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Spedizione in abb. postale 45% - art. 2 comma 20B - Legge 662/’96 - D.C./D.C.I. - Torino - Tassa Pagata / Taxe Perçue • ANNO XXX - MENSILE - N° 10 - DICEMBRE 2009 RIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINO RIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINO È nato per noi un bambino È nato per noi un bambino

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RIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINORIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINO

È nato per noi un bambinoÈ nato per noi un bambino

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Dio si serve della storia de-gli uomini per scrivere la propria storia di salvez-

za. Luca ricorda infatti come Ce-sare Augusto avesse ordinato uncensimento per conoscere e con-trollare tutte le genti che gli era-no sottomesse (Lc 2,1). Ebbene,nelle mani di Dio quel decreto di-venta strumento favorevole perspingere la storia al punto più al-to. Per Lui, ormai il tempo eragiunto al culmine (Gal 4,4), eracioè pronto per ricevere suo Fi-glio. Grazie all’ordine imperia-le, Giuseppe di Nazaret sarebbeinfatti ritornato a Betlemme, lacittà del re Davide, dove, secon-do la profezia (Mi 5,1), sarebbedovuto nascere il Messia.

È a Betlemme che per Mariasi compirono i giorni del parto(Lc 2,6). Betlemme, toponimoil cui significato è «casa del pa-ne», è la cittadina da dove è ve-nuto nel mondo Gesù, il Pane divita. Nascendo, egli si mette tut-to nelle nostre mani, si rendedisponibile a noi che abbiamobisogno di Lui, Pane santo divita eterna, per poter cammina-re nella nostra quotidiana esi-stenza.

Gesti profetici e risposte semplici

Luca narra di come il bam-bino Gesù sia stato accolto daMaria, che lo avvolse in fascee lo depose in una mangiatoia.Ci sono forse dei gesti più na-turali e capaci di esprimere af-fetto? Eppure essi sono anchealtamente profetici di altre azio-ni straordinariamente simili, chesarebbero state compiute per

Gesù: Giuseppe di Arimateaavrebbe ugualmente deposto ilcorpo di Gesù nella tomba do-po averlo avvolto in fasce (Lc23,53).

Secondo il bellissimo proget-to iconografico dell’icona bi-zantina del Natale, anche la man-giatoia, “scritta” nella forma diun sarcofago, rimanda alla tom-ba dove il Signore fu deposto av-volto nelle fasce del lenzuolo fu-nebre. Ci si chiederà perché maisi siano lanciate ombre oscuresu di un evento tanto luminosocome quello del Natale? È l’E -vangelista a tessere questi rap-porti tra i due momenti cardinedella salvezza, per insegnarci su-bito che Dio venuto come uomo,avrebbe dovuto offrire la sua stes-sa vita, come Pane spezzato, perridarci salvezza.

Gesù nasce. Dio compie ilsuo passo decisivo verso noi.Ora spetterà a ciascuno acco-gliere il Salvatore. La rispostadei pastori all’annuncio degliangeli diviene infatti esemplaredelle nostre risposte (Lc 2,8).Per ben capire, abbiamo innan-zitutto bisogno di sapere comefossero considerati i pastori nel-l’antichità giudaica. Il trascor-rere il proprio tempo tra gli ani-mali, li rendeva una categoriadi basso rango: a causa del lo-ro lavoro, difficilmente avreb-bero potuto infatti seguire fe-delmente tutti i precetti dellaLegge. Eppure è a loro, gli ul-timi, i poveri, che in modo pri-vilegiato è annunciata la nasci-ta di Gesù. Il testo è bello ed in-coraggiante, ma si fa ad un tem-po provocante: soltanto le per-

Cristo: la novità da accogliereLiturgia

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Particolare di “Natività” di Sandro Botticelli.

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sone umili di cuore, le personesemplici e povere sanno ri-spondere e accogliere. Quei pa-stori diventeranno paradossal-mente il gregge che il Buon Pa-store guiderà e sfamerà donan-dosi come Pane di Vita!

Gesti semplici e cose straordinarie

Il mistero si compie: nel-l’oscurità di una notte rischiara-ta da una luce improvvisa ed al-lietata da angelici canti mai pri-ma uditi (Lc 2,9), Dio si mani-festa apertamente al mondo. Ge-sù la luce del mondo è finalmentevenuta ad illuminarci (Gv 1,9)perché noi non siamo più co-stretti a camminare nelle tene-bre. È il gioioso “oggi” di Dio(Lc 2,11) quello in cui Egli por-ta a termine la salvezza e conti-nua a compierla: la presenza diGesù è per tutta la storia, tutta lacomprende e coinvolge, in ognitempo, in ogni latitudine. Il Pa-dre ci dona il Figlio, perché la no-stra vita sia posta continuamen-te sotto la sua benedizione. Dob-biamo sinceramente imparare aringraziare per un dono del cuivalore non saremo mai abba-stanza coscienti.

Davanti alla grandezza dellarivelazione, un segno è dato aipastori (Lc 2,12): il Salvatore do-vrà essere cercato nella povertàdi una mangiatoia e nelle fasce,del tutto uguali a quelle in cuiogni altro bambino è avvolto.Non è mai facile riconoscere isegni di Dio! Egli sceglie sem-pre la debolezza per parlarci dicose straordinarie, per darci an-nunci tanto attesi ed inauditi. Lanascita di Gesù nella povertà enella precarietà è sfida aperta acercarlo nelle cose semplici ed èad un tempo richiamo contro lanostra ricerca di comodità, di cer-tezze. Solo chi è disposto a cer-care Gesù nella via stretta delVangelo, nella debolezza e nel-la sobrietà della vita, lo troverà!

Ed ecco finalmen-te la risposta! Quei pa-stori colgono che nel-l’annuncio dato ci de-ve essere la promessadi un dono prezioso.Si fidano: vanno infretta per vedere (Lc2,15). È così che si ac-coglie il Signore: li-beri da troppi indugi ereticenze. Cristo Si-gnore ha bisogno diqueste risposte ad imitazione deipastori, di Maria, di Pietro, An-drea, Giacomo e Giovanni, i pri-mi apostoli chiamati a seguireGesù.

Gesti straordinari con un semplice “sì”

La ricerca è premiata: il do-no prezioso è trovato, contem-plato, accolto (v. 16). La ricercaè premiata: il dono prezioso èannunciato (v. 17). La gioia deipastori è intrattenibile (v. 20): ilBambino che hanno incontrato el’annuncio che essi hanno datodi Lui li riempie di gioia e diun’indicibile voglia di lodareDio. È lo stesso atteggiamentoche constatiamo anche nella no-stra esperienza di fede e in quel-la di altri testimoni: chi incontraDio non può tacerlo. Il Signoreti spinge a testimoniarlo e a ral-legrarti di Lui.

Quanto sono preziose le e -spressioni con cui Luca, conclu-dendo questa sua narrazione, scri-ve che Maria serbava ogni cosameditandola nel suo cuore (Lc2,19). Si tratta di una conclusio-ne che invoca la nostra rispostadi fede: davanti al Bambino diBetlemme il vero atteggiamentodel credente è silenzio che per-mette la custodia e la medita-zione. Perché gli eventi non cisfuggano senza segnarci il cuo-re. Maria in questo ci precede, in-segnandoci a vivere costante-mente attenti alla presenza delSignore e della sua parola; ca-

paci di riconoscere la voce di Dionei segni dei tempi.

Il fare di Maria ci insegna cheper poter sinceramente acco-gliere il Signore, abbiamo biso-gno di... disciplina spirituale. Inquesto brano, ne è suggerita unasegnata da quattro momenti, dicui il primo è la capacità di si-lenzio orante, condizione fon-damentale per la nascita in noidi Gesù-Parola. La nostra vita ècontinuamente sottoposta adogni tipo di pressioni: sembraquasi che abbiamo paura dellapresenza di uno spazio vuoto.Così facendo, non ci rendiamoneppure conto di perdere ciò chepiù conta, di perdere il vero con-tatto con la vita di Dio. Il se-condo momento è l’ascolto del-la Parola che ci mette nella mi-gliore situazione per andare in-contro al Signore venuto ad in-contrarci. Il terzo consiste nel-l’affinare la capacità di ricono-scere il Signore nei segni delquotidiano ordinario. Infine, èla gioia di poterlo annunciare atutti mediante un’esistenza sem-plice e retta.

Abbiamo bisogno di curare ilcuore: accogliere Gesù richiedevera disciplina spirituale. Questonon significa rendersi le cose piùdifficili, ma garantirsi la pre-senza di uno spazio interiore do-ve il Signore potrà toccarci conun amore che rinnoverà.

Marco Rossetti

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La Grotta della Natività a Betlemme.

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Terminando la “galleria” deiritratti degli Apostoli chia-mati direttamente da Gesù

durante la sua vita terrena, non pos-siamo omettere di menzionare co-lui che è sempre nominato per ul-timo nelle liste dei Dodici: GiudaIscariota. A lui vogliamo qui asso-ciare la persona che venne poi elet-ta in sua sostituzione, cioè Mattia.

Iscariota: un nome con vari significati

Già il semplice nome di Giudasuscita tra i cristiani un’istintivareazione di riprovazione e di con-danna. Il significato dell’appellati-vo “Iscariota” è controverso: la spie-gazione più seguita lo intende co-me “uomo di Keriot” con riferi-mento al suo villaggio di origine,situato nei pressi di Hebron e men-zionato due volte nella Sacra Scrit-tura (cfr Gs 15,25; Am 2,2). Altri lointerpretano come variazione deltermine “sicario”, come se allu-desse ad un guerrigliero armato dipugnale detto in latino “sica”. Vi è,infine, chi vede nel soprannome lasemplice trascrizione di una radi-ce ebraico-aramaica significante:“colui che stava per consegnarlo”.Questa designazione si trova duevolte nel quarto Vangelo, cioè do-po una confessione di fede di Pie-tro (cfr Gv 6,71) e poi nel corso del-l’unzione di Betania (cfr Gv 12,4).

Altri passi mostrano che il tra-dimento era in corso, dicendo: “co-lui che lo tradiva”; così durantel’Ultima Cena, dopo l’annunciodel tradimento (cfr Mt 26,25) e poial momento dell’arresto di Gesù(cfr Mt 26,46.48; Gv 18,2.5). Invecele liste dei Dodici ricordano il fat-to del tradimento come ormai at-

tuato: “Giuda Iscariota, colui chelo tradì”, così dice Marco (3,19);Matteo (10,4) e Luca (6,16) hannoformule equivalenti.

Il tradimento in quanto tale èavvenuto in due momenti: innan-zitutto nella progettazione, quandoGiuda s’accorda con i nemici diGesù per trenta monete d’argento(cfr Mt 26,14-16), e poi nell’ese-cuzione con il bacio dato al Mae-stro, nel Getsemani (cfr Mt 26,46-50). In ogni caso, gli evangelistiinsistono sulla qualità di apostolo,che a Giuda competeva a tutti glieffetti: egli è ripetutamente detto“uno dei Dodici” (Mt 26,14.47; Mc14,10.20; Gv 6,71) o “del numerodei Dodici” (Lc 22,3)...

Il tradimento resta un mistero

Si tratta dunque di una figuraappartenente al gruppo di coloro

che Gesù si era scelti come stret-ti compagni e collaboratori. Ciòsuscita due domande nel tentati-vo di dare una spiegazione ai fat-ti accaduti. La prima consiste nelchiederci come mai Gesù abbiascelto quest’uomo e gli abbia da-to fiducia. Oltre tutto, infatti, ben-ché Giuda fosse di fatto l’econo-mo del gruppo (cfr Gv 12,6b;13,29a), in realtà è qualificato an-che come “ladro” (Gv 12,6a). Ilmistero della scelta rimane, tan-to più che Gesù pronuncia un giu-dizio molto severo su di lui: “Guaia colui dal quale il Figlio del-l’uomo viene tradito!” (Mt 26,24).Ancora di più si infittisce il mi-stero circa la sua sorte eterna, sa-pendo che Giuda “si pentì e ri-portò le trenta monete d’argentoai sommi sacerdoti e agli anzia-ni, dicendo: «Ho peccato, perchého tradito sangue innocente»” (Mt27,3-4). Benché egli si sia poi al-lontanato per andare a impiccar-si (cfr Mt 27,5), non spetta a noimisurare il suo gesto, sostituen-doci a Dio infinitamente miseri-cordioso e giusto.

Una seconda domanda riguar-da il motivo del comportamentodi Giuda: perché egli tradì Gesù?La questione è oggetto di varieipotesi. Alcuni ricorrono al fat-tore della sua cupidigia di dana-ro; altri sostengono una spiega-zione di ordine messianico: Giu-da sarebbe stato deluso nel vede-re che Gesù non inseriva nel suoprogramma la liberazione politi-co-militare del proprio Paese. Inrealtà, i testi evangelici insistonosu un altro aspetto: Giovanni di-ce espressamente che “il diavoloaveva messo in cuore a GiudaIscariota, figlio di Simone, di tra-

I Dodici

Il tradimento dell’Apostolo trasformòla Crocifissione in amore salvifico.

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La Catechesi di Benedetto XVI

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dirlo” (Gv 13,2); analogamentescrive Luca: “Allora satana entròin Giuda, detto Iscariota, che eranel numero dei Dodici” (Lc 22,3).In questo modo, si va oltre le mo-tivazioni storiche e si spiega lavicenda in base alla responsabi-lità personale di Giuda, il qualecedette miseramente ad una ten-tazione del Maligno. Il tradimen-to di Giuda rimane, in ogni caso,un mistero. Gesù lo ha trattato daamico (cfr Mt 26,50), però, neisuoi inviti a seguirlo sulla via del-le beatitudini, non forzava le vo-lontà né le premuniva dalle ten-tazioni di Satana, rispettando la li-bertà umana.

Non disperare mai della misericordia

In effetti, le possibilità di per-versione del cuore umano sonodavvero molte. L’unico modo di

ovviare ad esse consiste nel noncoltivare una visione delle cosesoltanto individualistica, autono-ma, ma al contrario nel mettersisempre di nuovo dalla parte diGesù, assumendo il suo punto divista. Dobbiamo cercare, giornoper giorno, di fare piena comu-nione con Lui. Ricordiamoci cheanche Pietro voleva opporsi a luie a ciò che lo aspettava a Geru-salemme, ma ne ricevette un rim-provero fortissimo: “Tu non pen-si secondo Dio, ma secondo gliuomini!” (Mc 8,32-33). Pietro,dopo la sua caduta, si è pentito edha trovato perdono e grazia. An-che Giuda si è pentito, ma il suopentimento è degenerato in di-sperazione e così è divenuto au-todistruzione.

È per noi un invito a tener sem-pre presente quanto dice San Be-nedetto alla fine del fondamenta-le capitolo V della sua “Regola”:

“Non disperare mai della mise -ricordia divina”. In realtà Dio “è più grande del nostro cuore”,come dice san Giovanni (1 Gv3,20)... Il suo tradimento ha con-dotto alla morte di Gesù, il qua-le trasformò questo tremendo sup-plizio in spazio di amore salvifi-co e in consegna di sé al Padre (cfrGal 2,20; Ef 5,2.25). Il Verbo “tra-dire” è la versione di una parolagreca che significa “consegnare”.Talvolta il suo soggetto è addirit-tura Dio in persona: è stato luiche per amore “consegnò” Gesùper tutti noi (cfr Rm 8,32). Nelsuo misterioso progetto salvifico,Dio assume il gesto inescusabiledi Giuda come occasione del do-no totale del Figlio per la reden-zione del mondo.

Mattia: eletto perché fedele

A conclusione, vogliamo anchericordare colui che dopo la Pa-squa venne eletto al posto del tra-ditore. Nella Chiesa di Gerusa-lemme furono due ad essere pro-posti dalla comunità e poi tirati asorte: “Giuseppe detto Barsabba,soprannominato Giusto, e Mat-tia” (At 1,23). Proprio quest’ulti-mo fu il prescelto, così che “fu as-sociato agli undici Apostoli” (At1,26). Di lui non sappiamo altro,se non che anch’egli era stato te-stimone di tutta la vicenda terre-na di Gesù (cfr At 1,21-22), ri-manendo a Lui fedele fino in fon-do. Alla grandezza di questa suafedeltà si aggiunse poi la chia-mata divina a prendere il postodi Giuda, quasi compensando ilsuo tradimento. Ricaviamo da quiun’ultima lezione: anche se nel-la Chiesa non mancano cristianiindegni e traditori, spetta a cia-scuno di noi controbilanciare ilmale da essi compiuto con la no-stra limpida testimonianza a Ge-sù Cristo, nostro Signore e Sal-vatore.

Benedetto XVIL’Osservatore Romano, 18 ottobre 2006

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San Mattia. Il suo nome fu tirato a sorte con quello di Giuseppe detto Bar-sabba.

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Dal 3 al 7 novembre scorso, a Torino, si è svolta la 49ª assemblea generale

della Conferenza Italiana dei Su-periori Maggiori (CISM), allaquale aderiscono 116 Istituti, concirca 20 mila religiosi. Que-st’anno l’incontro, che ogni vol-ta si svolge in città diverse, ave-va per tema “Povertà e comu-nione dei beni in un mondo glo-balizzato, per una testimonianzacredibile dei consacrati”.

Il tema è attuale perché la po-vertà appartiene alle regole co-stitutive della vita religiosa e per-ché è una virtù ardua che espo-ne il religioso al giudizio delmondo, che esige da lui un mo-do particolare di comportarsi da-vanti ai beni. Assai interessantisono state, quindi, le relazionisul valore della povertà volonta-ria e, tenendo presente la realtàdi oggi, sull’etica delle risor-se economico-finanziarie e sul-l’alienazione degli immobili,sempre più frequente per il calodelle vocazioni.

Durante i lavori, i SuperioriMaggiori hanno riconfermatopresidente per quattro anni il sa-lesiano don Alberto Lorenzelli.Nato a Buenos Aires, il 2 set-tembre 1953, da immigrati ita-liani, ricopre anche l’incarico diIspettore della CircoscrizioneCentrale Salesiana (comprendeLiguria, Toscana, Umbria, La-zio, Marche, Sardegna, Abruz-zo e Molise).

A sottolineare l’importanza el’interesse per l’Assemblea, al-l’apertura erano presenti ancheil Card. Severino Poletto, arci-vescovo di Torino, vari vescovi,madre Viviana Ballarin (dome-

nicana, è presidente nazionaledell’Unione Superiore Maggio-ri Italiane-Usmi), il Sindaco diTorino e alcuni consiglieri re-gionali. L’Assemblea si è con-clusa nella Basilica di Maria Au-siliatrice, a Valdocco, con la con-celebrazione presieduta dal Card.Tarcisio Bertone, Segretario diStato e salesiano, in concomi-tanza dei 150 anni della nascitadella Congregazione dei Sale-siani di Don Bosco.

Nell’omelia, il Card. Bertoneha sottolineato che “il consacra-to che vive il distacco, se purenell’uso intelligente dei beni, rea-lizza il primato all’essere più chedell’avere, che è la modalità piùfeconda di autorealizzazione edi creatività... Il religioso, la re-ligiosa, devono sempre sapersmantellare i meccanismi di di-

fesa e di possessività che ri-schiano di inaridire una vera co-

La testimonianzadei religiosi

Vita della Chiesa

Durante la solenne concelebrazione nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Val-docco, il Cardinale Tarcisio Bertone incensa l’urna di Don Bosco.

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munione fraterna, e tendere aduna vita senza calcoli e paure,senza rivendicazioni e grettezze,senza infedeltà e compensazioni.Disposti ad un amore gratuito,pieno di gioia, ricolmo di vitali-tà, attento e discreto, forte e de-licato”.

Il Card. Bertone si è poi sof-fermato su Don Bosco: “Il pros-

simo mese didicembre vedràquesta basilicagremita di gio-vani ed adultiper ricordare leorigini e l’im-pegno dei pri-

mi che decise-ro di stare conDon Bosco e di

dare avvio alla Pia Società di SanFrancesco di Sales, condividen-

do ed attuando l’intuizione del«sistema preventivo» vissuto inun clima di fede profonda, di gio-ia e di impegno, cercando di for-mare «buoni cristiani ed onesticittadini»... Mi piace ricordareche la costruzione di questa chie-sa coincide ed è seguita dalla fon-dazione dell’Istituto delle Figliedi Maria Ausiliatrice. Esse rap-presentano l’allargamento del ca-risma al mondo femminile. Co-sì come un’altra fondazione, l’ar-ciconfraternita di Maria Ausilia-trice (oggi ADMA) è, insieme aicooperatori, l’estensione verso ilmondo laico”.

Al termine della Santa Mes-sa, il Card. Bertone e i Supe-riori Maggiori hanno visitatoil complesso di Valdocco, ve-nendo a contatto – per alcuni èstata la prima volta – con la ca-sa madre di tutte le opere sa-lesiane.

Lorenzo Bortolin

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che è contro la religione, contro il se-gno di una religione che vuole amo-re, accoglienza, non esclusione e chevuole e afferma in tutto il mondo pa-cifica convivenza, solidarietà univer-sale. Questo mi è testimoniato neimiei tanti incontri. Ieri (8 novembre,ndr), per esempio, ho incontrato ilpresidente del Kazakistan che mi hadato una bella testimonianza dellapresenza della Chiesa cattolica inquell'area. Di certo non pensano a to-gliere i crocifissi”. “Speriamo – haconcluso il Cardinal Bertone – che lareazione di tutto il mondo susciti unapresa di coscienza”.

Agenzia Italia, 7 novembre 2009

A margine della celebrazione nellaBasilica Maria Ausiliatrice, il CardinaleTarcisio Bertone, a proposito dellasentenza europea sull'esclusione delCrocifisso dalle aule scolastiche, hadetto: “Speriamo che la reazione ditutto il mondo, non solo di quello cri-stiano, susciti una presa di coscien-za e un senso di responsabilità an-che dei giudici della Corte europea”.“Dispiace questa sentenza che nontiene conto della ricchezza del donoche rappresenta questo simbolo –ha aggiunto – il dono di un amoreuniversale. Questa sentenza, chevorrebbe affermare la libertà religio-sa, afferma la libertà di una persona

Cardinal Bertone: Crocifisso e sentenza europea

Altri momenti della Santa Messa con, a destra, la benedi-zione impartita dal Segretario di Stato.

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Azione e contemplazione: due parole a lungo dibattute particolarmente negli

anni ’70 e ’80. Parole chiavi og-getto di forti discussioni e inter-rogativi: meglio l’una o megliol’altra, la Chiesa ha bisogno piùdi azione o di contemplazione?Ci può essere una azione effica-ce nella storia anche senza con-templazione?

Al di là del dibattito, qualcheispirazione di possibile soluzio-ne a questi interrogativi ci può ve-nire riflettendo, ancora una vol-ta, e soprattutto, seguendo l’e -sempio di Maria di Nazaret.

Nella Visitazione vediamoMaria, poco tempo prima autoproclamatasi “Serva del Signore”(Lc 1,38) in piena azione carita-tiva, mettersi al servizio di Dio,andando ad aiutare e servire lacugina. Dopo aver pregato e con-templato la grandezza di Dio chenella sua bontà l’aveva resa ke-karitomene cioè piena di grazia,compie ora azioni concrete daserva, sempre guidata dall’amo-re per il suo Signore. E tutto que-sto in fretta, senza guardare aidisagi, ai rischi, alla fatica e sen-za contare il tempo. Come Gesùche più tardi proclamerà di nonessere venuto per essere servito,ma per servire e dare la vita (Mt20,28). Maria fa lo stesso, rive-lando così nel proprio agire lostile stesso di Dio.

Maria durante il suo viaggioverso Ain-Karim e durante il ser-vizio alla cugina rimase total-mente unita al suo Signore. Cer-to non si è “distratta”, non si è“dimenticata” di chi portava nelgrembo, non ha scordato mini-mamente per amore di chi stava

facendo quel servizio. Cammi-nava per le strade ed era quindiin movimento ma era saldamen-te ferma, piantata, radicata inDio. Partiva e andava da un luo-go fisico ad un altro, da Nazaretad Ain-Karim, ma Dio che eracon lei, che la sosteneva e la por-tava moralmente nel suo cam-mino, era sempre lo stesso. Erail suo mondo interiore, ciò cheabitava il suo io più profondo,che configurava e dava consi-stenza a tutto ciò che avveniva oche ella faceva all’esterno.

Di San Giovanni Bosco qual-cuno testimoniò (e in seguito fuscritto ampiamente) che pur es-sendo un uomo di grande azio-ne, era nello stesso tempo un uo-mo di contemplazione profonda:era sempre unito a Dio, la sor-gente di ogni sua attività e ini-ziativa. Era in una costante “unio-ne con Dio”.

Lo stesso diciamo ma in gra-do più elevato di Maria di Na-zaret.Vediamo in lei indicare unafelice sintesi di azione e con-templazione, di essere e fare, dicredere in Dio e operare per Dio,di vita interiore, cioè di contem-plazione amorosa del mistero diDio, e di vita esteriore, cioè diservizio per i tanti figli e figlie diDio nel concreto cammino dellastoria.

Maria, guida nella salita alla montagna di Dio

Maria cammina in fretta daNazaret verso la montagna del-la Giudea, è lei la nostra Odi-ghitria, cioè colei che ci indicala strada per salire a Dio. Ci facapire che Dio è la santa monta-

gna da scalare ogni giorno, confede non esente da fatica e sa-crificio, spesso accompagnati dadubbio e incertezze. Origene havisto in questa salita il simbolodell’ascensione interiore di Ma-ria verso le vette della perfezio-ne: «Era necessario che Maria,che era quanto mai degna di es-sere madre del Figlio di Dio, sa-lisse alla montagna dopo il col-loquio con l’angelo, e dimoras-

La Visita di Maria ad Elisabetta /3

Maria, maestra di azionee contemplazioneSpiritualità mariana

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se nelle vette» (Omelie su LucaVII, 2). Maria non ha però “di-morato nelle vette” della perfe-zione quasi come un fatto ac-quisito con il suo “fiat” nell’An-nunciazione, come afferma il pa-dre della Chiesa: questa sarebbeuna visione statica della santitàdi Maria, e non corrisponde aquello che Giovanni Paolo II di-ce (e prima di lui il Vaticano II)con il concetto di PeregrinatioFidei. Lei invece, sotto la guidadello Spirito, ha attuato la suaprogressiva configurazione a Cri-sto, arrivando alla vetta della san-tità più eccelsa. Il sì detto unavolta ha dovuto ripeterlo tantevolte nella sua vita, fino a quel-lo più difficile di tutti, quandovide il suo Figlio morire in cro-

ce. Anche la santità di Maria, fat-ta di azione quotidiana per Dioe contemplazione di Dio, è sta-ta un cammino graduale, una a -scensione quotidiana verso lamontagna della santità di Dio.

Maria quindi in questo episo-dio non è solo maestra di sinte-si tra azione e contemplazione,ma anche ci insegna che la san-tità è un cammino da fare ognigiorno. «Il cammino da Nazaretad Ain-Karim, dal fiat al Ma-gnificat, è un simbolo dell’itine-rario di ogni cristiano che com-pie il suo pellegrinaggio della fe-de, dall’adesione iniziale al pro-getto di Dio fino alla piena espe-rienza di esso, passando attra-verso una salita graduale: saliresul monte delle beatitudini perascoltare Gesù, salire sul Taborper contemplare la sua gloria, sa-lire sul Calvario per parteciparealla sua passione, salire sul mon-te della Galilea per ricevere ilsuo mandato missionario, saliresulla stanza superiore per acco-gliere il suo Spirito» (Maria KoHa Fong FMA).

Benedetta tu fra le donne...

Le due donne, Maria ed Eli-sabetta, si comunicano le rispet-tive esperienze dal più profondodel loro cuore, aperto a Dio e di-latato dalla presenza del suo Spi-rito. Non dicono molte parole maintuiscono il reciproco misteroche le anima e ormai le fa vive-re. Rileggendo la storia della sal-vezza narrata nella Scrittura, nondi rado ci imbattiamo in canti digioia, di lode e di ringraziamen-to iniziati da donne.

Elisabetta con il suo salutoprofetico continua questa tradi-zione: ella ha parlato sotto l’azio-ne dello Spirito, quello stesso chegià nell’Antico Testamento ave-va ispirato canti di gioia a Mi-riam, (Es 15,20), a Debora (Gdc4,4), ad Anna, madre di Samue-le (1Sam 2,1-10) fino a Giuditta.Ella si unisce a questo coro fem-

minile dell’Antica Alleanza: leicome ultima “profetessa” guida-ta dallo Spirito che presenta allesoglie del Nuovo testamento la“Madre del mio Signore” cioèColei che portava il Messia. Pro-prio per questo privilegio la gio-vane cugina di Nazaret agli occhidi Elisabetta si presentava comedestinataria della grazia e bene-dizione di Dio, e nello stesso tem-po fonte di benedizione e di gra-zia per lei e per l’umanità. Quan-do Dio benedice una persona lecomunica la sua grazia e la suavita, e questi doni diventano be-neficio per tutti. Così è stato perMaria e per tutti i santi.

È inoltre di fondamentale im-portanza ciò che Elisabetta dicedi Maria: «E Beata colei che hacreduto nell’adempimento del-la parola del Signore». L’Enci-clica Redemptoris Mater spiegaampiamente questo versetto fa-cendolo diventare quasi il leitmotiv di tutto il documento. Ma-ria è la credente per eccellenza,la perfetta discepola di Cristo, ela sua grandezza sta proprio nel-la sua fede.

Questo di essere “beati per-ché si è creduto alla parola del Si-gnore” è anche quella che Lucaconsidera la prima beatitudine,quella fondamentale. Se non siaccettano le promesse di Dio, senon si ha fede nella sua parolanon si può permettere a Dio di vi-vere l’oggi in ciascuno di noi chelo ascoltiamo.

Maria è vista da Elisabetta co-me tipo di ogni credente, ed è an-che la prima depositaria dell’ul-tima beatitudine del Vangelo, pro-nunciata da Cristo Risorto: «Bea-ti quelli che pur non avvendo vi-sto, crederanno» (Gv 20,29). SeMaria, che non aveva visto, nonavesse creduto, non ci sarebbecolui che gli apostoli hanno vistoe quindi creduto. La sua fede,senza aver visto, rende visibileciò che viene creduto. Questo ètipico del dinamismo della fede:l’ascolto precede la vista... Nul-

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la ostacola di più Satana che que-st’accoglienza della Parola. È perquesta fede che è generato il Sal-vatore. Un’altra donna disse aGesù di Maria: «Beato il ventreche ti ha portato ed il seno da cuihai preso il latte». Ma Gesù le ri-spose: «Beati piuttosto coloro cheascoltano la parola di Dio e laosservano» (Lc 11,27). «Se la ma-ternità di Maria è causa della suabeatitudine, la fede è causa del-la sua maternità. La beatitudinedi Maria, madre di Dio, è condi-visa da ogni credente che ascol-ta e fa la Parola (8,21), e così, co-me lei, accogliendola, la generaper il mondo. Questa fede è prin-cipio di riconoscimento di ognivisita del Signore. Senza fedeogni sua visita passa inosserva-ta...» (Aa. Vv., Una comunità leg-ge il Vangelo di Luca, Dehonia-ne, Bologna, p. 41).

Ed è proprio la fede di Maria,sostanziata dalla contemplazionecontinua e amorosa del misterodi Dio su di lei e sulla storia, che

le dava la spinta, la motivazione,l’energia, il coraggio, il saper ri-schiare per Dio servendo il pros-simo, come descritto nella Visi-tazione.

Maria, modello di solidarietàe apostolato

La nostra epoca rischia di di-ventare sempre più una societàegoistica, individualista e narci-sista, in cui ognuno sembra es-sere interessato a coltivare il pro-prio particplare senza lo sguardoanche all’interesse generale, ocome si dice, al bene comune.Maria si mostra nell’episodio del-la Visitazione una donna aperta,altruista e solidale. Dopo l’An-nunciazione non pensò alla pro-pria auto esaltazione per il pri-vilegio ricevuto di essere la Ma-dre del Figlio di Dio, il Messiatanto atteso. Non organizzò nes-sun party con le proprie amicheper celebrare l’avvenimento easpettare i doverosi complimen-ti, ma “si mise in viaggio, in fret-ta, verso la montagna” per esse-re vicina alla cugina bisognosa diaiuto e di solidarietà. Solidarie-tà: è certamente una delle paro-le tornate in auge da un po’ di an-ni. Se ne parla a tutti i livelli, ci-vili ed ecclesiali.

Ma come deve essere questasolidarietà se deve essere espres-sione dell’amore di Dio per ilprossimo, come è stata la visitadi Maria ad Elisabetta? Lilia Se-bastiani ha scritto: «La solida-rietà è dialogica e ha un’anima direciprocità. Non è quasi mai népuò essere simultanea (qualcu-no deve decidere prima degli al-tri di vivere in modo solidale, de-ve aprire la strada), tuttavia nonsi esplica verso un altro, ma sem-pre con l’altro...

Se vissuta in modo solidale,la carità può diventare amore ve-ramente umano e umanizzante,rivolto alla persona, dunque in-dividuale senza essere indivi-

dualistico, universale senza ano-nimato, rispettoso dell’intimitàe del mistero dell’altro senza maiessere distante e generico, supe-riore al gioco istintivo delle pas-sioni, ma non freddo né astrat-to, libero da ogni asservimento,ma pronto ad ogni coinvolgi-mento; come l’amore fontale dicui Gesù nel suo vivere terrenooffre l’esempio» (in Theotokos,1, 1997, p. 95).

Maria nella Visitazione si po-ne davanti a noi anche come mo-dello di apostolato. Ho già ac-cennato a questo parlando di Ma-ria come missionaria. Per tre me-si circa Maria rimase al serviziodella cugina fino alla circonci-sione di Giovanni. Durante que-sto periodo ella si dimostra mo-dello di apostolato. «Ci insegnache l’obbedienza e la carità de-vono essere alla base della nostraattività. Ci insegna che non dob-biamo far attendere coloro chehanno bisogno di noi, anche seignorano la nostra venuta; chedobbiamo affrontare le difficoltàdel momento... che la nostra di-gnità non ne soffre se mettiamola nostra persona al servizio de-gli altri; che la nostra anima puòconservare il raccoglimento e can-tare il suo “Magnificat” anche nel-l’azione; che noi rimaniamo sem-pre sotto lo sguardo vigile dellaProvvidenza; che noi santifichia-mo il prossimo nella misura incui abbiamo Gesù in noi; che nel-l’apostolato la nostra fede si con-ferma, perché donare è arricchi-re noi stessi» (Jean Cantinat).

Un ultimo rilievo. Maria diNazaret si conferma anche gui-da preziosa per vivere il nostroapostolato. Per essere discepolidi Cristo abbiamo bisogno diguardare a lei, come modello dicontemplazione di Dio e di azio-ne quotidiana per amore di Dio,e di prenderla come nostra mae-stra, proprio perché Lei stessa èstata la vera e perfetta discepo-la di Cristo.

Mario Scudu

La facciata del Santuario della Visi-tazione ad Ain-Karim, in Terra San-ta, sorto dove la tradizione vuole siaavvenuto l’incontro tra Maria ed Eli-sabetta.

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Noto alcuni fedeli in diffi-coltà: ora sappiamo che il Limbo non esiste, non

è mai esistito; spesso si pensavache esistesse, in base ad un’ipo-tesi teologica, che non ha retto.Forse il Purgatorio avrà la stes-sa fine?

È vero che la Sacra Scritturanon presenta dei testi espliciti alriguardo; ma sostiene chiaramentela necessità del nostro aiuto spi-rituale, perché alcuni defunti pos-sano raggiungere il Cielo (cf 2Mac 12,39-46). Per questo laChiesa ha sempre sostenuto l’esi-stenza della situazione di coloroche, pur essendo uniti a Dio, nonpossono ancora vederlo a facciaa faccia, perché sono incapaci diaccoglierlo pienamente: di questasituazione, chiamata Purgatorio,parlano ufficialmente i concili diFirenze, di Trento, e più recente-mente i due ultimi Papi, Giovan-ni Paolo II e Benedetto XVI. Dun-que il Purgatorio esiste, e la Chie-sa pregherà sempre per i fedelidefunti.

Tuttavia, non sono affatto cer-te alcune concezioni correnti delPurgatorio, come la presenza delfuoco: il fuoco va visto comeun’immagine significativa. Il Pur-gatorio però assomiglia alla pre-parazione del nostro corpo primadell’“esame-spiaggia”...

Anche il tempo del Purgato-rio è qualcosa che non cono-sciamo: certamente è diverso daltempo terreno, e non possiamomisurarlo con i giorni, i mesi, glianni. In ogni caso, ogni purifi-cazione cesserà con il Giudiziouniversale, quando tutti i giusti risorgeranno gloriosamente, inunione col Cristo pasquale.

Dio ci offre la possibilità delPurgatorio non certo per punir-ci, ma per poterci penetrare finoin fondo, e così renderci piena-mente felici. E l’uomo stesso, sene avrà bisogno, la chiederà co-me un atto della sua misericor-dia: per essere finalmente mon-dati dall’amore e dalla gioia, su-perando le ultime resistenze egoi-stiche così bloccanti!

Dunque, la purificazione al ter-mine della nostra vita non è che

il compimento dei nostri tentati-vi terreni di liberazione e di uni-ficazione, con la fatica e la sod-disfazione che ne conseguono.

Ed è una garanzia meravi-gliosa: quella che i nostri sforzidi coerenza, nonostante le appa-renze così spesso scoraggianti,giungeranno al successo: in que-sto mondo perlomeno in Purga-torio, quando nel nostro essere ir-romperà il Cristo liberatore!

Antonio Rudoni

MeditazioneIl Purgatorio

Il Purgatorio: momento di purificazione prima dell’incontro con Dio.©

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Con un’“Ave Maria” reci-tata da Don Bosco e da Bartolomeo Garelli nel-

la chiesa di San Francesco d’As-sisi a Torino, aveva inizio, l’8dicembre 1841, il primo oratoriosalesiano. Non era una novità:l’oratorio era stato inventato tre secoli prima, da san FilippoNeri. Di nuovo e di suo, DonBosco metteva il modo di vive-re l’oratorio e il modo di essereprete.

Un prete che non aspettava iparrocchiani nella tranquillitàdella chiesa o della canonica, maandava a cercarli di persona nel-le squallide periferie cittadine,ai margini della società. Andavaa scovarli nelle carceri. Eranotutti giovani. Tutti emarginati,con situazioni familiari difficili.L’oratorio, il suo oratorio, liavrebbe accolti. Non sarebbe piùstato soltanto un luogo di pre-ghiera, svago e cultura per “ra-gazzi-bene”. Sarebbe diventatoil rifugio dei senzatetto, la fami-glia per gli orfani, dilatandosi darealtà parrocchiale a realtà citta-dina, dilatando senza misura iltempo dell’evangelizzazione edello svago. Luogo di incontro edi amicizia, di formazione cri-stiana, avrebbe offerto, oltre aldivertimento gratuito, cultura,istruzione professionale, inseri-mento nel mondo del lavoro consicure e solide garanzie.

In un gelido mattino di dicembre

Questo, l’ideale di Don Bo-sco, in quel gelido mattino deldicembre 1841. Occorrerannocinque anni prima che il sogno si

realizzi e venga completato intutti i dettagli. Bartolomeo Ga-relli, però, non avrebbe dovutoaspettare tanto. Lui era un pove-ro orfano d’origine astigiana, se-dicenne. Quel mattino aveva ten-tato di partecipare alla Messa inuna bella chiesa del centro citta-dino, ma il sacrestano l’avevacacciato a bastonate perché nonsapeva pregare e non sapeva ser-vire Messa. O forse, soltanto per-ché era malvestito. Don Boscolo aveva inseguito, convincen-dolo a tornare in chiesa e a pre-gare con lui. Il prete e il ragaz-zo avevano una cosa in comune:sapevano fischiare! Sulla base diquella “competenza” nacque unabella amicizia. Bartolomeo Ga-relli avrebbe portato a Don Bo-sco altri diseredati, poveri e so-li come lui.

Il tam-tam dei disperati at-traverso le periferie cittadineavrebbe presto informato tanti

adolescenti, (oggi li definiremmo“a rischio”), che in compagnia diquel prete sempre allegro, oltread imparare il Catechismo, sipoteva giocare, scherzare e qual-che volta anche mangiare. Per-ché la fame era tanta. E Don Bo-sco, che l’aveva provata, sapevabene che non si può parlare diDio a gente che ha lo stomacovuoto.

Una tettoia che diventa casa

Non sarebbe stato facile perlui trovare un posto dove siste-mare in modo dignitoso i ragaz-zi, togliendoli dalla strada. An-che perché i loro giochi eranoterribilmente rumorosi e distrut-tivi. Scacciati da un prato all’al-tro, dal cortile di una chiesa adun cimitero sconsacrato, mal tol-lerati dalle autorità civili e mal-visti anche negli ambienti eccle-siastici, Don Bosco ed i suoi ra-

Un modo nuodi vivere l’or aMemorie salesiane

Don Bosco incontra Bartolomeo Garelli nella sacrestia della chiesa torinesedi San Francesco d’Assisi (il dipinto è conservato nella Basilica di Maria Ausiliatrice).

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gazzi approdarono finalmente al-la tettoia Pinardi, nel quartieredi Valdocco, che all’epoca nongodeva certo di una bella fama.Ma sarebbero stati finalmente acasa, senza più rischi di esseresfrattati.

La tettoia – oggi trasformatain cappella artisticamente deco-rata, in un cortile del grandiosocomplesso della Basilica di Ma-ria Ausiliatrice – era una con-quista che aveva del miracoloso.

Inaugurato il mattino di Pa-squa del 1846, l’oratorio non piùitinerante ma stabile, benché dimodeste dimensioni, diverrà re-sidenza abituale di tanti giova-ni, scesi in città dalle valli alpi-ne e dalle campagne piemonte-si, sotto la spinta del bisogno. Leloro braccia avrebbero avviato larivoluzione industriale con un la-voro duro, non regolato dalla leg-ge, senza garanzie per il futuro,senza forme di assistenza di al-cun genere. Se, sfiniti dalla fati-ca o dalla fame, cadevano dalleimpalcature o dall’alto dei co-mignoli che si accingevano a ri-pulire, nessuno piangeva la loromorte. Le famiglie, spesso, nonesistevano più o se esistevano,erano a loro volta troppo oppressedalla miseria per cercare i figliche si allontanavano. Anzi, spes-so il loro allontanamento risol-veva il problema di una boccada sfamare.

Compagno di giochi e primo sindacalista

Per tanti di quei ragazzi egiovani, Don Bosco sarà per lo-ro padre, fratello, amico e com-pagno di giochi, e soprattutto

guida spirituale ed educatore.Non avrà paura di sporcarsi dicalce o di fuliggine andando atrovare nei cantieri, durante lasettimana, i muratorini e i pic-coli spazzacamini. La sua pre-senza attirerà verso i giovaniapprendisti la simpatia dei da-

tori di lavoro: l’amicizia di unprete era pur sempre una ga-ranzia! Un prete che sarebbestato, all’occorrenza, anche sin-dacalista. Certo il primo dellastoria, forse l’unico sindacalistavero, perché la sua difesa deidiritti dei giovani lavoratori nonpoggiava su volubili correntipolitiche, ma sul concetto del-la santità del lavoro e sul ri-spetto della persona.

La città di Torino non erapronta ad accogliere quella mas-sa di giovani disorientati e sban-dati. Presa dalla rapida corsaverso l’industrializzazione, liavrebbe stritolati, sfruttandolicon assurdi orari lavorativi e cal-pestandone i diritti. Ne avrebbe

fatto martiri o delinquenti. DonBosco ne farà semplicementedei buoni cristiani e onesti cit-tadini. E prima di tutto, ne faràuomini consapevoli della pro-pria dignità.

Ai ragazzi Don Bosco inse-gnerà la strada della vera feli-

cità: vivere nella grazia di Dio,amare il prossimo, impegnarsiseriamente nel lavoro, nello stu-dio, nel gioco, essere sempreallegri.

Ai confratelli sacerdoti tra-smetterà quella che il poeta dia-lettale piemontese Nino Costaconsiderava la sua “virtù segre-ta”: «la gran virtù d’ij Sant e d’ijpoeta: / cola ’d brusè so cheurfin-a a la mort»”.1

Anna Maria Musso Freni(Ex allieva FMA)

1 “La gran virtù dei santi e dei poeti:quella di ardere d’amore fino alla mor-te”; Nino Costa, “Don Bosch”, in “Fru-ta madura”, edizioni Viglongo, Pinero-lo, 1980.

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Don Pascual Chávez Villanueva, nono successore di Don Bosco, con alcuni“coetanei” del Garelli. Riceverà la cittadinanza onoraria di Torino il prossimo 18 dicembre.

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Nel mondo d’oggi, in tut-te la fasce sociali, la fedeltà non gode di

buona salute. La più colpita èsenz’altro la coppia, ma ancheil mondo del lavoro e la vitaconsacrata non sono esenti dal-l’e sperimentare l’amaro sapore dell’infedeltà diffusa. In que-sto contesto, suona quasi fuorimoda che la Famiglia Salesia-na celebri il primo centenariodella morte di Don MicheleRua, che ricorre il prossimo 6aprile 2010.

Questo grande salesiano, di-retto successore di Don Bosco,austero nella persona, asceticonella spiritualità, riservato nel-le relazioni, ha fatto della fe-deltà la caratteristica della suaconsacrazione religiosa, tantoda essere chiamato dai confra-telli “la regola vivente”.

Ma chi è veramente Don Rua?Michele nacque a Torino il 9 giu-gno 1837. In una giornata au-tunnale del 1845 conobbe DonBosco, ne fu affascinato e pertutta la sua vita condivise ogniistante con lui. Nemmeno lamorte del fondatore intaccò lacomunione esistenziale tra i due.Davanti alla salma di Don Bosco,infatti, Don Rua prese un serioimpegno: “Gli promisi che nul-la avrei risparmiato per conser-vare, per quanto stava in me, in-tatto il suo spirito, i suoi inse-gnamenti e le più minute tradi-zioni della sua famiglia”. Que-sto proposito venne osservato.È lui stesso a confermarlo. Nel1907, parlando ai Salesiani, con-fessò candidamente di non es-sere mai venuto meno alle pro-messe fatte.

La santità dei figli prova la santità del padre

Il primo successore di DonBosco impegnò tutte le sue do-ti di mente e di cuore per coin-volgere i Salesiani, le Figlie diMaria Ausiliatrice ed i Coope-ratori in questa “alleanza” con ilfondatore. In una lettera ai di-rettori salesiani, scritta nel feb-braio del 1888, a pochi giornidalla tumulazione della salma diDon Bosco a Valsalice, Don Ruaannotava “D’ora innanzi sia ilnostro motto d’ordine: la santi-tà dei figli sia prova della santi-tà del padre”.

Nella prima circolare indiriz-zata ai Salesiani in qualità di Ret-tor Maggiore, ricordava che “no-stra sollecitudine dev’essere disostenere e a suo tempo sviluppareognora più le opere da lui inizia-te, seguire fedelmente i metodida lui predicati ed insegnati, e nel

Don Rua: “Sappiamo che qui ci si vStudi

Prima Messa di Don Michele Rua, a Valdocco, accanto a Don Bosco. Il qua-dro è conservato nella chiesa di San Francesco di Sales.

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I partecipanti al Convegno Internazionale su Don Michele Rua, fotografati il 30 ottobre 2009 davanti alla chiesa di Sant’Anna, a Caselle Torinese dove il Beato è stato ordinato il 28 luglio 1860.

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nostro modo di parlare e di ope-rare cercare di imitare il modelloche il Signore nella sua bontà ciha in lui somministrato. Questo,o figli carissimi, sarà il program-ma che io seguirò nella mia cari-ca; questo pure sia la mira e lo stu-dio di ciascuno dei salesiani”.

Con molta discrezione e nel-lo stesso tempo con mano fer-ma, con intelligenza viva e sa-pienza di cuore, guidò la Con-gregazione lungo i sentieri trac-ciati dal Fondatore, ne consoli-dò le fondamenta istituzionali eseppe spalancare nuovi orizzon-ti educativi, rendendola idoneaa rispondere con serietà e com-petenza alle sfide del mondo gio-vanile del tempo. Leggendo i fa-

scicoli del “Bollettino Salesia-no” e le circolari ai Confratelli,si colgono i tratti salienti dellaspiritualità salesiana voluta daDon Bosco ed integralmente ac-cettata e trasmessa da Don Rua.

Nel suo cuore, l’amoreprivilegiato per l’oratorio

Caratteristiche principali del-la “salesianità” sono, allora comeoggi, la capacità di identificarsicon la vocazione di Don Bosco,l’apertura alla missionarietà, lagrande capacità operativa che fadel lavoro la preghiera per ec-cellenza, l’intelligenza nell’ela-borare interventi educativi inner-vati nella carità e nell’amorevo-lezza, la passione educante nellaformazione umana e cristiana,l’intuito pedagogico capace digestire e realizzare progetti fina-lizzati al bene dei giovani pove-ri, l’impegno serio, costante edesemplare nella pastorale, l’in-tensa devozione mariana, la ri-

cerca del-la gloriadi Dio e

della sal-vezza delle

anime...

Nel cuore di Don Rua, comenel cuore di Don Bosco, un po-sto privilegiato è occupato dal-l’amore per l’oratorio. Nel 1896scrive: “Lo zelo ardente ed in-dustrioso con cui si fecero sor-gere oratori festivi, ovunque àv-vi una casa salesiana e con cui sidiede sviluppo a quelli che giàesistevano, mi assicura che voiavete ben compreso quanto mistia a cuore quest’opera così ca-ra a Don Bosco”. Per lui l’ora-torio non era un fatto caratteriz-zato da grandi strutture, compo-ste da magnifici campi per i piùsvariati sport o da teatri bellissi-mi. Era piuttosto un modo di sta-re in mezzo ai ragazzi. Nella suaprima “Lettera edificante” scris-se: “Altrove noi troveremo vastesale, ampi cortili, bei giardini,giochi d’ogni fatta: ma noi amia-mo meglio venir qui ove non c’èniente, ma sappiamo che ci sivuole bene”.

Paolo VI in un discorso ai re-ligiosi, disse: “Siate quello chesiete”. Questo invito sintetizzabene il messaggio che Don Ruarivolge ad ogni membro della Fa-miglia salesiana, in particolarein occasione del prossimo cen-tenario.

Ermete Tessore

i vuole bene”

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ALLA SOGLIA DELLA VITA ETERNA

Pronti a lasciare tutto?

Come sarà il domani? Una tragica fine del so-le che si estingue, esplodendo, così da va-nificare tutta la vita della nostra terra?

E il mio futuro quale sarà? Il nulla? È mai pos-sibile che io, dotato di intelligenza e di amore, pos-sa scomparire nel nulla?

Sta di fatto che nelle creature umane prevalgo-no sempre l’amore e la vita. E allora come puoi ras-segnarti a vivere come vive questo mondo dominatodall’egoismo e senza futuro?

Un bisogno estremamente più forte della vitamondana è l’amore e la donazione di sé, la pace ela bontà, la voglia di esistere, di sorridere e la si-cura speranza di una vita senza fine.

La certezza? Eccola: “Da lui, grazie a lui e perlui sono tutte le cose” (Rm 11,36). Questo “lui” èDio. E vuol dire: Tutto viene dal mio Dio, tuttoesiste grazie al mio Dio e tutto tende verso il mioDio.

Ci troviamo di fronte a un bivio, ci viene data lapossibilità di fare liberamente la nostra scelta. Lavia del “non amore” o quella dell’amore che miraalla vita eterna in Dio.

La prima nasconde un rischio: e se ci fosse qual-cosa o qualcuno che ti aspetta al varco?

Nella seconda incontrerai un buon Padre che tiaspetta. Chi si affida al Figlio della Vergine è otti-mista sia per il tempo presente come per il futuro.

Noi non giochiamo d’azzardo ma in sicurezza,perché al primo posto mettiamo l’amore, cioè ildono di sé, ama il prossimo tuo come te stesso, eci fidiamo sulla parola di Colui che amiamo. Nonil mio “IO”, ma “DIO”. Non il possedere beni ter-reni, ma l’essere figli di Dio. Non il comodo ra-gionare del mondo: beati quelli che godono, beatii furbi e i potenti, beati i ricchi, beati quelli chemangiano sempre alle spalle di tutti. Siamo prontia lasciare tutto perché andiamo a trovare Colui chepossiede tutto.

Preghiamo con il Salmo 126

Rit.: Lode e gloria a te. Signore Dio.Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion, ci sem-

brava di sognare. Allora la nostra bocca si riem-pì di sorriso, la nostra lingua di gioia. Rit.

Allora si diceva tra le genti: «Il Signore ha fatto gran-di cose per loro». Grandi cose ha fatto il Signo-re per noi: eravamo pieni di gioia. Rit.

Ristabilisci, Signore, la nostra sorte, come i tor-renti del Negheb. Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia. Rit.

Nell’andare, se ne va piangendo, portando la sementeda gettare, ma nel tornare, viene con gioia, por-tando i suoi covoni. Rit.

Il nostro specchio è Gesù

Per essere sicuri di piacere a Dio Padre, dob-biamo modellarci sulle beatitudini che dipingono Ge-sù, il nostro modello.

Queste sono stridenti e assurde per il mondo,ma care a Gesù e a noi.Beati quelli che sono poveri di fronte a Dio: Egli

darà loro il suo Regno.Beati gli afflitti che confidano in Dio, Egli stesso li

consolerà.Beati i miti e quelli che hanno un cuore pieno di

misericordia: vivranno in pace con tutti.Beati quelli che hanno fame di giustizia: saranno

saziati.Beati i puri di cuore: essi sono cari agli uomini e

più ancora a Dio e lo vedranno come egli è.Beati gli operatori di pace: riusciranno nei loro

intenti e saranno chiamati figli di Dio.Beati quelli che sono perseguitati per aver fatto la

volontà di Dio: Egli darà loro il suo Regno.(Cf Mt 5,3.4.10).Sì, voglio specchiarmi in Gesù per diventare co-

me lui l’amore del Padre.

In cammino verso le ultime realtà

Celebrazione

I Novissimi /17

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O Signore Gesù, nostro amico e fratello, fasplendere su di noi la tua luce, donaci lo Spiritodella conoscenza e dell’amore e apri i nostri oc-chi all’intelligenza del tuo messaggio evangelicoe tu stesso prendici per mano e portaci nel Regnodei cieli.

Sarò eternamente salvo

Il Regno di Dio, per la sua infinita misericordia,è già qui ora, qui sono salvato, qui e ora trovo e vi-vo la dimora di Dio in me, qui e ora sono amato eamo: questo è il mio presente e sarà pure il mio fu-turo: “Chi crede in me – ha detto Gesù – non mo-rirà in eterno”. Tutto si compirà nel futuro con l’ab-braccio della Santissima Trinità.

Il Regno di Dio che è in mezzo a noi costituiscel’oggetto della vocazione cristiana poiché siamostati creati per poter raggiungere in piena libertà eamore l’unione con Gesù Cristo a gloria di Dio Pa-dre. Questo è il progetto del nostro Dio voluto an-cor prima della creazione, e portato a compimentocon la nascita del Figlio della Vergine di Nazaret.Creati dunque per il Paradiso.

Questa unione con Dio, i nostri fratelli Orto-dossi la chiamano “deificazione”, è il grande sognoche noi possiamo raggiungere con l’aiuto degli in-segnamenti e dei suoi sacramenti che Gesù stessoci ha lasciato.

L’unione con Dio, noi la chiediamo nella santaMessa dicendo: Donaci, o Padre, la pienezza delloSpirito Santo perché diventiamo con Cristo un so-lo corpo e un solo spirito.

Questo progetto deve attuarsi per ogni personaumana già qui e ora e pienamente e per sempre nelfuturo, quando il Padre, dopo aver “riunito e sotto-messo tutto in Cristo suo Figlio, sarà tutto in tutti”(1 Cor 15,28).

Come sarà il Paradiso

L’immagine che ci rappresenta l’eterna dimoradi Dio, ci descrive l’incontro dei fedeli con il loroRe e Signore, nella cornice radiosa di un grande ban-chetto nuziale.

È il momento glorioso nel quale Gesù, che ci hariscattati dal peccato e dalla morte, offertosi pernoi sull’altare della croce, ci consegna alla maestàdivina del Padre. Noi siamo il popolo che egli si èconquistato, siamo la sua sposa.

Allora nei cieli avverrà qualcosa di inesprimibi-le: si celebreranno le nozze del Figlio con tutti i sal-vati. Per questo egli solo può dire: Ho preparato unposto per voi (Gv 14,3).

Tutto incomincia qui in terra, nel Regno di Dioche è in mezzo a noi.

Qui accogliamo l’amicizia di Gesù e mettiamoin pratica le sue parole.

Lassù nell’eterno Regno di Dio si realizzerà ilnostro sogno: l’incontro definitivo di tutti i giusticon Gesù Cristo, nostro fratello maggiore. E lo ve-dremo nella gloria luminosa del Padre.

Questo incontro è per coloro che lo hanno desi-derato, per quelli che hanno accettato l’abito nuziale,per quanti hanno fame e sete di luce e di verità, dipace e di aiuto ai fratelli più bisognosi.

Addirittura Gesù ha inventato una “nuova na-scita”, il battesimo (Gv 3,3) e ci ha consegnato “loSpirito Santo senza misura” (Gv 3,34), perché nonvenissero a mancare né i festeggiati né le provvi-ste per il Giorno delle nozze (Mt 25,10).

Non desiderare la morte che ponga fine ai tuoimali, ma desidera fortemente di stare sempre congli amati Tre, dove tutto si rinnova sempre e il gu-stare Dio e il gioire con i fratelli e le sorelle e la lo-de e la gioia perenne.

Non fuggiamo dalle nostre responsabilità qui interra, ma cerchiamo di costruire una terra vivibilee facciamo di tutto per imbarcare in questa grandenave quanta più gente possibile perché tutti arrivi-no alla Patria eterna.

Preghiera

Caro Gesù, a Cana l’acqua in vino, nel Cenaco-lo il vino in sangue e il pane nel tuo corpo immo-lato: viviamo le tue nozze qui in terra contemplan-do te nel tabernacolo, in attesa di celebrarle nellatenda del nostro Padre. Siamo noi il tuo amore.

Timoteo Munari

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“Voglio specchiarmi in Gesù per diventare come lui l’Amo-re del Padre”.

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La statua di Maria Immacolata col-locata in cima alla cupola del-la Basilica di Torino e ritratta

nell’atteggiamento benedicente espri-me molto bene la presenza di Marianella nostra vita e il suo compito diMadre nel guidarci sulla strada cheporta a Dio, sulla strada della santi-tà e del paradiso. Maria da Madre eMaestra ci guida e ci aiuta a cresce-

re in questo cammino di conversione e di salvezza.Soprattutto oggi la Madonna ci invita a non molla-re in questo cammino, a non tornare indietro, a nonstancarci, ma a perseverare con fiducia e fortezza.Il nostro è un tempo di grandi sbandamenti e digrande incredulità, di perdita del senso della vita.Il fatto è che le ricchezze prendono facilmente nelcuore umano il posto di Dio e accecano e facilita-no ogni vizio.

La vera novità della nostra vita è la conversio-ne, è quando si scopre e si incontra Dio e ci si de-cide per Lui: il resto è roba vecchia! Il ruolo di Ma-ria è quello di essere mediatrice tra noi e Gesù Cri-sto: ci prende per mano e ci guida dietro a Gesù Cri-sto. Maria è mediatrice nel cammino di santità. Ma-ria è discepola del Signore e ha il compito di do-narci Gesù e di portarci a Gesù.

In questo cammino di santità Maria ci offre e ciindica gli strumenti: la preghiera di cui Lei è gran-de maestra, esortandoci sempre alla preghiera co-me esperienza di Dio, come apertura del cuore a Dio;il digiuno del cibo, della bocca, degli occhi comerinuncia che innesca a tante rinunzie e che ha co-me obiettivo la rinuncia al peccato e il decidersi perDio; la fede, grande valore per il nostro tempo datestimoniare con gioia.

In fondo Maria ci aiuta a fare un cammino di ve-rità e a riempire il nostro cuore di preghiera, uncuore libero, totalmente aperto a Dio. Che cosa c’ènel nostro cuore? C’è la fame di Dio? C’è la famedi conversione? C’è la fame di santità? Che cosa c’ènel nostro cuore?

Maria ci benedice

INSERTOL’ADMA nel mondo

L’AADDMMAA nel mondo

TORINO - ADMA PRIMARIA: Giornata Ma-riana. Domenica 4 ottobre con la partecipazione dioltre 300 persone, i gruppi ADMA del Piemonte, euna rappresentanza dalla Lombardia (Arese e Nave),hanno vissuto un incontro di grazia nel segno del-l’Ausiliatrice. La Giornata ha rilanciato in formaesperienziale il cammino della Famiglia Salesiana inquesto anno che la vede impegnata a crescere come“vasto movimento per la salvezza dei giovani”. At-traverso la testimonianza di rappresentanti dei Sale-siani Cooperatori (Mauro Comin), degli Exallievi diDon Bosco (Arduino Moroni) e delle Exallieve del-le Figlie di Maria Ausiliatrice (Laura Brunetti e An-na Maria Musso), è stata comunicata l’identità dei sin-goli gruppi e la comune spiritualità salesiana mo-strando come nella concretezza della vita si incarnal’appartenenza alla Famiglia Salesiana. La cura perla vita della famiglia, l’impegno nel mondo sociale,l’attenzione ai malati, l’animazione di strutture diaccoglienza e di spiritualità sono alcune delle espres-sioni che manifestano da un lato la volontà di gio-carsi in prima persona nella scelta di vita fatta e dal-

I nuovi membri dell’ADMA che hanno fatto la promessa il4 ottobre nella Basilica di Maria Ausiliatrice.

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l’altro di crescere nel senso di appartenenza alla Fa-miglia Salesiana. Nella seconda parte della mattina-ta don Pier Luigi Cameroni, Animatore spirituale, hapresentato gli orientamenti e le linee operative per il2010 (leggibili nel sito), mentre don Livio Demarie(nuovo Direttore della Rivista di Maria Ausiliatrice)e don Mario Scudu (condirettore e responsabile delsito web di Torino-Valdocco) hanno presentato l’im-pegno di rilancio della Rivista di Maria Ausiliatricee il sito web della Casa Madre di Torino-Valdocco.Nel pomeriggio nella Basilica di Maria Ausiliatricedurante la celebrazione eucaristica presieduta da donSergio Pellini, Vicario e incaricato della FamigliaSalesiana dell’ICP, sono stati accolti nell’Associa-zione 37 nuovi membri, dei quali 13 coppie giovani,segno del rinnovamento e della vitalità dell’Asso-ciazione di Maria Ausiliatrice.

ADMA - SICILIA: Incontro Consigli ADMA.Dal 9 all’11 di ottobre l’Animatore spirituale don PierLuigi Cameroni è stato in Sicilia su invito del Consi-glio Regionale dell’ADMA presieduto dalla Sig.raLuigina Ciaramella e animato da Sr. Carmela CappelloFMA e da don Edoardo Cutuli SDB. Sono stati gior-ni di grazia speciale e di fraterna comunione con tan-te persone e gruppi nel segno di Maria e di “sorpre-se” nel vedere come Maria Ausiliatrice sostiene e ac-compagna la sua Associazione. La sera del venerdì 9il primo incontro si è svolto a Barcellona Pozzo di Got-to con vari membri dei gruppi della Famiglia Salesiana.È stato presentato il tema “Maria Ausiliatrice, Madredella Famiglia Salesiana”: una maternità che ci ap-passiona al “Da mihi animas cetera tolle”, ci impe-gna nella spiritualità di comunione e ci stimola a fa-re nostri i suoi atteggiamenti evangelici. In tale cir-costanza si è vista anche la possibilità e l’opportuni-tà di avviare un gruppo locale dell’ADMA. Nella mat-tinata di sabato 10, dopo una breve ma significativa

visita ai luoghi santificati dalla Bea-ta Maddalena Morano ad Alì Terme,un momento forte della giornata èstato l’incontro con l’ADMA dioce-sana di Adrano (Catania). Si trattadi un gruppo molto singolare: infat-ti ad Adrano si trova l’unico santua-rio di Maria Ausiliatrice della Sici-lia. Il gruppo è composto da oltre120 soci ed animato con grande pas-sione apostolica dal sacerdote dio-cesano Padre Salvatore Stimoli, at-traverso un intenso cammino di ca-techesi, di preghiera eucaristica e ma-riana. Nella serata c’è stato l’incon-tro con i gruppi ADMA di Calata-biano e di Taormina. A Calatabianoil gruppo vede anche la partecipa-

zione e l’animazione del parroco diocesano don Se-bastiano Leotta, mentre quello di Taormina ha un va-lido animatore nel Sig. Giuseppe Auteri. La giornatadi domenica 11 ottobre si è svolta presso la Parrocchiadei Santi Pietro e Paolo a Messina. Anche qui un luo-go singolare segnato dalla presenza delle Figlie diMaria Ausiliatrice che vi operarono negli anni suc-cessivi al terremoto del 1908 e dove da alcuni anni èpresente un gruppo dell’ADMA sotto la guida delParroco don Franco Arena. La sorpresa è stato l’in-contro con oltre 20 giovani dell’ADMA giovanile ani-mati dal Sig. Nicola, ulteriore segno di speranza e dirinnovamento dell’Associazione.

Nell’incontro annuale dei Consigli locali del-l’ADMA della Sicilia don Pier Luigi ha svolto il te-ma “Maria madre e aiuto dei sacerdoti” e ha offertoalcuni orientamenti e linee operative dell’Associa-zione. A fine mattinata ha avuto luogo la solenne con-celebrazione con tutta la comunità parrocchiale. Nelpomeriggio l’incontro si è concluso presso il Santua-rio di Montalto che domina tutta la città e lo stretto

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Oltre trecento persone hanno partecipato alla “Giornata Mariana” a Valdocco,lo scorso 4 ottobre.

Il nuovo consiglio regionale dell’ADMA siciliana.

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di Messina: un forte momento di affidamento a Ma-ria e di fraterna comunione spirituale.

ADMA - CENTRO AMERICA: 3º Congresso.Dal 28 al 31 ottobre a Panamá si è svolto il 3º Con-gresso Centro Americano ADMA con la partecipazionedi circa 150 persone in rappresentanza dei diversi grup-pi presenti nei sei stati dai quali è costituita l’ispetto-ria salesiana del Centro America: Costa Rica, Guate-mala, Honduras, El Salvador, Panamá, Nicaragua. Iltema del Congresso “Come Maria, evangelizzatorinello stile di Don Bosco, uniti per fare il bene” è sta-to svolto attraverso tre relazioni molto ricche e animate:Suor Mariela Robleto, FMA, ha trattato il tema: “Ma-ria, donna fedele e impegnata nel nostro cammino cri-stiano”, il Padre Carlos Vilanova “Maria, alla scuoladi Don Bosco ci educa alla conversione del cuore”, in-fine il Padre Alejandro Hernández “La missione del-l’ADMA all’interno della Famiglia Salesiana”. Il Con-gresso ha visto la partecipazione del Vicario ispetto-riale e Incaricato della Famiglia Salesiana don Ale-jandro Hernández, dei salesiani Animatori spiritualiADMA delle diverse nazioni, dell’Animatore mon-diale don Pier Luigi Cameroni, accompagnato da unagiovane coppia, Conti Alessandro e Laura. Il coordi-namento e la guida dei lavori sono stati curati in mo-do eccellente dal gruppo ADMA di Panamá sotto laguida dell’animatore Padre Carlos Vilanova e dellaCoordinatrice del Congresso Sig.ra Xiomara. Il Padreispettore don Luis Corral ha portato il suo saluto e hapresieduto l’Eucaristia del giorno 30.

L’animatore mondiale don Pierluigi Cameroni nel-le due “Buone notti”, ha sottolineato il valore di ap-partenere ad un’Associazione diffusa in tutto il mon-do, e ha inviato a condividere i comuni cammini diformazione e di comunicazione valorizzando AD-MAonline e i vari contributi proposti, oltre ad indi-care le linee comuni a tutta l’Associazione per il pros-simo 2010, con una particolare attenzione a coinvol-

gere le famiglie giovani e i giovani stessi nel cammi-no associativo.

Ogni giornata, oltre alle relazioni e ai lavori digruppo, si è caratterizzata per celebrazioni liturgichee momenti di preghiera eucaristica e mariana parti-colarmente preparati e partecipati. Non potevano man-care le espressioni tipiche della festa e della gioia sa-lesiana vissute all’insegna del folclore indigeno e la-tino-americano. Una particolare presenza è stata quel-la del Padre Juan Tardivo di 95 anni, fondatore del-l’ADMA in terra salvadoregna e testimone di un’au-tentica vita salesiana: nella sua famiglia ci sono ben6 salesiani, di cui quattro ancora vivi!

Nelle conclusioni i Congressisti si sono assunti iseguenti impegni:– Approfondire l’incontro con la Sacra Scrittura at-traverso la Lectio divina, sull’esempio di Maria, don-na dell’ascolto e della preghiera, per rendere più au-tentico il nostro amore all’Eucaristia e viva la nostraappartenenza alla Chiesa.– In unione con tutta la Famiglia Salesiana come DonBosco guardare con lui ai giovani: avvicinarli, cono-scerli, amarli, accettarli come sono. In particolare im-pegnarsi a coinvolgere nel cammino ADMA le fami-glie e le coppie giovani.– Lavorare in sintonia con gli altri gruppi della Fa-miglia Salesiana: essere promotori nella Chiesa e trai giovani di una devozione attraente e solida versoMaria, Madre dei discepoli.– Necessità di una formazione che aiuti a rispondereadeguatamente alle sfide di una devozione mariana nelmomento presente.– Conoscere meglio il Regolamento ADMA e faredelle nostre “Strutture” organizzative (consigli loca-li e nazionali), nuclei animatori della vita della nostraAssociazione a beneficio della missione che ci è sta-ta affidata. Per questo si auspica una struttura di Co-ordinamento a livello ispettoriale.

Nessuna di queste linee potrà raggiungersi senzaun vero impegno di ogni membro, che conosca e ap-profondisca in forma esperienziale la Promessa e il Re-golamento dell’Associazione.

La giornata di sabato 31 è stata dedicata alla visi-ta della città di Panamá, in particolare alla grande ba-silica minore dedicata a Don Bosco, grande centro didevozione al santo dei giovani. Nella serata conclu-siva, caratterizzata da una ricca esibizione di musichee balli panamensi e dai fuochi di artificio, si è espres-sa la gratitudine a Maria Ausiliatrice per la forte espe-rienza condivisa e per tutte le persone che l’hannoresa possibile e l’hanno animata. Ci siamo salutatidandoci appuntamento al prossimo Congresso fissa-to per il 2012 in Honduras.

Pier Luigi Cameroni

I presidenti e gli animatori spirituali dell’ADMA CentroAmerica si sono incontrati a Panama.

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Napoleone e il Vangelo

Sapete cosa scriveva Napoleo-ne nelle sue “Memoires de

St. Hèléne”? Leggiamo: “Il Van-gelo non è un semplice libro, èuna creatura vivente, dotata diun vigore e d’una potenza checonquistano tutto ciò che vi sioppone. Voi vedete su questotavolo il libro dei libri: io nonmi stanco di leggerlo e ognigiorno lo rileggo con nuovo pia-cere”.

Natale in prigione

Guardando da un punto di vi-sta cristiano, non può es-

sere un problema particolare tra-scorrere un Natale nella celladi una prigione. È probabile chemolti qui celebreranno un Na-tale più ricco di significato epiù autentico di quanto non av-venga dove di questa festa nonsi conserva che il nome, al mas-simo.

Un prigioniero capisce me-

glio di ogni altro che miseria,sofferenza, povertà, solitudine,carenza d’aiuto e colpa, hannoagli occhi di Dio un significatodiverso dal giudizio degli uomi-ni; che Dio si volge proprio ver-so coloro da cui gli uomini sonosoliti distogliersi; che Cristo nac-que in una stalla perché non ave-va trovato posto nell’albergo; tut-to questo per un prigioniero èdavvero un lieto annuncio.

Credendo questo sa di essereinserito nella comunità dei cri-stiani che supera qualsiasi limi-te spaziale e temporale e alloraanche le mura della prigione pos-sono perdere la loro importanza.

Dietrich Bonhoeffer

Il piccolo Luigi Orione

Dovendo aiutare la famiglia poverissima, a dieci anni

Luigi Orione aveva lasciato lascuola per lavorare con il papàche quotidianamente, inginoc-chiato nella sabbia umida, posa-va pietre per lastricare strade.

Bisognava ordinarle e spin-gerle nel terreno con piccoli col-pi di un martello di legno. Ungiorno che pioveva, un mendi-cante affamato si avvicinò al pic-colo Luigi che lavorava rannic-chiato sotto un ombrello. Il pic-colo andò a prendere il paninoche aveva ravvolto nella giaccaperché non si bagnasse e glielodiede. Il poveretto riprese la suastrada e Luigi lo seguì con l’om-brello aperto per ripararlo dallapioggia.

Dopo duecento metri il pa-dre lo chiamò ad alta voce. Ri-destato da quel richiamo, e chie-sto scusa al mendicante, il bam-bino tornò indietro. Non sepperispondere al padre che gli chie-deva dove stesse andando. Nonsapeva, allora, che dietro ai po-veri sarebbe andato tutta la vi-ta. Più tardi, Luigi conobbe DonBosco.

Teresio Bosco

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esempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriA cura di Mario Scudu

Le dieci strade del Natale

Se sei triste, rallegra il tuo cuore: Natale è gioia.Se hai dei nemici, riconciliati con loro: Natale è pace.Se hai degli amici vai a trovarli: Natale è incontro.Se vedi dei poveri attorno a te, aiutali: Natale è carità.Se sei orgoglioso, umiliati: Natale è umiltà.Se hai dei debiti, pagali: Natale è giustizia.Se sei in peccato, convertiti: Natale è grazia.Se hai dei dubbi, rafforza la tua fede: Natale è luce.Se vivi nell’errore, correggiti: Natale è verità.Se porti rancore o odio, perdona: Natale è amore.

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Alla fine del 1400, la Liguria è colpita da una terribile pestilenza e Chiavari, non

meno che le altre città, è stra-ziata dall’inesorabile morbo. Inquesta occasione una donna delluogo, certa Maria Del Guerciosoprannominata la Turchina, co-me ringraziamento per essere sta-ta risparmiata dalla peste, fa di-pingere da Benedetto Borzone,sul muro esterno di un orto, l’Im-magine della Madonna benedi-cente, con ai lati San Sebastianoe San Rocco. Col passare deltempo l’orto diventa un deposi-to e un immondezzaio, ma il di-pinto conserva la freschezza ori-ginale dei colori.

Un’altra pestilenza, scoppia-ta nel 1528, contribuisce ad au-mentare la devozione alla Ma-donnina dell’Orto. In questa oc-casione sono eretti nelle piazzedegli altari provvisori e uno èproprio collocato davanti al-l’Immagine della Turchina.

Una levatrice di Rupinaro,Geronima Turrito, è solita ogni

sera recarsi a pregare davantialla Immagine sacra. La nottedel 18 dicembre 1609, si destaimprovvisamente dal sonno evede la Vergine, illuminata dauna fulgidissima luce e con lestesse sembianze del dipinto ve-nerato.

Fattosi giorno corre nell’ortoe prega devotamente la Madon-na per la salute del proprio fi-glio lontano da casa. Dopo qual-che giorno questo figlio ritornae le narra minutamente di unasua grave malattia e della im-provvisa guarigione. Da alloraGeronima moltiplica le sue de-vozioni davanti alla sacra Im-magine e ogni sabato vi accen-de una lampada.

Il 2 luglio dell’anno seguen-te, giorno della festa della Visi-tazione di Maria a Santa Elisa-betta, la Vergine appare anche aSebastiano Descalzo, un poverominorato.

Mentre egli si reca sulla via diCarasco, improvvisamente unaluce lo abbaglia e vede una Si-gnora di sovrumana bellezza, ve-stita di manto azzurro, la quale,sollevata da terra, cammina tradue torce accese che spargonosul suo passaggio uno splendo-

18 DICEMBRE 1609 - APPARIZIONE DI NOSTRA SIGNORA DELL’ORTO A CHI AV

La Vergine ascolta la preCalendario mariano

L’apparizione della Madonna a Sebastiano Descalzo, il 2 luglio 1610 (affrescodi C. Baratta, 1810).

Pronao della Basilica di Nostra Signora dell’Orto

a Chiavari (Genova).

Pronao della Basilica di Nostra Signora dell’Orto

a Chiavari (Genova).

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re sfolgorante. La vede quindiavanzare verso il muro dell’orto,salirlo agilissima e fermarsi infaccia alla nicchia nella quale èdipinta l’Immagine della Ma-donna.

Sebastiano corre anche lui,entra nell’orto e vede la nobileSignora raccogliersi in quellanicchia, come in un centro lu-minoso che in breve, avvolto dauna nube, svanisce ai suoi oc-chi. Subito si diffonde in quelluogo una soave fragranza e Se-bastiano si trova istantanea-mente guarito.

Altri numerosi miracoli si sus-seguono e la devozione alla Ma-donna dell’Orto va crescendo,ma l’autorità ecclesiastica è in-certa nel riconoscerla. Mentre il

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HI AVARI (GENOVA)

reghiera di una mamma

Vicario generale diGenova è a Chia-vari per il processocanonico, la pittu-ra che presenta unaprofonda crepa incui si possono in-trodurre comoda-mente le dita, siriunisce e si re-stringe da sé, tantoche ne rimane solouna sottile linea,come un filo di se-ta. Il nuovo mira-colo toglie ognidubbio agli oppo-sitori i quali per-mettono la costru-

L’interno della Basili-ca-Cattedrale di Chia-vari.

zione di una Chiesetta ed il 1º lu-glio del 1613 ha inizio la costru-zione del Santuario.

La Chiesa viene ultimata nel1633 e l’8 settembre dell’annoseguente l’Immagine di NostraSignora dell’Orto viene stacca-ta dall’edicola murale e trasferi-ta sull’Altare maggiore.

La cura del Santuario è affi-data dal 1628 ai Carmelitani Scal-zi, che vi rimangono fino al 1798,anno in cui devono abbandona-re il vicino convento per l’edit-to di Napoleone.

Il 7 marzo 1643 Nostra Si-gnora dell’Orto è proclamata Pa-trona principale della città e deldistretto di Chiavari e nel 1769solennemente incoronata con co-rone d’oro dal Capitolo Vatica-no. Nel 1892, istituita la nuovaDiocesi di Chiavari, il Santuarioviene elevato a Cattedrale da Pa-pa Leone XIII e nel 1904, il San-tuario Cattedrale riceve il titolodi Basilica.

Il 18 settembre 1998 il PapaGiovanni Paolo II visita il San-tuario e pronuncia un commo-vente discorso sulla piazza anti-stante, dicendo tra l’altro: “Viconfesso che, se provo una gran-de gioia ogni volta che mi è da-to di visitare la Cattedrale diuna Chiesa locale, perché hol’impressione di confermare co-sì i vincoli di comunione di quel-la Chiesa con l’unica Chiesasanta, cattolica, apostolica, cheprofessiamo nel Credo, la gioiadiventa commozione profondaquando si tratta di una Chiesaespressamente dedicata alla Ma-donna. Nel presente caso, poi, sitratta di una Cattedrale, che nel-la dedicazione a Maria coinvol-ge tutta la diocesi di Chiavari,la quale, peraltro, comprendenel suo ambito ben altri dieciSantuari mariani, tra cui sonolieto di nominare almeno quel-lo di Nostra Signora di Montal-legro, nel territorio della vicinaRapallo”.

Mario Morra

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San Liberio (352-366)

Liberio, diacono romano, èchiamato a succedere a Papa Giu-lio il 17 maggio del 352. Il suopontificato è gravemente turba-to dalla eresia ariana che diven-ta sempre più grave a causa del-l’ingerenza negli affari dellaChiesa dell’imperatore Costanzoche sostiene gli Ariani e cerca diimporre la loro dottrina sia inOriente che in Occidente attra-verso concili e sinodi.

Nel 353 Papa Liberio convo-ca un sinodo in cui prende aper-tamente le difese di Atanasio,Vescovo di Alessandria. L’im-peratore però, abusando del suopotere e del suo prestigio, impo-ne la condanna di Atanasio sot-toscritta purtroppo anche dai le-gati del Papa. Seppe opporsi so-lo Paolino Vescovo di Treviri chefu mandato in esilio in Frigia do-ve muore.

Per aver rifiutato di condan-

nare Atanasio, Papa Liberio è in-viato in esilio in Tracia dove vie-ne affidato ad un Vescovo aria-no. Intanto a Roma l’imperatoreautorizza l’elezione del suo so-stituto l’arcidiacono Felice chediventa così il terzo antipapa.

Nonostante le controversie,l’esilio e le aspre lotte, Papa Li-berio lascia alla storia la costru-zione della Basilica Liberianaoggi conosciuta come Basilicadi Santa Maria Maggiore, la pri-ma dedicata alla Madre del Sal-vatore a ricordo del Concilio diEfeso del 431.

Liberio muore il 24 settem-bre 366 ed è sepolto nel Cimite-ro di Priscilla.

San Damaso (366-384)

Nel momento in cui Papa Li-berio è cacciato in esilio dal-

l’imperatore Costanzo, Damasoresta fedele al Papa legittimo ri-cusando la validità della elezio-ne dell’antipapa Felice II.

Alla morte di Liberio, l’ele-zione di Damaso a Vescovo diRoma è duramente avversata, an-che con l’uso delle armi, dal pre-sbitero Ursino.

Inoltre il suo pontificato è as-sai travagliato dal propagarsi del-l’eresia ariana. Sua preoccupa-zione è soprattutto quella di af-fermare la fede del Concilio diNicea anche in Oriente. Per que-sto cerca di far destinare alla cat-tedra di Costantinopoli il Vesco-vo Gregorio di Nazianzo, dalladottrina sicura.

Buon cultore delle scienze edelle lettere Papa Damaso è unvalente scrittore, autore di mol-te iscrizioni in versi per le Cata-combe, tra le quali il carme inonore di Sant’Agnese.

Alla sua grande sensibilità peril mondo della cultura si deve

Centro di Documentazione

Storia illustrata dei Papi

I Papi della secon ddel quarto secolo

A Papa Liberio si deve la costruzione della Basilica di Santa Maria Maggiorea Roma e l’appoggio dato ad Atanasio, Vescovo di Alessandria.

Papa Damaso fu un valente scritto-re, autore tra l’altro di molte iscrizio-ni in versi per le Catacombe.

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l’incarico da lui affidato a SanGirolamo, che fu per qualche an-no suo segretario personale, dicurare la revisione delle tradu-zioni latine della Bibbia.

Damaso muore all’età vene-randa di 80 anni ed è sepolto nel-la Basilica di San Lorenzo dettapoi “in Damaso” da lui stessofatta costruire.

San Siricio (384-399)

Alla morte di Papa Damaso èeletto all’unanimità Vescovo diRoma Siricio, romano di nasci-ta, dai tempi di Liberio a servi-zio della Chiesa romana. L’im-peratore Valente II ratifica la suaelezione con un rescritto.

Durante il pontificato di Da-maso si attenua la diffusione del-l’eresia ariana, e si afferma laspiccata personalità di San-t’Ambrogio, Vescovo di Milano,

che tiene le relazionicon i Vescovi d’Orien-te e convoca impor-tanti sinodi interre-gionali.

Nella storia dellaChiesa il nome di Pa-pa Siricio è legato inmodo particolare allaprassi giuridica: è luiinfatti che inizia ilgrande sistema delledecretali.

Durante il suo pon-tificato a Roma ven-gono eseguiti impor-tanti lavori: le Chiesedi San Clemente e diSanta Pudenziana so-no ampliate e trasformate in Ba-siliche a tre navate; a San Paolofuori le mura viene abbattuta laprimitiva Chiesa costantiniana ene viene costruita una nuova im-ponente a cinque navate, inver-tendone l’orientamento.

Papa Siricio muore il 26 no-vembre 399 ed è sepolto nellaBasilica di San Silvestro.

Sant’Anastasio I (399-401)

Romano di origine, è chia-mato a reggere la Chiesa di Ro-ma dopo la morte di Papa Siri-cio. Il suo breve pontificato è ri-cordato in modo particolare perla condanna di Origene (185-254), massimo luminare dellateologia greca.

Papa Anastasio combatte conenergia anche la dottrina donati-sta nelle province settentrionalidell’Africa e ratifica le decisio-ni del Concilio di Toledo del 400,restituendo alle loro sedi diversiVescovi.

Muore il 19 dicembre 401 edè sepolto sulla via Portuense.

Mario Morra

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n da metà o

Sant’Anastasio I combatte la dottrina donatista edè ricordato per la condanna di Origene, famoso teo-logo greco.

È a Papa Siricio che si deve l’inizio del sistema delle “decretali”.

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Margherita e l’ateismo

L’astronoma Margherita Hack da tempo immemorabile dichiara il suo ateismo. Lo

scrive e lo dice apertamente alla radio e allatelevisione. Io mi dichiaro da sempre sorpresodalle sue dichiarazioni così nette. Unapersona come lei, che scruta l’universo, nonpuò non riconoscerne la grandezza e lameraviglia. A partire proprio dalla grandezzainfinita del cielo. Come può dichiararsi atea?Mi parrebbe un atteggiamento più coerenteaffermare la propria piccolezza di fronte aqualcosa di immensamente sorprendente. Iopenso che tutto ciò che esiste non si spiegada solo: qualcuno ha programmato ilcomputer del mondo e della nostra vita.Deve esistere “qualcosa”, “Qualcuno”, chesostiene ogni cosa. Se c’è un giardino pienodi bei fiori, c’è sicuramente un giardiniereche lo cura. “È logico servirsi di un orologio,negando nello stesso tempo l’esistenzadell’orologiaio?”, diceva l’anticlericaleVoltaire, che, però, se la prendeva con gliatei e indicava loro il cielo pieno di stelle.“Questo meraviglioso ordine che scorgiamonel cielo”, sosteneva anche Newton, “nonpuò che essere opera di un Essereonnipotente e onniscente”. È piuttosto l’ateoa credere in molte cose inspiegabili: crede

nella casa, ma non nell’architetto; crede nelquadro, ma non nel pittore; crede nel figlio,ma non nel padre che lo ha messo almondo.

Se consideriamo la natura nel suo insiemee le leggi che la regolano, diventainspiegabile questo comportamento“intelligente” da parte di corpi tuttosommato “bruti” e ”senza cervello”. È comese un uomo gettasse una dozzina di dadi etutti insieme si voltassero sul sei per unmiliardo di volte: non sarebbe spiegabile,senza una mente che programmi il trucco. Mipiacerebbe molto che la Hack leggessequeste mie parole.

Luca SorrentinoDa Jesus, n. 9, 2009

Così Damasco fa insegnare la lingua di Gesù

Aparlare l’aramaico, la lingua di Gesù, un

tempo diffuso fra lepopolazioni dell’area cheva dalla Siria a Israele, sonorimasti in pochissimi, così inun villaggio siriano-cristianoè stata istituitaun’accademia diaramaico, aperta a tutti.

La lingua più antica delmondo, infatti, resiste in Siria solo fra isettemila abitanti del villaggio siriano-cristiano di Maaloula, a 50 chilometri daDamasco. Ma anche qui, internet etelevisione stanno cancellando l’anticoidioma dal vocabolario dei giovani.

Così il governo siriano ha deciso di istituireun’accademia che insegni ai ragazzi delvillaggio, e a chiunque voglia andare astudiarvi, l’antica lingua che Mel Gibsonrispolverò nella sua Passione di Cristo.

Il gesto, secondo molti, ha anche unavalenza politica: l’emarginazione dell’anticalingua, infatti, sarebbe stata legata alla

notizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentiA cura di Mario Scudu

Uno scatto fotografico del telescopio spaziale Hubble.

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somiglianza con l’ebraico. E il suo recuperoindicherebbe una maggiore tolleranza delregime verso Israele.

an.loDa Venerdì di Repubblica, 2000

Cristiani “eredi” di Tienanmen

Èesplicito il bilancio che il cardinale Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong,

traccia nell’editoriale della rivista Mondo eMissione a vent’anni dalla protestastudentesca del 1989 a Pechino: “Oggi, dopovent’anni da Piazza Tienanmen, in Cina citroviamo con lo stesso regime oppressivo. Lacorruzione è dilagante. C’è piùricchezza, ma solo per pochi.L’informazione è censurata. Lenuove generazioni nonconoscono i valori e il sensodella vita. La prospettivademocratica si allontanasempre più”.

“Quel massacro non haportato nulla di buono –accusa Zen –. Se le pacificherichieste degli studenti e deilavoratori fossero stateascoltate, se avesse prevalsola linea del dialogo, la storia diquesti ultimi vent’anni sarebbestata assai migliore per il nostropopolo. Noi cristiani abbiamoun obbligo morale e civile diportare a compimento lamissione dei martiri”.

Card. Joseph Zen Da Avvenire, 19-9-2009

La famiglia? Una Spa violenta

Tre donne in una sola giornata sono state uccise da quegli uomini che chiamavano

mariti. E i numeri di cui noi disponiamoconfermano che la famiglia fa più vittimedella stessa criminalità organizzata.

Non c’è affatto da stupirsi. Perché lafamiglia non è un luogo d’amore. È una Spain cui gli azionisti sono il marito, la moglie e ifigli. Da secoli è luogo senza amore. Secondome è sempre stato così; e anche oggicontinuano ad esserci tante famiglie inquesta condizione. Infatti ancor più oggi, cheabbiamo la libertà, ci vogliamo liberare dailegami; tuttavia questa scelta costa molto intermini di rancore. Però il rancore puòsfociare in violenza.

A cura di City

La religione torna sui banchi di scuola

In Russia torna la religione a scuola. Dopo un dibattito decennale, il Paese, ha deciso di

introdurre l’ora dedicata all’insegnamentodelle religioni.

Oltre il 70% dei russi si riconosce nella fedeortodossa, ma gli studenti – per rispettare ilmulticulturalismo di un Paese crogiuolo dietnie, lingue e culture – potranno scegliere fra

TONINO BELLO

365 FINESTRE APERTE SULL’ETERNOEditrice Elledici, pagine 446, € 22,00

Questo volume costituisce una sor-ta di breviario, impastato di crona-ca e di eternità: 365 brevi ma in-tense riflessioni, una per ogni gior-no dell’anno, sui temi più impe-gnativi e decisivi per il cristiano.Chi ci accompagna è il servo diDio don Tonino Bello, un testimo-ne che ha incarnato la fede nel-l’impegno feriale, con lo sguardo costantemente rivolto agli ampiorizzonti del Regno di Dio. Un elegante libro cartonato.

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diversi insegnamenti: quello di religionecristiana, islamica, ebraica, buddhista, oeventualmente la storia comparata dellereligioni. Per atei o agnostici, è prevista unalezione di educazione civica.

La religione torna anchenell’esercito con l’introduzione delcappellano militare: per averlobasterà una soglia del 10% difedeli di una certa confessione(anche se la maggior parte deimilitari si dichiara ortodosso).

Dopo la caduta dell’UnioneSovietica, la Russia – per lungotempo atea – ha conosciuto unarinascita della spiritualità e delsentimento religioso. La stessamoglie del presidente Medvedev,Svetlana, molto credente edevota, è impegnata in opere dibeneficenza e, come first lady, hasempre preferito mantenere unprofilo discreto.

G. Cer., da Famiglia Cristiana, 2009--

La questione dei chili di troppo

Oltre un milione di bambini italiani tra i 6 e gli 11 anni è in

sovrappeso. In pratica, uno su 3.Analizzando, poi, i dati regione perregione si scopre che esiste unasorta di “questione meridionale” inmateria di obesità infantile: è,infatti, la Campania a detenere ilprimato nazionale con il 49% dibimbi obesi o in sovrappeso,seguita da Molise, Calabria e Siciliacol 42%, mentre sono al Nord leregioni che fanno registrare lepercentuali più basse: Friuli Venezia

Giulia (25%) e Valle d’Aosta (23%). se siconsidera che la media europea diadolescenti sovrappeso è del 30%, i bambinicampani sono, dunque i più grassi d’Europa.Uno su due. E di questi ben il 21% è obeso.

I motivi sono noti: dieta ipercalorica e,soprattutto, poca attività fisica. A questo vaaggiunto anche un dato culturale: troppevolte, specie al Sud, si considera “segno disalute” un bimbo paffuto. Al contrario l’obesitàè da considerarsi una vera malattia, tanto piùche i chili di troppo accumulati durantel’adolescenza difficilmente si riusciranno asmaltire con il passare degli anni: nel 75% deicasi – dicono le statistiche – chi è obeso a 12anni lo sarà per tutta la vita.

Giovanni NicoisDa Famiglia Cristiana, 2009

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Con queste parole il Papa Paolo VI aveva ri-cordato Don Michele Rua in occasione della

beatificazione avvenuta nel 1972. Don Rua entra-to da ragazzino nella scuola di Don Bosco, diven-tò il primo sacerdote salesiano della storia. Fu a lun-go il braccio destro di Don Bosco e, alla sua mor-te, ne diventò il successore. Affrontò con coraggioe amorevolezza le numerose difficoltà nel gover-no della Congregazione e consolidò le missioni elo spirito salesiano nel mondo.

Il Rettor Maggiore Don Pascual Chávez ha man-dato un messaggio a tutti i salesiani del mondopromuovendo un “cammino spirituale e pastorale”nel ricordo del centenario della morte del primo suc-cessore di Don Bosco, annunciando numerose ini-ziative per approfondirne la personalità e l’opera.

Accogliendo questo invito, per l’apertura del-le celebrazioni, il Gruppo di Filatelia Religiosa“Don Pietro Ceresa”, ha promosso nei giorni 17 e18 ottobre una Mostra Filatelica a tematica “mis-sionaria”, nella Sala Divin Maestro di Valdocco,con l’esposizione di collezioni riguardanti DonBosco e l’Opera Salesiana, le sue Missioni nelmondo, le Missioni dei Cottolenghini e dei Mis-sionari della Consolata, la presenza nei Paesi asia-tici della chiesa cattolica piemontese, le chiese diTorino ecc.

Per questa occasione è stata realizzata una car-tolina commemorativa e le Poste Italiane hanno uti-lizzato un annullo filatelicoche riproduce il volto del Bea-to Rua con la facciata dellaBasilica di Maria Ausiliatrice(nella foto in alto).

Il Beato Rua era stato an-che ricordato dalle Poste Spa-gnole con un bell’annullo del1998 (in basso), in occasionedei 161 anni dalla nascita, conla riproduzione di parte dellafotografia scattata a Barcello-na nel 1886 che lo ritraeva chi-no verso Don Bosco già am-malato.

Angelo SiroGruppo di Filatelia Religiosa

“Don Pietro Ceresa”

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A cura del Gruppo di Filatelia Religiosa “Don Pietro Ceresa”

Filatelia religiosa

“Ha fatto della sorgenteun fiume…”

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Auguri Natale 2009Cari lettori, Buon Natale!

Auguri a chi ci segue da anni e a chi ci sfoglia per la prima volta.Auguri a tutta la Famiglia Salesiana.Auguri a chi ci scrive lettere e agli autori degli articoli.

Grazie a voi che avete rinnovato l’abbonamento.Grazie a tutti voi, cari lettori!Grazie a quanti abbonano nuovi amici.

Seguite la Rivista anche nel 2010.Avrà una rinfrescata nell’impaginazione.Avrà qualche nuova “firma”.Avrà qualche altra rubrica.Avrà qualche pagina, sinora fissa, sul sito internet.Avrà un sito con maggiori contenuti.Avrà... Seguiteci e lo scopriremo insieme.

A tutti voi, un saluto dalla basilica e la promessa del ricordo nella preghieraa Maria Ausiliatrice, a Don Bosco e a Domenico Savio, a Don Rua e a Maria Mazzarello a tutti i Santi e Beati della Famiglia Salesiana.

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Carissimi amici,

Il mese di dicembre è per noi ricco a motivo di alcune ri-correnze particolarmente si-

gnificative che celebreremo inBasilica. Il giorno 5 ricordere-mo il beato don Filippo Rinal-di, terzo successore di Don Bo-sco; il giorno 8 avremo la cele-brazione della solennità del-l’Immacolata, festa particolar-mente sentita da Don Bosco, ilquale affermerà che tutta l’ope-ra a favore dei ragazzi è iniziataproprio il giorno dell’Immaco-lata del 1841. Il tutto iniziò conun’Ave Maria, egli dirà. Segui-rà poi la solennità del Natale, se-gno della presenza solidale diGesù in mezzo a noi.

Per noi salesiani c’è però unaltro giorno speciale in questomese: la celebrazione del 150ºanniversario della Congrega-zione Salesiana. Proprio il gior-no 18 dicembre 1859 Don Boscofondava i Salesiani. Così narrala fedele cronaca di quel giorno:“Nel nome di nostro Signore Ge-sù Cristo. Amen. L’anno del Si-gnore mille ottocento cinquan-tanove alli 18 di dicembre, inquesto Oratorio di San France-sco di Sales nella camera del Sa-cerdote Bosco Giovanni alle orenove pomeridiane si radunava-no [seguono i 18 nomi] ... tutti al-lo scopo ed in uno spirito di pro-

muovere e conservare lo spiritodi vera carità che richiedesi nel-l’opera degli Oratorii per la gio-ventù abbandonata e pericolan-te... Piacque pertanto ai mede-simi Congregati di erigersi in So-cietà o Congregazione, che aven-do di mira il vicendevole aiutoper la santificazione propria, siproponesse di promuovere la glo-ria di Dio e la salute delle ani-me, specialmente delle più biso-gnose d’istruzione e di educa-zione” (MB VI, 335-336).

In un momento storico, in cuigli ordini religiosi vengono sop-pressi, in cui la Chiesa è avver-sata e si tende a metterla ai mar-gini, questo gruppo di giovani (ilpiù giovane ha solo 15 anni!), fi-dandosi di Dio e credendo allaparola di Don Bosco, in un do-no generoso di sé al Signore, silancia in un’avventura coraggio-sa e appassionante di fede e di ca-rità: sono i primi salesiani! Do-po 150 anni questo piccolo se-me è diventato un albero: i figlidi Don Bosco sono ora in 130nazioni e vogliono continuarequesto sogno del fondatore e deisuoi primi discepoli per i giova-ni di tutto il mondo. Dalla piccolastanza di Don Bosco si è irra-diato un carisma che non sente ilpeso degli anni.

“È Maria che ha fatto tutto”egli dirà. È Lei che ha spintoquest’uomo a non avere pauradi proporre ai suoi giovani me-te alte, orizzonti vasti, scelte co-raggiose: egli ha avuto fiduciain loro, li ha creduti capaci dicose grandi! Quali mete oggiproponiamo ai nostri giovani,quali orizzonti apriamo loro,quale futuro di speranza cristia-

na offriamo, quanta fiducia ab-biamo in loro? Don Bosco ci hacreduto, ci ha provato ed è riu-scito. Egli chiede anche a noi,oggi, di credere e di provarci...con piena fiducia della prote-zione di Maria Ausiliatrice. Echiediamo che altri giovani, sul-la scia dei primi, si appassioni-no di Dio e del servizio ai gio-vani e abbiano il coraggio di di-re di sì alla sua chiamata nellaFamiglia di Don Bosco.

A tutti gli auguri più sentitidi un mese di dicembre ricco digrazia, e di cuore... Buon Na-tale!

Con un costante ricordo nel-la preghiera.

Don Franco LottoRettore

La pagina del Rettore

È Maria che ha fatto tutto!

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Direttore responsabile: Sergio Giordani – Registrazione al Tribunale di Torino n. 2954 del 21-4-1980Revisione dei testi: Corrado Bettiga – Stampa: Scuola Grafica Salesiana - TorinoCorrispondenza: Rivista Maria Ausiliatrice, Via Maria Ausiliatrice 32 - 10152 Torino

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Ringrazio. FIRMA _________________________________________________________________________

SOMMARIOFOTO DI COPERTINA:

“Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace ”.

(Isaia 9,5)

Foto di Prandi Franco, per gentile concessionedi Panzeri.

2 Cristo: la novità da accogliere -Liturgia - MARCO ROSSETTI

4 Essere testimoni limpidi nonostantetutto - I Dodici - BENEDETTO XVI

6 La testimonianza dei religiosi - Vi-ta della Chiesa - LORENZO BORTOLIN

8 Maria, maestra di azione e.../3 -Spiritualità mariana - MARIO SCUDU

11 Il Purgatorio - Meditazione - ANTO-NIO RUDONI

12 Un modo nuovo di vivere... - Me-morie salesiane - A. M. MUSSO FRENI

14 “Sappiamo che qui ci si vuole be-ne” - Avvenimenti - ERMETE TESSORE

16 Pronti a lasciare tutto? - Celebra-zione - TIMOTEO MUNARI

18 Maria ci benedice - L’Adma nelmondo - PIER LUIGI CAMERONI

21 Esempi e pensieriMARIO SCUDU

22 La Vergine ascolta la preghiera...Calendario mariano - MARIO MORRA

24 Storia illustrata dei Papi - Centrodi Documentazione - MARIO MORRA

26 Notizie e avvenimentiMARIO SCUDU

30 Cari lettori, Buon Natale!

31 È Maria che ha fatto tutto! - Lapagina del Rettore - FRANCO LOTTO

Altre foto:Agenzia ANS, Image Bank - Archivio Rivista - Archivio Servizio Diocesano Terzo Mondo - Archivio ICP- Centro Documentazione Mariana - Redazione ADMA - Editrice Elledici - Desserafino Luca - Drago Ales-sandro - Liberatore Ermete - Merlo Aldo - Notario Mario.

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