsbruck l’arresto di Hoffer in questo modo:

«Andrea Hoffer, denominato Oste al Sand, e Capo-complotto della ribellione del Tirolo, che così di soventeinfranse la sua data parola, e che mai non cessò di ecci-tare il popolo con false dicerie, venne a questi scorsigiorni preso ed arrestato con un suo correo mediante letruppe di S. M. l’imperatore dei Francesi e re d’Italia,

caso che sgomentò que’ scortesi, e fu testimone del suo grananimo e di sua invitta virtù. Imperocchè essendo posto a dor-mire in una camera ov’era un gran caldano di carboni accesi,l’esalazione maligna fece cadere in terra tramortita la sentinel-la che il guardava; e l’ufficiale che gli dormiva a lato, smarritii sensi, era in un mortale deliquio assopito. L’Hoffer, senten-dosi soffocare, gagliardo com’era, balzò di letto, veduto losvenimento dell’ufficiale, e stesa in terra boccheggiante lasentinella, in luogo di fuggire a salvamento (e i tirolesi si sa-rebbero recati a gran ventura il nasconderlo), uscì fuori imper-turbato, e andò a svegliare i soldati delle altre stanze, affinchèaccorressero a salvare la sua guardia. E pure egli sapeva chein Italia l’aspettava la morte! Se tanta virtù si fosse anticamen-te operata in Grecia o in Roma, avrebbe fatto maravigliare ilmondo.» (Tratto della lettera prima SOPRA IL TIROLO TEDESCO

del P. Antonio Bresciani.)

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che stanziano nel Tirolo settentrionale.»Un consiglio di guerra è adunato in Mantova per giu-

dicarlo. Presidente del medesimo è il generale Bisson,quello stesso Bisson che il dì 13 aprile del 1809, fu neidintorni d’Innsbruck costretto a capitolare a discrezionedei tirolesi, e a darsi prigioniero di guerra con tutta lasua colonna. S’incomincia il processo. L’esito del mede-simo desta l’attenzione de’ popoli, e segnatamente deitirolesi. Hoffer è patrocinato dal giovine avvocato Base-vi. Per buona ventura i suoi giudici non sono tanto in-giusti e perversi, come furon quelli che trattaron la cau-sa del Cristo, ch’egli portava appeso al petto, e che cri-stianamente venerava. Le difese dell’avvocato trionfa-no, sotto l’ombra in ispecie del vicereale decreto dei 12novembre 1809. Esse hanno l’efficacia di penetrare neipetti militari dei giudici; essi sbandiscono dai loro cuoriil rigore precipitoso praticato durante la guerra, e fanlipiegare a sentimenti di pietà e di giustizia. Già la mag-gioranza dell’adunato consiglio allontana l’idea dellacapitale condanna, e pende per un carcere a tempo; giàdue giudici inclinano a liberarlo, e già vicina era la sal-vezza della sua vita. La sentenza era aspettata con uni-versale ansietà, quando una risoluzione inopinata delgoverno di Milano, annunziata al consiglio per mezzodel telegrafo, arresta il giudiziario processo aperto con-tro di Hoffer, ed ordina ch’ei sia moschettato entro 24ore, obbliando i titoli della sua innocenza, abusando delperdono promesso dal vicerè, scordando che Hoffer ha

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che stanziano nel Tirolo settentrionale.»Un consiglio di guerra è adunato in Mantova per giu-

dicarlo. Presidente del medesimo è il generale Bisson,quello stesso Bisson che il dì 13 aprile del 1809, fu neidintorni d’Innsbruck costretto a capitolare a discrezionedei tirolesi, e a darsi prigioniero di guerra con tutta lasua colonna. S’incomincia il processo. L’esito del mede-simo desta l’attenzione de’ popoli, e segnatamente deitirolesi. Hoffer è patrocinato dal giovine avvocato Base-vi. Per buona ventura i suoi giudici non sono tanto in-giusti e perversi, come furon quelli che trattaron la cau-sa del Cristo, ch’egli portava appeso al petto, e che cri-stianamente venerava. Le difese dell’avvocato trionfa-no, sotto l’ombra in ispecie del vicereale decreto dei 12novembre 1809. Esse hanno l’efficacia di penetrare neipetti militari dei giudici; essi sbandiscono dai loro cuoriil rigore precipitoso praticato durante la guerra, e fanlipiegare a sentimenti di pietà e di giustizia. Già la mag-gioranza dell’adunato consiglio allontana l’idea dellacapitale condanna, e pende per un carcere a tempo; giàdue giudici inclinano a liberarlo, e già vicina era la sal-vezza della sua vita. La sentenza era aspettata con uni-versale ansietà, quando una risoluzione inopinata delgoverno di Milano, annunziata al consiglio per mezzodel telegrafo, arresta il giudiziario processo aperto con-tro di Hoffer, ed ordina ch’ei sia moschettato entro 24ore, obbliando i titoli della sua innocenza, abusando delperdono promesso dal vicerè, scordando che Hoffer ha

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umanamente trattati i prigionieri napoleoniani, e fattiraccorre con ogni pietà i feriti. Preparato Hoffer ad udirel’assoluzione egualmente che la condanna di morte,ascolta con eguale intrepidezza il barbaro decreto, pro-nunziato non già da un tribunale di giustizia, nècoll’osservanza della legge, ma dal desiderio della ven-detta e dall’odio ancora bollente di un guerriero furore.Lo ascolta il mondo, e ne rimane sopraffatto e stupito.Come l’abbiano ascoltato i tirolesi, è inutile dirlo. Hof-fer colla rassegnazione del vero cristiano si prepara perrendere l’anima a Dio, avendo già pensato e dispostoper la sua famiglia. A sua richiesta gli è concesso daun’apposita commissione militare in assistente spiritualeGiovangiacomo Manifesti, preposito ed arciprete di SanBarnaba Egli tira un velo sopra le vicende della vita, etutti i suoi pensieri rivolge alla morte. Sorge l’aurora deldì 20 di febbraio, l’ultimo di Hoffer. La soldatesca stan-ziata in Mantova si mette in movimento: suonano le oreundici, e i tamburi battono a raccolta. Si raduna un bat-taglione, in mezzo del quale viene collocato Hoffer testèestratto dal carcere, e già volge la lugubre marcia versoil bastione di Ceresa, dietro la caserma della cittadella.La virtù conduce ed assoda i passi di Andrea. Al fiancodel suo confessore, egli guarda con aria serena il portoin cui fra brevi istanti dev’essere trasportato dalle regio-ni della vita a quelle dell’eternità: la religione gli offreun ammirabile conforto. Passando dinanzi alle casemat-te di porta Molina, lo scoprono i tirolesi, che in esse sonrelegati; n’escono fuori i licenziati, si gettano a terra gi-

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umanamente trattati i prigionieri napoleoniani, e fattiraccorre con ogni pietà i feriti. Preparato Hoffer ad udirel’assoluzione egualmente che la condanna di morte,ascolta con eguale intrepidezza il barbaro decreto, pro-nunziato non già da un tribunale di giustizia, nècoll’osservanza della legge, ma dal desiderio della ven-detta e dall’odio ancora bollente di un guerriero furore.Lo ascolta il mondo, e ne rimane sopraffatto e stupito.Come l’abbiano ascoltato i tirolesi, è inutile dirlo. Hof-fer colla rassegnazione del vero cristiano si prepara perrendere l’anima a Dio, avendo già pensato e dispostoper la sua famiglia. A sua richiesta gli è concesso daun’apposita commissione militare in assistente spiritualeGiovangiacomo Manifesti, preposito ed arciprete di SanBarnaba Egli tira un velo sopra le vicende della vita, etutti i suoi pensieri rivolge alla morte. Sorge l’aurora deldì 20 di febbraio, l’ultimo di Hoffer. La soldatesca stan-ziata in Mantova si mette in movimento: suonano le oreundici, e i tamburi battono a raccolta. Si raduna un bat-taglione, in mezzo del quale viene collocato Hoffer testèestratto dal carcere, e già volge la lugubre marcia versoil bastione di Ceresa, dietro la caserma della cittadella.La virtù conduce ed assoda i passi di Andrea. Al fiancodel suo confessore, egli guarda con aria serena il portoin cui fra brevi istanti dev’essere trasportato dalle regio-ni della vita a quelle dell’eternità: la religione gli offreun ammirabile conforto. Passando dinanzi alle casemat-te di porta Molina, lo scoprono i tirolesi, che in esse sonrelegati; n’escono fuori i licenziati, si gettano a terra gi-

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nocchione possibilmente vicini, e pregando paceall’infelice loro comandante, innalzano al cielo un pian-to generale, accompagnato da acutissime strida; accre-scono il duolo e l’orrore, e implorarono la di lui benedi-zione. Ei benedice qual padre amoroso i suoi dilettissimicompagni, non senza un grave cordoglio cagionatogli datanta loro desolazione, e chiedendo loro perdono sequalche colpa egli avesse della loro disgrazia; gl’inco-raggisce a sperare, che la mano di Dio farà presto torna-re l’afflitto Tirolo sotto l’anelato dominio dell’indimen-ticato imperatore Francesco. Fatte queste parole, volgepietoso lo sguardo a Manifesti, e a lui consegna fral’altre cose la sua tabacchiera d’argento, la sua bella co-rona, ed alcune note della banca austriaca di circa 500fiorini, acciò siano distribuiti ai suoi compatrioti. Perve-nuto il convoglio al luogo del supplizio, i soldati forma-no un quadrato aperto nella schiena di Hoffer, che inmezzo al medesimo è posto di fronte a dodici granatieripreparati ad ucciderlo soldatescamente: abbraccia il mi-nistro dell’altare, donagli in ricordo il suo piccolo croci-fisso d’argento, e gli dà l’estremo addio, mandando adun’ora per l’ultima volta un sospiro alle tirolesi sue alpi,che la moglie e i figli raccolgono. Un tamburino gli pre-senta un bianco fazzoletto per bendarsi gli occhi; ei lorifiuta, dichiarando con franca risolutezza, che la vistadelle armi a lui rivolte non gli arreca timore. Gli fa cen-no d’inginocchiarsi, ed Hoffer risponde, che ritto si tro-va innanzi al Creatore del mondo, e ritto vuol renderglil’anima che gli ha data. Getta una moneta d’argento da

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nocchione possibilmente vicini, e pregando paceall’infelice loro comandante, innalzano al cielo un pian-to generale, accompagnato da acutissime strida; accre-scono il duolo e l’orrore, e implorarono la di lui benedi-zione. Ei benedice qual padre amoroso i suoi dilettissimicompagni, non senza un grave cordoglio cagionatogli datanta loro desolazione, e chiedendo loro perdono sequalche colpa egli avesse della loro disgrazia; gl’inco-raggisce a sperare, che la mano di Dio farà presto torna-re l’afflitto Tirolo sotto l’anelato dominio dell’indimen-ticato imperatore Francesco. Fatte queste parole, volgepietoso lo sguardo a Manifesti, e a lui consegna fral’altre cose la sua tabacchiera d’argento, la sua bella co-rona, ed alcune note della banca austriaca di circa 500fiorini, acciò siano distribuiti ai suoi compatrioti. Perve-nuto il convoglio al luogo del supplizio, i soldati forma-no un quadrato aperto nella schiena di Hoffer, che inmezzo al medesimo è posto di fronte a dodici granatieripreparati ad ucciderlo soldatescamente: abbraccia il mi-nistro dell’altare, donagli in ricordo il suo piccolo croci-fisso d’argento, e gli dà l’estremo addio, mandando adun’ora per l’ultima volta un sospiro alle tirolesi sue alpi,che la moglie e i figli raccolgono. Un tamburino gli pre-senta un bianco fazzoletto per bendarsi gli occhi; ei lorifiuta, dichiarando con franca risolutezza, che la vistadelle armi a lui rivolte non gli arreca timore. Gli fa cen-no d’inginocchiarsi, ed Hoffer risponde, che ritto si tro-va innanzi al Creatore del mondo, e ritto vuol renderglil’anima che gli ha data. Getta una moneta d’argento da

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carantani venti, coniata durante la sua dittatura, al capo-rale che gli si era avvicinato, colla raccomandazione disparar bene; e poscia, guardando i tiratori ad alta voceprorompe: Fate fuoco. Si ode l’orribile scoppio. Al pri-mo tiro, da cui è Hoffer colpito, lo si vede sollevare alcielo gli occhi gravi ed ottenebrati dalla morte, e piegan-do il suo corpo sul fianco sinistro, balzar quasi in piedi.I secondi sei colpi, seguiti colla velocità del lampo, lostendono al suolo, e gli tolgono l’ultimo filo di vita. Ilcaporale appressa tosto dopo il proprio moschetto alla dilui testa, e gli vibra l’ultimo colpo, quasi avesse volutosdebitarsi dell’avuta moneta.

Così Hoffer finiva la vita, nell’età di circa 43 anni;così, fu rapito al Tirolo il suo valoroso campione, tantotemuto dagli avversari, tanto encomiato dalle nazioni.La sua spoglia fu portata dai granatieri in una bara co-perta di nera gramaglia nella vicina chiesa di San Mi-chele, ove venne esposta al pubblico durante il funebreofficio solennemente cantato, e quindi sepolta alla pre-senza di gran numero di persone.

La fama manifestò subitamente la di lui morte. Udillal’Europa, che rimase oppressa da maraviglia; udilla ilTirolo, che restò compreso da profonda mestizia; udillala moglie, che fu colpita da un immenso ed ostinato cor-doglio; udilla l’austriaco imperatore, che sentì ingran-dirsi il duolo delle sofferte sventure, ed aprendo il pieto-so suo cuore ai sentimenti della gratitudine, decretò pri-mamente che alla superstiste famiglia del valoroso Hof-fer fosse pagata una somma di trenta mila fiorini per as-

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carantani venti, coniata durante la sua dittatura, al capo-rale che gli si era avvicinato, colla raccomandazione disparar bene; e poscia, guardando i tiratori ad alta voceprorompe: Fate fuoco. Si ode l’orribile scoppio. Al pri-mo tiro, da cui è Hoffer colpito, lo si vede sollevare alcielo gli occhi gravi ed ottenebrati dalla morte, e piegan-do il suo corpo sul fianco sinistro, balzar quasi in piedi.I secondi sei colpi, seguiti colla velocità del lampo, lostendono al suolo, e gli tolgono l’ultimo filo di vita. Ilcaporale appressa tosto dopo il proprio moschetto alla dilui testa, e gli vibra l’ultimo colpo, quasi avesse volutosdebitarsi dell’avuta moneta.

Così Hoffer finiva la vita, nell’età di circa 43 anni;così, fu rapito al Tirolo il suo valoroso campione, tantotemuto dagli avversari, tanto encomiato dalle nazioni.La sua spoglia fu portata dai granatieri in una bara co-perta di nera gramaglia nella vicina chiesa di San Mi-chele, ove venne esposta al pubblico durante il funebreofficio solennemente cantato, e quindi sepolta alla pre-senza di gran numero di persone.

La fama manifestò subitamente la di lui morte. Udillal’Europa, che rimase oppressa da maraviglia; udilla ilTirolo, che restò compreso da profonda mestizia; udillala moglie, che fu colpita da un immenso ed ostinato cor-doglio; udilla l’austriaco imperatore, che sentì ingran-dirsi il duolo delle sofferte sventure, ed aprendo il pieto-so suo cuore ai sentimenti della gratitudine, decretò pri-mamente che alla superstiste famiglia del valoroso Hof-fer fosse pagata una somma di trenta mila fiorini per as-

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sicurarle il futuro stato, e per indennizzarla del saccheg-giamento dato dai soldati nemici alla di lui casa in Sanddi Passiria. Commise nello stesso tempo la cura del fi-glio Giovanni all’abate Gottardo Kugelmajer, consiglierintimo di Stato. La vedova di Andrea, amando di viverepiuttosto fra le passiriane native sue rupi, in cui sino al-lora s’era tenuta, che di stanziarsi nell’Austria dov’eraper sovrano volere chiamata colle sue figlie, non si gio-vò degli altri beneficii, che vivendo sotto l’austriaco cie-lo avria potuto sperare dal cuore magnanimo di France-sco. Ma questo virtuoso monarca non obbliò giammai lamemoria del prode Hoffer. Stabilita la pace d’Europa, invirtù della quale il Tirolo, già ripreso nell’anno 1813dall’armi austriache, ritornò stabilmente sotto l’anticasignoria, egli assegnò, col suo decreto dei 14 dicembre1818, alla vedova d’Hoffer una pensione annuale di 500fiorini, ed altra pensione di 200 a ciascuna delle quattrodi lei figliuole, colla condizione che maritandosi doves-sero esser loro pagati una volta per sempre 500 fiorini didote; ordinando altresì, che al figliuolo Giovanni fossecomperato un ragguardevole podere per suo godimento,conferendogli il grado di nobiltà. Volendo poi che lamemoria delle luminose azioni dell’Hoffer con un mo-numento perenne venisse tramandata alla posterità, fecescolpire da insigne scalpello la di lui statua, che nellachiesa di Corte, ossia dei Francescani in Innsbruck fucollocata il 5 maggio 1834 con solenne funzione, duran-te la quale il prelato di Wiltau recitò un analogo discor-so. In questa chiesa erano già state deposte sino

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sicurarle il futuro stato, e per indennizzarla del saccheg-giamento dato dai soldati nemici alla di lui casa in Sanddi Passiria. Commise nello stesso tempo la cura del fi-glio Giovanni all’abate Gottardo Kugelmajer, consiglierintimo di Stato. La vedova di Andrea, amando di viverepiuttosto fra le passiriane native sue rupi, in cui sino al-lora s’era tenuta, che di stanziarsi nell’Austria dov’eraper sovrano volere chiamata colle sue figlie, non si gio-vò degli altri beneficii, che vivendo sotto l’austriaco cie-lo avria potuto sperare dal cuore magnanimo di France-sco. Ma questo virtuoso monarca non obbliò giammai lamemoria del prode Hoffer. Stabilita la pace d’Europa, invirtù della quale il Tirolo, già ripreso nell’anno 1813dall’armi austriache, ritornò stabilmente sotto l’anticasignoria, egli assegnò, col suo decreto dei 14 dicembre1818, alla vedova d’Hoffer una pensione annuale di 500fiorini, ed altra pensione di 200 a ciascuna delle quattrodi lei figliuole, colla condizione che maritandosi doves-sero esser loro pagati una volta per sempre 500 fiorini didote; ordinando altresì, che al figliuolo Giovanni fossecomperato un ragguardevole podere per suo godimento,conferendogli il grado di nobiltà. Volendo poi che lamemoria delle luminose azioni dell’Hoffer con un mo-numento perenne venisse tramandata alla posterità, fecescolpire da insigne scalpello la di lui statua, che nellachiesa di Corte, ossia dei Francescani in Innsbruck fucollocata il 5 maggio 1834 con solenne funzione, duran-te la quale il prelato di Wiltau recitò un analogo discor-so. In questa chiesa erano già state deposte sino

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dell’anno 1823 le di lui ossa, trasportate da Mantova.Andrea Hoffer vive continuamente nelle lingue e nei

petti de’ suoi compatrioti; esso è rammentato con orgo-glio da’ suoi nazionali, e con alta maraviglia dagli stra-nieri; esso già risplende negli annali della storia, e vivrànella memoria de’ più tardi nipoti; e finchè la virtù saràpregiata dagli uomini, ei sarà citato ad esempio di quan-to possano un animo forte, una singolare semplicità, eduna inalterabile fede.

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dell’anno 1823 le di lui ossa, trasportate da Mantova.Andrea Hoffer vive continuamente nelle lingue e nei

petti de’ suoi compatrioti; esso è rammentato con orgo-glio da’ suoi nazionali, e con alta maraviglia dagli stra-nieri; esso già risplende negli annali della storia, e vivrànella memoria de’ più tardi nipoti; e finchè la virtù saràpregiata dagli uomini, ei sarà citato ad esempio di quan-to possano un animo forte, una singolare semplicità, eduna inalterabile fede.

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APPENDICE II.

Da tredici lettere inviate a Rovereto dal sacerdote Giuseppe Fer-rari, la prima a Giuseppe Negri, l’altre a Iacopo dalla Costaprete di Noriglio, ho cavato i seguenti brani relativi agliostaggi del Tirolo italiano sostenuti in Mantova, e al tratta-mento da esso loro avutovi dai Francesi. (L’Editore.)

Verona, 5 ottobre 1809..... Alle sei di mattina siamopartiti da Sacco, ed arrivati felicemente in Verona. I no-stri soldati di scorta ci trattarono da amici. Appena arri-vati fummo condotti al quartiere da S. E. il signor mini-stro della guerra Caffarelli. Non abbiam potuto esserpresentati al medesimo, perchè stava pranzando. Eglifece subito scrivere al comandante della Piazza per lanostra ulterior destinazione. In questa lettera veniam no-minati (a dispetto della calunnia e della malevolenza)col sacro titolo di ostaggi. Quindi noi verremo trattaticome gli uffiziali austriaci prigionieri di guerra. Per que-sta sera ci fu assegnato quartiere presso i RR. PP. Filip-pini, ma domani speriamo che il nostro arresto non avràaltri limiti che le mura d’una città. – Verona eccheggiadi voci di pace, ma le notizie non sono ancora precise edefinitive. Il nostro capitano di scorta Rondinini, roma-no, che or ora ritornò dal pranzo avuto presso il Mini-

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APPENDICE II.

Da tredici lettere inviate a Rovereto dal sacerdote Giuseppe Fer-rari, la prima a Giuseppe Negri, l’altre a Iacopo dalla Costaprete di Noriglio, ho cavato i seguenti brani relativi agliostaggi del Tirolo italiano sostenuti in Mantova, e al tratta-mento da esso loro avutovi dai Francesi. (L’Editore.)

Verona, 5 ottobre 1809..... Alle sei di mattina siamopartiti da Sacco, ed arrivati felicemente in Verona. I no-stri soldati di scorta ci trattarono da amici. Appena arri-vati fummo condotti al quartiere da S. E. il signor mini-stro della guerra Caffarelli. Non abbiam potuto esserpresentati al medesimo, perchè stava pranzando. Eglifece subito scrivere al comandante della Piazza per lanostra ulterior destinazione. In questa lettera veniam no-minati (a dispetto della calunnia e della malevolenza)col sacro titolo di ostaggi. Quindi noi verremo trattaticome gli uffiziali austriaci prigionieri di guerra. Per que-sta sera ci fu assegnato quartiere presso i RR. PP. Filip-pini, ma domani speriamo che il nostro arresto non avràaltri limiti che le mura d’una città. – Verona eccheggiadi voci di pace, ma le notizie non sono ancora precise edefinitive. Il nostro capitano di scorta Rondinini, roma-no, che or ora ritornò dal pranzo avuto presso il Mini-

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stro della guerra, ci sta raccontando ciò ch’egli ha intesodal medesimo. Lo ha assicurato che la pace è vicina, eche mille uomini, che erano destinati per partire di quaper il Tirolo, non sarebbero più partiti a quella volta.Notizie di pace sono pur giunte da Milano dal ministrosegretario di Stato Caffarelli. Si pretende che i prelimi-nari, sottoscritti già fin dal 7 del p. p. mese di settembre,siano stati ratificati ai 26, ma che a tal epoca mancavaancora la sottoscrizione dell’imperator Napoleone per-chè era assente dal luogo del congresso. Noi speriamoche il nostro esiglio sarà breve, viviamo tranquilli, e ciriserviamo maggior tranquillità ed allegria quando sare-mo in seno alla patria.....

Mantova, 9.... Noi siamo molto tenuti a S. E. il signorgenerale Saint-Ange comandante la Piazza. Egli ci vieneogni giorno a ritrovare, e jeridì ha fatto sortire dal palaz-zo Gonzaga il Ministro della Marina per darci un quar-tiere migliore di quello che avevam prima. Il suddettosig. generale comandante ci ha assicurati che la pace ècerta. Non è ancor stata pubblicata solennemente, per-chè il Ministro segretario di Stato Vaccari ha scritta daMilano a questo Prefetto tale notizia con ordine di parte-ciparla bensì ai dicasteri, ma di non pubblicarla solenne-mente fin che non giungeranno i preliminari sottoscritti.Si crede che questi verranno da Parigi, ove deve già es-sere arrivato l’imperatore Napoleone, come a Milano ilvicerè....

Ivi, 12..... Jeridì ho ricevuta con sommo piacere la vo-stra dei 7... Ora siamo in ventiquattro tirolesi italiani al-

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stro della guerra, ci sta raccontando ciò ch’egli ha intesodal medesimo. Lo ha assicurato che la pace è vicina, eche mille uomini, che erano destinati per partire di quaper il Tirolo, non sarebbero più partiti a quella volta.Notizie di pace sono pur giunte da Milano dal ministrosegretario di Stato Caffarelli. Si pretende che i prelimi-nari, sottoscritti già fin dal 7 del p. p. mese di settembre,siano stati ratificati ai 26, ma che a tal epoca mancavaancora la sottoscrizione dell’imperator Napoleone per-chè era assente dal luogo del congresso. Noi speriamoche il nostro esiglio sarà breve, viviamo tranquilli, e ciriserviamo maggior tranquillità ed allegria quando sare-mo in seno alla patria.....

Mantova, 9.... Noi siamo molto tenuti a S. E. il signorgenerale Saint-Ange comandante la Piazza. Egli ci vieneogni giorno a ritrovare, e jeridì ha fatto sortire dal palaz-zo Gonzaga il Ministro della Marina per darci un quar-tiere migliore di quello che avevam prima. Il suddettosig. generale comandante ci ha assicurati che la pace ècerta. Non è ancor stata pubblicata solennemente, per-chè il Ministro segretario di Stato Vaccari ha scritta daMilano a questo Prefetto tale notizia con ordine di parte-ciparla bensì ai dicasteri, ma di non pubblicarla solenne-mente fin che non giungeranno i preliminari sottoscritti.Si crede che questi verranno da Parigi, ove deve già es-sere arrivato l’imperatore Napoleone, come a Milano ilvicerè....

Ivi, 12..... Jeridì ho ricevuta con sommo piacere la vo-stra dei 7... Ora siamo in ventiquattro tirolesi italiani al-

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loggiati nel palazzo Gonzaga. Il nostro Parroco locale ciha ottenuto permesso da questo monsignor Vicario ge-nerale di formare una cappella provvisoria nella galleriadel palazzo. Abbiam collocato l’altare appiè d’un granquadro di valente pennello, rappresentante il Sacro Con-cilio di Trento, e di rimpetto all’immagine di S. Luigi.Trovasi fra noi il campanaro del Duomo di Trento, ilquale ci fa da sacristano. Noi riceviamo moltissime puli-zie dal signor generale comandante, e dai signori manto-vani, ai quali siamo direttamente raccomandati..... hoavute due visite dal Padre Turrini.... Il di lui compagnodi viaggio dovrebbe esser qui per goder la caccia dellefoliche e delle anitre.... pregate a mio nome il sig. Giu-seppe Bettini d’inchiudervi una letterina per me addriz-zata a Fogolari di Verona, e ringraziatelo delle grazioseesibizioni fatte fare a me ed alla mia compagnia dal suoamico Spandri di Verona. – Vi prego di far una visita perme al signor Gaetano Tacchi, di dirgli che ho ricevuto lasua pregiatissima lettera dei 7 ottobre, e che lo ringraziomoltissimo per i disturbi che gli ho dati ecc.... Il maestroGalvagni riverisce voi e gli altri suoi amici preti.

Ivi, 23... con altra mia dei 20 corrente spedita colmezzo del sig. tenente colonnello Tracol, ch’io stesso hoveduto partire a cavallo.... Vi prego di ringraziare i si-gnori Bridi delle loro gentili esibizioni. I loro parenti diMantova entrano già nel numero delle persone dallequali riceviamo continue pulizie ed esibizioni. Rapportoall’intiera nostra libertà, questo Comando della piazza cilusinga che sarà vicina; ma siamo assicurati che questa

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loggiati nel palazzo Gonzaga. Il nostro Parroco locale ciha ottenuto permesso da questo monsignor Vicario ge-nerale di formare una cappella provvisoria nella galleriadel palazzo. Abbiam collocato l’altare appiè d’un granquadro di valente pennello, rappresentante il Sacro Con-cilio di Trento, e di rimpetto all’immagine di S. Luigi.Trovasi fra noi il campanaro del Duomo di Trento, ilquale ci fa da sacristano. Noi riceviamo moltissime puli-zie dal signor generale comandante, e dai signori manto-vani, ai quali siamo direttamente raccomandati..... hoavute due visite dal Padre Turrini.... Il di lui compagnodi viaggio dovrebbe esser qui per goder la caccia dellefoliche e delle anitre.... pregate a mio nome il sig. Giu-seppe Bettini d’inchiudervi una letterina per me addriz-zata a Fogolari di Verona, e ringraziatelo delle grazioseesibizioni fatte fare a me ed alla mia compagnia dal suoamico Spandri di Verona. – Vi prego di far una visita perme al signor Gaetano Tacchi, di dirgli che ho ricevuto lasua pregiatissima lettera dei 7 ottobre, e che lo ringraziomoltissimo per i disturbi che gli ho dati ecc.... Il maestroGalvagni riverisce voi e gli altri suoi amici preti.

Ivi, 23... con altra mia dei 20 corrente spedita colmezzo del sig. tenente colonnello Tracol, ch’io stesso hoveduto partire a cavallo.... Vi prego di ringraziare i si-gnori Bridi delle loro gentili esibizioni. I loro parenti diMantova entrano già nel numero delle persone dallequali riceviamo continue pulizie ed esibizioni. Rapportoall’intiera nostra libertà, questo Comando della piazza cilusinga che sarà vicina; ma siamo assicurati che questa

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non dipende nè meno dal Ministro della guerra. Ci lu-singhiamo d’ottenerla al ritorno del vicerè d’Italia, chenon può essere lontano. Ier l’altro siamo stati col gene-rale a vedere il palazzo del Te. Ci restano ancora le for-tificazioni di Pietole, e poi abbiamo veduto Mantovaquanto ci può interessare.... Ier l’altro i signori Fedrigot-ti han ricevuto un baule di mobiglie, che fu trattenutosei giorni a Verona.... Qui non è ancor venuto ordine dicantare il Te Deum per la pace. È stata segnata solo ai14, alle 9 di mattina, dai Ministri Compagny e Liechten-stein. Non si parla ancora del cambio delle ratifiche, nèdel contenuto dei preliminari.... Io credo che il Tirolo te-desco sarà ora quieto. Da qui innanzi potete scrivermidirettamente a Mantova, ferma in posta.

Ivi, 30. Ho ricevuto a dovere il bagaglio speditomi....Non ho ricevuto che la vostra dei 24 e 26, non quella dei23, nè quella di Negri a Bridi....

Ivi, 9 Novembre.... ho ricevuto quella del 1 dell’amicoNegri. La vostra adunque è stata trattenuta in qualcheUffizio, come talvolta succede.... Tutto fra credere cheda un giorno all’altro verrà il decreto di nostra liberazio-ne.... Jersera ho avuto notizia certa che Andrea Hofferha avuto un passaporto dai francesi onde portarsi in Un-gheria. Tutto dunque dee essere finito. L’altr’jeri mi fudetto a questo bureau militare, che passeranno pel Tirolotre divisioni francesi.... Un signor trentino de’ nostriebbe avviso da Trento, che....

Ivi, 13.... La nostra liberazione è ancora negli spaziimmaginarii. L’arrivo del vicerè d’Italia a Rovereto spe-

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non dipende nè meno dal Ministro della guerra. Ci lu-singhiamo d’ottenerla al ritorno del vicerè d’Italia, chenon può essere lontano. Ier l’altro siamo stati col gene-rale a vedere il palazzo del Te. Ci restano ancora le for-tificazioni di Pietole, e poi abbiamo veduto Mantovaquanto ci può interessare.... Ier l’altro i signori Fedrigot-ti han ricevuto un baule di mobiglie, che fu trattenutosei giorni a Verona.... Qui non è ancor venuto ordine dicantare il Te Deum per la pace. È stata segnata solo ai14, alle 9 di mattina, dai Ministri Compagny e Liechten-stein. Non si parla ancora del cambio delle ratifiche, nèdel contenuto dei preliminari.... Io credo che il Tirolo te-desco sarà ora quieto. Da qui innanzi potete scrivermidirettamente a Mantova, ferma in posta.

Ivi, 30. Ho ricevuto a dovere il bagaglio speditomi....Non ho ricevuto che la vostra dei 24 e 26, non quella dei23, nè quella di Negri a Bridi....

Ivi, 9 Novembre.... ho ricevuto quella del 1 dell’amicoNegri. La vostra adunque è stata trattenuta in qualcheUffizio, come talvolta succede.... Tutto fra credere cheda un giorno all’altro verrà il decreto di nostra liberazio-ne.... Jersera ho avuto notizia certa che Andrea Hofferha avuto un passaporto dai francesi onde portarsi in Un-gheria. Tutto dunque dee essere finito. L’altr’jeri mi fudetto a questo bureau militare, che passeranno pel Tirolotre divisioni francesi.... Un signor trentino de’ nostriebbe avviso da Trento, che....

Ivi, 13.... La nostra liberazione è ancora negli spaziimmaginarii. L’arrivo del vicerè d’Italia a Rovereto spe-

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ro che ci sarà utile, lusingandomi che la città s’impegne-rà per noi con buon esito. La stabile opinione di ripatria-re da un giorno all’altro mi fece trascurare tante cose, etra le altre quella di far venire dei reticini.... Mandate-mene tre de’ più grandi e più fini....

Ivi 16.... Jeridì finalmente fu insinuata la libertà aidue fratelli Fedrigotti, a Gelmini, ed all’assessore Tschi-derer di Bolzano. Questo sarà il preludio della nostra, emi lusingo che la settimana ventura ci rivedremo in pa-tria.

Ivi, 18.... La notte dei 13 e 14, dopo che nei due gior-ni antecedenti era caduta molta pioggia, un forte uraga-no accompagnato da grandine, tuoni ec., ha schiantati inparte, ed in parte spezzati circa sessanta alberi di questadeliziosa piazza Virgiliana. Oggi finalmente abbiamoavuta l’offiziosa notizia della pace conchiusa ai 10 cor-rente. Verso le sei pomeridiane ritrovandoci noi allametà del lungo ponte S. Giorgio, di ritorno dalle fortifi-cazioni che si stanno facendo alla testa del medesimo,un improvviso colpo di cannone seguito da moltissimialtri ci annunziò senza equivoci la lieta notizia. I primicannoni che spararono ci erano di fronte; arrivati al ca-stello abbiamo goduto lo spettacolo sui vicini bastioni. –Stamane ho avuto il piacere di discorrere alla lunga colprimo aiutante di questo comandante della piazza gene-rale Saint-Ange. È un certo Grossi piemontese, che hastudiato a Pavia all’epoca nostra, e fu due anni alunnodel collegio Borromeo. Ha gettata la toga per prender laspada, è cavaliere della legion d’onore, e gode molta sti-

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ro che ci sarà utile, lusingandomi che la città s’impegne-rà per noi con buon esito. La stabile opinione di ripatria-re da un giorno all’altro mi fece trascurare tante cose, etra le altre quella di far venire dei reticini.... Mandate-mene tre de’ più grandi e più fini....

Ivi 16.... Jeridì finalmente fu insinuata la libertà aidue fratelli Fedrigotti, a Gelmini, ed all’assessore Tschi-derer di Bolzano. Questo sarà il preludio della nostra, emi lusingo che la settimana ventura ci rivedremo in pa-tria.

Ivi, 18.... La notte dei 13 e 14, dopo che nei due gior-ni antecedenti era caduta molta pioggia, un forte uraga-no accompagnato da grandine, tuoni ec., ha schiantati inparte, ed in parte spezzati circa sessanta alberi di questadeliziosa piazza Virgiliana. Oggi finalmente abbiamoavuta l’offiziosa notizia della pace conchiusa ai 10 cor-rente. Verso le sei pomeridiane ritrovandoci noi allametà del lungo ponte S. Giorgio, di ritorno dalle fortifi-cazioni che si stanno facendo alla testa del medesimo,un improvviso colpo di cannone seguito da moltissimialtri ci annunziò senza equivoci la lieta notizia. I primicannoni che spararono ci erano di fronte; arrivati al ca-stello abbiamo goduto lo spettacolo sui vicini bastioni. –Stamane ho avuto il piacere di discorrere alla lunga colprimo aiutante di questo comandante della piazza gene-rale Saint-Ange. È un certo Grossi piemontese, che hastudiato a Pavia all’epoca nostra, e fu due anni alunnodel collegio Borromeo. Ha gettata la toga per prender laspada, è cavaliere della legion d’onore, e gode molta sti-

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ma. È ritornato l’altro giorno da Comorn ove ha scortatoalcuni prigionieri di stato austriaci. Al suo ritorno, sa-pendo che qui si trovavano degli ostaggi di Rovereto,domandò se tra questi v’era qualche fu studentedell’Università di Pavia, dicendo di conoscerne alcuni.Avuta risposta che v’era io, ha detto di conoscermi, e diconoscer pur voi ed altri. Mi disse che avea sentito aVienna che d’ordine di Napoleone dovean esser levati inTirolo degli ostaggi tra le persone più possidenti e chegodono la confidenza del popolo. Dovremo adunqueringraziare coloro, i quali furono la cagione che la sceltaonorevole sia caduta sopra di noi... Già da alcuni giornisiamo tutti in libertà di sortire a piacere e senza scortamediante cauzione prestata. I quattro RR. PP. Guardianiierlaltro ebbero grazia di poter essere trasferiti in questoconvento de’ PP. Cappuccini sotto la responsabilità delsuperiore del convento. Noi riceviamo moltissime puli-zie dagli ospitali mantovani. Il generale comandante poici tratta con una benevolenza particolare. Jeridì trovan-doci alla fine del nostro pranzo si è portato al nostroquartiere in carrozza con apparato di caccia in compa-gnia del marchese Valenti a prendere due de’ miei com-pagni per condurli alla caccia delle anitre, foliche, girar-dine, ecc. Ne han ucciso sedici... Leggete questa letteraall’amico Negri... ditegli che il taglio della coda del Pal-meri lo ha fatto diventar un todero brontolone di primaclasse....

Ivi, 20.... Ve la ho spedita col mezzo d’un figlio d’uncerto sig. Martini di Trento che è uno della nostra com-

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ma. È ritornato l’altro giorno da Comorn ove ha scortatoalcuni prigionieri di stato austriaci. Al suo ritorno, sa-pendo che qui si trovavano degli ostaggi di Rovereto,domandò se tra questi v’era qualche fu studentedell’Università di Pavia, dicendo di conoscerne alcuni.Avuta risposta che v’era io, ha detto di conoscermi, e diconoscer pur voi ed altri. Mi disse che avea sentito aVienna che d’ordine di Napoleone dovean esser levati inTirolo degli ostaggi tra le persone più possidenti e chegodono la confidenza del popolo. Dovremo adunqueringraziare coloro, i quali furono la cagione che la sceltaonorevole sia caduta sopra di noi... Già da alcuni giornisiamo tutti in libertà di sortire a piacere e senza scortamediante cauzione prestata. I quattro RR. PP. Guardianiierlaltro ebbero grazia di poter essere trasferiti in questoconvento de’ PP. Cappuccini sotto la responsabilità delsuperiore del convento. Noi riceviamo moltissime puli-zie dagli ospitali mantovani. Il generale comandante poici tratta con una benevolenza particolare. Jeridì trovan-doci alla fine del nostro pranzo si è portato al nostroquartiere in carrozza con apparato di caccia in compa-gnia del marchese Valenti a prendere due de’ miei com-pagni per condurli alla caccia delle anitre, foliche, girar-dine, ecc. Ne han ucciso sedici... Leggete questa letteraall’amico Negri... ditegli che il taglio della coda del Pal-meri lo ha fatto diventar un todero brontolone di primaclasse....

Ivi, 20.... Ve la ho spedita col mezzo d’un figlio d’uncerto sig. Martini di Trento che è uno della nostra com-

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pagnia. Colgo l’occasione della partenza del signor te-nente colonnello Tracol per replicarvela....

Ivi, 22.... Anche quest’affare fu uno dei trascurati nel-le mie lettere, per la solita lusinga di ripatriare in breve,lusinga che tutte le circostanze rendevano fondata, espezialmente poi la promessa del generale Vial fatta ainosti deputati civici, ecc. La liberazione parziale dei Fe-drigotti, ecc. fu decretata dallo stesso generale Vial indata degli 11 corrente, ed arrivò qui ai 15. Jeridì s’èsparsa per la città la notizia della liberazione arrivata perottanta individui. Tra questi è nominato il celebre AbateParisi di Vicenza.... La signora Cosmi ha scritto a suomarito come sabato.... dovevamo esser decretati liberi.Ho nausea di più parlare su di ciò. Quest’incertezza cirende qualche volta pesante il soggiorno in Mantova.Nulla altro abbiamo di che lagnarci; anzi ce la passiamocome se avessimo intrapreso un viaggio di diporto....

Ivi, 27. Trovandomi per via sotto una dirottissimapioggia m’incontrai in un servo del generale, il qualem’annunziò la lieta notizia della liberazione di tutti gliostaggi.... vi prego di far sapere tal nuova alle famigliedei nostri ostaggi compatriotti.... credo che arriverò allapatria giovedì sera....

Ivi, 28.... Jeridì alle 11 di mattina siamo stati tutti dalgenerale, il quale ce la annunziò (la liberazione) in for-ma. Ci ha detto che d’ordine del Ministro della guerralascieremo Mantova a piccole partite, ed ha destinatoche queste siano tre. Ogni partita verrà scortata fino aVerona da un aiutante, e saremo tutti presentati a quel

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pagnia. Colgo l’occasione della partenza del signor te-nente colonnello Tracol per replicarvela....

Ivi, 22.... Anche quest’affare fu uno dei trascurati nel-le mie lettere, per la solita lusinga di ripatriare in breve,lusinga che tutte le circostanze rendevano fondata, espezialmente poi la promessa del generale Vial fatta ainosti deputati civici, ecc. La liberazione parziale dei Fe-drigotti, ecc. fu decretata dallo stesso generale Vial indata degli 11 corrente, ed arrivò qui ai 15. Jeridì s’èsparsa per la città la notizia della liberazione arrivata perottanta individui. Tra questi è nominato il celebre AbateParisi di Vicenza.... La signora Cosmi ha scritto a suomarito come sabato.... dovevamo esser decretati liberi.Ho nausea di più parlare su di ciò. Quest’incertezza cirende qualche volta pesante il soggiorno in Mantova.Nulla altro abbiamo di che lagnarci; anzi ce la passiamocome se avessimo intrapreso un viaggio di diporto....

Ivi, 27. Trovandomi per via sotto una dirottissimapioggia m’incontrai in un servo del generale, il qualem’annunziò la lieta notizia della liberazione di tutti gliostaggi.... vi prego di far sapere tal nuova alle famigliedei nostri ostaggi compatriotti.... credo che arriverò allapatria giovedì sera....

Ivi, 28.... Jeridì alle 11 di mattina siamo stati tutti dalgenerale, il quale ce la annunziò (la liberazione) in for-ma. Ci ha detto che d’ordine del Ministro della guerralascieremo Mantova a piccole partite, ed ha destinatoche queste siano tre. Ogni partita verrà scortata fino aVerona da un aiutante, e saremo tutti presentati a quel

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Prefetto. Questa formalità sembra non esser altro cheuna giustificazione del nostro generale d’averci ben cu-stoditi, ecc. A noi roveretani toccava la prima gita, cioèoggi, come quelli che i primi siamo arrivati a Mantova;ma noi abbiamo preferito di partire più tardi, sì per poterfare con comodità le visite di convenienza, come per go-dere col generale d’una caccia, così detta a restello, dianitre e foliche giovedì prossimo su questi laghi. Parti-remo probabilissimamente venerdì per arrivare alla pa-tria sabbato sera.... Non mi scrivete altro a Mantova;ma.... scrivetemi.... a Verona. A rivederci, addio.... Vo-stro amico vero.

FINE.

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Prefetto. Questa formalità sembra non esser altro cheuna giustificazione del nostro generale d’averci ben cu-stoditi, ecc. A noi roveretani toccava la prima gita, cioèoggi, come quelli che i primi siamo arrivati a Mantova;ma noi abbiamo preferito di partire più tardi, sì per poterfare con comodità le visite di convenienza, come per go-dere col generale d’una caccia, così detta a restello, dianitre e foliche giovedì prossimo su questi laghi. Parti-remo probabilissimamente venerdì per arrivare alla pa-tria sabbato sera.... Non mi scrivete altro a Mantova;ma.... scrivetemi.... a Verona. A rivederci, addio.... Vo-stro amico vero.

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INDICE

CAPITOLO I.Guerre più memorande avvenute nel Tirolo. Epilogo delle pro-

dezze dei tirolesi pria del 1809. Pace di Presburgo. Cambiamentodi governo. Lamenti dei tirolesi contro il bavaro reggimento, percui nel 1809 levansi in armi all’occasione della guerra insorta fral’Austria e la Francia.

CAPITOLO II.Primi fatti d’armi dei tirolesi della valle di Pusteria contro le

truppe bavare e napoleoniane. Comparsa degli Austriaci nella pu-stera valle. Gli abitanti di Passiria entrano nella mischia; AndreaHoffer li guida, ed assume il supremo comando. Stratagemmi ti-rolesi per vincere l’ostinato nemico. La sollevazione si fa genera-le. Zuffa intorno e dentro la città d’Innsbruck. Eroico coraggiodel bavaro colonnello Ditfurt e sua morte gloriosa. I tirolesis’impadroniscono d’Innsbruck; indi inseguono i bavari versoHall, dove questi si arrendono. Innsbruck è assalito da’ bavari edai napoleoniani pria battuti in Pusteria e fra Sterzing e Gossen-sass. Un nuovo campana a martello ne dà avviso a’ levati tirolesi.Questi corrono ad affrontarli; li vincono. I vincitori dettano a’vinti una capitolazione per mezzo dell’austriaco maggior Thei-mer. Vantaggi riportati dai tirolesi ne’ giorni 10, 11, 12, 13 diaprile. Loro allegrezze per le vittorie ottenute, e all’arrivo degliAustriaci condotti dal tenente maresciallo di Chasteler. Ordina-mento dei sollevati.

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INDICE

CAPITOLO I.Guerre più memorande avvenute nel Tirolo. Epilogo delle pro-

dezze dei tirolesi pria del 1809. Pace di Presburgo. Cambiamentodi governo. Lamenti dei tirolesi contro il bavaro reggimento, percui nel 1809 levansi in armi all’occasione della guerra insorta fral’Austria e la Francia.

CAPITOLO II.Primi fatti d’armi dei tirolesi della valle di Pusteria contro le

truppe bavare e napoleoniane. Comparsa degli Austriaci nella pu-stera valle. Gli abitanti di Passiria entrano nella mischia; AndreaHoffer li guida, ed assume il supremo comando. Stratagemmi ti-rolesi per vincere l’ostinato nemico. La sollevazione si fa genera-le. Zuffa intorno e dentro la città d’Innsbruck. Eroico coraggiodel bavaro colonnello Ditfurt e sua morte gloriosa. I tirolesis’impadroniscono d’Innsbruck; indi inseguono i bavari versoHall, dove questi si arrendono. Innsbruck è assalito da’ bavari edai napoleoniani pria battuti in Pusteria e fra Sterzing e Gossen-sass. Un nuovo campana a martello ne dà avviso a’ levati tirolesi.Questi corrono ad affrontarli; li vincono. I vincitori dettano a’vinti una capitolazione per mezzo dell’austriaco maggior Thei-mer. Vantaggi riportati dai tirolesi ne’ giorni 10, 11, 12, 13 diaprile. Loro allegrezze per le vittorie ottenute, e all’arrivo degliAustriaci condotti dal tenente maresciallo di Chasteler. Ordina-mento dei sollevati.

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CAPITOLO III.Guerra dell’Austria contro Napoleone. L’arciduca Carlo entra

nella Baviera con poderoso esercito. L’arciduca Giovanni s’impa-dronisce di alcune venete provincie. Editto di Chasteler ai Tirole-si. Lettera ai medesimi di Francesco I. Gli austriaci calano nel Ti-rolo italiano sotto il comando di Chasteler, con alcune compagniedi tirolesi capitanate da Andrea Hoffer. Il generale francese Bara-guey d’Hilliers prende posizione colle sue truppe sulla sinistrasponda del torrente Avisio presso Lavis. Arresto e morte di duecontadini da Segonzano. Editto del bavaro Commissariato diTrento per la quiete del paese. Piccole scaramuccie fra Trento,Lavis e Gardolo. Valore dei sollevati di Schlanders. Ritirata de’napoleoniani a Rovereto, che prendono posizione a destra e a si-nistra dell’Adige, al monte ed al piano. Battaglia presso Volano esui colli orientali di Rovereto. Risultati della medesima. Altri fattid’armi avvenuti a Mori e a Ravazzone fra le truppe del generalefrancese Fontanelli, e quelle dell’austriaco Fenner ed i sollevatiprovenienti dal Lago di Garda. Naufragio terribile di Ravazzone.

CAPITOLO IV.Finta difesa del generale Baraguey d’Hilliers. Nuove mosse

degli austriaci. Ritirata dei napoleoniani. Entrata in Rovereto de-gli austriaci e di molti tirolesi armati. Allegrezze dei roveretani.Loro guardia civica passata in rivista dal generale Chasteler.Somministrazioni di viveri e modo per ammanirle. Solennità perle austriache vittorie. Ritirata improvvisa degli austriaci. Lorosconfitta in Germania. Conseguenze ch’essa portò ai tirolesi, econtegno ulteriore de’ medesimi.

CAPITOLO V.Napoleone comanda di tôrre al Tirolo la comunicazione

coll’Austria. Avanzamento de’ napoleoniani nel Tirolo italiano.Difesa del tenente colonnello conte di Leiningen in Ala. Sua riti-rata a Rovereto, a Trento e poscia a Lavis. Il generale Ruscal’insegue. Carattere strano di questo generale. Sua diversione ver-

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CAPITOLO III.Guerra dell’Austria contro Napoleone. L’arciduca Carlo entra

nella Baviera con poderoso esercito. L’arciduca Giovanni s’impa-dronisce di alcune venete provincie. Editto di Chasteler ai Tirole-si. Lettera ai medesimi di Francesco I. Gli austriaci calano nel Ti-rolo italiano sotto il comando di Chasteler, con alcune compagniedi tirolesi capitanate da Andrea Hoffer. Il generale francese Bara-guey d’Hilliers prende posizione colle sue truppe sulla sinistrasponda del torrente Avisio presso Lavis. Arresto e morte di duecontadini da Segonzano. Editto del bavaro Commissariato diTrento per la quiete del paese. Piccole scaramuccie fra Trento,Lavis e Gardolo. Valore dei sollevati di Schlanders. Ritirata de’napoleoniani a Rovereto, che prendono posizione a destra e a si-nistra dell’Adige, al monte ed al piano. Battaglia presso Volano esui colli orientali di Rovereto. Risultati della medesima. Altri fattid’armi avvenuti a Mori e a Ravazzone fra le truppe del generalefrancese Fontanelli, e quelle dell’austriaco Fenner ed i sollevatiprovenienti dal Lago di Garda. Naufragio terribile di Ravazzone.

CAPITOLO IV.Finta difesa del generale Baraguey d’Hilliers. Nuove mosse

degli austriaci. Ritirata dei napoleoniani. Entrata in Rovereto de-gli austriaci e di molti tirolesi armati. Allegrezze dei roveretani.Loro guardia civica passata in rivista dal generale Chasteler.Somministrazioni di viveri e modo per ammanirle. Solennità perle austriache vittorie. Ritirata improvvisa degli austriaci. Lorosconfitta in Germania. Conseguenze ch’essa portò ai tirolesi, econtegno ulteriore de’ medesimi.

CAPITOLO V.Napoleone comanda di tôrre al Tirolo la comunicazione

coll’Austria. Avanzamento de’ napoleoniani nel Tirolo italiano.Difesa del tenente colonnello conte di Leiningen in Ala. Sua riti-rata a Rovereto, a Trento e poscia a Lavis. Il generale Ruscal’insegue. Carattere strano di questo generale. Sua diversione ver-

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so Bassano. Il Leiningen con 800 fanti e 50 dragoni prende allog-giamento nel castello di Trento, che viene fortificato insieme allemura della città. Scorrerie del Leiningen verso i confini veronesi.Il maresciallo Lefebvre entra nel Tirolo tedesco colle due colonnegovernate dai bavari generali Wrede e Deroy. Quest’ultimo entrain Innsbruck. Hoffer lo attacca colla massa tirolese, e con piccolnervo d’austriaci. Seguono varii ed accaniti combattimenti contrionfo dei tirolesi, che liberano dal nemico tutta la valledell’Enno. Fatti d’armi avvenuti nel Vorarlberg. Napoleone piantail suo alloggiamento a Schönbrunn. Capitolazione di Vienna, ebattaglia d’Essling.

CAPITOLO VI.Il colonnello francese Livier entra con 1520 uomini nel Tirolo

italiano. Suo scontro al ponte del Fersina presso Trento, colle pri-me quadriglie del tenente colonnello Leiningen. Livier intima laresa del castello di Trento e della città al colonnello Leiningen, edeccita i cittadini a cooperare in di lui ajuto. Risposta negativa delcolonnello Leiningen e del Magistrato. Scaramuccia sotto le muradi Trento. Ritirata di Livier a Rovereto. Suo ritorno a Trento. Suoscontro cogli austriaci presso Mattarello, e nuovo fatto sotto lemura di Trento. Perdita del Livier e sua nuova ritirata a Rovereto,indi fuori del Tirolo. Scorreria de’ sollevati d’oltre Adige in Ro-vereto. Nuova comparsa in Tirolo del colonnello Livier, e suo ri-torno ai confini. I bavari, condotti dal colonnello conte d’Arco, siavvicinano a Mittewald e Valgau. Alcune compagnie di sollevatili affrontano. Queste si ritirano a Scharnitz. Quivi ripulsano i ba-vari con perdita. I bavari entrano nel Vorarlberg, ed incalzano isollevati al di là di Hörbranz. Questi in appresso li respingonosino a Lindau, e fanno una spedizione a Costanza con pochi au-striaci, la prendono, e fan prigioniero il piccolo presidio.

CAPITOLO VII.Silenzio momentaneo delle armi. Bisogno di munizione da

bocca e da guerra, e provvedimenti relativi. Ordinamento di nuo-

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so Bassano. Il Leiningen con 800 fanti e 50 dragoni prende allog-giamento nel castello di Trento, che viene fortificato insieme allemura della città. Scorrerie del Leiningen verso i confini veronesi.Il maresciallo Lefebvre entra nel Tirolo tedesco colle due colonnegovernate dai bavari generali Wrede e Deroy. Quest’ultimo entrain Innsbruck. Hoffer lo attacca colla massa tirolese, e con piccolnervo d’austriaci. Seguono varii ed accaniti combattimenti contrionfo dei tirolesi, che liberano dal nemico tutta la valledell’Enno. Fatti d’armi avvenuti nel Vorarlberg. Napoleone piantail suo alloggiamento a Schönbrunn. Capitolazione di Vienna, ebattaglia d’Essling.

CAPITOLO VI.Il colonnello francese Livier entra con 1520 uomini nel Tirolo

italiano. Suo scontro al ponte del Fersina presso Trento, colle pri-me quadriglie del tenente colonnello Leiningen. Livier intima laresa del castello di Trento e della città al colonnello Leiningen, edeccita i cittadini a cooperare in di lui ajuto. Risposta negativa delcolonnello Leiningen e del Magistrato. Scaramuccia sotto le muradi Trento. Ritirata di Livier a Rovereto. Suo ritorno a Trento. Suoscontro cogli austriaci presso Mattarello, e nuovo fatto sotto lemura di Trento. Perdita del Livier e sua nuova ritirata a Rovereto,indi fuori del Tirolo. Scorreria de’ sollevati d’oltre Adige in Ro-vereto. Nuova comparsa in Tirolo del colonnello Livier, e suo ri-torno ai confini. I bavari, condotti dal colonnello conte d’Arco, siavvicinano a Mittewald e Valgau. Alcune compagnie di sollevatili affrontano. Queste si ritirano a Scharnitz. Quivi ripulsano i ba-vari con perdita. I bavari entrano nel Vorarlberg, ed incalzano isollevati al di là di Hörbranz. Questi in appresso li respingonosino a Lindau, e fanno una spedizione a Costanza con pochi au-striaci, la prendono, e fan prigioniero il piccolo presidio.

CAPITOLO VII.Silenzio momentaneo delle armi. Bisogno di munizione da

bocca e da guerra, e provvedimenti relativi. Ordinamento di nuo-

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ve compagnie di difesa, ed inciampi ad eseguirlo nella parte ita-liana, e a Rovereto in ispecie. Soppressione delle milizie cittadinedel Tirolo italiano. Prestito forzato ingiunto dall’imperial Com-missario. Requisizioni dei varii capitani di difesa nel Tirolo italia-no, e freno imposto alle medesime dal comandante imperiale Lei-ningen. Dimissione d’alcuni capitani in parte stranieri. Sul princi-piar di luglio la quiete dell’armi si rompe nel Vorarlberghese, e aKuffstein. Valorose prove di alcuni tirolesi. Battaglia di Wagram,e sue conseguenze pei tirolesi.

CAPITOLO VIII.Incredulità dei tirolesi all’armistizio, e contraria persuasione

pubblicata dai Capi. Loro opposizione a’ corrieri. Parlamentariofrancese giunto a Lizzanella vicin di Rovereto. Avvisi pubblicatiintorno al detto armistizio. Gli austriaci evacuano il Tirolo, ev’entrano da ogni lato bavari e francesi guidati nella parte tedescadal duca di Danzica. Fatti d’armi presso Mittewald e il ponte diLadtsch. Il padre cappuccino Haspingher, comandante tirolese, sidistingue: a lui si congiungono Hoffer e Spechbacher. Sconfitta evergognosa ritirata del duca di Danzica. Contemporanei fatti nellaValle superiore dell’Enno, dove pure i tirolesi trionfano, special-mente a Prutz, Landeck, Zams. Nuova battaglia intorno alla pro-vinciale metropoli colla peggio dei confederati. Allegrezza tirole-se per le vittorie riportate.

CAPITOLO IX.Maraviglia generale pel novello trionfo de’ tirolesi. Loro osti-

natezza per la difesa. Hoffer assume la dittatura della provincia.Suoi decreti e ordinamenti pubblici. Monete coniate a suo ordine.Distribuzione delle forze difenditrici capitanate da Spechbacker,dal cappuccino Haspingher e da altri comandanti. Il general fran-cese Rusca viene battuto e fugato da Lienz colla sua colonna diquattro mila uomini. Così avviene in Trento del generale franceseDazmair, che ritirasi in sul Veronese. Con esso lui fuggono daTrento a Rovereto i bavari impiegati superiori, pel timore de’ sol-

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ve compagnie di difesa, ed inciampi ad eseguirlo nella parte ita-liana, e a Rovereto in ispecie. Soppressione delle milizie cittadinedel Tirolo italiano. Prestito forzato ingiunto dall’imperial Com-missario. Requisizioni dei varii capitani di difesa nel Tirolo italia-no, e freno imposto alle medesime dal comandante imperiale Lei-ningen. Dimissione d’alcuni capitani in parte stranieri. Sul princi-piar di luglio la quiete dell’armi si rompe nel Vorarlberghese, e aKuffstein. Valorose prove di alcuni tirolesi. Battaglia di Wagram,e sue conseguenze pei tirolesi.

CAPITOLO VIII.Incredulità dei tirolesi all’armistizio, e contraria persuasione

pubblicata dai Capi. Loro opposizione a’ corrieri. Parlamentariofrancese giunto a Lizzanella vicin di Rovereto. Avvisi pubblicatiintorno al detto armistizio. Gli austriaci evacuano il Tirolo, ev’entrano da ogni lato bavari e francesi guidati nella parte tedescadal duca di Danzica. Fatti d’armi presso Mittewald e il ponte diLadtsch. Il padre cappuccino Haspingher, comandante tirolese, sidistingue: a lui si congiungono Hoffer e Spechbacher. Sconfitta evergognosa ritirata del duca di Danzica. Contemporanei fatti nellaValle superiore dell’Enno, dove pure i tirolesi trionfano, special-mente a Prutz, Landeck, Zams. Nuova battaglia intorno alla pro-vinciale metropoli colla peggio dei confederati. Allegrezza tirole-se per le vittorie riportate.

CAPITOLO IX.Maraviglia generale pel novello trionfo de’ tirolesi. Loro osti-

natezza per la difesa. Hoffer assume la dittatura della provincia.Suoi decreti e ordinamenti pubblici. Monete coniate a suo ordine.Distribuzione delle forze difenditrici capitanate da Spechbacker,dal cappuccino Haspingher e da altri comandanti. Il general fran-cese Rusca viene battuto e fugato da Lienz colla sua colonna diquattro mila uomini. Così avviene in Trento del generale franceseDazmair, che ritirasi in sul Veronese. Con esso lui fuggono daTrento a Rovereto i bavari impiegati superiori, pel timore de’ sol-

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levati tirolesi. Erezione di nuove compagnie di difesa. Ricompar-sa improvvisa del generale Dazmair in Rovereto, e sue militariposizioni in vicinanza a questa città. Mischia avvenuta sui colli diVallunga, e nuova ritirata di Dazmair, che viene impedita a Serra-valle da’ comandanti Garbin e Dalponte. Quiete dell’armi, e ves-sazioni fatte dai sollevati forestieri. Guasto del palazzo del baroneOrazio Pizzini di Rovereto.

CAPITOLO X.Disposizioni d’Andrea Hoffer per la difesa. Erezione di nuove

compagnie. Manifesti e meriti di Andrea. Sue provvidenze controi malvagi e stranieri difensori a sollievo dei Comuni, che da essivenivano vessati di requisizioni ec., e contro la scostumatezza ingenerale. Speranze del Tirolo sul pendente trattato di pace. Diver-si capitani si arrogano il primato del comando nel Tirolo italiano.Arresto dei capitani Dal Ponte e Garbin. Preparativi napoleoniciper debellare il Tirolo. Le speranze di pace si allargano. I difenso-ri di Bolzano si ritirano, ringraziano con lettera il Magistrato diRovereto, e tornano ai loro focolari. Nuove colonne di napoleoni-ci rientrano nel Tirolo italiano, capitanate dal generale Peyri, eper orribil modo sbarattano i sollevati da Trento. Minaccie ai pie-tosi trentini. Loro fortezza e magnanimità. Conflitto e saccheggiodi Lavis. Cruda tragedia appresso quel ponte. Mittempergher av-venturosamente si salva. I sollevati prendono posizione pressoSan Michele. Ritorno di più capitani alla difesa che al momentodell’armistizio aveano abbandonata. Funzione in Innsbruck per ledecorazioni da Francesco accordate ad Hoffer e al cappuccinoHaspingher.

CAPITOLO XI.Persistenza dei tirolesi nella guerra, e nuova loro difesa a La-

vis. Ostaggi condotti a Mantova e a Strasburgo. I tirolesi mettonoin fuga i napoleoniani, ed assediano Trento. Il bisogno dell’acqua,ed un soccorso sopraggiunto inducono Peyri alla battaglia. I tiro-lesi di nuovo si ritirano a Lavis. Peyri se ne gloria in modo esage-

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levati tirolesi. Erezione di nuove compagnie di difesa. Ricompar-sa improvvisa del generale Dazmair in Rovereto, e sue militariposizioni in vicinanza a questa città. Mischia avvenuta sui colli diVallunga, e nuova ritirata di Dazmair, che viene impedita a Serra-valle da’ comandanti Garbin e Dalponte. Quiete dell’armi, e ves-sazioni fatte dai sollevati forestieri. Guasto del palazzo del baroneOrazio Pizzini di Rovereto.

CAPITOLO X.Disposizioni d’Andrea Hoffer per la difesa. Erezione di nuove

compagnie. Manifesti e meriti di Andrea. Sue provvidenze controi malvagi e stranieri difensori a sollievo dei Comuni, che da essivenivano vessati di requisizioni ec., e contro la scostumatezza ingenerale. Speranze del Tirolo sul pendente trattato di pace. Diver-si capitani si arrogano il primato del comando nel Tirolo italiano.Arresto dei capitani Dal Ponte e Garbin. Preparativi napoleoniciper debellare il Tirolo. Le speranze di pace si allargano. I difenso-ri di Bolzano si ritirano, ringraziano con lettera il Magistrato diRovereto, e tornano ai loro focolari. Nuove colonne di napoleoni-ci rientrano nel Tirolo italiano, capitanate dal generale Peyri, eper orribil modo sbarattano i sollevati da Trento. Minaccie ai pie-tosi trentini. Loro fortezza e magnanimità. Conflitto e saccheggiodi Lavis. Cruda tragedia appresso quel ponte. Mittempergher av-venturosamente si salva. I sollevati prendono posizione pressoSan Michele. Ritorno di più capitani alla difesa che al momentodell’armistizio aveano abbandonata. Funzione in Innsbruck per ledecorazioni da Francesco accordate ad Hoffer e al cappuccinoHaspingher.

CAPITOLO XI.Persistenza dei tirolesi nella guerra, e nuova loro difesa a La-

vis. Ostaggi condotti a Mantova e a Strasburgo. I tirolesi mettonoin fuga i napoleoniani, ed assediano Trento. Il bisogno dell’acqua,ed un soccorso sopraggiunto inducono Peyri alla battaglia. I tiro-lesi di nuovo si ritirano a Lavis. Peyri se ne gloria in modo esage-

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rato. Fatti d’armi del Tirolo tedesco e del Salisburghese. l tirolesisono pur quivi superati. Le truppe nemiche invadon il Tirolo datutte parti. In Hallein e in Oberholm ricevono i tirolesi novellesconfitte. Il generale Vial è surrogato al generale Peyri. Proclamadi Vial. Conclusione della pace a Vienna. Sua pubblicazione inTirolo, e come venga accolta da una porzione del popolo tirolese.Congresso a Sterzing per la difesa patria coll’intervento del Com-missario austriaco de Roschmann. Ulteriore istruzione pervenutadall’arciduca Giovanni a detto Commissario. Il principe ereditariodi Baviera sconfigge a Melech i tirolesi condotti da Speckbacker.Il costui impubere figlio cade nelle mani nemiche; circostanzache espone il padre a nuovi e pericolosi cimenti. Alla sua colonnaè rotta la comunicazione con Haspingher. Hoffer si stabilisce sulmonte Isel, e Innsbruck è ripigliata da’ confederati. Questi attac-cano i tirolesi sul detto monte, e poi si ritirano scompigliati. Inn-sbruck è ripresa da’ tirolesi. Dopo qualche giorno vi rientrano iconfederati, che vi pubblicano la pace seguita coll’Austria. Vi-glietto dell’arciduca Giovanni ad Hoffer. Proclama del vicerèd’Italia ai tirolesi. Deputazione tirolese spedita al vicerè da Hof-fer, e sua lettera al bavaro generale conte d’Erlon. Dubbia risolu-zione dei capi tirolesi. Hoffer è da essi aggirato per la sua pocaaccortezza politica. I tirolesi muovono a novelle battaglie, e ne’dintorni d’Innsbruck sono ovunque battuti da triplici forze; il lorocoraggio comincia a vacillare. Il commissario Roschmann fuggedal Tirolo; ciò contribuisce maggiormente a far piegare i tirolesialla sommissione.

CAPITOLO XII.L’ostinatezza d’alcuni capi aizzata da alcuni stranieri e fuoru-

sciti mantiene ancora in qualche parte del Tirolo tedesco la fiam-ma della sollevazione. Certo Kolb si distingue fra quelli, e ingan-na il credulo Hoffer sottraendo lettere a lui indirizzate. Hoffer in-culca resistenza a fronte degli eserciti nemici che l’attorniano. Suimonti intorno a Bolzano, alla Chiusa di Mühlbach, sulle alture di

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rato. Fatti d’armi del Tirolo tedesco e del Salisburghese. l tirolesisono pur quivi superati. Le truppe nemiche invadon il Tirolo datutte parti. In Hallein e in Oberholm ricevono i tirolesi novellesconfitte. Il generale Vial è surrogato al generale Peyri. Proclamadi Vial. Conclusione della pace a Vienna. Sua pubblicazione inTirolo, e come venga accolta da una porzione del popolo tirolese.Congresso a Sterzing per la difesa patria coll’intervento del Com-missario austriaco de Roschmann. Ulteriore istruzione pervenutadall’arciduca Giovanni a detto Commissario. Il principe ereditariodi Baviera sconfigge a Melech i tirolesi condotti da Speckbacker.Il costui impubere figlio cade nelle mani nemiche; circostanzache espone il padre a nuovi e pericolosi cimenti. Alla sua colonnaè rotta la comunicazione con Haspingher. Hoffer si stabilisce sulmonte Isel, e Innsbruck è ripigliata da’ confederati. Questi attac-cano i tirolesi sul detto monte, e poi si ritirano scompigliati. Inn-sbruck è ripresa da’ tirolesi. Dopo qualche giorno vi rientrano iconfederati, che vi pubblicano la pace seguita coll’Austria. Vi-glietto dell’arciduca Giovanni ad Hoffer. Proclama del vicerèd’Italia ai tirolesi. Deputazione tirolese spedita al vicerè da Hof-fer, e sua lettera al bavaro generale conte d’Erlon. Dubbia risolu-zione dei capi tirolesi. Hoffer è da essi aggirato per la sua pocaaccortezza politica. I tirolesi muovono a novelle battaglie, e ne’dintorni d’Innsbruck sono ovunque battuti da triplici forze; il lorocoraggio comincia a vacillare. Il commissario Roschmann fuggedal Tirolo; ciò contribuisce maggiormente a far piegare i tirolesialla sommissione.

CAPITOLO XII.L’ostinatezza d’alcuni capi aizzata da alcuni stranieri e fuoru-

sciti mantiene ancora in qualche parte del Tirolo tedesco la fiam-ma della sollevazione. Certo Kolb si distingue fra quelli, e ingan-na il credulo Hoffer sottraendo lettere a lui indirizzate. Hoffer in-culca resistenza a fronte degli eserciti nemici che l’attorniano. Suimonti intorno a Bolzano, alla Chiusa di Mühlbach, sulle alture di

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Spingel, Merorsen e di Rodeneck si affollano tirolesi armati. ABolzano, il general Peyri, rientrato in Tirolo, è posto in pericolo.Ei viene liberato dalla gente del generale Vial. I napoleoniani rin-vigoriscono; i tirolesi cedono intorno a Bolzano, e rientrano ailoro focolari. Qui han fine le scene del Tirolo meridionale, salvoquelle di stranieri e disertori. S’ode il cannone nelle valli di Zillere di Wintschgau. A Zell s’accende una grave zuffa. Il valor tirole-se qui mostrasi novellamente; così alla Chiusa di Mühlbach, doveRusca infierì. Ritorno de’ Deputati inviati al vicerè. Sua rispostaai medesimi, e passaporti loro rilasciati per emigrare. Dichiara-zione esortatrice di Hoffer per la quiete. Altra consimile del ve-scovo di Bressanone. Riunione de’ due principali eserciti in Bres-sanone. Ordine severo del vicerè contro i renitenti stranieri. Suapartenza per Parigi, a motivo del matrimonio di Napoleonecoll’arciduchessa Maria Luigia. Il generale Baraguey d’Hillierscomanda in sua vece. Nuova sommossa de’ tirolesi della Passiria,cagionata dalla tirannia dei generali Rusca e Barbau ecc. Hoffer èforzato a notificarla e ad emettere un eccitamento. Kolb n’ha granparte. La sommossa si propaga nella Valle di Venosta, dell’Enno edi Wintschgau con danno grande del nemico. Le tirolesi donne vipartecipano, spogliando delle armi i prigionieri. Guardia cittadinaeretta a Riva per liberarsi dagli armati stranieri che la molestava-no. Attentati di questi ultimi e loro disperazione. Timore e fuga dialcune famiglie di Riva. La guardia viene ingrandita d’intelligen-za con Arco, Torbole e Nago. Disposizioni del generale Vial perdistruggere detta gente. In Tione vengono moschettati 52 indivi-dui, e con ciò finisce la scena nel Tirolo meridionale. Risoluzionedi Baraguey d’Hilliers per frenare i tirolesi nella Val Venosta e inPassiria. Suoi mezzi usati a risparmio del sangue. Suo abbocca-mento col capo Holzkneckt, e sua unione colle truppe bavare inWintschgau. Scomparimento di Hoffer. Kolb persiste nella difesaalle sponde dell’Eisack. Sua fuga nell’Austria. Speckbacker e Ha-spingher fuggono prima di Kolb. Proclama di Baraguey d’Hil-

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Spingel, Merorsen e di Rodeneck si affollano tirolesi armati. ABolzano, il general Peyri, rientrato in Tirolo, è posto in pericolo.Ei viene liberato dalla gente del generale Vial. I napoleoniani rin-vigoriscono; i tirolesi cedono intorno a Bolzano, e rientrano ailoro focolari. Qui han fine le scene del Tirolo meridionale, salvoquelle di stranieri e disertori. S’ode il cannone nelle valli di Zillere di Wintschgau. A Zell s’accende una grave zuffa. Il valor tirole-se qui mostrasi novellamente; così alla Chiusa di Mühlbach, doveRusca infierì. Ritorno de’ Deputati inviati al vicerè. Sua rispostaai medesimi, e passaporti loro rilasciati per emigrare. Dichiara-zione esortatrice di Hoffer per la quiete. Altra consimile del ve-scovo di Bressanone. Riunione de’ due principali eserciti in Bres-sanone. Ordine severo del vicerè contro i renitenti stranieri. Suapartenza per Parigi, a motivo del matrimonio di Napoleonecoll’arciduchessa Maria Luigia. Il generale Baraguey d’Hillierscomanda in sua vece. Nuova sommossa de’ tirolesi della Passiria,cagionata dalla tirannia dei generali Rusca e Barbau ecc. Hoffer èforzato a notificarla e ad emettere un eccitamento. Kolb n’ha granparte. La sommossa si propaga nella Valle di Venosta, dell’Enno edi Wintschgau con danno grande del nemico. Le tirolesi donne vipartecipano, spogliando delle armi i prigionieri. Guardia cittadinaeretta a Riva per liberarsi dagli armati stranieri che la molestava-no. Attentati di questi ultimi e loro disperazione. Timore e fuga dialcune famiglie di Riva. La guardia viene ingrandita d’intelligen-za con Arco, Torbole e Nago. Disposizioni del generale Vial perdistruggere detta gente. In Tione vengono moschettati 52 indivi-dui, e con ciò finisce la scena nel Tirolo meridionale. Risoluzionedi Baraguey d’Hilliers per frenare i tirolesi nella Val Venosta e inPassiria. Suoi mezzi usati a risparmio del sangue. Suo abbocca-mento col capo Holzkneckt, e sua unione colle truppe bavare inWintschgau. Scomparimento di Hoffer. Kolb persiste nella difesaalle sponde dell’Eisack. Sua fuga nell’Austria. Speckbacker e Ha-spingher fuggono prima di Kolb. Proclama di Baraguey d’Hil-

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Page 292: E-book campione Liber Liber · 2018-11-20 · cisioni, delle barbarie, degl’incendj, dei saccheggiamen-ti commessi nell’infelice provincia, rifulgerà d’altro canto viemmaggiormente

liers. Sue disposizioni pel governo de’ circoli dell’Adige edell’Eisak. Ultime scene sanguinose nella Pusteria. Sommissionee tranquillità generale. Conclusione.

APPENDICE I.Pensieri dei tirolesi sul futuro destino della lor patria, e sulla

sorte di Hoffer. Egli viene tradito, arrestato e condotto a Mantova.Suo processo e sua morte. Impressione universale. Gratitudinedell’imperatore Francesco verso la di lui famiglia, e monumentoche gli erige a memoria.

APPENDICE II.Brani di lettere relativi agli ostaggi del Tirolo italiano sostenuti

in Mantova e al trattamento da esso loro avutovi dai Francesi.

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liers. Sue disposizioni pel governo de’ circoli dell’Adige edell’Eisak. Ultime scene sanguinose nella Pusteria. Sommissionee tranquillità generale. Conclusione.

APPENDICE I.Pensieri dei tirolesi sul futuro destino della lor patria, e sulla

sorte di Hoffer. Egli viene tradito, arrestato e condotto a Mantova.Suo processo e sua morte. Impressione universale. Gratitudinedell’imperatore Francesco verso la di lui famiglia, e monumentoche gli erige a memoria.

APPENDICE II.Brani di lettere relativi agli ostaggi del Tirolo italiano sostenuti

in Mantova e al trattamento da esso loro avutovi dai Francesi.

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